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I PRIMI ANNI
Niccolò Fontana conosciuto come Tartaglia, nacque nella città di Brescia nell'anno 1499 circa, in una famiglia poverissima, figlio di un umile postino. Da ragazzo stava per essere ucciso, quando nel 1512 i francesi conquistarono Brescia massacrando gran parte degli abitanti. Il ragazzo, di dodici anni, ricevette orrende ferite facciali, che tagliarono la sua mascella e il palato, facendolo lottare con la morte. Le affettuose cure della madre assicurarono che il giovane sopravvivesse, ma nel corso della vita Niccolò portò sempre la barba per nascondere le sue ferite e poté solo parlare con difficoltà: da questi fatti e dalle conseguenze che determinarono, gli venne affibbiato il soprannome Tartaglia, che significa proprio balbuziente.

LA SUA FORMAZIONE E LA SFIDA CON FIOR
Niccolò Tartaglia fu autodidatta in matematica; avendo una straordinaria abilità, fu capace di guadagnarsi da vivere insegnando a Verona e a Venezia. Come un umile insegnante di matematica a Venezia, gradualmente acquistò reputazione come un promettente matematico partecipando con successo a un gran numero di dibattiti. La prima persona conosciuta per aver risolto le equazioni cubiche algebriche fu il bolognese Scipione del Ferro ma questi non disse a nessuno della sua impresa. Sul punto di morire, infatti, del Ferro trasmise il segreto al suo (alquanto povero) studente Fior. Fior cominciò a vantarsi del fatto che egli sapeva risolvere le equazioni cubiche e fu organizzata una sfida tra lui e Tartaglia nel 1535. A entrambi furono sottoposte trenta quesiti. Fior era altamente fiducioso del fatto che la sua abilità nel risolvere le cubiche sarebbe stata sufficiente a sconfiggere Tartaglia, ma poiché non furono usati i numeri negativi non comparve un tipo solo di equazioni cubiche ma diverse e Fior aveva imparato da del Ferro a risolverne solo un tipo. Tartaglia si sottopose a una molteplicità di differenti domande, denunciando Fior come un mediocre matematico, anziché il migliore. Fior, d'altro canto, offrì a Tartaglia trenta opportunità per risolvere il problema cubico credendo di essere l'unico capace di risolvere questo tipo di problemi. Tuttavia, nelle prime ore del 13 febbraio 1535, a Tartaglia venne l'ispirazione e scoprì il metodo per risolvere l’equazione e, di conseguenza i problemi cubici, rapidamente risolse tutti i trenta problemi di Fior in meno di due ore. Poiché quest'ultimo aveva fatto pochi progressi con le domande di Tartaglia, fu ovvio per tutti chi fosse il vincitore.

L’INCONTRO CON CARDANO E IL SEGRETO DELLA CUBICA
Fu a questo punto che Cardan (Girolamo Cardano) entrò nella storia. Durante una pubblica conferenza di matematici alla Fondazione Piatti a Milano, egli sapeva dei problemi cubici, ma, fino alla disputa, egli aveva appreso dalle parole di Pacioli (Fra' Luca Bartolomeo de Pacioli), e aveva supposto come Pacioli stesso esponeva nella Summa pubblicata nel 1494, che le soluzioni erano impossibili. Cardano fu grandemente interessato quando apprese della disputa e immediatamente cominciò a lavorare per cercare di scoprire il metodo di Tartaglia autonomamente, ma senza successo. Alcuni anni più tardi, nel 1539 egli contattò Tartaglia, attraverso un intermediario, richiedendo che il metodo venisse incluso in un libro che egli stava per pubblicare quell'anno. Tartaglia rifiutò questa opportunità, esponendo le sue intenzioni di pubblicare la formula in un suo libro che aveva intenzione di scrivere più in là nel tempo. Poi Cardano, accettando questo, chiese di vedere il metodo, promettendo di mantenerlo segreto. Tartaglia rifiutò comunque. L'esasperato Cardano scrisse direttamente a Tartaglia, dimostrando la sua amarezza, sfidandolo a un dibattito ma, allo stesso tempo, accennando che stava parlando dell'intelligenza di Tartaglia con il governatore dell'esercito imperiale a Milano, Alfonso d'Avalos, il marchese del Vasto, uno dei potenti garanti di Cardan. Al ricevimento di questa lettera, Tartaglia radicalmente corresse la sua posizione, capendo che la conoscenza con l'influente governatore Milanese si sarebbe rivelata veramente proficua e avrebbe potuto fornire una via d'uscita dal modesto lavoro di insegnante, percio' accettò un lavoro alla corte Milanese. Rispose a Cardano in termini amichevoli, cercando di farsi introdurre al Signor Marchese. Cardano fu entusiasta dell' avvicinamento di Tartaglia e lo invitò a casa sua assicurandogli che avrebbe organizzato un incontro con d'Avalos. Così, nel 1539, Tartaglia lasciò Venezia per spostarsi a Milano. Il governatore era temporaneamente assente da Milano, ma Cardano si occupò di tutti i bisogni del suo ospite e presto la conversazione cadde sul problema cubico. Tartaglia, dopo molti tentativi, acconsentì a dire il suo metodo a Cardano, se egli avesse promesso di non rivelare mai il segreto e di non scriverlo mai così che alla sua morte, nessuno avrebbe potuto scoprire il segreto dai suoi scritti. Cardano fu d'accordo e Tartaglia rivelò la sua formula in un poema, per proteggere il segreto, se il foglio fosse caduto nelle mani sbagliate. Ansioso ora di lasciare la casa di Cardano, egli ottenne dal suo ospite, una lettera di introduzione per il Marchese. Invece meditò e tornò a Venezia, pensando se la sua decisione di rinunciare alla sua formula fosse stato un errore. Tornato a Venezia Tartaglia si pentì subito di aver divulgato la formula a Cardano, ma anche con l’uscita di due libri dello stesso Cardano la formula rimase segreta e quindi le preoccupazioni di Tartaglia si affievolirono. Cardano e il suo allievo, basandosi sulla formula di Tartaglia trovarono conferma alla formula con tutti i casi di equazione cubica arrivando a risolvere la quartica. Cardano e Ferrari viaggiarono fino a Bologna e appresero da della Nave che del Ferro e non Tartaglia fu il primo a risolvere l'equazione cubica. Cardano capì che sebbene avesse giurato di non rivelare il metodo di Tartaglia certamente niente gli avrebbe impedito di pubblicare la formula di del Ferro. Nel 1545 Cardano pubblico "Artis magnae sive de regulis algebraicis liber unus" o "Ars magna", come questa è più comunemente conosciuta, che conteneva le soluzioni per le cubiche e le equazioni quartiche e tutto il lavoro addizionale che egli aveva completato dalla formula di Tartaglia. Del Ferro e Tartaglia furono pienamente elogiati per le loro scoperte, poiché Ferrari, e tutta la storia erano descritti nel testo.

LA REAZIONE DI TARTAGLIA E LA SFIDA CON FERRARI
Tartaglia divenne furioso quando scoprì che Cardano aveva ignorato il suo giuramento e il suo intenso disprezzo per Cardano si trasformò in un patologico odio. L'anno seguente Tartaglia pubblicò un libro, "Nuovi problemi e Invenzioni" che esponeva chiaramente la sua posizione nella storia e la sua convinzione che Cardano avesse agito in cattiva fede. Inoltre, egli aggiunse alcuni maliziosi insulti rivolti contro Cardano. L’ "Ars Magna" affermò chiaramente Cardano come il più autorevole matematico del mondo e non fu danneggiato dai velenosi attacchi di Tartaglia. Ferrari, tuttavia, scrisse a Tartaglia, rimproverando la sua crudeltà e lo sfidò a un pubblico dibattito. Tartaglia fu estremamente riluttante a discutere con Ferrari, ancora un matematico poco conosciuto. Un dibattito con Cardano, d'altro canto riscontrava una grande attrazione per Tartaglia. Non solo egli lo odiava ma Cardano era la figura più importante nel mondo matematico, medico, letterario, e partecipare un dibattito con lui avrebbe accresciuto la posizione di Tartaglia. Nonostante la magnificenza della sua scoperta, Tartaglia era ancora un relativamente povero insegnante di Venezia. Così Tartaglia rispose a Ferrari, cercando di coinvolgere Cardano nel dibattito. Cardano, comunque, non aveva intenzione di discutere con Tartaglia. Ferrari e Tartaglia si scrissero infruttuosamente per circa un anno, ma realizzando poco nella strada per risolvere la disputa. Improvvisamente nel 1548, Tartaglia ricevette un'impressionante offerta di lettorato nella sua città natale, Brescia. Per provare chiaramente le sue credenziali per il posto, a Tartaglia fu chiesto di spostarsi a Milano e prendere parte alla disputa con Ferrari. Il 10 agosto 1548 la disputa ebbe luogo nella chiesa nel giardino dei Frati Zoccolanti. Niccolò Tartaglia aveva una vasta esperienza per simili dibattiti e si aspettava di vincere. Tuttavia, alla fine del primo giorno, era chiaro che le cose non stavano andando a suo favore. Ferrari capì chiaramente la cubica e le equazioni quartiche e Tartaglia decise che avrebbe lasciato Milano quella notte, così da lasciare la contesa irrisolta. Con la partenza infamante di Tartaglia, la vittoria fu lasciata a Ferrari. Dopo la sconfitta ritornò al suo impiego di insegnante a Venezia e li vi rimase fino alla sua morte avvenuta il 13 dicembre 1557.

LE OPERE
Tartaglia è ricordato per la formula per risolvere la cubica, chiamata formula di Cardano-Tartaglia. Tuttavia, Tartaglia diede un contributo alla matematica anche in altri campi. Abbastanza presto nella sua carriera, prima che fosse coinvolto nelle discussioni sull'equazione cubica, egli scrisse "Nova Scientia" (1537) sull'applicazione della matematica per il fuoco d'artiglieria. Nel lavoro egli descrisse nuovi metodi balistici e strumenti, includendo il primo tavolo da fuoco. Tartaglia scrisse inoltre un popolare testo aritmetico e fu il primo italiano a tradurre e pubblicare gli "Elementi di Euclide" nel 1543. Nel 1546 pubblicò "Quesiti et Inventioni diverse de Nicolo Tartalea" attribuito al suddetto. Egli stampò anche le edizioni latine dei lavori di Archimede.