INDOVINELLI... STORICI

le rotelle del cervello

Vediamo qualche indovinello di letteraria memoria, tanto per stuzzicarvi le rotelle del cervello. Anzitutto la mia amica giornalista Elena Cristina Bolla mi ha inviato come saluto l'esametro « MITTO TIBI NAVEM PRORA PUPPIQUE CARENTEM », alias « ti mando una nave priva di poppa e di prora »; chi ha un po' di sale in zucca non faticherà ad accorgersi che la « Navem » senza Poppa ne' Prora non può che essere AVE, tolte la N e la M. Ma nei testi letterari di indovinelli se ne trovano davvero a bizzeffe.

Nel primo volume della trilogia di "Ramses" di Christian Jacq, al giovane faraone, impegnato in un concorso per diventare scriba reale, viene chiesto che cos'ha a vedere lo stilo dello scriba con la risurrezione dei morti. Un dio travestito da scimmia gli rivela la risposta: lo stilo da una parte ha una punta per scrivere, dall'altra ha un raschiatoio per ripulire la tavoletta e permettere di riscriverla. E così, fa passare dalla morte del foglio già usato alla vita del foglio ancora da scrivere.

Nel "Signore degli Anelli" di Tolkien (lo avete mai letto? E' stato il leitmotiv della mia giovinezza!) sulla porta millenaria delle miniere di Moria, "scorciatoia" sotterranea per varcare in inverno le terribili Montagne Nebbiose, è scritto: « PEDO MELLON A MINNO », cioè (in alto elfico) « DITE, AMICI, ED ENTRATE ». Occorre cioè una parola magica per aprirle. Dopo vari tentativi a vuoto, il saggio Gandalf urla: « MELLON », cioè: « AMICI », e le porte si spalancano. Infatti la scritta così andava interpretata: « DITE: "AMICI" ED ENTRATE ». Quelli, commenta Gimli il Nano, erano tempi assai meno oscuri dei nostri.

Anche nella mitologia greca ci sono indovinelli molto carini. Famosi quelli posti dalla Sfinge ad Edipo. Tra gli altri, la domanda su quali siano le due sorelle che si rincorrono sempre senza posa e senza raggiungersi mai. Sono il Giorno e la Notte, rispose il re cieco, perché in greco si esprimono entrambi con parole di genere femminile.

Mi sono state segnalate dall'amico Luigi Chiosi di Napoli queste curiosità. Tanto per iniziare, una frase palindroma latina:

IN GIRUM IMUS NOCTE, ECCE, ET CONSUMIMUR IGNI

E addirittura due versi palindromi che, come vedete, si possono leggere in entrambi i sensi:

SIGNA, TE SIGNA, TEMERE ME TANGIS ET ANGIS
ROMA TIBI SUBITO MOTIBUS IBIT AMOR

E poi, la risposta di Gesù alla domanda di Pilato: al procuratore che chiede « Quid est veritas? », Nostro Signore risponde con il suo anagramma: « Est vir qui adest »!

 

Ed ora, un indovinello latino che mi è stato sottoposto dal grande amico Sandro Degiani: I Pomi Rubati, di autore anonimo. Il testo, tradotto in italiano, recita:

« Come vide avvilito Cupido, Ciprigna gli disse:
"Quale dolore ti sciupa, figliolo?" Il figliolo rispose:
"Dall'Elicona portavo le mele: le colsero tutte
dal mio grembo le Muse, chi qua chi la le disperse.
Clio se ne prese un quinto, la parte duodecima Euterpe,
un ottavo a Talìa luminosa toccò, la ventesima parte
fu da Melpòmene presa per sé, da Tersicore un quarto;
Èrato invece alienò la settima parte, Polimnia
alle mie mani sottrasse di trenta mele la preda,
venti più cento Urania ne tolse, sparì dileguando
con un fardello pesante di mele trecento Calliope.
Ecco ch'io vengo da te con le braccia leggere: cinquanta
mele ti porto, le sole che m'hanno lasciate le dee." »

Vediamo la soluzione. Cupido è avvilito perché le Muse gli hanno portato via quasi tutte le mele che aveva raccolto per Ciprigna, cioè per Venere, che com'è noto sarebbe nata dalle acque di Cipro. Di queste:

1/5 le ha prese Clio, la Musa della Storia;
1/12 Euterpe, quella della Poesia Lirica;
1/8 Talìa, quella della Commedia;
1/20 Melpòmene, quella della Tragedia;
1/4 Tersicore, quella della Danza;
1/7 Erato, quella della Poesia Amorosa;
20 mele le prese Polimnia, quella dell'Innografia Religiosa;
120 Urania, quella dell'Astronomia;
300 infine Calliope, quella della Poesia Epica.
Cosicché Cupido è rimasto con 50 mele.

Indicando il totale con x, otteniamo:

x/5 + x/12 + x/8 + x/20 + x/4 + x/7 + 20 + 120 + 300 + 50 = x

da cui: x = 3360

Cupido aveva dunque raccolto ben 3360 mele!

 

Non si può non citare, in questa sede, il famoso epitaffio sulla tomba di Diofanto, che descrive tutta quanta la sua vita:

C'è nella tomba Diofanto. Che grosso prodigio!
La tomba abilmente misura la sua vita.
Volle un dio che l'infanzia durasse un sesto, ed aggiunse
per il pelo alle gote un dodicesimo.
Dopo una settima parte la face gli accese di nozze;
cinque anni dopo un figlio gli concesse.
Povero figlio diletto! Fu arso quel gelido corpo
proprio a metà degli anni di suo padre.
Per consolare il lutto, quattr'anni costui nello studio
dei numeri passò, finché morì.

Vediamo la soluzione. Di tutta la sua vita:

1/6 durò l'infanzia
dopo 1/12 gli crebbe la barba
dopo 1/7 si sposò
dopo 5 anni ebbe il primo figlio
dopo 1/2 della sua vita il figlio morì
4 anni ancora li passò nello studio dei numeri.

Indicando con x la durata della vita di Diofanto, otteniamo:

x/6 + x/12 + x/7 + 5 + x/2 + 4 = x

Da cui x = 84 anni.

 

Infine, vi suggerisco questo, trovato su un vecchio libro di testo di mia mamma, secondo cui era posto sulla porta di un cimitero pagano:

 

O QUID TUAE
BE EST BIAE?
RA RA RA
ES ET IN
RAM RAM RAM
I I

Ve lo spiego io. Va letto così: "O super (sopra) BE, QUID super EST TUAE super BIAE? Ter (tre volte) RA ES ET IN ter (tre volte) RAM I bis (due volte)" Traduzione: "O superbo, che rimane della tua superbia? Terra sei ed in terra tornerai" Carino, eh?

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