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IL XV SECOLO
Il XV secolo fu un'epoca di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali; infatti, esso viene preso come periodo di confine tra medioevo ed era moderna, dalla maggior parte degli storici e storiografi. Tra gli eventi di maggior rottura ne ricordiamo alcuni. In ambito politico, in Europa si impone la questione dell'Impero Ottomano (di capitale Costantinopoli) che, dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, giunse a minacciare l'Ungheria e il territorio dell'Austria. In più, si può osservare la nascita degli stati moderni (Francia, Inghilterra e Spagna) come li intendiamo noi al giorno d'oggi. In ambito economico e sociale, possiamo ricordare le grandi espansioni coloniali avvenute in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo (nel 1492 Cristoforo Colombo sbarca in America), e lo spostamento delle aree di commercio verso l'Oceano Atlantico, che ora diventa quello che prima era stato il Mar Mediterraneo. In ambito religioso, come elemento di rottura, vengono gettate le basi per lo scisma tra Chiesa cattolica e protestante (Riforma protestante), che avverrà poi nel 1517, due anni prima della morte di Leonardo da Vinci.
In più, in ambito se vogliamo economico e sociale, sottolineiamo che proprio quando Leonardo era un neonato (nei suoi primi tre anni di vita, quindi tra il 1452 e il 1455), vede la luce la Bibbia di Gutenberg, la prima importante stampa eseguita con i caratteri mobili di sua invenzione, che segneranno una rivoluzione nel traffico di informazioni e costituiscono quindi un'innovazione assoluta rispetto al passato.

IN ITALIA
L'Italia di Leonardo da Vinci, quella quindi degli anni tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI, è segnata da un profondo cambiamento dovuto alla modifica degli equilibri internazionali e interni (altri stati inoltre si daranno guerra e utilizzeranno come campo di battaglia la penisola). Lo vediamo, per esempio, anche quando Lorenzo il Magnifico muore a Firenze nel 1492: si instaura un breve e fragile periodo repubblicano all'interno della città e, in generale, dello stato toscano. Nel XVI secolo, poi, gli Stati Regionali Italiani perdono la propria autonomia, perché, come dicevamo prima, i disegni espansionistici di Francia e Spagna le porteranno a contendersi il territorio italiano, che da ora sarà visto solo come l'oggetto di accordi di spartizione del territorio stipulati fra le due monarchie. Nel 1508 i francesi, in conflitto già da tempo con gli spagnoli per il possesso dell'Italia, fecero ritorno nella penisola, destando le preoccupazioni dei principi. Il pontefice costituì allora una Lega Santa che nel 1513 costrinse gli ingombranti vicini alla ritirata. Le mire francesi sull'Italia proseguirono nel tempo, rimanendo sempre in contrapposizione con quelle spagnole. Col trattato di Noyon del 1516 le due grandi contendenti riconoscevano le rispettive conquiste: alla Francia veniva confermato il possesso del Ducato di Milano, alla Spagna quello del Regno di Napoli. Ma l'accordo non bastò a spegnere le rivalità, che esplosero nuovamente nel 1519. Nel 1521 le armate francesi scesero nuovamente in Italia con l'obiettivo di riconquistare il reame napoletano, ma furono sconfitte in tre battaglie consecutive.

IL SACCO DI ROMA
Intanto, l'allarme per la crescente potenza degli Asburgo portò alla costituzione della Lega di Cognac, promossa da papa Clemente VII de' Medici e siglata dal sovrano francese insieme alle repubbliche di Venezia e Firenze. Un'alleanza fragile che non fu in grado di evitare il terribile sacco di Roma del maggio 1527, episodio che suscitò orrore e costernazione in tutto il mondo cattolico: i Lanzichenecchi, soldati imperiali di origine prevalentemente tedesca e fede luterana, misero sotto assedio la Città Eterna, che fu espugnata e saccheggiata per giorni. Il papa, asserragliato in Castel Sant'Angelo, fu costretto alla pace con l'imperatore. Clemente VII, nell'intento di consolidare proprio potere indebolito, ottenne però dall'imperatore la restaurazione della propria famiglia, i Medici, a Firenze, dove si era costituita una repubblica (1527-1530); riuscì poi a consolidare ulteriormente il proprio dominio impadronendosi di Perugia e di Ancona. Il 5 agosto 1529 venne stipulata la pace di Cambrai, con la quale la Francia rinunciava alle mire sull'Italia mentre la Spagna vedeva riconosciuto il possesso di Napoli e Milano.

UN NUOVO EQUILIBRIO
L'equilibrio fu nuovamente infranto nel 1542, con l'inizio di una nuova fase di conflitti franco-spagnoli in territorio italiano. Gli scontri ebbero esiti alterni, sanciti da deboli trattati di pace e continuarono negli anni. Lo scenario internazionale mutò di colpo nel 1556, quando Carlo V abdicò dopo aver diviso i suoi possedimenti fra il figlio Filippo II e il fratello Ferdinando I. Furono proprio Enrico e Filippo a stipulare nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis, che mise fine definitivamente allo scontro tra Francia e Spagna per l'egemonia europea. La Spagna consolidò la propria posizione di dominio in Italia, destinata a durare fino al 1714.

FINE DEL RINASCIMENTO
Da questo momento si può considerare esaurita la parabola del Rinascimento: l'Italia è quasi interamente soggetta alla corona spagnola ed è interessata da quel processo di reazione della Chiesa cattolica al luteranesimo che va sotto il nome di Controriforma. Durante l'epoca rinascimentale il Nord conobbe una fase di prosperità che lo inserì fra le regioni più ricche d'Europa. Le Crociate avevano consentito di costruire legami commerciali duraturi con l'Asia e in particolar modo la Quarta Crociata aveva permesso a Veneziani e Genovesi di estromettere i rivali bizantini dai traffici nel Mediterraneo orientale. I traffici lungo l'asse dall'Egitto al Baltico fruttavano ai mercanti italiani ingenti guadagni, che venivano reinvestiti nel settore agricolo e nell'estrazione mineraria. In questo modo le regioni settentrionali dell'Italia, che non vantavano risorse superiori a quelle di altre aree europee, raggiunsero elevati livelli di sviluppo grazie all'impulso dato dai commerci. Firenze in particolare si affermò come uno dei centri più prosperi grazie soprattutto alla produzione di panni di lana. Il Sud, invece, nonostante l'unità territoriale realizzata fin dal XII secolo, restava escluso dai grandi traffici commerciali europei. Nel Regno di Napoli non era venuta formandosi una borghesia dinamica ma perduravano le antiche strutture feudali fondate sul privilegio e una tendenza alla concentrazione fondiaria nelle mani di un forte ceto baronale. L'economia era essenzialmente agricola e i livelli di urbanizzazione molto bassi. Inoltre le attività commerciali e finanziarie erano gestite quasi interamente da banchieri stranieri, soprattutto fiorentini e catalani, che concedevano prestiti alla Corona e realizzavano profitti destinati ad essere reinvestiti altrove. L'età rinascimentale fu inoltre interessata da un processo di costante incremento della popolazione seguito al crollo demografico del Trecento, dovuto al flagello della peste bubbonica.