Gli Stati Regionali  


E ora, una geniale proposta di Damiano Lanzoni avanzata il 18 marzo 2011:

Salve a tutti, l'occorrenza dei 150 anni dell'unità d'Italia (17 marzo 2011) mi ha fatto venire in mente una piccola "sfida ucronica" che vi vorrei sottoporre.

Immaginiamo che l'Italia non si sia mai unificata e che le venti regioni che oggi la compongono siano invece venti staterelli in cui è divisa quella che è rimasta una semplice "espressione geografica".

La sfida è questa: immaginate come si sia giunti a questa situazione e come sono oggi questi stati.

Ad esempio immagino che il Lazio sarebbe ciò che rimane dello Stato Pontificio, la Liguria e il Veneto delle repubbliche di Genova e Venezia sopravvissute fino ad oggi.

E poi?

Esisterebbe un regno di Sicilia indipendente? La Sardegna è una federazione dei quattro Giudicati? Il Friuli sarebbe un mai decaduto patriarcato di Aquileia? E il Trentino Alto Adige? Sarebbe forse completamente germanofono? O magari è uno stato in cui ha preso il sopravvento la lingua Ladina?

Sbizzarritevi...

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Così gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

Può essere un'ucronia molto facile o molto difficile (= improbabile) a seconda che vogliamo arrivare fiscalmente agli esatti confini delle attuali Regioni o no; queste sono infatti il prodotto necessario non solo di ciò che ha portato all'esistenza dello Stato italiano, ma in certi casi (Molise, Valle d'Aosta, Trentino - Alto Adige, Friuli - Venezia Giulia) addirittura implicano lo Stato stesso e sono abbastanza remote le possibilità che si creassero proprio così anche senza l'Italia.

Le domande nella seconda parte mettono in dubbio appunto la possibilità che ci fossero quelle Regioni e soltanto loro. Naturalmente, le Isole hanno maggiori probabilità rispetto agli altri, perché sono evidenziate dalla geografia. Il massimo di difficoltà si concentra dove i confini non sono né naturali né storici (tradizionali), per esempio tra Lombardia e Piemonte, tra Emilia e Toscana, tra Lazio e Abruzzo e Campania.

Alcune Regioni, invece, possono anche avere confini verosimili, ma hanno meno probabilità di altre di essere sopravvissute come Stati: quelle dell'ex-Stato della Chiesa e del Regno di Napoli.

In totale, tra confini assurdi e Regioni storicamente meno indipendenti, il quadro della attuali Regioni è poco probabile; a seconda di quanto collochiamo il punto di divergenza definitivo, potremo avere un Principato di Piemonte, una Repubblica di Genova, un Ducato di Milano, una Repubblica di Venezia, un Vescovato di Trento, uno di Bressanone, una Contea del Tirolo, un Patriarcato del Friuli, un Granducato di Toscana, un Regno di Sardegna e un Regno di Sicilia, ma tutto il resto sarà o più piccolo (Ducati Padani) o più grande (Stato della Chiesa, Regno di Napoli) delle Regioni. In particolare, per il Regno di Napoli dovremmo tornare all'XI. secolo per avere un Ducato di Puglia e Calabria, i Principati di Salerno, Capua e Benevento e i Ducati di Amalfi, Sorrento, Napoli e Gaeta (lasciando gran parte degli Abruzzi al Ducato di Spoleto...), dunque un quadro considerevolmente diverso dalle attuali Regioni...

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Invece Enrica S. vuole sbizzarrirsi:

OK, Damiano, io ci provo a raccogliere la sfida. Spero di non dimenticare nulla e nessuno.

La Repubblica di Genova sopravvive fino al presente entro i confini pressappoco dell'odierna Liguria, pur essendo costretta a cedere la Corsica alla Francia.

Anche la Repubblica di Venezia, essendosi schierata contro Napoleone fin dalla I Coalizione, è ricostituita dopo il Congresso di Vienna per iniziativa di Russia e Inghilterra. Però deve cedere Bergamo e Brescia (con tutti i territori lombardi) allo Stato di Milano, unito all'Austria, e la provincia di Udine (il Friuli) al territorio metropolitano austriaco.

Dopo le Cinque Giornate di Milano lo stato milanese si separa dall'Austria e diventa indipendente, coincidendo con la Lombardia attuale tranne Lomellina e Oltrepò Pavese, che restano ai Savoia. Il Friuli resta all'Austria.

Il Ducato di Parma e Piacenza viene lasciato in eredità dal suo ultimo duca al Ducato di Modena e Reggio. Nel 1866, approfittando della sconfitta austriaca a Sadowa, Bologna e le Legazioni si separano dallo Stato Pontificio, Modena caccia il Duca e si unisce a Bologna e Romagna a formare la Repubblica di Emilia-Romagna con capitale Bologna. Il Granducato di Toscana concede una costituzione liberale e un parlamento e sopravvive fino ai giorni nostri entro i confini della nostra Toscana, gli Asburgo-Lorena sono ancora in sella.

Lo Stato Pontificio (senza Bologna e Legazioni) e il regno delle Due Sicilie sopravvivono al secolo XIX.

Dopo la Prima Guerra Mondiale il Friuli e la Provincia di Trento si separano dall'Austria, ridotta entro i confini attuali. Invece la Provincia di Bolzano resta austriaca.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il Regno di Sardegna e il Regno delle Due Sicilie si schierano con Hitler, lo Stato di Milano e il Trentino con gli Alleati, le Repubbliche di Genova e di Venezia, lo Stato Pontificio e gli stati italiani minori restano neutrali. Dopo la sconfitta dell'Asse, i Savoia vanno in esilio. Il Piemonte deve cedere Savoia e Nizza alla Francia, la Lomellina e l'Oltrepò Pavese allo Stato di Milano (che così viene a coincidere pressappoco con la nostra Lombardia), la Sardegna e la Valle d'Aosta diventano indipendenti sotto protettorato francese. L'Austria deve cedere Bolzano alla Repubblica di Trento, si forma così uno stato analogo al nostro Trentino-Alto Adige. La Jugoslavia di Tito occupa l'Istria fin qui appartenuta al Friuli, ma Stalin lo costringe a restituire Gorizia e Trieste. Destino peggiore tocca al Regno delle Due Sicilie, che cessa di esistere, spartito in zone di occupazione. La Sicilia diventa indipendente sotto protettorato inglese. Gli Stati Uniti occupano la Campania e la Calabria. La Francia occupa Abruzzi e Molise. L'URSS occupa la Basilicata e la Puglia. Nel 1949 si tenta la costituzione al Sud di uno stato federale sul modello della Germania Ovest nelle zone occupate da americani, francesi e britannici, ma l'Italia non è la Germania: Campania, Calabria e Abruzzi-Molise dichiarano l'indipendenza. L'URSS crea la Repubblica Popolare dello Ionio formata da Puglia e Basilicata.

Piemonte, Valle d'Aosta, Repubblica di Genova, Stato di Milano, Granducato di Toscana, Campania, Calabria e Sicilia entrano a far parte della NATO. Repubblica di Emilia-Romagna, Friuli e Repubblica Popolare dello Ionio entrano nel Patto di Varsavia. Repubblica di Venezia, Trentino-Alto Adige, Sardegna, Stato Pontificio e Abruzzi-Molise restano non allineati.

Nel 1957 Piemonte, Valle d'Aosta, Repubblica di Genova, Stato di Milano, Granducato di Toscana, Sicilia e Sardegna sono tra i fondatori della Comunità Economica Europea con Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Nel 1968 in conseguenza del Concilio Vaticano II si scatena la tempesta del "Sessantotto". A farne le spese sono lo Stato Pontificio, da cui si separano Umbria e Marche, e gli Abruzzi, da cui si separa il Molise. Invece la cosiddetta "Primavera di Bari" è stroncata nel sangue dalle armate sovietiche e la Repubblica Popolare dello Ionio resta nell'orbita di Mosca. Lo Stato Pontificio sopravvive limitato al solo Lazio, inclusa la provincia di Rieti.

Nel 1973 Repubblica di Venezia, Trentino-Alto Adige, Campania, Calabria, Abruzzi e Molise aderiscono alla CEE insieme a Regno Unito, Irlanda e Danimarca.

Nel 1982 Marche e Umbria aderiscono alla CEE insieme alla Grecia.

Nel 1985 arriva Gorbachev. Il 1989 vede la fine delle repubbliche popolari in Friuli, Emilia-Romagna e nella Repubblica dello Ionio. Quest'ultima si rompe in due pacificamente come la Cecoslovacchia, separandosi in Repubblica di Puglia e Repubblica di Basilicata. Giovanni Paolo II rinuncia al titolo di Capo di Stato e anche il Lazio diventa Repubblica. Fine del protettorato francese su Sardegna e Valle d'Aosta.

Nel 1995 il Friuli, l'Emilia-Romagna e il Lazio entrano nell'Unione Europea insieme ad Austria, Svezia e Finlandia.

Nel 2002 Piemonte, Valle d'Aosta, Repubblica di Genova, Stato di Milano, Trentino-Alto Adige, Repubblica di Venezia, Granducato di Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzi, Molise e Sardegna adottano come moneta l'Euro. 

Nel 2004 Puglia e Basilicata entrano nell'Unione Europea insieme ai paesi dell'Est.

Nel 2007 Campania, Calabria e Sicilia adottano l'Euro.

Nel 2011 anche Friuli, Emilia-Romagna, Basilicata e Puglia adottano l'Euro.

Che ne pensate?

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Renato Balduzzi propone una realtà alternativa:

C'è solo da sbizzarrirsi con la fantasia per arrivare a una situazione italiana "alla jugoslava" con grossomodo una etnia per regione. Ci provo.

Valle d'Aosta: qui si parla francese e franco-provenzale e la religione è calvinista.

Piemonte: gli abitanti sono per la maggior parte cattolici e parlano piemontese e francese.

Liguria: gli abitanti sono orgogliosi della loro etnia ligure e sono calvinisti.

Lombardia: gli abitanti della Lombardia sono molto legati alle regioni di lingua tedesca, hanno una situazione bilingue lombardo-tedesco (un po' come i Romanci dei Grigioni) e sono per metà cattolici e per metà protestanti.

Trentino Alto Adige: paese interamente di lingua tedesca, cultura bavarese e religione cattolica.

Veneto: si parla esclusivamente la lingua veneta, retaggio dell'antica indipendenza.

Friuli Venezia Giulia: qui si parla una lingua slava affine allo sloveno.

Emilia Romagna: in questa zona, oltre all'emiliano e al romagnolo, gli abitanti utilizzano la lingua italiana, derivata dal toscano.

Toscana: interamente monolingue, di religione cattolica, è il centro da cui è partita la conquista dell'Italia.

Marche: nel corso del Quattrocento, per scampare ai Turchi, molti slavi della costa dalmata trovarono rifugio nella regione. Gli slavi riuscirono ad imporre la propria lingua ai marchigiani. Per questo le Marche sono una regione slavofona di religione cattolica.

Umbria: l'avanzata ortodossa da Sud fu contrastata dai vescovi di Perugia, Assisi e Gubbio nonché dai Francescani. In Umbria si parla italiano e si pratica la religione cattolica.

Lazio: qui non venne mai meno l'importanza dello Stato della Chiesa. La religione è dunque cattolica e si parla in lingua italiana. Tuttavia esistono alcune regioni al confine con la Campania in cui si segue il cristianesimo ortodosso.

Campania: a causa dell'influenza bizantina nella regione, si segue il cristianesimo ortodosso. L'antico ducato bizantino di Napoli strappò con la forza le terre cattoliche longobarde ricacciando gli abitanti verso l'Abruzzo. Esistono tuttavia ai confini notevoli minoranze cattoliche. In questa zona gli abitanti parlano in napoletano.

Abruzzo: il paese è di religione cattolica e, nonostante il dialetto sia simile al napoletano, la lingua ufficiale è l'italiano.

Molise: il Molise è prevalentemente ortodosso, e si parla in napoletano.

Puglia: in questa regione l'Impero Bizantino ha fatto sentire maggiormente la sua influenza. E' quindi quasi interamente grecofona e ortodossa, tranne le zone di confine con la Basilicata e la Campania, cattoliche.

Basilicata: qui si segue la religione cattolica, ma si parla la lingua greca, con forti minoranze napoletane.

Calabria: qui si parla calabrese e si segue la religione ortodossa, ma nelle regioni meridionali i musulmani di lingua araba sono maggioritari.

Sicilia: l'invasione ottomana ha riaperto le frontiere col Nordafrica cancellando l'identità romanza della regione. Sostanzialmente la Sicilia è un'appendice della Tunisia.

Sardegna: da sempre legata alla corona spagnola, qui è ufficiale lo spagnolo ma è parlato anche il sardo. Forte l'identità cattolica per contrastare gli attacchi musulmani da sud.

Che ne dite? Troppo audace?

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Ma Falecius gli fa notare:

Interessante, ma in Jugoslavia non c'era neanche vagamente, se non per la Slovenia, e anche là solo in parte, una etnia per regione. In effetti non credo che una cosa come una regione con dei confini amministrativi delineati da una linea chiusa continua, in nessuna parte della terra, quale che sia la linea, possa mai definire esattamente tutto e solo il territorio di una qualsivoglia etnia.

Comunque, per stare al gioco, in una situazione così "balcanizzata" basterebbe un mancato accordo sul rispetto di qualche minoranza per vedere saltare la polveriera. Io prevedo: guerra tra Marche ed Emilia per il contenzioso territoriale (reale) dell'Alta Marecchia. L'Emilia Lunense, se non tutta l'Emilia, disinteressata al conflitto secede, lasciando la grana ai romagnoli. Guerra emiliano-romagnola, presto conclusa dopo l'annessione marchigiana di Rimini. Comunque le Marche non ridono. Il Sud, poco interessato ad avventure nel Montefeltro, protesta per i costi della guerra, e comincia a formarsi un movimento secessionista piceno particolarmente forte nell'Ascolano e nel Fermano. L'Abruzzo, preoccupato, cerca di frenare le velleità picene di Teramo. Intanto esplode il conflitto campano-laziale su Gaeta, interrotto dalla Guerra di Secessione della Silenia. Puglia e Molise ne approfittano per occupare parte del Beneventano. Mentre la Puglia è obbligata a ritirarsi dal crescere delle proteste salentine, il Molise avanza e proclama il Molisannio, inducendo la Basilicata ad invadere immediatamente la zona di Eboli. A questo punto la Campania capitola, ma il Lazio non riesce a profittare della situazione a causa dell'invasione Umbro-Toscana. Ci sarebbero altre storie interessanti, come le feroci guerre etniche tra Trentino ed Alto Adige e la Guerra d'Indipendenza Friulana (che sarebbe probabilmente vinta, grazie all'alleanza stategica con l'indipendentismo bellunese, contro la coalizione di Veneto e Venezia Giulia, ovviamente cedendo i comuni sloveni alla Slovenia in cambio di assistenza contro i giuliani: un Grande veneto indipendente che controlli Trieste sarebbe l'incubo di sloveni e croati, se seguisse tentazioni revansciste). Inoltre, la Valle d'Aosta avrebbe il sostegno francese e lombardo contro le eventuali mire del Piemonte, che invece si alleerebbe con la Svizzera, preoccupata dalle ambizioni di Milano sul Canton Ticino e ansiosa invece di riprendere finalmente la Valtellina (che dal canto suo non vede l'ora). A questo punto c'è la guerra europea e la faccenda non riguarda più le sole regioni italiane...

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Anche Tiziano dice la sua in proposito:

==IL MERIDIONE==
La CAMPANIA FELIX diventerà presto una federazione. Terra di Lavoro, Sannio, Princ.Citra e Napoli. 
Infatti, subito dopo la divisione dell'Italia, come la Campania dichiara guerra al Lazio, nel Principato Citra (Salerno) nascono moti secessionistici, appoggiati dalla Basilicata. Trattandosi in gran parte di terre povere, il governo cedette il sud della provincia (Cilento), ma mantenne la pianura del Sele con forte occupazioni e repressioni, precise e coincise, senza spargere sangue più del necessario.

Impegnata sul fronte interno, la Campania decide di sospendere temporaneamente il conflitto col Lazio, per riorganizzarsi; per via del troppo accentramento passato, riprende le province borboniche con molta autonomia: Terra di Lavoro (Caserta), Irpinia (Avellino), Princ. Citra (Salerno) con una speciale autonomia e molta occupazione napoletana. Istituita anche la Provincia di Amalfi, con i territori dell'antica Repubblica.
Inoltre, seguendo le spinte neoborboniche, viene fatto tornare al trono il re. Si tiene così un referendum per scegliere tra i Borbone ed i Murat, vinto probabilmente dai primi: così Carlo I viene incoronato re di Campania, seppur le province hanno altri governi. Infatti egli è duca di Napoli e Terra di Lavoro, ma non di Amalfi, dove regna la repubblica. Infatti vi si è imposto un che saprà essere una valida spalla per il re, ma saprà anche sviluppare, con idee innovative, la sua repubblica, stretta tra monti e mare.

Lo stato riprende così la guerra per prendere Gaeta; per sconfiggere il Lazio decide di allearsi con l'Abruzzo. Al che, al Lazio si allea il Molise, ma le loro forze sono poche: in un baleno, la fertile valle del Liri, la costa di Gaeta e la punta (come si chiama?) del Molise vengono annessi alla Campania, mentre metà della provincia di Rieti ed il resto del Molise tornano negli Abruzzi, ora chiamati Sabio, che anche riprendono l'organizzazione borbonica.

Inoltre il Lazio torna sotto podestà pontificia, ma con molto influenza e protezione da parte dei Borbone.

Anche le Puglie hanno la loro bella grana, però: le rivolte nel Salento. Seguendo l'esempio della Campania, anche queste riprendono l'organizzazione borbonica in chiave federalistica: nascono le province autonome di Capitanata (Foggia), Terra d'Otranto (Lecce) e Terra di Bari.

La Basilicata invece non ha rivolte, anzi, ne vorrebbe approfittare per espandersi, anche dopo che, con un colpo di stato, vi è stata istaurata la monarchia. Purtroppo però essa non ha abbastanza forze, e, volendosi allargare in Calabria, propone un'unificazione tra i due stati, subito respinta. Così un'azione congiunta di Sicilia e Basilicata invade l'estremo della penisola; così esso viene annesso alla Sicilia, eccezion fatta dei distretti di Castrovillari e Rossano, settentrionali, che entrano a far parte della Basilicata, ora Regno di Lucania.
Nonostante le guerre inter-regionali, possiamo notare una cosa abbastanza importante: molte regioni (tutte, nel Meridione) riprendono la suddivisione amministrativa pre-unitaria.

==IL SETTENTRIONE==
Inizialmente organizzato come "Confederazione Padana", ben presto sorsero i primi problemi. Da subito i "Terroni" (in quanto superiori) vennero perseguitati, ma dopo i primi tempi alcune regioni incominciarono a distaccarsene.

Prima, l'Emilia-Romagna, entrata in guerra con le Marche per il contenzioso territoriale dell'Alta Marecchia. Infatti, l'Emilia Lunense ne approfitta per distaccarsi dalla Romagna, ed alleandosi con le Marche caccia le forze sovrane addirittura oltre Ravenna! Qui poi l'esercito marchigiano finirà l'opera, acquisendo la Romagna.
Sin da subito l'Emilia si presenta come una federazione: gli stati che la compongono sono infatti i ducati di Parma (e Piacenza) , Modena (e Reggio), la Legazione di Bologna e quella di Ferrara. Ma deve ancora espandersi… Manca ancora Lucca e Mantova, infatti.

==La Grande Guerra Italiana==
Intanto nella Lega il Veneto e l'Est della federazione vengono incominciati ad esser visti un po' come prima era visto il Sud; perciò il Piemonte preme molto per la secessione dello stesso. I veneti, indignati, escono tramite referendum dalla federazione, e subito vi dichiarano guerra. Dalla loro si schierano, oltre l'Emilia, anche l' "asse" Napoli-Aquila, e con loro anche il Lazio pontificio, e le Puglie.

Con la Padania (ora ristretta al solo Triangolo industriale Sabaudo, ovvero Piemonte, Lombardia e Liguria, oltre Aosta) si schierano invece la Croazia e la Slovenia, impaurite dalla Repubblica Veneta, l'Umbria, e la Sicilia, che vi è stranamente legata (tanto da non essere considerata Terronia).

Importanti anche i movimenti indipendentisti dell'Alto Adige e del Friuli; al primo viene concessa l'annessione all'Austria, ed al secondo una certa autonomia.

Questa lunga guerra dura 3 anni, causando l'uscita dall'Unione Europea degli stati ex-Iugoslavi (Slovenia, Croazia) e la sospensione a tempo indeterminato della Francia: questo perché anche in Europa si sono creati schieramenti contrapposti (Francia, Slovenia, Croazia, Inghilterra, Belgio e Lussemburgo con la Padania; Spagna, Germania, Grecia, Austria e Turchia con Venezia), che entrano in tal contrasto da sembrare in guerra. E, quando Francia, Slovenia e Croazia schierano i loro eserciti, vengono sospese. Subito la Francia li ritira, non imitata dalle forze ex-Iugoslave.

Alla fine di questa lunga guerra, vi sono cambiamenti territoriali non trascurabili. Vince Venezia ed alleati, a discapito degli alleati padani.

Viene sciolta la Federazione Padana, viene creata la Repubblica Federale di Venezia, comprendente: il Veneto e le provincie autonome di Friuli e Dolomiti(Venezia Euganea), Istria, Goriziano e Triestino (Venezia Giulia), Trentino (Venezia Tridentina), Lombardia orientale (Venezia Orobia \ lombarda) e Dalmazia (Venezia Dalmata).

L'Emilia annette Mantova (Ducato di Mantova) e Spezia.

L'Umbria entra a far parte dello Stato Pontificio, che vende Gubbio e dintorni alle Marche.

Forti indennizzi agli altri.

Dalla secessione della Padania, nascono delle guerriglie simili a quelle post-Iugoslave: in breve la Lombardia annette la Val d'Ossola ed altre zone, mentre la Liguria, divenuta Repubblica di Genova, annette le varie zone dell'Appennino dipendenti da Torino, la quale acquisisce solo, con un colpo di mano, la Val d'Aosta.

Piccoli cambiamenti di confine e migliaia di morti, soprattutto piemontesi. Alla fine in Piemonte restano più "terroni" che piemontesi (i primi si erano nascosti in villaggi sperduti tra i monti, evitando la leva militare); con un abile colpo di mano (e l'ausilio di poche truppe napoletane) finisce la persecuzione e incomincia una nuova età per lo stato, seppur non vi è immigrazione dai tempi dell'Italia unita (10 anni).

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A questo punto, non possiamo non riportare l'intervento di Bhrghowidhon:

Da notare che, a rigor di termini, i Ducati di Parma e Modena, il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio erano più indipendenti prima che dopo il 1860 (per lo Stato Pontificio si può argomentare più a lungo, giacché la Capitale è alla fine rimasta a Roma e le altre regioni sono rimaste dipendenti dopo come prima).

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E Massimiliano Paleari concorda:

Beh, forse più che "si realizza l'indipendenza delle regioni" potremmo dire che "si conserva l'indipendenza delle regioni", se diamo al termine "regione" il significato di "stato pre unitario". Solo in un caso peraltro abbiamo una sostanziale coincidenza con il termine "regione" nella nostra eccezione geografica: è quello della Sicilia, che in effetti sarebbe potuta divenire indipendente con una spedizione dei Mille interrotta a metà, come nell'ucronia prospettata (Stato che però sarebbe sicuramente finito nell'orbita britannica). In tutti gli altri casi tale coincidenza non c'è, nemmeno nel caso della Toscana, dove l'area della Garfagnana/Lunigiana rientrava nella sfera statuale dei due piccoli Ducati emiliani.

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Ed ecco il dotto parere di Bhrghowidhon:

Ciò a sua volta mostra l'incoerenza della suddivisione in Regioni come è stata attuata nel Regno d'Italia e poi nella Repubblica Italiana; si hanno infatti i seguenti criterî:

1) Regioni più o meno corrispondenti ad antichi Stati (a volte non più esistenti nel 1859):

Regno di Sardegna (in senso stretto: l'isola), Principato di Piemonte (escluso il ducato di Aosta), Ducato (ex-Repubblica) di Genova, Regno (ex-Repubblica) di Venezia (esclusi i Contadi di Bergamo e Brescia e la Patria del Friuli oltre che i Dominî d'Oltremare), Granducato di Toscana (+ Repubblica di Lucca)

2) Regioni composte dall'unione di più Stati (o parti di Stati):

Lombardia asburgica (ex-Ducati di Milano e Mantova, Contadi di Bergamo e Brescia, Valtellina); Ducati di Parma e Modena + Legazioni Pontificie in Lombardia (Ferrara, Bologna) e Romagna; Patria del Friuli + Contee di Gorizia e Trieste (ridotte)

3) Regioni più o meno corrispondenti a suddivisioni di antichi Stati:

Contea del Tirolo (a Sud dello Spartiacque Alpino) e Vescovato di Trento; Marche Anconetana e di Fermo e Camerino; Ducati di Perugia e Spoleto; Comarca di Roma; Ducati degli Abruzzi; Contea del Molise; Capitanata, Terre di Bari e d'Otranto; Terra di Lavoro e Principati; Basilicata; Ducato di Calabria; Regno di Sicilia.

A parte i variabili criterî di aggregazione di antichi Stati o di loro suddivisioni, sono notevolissimi gli anacronismi nell'attuale intangibilità pratica (nonostante lo svolgimento di specifici Referenda popolari) dei confini tra Regioni: per esempio, il confine tra Lombardia e Piemonte risale a quello asburgo-sabaudo fissato dai trattati di Utrecht, Vienna e Aquisgrana (ma con l'eccezione della Lomellina e dell'Oltrepò pavese!), quello tra Lombardia e Veneto al Trattato di Campoformio, mentre Emilia-Romagna e Lazio hanno avuto - con applicazione di altri criterî - ingrandimenti territoriali a spese di Lombardia, Toscana e rispettivamente Umbria, Abruzzi e Campania.

Nel complesso si nota quindi che, dei sei classici criterî di spartizione del territorio tra comunità umane, quello genetico non è neppure preso in considerazione, quello religioso non è applicabile, quelli geomorfologico e linguistico sono costantemente violati, quello storico è sistematicamente incoerente e quello funzionale (o "della volontà popolare") applicato saltuariamente.

Riassumo i criterî applicabili (quello fisico-antropologico non sarebbe stato realizzabile nell'Ottocento se non con approssimazioni grossolane e quello religioso è stato sommerso nei secoli) nella loro formulazione di prima istanza:

i) geomorfologia: Isole, Penisola Appenninica, Cisalpina, queste ultime due articolate nei Bacini Tirrenico, Ionio (ovviamente solo appenninico) e Adriatico, quest'ultimo divisibile in Cisalpina in tre o quattro a seconda dell'enucleazione dei Bacini Padano e Atesino (in totale dieci o undici Regioni: Liguria, Padania, Atesia, Venezia-Friuli, Romagna, Italia Adriatica, Ionia, Tirrenia, Sicilia, Sardegna, eventualmente Corsica, Istria e Dalmazia);

ii) linguistica: Cisalpina (incluse Liguria e Romagna), Ladinia Dolomitica, Friuli, Istria, Dalmazia, Veneto, Toscana, Corsica - Gallura, Italia Centrale, Italia Meridionale Media, Salento - Calabria Ulteriore - Sicilia, Campidano, Arborea, Logudoro (in totale 14 Regioni);

iii) storica: i tre Regni (Sardegna e Due Sicilie), gli altri due Stati di origine bizantina (della Chiesa e Venezia), il Regno Longobardo o d'Italia (articolato in Tuscia e Lombardia, ognuna suddivisa in varie Repubbliche o Ducati) (in totale sette Regioni con ulteriori articolazioni);

iv) antropogeografica funzionale: Isole, i bacini degli otto principali centri industriali continentali (Torino Genova Milano Venezia Bologna Firenze Roma Napoli) con eventuali ulteriori Regioni adriatiche (Venezia Giulia + Istria; Dalmazia; Italia Adriatica) e aree alpine altrimenti gravitanti (Ticino, Tirolo) (in totale circa 16 Regioni).

Nel contesto di un'unica compagine politica (con o senza inclusione di Corsica, Malta, Ticino, Istria, Dalmazia &c.) ognuno dei quattro criterî avrebbe potuto trovare applicazione, forse persino con una combinazione a seconda dell'àmbito di validità della suddivisione (così come anche oggi la geografia postale, quella telefonica, quella elettorale & c. differiscono tra loro).

Se invece l'ucronia parte dalla situazione della metà dell'Ottocento (grosso modo 1850), le indipendenze regionali sarebbero prevalentemente coincidenti col criterio storico a meno di compromessi con la situazione geopolitica e militare.

Accanto quindi alla separazione delle Due Sicilie si possono quindi immaginare i seguenti scenarî più o meno secessionistici:

1) nei Dominî Sabaudi, separazione del vero e proprio Regno di Sardegna, del Ducato (restaurato in Repubblica) di Genova e del Principato di Piemonte, cui probabilmente resterebbero unite la Savoia e la Contea di Nizza;

2) nei Dominî Asburgici, separazione del Regno di Lombardia (i cui Comuni valchiavennaschi e valtellinesi di San Giacomo Filippo, Campodolcino, Madesimo, Livigno, Valdidentro, Bormio, Valfurva e Valdisotto potrebbero tornare ai Grigioni) e della restaurata Repubblica di Venezia (con o senza Dominî in Istria e Dalmazia); eventuale secessione dal Granducato di Toscana delle restaurate Repubbliche di Siena e Pisa e del Ducato di Lucca ed eventuale restaurazione del Ducato di Massa nuovamente staccato dal Ducato di Modena;

3) dalla Francia potrebbe rendersi indipendente la Corsica;

4) Malta potrebbe tornare a essere autonoma, come Stato dei Cavalieri, sia pure come Protettorato Britannico.

In totale si avrebbero quindi quindici Stati, senza contare i territorî che rimarrebbero (o tornerebbero) svizzeri o austriaci.

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Massimiliano commenta:

Concordo complessivamente con l'analisi. Ho solo una riserva riferibile all'ipotesi di spartizione della Toscana nelle sue componenti costituenti prima dell'espansione fiorentino (repubblicano, mediceo o lorenese che dir si voglia). Passi per Lucca, antica repubblica che conservò l'indipendenza fino a Napoleone, ma vedo la cosa poco giustificata per Pistoia, Pisa e Siena, entità statali indipendenti fino al medioevo o al massimo agli albori dell'età moderna. In altre parole, trovo la "toscanità" (con l'eccezione dell'area apuano/lunense/garfagnana) un collante sufficientemente solido a metà ottocento per sopravanzare le specifiche spinte centrifughe subregionali.

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Bhrghowidhon gli risponde franco di porto:

Lucca certamente, se partiamo dal 1850 aveva perso l'indipendenza da soli tre anni, quindi non c'è dubbio; a Pistoia non pensavo, mi limitavo a Pisa e Siena perché nel primo caso ancora all'epoca c'era una differenza linguistica molto sensibile (per cui il pisano - detto antico pisano - era assai simile al lucchese dell'epoca - detto antico lucchese e privo delle caratteristiche innovazioni del fiorentino moderno, per esempio la cosiddetta "gorgia toscana") e in entrambi il risentimento contro Firenze era ancora vivissimo (dai miei trascorsi pisani e senesi direi che è ossessivo ancora oggi o almeno qualche decennio fa). Comunque è vero che nel 1850 l'unità toscana era già realtà e quindi, se ci limitiamo alle indipendenze regionali, si può evitare l'ulteriore divergenza costituita dalle restaurazioni delle Repubbliche (altrimenti altrettanto varrebbe prima di tutto per la Lombardia e a seguire anche in Veneto, Marche e Umbria).

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Anche Paolo Maltagliati si inserisce nella discussione:

Siamo così abituati alla suddivisione attuale che riesce difficile pensare che le cosa possano essere diverse da come sono sempre andate. Per questo i Referenda sono andati incontro ad un sostanziale fallimento.

Venendo a noi, penso che ci sia un altro punto di riferimento, oltre a quello dei legislatori che, almeno a livello ideologico era presente: le undici province augustee. Per me hanno un po' preso anche da quelle...

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E il solito Bhrghowidhon gli risponde:

Il classicismo più evidente è l'Emilia; la Liguria è rimasta sottodimensionata (praticamente l'ex-Repubblica di Genova e qualche arrotondamento nei Feudi Imperiali), la Transpadana è rimasta spaccata da secoli di lotte sabaudo-viscontee, -sforzesche e -asburgiche (mentre il Piemonte sarebbe propriamente una subregione della Lombardia e gli stessi Savoia miravano anzitutto a diventare Duchi di Lombardia, quindi la distinzione tra Lombardia e Piemonte è contraria a entrambi i punti di vista persino 'dinastici'), la Venezia e Istria (che a suo tempo rifletteva le costellazioni politiche di due secoli prima) si sarebbe sovrapposta meglio alla ex-Repubblica di Venezia, ma il confine è poi invece rimasto quello (del tutto contingente) di Campoformio.

Nella Penisola, la massima discrepanza è il Lazio, che continua la Comarca Romana composta sia dal Lazio antico (senza l'annessione a suo modo imperialistica della Campania) sia dalla Tuscia meridionale; anche la Campania è corrispondentemente più estesa (oltre che appunto staccata dal Lazio); Umbria, Piceno e Sannio sono modificati da spostamenti di confine (ovviamente avvenuti in quindici secoli!) curiosamente per la maggior parte in senso antiorario; tra Puglia - Calabria e Lucania - Bruzzio spicca il distacco (bizantino) della Basilicata, che eredita la denominazione classica di Lucania. Queste modifiche si sono fissate per lo più nei secoli XII.-XIII. (a parte quelle introdotte dal 1927 in poi).

I Referenda di per sé hanno avuto successo presso l'Elettorato, solo che le intenzioni (tutt'altro che immoblilste) dei veri Decisori (del tutto opachi all'opinione pubblica) vanno in altra direzione, sistematicamente contraria non solo alla Storia, ma - che è peggio - alla Geografia (fisica e antropica), all'Etnolinguistica ed evidentemente persino alla Volontà Popolare. Non mi stupirei che tra qualche tempo si riesumasse un progetto di tipo tardosettecentesco (di solito citato per la Rivoluzione Francese, in realtà invece applicato soprattutto nei confini tra Colonie Inglesi e Confinanti) di calare una rete di confini ortogonali (durante il Ventennio si era già infiltrata una tendenza del genere, poi rimasta in alcuni Toponomasti, consistente nella sostituzione delle indicazioni di Provincia & c. con i numeri di riquadro dell'Istituto Geografico Militare).

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Degna di nota è la domanda di Ainelif:

Come sarebbe cambiato il volto della città di Firenze se questa fosse rimasta capitale d'Italia per svariati motivi? Magari il Papa resta regnante della sola città di Roma mentre il Lazio è annesso, o lo Stato Pontificio continua ad esistere (difficile), o Roma è annessa ma non diventa capitale. Quali sarebbero stati i palazzi del Parlamento e dei Savoia?

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Bhrghowidhon gli fa notare:

Che Firenze rimanesse Capitale era prescritto dalla Convenzione di Fontainebleau del 15. settembre 1864 fra la Francia e il Regno d'Italia. Che il Papa restasse regnante della sola città di Roma era l'accordo di Plombières del 21. luglio 1858 (dove però l'annessione del Lazio era al Regno dell'Italia Centrale sotto Girolamo Buonaparte [col dittongo uo] e Ludovica Teresa Maria Clotilde di Savoia figlia di Vittorio Emanuele II.). Che lo Stato Pontificio continuasse ad esistere era il dettato dell'Armistizio di Villafranca dell'11.-12. luglio 1859 fra Napoleone III. e Francesco Giuseppe. Che Roma fosse annessa ma non diventasse capitale era ciò che desiderava il Partito Cattolico.

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Mentre Tommaso Mazzoni gli replica:

Beh, è molto probabile che la città sarebbe cresciuta, inglobando nei suoi confini Sesto Fiorentino, Greve in Chianti, Scandicci e Fiesole. Palazzo Pitti (o una nuova dimora costruita per l'occasione) sarebbe il palazzo reale; La sede del Parlamento sarebbe in Palazzo Vecchio, mentre edifici come Palazzo Fenzi ospiterebbero i ministri. la sede del Presidente del Consiglio sarebbe forse un nuovo palazzo costruito al posto della vecchia stazione Leopolda. Palazzo Leopoldo suona anche bene.

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Aggiungiamo l'idea di MorteBianca: l'ITALUX!

Vorrei proporvi uno scenario in cui, sulla scia del BENELUX, gli stati italiani pre-unitari restano separati, ma tendono poi a formare un'unione in epoca recentissima, quindi non si parla dei modelli confederali neo-guelfi e di giobertiniana memoria. Inoltre a seconda degli stati e delle descrizioni proporrò implicitamente la loro storia.

La Repubblica Unita Genovese, la Serenissima Repubblica Federale Veneta, il Regno delle due Sardegne, la Repubblica Toscana, la Repubblica Italiana alpina, lo Stato Pontificio, l'Unione delle Due Sicilie e il Regno di Milano, poco dopo la Prima Guerra Mondiale, avevano già avviato una serie di dialoghi nella speranza di unirsi economicamente e politicamente nella speranza di non spaccare l'Italia in un secondo conflitto. La cosa era in particolare spinta dal Regno di Milano e il Regno delle Due Sardegne, ma osteggiato dall'Unione Duosiciliana e la Serenissima, dicotomia che rispecchiava quella nella Lega delle Nazioni, benché trovasse notevoli consensi nella Repubblica Toscana e in quella Alpina (dove molti speravano di far rivivere gli ideali Garibaldini, Cavouriani, Mazziniani e Giobertiniani dei falliti moti risorgimentali).

Con la Seconda Guerra Mondiale il Nord Italia si ritrovò nuovamente spaccato in due: la Serenissima Repubblica venne annessa (ed inglobata nella "Grande Austria" come componente del Terzo Reich) mentre il Regno di Milano era ormai fascista da un ventennio, ed intendeva vendicarsi dello storico nemico, la vicina duplice monarchia sabauda. Con l'aiuto di Hitler l'Italia del Nord venne rapidamente conquistata e sottomessa, la maggior parte dei regnanti e governi si rifugiò nello stato pontificio, mentre l'Unione Duosiciliana, nelle mani del nazionalista ed ultra-conservatore Antonio di Franco, ex ministro di Guerra dell'Unione, sostenitore della causa borbonica post-Prima Guerra Mondiale e soprannominato "il Franco Italiano", che si mantenne rigorosamente neutrale per evitare una seconda batosta, pur sostenendo l'Asse in vari modi. Di Franco si mantenne neutrale fino a quando il conflitto non si delineò come palesemente a favore degli Alleati, quando si offrì di far sbarcare le truppe alleate nel mezzogiorno e di partire per la liberazione del Nord. Il Papa, che concesse l'apertura dei confini per far passare le truppe alleate, pagò la sua decisione con una momentanea invasione di Roma e il suo conseguente rastrellamento, nonché una momentanea deposizione. Anche le truppe nella Libia Duosiciliana fecero la loro parte, liberando la Tunisia Piemontese.

Non furono così fortunati i monarchi milanesi, accusati di connivenza con il regime fascista mussoliniano e fuggiti in esilio in Svizzera (con sei camion pieni d'oro), mentre i partigiani comunisti guidati da Togliatti prendevano il potere in Lombardia. La Francia appena liberata sosteneva il ritorno dei Savoia (accolti dalla folla festante), che comunque erano già stati reinstallati in Sardegna. L'ultima a resistere fu l'ex Serenissima, occupata dai fascisti.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale giunse la tanto attesa spartizione, e anche la penisola italiana non ne fu esente:

-La Repubblica Socialista Lombarda era rigorosamente allineata con l'URSS
-La Duplice Monarchia Sabauda ottenne riparazioni di guerra al confine con la Lombardia
-La Serenissima Repubblica Veneta ottenne riparazioni dall'ex terzo reich, ottenendo l'Alto Adige da unire al Trentino, e dalla Lombardia stessa. 
-La Repubblica Alpina e quella Toscana vennero ripristinate senza modificazioni territoriali
-L'Unione Duosiciliana poteva fregiarsi del titolo di "Salvatrice dell'Italia", nonché di un grandissimo sviluppo economico durante la guerra (in cui è rimasta neutrale quasi sempre, venendo armi ad ambo le fazioni), investimenti e una crescita capace di diminuire di parecchio il gap fra l'Unione e le altre nazioni del Sud, facendola diventare la nazione più potente della penisola.

Subito la Duplice Monarchia e la Repubblica Unita Ligure entrano nella NATO, Venezia non entra subito ma viene comunque finanziato un colpo di stato che assegna tutto il potere al Doge, che instaura una dittatura di colonnelli (essendo incuneato fra Lombardia e Jugoslavia) e che entrerà dopo diversi anni nella NATO.

La Repubblica Alpina e quella Toscana invece prenderanno ancora tempo, scosse come sono da lotte di potere fra i Partiti Comunisti e quelli Popolari, Liberali e Democristiani. L'Unione Duosiciliana, come la Spagna, vive di finanziamenti da parte degli Stati Uniti per reprimere con forza ogni sommossa e movimento socialcomunista (soprattutto quelli in Sicilia, che propongono una secessione e un allineamento con il mondo sovietico sull'esempio della Lombardia). Furono però la Repubblica Alpina e quella Toscana a proporre l'idea di una Unione Italiana definitiva, aldilà degli schieramenti politici. La loro iniziativa non venne accolta (I Savoia e Venezia volevano semplicemente una coalizione NATO, che magari avesse loro come potenze centrali) quindi decisero di unirsi per i fatti propri, eliminando le dogane e i dazi, creano dei passaporti uniti, accordi economici in comune e formando la cosiddetta Unione dell'Italia Centrale. I piani successivamente vennero ripresi ed incoraggiati dalla NATO (in funzione anti-sovietica), purché la futura unione avesse una tinta decisamente liberista. Mentre le Due Sardegne entrava nell'Unione, la Repubblica Alpina e la repubblica Toscana entravano nella NATO. L'Unione DuoSiciliana continuava il proprio splendido isolamento, quella Veneta continuava il proprio non così splendido isolamento (rischiando più volte il colpo di stato comunista). Venezia entrò successivamente (contribuendo alla Crisi Missilistica e facendo da parallelismo italiano alla Turchia: qualcosa di molto lontano e meno "Europeo" di altre nazioni non membre della NATO, e molto più vicina al cuore pulsante del nemico). Con il crollo dell'URSS anche Milano entrò nella NATO, e successivamente nell'Unione. L'Unione occidentale però (Due Sardegne, Toscana, Alpina) aveva già creato la Lira Italiana unita.

Con la morte di Di Franco il Difranchismo Duosiciliano finisce e la nazione ripristina la democrazia ed entra entusiasta nell'Unione, che si ritrova adesso una potenza economica e un territorio raddoppiato, cosa che spinse Milano e Venezia ad accettare la Lira (per fare da contraltare al Franco Duosiciliano, moneta molto forte) e Milano-Firenze-Lucca a formare un'Alleanza Italiana Difensiva. Con l'adozione dell'Euro tutto cambia, anche per l'Unione Italiana. Torino, Firenze e Lucca formano un'Alleanza Offensiva con la quale intervengono militarmente in operazioni di pace nella ex Jugoslavia, in Israele e in varie nazioni africane. Milano e Venezia entrano nella Coalizione difensiva, le Due Sicilie entrano nell'Unione monetaria (la Lira Italiana) e, poco dopo, entrano anche nell'Euro. In questo periodo anche lo Stato Pontificio entra nell'Unione Italiana (che sorvola sulla mancanza di democrazia politica) per facilitare gli scambi commerciali ed avviare trattati di mediazione (anche religiosa) con le altre nazioni. Con gli attentati dell'11 Settembre e le minacce di Al Quaeda a Roma la coalizione decide di accelerare i tempi: Torino, Firenze e Lucca decidono di unificare i propri eserciti, nasce l'Esercito Cisalpino Unito (che può risulta meno imbarazzante adesso, in paragone al ben più mastodontico esercito duosiciliano). Il Quartier Generale Italiano viene ovviamente posto a Torino (Piccola curiosità: i Carabinieri sabaudi sono una forza unica in tutto l'esercito italiano, e l'unica che nel proprio giuramento nomina esplicitamente il Re, anche se solo come garante della validità dell'Unione). L'Alleanza militare si estende anche a Milano e Venezia (adesso tutto il Nord Italia agisce militarmente in blocco), l'esercito Duosiciliano firma una Duplice Alleanza con l'Alleanza Militare Nord-Italiana (con la quale ora tutta la penisola agisce in blocco in caso di attacco), mentre Roma accetta l'Euro e stringe ancor di più le proprie relazioni economiche con il resto dell'Italia. La Banca Centrale Italiana è posta a Milano.

Nel 2008 l'Unione Italiana fa un passo fondamentale, dandosi per la prima volta una struttura confederale unificata (facendo avanzare le tappe dell'unificazione alle altre nazioni).

La Confederazione Italiana si dota di una Costituzione Unita, che fa menzione delle radici cattoliche della cultura italiana (per contentare Roma) ma che sancisce la Libertà religione e laicità amministrativa e politica di tutta la Confederazione (quindi il Papa diventa come la Regina d'Inghilterra: capo di Stato e capo della Chiesa, ma distinto nelle due funzioni, cosa che causa non pochi mal di pancia alla destra romana, capeggiata da Marcinkus). Vengono cambiate le capitali: quella politica è ovviamente Roma, quella Militare è Napoli (perché il maggior contributo dell'esercito, anche proporzionalmente, viene dal Sud), quella Economica è a Milano, quella giudiziaria a Torino (la Corte Suprema Italiana). Firenze è considerata in modo non ufficiale la capitale culturale Italiana (qui c'è l'Accademia della Crusca (che regola le lingue delle varie nazioni, le relazioni fra loro e il tentativo di un Italiano Franco dei documenti istituzionali ed ispirato al Fiorentino con elementi siciliani), qui c'è la sede centrale del Ministero dell'Istruzione e dei Beni Culturali, qui vengono coordinati i parchi naturali e i parchi storici). La Confederazione gode di 8 stati membri: la Serenissima Federazione del Triveneto, la Repubblica Unita di Genova, il Regno delle Due Sardegne, la Repubblica Milanese, la Repubblica Toscana, la Repubblica Alpina, lo Stato Pontificio e l'Unione Duosiciliana. Ovviamente vengono mantenute le autonomie insite nei vari stati, che hanno rappresentazioni proprie al parlamento confederale, che quindi rappresenta Piemonte e Sardegna, Liguria e Corsica, Sicilia e Mezzogiorno, Biveneto e Alto Adige). La Repubblica Federale del Triveneto ha rappresentazione unica, ma al proprio interno è distinta nei vari stati (Veneto, Venezia Giulia, Trentino, Alto-Adige, Adriazia, Isole sovrane). Ha due monarchie (Una duplice, quella Sabauda, e una elettiva, assoluta e teocratica, quella Sabauda), tre repubbliche unite e tre repubbliche federali. Vi sono tuttavia numerosi stati che, pur non essendo parte della Confederazione, vi sono legati o comunque vogliono entrare: la Repubblica di San Marino e il Principato di Monaco che sono in unione economica ma non militare, poi c'è la Tunisia, la Tripolitania, la Cirenaica e Fezzan, c'è poi l'Albania che è legata a doppio mandato con l'Unione Duosiciliana. C'è inoltre chi teorizza che Svizzera, Austria e Croazia possano ambire un giorno a diventare parte dell'Unione Italiana. La bandiera è il Tricolore senza nulla in mezzo (i vari stati hanno un qualche stemma per differenziarli dagli altri). La Confederazione gode dell'arsenale nucleare piemontese, le forze aeree Fiorentine (le migliori in Europa), la flotta Veneta (la più valevole dopo quella britannica ed americana), i blindati lombardi (che però, seppur pesanti e numerosi, sono ormai datati) e ovviamente la grande leva duosiciliana. L'attuale Cancelliere è De Luca, capo del Partito Democratico Unitario (Centro, leggermente a sinistra, nel PPE in Europa), vincitore delle ultime elezioni confederali (con somma protesta del rivale, capo del Movimento Cinque Forconi, Di Battista, il quale ha ottenuto più voti a livello federale ma non ha ottenuto abbastanza maggioranze nei singoli stati). Il Direttore della Banca Centrale è Mario Draghi, il Generale Supremo è il giovanissimo Francesco Miceli, il capo della Corte Suprema è Pietro Grasso.

Partiti più votati:
Movimento Cinque Forconi (Anti-Europeista, populista, Partito-Tenda, Onestà in politica, E-Democracy, anti-federalista, segretario Matteo Salvini, candidato cancelliere Di Battista)
Partito Democratico Unitario (Popolare, Democratico, Europeista e Federalista, segretario Matteo Renzi, Cancelliere De Luca)
Fronte Popolare (Coalizione disordinata e litigiosa dei vari ex partiti socialcomunisti, segretario Bertinotti, candidato cancelliere Nichi Vendola)
Unione Sociale Italiana (Nazionalista, neo-monarchica, nostalgica del Franchismo e in certe frange del fascismo, segretario La Russa, candidata cancelliera Meloni)
Liberali Uniti per l'Italia (Liberale, Democratica, liberista, segretario Alfano, candidato cancelliere Berlusconi).

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Tommaso Mazzoni chiosa:

4 Dicembre 2016
Con percentuali variabili fra il 50, 7 e il 60 % in tutti gli Stati a Sud delle Alpi si è votato a favore dell'Unità Confederale.
Faranno parte della nuova unione i seguenti Stati: 
la Repubblica Federale Tirrenica (Capitale Genova, composta da Liguria e Corsica; Repubblica Parlamentare (Semipresidenziale) Federale; Dogessa Raffaella Paita.)
Il Regno di Sardegna ( Capitale Torino; Monarchia Parlamentare Unitaria Regionalizzata, composta dalle Regioni Autonome di Val D'Aosta, Piemonte, Sardegna, Costa Azzurra e Savoia; Re Vittorio Emanuele IV, Primo Ministro Sergio Chiamparino)
l'Arciducato di Milano (Capitale Milano, Monarchia Costituzionale Unitaria, Arciduca Carlo III, Primo Ministro Giuseppe Sala.)
la Repubblica Federale delle Venezie (Capitale Venezia, Repubblica Federale Presidenziale, composta dagli Stati di Veneto, Friuli, Venezia Giulia, Dalmazia, Ragusa, Dodecaneso, Ionie e Creta. Doge Flavio Tosi.)
Il Principato Vescovile di Trento (Capitale Trento, Teocrazia Parlamentare, Principe Vescovo Lauro Tisi, Cancelliere Alessandro Andreatta)
il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (Capitale Parma, Monarchia Parlamentare Unitaria, Duca Carlo VI, Primo Ministro Federico Pizzarotti)
il Ducato di Modena, Reggio e Massa-Carrara (Capitale Modena, Monarchia Costituzionale Unitaria, Duca Francesco VI, Primo Ministro Giancarlo Muzzarelli)
Repubblica Romagnola (Capitale Bologna, Repubblica Parlamentare Unitaria, Presidente Romano Prodi, Primo Ministro Vasco Errani.)
Repubblica di San Marino (Capitale San Marino, Capitani Reggenti Marino Riccardi e Fabio Berardi, Segretario di Stato per gli Affari Esteri e Politici Pasquale Valentini.)
Stati della Chiesa (Capitale Roma, Teocrazia Costituzionale, Papa Francesco, Primo Ministro Claudio Gentiloni)
Il Regno di Napoli (Capitale Napoli, Monarchia Parlamentare, Re Carlo VIII, Primo Ministro Vincernzo de Luca),
Il Regno di Sicilia (Capitale Palermo, Monarchia Costituzionale Unitaria; Re Carlo VI, Primo Ministro Rosario Crocetta.)
Il Principato di Piombino e dell'Isola d'Elba (Capitale Piombino; Monarchia Costituzionale Unitaria, Principe Jacopo IX, Primo Ministro Massimo Giuliani.)
il Granducato di Toscana (Capitale Firenze, Monarchia Parlamentare Unitaria,
Granduca Leopoldo IV, Primo Ministro Matteo Renzi)
la Repubblica di Lucca (Capitale Lucca, Repubblica Parlamentare, Gonfaloniere Marcello Pera, Priore Alessandro Tambellini.)
Malta è un Principato Indipendente, governato dai Cavalieri; Principato di Malta (Capitale La Valletta, Teocrazia Costituzionale Elettiva, Gran Maestro e Principe Robert Matthew Festing, Primo Ministro Giuseppe Muscat.)
Inoltre va aggiunto lo Stato dei Presidi (Capitale Porto Ercole, Monarchia Parlamentare il cui capo di Stato è il Re di Napoli Carlo VIII, rappresentato dal Luogotenente Generale Andrea Casamenti, e il capo del governo è il Primo Ministro Arturo Cerulli.)

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A questo punto Bhrghowidhon non può esimersi dall'intervenire:

Mi trovo un po' confuso; comincio dai particolari più estrinseci per entrare poi nel merito dell'ucronia.

Anzitutto, se il titolo è ItaLux con tanto di esplicito richiamo a BeNeLux, mi pare evidente che ci sia -Lux di Lussemburgo (tedesco ufficiale moderno Luxemburg, francese Luxembourg) e perciò inserisco il corrispondente territorio nell'ucronia e, dato che gli Stati sono – nella versione definitiva – otto, lo aggrego, sia pure con conseguenze dirompenti per la Guerra Fredda (durante la quale deve essere avvenuta una divisione dello Stato), all'unico territorio superstite della compagine di cui faceva parte all'epoca del Punto di Divergenza (che, data la contemporanea presenza delle Repubbliche di Venezia e Genova [per Lucca v. sotto] e dei Savoia come Re di Sardegna, si deve collocare fra il 1720 e il 1797), ossia Milano.

Se vale il metodo delle correzioni implicite delle sviste, nella proposta originaria intendo «Ha due monarchie (Una duplice, quella Sabauda, e una elettiva, assoluta e teocratica, quella Sabauda)» come «Ha due monarchie (Una duplice, quella Sabauda, e una elettiva, assoluta e teocratica, quella Pontificia)», alla luce dell'elenco degli Stati Membri della Confederazione («la Serenissima Federazione del Triveneto, la Repubblica Unita di Genova, il Regno delle Due Sardegne, la Repubblica Milanese, la Repubblica Toscana, la Repubblica Alpina, lo Stato Pontificio e l'Unione Duosiciliana»), dove l'unica Monarchia (fra l'altro proprio «elettiva, assoluta e teocratica») accanto a quella Sabauda è appunto lo Stato della Chiesa.

Inoltre, nella narrazione originaria compare a un certo punto Lucca (alla morte – dopo il 1991? – di Antonio Di Franco, che dal cognome presumo originario di Bìccari [Foggia] e che, essendo stato attivo già poco dopo la Prima Guerra Mondiale, doveva essere nato al più tardi negli ultimissimi anni del XIX secolo), ma poi non figura nell'elenco degli Stati Membri, quindi immagino che si sia fusa con la Toscana o con la Repubblica «Alpina». Quest'ultima, se il nome è «ispirato ai vecchi staterelli napoleonici», si potrebbe forse disambiguare in «Cisalpina»? Altrimenti si rischia confusione con parti della Serenissima Repubblica Veneta (che ha ottenuto dall'ex-Terzo Reich «l'Alto Adige da unire al Trentino»).

Più complicato di tutti è il rapporto fra le due ucronie affiancate, quella originaria e quella più monarchica proposta poi. Prima ancora che sul piano istituzionale (nella seconda ci sono, oltre alle due note Monarchie Sabauda e Pontificia, altri due Regni – uno dei quali duplice, in Unione Personale – più un Arciducato, un Granducato, due Ducati e tre Principati), è evidente che nella seconda compaiono più Stati (diciotto anziché otto) e più territorî (sicuramente Malta, forse Nizza e Savoia, non nominate nell'ucronia originaria; negli Stati della Repubblica Federale del Triveneto – chiamata anche «Serenissima Federazione del Triveneto», «Serenissima Repubblica Federale Veneta» e «Serenissima Repubblica Veneta» – quello dell'«Adriazia» comprende anche Ragusa oltre alla Dalmazia e quello delle «Isole Sovrane» le Isole Ionie, Creta e il Dodecaneso?): certo la Forma dello Stato è inconciliabile, ma in compenso può essere mutevole nel tempo (per esempio si può ipotizzare che le Monarchie in più siano state reintrodotte nel Rĕfĕrĕndŭm del 4. dicembre 2016?), mentre i nove Stati aggiuntivi si possono forse redistribuire come Entità Federate fra gli otto ‘principali’ (Piombino alla Toscana, Lucca anche oppure alla Repubblica [Cis]alpina, che per definizione include Parma e Modena e presumibilmente la Repubblica Romagnola e, se stiamo alla lettera, anche San Marino; di sicuro lo Stato dei Presidî e forse Malta, in ogni caso la Sicilia all'Unione Duosiciliana; Trento alla Serenissima Repubblica Federale del Triveneto)? Altrimenti bisogna proseguire con due ucronie chiaramente distinte anche nel titolo...

Siccome nell'ucronia originaria non si parla di Rivoluzione Francese né di Napoleone (solo di semplice ispirazione di un nome – Repubblica Alpina – ai «vecchi staterelli napoleonici»), mentre nella seconda si esclude l'una e in entrambe l'appartenenza della Corsica alla stessa Repubblica di Genova sconsiglia di mutuare dalla Storia Vera l'Epopea del Discendente del Moro di Sarzana come Imperatore dei Francesi (o anche solo come militare francese; casomai sarebbe stato un Ribelle Paolista o, in caso di faida, si sarebbe verosimilmente rifugiato altrove, per esempio a Genova o Torino o in Toscana), concilio i dati interpretando che qualcosa di simile alle Guerre Napoleoniche è stato combattuto come ‘normali’ guerre di tipo settecentesco, con rottura dell'Alleanza Franco-Asburgica del 1756.

Infine, soprattutto se teniamo unita la discussione (ma anche nel caso che le proseguiamo separate), devo chiedere di voler ribaltare la collocazione del Regno di Milano durante la Prima Guerra Mondiale, dal campo dell'Intesa a quello della Triplice Alleanza, altrimenti siamo costretti a postulare tali divergenze dalla Storia nota che diventerebbe poi inverosimile tornare ‘casualmente’ proprio alla situazione attuale voluta, che invece si può giustificare abbastanza agevolmente come conseguenza di pochi cambi rispetto al reale corso degli eventi.

Introduco perciò, in ordine più o meno cronologico, le ‘spiegazioni’ che mi sembrano utili e alcune minime proposte aggiuntive. Mi hanno richiesto quattro ore e quindi chiarisco sùbito: se questa ucronia è “a risultato” (ossia tiene fermo l'esito finale e cerca i Punti di Divergenza più comodi) contribuisco alla discussione, se invece è “blindata” mi limito volentieri a leggere e basta. In attesa di risolvere il dilemma, comincio a proporre:

1) La Repubblica Unita Genovese o Repubblica Federale Corso-Ligure si chiama così perché dopo il 1756, finché è durata l'Alleanza Franco-Asburgica e quindi l'accordo fra i due Stati cui la Repubblica di Genova era sottoposta (la Francia, in quanto la Repubblica ne era di fatto un Protettorato, e l'Impero, in quanto la stessa Repubblica – essa pure Serenissima – ne era di diritto un Feudo), a Genova è stata confermata la dignità di Regno in virtù del fatto che la Corsica godeva di tale rango; di qui la precedenza del riferimento alla Corsica nel nome dello Stato e la sottlineatura dell'Unione Federale, mentre Ligure sarebbe un retaggio del cambio di denominazione nella fase delle Guerre Franco-Imperiali (in particolare degli anni 1797-1814). È evidente che Genova ha potuto mantenere la Corsica perché la repressione delle Rivolte è stata condotta grazie alle Truppe Imperiali invece che Francesi (o, se da queste ultime, comunque insieme e in subordine a quelle Imperiali).

2) Il Regno delle Due Sardegne si chiama così perché nel corso delle stesse guerre e poi come conseguenza delle Guerre Austro-Sarde del 1848-1849, 1859 e 1866 gli Stati Sabaudi di Terraferma (dal 1847, con la Fusione Perfetta, divenuti tutti Regno di Sardegna) sono stati annessi dall'Austria, con mantenimento del rango di Regno e richiamo agli anni 1714-1720 (nei quali – in effetti soprattutto dal 1715 al 1718 – Carlo VI era Re di Sardegna); perciò da allora alla Prima Guerra Mondiale sono esistiti due Regni di Sardegna e, con lo smembramento dell'Impero Austro-Ungarico, la parte di Terraferma è tornata ai Savoia mantenendo tuttavia il titolo di Regno, che dunque è confluito appunto nel Regno delle Due Sardegne.

3) Milano, per essere un Arciducato, deve aver ricevuto tale titolo entro il Sacro Romano Impero (altrimenti non sarebbe Arci-, al massimo Gran-ducato) e allorquando apparteneva direttamente a Imperatori della Casa d'Austria (giacché il privilegio del titolo deriva da quello dell'Austria e storicamente è stato riservato solo a Dominî Ereditarî Asburgici, anche se frazionati in più Rami della Dinastia).
Dal 1815 Milano è diventato (in milanese, Milàn è maschile) altresì la Capitale del Regno di Lombardia, mantenendo però il titolo di Arciducato, così come è avvenuto per l'Austria anche dopo che è stata fusa nel 1804 nella più grande compagine costituita dall'Impero Austriaco). Fra il 1814 e il 1847, Metternich deve aver fatto in modo di assicurare all'Austria il ‘corridoio’ valtellinese come collegamento con la Lombardia (eventuali altri Baliaggi Lombardi sarebbero stati comunque riceduti alla Svizzera dopo la Prima o la Seconda Guerra Mondiale), dato che la Repubblica di Venezia rimaneva separata dai Dominî Asburgici. Dal 1849-1866 è nato il Regno Lombardo-Sardo (v. sopra), sempre in Unione Personale con l'Impero Austriaco (dal 1867 Austro-Ungarico).
Al termine della Prima Guerra Mondiale, la Monarchia Austro-Ungarica è stata smembrata, in Austria è stata proclamata la Repubblica, in Ungheria – come da Storia nota – si è instaurata la Reggenza dell'Ammiraglio Horthy Miklós, mentre gli Asburgo sono rimasti Re di Lombardia, pur perdendo appunto il Regno di Sardegna (Continentale) a favore dei Savoia (per questo ho bisogno che Milano stia nella Triplice Alleanza e non nell'Intesa, altrimenti salta tutto, compreso il nome Due Sardegne).
Come storicamente avvenuto (per esempio nel XVIII e nel XIX secolo), gli Asburgo sconfitti cercano di recuperare con strategie unionistiche (dinastiche o federali) i territorî perduti, perciò è proprio negli Anni Venti che il Regno di Milano (= di Lombardia, ma chiamato di Milano perché Lombardia era riservato all'auspicata riuniifcazione con almeno il Piemonte e Nizza, se non anche la Savoia) e quello delle Due Sardegne «avevano già avviato una serie di dialoghi nella speranza di unirsi economicamente e politicamente nella speranza di non spaccare l'Italia in un secondo conflitto». Falliti questi tentativi, a Milano il pur nativamente romagnolo Mussolini instaura, con l'approvazione della Monarchia, un Regime Revisionista, per cui durante la Seconda Guerra Mondiale il «Regno di Milano era ormai fascista da un ventennio, ed intendeva vendicarsi dello storico nemico, la vicina duplice monarchia sabauda. Con l'aiuto di Hitler l'Italia del Nord venne rapidamente conquistata e sottomessa, la maggior parte dei regnanti e governi si rifugiò nello stato pontificio», ossia gli Asburgo conquistano da un lato Piemonte, Nizza, Savoia, dall'altro Parma, Modena e la Romagna (v. sotto), i cui Regnanti e Governi si rifugiano per «la maggior parte» nello Stato Pontificio, mentre i Savoia si ritirano di nuovo in Sardegna (a parte una breve occupazione nazifascista nel settembre 1943).
Le «riparazioni» (vere e proprie cessioni territoriali) a Venezia e alle Due Sardegne dopo la guerra devono essere rispetto ai confini del 1919-1940, quindi come minimo Mantova (se non anche Cremona) all'una e Pavia (o addirittura pure Lodi) alle altre. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la fuga degli Asburgo in Svizzera, il Regno è diventato Repubblica (Repubblica Socialista Lombarda, di nuovo col nome-rivendicazione di Lombardia), poi forse col 4. dicembre 2016 è tornato/a Arciducato?

4) Come anticipato, il nome ItaLux implica l'inclusione del Lussemburgo. Il Ducato del Lussemburgo e in generale i Paesi Bassi Meridionali facevano parte, alla pari della Lombardia, dei Dominî Ereditarî Asburgici Austriaci dalla Guerra di Successione Spagnola e – sempre come Milano – non erano inclusi nella Prammatica Sanzione. Perduti dall'Austria fin dall'inizio delle Guerra Franco-Asburgiche (corrispondenti a quelle della Rivoluzione e Napoleoniche), nel 1814-1815 vengono ritolti alla Francia, ma non interamente assegnati all'Olanda, bensì spartiti anche con l'Austria (a bilanciamento dell'espansione prussiana in Renania) ed è appunto il Lussemburgo (elevato a Granducato, ma nel pieno della sua integrità territoriale storica fino al penultimo decennio del XVIII secolo) a tornare agli Asburgo, che nel 1804 non l'hanno potuto includere nell'Impero Austriaco e dunque nel 1815 lo associano al Regno di Lombardia (unico altro Dominio Ereditario non secondogeniturale al di fuori dell'Impero Austriaco), dal 1849 Regno Lombardo-Sardo (v. sopra).
A Versailles, la parte a maggioranza francofona del Granducato (corrispondente a quella attualmente belga) viene annessa dalla Francia, che però deve cedere a Wilson sul punto dei confini linguistici e quindi lasciare agli Asburgo la parte germanofona (corrispondente all'attuale Granducato), che rimane dunque agli Asburgo, ormai regnanti solo in Lombardia (v. sopra). Fascismo e Seconda Guerra Mondiale come già detto, dopodiché, alla fuga degli Asburgo in Svizzera, se il Regno di Milano diventa Repubblica Socialista Lombarda il Granducato di Lussemburgo diventa a sua volta uno Stato Libero (non esplicitamente “Repubblica”), ma occupato dalla Francia, che lo deve sgomberare nel momento della propria uscita temporanea dall'Alleanza Atlantica. Durante la Guerra Fredda, lo Stato Libero del Lussemburgo viene usato dall'Occidente come contraltare capitalista alla Repubblica Socialista Lombarda e dopo il 1989-1991 avviene la Riunificazione: Milano Capitale, ma Forma Istituzionale estesa da quella del Lussemburgo, ciò che rende possibile il ripristino dell'Arciducato (e Granducato) nel 2016.

5) Nelle Guerre Franco-Asburgiche corrispondenti a quelle Napoleoniche (1797-1815), il Ducato di Modena-Reggio (col Principato di Massa e gli ex-Feudi Imperiali della Lunigiana) viene fuso con quello di Parma-Piacenza-Guastalla sotto il nome di Ducato Cispadano, poi fuso con la Lombardia (temporaneamente ex-)Austriaca con la denominazione di Regno Cisalpino. Nella Prima Restaurazione del 1799-1800, l'Austria – come realmente avvenuto – rioccupa tutto (compreso il Piemonte e, in questo caso, anche Parma) e non cede Ferrara e la Romagna allo Stato Pontificio, dato che non ha annesso Venezia e quindi ha assoluto bisogno di assicurarsi un collegamento (sia pure attraverso un tratto di Mare Adriatico) col Granducato di Toscana. Così avviene anche nel 1814-1815: i Ducati di Parma-Piacenza-Guastalla e di Modena-Reggio (col Principato di Massa e gli ex-Feudi Imperiali della Lunigiana) vengono restaurati come nella Storia che conosciamo, ma Ferrara e la Romagna rimangono agli Asburgo e, non essendo inclusi nell'Impero Austriaco, sono annessi al Regno di Lombardia (poi Regno Lombardo-Sardo).
Come specificato nell'ucronia originaria, nel corso del XIX secolo avvengono, sul luogo, «dei falliti moti risorgimentali» ispirati a «ideali Garibaldini, Cavouriani, Mazziniani e Giobertiniani» (quindi di secessione dagli Asburgo e di annessione ai Savoia o a una Confederazione Neoguelfa a Presidenza Pontificia o a una Repubblica Romana o Italiana). Al termine della Prima Guerra Mondiale, a Ferrara e in Romagna viene proclamata la Repubblica, che perdura fino a oggi (a parte l'occupazione nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale). Nel corso dei tentativi di Confederazione seguiti alla Prima Guerra Mondiale, i Ducati Padani e la Repubblica Romagnola si federano nella Repubblica Cisalpina (il nome, invece di Cispadana o Appenninica, contiene l'auspicio/rivendicazione di riuscire a includere anche Venezia, Milano ed eventualmente le Due Sardegne); prima della Seconda Guerra Mondiale, anche San Marino entra a farne parte (dato che dopo la guerra la Repubblica [Cis]alpina viene ripristinata «senza modificazioni territoriali») e lascio appunto ad Altri di stabilire se anche Lucca (anziché confluire nella Toscana), anche se per giustificare il nome di Repubblica Toscana accanto allo Statuto Monarchico dell'omonimo Granducato e del Principato di Piombino (v. sopra) sarebbe forse più logico che questi ultimi due si federassero anche con la Repubblica di Lucca, onde l'Unione si potrebbe chiamare appunto Repubblica (già prima della Seconda Guerra Mondiale, sempre per il motivo che dopo la guerra la Repubblica – stavolta Toscana – viene ripristinata «senza modificazioni territoriali»).

6) La Repubblica di Venezia giura fedeltà all'Imperatore senza essere annessa ai Dominî Ereditarî Austriaci; viene quindi inclusa nel Sacro Romano Impero entro il 1798 e, se viene restaurata nel 1814-1815 senza perdite territoriali (dunque comprese le Isole Ionie e anzi con la definitiva riannessione di Ragusa), dobbiamo ammettere per forza che qualche forma di Sovranità da parte di Francesco II/I rimanesse: per esclusione, questa Sovranità può essere solo quella di Sacro Romano Imperatore, quindi il Sacro Romano Impero deve sopravvivere almeno fino al 1866. In tale anno, l'Austria viene sconfitta dalla Prussia (come noto), ma sconfigge a sua volta i Savoia, per cui annette definitivamente il Regno di Sardegna (Continentale, v. sopra) compensando così lo scioglimento del Sacro Romano Impero e quindi la perdita di ogni forma di Sovranità su Venezia.
Quest'ultima, nel successivo cinquantennio, rimane comunque alleata dell'Impero Austriaco (ormai Austro-Ungarico) ed entra nella Triplice Alleanza, svolgendo il ruolo che storicamente è stato dell'Italia Sabauda e in concorrenza (a partire dalla Questione Nazionale delle Isole Ionie) con la Grecia, ma anche con progetti di espansione ai danni dell'Impero Ottomano, cui (ri)conquista Creta e sottrae, verso il 1912, il Dodecaneso.
L'Austria tenterà di recuperare il controllo di Venezia (ormai in uscita dalla Triplice a causa della Politica Imperialistica contro l'Impero Ottomano) nella Prima Guerra Mondiale e, al termine di questa, nel quadro della spartizione della Monarchia Asburgica cederà alla Serenissima il Trentino (che rimane Principato Vescovile, prima sotto Protettorato Austriaco – come il Liechtenstein – poi appunto della Repubblica, in questo caso di Venezia anziché Svizzera). Anschluß al Terzo Reich e tutto il resto come nella Seconda Guerra Mondiale (con annessione dell'intera Repubblica di Venezia, Trentino compreso, al Reich), dopo la quale Venezia annette anche l'Alto Adige (in precedenza Mitteltirol).
Durante il Regime dei Colonneli, la Repubblica di Venezia è tormentata dal Separatismo Tirolese (anche in Trentino); alla Caduta del Regime, la Repubblica diventa Federazione (Serenissima Repubblica Federale del Triveneto) e come tale entra nella Confederazione dell'ItaLux, nel cui contesto il Trentino – sempre rimasto Principato Vescovile – diventa in presieguo di tempo Stato Autonomo, mentre l'Alto Adige / Südtirol (l'ex-Mitteltirol) secede del tutto, pur nell'àmbito dell'Unione Europea.

7) Dagli accenni nell'ucronia originaria («l'Unione Duosiciliana, nelle mani del nazionalista ed ultra-conservatore Antonio di Franco, ex ministro di Guerra dell'Unione, sostenitore della causa borbonica post-Prima Guerra Mondiale») inferisco che i Borboni siano stati rovesciati al termine della Prima Guerra Mondiale (nella quale le Due Sicilie, comprensive dello Stato dei Presidî, dopo aver conquistato la Libia nel 1912 in alleanza con Venezia, sarebbero rimaste neutrali, altrimenti avrebbero perso qualche territorio), con conseguente divisione del Regno (Autonomia della Sicilia), Guerra Civile simile a quella di Spagna e instaurazione di un Regime ‘Difranchista’, che a sua volta avrebbe inglobato Malta come Protettorato (v. sotto). Alla morte del quasi centenario Di Franco (appena dopo il 1991?) sarebbe iniziato un Periodo Repubblicano, ma nel 2016 l'Unione Duosiciliana avrebbe visto la Restaurazione della Monarchia, in forma di Unione Personale (donde la doppia numerazione di Carlo VIII per Napoli e VI per la Sicilia).

8) Dopo l'occupazione francese del 1798, Malta ritorna ai Cavalieri (ciò perché, senza Masséna né Napoleone e Marengo, la Prima Restaurazione Austro-Russa del 1799 è più sistematica) e quindi è da quel momento in Unione Personale con l'Impero Russo (Paolo I). Dal marzo del 1917, Malta perde il legame con la Russia e il Regno delle Due Sicilie fa valere i proprî Diritti storici per ristabilirvi il Protettorato, che grazie alla neutralità mantenuta dai Borboni durante la Prima Guerra Mondiale non viene messo in discussione a livello di Diritto Internazionale.

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Tommaso Mazzoni aggiunge:

Tanto di cappello, anche se io avevo immaginato che il Sacro Romano Impero non sparisse nel 1866 ma sopravvivesse con gli Hohenzollern fino al 1918.

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Riprende la parola Bhrghowidhon:

Grazie per la gentilezza! Prendo l'indicazione sul Sacro Romano Impero come il resto delle proposte ucroniche iniziali: non la metto in discussione (da un lato, naturalmente, mi piace, dall'altro non ci pensavo proprio perché non mi veniva suggerita dagli esiti; di solito evito di postulare una divergenza per il solo motivo che mi piace, senza giustificazioni nella catena causale) e provo a inserirla nel contesto.

Il Primo e il Secondo Reich hanno numerosi elementi di continuità, però notoriamente differiscono – fra l'altro – per Istituto Successorio (rispettivamente Elettivo ed Ereditario) e soprattutto àmbito territoriale (il Sacro Romano Impero, in quanto della Nazione Germanica e «Italica» = “Gallesca”, deve includere almeno la Lombardia, Bobbio, la Liguria, la Lunigiana e la Toscana). D'altra parte, è molto verosimile che il Sacro Romano Impero, se fosse perdurato fino al XX secolo, avrebbe conosciuto importanti riforme che lo avrebbero portato a somigliare al Secondo Reich almeno per quanto riguarda l'Ereditarietà e le Strutture Statali Comuni.

Un punto importante da chiarire è la modalità del cambio di Dinastia. Un'abdicazione di Francesco Giuseppe nel 1866, dopo 18 anni di Regno, è quasi inconcepibile; dato che tuttavia Rodolfo aveva allora solo otto anni, si può immaginare che dapprima Guglielmo I diventi Vicario Imperiale per il Regno di Germania, poi che venga eletto Re dei Romani (con recupero del titolo medioevale di Re dei Teutoni) prima che Rodolfo raggiunga la maggiore età e che tale carica diventi ereditaria, in modo da essere assicurata a Federico III e poi a Guglielmo II, che solo nel 1916 diventerebbe Sacro Romano Imperatore (allorquando Carlo I sarebbe invece Imperatore d'Austria, Re d'Ungheria e Duca di come Successore di Francesco Giuseppe, Duca di Modena e Reggio e Principe di Massa nonché Re Titolare di Sardegna Insulare come Erede di Francesco Ferdinando e delle rivendicazioni degli Asburgo-Este.

Come realmente avvenuto nel 1799-1800, l'annessione di Bologna, Ferrara e della Romagna ai Dominî Ereditarî degli Asburgo (definitiva in questa ucronia) ne ha comportato la reinclusione nel Sacro Romano Impero, del quale teoricamente ha sempre continuato a far parte San Marino (infatti non apparteneva allo Stato Pontificio proprio ed esclusivamente perché Feudo Imperiale).

Alla modifica introdotta consegue anche che la Repubblica di Venezia, (ri)entrata più o meno volontariamente nell'Impero nel 1798, vi rimane non solo fino al 1866, ma di fatto fino alla rottura diplomatica e alla dichiarazione di guerra del 1915 (di diritto fino al 1918).

La persistenza del Sacro Romano Impero, addirittura sotto gli Hohenzollern (sia pure in forma completa per due soli anni) fino al 1918, include tutti i suoi Stati fra gli Sconfitti della Prima Guerra Mondiale e, siccome per motivi già accennati l'Unione Duosiciliana si deve presentare come rigorosamente neutrale, è necessario staccare – per quella fase cronologica – lo Stato dei Presidî dal Regno di Napoli e la causa più verosimile va cercata (come storicamente nell'Epoca Napoleonica) nelle Guerre Franco-Asburgiche fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, dopo le quali lo Stato dei Presidî sarebbe stato riannesso all'unico altro territorio ex-spagnolo in mano agli Asburgo, il Regno di Lombardia già Ducato – poi Arciducato – di Milano.

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Tommaso torna alla carica:

Beh, Francesco Giuseppe non deve abdicare necessariamente da tutti i suoi titoli, solo accettare la deposizione da parte del Reichstag dal ruolo di Sacro Romano Imperatore; Il Reichstag a quel punto elegge Guglielmo I nuovo Sacro Romano Imperatore. Francesco Giuseppe resterebbe Re d'Ungheria, Boemia, Croazia, Galizia-Lodomeria, Arciduca di Milano, ecc, ecc.

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Ma Bhrghowidhon obietta:

Sarebbe la prima soluzione che viene in mente e giuro che ci ho pensato anch'io, ma Francesco Giuseppe non l'avrebbe mai accettato (non ha accettato umiliazioni molto minori, è impossibile che accettasse questa)

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Tommaso si incaponisce:

Neanche con i Prussiani alle porte di Vienna?

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Al che Bhrghowidhon sbotta:

Se è per quello c'è un modo più spiccio: ammazzare Francesco Giuseppe e qualsiasi suo parente, convocare tutti gli Elettori e farli votare sotto la minaccia delle armi. Un metodo sicuro e pulito (= che non lascia detriti).

Invece con i Prussiani alle porte di Vienna non basterebbe abdicare da Sacro Romano Imperatore, bisognerebbe cedere anche il titolo di Imperatore d'Austria; con i Prussiani in Vienna bisognerebbe cedere la Hofburg; con i Prussiani nella Hofburg si potrebbe perfino cedere Sissi; con i Prussiani in camera si potrebbero cedere i vestiti; con una pistola prussiana puntata alla testa si potrebbe instaurare la Schiavitù e diventare schiavi personali di proprietà del Re di Prussia e così via...

Però sarebbe meglio enunciare sùbito tutte le esigenze ucroniche, altrimenti ogni giorno bisogna rifare tutto per aggiustare un nuovo particolare precedentemente non prevedibile (infatti che rilevanza ha se un Hohenzollern diventa Sacro Romano Imperatore nel 1866 invece che nel 1916 se poi nel 1918 finisce tutto lo stesso?)

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Allora Tommaso si mostra conciliante:

Facevo una proposta, non volevo indispettirti, amico mio, mi va benissimo così. (unico dubbio, ma senza Napoleone nascerebbe mai il titolo di imperatore d'Austria?)

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E Bhrghowidhon non è da meno:

No, no, perché indispettito? Assolutamente no, volevo essere un po' leggero (mi spiace che sembrasse il contrario); oltretutto sono davvero convinto che una fusione (non importa a partire da chi) fra Prussia e Austria fosse molto meglio di quanto è storicamente avvenuto (e poi mi faccio un dovere di tener buono il più possibile tutto ciò che viene richiesto da chi propone un'ucronia, se chiedo qualche deroga è proprio in casi eccezionali)...

Per il titolo di Imperatore d'Austria, il motivo che mi convince che sarebbe nato anche senza Napoleone è questo:

1) benché il titolo di Imperatore sia uguale per Napoleone, il Sacro Romano Imperatore e l'Imperatore d'Austria (che quindi era doppiamente Kaiser), la denominazione del territorio governato non lo è: il Sacro Romano Impero si chiama Heiliges Römisches Reich (quindi è un Reich, come l'Impero Romano o Bizantino e l'Impero Ottomano), l'Impero d'Austria Kaisertum Österreich (quindi è un Kaisertum, nome riservato al solo Impero d'Austria), la Francia Kaiserreich Frankreich (quindi è un Kaiserreich, come la Russia);

2) è dunque improprio chiamare tutti e tre Imperi; Kaisertum significa propriamente “Monarchia Imperiale”, quindi nel nostro caso “Monarchia di proprietà dell'Imperatore” (dove l'Imperatore è tale perché è Sacro Romano Imperatore, non perché l'Austria sia un Impero; è l'Imperatore – Sacro Romano – che rende l'Austria Impero, se abdicasse da Imperatore d'Austria rimarrebbe comunque Imperatore, come Sacro Romano Imperatore), mentre Kaiserreich è “Stato retto da un Imperatore” (dove l'Imperatore è tale solo in quanto governa quello Stato; se abdicasse, non sarebbe più Imperatore);

3) ne consegue che l'Impero d'Austria è il Dominio Personale dell'Imperatore (Sacro Romano Imperatore) e dunque il titolo di Kaisertum era già implicito non solo nella Prammatica Sanzione, ma già nel Priuilegium Maius (che di fatto era una specie di separazione dell'Austria dal resto dell'Impero), anzi prima ancora in Alberto II e, preasburgicamente, in Sigismondo di Lussemburgo (Ungheria e Boemia come Regni personali dell'Imperatore e Re di Germania);

4) invece, un Kaiserreich è quella parte – anche enormemente accresciutasi – di Impero Romano retta da un Cesare (Kaiser, Car‘ = Zar) anziché da un Augusto, quindi la Prefettura delle Gallie (= l'Impero Napoleonico) e la Prefettura dell'Illirico (poi l'Impero Serbo, infine l'Impero Russo in quanto slavo – come quelli Bulgari – in contrapposizione all'Augusto d'Oriente rappresentato dall'Imperatore Ottomano), mentre Reich è il Sacro Romano Impero (quello dell'Augusto d'Occidente) e anche l'Impero Ottomano, come prima l'Impero Bizantino (quindi quello dell'Augusto d'Oriente; ognuno dei due Augusti si ritiene l'unico Imperatore e il suo Impero è la continuazione dell'intero Impero Romano, in tedesco Römisches Reich; va da sé che anche l'Impero Persiano, equipollente all'Impero Romano, è un Reich – Persisches Reich).

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Perchè No? aguzza le orecchie:

Anch'io ero incuriosito da queste differenze che spariscono generalmente nella traduzione. In francese si direbbe "domaine impérial" per Kaisertum, "empire" per Reich e "Etat impérial" per Kaiserreich, se ho ben capito. O mi sbaglio?

Per curiosità mi ricorda il giuramento di incoronazione di Napoleone e i suoi proclami che (almeno fino al 1807) citavano in maniera esplicita la repubblica francese, essendo Napoleone "l'imperatore della repubblica": sembra antinomico, ma credi che potrebbe essere legato alla tua definizione di Kaiserreich?

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Al che Bhrghowidhon gli replica:

L'arbitrarietà saussuriana (strutturalistica) del Segno Linguistico non è solo nell'unione fra i due Piani del Segno (Significante – ossia la sequenza dei Fonemi – e Significato; in pratica, non c'è un nesso fra un significato e le sequenze di suoni – le ‘parole‘ – che lo esprimono nelle varie lingue), ma anche fra la Forma e la Sostanza del Significante (i foni sono raggruppati in fonemi arbitrariamente a seconda della lingua, per esempio [l] e [r] appartengono allo stesso fonema in cinese: se dico [ri] invece che [li] non cambio il significato) e fra la Forma e la Sostanza del Significato. Quest'ultimo particolare è quello che interessa maggiormente la Traduzione: l'insieme dei significati di una parola X in una lingua di solito non corrisponde interamente all'insieme dei significati del suo traducente in un'altra lingua.

Così, concretamente, «Kaisertum» in tedesco significa normalmente “dignità imperiale, condizione di Imperatore, ruolo imperiale, regime imperiale” ecc., però si usa anche per indicare l'Impero Austriaco (e solo questo), per il motivo che è stato chiamato appunto «Kaisertum Österreich», dove «Kaisertum» in questo caso significa “Augusta Monarchia” (donde – con «la Magna» nel senso medioevale di «Alamagna» = «Alamannia» ossia “Germania” – il controcanto imperiale a «W VERDI» = «Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia»: «W la Magna» = «Viva l'Augusta Monarchia Austriaca Germanico-Nazionale Apostolica», in cui «Germanico-Nazionale» presenta il regolare ordine sintattico latino classico per l'aggettivo composto relativo a «Nazione Germanica», mentre «Apostolica» si riferisce inequivocabilmente al Regno Apostolico d'Ungheria).

«Reich» invece è l'iperonimo (più o meno il concetto sovraordinato) di «Königreich» (“Regno”) e «Kaiserreich» (“Impero”), così come per esempio «Cristianesimo» è l'iperonimo di «Ortodossia», «Cattolicesimo», «Nestorianesimo», «Monofisismo», «Arianesimo» ecc.; tuttavia, come «uomo» è al contempo l'iperonimo di «maschio» e «femmina», ma è anche sinonimo di «maschio», così «Reich» è, oltre che l'iperonimo di “Regno” e “Impero”, anche sinonimo di “Impero” («Kaiserreich»): è per questo motivo che il Secondo Reich («Preußisch-Deutsches Reich») è chiamato anche «Kaiserreich» (in ciò «Reich» è sinonimo di «Kaiserreich»), mentre al contempo il Terzo Reich («Drittes Reich») non era lo Stato di un Imperatore, ma di un Führer (e «Deutsches Reich» era anche il nome della Repubblica di Weimar). Quindi «Reich» è insieme più generico di «Empire» e più specifico, perché indica solo alcuni Imperi (in genere quelli antichi o quelli extraeuropei; quello Britannico è di regola «Britisches Reich» e non *«Britisches Kaiserreich», mentre quelli Cinese e Bizantino possono essere chiamati sia «Reich» sia «Kaiserreich»).

«Kaiserreich» si può tradurre praticamente sempre con “Impero”, mentre «Reich» non è “Impero” nel caso della Repubblica di Weimar e nel caso del Terzo Reich; se il Sacro Romano Impero («Heiliges Römisches Reich») fosse una Monarchia o no era il dubbio, fra gli altri, di Jean Bodin. Di fatto, la Confederazione Polacco-Lituana, che aveva la Costituzione più simile al Sacro Romano Impero, è chiamata «Repubblica» (in polacco «Rzeczpospolita»; il Reich si chiama «Rzesza») ma ha un Re...

Nel caso di Napoleone I, c'è una complicazione ulteriore. Come ben sappiamo, i Trattati di Politica e perfino di Geografia in francese già da prima del Seicento sono concordi nell'affermazione che «Re» è un titolo superiore a «Imperatore» (la stessa convinzione era propria dell'Impero Bizantino, che coerentemente usa «Basileús» come titolo supremo, superiore a «Cesare» / Car' “Zar”; dall'Impero Bizantino l'ha ereditata l'Impero Ottomano, che riservava agli Ambasciatori del Sacro Romano Impero un rango inferiore a quello degli Ambasciatori di Regni come la Francia); a questo si aggiunge la proposta, di cui avevamo già discusso, fatta dai Giacobini nel giugno 1790 di acclamare Luigi XVI Imperatore. Se aggiungiamo che prima di Pietro il Grande lo Car' di tutte le Russie non era considerato Imperatore (egli stesso teneva piuttosto a porsi sullo stesso piano del Basileús bizantino, donde anche il termine di «Autocrate di tutte le Russie») e che appunto gli unici esempi europei di Imperatori venivano da una Repubblica (la Polonia-Lituania) o da una Monarchia di dubbia purezza (il Sacro Romano Impero) e che nientemeno che Rousseau poneva a capo della Repubblica Europea il Sacro Romano Imperatore seguito dall'Imperatore Russo, ne consegue che per un politico nato nel XVIII secolo e imbevuto di Cultura francese il titolo di «Imperatore» conviene piuttosto a una Repubblica che a un'autentica Monarchia. Questo dovrebbe spiegare l'atteggiamento napoleonico (insieme al fatto che sia i Giacobini del 1790 sia il discendente del Moro di Sarzana si rifacevano alla “leggenda politica di Carlomagno”; lo stesso Napoleone, quando l'11. maggio 1809 – compleanno di Metternich – ha soppresso per la seconda volta lo Stato Pontificio, lo ha fatto sulla base dell'autorità del proprio «predecessore» Carlomagno, per cui una donazione può essere ritirata una volta esaurita la sua funzione).

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