di Rasenna
Cari amici,
ho alcune idee da sviluppare considerando alcune date salienti della storia etrusca come la battaglia di Ariccia (508 a.C.), la battaglia navale di Cuma (476 a.C.), entrambe perse dalle compagini delle città etrusche, e la caduta di Veio in mani romane (396 a.C.). Questi tre casi furono il punto di inizio della parabola discendente della civiltà etrusca. Ad esempio, se ad Ariccia l'esercito del potente Lucumone di Chiusi, Laris Porsenna, che in quegli anni, subito dopo la cacciata da Roma del re etrusco Tarquinio il Superbo, dominava la città tiberina, avesse vinto contro la coalizione dei Latini e dei Greci della Campania, la storia avrebbe avuto un altro corso. Così come se la flotta etrusca delle città coalizzate di Tarquinia e Vulci alleate con gli Umbri avesse sconfitto la flotta greca nella acqua di Cuma in Campania. E cosa dire, allora, se Veio anziché essere espugnata dai Romani dopo 10 anni di assedio, avesse vinto la guerra, invadendo a sua volta il territorio romano?
Premetto che mi baserò sempre e solo su fatti storici accertati, citando date e personaggi reali (che non mancano certo nella storia etrusca), magari accennando con un preambolo che riguardi specificatamente la storia e la cultura etrusca (provenienza, lingua, ambiente, economia), ad uso di coloro che conoscono poco questa realtà della storia e della cultura italiana. Andiamo dunque a cominciare.
Ucronia n.1: se Veio avesse vinto la guerra
Nota: Tra parentesi i nomi delle città etrusche documentati storicamente e/o archeologicamente. Le datazioni riportate sono quelle tradizionali degli autori latini o greci o sono archeologicamente accertate. I nomi dei personaggi sono reali; in alcuni casi sono stati solo “cronologicamente” spostati. Con il termine “Lazio” si identifica solo il territorio compreso tra Tevere e Volturno.
Premessa
Fine del V secolo
avanti Cristo. Le città-stato etrusche sono sulla difensiva. A nord i Celti si
sono gradatamente impossessati dei territori etruschi della valle padana,
destrutturando la civiltà urbana colà formata (400-350 a.C.). Gruppi di
profughi hanno ripassato a sud l’Appennino, riversandosi nelle città di
Fiesole (Vipsul), Volterra (Velathri) e Pisa (Pisna). Altri gruppi, tagliati
fuori dalle orde celtiche, si sono spostati nelle valli del Trentino,
mescolandosi ai Reti. Rimarranno possedimento etruschi solo alcune aree,
naturalmente protette, attorno al Po (Mantova-Manthva) o sull’Adriatico
(Spina).
Nel Mezzogiorno, i
possedimenti etruschi in Campania sono occupati dai Sanniti (421 a.C., caduta di
Capua-Capeva), dopo che la strada trans-laziale, che collegava l’Etruria
propria con l’Etruria Campana era stata precedentemente interrotta (battaglia
di Ariccia, 504 a.C.).
Gli Etruschi sono
ormai confinati nella loro regione naturale tra Tevere, Appennino, Arno e Mar
Tirreno.
Roma si avvia a
diventare una potenza regionale. Dopo essersi liberata dei re etruschi e di
Laris Porsenna lucumone di Chiusi che aveva occupato la città tiberina nel 507
a.C. ed essersi data una legislatura repubblicana, costringe le città latine,
liberate a loro volta dalle classi dirigenti etrusche che fino ad allora le
avevano governate, ad una alleanza perpetua (Lega Latina), nella quale però
Roma è l’elemento dominante.
Nel 430 a.C. Roma
comincia a rivolgere le proprie attenzioni verso nord, oltre il Tevere, confine
naturale e fino ad allora insuperabile con la Nazione Etrusca.
Roma ha un potente
vicino: Veio (Veina) la più potente città etrusca secondo Tito Livio. Veio,
ricca città prevalentemente ad economia agricola, comanda su un vasto
territorio esteso dal Tevere a est e a sud, fino al mare. A nord le due città
di Sutri (Suthri) e Nepi (Nepeter) sono le “Clausura Etruriae”, ovvero le
porte di accesso all’Etruria interna e confine con il territorio della cittè-stato
di Orvieto (Velzna). A sud-est, subito a ridosso del Tevere, vivono nel
territorio veiente i Falisci, popolazioni di stirpe latina, che però sono state
etruschizzate “ab antiquo”; essi parlano una lingua simile al latino, ma
utilizzano l’alfabeto etrusco, hanno usi e costumi etruschi e, durante le
guerre contro Roma, resteranno sempre fedeli alla Nazione Etrusca. Città
falische principali: Civita Castellana (in latino Falerii Veteres, in etrusco
Phlesnas), Narce, Capena (Capnes). A ovest, il territorio veiente arriva fino al
mare (probabilmente Fregene-Frecn-? era il porto di Veio), occupando, con
alterne vicende per il perenne contrasto con Roma, la foce del Tevere ove sono
localizzate le saline, economicamente importantissime.
Culturalmente,
Veio si pone come centro dominante della regione. Ha partecipato alla fondazione
di Roma, assieme a Cerveteri (Chaire), domina sulla strada latina interna verso
la Campania attraverso la città di Fidenae emanazione coloniale abitata da
etruschi, sebbene al di qua del Tevere e localizzata pochi chilometri a nord di
Roma. Architetti veienti hanno edificato i monumenti civili e religiosi di Roma,
durante il periodo monarchico etrusco; tra tutti viene ricordato Vulca che aveva
decorato con statue fittili il frontone del tempio di Giove Capitolino voluto da
Tarquinio il Superbo nel 509 a.C. Vulca è autore anche della grande statua di
terracotta dell’Apollo di Veio, che ornava uno dei templi dell’acropoli
della città e che si trova adesso al Museo di Villa Giulia a Roma.
Le guerre tra Roma
e Veio affondano nel più lontano passato. Tradizionalmente, i primi scontri
armati tra scomodi vicini si erano verificati nel VII sec. a. C.; probabilmente
questa data è leggendaria e fa riferimento ad avvenimenti più vicini nel
tempo. In ogni caso, le guerre tra Roma e Veio (riportate da Tito Livio) si sono
succedute numerose nei secoli, fino al 396 a. C. quando Roma conquistò e
distrusse Veio dopo un assedio leggendariamente durato 10 anni (come la guerra
di Troia). Nessuna città-stato etrusca, tranne la popolazione dei Falisci, era
intervenuta al fianco della consorella.
Da questo momento
in poi la storia della Nazione Etrusca è segnata. Nei successivi due secoli,
Roma fagociterà le altre città etrusche.
Ma se quell’evento fosse stato diverso?
Timeline:
453 a.C. Arrivo di scultori e ceramografi greci nelle città dell’Etruria interna (Veio, Falerii, Orvieto, Chiusi-Clevsin, Perugia-Perasna, Arezzo-Areuthes)
438-425 a.C. Seconda guerra tra Roma e Veio, per il possesso delle saline alla foce del Tevere.
432 a.C. Morte del re veiente Larth Tulumnes, in duello contro il console romano Cosso.
426 a.C. Roma espugna Fidenae, città etrusca, colonia di Veio e localizzata pochi km a nord. Fidenae controllava un guado alternativo sul Tevere, che permetteva il passaggio di merci verso il Lazio e l’Etruria Campana.
425 a.C. Tregua tra Roma e Veio.
424- 421 a.C. Crollo dell’Etruria Campana. Capua occupata dai Sanniti.
414-413 a.C. Incursione di bande celtiche nell’Italia centrale. I Celti sono ributtati oltre l’Appennino dagli eserciti coalizzati delle città-stato interne (Chiusi, Arezzo, Perugina).
406 a.C. Roma rompe la tregua con Veio e invade il territorio etrusco, ponendo l’assedio alla capitale del potente vicino. (L’assedio si concluderà nel 396 a.C. con la conquista e la distruzione di Veio).
403 a.C. Nell’annuale riunione al Fanum Voltumnae (vicino a Orvieto) il re di Veio ritira i suoi attori durante le celebrazioni della Nazione Etrusca e si ritira dai Giochi).
(NdR: Le città-stato etrusche si riunivano una volta all’anno, in primavera, al Fanum Voltumnae, località nel territorio di Orvieto-Volsinii, ma del quale non è stata ritrovata ancora l’ubicazione, per celebrare i rituali della Nazione Etrusca, riconoscendo i legami di sangue, di cultura, di religione e di lingua comuni a tutte le città etrusche. Tradizionalmente, il numero delle città-stato era di 12, sebbene ai giochi partecipassero compagini provenienti da tutte le città dell’Etruria propria ed erano rappresentate dal re, o lucumone, durante il periodo monarchico o dallo ZILATH, rappresentante del potere elettivo durante il successivo periodo repubblicano-oligarchico. Queste manifestazioni si mantennero per moltissimo tempo, fino quasi al Medioevo, quando il sito fu definitivamente abbandonato).
Il re veiente si era recato al Fanum Voltumnae per chiedere aiuti militari alle altre città etrusche, ma le altre città si erano rifiutate di mandare milizie in aiuto di Veio. Secondo gli storici romani il rifiuto era stato generato dal fatto che Veio era l’unica città-stato ancora governata da un regime monarchico, mentre tutte le altre consorelle erano rette da regimi repubblicani. L’unico centro che presterà aiuto a Veio sarà Falerii con i suoi alleati: Narce e Capena.
Da questo momento cambiamo la Timeline.
403 a.C. Nell’annuale riunione al Fanum Voltumnae il re etrusco Karkuna Tulumnes (discendente di Larth) riesce ad ottenere aiuti militari da alcune città etrusche; Tarquinia (Tarkhuna), Falerii ed alleati, Vulci (Velecha). Anche Cere (Cerveteri) (Chaire), tradizionalmente amica di Roma ed ostile sia a Veio che a Tarquinia (secolare è il loro confronto per il possesso delle miniere dei monti della Tolfa, localizzati sul confine comune) decide di rispettare i legami di sangue della Nazione Etrusca ed invia aiuti economici e soldati.
402 a.C. Bande di etruschi devastano il territorio romano, distruggendo i raccolti e rubando il bestiame. Roma è costretta a fronteggiare l’evento richiamando alcune milizie di stanza nelle città latine del sud.
401 a.C. Ribellione anti-romana di Palestrina (Prenestae) che scaccia il presidio romano ed invia truppe verso nord.
400-398 a.C. Veio rompe l’assedio. Le milizie romane in rotta ripassano il Tevere, tentando di raggiungere Roma, ma vengono intercettate da bande di ribelli latini provenienti da sud. Battaglia di Gabii (Kavina); latini ed etruschi coalizzati annientano un’armata romana che si stava dirigendo verso Roma.
La piccola flotta di Cere blocca la foce del Tevere, occupando le saline.
397 a.C. Armate veienti occupano il Gianicolo; oltre il Tevere c’è Roma. L’esercito di Cere, agli ordini dello Zilath (capo oligarchico) Thefarie Velianas sbarca alla foce del Tevere e risale il fiume verso Roma. I Tarquinesi ed i Vulcenti, comandati dal generale tarquinese Vel Cravza si uniscono ai veienti. Battaglia del Ponte Sublicio, i Romani riescono e respingere un primo attacco etrusco. Arrivo dell’esercito ceretano nei pressi di Roma. Inizia l’assedio di Roma.
396 a.C. Ribellione di altre città latine alle guarnigioni romane ancora di stanza nel Lazio. Battaglia di Ardea, un esercito latino sconfigge le milizie romane in fuga dalle città ribelli. Alleanza tra le città latine e gli etruschi.
395 a.C. Carestia a Roma. Gruppi di militari romani effettuano sortite per procurare cibo alla popolazione. Arrivo di un esercito latino a Roma. Ambasciatori Sanniti fanno sapere di essere disposti ad entrare in guerra contro Roma dalla Campania. Equi e Volsci si alleano agli Etruschi. Bande di Celti calano da nord, lungo la Valtiberina ma vengono intercettati e sconfitti da una coalizione di Arezzo, Perugia e Cortona.
394. a.C. Veio, Tarquinia, Cere e Vulci si legano in un’alleanza perpetua. Prosegue l’assedio di Roma con alterne vicende. Arnth Cumere con un esercito etrusco di Chiusi (Clevsin) raggiunge Roma e si unisce agli assedianti.
393 a.C. Le città latine si uniscono in una federazione con capitale Prenestae ed abbandonano l’assedio della città capitolina. Gli Etruschi ricostruiscono Fidenae sul sito della città precedentemente distrutta dai Romani.
392 a.C. Gli Etruschi entrano in Roma, attraverso cunicoli scavati sotto le
mura serviane. Sacco della città; i superstiti venduti come schiavi. Resiste
solo il Campidoglio dove gruppi di romani disperatamente si asserragliano per
qualche settimana. Dopo la caduta del Campidoglio i comandanti etruschi decidono
il futuro della città tiberina.
Veio e Cere mantengono una guarnigione sul sito della città; riapertura
della via commerciale verso il sud Italia (Trattato di Prenestae con le città
latine federate). I porti laziali vengono riaperti al commercio etrusco. Gruppi
di coloni etruschi si sostituiscono alla rimanente popolazione romana superstite
che viene dispersa.
Roma, distrutta, ritorna ad essere un piccolo centro etrusco e non sarà
mai in grado di conquistare l’Europa.
Lo scenario dell’Italia si presenta come segue:
L’Italia settentrionale, ad esclusione della Liguria rimasta ai Liguri, dei territori montani alpini abitati da Reti e della zona orientale popolata dai Veneti, è occupata dai Celti.
L’Italia centrale ad ovest del Tevere fino al mare è abitata dagli Etruschi. Ad est del Tevere vivono Umbri, Piceni e Sabini. A sud del Tevere fino al Volturno vi sono i Latini federati; oltre il Volturno fino ai primi rilievi calabro-lucani i Sanniti. Nel sud, oltre ai Greci di Calabria e Sicilia, sono stanziate le popolazioni japigie (odierna Puglia), e i Cartaginesi (Sicilia occidentale e Sardegna). La Corsica rimane nell’orbita etrusca.
A questo punto si può pensare ad ulteriori sviluppi:
1. Prenestae si sostituisce storicamente a Roma e nel giro di pochi secoli costruisce l’Impero
2. Prenestae si sostituisce a Roma ma non riesce a sottomottere tutte o molte popolazioni italiche
3. L’alleanza tra le città etrusche di Veio, Tarquinia, Cere, Vulci e Chiusi diventa la base per l’unificazione politica della Nazione Etrusca (> Costituzione di un Imperium etrusco con successivi ulteriori sviluppi)
4. Le città etrusche coalizzate si scontrano con le città greche del sud Italia
5. La Nazione Etrusca finalmente coalizzata conduce una guerra totale contro i Celti a nord o i Sanniti a sud, riconquistando i territori precedentemente perduti.
Ucronia n.2: una diversa Battaglia di Ariccia
Premessa Storica
Lazio 509 a.C.: La monarchia etrusca di Roma cade. Tarquinio il Superbo (in etrusco Cneve Tarqunies?) è costretto a lasciare il potere e la città a due consoli, peraltro anche loro di origine etrusca. Il re era stato accusato di essere a capo di un regime dispotico, controllato dalla sua guardia personale composta esclusivamente da militari etruschi, ma la realtà storica dimostra molto più semplicemente che Tarquinio era il “primus inter pares” del gruppo dirigente etrusco che da svariati secoli dimorava in città (di un personaggio etrusco dal nome Araz Silqetenas Spurienas, ad esempio, è stata ritrovata la “tessera hospitalis” nell’area archeologica di Sant’Omobono, dove era localizzato il quartiere etrusco).
Tarquinio che aveva regnato dal 534 a.C., dopo aver ucciso il precedente re etrusco Servio Tullio (Macstarna) aveva dato un impulso decisivo alla trasformazione sociale della città di Roma. Con una serie di campagne militari, aveva conquistato un vasto territorio a sud del Tevere, aveva promosso la Lega Latina, ponendosi come centro guida della stessa. Aveva stipulato patti di alleanza con i centri latini limitrofi che la tradizione storica romana descrivono come governati da re etruschi. Nel 509 a.C., poco prima della caduta, aveva stipulato un trattato sulla navigazione commerciale con Cartagine, in tutta autonomia rispetto alle città etrusche della Confederazione. Roma era, a tutti gli effetti, una città etrusca ove convivevano accanto agli etruschi anche latini e sabini.
La fine del VI sec. a.C. fu un periodo di grandi rivolgimenti sociali nel mondo occidentale. La gran parte delle città etrusche della Confederazione (ma anche quelle dell’Etruria Padana e dell’Etruria Campana) passò dal regime monarchico (il Lauchme etrusco o Lucumone), a quello repubblicano-oligarchico (il capo era lo Zilath). Il regime monarchico affondava le origini al periodo orientalizzante (VII sec. a.C.): il potere era concentrato nelle mani di un re, di solito scelto tra le aristocrazie locali che possedevano i terreni agricoli e le miniere e presto divenuto trasmissibile ai discendenti, sulla base di requisiti di prestigio sociale (i cosiddetti Principi: guerrieri che conducevano campagne belliche su base personale). L’avanzamento della civiltà urbana, la nascita e la rapida affermazione delle classi sociali produttive (economia di mercato, artigianato, industria trasformativa, commercio), spinse elementi del ceto medio a richiedere la condivisione del potere su base elettiva (nascita del censo), così come già accaduto in Grecia. La trasformazione non fu sempre indolore. Cosiddette “rivolte servili” sono ricordate nell’annalistica romana e confermate dalle poche notizie originali di storia etrusca. Le città costituirono eserciti “cittadini”, conducendo campagne di conquista dei territori dei piccoli centri circumvicini (ad esempio Vulci-Velecha che aveva sottomesso Sovana-Sveame e Marsiliana-Caletra), costituendo vere e proprie entità statali. Quest’onda rivoluzionaria non risparmiò ovviamente Roma, sebbene in ritardo rispetto alle altre città etrusche.
Tarquinio fu pertanto esautorato da una congiura di palazzo; i congiurati, che inaugurarono il periodo repubblicano, almeno inizialmente furono etruschi (Tarquinio Collatino, apparteneva alla famiglia del Superbo) ed erano i rappresentanti di quel ceto medio etrusco, composto da mercanti e artigiani. Anche in questo caso il passaggio di potere non fu pacifico. Resistenze da parte delle famiglie etrusche aristocratiche della cerchia del Superbo si manifestarono ripetutamente. Ma la plebe latina reclamava ormai il potere ed il patriziato fu costretto a scendere a patti. Anche Tarquinio non rimase inerte. Cacciato da Roma si rivolse alle altre città della Confederazione, ricordando i legami di sangue e culturali con gli Etruschi di Roma.
Timeline
534-509 a.C. Tarquinio il Superbo lauchme di Roma (Ruma). Re etruschi in altre città latine (Prenestae, Tusculum, Ardea, Satricum, Velletri-Velthris). L’etrusco è la lingua ufficiale a Roma ma la popolazione allogena parla e scrive in latino. Coloni etruschi nel Lazio. Il Superbo dedica il grande Tempio di Giove Capitolino, al quale avevano lavorato l’architetto veiente Vulca ed altre maestranze etrusche.
524 a.C. Etruschi della Campania e dell’Etruria interna, assieme a Umbri e Dauni assediano Cuma, ma vengono sconfitti.
510 a.C. Crotone distrugge Sibari, città greca tradizionalmente alleata degli Etruschi. Contrazione del commercio etrusco con l’Italia meridionale. Potenziamento della presenza etrusca nella pianura padana. Spina sul Mar Adriatico diventa il più grande centro commerciale di collegamento con la Grecia e con Atene in particolare.
509 a.C. Cacciata di Tarquinio il Superbo da Roma. Istituzione della repubblica su base consolare (i primi consoli furono tuttavia etruschi). Il Superbo ripara prima a Veio e poi a Cere, città di origine del nonno o padre Tarquinio Prisco (NdR. L’origine dei Tarquinii da Cere è stata confermata dalla scoperta della tomba di famiglia: Tarqunies). Tarquinio il Superbo chiede aiuto alle città Etrusche.
507 a.C. Laris
Porsenna (Larth Pursinie) lauchme di Chiusi-Clevsin, discende la Valtiberina,
raggiunge Roma e la conquista dopo un breve assedio (NdR. La tradizione
romana riferisce che Porsenna si sarebbe attestato oltre il Tevere [v. episodi
di Muzio Scevola e Clelia], cingendo
d’assedio la città, senza occuparla. L’evidenza archeologica ha dimostrato
l’esatto contrario: Roma fu conquistata ed occupata da Porsenna che fu
l’ottavo re).
Dopo la conquista
della città tiberina, Porsenna costringe i consoli romani ad un trattato di
pace umiliante. Tra le varie clausole ve ne sono due che chiariscono il reale
ruolo del monarca etrusco: la città deve accettare un presidio etrusco al suo
interno, il ferro deve essere impiegato dai Romani solo a scopi pacifici
(costruzione di aratri) e non per forgiare armi.
La richiesta di
Tarquinio il Superbo di rientrare in possesso della città viene disattesa.
507-504 a.C. Occupazione chiusina di Roma. Porsenna dittatore della città.
504 a.C. Battaglia
di Ariccia. Un esercito chiusino, comandato dal figlio di Porsenna, Arunte (Arnth
Pursinie), viene sconfitto da una coalizione di latini e Greci di Cuma, guidati
da Aristodemo, dittatore della città campana. Arunte Porsenna muore in
battaglia. I resti dell’esercito etrusco vengono accolti a Roma ed ospitati
nell’area adiacente il Tevere, che prenderà il nome di Vicus Tuscus (NdR.
Il Vicus Tuscus, in realtà esisteva già da moltissimi anni ed era il centro
pulsante della comunità etrusca di Roma).
Porsenna abbandona
Roma al proprio destino e fa ritorno a Chiusi. Roma ritorna ad essere una
repubblica. La maggior parte della popolazione di origine etrusca lascia la città.
Crollo del dominio etrusco nel Lazio; anche le altre città latine si liberano
dai monarchi etruschi. I coloni etruschi fanno ritorno al nord o vengono
assimilati dalle popolazioni latine.
Le due strade
trans-laziali, per secoli collegamento commerciale tra Etruria propria e Etruria
Campana, sono definitivamente interrotte.
499 o 496 a.C. Battaglia del Lago Regillo, tra un esercito etrusco comandato da Tarquinio il Superbo e Roma. Il Superbo viene definitivamente sconfitto. Morte del figlio del Superbo, Arrunte Tarquinio (Arnth Tarqunies). Tarquinio rinuncia definitivamente ad ogni pretesa su Roma e sulle sue ricchezze abbandonate nella città tiberina e si ritira a Cuma, ospite di Aristodemo, dove morirà qualche tempo dopo.
Con la Battaglia di Ariccia si conclude l’epopea etrusca a Roma e nel Lazio. Ma se quella battaglia si fosse conclusa con la vittoria dei Tirreni?
509 a.C. Tarquinio il Superbo viene cacciato da Roma, da una congiura ordita da alcuni familiari, che proclamano la repubblica e si nominano primi consoli del neonato regime. Il Superbo, abbandona i propri averi e, con moglie e figli , si rifugia prima a Veio e poi a Cere, chiedendo aiuto alle città etrusche.
507 a.C. Laris Porsenna di Chiusi con un potente esercito, raggiunge Roma e dopo un breve assedio la espugna. Il lauchme chiusino proclama decaduta la repubblica, obbliga il popolo romano ad un trattato di pace umiliante e si installa nella città tiberina. Gruppi di coloni etruschi, soprattutto dei territori di Veio, Cere e Tarquinia irrobustiscono la compagine etrusca nel Lazio.
504 a.C. Battaglia
di Ariccia. L’esercito chiusino del figlio di Porsenna, Arnth, sconfigge una
coalizione di città latine e di Greci di Cuma. Morte in battaglia di
Aristodemo, tiranno di Cuma e comandante della coalizione greco-latina. Laris
Porsenna nomina il figlio Arunte lauchme di Roma.
I re etruschi
delle città latine di Prenestae, Satricum, Tusculum, Ardea e Velletri entrano
in alleanza con Roma.
Laris Porsenna
permette il rientro a Roma del Superbo che riottiene tutti i suoi beni, a patto
di non accampare pretese sul trono.
502 a.C. Una coalizione di eserciti etruschi provenienti da Chiusi, Perugia, Arezzo e Cortona, irrobustita da reparti umbri e di etruschi della Campania (soprattutto Capua), pone l’assedio a Cuma, che sta attraversando una grave crisi economica. In aiuto di Cuma interviene solo una flotta greca da Siracusa.
500 a.C. Roma
partecipa per la prima volta all’annuale riunione della Confederazione Etrusca
al Fanum Voltumnae.
Gli Etruschi di
Pisa (Pisna) e Volterra (Velathri) rafforzano i propri domini oltrarno fino al
fiume Magra. Fondazione di Lucca (Luca), colonia di Pisa e di Luni al confine
con la Liguria.
Etruschi di
Populonia in Corsica e a Genova, che sebbene di fondazione ligure, viene
rapidamente etruschizzata. Apertura della via commerciale con la pianura padana
occidentale, attraverso il paso dei Giovi.
497 a.C. Laris
Porsenna fa rientro a Chiusi. Arunte Porsenna diventa capo della Lega
Etrusco-Latina che comprende le città tra Tevere e Volturno. Trattato di
alleanza tra Roma e Capua.
Ribellione delle
popolazioni degli Equi e dei Volsci, che viene schiacciata dagli Etruschi.
Apertura dei porti di Anzio, città volsca, e Terracina (Tarchna) (NdR. Nella
realtà Terracina fu probabilmente un’emanazione coloniale di Tarquinia. Il
nome stesso della città Tarchna, rifletterebbe questo evento). Equi e
Volsci costretti a rifugiarsi sull’Appennino.
495 a.C. Caduta di
Cuma. Dopo la sconfitta della flotta siracusana, la coalizione etrusca riesce ad
occupare la città che viene distrutta.
La Nazione Etrusca
si estende senza soluzione di continuità dalle Prealpi fino al Cilento.
494 a.C. Muore a Roma Tarquinio il Superbo (Cneve Tarqunies Rumach-Cneo Tarquinio il Romano) (NdR. L’esistenza di un tale personaggio è storicamente accertata grazie alle pitture della Tomba François a Vulci. In queste pitture sono raffigurati vari personaggi sia di Vulci che di altre città etrusche tra cui Sovana e Faleri. Tra questi personaggi c’è per l’appunto Cneve Tarqunies Rumach che viene sconfitto e ucciso da Macstarna. Probabilmente si trattava di un parente di Tarquinio il Superbo).
480 a.C. L’etruschizzazione del Lazio è pressochè conclusa. L’etrusco è la lingua ufficiale; il latino è parlato solo da una minoranza della popolazione.
476 a.C. Le città etrusco-latine si riuniscono per la prima volta a Satricum, dando vita ad una Confederazione che riunisce dodici città a somiglianza di quella che raccoglie le città dell’Etruria propria, di quella campana e di quella padana.
469 a.C. Discesa dei Sanniti in Campania. Battaglia di Pompei. L’esercito della Confederazione Campana e di Roma alleata sconfigge gli invasori. I sanniti superstiti sono accolti come cittadini subalterni nei territori delle città etrusco-campane.
466-463 a.C. Guerra del Vesuvio. Capua invade ed annette i territori delle città di Nola, Pompei, Ercolano e Neapoli, ultima colonia greca sulla terraferma della Campania. Sbarco di etruschi (probabilmente di Capua) ed umbri a Pitecusa (Isola d’Ischia), ancora in mano greca. I siracusani scendono nuovamente in campo a fianco dei Greci di Pitecusa.
462 a.C. Annientata la flotta siracusana, gli Etruschi occupano Pitecusa.
451-450 a.C. Scorrerie di Celti d’oltralpe nella pianura padana. Battaglia di Como; gli eserciti di Felsina, Mantova e Modena (Mutina) sconfiggono una coalizione di Celti Boi, Leponzi e Senoni. Occupazione etrusca del territorio padano fino al Ticino, fino ad allora area periferica di passaggio.
449 a.C. Muore a Chiusi Laris Porsenna. Il suo corpo verrà sepolto in un leggendario mausoleo ai piedi dalla collina che ospita la città.
447 a.C. Presenze etrusche sulla costa ligure. Mercanti etruschi potenziano gli empori di Amelia, Chiavari, Uscio e Anzo.
446 a.C. Trattato
commerciale tra Tarquinia e Marsiglia. I Greci della colonia provenzale non
possono oltrepassare con le loro navi onerarie Capo Corso.
Fondazione della
città di Meane in Corsica. Massiccio arrivo di coloni etruschi da Populonia,
Cere e Vulci nella grande isola tirrenica. Le tribù corse dell’interno
commerciano con gli Etruschi stanziati sulla costa orientale.
441 a.C. Vel
Marcni zilath di Mantova (Manthva) muove con esercito occupando l’area
pedemontana. Irrobustita la via commerciale dall’Etruria Padana verso il
Brennero. Etruschi padani potenziano empori commerciali nei territori retici
(Trentino e Lombardia nord-orientale).
Thana Precunia,
sacerdotessa nel santuario del Fanum Voltumnae, prevede due secoli di gloria per
la Nazione Etrusca.
439-435 a.C. Guerra delle Lipari. Una flotta composta da navi etrusche di Tarquinia, Vulci e Capua, al comando di Velthur Spurinas (NdR. Personaggio storico che combattè realmente contro i Greci liparoti) occupa le isole Lipari, che diventano una testa di ponte per la penetrazione in Sicilia.
432
a.C.: Navi
etrusche forzano lo stretto di Messina, precedentemente militarizzato da
Anassilao tiranno greco di Reggio.
Distruzione della
città greca di Velia sulla costa del Cilento, fondata dai profughi focei, dopo
la Battaglia di Alalia. Armate
etrusche sulla costa tirrenica lucana.
431 a.C. Thefarie
Velianas, zilath di Cere, Vipe Spurinas, zilath di Tarquinia e Arnza Ancaru,
zilath di Vulci si legano in un’alleanza perpetua, riconoscendo il primato
morale di Tarquinia sulla Nazione Etrusca.
Battaglia di
Genova. Un esercito etrusco di Pisa, Volterra e Populonia, condotto da Aranth
Mutikush, si installa a Genova scacciando i Liguri. Etruschizzazione delle
vallate liguri.
429-422 a.C. Rivolta delle popolazioni liguri dell’Appennino. Gli insorti scendono attraverso la Val di Magra investendo la colonia etrusca di Luni. Battaglia di Luni, gli Etruschi riescono a battere i ribelli che si disperdono nuovamente sull’Appennino, dandosi alla guerra di macchia. Saranno necessari sette anni di guerra per avere ragione dei rivoltosi.
420-415 a.C. Nuove infilitrazioni celtiche nella pianura padana. Rinforzata la linea di confine occidentale da militari e coloni etruschi provenienti da alcune città padane (Felsina, Modena, Parma-Parmni e Mantova) e città dell’Etruria interna (Volsinii, Arezzo, Perugia, Cortona).
413 a.C. Assedio ateniese a Siracusa, durante la Guerra del Peloponneso. Una flotta etrusca forte di settanta navi al comando di Avele Spurinas partecipa alle operazioni belliche a fianco degli ateniesi. Siracusa cade dopo due mesi. Coloni Etruschi e Greci di Atene si installano nella città (NdR. Evento realmente accaduto. Gli Ateniesi furono invece sconfitti, mentre la flotta etrusca, guidata da Avele Spurinas nipote di Velthur il liparota, paradossalmente ottenne l’unica vittoria in terra siciliana di quella guerra. Le navi però erano soltanto tre pentecontore).
411 a.C. Empori
etruschi nelle colonie greche di Nizza (Nicea) e Monaco (Monoikos).
Armati sbarcano
sulla costa occidentale della Corsica.
410 a.C. Alleanza tra il grande porto di Spina, sull’Adriatico, Rimini-Arimna e Ravenna-Ravnes. Un esercito etrusco costituito da queste tre città sbarca ad Ancona, colonia greca e la cinge d’assedio.
409 a.C. Trattato di Cartagine tra Etruschi di Cere, Tarquinia e Vulci e Cartaginesi, tradizionali alleati in funzione anti-greca. Il patto prevede la spartizione della Sicilia in due zone. Truppe etrusche si concentrano a Siracusa, mentre quelle cartaginesi muovono dalle colonie di Motya e Palermo. Battaglia di Messana, gli etruschi sbaragliano un esercito greco. La Sicilia orientale cade sotto l’influenza etrusca. Una flotta etrusca muove dalle Lipari occupando il tratta di costa settentrionale fino a Cefaledyon, colonia greca al confine con i possedimenti cartaginesi.
408 a.C. Cade
Ancona. I Piceni e gli Umbri della costa entrano in alleanza con gli Etruschi,
prestandosi a fornire soldati ausiliari. La lingua etrusca viene usata come
lingua franca da Umbri e Sabini dell’Italia centrale.
Occupazione
definitiva dell’Appennino ligure.
406 a.C. All’annuale festa della Nazione Etrusca, alla quale partecipano anche rappresentanti di città umbre, picene e sabine, la sacerdotessa Velia Carinei proclama il Fanum Voltumnae capitale della nazione con il nome di Velthimnaspur. (NdR. In etrusco città si diceva spur, mentre Velthimna era il nome del dio supremo e per certi versi unico della religione etrusca che, come quella ebraica e cristiana era una religione rivelata. In latino Velthimna era reso come Voltumna o Vertumnus o Veltumna. In sostanza si trattarebbe della Città di Velthimna).
404-399 a.C. I° Guerra Siciliana. Battaglia di Himera: gli eserciti etruschi sconfiggono i Greci Sicelioti rinforzati da armate di Greci Italioti. La metà orientale della Sicilia diviene possedimento etrusco. I Cartaginesi distruggono la greca Selinunte. Il fiume Platani confine tra Etruschi e Cartaginesi. Occupazione etrusca di Catane. La città greca abbandonata dalla sua popolazione che fa rotta verso l’Asia Minore.
392 a.C. Completamento dell’occupazione della Corsica da parte di Cere e Populonia.
391 a.C. Empori etruschi sulla costa nord-orientale della Sardegna, con il beneplacito di Cartagine. Occupazione etrusca della colonia greca di Olbia.
389-386 a.C. II° Guerra Siciliana. Gli Etruschi di Larth Spurinas di Tarquinia conquistano gli ultimi lembi greci nel sud dell’isola. Coloni etruschi in Sicilia. Il tiranno di Reggio, intanto crea un’alleanza tra le città italiote fino all’Apulia.
384 a.C. Mercenari Sanniti e Lucani combattono contro la città greca di Crotone ma vengono sconfitti.
380 a.C. Battaglia delle Alpi: una coalizione etrusca condotta
da Caile Vipinas di Felsina annienta i Leponzi e altre tribù celtiche stanziate
attorno ai grandi laghi. L’intera regione fino allo spartiacque diviene
possedimento etrusco.
All’annuale riunione a Velthimnaspur viene decisa
l’unificazione politica della Nazione Etrusca in tre entità federate: Etruria
Padana (comprendente i territori del nord ad esclusione di quelli occupati dai
Veneti e dai Reti), Etruria Centrale (dalla Liguria fino a Roma, compresa la
Corsica), Etruria Campana (dal Lazio Antico fino alla Sicilia).
377 a.C. Nicea e Monoikos riconoscono la supremazia etrusca. Coloni etruschi convivono con i greci. Occupazione della Liguria occidentale. Soldati etruschi presidiano i passi alpini occidentali in funzione anti-celtica.
374 a.C. Trattato commerciale tra Massalia e l’Etruria Padana, nel quale vengono disegnati i confini delle rispettive aree di influenza. La città greca, rinuncia alle sue colonie in Liguria: Nicea e Monoikos diventano etrusche.
371 a.C. Umbri, Piceni e Sabini federati con le città dell’Etruria Centrale.
370 a.C. Battaglia di Benevento. Gli Etruschi campani, guidati da Marce Unata, sconfiggono una coalizione di Sanniti e Greci Italioti: gli eserciti etruschi arrivano ai confini dell’Apulia. Alleanza con Japigi e Dauni.
368 a.C. Rivolta delle popolazioni indigene in Sardegna, represse dai Cartaginesi.
366 a.C. Le popolazioni italiche dell’Appennino centro-meridionale (Equi, Volsci, Ernici ecc.) si federano con le città dell’Etruria Campana.
365 a.C. Battaglia navale di Reggio. La flotta etrusca
sconfigge quella degli Italioti; occupazione della costa calabra del Tirreno.
Coloni Etruschi in Apulia.
Trattato di Tarquinia, tra Etruschi e Cartagine che ridisegna
le aree di influenza delle due nazioni. Cartagine cede la costa orientale della
Sardegna, dove vivono tribù che la tradizione assegna alla stirpe etrusca: gli
Aisarones (NdR. Da Aisar, in etrusco “sacro” Gli Aisarunes vivevano nella Sardegna
orientale), in cambio della
rinuncia etrusca a commerciare con la penisola iberica e il nord-Africa.
362 a.C. Coloni etruschi in Umbria, Piceno e Sannio. Rafforzamento della presenza etrusca tra i Reti. I Veneti entrano nella sfera culturale etrusca. Rafforzamento delle vie commerciali attraverso le Alpi orientali. Navi etrusche pattugliano l’alto Adriatico per combattere i pirati greci.
361-356 a.C. Guerra tra Etruschi e Italioti che chiedono
inutilmente aiuto agli Ateniesi. Assedio e distruzione di Crotone. Gli eserciti
etruschi con gli alleati (Umbri, Sanniti, Japigi e Dauni) scendono a sud,
occupando la Calabria e pongono l’assedio a Reggio. Lucania e Apulia vengono
occupate.
Sbarco etrusco sulla costa istriana. Una flotta pirata greca
di trenta triremi viene annientata nelle acque venete dalle navi
dell’ammiraglio di Spina Avile Venetes.
353 a.C. Caduta di Reggio. Gli Etruschi padroni della Magna Grecia. Deduzione di colonie etrusche nel sud d’Italia.
351 a.C. I Veneti accettano la presenza di coloni etruschi nelle proprie città e nelle campagne. Alleanza tra Reti ed Etruschi, nel nome delle antiche origini comuni. Milizie miste etrusco-retiche presidiano le zone alpine.
349-346 a.C. Rivolta delle popolazioni indigene sarde contro
Cartagine. I ribelli ricevono aiuti dalle città etrusche.
Battaglia navale di Caralis: una flotta etrusca, guidata
dall’etrusco di Vulci Larth Shatna, distrugge la flotta cartaginese a presidio
della città. Sbarco di soldati etruschi in Sardegna al fianco dei ribelli.
Tensione in Sicilia al confine tra i territori punici e quelli
etruschi.
339 a.C: Insurrezione degli Elimi, popolazione indigena della Sicilia occidentale, sottomessa dai Cartaginesi. I ribelli chiedono aiuto agli Etruschi (NdR. Una tradizione leggendaria ritiene che gli Elimi fossero una popolazione di stirpe etrusca. Tale tradizione non è mai stata confermata).
338-332 a.C. Guerra tra Etruschi e Cartaginesi in Sicilia
e Sardegna. Battaglia di Palermo: i Cartaginesi sconfitti riescono a mantenere
il possesso solo di Mothya e Drepanum. Navi da guerra etrusche davanti a
Cartagine.
Rinforzi cartaginesi affluiscono dall’Iberia e sbarcano a
Massalia con il consenso greco.
Ribelli Sardi arrivano alle porte di Calaris. Nora, Bithia,
Tharros e Sulcis cadono in mani etrusche.
Un esercito di ventimila Cartaginesi, sbarcato a Massalia ed
ingrossato da tribù celtiche, si dirige verso l’Italia ma viene intercettato
sulle Alpi Marittime dall’esercito etrusco-padano e viene distrutto. La flotta
cartaginese viene bloccata e respinta nelle acque di Capo Corso da una flotta
etrusca.
Un esercito etrusco, al comando del vulcente Avele Vipinas,
sbarca nei pressi di Cartagine e devasta il territorio attorno alla capitale
punica. Cartagine è costretta a richiamare in patria le milizie di stanza in
Sardegna e in Sicilia per fronteggiare il pericolo. Le due grandi isole passano
sotto il controllo etrusco.
Battaglia di Zama: Cartagine sconfitta chiede la pace.
L’esercito di Avele Vipinas lascia l’Africa e fa rientro in Italia.
Con il trattato di pace, gli Etruschi ottengono il
riconoscimento del possesso dell’intera Sicilia della Sardegna e dell’ isola
di Malta, antica colonia fenicia.
330 a.C. L’etruschizzazione dell’Italia è ormai pressochè completa. I Veneti e gli Istri si federano con l’Etruria Padana. Coloni etruschi in Sardegna e nella Sicilia occidentale.
326 a.C. Alla riunione di Velthimnaspur viene decisa l’unione tra le tre federazione in un unico soggetto politico federale. Restano per il momento fuori le zone nord-orientali (Rezia, Veneto e Istria), la Sardegna e la Sicilia. Lingua ufficiale è l’etrusco.
325 a.C. Ambasceria etrusca a Babilonia da Alessandro Magno.
322 a.C. Infiltrazioni celtiche in Rezia. Battaglia
dell’Adige: Etruschi e Reti sconfiggono l’ennesima banda celtica discesa da
nord. La Rezia entra a far parte della Federazione e viene militarizzata.
Coloni etruschi ai confini padani orientali.
316 a.C. Veneti e Istri chiedono ed ottengono l’integrazione
nella Federazione.
Prosegue la colonizzazione di Sicilia e Sardegna.
305 a.C. Sicilia e Sardegna entrano nella Federazione Etrusca (in etrusco: METHLUM RASNA).
L’Italia in questa ucronia risulta unificata dagli Etruschi, e non dai Romani, quasi 300 anni prima della realtà. Metto a disposizione questa ucronia per ulteriori sviluppi.
.
Generalissimus ha commentato in proposito:
Alcuni dicono che gli Etruschi non fossero indoeuropei, altri dicono che fossero pre-indoeuropei (come chi riscontra una certa loro parentela linguistica coi Reti), il linguista spagnolo Francisco Rodríguez Adrados afferma che gli Etruschi parlassero una lingua parente del Luvio e che quindi si possono definire indoeuropei; Giacomo Devoto li definisce peri-indoeuropei.
.
E il grande Bhrghowidhon ha aggiunto:
Oggi le tesi sulle origini degli Etruschi sono:
1) indoeuropei (in
particolare anatolici)
2) nordcaucasici
3) minoici
4) turchi
5) ungheresi
Da notare che il minoico a sua volta è considerato:
1) indoeuropeo (anatolico
o no)
2) ḫattico
3) semitico
Il ḫattico stesso è riconosciuto come nordcaucasico, ma il nordcaucasico pare essere strettamente apparentato all’indoeuropeo (se non addirittura indoeuropeo vero e proprio).
“Preindoeuropeo” è ambiguo, per qualcuno significa ‘antenato dell’indoeuropeo e di altre famiglie’, per i più invece ‘non indoeuropeo, parlato sul posto prima del (presunto) arrivo degli Indoeuropei’. “Peri-indoeuropeo” invece è un sinonimo di mediterraneo, nozione controversa che in origine significava appunto ‘non indoeuropeo, parlato sul posto prima del (presunto) arrivo degli Indoeuropei’, oggi invece è perlopiù sinonimo di basco-caucasico (altrimenti viene identificato, per esempio anche da me, con l’indoeuropeo stesso, regionale). Da notare che il basco è stato dimostrato indoeuropeo da dieci anni a questa parte...
La questione è incandescente (oggi ancora di più) e basta confrontare le pagine di Wikipedia in italiano e in inglese sulle «Ipotesi sulle origini degli Etruschi» (risp. «Etruscan origins») per constatare il tasso di ideologizzazione (che in italiano è tuttora ai livelli del Ventennio).
Eppure l’opposizione è, come al solito, privativa (ossia: A esclude B, ma B include A). Nessuno contesta che la Cultura Materiale etrusca sia la continuazione di quella Villanoviana; nessuno contesta che il DNA degli Etruschi e quello degli Italici (compresi i Latini) siano indistinguibili (tutto questo è il cuore della Teoria A, Autoctonista). È lo stesso che si verifica per gli Ungheresi: né dal punto di vista genetico né da quello della Cultura Materiale (Agricoltura, Artigianato, Industria, Urbanistica, Architettura, Trasporti, Abbigliamento &c.) sono distinguibili dai Popoli circostanti; l’unico discrimine – molto netto – è la Lingua (compresa, come ovvio, l’Onomastica), già visibile nel cosiddetto Panorama Linguistico (Linguistic Landscape), per cui – in pratica – quando si attraversa la Frontiera dell’Ungheria si vede sùbito che i cartelli sono in un’altra lingua, molto diversa da tutte le altre vicine. Per gli Etruschi, nell’Antichità, era lo stesso: Dionigi di Alicarnasso afferma semplicemente questo e, quando sottolinea che l’etrusco e il lidio sono diversi, è come quando Tu giustamente mostri la differenza fra ungherese e finlandese (la diversità non è in contraddizione con la parentela linguistico-genealogica).
L’altro alicarnassio, Erodoto, a rigore aveva scritto (I 94, 2; 5-7) che metà della popolazione della Meonia è emigrata nel XVI. sec. a.C., per giungere, dopo lunghe peregrinazioni, presso gli Umbri. È quindi chiaro fin dalla prima lettura che è verosimile gli Immigrati fossero meno numerosi degli Indigeni (di nuovo, come all’arrivo dei Magiari in Pannonia) e comunque non è scritto che parlassero lidio, ma solo che erano una parte (su due) della popolazione della Meonia e che si sono chiamati Tirreni; non più di questo. Asserire che la leggenda riferita da Erodoto sia del tutto inventata è una forte e precisa posizione storiografica, nota come Ipercritica; più asetticamente, si può affermare che si tratta di una notizia non verificabile (a meno che intervengano altri indizi, come i seguenti...).
Di per sé, nel momento
in cui oggi càpiti di rilevare che una determinata parola etrusca (per esempio,
𝜃ana- ‘donna’ nel nome di persona 𝛩ana𝜒vil,
moglie di Tarquinio Prisco) può ricevere una persuasiva etimologia indoeuropea (*dʱĕh₁mh₁năhₐ,
da cui anche il latino fēmĭnă) attraverso la regolare fonetica
storica del lidio, è dunque sufficiente postulare che almeno l’arrivo di
Immigrati dalla Meonia sia realmente avvenuto (basta che Erodoto – o, meglio, la
sua fonte – avesse ragione in questo, che fra l’altro è tutto ciò che afferma) e
che fra questi Immigrati almeno alcune parole presentassero la stessa fonetica
storica del lidio, il che non significa che l’etrusco sia il lidio (così come
oggi, per esempio, il romancio engadinese e il ladino badiotto hanno quasi la
stessa fonetica storica, ma a stento sono intercomprensibili).
Tutto ciò lascia irrisolta la questione sia della provenienza sia
dell’affiliazione genealogica dell’etrusco. Sulla provenienza, però, interviene
il fatto che appunto la toponimia (in particolare l’idronimia) dell’Etruria non
è etrusca, ma latino-italica a Est e celtoligure a Ovest (anche il nome del Lago
Trasimeno è italico; da notare che la corrispondente denominazione etrusca può
essere etimologicamente identificata col nome Trasimeno solo attraverso la
fonetica storica lidia!); è quindi più probabile che – di fronte all’uniformità
genetica etrusco-italica – sia l’etrusco a rappresentare un’immissione seriore.
Quanto all’affiliazione genealogico-linguistica, bisogna aggiungere ancora due precisazione. Un conto è la qualifica di lingua «non indoeuropea», tutt’altro quella di «pre-indoeuropea». Pre- (in questi casi) significa ‘che era parlata sul posto prima di’ (quindi preindoeuropea ‘che era parlata sul posto anteriormente alle lingue indoeuropee locali’). L’unico modo per attribuire a una lingua un aggettivo prefissato in pre- è di esaminare la toponimia e, come visto, quest ci dice invece che, casomai, l’etrusco è postindoeuropeo. Da ogni punto di vista, l’asserzione che l’etrusco sia una lingua preindoeuropea è sbagliata (almeno in riferimento all’Italia; poi magari era preindoeuropea in Anatolia, ma anche in quel caso si può dimostrare il contrario, giacché anche la toponimia anatolica – occidentale – non solo è tutta indoeuropea fin dagli strati più antichi, ma oltre a ciò non presenta traccia di etrusco; in questo hanno ragione i negatori dell’anatolicità dell’etrusco).
Anche «non indoeuropea» è però una qualifica provvisoria. La Glottologia può dimostrare che una lingua appartiene alla stessa famiglia linguistica di un’altra; le lingue per le quali non è disponibile la dimostrazione di parentela con alcuna altra sono – almeno al momento – isolate, ma l’unico modo per dire che una lingua non è indoeuropea è di dimostrare che appartiene a un’altra famiglia linguistica (appunto non indoeuropea, per esempio quella semitica) e per l’etrusco i tentativi di classificazione come semitico, uralico, altaico sono meno rigorosi di quello indoeuropeo (anatolico). L’unica ipotesi di affiliazione a un livello di rigore paragonabile a quella indoeuropea è al caucasico settentrionale (che però è verosimilmente comunque imparentato con l’indoeuropeo); l’ipotesi (non altrettanto rigorosa) di parentela basco-etrusca non sarebbe dirimente, perché lo stesso basco è stato con grande plausibilità ricondotto all’indoeuropeo (una quindicina di anni fa). Insomma, a essere precisi bisogna limitarsi a dire che l’etrusco non ha una parentela genealogica dimostrata (e magari aggiungere, per onestà, che i migliori tentativi sono da una parte con l’indoeuropeo anatolico, dall’altra col – forse connesso – caucasico settentrionale).
A proposito di parentele dell’etrusco, la Tesi Autoctonista sfrutta molto il nesso reto-tirrenico. Su questo punto è tuttavia importante aggiungere che le (relativamente) più lunghe iscrizioni in alfabeti retici (retico infatti è anzitutto una denominazione grafica, come per esempio cirillico) sono di gran lunga meglio interpretabili in celtico – come le finitime iscrizioni in alfabeto “leponzio” – che secondo la comparazione con l’etrusco (la quale è troppo generica e quindi funzionerebbe perfino con l’italiano: ad esempio, un cartello «Vietato calpestare l’erba nei prati» verrebbe interpretato, con questo metodo, ‘Il signor Vietato [nome di persona] della famiglia Calpesta [come Vietato Fumare sarebbe ‘il signor Vietato – nome di persona – della famiglia Fuma’] ha posto [verbo sottinteso] la [l’, determinativo] erba [offerta rituale, forse da identificare col cartello stesso] in ne- prat- [locativi in -i]’; garantisco che non sto esagerando!). Altre iscrizioni in alfabeti retici possono essere state redatte in una lingua simile all’etrusco (forse), ma i ‘pezzi forti’ no; che dunque in Rezia alcune iscrizioni possano veicolare una lingua simile all’etrusco può suggerire soltanto, molto genericamente, che sia un (eventuale) nesso fra l’etrusco e la lingua di alcuni Reti, ma senza precisarne il verso (se dall’Etruria alla Rezia – come nella notizia di Livio – o viceversa; comunque, neppure in Rezia la toponimia reca, con buona pace di passati studî che affermavano il contrario, alcuna traccia “reto-tirrenica” né tantomeno etrusca: la toponimia retica più antica è tutta indoeuropea, in particolare celtica o venetica a seconda delle aree). In breve, anche in Rezia, se c’è qualcosa di tirrenico, è venuto da fuori e tardi (dopo tutti gli altri, a parte i Romani).
Aggiungo che quella degli Etruschi Turchi o Ungheresi è la teoria del recentemente scomparso linguista generale Mario Alinei (inizialmente pensava a una forma di ungherese arcaico con molti prestiti turchi, poi l’ha rovesciata come turco con molti elementi di ungherese arcaico). Ho letto il suo libro e merita riflessione; la critica più forte è che si basa su un’analisi delle parole – sia etrusche sia ungheresi – non ulteriormente motivata (eufemismo per “arbitraria”; ma questo non sarebbe ancora fatale) e in unità talmente brevi – due fonemi in media (consonante + vocale o viceversa) – che il rischio di coincidenze casuali fra le due lingue rischia di essere troppo alto.
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Per farci sapere cosa ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.