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Pierre Simon de Laplace (Beaumont-en-Auge, Normandia, 1749 - Parigi 1827) fu uno dei più grandi scienziati francesi di tutti i tempi. Per interessamento di d'Alembert fu nominato a vent'anni professore di matematica alla Scuola reale militare. Successore di Bézout, ebbe come allievo uno sconosciuto allievo corso di nome Napoleone Bonaparte che, dopo il golpe del 18 brumaio, lo nominò ministro degli interni; questa carica gli fu poi tolta per ragioni politiche. Entrato al Senato nel 1799, nel 1803 ne divenne vicepresidente e fu nominato conte dell'Impero nel 1806 da Napoleone. Nel 1814 si alleò con Luigi XVIII che lo fece marchese e pari di Francia. Nel 1806 fondò assieme a Berthollet la Società di Arcueil, ove si riunivano giovani scienziati, poi divenuta l'Accademia di Francia.
Meccanica celeste (spiegazione delle perturbazioni secolari della distanza dei pianeti dal sole); equazioni differenziali a derivate parziali (equazione di Laplace)
Calcolo delle probabilità (probabilità dalla causa)
Chimica / Fisica (invenzione del calorimetro con Lavoisier; nel 1780 esegue le prime misure sui calori specifici e sui calori di reazione; dalla concezione del calore inteso come una forma di energia cinetica passa ad una concezione sostanzialistica del calorico come fluido diffuso in tutta la natura; stabilisce la formula delle trasformazioni adiabatiche, da lui utilizzata con successo)
Elettrologia (formulò le due leggi dell'elettromagnetismo che portano il suo nome)
Capillarità
« Esposizione del sistema del mondo » (1796. Viene formulata la celebre ipotesi sull'origine del Sistema Solare, oggi nota come ipotesi di Kant-Laplace, anche se i due autori si ignoravano reciprocamente)
« Meccanica celeste » (i primi due volumi di questo trattano escono nel 1799, gli altre tre nel 1825. Quest'opera è un'esposizione sistematica dei lavori dei suoi predecessori, e costituisce una prova della sua straordinaria capacità di calcolatore)
« Teoria analitica della probabilità » (1812)
« Saggio filosofico sulla probabilità » (introduce la seconda edizione della « Teoria della Probabilità », 1814, soffermandosi sul significato e sul compito di questa teoria, che pone alla base di molti problemi sociali)
Si caratterizza per l'apertura ad una vasta gamma di interessi culturali non specialistici, a differenza della cultura tipica della seconda metà dell'800, e per il vivo desiderio di divulgazione, basato sulla convinzione che la scienza è un fattore essenziale per il progresso civile e sociale (si veda l'Illuminismo di D'Alembert).
Inoltre assume un rilievo particolare la polemica contro i sistemi metafisici, i quali pretendono di cogliere la verità assoluta, da cui dedurre l'intera realtà. Il loro errore consiste nel non riconoscere l'importanza dell'esperienza, facendo appello a nozioni inverificabili come la finalità intrinseca dei fenomeni. Di ben altra natura sono i sistemi scientifici (come la fisica di Newton), in quanto sono correggibili, perfezionabili, integrabili alla luce dell'esperienza, la quale sola fornisce i dati nei quali scoprire l'ordine, l'unità controllabile della natura.
Tenta di elaborare un piano generale e rigoroso di una spiegazione meccanicistica dell'intero Universo, sulla base di una duplice condizione: a) l'applicazione delle leggi della Meccanica, e b) l'integrabilità di tutte le equazioni differenziali cui tali leggi conducono nei singoli casi. Questo rappresenterà l'ideale scientifico per tutto l'ottocento (si rimanda alla citazione del "Saggio Filosofico" a pag. 70 del testo del Geymonat).
Afferma che NON vi è alcuna antitesi tra il determinismo meccanicistico e l'uso del Calcolo delle Probabilità (riservato nel '700 ala scienza morale e sociale), poiché tra l'ignoranza (dovuta all'impossibilità di eseguire infinite osservazioni) e l'onniscienza (la pretesa del metafisico di possedere la verità totale) esiste la PROBABILITÀ come metodo (via) della conoscenza per approssimazioni successive e graduali alla verità: la probabilità diventa così la chiave di tutte le scienze! (la concezione stocastica è tutta un'altra cosa!)
Analizza il rapporto tra Fisica e Matematica al fine di mostrare che c'è un tipo di rapporto essenziale tra esperienza (attività conoscitiva del ricercatore) ed il suo strumento (la matematica, in primis il calcolo delle probabilità), in quanto Laplace è convinto che senza la matematica sia impossibile enucleare le leggi e collegarle tra di loro, poichè solo nelle leggi la Natura svela realmente sé stessa (gli indirizzi della Natürphilosophie non sono stati capaci di integrare l'esperienza con la matematica). Si ricorda che Newton ha insistito sul rapporto tra Oggetto (la natura) e lo strumento della sua stessa attività (di fisico), mentre Galileo considerava i costrutti come datità da scoprire (essendo costitutivi dell'oggetto della stessa ricerca: è l'esperienza dei PLENA). In questo senso si può parlare di "realismo platonico". Da ultimo la matematica diventa costitutiva dell'attività stessa di ricerca (le equazioni d'onda con la Fisica Atomica).