Senza Rivoluzione...

di Perché No?


La rivoluzione francese, che sia definita in modo stretto (1789-1815), largo (1789-1875) o internazionale (la rivoluzione atlantica 1770-1850) é stato l'evento maggiore degli ultimi 500 anni. Vorrei che la nostra discussione producesse una linea immaginaria dove la rivoluzione (o se vi piace tutta l'era rivoluzionaria) non avviene o viene troncata dall'inizio. Ovviamente questa eventualità ci permetterà di renderci conto dell'immensità dell'eredità della Rivoluzione.

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Lancio qualche proposta a mo' di invito alla discussione. In Francia nel 1789 la rivoluzione francese non avviene, perchè? Ecco qualche possibilità:

1) Luigi XVI sa essere più deciso, il governo francese sarebbe stato dunque meno instabile (niente balletto degli ministri) con un conseguente potere meno paralizzato. Ovviamente questa decisione del re permette la definizione di una vera politica, che sia riformatrice o conservatrice. Gia solo questo avrebbe impedito la rivoluzione politica. Sempre se Luigi XVI diventa più deciso, potrà anche controllare la sua corte e le spese di Maria Antonietta.

2) Altra possibilità: la produzione agricola nel 1788 e 1789 non crolla per colpa del clima, ciò toglie il motivo economico di ribellarsi da parte dei contadini.

3) Ulteriore possibilità: la repressione militare è più feroce sin dall'inizio della contestazione, con la possibilità di una ribellione parigina presto repressa nel sangue.

4) Oppure, Luigi XVI non convoca gli Stati Generali del regno e preferisce prendere decisioni meno radicali, ciò impedisce di avviare un dibattito politico attraverso il regno e di riunire in un solo posto un vasto gruppo influente di persone educate nelle idee dei filosofi illuministi.

Conseguenze possibili sul lungo termine:

a) Le idee filosofiche di Voltaire e Rousseau rimangono ristrette a un piccolo gruppo di intellettuali (la loro diffusione nel popolo viene dopo la rivoluzione) e dunque non influenza lo sviluppo politico o solo in maniera molto superficiale. La possibilità di nascita della democrazia diventa dunque improbabile o più tardiva.

L'Europa avrebbe come unico esempio di repubblica e democrazia l'America indipendente e, in un'altro modo, la Gran Bretagna parlamentare. Questi esempi sarebbero bastati a fare nascere la speranza e la ricerca di un sistema rivale e migliore alla monarchia e l'autoritarismo? Quali sono le possibilità di vedere una rivoluzione simile scoppiare in un altro paese con lo stesso successo?

b) Senza la rivoluzione, niente guerre rivoluzionarie e niente guerre napoleoniche. Senza l'invasione e il crollo degli antichi poteri in Europa sarebbe stata possibile la nascita dei movimenti nazionali? Senza la rivoluzione é possibile che lo Stato-Nazione rimanga un fenomeno ristretto all'Europa occidentale, sopratutto Francia e Gran Bretagna, Germania e Italia non avrebbero sviluppato questa rivendicazione di unità.

c) Senza la rivoluzione la società europea potrebbe rimanere basata sulla divisione in tre gruppi, nobiltà, clero e terzo stato? La Chiesa avrebbe conservato lo stesso suo peso nella vita europea (ho dei dubbi in proposito, vedendo le riforme contro il peso della Chiesa già sotto Giuseppe II nella cattolica Austria).

d) Senza la rivoluzione é possibile lo stesso per Bolivar conquistare l'indipendenza delle colonie spagnole americane?

e) Senza la rivoluzione la Francia non avrebbe accumulato il suo ritardo in materia economica rispetto alla Gran Bretagna, sopratutto in materia di macchine a vapore. senza la rivoluzione l'economia europea avrebbe conosciuto uno sviluppo economico maggiore e uni sviluppo più rapido dell'era industriale, e forse di conseguenze anche una fase di espansione coloniale più precoce, nella prima parte del XIX secolo.

f) Quale sarebbero state le conseguenze per la letteratura senza lo sviluppo della libertà di espressione e l'esplosione delle idee? e per la pittura senza lo stile classico sviluppato da artisti come David?

g) Quali le conseguenze politiche per l'Europa, senza rivoluzione? Niente sviluppo verso le idee socialiste ma neanche sviluppo delle idee di destra in reazione. Niente polarizzazione della vita politica, che rimane soprattutto legata alla fedeltà al sovrano, a storie dinastiche e a problemi agricoli. La rivoluzione ha visto anche nascere il dirigismo economico, conseguenza interessante sul punto di vista economico (una crisi come la nostra del 2008 avrebbe potuto avvenire prima nel XX secolo ed essere più devastante?)

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Infine, Ecco una bozza di ucronia a proposito di un uomo per chi ho una grande simpatia (sto preparando un'ucronia diversa e più sviluppata su lui). Spero che vi piacerà, si intitola:

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Freedom for Luigi XVI

Dopo l’assalto contro il palazzo delle Tuileries il 10 agosto 1792, Luigi XVI era prigioniero della Convenzione e della comune rivoluzionaria di Parigi, diretta essa stessa dalle sezioni parigine del club dei Giacobini, cioé dall’umore della popolazione. Subito dopo la proclamazione della Repubblica il 21 settembre fu deciso che il « ci-devant » re di Francia doveva essere condannato da un tribunale. Dico condannato perchè non era veramente un processo, e Luigi XVI era stato proclamato colpevole sin dall’inizio. Giudicato dalla Convenzione sotto pressione popolare, in dicembre era stato condannato a morte con una maggioranza di 6 voci e giustiziato il 21 gennaio 1793. Difficile salvarlo in queste condizioni, però c’é una possibilità con grandi conseguenze. Una gran parte dei deputati pensava che il caso era troppo grave per essere deciso da loro soli (e poi c’era una parte di loro pagati dalla Spagna per pensare così), e volevano trasmettere questo al parere delle assemblee locali francesi. Questo iter sarebbe stato ben più lungo e ben più incerto, perchè se alla Convenzione Robespierre poteva teorizzare sul bisogno di giustiziare Luigi XVI come simbolo della monarchia, questa maniera di pensare era minoritaria nelle assemblee dove molte persone avevano rispetto per la persona del re (un resto di rispetto almeno), e molti vedevano le cose in maniera più pragmatica: se la testa del re fosse caduta, tutta l’Europa sarebbe entrata in guerra contro la Francia, senza speranza di pace negoziata. Luigi XVI, consapevole di questo, lottava per vedere il suo caso trasferito.

Questo sarebbe stato possibile secondo me a due condizioni: se l’Inghilterra avesse deciso di seguire la Spagna e corrompere in massa i deputati (cosa che Giorgio III e il suo Consiglio hanno rifiutato di fare), e se la pressione del popolo presente nella stessa Convenzione come pubblico fosse stata meno violenta. Se questo avviene possiamo pensare che a fine dicembre 1792 la Convenzione si dichiari illegittima a trattare questo caso e chieda alle assemblee il loro giudizio. Il processo dura due mesi in più, lasciando a Luigi XVI e suoi avvocati la possibilità di costruire meglio la loro difesa e pubblicarla. All’inizio di marzo le assemblee dichiarano Luigi XVI colpevole di crimini contro la Nazione, però rifiutano di condannarlo a morte. È invece preferita la soluzione di Thomas Paine: l’esilio negli USA con l’intera famiglia! Consultati, gli Stati Uniti si dichiarano favorevoli a questo gesto a condizione che la Francia paghi una pensione per il re e la sua famiglia (non volevano mantenerlo a loro spese). Nel maggio 1793 Luigi XVI, Maria Antonietta, il Delfino, Madame Elizabeth e Madame Royale sono imbarcati su una nave americana protetta dalla flotta francese per impedire un’azione britannica (però Londra non era interessata a liberarlo). L’ex famiglia reale é al colmo della felicità, loro che erano convinti di fare la fine del topo. Luigi Capeto, ex re di Francia, aveva già dichiarato di rinunciare con suo figlio a tutte rivendicazioni sulla corona francese e approfittava di questo viaggio, era appassionato di navigazione da sempre ma non ne aveva mai avuto l’occasione. Fisicamente tutta la famiglia riprende le forze durante questo viaggio.

Appena arrivati sono accolti da membri del Congresso USA, ma non dal presidente per non scandalizzare i Francesi. L'e re è ricevuto solo come un personaggio importante che ha contribuito all’indipendenza, e riceve la cittadinanza onoraria americana come La Fayette a suo tempo. Lui con la decina di agenti francesi che devono servirlo e spiarlo sono insediati in una bella casa in Carolina del Sud, dove Luigi si appassiona allo studio della natura e geografia locale (avrà un’interessante corrispondenza con Thomas Jefferson su questi temi), Maria Antonietta, che aveva sempre amato la natura, si diverte a gestire la piantagione, i suoi schiavi e i suoi animali. I due proseguono l’educazione dei loro figli iniziata in prigione. La coppia si costruisce una vita tranquilla e non si interressa più alla vita politica francese, ne hanno avuto decisamente abbastanza. Anzi, quando il direttore Barras invia degli agenti per chiedere se Luigi sarebbe pronto a risalire sul trono, rifiuta. Nel 1806 l'ex delfino Luigi Carlo entra a far parte dell’esercito americano dove guadagnerà il rango di luogotenente di cavalleria, si é perfettamente integrato e ha giurato di non parlare più francese. Nel 1813 Luigi, che ha preso il nome di Lewis Capet, muore a 59 anni di aneurisma, mentre sua moglie che deciderà nel 1816 di tornare a trascorrere gli ultimi anni a Vienna, dove morirà nel 1828. La famiglia Capet proseguirà poi la sua integrazione nell'alta società americana (per esempio il segretario di Stato del presidente Grant sarà Charles L. Capet), uno di questi sbarcherà e morirà a Omaha Beach nel 1944 e si dice che l'ex presidente Bill Clinton sia legato a questa famiglia (il sangue di Enrico IV e Luigi XIV sarebbe dietro il Monicagate?).

Quali sono le conseguenze in Francia? La Francia ha evitato di creare un martire, certo, ma c’é molto di più. La morte del re aveva fatto uno gran danno alla causa della Repubblica, il regime si era mostrato partigiano, crudele e totalmente fuori delle sue stesse leggi, il processo a Luigi XVI era stato il primo dei processi popolari instaurati poi di regola con il tribunale rivoluzionario. Si può pensare che senza questo sopruso la Repubblica avrebbe esitato molto di più ad instaurare il Terrore, o almeno l’avrebbe ritardato o limitato. La morte del re ha anche spaccato la nazione, contribuendo alla nascita della ribellione realista, anche se non ne é la causa principale. Sopratutto rovina l’idea della repubblica presso l’ala destra e borghese del paese. La rivoluzione diventa popolare e sinonimo di massacri e di estremismo, un regime costruito su un cadavere. Se questo non avviene, si può pensare che l’idea repubblicana non sarebbe stata combattuta così duramente durante il XIX secolo dalla destra francese (ci ha messo un secolo, cioè fino al 1875, per riuscire a far dimenticare gli eccessi del 1793). La destra non avrebbe escluso se stessa da questo regime e avrebbe provato a guidarlo in modo moderato, facilitando una normalizzazione e una stabilizzazione più precoce, forse già nel 1848. E quali sarebbero state le conseguenze di una Francia democratica e stabile con trent’anni di anticipo?

All’estero un comportamento moderato nei confronti di Luigi XVI avrebbe potuto convincere Vienna e Berlino che la negoziazione era ancora possibile con la repubblica, anche se la pace non era in quel momento possibile. La Spagna non sarebbe entrata in guerra (anche se non ha avuto importanza a questo punto). Le vicende della repubblica sarebbero le stesse, però con una differenza. Robespierre aveva ragione quando diceva che giustiziare Luigi XVI era giustiziare l’idea monarchica in Francia. Un’esecuzione regolare non é un assassinio, é un atto politico ufficiale che ha distrutto per sempre la mistica reale in Francia. Spesso da parte dei Francesi é considerato come un parricidio che ha impedito di ritornare indietro, facendo di Luigi XVIII e poi di Carlo X dei fantasmi del passato, anche se legittimi. Si può pensare che se Luigi XVI salva la testa, l’idea di una vera restaurazione non sarebbe totalmente cancellata. Napoleone forse non si sarebbe sentito in diritto di proclamarsi imperatore (ancora meno riprendere il rito del sacro capetingio), e sarebbe rimasto console a vita fino alla sua caduta. Luigi XVIII, che si sarebbe proclamato re nel 1793, sarebbe tornato un re tradizionale in Francia, con una legittimità ben più forte che nella nostra storia, ancora di più se decide di restaurare la cerimonia del sacro. Lui e Carlo X avrebbero allora avuto un partito reale ben più stabile e forte in un’atmosfera politica meno violenta. Di fronte al loro assolutismo si sarebbe potuta sviluppare l’idea di monarchia costituzionale più fortemente che durante la nostra storia.

In breve, senza la morte di Luigi XVI la repubblica sarebbe stata più forte, la Francia del XIX secolo più stabile e democratica, l’idea rivoluzionaria meno screditata e senza dubbio con un’idea monarchica ancora viva. Altra conseguenza: non ci sarebbe questa sfida del potere legislativo francese nei confronti del potere esecutivo che ha trovato soluzione (forse) solo con la Quinta Repubblica, permettendo una presa di decisioni e un modo di governare più facile.

Per il momento sono queste le idee che mi vengono in mente. Spero che qualcuno sarà interessato a continuare o criticare...

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Sempre lo stesso autore aggiunge:

Piccola Timeline rapida sulla successione regale francese senza Rivoluzione (dopo avere stabilito che Luigi XVI avrebbe dovuto normalmente prendere il suo nome completo Luigi Augusto I):

Luigi Augusto I (1774-1814): primo a rompere con la tradizione capetingia per simboleggiare la sua volontà di riformare il paese dopo la morte di Luigi XV, crea una vera e propria monarchia centralizzata moderna. Trasferimento della corte da Versailles a Parigi.

Luigi Carlo I (1814-1823): figlio del precedente, regna in continuità con la politica del padre, ma delega la maggior parte delle decisioni al Primo Ministro Napoleone Buonaparte e all’Assemblea Nazionale perchè malato di tubercolosi.

Carlo X (1823-1830): zio del precedente. Tenta di recuperare i pieni poteri lasciati per anni all’Assemblea Nazionale e al Primo Ministro Napoleone Buonaparte (morto poco prima). Ciò provoca la Gloriosa Rivoluzione Francese che instaura il parlamentarismo in Francia.

Luigi Antonio I (1830-1844): figlio del precedente, primo a portare il titolo di Re dei Francesi. Si distacca del padre e accetta di assumerne la successione malgrado le tradizioni della monarchia francese (odiava il padre che lo disprezzava). Gioca la carta di una nuova costituzione e della legalità pur lottando per i conservare intatti i suoi poteri costituzionali.

Enrico V (1844-1883): figlio del precedente. Re dei Francesi e Imperatore d’Algeria. È un conservatore che ha lottato per tutta la durata del suo regno per conservare un ruolo politico effettivo, ma senza riuscire ad impedire l'ascesa del regime parlamentare, in particolare durante il decennio del Primo Ministro Victor Hugo e della sua politica quasi socialista. Conserva il nome tradizionale in onore del « Bon Roi » Enrico IV.

Luigi Filippo I (1883-1894): Primo Re del ramo Orléans dopo la morte senza figli di Enrico V. Primo re a sposare veramente le idee e il modo di pensare di una monarchia parlamentare. Padre dell’impero coloniale francese.

Luigi Filippo II (1894-1926): re conservatore ma senza più veri poteri, non riesce ad impedire l’instaurazione dello Stato laico. Re durante la Prima Guerra Mondiale e grande sostenitore del Primo Ministro Clémenceau, malgrado le loro différenze politiche.

Giovanni III (1926-1940): il « re tra le due guerre ». Muore nel 1940 rifiutandosi di confermare Philippe Pétain come Primo Ministro e di riconoscere le sue decisioni. Pétain prenderà illegalmente il titolo di reggente per il suo successore, tenuto prigioniero dai Tedeschi a Versailles.

Enrico VI (1940-1999): liberato dai Francesi del generale Leclerc nel 1944, supera il referendum deli 1946 sull'abolizione della monarchia e vanta il regno più lungo dopo quello di Luigi XIV.

Enrico VII (1999-oggi): regnante.

Francesco (III): delfino di Francia, malato di toxoplasmosi, dovrebbe regnare sotto la reggenza personale permanente di Giovanni di Orléans e la reggenza politica del Primo Ministro in carica. Molti fanno pressione perchè abdichi appena salito al trono e venga instaurata la Repubblica.

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Gli replica Bhrihskwobhloukstroy:

Grazie mille, un'ucronia dove la fantasia è ridotta ai minimi termini, è una preziosità rarissima! (Non che la fantasia sia sgradita, anzi poche righe qui sotto deve sùbito ritornare; è solo la difficoltà di farne a meno che rende impagabili queste eccezioni)

Ma allora in questa Linea Temporale il Sacro Romano Impero sarebbe rimasto, vista la strettissima connessione del suo scioglimento con il progetto imperiale di Napoleone, no?

Altro dettaglio importante, ma che inevitabilmente ci costringe a ritornare alla 'fantasia': come - eventualmente e presumibilmente - potrebbero cambiare i confini di quella che continuo a considerare (perché aderisco alla visione che se ne aveva nel Grand Siècle) la Francia 'mutilata'?

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Al che Perchè No? ribatte:

Una cosa é sicura per me: l'impero sparisce durante il XIX secolo, Napoleone era solo un acceleratore, da un momento all'altro le tensioni tra Prussia e Austria avrebbero portato alla sua fine e alla creazione di uno o più Stati tedeschi. E non ho mai detto che la Francia non condurrebbe delle guerre nell'area germanica sotto il regno di Luigi Augusto I. Potremmo immaginare una nuova guerra europea all'inizio del XIX secolo dove la Francia sarebbe opposta alla Prussia che assumerebbe il ruolo guida per l'unificazione della nazione tedesca e contro il progetto imperiale austriaco. I confini francesi sarebbero piu o meno identici ad eccezione di qualche enclave o esclave residua, e forse niente Belgio.

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Ma Bhrihskwobhloukstroy non è d'accordo:

In linea di massima direi che non solo non sarei altrettanto sicuro, ma piuttosto propenderei per una ripresa - più che semplice sopravvivenza - dell'Impero nel XIX. secolo, per il fatto che realmente il Secondo Reich rappresenta la riedizione rafforzata del primo, solo ovviamente in forme kleindeutsch. La questione è quindi piuttosto se la soluzione piccolo-tedesca fosse predestinata o no.

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Perchè No? insiste:

Una cosa che mi sembra ovvia é che né la Francia, né la Gran Bretagna, né la Russia o qualsiasi altra potenza avrebbe lasciato che nascesse un nuovo Sacro Impero come paese coerente e potenza continentale. Romperebbe l'equilibrio europeo che più o meno si é mantenuto per tutto il XVIII-XIX secolo (e vedi cosa é successo all'idea di una Grande Francia sotto Luigi XIV o Napoleone). Poi se l'idea della grande Germania porta a una Germania asburgica, cosa fanno la Prussia e i suoi alleati?

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Anche Bhrihskwobhloukstroy non è da meno:

Ma sì, vorrei cercare per il piacere della discussione, perché in fondo è pur sempre stato Napoleone I. il principale esecutore della soppressione del Sacro Romano Impero (soprattutto per il fine di ricostituire l'Impero Carolingio, motivazione giuridica con cui ha soppresso lo Stato Pontificio per la seconda volta) e in questa ucronia, per quanto «di piccola variazione» (anzi, proprio per questa caratteristica), non credo che Luigi Augusto I. avrebbe voluto e potuto fare altrettanto (anzi, casomai il contrario; qui il Partito Austriaco sopravvive al meglio).

Sul cosiddetto equilibrio europeo (di fatto descrivibile come parte dell'egemonia britannica sul Mondo) ci intendiamo; tecnicamente, nella persistenza dell'Impero (chi altri lo avrebbe soppresso? Al massimo ne avrebbe defezionato la Prussia, ma le sarebbe veramente convenuto?) e dato per acquisito il cambio di stato del Capo di Casa d'Austria (che era ciò che interessava a Francesco II./I.), l'estensione dell'Impero (Reich) Germanico a tutto l'Impero (Kaisertum) d'Austria, voluto da Schwarzenberg, sarebbe stata una mera formalità, come pure per le Secondogeniture. Qui non ci sarebbero stati margini per un intervento di 'riequilibrio' da parte delle altre Potenze.

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La parola a Tommaso Mazzoni:

Lunga Vita a Luigi Giuseppe Saverio di Borbone!

Palazzo di Versailles, dicembre 1759:

"Oggi abbiamo evitato un dramma, mamma, impedendo che il Duca di Borgogna potesse cadere e farsi male." (da una lettera della governante di Luigi Joseph Xavier, Duca di Borgogna, alla madre)

1765
Il Duca di Borgogna Luigi Giuseppe Saverio è ufficialmente fidanzato con Maria Luisa di Borbone Parma a Marzo; a Settembre, alla morte del Padre subentra come Delfino di Francia.

1767
Il Delfino Luigi Giuseppe Saverio si sposa con Maria Luisa di Parma.

1768
Maria Antonietta d'Austria sposa il Principe delle Asturie Carlo di Borbone.

1771
Nasce Luigi Carlo Duca di Borgogna.

1774
Muore Luigi XV, Luigi Giuseppe sale al trono come Luigi XVI; Il suo primo atto è il rifiuto di ripristinare i Parlamenti. Carlo Luigi diventa Delfino. Luigi Augusto, Duca di Berry prende i voti e diventa vescovo ausiliario di Parigi.

1775
Nasce Carlotta Luisa di Francia

1777
Nasce Maria Luisa di Francia

1778
Riforma generale dell'economia francese.
Nasce Maria Teresa Carlotta di Spagna, Infanta di Spagna.

1779
Nasce Maria Amelia di Francia

1780
Nasce Carlo Luigi Duca di Normandia

1781
Mancato intervento Francese a vantaggio degli insurgents.
Nasce Ferdinando Giuseppe Francesco Saverio di Borbone, Principe delle Asturie. Alla morte dell'Arcivescovo di Parigi Cristophe de Beaumont, Luigi Augusto è nominato su successore, e creato cardinale pochi mesi più tardi.

1782
Nasce Maria Giuseppina di Francia
Gli Inglesi riconquistano il New England e gli offrono l'autogoverno, mentre il resto delle Colonie ottiene l'indipendenza formando uno stato repubblicano schiavista e agricolo, Gli Stati Uniti d'America, con Thomas Jefferson primo presidente.
Nasce Maria Luisa Carlotta di Borbone-Spagna Infanta di Spagna.

1783
Nascono Giuseppe Carlo, Duca di Borbone e il suo gemello Luigi Filippo, Duca d'Angiò , gemelli, miracolosamente nati sani.

1784
Nasce Ferdinando Luigi, Duca di Lorena

1785
Nasce Carlo Isidoro Leopoldo di Borbone-Spagna, Duca di Montizon.

1786
Nasce Sofia Elena Beatrice di Borbone, Infanta di Spagna

1788
Nasce Carlo Saverio Duca del Maine

1789
Nasce Maria Elisabetta di Francia
Scoppia la rivoluzione Spagnola, la Spagna diventa una monarchia costituzionale, vengono ripristinate le antiche Cortes di Aragona, Catalogna, Valencia, Maiorca, Pamplona e Navarra . I domini americani vengono suddivisi in nuovi reami della Corona spagnola: Argentina, Perù, Colombia, Guatemala, Mexico, Tejas, Luiziana, Florida e Caraibi . Il Principe delle Asturie torna ad utilizzare vecchi titoli: Principe di Girona, Principe di Viana, Conte di Barcellona, Duca di Minorca, Principe di Bilbao e Duca di Alicante (come erede al trono di Valencia). Nuovi titoli sono poi ideati: Principe di Veracruz per il Messico, Principe di Cuzco per il Perù, Principe di Rosario per l'Argentina, Principe di San Antonio per il Texas, Principe di San Luiz per la Luiziana, Principe di Cargena per la colombia, Principe de l'Havana per i Caraibi, e Principe di Pensacola per la Florida.

1790
Conferenza di Aquisgrana Re Luigi XVI rifiuta la proposta di una coalizione contro la Spagna rivoluzionaria. La Spagna non si radicalizza. Il Kronprintz austriaco Francesco sposa Carlotta Luisa di Francia. Austria e Francia si alleano in favore della Polonia contro Prussia e Russia

1791
Nasce Filippo Luigi Duca di Bretagna
Convocati gli Stati Generali con lo scopo di dare alla Francia una costituzione sul modello di quella Spagnola.
Nasce l'Arciduchessa Maria Francesca d'Asburgo Lorena.

1792-1794
Guerra di Polonia; l'Alleanza di Svezia, Danimarca, Austria, Baviera, Sassonia, Polonia e Francia sconfigge Prussia e Russia. A Parte la Galizia e la Lodomiria, il Regno di Polonia è ricostituito nei suoi confini. La nuova costituzione stabilisce la successione ereditaria per la casa di Poniatowsky, e stabilisce che il titolo di Granduca di Lituania spetti al principe ereditario, che è designato dal Seijm nella persona del Generale Józef Antoni Poniatowski.


1792
Nasce Maria Filippa di Francia
Promulgata la Charte Nationale, la prima Costituzione del Regno di Francia.
Nasce Luigi Leopoldo Giuseppe Ferdinando d'Asburgo-Lorena, Arciduca d'Austria e Kronprintz

1794
Nasce Francesco di Paola Duca di Guisa
Il Delfino Carlo Luigi sposa Maria Teresa Carlotta di Spagna.

1795
Rivoluzione Napoletana, al contrario di quella Spagnola degenera presto a causa dell'indisponibilità di re Ferdinando IV e III a trattare; Re Ferdinando fugge in Sicilia, mentre a Napoli è proclamata la Repubblica Partenopea. La regina Maria Carolina è catturata dai rivoluzionari.
Il Granduca di Lituania Józef Antoni Poniatowski è fidanzato ufficialmente con Maria Amalia di Francia.
Per Sancire la pace fra Russia e Francia, l'Arciduca Alessandro si fidanza con Maria Giuseppina di Francia che si converte alla'Ortodossia.
Nasce l'Arciduca d'Austra Ferdinando Francesco Saverio d'Asburgo Lorena
Il Principe di Piacenza Luigi di Borbone-Parma sposa Maria Luisa Carlotta di Borbone-Spagna.


1796
Vista la violenza dei rivoluzionari partenopei, che decapitano anche Maria Carolina e invadono lo Stato della Chiesa, la Spagna, Il Sacro Romano Impero, il Granducato di Toscana, il Papato, la Polonia l'Inghilterra e la Francia dichiarano guerra a Napoli; In Terra di Lavoro le truppe Napoletane sono annientate; nella guerra si distingue il giovane Generale Francese Napoleon Bonaparte. Mossa a sorpresa di Re Luigi XVI, con il Primo Ministro Condorcet; Ferdinando non è restaurato sul trono, che è offerto al giovane Duca di Calabria Francesco, che ha sposato la Principessa Maria Luisa di Francia; Re Ferdinando protesta, ma alla fine è costretto a riconoscere lo stato dei fatti; Il Parlamento di Sicilia, in cambio della concessione della Carta del 1796 riconosce il suo figlio più piccolo Leopoldo come erede al trono, con il titolo di Principe di Messina.
Nasce Carlo Ferdinando di Borbone-Parma, erede del Principe di Piacenza.

1797
Muore Papa Pio VI, che aveva preferito la deportazione alla fuga da Roma e la cui salute era peggiorata; Luigi Augusto di Borbone rinuncia ufficialmente al titolo di Duca di Berry, ed è eletto Papa con il nome di Gregorio XVI. (Sceglie il nome dell'ultimo legittimo pontefice Francese) Sotto di lui anche lo stato della chiesa si apre al costituzionalismo alla francese.
Maria Giuseppina di Francia, da Ortodossa nota come Maria Lyudovikna sposa lo Zarevitch Alessandro.
Nasce l'Arciduca Carlo Francesco Luigi d'Asburgo-Lorena, terzogenito dell'Imperatpre Francesco II.

1798
Nasce Luigi Ferdinando creato Duca di Berry, erede del Delfino.
Muore Re Stanislao II di Polonia, gli succede il nipote Giuseppe I che sposa Maria Amelia di Francia.
Nasce il Granduca Pietro Alexandrovich, erede dello Tsarevich.

1799
Riforma dei Reami della Corona Asburgica che ottengono una costituzione; L'Imperatore Francesco II decide inoltre di creare per suo figlio ed erede, l'Arciduca Luigi, una serie di titoli simili a quelli di altri eredi al trono europeo; Duca del Tirolo come erede al trono Austriaco, Principe di Breslavia come erede al trono Ungherese, Duca di Mantova come erede al trono Milanese, elevato a Granducato, Duca di Moravia come erede al Trono di Boemia, Duca di Brabante come erede al neo elevato Granducato dei Paesi Bassi Austriaci, e Principe di Lodomiria, come erede del Regno di Galizia e Lodomiria.
Nasce Stanislao Luigi Poniatowski, Granduca di Lituania.
Nasce il secondogenito del Delfino, il Duca della Loira Luigi Giovanni.
Nasce Nicola Alexandrovich, secondogenito dello Tsarevich
Nasce l'Arciduchessa Maria Teresa Luigina d'Asburgo-Lorena.

1800
Luigi Carlo, Duca di Normandia, sposa la Granduchessa (Granprincipessa) Alessandra Pavlovna di Russia.

1801
Napoleon Bonaparte diventa Primo Ministro di Francia.
Fallito il tentato assassinio dello Zar Paolo I che rimane fra la vita e la morte per una settimana; al suo risveglio racconta di aver visto suo padre Pietro III nella gloria del Paradiso, che gli raccomandava di abbandonare le sue paure e prosegure il suo lavoro; Appena rimessosi, la Zar recupera tutte le riforme messe in cantiere dal padre durante il suo breve regno. Sotto Paolo I il Miracolato la Russia entra in un periodo di riforme.
Nasce la Principessa Maria Teresa Giovanna terzogenita del Delfino

1802
Il Duca di Borbone, Giuseppe Carlo, sposa Caterina di Württemberg.
Muore il Duca di parma Ferdinando. gli succede il figlio Luigi

1803
Nasce il Duca di Vaudemont Luigi Federico, Primogenito del Duca di Borbone.
Anche Luigi I di Parma muore. Gli succede il Principe di Piacenza Carlo II sotto la reffenza della madre.

1804
Nasce Luigi Paolo creato Duca di Calais, primogenito del Duca di Normandia.
Luigi Filippo, Duca d'Anjou è ordinato sacerdote e diventa Vescovo Ausiliario di Parigi.

1805
Devolution Bill approvato nel Regno Unito; Il Principe di Galles, Duca di Cornovaglia, Duca di Rothesay e Duca di Alba diventa anche Duca di Tuam e Duca di Belfast. Il Parlamento di Filadelfia nel New England attribuisce al Principe Giorgio anche il titolo di Principe di New York.
Nasce Maria Caludia Carlotta di Francia, ultimogenita del Delfino.

1806
Paolo I crea il Titolo di Granprincipe del Baltico come titolo ufficiale dello Zarevitch.
Caterina Pavlovna Romanova sposa il Duca del Maine Carlo Saverio.

1807
Il Principe delle Asturie sposa la Principessa Maria Elisabetta di Francia.
Nasce il Duca di Bordeaux, erede del Duca del Maine, Paolo Luigi di Borbone.

1808
Il Duca di Lorena Ferdinando Luigi sposa la Principessa Maria Elisabetta in Baviera.
Il duca di Bretagna Filippo Luigi sposa in segreto la nipote Maria Francesca. I due vengono mandati ad Haiti per punizione.

1809
Il Duca di Lorena si trasferisce in Africa, dove si mette in testa di crearsi un regno da lasciare alla figlia Maria Elisabetta, nata all'inizio dell'anno ed esclusa da ogni eredità in Francia; rifiuta di risposarsi dopo la morte di parto della moglie.

1810-1825
Epopea della conquista Ferdinandea; attraverso accordi commerciali, sfide rituali e pochi vittoriosi conflitti, Ferdinando Luigi di Borbone, detto l'Africano unisce sotto di se decine di Tribù lungo il Bacino del Congo (Grossomodo quello che in HL diventerà la Repubblica Democratica del Congo). Nasce il Regno di Lotaringia d'Africa, la cui capitale viene battezzata Fedinandea. Sceglie come bandiera una bandiera azzurra con una testa di leone sopra. Le potenze europee non vedono di buon occhio questo avventurismo ed iniziano a guardare con interesse all'Africa, ma riconoscono il nuovo regno. Ferdinando adotta un neonato, figlio di un capo defunto, un bambino di nome Sese, che viene battezzato col nome di Luigi; ne farà il marito perfetto per la figlia, creata Principessa di Kindu.

1810
Nasce Francesco di Borbone, Primogenito del duca di Bretagna.

1811
Nasce Carlo Luigi Francesco di Borbone-Spagna erede del Principe delle Asturie.

1812-1816
Guerra d'indipendenza Balcanica.
L'Impero Ottomano è scacciato dai Balcani e perde buona parte del Caucaso; Il Trono dei Principati Rumeni va al Duca di Normandia, che si converte all'Ortodossia e prende il nome di Michele III (dal nome di Michele II il Coraggioso); Nasce i Regno di Dacia. Principe di Bessarabia diventa il nuovo titolo del Duca di Calais Luigi Paolo. Il secondogenito dello Zar, Nicola diventa Zar di Bulgaria con il nome di Boris III, e sposa l'Arciduchessa Maria Teresa Luigina; Principe di Varna diventa il titolo dell'erede al trono. La Serbia e la Bosnia diventano stati della corona Asburgica, e il Titolo di Principe di Sarajevo e di Principe di Belgrado si aggiunge ai titoli del Principe ereditario Ludovico. Anna Pavlovna invece sposa Francesco di Paola, Duca di Guisa, che diventa Re di Albania con il nome di Giorgio II. Infine Carlo Saverio, Duca del maine, convertitosi all'Ortodossia, Diventa Re dei Greci con il nome di Costantino I, e suo figlio Paolo diventa Duca di Nauplia.

1812
L'Arciduca Luigi Leopoldo Giuseppe Ferdinando, appena eletto Re dei Romani nonchè erede dei vari titoli Asburgici sposa Maria Beatrice di Savoia.
Carlo II di Parma sposa Maria Filippa di Francia, di quattro anni più vecchia di lui e Maria Luisa dismette la reggenza.

1813
Nasce Francesco Luigi Giuseppe di Asburgo-Lorena erede di Luigi Leopoldo.
Nasce Luigi Carlo di Borbone-Parma, Principe di Piacenza.

1817
Luigi Filippo è creato Cardinale dallo zio Gregorio XVI.
Nasce Ferdinando Alessandro Nikolaevich Romanov, Principe di Varna
Nasce Leka di Borbone-Albania, Duca di Vlorë ede erede al trono Albanese.

1820
Venezia dichiara la Bancarotta; per salvarsi dallo sfacelo, la Serenissima opta per la dedizione al Sacro Romano Impero; Venezia diventa Città Imperiale e Doge viene eletto l'Impeartore Francesco II. Genova opta per una simile soluzione per evitare di essere mangiata dal regno di Sardegna. Lucca, che teme le ambizioni della Toscana fa la stessa cosa.

1823
Carlo Alberto di Savoia Carignano muore senza eredi dopo un incidente a cavallo. Re Vittorio Emanuele I progetta una pragmatica sanzione per permettere, alla morte di suo fratello Carlo Felice ad una delle sue figlie di ereditare il trono che quindi andrebbe agli Asburgo, e questo creerebbe sicuramente attrito con la Francia, ma Re Luigi XVI propone a suo genero Francesco II di ottenere si la corona del Regno di Sardegna, meno però Nizza e la Savoia, che andrebbero alla Francia, e di cedere i Paesi Bassi Asburgici ai loro figli ribelli Filippo Luigi e Maria Francesca "Perchè non è dignitoso che il Figlio di un Re e la Primogenita di un Imperatore vivano come selvaggi dall'altra parte del mondo" Piuttosto che scendere in guerra con la Francia, e purche i Paesi Bassi Austriaci rimanessero nel Sacro Romano Impero Francesco II accetta.

1824
Alla morte di Re Vittorio Emanuele sale al trono Carlo Felice, che aggiunge alla pramamtica sanzione un caveat: il nome Savoia dovra essere aggiunto al nome Asburgo-Lorena.

1827
La Principessa di Kindu e il Duca di Ville de Marie-Isabelle Sese Luigi, si sposano secondo la volontà di re Ferdinando I, che rifiuta caregoricamente ogni offerta di principe Europea. "Mia figlia sarà Regina di proprio diritto e avrà bisogno di un marito leale e ubbidiente, rispettato dai suoi sudditi, non un ambizioso cacciatore di gloria pronto a sfruttare queste terre."

1828
Nasce quello che i giornali europei battezzano come "il primo discendente nero di Ugo Capeto", il Duca del fiume Congo Ferdinando di Borbone-Kindu.

1831
Alla morte di Carlo Felice il Regno di Sardegna è spartito come previsto, I Paesi Bassi Asburgici vanno a Filippo Luigi e a Maria Francesca, Francesco d'Asburgo e Borbone diventa Duca di Brabante, Francesco II diventa Re di Sardegna e l'Arciduca Luigi Ferdinando aggiunge il titolo di Principe di Piemonte alla lista.

1832
Muore Papa Gregorio XVI il Papa più longevo della storia; gli succede il nipote Cardinale Luigi Filippo di Borbone con il nome di Gregorio XVII.

1835
Muore Francesco II, gli succede Ludovico V come Sacro Romano Imperatore e negli altri titoli; suo figlio Francesco di Asburgo-Lorena-Savoia diventa l'erede dei vari titoli.

1849
Muore Re Luigi XVI, il Nonno d'Europa, alla veneranda età di 98 anni: ha regnato per 75 anni, uno dei monarchi più longevi della storia. Gli succede il figlio Luigi XVII.

Tommaso Mazzoni

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Questa invece è l'ucronia che Generalissimus ha tradotto per noi su questo tema:

Buongiorno a tutti e a tutte, oggi ci interesseremo alla Rivoluzione Francese, più precisamente a immaginare cosa sarebbe accaduto se non fosse mai avvenuta.
Nonostante le mie ricerche in materia, non sono affatto riuscito a trovare libri o fumetti che trattano questo scenario, a parte un libro intitolato Quelli che Sanno, che ritrae un mondo dove la monarchia francese è sopravvissuta e dove internet è riservato ad una certa élite (brrrr, quando ci penso mi vengono i brividi!).
Prima di andare avanti, però, diamo prima un’occhiata al contesto: nel 1789 la Francia è in uno stato piuttosto cattivo, le finanze sono al minimo e il prezzo del pane è al massimo, la borghesia e il popolo sono in fermento e chiedono riforme sociali a Re Luigi XVI, che sembra sempre più disconnesso dalla realtà.
Egli, dopo essere sembrato cedere su certi punti vista la collera del popolo, prende una serie di decisioni goffe che hanno il risultato di agitare l’opinione pubblica contro di lui, per esempio licenziare uno dei suoi ministri progressisti e ordinare all’esercito di entrare a Parigi, che non è certo il modo migliore per calmare le cose.
Il popolo prende le armi e conoscete il seguito, la Presa della Bastiglia, il Regime del Terrore ecc., ma sarebbe stato possibile per Luigi XVI far fallire questa rivoluzione? La monarchia francese avrebbe potuto perdurare fino ai giorni nostri? Beh, analizziamo la domanda: il problema è che la rivoluzione francese non fu una rabbia passeggera del popolo, e mise in luce ben più di un problema strutturale.
Contrariamente all’Inghilterra, dove la nobiltà era abbastanza vicina al popolo, la nobiltà francese si vedeva più come una casta a parte, un’élite con la quale il popolo non doveva mai mescolarsi.
Tutto questo condusse alla fine del secolo ad una frattura nella società francese, ed è per questo che anche se la rivoluzione fosse stata evitata è molto probabile che sarebbe scoppiata un giorno o l’altro, ma immaginiamo che Luigi XVI prenda le decisioni giuste al momento giusto, che cosa sarebbe successo allora? Immaginiamo che per calmare gli animi Luigi XVI affronti il problema di petto, non faccia arrivare l’esercito a Parigi e convochi una specie di assemblea del popolo che ha il diritto di consigliare il re.
Immaginiamo anche che queste misure calmino gli animi e che nel Regno di Francia tutto ritorni all’ordine, una volta passata la carestia esso starà meglio che nella nostra realtà.
Il Regime del Terrore e le Guerre Rivoluzionarie Francesi fecero un numero di vittime immenso, Re Luigi XVI, per ristabilire il suo blasone, avrebbe potuto iniziare una guerra in Europa, ma le sue dimensioni non saranno in alcun caso paragonabili a quella delle Guerre Rivoluzionarie Francesi.
Così, dopo la carestia, l’economia e la demografia del regno non potranno che migliorare.
Le altre nazioni europee resteranno lo stesso diffidenti riguardo a questa assemblea del popolo, perché avranno paura che le loro popolazioni comincino ad avere le stesse idee di rivolta, ma questa diffidenza non avrà niente a che vedere con l’ostilità dei paesi europei nei confronti della Francia rivoluzionaria nella realtà.
Inoltre le Guerre Napoleoniche non hanno luogo, il che impedisce il sacrificio di un’intera generazione, ma dopo un periodo di relativa prosperità, Re Luigi XVI si rende conto che la frattura della società francese è troppo grande e che gli avanzamenti sociali sono inevitabili, ma con la nobiltà che vuole preservare i suoi privilegi e il popolo che vuole di più, Luigi XVI si ritrova tra due fuochi.
Il re, però, non volendo assolutamente vivere una rivoluzione, accorderà poco a poco più privilegi al Terzo Stato, ma come ho detto prima la frattura nella società francese è troppo grande, e possiamo immaginare che il re non sappia chi privilegiare tra la nobiltà e il popolo e scoppi una guerra civile tra i due.
In questo scenario possiamo ipotizzare che il re, costretto a scegliere fra uno dei due campi, scelga la nobiltà per non tradire i suoi antenati.
La guerra finisce dunque nel 1820 con la vittoria del popolo e della borghesia, ma vi sento già dire “AlterHis, non hai fatto che ritardare la Rivoluzione Francese di 30 anni!” Esteriormente non è cambiato nulla, tranne il fatto che alla fine le conseguenze sono più interessanti.
Possiamo immaginare che Pierino il Contadino si riveli all’improvviso attaccato al suo re perché ha fatto degli sforzi a livello di progressi sociali ed economici.
I progressi sociali attuati da Luigi XVI fino al 1820 potrebbero evitare delle violenze troppo forti nei confronti della nobiltà, o per meglio dire dei reali, oppure potremmo immaginare un mini-terrore postrivoluzionario, ma che non avrà niente a che vedere con quello che ha avuto luogo nella realtà.
I paesi europei invece entreranno sicuramente in guerra con la Francia rivoluzionaria per rinstaurare i reali, ma essa, avendo a disposizione una popolazione numerosa e un regime postrivoluzionario piuttosto stabile, e avendo al suo servizio giovani eroi brillanti, vincerà rapidamente i suoi nemici e diffonderà l’ideologia rivoluzionaria in tutta Europa, provocando numerose rivolte nel Regno Unito, in Spagna o nei Balcani.
In questo scenario la Luigiiana non viene mai venduta, resta pertanto francese, ma gli Statunitensi la brameranno, e questo provocherà delle tensioni.
La transizione politica dalla monarchia alla repubblica è stata così molto più delicata per la Francia, la cui potenza ed ideali rivoluzionari si diffonderanno in tutta Europa e potranno probabilmente porre fine a una o due dinastie.
Napoleone non arriva mai al potere perché è troppo vecchio, e questo impedisce così alla Francia di mettersi contro tutta l’Europa.
Da parte sua la Prussia non potrà sicuramente unire la Germania prima di molto tempo e lo stesso vale per l’Italia, e questo cambierà completamente i rapporti di forza in Europa.
La Prima Guerra Mondiale verrà sicuramente evitata e rimpiazzata da guerre di minore ampiezza, e possiamo perciò immaginare che la Russia non diventerà mai Comunista e subisca invece delle rivolte repubblicane come in Francia.
Eventualmente, grazie all’influenza francese, l’Europa delle monarchie si trasformerà presto nell’Europa delle repubbliche.

La Rivoluzione Francese! Forse uno degli eventi più incompresi e generalizzati della storia occidentale.
A noi Statunitensi viene spesso insegnato che non fu altro che una controparte della nostra rivoluzione, una gloriosa liberazione di un popolo dall’oppressione di un tiranno disconnesso e distante, ma le cause e gli attori della rivoluzione non sono esattamente quelli che pensiamo.
Ulteriori osservazioni affermeranno che i rivoluzionari o hanno fallito nel raggiungere il loro obiettivo o semplicemente non hanno mai smesso di raggiungere i loro traguardi, perché la Rivoluzione Francese fu solo la prima di alcune che sembrano aver seguito un modello comune di destabilizzazione dell’ordine attuale, creazione di una repubblica più liberale e in seguito rinuncia alla repubblica per concedere autorità assoluta ad un leader che rappresentava lo status quo del momento.
Il motivo principale della rivoluzione era mettere in atto un maggiore Liberalismo generazione dopo generazione di apparenti richieste di maggiore uguaglianza, più servizi sociali e così via.
I re e gli imperatori venivano tollerati fin quando attuavano politiche egalitarie e fornivano più cose al pubblico.
Una teoria sulla causa di questo trend è che in seguito alla prima rivoluzione riuscita innumerevoli nobili e intellettuali vennero perseguitati e cacciati dal paese o peggio.
La Francia all’epoca aveva anche la popolazione più grande d’Europa, e gran parte di quella popolazione era composta da contadini, molti dei quali per natura non erano molto intelligenti e per sopravvivere erano dipendenti dal sistema che avevano creato i nobili.
Nonostante le pessime condizioni, il periodo seguente alla rivoluzione portò ad una fuga di cervelli e ad una cultura della dipendenza da una guida forte, come se questo fosse l’unico sistema che conoscevano i contadini e i loro figli,.
Dopo tutto i meno istruiti si affidano alla guida dei più intelligenti, e questo aprì la porta al controllo di uomini come Napoleone, che si fece campione di una politica egalitaria, ma erano anche leader decisi.
Qualunque sia stato il caso, le cose non furono mai più davvero le stesse per la Francia dopo la rivoluzione, ma se la rivoluzione non fosse mai avvenuta? Ovviamente i contadini non tollereranno il sistema per sempre, ma se i loro bisogni potessero essere saziati abbastanza da far sì che i pensieri di rivoluzione semplicemente non si manifestino? Essenzialmente la Francia dovrà abbracciare una politica abbastanza egalitaria da mantenere i contadini abbastanza agiati da non ribellarsi, facendo sì che chiunque suggerisca una cosa simile cerchi solo di creare difficoltà ad un buon sistema nel quale i contadini sono felici di vivere.
C’è un comune malinteso anche riguardo Luigi XVI, la gente crede che fosse un pezzo grosso coccolato e viziato al quale non importava un piffero del suo popolo, ma in realtà è vero il contrario.
Luigi era un fanatico dell’Illuminismo e un suo primo praticante che voleva assolutamente liberare i contadini dalla servitù e dal loro indebitamento nei confronti dei nobili per garantirgli delle politiche più giuste, scrivere una sua carta dei diritti per le classi più basse, abolire la pena di morte che lui considerava inumana, e in generale alleviare i pesi dei poveri.
Il motivo del perché non avete mai sentito nulla di tutto questo è che i cosiddetti progressisti che andarono al comando non erano davvero la voce del popolo, ma una nuova classe di élite che si avvantaggiò della rabbia dei contadini per eliminare l’opposizione ad essa durante il Regime del Terrore.
In realtà è piuttosto interessante, più si riflette sul contributo degli effetti della Rivoluzione Francese, più si trovano somiglianze tra essa e la rivoluzione Bolscevica in Russia: c’erano elementi antireligiosi che diedero il via ad una purga dell’aristocrazia, un sequestro e una ridistribuzione della ricchezza, e un sistema basato sui consigli che alla fine venne sostituito da un governatore dittatoriale.
Poiché la storia è ovviamente raccontata dai vincitori, abbiamo sentito solo una campana, e francamente ingannevole, viste le più malvagie azioni dei rivoluzionari francesi, anche se non tutti avevano intenzioni sinistre, in realtà fu colpa di pochi uomini e piccoli gruppi, ma molto influenti, come gli Hébertisti e i Sanculotti.
I contadini, per la maggior parte, furono utili idioti che vennero utilizzati come mezzo di distruzione per abbattere l’establishment attuale.
Ora vi starete chiedendo perché Re Luigi non mise in atto nessuna delle sue politiche, dato che sembra che gli avrebbero risparmiato un mondo di problemi.
Beh, il fatto è che non aveva il potere.
Esatto, nonostante fosse un monarca assoluto il re in Francia era quasi inutile senza l’OK dell’aristocrazia e del clero.
Il vecchio regime francese poteva forse essere descritto meglio come un’oligarchia teocratica, dato che erano la Chiesa e i nobili ad avere il vero potere, mentre il re non era altro che una figura che rappresentava entrambi.
I nobili bloccarono tutti i tentativi fatti da Luigi fino a quando questi alla fine non perse la fede nel vero cambiamento e smise di provarci, ma se le cose andassero in maniera diversa? E se Re Luigi fosse più schietto e assertivo riguardo alle sue opinioni e così facendo si rivolgesse agli idealisti Illuministi, agli aspiranti rivoluzionari e ai sudditi oppressi del suo regno, permettendogli di reclutare fra il popolo una guardia reale che reclami l’autorità dai nobili per re-instaurare sé stesso come un monarca illuminato? La gente era certamente disposta a combattere per una vita migliore in Francia, e i contadini in generale non odiavano espressamente il re.
Egli era ancora sacro, un leader scelto da Dio, se egli in qualità di re avesse interagito più direttamente con il popolo e avesse mostrato compassione avrebbe potuto benissimo riprendere le redini del paese.
Utilizzando i suoi poteri ritrovati, Luigi abolirebbe le tasse che prendevano di mira i contadini e li opprimevano, permettendogli di mantenere più ricchezza e migliorare gradualmente la qualità delle loro vite.
Le prigioni verranno riformate per avere condizioni più umane e la pena di morte diventa una cosa del passato, il che vuol dire anche niente ghigliottina.
I nobili più contrari alle riforme verranno incarcerati per tradimento contro il re, mentre gli altri che rimarranno leali per mezzo di una dimostrazione di forza del popolo.
Vengono create alcune strutture pubbliche, come scuole e centri medici aperti a tutti, ma alla fine il progresso dovrà rallentare.
La Francia all’epoca aveva un forte debito a causa del suo ruolo nella Guerra d’Indipendenza Americana, la ricchezza proveniente dai fondi dei nobili potrà sovvenzionare i recenti miglioramenti, ma alla fine terminerà.
Comunque, con i contadini appagati e completamente a sostegno di Luigi, egli avrà il tempo necessario per tirare fuori la Francia dai suoi guai finanziari.
Gli Stati Uniti diventeranno immediatamente un’ovvia fonte di reddito.
La nazione appena nata avrà bisogno di alleati e partner commerciali, perciò si presume che la Francia possa prendere la giovane nazione sotto la sua ala come un fratello maggiore imperiale.
Nella nostra TL gli Stati Uniti si rifiutarono giustamente di farsi coinvolgere nella Rivoluzione Francese, e all’epoca avevano una politica non interventista fino a quando erano in corso azioni militari, ma Luigi potrebbe riuscire ad ottenere una partnership commerciale esclusiva tra lui e gli Stati Uniti, addolcendo l’accordo offrendo il Territorio della Luigiiana come primo scambio ad un prezzo fortemente ridotto.
Quella terra era in gran parte inutilizzata, e distoglieva risorse dai bisogni interni, perciò, un po’ come fece Napoleone, Luigi la scambierebbe per del tanto necessario denaro e, stavolta, una nuova partnership commerciale.
La Francia costituirà anche un’alleanza col re Borbone di Spagna per ottenere una mutua difesa.
Un’economia in declino vuol dire anche una riduzione dell’esercito francese, non esattamente una cosa cattiva visto che, come ho detto prima, la Francia all’epoca aveva la popolazione più grande d’Europa, il che significa un grande bacino di riserve sul quale fare affidamento, anche se non saranno necessariamente le meglio addestrate o armate.
Questa situazione potrebbe migliorare se l’addestramento base facesse parte del curriculum di studi o costituisca il prezzo per entrare a far parte di una scuola pubblica, rendendo essenzialmente la massa della popolazione contadina una cittadinanza di soldati.
Poiché in questa TL Napoleone non arriva mai al potere e non invade la Spagna, il regno rimane stabile e riesce a diventare più stabile e più industrializzato di quanto non fu nel nostro mondo, aprendo alla possibilità di ancora più opportunità commerciali per la Francia.
Le relazioni della Francia saranno abbastanza complementari.
Luigi, in qualità di monarca illuminato, riuscirà a fare da ponte tra la Spagna monarchica e l’America illuminata, e anche se unite per un beneficio reciproco, condivideranno anche un comune disprezzo per la Gran Bretagna.
Francia e Inghilterra erano ovviamente rivali, l’Inghilterra praticamente distrusse l’impero della Spagna, e gli Stati Uniti riconoscevano ancora l’Inghilterra come una forza tirannica dall’altro lato dello stagno.
Il Regno Unito però aveva delle potenze sue alleate che erano solidali contro quelle francesi: in America c’era il Canada britannico, in Iberia c’era l’alleato portoghese di lunga data, e dall’altro lato della Manica la Francia aveva il Regno Unito.
I Francesi saranno in un processo di recupero, ma non saranno ancora pronti a combattere la Gran Bretagna nel caso le tensioni salissero, perciò la sola Spagna non basterà.
La Francia cercherà ancora un altro alleato e un patto di difesa contro l’Inghilterra.
L’alleato sarà l’Austria, non il più affidabile dei compagni, ma comunque una forza con cui fare i conti.
Questo periodo della storia avrebbe potuto diventare molto facilmente una polveriera se le cose si fossero svolte come descritto, ma la Rivoluzione France e le Guerre Napoleoniche la disinnescarono rapidamente quando le coalizioni europee si rivolsero contro la Francia invece che una contro l’altra.
L’Austria e la Prussia erano sull’orlo del conflitto per delle dispute territoriali, con il Regno Unito che avrebbe probabilmente sostenuto la Prussia.
La Spagna stava considerando di asserire ulteriore dominio sul Portogallo, e la Gran Bretagna, dopo aver molestato le navi statunitensi, stava per affrontare quella che sarebbe diventata la Guerra Anglo-Americana.
Non è chiaro cosa avrebbe fatto stavolta la Francia in assenza di Napoleone, ma nel nostro mondo Luigi sperava all’inizio di usare la Guerra d’Indipendenza Americana per cacciare l’Inghilterra dall’India.
Nel caso scoppiasse un conflitto tra Stati Uniti e Gran Bretagna in assenza di Napoleone, questo potrebbe offrire una seconda possibilità per conquistare la regione.
Se permettiamo alle cose di svolgersi come hanno fatto, potremmo vedere divisioni o dispute all’interno del Sacro Romano Impero che scateneranno un’annessione di territori da parte della Prussia o un’invasione dell’impero che costringerà l’Austria a mobilitarsi in difesa dei territori tedeschi, il tutto mentre l’Inghilterra viene trascinata nel conflitto dalla Prussia.
Dei conflitti potrebbero prendere il via anche a causa del reclutamento forzato di soldati statunitensi da parte degli Inglesi e delle molestie alle navi americane, che costringeranno gli Stati Uniti a invadere il Canada come rappresaglia.
Il Portogallo potrebbe anche tentare di riconquistare Almeida, occupata durante l’invasione spagnola del 1762, facendo sì che il Regno Unito sostenga il Portogallo come ha fatto in passato.
Indipendentemente da dove inizierà il conflitto, la risposta della Francia trascinerà gli altri in esso.
La Francia sosterrà l’invasione della Spagna e tenterà di impedire alla marina inglese di raggiungere il Portogallo.
Nel frattempo lancerà un’invasione terrestre del Sacro Romano Impero per cacciare la Prussia.
La guerra in America drenerà risorse inglesi dal fronte europeo, e la Francia, sperando di peggiorare i loro problemi, sosterrà delle fazioni in India perché si ribellino contro gli Inglesi.
Ci fu una possibilità che gran parte di questi conflitti scoppiasse durante la Guerra d’Indipendenza Americana, ma la Francia si astenne dal conflitto diretto, perché in quel momento non era molto fiduciosa nelle sue capacità e aveva paura di una ripetizione della Guerra dei Sette Anni.
Questa volta la Francia pensa di avere una possibilità.
La Francia avrà ancora il Generale Bonaparte come risorsa militare, e lo utilizzerà in Germania prima di trasferirlo per combattere la campagna in Iberia.
Ovviamente la leadership politica e militare della Francia è molto diversa in questo mondo, ma questa non è necessariamente una cosa cattiva, perché vuol dire che molti buoni generali e tattici saranno sopravvissuti al conflitto e riusciranno ad accoppiare le loro capacità con quelle di Napoleone, che senza dubbio arriverà comunque ad un alto grado militare.
Avendo sconfitto gran parte dell’Europa da solo nella nostra TL, ci sono pochi dubbi che Napoleone, adesso col sostegno diretto di Austria e Spagna, non riesca a ottenere una vittoria a valanga.
La marina inglese infrange comunque il blocco francese con un paio di bombardamenti navali e un’offensiva terrestre per cacciare la Spagna dal Portogallo, ma Napoleone riuscirà a respingerli e ad occupare un grande segmento del Portogallo settentrionale.
Viene dichiarato lo stallo e delle città di confine vengono annesse dalla Spagna, ma il Portogallo mantiene gran parte delle terre che sono state occupate.
L’Austria ne uscirà vittoriosa e riassumerà il dominio tedesco, assicurandosi di diventare la potenza che unirà la Germania al posto della Prussia in questo mondo.
Anche le guerre oltremare finiranno in una situazione simile allo stallo, ma anche se i conflitti favoriranno la Gran Bretagna il trattato di pace richiederà la liberazione del Québec e dei territori costieri indiani dal dominio inglese.
Questa vittoria darà il via in Francia un’Era dei Buoni Sentimenti simile a quella degli Stati Uniti, segnata da crescita economica e territoriale.
Il nuovo impero francese forse si espanderà ulteriormente negli stati italiani o tedeschi dopo la guerra, e forse creerà perfino un’unione Borbonica con la Spagna sotto un monarca congiunto.
Gli Stati Uniti seguiranno il loro percorso tipico, con molta più libertà di espandersi verso nord adesso che il Canada britannico si è indebolito assieme a tutti gli altri domini inglesi nelle Americhe, creando forse in seguito la base per una guerra contro l’Inghilterra simile alla Guerra Ispano-Americana per espellerla dal Canada e dai Caraibi.
Il momento di gloria dell’impero britannico è finito, i protagonisti ora sono la Francia e i suoi alleati.
Il paradigma europeo s è spostato di nuovo in una vittoria sia per gli ideali illuminati che per la cultura del Cattolicesimo.
Nel nostro mondo, durante le campagne di Napoleone, ci furono colloqui tra la Francia e la Russia, colloqui pacifici.
La Russia non ha sempre avuto paura dell’imperatore francese Napoleone, ad un certo punto lo vide come un potenziale alleato per un grande piano per conquistare l’India ed eventualmente spartirla in domini di loro proprietà, ma le discussioni pacifiche scomparvero quando divenne apparente che Napoleone aveva tutta l’Europa nel mirino.
In questo mondo questa paura non si manifesta, e la campagna francese per cacciare il Regno Unito dall’India viene seguita da una doppia invasione, assicurandosi una risorsa molto preziosa per gli imperi che negli anni a venire gli procurerà una ricchezza che nel nostro mondo alimentò le imprese coloniali del Regno Unito per più di un secolo.
Questa relazione speciale che si svilupperà tra gli alleati della Francia aprirà la porta a relazioni Russo-Statunitensi più profonde.
Nel nostro mondo queste in realtà furono abbastanza strette fino alle Guerre Napoleoniche, poi ci fu un nuovo picco ma furono di nuovo completamente tagliate in seguito all’ascesa dell’Unione Sovietica.
Nella nostra TL la Russia utilizzò molto poco l’Alaska, ma in questo mondo, con le risorse e la ricchezza aggiuntive apportate dall’India, così come con il maggiore accesso ai territori canadesi da parte degli Stati Uniti, l’Alaska potrebbe diventare un centro per il commercio e l’estrazione delle risorse Russo-Statunitensi, portando forse ad una corsa all’oro che porterà a sua volta a una popolazione di massa della regione.
La Gran Bretagna, al posto dell’India, potrebbe mettere nel mirino la colonizzazione della Cina, dell’Indocina e dell’Indonesia, il che probabilmente vorrà dire più Guerre dell’Oppio e un maggior dominio sulla costa cinese.
La Francia, in seguito, darà sostegno agli Stati Uniti durante la Guerra Messico-Statunitense, e sulla sua scia potrebbe reclamare i territori messicani non reclamati dagli Stati Uniti.
Se verrà creata l’unione Borbonica, la Spagna potrebbe giustificare questo come una riconquista di una colonia perduta e instaurare un membro della dinastia spagnola perché regni con più rigidità, altrimenti la Francia potrà facilmente instaurare qualcun altro.
La Guerra di Secessione Americana si risolverà in una sconfitta ancora peggiore per la Confederazione, dato che l’Unione rimarrà con gli alleati Illuministi, ma il sud potrebbe benissimo dare il via ad una ribellione in Messico per mantenere distratta la Francia.
L’Austria, quando arriverà il suo collasso, manterrà i suoi territori tedeschi e potrebbe unirsi alla Prussia per creare una grande Germania.
In patria la Francia si è presa un rischio formando questa alleanza dopo un’importante cambiamento politico, e anche se in Francia quest’opera avrebbe potuto semplicemente essere distrutta, la nazione che ne è emersa ha dato vita ad un sistema monarchico illuminato non ereditario che col tempo creerà una nuova classe di nobili dalle famiglie degli ex re perché porti avanti la transizione progressista della Francia fin quando sarà necessario.
Questa alla fine potrebbe dare ritorni di fiamma se andrà troppo lontano, diciamo, per i nobili o addirittura per i contadini, e dare il via ad un movimento anti-Illuminista che restauri dei ruoli più tradizionali.

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E se Luigi XVI fosse fuggito dalla Francia?

Oggi cambieremo un avvenimento del quale tutti i piccoli Francesi apprendono un giorno a scuola, la fuga di Luigi croce v e bastone a Varennes all’epoca della Rivoluzione Francese.
Eh, sì, chi avrebbe potuto credere che una fuga potesse avere un impatto sulla nostra storia.
È stata di fatto tutta una serie di cattive decisioni che ha portato la famiglia reale a farsi ingabbiare da una folla scatenata in fondo alla Mosa nel villaggio di Varennes-en-Argonne (che si trova tra le città di Boureuilles e Vienne-le-Château, non lontano dalla Strada Dipartimentale D946).
Questo è stato anche il punto di partenza di una serie di avvenimenti che hanno portato al festival della decapitazione più grande mai avvenuto e che fece della Francia la repubblica che noi conosciamo molto bene oggi.
Oggi, cari abbonati e spettatori, faremo riuscire uno dei tentativi di evasione più celebri della storia, e allo stesso tempo cambieremo il destino della Francia, dell’Europa e del mondo, ma prima di ribaltare in profondità lo spazio-tempo farò come d’abitudine un piccolo riassunto di quello che è successo davvero, perciò indossate la vostra migliore parrucca, le vostre calze di seta, le vostre babbucce e il vostro mantello d’ermellino e partiamo… Per farvi ammazzare.
Allora, conoscete il quadro generale, dunque andremo direttamente al punto che ci interessa.
Dunque, dopo gli Stati Generali, il Giuramento della Pallacorda, la creazione dell’Assemblea Nazionale Costituente, la Presa della Bastiglia, l’abolizione dei privilegi e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (tanta roba per un solo anno), il re, la folla e gli eletti dell’assemblea si riuniscono tutti per la Fête de la Fédération il 14 Luglio 1790 al Campo di Marte.
Il giubilo è grande, il re giura fedeltà alla nazione e alla legge mentre l’assemblea giura fedeltà alla nazione, alla legge e al re, eh sì, perché i Francesi non hanno ancora abbandonato la monarchia e non sono ancora pronti a rinunciarvi.
La monarchia ormai è costituzionale e lascia a Luigi XVI numerose prerogative, in particolare un diritto di veto per bloccare le leggi passate dall’Assemblea Nazionale Costituente, ma, beh, i problemi arrivano molto presto.
Luigi inizia ad utilizzare il suo diritto di veto per bloccare certe riforme alle quali si oppone fermamente, soprattutto sul piano religioso.
In qualche mese la relazione tra l’assemblea e il re si degrada, e la monarchia costituzionale entra allora in un’impasse.
La Costituzione Civile del Clero era uno dei punti di conflitto principali.
Secondo questa i curati dovevano essere eletti dai cittadini del distretto e i vescovi dovevano farsi eleggere dai cittadini del dipartimento dove ufficiavano, inoltre gli ecclesiastici dovevano prestare giuramento sulla costituzione.
Questo fu troppo per molti religiosi, che rifiutarono la riforma e in seguito entrarono in clandestinità.
Inutile dire che questo non piace troppo a Papa Pio VI, che condanna con fermezza tutto questo disordine.
La condanna del Papa arriva il giorno dopo che Luigi XVI ha invalidato senza fortuna la legge, ed egli si ritrova in un dilemma morale che gli è insopportabile, ma la possibilità che una guerra civile si scateni dopo la sua partenza lo spinge a rimanere ancora.
Due avvenimenti lo spingono a cambiare idea: prima di tutto la morte di de Mirabeau, che era uno dei più grandi sostenitori segreti di Luigi XVI e difensore di una soluzione di compromesso tra la monarchia e la rivoluzione, e, seconda ragione, visto che Luigi XVI era molto pio, egli cercò di ricevere la comunione da un prete refrattario, solo che la folla lo prese e gli impedì con la forza di lasciare le Tuileries.
È in questo momento che il re inizia ad ideare la sua famosa fuga.
Il fine di questa impresa era raggiungere la piazzaforte di Montmédy per riunirsi col Marchese de Bouillé, generale comandante delle truppe della Mosa, della Saar e della Mosella.
In seguito il re avrebbe dovuto prendere il comando di un nuovo esercito e restaurare l’autorità regale in tutta la Francia, ma prima di realizzare questo bel progetto doveva prima di tutto fuggire.
Prima della fuga il re organizzò una piccola operazione di disinformazione e rassicurò l’assemblea della sua fedeltà per calmare i sospetti.
Qualche giorno più tardi il re e la sua famiglia, tutti travestiti, si fanno passare per l’entourage della Baronessa di Korff e partono da Parigi nella notte tra il 20 e il 21 Giugno 1791 con già un’ora e mezza di ritardo.
La carrozza però è carica, troppo carica, e di conseguenza il gruppo viene considerevolmente rallentato durante la notte.
La mattina del 21 la scomparsa viene constatata da un cameriere, che allerta immediatamente il comandante della Guardia Nazionale, il Marchese di La Fayette, che invia dei corrieri in tutta la Francia ad ordinare l’arresto dei fuggitivi.
Durante questo tempo il gruppo reale è stato raggiunto da diverse compagnie di cavalleria incaricate di assicurare la sua protezione, e arriva a Montmirail con tre ore di ritardo.
Alla vista dei soldati la popolazione si inquieta e inizia ad armarsi, spingendo il gruppo a farsi strada in preda alla paura.
Durante questo tempo il messaggio di La Fayette raggiunge piano piano il convoglio reale.
Il 21, verso le 16:00, la carrozza del re arriva a Châlons-en-Champagne, dove, catastrofe, gli ussari che dovevano aspettare lì non sono presenti.
Il messaggio di La Fayette che avverte del suo passaggio arriva solo un’ora dopo la sua partenza, il cappio si sta stringendo.
Verso le 19:00 il piano inizia seriamente a fare acqua.
Nella stazione di posta di Sainte-Menehould un certo Jean-Baptiste Drouet, un mastro di posta più accorto degli altri, riconosce il re travestito da valletto comparandolo ad un’effigie impressa su una banconota, e si lancia al suo inseguimento prendendo una scorciatoia per Varennes, dove pensa che si stia dirigendo.
Durante questo tempo il gruppo di Luigi XVI arriva nel famoso villaggio, ma non trova i cavalieri che avrebbero dovuto scortarlo, che in realtà stanno aspettando in una nuova stazione di posta un po’ più lontano.
Drouet arriva allora a tutta velocità nella città di Varennes cinque minuti dopo l’arrivo del re.
Egli avverte allora la Guardia Nazionale, che blocca la strada con due cannoni e si mette a suonare la martinella.
Tutto questo fa radunare la popolazione dei villaggi nei dintorni, e armata di forconi, picche e fucili la folla minacciosa circonda il re e i cavalieri che lo hanno raggiunto e… Questi viene scortato a Parigi sotto la scorta di una folla di contadini silenziosi.
La iella, la scalogna, la sfortuna, la sventura, la sfiga, la malasorte, ma soprattutto una cattiva pianificazione, tutta una serie di decisioni idiote da parte del re, della regina, dei cavalieri della scorta, del Marchese de Bouillé, ma anche sicuramente la iattura di non avercela fatta per un pelo.
Il seguito della rivoluzione è la storia di una lunga immersione nella merda che vedrà il re e la sua famiglia giustiziati, e l’entrata in guerra della Francia contro tutta l’Europa e anche contro sé stessa con l’inizio del Regime del Terrore, e quindi adesso, cari abbonati e spettatori, ci chiederemo cosa sarebbe successo se la Fuga a Varennes fosse riuscita.
E se il re avesse potuto ricongiungersi al Marchese de Bouillé come previsto? Avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi? Questo è quello che vi proporrò nello scenario che segue, e che, per ricordarvelo, non è che una delle numerose ramificazioni dell’immenso albero di possibilità che è la storia alternativa.
Su, su, cominciamo.
Immaginiamo un po’ un mondo dove il re, la regina e il piccolo principe riescono a raggiungere la piazzaforte di Montmédy dopo la loro piccola avventura, il gruppo non si fa mai riconoscere dal mastro di posta e supera Varennes senza alcun problema.
Arrivati a Montmédy vengono raggiunti dal Marchese de Bouillé, al quale viene concesso il titolo di Maresciallo di Francia.
Alla fine, lontano da Parigi, il re ha una possibilità di capovolgere la situazione nel paese, ma non dimentichiamo affatto una cosa, non è che solo perché Luigi XVI è ormai al sicuro tutto adesso sarà in discesa.
Il re dunque procrastina prima di prendere una decisione, il tempo di controllare esattamente quanto sostegno gli resta in Francia e tra gli emigrati, e soprattutto se questo gli sarà sufficiente, ma, libero dalle pressioni della folla parigina e dell’assemblea, il re può finalmente prendere con calma le disposizioni che desidera.
Una cosa è certa, tuttavia: la riuscita fuga del re avrebbe provocato una guerra civile in debita forma.
Anche se il re desiderava evitarla, la sua fuga non sarebbe affatto piaciuta all’assemblea, che avrebbe fermato tutti i tentativi di negoziazione.
La fuga del re sarebbe stata vista come un tradimento, e avrebbe spinto all’estremismo i rappresentanti dell’Assemblea Nazionale Costituente.
Vi ricordo che nel 1791 tre fazioni si disputavano i seggi: i monarchici, i costituzionalisti, che erano i più numerosi, e i patrioti radicali.
Già nei giorni che seguono la Fuga a Varennes, tutto il mondo si rende conto che il re non è stato affatto rapito, come aveva finto Talleyrand all’inizio, ma è fuggito e conta di ristabilire la sua autorità con la forza.
A partire da qui la Francia sarà divisa tra quelli a favore della rivoluzione e i filomonarchici, perché sarà impossibile trovare una posizione di compromesso tra i due.
I partigiani della monarchia costituzionale, i più numerosi nell’assemblea, si sarebbero dunque scissi in due campi che si sarebbero uniti o ai monarchici o ai patrioti radicali, che avrebbero visto il loro numero aumentare considerevolmente.
Penso che il re, tra i suoi obiettivi, avrebbe visto come di suo interesse preservare certi risultati della rivoluzione, e non avrebbe certamente voluto tornare all’antico modello di monarchia assoluta.
In questo senso sarà dunque un re piuttosto riformatore, ma che resterà comunque attaccato al principio della monarchia ereditato da suo padre.
Se successivamente alcune posizioni reali si evolveranno, sarà spesso per via della costrizione del popolo e dell’assemblea che Luigi XVI cambierà idea.
In breve, se si fosse fatto promotore di una posizione di fermezza o di compromesso, per avere un quadro più chiaro delle intenzioni del re dopo la sua fuga basta dare uno sguardo alla lettera che lasciò prima di partire.
In essa Luigi XVI fa il riassunto degli avvenimenti della rivoluzione e rimpiange amaramente la debolezza della posizione reale, si considera un prigioniero e sostiene che doveva mettersi al riparo e porsi come difensore del popolo.
Contemporaneamente, alla fine sostiene di voler negoziare liberamente una costituzione e concedere la libertà, e cito, su basi ferme e incrollabili, ma, beh, questa lettera è anche considerata come un immenso dito medio alla rivoluzione, e anche adottando una posizione di compromesso la Fuga a Varennes avrebbe quantomeno reso il re assolutamente detestato da una buona parte dei Francesi.
Riprendiamo dunque il filo dello scenario: dopo essersi unito al Marchese de Bouillé, è probabile che il re dovesse marciare verso la Germania o i Paesi Bassi Austriaci per mettersi al sicuro.
L’esercito del Marchese de Bouillé è di fatto composto da soli 6000 uomini, e sicuramente anche meno, perché non tutti i soldati erano lealisti, e non avrebbero potuto resistere a lungo di fronte alle milizie rivoluzionarie lanciate al loro inseguimento.
Il re e il suo esercito avrebbero marciato dunque verso l’estero, a mio avviso verso i Paesi Bassi Austriaci, controllati da una monarchia amica.
Una volta al sicuro Luigi XVI avrebbe potuto radunare i suoi sostenitori e organizzare la controrivoluzione.
Nei giorni seguenti la fuga del re migliaia di monarchici fuggono dalla Francia, mentre le milizie rivoluzionarie si costituiscono spontaneamente, e qualche settimana dopo la Fuga a Varennes ci sarebbe stato un momento di grande incertezza.
Questo avrebbe potuto far sì che un piccolo club fino ad allora insignificante avrebbe ottenuto, a mio avviso, un’importanza considerevole: i Giacobini, a favore dell’instaurazione di una repubblica.
Guidato da un triumvirato che contava tra i suoi ranghi un certo Robespierre, il club dei Giacobini sarebbe presto diventato una forza politica importante, e sicuramente non si sarebbe mai diviso come nella realtà, aumentando perciò considerevolmente la sua influenza.
Militarmente la situazione sarebbe stata critica, l’esercito e la marina avrebbero visto una buona parte dei loro ufficiali più esperti unirsi al re nei Paesi Bassi, mentre lui avrebbe intrapreso dei negoziati con la Prussia e l’Austria per ottenere il loro sostegno.
Qualche mese dopo la sua partenza Luigi XVI sarebbe stato raggiunto da alcuni dei suoi fedeli e avrebbe costituito un esercito lealista alla frontiera settentrionale della Francia, dunque da parte loro i realisti avrebbero avuto un vero esercito composto da quadre esperte e dal re intorno al quale si sono riunite.
Non dimentichiamoci neanche i bastioni lealisti in Vandea, nel sud della Francia, che erano già in alta tensione a causa della Costituzione Civile del Clero e che in caso di guerra civile avrebbero costituito una grossa spina nel fianco dei rivoluzionari.
In breve tutto questo ci porta ad una situazione particolare, col re fuori portata la rivoluzione sarebbe potuta andare in due direzioni completamente diverse: nella prima ipotesi i monarchici costituzionali rimangono calmi e considerano la fuga del re un’abdicazione.
In questo scenario sarebbe stata messa sul trono un’altra persona, che sarebbe stata sicuramente il Duca d’Orléans, Luigi Filippo II, che era favorevole alla rivoluzione, ma l’altra ipotesi è semplicemente la presa del potere da parte dei patrioti radicali, in particolare dei Giacobini, che avrebbero sicuramente abolito la monarchia per proclamare la repubblica, e per questo scenario, cari abbonati e spettatori, partiremo da questa direzione.
I Giacobini prendono il sopravvento dell’Assemblea Nazionale Costituente e proclamano la repubblica.
Il divorzio con la monarchia viene definitivamente consumato, e i partigiani della monarchia vengono rintracciati e incarcerati in tutto il paese, ma con le armate e gli emigrati del re alla frontiera niente è in discesa per la giovane repubblica.
La moglie del re, Maria Antonietta, sarebbe stata un elemento chiave della controrivoluzione, attivando la sua rete nelle diverse monarchie europee avrebbe ottenuto del sostegno cruciale, e soprattutto avrebbe potuto controbilanciare le decisioni prese da Luigi XVI.
Allora, per quanto riguarda l’esito della guerra civile che seguirà in questo scenario, ebbene… Io punterei tutto sulla monarchia.
Eh, sì, anche se il re non fosse riuscito a riprendere il potere da solo col suo esercito di Francesi emigrati, una Francia repubblicana avrebbe per forza unito, in un momento o in un altro, l’Europa contro di lei.
In questo scenario la rivoluzione si radicalizza molto velocemente dopo la fuga del re, cosa che spinge l’Austria e la Prussia ad aiutare il re in esilio.
Inoltre, il fatto che Luigi resta in vita non divide affatto i monarchici, e gli concede un punto intorno al quale radunarsi.
Un’invasione dell’esercito reale in Francia avrebbe provocato il sollevamento delle regioni della Francia ancora fedeli.
La repubblica avrebbe dovuto affrontare l’esercito degli emigrati, eventuali eserciti stranieri e delle rivolte di grande ampiezza in Bretagna e in Vandea che sarebbero state a mio avviso molto più importanti se il re fosse rimasto in vita alla testa di un esercito, perciò, anche se nella realtà la Francia ha tenuto testa quasi da sola a diverse coalizioni, penso che in questo scenario il re in esilio avrebbe impedito ai monarchici di dividersi, avrebbe danneggiato gli eserciti già male in arnese della nuova repubblica e avrebbe provocato delle rivolte impossibili da sedare.
A quel punto un certo Napoleone Bonaparte avrebbe potuto unirsi all’esercito di Luigi XVI nei Paesi Bassi.
Nel 1791 della realtà Napoleone avrebbe voluto unirsi all’esercito degli emigrati in Russia, e non è affatto troppo tirato per i capelli immaginarlo in questo scenario unirsi al re e privare così la Francia di un altro ufficiale di grande talento.
In breve, in ogni caso la guerra civile sarebbe stata sanguinosa, e i morti numerosi.
Dopo la sconfitta degli eserciti rivoluzionari nel nord contro l’esercito reale immagino che per esempio la popolazione parigina non accetti così facilmente il ritorno del re.
La repressione e i massacri saranno una tappa obbligata per riprendere il controllo di certe città repubblicane.
Alcune città come Parigi vedono le sommosse degenerare, e i soldati del re sono obbligati a sparare sulla folla, mentre altre città realiste si arrendono a Luigi XVI immediatamente, dunque in questo scenario la monarchia viene restaurata in un intervallo di tempo che avrebbe potuto essere tra il 1795 e il 1800, e Re Luigi sarebbe potuto rimanere molto a lungo sul trono.
Dopo aver restaurato l’autorità regale, Luigi XVI avrebbe certamente tentato di radunare il popolo attorno alla sua persona, ma sarebbe stato estremamente laborioso.
Gli avvenimenti dal 1789 fino alla restaurazione avrebbero lasciato un’impronta enorme sulla popolazione, che sarebbe stata molto divisa: Giacobini, costituzionali, monarchici, repubblicani ecc., per riconciliare tutti il re avrebbe sicuramente preservato i traguardi di uguaglianza, di giustizia e di libertà religiosa, ma avrebbe soppresso la Costituzione Civile del Clero.
L’Assemblea Nazionale Costituente sarebbe stata sicuramente mantenuta, ma avrebbe avuto a sua disposizione un potere solo consultativo.
Sarebbe stata dichiarata anche un’amnistia, seppure alcune persone, come i capi Giacobini troppo violenti, sarebbero stati esiliate.
In breve la restaurazione di Luigi XVI avrebbe lasciato un paese diviso e una monarchia sotto il tiro dei progressisti che vorrebbero una monarchia costituzionale e dei reazionari che vogliono tornare alla monarchia assoluta.
Cosa sarebbe successo dopo, o piuttosto, che cosa non sarebbe successo? È qui che le conseguenze di questo scenario iniziano ad aumentare seriamente d’ampiezza.
Allora, già qui Napoleone è un giovane ufficiale ambizioso dell’esercito reale, non prende mai il potere e non si proclama mai imperatore.
In Europa i cambiamenti territoriali delle Guerre Napoleoniche, come la fine del Sacro Romano Impero, non si producono affatto.
La Germania rimane così l’immenso caos che era prima della sua unificazione, e sarà il campo di battaglia delle grandi potenze che la circondano.
La situazione è più o meno la stessa in Italia.
La Spagna, senza occupazione francese, resta molto conservatrice e perde le sue colonie in America del Sud più tardi.
A proposito di America, la Louisiana di questo scenario resta francese, perché non viene venduta da Napoleone.
Penso che in seguito questo territorio verrà comunque conquistato con le buone o con le cattive dagli Inglesi o dagli Americani, cosa che avrebbe potuto scatenare una guerra che nella realtà non ha mai avuto luogo.
Le conquiste di Napoleone hanno anche permesso ad una gran parte dell’Europa di adottare una sorta di codice civile, codice che qui non arriva mai.
Quale futuro attende la Francia di Luigi XVI senza parentesi napoleonica, quindi? Beh, io non vedo affatto un avvenire molto brillante, non dimentichiamoci che il nostro Lulù sarebbe rimasto molto impopolare.
Di fatto l’inizio della rivoluzione sicuramente non sarebbe stata che una prima tappa irreversibile verso l’abolizione dei privilegi della monarchia.
Da qui il popolo francese non avrebbe mai accettato di tornare indietro, e a mio avviso la monarchia avrebbe dovuto dirigersi progressivamente verso maggiori liberalizzazioni se avesse voluto rimanere al suo posto, e soprattutto se non avesse voluto beccarsi un’altra rivoluzione in faccia.
Tra gli anni 1800 e 1850 la Francia potrebbe subire diverse rivoluzioni seguite dall’arrivo al potere di un re privato ogni volta di qualche potere.
In ogni caso all’inizio del 20° secolo la monarchia in Francia sarà ancora molto in voga, anche se stiamo parlando di una monarchia costituzionale senza alcun potere, un potere consultativo.
In Europa i cambiamenti saranno ancora più lenti.
Penso che certi paesi sarebbero rimasti per molto tempo sotto una monarchia assoluta, per esempio l’Austria o la Russia, che avrebbero potuto vedere il regime liberalizzarsi poco a poco negli anni ’50, e non sto parlando degli anni ’50 dell’800, ma degli anni ’50 del ‘900.
Ancora una volta queste non sono che vaghe supposizioni, perché dei brutali cambi di regime avrebbero potuto scatenare un conflitto alternativo.
In questo scenario il re è riuscito a fuggire dalla Francia e a sconfiggere la rivoluzione.
Con la Fuga a Varennes e l'insuccesso della rivoluzione il mondo constata il fallimento di questo modello e non segue affatto il suo esempio.
Mentre l’Europa rimane frammentata, gli ideali Anarchici trovano più resistenza, e gli ideali repubblicani si diffondono più lentamente, e tutto questo a causa di un re che ha voluto fuggire dal suo paese.

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A quest'ultima ucronia risponde Perchè No?:,

Globalmente sono d'accordo con quanto è scritto ma credo che la possibilità di una vittoria repubblicana sia più importante, e per molti motivi:

- Robespierre non sarebbe il capo dei Giacobini nel 1791, e poi Danton sarebbe il loro campione e Robespierre una figura secondaria. Non cambia il fatto che Danton poteva essere molto estremo nelle sue decisioni: poteva essere aperto alla discussione. Il potere di agitazione di Marat sarebbe ben più da temere in questo scenario.

- Un triumvirato o qualsiasi giunta per governare la Repubblica in stato di emergenza dovrebbe probabilmente includere Lafayette (la fuga a Varennes ha fatto diminuire la sua popolarità davanti all'assemblea, ma agli occhi dell'opinione pubblica era ancora un campione della rivoluzione), potrebbe essere il Cromwell di questa storia, ma lo vedo forse piu a favore di una successione orleanista, o almeno di una mediazione con il re, e forse questo sarebbe troppo per i rivoluzionari.

- La Vandea non sarebbe forse il focolaio di ribellione realista che conosciamo. La ribellione della Vandea non è solo un affare di "Dio e il Re", c'era anche il rifiuto della coscrizione obbligatoria, ma in questa TL la guerra non era ancora iniziata e non c'era ancora la coscrizione. Se la ribellione realista avviene, sarebbe probabilmente piu limitata. Le regioni "federaliste" non sarebbero in ribellione, rimanendo fedeli alla Repubblica.

- Non dobbiamo dare per scontata l'incompetenza di Luigi XVI, sempre esitante, sempre in mezzo alle fazioni: la regina punterebbe ad appoggiarsi a suo fratello in tutto e forse a dipendere troppo di lui. Il conte di Provenza (il nostro Luigi XVIII) sarebbe in questa TL il capofila dei realisti piu estremi a favore di una vendetta sanguinosa, e si opporrebbe ad altri più moderati. Tutti questi sarebbero probabilmente incapaci di organizzare una vera campagna militare efficace. In Francia l'esercito perderebbe i suoi generali e ufficiali, ma abbiamo visto nella nostra TL quanti ufficiali usciti dai ranghi si sono presto fatti conoscere, superando ciò che un nobile di corte poteva fare anche se non sarebbe probabilmente stato sufficiente di fronte agli ufficiali di carriera prussiani e austriaci prima di un anno o due.

- Napoleone avrebbe optato per il partito dove avrebbe potuto avere più spazio per le sua ambizioni, e forse non sarebbe stato il caso della corte in esilio.

- Senza la morte di Luigi XVI e la radicalizzazione della Repubblica, la Gran Bretagna non dichiarerebbe guerra alla Francia, e non ci sarebbe una guerra totale europea; la Repubblica potrebbe forse trovare degli alleati secondo gli interessi di ciascuno.

Ma non è che la Repubblica potrebbe rimanere per sempre con un re in esilio per sempre; si potrebbero trovare ancora dei moderati pronti a saltare su un'occasione dopo anni di guerra? Quale occasione? La morte di Luigi XVI? Una battaglia decisiva o semplicemente la stanchezza degli avversari, la volontà di negoziare da parte dei loro alleati? Luigi XVI ha fatto la guerra al suo popolo, e perciò, se è ancora vivo, sarebbe forse costretto a lasciare il trono al figlio come Luigi XVII o a passare la corona agli Orléans (Provenza e Artois sarebbero scelte impossibili a questo punto). Se la monarchia negozia in posizione di forza, potrebbe condurre a un risultato simile alla Carta del 1814 con un codice civile per ristabilire la società, se avviene il contrario allora lo scenario sarebbe piu aperto.

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Ed ora, alcune delle ucronie che Perchè No? ha dedicato alla presa della Bastiglia:

La presa della Bastiglia é ritenuta in Francia quasi come un « non evento », visto che la piazzaforte non si é difesa e la folla la ha presa senza grosse difficoltà. Di fatto la Bastiglia era comandata dal marchese di Launay, vecchio soldato di corte che ha sempre avuto l'ambizione di farsi notare il meno possibile: la prigione conta solo sette ospiti ed era già stato deciso di abbatterla fin dal 1784 per lasciare posto alla « piazza Luigi XVI ». Da qui vengono in mente diverse possibilità:

1) La presa di cosa?
E se la Bastiglia fosse stata già distrutta nel 1784 per creare una vasta piazza reale, nel 1789 quale sarà l’obiettivo dei Parigini ribellatisi? E che la popolazione frustrata attacca direttamente Versailles, impiccando il re senza complimenti? Che accade?

2) La Battaglia della Bastiglia.
Nel 1788 la situazione politica convince Versailles a rafforzare la Bastiglia, inviando cannoni, fucili, munizioni, un centinaio di soldati svizzeri ben addestrati sotto gli ordini di un luogotenente del re, Luigi Deflue. A questo punto la Bastiglia torna ad essere una vera piazzaforte capace di sostenere ogni difficoltà. Però queste decisioni sono giustificate solo per la volontà di Launay di mostrare un'energia vuota di senso: ha dichiarato non pensare di aver bisogno di tutto questo. Al contrario della nostra Timeline, queste parole vengono ripetute a Versailles e Launay é mandato in pensione, Luigi Deflue prende il comando. Conseguenze: il 14 luglio, quando la folla si avvicina, il luogotenente del re decide di non abbandonare la metà della piazza per rinchiudersi nella fortezza (abbandonando dei cannoni). I Parigini sono bloccati davanti alla prima porta della piazzaforte senza riuscire a entrare. Inoltre Luigi Deflue non aspetta più di quattro ore per sparare e fa immediatamente fuoco sui ribelli, provocando il panico e la loro dispersione rapida. Subito dopo i reggimenti di stanza a Parigi dimenticano il loro ordine di non muoversi e accorrono in soccorso della Bastiglia, si lanciano contro i Parigini allo sbando e arrestano i loro capi. Alla fine della giornata si contano più di mille morti. Parigi é domata, Luigi XVI nel suo giornale scrive lo stesso che non é avvenuto niente. Politicamente la rivoluzione del popolo non inizia e il potere reale ne esce rafforzato, ma deve lo stesso continuare a trattare con l'Assemblea Nazionale che non c'entra niente con la ribellione. Il 21 settembre viene concessa una carta costituzionale limitata, senza dichiarazione dei diritti, che assegna al re vasti poteri di centralizzazione, aiutato dalla borghesia ai suoi ordini dopo la sua integrazione nell’assemblea nazionale. Questo basterà a spegnere la Rivoluzione, o essa verrà solo ritardata?

3) L’assedio della Bastiglia.
Stessi cambiamenti di prima, però la Bastiglia non fa fuoco. I Parigini sono bloccati per quattro ore, questo basta a fare ragionare i capi e a far esitare i meno arrabbiati. Alla fine viene firmato un accordo tra la guarnigione e i capi del Comune di Parigi. Al termine della giornata un emissario del re arriva e negozia la pacificazione di Parigi: dissoluzione della guardia nazionale appena nata in cambio dell’evacuazione delle truppe straniere della capitale, il governatore della Bastiglia riceve il comando militare della città, il re concede un’amnistia, regolamenta l’arrivo del grano nella capitale e ne abbassa il prezzo. Luigi XVI riceve tutta la gloria di una pacificazione nel migliore stile dei re capetingi, « padri della patria », e può cosi restaurare la sua popolarità, con risultati migliori che nella precedente ipotesi. La monarchia é salva. Quale sarà il ruolo di una Bastiglia sopravissuta alla rivoluzione? Fortezza del potere durante le diverse rivoluzioni, centro del comando tedesco durante l'occupazione, museo della rivoluzione oggi, luogo per girare tantissimi film storici e ispirazione per gli artisti, una sorte di gemella ancora più brutta della torre di Londra, o addirittura hotel con suite di lusso là dove marcivano gli ergastolani? Ve li figurate Berlusconi o Strauss-Khan alla Bastiuglia? (terza ucronia che Perchè no ha dedicato alla Bastiglia)

4) La Bastiglia muore ma non si arrende.
Launay rimane al suo posto, commette tantissimi errori e si ritrova bloccato nella Bastiglia come nella nostra Timeline. A questo punto il vecchio uomo d'armi, disperato, minaccia di dar fuoco alle munizioni della fortezza, il che secondo lui farebbe saltare tutto il quartiere, ma non osa farlo. E se invece Launay osa e provoca una tremenda tempesta di fuoco che annienta la vecchia fortezza e tutto il quartiere Saint Antoine? La città piomba nel caos mentre il fuoco si propaga, provocando un disastro ancora peggiore di quello di Londra nel 1666. Parigi é distrutta e brucia per cinque lunghi giorni con decine di migliaia di morti, senza parlare di chi è rimasto senzatetto e senza nulla. Il Louvre, Nôtre-Dame e tanti altri monumenti sono distrutti. Quali sono le conseguenze?

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Così gli replica Bhrihskwobhloukstroy:

Sviluppo lo scenario migliore per la Monarchia (terzo o eventualmente secondo): Borboni e Asburgo proseguono la politica di alleanza matrimoniale e nel giro di pochissime generazioni si arriva all'unione dinastica. Questa dà frutti a lungo termine solo se include anche la Spagna, con le risorse delle Colonie d'Oltreoceano, ma nel frattempo si può già valorizzare la persistenza del primato austriaco (senza duratura rivalità prussiana) nell'Impero, il quale fra l'altro perdura e prevedibilmente ricomprende, per la prima volta dai Carolingi, la Francia (già Regno dei Franchi Occidentali), mentre l'assenza della fase napoleonica in Germania lascia senza base la canalizzazione del nascente nazionalismo tedesco: la diffusione dell'industrializzazione si accompagna alla costruzione di una 'mitologia' statale alternativa, non basata sull'idea di Nazione quanto piuttosto su quella della potenza imperiale.

Senza rivalità franco-austriaca a Sud delle Alpi, probabile orientamento verso Roma come restaurata capitale dell'Impero e concomitante pressione sul Papato nel solco delle tradizioni gallicana e giuseppina. Prevedibile anche la formazione spontanea di un fronte comune anti-imperiale nel Nord luterano e calvinista della Germania (inclusa l'Olanda) insieme alle Monarchie scandinave e alla Gran Bretagna.

Rapporto ambiguo tra Impero asburgo-borbonico e Russia, alleate ma rivali contro la Turchia in Europa sud-orientale (in linea di massima l'unico compromesso durevole potrebbe essere una spartizione con Serbia e Valacchia agli Asburgo e Moldavia e Bulgaria alla Russia, dopodichè confronto aperto per Rumelia, Albania e Grecia), ostili (per ragioni opposte) alle Potenze baltiche. In ogni caso le condizioni europee avrebbero determinato entro breve avventure imperialistiche come quelle di Napoleone.

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Ecco poi la proposta di Yoccio Liberanome:

Luigi XVI riesce a passare indisturbato a Varennes e da lì coordina lo sforzo alleato controrivoluzionario, e quando le cose si faranno pericolose fugge in Austria.

Conseguenze? La Rivoluzione si radicalizza con qualche anno di anticipo? Colpo di stato dei sanculotti? Con la speranza di un re ancora in vita, le rivolte controrivoluzionarie francesi saranno più forti? Abbastanza da mettere in pericolo Parigi?

Dopo Campoformio oAusterlitz Napoleone otterrà la consegna di Luigi oppure si rifugerà in Inghilterra. Se ne ottiene la consegna dopo Campoformio otterrà abbastanza fama da poter liquidare subito il Direttorio ed evitare quindi l'avventura egizia?

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Gli replica Enrico Pellerito:

Al riguardo c'è una complessa e dettagliata ucronia ipotizzata da Hilaire Belloc: "Se il carretto di Drouet si fosse bloccato", nella raccolta curata da John Collins Squire "Se la storia fosse andata diversamente", Corbaccio Editore.

Lo sviluppo storico alternativo parte dal 1792 e giunge, attraverso alcuni "frammenti" quali finti editoriali giornalistici e altrettanto inventate lettere private ad un 1928 che vede un impero confederato europeo a guida asburgica giungere ad una pace dopo un conflitto che lo ha visto opposto a quello britannico e ad una Francia monarchica.

Dopo la conquista della Francia e alla sconfitta delle forze di terra britanniche sul continente, nonostante la supremazia su mari e oceani, Londra sarà costretta a scendere a patti con il nemico.

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E Federico Sangalli aggiunge:

Il Re riesce a fuggire e si rifugia presso gli Austriaci. In Francia la sua fuga annienta la credibilitá dei foglianti e degli altri monarchici costituzionali: i sanculotti prendono d'assalto le Tuileries e massacrano molti deputati dell'Assemblea Costituente. Nasce la Comune, il cui leader è Roberspierre. Instaurazione anticipata del Gran Terrore e Legge sui Sospetti, migliaia di morti, tra di essi c'é anche Charlotte Corde per cui Marat non viene ucciso. Luigi XVI invita i francesi a rivoltarsi, gli fa eco il Papa sconvolto dai massacri e dai pogrom anti-cristiani(non solo anti-cattolici) che stanno percuotendo la Francia: la Vandea insorge. Roberspierre chiama al tradimento e manda al patibolo pure i girondini di Danton ma quelli delle campagne sfuggono e insorgono a loro volta: stavolta sono le regioni autonomiste, a cui i girondini avevano promesso una costituzione federalista e in cui erano molto forti, a ribellarsi, come Bretagna, Occitania-Provenza, Tolosa, Bordeaux, Lione e Marsiglia. Il Generale Dumoziers, che rischia a sua volta il patibolo, decide che é ora di finirla e mette in atto il suo piano per ripristinare la monarchia: a differenza della realtá l'esercito lo appoggia, vuoi perchè il Re è ancora vivo, vuoi perchè i soldati sono demoralizzati dopo la caduta di Tolone e dopo che LaFayette, molto popolare, è stato decapitato, e marcia su Parigi, fucila Roberspierre e il resto del Comitato di Salute Pubblica. Marat fa la stessa fine. É il 4 aprile 1793 e inizia la Restaurazione. Il Re ritorna a Parigi tra una folla felice della fine degli eccessi di Robespierre: egli nomina Dumouziers comandante dell'Esercito e della Guardia Nazionale e promulga la Costituzione del 1793, molto moderata. In essa il Re ha tutti i poteri mentre l'Assemblea Generale monocamerale ha funzioni puramente consultive ed approva le tasse(i poteri dei vecchi stati generali). Luigi XVI ritorna sul trono e vi resta fino alla sua morte il 21 gennaio 1822 a 68 anni. Dumouziers non è ancora morto per cui la successione fila liscia e Luigi XVII sale al trono(ovviamente non é morto in carcere nel 1795). L'anno dopo muore anche Domouziers, che ha mantenuto la carica di "Primo Ministro" per tutto questo tempo, gli succede Charles-Maurice du Talleyrand. Viene ripristinata la Costituzione del 1791. Primi timidi passi verso le colonie(Algeria e Senegal) e forte legame con l'Austria. Nel 1838 muore pure Tapleyrand: finalmente il Parlamento inizia a controllare l'elezione del Primo Ministro, ma la bandiera è ancora bianca e gigliata e si canta "Vive le Roi!"

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Sempre a Bhrihskwobhloukstroy dobbiamo quest'altra idea: la polonisation de la France!

Nei "Mémoires de Joseph Fouché duc d'Otrante", prés. de M. Vovelle, Paris, Imprimerie Nationale, 1992, p. 56 si legge:

«La première coalition fut repoussée, battue, humiliée. Supposons qu'elle eût triomphé de la confédération patriotique […] Admettons cette hypothèse, et la France, sans aucun doute, eût subi le sort de la Pologne, par une première mutilation, par l'abaissement de son monarque; car tel était alors le thème politique des cabinets et l'esprit de leur diplomatie départegeante» [non c'è bisogno di tradurre, no?]

Lasciamo stare la questione dell'autenticità dei Mémoires e il giudizio storico sul loro (presunto) Autore; dato che si tratta della Prima Coalizione (1792-1797), che si presuppongono le Spartizioni della Polonia (implicitamente - direi - tutte e tre, quindi fino al 24. ottobre 1795) e che si ipotizza un trionfo della Coalizione (più realistico - se mai lo è stato - soprattutto alla fine del 1795), il quadro è notevolmente semplificato dall'avvenuta pace, entro quel periodo, fra la Francia e, nell'ordine, le Provinc(i)e Unite (gennaio 1795), la Toscana (febbraio), la Prussia (aprile) e la Spagna (luglio), per cui la Coalizione risultava constava (in ordine di
entrata in guerra) di Austria, Gran Bretagna e cosiddetti "Stati Italiani" (Sardegna, Parma, Modena, Papato, Due Sicilie), Sacro Romano Impero e, dal settembre 1795, Russia.

Se prendiamo sul serio - come allora avvenuto nella Repubblica Francese - le affermazioni di Fouché, il pensiero sarebbe di una spartizione totale della Francia. Le rivendicazioni legittimistiche potevano essere:

1) al Papato Avignone
2) ai rami borbonici Bassa Navarra e Borbonese (a Napoli, per vie traverse, anche la Provenza);
3) ai Savoia Bugey e Bresse, come aspirazione il Delfinato, col che si potrebbe considerare incluso Castel Delfino e quindi rivendicare (in luogo dello scambio con quest'ultimo) Barcelonette;
4) agli Asburgo tutto ciò che è stato borgognone, inoltre Bar e la Lorena, in parte il Langraviato d'Alsazia e, come Paesi d'Impero, il Vivarais e, in quanto già burgunda, la Contea di Forez;
5) all'Inghilterra tutto il resto tranne Foix e Linguadoca.

Data la schiacciante prevalenza della porzione russa nelle ultime due spartizioni della Polonia, nello stesso giro di anni (1793-1795), la Linguadoca potrebbe essere perfidamente assegnata a Caterina II. come ostacolo alle aspirazioni britanniche per uno sbocco diretto sul Mediterraneo, mentre la Contea di Foix rimarrebbe come 'consolazione' per Modena (e senza la clausola del divieto perpetuo di confluenza nell'Austria).

Con grave violazione del Diritto Internazionale, ma sulla base del pretesto della decaduta statualità francese repubblicana, si potrebbero coinvolgere come complici anche le Potenze già firmatarie di paci separate, quindi:

1) Orange all'Olanda,
2) la Lorena alla Toscana (ma allora i Tre Vescovati all'Imperatore come Feudo incamerato),
3) il Rossiglione alla Spagna,
4) per esclusione, Belfort alla Prussia.

Rimarrebbe perfino la Corsica da restituire a Genova sotto garanzia imperiale (a meno di uno scambio con la Lorena fatto con la Toscana).

Naturalmente, l'Inghilterra da sola avrebbe più di due terzi del territorio, ma questo inverosimile squilibrio (che, fra parentesi, le potrebbe far dimenticare il Principio del Bilanciamento di Potere) potrebbe essere riequilibrato (come quello russo in Polonia) dalla reinclusione di tutta la Francia nel Sacro Romano Impero, col che anche la penultima Potenza belligerante troverebbe piena soddisfazione e l'equilibrio in Europa sarebbe ristabilito. La Gran Bretagna non avrebbe niente da eccepire, essendo identica la condizione dell'Elettorato di Hannover, che fra l'altro - come dimostra la Storia vera del decennio successivo - basterebbe a placare la Prussia già come compenso territoriale (tantopiù che storicamente non ci sarebbe stata la possibilità di essere affiancato dal doppio titolo elettorale, proponibile invece in questa ucronia, dove per gli Hannover potrebbe essere ripristinato alle stesse condizioni - voto perpetuo agli Asburgo - quello del Palatinato, già rivendicabile dagli Stuart).

Tutto ciò nel 1796, dieci anni prima che il Napoleone storico sciogliesse «questo puzzle mal definito»...

Nel Mondo si profilerebbe una situazione più stabile di quella effettivamente realizzatasi: una naturale continuazione dell'alleanza russo-austriaca costringerebbe la Prussia in un ruolo subalterno, anche se alleata della Gran Bretagna, che invece punterebbe a subentrare alla Spagna in America e anticiperebbe la rivalità con la Russia nel Vicino e Medio Oriente.

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C'è anche la proposta di e width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/BVM0t4KTboc" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen>e width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/BVM0t4KTboc" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen>e width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/BVM0t4KTboc" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen>a" size="4" color="#0000FF">Enrica S.:

Nati a pochi mesi l'uno dall'altra (il 2 novembre 1755 lei, il 27 gennaio 1756 lui), Wolfgang Amadeus Mozart e Maria Antonietta d'Asburgo avrebbero potuto essere marito e moglie. Lui era un enfant prodige e si dice che, dopo un concerto davanti all'imperatrice d'Austria Maria Teresa, il piccolo Mozart le sia corso incontro, la abbia abbracciata incurante del cerimoniale, e le abbia chiesto la mano della figlia, l'arciduchessa Maria Antonietta, futura regina di Francia. Un colpo di fulmine improbabile da coronare con un matrimonio, ma se la figlia di Maria Teresa avesse avuto il coraggio di sposare il più grande musicista del suo tempo, come sarebbe cambiato il corso della Storia? Secondo me entrambi sarebbero vissuti più a lungo; voi che ne dite?

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Così le risponde Enrico Pellerito:

Interessante. Concordo che entrambi avrebbero potuto vivere più a lungo e, ovviamente, Maria Antonietta non sarebbe morta ghigliottinata.
La storia cambierebbe certo per loro due, ma quale altra regina consorte di Luigi XVI avrebbe evitato la stessa fine di Maria Antonietta?
Non solo si sarebbe dovuta dimostrare, a differenza della "Austriaca", una donna meno «frivola, irresponsabile, assetata di lusso e dissipatrice», ma, soprattutto, ben disposta verso le idee liberali e le istanze del popolo.
Quale sovrana, in quel periodo, avrebbe potuto esprimere una tale posizione, stante l'educazione che veniva loro impartita sin da fanciulle?

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Michal I propone:

Anna Petrovna, la figlia di Caterina la Grande morì a due anni. E se non morisse?

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E Lord Wilmore gli replica:

Se Anna giunge all'età adulta ed eredita il "dispotismo illuminato" della madre, forse la Francia diverrà una monarchia costituzionale di stampo inglese e Napoleone conquisterà l'Africa Nera per conto di Luigi XVI di Borbone.

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Generalissimus precisa:

A quanto pare Caterina disprezzava Anna perché preferiva avere figli maschi, infatti dopo la sua morte non parlò mai più di lei. Chissà che crescendo non nascano frizioni tra le due per via dell'incompatibilità caratteriale e non diventi più liberale proprio per ripicca. Caterina potrebbe farla sposare con Luigi proprio perché non sopporta più la sua presenza in Russia.

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E Michal I fa notare:

E dunque? Alleanza Russo-Francese? Sarebbe l'incubo degli Asburgo!

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Massimo Berto cambia strategia:

La soluzione è molto facile: Luigi XVI sposa Maria Carolina di Asburgo-Lorena, nata nel 1752, mentre Maria Antonietta va in sposa a Ferdinando IV di Napoli. Luigi XVI era estremamente manipolabile, quindi se invece dell'ingenua Maria Antonietta ci fosse l'astuta Maria Carolina, visto il suo carattere volitivo e portato al comando, sarebbe lei a governare, di fatto, la Francia. Le cose cambierebbero eccome: Ferdinando era un lazzarone, ma abbastanza deciso e cocciuto, quindi l'impatto di Carolina in Francia sarebbe molto superiore di quello avuto a Napoli.

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Ma Bhrihskwobhloukstroy obietta:

La Rivoluzione è stata anche - oserei dire soprattutto e prima di tutto - un rifiuto totale dell'Alleanza con l'Austria e del Partito Austriacante nella sua stessa realtà fisica (la cancellazione storica che ne è conseguita mi sgomenta...), poi però ne è derivato che l'Empire è caduto, il Reich è caduto, il Kaisertum è caduto, il Kaiserreich è caduto e pure lo Car'stvo è caduto: bel risultato davvero (e non è che si tratti di fenomeni slegati, la causa è una catena tutto sommato unica e coerente).

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E Perchè No? aggiunge:

Bah, l'alleanza asburgica era veramente impopolare, dopotutto era il nemico storico, ma la Rivoluzione é stata causata soprattutto da condizioni interne alla Francia. Un'Austriaca o un'altra non avrebbe avuto nessun risultato. Come dicevo altre volte, sarebbe stato ben più importante se Luigi XVI avesse avuto una favorita (destinata a essere odiata) piuttosto che una migliore regina. O allora devi immaginare una regina-santa che va ad aiutare i poveri (e lo fa sapere), che mostra sempre uno viso serio, senza spendere troppo (e lo fa sapere), che non dà il proprio parere sulla politica del marito se non per sostenerlo (e lo fa sapere) e rinnega le sue origini straniere (e lo fa sapere).

E se Mozart segue Maria Antonietta in Francia e diventa il compositore ufficiale della corte di Luigi XVI? Magnificherà l'immagine dell'amata (senza mai diventare il suo amante) al punto da creare un'icona popolare adorata dal popolino che amava tanto il teatro, l'opera e la musica!

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Ma Generalissimus fa notare:

Secondo me se Mozart opera a Parigi muore, perché Luigi XVI sospetta qualcosa!

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C'è anche la trovata di Perchè No?:

Tempo fa uno studente mi ha chiesto se Voltaire era ancora vivo all'inizio della rivoluzione francese. E stato deluso dal sapere che era morto da 11 anni quando é scoppiata (secondo lo studente, gli sarebbe piaciuta).

E se la mettiamo cosi?

Voltaire é morto a 84 anni (era nato sotto il regno di Luigi XIV!), ma se lo facciamo arrivare fino a 100 anni potrebbe morire nel 1794 e vedere la maggior parte della rivoluzione francese. Al contrario del mio studente non sono sicuro che avrebbe molto amato quel periodo, e non avrebbe sicuramente tifato per il Terrore.
1789: Voltaire é ancora ritirato a Fernet quando iniziano gli Stati Generali. Ovviamente non poteva presentarsi (e non ne aveva la volontà), ma non ha mancato di sostenere alcuni candidati della nobiltà progressista e del Terzo Stato. Questi "Voltariani" potrebbero formare sin dall'inizio una fazione negli Stati Generali a favore di alcune riforme. Fino a questo punto gli eventi non sono molto modificati, ma quando scoppia la rivoluzione i deputati Voltariani, guidati da Mirabeau, potrebbero prendere la direzione dell'assemblea. Voltaire sarebbe autorizzato di tornare a Parigi dove è accolto in trionfo dal popolo. Ancora una volta Voltaire rifiuta di avere un ruolo ufficiale, essendo troppo anziano (e protettore del suo benessere).
Voltaire potrebbe fare la funzione di autorità morale per i rivoluzionari e spingere all'imitazione del sistema parlamentare inglese che tanto amava. Persona quasi sacra per l'assemblea, potrebbe cosi permettere di creare le condizioni di un parlamentarismo francese. Per convincere tutti, il vecchio filosofo potrebbe moltiplicare i suoi interventi nei nuovi giornali pubblicati da suoi amici come Desmoulins. Lafayette sarebbe il suo favorito, ma potrebbe contare su un gran numero di seguaci. Credo che un suo incontro con Robespierre sarebbe interessante, tra l'insolente anziano e il rigido giovanotto che lo venera. Chissà? Forse Voltaire potrebbe riuscire a fare cambiare Robespierre e renderlo più umano.
L'influenza filo-inglese di Voltaire potrebbe dare alla rivoluzione francese una migliore immagine a Londra, e permettere alle due potenze di collaborare. Con la sua influenza evitiamo il rovescio della monarchia, l'inizio della guerra contro l'Austria, lo sviluppo delle lotte tra fazioni (che usano Voltaire come un arbitro delle loro divisioni). Nello stesso tempo la Francia ha la sua costituzione, è stata concessa l'eguaglianza tra cittadini, la Dichiarazione dei Diritti è stata scritta da Voltaire stesso, includendo i diritti delle donne. Nel 1794, Luigi XVI o piuttosto Luigi-Augusto I, re dei Francesi, é ancora sul trono e la Francia inizia a stabilizzarsi quando Voltaire si spegne. Il re, che lo rispettava anche se non lo amava per colpa della sua mancanza di pietà religiosa, gli accorda un funerale di Stato e trasforma il Pantheon di Parigi in mausoleo dedicato a Voltaire.

Questa ucronia irenista potrebbe riuscire?

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Federico Sangalli però scuote la testa:

Non lo so, vedendo i vari Mirabeau, Danton e compagnia ho sempre avuto l'impressione che gli illuministi francesi, con le loro argomentazioni ampollose e i loro modi da aristocratici, non avrebbero fatto una bella fine se buttati in mezzo a un mucchio di sanculotti arrabbiati.

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Ci prova anche Lorenzo Anteri:

E se Luigi XVI avesse accettato la Costituzione?

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Ma Perchè No? gli risponde:

Per essere precisi, Luigi XVI ha accettato la costituzione del settembre 1791. Non aveva altra scelta, era dopo la fuga a Varennes e Luigi XVI non poteva piu rifiutare. Ha poi obbedito alle sue regole e imposto cinque volte il suo diritto di veto, ma l'assemblea eletta nel settembre 1791 era più ostile al re, convinta che non era sincero (e la fuga a Varennes poteva solo confermarlo). Di conseguenza ogni resistenza del re, anche legale dentro la costituzione, era vista come un attacco contro la rivoluzione. L'inizio della guerra e le minacce di Brunswick hanno fatto il resto.

Ma l'idea dell'ucronia è di fare riuscire la monarchia costituzionale. Il punto, secondo me, è che il re deve sentirsi abbastanza al sicuro per giocare secondo le nuove regole (anche se ostile, anche se non sincero) e l'assemblea deve essere convinta che può lavorare con (o almeno controllare) il re. Nell'ottobre 1789, la folla parigina aveva riportato Luigi XVI a Parigi con la sua famiglia, e da questo momento erano insediati nel palazzo delle Tuileries. Il palazzo era nel cuore della capitale, immediatamente vicino all'assemblea e totalmente impossibile da difendere (come si è poi visto nel giugno e agosto 1792), Luigi XVI era praticamente prigioniero dentro Parigi e non poteva uscirne: nell'aprile 1791 la folla si era radunata per imperdirgli di lasciare Parigi per il palazzo di Saint-Cloud dove voleva celebrare Pasqua, la tensione era grande e c'è voluto l'intervento di LaFayette per riportare la calma (e il re nelle Tuileries). Con la morte di Mirabeau, Luigi XVI si sentiva sempre piu in pericolo diretto, e questo fu la causa della fuga a Varennes.

Secondo me ci sarebbe voluto un altro posto, meglio difeso e più lontano dalla folla, per rassicurare il re i suoi, ma sempre abbastanza vicino a Parigi per permettere all'assemblea di conservarlo vicino a sé e impedirne la fuga. Il castello di Vincennes mi viene subito in mente. Rimaneva una fortezza (ed era una prigione dove Voltaire e Diderot erano stati pensionati), ma aveva anche una parte di palazzo che poteva essere restaurata. Era facile da difendere, giusto fuori Parigi e vicino ai quartieri popolari. Ma nel 1788 Luigi XVI lo aveva fatto decadere dal suo status di palazzo reale con l'idea di farlo distruggere, non era per niente in grado di accogliere nessuno senza restaui, dunque si deve abbandonarlo.

Saint-Cloud e Saint-Germain-en-Laye erano grandi palazzi, ma piu facili da controllare che Versailles, però erano troppo lontani da Parigi, potevano essere usati ma ci vorrebbe una forte guarnigione della Guardia Nazionale e il rischio di fuga ci sarebbe stato lo stesso. Penso forse a un palazzo piu piccolo e piu vicino come il palazzo della Muette, alle porte di Parigi, all'Ovest, dunque vicino ai quartieri piu calmi e ricchi. Luigi XVI era rimasto alla Muette al momento della morte di Luigi XV, mentre sceglieva i suoi nuovi ministri, dunque conosceva e apprezzava il posto. Era abbastanza facile da controllare dall'assemblea, direi che sarebbe una buona scelta (Luigi XVI voleva venderlo nel 1788, ma nessuno lo aveva comprato).

Dunque, con una famiglia reale sotto buona guardia alla Muette, non ci sarebbe stata la fuga a Varennes e il re non sarebbe stato sospeso. Nel settembre 1791 accetta la costituzione e la vita politica prosegue, ma con un livello di tensione ben piu ridotto. I piu estremisti tra i rivoluzionari rimangono una minoranza e il re si convince di lavorare con un'assemblea dove i moderati sono pronti a concessioni. I più fanatici tra i Sans-Culottes non possono neanche avvicinarsi alla residenza reale.

L'altro problema poi sarebbe sapere se ci sarebbe stata lo stesso una dichiarazione di guerra nel 1792. Se la guerra avvenisse, allora Luigi XVI sarebbe in una posizione precaria, ma meno che nella nostra TL. Sarebbe comunque deposto alla salita al potere dei Giacobini, che sarebbe probabilmente avvenuta lo stesso. Credo che solo la pace avrebbe potuto salvare Luigi XVI ma chissà, senza la fuga a Varennes, forse non si troverebbe una maggioranza per condannarlo a morte. Napoleone non avrebbe avuto problemi per regnare in nome di Luigi XVI (o di Luigi XVII), non è che dobbiamo immaginarlo destinato al titolo imperiale: poteva essere Luogotenente Generale del Regno, Dittatore, Reggente o qualsiasi titolo che volete, ma sempre con il reale potere in mano.

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Aggiungiamo un'altra idea di MattoMatteo:

In questa pagina di Deviantart ho trovato un'altra ucronia degna di nota:

Ecco una mappa di un Impero Britannico alternativo, risultato di una vittoria inglese contro la Francia durante la Guerra dei Cent'anni e dell'assassinio di George Washington. Prima della rivoluzione, e senza la Francia, sono state facilmente rivendicate la Luigiiana, gran parte del Canada, l'insieme delle Tredici Colonie e dei Territori del Nordovest. Di conseguenza, l'impero britannico vince la guerra rivoluzionaria e inizia finalmente la sua espansione su gran parte dell'Europa, dato che la Francia era già stata conquistata. Ciò significa che le guerre napoleoniche non hanno avuto luogo. Gli inglesi poi hanno potuto concentrarsi sulla conquista dell'India, stante il loro bisogno di riso e il tè, guerra durante la quale hanno conquistato l'Afghanistan. Entro la metà del XIX secolo, gli inglesi hanno cominciato a fondare colonie in Africa, Oceania e Asia, anche se alcune tribù africane hanno resistito e sono rimaste indipendenti. Anche le province meridionali della Cina sono state conquistate, come appendice del dominio britannico sull'Indocina. Durante quel periodo, però, un uomo di nome Karl Marx ha fondato l'ideologia comunista, dopo aver assistito alle aspre lotte sociali all'interno dell'impero ormai industrializzato. Nel 1910, con la tecnologia già assai avanzata, gli inglesi hanno provocato il crollo dell'Impero Ottomano ed hanno annesso l'America centrale. Nel 1950, scoppia la Guerra Fredda tra l'Impero Britannico e l'Unione Sovietica, ma solo per riuscire vittorioso ancora una volta nel 1973, dopo aver sconfitto la sua rivale, anche se a causa di una crisi petrolifera. Alla fine, nel 1986, la rapida ripresa dell'economia ha condotto a un'invasione di Argentina e  Cile, in risposta a un tentativo fallito argentino di rivendicazione delle isole Falkland. In questa linea temporale alternativa, la Gran Bretagna rimane la potenza dominante nel mondo, e l'inglese è l'unica lingua di interscambio mondiale.

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C'è anche la geniale proposta di Enrica S.:

Nel 1784 l'avventuriera Jeanne de la Motte, fingendosi contessa, riuscì a spillare un bel po' di soldi all'ingenuo cardinale Luigi René Édouard de Rohan, membro di una delle famiglie più prestigiose di Francia, quindi lo convinse di poterlo rappacificare con la regina Maria Antonietta, che non gli rivolgeva la parola da 8 anni, dopo che il cardinale, quando era ambasciatore a Vienna, aveva preso in giro in una lettera sua madre, Maria Teresa d'Austria. Organizzò un incontro notturno con la Regina, ma in realtà si trattava di una sosia, e quando il cardinale fu cotto a puntino, Jeanne de la Motte lo convinse a fare da garante presso i due gioiellieri reali Charles-Auguste Böhmer e Paul Bessange, i quali avevano realizzato un collier con ben 647 diamanti, che rischiava di mandarli in fallimento perchè la Regina si era rifiutata più volte di acquistarlo.

Il 1 febbraio 1785 fu stilato il contratto di compravendita da un milione e ottocentomila lire, quasi 20 milioni di euro di oggi, da pagare in due anni in rate semestrali. Appena però Jeanne e suo marito Nicolas de la Motte ebbero in mano quel gioiello da favola, estrassero ad una ad una tutte le pietre e le rivendettero. Alla scadenza della prima rata, Jeanne informò i gioiellieri che la Regina non intendeva più acquistare la collana, ma che il Cardinale Rohan avrebbe saldato lui la parcella per evitare uno scandalo. Invece Böhmer corse ad avvisare la Regina che, furibonda, fece arrestare il prelato e tutti i truffatori.

Jeannette fu fustigata in pubblico e condannata all'ergastolo. Suo marito Nicolas, che a differenza di Jeannette, troppo sicura di farla franca, era fuggito a Londra, non fui mai catturato e se ne persero le tracce. A salvare il Cardinale dall'accusa di truffa fu il suo vicario, l'Abate Géorgel, che si impegnò a nome del prelato a pagare la collana fino all'ultimo centesimo, ma il Re Luigi XVI lo sollevò da ogni incarico statale e lo esiliò nell'Abbazia di Chaise-Dieu.

Però per la Regina, già al centro di una violenta campagna diffamatoria, le conseguenze della truffa furono devastanti: il Parlamento assolse il prelato dall'accusa di lesa maestà per aver confuso Maria Antonietta con una sosia, e un anno dopo, quando Jeanne evase e fuggì in Inghilterra, quasi tutti in Francia credettero che la donna fosse stata usata da Maria Antonietta per bidonare il cardinale, e poi lasciata fuggire. Dal canto suo, manipolata dagli avversari della monarchia francese, la truffatrice pubblicò le sue memorie, zeppe di accuse al vetriolo alla Regina. La bieca truffa si trasformò così nel palco su cui da lì a pochi anni sarebbe stata montata la ghigliottina della Rivoluzione Francese.

Ma supponiamo che l'intrigo non riesca, ad esempio perchè Rohan è meno pollo e riconosce che la dama incontrata di notte non è la Regina di Francia. L'odio nei confronti della sovrana austriaca e della monarchia in genere sarà minore? E con quali conseguenze sulla Rivoluzione?

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Così le risponde il francese Perchè No?:

L'affare della collana! Perché nessuno di noi ci aveva pensato prima? Una storia cosi incredibile...

Di per sé l'affare non avrebbe cambiato granché, ha solo liberato le parole di odio contro Maria Antonietta, mentre fino ad allora rimanevano discrete. Sarebbe stato necessario un Luigi XVI meno legalista, é lui ad avere lasciato che il processo di Rohan fosse condotto dal parlamento di Parigi (che odiava il potere reale) con risultati catastrofici: credeva che solo la verità poteva uscire da questa corte di giustizia medievale, ed invece é stato umiliato lui con la sua regina, e i suoi nemici hanno tirato l'ultimo proiettile contro la sua popolarità. Troppo buono ancora una volta, il povero Luigi.

Per impedire l'affare, suggerisco tre ipotesi:

1) Luigi XVI non restaura i parlamenti (aboliti da Luigi XV) e costituisce una vera amministrazione centralizzata della giustizia che avrebbe senza dubbio seppellito un affare che poteva solo danneggiare il potere. Il re e la regina rimangono abbastanza popolari per non conoscere il loro funesto destino. Anzi, la Rivoluzione non avviene perché senza parlamento Luigi XVI é in grado di trasformare l'Ancien Régime in uno Stato moderno come era sua intenzione, sempre bloccata... dai parlamenti.

2) Luigi XVI conquista l'opinione pubblica. Re di diritto divino, Luigi non ha mai capito che doveva guadagnarsi l'amore del popolo prima della rivoluzione. Non comunicava le sue intenzioni e i suoi risultati, al contrario dei suoi oppositori che producevano documenti per accusare la corte, la regina, le tasse ecc., sempre pubblicati in Olanda o in Gran Bretagna (chissà come mai!). Luigi XVI approfitta dell'affare della collana per fondare un giornale pro-realista intitolato "Il Corriere della regina" allo scopo di difenderla pubblicamente e anche per rendere pubblici gli scandali di corruzione del parlamento (erano tanti). Il re smette di restare fuori delle discussioni politiche ma almeno può difendersi: ciò potrebbe bastare a impedire la Eivoluzione o a ridurne gli effetti.

3) Luigi XVI mantiene il Segreto del Re. Questo gruppo non ufficiale del re Luigi XV gestiva la diplomazia segreta del regno e sistemava le crisi come quella della collana. Il Segreto del Re si trasforma in un vero Servizio di Stato incaricato della lotta contro gli oppositori politici (con i parlamentari come primo obiettivo). La Motte sparisce misteriosamente in un convento: Luigi XVI non poteva farla assassinare perché era una discendente dei Valois e dunque più o meno di sangue reale). In breve il potere sotto Luigi XVI si professionalizza e si fa un po' più serio.

Voi che ne pensate?

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Invece Federico Pozzi propone:

Uno dei momenti "topici" della rivoluzione francese fu lo schierarsi della guardia nazionale dalla parte della folla degli insorti. Senza l'appoggio della guardia nazionale, infatti, la pur numerosa folla dei rivoltosi venuta dai sobborghi di Parigi non avrebbe avuto ragione della Bastiglia, né tantomeno dei reggimenti svizzeri del re. E se la guardia nazionale non grida "Lunga vita alla nazione!" ma "Lunga vita al re!" una volta giunta in Place de la Bastille? I moschetti e le baionette domeranno i ribelli e la rivoluzione perderà slancio, l'artiglieria provvederà a spianare i sobborghi a forza di cannonate e di incendi. Si avrà fin chiaro da subito che chi possiede il comando dell'esercito e della numerosa guardia nazionale ha in mano il pallino del gioco. In questo quadro potrebbero prevalere le posizioni moderate di un La Fayette o di un Mirabeau, ma potrebbe anche uscire fuori una dittatura militare (non di Bonaparte, all'epoca sconosciuto): forse re Luigi XVI e sua moglie salverebbero la testa, ma la nuova dittatura militare o il regno costituzionale sarebbero ostaggio dell'esercito. In pratica non avremo uno stato con un esercito, ma un esercito con uno stato (per citare una famosa massima di solito riferita alla Prussia). Sia consentita una parentesi nostalgica a chi è cresciuto con "Lady Oscar": Riyodo Ikeda dovrebbe trovare un altro modo per la sua eroina di essere combattuta tra l'essere aristocratica e essere amica del popolo. Il semplice schierarsi con la guardia nazionale non basterebbe, dato che in questa Timeline essa avrebbe scelto in blocco di schierarsi con il re... Forse si dovrebbero posporre gli avvenimenti al 1848 o addirittura al 1870: una Lady oscar comunarda?

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Sempre Perchè No? poi ha un'altra idea geniale:

Piccola proposta che avevo in mente da qualche tempo. Luigi XVI é sempre stato appassionato di geografia e di navigazione, ricordate come ha sostenuto i viaggi di La Pérouse. Con l’aiuto del suo ministro Sartine era stato in grado di ricostruire una flotta reale francese forse non capace di sconfiggere la Royal Navy, ma almeno tale da essere presa sul serio. Questa flotta non si é mostrata del tutto male durante la guerra d’indipendenza americana e in particolare durante la battaglia di Ouessant (unica vittoria del regno di Luigi XVI). Nel 1786 va a visitare il nuovo arsenale di Cherbourg, dove si mostra talvolta ben più capace dei suoi stessi ingegneri!

E se la passione di Luigi XVI diventasse ancora maggiore, fino a renderlo capace di oltrepassare le regole della corte di Versailles e imbarcarsi lui stesso per navigare? Cos' nel 1779 Luigi XVI farebbe una visita trionfale nelle isole francesi (Îles-sous-le-vent), la prima vota che uno sovrano europeo esce del continente. Immaginate Luigi XVI che fa anche una visita di Stato nei neonati USA! Magari alla fine la Francia si ritrova anche con qualche colonia in più, e avremmo qualche specie animale chiamata in suo onore. E si deve anche ricordarsi che Luigi XVI era grande, robusto, mai malato né circondato da medici, era veramente fatto per vivere 100 anni se ne avesse avuto il tempo.

O ancora meglio: Luigi XVI decide di imbarcarsi con La Pérouse e una flotta ben più ampia per fare il giro del mondo! Per questo insedia nel 1786 un consiglio di reggenza nominalmente diretto dal suo fratello, il conte di Provenza, e composto dai ministri Sartine, Calonne e Castries. Maria Antonietta non accompagna suo marito ma questo non importa, lei si rinchiude a Trianon per educare i suoi figli.

Una Francia senza re avrebbe un futuro diverso. Il re in viaggio diventerebbe popolarissimo tra il popolo (come si dice in Francia : « lontano dagli occhi, vicino nel cuore ») al contrario dei suoi (per forza) incapaci ministri. Il consiglio di reggenza in crisi sarebbe obbligato a convocare nel 1789 gli Stati Generali e a governare con loro fondando in nome del re un regime costituzionale di fatto. Luigi XVI tornerebbe in patria nel 1790, trovare il suo paese del tutto cambiato. Accolto trionfalmente dalla folla convinta di essere sostenuta dal suo sovrano, Luigi XVI potrebbe capire che ha interesse a mantenere le decisioni prese in sua assenza.

Ovviamente é un dettaglio personale ma, durante le sue avventure sul mare, Luigi XVI e La Perouse potrebbero giungere in Giappone (dopotutto La Pérouse ha esplorato lo stretto tra Honshû e Hokkaidô che porta il suo nome). La flotta del re di Francia potrebbe fare la stessa cosa che farò il commodoro Perry 70 anni dopo e aprire il paese del Sol Levante in anticipo (i Giapponesi conoscevano la Francia, se il re di un importante paese europeo viene a bussare alla porta, non si può lasciarlo fuori). Quali altri incontri potrebbe fare Luigi?

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Iacopo interloquisce:

Anche io avevo avuto l'idea del Giappone! L'alternativa sarebbe la creazione di una grande colonia in Australia, o una missione diplomatica di altissimo prestigio in Cina.

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E Generalissimus aggiunge:

Altro che togliere il Giappone dall'isolamento, potrebbe perfino provare ad assoggettare il Regno delle Ryukyu!

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Ma Perchè No? rettifica:

Ci allontaniamo già dalla discussione principale, è colpa mia. Prima di vedere le conseguenze a lungo termine e varie considerazioni geopolitiche, due cose sono da tenere bene in mente:

- Le conseguenze di una Francia senza re e la sua evoluzione immediata verso (spero) uno regime modernizzato:

- Le avventure e gli incontri di Luigi XVI durante il suo periplo (il Giappone era solo un'idea tra altre).

Se possibile rimaniamo nella storia immediata e anche al livello degli individui implicati, per conservare un pochino il lato divertente di questo POD. L'idea di arrivare in Cina mi piace, Luigi XVI potrebbe cosi ristabilire delle relazioni con la Cina come all'epoca di Qianlong e Luigi XIV. Avendo un sovrano a bordo non credo che La Pérouse e suoi ufficiali sarebbero pronti ad andare fino a regioni poco conosciute come l'Australia. Il gruppo di navi, anche se pronto a difendersi, non sarebbe armato per conquistare o colonizzare qualsiasi terra (al massimo dichiarare formalmente francese qualche terre): Luigi XVI stesso potrebbe vietare ogni attività bellica.

Altre parti del mondo dove la presenza del re francese potrebbe essere interessante:

- Filadelfia, per incontrare direttamente Washington;
- Goa, dove vedrebbe dal vivo la realtà del commercio degli schiavi e diventerebbe così un convinto oppositore della schiavitù.

Per Il Giappone, se l'incontro con l'Europa avviene molto presto, le potenze europee non sarebbero in grado di fare pressione sul potere shogunale o di minacciarlo. il Giappone potrebbe allora modernizzarsi più progressivamente e meno drammaticamente.

La prima tappa di La Pérouse fu la Capitaneria Generale del Cile, per raggiungerla bisognava prima fermarsi in Brasile a fare provviste. Spero che non ricalchi esattamente il viaggio di La Pérouse, se no finirebbe re di Vanikoro. Ma comunque, dal Brasile al Cile in questi anni é ancora un viaggio un po' troppo avventuroso per un VIP come Luigi XVI, immaginerei piuttosto una visita alle colonie spagnole dal Messico al Perù o al Cile dove potrebbe rimbarcarsi con La Pérouse. L'evento potrebbe provocare un tale entusiasmo che lo stesso re di Spagna si vedrebbe consigliato anche lui di fare una capatina nelle sue terre per mostrarsi ai sui popoli.

Ma per riprendere la battuta precedente, possiamo immaginare un'alternativa in cui Luigi XVI fa veramente la stessa fine della Pérouse e si ritrova per chissà quanti anni bloccato su Vanikoro con pochi sopravissuti. Finirà per sopravvivere a tutti e vivere come Robinson Crusoe fino a quando una nave britannica lo ritrova nel 1818. I Britannici, dopo averlo identificato, lo rispedirebbero con piacere in Francia solo per assistere al casino politico-costituzionale provocato dal ritorno del re creduto disperso. Ma é solo una battuta.

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A questo punto tuttavia ci si mette Bhrihskwobhloukstroy:

Sarà una battuta, ma sul serio nel frattempo è pure possibile - non l'eventualità più probabile, ma pur sempre possibile - la Riunificazione del Sacro Romano Impero... Maria Antonietta Reggente riporta la Francia nell'Impero, che per parte sua aveva già molte delle caratteristiche sbandierate dai Rivoluzionarî (era una Monarchia Costituzionale e Parlamentare; in più era pure Federale ed Elettiva).

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Perchè No? scrolla la testa:

No, impossibile: Maria Antonietta, anche se reggente, non avrebbe potuto realizzare questo, neanche un re di pieno diritto avrebbe potuto. Va contro le tradizioni del regno di Francia che dicono che il re di Francia é imperatore nel suo regno (si, é la formulazione esatta), dall'epoca del regno di Filippo Augusto in poi. Queste tradizioni non potevano essere cambiate o abolite. Per realizzarlo devi semplicemente prendere il potere per la forza e violare tutte le tradizioni, senza dimenticare di imporre la tua volontà su un popolo ostile che detestava gli Asburgo, su una nobiltà di spada ostilissima, su una nobiltà parlamentare che va oltre tutte le definizioni dell'ostilità e su uno clero gallicano ancora piu ostile di questo...

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Bhrihskwobhloukstroy però la sa lunga:

Ho letto i Trattati, la formulazione è questa, ma non è incompatibile con l'ingresso nell'Impero, altrimenti sarebbero state impossibili le Candidature Imperiali dei Re di Francia (infittitesi proprio dopo Filippo Augusto!). Io non ho scritto che l'Imperatore dovesse essere un Asburgo, anzi ho precisato l'Elettività della Carica... L'ostilità della Nobiltà e del Clero era appunto agli Asburgo (che però in questo caso sono i Lorena, che con qualche falsificazione potrebbero pure vantare di discendere dai Carolingi e quindi appartenere alla Razza precedente), ma qualora si aprissero le possibilità per un'Unione del Regno e dell'Impero cambierebbe tutto.

Maria Antonietta «di Lorena» sarebbe semplicemente il tramite per questa operazione, che quindi è possibile. Ribadisco a scanso di equivoci: non ho mai detto né pensato «L'Imperatore sul Trono di Francia» (men che meno un Asburgo), bensì «la Francia nell'Impero» (vi poteva appartenere l'Impero Austriaco: più «Imperatore nel suo Regno» di così... eppure faceva parte - almeno in parte - dell'Impero, perlomeno dal 1804 al 1806) e quest'ultimo «Monarchia Elettiva», il che apre la possibilità che il Re di Francia sia Imperatore (e in ogni caso Elettore, visto che erano proprio gli anni della Revisione del Collegio, sia pure a causa della perdita della Riva Sinistra del Reno). Sicuramente la possibilità di poter sùbito contribuire direttamente a eleggere l'Imperatore e quella di riaprire la candidabilità del Re (di fatto chiusa dal 1688) sarebbero stati argomenti potentissimi (e non è che la Nobiltà fosse un Blocco Unitario).

I Trattati li conosco perché ci ho scritto una breve monografia e ovviamente annullano sia qualsiasi Atto Giuridico esercitato dall'Imperatore su suolo del Regno di Francia (v. Sigismondo di Lussemburgo, quindi la controversia era ancora attuale all'inizio del XV. secolo) sia l'alienazione di Dominî della Corona (donde la pratica degli Appannaggi al posto delle Infeudazioni). Tutto questo è notissimo e incontestato.

Tuttavia, nessun Trattato impedisce che il Re di Francia sia anche Imperatore. D'altra parte, per essere eletto Imperatore il Re di Francia deve essere Principe dell'Impero e quindi essere Vassallo, al di fuori del Regno, di almeno un territorio soggetto all'Imperatore come Potestà Suprema e l'Imperatore - prima che il Re di Francia possa essere eletto tale - è per forza diverso dal Re di Francia. Quindi la procedura è:

1) il Re di Francia viene investito di un Feudo, anche minuscolo, dall'Imperatore (o lo riceve in Eredità, venendo adottato da un Vassallo; per questo il tramite di Maria Antonietta può essere fondamentale, attraverso un Feudo Femminile o Kunkellehen);

2) l'Imperatore eleva tale Feudo a Elettorato (è sua facoltà, avrebbe solo dovuto elevare al contempo anche un Feudo di Vassallo non Cattolico, per esempio Hadeln, come nell'altra ucronia su Elisabetta);

3) in ogni caso (anche senza 2), gli Elettori - debitamente persuasi - eleggono il Re di Francia a Imperatore (fin qui è Unione Personale);

4) il Re di Francia, in Francia, è nominato - anche se assente - Imperatore (nel giugno 1790 è stata fatta la proposta di acclamare Imperatore Luigi XVI da parte dei GIacobini, v. Duméril, «La légende politique de Charlemagne et son influence à l'époque de la Révolution française», Mémoires de l'Académie des sciences, inscriptions et belles-lettres de Toulouse, t. X, 1878, p. 168);

5) come Imperatore, ha la facoltà di unire i due Imperi senza violarne alcuna Legge Fondamentale;

6) la Francia riceve dal Sacro Romano Impero la Parlamentarità e la Costituzione, che a sua volta viene modificata in quanto l'Impero riceve dalla Francia l'Ereditarietà e l'Inalienabilità. Tutta questa non è fantapolitica, perché Napoleone I. ha ottenuto praticamente lo stesso (la seconda soppressione dello Stato Pontificio da parte sua, l'11. maggio 1809 a Schönbrunn, l'ha attuata in quanto Erede di Carlomagno, quindi Sacro Romano Imperatore).

Il Sacro Romano Impero si chiamava «Heiliges Römisches Reich Teutscher und Welscher Nation», dove «Welsch» = "Romanzo (Occidentale)" riguardava sia i Paesi Bassi e la Borgogna sia la Cisalpina. La Titolatura era fatta apposta per includere Francia e Spagna (oltre all'Italia). Il «Manifeste des Français aux Princes Electeurs assemblés pour l’éléction d’un Empereur à Francfort del 1657» (inedito, Archives Nationales U 809*, da me consultato) presenta Francesi e Tedeschi come un'unica nazione ed è prodotto di Luigi XIV e Mazzarino. L'Elezione era questione commerciale e il Periodo Napoleonico ha mostrato chiaramente verso chi andavano le preferenze dei Principi Elettori... Affermare il contrario è il giudizio inveterato della Tradizione Storiografica della Terza Repubblica; basta la lunghissima rassegna di Gaston Zeller, «Les rois de France candidats à l'Empire», Revue Historique 59 (Tome 173), Janvier-Juin 1934, p. 273-311, 497-534 per smentirla. La Tradizione del Regno di Francia era proprio il recupero dell'Impero; naturalmente ogni scommessa ha un suo rischio, ma mai momento sarebbe stato più favorevole che alla fine dell'Età dei Lumi, col Rovesciamento delle Alleanza, un Re assente e una Regina Austro-Francese (Maria Antonietta parlava francese in famiglia ed era una Lorena), per mettere d'accordo le due Potenze su questa soluzione (e tutti gli altri Principi, debitamente foraggiati, si sarebbero messi al séguito, tranne la Prussia e gli Hannover).

Non bisogna scambiare quel che è successo dopo la letterale decapitazione del Partito Austriacante con la situazione precedente, che era molto più aperta. La costruzione giuridica sarebbe esattamente quella richiesta all'epoca (com'è che il Parlamentarismo e la Costituzione vanno bene quando sono il prodotto della Rivoluzione e non quando sono già in atto nell'Impero?). Il prestigio di Versailles alla destra del Reno era massimo proprio a quell'epoca, è stato il Ventennio successivo a distruggere tutto.

Che Francesi e Tedeschi fossero perfettamente integrabili è dimostrato da tutte le annessioni da una parte e dell'altra (Paesi Bassi Francofoni in Austria, Alsazia e Lorena Germanofone in Francia), quel che feriva era invece il Confine che divideva Popolazioni Omoglotte. La convinzione degli Elettori è presto fatta e si chiama Reichsdeputationshauptschluß, realmente avvenuta... Infine, i Re di Francia erano davvero Vassalli del Sacro Romano Impero per quanto riguarda il minuscolo Marchesato di Nomeny, in Lorena (è anche il fondamento giuridico che avrebbe permesso la Candidatura all'Elezione Imperiale, se fosse stato dato séguito al progetto)!

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Tommaso Mazzoni commenta:

L'idea del povero Luigi Imperatore, invece che decapitato, è molto interessante.

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E Bhrihskwobhloukstroy torna alla carica:

Devo fornire qualche spiegazione, giacché mi sento responsabile di aver inibito questa interessante ucronia...

Tutto parte da una forte delusione per la Storia d'Europa. Fino al Calcolitico (terminato localmente entro il 2100 a.C.), per quaranta Millenni c'è stato un cŏntĭnŭŭm di Tribù dall'Atlantico all'Asia Centrale, ognuna con un dialetto interamente comprensibile a tutte le Tribù vicine, anche se da un estremo all'altro la comprensibilità non c'era più.

I contatti interetnici e le dinamiche interlinguistiche del Vicino Oriente Antico hanno alterato questo quadro sul piano interno, creando una circolazione di innovazioni e processi di riaggregazione che hanno portato alla formazione delle Classi, che atecnicamente chiameremmo Nazioni antiche (i Celti, i Germani, gli Slavi ecc.), sempre comunque caratterizzate dal cŏntĭnŭŭm dialettale di Tribù e da fasce di ‘Anelli Intermedî’ fra le Classi (i Lusitani, i Batavi, i Veneti, i Macedoni ecc., una vera e propria continuazione del precedente cŏntĭnŭŭm pluricontinenale).

Alcuni esperimenti geopolitici (Persia, Macedonia, Roma) hanno tentato una riorgranizzazione politica ed economica di questi cŏntĭnŭă, ma con l'unico risultato duraturo di formare nuove Classi o modificare i confini di quelle esistenti. Gli Imperi Ottomano e Russo hanno proseguito su questa strada, rimescolando a loro volta i risultati dei precedenti.

In tutto il resto, gli Anelli Intermedî e gran parte dei cŏntĭnŭă delle Classi antiche sono stati snazionalizzati, mentre le Classi egemoni (antiche o recenti) si frantumavano a loro volta e venivano smembrate e deformate da nuove piccole Egemonie, le Pseudo-Nazioni (Spagna, Francia, Inghilterra, Italia ecc.), troppo ristrette per essere Nazioni, troppo livellatrici per essere Tribù. Come se non bastasse, le Pseudo-Nazioni (Atlantiche e Russa) hanno intrapreso un nuovo progetto geopolitico dalle conseguenze dirompenti, il Colonialismo, che le ha estese a dismisura in tutte le direzioni fuorché (a parte sconsolanti eccezioni) quelle dei vicini più simili.

In tutto ciò, le Mitologie (Pseudo-)Nazionali hanno contribuito come più non avrebbero potuto a creare barriere culturali ormai invalicabili nei confronti degli altri Residui (meno egemonici) degli Imperi o addirittura delle Nazioni antiche.

La micidiale combinazione di fenomeni che ha portato al mesto primato europeo di (Sub)continente più sanguinario della Storia - sia al proprio interno (superato solo nella Seconda Guerra Mondiale da Cina e Giappone) sia verso l'esterno - ha avuto, fra i proprî ingredienti, oltre alla generale e umanissima Aggressività Militare elevata a Sistema delle Relazioni Internazionali (Francia, Inghilterra, Savoia, Prussia, Russia ecc.), anche il motto tipico sia delle Monarchie sia delle ‘Nazioni’ Repubblicane «Io ballo da sola» («Il Re deve essere nato qui, cresciuto qui, non contaminato da nessuno, deve vivere solo qui, non deve avere alcun tipo di rapporti con gli altri e così sarà sempre nei Secoli dei Secoli Amen»). In questo contesto, che francamente (anche in senso etimologico) sarebbe da qualificare come irrazionale e autodistruttivo, le uniche - per quanto modestissime - potenziali controtendenze sono state le Leghe Comunali (Confederazioni Cantonali, Federazioni Provinciali: Lombardia, Svizzera, Olanda, incomprensibilmente rimaste compresse nel proprio àmbito originario; non riesco a capire le ragioni della mancata Alleanza Perpetua fra Svizzeri - coi relativi Alleati - e Repubblica di Venezia), le Unioni Personali (debitamente esorcizzate dalle varie Leggi Fondamentali, Saliche o dei Principi del Sangue) e due strutture efficacemente Sovranazionali (che è ben diverso da «Internazionali»): il Sacro Romano Impero e il Secondo Reich. Nella squallida realtà dell'Uomo Politico Europeo (non Russo né Ottomano, gli dovesse far male...), dove l'universale Legge del Più Forte diventa umanamente la Legge del Più Sleale, di fatto solo queste Strutture sono state in grado di tenere insieme - più male che bene, ma il Convento questo passa - Monarchie diverse, Sistemi Istituzionali diversi, (Pseudo-)Nazioni diverse.

Il colmo è che questa lezione è stata immediatamente recepita dalla più recente delle neoformazioni (l'allusione è voluta) europee, appunto una «Nazione» di «Stati Uniti», nominalmente di un intero Continente (in realtà assai più differenziata), dall'estensione metropolitana (senza le due annessioni più evidentemente coloniali) di 7 825 268 km² (quella del Großgermanisches Reich - il Terzo - sarebbe stata di 7.753.500 km²).

Che cosa risponde l'Uomo Politico Europeo? Gli «Stati Uniti d'Europa», altrettanto minimalisti nell'estensione subcontinentale e poi, mi raccomando, «l'Europa delle Patrie» (attentamente distinta dall'«Europa delle Etnie e delle Tribù»!); dal 1989 al 2014, Bicentenarî e Centenarî hanno stigmatizzato l'Antico e il Secondo Reich (sempre stimolando il retropensiero che si trattasse di anticipazioni del Terzo), l'uno come ciarpame irrazionale premoderno e l'altro come strumento del Militarismo Prussiano (quale può essere effettivamente stato, ma non in quanto Reich o Deutsches Reich, bensì in quanto kleindeutsch! Sarà così difficile da capire... Potenza dell'omissione dell'aggettivo klein- dal nome).

Certo che, presi di per sé, il Sacro Romano Impero era più simile allo Stato Pontificio che alla Francia e il Secondo Reich più al Regno Unito che alla Svizzera, ma letteralmente non c'era altro nell'Europa della Realtà effettuale! Ecco perché, quando ci sono Ucronie che trattano di Storia della Francia, della Polonia, dell'Ungheria, di Venezia, dell'Italia, delle Due Sicilie ecc. tiro sempre in ballo la «reintegrazione nel Sacro Romano Impero» (o la sua Restaurazione) oppure, dopo il 1871, l'«adesione al Secondo Reich» (se non semplicemente la replica della sua struttura o una sua integrazione come Unione Mitteleuropea): tutte opzioni innegabilmente modeste, sicuramente contestabili da parte di molti Attori Politici dell'Epoca, altrettanto sicuramente possibili in presenza di una corrispondente Volontà Politica e comunque le vie relativamente più rapide ed efficaci per pervenire - se ci importa come risultato - ai cosiddetti «Stati Uniti d'Europa» senza particolari guerre o stragi (perché comportavano il minimo dei Sacrifici di Sovranità da parte di ciascuno degli Interessati).

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In seguito, sempre il solito Bhrihskwobhloukstroy ha aggiunto:

Mi pare che si possa distinguere tra un caso specifico e uno generale. Quello specifico mi sembra: sarebbe stato meglio per la Francia e i Francesi di oggi essere rimasti con i proprî Re Borboni secondo la Successione Salica che, per intenderci, è chiamata “Legittima”? Quello generale, invece: Monarchia o Repubblica?

Non vorrei riaprire quello generale (mi limito a ripetere un messaggio circolato privatamente, con opinioni personali sulla Politica attuale che in questa Lista sono ammesse), perché ci sono criterî che lo superano, per esempio il Federalismo: fra una Monarchia federalista e una Repubblica centralista preferisco la prima, fra una Monarchia centralista e una Repubblica federalista la seconda. Allora fra una Monarchia e una Repubblica entrambe federaliste? Qui entra il criterio dell’estensione (che è ancora più importante): non solo fra una Monarchia federalista estesa a Francia, Germania, Italia e Austria e una Repubblica estesa a solo una o due o tre di queste preferisco la prima e fra una Monarchia estesa a solo una o due o tre e una Repubblica che comprenda tutte e quattro preferisco la seconda, ma addirittura fra una Monarchia (o una Repubblica) centralista che comprenda tutte e quattro e una Repubblica (o Monarchia) federalista limitata a solo una o due o perfino tre scelgo la prima... La funzione principale dei Monarchi, in prospettiva geopolitica, è di fare da catalizzatori alla fusione fra Nazioni (che sono anch’esse processi storici fondati su relazioni fra persone).

Inoltre c’è una componente storica: fra una Monarchia federalista che comprenda Francia, Italia, Germania e Austria con un Re tratto dagli attuali Politici e una Repubblica centralista ugualmente estesa opto senza alcun dubbio per la seconda! Invece, se il Re fosse Ottone Enrico Ariprando Giorgio Giovanni Ernesto Augusto di Hannover (si noti bene, un Guelfo! Ho scelto apposta la Dinastia contraria ai Ghibellini), alle stesse condizioni – ossia se l’alternativa è una Repubblica centralista – voterei sicuramente Monarchia.

Ma se il Re fosse Carlo Tommaso Roberto Giorgio Francesco Maria Bahnām d’Asburgo-Lorena (che ha compiuto lo scorso venerdì 58 anni; lo segnalo perché mi piacciono tutti i Compleanni) e la Repubblica fosse federalista? Ancora una volta ci sarebbe un altro criterio dirimente, che precederebbe la dicotomia istituzionale: l’articolazione geografica dei Paesi Federali (per fare un esempio fra tantissimi, la Lombardia – nella sua vera estensione, tutto il Bacino del Po e la Liguria – dovrebbe essere chiaramente parte di tutti e quattro gli ex-Stati). Poi ci sarebbero altre preferenze (la Moneta, la numerosità dei livelli amministrativi, la rappresentabilità delle Minoranze, la toponomastica ecc.ecc.) così varie da essere in pratica innumerevoli.

Alla fine, la scelta fra Monarchia e Repubblica sarebbe l’ultimo dettaglio. È chiaro che diventerebbe importante anche in relazione non solo all’eventuale Monarca, ma anche al possibile Presidente: se ci fosse una concreta possibilità che una persona come Berlusconi potesse diventare – stavolta – Presidente, preferirei perfino un Karađorđević o anche un Savoia o un Bonaparte come Re... Allo stesso modo, non posso dire se mi sembri meglio una Monarchia Ereditaria o Elettiva: in linea di principio la revidibilità di ogni istituzione (compresi i confini geografici) mi sembra meno violenta, ma se il Principio di Maggioranza finisce per privilegiare la Propaganda della Fininvest/Mediaset o analogo centro di Potere allora preferisco una Dinastia che riduca in poltiglia le Oligarchie di questo tipo (i Fascisti le chiamerebbero Demo-Pluto-Massoniche, dove, nonostante tutto, «Pluto-Massoniche» mi sembra una definizione incontestabile).

Arrivo finalmente alla digressione. Lo spunto non è mio, ma nientemeno dell’or non è guari ricordato Carlo d’Asburgo-Lorena (per chi apprezzi i Titoli, S. A. I. & R.), il quale, intervistato dal politologo Laris Gaiser per conto della rivista di geopolitica «Limes» (numero del dicembre 2018, uscito la scorsa settimana), fra varie considerazioni (di contenuto del tutto normale per i dibattiti della nostra epoca; vagamente accostabili ad analoghe opinioni per esempio dello storico Franco Cardini, pur se con differenze relative a una prospettiva eurasista), ha espresso anche la convinzione – essa pure nient’affatto rara da leggere – che le conseguenze, soprattutto quelle negative (inevitabilmente presenti in qualsiasi situazione storica), della Prima Guerra Mondiale siano state affrontate e risolte in misura marcatamente minore di quelle della Seconda.

Come prevedibile, l’intervista finisce per toccare la questione di una possibile Confederazione Europea e dell’eventuale ruolo della Famiglia (maiuscolo nella traduzione) d’Asburgo-Lorena nelle azioni tese a raggiungere tale obiettivo. In modo ancora più prevedibile, il Capo dell’Arcicasa (già Eurodeputato eletto come Indipendente nelle Liste del Partito Popolare Austriaco) esclude qualsiasi ritorno alla Monarchia, soltanto con l’ovvio beneficio d’inventario con cui qualsiasi storico si difende dal rischio di pretendere di garantire come sicuro o, al contrario, escludere qualche sviluppo di per sé fisicamente possibile.

Per la maggior parte dei Lettori, il breve articolo lascia il tempo che trova; per questa Lista, invece, mi pare che i punti di contatto con la discussione alla quale mi riaggancio siano magari non tanto numerosi, quanto però più rilevanti di quel che possa apparire a prima vista. Per metterli in evidenza, mi serve una proporzione: date la Storia e l’Attualità, introduco un’ucronia per vedere come sarebbe l’Attualità alternativa in tal caso e, a questo punto, capire se migliore, peggiore o equivalente alla nostra e vera. Le condizioni sono che, da un lato, in Francia sia oggi sul Trono il quasi quarantacinquenne (pienamente dal 25. aprile venturo) Luigi XX – è il punto specifico di questa discussione – e che non ci sia stata la Prima Guerra Mondiale, né nei suoi anni effettivi né mai (perciò nemmeno la Seconda né quindi la Guerra Fredda). Dato che in Francia la Rivoluzione non è stata una sola e che la Prima Guerra Mondiale non è stata dovuta al solo contrasto fra Serbia (con la Russia) e Austria-Ungheria, ma anche per esempio alla Questione dell’Alsazia-Lorena e alla (di fatto connessa) Neutralità del Belgio, realizzare un’ucronia con un solo Punto di Divergenza che porti a tutto questo (ma non troppo di più) è abbastanza difficile e per questo motivo chiedo scusa in anticipo se il tentativo che propongo è fragile e discutibile.

Il Punto di Svolta su cui mi baso è che nel Consiglio Reale del 2. gennaio 1783 a Versailles prevalga il Partito Austriaco (ma niente paura: questa ucronia non porta a un Mondo Asburgico!). Il principale punto all’Ordine del Giorno era il Progetto di Giuseppe II, all’epoca idillicamente alleato con Caterina II, di scambiare la Baviera (tutta, compreso il Palatinato) con i Paesi Bassi Austriaci (anch’essi nella loro integrità). L’Imperatore aveva in mente anche ulteriori scambi, in particolare fra la Secondo- e Terzogenitura Asburgiche da un lato e i Dominî delle Case del Baden e del Württemberg dall’altro. Qualsiasi mutamento nella geografia dell’Impero è stato invece respinto, soprattutto per la contrarietà di Berlino, cui Parigi in quel momento era vincolata; inoltre è risultato decisivo, a Versailles, l’argomento che l’Austria si sarebbe così troppo rafforzata sia sul Reno (nei confronti dell’Alsazia) sia a Sud delle Alpi.

Come già sappiamo (se non altro dall’ucronia su Pillnitz, 27. agosto 1791), l’Alleanza con Caterina II prevedeva, dal 1781-1782, un Piano di Spartizione dell’Impero Ottomano, che per quanto riguardava la Russia si concretizzava nel cosiddetto “Piano Greco” del Principe Potëmkin (espansione di San Pietroburgo fino alla Grecia; Costantino sul Trono di Costantinopoli) e che per il resto riservava all’Austria Chotyn, l’Oltenia, Nicopoli, Vidin, Belgrado e tutti i territorî a Ovest della Linea da qui all’Adriatico, incluso il Golfo di Drin, inoltre il Dominio di Terra Veneziano, l’Istria e la Dalmazia in cambio della Morea e di Creta e Cipro; alla Francia, come dal tempo di Leibniz, l’Egitto (ricordiamoci che, da parte francese, il Piano del 1738 del Ministro degli Esteri di Luigi XV René-Luigi de Paulmy de Voyer d’Argenson prevedeva la spartizione dell’Impero Ottomano in un Impero di Costantinopoli e nei Regni di Macedonia, Grecia, Palestina, Siria, Egitto, Barberia, Marocco nonché lo scavo di un canale dal Mediterraneo al Mar Rosso). Il principale ostacolo per Giuseppe II era che la Dacia (Moldavia e residua Oltenia) andasse a Potëmkin, ma poi in realtà ciò che ha fatto fallire gli attacchi austriaci alla Turchia è stata la minaccia prussiana alle spalle.

Tutto ciò ci suggerisce il meccanismo che possa portare alla Divergenza: il Piano Greco viene modificato con l’attribuzione di Costantinopoli direttamente alla Russia, in cambio della rinuncia alla Dacia per Potëmkin (che comunque diventerebbe – meglio ancora – il Governatore della “Russia Calda”) in favore di Enrico di Hohenzollern (uno degli effettivi Candidati); ciò avrebbe ribaltato la posizione di Federico II e di conseguenza lasciato a Versailles l’alternativa fra l’isolamento internazionale e l’assenso; a quel punto Maria Antonietta e Mercy-Argentau (Ambasciatore di Vienna a Parigi) avrebbe avuto buon gioco a proporre di aderire alla Coalizione, onde poi pretendere, oltre all’Egitto, anche la Barberia e il Marocco.

Credo che, se non basta questo a cambiare la situazione francese all’epoca della Rivoluzione, saremo costretti a scartare qualsiasi ucronia che modifichi la Storia a riguardo della Francia nel 1789 e decenni seguenti. Ai fini di questa ucronia, è sufficiente che i Borboni del Ramo Primogenito rimangano Re di Francia, senza alcun pregiudizio per qualsiasi Costituzione, ma altresì senza Abdicazioni né subentro del Ramo d’Orléans. Come ripetuto anche di recente (24. luglio u.s., «La Grande Nation»), dal 24. agosto 1883 i Borboni di Spagna del Ramo Carlista diventerebbero Legittimi Sovrani di Francia (a partire dal Conte di Montizón, Giovanni III di Borbone e Braganza); senza modificare la Storia della Spagna nel frattempo, all’estinzione della Linea Carlista diretta – con la morte di Alfonso-Carlo XII di Borbone (Alfonso Carlo I di Borbone e Austria-Este, secondo il cognome spagnolo) il 29. settembre 1936 – Alfonso XIII di Borbone e Asburgo-Lorena diventerebbe Re di Francia (Alfonso I) e Spagna. Mentre in altre contesti rischierebbe di scoppiare una Guerra di Successione (in tal caso in Spagna alla morte di alfonso XIII), se l’Unione fra i due Regni diventa, da Personale, Reale la Legge Salica viene reintrodotta in Spagna (con una nuova Pragmatica Sanzione), insieme al Principio dell’Indisponibilità della Corona, per cui Giacomo IV non può abdicare e, dalla morte del suo Primogenito Alfonso II / XIV di Borbone e Dampierre (30. gennaio 1989), Luigi XX Alfonso di Borbone e Martínez-Bordiú è incontestato Re di Francia, Navarra e Spagna.

Come abbiamo concordemente rilevato più volte, una diversa Storia Costituzionale della Francia, in particolare senza vere e proprie Rivoluzioni, già per questo modifica la storia di altre Rivoluzioni; in questo specifico contesto, poi, il coinvolgimento nelle Guerre Austro-Russo-Turche comporta un diverso impegno in Nordamerica e prima o poi deve giungere a un compromesso con la Gran Bretagna, per cui ritengo inevitabile che il Regno Unito finisca per recuperare le Colonie dichiaratesi Indipendenti il 4. luglio 1776 e i relativi Territorî successivamente acquisiti, evitando in cambio di ostacolare il sostegno di Parigi ai Cugini di Spagna nel momento della lotta per il mantenimento dell’Impero Coloniale in America.

Non sono escluse guerre fra la Francia di Luigi XVI Monarca Costituzionale e il Sacro Romano Impero (per esempio per la difesa dei Paesi Bassi di Carlo Filippo Teodoro di Wittelsbach), comprese almeno alcune campagne del Generale Bonaparte (che verosimilmente entrerebbe comunque in urto con Pasquale Paoli in Corsica fra il 24. maggio e l’11. giugno 1783 e quindi diventerebbe un Generale, anche se magari – senza Assedio di Tolone – più tardi del 19. gennaio 1794, data di cui fra pochi giorni ricorrerà il 225° Anniversario); nel complesso, tuttavia, gli effetti sarebbero meno dirompenti, perché la Diplomazia Europea continuerebbe a seguire il proprio corso (senza il Còrso come Imperatore). Questo signific, in breve, che rimarrebbero effettive le prime tre Spartizioni della Polonia (alla Seconda delle quali parteciperebbe di sicuro, in questo caso, anche l’Austria, non trattenuta nei Paesi Bassi e invece qui interessata in particolare al Vojvodato di Chotyn), i Savoia non tornerebbero più nei proprî Dominî Continentali (come nel 1799), la Scandinavia sarebbe riunita sotto la Danimarca, il Brasile resterebbe unito al Portogallo e Napoleone III non nascerebbe neppure. In questa ucronia, poi, alla morte di Enrico di Hohenzollern (3. agosto 1802) il Regno di Dacia sarebbe andato – come in altre occasioni abbiamo visto – al pronipote Federico Guglielmo III.

In qualche maniera, Enrico V supererebbe la probabile Crisi del 1848 e di conseguenza, dopo il 1849, Parigi e Vienna (che, per curiosità, in dialetto milanese sono diventate sinonimi di coniugi – alquanto anziani – che si sostengono l’un l’altro) riprenderanno i Piani di Spartizione della Svizzera che storicamente Metternich e Guizot avevano elaborato prima del 1848 (fra parentesi, ciò favorirebbe nei Grigioni e particolarmente in Engadina il mantenimento del romancio, simbolo della Riforma Evangelica più netto che lo schwyzertütsch associabile, soprattutto nel[l’ex-]Cantone, al Cattolicesimo favorito dalla Monarchia). Anche senza Napoleone III, mi pare pressoché certo che le due Potenze Cattoliche occuperanno – ciascuna su un versante – lo Stato Pontificio. Il Regno Unito sosterrà i Savoia (ormai solo in Sardegna; postulo che Amedeo I. non conservi il Trono di Spagna) e Venezia (qui Potenza soprattutto ellenica) contro la Russia, che invece sarà Protettrice dei Borboni di Napoli insieme alla Francia, mentre quelli di Parma aderiranno prima o poi alla Lega con i Duchi di Modena e Reggio (Baden), i Granduchi di Toscana (Württemberg), l’Austria (Asburgo; Massa – forse anche Lucca – ovviamente agli Asburgo-Este del Baden, mentre il Württemberg è stato unito all’Austria già da Pietro Leopoldo e Genova sarebbe Secondogenitura Asburgica fino all’Unione Personale con Francesco Giuseppe) e i Paesi Bassi (Wittelsbach) entro il perdurante Sacro Romano Impero (di cui il Brandenburgo di Federico Guglielmo IV fa tuttora parte e anzi dopo il 1849 si potrebbe allargare a tutto il Regno degli Hohenzollern, non solo alla Prussia ma perfino alla Dacia, in caso di Soluzione Grande-Austriaca).

Nessun omologo della Guerra di Crimea potrebbe coinvolgere l’Austria, dato che ormai l’Impero Ottomano sarebbe limitato all’Asia e dunque costituirebbe un motivo di discordia con la Francia e il Regno Unito (in caso di accordo di Spartizione della Turchia fra le tre Grandi Potenze, Vienna non avrebbe modo di opporsi). La Francia otterrebbe, grazie all’Egitto, anche il Sūdān (sia in senso stretto sia in quello generale di “Nigrizia” in uso nell’Ottocento) senza neppure che il Regno Unito sia in grado di contestarglielo. Lo Stato Libero del Congo diventerebbe Ereditario del Ramo Leopoldino dei Sassonia-Coburgo-Gotha (evidentemente estranei al Belgio); i Paesi Bassi continuerebbero a mantenersi neutrali fra Impero, Francia e Regno Unito. Senza Stati Uniti d’America, la Russia (forse in condizione di conservare l’Alaska) non avrebbe Alleati fidati contro il Regno Unito; tuttavia sarebbe sufficientemente più estesa (rispetto alla Storia reale) per risultare inattaccabile da parte di Guglielmo II, il quale dunque le potrebbe offrire un sostegno vero nella Guerra Russo-Giapponese. Col Marocco già francese dalla fine del XVIII secolo, non ci sarebbero Crisi fra Berlino e Parigi (oltretutto Prussia e Francia non confinano, separate dal Palatinato Renano Austriaco) e, dato che con i rapporti di forza esistenti durante la vita di Bismarck Guglielmo I non avrebbe mai potuto vincere una Guerra Austro-Prussiana, non esisterebbe il Secondo Reich e Guglielmo II non avrebbe pretesti per cercare di ottenere il Congo dei Sassonia-Coburgo-Gotha, quindi, con un Mondo così blindato (esistono solo una ventina di Stati completamente Sovrani: Impero Britannico, Portogallo, Spagna, Francia, Paesi Bassi Settentrionali, Unione Scandinava, Sacro Romano Impero, Stato Pontificio, Regno di Sardegna, Regno delle Due Sicilie, Repubblica di Venezia, Impero Russo-Bizantino, Impero Ottomano, Najd, Abissinia, Congo, Persia, Cina, Giappone, Siam), la Guerra Russo-Giapponese è l’unico momento in cui può deflagrare un conflitto su larga scala, anche se mi sembra assai più probabile che si svolga come una Guerra di Crimea in ritardo, con alleanze di varie Potenze a fianco dell’uno o dell’altro Contendente (la Prussia è qui più debole che il Secondo Reich della Storia reale e l’Impero Britannico è in complesso più forte, conserva anche gli Stati Uniti, anche se un po’ meno della metà di quelli storici; anche la Russia, comunque, è più estesa, sia pure verso Costantinopoli anziché nella Polonia vera e propria).
Bisogna tuttavia chiedersi se, in queste condizioni, non sia più verosimile la persistenza del Sistema di Metternich, un’Alleanza delle cinque Grandi Potenze (Regno Unito, Francia, Austria, Prussia, Russia) estesa a Portogallo, Spagna, Sardegna, Due Sicilie, Papato, Venezia, Unione Scandinava ed eventualmente allo stesso Impero Ottomano. Nella Storia reale, è stato sostituito (dopo poco tempo) dal Sistema Bismarckiano, anch’esso durato qualche decennio; nel nostro caso, si può postulare una continuità complessivamente ininterrotta dell’Alleanza Europea dall’inizio del XIX secolo forse fino al XX. L’Impero Britannico controlla il Portogallo (col Brasile), il Regno di Sardegna, Venezia (che si estende soprattutto in mare, fino a Cipro) e alla lunga la maggior parte dell’Impero Ottomano, per impedire alla Francia di dominare l’intero Mediterraneo e fermare l’avanzata della Russia; la Francia, dopo l’Unione con la Spagna, diventa la massima Potenza mondiale (in Europa condivide con l’Austria il Protettorato sullo Stato Pontificio); l’Impero Russo arriva fino alla Grecia e conserva, come le altre Potenze Coloniali, le proprie Concessioni in Cina (mira altresì al Protettorato sull’Abissinia; è il principale Alleato del Regno delle Due Sicilie). Potenze di second’ordine sono il Giappone, l’Unione Scandinava e l’Austria-Ungheria/Sacro Romano Impero (verso cui è comunque orientato lo Stato Libero del Congo, pur senza alcuna forma di dipendenza né di particolare alleanza, se non difensiva); i Paesi Bassi (Settentrionali) si mantengono neutrali, anche se, confinando per terra solo col Sacro Romano Impero e avendo nell’Impero Britannico un rivale oceanico e coloniale (economico e commerciale), inclineranno alla formazione di un (piccolo) Blocco Mitteleuropeo a tre (con l’Austria-Ungheria/Sacro Romano Impero e l’Unione Scandinava).

Nel momento in cui si scoprisse l’utilizzo militare dell’Energia Atomica diventerebbe improbabile qualsiasi tipo di conflitto armato, visto che gli Stati si sono ulteriormente ridotti (con la Fusione di Francia e Spagna) a diciannove o addirittura diciotto (se il Najd torna Vassallo Ottomano), raggruppati in cinque Potenze o Blocchi di Potenze: Impero Britannico (col Portogallo, Regno di Sardegna, Repubblica di Venezia, Impero Ottomano e Najd), Gallispania, Mitteleuropa (Sacro Romano Impero, Paesi Bassi Settentrionali, Unione Scandinava; Stato Pontificio condiviso con la precedente, Alleanza difensiva col Congo), Impero Russo-Bizantino (Abissinia, Regno delle Due Sicilie), Giappone; Persia, Cina e Siam spartiti fra Potenze Coloniali.

Oltre agli attuali Sovrani del Regno Unito (Elisabetta I), dei Paesi Bassi Settentrionali (Guglielmo-Alessandro) e di Danimarca, Norvegia e Svezia (Margherita II) nonché il Sommo Pontefice (che tutto sommato potrebbe essere ugualmente Jorge Mario Bergoglio come Francesco I) e ai già citati Luigi XX e Carlo IX, principali Monarchi europei sarebbero:

Re del Portogallo e Imperatore del Brasile il settantatreenne Edoardo (Duarte) II Pio (dal 1976);

Re di Sardegna probabilmente il settantacinquenne Amedeo di Savoia-Aosta (dal 1983);

Re delle Due Sicilie il cinquantenne Pietro I di Borbone-Due Sicilie (dal 2015; è dubbio che Carlo Tancredi firmasse l’Atto di Cannes il 14. dicembre 1900);

È difficile capire chi sarebbe Car’ (“Zar”) e Autocrate di tutte le Russie; a noi non importa la legittimità, quanto chi sarebbe stato in grado di far valere i proprî diritti alla morte di Nicola II o dei suoi diretti Eredi riconosciuti ed effettivi. Se Vladímir Kiríllovič di Holstein-Gottorp-Románov, il quale, in quanto nato il 30. (17.) agosto 1917, appartiene già alla generazione successiva ai figli di Nicola II, succede (direttamente o meno) a quest’ultimo o a Ól’ga Nikoláevna (nata il 15./3. novembre 1895 e che, desiderando un matrimonio con un Principe russo, lo avrebbe contratto per definizione morganatico e quindi sarebbe stata esclusa dalla Successione) o a una sorella di questa prima di sposare – introducendo per la prima volta nella Dinastia una persona di origine non tedesca – Leonida (Georgievna) Giorgis asuli Bagrationi-Muxraneli (Bagration-Muchranskaja) il 13. agosto 1948, avrebbe avuto la possibilità di creare, senza danno territoriale per l’Impero, un Regno per la fidanzata (per esempio nei territorî storicamente occupati dall’Unione Sovietica in ’Īrān, come la Repubblica Curda di Mehābād / Kōmārāh Mehābādê, 22. gennaio – 30. dicembre 1946, o il più grande Governo Popolare dell’Azerbaidžan / Azərbaycan Milli Hökuməti, 12. dicembre 1945 – 12. dicembre 1946) in modo da contrarre Matrimonio di pari grado secondo condizioni per la Successione stabilite dalle Leggi della Casa Imperiale (e procedere all’Unione del nuovo Regno con l’Impero Russo). In tal caso regnerebbe oggi (e dal 1992) la sessantacinquenne Caríca (“Zarina”) Maríja Vladímirovna Románova (ed Erede sarebbe il trentasettenne Giorgio [Geórgij] Michájlovč di Hohenzollern-[Holstein-Gottorp-]Románov; l’ultima Sovrana della Dinastia Holstein-Gottorp-Románovy – prima e unica non tedesca – porterebbe la Russia agli Hohenzollern e, se il Cesarévič [“Zarevich”] Giorgio rimanesse celibe, succedendo alla madre e sopravvivendo, come probabile, all’oggi settantaquattrenne zio Francesco Federico Cristiano di Prussia, senza figli maschi, alla morte dello Car’ Geórgij = Júrij IV l’Impero Russo andrebbe al Re di Prussia e Dacia ed Elettore del Brandenburgo, Giorgio Federico I [nato il 10. giugno 1976] o uno dei suoi figli, di cui primogeniti sono i gemelli Carlo Federico e Ludovico Ferdinando, che in questi giorni – il 20. gennaio – compiono sei anni).

Non ho idea di chi potrebbe essere Doge di Venezia (in generale, le Repubbliche si prestano meno delle Monarchie alle proiezioni ucroniche, a meno che, come nel caso degli Stati Uniti, ci si mantenga in un arco di tempo relativamente contenuto e soprattutto negli stessi confini e col medesimo Sistema Elettorale della Storia vera). Nel Sacro Romano Impero vanno segnalati, fra gli altri, i seguenti Monarchi:

Elettore del Brandenburgo, Re di Prussia e Dacia il testé menzionato quarantaduenne Giorgio Federico I (dal 1994);
Elettore di Hannover il sessantaquattrenne Principe Ernesto Augusto;
Elettore di Sassonia probabilmente il sessantacinquenne Rüdiger della Linea Albertina dei Wettin, nonostante il Matrimonio morganatico del padre Timo (7. agosto 1952), perché l’ultimo Capo della Casa unanimemente riconosciuto, Alberto Margravio di Meißen (30. novembre 1934 – 6. ottobre 2012) lo ha dichiarato nel 2003 unico continuatore della Linea Maschile;
Duca dei Paesi Bassi Meridionali l’ottantacinquenne Francesco II di Wittelsbach (dal 1996);
Granduca di Toscana l’ottantaduenne Carlo II di Württemberg (dal 1975);
Duca di Modena e Reggio l’ottantacinquenne Massimiliano II del Baden (dal 1963);
Duca di Parma e Piacenza il quarantanovenne (il prossimo 27. gennaio) Carlo V di Borbone-Parma (dal 2000).

In Asia, oltre agli attuali Sovrani del Giappone e della Thailandia, Sultano Ottomano e Califfo sarebbe l’ottantottenne ‘Alī II (da due anni a partire dalla scorsa Epifania), Šāh di Persia il cinquantottenne Ciro Reẓā’ II Pahlavī (dal 1980), Imperatore della Cina (Huángdì) il settantaseienne Jīn Yùzhàng (dal 2015). Imperatore d’Etiopia sarebbe Zärə’ä Ya‘əqob ’Äməhá Śəlasé, Sovrano dello Stato Libero del Congo il cinquantottenne Filippo di Sassonia-Coburgo-Gotha.

Dopo la lunga digressione ucronica, siamo arrivati ad avere il contesto in cui chiederci se sia meglio, in particolare per i Gilets Jaunes, la nostra situazione contemporanea (dove, come è stato sottolineato, la Restaurazione di Luigi XX – ammesso che fosse sostenuta almeno da una Maggioranza – non potrebbe cambiare la sostanza delle condizioni economiche e sociali) oppure l’esito di questa ucronia.

Nell’ucronia, la Gallispania è, come visto, la prima Potenza del Mondo (e lo è unicamente per i meccanismi dell’Ultralegittimismo, che si distingue da ogni altra posizione monarchica – perlomeno francese – soprattutto per questa altrimenti incredibile caratteristica; mi pare infatti inverosimile che per alcun altro percorso fosse possibile, fra la fine del XVIII e l’inizio del XXI secolo, arrivare pacificamente e senza traumi istituzionali alla fusione tra Francia e Spagna con tanto di relativi Imperi Coloniali); l’avvento del Monarca Spagnolo (Alfonso XIII/I) ha portato in dote un Impero talmente esteso da rappresentare un vantaggio che nessun Politico avrebbe potuto rifiutare (a meno che fosse Oppositore di professione, nel qual caso sarebbe stato costretto dal proprio ruolo ad assumere tale posizione, d’obbligo a prescindere dalla razionalità). A ciò si aggiunge la conservazione, fino ai nostri giorni (in assenza di una Politica Anticoloniale da parte di alcuna Potenza od Organizzazione Politica), del grande Impero Coloniale Francese (che, nella nostra Storia, è stato costruito anche per reazione alla perdita dell’Alsazia-Lorena, che qui non avrebbe luogo, ma non per questo verrebbe meno la spinta all’Imperialismo Colonialistico). Luigi XX (che potrebbe essere nato a Madrid anche in questa ucronia) ha tre anni e mezzo di età in più di Emmanuel Macron (che, come lui, ha lavorato in una Banca internazionale francese per alcuni anni, la Rothschild & Cⁱᵉ; Luigi alla BNP Paribas) e quasi sei in meno del proprio cugino di terzo grado (oltre che concittadino) Filippo/Felipe VI (i parallelismi generazionali non si spingono molto più in là, perché il nonno di Luigi XX, Enrico VI [Jaime II de Borbón y Battenberg, 23. giugno 1908 – 20. marzo 1975], era sordo dall’infanzia, a differenza del politicamente contemporaneo [anche se maggiore di diciotto anni] Generale Charles de Gaulle [Lilla, 22. novembre 1890 – Colombey-les-Deux-Églises, 9. novembre 1970]); è curioso che anche i primogeniti maschi di Luigi XX (come quelli di Giorgio Federico I di Prussia e Dacia) siano due gemelli, il Delfino Luigi di Borbone (e Vargas, secondo il cognome spagnolo), Duca di Borgogna, e Alfonso Duca di Berry.

Al posto dell’Unione Europea esisterebbe l’Unione Mitteleuropea, di lingua ufficiale tedesca (ma non egemonizzata da nessuno; del resto il tedesco sarebbe lingua dell’Élite anche, per via dei Tedeschi del Baltico, in Russia – accanto al francese – e, a motivo della Dinastia di Sassonia-Coburgo-Gotha, nel Congo) e di estensione più o meno paragonabile a quella dell’Unione Europea (con Groenlandia, Islanda, Færøer, Norvegia, mezza Svizzera, Ucraina occidentale, Bosnia-Hercegovina, Serbia e Albania – oltre all’Impero Coloniale Olandese e all’omologo prussiano di quello tedesco –al posto di Irlanda, Finlandia, Repubbliche Baltiche, mezza Romania, Bulgaria, Grecia, Cipro, Malta, mezza Italia, Spagna e Portogallo), ma del tutto estranea alla Francia. Invece della N.A.T.O., potrebbe esistere ancora la (Santa) Alleanza delle Potenze Europee (ora Gallispania, Impero Britannico, Portogallo, Sardegna, Venezia, Due Sicilie, Russia e ristretta Unione Mitteleuropea fra Austria-Ungheria/Sacro Romano Impero, Paesi Bassi Settentrionali e Unione Scandinava), che di fatto rispetto alle attuali Alleanze Politico-Militari centrate sugli Stati Uniti comprende in aggiunta – oltre agli Imperi Coloniali (in più soprattutto in Africa) – l’Impero Russo e la Persia (la Svezia è già oggi, nonostante la nominale Neutralità, alleata della N.A.T.O.), mentre manca del Giappone. Gallispania, Impero Britannico e Russia controllerebbero la massima parte dei giacimenti mondiali di petrolio, quindi la causa immediata che ha scatenato le proteste dei Gilets Jaunes non sussisterebbe. Di certo non si vedrebbero a Parigi delle autoblindo acquistate con fondi dell’Unione (Mittel)europea; casomai, l’intero confine settentrionale e orientale della Francia sarebbe fortificato con una sorta di somma di Linea Maginot e Vallo Alpino, dalla Manica al Mediterraneo.

Di sicuro la Gallispania sarebbe sovranista (la Monarchia Francese è stata storicamente il prototipo del Sovranismo, nella prassi e anche nell’enunciazione teorica), come l’Impero Britannico e l’Impero Russo; in quest’ultimo l’Occidentalismo (magari associato, purtroppo, all’idea del “Pericolo Giallo”) potrebbe però avere uno sviluppo parallelo al – più che mai verosimile – Orientalismo, certo senza arrivare alla Conversione al Cattolicesimo come a suo tempo proposto da Pëtr Jákovlevič Čaadáev (Mosca, 7. giugno / 27. maggio 1794 – 26./14. aprile 1856), ma forse all’introduzione dell’Alfabeto Latino (come a un certo momento si era pensato fra i Bol’ševikí).

La Santa Alleanza era europeista nelle intenzioni (enunciate), in ogni caso molto nelle espressioni verbali («Noi, l’Europa» ricorre con vistosa frequenza negli Atti Ufficiali del Congresso di Vienna); come durante la Restaurazione, così in questa ucronia il campione di questa tendenza sarebbe l’Austria e di conseguenza, in prosieguo di tempo, la pur relativamente modesta Triplice Mitteleuropea (è un divertente paradosso che i territorî corrispondenti all’attuale Gruppo di Visegrád, che anche in questo caso sarebbero confinanti con la Russia e perciò, come pure la Svezia, di inclinazione più russofoba che altri, si configurerebbero al contempo come esponenti del complesso geopolitico più europeista, l’Austria-Ungheria/Sacro Romano Impero, seguito dall’Unione Scandinava).

La combinazione delle due tendenze – Europeismo (tipico del polo ‘sottodimensionato’) nella Triplice (Austria/Impero, Paesi Bassi, Scandinavia), Sovranismo (tipico dell’Egemone che si percepisce in pericolo nel proprio primato) nelle tre massime Potenze (Gallispania, Regno Unito, Russia) – produrrebbe una reazione nel solco della rivalità franco-tedesca come era stata alimentata dalle Guerre Asburgo-Capetingie a quelle Napoleoniche (che qui sono state di meno e prevalentemente Asburgo-Borboniche), senza i più recenti parossismi della Guerra Franco-Prussiana e delle due Guerre Mondiali, ma senza neppure l’esperienza per noi postbellica della Comunità (poi Unione) Europea (le ultime Regine “Austriache” – uniche dopo Maria–Antonietta – sarebbero state Maria-Teresa d’Austria-Este [14. luglio 1817 – 25. marzo 1886], dal 7.-16. novembre 1846 Consorte di Enrico V [Re dal 3. giugno 1844 al 24. agosto 1883], e Maria Beatrice d’Austria-Este [13. febbraio 1824 – 18. marzo 1906], dal 6. febbraio 1847 Consorte di Giovanni III [Re dal 24. agosto 1883 al 21. novembre 1887], quindi in tutto quarantun anni e cinque giorni, terminati ormai 131 anni e quasi due mesi orsono). Si può dunque immaginare un’Élite impegnata nell’Alleanza Europea e una Popolazione più incline alla Germanofobia (soprattutto in Francia; in Spagna il Carlottavismo potrebbe trovare una sponda nel Secessionismo francofobo e magari fondersi con le nostalgie asburgiche in Catalogna, stavolta contro Parigi anziché Madrid, ma comunque anche qui sostenute – per quanto [mal]celatamente – dallo stesso Capo dell’Arcicasa Carlo IX/II), anche se entrambe convinte sovraniste.

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Enrico Pellerito non può esimersi dal commentare:

Resto a bocca aperta per l'ampiezza del panorama traguardato (come sempre il massimo concepibile), la dettagliata conoscenza degli attori umani, dei rispettivi casati e delle interazioni fra di essi; infine un plauso alla plausibilità dello sviluppo.

Potrei eccepire i miei soliti dubbi sugli incidenti di percorso dovuti allo scoppio di crisi internazionali, di rivolte sociali, sollevazioni di stampo nazionalista, etniche, religiose o culturali, ma l'attenzione alle distinte politiche sociali interne (riconoscimento di diritti, eliminazione della schiavitù e degli asservimenti, ricerca ed ottenimento della migliore equità possibile pur in questo mondo) ed economiche, anche estere, associate al mantenimento dello status quo, mi hanno ormai convinto sulla fattibilità degli eventi alternativi prospettati.

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Perchè No? ha altro da aggiungere:

Vi consiglio uno dei volumi del fumetto ucronico Jour J: la notte delle Tuileries!

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Chiudiamo per ora con un'altra proposta di Bhrihskwobhloukstroy:

Pillnitz, 27 agosto 1791

È difficile imbroccare una Divergenza in cui coesistano gli Stati Uniti e il Sacro Romano Impero, ma forse in questo caso le carte sono abbastanza rimescolate che diventa possibile; dello scenario fanno parte anche altri temi già discussi, la permanenza della Luigiiana alla Francia e una maggiore durata (con meno guerre) dell’Impero Napoleonico.
Il pretesto per la Guerra della Prima Coalizione (con tutto ciò che ne è seguìto) è stato dato dalla Dichiarazione di Pillnitz del 27.agosto 1791, del tutto secondaria nel contesto dell’Assemblea dei Prìncipi e dovuta in gran parte all’insistenza del Conte d’Artois; vero oggetto degli accordi erano la Seconda Spartizione della Polonia e la ripresa della Guerra Austro-Russo-Turca, logicamente con riproposizione del Piano di Spartizione di dieci anni prima, che in questo caso sarebbe stato di fatto più favorevole alla Prussia (in precedenza il principale motivo di riluttanza da parte di Giuseppe II perché il Principe Potëmkin, destinato a diventare Re di Dacia, sarebbe morto otto settimane più tardi: il Candidato più probabile sarebbe stato allora Enrico di Hohenzollern, alla cui morte (3. agosto 1802) il Regno di Dacia sarebbe andato al pronipote Federico Guglielmo III. Segnalo che il Piano di Spartizione assegnava all’Austria Chotyn, l’Oltenia, Nicopoli, Vidin, Belgrado e tutti i territorî a Ovest della Linea da qui all’Adriatico, incluso il Golfo di Drin, inoltre il Dominio di Terra Veneziano, l’Istria e la Dalmazia in cambio della Morea e di Creta e Cipro; alla Francia l’Egitto.

Leopoldo II non voleva assolutamente la Guerra contro la Francia, meno ancora Francesco II; a meno di ritenere che il Ripudio della Guerra da parte dell’Assemblea Nazionale fosse solo una vuota Dichiarazione, ci possiamo immaginare gli anni a cavallo fra XVIII e XIX secolo senza le Guerre di Coalizione e di conseguenza – dato che la Storia tende a non essere irenista, o perlomeno così andava nel secolo XVIII (oltre che nel XVII) – con la Guerra della Coalizione Austro-Russo-Prussiana contro l’Impero Ottomano e la possibile partecipazione interessata della Francia con un’apposita spedizione del Generale Bonaparte (ovviamente in questo caso senza Occupazione di Malta, che dunque sarebbe andata a Paolo I e da lui passata ai suoi Successori). Di certo Napoleone avrebbe avuto anche un remoto secondo fine in direzione dell’India, ma per intanto, senza aperta ostilità britannica, si sarebbe potuto allargare piuttosto in Siria (come storicamente). Senza facilonerie, l’Indipendenza del (resto del)la Grecia può essere lasciata alla sua epoca effettiva; con le Isole Ionie, il Peloponneso e Creta a Venezia, l’unica espansione possibile per Ottone di Grecia rimane quella verso i territorî continentali della Sublime Porta, dove non sarebbe bloccato dal Regno Unito e anzi avrebbe lo scontato appoggio della Russia, che si aggiudicherebbe anche il Protettorato sulla Grande Bulgaria nei termini del Trattato di Santo Stefano (qui molto prima del 19. febbraio/3. marzo 1878, probabilmente nell’Ottava Guerra Russo-Turca – 1806-1812 – laddove nella Nona, 1828-1829, si compirebbe il “Piano Greco” di Caterina II con la Restaurazione dell’Impero Bizantino il 14. settembre 1829, due giorni dopo l’Indipendenza della Grecia di Ottone I già nei confini del 1878).

Un Bonaparte trionfatore in Siria potrebbe esercitare il medesimo ruolo il 18. brumaio dell’Anno VIII; che la Repubblica e Napoleone potessero convivere tranquillamente con Monarchie confinanti è dimostrato dalla Spagna Borbonica fino al 1808: il recupero della Luigiiana sarebbe avvenuto come nella Storia reale e piuttosto, senza Guerre Napoleoniche in Europa, non ci sarebbe stata la Vendita della Nuova Francia agli Stati Uniti (perlomeno non il 4. luglio 1803).

L’Alleanza fra Stati Uniti e Impero Francese sarebbe stata comunque effettiva e ciò avrebbe permesso ai primi, nove anni dopo, di non tornare sotto Sovranità Britannica. Se la salute dei primi due Napoleoni è identica quella che conosciamo dalla Storia vera, è verosimile che, sùbito o nei tempi reali, Napoleone III diventi comunque Imperatore; non è affatto garantito che le Rivoluzioni Ispanoamericane abbiano luogo (con ogni probabilità il Brasile rimane portoghese), ma se sì è quanto mai probabile che Massimiliano I – con la Luigiiana alla Francia – rimanga Imperatore del Messico, a meno di una Guerra Franco-Statunitense concomitante alla Guerra di Secessione (in questo caso comunque limitata agli Stati a Est del Mississippi).
Intanto in Europa, col perdurante Sacro Romano Impero, invece del Secondo Reich troverebbe attuazione il Progetto di Grande Austria del Principe di Schwarzenberg prima del Cancellierato di Bismarck (e della morte dell’Eponimo il 5. aprile 1852). Intorno all’epoca della Guerra di Crimea si compirebbe la Fusione degli Imperi Bizantino e Russo; è possibile un conflitto – pur con effettiva Neutralità Austriaca oltre che Prussiana – che si concluda col blocco, da parte dell’Impero Francese e del Regno Unito, di ulteriori espansioni della Russia in Anatolia. È evidente che non avrebbero luogo né le Guerre Austro-Sarde né quella Austro-Prussiana, probabilmente nemmeno quella Franco-Prussiana (la Candidatura di Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen verrebbe ritirata ugualmente, ma Napoleone III in questa ucronia avrebbe gli stessi motivi per opporsi anche a quella di Amedeo d’Aosta, qui Secondogenito di un Re del Reich, per cui alla fine si arriverebbe pur sempre ad Alfonso XII).

Il 1867 sarebbe un anno denso di Divergenze: il 30. marzo è avvenuto l’acquisto dell’Alaska da parte degli Stati Uniti (che però qui fino alla fine della Guerra Civile sono ancora limitati al Mississippi), il 19. giugno è da discutere se Massimiliano I del Messico viene ucciso o in questo caso no (rimanendo anzi Imperatore, ammesso che il Messico non sia restato alla Spagna); il 26. luglio, alla morte di Ottone I, la Grecia andrebbe comunque al nipote Ludovico (Luigi) II di Baviera.

A questo punto, con la confluenza della Grecia con la Baviera – come quindici anni prima della Dacia insieme alla Prussia – nel Reich, si chiuderebbe in Europa la Questione d’Oriente e verrebbe completamente disinnescata qualsiasi altra Guerra Balcanica - essendo diventato il Confine Russo-Tedesco Danubiano-Balcanico ‘blindato’ come nella Storia quello in Polonia – e di conseguenza anche la Prima Guerra Mondiale; nell’Undicesima Guerra Russo-Turca (1877-1878) è verosimile un’Espansione da Costantinopoli e dall’Armenia a spese del residuo Impero Ottomano in Anatolia, fino a raggiungere il Confine Francese in Siria.

Abbiamo quindi un XIX secolo abbastanza diverso:

1) massima incognita: Stati Uniti nella stessa estensione che conosciamo o limitati dalla Francia, dal Messico (o dalla Nuova Spagna) ed eventualmente con Alaska ancora Russa?

2) possibile sopravvivenza in forme più estese dell’Impero Ispanoamericano;

3) mantenimento dell’Unione fra Portogallo e Brasile;

4) persistenza dell’Impero Francese, con Impero Coloniale dall’Algeria (probabilmente poi anche dal Marocco) alla Siria con perno in Egitto;

5) Reich Tedesco in diretta continuità col Sacro Romano Impero, dal Belgio e dalla Sardegna fino alla Grecia, alla Moldavia e al Vojvodato di Chotyn;

6) sopravvivenza – in forme del tutto indipendenti – del Regno delle Due Sicilie (strettamente alleato alla Russia), dello Stato Pontificio (sotto occupazione francese nel Lazio e austriaca nelle Legazioni) e di Venezia, sulla Terraferma col solo Dogado, ma estesa al Peloponneso, Creta e Cipro (realmente neutrale fra Impero Britannico, Francia, Reich e Russia);

7) Impero Russo intorno a tutto il Mar Nero e con Malta;

8) Impero Ottomano (ormai in pratica un Califfato di Baḡdād) limitato alla Mesopotamia e alle Coste della Penisola Arabica.

Olanda, Danimarca, Svezia e Norvegia come nella nostra Storia.

L’unica certezza immediata è l’Alleanza fra Stati Uniti e Russia.

Regno Unito e Francia potrebbero di conseguenza essere Alleati contro di loro, sia per il Nordamerica sia per il Grande Gioco in Asia (non solo fra Impero Russo e Regno Unito in Asia Centrale e Persia, ma anche fra Russia e Francia in Anatolia e Siria); la Rivalità Coloniale Russo-Francese libererebbe dall’Accerchiamento in Europa il Reich, che avrebbe nel Regno Unito (privo di qualsiasi appoggio nel Mediterraneo, al di fuori dell’Intesa con la Francia) un Alleato interessato (in funzione antirussa) e un efficace Intermediatore col pur sempre rivale Impero Francese. Ammessa l’Alleanza Anglo-Portoghese, il miglior amico della Spagna sarà allora lo stesso Reich, ormai anche il più strenuo garante dell’esistenza dell’Impero Ottomano, come pure (stavolta insieme alla Francia) della Persia e della Cina come Potenze Regionali interposte fra gli Imperi Russo e Britannico, mentre quest’ultimo appoggerà sempre il Giappone contro la Russia. Lo Stato Libero del Congo potrebbe rimanere indipendente sotto i Sassonia-Coburgo-Gotha.

Una Rivoluzione in Russia e a Costantinopoli nel 1917, senza alcuna Prima Guerra Mondiale, è improbabile; l’Impero supera la sconfitta nella Guerra Russo-Giapponese, spartisce la Persia con l’Impero Britannico e poi la Cina con le altre Potenze Coloniali; senza perdita dei rispettivi Imperi, Portogallo e Spagna rimangono Potenze di livello mondiale e non conoscono ribaltamenti istituzionali.

All’estinzione della Linea Carlista diretta, con la morte di Alfonso Carlo di Borbone e Austria-Este il 29. settembre 1936, il Re di Spagna Alfonso XIII di Borbone e Asburgo-Lorena sarebbe anche Pretendente di Francia e quindi una possibile minaccia per il ventiduenne Imperatore Napoleone VI (nato il 23. gennaio 1914, sul Trono dal 3. maggio 1926). Insieme, Spagna e Reich della Grande Austria costituiscono un Blocco Geopolitico ragguardevole e sono in grado di difendere l’Impero Ottomano/Califfato di Baḡdād.

L’Impero Britannico è un po’ meno esteso che nella Storia reale, ma il Portogallo lo è molto di più (col Brasile), inoltre ha una solida Intesa con l’Impero Francese da un lato e quello Giapponese dall’altro. Gli Stati Uniti potrebbero essere molto meno estesi che nella nostra Storia, in compenso possono godere del pieno appoggio dell’Impero Russo, che invece è considerevolmente più grande (e forte?) di come l’abbiamo conosciuto e perciò si può anche permettere di difendere efficacemente il Regno delle Due Sicilie, soprattutto dalle mire britanniche; tuttavia questa ‘strana Alleanza’ ha contro di sé l’Intesa e non può sperare in una sincera amicizia da parte del Blocco Austro-Ispano-Ottomano (Austria e Francia condividono la “Difesa del Papato” e dell’Impero Messicano, se c’è).

 

Per ora il discorso finisce qui. Se avete altre idee in proposito, scriveteci a questo indirizzo!


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