di Dans
Nel Congresso di Berlino del 1878, Francia e Gran Bretagna si accordano per occupare rispettivamente Tunisia e Cipro, parti del morente Impero Ottomano. Per tacitare la possibile opposizione dell'Italia, i diplomatici francesi concedono Tripoli come contropartita. Nel 1902, un accordo segreto tra Francia e Italia lascia all'Italia mano libera su Cirenaica e Tripolitania.
Dalla fine di marzo 1911, la stampa italiana inizia una forte campagna d'opinione pro-bellica, al fine di spingere il governo Giolitti ad invadere la Libia. Nella notte tra il 26 e il 27 novembre, il governo italiano presenta un ultimatum al governo ottomano del Comitato d'Unione e Progresso. Tramite l'Austria-Ungheria, il Sultano propone il trasferimento pacifico della Libia sotto amministrazione italiana, senza combattimenti, con il mantenimento della formale sovranità ottomana. Giolitti rifiuta, e il 29 settembre viene dichiarata la guerra.
I combattimenti durano molto più a lungo di quanto non si aspettasse il governo italiano, con una spesa di 80 milioni di lire al mese anziché i 30 milioni preventivati. Il territorio non viene inoltre pacificato prima del 1931. Il trattato di Losanna del 1912 contiene esattamente la proposta del Sultano, ossia la formale sovranità ottomana e l'amministrazione diretta italiana della Libia.
La debolezza dimostrata dall'impero ottomano apre la strada alla prima guerra balcanica, che instaura una catena d'eventi che porterà alla prima guerra mondiale.
...e se...
Se Giolitti avesse accettato la proposta del Sultano di un'amministrazione italiana della Libia?
29/09/1911 Giolitti annuncia che l'Italia ha raggiunto un accordo con il Sultano per l'amministrazione diretta italiana della Libia.
Il trattato di Cirene [Losanna] prevede:
- il mantenimento dell'autorità formale del Sultano sulla Libia (suzerainty) con l'amministrazione della giustizia tra locali in base al diritto ottomano da parte di Qadi nominati dal Sultano;
- l'amministrazione diretta da parte dell'Italia.
L'acquisto della Libia senza guerreggiare permette al PSI di riprendersi dai dissidi interni che lo avevano squassato di fronte alla prospettiva di una guerra, e di riprendere l'opposizione ai governi liberali. Inoltre le casse del Regno ne guadagnano grandemente in risparmi di guerra. Rodi e il Dodecaneso restano sotto sovranità ottomana.
Nel 1912 gli stati balcanici (Grecia, Montenegro, Serbia, Bulgaria) puntano ad allargarsi ai danni dei territori ottomani, mal difesi a causa dell'instabilità politica della Sublime Porta. Francia e Gran Bretagna tentano di dissuaderli, e con il supporto di Italia e Austria-Ungheria organizzano una conferenza internazionale a Lugano. L'Austria-Ungheria minaccia l'attacco alla Serbia, in caso di attacco degli stati balcanici all'Impero Ottomano.
Alla conferenza di Lugano viene deciso che:
- l'Impero Ottomano mantiene la Tracia Orientale;
- la Bulgaria acquisisce la Tracia occidentale con lo sbocco sull'Egeo, ma non la Macedonia dove il CUP è nato;
- la Grecia ottiene l'Epiro (Giannina) e la Macedonia costiera (Salonicco), oltre all'assenso delle potenze europee all'annessione di Creta;
- la Serbia ottiene Kosovo, Sangiaccato e Macedonia Vardar (Skopje);
- l'Albania viene elevata a stato indipendente, per i timori austroungarici di un possibile sbocco serbo sul mare un giorno utilizzato dalla Russia, e per le mire espansionistiche italiane. L'Italia ottiene il comando dell'amministrazione internazionale dell'Albania.
- la Bosnia-Erzegovina viene elevata a stato indipendente, sempre sotto amministrazione austro-ungarica.
Il trattato impone ai governi firmatari di accettare lo status-quo e non puntare ad ulteriori estensioni territoriali o sbocchi sul mare. Permangono però irrisolte le pretese bulgare su Salonicco e quelle serbe su Albania, Bosnia e Montenegro.
E poi?
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C'è poi l'idea alternativa di Enrica S.:
Com'è noto, gli Stati Uniti si espansero più comprando che conquistando territori. Furono acquistate a suon di dollari la Louisiana, la Florida, l'Arizona meridionale, l'Alaska e le Isole Vergini, e Washington tentò di acquistare addirittura la Groenlandia. Ora, che accade se l'Italia usa lo stesso sistema per allargare il proprio impero coloniale? Giolitti si mette d'accordo con il Sultano Ottomano Mehmet V e con i suoi Pascià, comprando la Libia con moneta sonante. Se il governo Giolitti vuole proprio rovinarsi, acquista pure l'Albania (ma non il Dodecaneso). In tal modo l'Italia avrà la sua "quarta sponda" senza sparare un colpo di cannone. A questo punto anche Grecia, Serbia e Bulgaria si fanno furbe, ed acquistano a loro volta quanto rimane della Turchia europea; la Russia potrebbe acquistare l'Armenia. Senza il grande casino combinato dalle Guerre Balcaniche, va da sé che la Prima Guerra Mondiale non scoppierà. E questo, grazie al dio denaro che, come aveva detto Francesco Bacone, è come il letame: non serve, se non viene sparso...
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Le risponde Tommaso Mazzoni:
Temo che i Pellerossa e il Messico contesterebbero il primo periodo. Detto questo, Se il Sultano è furbo, con meno territorio da controllare, e più soldi, si riammoderna l'esercito e inizia l'industrializzazione, e cerca di buttar fuori gli Anglo-Francesi. Secondo me, la Guerra mondiale scoppia lo stesso, ma più tardi, fra i Russo-Turco-Tedeschi da una parte, e i Franco-Italo-Britannici dall'altra, e vincono i primi.
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Ma MorteBianca obietta:
E chi l'ha detto che l'Italia entra?
Pensateci: se hanno preferito alla colonizzazione (idealmente un'attività meno costosa della guerra contro nazioni "civilizzate" secondo la mentalità dell'epoca) l'acquisto con moneta potrebbero passarsi la guerra facendo i pesce-cani (cosa che abbiamo comunque fatto fino al 1915 per quello che vale). L'Italia si arricchisce e non subisce gli effetti della guerra, e magari entra tardi meglio organizzata occupando i territori che vuole da un'Austria semi-distrutta. Se l'Inghilterra si lamenta, del resto, l'Italia sarebbe il paese con l'economia meno danneggiata (non significa più potente) d'Europa, e certamente sia inimicarsela sia sbilanciarne il potere sarebbe poco conveniente sia agli Inglesi che agli Americani.
Questi ultimi in particolare, come l'Italia, prima di entrare (tardivamente) in guerra hanno passato il tempo a vendere armi (ma solo alle forze dell'Intesa).
Secondo me un'Italia del genere può uscire da Versailles con buoni risultati. Contate inoltre:
-il Partito Socialdemocratico Russo e il Partito Socialista Italiano sono gli unici due partiti che hanno votato CONTRO la Guerra nell'Internazionale Socialista. Eviteranno dunque di fare la figura ridicola che fecero i suddetti partiti e potrebbero rimanere al governo, prima con Turati e poi con il suo delfino Matteotti.
-I Nazionalisti avranno pane per i loro denti pacificamente, i più moderati entreranno nel governo favorendo gli acquisti coloniali, i meno moderati rimarranno estremisti guerrafondai. Mussolini non ha la Vittoria Mutilata, non ha una destra disorientata (ma anzi un blocco liberal-nazionale più che nazionale che alterna posizioni di Destra Storica al Nazionalismo liberale).
-Giolitti rimane in sella al governo ancora per molto tempo e potrebbe industrializzare anche le colonie, chissà che, come durante i suoi governi vennero sfruttate le risorse idriche, durante il suo governo coloniale non si sfrutti ciò che sta sotto la sabbia libica...
Successivamente con la Seconda Guerra Mondiale l'Italia farà quello che Mussolini voleva fare prima di Hitler: Ago della Bilancia d'Europa, pur rimanendo filo-francese (o meglio, liberale e non conservatrice). Penso che Giolitti potrebbe resistere bene alla crisi economica del 1929, magari con qualche riforma di stampo socialdemocratico e favorendo le piccole imprese e le opere pubbliche, in stile "fascismo", con grandi opere e bonifiche.
L'Italia vende di nuovo armi a tutti i contendenti e, di nuovo, entra in guerra solo alla fine per liberare la Jugoslavia e prendersi quello che è rimasto da Versailles (Fiume?) Forse la Francia di Vichy attaccherà l'Italia e con questa scusa ci strappiamo Nizza, oppure la Corsica, e sicuramente la Tunisia.
Dopo la Guerra Mondiale l'Italia è Atlantista, i partiti di maggioranza sono quello Liberal-Democratico (ex Giolittiani, gestito probabilmente da quella che è la nostra sinistra della DC), dal Fronte Nazionale Italiano (Liberal-conservatori e nazionalisti), il Partito Socialista Italiano ed eventualmente quello Comunista se c'è stata la Rivoluzione Russa (che probabilmente avverrà comunque), la differenza geopolitica più rilevante è appunto questo partito Liberal-Democratico, una forza di centro sinistra a governare al posto della nostra DC, sempre tramite trasformismi vari.
Probabilmente ne subirà lo stesso destino ma in maniera meno brusca, finendo per subisce scismi interni, divisioni, arresti ed epurazioni fino a confluire in un Partito Democratico all'Americana.
Chissà se l'Italia acquisterà le "colonie scomode" di altre potenze...
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Tommaso torna alla carica:
Non saprei, con gli schieramenti che t'ho detto prima, in cui gli Austro Ungarici sono Neutrali, e Russi e Tedeschi sono alleati, l'Italia entra a fine guerra, si ma contro la Francia, visto che senza altri fronti in Europa i Tedeschi travolgono i Francesi in un anno; poi c'è le colonie. La Rivoluzione Russa, senza crolli del fronte non scoppia, ma forse il crollo c'è ad oriente, se gli Anglo-Francesi riescono a travolgere le truppe Russe in Afghanistan.
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Anche Paolo Maltagliati dice la sua:
Sì, ma prima l'Italia di Giolitti dovrà convincere i Turchi di essere una grande potenza in grado di prendersela comunque. E poi, che ne pensa Parigi? Se è d'accordo, potrebbe tentare di fare a sua volta qualcosa del genere. A sua volta, che ne penserebbe Londra?
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Ma Tommaso gli fa notare:
I Turchi avevano bisogno di soldi, Paolo: erano in una crisi economica spaventosa. Se la cifra è abbastanza alta può funzionare. In quanto a Parigi, la Libia faceva parte dei territori opzionati dall'Italia in quel di Berlino, se non sbaglio, quindi si deve fare i cavoli suoi. Poi Londra potrebbe fare un'offerta per la Mesopotamia, in effetti, ma quello è un pezzo pregiato e costerà salato.
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Paolo non demorde:
Sul fatto che la Libia fosse vendibile sono d'accordo. Non sono d'accordo sulla vendibilità di un qualsiasi sanjak o vilayet balcanico.
Quello, invece, che volevo dire con il giochino di Parigi e Londra era che quest'ultima avrebbe colto una certa qual pericolosità nella questione, in quanto il gesto italiano avrebbe creato un pericolosissimo precedente. Io non sarei così stupito se il foreign office concedesse ai turchi una cifra superiore a quella messa sul piatto dagli italiani per rifiutare l'offerta di Roma. Se l'obiezione è che l'impero ottomano stava entrando nell'orbita guglielmina, per me è un'obiezione risibile. Londra ha progressivamente abbandonato la barca turca dopo l'accordo anglo-russo, è vero. Ma da qui a lasciare che l'impero del sultano venisse smembrato, ce ne passa ancora un po'. Soprattutto se Londra avesse rischiato di non ottenere appieno i suoi desiderata.
Perchè, se è venuto in mente a noi la semplice domanda: "allora perchè non l'Albania?" Figuriamoci se a Vienna, Pietrogrado o anche Bucarest, Atene, Sofia, non sarebbe venuta in mente una domanda dello stesso tenore...
E se l'acquisto della Libia da parte italiana fosse proprio l'evento che crea l'escalation verso la guerra mondiale?
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E neppure Tommaso:
Qui il fatto nuovo è che c'è una potenza occidentale che viene con i soldi invece che con le armi; inoltre, non a caso il Sultano tiene i territori che hanno il maggior prestigio, cioè l'Anatolia, la Tracia Orientale, la Siria, il Libano, la Palestina e l'Hijaz. Se l'affare Libia va in porto, e i frutti si vedono, altre iniziative in questo senso sono possibili.
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Paolo però è drastico:
Scusa se insisto, ma dipende dal fatto che la mia tesina di abilitazione era sulla situazione socio-politica turca in relazione al genocidio armeno... Detto questo, il mio scetticismo deriva, giusto per dover di chiarezza, da tre fattori:
1) Situazione interna. Le paranoie xenofobe ed il nazionalismo erano ai massimi storici. Se è pur vero che alcuni sostenitori della superiorità turca sugli altri popoli dell'impero si sarebbero potuti dichiarare d'accordo a 'liberarsi della spazzatura', certo non avrebbero permesso che ciò andasse a vantaggio delle potenze occidentali. E' vero, era il sultano che decideva. Ma il timore di una deposizione non era per nulla campato in aria.
2) Situazione esterna. Che i giovani turchi non avessero tutti i torti in certe loro sparate, è pur vero. Le potenze europee erano divise, a partire dalla seconda metà dell'ottocento, tra chi voleva smantellare l'impero turco e chi se lo voleva tenere, ma pur sempre in condizione di sudditanza. A parer mio, un gesto come il possibile acquisto della Libia da parte italiana, avrebbe scatenato una bagarre da parte di queste due forme di pensiero. E, ovviamente, un conflitto su chi se ne sarebbe maggiormente avvantaggiato.
3) Economia. Proprio per i motivi di cui sopra, l'assunto: vendo-prendo soldi-risano l'economia e faccio partire il capitalismo, mi lascia scettico. Non è assolutamente detto che i passaggi del ragionamento siano automatici, innanzitutto. Poi, le principali banche e infrastrutture erano nelle mani di chi aveva interesse che la situazione di indebitamento fosse perenne. Infine, dopo i massacri hamidiani o altre ribellioni balcaniche, mi viene da pensare che nei 'pezzi in vendita' si sarebbe concentrata la maggioranza della componente borghese della società ottomana. Che vedeva una drastica sottorappresentazione dei musulmani turchi rispetto al peso demografico.
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A questo punto, Lorenzo Anteri ci domanda:
E se i tre cugini Guglielmo II, Giorgio V e Nicola II si fossero alleati per dividersi il mondo in tre sfere d'influenza?
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Breve e apodittica la risposta di Tommaso:
Semplicemente, vincono. Non c'è forza che possa resistere alla flotta inglese combinata con l'esercito tedesco e i numeri e le risorse russe. L'influenza Anglo-Prussiana permette alla Russia di svilupparsi e il Patto dei Cugini in breve si consolida come potenza egemone del mondo cui anche gli Stati Uniti devono venire a patti o soccombere.
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Invece Alessio Mammarella ci ragiona su:
Credo che un'ipotetica alleanza fra i tre imperatori cugini si sarebbe basata sulla lesione degli interessi delle potenze "di seconda fascia" (Francia, Italia, Austria-Ungheria, Stati Uniti, Giappone, Impero Ottomano). E' infatti difficile per due potenze trovare un compromesso diretto (es. chi controlla la Polonia?) mentre è più facile trovarlo sulla pelle di un soggetto terzo: tutte e due le potenze concorrono ad avvantaggiarsi sul soggetto terzo e così possono raggiungere un compromesso senza fare "passi indietro". I principali punti in discussione secondo me sarebbero stati questi:
Controllo degli oceani (e
conseguentemente dei commerci mondiali)
Potenze interessate: Impero Britannico e Impero Tedesco
"Vittima sacrificale": Francia
Possibile azione: breve e vittorioso conflitto contro la Francia (come nel 1870)
con successivo ridimensionamento dell'impero coloniale francese a mutuo
vantaggio di britannici e tedeschi.
Europa orientale
Potenze interessate: Impero Tedesco e Impero Russo
"Vittima sacrificale": Austria-Ungheria
Possibile azione: breve e vittorioso conflitto contro l'Austria-Ungheria (come
nel 1866) con successivo frazionamento di quest'ultima. Un possibile esito
avrebbe potuto essere l'annessione all'Impero Tedesco della parte germanofona,
all'Impero Russo della parte slava orientale, la preservazione di un regno
ungherese per la parte restante.
Vicino Oriente
Potenze interessate: Impero Britannico, Impero Tedesco, Impero
Russo
"Vittima sacrificale": Impero Ottomano
Possibile azione: rivoluzione interna all'Impero Ottomano, con nascita di uno
stato turco filotedesco e abbandono dei territori periferici in mani russe
(Armenia e dintorni) e britanniche (Mesopotamia).
Estremo Oriente
Potenze interessate: Impero Britannico, Impero Tedesco, Impero
Russo
"Vittima sacrificale": Giappone
Possibile azione: guerra congiunta delle potenze europee contro il Giappone, con
annullamento della sua espansione successiva alla modernizzazione (es. Manciuria
e isole settentrionali all'Impero Russo, Corea colonia tedesca, Taiwan e isole
Ryukyu sotto controllo britannico).
Per quanto riguarda la Cina, ridisegno delle zone d'influenza (Mongolia e
Turkestan sotto influenza russa, Cina propriamente detta in condominio tra
tedeschi e britannici).
Le vittime dirette dell'alleanza fra i tre
imperi sarebbero state quindi Francia, Austria-Ungheria, Impero Ottomano e
Giappone.
Tra le restanti potenze di seconda fascia, gli Stati Uniti avrebbero forse
potuto essere coinvolti nel conflitto in Estremo Oriente (flotta americana
inviata in soccorso del Giappone?) e in tal caso avrebbero perso le Filippine e
altri utili avamposti come Guam. C'è però da tener conto del fattore "razziale".
La popolazione americana, prevalentemente di origine nordeuropea, avrebbe deciso
di sostenere i giapponesi? Molto dubbio. Se poi l'abile diplomazia europea fosse
riuscita a provocare un attacco da parte giapponese, facendo apparire la guerra
come una legittima difesa contro la già nota aggressività nipponica, penso che
gli Stati Uniti avrebbero potuto perfino offrire un blando sostegno all'azione
delle potenze europee.
Per quanto riguarda l'Italia, essa non incrociava in modo diretto l'interesse di nessuno dei tre imperi e anzi, in molti casi aveva interessi convergenti con esse. Tanto sul ridimensionamento dell'impero coloniale francese, quanto sull'eliminazione dell'Austria-Ungheria l'Italia avrebbe potuto aggregarsi in modo entusiasta all'azione dei tre imperi. Eventualmente anche per gli altri due scenari: potremmo per esempio immaginare che in una spartizione dei territori arabi ex-ottomani l'Italia sostituisca la Francia (Siria) e che sempre con territori in HL francesi avrebbe potuto essere ricompensata per la partecipazione al conflitto contro il Giappone (parte dell'Indocina?).
Invece della Prima Guerra Mondiale avrebbe quindi potuto esserci una serie di tre conflitti, dei quali due molto brevi (ai danni Francia e Austria-Ungheria, qualche settimana) e uno più lungo (ma non oltre 1-2 anni e prevalentemente navale) contro il Giappone. Il mondo che ne sarebbe scaturito avrebbe visto una situazione simile a quella post-1815:
- tre imperi alleati (una sorta di nuova
"Santa Alleanza");
- gli Stati Uniti nel ruolo di potenza esterna (fuori dall'alleanza, ma non
ostile, almeno non nel breve periodo)
- la Francia non scomparsa come potenza (sarebbe irrealistico) ma comunque
ridimensionata, isolata a livello diplomatico e probabilmente con una guida
politica mediocre asservita alle potenze egemoni.
Le possibili incognite di questo scenario possono essere una rivoluzione socialista (in Francia? In Ungheria?) così come l'evoluzione dello scenario cinese, con il quale britannici e tedeschi dovrebbero fare i conti in via primaria, se necessario logorandosi. Senza contare che i tre imperi potrebbero anche smettere di andare d'accordo, prima o poi...
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E ora, l'idea di Paolo Maltagliati:
Poniamo che il 18 novembre 1912 il generale Bulgaro Savov dia ordine di lanciare un nuovo, ultimo attacco alla piazzaforte di Catalca, nonostante sia conscio che il suo esercito ne sarebbe uscito decimato, magari perché il clima di quei giorni è leggermente più secco e non ci sono paludi tali da impedire in toto l'aggiramento dello schieramento ottomano... L'ultima linea di resistenza ottomana davanti a Istanbul collassa e i bulgari entrano nella seconda Roma due giorni dopo. Come cambiano gli scenari della guerra balcanica?
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Gli replica Federico Pozzi:
Greci e Rumeni si butterebbero immediatamente contro i bulgari: i Greci non accetterebbero mai una Costantinopoli soggetta a Sofia, per loro è meglio se la tengono i turchi piuttosto che i bulgari! Forse però alla Serbia converrebbe allearsi con la Bulgaria contro la Grecia... comunque la tensione salirebbe, non escludo nello scenario un interessamento di Vienna (in funzione antiserba), Mosca (in funzione antibulgara) e Roma (nella speranza di ricavarci qualcosina ,magari il protettorato sull'Albania o l'unione del Montenegro alla corona d'Italia). Germania interessata a tenere i turchi a Costantinopoli, Inghilterra sostanzialmente indifferente, Francia "tutto per la Russia" (devono farsi perdonare lo "sgarbo" del 1905).
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Anche Basileus TFT dice la sua:
La seconda guerra balcanica diventa una guerra di continuazione della prima. Appena entrati a Costantinopoli (immagino comunque il Sultano riesce a fuggire per tempo con l'elite militare dell'Impero) i turchi chiedono la pace cedendo tutta la Tracia e i territori occupati alla Bulgaria. Immediatamente però Grecia e Romania fanno dietro front e attaccano i bulgari. La Serbia tentenna ma viene convinta ad entrare con i greci una volta stabilita la divisione della Macedonia in due aree di uguali dimensioni. Appena riprendono le ostilità i turchi rientrano in guerra contro i bulgari.
Dopo pochissimo tempo finisce il conflitto
Alla Grecia vanno i confini attuali praticamente (senza Dodecanneso) e con l'Epiro meridionale. La Serbia prende quello che ha preso storicamente più la parte occidentale della Bulgaria e la Macedonia bulgara, i rumeni prendono la Dobrugia e i turchi riprendono la Tracia.
Probabilmente la Bulgaria sparisce dopo la prima guerra mondiale venendo divisa fra greci, jugoslavi e rumeni. Quasi certamente in questo modo la Transilvania rimane ungherese (niente ungheresi al fianco di Hitler) mentre i bulgari si arruoleranno in massa nelle SS internazionali.
Nascita di un piccolo Stato bulgaro negli anni 90, la regione di Tarnovo sicuramente.
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Ridiamo la parola a Paolo:
Altro che seconda guerra balcanica, qua scoppia la guerra mondiale con un anno e mezzo d'anticipo! La presa di Costantinopoli da parte dei bulgari potrebbe indurre i russi a trovare qualche casus belli in fretta per muoversi a invadere l'impero. Sarebbe questa la scintilla della guerra mondiale.
Divertente vedere poi chi si allea con chi. La Francia sta coi russi. Ma i russi farebbero davvero i difensori della slavia, cercando di riportarsi dalla propria la Bulgaria, o lo smacco di vedere altri slavi nella città che volevano tutta per loro li farebbe solo arrabbiare? L'Inghilterra potrebbe spaventarsi e rimanere in un primo momento neutrale. Logico supporre che Austria e Germania sosterrebbero i bulgari a questo punto(perché si fa di necessità virtù e comunque già la Bulgaria era filotedesca). Se i serbi si sentono talmente masochisti e baldanzosi(o così certi dell'appoggio russo), possono dichiarare guerra ai bulgari, ma finirebbero in cenere così. Forse un po' meno con l'appoggio greco, ma i greci non avevano una forza tale da poter ribaltare da soli l'equilibrio... Vorrei ricordare che anche la seconda guerra balcanica, alla fine, fu un "tutti contro la Bulgaria" e comunque gli alleati non ebbero una vittoria così schiacciante...I turchi? Si alleerebbero davvero con chi li ha appena umiliati per cause di forza maggiore?
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E Basileus TFT aggiunge:
Secondo me, Costantinopoli torna ai turchi nel 90% delle ucronie possibili, 10% alla Grecia, in nessun caso sarebbe mai diventata bulgara, perchè mai nella loro esistenza greci, serbi e turchi avrebbero accettato un bulgaro sul trono degli imperatori.
Per la questione bellica, i russi sicuro appoggerebbero i bulgari a Costantinopoli, sicuri poi di farsela dare a guerra finita, gli ottomani non accetterebbero mai e poi mai di allearsi con loro, piuttosto con greci e serbi mettendo le mani avanti sul fatto che Costantinopoli sarebbe tornata turca. Quindi abbiamo una WWI un anno in anticipo ma con gli ottomani dalla parte dell'Intesa, inutile dire che si chiude tutto già nel 15.
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Paolo torna alla carica:
No, non è proprio "schieramenti HL + Turchi nell'Intesa", visto che comunque i russi o sono contro i bulgari, ma allora sono pro Turchia, o sono a favore dei bulgari, ma allora sono contro ottomani E Serbia. E' un ginepraio.
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E Iacopo Maffi propone:
Soluzione: guerra civile nell'Impero Ottomano.
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Allora Paolo la butta sul ridere:
Per farvi sorridere un pochino: proviamo a riassumere, in modo un po’ ironico-comico, le posizioni, per capire meglio chi avrebbe potuto schierarsi con chi.
La Bulgaria occupa Costantinopoli.
Tutta l’Europa viene giù dal mondo delle nuvole, visto che nessuno lo credeva davvero possibile. Ma l’esercito bulgaro, il meglio addestrato del mondo dopo quello tedesco riesce nell’impossibile.
Questo è il POD.
Posizione degli alleati (ancora per poco):
La Grecia: “I bulgari cosa pensano di fare? Di tenersi la NOSTRA capitale? Mai!”
Ricordiamo che l’esercito greco in questo momento era appena arrivato a Tessalonica (da dieci giorni) e a pochi chilometri c’era la settima divisione bulgara.
La Serbia: “Ce l’abbiamo fatta, abbiamo conquistato Bitola! Dobbiamo affrettarci a dirigerci a est per conquistare un porto sull’Adriatico... Un momento... Ivanov è entrato a Costantinopoli??? O mio Dio, è una tragedia!” Il grosso dell’esercito serbo era in quel momento tra Ocrida e Bitola, in Macedonia.
La Romania: “Zzzz...Il cliente da lei selezionato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.”
All’alba del 1912 l’esercito rumeno era ancora in fase di riorganizzazione. Nella nostra HL entrò in guerra all’ultimo contro la Bulgaria, solo perché era sicura che tutto l’esercito bulgaro era impegnato a sud e ovest contro Serbia, Grecia e Impero ottomano. Inoltre re Carlo non aveva ancora contro tutto lo stato maggiore.
Posizione delle grandi potenze:
Russia: “Costantinopoli è nostra! Dobbiamo trovare un modo per farla tornare nelle nostre mani. Con le buone...O con le cattive! Intanto, non sarebbe una brutta idea mobilitare l’esercito per entrare in Armenia: i turchi ormai saranno alle corde...”
Quindi, delle due l’una, come accennavo prima: o trovare un casus belli per attaccare proditoriamente l’impero ottomano, nel contempo cercando di riallacciare i rapporti con Sofia. O chiedere il passo ai rumeni per attraversare la Moldavia e far vedere chi comanda davvero nei Balcani ai bulgari.
Inghilterra: “E’ l’ultima volta che offriamo una dannatissima stampella a quegli incompetenti dei sultani! I russi non devono mettere le mani su quella maledetta città! Ah, già, ora siamo loro alleati, maledizione...”
Germania: “Questi maledetti slavi devono rovinare sempre tutto! Proprio ora che il piano di conquista della Francia era quasi pronto... Ora dovremmo tirare fuori dai guai i nostri amici turchi...Già...Dovremmo...Ma se invece...”
Austria-Ungheria: “Oh, con chiunque ti allei, fidati Serbia, un modo per farti pagare la tua hybris la troviamo, qua a Vienna... mwahahahah!”
Italia: *Guarda con fare pieno di aspettativa tutti che si guardano in cagnesco nascondendo dietro alle spalle un fucile (scarico), fischiettando.*
Fuor di metafora, credo che alla fine sarebbe potuta andare così:
Alleanza: Impero ottomano + Germania +
Austria-Ungheria + Romania
Intesa: Russia + Francia + Bulgaria + Serbia + (riluttante) Inghilterra + Italia
La Grecia, alla fine rimane confusa e infelice, per parafrasare Carmen Consoli: non può andare con i Bulgari, ma non può neanche andare con i turchi, perché rimarrebbe divorata dalla marina Inglese e Italiana. Si fa promettere dai bulgari di non toccare Tessalonica, si fa dare qualche pezzo di Macedonia e Albania dai turchi e dai serbi e rimane a guardare per un po’ con occhioni tristi tristi. Interviene solo in un secondo momento a favore dell’intesa, per avere qualche pezzo di Anatolia, oltre alle isole egee.
Ah, e naturalmente, con schieramenti del genere, alla fine della guerra Costantinopoli sarebbe diventata città libera sotto mandato SDN come Danzica.
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Federico Sangalli ci sta, e rilancia:
Ahahahahah! Ottima rappresentazione delle potenze prebelliche! Ma tutti questi discorsi mi fanno venire un dubbio. E se-la butto lí- invece che saltarsi addosso come belve feroci le nazioni europee risolvessero il problema con un conferenza internazionale come avevano fatto dopo la Pace di Santo Stefano? Cosí eliminiamo i vari problemi di schieramento dei vari paesi. Dirai che la propone Londra per togliere agli slavi(e quindi, per loro,ai russi) i Dardanelli, Mosca accetta perché é indecisa se spaccare la faccia ai bulgari o agli ottomani, Vienna ê favorevole per impedire ai serbi di arrivare sull'Adriatico, i greci perché vogliono Costantinopoli, i tedeschi perché vogliono aiutare i turchi. La chiamerei Conferenza di Londra e, per forza di compensazioni, potrebbe sistemare la questione balcanica e ritardare la Grande Guerra.
Tento di tracciare un possibile risultato: Costantinopoli città libera, il Sultano trasloca ad Ankara, bisogna compensare i bulgari, che ottengono Tracia e mezza Macedonia, e i russi, che ottengono l'Armenia, per compensare la comune sconfitta slava. I greci sono scontenti per la perdita dell'Asia Minore e della macedonia ma ottengono l'Albania e, per non scontentare Roma, l'Italia ottiene il protettorato sul Montenegro. E così abbiamo evitato che i serbi arrivassero al mare. Belgrado piange ma può solo o prendere (l'altra metà della macedonia) o lasciare (se stessa in balia di Vienna). Gli inglesi si autopremiano annettendosi Cipro per sorvegliare i preziosi Dardanelli. Resta da vedere se l'Austria vuole qualcosa (nel qual caso Vienna, Mosca e Sofia si pappano Bucarest in un sol boccone) e se l'Impero Ottomano cade nella guerra civile con spartizione anticipata includente anche Grecia, Italia, Bulgaria e Russia.
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C'è anche la proposta di Never75:
Si è molto discusso in Utopiaucronia su come evitare la Guerra Mondiale. Forse il POD a priori potrebbe essere questo: se al Congresso di Berlino l'Impero Austro-Ungarico non avesse reclamato come protettorato la Bosnia-Erzegovina molte cose non sarebbero successe.
Come ha ben evidenziato anche Alan Sked in "Grandezza e caduta dell'Impero Asburgico" si trattava di due territori poveri, senza infrastrutture e abitati da popolazione ostile. Furono un vero peso per l'Austria-Ungheria che, letteralmente, andò in perdita con il loro protettorato (poi conclusosi con l'annessione).
Oltretutto l'Austria si inimicò in un colpo solo Serbia, Russia, Turchia e indirettamente l'Italia.
I rischi dell'annessione erano ben presenti anche a suo tempo, tanto che molti ministri si dimostrarono contrari all'operazione, specie gli ungheresi.
Poniamo che si valuti attentamente la situazione e alla fine si decida diversamente.
Bosnia ed Erzegovina diventino uno stato semi-indipendente, sotto la sovranità formale della Porta, ma retti da una dinastia autonoma.
A questo punto l'Impero A.U. (che in HL si annetté le due Province solo per questioni di prestigio) si può dedicare pure essa a un'espansione coloniale.
Ovviamente, partendo così in ritardo, i pezzi più appetitosi se li sono già incorporati Francia e Inghilterra, ma cercando bene qualche osso lo si può ancora piluccare.
Andando per analogia con l'Impero Tedesco (partito anche più tardi e in condizioni anche più svantaggiate) si può ipotizzare che tale sviluppo non sarebbe stato del tutto improponibile, anzi.
Tantopiù che, finché c'è ancora Bismarck al potere, la Germania non è interessata alle colonie, mentre l'Italia sta guardando da un'altra parte.
Considerate l'Impero coloniale tedesco al suo apice. A mio avviso, alcune di queste colonie erano conquistabili abbastanza facilmente anche dall'Austria-Ungheria, specie quelle africane. Perfino parte dello Stato Libero del Congo sarebbe potuto essere annesso senza particolari problemi se solo ci si fosse mossi in tempo.
L'Inghilterra, dal canto suo, avrebbe avuto tutto l'interesse a ridimensionare il nascente impero coloniale francese e non avrebbe visto di cattivo occhio l'espansionismo asburgico. Allo stesso modo la Russia non si sarebbe più sentita minacciata in Europa.
Lo sfogo coloniale asburgico sarebbe sufficiente intanto per assicurare qualche entrata in più alla Duplice e poi sarebbe vista come uno sfogo ideale dopo l'estromissione da Italia, Germania e Balcani.
Quando anche la Germania, con il Kaiser, vorrà espandersi non le rimarrebbe altra scelta che la Polinesia e l'Asia.
A questo punto è probabile che Russia, Germania e Austria-Ungheria rimangano alleate (non avendo potenziali motivi di conflitto) e accanto a esse, in subordine, compaiano Italia e Romania. La Francia rimarrebbe isolata sul Continente. Voi che ne pensate?
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E ora, la palla passa ad Alessio Mammarella:
Breve storia dell'Eritrea
Il territorio dell'attuale Eritrea non
ebbe una dimensione unitaria né una specifica denominazione prima del 1890,
quando il governo italiano definì come "Colonia Eritrea" l'insieme dei territori
dei quali aveva ottenuto il protettorato in Africa Orientale, a nord della
Somalia Francese (oggi Gibuti). L'Eritrea fu sin da subito base delle operazioni
militari contro l'Impero d'Abissinia, e ciò la qualificò come colonia militare:
in Eritrea sarebbero sempre state concentrate la maggior parte delle truppe
coloniali italiane e gli stessa popolazione eritrea fu molto coinvolta nel
sistema militare italiano, tanto che gli ascari eritrei, pescati soprattutto fra
la popolazione musulmana, prevalevano numericamente rispetto a quelli di
qualsiasi altra popolazione dell'impero coloniale italiano. A questi stretti
rapporti militari seguirono facilmente quelli civili, ed i piani di popolamento
dell'Eritrea con coloni italiani ebbero un buon successo, soprattutto nelle
grandi città come Asmara e Massaua. L'Eritrea fu l'unica colonia che rimase
sotto pieno controllo italiano durante la I Guerra Mondiale, mentre altrove, in
seguito al richiamo di truppe della madrepatria, si verificarono insurrezioni e
proliferazione di effimeri potentati locali. Protagonista della Guerra
d'Etiopia, che gli eritrei considerano oggi come una guerra propria, l'Eritrea
contribuì poi alla liberazione del territorio metropolitano italiano durante
l'occupazione tedesca. La divisione di ascari eritrei si distinse in particolare
nell'aspra battaglia di Ortona.
Dopo il conflitto, l'Eritrea vide accrescere il flusso di coloni dall'Italia.
Nel 1956, con la nascita della monarchia federale, sull'esempio del commonwealth
britannico, l'Eritrea ribadì la sua volontà di restare legata all'Italia. In
ogni caso nel 1975, dopo i rovinosi conflitti per l'indipendenza in Libia e
Somalia, l'Italia riconobbe l'indipendenza alle sue colonie (Trattato di Osimo)
Eritrea compresa.
Qui sopra: bandiera della Repubblica
Eritrea. Il leone rosso rappresenta la forza e l'orgoglio della nazione che si
erge dal Mar Rosso; la stella rappresenta l'unità e la legalità.
Il nuovo stato eritreo vide da subito un ruolo predominante della popolazione di
origine italiana, quasi il 10% di quella complessiva, che poteva far ben valere
le proprie competenze tecniche. Il primo Presidente del paese, Vincenzo Di
Meglio, ebbe a dire: I nostri padri vennero in Eritrea con umiltà e laboriosità.
Continueremo la nostra opera perché oggi siamo tutti eritrei senza guardare al
colore della pelle o al modo in cui preghiamo il Signore. L'Eritrea si qualificò
sin da subito come "occidentale". Nel 1977, in seguito all'esplosione del
conflitto tra Etiopia e Somalia per la regione contesa dell'Ogaden, l'Eritrea
dichiarò inizialmente la neutralità, lanciando un appello, rimasto inascoltato,
a lasciare che la crisi restasse circoscritta fra i due paesi rivali. Di fronte
all'intervento di URSS, Yemen del sud e Cuba nel conflitto, l'Eritrea decise di
supportare lo sforzo della Somalia senza però partecipare direttamente al
conflitto.
La successiva crisi petrolifera provocò una severa svalutazione della lira
eritrea. Il governo di Asmara cercò di reagire a questa situazione stringendo
nuovi accordi commerciali con l'Arabia Saudita ed i paesi del Golfo, con la
controversa scelta di introdurre nel Codice Civile alcuni richiami alla sharia
islamica, in modo da compiacere i nuovi paesi amici. Una parte della popolazione
di origine italiana, preoccupata per la crisi economica e per la progressiva
islamizzazione del paese, cominciò a tornare verso l'antica madrepatria. Fu
proprio un ritornato, Remo Girone, a sollevare il cosiddetto "scandalo dei
mercenari". Ex ufficiale dell'esercito, Girone rivelò al settimanale
"L'Espresso" che il governo eritreo per tutti gli anni '80 aveva arruolato in
segreto molti giovani eritrei per inviarli, come mercenari, a combattere in
Afganistan contro i sovietici. Queste dichiarazioni diffusero in Italia l'idea
che l'Eritrea fosse una nazione di mercenari e che fosse del tutto sottomessa
agli interessi dei ricchi stati del Golfo. Ciò probabilmente influì sulla
decisione del ministro della difesa italiano, Mino Martinazzoli, di
ridimensionare i rapporti di cooperazione con le forze armate eritree, che
fornivano all'Italia un contributo simile a quello offerto all'esercito
britannico dai gurka nepalesi. L'applicazione della riforma militare fu comunque
sospesa a causa della Crisi del Golfo, ed un battaglione di parà eritrei fu
l'unico reparto italiano di terra che partecipò a Desert Storm.
Nel corso degli anni '90, anche il rapporto con gli Stati Uniti cominciò a
raffreddarsi, a causa principalmente della fine del regime comunista in Etiopia
e della conseguente riapertura del paese, sul quale gli Stati Uniti puntano in
virtù dell'enorme potenziale in termini di risorse umane e materiali, nonché per
la sua storia che lo pone fra le "grandi nazioni" africane. Nel 1998, l'Etiopia
ruppe gli indugi ed attaccò l'Eritrea rivendicando la Dancalia, regione
desertica meridionale il cui possesso avrebbe garantito agli etiopici l'accesso
al mare. La mediazione congiunta dell'Italia e degli Emirati Arabi Uniti favorì
una distensione progressiva e nel 2000 il presidente etiope Zenawi e quello
dell'Eritrea, l'appena eletto Ortensio Zecchino, si incontrarono e si strinsero
la mano. Zecchino, esponente del partito Nuova Eritrea, aveva in mente un
energico programma di riforme per rivitalizzare il paese, e renderlo in grado di
attrarre nuovi investimenti, soprattutto turistici. Di fatto, per molti anni
l'economia dell'Eritrea aveva gravitato intorno alle forze armate, all'energia
ed alle industrie di base. Zecchino aveva invece in mente un paese più aperto ed
accattivante. Significativo il progetto di Lion City la grande area turistica
costruita in collaborazione con Mubadala, potente fondo d'investimento degli
Emirati Arabi e l'imprenditore italiano Flavio Briatore.
Un ruolo importante fu attribuito al giovane atleta Zersenay Tadese, il primo (e
finora unico) cittadino eritreo a vincere una medaglia olimpica. Ministro dello
sport durante il secondo mandato di Zecchino, nel 2010 Tadese fu candidato alla
presidenza, battuto dal nazionalista Isaac Afewerki. Quest'ultimo, tuttavia,
condusse una politica accentratrice che fece diminuire l'appeal internazionale
del paese. Afewerki è l'unico presidente eritreo della storia a non essere
rieletto per un secondo mandato, perché proprio Tadese, ripresentatosi nel 2015,
è stato scelto come presidente.
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