Giovanni da Pian del Carpine (nato a Pian del Carpine in Umbria nel 1182 circa e morto ad Antivari, nel Montenegro, nel 1250) era frate francescano, proprio uno tra i primi discepoli di san Francesco. Ricoprì la carica di Provinciale in Germania, nel 1228, e in Spagna nel 1230. La "Cronica" di Salimbene Parmense lo elogia come "Familiaris homo et spiritualis et litteratus et magnus prolocutor".
Nei primi decenni del 13° secolo l'espansionismo dei Mongoli destò nel papa Innocenzo IV serie preoccupazioni. Nel 1241, infatti, i Mongoli avevano espugnato Cracovia (in Polonia) e Breslavia; avevano sgominato un esercito a Liegnitz, nel 1242 avevano saccheggiato Spalato e Cattaro.
Per fermare tale espansionismo - reso ancor più pericoloso dalle continue discordie tra i Principi cristiani - il Papa inviò due ambascerie tra i Mongoli per conoscerne le intenzioni, per allearli con i cristiani contro i musulmani e per convertirli.
La prima e più importante di queste ambascerie fu quella affidata a Fra Giovanni da Pian del Carpine che parti da Lione (in Francia) nel 1245, attraversò Germania e Polonia e arrivò fino all'accampamento imperiale di Sira Ordu (presso Karakorum) nell'agosto 1246, in tempo per assistere alla "kuril tay" (= assemblea) che elesse il Gran Khan Guyuk (1246-1248). Ripercorriamo il viaggio nei suoi particolari.
Partito nell'aprile 1245 alla volta della Boemia e della Polonia, il frate si fermò qualche mese alla Corte di quei Signori; raggiunse poi Kiev dove comprò - per sé e per Frate Benedetto di Polonia che gli si era accompagnato a Cracovia in qualità di interprete - cavalli tartari abituati a cercare il loro nutrimento sotto la neve.
Da Kiev i due religiosi andarono verso sudest e poi a est attraverso la sconfinata pianura coperta di neve "equitando quanti equi poterant ire trotando... de mane usque ad noctem, immo de notte saepissime" (stando a cavallo quanto i cavalli potevano andare al trotto... dalla mattina fino alla notte e spesso anche di notte), cibandosi per lo più soltanto di miglio con acqua e sale.
Il 4 aprile 1246 arrivarono così all'accampamento di Batu Khan del Capciac, in riva al fiume Volga, poco a monte della moderna città di Astrakan.
I due frati furono ammessi alla presenza del Khan Batu (che era il Principe più importante dopo il Gran Khan) solo dopo che furono passati tra due roghi ardenti, cerimonia che aveva lo scopo di togliere ogni potere alle sostanze venefiche o malefiche che i frati nascondessero sotto il saio.
La prima accoglienza del Khan fu rude e diffidente, ma poi Batu fu benigno al punto che i due frati quattro giorni dopo poterono riprendere il cammino verso est, scortati da una piccola torma di Tartari.
In tre mesi e mezzo di rapidissimo viaggio a cavallo attraverso un paese disseminato di ossami, di rovine di castelli e di ville, percorsa la steppa dei Chirghisi,varcati i fiumi Sir Daria e Ili, attraversata la Zungaria ancora coperta di nevi, arrivarono alla fine, il 22 luglio, alla residenza del Gran Khan Guyuk, non lontano dalla città di Caracorum che sorgeva sulle pendici settentrionali dei Monti Changai, presso m affluente del fiume Selengà, a sudovest dell'odierna città di Urga.
Colà si trattennero per circa quattro mesi di disagi e privazioni durante i quali però, in occasione della solenne incoronazione del Gran Khan, i frati ebbero l'opportunità di assistere alla fastosa sfilata delle ambascerie barbariche arrivate al campo tartaro, quasi una rassegna di tutte le popolazioni dell'Asia.
I frati alla fine furono ammessi alla presenza del Gran Khan e poterono consegnare a un ufficiale della Corte la missiva del Papa.
Qualche giorno dopo ricevettero (per interposta persona) la risposta del Gran Khan Guyuk, e senza por tempo in mezzo e rinunciando a prendere con loro un inviato mongolo come era stato consigliato, si rimisero in cammino: era il 13 novembre.
Tra infiniti stenti,dormendo spesso al riparo di un mucchio di neve o di una fossa,rifecero la via che avevano già percorsa fino al campo del Khan Batu; ci arrivarono il 9 maggio. Dal campo si diressero verso Kiev e da qui fu per loro relativamente facile raggiungere la Francia.
Il risultato immediato della missione di Fra Giovanni da Pian del Carine era nullo. Nella sua risposta al Papa,il Gran Khan Guyuk invece di accedere all' invito di accogliere il cristianesimo, si dichiarava imperatore di tutti i credenti e invitava il Papa a recarsi da lui per conoscere la sua volontà, se voleva mantenere la pace. E diceva anche: "Voi abitanti dell'Occidente credete di essere i soli ad essere nella fede e disprezzate gli altri; ma in che modo sapete a chi Dio si degnerà di conferire la sua grazia?"
Tuttavia, nell'insieme, il risultato dell'impresa di Fra Giovanni non dissuase ogni tentativo ulteriore. L'accoglienza del Gran Khan Guyuk alla missiva del Papa era stata più superba e indifferente che ostile: e presso la sua stessa Corte vigeva, in fatto di religione, una certa tolleranza. Inoltre Fra Giovanni aveva assistito alla celebrazione degli uffizi divini in una cappella cristiana (di Nestoriani, esattamente) che sorgeva proprio di fronte alla tenda del Gran Khan. E due ministri del Gran Khan erano cristiani (cioè, nestoriani).
Tutte queste considerazioni incoraggiavano l'invio di altre missioni, e infatti ben presto altri generosi si misero in cammino per la strada che Fra Giovanni aveva aperta e che egli ebbe cura di descrivere nella sua "Historia Mongolorum" (Storia dei Mongoli). Parlò del suolo,del clima, dei costumi, dei riti, delle abitazioni, delle vesti, delle guerre dei Mongoli e anche di altre genti (Russi, Bulgari, Baschiri, Cinesi, Samoiedi). Questa può essere considerata la più antica descrizione storico-geografica dell'Asia Centrale ricca di notizie relative alle tecniche di guerra, ai nomi delle armi, e di indicazioni sulla religione animistica di quei popoli. Secondo Fra Giovanni i Mongoli si interessavano solo di conquiste.
Giovanni da Pian del Carpine non fu l'unico religioso italiano che il Papa spedì con la missione di acquistare i Tartari alla fede di Cristo. Quasi contemporaneamente a Giovanni, frate minore, il domenicano Ascelino lombardo si trasferì per ordine del Papa ad Acri, con l'intento di raggiungere anche egli, per altra via, il campo dell'Orda d'Oro. Partito da Acri, poté infatti raggiungere, attraverso l'Armenia e la Georgia, il campo del Khan Batu. Ma non poté andare oltre e dopo due mesi di umiliazioni dovette tornare ad Acri (autunno o inverno del 1247).
Anche l'impresa di Marco Polo sarebbe stata impossibile, se questi arditi frati non gli avessero aperto la strada...