« Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di uomini che migliorino i giorni » (San Francesco d'Assisi)
Così ha esordito William Riker:
Mi domandavo: quali personaggi, se eletti al Papato al posto di esponenti di grandi famiglie nobiliari o borghesi, avrebbero potuto cambiare la storia della Chiesa?
Io ho provato ad avanzare le mie ipotesi, secolo per secolo, a partire da quando sono i cardinali (e non più il clero romano) ad eleggere il Papa:
XI secolo: un nome su tutti: san Pier Damiani, lodato da Dante per la sua umiltà. Ma pensate un po' ad un Goffredo da Buglione che, anziché partire per le Crociate, fonda monasteri in Lorena e poi è eletto Papa... niente Crociate con tutte le conseguenze del caso.
XII secolo: è troppo seducente l'idea di un Gioacchino da Fiore Papa: un mistico dalle visioni escatologiche sul trono di Pietro. Al contrario, Anselmo d'Aosta avrebbe significato la scienza teologica assurta al massimo onore, un po' come oggi con Joseph Ratzinger.
XIII secolo: ovviamente San Francesco d'Assisi e San Domenico di Guzmàn ("La provedenza, che governa il mondo... / due principi ordinò in suo favore [della Chiesa], / che quinci e quindi le fosser per guida.", dice Dante nel canto XI del Paradiso); oppure Sant'Antonio da Padova, uno dei santi più popolari in tutto il mondo. Ma anche San Tommaso d'Aquino e Sant'Alberto Magno.
XIV secolo: in questo periodo mi affascina il mistico tedesco Heinrich Suse, che se eletto Papa avrebbe potuto porre fine alla Cattività Avignonese magari traslando per breve tempo la sede pontificia in Germania. Ma anche un Jan Hus che sale al soglio e riforma la Chiesa è quanto meno seducente.
XV secolo: su tutti si impone Bernardino da Siena, che tra l'altro è il "mio" santo, essendo festeggiato il 20 maggio, giorno del mio compleanno. Oppure l'altro francescano San Giovanni da Capestrano. Ma ancor più seducente è la proposta di un Gerolamo Savonarola Papa al posto del corrotto Alessandro VI Borgia. Lui sì avrebbe riformato la Chiesa radicalmente in senso evangelico. Basti pensare che il beato Piergiorgio Frassati, una volta entrato nel Terz'Ordine Domenicano, prese il nome di "fra Girolamo" in suo onore.
XVI secolo: il primo e più importante nome che mi viene in mente è quello del grande san Filippo Neri, che effettivamente il Papa voleva creare cardinale, ma lui rifiutò. La proposta più dirompente è però questa: Martin Lutero non rompe con la Chiesa, non crede nella giustificazione con la sola fede, non definisce "mariolatria" il culto della Vergine, è creato cardinale su richiesta di Carlo V, del quale è il confessore, e sale al soglio al posto di Clemente VII, convocando il Concilio di Trento per riformare la Chiesa al suo interno in senso evangelico. Invece la pista di Giordano Bruno non è percorribile, perchè questi respingeva addirittura la Santissima Trinità (la chiamava "la trina bugia"), me lo vedo piuttosto come scienziato ed anticipatore di Galileo. Magari se Lutero fosse diventato Papa anche lui non sarebbe stato perseguitato (almeno non così duramente).
Il
Marziano
e Never75
mi hanno fatto inoltre notare un fatto
storico reale che non conoscevo. L'imperatore
Massimiliano d'Asburgo, nonno di
Carlo V, rimase vedovo proprio mentre moriva il Papa, e brigò proprio per
essere eletto nuovo Pontefice, saldando la carica di Sacro Romano Imperatore
con quella di capo della cattolicità. Cosa sarebbe accaduto se quest'eventualità
si fosse realizzata davvero?
XVII secolo: mi intriga particolarmente un crossover fantaletterario: il manzoniano fra Cristoforo eletto al soglio, con conseguenze dirompenti analoghe a quelle di Lutero Papa: non vi sarebbero più "né sfide, né portatori, né bastonate". Tra le figure reali, propongo san Giovanni Battista de la Salle, patrono degli educatori, oppure il vescovo di Ginevra San Francesco di Sales, dottore della Chiesa del quale anni fa ho visitato la tomba ad Annecy. Se invece fossero stati eletti Papi Richelieu, l'Alberoni o Mazzarino, si sarebbe magari arrivati ad un altro scisma!
XVIII secolo: Sant'Alfonso Maria de' Liguori, ovviamente. E' pure dottore della Chiesa ed è morto a 91 anni. Ma anche il gesuita italo-croato Ruggero Boskovic', scienziato di fama internazionale e precursore della teoria cinetica dei gas, avrebbe potuto imprimere una svolta alla Chiesa, favorendo la ricerca scientifica in accordo con la fede e non contro di essa, come avvenne nell'Illuminismo. Ma viene in mente anche Giovanni Maria Vianney, il santo curato d'Ars: la Rivoluzione Francese forse sarebbe stata meno anticlericale e più cristiana...
XIX secolo: don Bosco su tutti, ma anche Giuseppe Cafasso, Benedetto Cottolengo e Faà di Bruno, tutti sacerdoti torinesi. Più avanti si può pensare al missionario Daniele Comboni, che non muore a 50 anni di malaria, torna in Italia d è eletto al soglio. E poi ci sono le proposte più seducenti: l'italiano Antonio Rosmini e, soprattutto, l'inglese Henry Newman, protagonista della "Rinascita Cattolica" in Inghilterra, convertito dall'anglicanesimo e poi cardinale di Santa Romana Chiesa.
XX secolo: si impongono su tutti don Gnocchi, don Milani, fratel Ettore, don Ciotti e soprattutto padre Pio da Pietrelcina. Di quest'ultimo ho già sviluppato un possibile Papato con il nome di Pio XIII nel mio racconto "Possedere Dio". Particolarmente seducente e fanta-letteraria è la proposta di un padre Brown Papa, già pubblicata sul nostro sito. La fantasia delle fantasie potrebbe essere questa: Pietro Spina, il comunista protagonista di "Vino e Pane" del tormentato Ignazio Silone, che durante il fascismo viveva in montagna travestito da prete con il nome di don Paolo Spada, si converte, si fa davvero sacerdote con quel nome ed è eletto Papa, sconfiggendo un Mussolini che ha vinto la WWII così come Wojtyla sconfisse l'URSS. Qualcun altro ha qualche altra proposta?
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Ed ecco le proposte di Jeck86:
La storia ci insegna che, se ci sono stati papi che hanno tentato un opera moralizzatrice nella curia, sono quasi sempre morti poco dopo la loro elezione a pontefici ed in circostanze misteriose.
Più che ai papati alternativi, quindi, sarei interessato a che cosa sarebbe accaduto se alcuni papi fossero durati un po'più a lungo sul trono di Pietro. Ecco alcuni spunti.
Papa Celestino V (1294): secondo alcuni si dimise spontaneamente dopo 100 giorni, secondo altri si trattò di una congiura ordita da Bonifacio VIII e Carlo d'angiò i quali lo fecero arrestare e sbattere in carcere e fecero passare il colpo di stato come una volontaria abdicazione. Che succede se Celestino riesce a sfuggire ai suoi persecutori? Riuscirà a trovare il sostegno di uno straccio di un sovrano europeo o di una folla che si rivolti contro i due sequestratori? Che fine fanno in tal caso Bonifacio e Carlo?
Papa Pio III (1439-1503): Si oppose con coraggio alla politica di Alessandro VI e, in mezzo ai torbidi conseguenti alla morte di quest'ultimo, fu infine eletto papa, anche grazie all'interessamento del cardinale della Rovere (che in seguito diventerà papa Giulio II) ricevendo l'incoronazione l'8 ottobre 1503. Accordò successivamente a Cesare Borgia il permesso di rientrare a Roma, ma contemporaneamente mise mano con sollecitudine alla riforma della curia. Morì dopo solo ventisei giorni di pontificato, per un'ulcera alla gamba, o, come sostenuto da alcuni, a causa di un veleno. Che succede se non muore? Un'alleanza fra il cinico Valentino ed un papa onesto e morale potrebbe funzionare? Il conquistatore delle Romagne riuscirà a creare un regno di lunga durata nel nord Italia? E la riforma dei costumi della curia di Pio avrà successo?
Papa Adriano
VI (1522-1523): Benché straniero e neppure presente in conclave, fu accettato dal Sacro Collegio e fu eletto papa con grande compiacimento di Carlo V del quale il nuovo Pontefice era stato precettore.
La sua integrità morale era fuori discussione.
Il 9 gennaio 1522 fu eletto papa praticamente all'unanimità e si avviò sul cammino solitario del riformatore. Il suo programma era quello di attaccare uno alla volta tutti i più noti abusi; ma nel suo tentativo di migliorare il sistema di concessione delle indulgenze, venne ostacolato dai suoi cardinali; e ridurre il numero delle dispense matrimoniali era impossibile, perché le entrate erano state incamerate con anni di anticipo da Leone X.
Egli ammise che il disordine della Chiesa scaturiva dalla Curia stessa, e che proprio da lì la riforma doveva iniziare. Comunque, l'ex professore ed inquisitore
generale era fermamente opposto a cambiamenti nella dottrina, e richiese che Martin Lutero venisse punito per eresia.
La sua morte dopo un solo anno di pontificato è piuttosto sospetta.
Che sarebbe successo se Adriano fosse campato qualche altro anno completando la sua opera?
Un papa di una tale levatura forse non sarebbe riuscito a fermare i luterani che erano già molto
forti, né a dialogare con Lutero nell'ottica di una riconciliazione, ma la sua opera moralizzatrice avrebbe potuto far tornare sui loro passi riformatori come Ulrico Zwingli o luterani moderati come Melantone e forse avrebbe persino potuto guadagnare il sostegno di
Calvino. Con quali risultati? Suppongo che Olanda e Svizzera, così come anche la Scozia e gli elettori del Palatinato, sarebbero rimasti cattolici.
I principi luterani non sarebbero stati spalleggiati dalle ricche democrazie riformiste, trovandosi da soli a dover combattere i cattolici.
La Guerra dei Trent'Anni sarebbe comunque stata vinta dalla fazione antiasburgica, ma non
essendoci mai stato Oliver Cromwell l'Inghilterra sarebbe tornata cattolica dopo Carlo I
Stuart.
Gli USA sarebbero oggi una monarchia feudale cattolica, Baviera e Germania occidentale farebbero parte dell'impero
Asburgico e non della Germania...
Papa Marcello II (1555): Generò grandi aspettative tra coloro che auspicavano l'elezione di un papa che riportasse un poco di moralità nella corte pontificia dopo le tristi esperienze dei suoi più immediati predecessori. Era talmente antinepotista da vietare ai parenti di andare a Roma ed era intenzionato a non farsi coinvolgere dalla politica, intendendo il suo ministero tutto proteso ad avvicinare i popoli, ritenendosi il pastore delle genti. La sua elezione, insomma, apriva il cuore dei cattolici a grandi speranze di riforma. Ma queste aspettative andarono immediatamente deluse, poiché papa Marcello, poco più di venti giorni dopo la sua elezione, morì. Forse per un colpo apoplettico o forse per una piaga a una gamba o forse assassinato da qualcuno che non voleva una moralizzazione della curia. Fece appena in tempo ad impartire ordini per un'impostazione severa e morigerata della vita di corte. Che succede se non muore? Riuscirà nella sua opera di moralizzazione? Chi ne farà le spese? Vedremo solo i soliti roghi di streghe innocenti o finirà arrostito anche qualche alto prelato concubino e simoniaco?
Papa Giovanni Paolo
I (1978): La sua morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione a pontefice.
Parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus.
Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del primo cattolicesimo, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…
Marcinkus diceva ai suoi colleghi: « Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno
». Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alla massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini.
Luciani muore in circostanze misteriose il 28 settembre 1978, ma che succede se non
muore? Che succede se ha un lungo pontificato? Probabilmente riuscirebbe ad estirpare dalla chiesa tutte le collusioni massoniche e
mafiose? Potrebbe dare inizio all'operazione mani pulite con qualche anno di
anticipo? Il comunismo, senza la cattiva pubblicità fattagli da un papa polacco che era stato un fervente oppositore alla dittatura
comunista, sopravvivrà nell'europa dell'est? Le aperture di Giovanni Paolo I verso i
contraccettivi (Luciani aveva mostrato idee piuttosto progressiste, appoggiando l'uso degli
anticoncezionali) saranno accettate o provocheranno un nuovo scisma?
Per fargli avere il vostro parere in proposito, scrivetegli a questo indirizzo.
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E ora, una trovata di Lord Wilmore, scritta nel maggio 2005. Se è vero che "le riforme più di sinistra sono state compiute dalla gente più di destra", si sarebbe potuto immaginare così uno sviluppo "rivoluzionario" del pontificato di Joseph Ratzinger:
Benedetto XVI il Rivoluzionario
2006: Benedetto XVI concede i sacramenti ai divorziati risposati; viaggio in Terrasanta.
2007: il Catechismo della Chiesa Cattolica viene rivisto ed emendato da ogni concessione alla pena di morte e alla guerra preventiva.
2008: beatificazione di Giovanni Paolo II e canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.
2009: superato il veto della Chiesa Russa contro il "polacco" Wojtyla, Ratzinger incontra il Patriarca di Tutte le Russie a Ezstergom (Ungheria) e poi si reca in pellegrinaggio a Mosca per venerare l'Icona della Madre di Dio di Khazan, restituita alla Russia dal predecessore.
2010: relazioni diplomatiche e distensione tra Santa Sede e Cina Comunista.
2011: canonizzazione di Giovanni Paolo II e beatificazione di Pio XII.
2012: l'enciclica "Novissima Die" afferma che è possibile benedire in Chiesa l'unione omosessuale purché non la si chiami matrimonio ed i due rinuncino ad adottare figli; scomunica del teologo dissidente Hans Küng.
2013: ritiro della scomunica contro i luterani; intercomunione con i fedeli ortodossi e monofisiti.
2014: enciclica "Anno Centesimo", nel 100° anniversario dell'inizio della Grande Guerra, scagliata contro il presidente USA John McCain, che ha invaso l'Iran per abbattere il regime degli Ayatollah.
2015: Benedetto XVI fonda l'ordine monastico contemplativo delle Guardie di Cristo, più semplicemente conosciute come Ratzingeriani.
2016: pressante invito al parlamento europeo (ora l'UE conta 30 membri) a dare vita agli Stati Uniti d'Europa; messaggio radio agli astronauti che hanno fondato la prima base lunare stabile.
2017: Benedetto XVI compie 90 anni.
Voi che ne dite?
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In seguito, siccome Giovanni Paolo II è stato il quarto Papa (dopo Leone, Gregorio e Niccolò) a ricevere il titolo di Grande, Lord Wilmore ha pensato di ideare titoli analoghi per tutti gli ultimi undici pontefici. Ecco le sue proposte:
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1846-1878
Beato Pio IX IL MARIOLOGO
(definì il dogma dell'Immacolata Concezione e riconobbe
le apparizioni di Lourdes)
1878-1903
Leone XIII L'INNOVATORE
(pubblicò la rivoluzionaria enciclica "Rerum novarum")
1903-1914
San Pio X IL RIFORMATORE
(riformò il Diritto Canonico e pubblicò un diffuso
Catechismo)
1914-1922
Benedetto XV IL CORAGGIOSO
(condannò con forza la Prima Guerra Mondiale, bollandola
come "L'Inutile Strage")
1922-1939
PIO XI IL FORTE
(dovette affrontare tutte le ideologie devianti del XX
secolo:
fascismo, nazismo, comunismo, massoneria)
1939-1958
Pio XII L'ANGELICO
(Malachia lo aveva definito "Pastor Angelicus")
1958-1963
San Giovanni XXIII IL BUONO
(fu definito da tutti "il Papa Buono")
1963-1978
Paolo VI IL SAGGIO
(affrontò con coraggio le sfide del Concilio Vaticano II)
1978
Giovanni Paolo I IL MITE
(è rimasto famoso per il suo sorriso)
1978-2005
San
Giovanni Paolo II IL GRANDE
(fu uno dei più amati e carismatici Papi della storia
della Chiesa)
2005-2013
Benedetto XVI IL TEOLOGO
(affrontò con competenza le questioni teologiche più
svariate)
2013-regnante
Francesco L'UMILE
(prese per primo il nome di Francesco e desiderò
"una chiesa povera per i poveri")
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A questo punto, Perchè No? ci ha domandato:
A proposito del Papa emerito Benedetto XVI, se non avesse rinunciato al papato nel 2013 e fosse rimasto pontefice vita natural durante, ai primi del 2023 ci saremmo ritrovati a preparare un Conclave. Con Jorge Mario Bergoglio fuori gioco perchè ultraottantenne e le ultime evoluzioni della vita della Chiesa, chi sarebbe il più probabile futuro papa alternativo?
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E Federico Sangalli gli ha risposto:
Solita premessa su come le
denominazioni faziose “conservatore”, “reazionario”, “liberale” e
“progressista” non abbiano un grande senso quando si parla degli
orientamenti in seno alla Chiesa Cattolica.
Se Benedetto XVI non si fosse dimesso, il conclave del 2023 avverrebbe in
condizioni molto diverse. Il Collegio Cardinalizio avrebbe un altro volto.
Anche se l’attenzione al Terzo Mondo non è iniziata certo con Papa
Francesco, Bergoglio su questo punto ha attuato una piccola rivoluzione,
nominando il più alto numero di Cardinali mai investiti da un pontefice e
dando vita al primo Collegio Cardinalizio a maggioranza non europea (anche
trascendendo dalle linee “politiche”, appunto, perché come è noto la chiesa
africana è molto più conservatrice di Francesco). Bergoglio ha anche scelto
cardinali inusuali, dando spazio a preti di strada, ecclesiastici minori,
vescovi di città secondarie, religiosi di paesi ininfluenti, disattendendo
invece la tradizione che vuole i vescovi di certe diocesi (come Milano o
Venezia) cardinali per ragioni di prestigio storico. L’approccio più
tradizionale di Ratzinger avrebbe conservato un collegio più
occidentale-centrico, bianco e vetero-diocesano. Un conclave simile a quello
del 2013, appunto, da cui però uscì eletto Bergoglio, il che illustra come
Ratzinger sia stato un pontefice di transizione prima di un’epoca di
riforma.
Questa necessità sarebbe probabilmente percepita come più forte in questa TL,
se non altro perché Ratzinger non avrebbe potuto, per evidenti ragioni di
salute, intervenire sui molti temi che affollano il nostro tempo con la
stessa incisività e continuità di Francesco (pensiamo al Papa che prega da
solo sotto la pioggia a San Pietro nel momento più grave della pandemia). Né
avrebbe potuto dare a tali interventi la forza derivante dal suo profilo di
volto nuovo, alla mano, terzomondista, attento al sociale: quando Bergoglio,
figlio di una nazione che, nel Sud del Mondo, ha vissuto sulla propria pelle
le conseguenze più nefaste dell’attuale sistema economico internazionale,
parla della “globalizzazione dell’indifferenza” o della “Terza Guerra
Mondiale a pezzi”, vi aggiunge una forza che Ratzinger, il fine teologo
cresciuto “alla corte” di Giovanni Paolo II e che pure disse cose molto
simili, non avrebbe potuto dargli. L’immagine quindi rischierebbe di essere
quella di una Chiesa in ritardo rispetto al mondo e pericolosamente chiusa
all’interno di un inarrestabile declino morale, culturale e politico
dell’Occidente (non credo che Ratzinger avrebbe aperto alla Cina, per dirne
una). Ci sarebbe dunque un certo consenso all’idea di eleggere un non
europeo, possibilmente estraneo si giochi della Curia romana, e giovane, per
segnare una discontinuità.
A ottantuno anni, la candidatura di Scola, il “successore preferito” di
Ratzinger, sarebbe fuori dai giochi. Forse CL appoggerebbe un altro prelato,
magari qualcuno nominato arcivescovo di Milano al posto di Delpini, ma non
avrebbe lo stesso successo.
Penso che i cardinali statunitensi possano essere tranquillamente esclusi
per tre ragioni. In primis, la chiesa cattolica americana risente delle
profonde divisioni culturali di quel paese, che rischierebbero di traslarsi
ai vertici della chiesa universale, oltre a portarsi dietro decenni di
malgoverno e convivenza con fazioni politiche dalle agende piuttosto
agguerrite. Per esempio, il Cardinale Farrell potrebbe dover spiegare i suoi
legami con l’ex Cardinale McCarrick, radiato e spretato per pedofilia, di
cui è stato vicario generale per anni. In secondo luogo, un Papa bianco
anglosassone non rappresenterebbe un grande segno di rottura rispetto alla
tradizione occidentale-centrica. Infine, ma non meno importante, dal XVI
secolo in avanti si è presa la saggia tradizione di non eleggere Papi che
fossero cittadini di superpotenze, onde evitare pericolose sovrapposizioni
di immagine, sospetti di preferenze culturali, dubbi sulla propria
imparzialità e percezioni di soggezione stile “cappellano di”. In un momento
come questo, quando gli USA sono di fatto in una guerra non dichiarata con
Russia e Cina, l’idea di eleggere un pontefice statunitense sarebbe un segno
dirompente, che porterebbe solo danni al Cattolicesimo. I prelati americani
peraltro lo sanno bene e anche per questo una buona parte di loro ha
avvallato la scelta di Bergoglio contro quella di Scola nel 2013.
Tagle sarebbe perfetto, come biografia, ma forse rischierebbe di risentire
della contesa sino-americana (Tagle è per metà cinese).
Peter Turkson rappresenterebbe forse l’alternativa migliore: Ratzinger
dovrebbe comunque affrontare la maggior richiesta di decentralizzazione e
potendo scegliere immagino che la chiesa africana, più affine alla visione
del mondo di Benedetto XVI, possa finire per godere di un maggior peso
rispetto alla HL. Turkson è abbastanza conservatore socialmente da poter
essere nominato Cardinale da Ratzinger senza problemi ma è molto critico del
capitalismo e come primo Pontefice di colore sarebbe sicuramente un chiaro
spartiacque. Se avesse anche dieci anni in meno sarebbe perfetto.
Altrimenti l’attuale stato di conflitto generale tra le gradi potenze
suggerirebbe un grande diplomatico o comunque un Papa adatto al ruolo di
mediatore, come fu per Pacelli e Montini, ma al momento non me ne viene in
mente nessuno (Sako andrebbe bene, ma più per l’Islam che per la diplomazia
internazionale).
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Ed ecco il tributo realizzato da William Riker il 31 dicembre 2022, giorno della scomparsa di Papa Benedetto XVI:
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Questo è il commento in merito di Federico Sangalli:
Speriamo che un giorno si avveri!
Aggiungo che la grandezza, pratica ancor prima che teologica, della Chiesa Cattolica è stata trovare e affinare un metodo di confronto e “decompressione” interno che favorisce l’individuazione di un punto di caduta tra le varie sensibilità, fornendo una forte legittimazione alle conclusioni raggiunte e che non ha eguali in nessun’altra fede al mondo. Si tratta di un processo fisiologicamente lungo ma la cui forza sta anche in questo, nel superare la vita anagrafica degli iniziatori del dibattito, affinché il risultato sia la deliberazione della Chiesa e non del Papa o dei vescovi di turno, scevro da ogni personalizzazione. Tale processo aiuta anche a distinguere pulsioni più o meno passeggere dalle questioni esistenziali più definite. Non è un caso se Papa Francesco ribadisca così spesso nella sua intervista come le sue riforme non siano farina del suo sacco ma erano già tutte contenute nelle deliberazioni che i Cardinali decisero prima di tenere il conclave che poi lo vide eletto Papa. Insomma, non sono le riforme di Bergoglio, pronte per essere personalizzate tra fan club e acidi detrattori della sua figura una volta terminato il suo pontificato, ma le riforme volute dalla Chiesa stessa, che sarebbero state messe in cantiere anche in sua assenza. Che poi è un po’ il punto di caduto che la Chiesa ha saputo trovare tra i Conciliaristi, per cui sono i concili e i sinodi a decidere e il Papa è solo un primus inter pares come tra gli ortodossi e gli anglicani, e i Montanisti, dove invece è il Papa a regnare come un sovrano assoluto. I primi avrebbero forse creato una chiesa più democratica ma avrebbero confuso la Democrazia con la Dottrina, portando invariabilmente alla differenziazione delle chiese nazionali e poi alla disgregazione della Chiesa (basti pensare alla crisi gallicana o alle profonde differenze tra la sensibilità dell’episcopato tedesco o belga e quella di quello americano o africano). I secondi, che pure formalmente quella lotta l’hanno vinta proprio perché l’alternativa era incommensurabilmente peggiore, avrebbero creato una Chiesa forse dottrinalmente più chiara ma chiusa in sé stessa e pericolosamente legata al Pontefice di turno*. L’equilibrio che poi è stato trovato attraverso il processo prima descritto è il processo stesso. E questo è anche la ragione per cui nella Chiesa ci si è spesso fatti la guerra per il potere, ma rarissime volte per la dottrina. Non è un caso se persino Lenin, dalle vette del suo inscalfibile ateismo, ebbe a dichiarare che, quando lo Stato Comunista avrebbe finalmente abolito tutte le religioni del mondo, il Cattolicesimo sarebbe sopravvissuto, magari in clandestinità, magari sotto le ceneri, ma sarebbe sopravvissuto perché era l’unica fede ad abbinare la devozione popolare con una intelligente organizzazione e formazione dei propri riti e strutture.
Si potrebbe ravvedere da questo discorso una delle ragioni dell'attuale crisi della Comunione Anglicana: la Chiesa d’Inghilterra, sebbene nata su pretesto conciliarista (il Papa non è il capo, la chiesa inglese può decidere in autonomia se, per esempio, concedere o meno il divorzio al Re), è stata fondata su basi fortemente montaniste, solo con il Monarca al posto del Pontefice (quindi neppure espressione di un consenso trasversale nella chiesa). Poiché all’epoca il sovrano era anche il capo del governo e il primo leader politico della nazione, con poteri assoluti, la chiesa anglicana è nata come una appendice religiosa del potere politico del monarca. Quando il sovrano ha perso la sua funzione politica e si è ritirato da ogni impegno di governo, la colonna portante della legittimazione anglicana è venuta meno. Da un lato la sua naturale inclinazione a svolgere una ragione politica ha fatto sì che rimanesse in una funzione subordinata al governo, al punto che oggi il Primo Ministro sceglie i vescovi e il Parlamento ha il potere di abolire la chiesa anglicana. Dall’altro il venir meno della radice montanista l’ha spinta a cercare una nuova identità buttandosi nella direzione opposta, cioè costruendo la finzione che l’Anglicanesimo fosse una specie di Presbiterianesimo, una confessione dove le assemblee ecclesiastiche hanno potere decisionale di fronte al potere puramente nominale di un primus Inter pares. Non che avessero molta scelta, nel senso che la principale alternativa (un rinnovamento del montanismo in chiave simil-cattolica, con l’attribuzione all’Arcivescovo di Canterbury di un ruolo di maggior spessore, magari dietro investitura degli organi episcopali) avrebbe richiesto un cambio politico, perché l’anglicanesimo è una delle poche confessioni ad avere le sue regole fondative decise e votate da un Parlamento. Il resto è ben noto: schiavi della loro funzione politica (differenza secondo me importante, perché la Chiesa Cattolica non ha mai confuso i due piani, semmai in alcune fasi è stata la Chiesa a legittimare il sistema politico, come con Carlo Magno, o a esercitare funzioni politiche in nome del magistero religioso, ma non ha mai permesso il contrario), gli anglicani sono finiti al seguito della morale comune, rinunciando ad averne una propria, insomma si sono fatti convertire dalla società invece di provare a convertirla. Quando la crisi, acuita dal declino del mondo occidentale, si è fatta dura, l’assenza di un metodo sano di confronto e la confusione sul grado di presbiterianizzazione della chiesa anglicana hanno fatto il resto.
Immagine creata con BING
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Passiamo alle idee del Marziano:
Diverse Ucronie hanno avuto come argomento il Papato. Alcuni critici per tale branca della Fantastoria hanno coniato il neologismo, molto improprio, di "Fantateologia". Diamo alcuni cenni su alcune di tali Ucronie:
1) Leone XIII "desaparecido". Papa Pecci rapito dai massoni e sostituito da un sosia. Su tale spunto si fonda il romanzo "Les Caves du Vaticane" d'André Gide (traduzione italiana "I sotterranei del Vaticano", a cura d'E. Spagnol Edizioni Feltrinelli). Il protagonista, l'immorale (a dir poco, butta giù dal treno un vecchietto, mai visto prima, per il gusto di compiere una trasgressione) Lafcadio si reca a Roma, per scoprire le cose come stanno e, in tal caso, passare alla Storia come il liberatore del Papa.
2) Pietro II regnante tra il 1955 ed il 1960. Dal 1590 girano delle profezie attribuite a San Malachia. Si tratta di un monaco irlandese del XII secolo, divenuto dapprima vescovo ausiliare di Ceallach, quindi Primate d'Irlanda, morto tra le braccia del suo grande amico, San Bernardo di Chiaravalle, ed infine canonizzato da Clemente III. L'ultimo dei Profeti dell'Antico Testamento portava lo stesso nome. Forse anche tale coincidenza lo "destina" ad un ruolo di Profeta. Secondo una tradizione, infatti, è l'ultimo dei Profeti dell'era del Nuovo Testamento. Ultimo, non come numero, né come importanza, ma con riferimento tanto alla lontananza dai suoi giorni degli eventi profetizzati, quanto all'argomento escatologico di tali profezie. In concreto gli sarebbe apparso San Pietro che gli avrebbe dato l'elenco dei suoi successori dal Papa allora regnante, Celestino II, all'ultimo Pontefice Pietro II. In tutto sarebbero 112, ciascuno indicato da un motto, tranne l'ultimo, indicato con il nome. In tale lista, Benedetto XVI figura al 111° (CXI) posto, ovvero sarebbe il penultimo Vicario di Cristo. Il motto che lo indica è "De Gloria olivae", la gloria dell'olivo (forse si riferisce ad un'eventuale vittoria elettorale di Romano Prodi?). Tutta la diatriba circa tali profezie, ci porterebbe lontano. Fatta questa premessa, torniamo al regno di Pietro II quattro decenni fa. Negli anni '40, lo scrittore americano Harold Frysne scrive il romanzo "Petrus Secundus" (trad. It. A cura di Luigi Cripta, Genova, 1953, per i tipi delle Edizioni "All'insegna della Rovere"). Si tratta di una tipica opera da "Guerra fredda". III Guerra mondiale, Togliatti feroce dittatore comunista in Italia, fuga del Pontefice a New York, feroce caccia al cattolico per le vie di Torino (città di cui Frysne dimostra una non comune conoscenza topografica), che si conclude con la crocifissione di un giornalista che, da una radio cercava di narrare al mondo tali eventi. Persino i dirigenti comunisti (e finanche i Russi) non riescono a fermare i più facinorosi. Costoro devastano chiese, cimiteri e monumenti. Nel mese d'ottobre del 1960, Roma è distrutta da un bombardamento atomico. Colpisce il particolare che, tra i successori di Pio XII, Frysne, curiosamente, indica due papi chiamati Giovanni XXIII e Paolo VI, ma invertiti di posto (Giovanni successore di Paolo), rispetto a com'è andato nella nostra "realtà".
3) "Nei panni di Pietro". Il romanziere Morris West è l'autore del famoso romanzo, con questo titolo, da cui fu tratto un pregevole film, interpretato da Anthony Quinn e Lawrence Olivier, in Italia tradotto come "L'uomo venuto dal Cremlino". Si parla di Kyril Lakota, un prelato, originario dell'Europa dell'Est e reduce dai Gulag sovietici, che diviene pontefice con il nome di Cirillo I in un momento difficilissimo per l'umanità, visto che sta per scoppiare una guerra mondiale tra URSS e Cina. Più sotto narreremo di come la realtà ci andò vicina.
4) Ucronie del Post-Vaticano II. C'è poco da fare. De facto, il Vaticano II (come scrive il Professor Arturo Saldini in una sua poesia: "Il Concilio è bello, perché è vario. Ci trovi dentro tutto, e pure il suo CONTRARIO"), non solo e non tanto per ciò che ha detto, quanto per ciò su cui ha taciuto, è stato avvertito come un evento dirompente. Il compianto Professor Romano Amerio, è autore di un testo di 656 pagine, davvero illuminante al riguardo: "JOTA UNUM, Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel XX Secolo", (Ricciardi Editore Napoli/Milano 1986). Si tratta di un testo realizzato mettendo a confronto documenti ufficiali di prima del Concilio, con documenti ufficiali di dopo. Il quadro che n'esce è impressionante. Non c'è un tema in cui si dica la stessa cosa. L'atteggiamento generale di fondo, Amerio lo indicava, con il termine "Desistenza". Si tratta di un vocabolo preso dal linguaggio giuridico, dove indica la rinuncia dei creditori a far valere i propri diritti. Non pochi tra gli scrittori hanno percepito tale "dirompenza" e/o "desistenza", e, nelle loro opere ne hanno tenuto conto. Analizziamole, raggruppandole per decennio. Cominciamo dalle Ucronie degli anni '60:
a) Guareschi e Joseph I. Questa non è un'Ucronia propriamente detta, ma è stata una seria possibilità storica e fornisce lo spunto per altre interessanti Ucronie. Se ne prenda nota. Il Cardinal Primate d'Ungheria, Joseph Mindszenty, dopo i tragici fatti di Budapest del 1956 (circa i quali ricordo solo una strofa dell'inno che fu composto in onore delle vittime: Sull'orlo della nostra fossa il mondo è rimasto seduto … / finita è la nostra vacanza, sepolto è l'onore del mondo"), era bloccato nell'ambasciata americana a Budapest. Lì è rimasto, fino alla fine degli anni '60, quando il Vaticano ottenne che fosse lasciato partire, dopo avergli tolto ogni incarico. Alla morte di Giovanni XXIII, Giovannino Guareschi, l'indimenticabile autore di Peppone e Don Camillo, lancia una modesta proposta al Sacro Collegio. C'è un solo modo onorevole per liberare Mindszenty, farlo Papa. A quel punto i Sovietici lo avrebbero dovuto liberare per forza, oppure dovevano gettare la maschera ed assumersi la responsabilità di passare alla Storia come i carcerieri del Pontefice. Sarebbe stato, in entrambi i casi, un colpo gravissimo per tutti i "cattosinistrismi". Ecco il possibile realizzarsi dell'Ucronia di Morris West. Sappiamo, invece, come sono andate le cose. Ci rincresce che quella gran penna che è stato Guareschi non abbia approfondito più di tanto tali spunti. Ne sarebbero uscite delle stupende Ucronie, ovviamente in entrambe le varianti. Lui, però, se n'augurava la realizzazione.
b) Roma senza Papa. Con questo capolavoro del povero Guido Morselli (Edizioni Bompiani), entriamo nel pieno della crisi Post-Conciliare. È stato eletto papa un turco di rito Maronita, che ha preso il nome di Libero I. Con l'enciclica "Maria, Mater Christi", inaugura una mariologia rinunciataria. Abolisce il celibato ecclesiastico, mantenendo la proibizione per gli anticoncezionali, (quindi il prete fedele si riconosce dalla famiglia numerosa). Ciò è solo l'inizio di una stagione di demolizione della Chiesa. Il papa, tra l'altro, lascia Roma e si trasferisce a Zagarolo. Per la cronaca, Guido Morselli era un ottimo romanziere, apprezzato solo dopo la tragica morte (suicidio), ma ignorava praticamente tutto dei Maroniti, tranne forse l'antichissima origine "latu senso", monofisita (anzi monotelita), abbondantemente rinnegata, altrimenti non avrebbe mai attribuito ad uno di loro tali iniziative. Sono trascorsi alcuni anni. Il romanzo (appunto "Roma senza Papa") è presentato sotto forma di diario. È il diario di un giovane sacerdote svizzero, coniugato (con una psichiatra), ma attaccato alla talare ed alla Messa celebrata tutta in latino ed iniziando con "L'Introibo". Lui e la moglie sono molto devoti alla Madonna e, infatti, è venuto in Italia per consegnare al papa Giovanni XXVI, un saggio scritto da lui e dalla sua gentile signora, in difesa dell'Iperdulia (la devozione mariana). Intanto, in Italia, l'abolizione delle gare sportive, in specie delle partite di calcio, ha provocato lo scoppio della sua prima vera rivoluzione. Amintore Fanfani (personaggio che incontreremo di nuovo, ed in ben altre "vesti"), divenuto capo del PSU (Partito Socialista Unificando) è il dittatore comunista al potere. Il prete svizzero, assiste a spettacoli a dir poco "curiosi". Dal vecchio parroco trasteverino, che, alla notizia che, ben presto, per essere prete bisognerà sposarsi, pensa di lasciare il sacerdozio, ai seminaristi che sfilano con la fascia di lutto al braccio per la "morte" di Dio [sic! Come al solito, la "realtà", qualunque senso abbia tale vocabolo, supera sempre la fantasia. Eventi simili, e, se possibile, anche peggiori nei giorni convulsi dell'immediato Post-Concilio, si verificarono sul serio]. Circa il papa, poi, proprio durante il soggiorno italiano del prete svizzero, le agenzie di stampa battono la notizia che la presidentessa degli USA, ed una celebre maestra di yoga, sono divenute rivali, avendo entrambe chiesto pubblicamente la sua mano. Allorché finalmente riesce ad incontrare il pontefice, ne ricava l'impressione che era il più tradizionalista di tutti, seriamente addolorato per la situazione di sfascio della Chiesa, ma che, giuntovi alla guida, aveva concluso che solo toccando il fondo si poteva risalire, e, pertanto, aveva deciso, semplicemente di non far nulla.
c) Il Papa nero. Non c'è nessun riferimento ad una celebre canzone di qualche anno fa. Si tratta di un romanzo, anch'esso degli anni '60, opera del vaticanista di destra Emilio Cavaterra (Edizioni del Borghese). Siamo negli ultimi giorni del XX secolo (e forse negli ultimi giorni "tout court"). Tutto il mondo è scosso da guerre e disordini sociali e razziali. Dagli USA alla Cina è tutto un continuo. In Cina, poi, dopo che un pronipote di Mao si è convertito allo pseudo-cattolicesimo orientalizzato dei Tai P'ing del XIX secolo e si è proclamato imperatore, si è accesa la guerra civile (prendete nota). Il peggior genocidio, è però in corso da quasi mezzo secolo in Sudan (ohibò). Tanto sangue muove l'indignazione delle altre genti nere. Numerosi predicatori gridano che è ora di smetterla. Eserciti e governi di mezza Africa, ormai non esistono praticamente più. Un'orda di trenta milioni di negri è diretta in Sudan, per regolare una volta per sempre i conti con gli Arabi, che, dal canto loro, li aspettano al varco, con le armi nucleari. In tale contesto, muore il papa ed è eletto un giovane cardinale senegalese. Vorrebbe prendere nome Pietro II, ma gli fanno notare subito, non solo quanto sia "iettatoria" una tale scelta, ma anche quanto sia poco o punto ecumenica. Presta il fianco ad accuse d'orgoglio romano. Preso atto sceglie di chiamarsi Gelasio III, come l'ultimo papa africano. Nessuno si aspettava, da un nero che, immediatamente rendesse obbligatorio il tornare a celebrare in latino, spalle al popolo ed iniziando dall'Introibo (nessuno di tali autori era giunto a pensare che, nella realtà, era creato ed imposto, un rito del tutto nuovo). Visto che tutti i suoi sforzi per fermare la guerra in Africa sono vani, si dimette e, tornato semplice vescovo, si fa paracadutare sulla linea del fuoco. Assisterà spiritualmente i negri prossimi alla strage e vedrà se gli Arabi avranno la determinazione di uccidere il papa "emerito".
Adesso, prima di passare alle Ucronie degli anni '70, (quindi successive alla riforma liturgica vera e propria) notiamo alcuni particolari comuni alle narrazioni che abbiamo appena elencato. L'atmosfera di fondo, nonostante le apparenze, è di speranza. Paradossalmente, il non far nulla di Papa Giovanni XXVI, pur essendo una grave colpa (non far nulla, per un capo, figuriamoci per il Pontefice, è la peggior scelta possibile), è legato comunque all'idea che la Provvidenza interverrà. Provvidenza che si manifesta nei provvedimenti di Gelasio III, come se volesse dire. "Avete voluto fare l'esperimento di aprirvi alla modernità. Avete visto, quindi, che la gente del mondo ne fin sopra i capelli".
d) L'ultima Messa di Paolo VI. A Tito Casini, grande amico di Giovanni XXIII, nonché insigne latinista, grandissimo poeta dialettale (dal latino al latino, passando per il dialetto), e autore di tanti tra saggi e novelle di argomento storico – religioso (tra cui una pregevole biografia del Cardinale Elia Dalla Costa), fu chiesto di collaborare alla riforma liturgica. Si rifiutò, ricordando che gli era stato insegnato che nella liturgia si vede ancora il sangue dei martiri. Fu, anzi, da subito una delle colonne dell'associazione "Una Voce", per la salvaguardia della liturgia latina. In tale veste scrisse le prime grandi requisitorie contro le riforme liturgiche: "La Tunica stracciata" (Libreria Editrice Fiorentina), "Dicebamus heri" e "Super flumina babylonis" (Edizioni il Carro di San Giovanni). Nel 1975, diede forma romanzata a tali saggi, scrivendo il racconto lungo "L'ultima Messa di Paolo VI" (Edizioni il Carro di San Giovanni). L'Ost-Politik del Vaticano ha superato Mosca ed ha preso contatti direttamente con Pechino. È organizzato un viaggio del pontefice in Cina. Sull'aereo è l'unico in talare, tutta la corte vaticana è in borghese. L'aereo precipita in una zona impervia del Tibet. I passeggeri sono condotti in salvo da alcuni indigeni cattolici, che vedendo un prete, li portano dal loro vecchio missionario che è scampato alle persecuzioni prima dei lama e dopo dei maoisti. Causa ed effetto di tale salvezza, è stato l'isolamento totale in cui si trova, tanto che ignora la morte di Pio XII. Ricevuto dal missionario, il papa chiede di celebrare, ovviamente la Messa Tridentina. Il missionario gli fa da chierichetto e, quindi, ha modo di ascoltare una variante del Canone che non credeva avrebbe mai sentito "Una cum me, indigne". Alla fine della celebrazione, Paolo VI redige una Costituzione Apostolica, con la quale abolisce tutte le riforme liturgiche da lui precedentemente approvate e di li a poco muore.
e) Paolo VII. Sorvoliamo sul Paolo VII tedesco, pessimo conoscitore dell'italiano, non ultimo responsabile della crisi della DC cui si accenna nel best-seller fanta-politico-comico "Berlinguer e il Professore" (Rizzoli Editore, di Anonimo, che in seguito si seppe essere l'editorialista del "Giornale" Gianfranco Piazzesi), e che in qualche modo ha "profetizzato" l'elezione del tedesco Joseph Ratzinger. Invece, dopo tante atmosfere cupe, passiamo ad un intermezzo comico:
f) Leone XIV. L'autore borbonico Bruno Broccoli, sull'onda del successo del testo precedente, scrive un romanzo dichiaratamente comico: "Leone XIV, successore di Paolo VI" (Trevi Editore). Paolo VI, compiuti gli ottanta, si dimette. Un giovane vescovo giapponese ne spezza l'anello Piscatorio con un colpo di Karatè, quindi, tornato don Montini, in elegante clergyman, prende la valigia e se ne va in Val Gardena. Inizia un estenuante Conclave che si trascina per un paio d'anni, ormai nel disinteresse generale. Fin quando qualcuno, non si saprà mai esattamente chi, ispirato dallo Spirito Santo, o forse dal diavolo, ha l'idea di chiedere in prestito il computer (mai andato in funzione) dell'anagrafe tributaria. Ci si mettono dentro i nomi di tutti i papabili, da incrociarsi con l'elenco degli attributi che sono richiesti per occupare il Soglio. Però, forse non sono prima cancellati i nomi degli evasori fiscali e la macchina fa un po' di confusione. Il nome del Papa Perfetto, che è indicato dal cervellone è AMINTORE FANFANI (rieccolo). Al che non manca chi commenta che per l'Aretino, essere fatto Pontefice è degradante: lui si era sempre creduto un Padreterno! Fanfani accetta e sale al Soglio, prendendo il nome di Leone XIV. Ben presto si fa vivo Pasquino, con sonetti del tipo: "Cento anni fa, dal Soglio, scendeva un Pio Nono; oggi nulla di strano, che vi salga un Pio NANO". Sonetti accolti da Sua Santità, con preci per le anime degli avi dell'Autore. Dopo tutta una serie di schermaglie con il vecchio rivale di partito Giovanni Leone, a base di chi arruola tra le guardie le reclute più alte (dopo che Papa Fanfani ha ripristinato le Guardie Nobili, arruolandole tra i giocatori di basket, per superare l'altezza dei Corazzieri, il Presidente arruola nuovi Corazzieri tra i Watussi) ed aver creato cardinali alcuni vecchi amici, come il capo comunista Enrico Berlinguer, si passa a cose serie. Il Vaticano denuncia unilateralmente il Concordato ed esige i territori promessi all'epoca delle Guarentigie. In pratica il territorio vaticano si moltiplica per sette. Grazie all'appoggio sovietico, garantito dal Cardinale Berlinguer, è subito accontentato. Ma è solo il primo passo. Il meteorologo Colonnello Bernacca è promosso "motu proprio" generale, non appena, nel suo programma televisivo inquadra il cartello "TEMPORALE". Ormai tutto è pronto per la gran mossa. Lo stato Vaticano lancia l'ultimatum: rivendica il diritto all'autodeterminazione per tutti i territori dell'ex Stato Pontificio. Il rifiuto italiano porta alla dichiarazione di guerra. Sampietrini e comunisti si sollevano ovunque. In breve l'Italia è conquistata. Giovanni Leone chiede asilo politico in Svizzera. È buttato giù il monumento al Bersagliere a Porta Pia, sostituito da un monumento al novello Giulio II, il Papa Guerriero. Il solito Pasquino commenta: "Dove prima c'era un bronzo, adesso c'è uno…". :-)) Il campo spirituale pure riceve la sua orma. Apre in pompa magna il Concilio Aretino I, che sancisce il "Compromesso Biblico" con gli Ebrei e, quindi, proclama Leone XIV santo, mentre è ancora in vita.
g) Pio XIV e Pio XV. Mons. Giuseppe Pace Salesiano (13-XII-1911 / 02-XI-2000), con lo pseudonimo di Walter Martin, è stato l'autore di un bellissimo romanzo: "PIO XIV" (Edizioni Sancti Michaelis, 1979). Con questa Ucronia assistiamo ad un salto di qualità rispetto alle precedenti. Tale romanzo (che nel 1983 ebbe una nuova edizione riveduta ed ampliata, al punto che comprende due volumi, con il nuovo titolo "Dopo Paolo VI") conferma l'immensa erudizione, le capacità divulgative e l'arguta "verve" umoristica dell'Autore.
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C'è anche l'idea, assolutamente folle, di William Riker:
In uno dei miei racconti ucronici, « Possedere Dio », che potete scaricare cliccando qui, si prospettava la possibilità di un altro Pio XIII: Padre Pio da Pietrelcina viene eletto Papa in una situazione di assoluta emergenza per la Chiesa Cattolica, in cui Hitler e Stalin si sono alleati e si sono spartiti l'Europa e mezzo mondo! Ho persino creato con openart.ai un'immagine per illustrare questa incredibile ucronia vaticana:
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A questo punto, Bhrihskwobhloukstroy gli fa notare:
Circa la proposta di Gelasio III, il papa nero: l'Africa Romana era l'Africa Bianca, che poi è stata arabizzata; non possiamo sovrapporre l'Africa idrogeografica con l'Africa antropica (che sono in realtà due, una la continuazione dell'Eurasia, l'altra l'Africa Nera): Nordafricani ed Europei sono molto più vicini reciprocamente (almeno per quanto riguarda le Componenti Principali del DNA) che Nordafricani e Negroafricani.
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E Iacopo aggiunge:
Un buon motto per un esercito che combatte sinceramente sotto il segno della Croce sarebbe "O tutti Martiri o tutti morti".
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Anche Lord Wilmore ha voluto dire la sua in merito:
Mi avete fatto venire in mente un fumetto realizzato da Daniele Panebarco che ho letto qualche tempo fa. Stalin, dopo la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, è all'apice del suo potere e del suo carisma, guarda spesso il seminario dove studiava da giovane, prima di diventare uno dei capi della rivoluzione bolscevica, e ha un solo cruccio: gli USA. Tutti lo temono, tutti lo riveriscono perchè sa che ha potere di vita e di morte su tutti i sovietici (se lui dice una parola, uno scompare come se non fosse mai neppure esistito), ma continua a pensare che, se non ci fossero stati gli USA, lui ora sarebbe il padrone del mondo. Chiede perciò agli scienziati russi se c'è modo di alterare la storia impedendo la scoperta dell'America. Dopo che alcuni scienziati sono stati eliminati (= si è cancellata ogni loro traccia da ogni documento) per aver detto che il viaggio nel tempo è impossibile, si trovano due fisici pazzi i quali dichiarano di aver messo a punto una macchina nel tempo in grado di accontentare il compagno Stalin. Con essa torneranno ad Alessandria d'Egitto nel II secolo d.C. e convinceranno il geografo Claudio Tolomeo che l'Oceano Atlantico è più vasto di quanto egli non creda. In tal modo Cristoforo Colombo non crederà che il Giappone si trovi dirimpetto alla penisola iberica e non partirà per il viaggio durante il quale l'America sarà scoperta. Stalin approva l'operazione, entusiasta, e i due partono. Tutto sembra andare bene, Claudio Tolomeo scrive nell'Almagesto la reale estensione dell'oceano tra Spagna e Cina, e i due tornano con successo ai primi anni cinquanta. Subito però si trovano spianati davanti dei fucili con le baionette inastate:
"Altolà! Chi siete voi?"
"Ma... compagni, siamo gli scienziati inviati nel passato dal nostro grande capo Stalin!"
"Stalin? E chi è?"
"Ma come? Qui a Mosca Stalin è il presidente del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica..."
"Non sappiamo di che parlate. Qui a Mosca regna sua altezza imperiale lo Zar di tutte le Russie Alessio II. E poi, come si può essere inviati nel passato? Secondo me questi sono due matti furiosi."
E così i due vengono internati in manicomio. Mentre sono in cella, l'uno dice all'altro: "Forse ho capito che cosa è successo."
"Abbiamo sbagliato qualcosa?"
"Oh, no, è andato tutto bene. E' andato TROPPO bene, e abbiamo combinato un casino. L'America non è stata scoperta, ma allora non c'è stato il grande flusso di oro, metalli preziosi e prodotti pregiati dal Nuovo Mondo in Europa. L'Inghilterra è rimasta una nazione marginale in Europa, e il capitalismo non è mai nato. Ma se non è nato il capitalismo, non è nato nemmeno il comunismo, gli Zar regnano ancora e c'è ancora la servitù della gleba."
"Per tutti i diavoli! E' vero, non lo avevamo previsto. Chissà il compagno Stalin cosa sta facendo, adesso... chissà se ha fatto carriera lo stesso, in qualche modo..."
E che carriera! Quel giorno tutta Roma è in festa: "Habemus Papam!" e Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Giugasvili si affaccia dalla loggia centrale di San Pietro con l'abito bianco e la tiara sul capo! :-)
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Marco Pici obietta:
Ahahah... Ma, a meno che le due chiese ortodossa e cattolica non si siano riunite, diventare papa è più difficile!
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E Alessio Mammarella gli ribatte:
Ma non ti ricordi, Marco? Il Cardinale Giugasvili da giovane litigava sempre con i suoi superiori, fino a maturare la convinzione che la chiesa ortodossa georgiana e quella russa fossero sottomesse in modo inguaribile al potere politico, e che non potessero essere quelle la vera chiesa. Nel film che racconta la sua vita c'è quella scena in cui prende di petto quel vescovo e gli dice: "Io voglio servire Gesù, non lo Zar!" E poi il resto è storia: divenne cattolico, andò a studiare a Roma...
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Mi sembra il caso di inserire in questa pagina l'idea geniale di William Riker:
Com'è noto, Papa Francesco ha creato un gruppo di cardinali, il cosiddetto "C8", per lo studio di un progetto di revisione della Costituzione Apostolica "Pastor bonus" sulla Curia Romana. Stamattina, mentre nel dormiveglia poltrivo a letto il Venerdì Santo del 2016, ecco come ho pensato che potrebbe essere composto un eventuale "C8 ucronico"... Ma molto ucronico!
Cardinale Giuseppe Bertello, italiano, nato il 1° ottobre 1942, Governatore Generale dello Stato Pontificio
Cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, cileno, nato il 5 settembre 1933, Arcivescovo di Ciudad Bolivar e primate degli Stati Uniti di Gran Colombia
Cardinale Joseph Li Shan, cinese, nato il 10 marzo 1965, Arcivescovo di Pechino e primate dell'Asia
Cardinale Andrés Rodríguez Maradiaga, honduregno, nato il 29 dicembre 1942, Arcivescovo di Tycho Brahe e Primate della Luna
Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, congolese, nato il 7 ottobre 1939, Arcivescovo di Kinshasa e primate degli Stati Uniti Africani
Cardinale Sean Patrick O’Malley O.F.M., statunitense, nato il 29 giugno 1944, Arcivescovo di Olympia e primate del Pianeta Marte
Cardinale Antje Jackelén, svedese, nato il 4 giugno 1955, Arcivescovo di Uppsala, capo della Chiesa Riformata di Svezia e Presidente della Conferenza delle Chiese degli Stati Confederati d'Europa
Cardinale Bartolomeo I, greco, al secolo Dimitrios Archontonis, nato il 29 febbraio 1940, Patriarca Ecumenico della Chiesa Autocefala dell'Impero Bizantino e coordinatore del gruppo.
Il C8 poi è stato allargato a C9, con l'aggiunta del Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Madre Mary Prema Pierick, tedesca naturalizzata indiana, nata il 13 maggio 1953 e già Superiora delle Missionarie della Carità di Madre Teresa!
Papa Francesco all'Udienza
Generale del 19 aprile
2017, fotografato dal mio studente Giuseppe Spurio
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MorteBianca si mostra entusiasta:
Bellissimo! Solo William può fare qualcosa di così sincronizzante fra varie Ucronie. C'è la Gran Colombia, l'Unione Africana, la Colonizzazione della Luna e di Marte, l'Impero Bizantino sopravvissuto, la Confederazione Europea, la Riunificazione con gli Ortodossi e con la Chiesa Riformata di Svezia, la riunione con l'Associazione Patriottica Cattolica, nonché una Cardinalessa!
Mi sono sempre chiesto: in caso di una riunificazione il Patriarca a cosa corrisponde? Sembra qualcosa di più di un Cardinale (ha il controllo di una zona molto più grossa) Perché non creare una carica del tutto nuova, chiamandola proprio Patriarca? Il Patriarca è un Cardinale "Superiore" che controlla una Conferenza Episcopale ed è il Primate di una Chiesa Nazionale. Per ovvie ragioni il Patriarca è papabile può votare per il Papato. Non solo, forse il Patriarca ha diritto ad un suo rito (Immagino il Patriarca di Canterbury, capo del Rito Anglicano o quello di Costantinopoli, capo di quello Ortodosso) e con larghe autonomie, nell'ottica della Chiesa Conciliare decentralizzata. Per simmetrizzazione, i Patriarchi sono 14 (12 apostoli, incluso San Mattia al posto di Giuda, più Paolo e Barnaba), e ognuno di loro si richiama esplicitamente ad un apostolo.
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Tommaso Mazzoni raccoglie la sfida:
Ottima idea. Per me i Patriarchi potrebbero essere questi:
1) Patriarca di Roma (Capo del Rito
Romano, Vescovo di Roma, Papa). Si richiama a San Pietro.
2) Patriarca Ambrosiano (Arcivescovo di Milano, Capo del Rito Ambrosiano), si richiama a San Barnaba, collaboratore di San Paolo
3) Patriarca di Costantinopoli (Capo del Rito Greco, Vescovo di
Costantinopoli). Si richiama a Sant'Andrea.
4) Patriarca di Canterbury (Capo del Rito Anglicano, Arcivescovo di Canterbury, Primate d'Inghilterra, capo della CE Inglese). Si richiama a San Paolo.
5) Patriarca di Alessandria (Capo del Rito Copto, Arcivescovo di Alessandria, Primate d'Egitto, Capo della CE
Egiziana). Si richiama a San Matteo.
6) Patriarca di Gerusalemme (Capo del Rito
Gerosolomitano, Arcivescovo di Gerusalemme, Custode della Terrasanta).
Si richiama a San Giacomo il Minore
7) Patriarca di Armenia (Capo del Rito Armeno,
Arcivescovo di Echmiadzin, capo della CE Armena). Si richiama a San Bartolomeo.
8) Patriarca delle Indie Orientali (Capo del Rito Indiano, Arcivescovo di Bombay, Primate dell'India, capo della CE
Indiana). Si richiama a San Tommaso.
9) Patriarca dell'Estremo Oriente (Capo del Rito Orientale, Arcivescovo di Hong Kong, Capo della CE Cinese). Si richiama a San
Simone.
10) Patriarca del Sud America (Alternativamente, l'Arcivescovo di Rio de Janeiro o quello di Città del Messico, Capo del Rito Sud-Americano). Si richiama a San
Giacomo il Maggiore.
11) Patriarca del Nord America (Capo del Rito Riformato Americano, Arcivescovo di Boston, Capo della CE Statunitense), Si richiama a San
Filippo.
12) Patriarca dell'Africa (Arcivescovo di Lagos, Capo del Rito Africano, Primate della Chiesa
Nigeriana). Si richiama a San Mattia.
13) Patriarca di tutte le Russie (Arcivescovo di Mosca, Capo del Rito Slavo, Capo della CE
Russa). Si richiama a San Giovanni.
14) Patriarca d'Oceania (Capo del Rito Oceanico, Arcivescovo di Sidney, Capo della CE
Australiana). Si richiama a San Giuda Taddeo.
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In seguito MorteBianca è tornato alla carica con un'altra idea:
Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, è considerato il "Primus Inter Pares" fra i Patriarchi ortodossi (titolo che, qualora avvenisse una riconciliazione fra Occidente e Oriente, spetterebbe al Vescovo di Roma, ossia al Papa), e per tutta la sua vita si è impegnato nello scopo ecumenico, in particolare nella creazione di un Concilio Panortodosso al quale partecipino tutti i patriarchi di tutte le Chiese per delle dichiarazioni congiunte. Questo al triplice fine di favorire unità e coesione degli Ortodossi su punti comuni fermi, e di conseguenza evitare particolarismi e scismi ulteriori, e nella possibile ottica di riallacciare legami più profondi con la Chiesa Romana riconoscendo la validità (parziale o totale) dei concili che questa ha avuto nel corso della storia.
A "sgambettare" questo piano sono state però varie defezioni, una dopo l'altra diverse Chiese si sono tirate indietro, e per ultima quella di Mosca, capeggiata da Cirillo I, si è ritirata per via delle defezioni. Bartolomeo ha mal digerito la cosa, dato che Mosca è la prima chiesa ortodossa al mondo per numero di membri e il suo Patriarca è di fatto "L'Anti-Patriarca Ecumenico".
Successivamente si tenta un nuovo Concilio Panortodosso, e subito nel concilio si formano varie correnti attaccate, più che all'ideologia, alla nazionalità.
Alla fine si delineano tuttavia due macrocorrenti, quella Filo-Bizantina (se così possiamo chiamarla), capeggiata da Bartolomeo e favorita "esternamente" dalla Chiesa Romana e quella Filo-Russa capeggiata da Cirillo.
Le posizioni delle due fazioni, come prevedibile, si cristallizzano su due temi: questioni di autorità/autonomia e questioni di vicinanza a Roma.
Bartolomeo ha una visione dell'Ortodossia più unita, coesa e conciliare, con un concilio di Patriarchi che si riunisce regolarmente per redimere le questioni e ratificare atti unificanti fra le varie chiese, e con il Patriarca Ecumenico come Arbitro super partes in caso di disputa. La Chiesa Moscovita invece difende i principi autonomistici e localistici tipici dell'Ortodossia antica. Bartolomeo intende aumentare la vicinanza con Papa Francesco, sebbene sia opinione universale al Concilio che "Una riunificazione non è ancora possibile" Bartolomeo e i suoi propendono per aumentare i legami con Roma: Riconoscimento mutuo ancora maggiore di autorità e sacramento, riconoscimento mutuo dei concili e degli atti, un passo d'unificazione teologico sia accademicamente (insegnare Teologia classica nelle accademie ortodosse e Mistica in quelle romane) sia formalmente (adottando la formula di mediazione "Dal Padre attraverso il Figlio" al posto del Filioque per eliminare il più grande ostacolo alla riunificazione.
Cirillo invece non ne vuole sapere, pur riconoscendo al Papa d'essere "Patriarca di Roma" egli difende la teoria "Monarchica" del Solo Padre, la teologia mistica ortodossa, il tradizionalismo liturgico ma anche teologico, lamentando scetticismo nei confronti delle riforme più recenti di Papa Francesco (specie sulle questioni riguardanti Famiglia e Omosessualità, dove però sia Cirillo sia Bartolomeo elogiano la possibilità della rimozione del Celibato e un avvicinamento alla classica formula ortodossa dei due annullamenti matrimoniali consentiti).
Insomma dalla parte di Bartolomeo si schierano i Filo-Romani, i greco-mediorientali, i centralisti e i riformisti. Dalla parte di Cirillo invece gli Indipendentisti, gli Slavi, gli Autonomisti e i Tradizionalisti.
Alla fine il Concilio decreta tuttavia decisioni vincenti per la prima fazione. Cirillo e i suoi, qualche mese dopo, organizzano un secondo concilio a San Pietroburgo nel quale disconoscono ufficialmente il Concilio Panortodosso (che negli atti viene chiamato "Concilio Greco" per sminuirne la validità e darle un'accezione meramente locale) e votano per tesi completamente opposte, vincendo a grande maggioranza dato che i "Grecisti" o non hanno partecipato o hanno protestato.
I due concili sostanzialmente formalizzano una spaccatura in due del mondo ortodosso, con due Patriarchi Ecumenici: quello Greco e quello Russo, entrambi "Scomunicano" l'altro ed entrambi proclamano di essere il punto di riferimento per l'Ortodossia mondiale.
Il Papa cerca di mediare la pace, ma mentre il dialogo viene costruito le due chiese cambiano in modo radicale: quella Moscovita diventa fortemente Russo-Centrica (per via del fatto che nel Concilio Russo il "peso" dei patriarcati viene deciso per densità di popolazione, dove la Russia vince facile), si da un carattere prettamente Slavo e il Patriarca Russo si impone sugli altri uniformandone credo e liturgia. Paradossalmente quello che doveva essere il patriarcato autonomista finì per creare una piccola "Chiesa Cattolica Russa" gerarchizzata e ordinata, uniformata e che si presentava al mondo come alternativa a Roma e la ex Costantinopoli.
Bartolomeo di contro, privato degli autonomisti e i tradizionalisti, ha potuto accelerare il suo progetto si unificazione fra le varie chiese ortodosse, assegnandosi ruoli più importanti come Patriarca Ecumenico, risolvendo litigi fra le varie Chiese e organizzando Sinodi e Concili per diramare questioni teologiche.
Il Mondo ortodosso, nei suoi due rappresentanti, diventa molto più ordinato, unitario ed uniformato. A questo punto però il dialogo con Roma diventa più difficile, perché fino a poco prima il mondo ortodosso era costituto da una Galassia di particolarismi autonomi senza una figura centrale predominante e accentrante (che non fosse il Papa stesso), insomma facilmente "assimilabili" dalla Chiesa Romana. Adesso invece il Patriarca di Costantinopoli sembra sempre meno un Arbitro e sempre più un Papa Ortodosso, proprio come quello Russo...
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Aggiungiamo quanto ci ha scritto Bhrihskwobhloukstroy:
È la mezzanotte del 25 gennaio 2017 e sta finendo l'ultimo giorno della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani. Come sostenitore dell'Unità Religiosa Mondiale attraverso quella dell'Eurasia, mi sento naturalmente molto partecipe di questo auspicio. La vecchia domanda è come si sarebbe potuto evitare che la Cristianità si dividesse. Un particolare aggiuntivo è che da un lato tutte le cosiddette Eresie antiche hanno avuto un ambiente comune, dall'altro gli Scismi del Secondo Millennio (anticipati da quello Foziano del IX secolo) tendono ad allinearsi su una stessa sequenza causale.
Chi indovina per primo a quale spiegazione aderisco? Come in tanti altri casi, sono convinto del primato della Geopolitica, ma non genericamente, bensì nella specifica prospettiva che, se si fossero verificate le ucroniche Unioni Imperiali che sempre propongo, gli Scismi sarebbero stati impossibili (invece, una volta avvenuti, è difficilissimo ricucire del tutto; le scelte dottrinarie non si rinnegano più...).
Dunque, per cominciare, se l'Impero Bizantino e il Sacro Romano Impero si fossero fusi per l'ultima volta utile (senza violenza) con Zoe ed Enrico III, lo Scisma del 1054 sarebbe stato inconcepibile e ciò avrebbe anche comportato la sparizione della polemica sul Primato del Vescovo di Roma.
È noto che, se la Francia fosse rimasta nel Sacro Romano Impero, lo Scisma d'Occidente non avrebbe avuto senso.
Se una sola delle ucronie tre- e quattrocentesche su cui ho particolarmente insistito, in pratica l'Unione fra Impero e Polonia e Ungheria, si fosse avverata, gli Hussiti non sarebbero una Confessione separata né il Concilio di Costanza avrebbe sentito il bisogno di essere più ortodosso del Papa.
Infine non credo di aver bisogno di insistere né sulla risolubilità della Riforma nel XVI secolo con un Impero più forte (e libero dal boicottaggio papale) né sull'assuridtà dell'Anglicanesimo se Inghilterra e Francia fossero rimaste unite.
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Non possiamo non concludere con l'idea di MattoMatteo, auspicando che cessi di essere un'ucronia per diventare realtà:
Date le premesse, la seguente ucronia non sembra davvero troppo assurda:
Papa Francesco abolisce il dogma dell'infallibilità papale, aprendo la strada alla riunificazione di cattolici, protestanti ed anglicani; questa, unita alla riunificazione tra cattolici ed ortodossi attuata da Giovanni Paolo II, porta ad un ritorno al cristianesimo; nel 2020, su 7,5 miliardi di individui, ben il 40% (3 miliardi) sono
cristiani.
Ulteriore spinta in questo senso è data dalle misure di austerità volute dal Papa, che hanno permesso alla chiesa di dirottare notevoli fondi, prima usati per inutili orpelli, per aiutare i più poveri.
Tali misure sono piaciute tanto alla popolazione italiana, che quest'ultima è riuscita ad obbligare i propri politici a comportamenti analoghi....