Il Regno di Illiria

di Paolo Maltagliati

scritta per celebrare la Festa di Utopiaucronia il 28 giugno 2022

POD: 1286: Alla dieta imperiale di Augusta, Carinzia e Carniola vengono affidate al conte Meinhard del Tirolo. Meinhard affida, con il benestare di Rodolfo, la marca di Carniola al fratello Alberto, che aveva mantenuto il dominio sulle sole terre di famiglia di Gorizia, con la medesima clausola impostagli da Rodolfo, ovvero in caso di mancanza di discendenti diretti del casato, la Carniola sarebbe dovuta tornare agli eredi di Rodolfo, cioè agli Asburgo.

1382: Trieste si pone sotto la protezione dei Margravi di Carniola; in precedenza, la marca di Istria era stata ceduta dai patriarchi della Patria Friulana, incapaci di controllo diretto, ai Mainardini di Carniola; il centro principale della Marca istriana era Mitterburg, o Pisino, mentre la gran parte della costa era stata conquistata dalla repubblica di Venezia (con cui vi erano continui conflitti).

1420: annessione della Patria Friulana alla terraferma veneta; i Gorizia entrano in guerra con la Serenissima ma non ottengono i risultati sperati. Annettono però ai propri domini Aquileia, Grado, Cormons e una serie di borghi della zona isontina (i medesimi ottenuti dagli Asburgo, per amor di pace ucronica).

1426: Federico II di Cilli, viene fatto sposare, contro la sua stessa volontà (amava infatti Veronica di Desenice, poi accusata ad hoc di stregoneria dal padre di lui (anche nella storia reale, del resto) in seconde nozze ad Anna, figlia di Enrico VI conte di Gorizia e Margravio di Carniola. Nel 1427 nasce Enrico di Cilli, poi soprannominato l'astuto. Enrico partecipa a tutte le guerre del fratellastro, seppure in posizione subordinata. Ne guadagna la contea di Ortenburg.

1452: Enrico partecipa all'appello di Costantino XI e manda un (piccolo) contingente a Costantinopoli. Più che per il valore, si mette in luce per aver trafugato dalla seconda Roma diversi manoscritti e opere d'arte, ancora oggi presenti nel museo nazionale di Cilli. Tra i vari manufatti, i soldati di Enrico riportano a casa anche un corpo indossante calzari di porpora. Essi affermano che sia la salma dell'imperatore Costantino Dragazes, ma non si avrà mai la certezza di ciò (Maometto II lo negherà sempre, affermando di aver rintracciato il Basileus tra i cadaveri). Sfranze, pur volendolo, non riuscirà mai a vedere la famosa salma, per cui non sarà mai in grado di confermare o smentire la tesi.

1456: morte di Ulrico II. Enrico non rivendica i diritti di luogotenenza del regno d'Ungheria del fratello, ma solo i feudi aviti dei Cilli. Mattia Corvino rivendica i territori in quanto genero di Ulrico, ma a questo punto Enrico si appoggia a Federico d'Asburgo. Sposa la moglie del fratello, Caterina Cantacuzena Brankovic, di nove anni più vecchia per consolidare le proprie pretese (e generando per questo scandalo, specialmente secondo le fonti ungheresi).

1457: nasce Ulrico III di Cilli.

1462: Alla morte di Giovanni di Gorizia, Enrico di Cilli litiga con Leonardo, fratello di Giovanni, per ottenere una parte dell'eredità Mainardina come dote mai elargita della moglie Anna. Ottiene anche in questo caso l'appoggio di Federico, il quale era in rotta con i goriziani per ottenere Lienz e quanto restava del Tirolo mainardino.

1475: Ulrico III viene fatto sposare a Ursula di Ilok, figlia di Nicola, bano di Croazia, Slavonia e Dalmazia e re titolare di Bosnia. Attraverso di lui i conti di Cilli hanno già ottenuto il titolo di despota di Serbia; per via dei suoi figli otterranno anche il titolo regio Bosniaco dopo la morte senza eredi di Lorenzo di Ilok nel 1524.

1476: Ursula muore poco dopo aver messo alla luce Federico III.

1500: morte senza eredi di Leonardo di Gorizia. L'imperatore Massimiliano, in virtù della fedeltà dei Cilli alla sua causa, concede la successione del margraviato di Carniola e della contea di Gorizia a Enrico ed ai suoi figli. Si tiene però per sé il Tirolo.

1504: muore Enrico l'astuto. Gli succede Ulrico III. Federico III sposa Jelena Karlovic, figlia di una delle principali famiglie patrizie croate.

1506: nasce Sigismondo I di Cilli, figlio di Federico III.

1509: Ulrico III e suo figlio Federico partecipano alla guerra contro Venezia dell'imperatore Massimiliano. Secondo gli accordi di spartizione della Serenissima, avrebbero ottenuto in caso di successo, l'Istria veneta.

1515: rivolta, nota con il nome di Windischer Bauernbund in Carniola. I contadini sloveni si sollevano per la reintroduzione dei vecchi diritti (Stara Pravda) negoziali sulla tassazione. Ulrico, con molto tatto, raggiunge una soluzione di compromesso, grazie soprattutto all'aiuto del suo ministro di fiducia, Virgil Von Graben.

1518: Viene organizzato per procura il matrimonio tra il piccolo Sigismondo e Susanna di Wittelsbach.

1520: Morte di Ulrico III, gli succede Federico III. Cilli sta diventando nel frattempo una delle città principali della regione subalpina, connessa da una parte all'Adriatico attraverso Trieste e dall'altra all'Austria attraverso la via verso Graz, in Stiria. Altre città importanti del dominio erano Laibach (capitale della Carniola), Tybach (Duino) e Gorizia.

1525: Federico III manda il proprio figlio Sigismondo alla campagna di Carlo in Italia contro Francesco I per farsi le ossa in combattimento. Susanna entra finalmente a Cilli.

1526: Battaglia di Mohacs e crollo dell'Ungheria. Federico partecipa con il proprio contingente alla battaglia, ma per un fortunoso miracolo (o forse si trattò di una fuga in piena regola), riesce a ritirarsi prima di morire con i suoi uomini sul campo di battaglia.
I croati nominano inizialmente come proprio sovrano proprio Federico III. Quest'ultimo, però, rimette la corona nelle mani del “proprio signore feudale”, ovvero l'imperatore Carlo. In un incontro segreto a Laibach, l'Arciduca Ferdinando (con il benestare del fratello), Federico e i rappresentanti dei magnati croati, Francesco Batthyany e Ivan Karlovic stipulando un accordo. I Cilli otterranno il titolo perpetuo di Bano di Croazia; in compenso, la titolarità della corona spetterà a Ferdinando d'Asburgo e ai suoi discendenti. L'esito di questo incontro verrà poi formalizzato nella dieta dei magnati croati a Cetin alla fine del 1527. La prima acclamazione come sovrano, tuttavia, non verrà dimenticata dai Cilli e, molto, molto tempo dopo, rispunterà.

1527: Sigismondo sconfigge e uccide sotto le mura di Varadino l'anti bano di Croazia della fazione pro-Zapolya, Ivan Frankopan. Nonostante il padre Bernardino fosse riuscito all'ultimo a sventare la completa distruzione dell'eredità avita, Karlovac e diversi altri territori della famiglia finirono nelle mani dei Cilli, che divennero così anche una delle principali famiglie nobiliari croate (avanzata ottomana permettendo).
Nasce Elisabetta, figlia di Susanna e Sigismondo.

1529: Sigismondo si mette in luce nuovamente durante l'assedio turco di Vienna.

1542: Sigismondo gioca un ruolo di primo piano nell'assedio di Pest.

1543: Susanna muore senza aver dato alla luce a Sigismondo eredi maschi. Quest'ultimo si sposa con Katarina Frankopan. L'imperatore gli dona la signoria sul Murinsel, con la città di Tschakathurn.

1545: Nasce finalmente Nicola, il tanto sospirato erede primogenito maschio. In occasione della nascita, Sigismondo 'grazia' il riformatore sloveno Primoz Trubar, grande umanista, dalle idee pericolosamente vicine al protestantesimo (nei confronti del quale, in realtà, Sigismondo avrà sempre un atteggiamento relativamente tollerante, per quanto rimanesse ligio ai dettami cattolici).

1556: Sigismondo comanda le truppe asburgiche nella battaglia di Babocsa.

1566: Sigismondo muore eroicamente nella battaglia di Szigetvar, divenendo così una sorta di eroe nazionale per i Croati e anche per gli Ungheresi. Il poeta croato Brne Karanarutic racconterà le sue gesta nella 'Conquista della città di Sziget'. Nicola si sposa con Giovanna d'Austria, figlia di Ferdinando. Si tratterà di un matrimonio particolarmente felice(nessuna Bianca Cappello, in Slovenia).

1570: nasce Federico IV di Cilli.Nonostante la continua minaccia ottomana è un periodo di grande fervore culturale ed economico per Cilli e la Carniola. I Cilli iniziano a finanziare l'azione di pirati croati con basi nel Quarnaro, per minare i traffici marittimi di ottomani e veneziani. Ciònonostante alcune galee di Cilli partecipano alla lega santa anti-ottomana nella battaglia di Lepanto.

1589: Federico di Cilli sposa Barbara Zrinski, esponente di una famiglia nobile croata.

1591: Nasce Tommaso (Tamas) di Cilli, figlio di Federico.

1593: Dopo una serie di incursioni di Hasan Pasha, beylerbey di Bosnia, Nicola coglie una clamorosa e schiacciante vittoria contro gli ottomani presso Sisak, la cui notizia si diffonde a macchia d'olio in tutta la cristianità. Il sultano Murad III, irato, decide di dichiarare formalmente guerra all'impero asburgico. Ha inizio così la lunga guerra, che nonostante un inizio sfavillante, vide la sconfitta delle forze cristiane nella battaglia di Keresztes, cui comunque Nicola non partecipò, impegnato a lanciare raid in territorio bosniaco, coronati da un certo successo. Lo stallo in Ungheria e Transilvania fu in parte compensato dall'avanzata nei Balcani, in cui diverse parti della Croazia storica furono riconquistate. La pace di Zsitvatorok del 1606 ratificherà queste conquiste, oltre a garantire mezzo secolo di confini finalmente stabili che diedero adito a un lento ripopolamento delle frontiere militari, devastate da un secolo di conflitti pressoché ininterrotti (la guerra dei cent'anni croata, venne ribattezzata, infatti).

1607: Morte di Nicola. Gli succede il figlio Federico, che attua una politica sempre più favorevole ai pirati uscocchi, a danno di Venezia.

1613: Tommaso sposa Eleonora d'Este, figlia del duca di Modena Cesare.

1615: scoppia con la repubblica di Venezia la cosiddetta 'guerra di Gradisca', della durata di due anni, che vide la sconfitta di Federico IV (che comunque comportò solamente la sospensione delle attività piratesche nell'Adriatico a danno dei navigli veneziani). Ad ogni modo ciò non dissuaderà i Cilli dal rendere Segna, col tempo, un altro importante porto franco sull'Adriatico, dopo Trieste e Fiume (che comunque erano città che godevano di larga autonomia).

1616: Nasce Enrico II di Cilli.

1618: Scoppia la guerra dei trent'anni: Federico manda alcune truppe a sostegno degli Asburgo, ma senza privarsi di grandi forze per paura di un ritorno in armi degli ottomani.

1619: Alla morte di Federico IV, Tommaso il saggio di Cilli diventa bano di Croazia, margravio di Carniola, conte di Gorizia e Cilli (oltre che despota titolare di Serbia e re titolare di Bosnia). Sotto il suo dominio si godette di una relativa pace (nonostante la frontiera croata rimanesse pesantemente militarizzata) e di un incremento della prosperità economica. Riprendendo una tradizione antica, incoraggiò, per il ripopolamento delle regioni di frontiera, l'immigrazione dei cosiddetti 'sassoni', popolazioni germanofone provenienti sia dall'Europa centrale (Transilvania), sia da regioni propriamente tedesche. La relativa tolleranza in materia religiosa indusse l'immigrazione di gente di confessione luterana, cui Tommaso concesse apposite lettere di maestà. La più recente analisi delle fonti, però, ci da' un'immagine del sovrano piuttosto diversa rispetto a quella tramandata dalle tradizioni. La sua scarsa bellicosità, fatte salve le partecipazioni alle spedizioni imperiali contro i principi di Transilvania (Bethlen e Rakoczi) è da imputare più ad un'azione frenante da parte dell'imperatore, che gli vietava eventuali spedizioni in terra bosniaca per non provocare l'impero ottomano proprio in quella delicata congiuntura.

1639: Enrico II di Cilli sposa Barbara Draskovic, figlia del conte croato Ivan III Draskovic.

1641: Dal matrimonio di Enrico e Barbara, nasce Mattia di Cilli. Tommaso compie una vasta riforma amministrativa e fiscale, verso uno stato più centralizzato. Malumori sorgono tra le più potenti famiglie feudali e presso le città costiere autonome.

1661: Approfittando della mobilitazione imperiale (guidata dal generale Montecuccoli) per sostenere Giovanni Kemény al trono transilvano, contro il candidato ottomano Michele Apafy, Tommaso rompe gli indugi e appronta la costruzione di una fortezza difensiva a Novi Drin, da cui lanciare scorrerie su suolo bosniaco. L'impero ottomano rispose in grande stile alle provocazioni, mobilitando un esercito forte di centomila uomini, al comando di Ahmet Fazil Koprulu.
Mattia sposa Maria Elisabetta di Eggenberg.

1663-1664: Quarta guerra Asburgico-Ottomana. Tommaso riceve pochi aiuti da Montecuccoli ed è costretto a abbandonare la fortezza appena costruita. Forte è l'impressione presso i croati che l'imperatore Leopoldo preferisca che i Cilli subiscano una sconfitta pur di non dover rischiare l'esercito austriaco. Serpeggia presso alcune fonti persino il sospetto che a Vienna si sperasse in un indebolimento del peso politico e militare della dinastia carniolese. Ad ogni buon conto, Montecuccoli riuscì a sconfiggere i turchi sul Rahba nella battaglia di Mogersdorf, a cui seguì pochi giorni dopo la stipula della pace di Eisenburg. Essa sanciva una pace ventennale tra Vienna e la Porta e la restituzione a quest'ultima di tutti i territori illegalmente occupati da Tommaso negli anni appena precedenti, fortezza di Novi Drin compresa. Inutile dire che a Cilli la notizia di tale trattato non fu presa con grande gioia.
A parziale compensazione, il casato viene allietato dalla nascita di Sigismondo (II), figlio di Mattia e Maria Elisabetta.

1664-1683: ventennio detto del Gugalnica, 'oscillazione'. Nella storiografia successiva, si da' un'interpretazione perlopiù erronea dell'accezione, esagerando la volontà dei Cilli di tradire la causa asburgica. In realtà la fedeltà all'impero non venne mai messa in discussione, non solo formalmente. La poesia romantica ottocentesca accentua inoltre il divario tra le tre generazioni dei Cilli. Il vecchio Tommaso, amareggiato dal tradimento di Leopoldo; Enrico, fedele a Vienna e più incline a trascorrere il suo tempo alla corte imperiale che non nelle terre di famiglia; il più giovane Mattia, cresciuto nell'ammirazione del nonno e desideroso di staccarsi dal giogo dell'impero. Tutto ciò, come si è detto, è piuttosto lontano da una accurata descrizione dei fatti. La politica di 'buon vicinato' con Michele Apafy di Transilvania rispondeva a considerazioni strategico. Enrico aveva di fatto preso le redini del governo e non aveva alcuna intenzione di permettere che qualche nobile croato intemperante (magari affermando di agire in nome di Tommaso) rompesse la tregua. La politica distensiva avrebbe semplicemente evitato la possibile degenerazione di qualche spiacevole incidente in una guerra totale; allo stesso tempo, un'assidua presenza presso l'imperatore avrebbe potuto (o così si sperava) che, in caso di discesa verso una spirale critica di eventi, i Cilli non diventassero pedina sacrificabile. Verso la fine di quest'epoca muoiono in rapida successione Enrico (1678), Mattia (1681) e infine, quasi centenario, Tommaso (1683). Nel frattempo, Sigismondo sposò Aurora Sanseverino di Bisignano, con la clausola (richiesta a Carlo II di Spagna in qualità di sovrano di Napoli e di Aragona, su intercessione dell'imperatore Leopoldo) di elevarla a principessa d'Albania e aggiungerle il cognome di Castriota Scanderbeg. Il titolo e il cognome erano chiaramente defunti, anche se era vero che erano stati ereditati dai Sanseverino di Bisignano; altrettanto vero era però che il ramo principesco discendente dal matrimonio tra Pierantonio di Sanseverino e Irene Castriota si era comunque estinto, quindi si trattava ugualmente di un artificio legale. Nelle intenzioni questo avrebbe, qualora le circostanze l'avessero consentito, permesso ai Cilli di rivendicare anche il titolo di principi di Albania, per quanto in sottomissione feudale al regno di Sicilia.
A dire la verità, anche qui, assistiamo a un notevole fraintendimento storiografico posteriore. E' stata infatti per diverso tempo opinione comune, nel corso del XIX secolo, che questa manovra avesse un intento anti-turco. Tutto ciò è però molto lontano dal vero, per quanto collateralmente sia effettivamente vero che il titolo di principe/principessa d'Albania andasse a toccare territori sotto il dominio ottomano. La funzione politica della manovra era di mettere, piuttosto, pressione alla repubblica di Venezia, con cui le annose dispute territoriali presso il confine goriziano, o le dispute sulla territorialità delle acque erano all'ordine del giorno.
Resta il fatto che Aurora di Sanseverino rifiutò sempre, nella sua corrispondenza, di chiamarsi 'Castriota Scanderbeg', anche se fu una grande mecenate delle arti e della cultura, oltre che incoraggiare l'esistenza di una vivacissima vita di corte. Personalmente, la Sanseverino preferiva dimorare a Trieste, da lei definita più 'ariosa', di Cilli. Si racconta che la principessa, oltre all'italiano, parlasse fluentemente anche tedesco, francese e che si fosse dilettata nell'apprendimento delle lingue slave. Alcuni si spingono ad affermare che lo sdoganamento sociale (le lingue alte erano e rimanevano italiano e tedesco, mentre altre lingue romanze e soprattutto le lingue slave erano spesso associate gli strati inferiori della popolazione) della lingua slovena sia stato almeno in parte conseguenza merito suo.

1683-1699: Lunga guerra ottomano-asburgica, iniziata con il grande assedio di Vienna e conclusasi con la pace di Carlowitz. Sarà principalmente grazie a questo conflitto che si aprirà un'era completamente nuova nei rapporti tra i Cilli e gli Asburgo. Nel 1686 nasce Costantino, figlio di Sigismondo e Aurora. Sarà il primo della casata ad ottenere il titolo di 'principe di Bosnia', d'ora in avanti assegnato tradizionalmente all'erede della dinastia.
La pace di Carlowitz assegna il controllo dell'Ungheria agli Asburgo. Anche il confine balcanico e, conseguentemente i Cilli, ne escono rafforzati. La Slavonia passa agli Asburgo, ma come regno a sé stante non incorporato nella Croazia (cosa che a Sigismondo non fece molto piacere, dato che sembrava un tentativo di non ampliare territorialmente la Croazia stessa per timore di un accrescimento del potere del bano – cioé lui). In compenso, però, i Cilli ottengono la parte settentrionale della Bosnia, centrata su Banja Luka (Weina Luka/Lukacsbanya, in tedesco e in ungherese), che ne diviene formalmente la capitale. L'elemento notevole dal punto di vista giuridico è che tecnicamente tale territorio è organizzato come 'regno di Bosnia' e non dipende dagli Asburgo né come feudo imperiale (come la Carniola), né come signore feudale diretto (come la Croazia). Questo discorso tuttavia non vale per la cosiddetta 'Frontiera Militare bosniaca' (BMG), implementata per sostituire, de facto, la 'Frontiera militare croata' (KMG), in quanto gran parte di quest'ultima ormai non si trovava più a confinare direttamente con l'impero Ottomano (infatti la parte settentrionale della KMG verrà riassorbita dal regno di Croazia, quella meridionale confluirà nella BMG). Anche se formalmente il territorio della BMG appartiene al regno di Bosnia, dal punto di vista giuridico è dipendente da un comandante militare direttamente nominato da Vienna. Motivo per il quale pressoché tutta la regione meridionale del ricostituito 'regno di Bosnia', compresa l'antica capitale medievale del regno (e ormai borgo semi-abbandonato) di Jajce, era sotto dominio diretto asburgico.
Negli anni a venire, i Cilli affermeranno che Sigismondo avesse firmato un protocollo di intesa con l'imperatore secondo cui, in caso di ulteriori espansioni verso sud a danno dei turchi, la BMG sarebbe tornata sotto il controllo del regno di Bosnia, ma che il documento venne poi distrutto volutamente. Naturalmente gli Asburgo sostennero che tale accordo, sia in forma scritta, sia verbale, non sia mai avvenuto.

1707: matrimonio tra Costantino e Maria Maddalena d'Asburgo. A quanto sappiamo, la giovane figlia principessa asburgica avrebbe voluto entrare in convento, ma suo fratello Giuseppe, preoccupato di rinsaldare i rapporti altalenanti con i Cilli, la spinse (o forse costrinse) a questa unione. Dal canto suo, nemmeno Costantino era particolarmente desideroso di sposarsi con una principessa imperiale, anche perché probabilmente puntava alla consacrazione della propria relazione con la sua amante di rango inferiore (di cui però non conosciamo il nome, né se ebbero dei figli).
Insomma, le premesse per una unione particolarmente infelice c'erano tutte. Sorprendentemente però, il loro matrimonio si rivelò esattamente l'opposto, tanto che il loro reciproco amore fu talmente famoso da divenire leggendario e proverbiale. La sede prediletta della coppia, coerentemente con le disposizioni paterne, sarà Banja Luka, che divenne a partire da quegli anni un piccolo gioiellino neoclassico, oltre ad attirare lavoratori e immigrati dalle regioni circostanti, tanto da renderne l'identità etnolinguistica molto variegata.
Nel 1708 nacque il primogenito maschio, Mattia.
Nel frattempo, in Europa infuriava la guerra di successione spagnola. Costantino, contro il desiderio del padre, timoroso di perderlo in battaglia, parteciperà, con un proprio nutrito contingente, ad alcune fasi di tale conflitto. Particolarmente decisivo sarà il suo intervento a fianco di Eugenio di Savoia nell'occupazione del ducato di Milano e nella sconfitta dei generali francesi Catinat e Villeroy. Sempre sul fronte padano, Eugenio riuscirà ad aver ragione del temibile maresciallo Vendome nel 1706, nella battaglia di Cassano d'Adda.

1715-1718: L'impero ottomano, riorganizzato il proprio esercito, decide di vendicarsi delle umiliazioni subite nella lunga guerra attaccando il nemico più debole, ossia Venezia. Nel giro di poco tempo la Morea cade nuovamente in mano turca. Gli Asburgo, però, decidono, più per guadagnarci che per amicizia verso la Serenissima, di attaccare a propria volta. I turchi vengono sonoramente sconfitti e vengono costretti a cedere la regione del Banato, dell'Oltenia e della Serbia settentrionale con Belgrado. Durante la pace di Passarowitz Sigismondo muore per una caduta da cavallo. La firma finale del trattato del 1718 sarà dunque di Costantino.
Ne nasce quasi subito un difficile contenzioso con gli Asburgo. Infatti il conte-re, in quanto despota titolare di Serbia, vorrebbe, per i territori serbi conquistati lo status di indipendenza completa dagli Asburgo, come per il regno di Bosnia, mentre l'imperatore Carlo vorrebbe farne un unico grande confine militare. La situazione rimarrà in sospeso per oltre due anni, fino a che alla fine, Carlo acconsentirà. Leggenda vuole che Costantino riuscì a convincere l'Asburgo dicendo 'Che? Basta un Eugenio per far regali a un Amedeo e non bastano un Sigismondo, un Mattia, un Enrico, un Tommaso per restituire a un Costantino ciò che gli spetta per eredità?' Alludendo con ciò al fatto che i Savoia, pur con il loro atteggiamento spesso ondivago, vennero ricompensati in territori al termine della guerra di successione spagnola, mentre secoli di fedeltà alla causa asburgica dei Cilli non sarebbero valsi a nulla.

1721: Mattia di Cilli convola a nozze con Enrichetta di Este, figlia del duca Rinaldo d'Este. Il matrimonio fu celebrato a Trieste e fu uno degli eventi più sfarzosi di quegli anni, che la città ricordò negli anni a venire. Il carnevale di Venezia è il più bello del mondo, ma il carnevale di Enrichetta fu più bello di quello di Venezia!
Il matrimonio fu coronato l'anno dopo dalla nascita di Ladislao.

1733: Inizia la guerra di successione Polacca. Nuovamente Costantino muove con le proprie truppe in appoggio all'esercito asburgico in Italia (mentre a Mattia viene dato ordine di rimanere a sorvegliare la Bosnia, per timore di movimenti turchi). In questo caso il suo apporto fu ancor più decisivo: infatti, in questo caso i Savoia si schierarono da parte francese, sottoponendo il ducato di Milano al rischio di invasione. Costantino di Cilli, accompagnato da Flormond de Mercy e Federico di Wurttemberg, dopo una serie di scontri interlocutori, perlopiù favorevoli ai francesi, capì che tra Carlo Emanuele di Savoia e il maresciallo di Francia vi era una notevole diffidenza e decise di approfittarne. Lo scontro decisivo avvenne a Crocetta, nei pressi di Parma e fu particolarmente duro e sanguinoso. Nonostante diversi assalti, i francesi vennero infine respinti, il che non fece che aumentare la tensione tra francesi e sabaudi. Grazie a questo successo, Don Carlos di Borbone non poté sfruttare appieno la vittoria nella battaglia di Bitonto, nel sud Italia. Carlo Emanuele, infatti, dando la partita francese per persa, decise segretamente di cambiare fronte, defezionando dall'alleanza franco-spagnola.

1735: visto che le parti erano in stallo e l'imperatore Carlo sentiva la necessità di far approvare la successione a sua figlia Maria Teresa dei possedimenti austriaci, si arrivò ad un accordo.
Il Piemonte Sabaudo tornava ai confini antecedenti al trattato di Utrecht; Parma e Piacenza passavano agli Asburgo; la Polonia passava ad Augusto di Sassonia, ma in cambio la Lorena passava a Stanislao Lesczynski (e da lui a sua figlia e dunque al regno di Francia); La Toscana sarebbe passata come compenso a Francesco Stefano di Lorena, mentre a Don Carlos di Borbone sarebbe andata la Sicilia.

1735 – 1739: Neanche il tempo, per Costantino di fare ritorno in patria, però, che l'impero austriaco si lascia coinvolgere nell'ennesimo conflitto con i turchi. Questa volta, tuttavia, l'esercito ottomano è stato equipaggiato ed addestrato alla francese, dal generale de Bonneval. Al contrario, il generale austriaco von Seckendorff si mostra incompetente, generando notevole irritazione in Costantino e Mattia (cui non viene affidato la gestione delle operazioni nonostante conoscano meglio il territorio).
La serie iniziale di sconfitte, induce però Carlo ad affidare infine il bastone del comando a Costantino. Durante la battaglia di Belgrado quest'ultimo riesce a ribaltare la disastrosa situazione in cui si era cacciato l'esercito asburgico e strappare la vittoria. Viene tuttavia mortalmente ferito durante lo scontro e il titolo comitale passa a Mattia in una frettolosa cerimonia presso l'accampamento dell'esercito asburgico.
Mattia, con le forze di cui dispone, prova a lanciare una serie di contrattacchi contro le posizioni nemiche, che permettono di riguadagnare almeno parzialmente il terreno perduto, ma non di penetrare in profondità in territorio ottomano.
La pace di Belgrado costringe gli Austriaci a sgomberare l'Oltenia e perdere alcune fortificazioni di frontiera in Bosnia (come Jajce e soprattutto Travnik, occupata dal 1718) e in Serbia, ma l'esito, visto come si era messo il conflitto, è persino da considerarsi favorevole.
Nel 1737, nel quadro di un ulteriore consolidamento dei rapporti di parentela con i Lorena, di fatto nuova dinastia regnante sui territori asburgici, Ladislao viene fatto sposare con la principessa Anna Carlotta di Lorena, di ben otto anni più vecchia di lui. Il primo figlio maschio sopravvissuto in età adulta della coppia sarà Stefano, nel 1745.

1740 – 1748: adducendo a pretesto la difficile situazione interna, dopo anni di guerra, Mattia cercò di mantenere un atteggiamento fedele ma defilato nel quadro nella nuova guerra che stava incendiando l'Europa, ossia la guerra di successione austriaca.
Il conflitto fu lungo e incerto. Ad un inizio disastroso per le armi austriache, l'abilità diplomatica della nuova sovrana Maria Teresa permetterà un progressivo recupero delle posizioni perdute, anche se non completamente.
La scelta sabauda di appoggiare i franco-spagnoli non fu duramente punita solo per la necessità di mantenere uno stato cuscinetto tra la Milano austriaca e la Francia. Ad ogni buon conto la Liguria passerà agli Asburgo, in – sofferto - cambio con l'Italia meridionale, passata definitivamente ai Borbone. Di tutte, la perdita più grave e dolorosa per l'Austria sarà però la Slesia, ceduta al regno di Prussia.
In concomitanza con la pace di Acquisgrana morirà Mattia. Gli succederà Ladislao I, come Conte di Cilli e Carniola, Bano perpetuo di Croazia, Re di Bosnia, Despota di Serbia, re titolare di Albania e principe di Bisignano.

1756-1763: Come il padre, anche Ladislao ebbe un atteggiamento più defilato e di rincalzo nella successiva guerra dei sette anni, nonostante pare abbia consigliato Maria Teresa, all'indomani della battaglia di Kolin di affrettarsi a concludere la pace con la Prussia, forse in vista di un nuovo impegno contro l'impero ottomano, ma non venne ascoltato. Inoltre, Ladislao era fortemente contrario a un riavvicinamento con la Francia (forse anche perché ciò avrebbe impedito manovre offensive contro i turchi, dei quali la Francia era buona amica e garante).
La Slesia rimarrà dunque in mani prussiane, mentre la Francia venne surclassate sui mari e nelle colonie dagli inglesi. Il cambio di alleanze austriaco non fu dunque premiato. Ladislao ottenne a seguito di ciò molto più seguito e ascolto presso la corte di Maria Teresa.
Nel frattempo, sul piano interno, Ladislao opererà un vasto piano di riorganizzazione dei suoi compositi domini, oltre che un'opera di riforme legislative, economiche e per finire urbanistiche.
Il regno di Ladislao venne perciò ricordato come un'epoca di benessere e splendore, facendo di lui uno dei paradigmi del cosiddetto 'dispotismo illuminato'.
E' ancora piuttosto controverso, per gli storici, definire gli 'Statuti di Cilli', del 1760. Da una parte, il testo, redatto da Ladislao stesso con il supporto dei diversi intellettuali che popolavano la sua corte, venne entusiasticamente considerato, a posteriori come la 'prima costituzione illuminista'. D'altro canto, quali che fossero gli ideali che hanno ispirato la stesura di quest'opera, essa non si può considerare una costituzione nel senso pieno che poi assumerà tale termine, quanto più di una, pur corposa, riforma amministrativa. Certo, la stesura del nuovo codice penale uniformato l'anno successivo risente di un certo clima dal punto di vista filosofico e culturale, ma, più pragmaticamente, serviva allo scopo ben più pragmatico di creare un quadro di riferimento legislativo certo e univoco, per territori che fino ad allora avevano seguito una tale mole di diritti consuetudinari differenti da risultare caotico. Peraltro, sebbene lodati nei secoli successivi, all'epoca gli statuti e il nuovo codice, per diverso tempo furono aspramente criticati e ne fu avversata l'applicazione, tanto che Ladislao dovette intervenire militarmente contro alcune sommosse che chiedevano il ripristino delle antiche consuetudini.
Ladislao fece del rispetto delle nuove leggi una questione di primaria importanza, motivo per il quale finanziò la creazione di numerosi istituti di istruzione superiore, sia tecnica, sia giuridica, oltre che l'apertura di diverse università (Trieste, Banja Luka, Belgrado e, in particolare, la cittadella universitaria di Bieglin).

1770: Ladislao tanto dice e tanto fa da convincere Maria Teresa (o meglio, suo figlio, che a sua volta, pur di non darla vinta alla madre si impunta) a non dare in sposa la figlia Maria Antonietta al delfino di Francia Luigi. La giovane principessa austriaca verrà 'dirottata' proprio a Cilli,come moglie di Stefano. I primi anni della coppia saranno tormentati: Maria Antonietta era intrinsecamente vista dalla madre come la prova vivente del fallimento della propria linea politica e non proverà per lei che rabbia e delusione. Questo indusse la ragazza a voler dimostrare a tutti i costi di essere una 'principessa di rango', alienandosi però così, inizialmente, le simpatie del coniuge. Il rapporto tra i due si ricucirà gradualmente e progressivamente. Presto la madre si dimenticherà di lei e l'ambiente 'senza pressione' della piccola corte di Cilli calmerà il forte complesso di inferiorità verso la madre i fratelli, oltre che lenire le sue sempre inizialmente frequenti crisi d'ansia (che cercava di lenire spendendo in attività eccentriche o in spese irragionevoli per vestiti e gioielli).
Sorprendentemente, più in là con gli anni svilupperà un certo talento letterario (e per le lingue), contraddistinto da una certa autoironica introspezione. La sua opera più celebre, Dodecapoli illirica, è una sorta di diario di viaggio che descrive le 'dodici città più importanti dell'Illiria': Trieste, Gorizia, Cilli, Segna, Fiume, Varasdino, Zagabria, Whitsch (Bihac), Banja, Bieglin, Carlowitz e Belgrado.
Degno di nota è il fatto che si intuisce come l'utilizzo del termine 'Illiria' e dell'aggettivo 'illirici' stesse entrando nel vocabolario comune per definire complessivamente il territorio controllato dai Cilli e i suoi abitanti, indipendentemente dalla lingua parlata.
E' sorprendente come in queste terre, la gente sia naturalmente erudita, al contrario di molti altri luoghi dell'Austria e della Francia. Non è infatti infrequente che dal più nobile dei signori al più rozzo dei contadini, si riesca a passare con discreta facilità dalla lingua degli schiavoni, che è quella con cui discutono del tempo, delle stagioni, della vita dei campi e delle quotidiane noie, a un idioma simile all'italiano, con cui litigano al mercato di denari e stoffe, al germanico, quando parlano di leggi, gride, contratti e cause. Non mancan persino due o tre insulti pronunciati alla maniera dei turchi.
Il cruccio principale di Maria Antonietta fu però quello di dare alla luce solo figlie femmine (anche se nel suo epistolario, scrive che le è di molto conforto vedere che tra le bianche vette di questo dolce paese a nessuno sembra importare, nemmeno al conte. Certo la vita sarebbe meno amara a Parigi o Vienna, se tutte le principesse del sangue fossero sempre trattate con altrettanto affetto e dedizione, al pari dei maschi). La primogenita sarà nel 1775 Elena Sofia, seguita da Caterina e Giovanna Teodora.

1774: crisi nelle colonie inglesi in Nord America. A suggello di un timido riavvicinamento diplomatico tra Austria e Inghilterra, un contingente della contea di Cilli parteciperà alla repressione dei 'continentali', che, viceversa, saranno appoggiati dalla Francia. Nel New Hampshire saranno tristemente famosi come 'bloody illyrians'.

1783: Ladislao muore, gli succede Stefano di Cilli (VII come re di Bosnia, IV come Despota di Serbia – non tenendo conto delle estinte rivendicazioni dei Berislavic). Come era prevedibile, Stefano chiede approvazione a Giuseppe II per la stesura di una prammatica sanzione che permetta alla figlia di ereditare. La reazione dell'imperatore è tuttavia molto fredda, facendo paventare la revoca del titolo di bano perpetuo di Croazia, oltre che la confisca della Carniola e dei feudi della famiglia nella Croazia stessa.
(« Un giorno triste. Mio fratello, pur di non dare soddisfazione a nostra madre anche dopo morta, aborrisce persino la parola 'Prammatica Sanzione'. Del resto, credo goda nell'umiliare ogni creatura di sesso femminile della sua famiglia, compresa sua sorella. » Dall'epistolario di Maria Antonietta)

1789: proteste in Francia per la spaventosa voragine nel bilancio statale. Re Luigi XVI convoca gli stati generali.

1790: Il nuovo imperatore, Leopoldo, apre alla possibilità di una prammatica sanzione verso Elena Sofia di Cilli.
(« Quest'anno vi è stata una tremenda carestia in Bosnia. Abbiamo fatto quel che abbiamo potuto per alleviare le loro sofferenze, ma è ben poca cosa di fronte all'inclemenza del tempo. Alla notizia che la dignità di mia figlia è stata riconosciuta dal caro Leopoldo, però, troppo era il desiderio di rendere partecipi gli abitanti di Luka della nostra gioia, che abbiamo condiviso con loro una generosa quantità di croissant, qui da sempre considerati da quasi tutti – non molto, infatti, dai maomettani - di buon augurio. Il popolo non ha pane, ma che per un giorno si sazi mangiando brioches! » Dall'epistolario di Maria Antonietta)

1791: A fronte dei crescenti tumulti, re Luigi XVI è costretto a concedere la costituzione. L'anno dopo, però la situazione precipita e il paese si spacca tra realisti e repubblicani. I secondi hanno la meglio e Luigi e la sua famiglia vengono posti agli arresti domiciliari.

1793: la Francia dichiara guerra ad Austria e Gran Bretagna, a scopo, ufficialmente, di difesa preventiva da eventuali attacchi volti a stroncare la rivoluzione. Il re continua la sua prigionia dorata. I Borbone si Spagna e Napoli, anche se con riluttanza, si avvicinano a inglesi e austriaci in ottica antifrancese.

1794: prime vittorie dei francesi contro gli austriaci nei Paesi Bassi. Matrimonio tra Elena Sofia e Francesco Frangipane/Franjo Frankopan (la famiglia in questa TL non è caduta in disgrazia dopo la congiura di Wesselenyi – che non c'è mai stata - ed è la seconda famiglia nobiliare più potente dei Balcani dopo i Cilli)

1796: il giovane generale Napoleone Bonaparte sfonda le difese sabaude e invade il nord Italia. Attraversa anche la repubblica di Venezia e pone fine alla sua secolare esistenza con il trattato di Campoformio. Ne nasce tuttavia un contenzioso tra Stefano e l'imperatore Francesco. Infatti, desiderio del primo è incorporare la Dalmazia nel regno di Croazia, mentre il secondo vuole creare un regno a parte (come accaduto per la Slavonia) alle dirette dipendenze di Vienna.

1797: Napoleone attraversa la Carniola e la occupa, ponendo il suo quartier generale a Lubiana. Fortunatamente i francesi si ritireranno l'anno seguente. In quell'anno nasce Federico Lazzaro, figlio di Elena e Francesco.

1800: Battaglia di Marengo; Napoleone sconfigge gli austriaci e occupa nuovamente il nord Italia. Il peggio tuttavia deve ancora giungere.

1804: battaglia di Aurisina: Stefano cerca di sbarrare il passo alle truppe francesi in Carniola, ma viene sconfitto e muore in battaglia. Alla notizia, Maria Antonietta si suiciderà, buttandosi dal balcone.
(« Austria, Francia, che periscano nel fuoco tutti i re e principi di questo mondo, che mi hanno portato via l'unico angolo di quiete nel mare sempre in tempesta del mio animo! Non voglio tornare sola, in questo mondo di balli e maschere, in questo mondo di fantasmi e cadaveri putrescenti e fetidi che danzano con grazia e sorridono ipocriti!
Meglio morire. Le fiamme dell'inferno non potranno essere peggio dell'arsura che mi soffoca l'anima, ora che chi vi buttava pazientemente acqua non c'è più. Sì, meglio morire. »

Ultima nota sul diario di Maria Antonietta)
L'anno dopo, la battaglia di Austerlitz umilierà l'esercito austriaco. Francesco, prima di sciogliere il Sacro Romano Impero impone a Elena Cilli la confisca di Carniola e Contea di Cilli, in quanto la prammatica sanzione non è, tecnicamente, mai stata approvata ufficialmente. Elena rifiuta e cerca di raccogliere un esercito per opporre resistenza.


1809: guerra di Carniola: l'esercito di Elena, autoproclamatosi Čuvar Kraljice, invece di combattere contro gli austriaci, si trova a scontrarsi contro le forze di occupazione francesi di Auguste de Marmont. Rifiutando di scontrarsi con l'armée in campo aperto, metterà in seria difficoltà le linee di rifornimento nemiche. Ciò nonostante, lo scontro è inevitabilmente impari ed Elena decide astutamente di rifugiarsi presso l'isola di Lissa, occupata dalla flotta inglese.

1811: nascita delle Province illiriche dell'impero francese, che occupano approssimativamente Carniola, Cilli, parte della Croazia, la ex-Dalmazia e Albania venete. La Bosnia e la Serbia vengono invece occupate dall'esercito austriaco.

1813: Battaglia di Lipsia e sconfitta di Napoleone. Grande insurrezione alimentata dal Čuvar Kraljice, che scaccia le guarnigioni francesi. Il generale Franjo Tomassich incontra a Banja la guarnigione austriaca che decide di ritirarsi. Elena, con il supporto britannico, mette in atto quella che passerà alla storia come la marcia della regina. Sbarcata a Trieste, con un seguito sempre più ampio marcerà verso Lubiana, poi Cilli. Da lì, proseguirà verso sud per Zagabria. Nella piazza antistante alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, tra due ali di folla, incontrerà Tomassich, il quale, inchinandosi, con una guardia scelta dei suoi, presterà giuramento alla regina di Illiria. La guarnigione austriaca preferisce non fermare l'evento.

1814: Elena si reca a Vienna per discutere della restituzione dei suoi possedimenti. Non solo riesce nel suo intento, ma, con l'interessamento inglese, ottiene anche l'estinzione di ogni rapporto di natura feudale verso gli Asburgo per i possedimenti aviti di Carniola e Cilli. Elena è privata del titolo di bano perpetuo di Croazia e la Croazia stessa passa direttamente sotto controllo asburgico. Non però la frontiera militare bosniaca, parte croata compresa, che va ai Cilli. L'Istria veneta viene donata a Elena come compenso territoriale per le perdite subite, mentre la Dalmazia veneta e Ragusa passano agli Asburgo.
E' però chiaro che con l'infiltrazione degli ideali napoleonici un po' ovunque in Europa, il concetto di autodeterminazione dei popoli e l'idea di nazione si sono fatti strada anche nei Balcani. E per quanto del tutto artefatto, l'ideale della Patria Illirica è un buon collante ideologico per le popolazioni della regione (in particolare slave, ma, sorprendentemente, non solo).
Del resto, la dinastia dei Cilli, accumula su di sé un certo legittimismo di questo coacervo di sentimenti nazionalistici, facendo leva (spesso più inconsciamente che consciamente) sulla continuità dalle dinastie locali medievali, su una retorica incentrata sull'unità e sulla liberazione dei popoli dal gioco turco (e asburgico, ma per ora è ancora sottotraccia), sull'eredità dell'impero di Stefano Dusan e addirittura di quello bizantino (nonostante tutto, nella cattedrale di Cilli era pur sempre presente – e nei secoli era stata ingrandita e abbellita – la Cripta dell'Imperatore, che conteneva, a prestare fede alla storia, la salma di Costantino XI, riportata da Enrico di Cilli dall'assedio di Costantinopoli).
Elena di Cilli sfruttò con molta astuzia tutto ciò, tanto è vero che alla notizia che il regno di Croazia sarebbe passato al dominio diretto degli Asburgo, ci furono delle sommosse, a Zagabria, ma soprattutto a Varasdino. Altra mossa di puro maquillage politico fu la fastosa cerimonia di incoronazione a Belgrado come regina di Illiria, come il popolo già la chiamava, con il nome completo di Elena Teuta di Cilli, in presenza del patriarca ortodosso di Belgrado Basilio Brkic e del vescovo cattolico di Ilok, in una cerimonia stranamente ecumenica.
Del resto, la ricerca di un legame con le autorità religiose di tutte le chiese (non solo cattolica e ortodossa, ma anche la chiesa luterana, stanziata perlopiù in Carniola) era nell'agenda politica dei Cilli da un secolo, ormai.

1819: Federico Lazzaro sposa Maria Teresa di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I di Savoia. Nel 1821 daranno alla luce Giorgio (Đurađ, in serbo) Enrico. Nel frattempo, il Čuvar Kraljice diviene una vera e propria organizzazione segreta di stampo eversivo nei territori della Croazia asburgica.

1821: Rivoluzione di Torino e prima crisi sabauda. A Torino scoppia una rivoluzione costituzionalista, che costringe ad abdicare re Vittorio Emanuele I. Quest'ultimo affida la reggenza temporanea a Carlo Alberto principe di Carignano, ma è risaputo che quest'ultimo è vicino proprio all'ambiente dei rivoluzionari e, forse, non è del tutto estraneo alla rivolta. A fronte di tale evento, Francesco IV d'Austria-Este rivendica il titolo di re di Sardegna come marito di Maria Beatrice di Savoia. Tuttavia, casa Savoia non prevedeva una successione per linea femminile, quindi il titolo sarebbe dovuto andare al fratello del sovrano, ossia Carlo Felice. Inizialmente Vienna appoggia il duca di Modena, tuttavia, re Luigi XVII (sovrano dall'atto formale di abdicazione del padre nel 1815) fa cortesemente presente che qualora Vienna avesse cercato un intervento militare su suolo piemontese, la Francia non avrebbe potuto tacere. Ne nasce il congresso di Lubiana tra le grandi potenze che, oltre a stabilire un pieno 'reintegro' della Francia borbonica nel sistema diplomatico europeo, sancisce un protocollo di intesa che avrebbe accettato la successione di Carlo Felice al trono di Sardegna, ma in caso di mancata discendenza di quest'ultimo (fatto pressoché certo, essendo la moglie sterile), il titolo e i territori sarebbero passati a Francesco e ai di lui figli e non al principe di Carignano, Carlo Alberto di Savoia.

1822: Scoppia la guerra di indipendenza greca. Federico Lazzaro, con l'approvazione della regina Elena, declama pubblicamente il manifesto dei volenterosi all'indomani delle notizie del massacro di Chio, ossia la durissima repressione delle forze turche verso i rivoltosi greci sull'isola. Nel manifesto esorta la popolazione dell'Illiria a unirsi nel cordoglio delle vittime e a unirsi, almeno col pensiero, alla lotta dei fratelli greci contro la tirannide turca. Inutile dire che la Sublime Porta minaccerà ritorsioni militari contro i Cilli a seguito di ciò. Federico Lazzaro, però, sa che può scherzare con il fuoco: a posteriori infatti, sappiamo di una intesa militare difensiva non solo con Vienna, ma anche con San Pietroburgo, nel caso di un attacco contro Serbia e Bosnia da parte dell'impero Ottomano.
Luigi XVII manda l'esercito francese a reprimere i moti costituzionalisti spagnoli, che funestavano il regno del cognato Ferdinando VII (di cui aveva sposato la sorella Maria Luisa).

1827: Elena si propone come mediatrice per un accordo di pace tra la Porta e i ribelli, con l'approvazione di Russia, Austria, Gran Bretagna e Francia. Istanbul, tuttavia, rifiuta. Di conseguenza, alcune navi illiriche prendono parte alla missione di 'pace' europea congiunta nella rada di Navarino, che si tramuterà nell'annientamento della flotta turca.

1829: Trattato di Adrianopoli e autonomia greca, per quanto limitata a Peloponneso e Attica. L'Illiria stringe da subito relazioni molto strette con il nuovo stato (protetto da inglesi e russi).

1830: protocollo di Londra e definitiva indipendenza greca. Nei due anni successivi, tuttavia, l'instabilità politica della repubblica provvisoria greca indurrà le potenze europee a decidere per 'assegnare' al nuovo stato un sovrano europeo. I Cilli proporranno Tommaso, terzogenito di Elena per il compito, ma i britannici fanno cattiva accoglienza, preferendo un sovrano meno allineato con Vienna. La scelta infine cadrà su Ottone di Baviera. Ad ogni buon conto, sta diventando abbastanza chiaro che i Cilli stanno iniziando una politica decisamente più autonoma da quella asburgica, rispetto a quanto era prima del congresso di Vienna e che si stanno sempre più pericolosamente avvicinando a San Pietroburgo.

1831: Seconda crisi sabauda. Alla morte di Carlo Felice, come da protocollo di dieci anni prima, il trono di Sardegna sarebbe dovuto passare a Francesco d'Asburgo-Lorena-Este, duca di Modena. Tuttavia, Carlo Alberto prende apertamente le armi e, sull'onda di una rivoluzione liberale e costituzionalista, occupa Torino. Una discreta parte dell'esercito sabaudo lo appoggia, forse più per fedeltà alla dinastia che ai valori dei rivoltosi. In Francia, Luigi XVII, molto furbescamente o, più semplicemente, memore di quanto accaduto al padre, asseconda parzialmente i moti costituzionalisti di Parigi, mostrando una 'conversione' ai valori liberali e provando a mostrarsi come re borghese. In questa nuova veste, sostiene la rivendicazione del Carignano, mentre al contrario Vienna sostiene la rivendicazione modenese. Rischia di scoppiare una guerra di successione in piena regola. Nel frattempo, i francesi sono impelagati anche con il sostegno alla successione di Isabella II in Spagna, che dal canto suo è quindi costretta a sostenere la posizione francese. Schierato a favore di Carlo Alberto è anche il regno di Napoli, in una sorta di 'patto di famiglia' borbonico. Gli Asburgo tuttavia non arretrano di un passo, minacciando di attraversare il Sesia con le proprie armate (di recente impegnate a reprimere i moti liberali di quegli anni nella stessa Lombardia). Lo stesso Enrico Lazzaro di Cilli si propone come mediatore della crisi, assieme agli inglesi e ai prussiani (di cui però gli Asburgo si fidano molto poco).
Si giunge infine allo smembramento dei domini sabaudi.
Francesco di Austria-Este diventa duca di Savoia, ma viene costretto a cedere la contea di Savoia alla Francia e la Sardegna a Carlo Alberto di Carignano, ma a titolo vitalizio. Alla sua morte il regno sarebbe infatti stato devoluto ai Borbone di Napoli.

1835: Muore improvvisamente Enrico Lazzaro, ufficialmente per una indigestione di funghi velenosi; molti però parleranno di avvelenamento (su ordine di chi? Londra? Vienna?). La regina Elena, ormai da diverso tempo ritirata a vita privata, sarà costretta a riprendere le redini del governo, nonostante il dolore per la perdita del figlio. Secondo la vulgata, sarà lei e non la madre a istruire direttamente il giovane nipote per prepararlo alle sfide politiche e diplomatiche che lo attendono.

1838: morte di Elena di Cilli. Viene incoronato, ancora diciassettenne, Giorgio Enrico come sovrano di Illiria ( Đurađ II come despota di Serbia). La madre lo spinge a 'procacciarsi in fretta' una moglie di rango. La troverà quattro anni dopo in Olga Romanovna, figlia dello Zar Nicola I. I due si sposeranno nel 1842, dando alla luce (al contrario del re del Wurttemberg in HL, Giorgio Enrico non è manifestamente omosessuale, quindi consumerà il matrimonio) una bambina, Teodora Sofia.

1840: Giorgio Enrico, dopo numerose tensioni da parte dei movimenti liberali del paese, accetta di concedere una costituzione, il cui nome però è tutto un programma: 'Statuti dei principati del regno di Illiria'.
La carta innanzitutto assegnerà il ruolo ufficiale di capitale non a Cilli, bensì a Trieste (in realtà con motivazioni valide, essendo di gran lunga la città più grande e motore economico del paese, oltretutto sul mare), generando ben più di un malumore nella stessa Cilli, ma anche a Banja Luka, Tuzla e Belgrado. Sarebbe forse prematuro definire il nuovo ordinamento come compiutamente federale, ma sia la camera alta sia quella bassa sono elette sulla base di quote per ciascuna delle 'terre della corona': Gorizia (Gorizia, prevedibilmente) Carniola (Lubiana), Cilli (Cilli, appunto), Istria (Prima Pisino, poi Pola), Bosnia (Banja Luka), Bassa Croazia (Segna) e Serbia (Belgrado). Va detto che al sovrano restano comunque ampi poteri (di fatto i casi in cui ha facoltà di sciogliere le camere sono molti). Va ricordato che i rappresentanti delle diverse terre non sono nominati su base 'etnica', quindi possono essere slavi (sloveni, bosniaci, serbi o croati che sia), veneti, valacchi, tedeschi, ungheresi indifferentemente (e tantomeno religiosa, quindi possono essere luterani, cattolici o ortodossi e persino ebrei. I musulmani invece saranno per diverso tempo ancora sudditi di serie B). Anche se la lingua 'legale' del regno resta il tedesco, progressivamente esso perderà tale status, rendendo inevitabile che la bilancia si sposti verso gli idiomi slavi con il passare del tempo. In particolare, va detto che il prevalente, dal punto di vista dello status e della dignità letteraria e legale ad esso attribuita sarà il ciacavo (al contrario della HL, in cui finirà per prevalere lo stocavo e il ciacavo è parlato ormai da un numero relativamente esiguo di persone).
Il primo primo ministro dell'Illiria costituzionale sarà Matija Čop, dalla Carniola.

1848: Seconda rivoluzione francese, abdicazione di Luigi XVII e proclamazione della seconda repubblica. Essa tuttavia non durerà molto, perché ne diviene presidente Luigi Napoleone, che poi si autoproclamerà imperatore con il nome di Napoleone III. Quest'ultimo, tuttavia, non altera gran che l'allineamento geopolitico francese.

1853: Giorgio Enrico, in concomitanza con l'aggressione russa, dichiara anch'esso, in preda all'entusiasmo, guerra all'impero turco. Con l'esercito russo che fa il proprio ingresso in Valacchia, l'esercito illirico muove verso sud dalla Serbia, attaccando prima Orsova e Vidin, poi, deviando verso ovest e tenendo il Danubio alla propria sinistra, verso Nis e Pirot. Le battaglie contro le armate ottomane sono coronate dal successo, ma è anche vero che i turchi stanno raccogliendo il grosso delle forze in Bulgaria. Tutto cambia rapidamente quando la Francia si erge a difensore (a partire dalla precedente disputa sulla tutela dei luoghi santi tra Russia e Francia) dell'integrità territoriale ottomana, cui fa presto eco anche la Gran Bretagna.
Il ministro austriaco Karl Buol invia rapidamente una nota a Trieste in cui consiglia il ministro (serbo) Radisic e il re a concludere rapidamente, prima di venire invischiato in una azione congiunta anglo-francese a favore della Porta. Per una volta, fortunatamente il buon senso ha ragione sull'ubriacatura nazionalista e, con Vienna come interessata mediatrice, viene firmato il trattato di Sarajevo, in cui la Serbia centromeridionale, con centro in Nis, diviene un principato autonomo vassallo dell'impero Ottomano, che deve garantire il rispetto di lingua, costumi e religioni. All'Illiria viene fatto divieto di interagire con la politica del principato di Serbia, pur (la in seguito famosa 'clausola 13') con l'impegno di 'preservarne autonomia e rispetto dei confini da qualsiasi ingerenza di altre potenze'. In altre parole, l'intento austriaco era di indebolire sì gli ottomani, ma allo stesso tempo senza rafforzare la posizione illirica (anzi, costringendo l'Illiria stessa a difendere lo statu quo. Questo porta tuttavia l'Illiria a raffreddare i propri rapporti con Vienna e avvicinarsi ulteriormente alla Russia (per la gioia del ministro Nessel'rode)
Nello stesso anno, L'Illiria inizia a stringere relazioni ufficiali amichevoli con il principe Danilo di Montenegro.

1858: 'Guerra' del Montenegro. Mirko Petrovic Njegos attacca le guarnigioni turche a Grahovac e sancisce la propria indipendenza. L'Illiria riconosce in fretta l'indipendenza montenegrina e minaccia la Porta di un attacco in Bosnia se proseguirà il conflitto. I Turchi, prostrati dalla guerra di Crimea, preferiscono lasciar perdere. 'Aggiustamento' della frontiera Turco-Bosniaca, con Jajce e Travnik che tornano nelle mani della Bosnia.

1859: Unione doganale tra Granducato di Toscana, ducato di Piemonte, Ducato di Modena e Regno Lombardo-Veneto, cui poi si aggiungerà lo stato Pontifico. I regni delle due Sicilie e di Sardegna decidono di non aderirvi. Francesco II diventa sovrano delle due Sicilie. Nonostante il carattere timido e impacciato, anche grazie alla moglie, Maria Sofia Wittelsbach, 'Francheschiello' guadagnerà consensi e popolarità, attirandosi inoltre le simpatie dei liberali con le sue riforme.
I movimenti risorgimentali italiani, che vedono nell'Austria un opprimente tiranno straniero, cominciano ad appuntare su di lui le loro speranze.

1860: Incidente navale di Portoferraio, tra un piroscafo francese battente bandiera sarda e una corvetta granducale. In Europa una guerra per il destino dell'Italia tra Asburgo e Borbone sembra imminente.
Teodora Sofia sposa Ranieri d'Asburgo-Lorena di Toscana. La coppia darà alla luce nel 1862 Stefano Lazzaro.

1863: nascita (tra i membri della precedente unione doganale) della Confederazione Italica, presieduta dall'imperatore asburgico. Il papa ne è membro osservatore. La Francia si avvicina alla Prussia in ottica anti-austriaca.

1866: Guerra austro-prussiana e Ausgleich. Con la benevola neutralità francese, i prussiani attaccano gli austriaci, con lo scopo di estrometterli dalla confederazione tedesca. Battaglia di Sadowa e umiliante sconfitta austriaca. Vienna è costretta a sciogliere la confederazione tedesca del sud; in compenso la confederazione italica si compatta ulteriormente. L'Impero asburgico diviene austro-italo-ungarico (si parlerà di 'soluzione trialista', per quanto gli slavi dell'impero si sentissero con ciò discriminati) con la concessione dell'autonomia alle 'Terre della Corona di Santo Stefano', in cui è compresa la Croazia. Malumori a Zagabria.
La giovine Italia, tuttavia, con sede ormai a Napoli, non cessa la sua propaganda antiaustriaca. Francesco II, nel frattempo, aveva concesso una nuova costituzione e una riforma del codice penale con l'abolizione della pena di morte.

1868: Rivoluzione spagnola e abdicazione di Isabella II. Paradosso dei paradossi, viene scelto come sovrano dai rivoltosi Luigi Filippo, nipote di Luigi XVII di Francia (che in quel momento stava vivendo i suoi ultimi giorni in esilio a Torquay, Inghilterra).

1870: guerra franco-prussiana. L'esercito francese viene sbaragliato da quello prussiano a Sedan. Re Guglielmo di Prussia viene ufficialmente proclamato imperatore di Germania nel salone degli specchi di Versailles. Abdicazione di Napoleone III e proclamazione della terza repubblica francese. Una leggenda metropolitana racconta che l'ex imperatore di Francia abbia raggiunto Torquay nell'esatto momento in cui il vecchio Luigi XVII esalò l'ultimo respiro e che il capetingio riuscì a trovare la forza di ridergli in faccia e fargli una battuta di scherno (quale non si sa) prima di morire. Ovviamente questa storia è piuttosto impossibile e destituita di qualsiasi fondamento (la data del raggiungimento del suolo inglese da parte del Bonaparte è più tarda).

1878: Nuova guerra russo-turca. Naturalmente anche l'Illiria partecipa, sul lato balcanico. Dal punto di vista militare, per gli ottomani è una vera e propria umiliazione, ma il vero tavolo da gioco è quello della diplomazia. I russi commettono in effetti il grave errore di 'tradire' gli illirici, ipotizzando, nel trattato di pace di Santo Stefano, un enorme stato Bulgaro, esteso sulle due rive di Mar Nero ed Egeo, comprendente anche la Macedonia e persino Tessalonica, cosa che non può che indispettire i Cilli. D'altra parte, nemmeno francesi, inglesi e austriaci possono permettere un allargamento esponenziale di uno stato de facto protettorato dei russi, tanto che nel successivo trattato di Berlino, la Bulgaria verrà notevolmente ridimensionata (e divisa in un principato autonomo, con capitale Sofia e due province autonome in senso all'impero ottomano, dette Rumelia orientale e Macedonia). Gli llirici, che con il loro esercito sono giunti praticamente sin quasi a Skopje e Sarajevo, si vedono sbarrata la porta a qualsiasi ulteriore annessione dai russi (che di loro non si fidano abbastanza e prediligono i bulgari). Gli austriaci invece, complice un certo recente disinteresse verso il fronte balcanico (in virtù di un maggiore impegno sul lato italico del loro impero), lasciano piuttosto correre, fatto salvo il loro interesse a che l'Albania finisca all'impero.
Dopo una lunga mediazione, viene stabilita l'annessione della sola Bosnia ottomana al regno illirico. Il principato serbo di Nis rimane autonomo (viene leggermente ingrandito) e viene aggiunto, come già detto, un principato macedone (da cui però è esclusa la parte meridionale con Salonicco, che rimane turca). In più, il Montenegro si ingrandisce con il sangiaccato di Novi Pazar e sorge un piccolo 'principato di Albania' tecnicamente ancora dipendente dall'impero ottomano ma protettorato degli Asburgo. Nel frattempo, viene accettata la totale indipendenza dei principati danubiani dall'impero ottomano e la loro unione nel nuovo stato di Romania.

1881: la Grecia annette la Tessaglia con la conferenza di Costantinopoli. Rivolta pro-illirica di Nis, che non altera tuttavia lo statu quo.

1882: 'Intesa cordiale' tra Regno delle due Sicilie e Francia. Una clausola segreta poi rivelata mostra i piani di spartizione della confederazione italica in caso di guerra con l'Austria e la Germania. Il regno delle due Sicilie assume il protettorato sul Bey di Tunisi.
Stefano Lazzaro sposa Ljubica, detta Zorka, Petrovic-Njegos, principessa montenegrina.

1884: Muore Giorgio Enrico. Sale al trono Teodora Sofia come regina di Illiria. Il suo nome sarà associato alla rivoluzione industriale del paese.

1885: Seconda grande rivolta di Nis (e di Plovdiv), cui fa seguito il congresso di Napoli. Russia e Gran Bretagna accettano di accordarsi sull'unione tra Bulgaria e Rumelia Orientale e sulla sua definitiva indipendenza dall'impero ottomano. Allo stesso modo, il principato di Serbia viene assorbito dall'Illiria (a Belgrado si tenne una settimana di celebrazioni per questo). Per evitare l'apertura di un contenzioso tra Illiria e Bulgaria (e Grecia), il principato macedone viene però tenuto in vita.

1898: Incidente di Fachoda tra francesi e inglesi. Il contenzioso viene risolto, ma questo provoca un avvicinamento tra Inghilterra, Austria e Germania (la cosiddetta teutonic connection).

1899: Guerre anglo-boere. Il lavoro di mediazione asburgica per la cosiddetta 'teutonic connection' anti-francese va in fumo per le improvvide sparate antibritanniche del kaiser di Germania Guglielmo II.

1908: A seguito dell'annessione asburgica dell'Albania, scoppia la guerra greco-turca per l'Epiro, che però riporta in auge il 'problema' Macedonia. La guerra in sé è breve, per l'alleanza tra Illiria e Grecia, ma la diplomazia successiva è la vera guerra.
L'Epiro meridionale va alla Grecia, parte della Tracia e la la Macedonia centro settentrionale alla Bulgaria, mentre la Macedonia meridionale (con Tessalonica) va alla Grecia, scatenando però le ire bulgare.

1914: 28 giugno. Francesco Ferdinando, arciduca d'Austria si reca in visita a Roma, per una visita della città e un incontro con il pontefice. Personalmente convinto della necessità di una maggiore integrazione della Confoederatio Italica all'interno del sistema delle corone asburgiche (le malelingue dicevano che il movente principale fosse un personale odio nei confronti degli ungheresi, di cui voleva controbilanciare il potere), si mormorava peraltro che volesse rendere Roma sede permanente del parlamento confederale, anziché Milano. Durante il passaggio della sua autovettura presso Ponte Sant'Angelo, viene colpito a morte dal giovane Pasquale Lugini, membro della 'Giovine Italia', ormai divenuta in tutto e per tutto una organizzazione terroristica.
Ben conoscendo il sostegno borbonico a tale movimento, la corona asburgica invia un vero e proprio ultimatum a re Alfonso delle due Sicilie. Quest'ultimo lo rigetta, provocando così la dichiarazione di guerra austriaca. Ben presto il meccanismo a catena delle alleanze si attiva: la Francia dichiara guerra all'Austria, la Germania si accorda alla dichiarazione austriaca e dichiara guerra a Francia e Due Sicilie; infine la Russia dichiara guerra alla Germania e all'Austria. Momentaneamente fuori dal conflitto rimangono i paesi balcanici e la Gran Bretagna. Quest'ultima, tuttavia, dichiarerà guerra ai tedeschi nel momento in cui essi attueranno il piano Schlieffen e attaccheranno la Francia attraversando il neutrale Belgio.
Nonostante le reciproche simpatie per l'una o l'altra parte, La vecchia regina di Illiria Teodora Sofia e il suo erede al trono Stefano Lazzaro premono su Montenegro, Romania, Bulgaria e Grecia per firmare un protocollo di intesa per il mantenimento della neutralità durante il conflitto Austro-Russo. Montenegro e Bulgaria accetteranno subito, la Grecia esiterà per quasi sei mesi, prima di accettare, mentre la Romania, intenzionata ad entrare nel conflitto a fianco dei russi, si rifiuterà. La firma di tale documento verrà estesa anche all'impero ottomano, ma come la Romania, la Sublime Porta decide di partecipare al conflitto, a fianco di austriaci e tedeschi.
Come conseguenza, i quattro firmatari, tuttavia, gettano le basi per una più stretta collaborazione tra i rispettivi paesi.

1914 – 1918: il corso della guerra inizialmente arride ad Austria e Germania, anche se la resistenza borbonica è molto più dura del previsto. Francesi e austriaci combattono una difficile guerra di posizione sulle vette alpine, in particolare in Valle d'Aosta, Val di Susa e tra Liguria e Provenza. Nasce, tra le file dell'esercito asburgico-confederale la cosiddetta 'maledizione di Chambery', città che pare resistere a qualsiasi tentativo di conquista, nonostante decine e decine di migliaia di morti. Il crollo interno russo nel 1917 fa parere il termine della guerra vicino, con i tedeschi ormai quasi alle porte di Parigi. La situazione disperata viene però pressoché ribaltata dall'intervento in guerra degli Stati Uniti (essenzialmente per ragioni economiche e finanziarie, per quanto le ragioni ufficiali divulgate al popolo americano siano altre, con un' astuta campagna di propaganda), che porteranno alla vittoria delle forze dell'intesa.

1919: trattato di Versailles. Smembramento di impero tedesco e asburgico.
La Romania ottiene la Transilvania ungherese e la Bessarabia russa;
la Croazia (con la Dalmazia e la Slavonia) viene dichiarata indipendente, così come l'Albania;
l'Ungheria, così decurtata, avrà anch'essa la propria indipendenza (ben amara, rispetto ai sogni dei nazionalisti magiari ottocenteschi);
Le due Galizie, polacca e rutena, entreranno a far parte del neonato stato polacco;
la Boemia diverrà indipendente in unità con la Slovacchia, formando lo stato ibrido di Cecoslovacchia.
I principi nazionalistici che animavano la volontà di smembramento dei vincitori, però, si trovarono di fronte un problema insolubile quando si trattò di decidere il destino del Banato. Inizialmente assegnato alla Romania, la forte presenza slava (più che quella ungherese, che in quanto popolo sconfitto poteva essere obbligata all'emigrazione, forzosamente assimilata o eliminata senza troppe discussioni) ne rendeva spinosa l'attribuzione, anche perché i rumeni non desideravano un contenzioso con l'Illiria (non con l'esercito semidistrutto all'indomani del conflitto).
Alla fine si optò per concedere l'indipendenza al Banato, unico esempio di stato manifestamente multietnico creato dal trattato di Versailles.
La Germania verrà decurtata della Posnania e della Slesia, alla Polonia e dell'Alsazia-Lorena, alla Francia. Inoltre, verrà divisa in due parti, la Bavarosvevia e la Prussia. Per concedere al neonato stato di Polonia lo sbocco sul Baltico, la Prussia orientale verrà territorialmente staccata dal Brandeburgo, concedendo la città di Danzica alla Polonia stessa.
La Confederazione Italica venne sciolta e sostanzialmente tutto il suo territorio annesso dal regno delle due Sicilie, ora regno di Italia, la cui capitale viene simbolicamente traslata a Roma. Al pontefice, furibondo, viene lasciato il controllo delle sue residenze private in Vaticano e in altre aree della città, con l'obbligo, da parte dello stato italiano di non interferire in alcun modo sull'autonomia della Chiesa, oltre che dei simbolici risarcimenti per i danni alle proprietà.
La Francia si accontenterà, forzata dai principi del presidente americano Wilson, di annettere la Valle d'Aosta e il Nizzardo.
Anche gli imperi ottomano e zarista verranno smembrati. In particolare, a vantaggio della creazione di una serie di stati arabi teoricamente indipendenti ma de facto protettorati delle grandi potenze. La Tracia con Costantinopoli verrà assegnata anch'essa alla tutela internazionale delle grandi potenze (dal 1925 alla sola Gran Bretagna). Il nazionalismo turco montante cerca di rifarsi della grave sconfitta e umiliazione con una serie di violenze ed eccidi nei confronti delle minoranze non turche all'interno del paese (armeni, georgiani, curdi, greci).

1920: Croazia e Albania entrano a far parte dell'alleanza balcanica. Morte della regina Teodora Sofia, i suoi funerali saranno accompagnati da una folla oceanica. Tutt'oggi è considerata la sovrana più amata della storia del paese, non solo per i progressi industriali e scientifici durante i suoi anni sul trono, ma anche e soprattutto perché tenne fuori l'Illiria dalla grande carneficina della guerra mondiale e gettò le basi per la federazione illirica. Nel 2008, a seguito di segnalazioni di grazie ricevute, è iniziato il processo di beatificazione.

1922: In Italia sale al potere il partito di unità nazionale, poi informalmente chiamato 'unazista' e guidato dall'istrionico Gabriele d'Annunzio.
inizio degli annosi contenziosi sulle acque territoriali nel golfo di Venezia tra Illiria e regno d'Italia. La feroce propaganda nazionalistica e neorisorgimentale italiana rivendica infatti molte aree del regno illirico. Le popolazioni venete o in generale romanze dell'Illiria riservano però molto scarsa accoglienza a tali sirene (anche perché in generale, nello stesso nord-Italia 'riunificata', la corona Borbonica viene vista da diversi strati della popolazione come oppressiva e lontana).
Nasce ufficialmente l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche al posto dell'impero zarista.

1925: crisi balcanica. Il governo Croato decide di tenere un plebiscito per l'unificazione con il regno di Illiria, che viene vinto dal SI' a schiacciante maggioranza. Il governo Albanese, Greco e Bulgaro protestano, sottolineando che l'unione balcanica non deve divenire un pretesto per soddisfare le mire espansionistiche illiriche. Stefano Lazzaro e il primo ministro Veselin Čajkanović organizzano dunque un incontro tra i primi ministri dell'alleanza per discutere di un grande quadro di ridefinizione dell'alleanza in senso più ampio e non solo strategico-militare. Ne nasce l'unione balcanica, il cui effettivo scopo è quello di creare un soggetto politico simile alla defunta confederazione italica, senza però prevaricare alcun popolo o etnia al suo interno (cosa che peraltro era già tradizione illirica). Contestualmente il regno di Illiria vara una ampia riforma costituzionale.
Misterioso assassinio di D'Annunzio. Al potere in Italia sale Benito Mussolini. Fallito tentativo di Adolf Hitler di prendere il potere in BavaroSvevia.

1930: Hitler riesce a prendere il potere e avvia la grande sfida all'ordine di Versailles. Il governo ultranazionalista prussiano accetta le condizioni proposte dal leader bavarosvevo e si procede all'unificazione. 'Rinascita' della Germania.
Il Banato entra a far parte dell'unione Balcanica per timore del governo revanchista di destra ungherese.

1933: l'Austria chiede di riunirsi alla Germania, ma Mussolini oppone il proprio veto. Il leader italiano viene osannato come baluardo dell'ordine di Versailles. Mussolini è però visto con estremo scetticismo nei Balcani.

1934: muore in un incidente automobilistico Federico Giorgio, erede al trono di Illiria. La 'Giovane Speranza', come era chiamato spesso, godeva di straordinaria popolarità per le sue opere di beneficenza e filantropiche, oltre che per il suo interesse in molti campi della scienza. Il re Stefano Lazzaro ne rimane particolarmente distrutto. Non si riprenderà più.

1935: il compositore Petar Konjovic scrive musica e testo del Canto della Fratellanza Illirica (dedicato al defunto erede al trono illirico), poi divenuto famoso nel mondo semplicemente La Conta. Dal 1945 esso verrà utilizzato come inno dell'Illiria. Venne chiamato 'la conta' perché è una sorta di conto alla rovescia che si prefigge di descrivere l'unità nella molteplicità dello stato balcanico (parte dagli allora nove paesi per concludersi con 'un re, un popolo, uno stato')

1936: Triplice alleanza tra Italia, Francia e Gran Bretagna per 'garantire la pace e la sicurezza delle nazioni europee'. In realtà, lo scopo nemmeno molto velato è minacciare la rinata Germania, affinché non tenti misure azzardate. Pur tuttavia non vi è unità all'interno di tale fronte, visto che gli inglesi ritengono che la Germania debba potersi 'sfogare a est per ciò che a perso a ovest e a sud'. L'Italia unazi-borbonica non è dello stesso avviso, preoccupata dagli 'antiquati rigurgiti del veteroasburgismo' (parole di Mussolini) che i tedeschi fomentano nella vicina Austria. L'antisemitismo dei paesi confinanti porta un consistente numero di ebrei di lingua tedesca, rumena e ungherese in Illiria.
In questo clima di tensione, muore Stefano Lazzaro, inumato nella cappella reale a fianco a moglie e figlia. Alessandro, trentenne, verrà incoronato con una cerimonia espressamente modesta e con pochi invitati internazionali.

1937: Crisi della Slesia: i tedeschi slesiani rivendicano infatti la riunificazione con la Germania. La successiva conferenza di Monaco tra Italia Francia Gran Bretagna e Germania arriva a concedere un referendum nella regione, vinto dal SI' all'unione con il reich hitleriano. A Mosca tuonano contro la Germania, contro l'unazismo e contro gli ignavi paesi capitalisti. Il ministro di Stalin Molotov propone al presidente Polacco un patto difensivo, ma quest'ultimo rifiuta nettamente, in quanto ferocemente anticomunista. Alleanza tra Germania e Ungheria. Nel Banato inizia un clima di forte tensione, con attentati dinamitardi a Temesvar, foraggiati dal governo ungherese. Il presidente illirico Vladko Macek esprime chiara preoccupazione per la situazione e dichiara che l'Illiria sarebbe intervenuta a difesa dell'indipendenza del Banato in caso di 'violazione dei suoi confini con qualsiasi pretesto'.
Intanto, avviene, nel silenzio generale dell'occidente, lo smembramento della Cecoslovacchia. I Sudeti vengono annessi direttamente dal Reich tedesco, con la Boemia che ne diviene de facto un protettorato e, a sua volta, staccata dalla Slovacchia che diviene un protettorato ungherese.
Tentativo fallito di colpo di stato filo-irminista (il partito di Hitler si chiama infatti anche in questa TL nazionalsocialista, ma il suo nome iniziale, con cui resta famoso è 'Lega di Arminio').
'Empia alleanza': per reazione, Macek e Mussolini stipulano un protocollo di intesa difensivo per difendere l'Austria da 'qualsiasi modifica territoriale o ingerenza esterna'. Re Alessandro pare non approvi molto questo accordo (tanto che i suoi detrattori iniziano a chiamarlo il 're rosso'), visto che disprezza tanto Hitler quanto Mussolini. Gli italiani dovranno però in cambio limitare le proprie sgradite ingerenze su Albania e Montenegro.
Crisi spagnola e crollo della triplice anti-hitleriana: la guerra civile in Spagna conduce italiani e francesi su fronti opposti: i primi appoggiano i ribelli di destra di Francisco Franco, mentre i secondi appoggiano il governo repubblicano, seppur con molti tentennamenti. Tentativi britannici di mediazione non trovano ascolto.

1939: Tensioni tra Ungheria e Romania, risolte con il famoso 'compromesso di Monaco', mediato da Hitler. L'Ungheria ottiene un ritocco delle proprie frontiere orientali e la Romania, in cambio, ottiene appoggio alle proprie rivendicazioni sulla Bessarabia e sulla Bucovina sovietiche.
Patto di Strasburgo: 'Normalizzazione' dei rapporti franco-tedeschi, con la rinuncia da parte di Hitler di rivendicare l'Alsazia e la Lorena (come aveva fatto sino a quel momento).
Re Alessandro di Illiria incontra il ministro degli esteri Molotov per discutere di un eventuale fronte comune anti-nazionalista in Europa Centrale e Orientale. Non se ne farà nulla, per contingenze nazionali e domestiche. Tale evento però verrà ricordato in seguito (e diventerà argomento molto discusso anche dagli ucronisti).

1940: la Germania inizia l'operazione 'Carlomagno', con l'invasione dell'Austria. Italia e Illiria dichiarano guerra al reich. Le forze tedesche travolgono quelle austriache (molte delle quali cambiano rapidamente casacca) e occupano rapidamente Vienna. L'esercito Illirico decide dunque di muoversi verso Graz, con gli italiani che attaccano Trento. La tattica innovativa tedesca, l'impreparazione dei soldati e i sospetti tra i due alleati, però, volgono presto il conflitto in favore della Germania. Fermata l'offensiva italiana in Val Pusteria a Est e in Val Venosta a ovest, rimangono sulla difensiva sulle Alpi, ma scatenano una pesantissima offensiva verso sud in Carniola, che apre un cuneo mortale nelle posizioni illiriche. Nel giro di poco, Cilli, Lubiana e Marburgo cadono. Da lì, l'avanzata della Wehrmacht piega a occidente. Gorizia cade, secondo gli illirici, per il 'tradimento' dell'esercito italiano, i cui distaccamenti non muovono un dito per accorrere in aiuto. Il regio esercito negherà sempre questa versione dei fatti e ancor oggi non si ha una visione chiara degli eventi di quell'autunno.

1941: I tedeschi, dopo una sorta di 'pausa invernale', sfondano sull'Isonzo, e nel giro di pochissimo tempo giungono a occupare tutto il Friuli, chiudendo in una sacca sulle montagne gli alpini del Cadore. A est, la Germania arriva a occupare tutta la Slavonia. Timisoara viene occupata dagli ungheresi. Inizia a marzo l'assedio di Belgrado.
Incontro di Parigi tra i rappresentanti francese, inglese e americano, che ribadiscono parole di dura denuncia contro il proditorio attacco tedesco, ma allo stesso tempo ribadiscono la neutralità nel conflitto. Vengono stabilite dure sanzioni economiche da parte dei due stati contro la Germania, oltre che l'invio di armi all'Italia.
La Germania però, forte dell'appoggio rumeno e dell'amicizia turca, riesce ad aggirare molte delle sanzioni sul petrolio.
La realtà è peraltro che molti in Francia non disprezzano l'idea che Hitler dia una 'bella lezione' all'Italia di Mussolini. Nell'autunno, i tedeschi sfondano le linee atesine. L'esercito italiano decide di abbandonare la pianura padana, che viene interamente occupata dai tedeschi. Belgrado nel frattempo è caduta, così come Zagabria e Banja Luka. Di fatto, l'Illiria è stata sconfitta, anche se si continua a combattere nell'aspro territorio della Bosnia centromeridionale e nell'Erzegovina.

12 gennaio 1942: Resa di Bihac. L'Illiria è annessa al reich (province di Litorale adriatico, Carniola, Stiria Meridionale, Dalmazia; protettorati di Croazia e Bosnia; stato indipendente – fantoccio – di Serbia). La linea gotica eretta dagli italiani sull'appennino è prossima al collasso. 'Pugnalata alla schiena' francese, che occupa Valle d'Aosta, Val di Susa e parte della riviera di Ponente. 'Per difesa e protezione delle popolazioni locali dalla tirannide irminista' (anche se il governo francese su quei territori non sarà ben visto).
Nel frattempo, in maniera del tutto autonoma e indipendente, il Giappone aveva iniziato il conflitto con la Cina, anche se da più parti veniva indicata come ineluttabile necessità l'occupazione delle colonie francesi e britanniche in Indocina e Indonesia, oltre che uno scontro con gli USA per il predominio nel Pacifico. Gli USA nel frattempo, nonostante parole severe contro l'aggressione, continuano a commerciare con la Germania.

21 giugno 1942: i tedeschi occupano Roma. Stalin, per paura (fondata), che il prossimo obiettivo tedesco sia l'Unione Sovietica, decide finalmente di rompere gli indugi e attaccare la Germania (passando dalla nazionalsocialista Polonia). Inghilterra e Francia condannano l'attraversamento e la de facto occupazione della Polonia da parte dell'armata rossa, ma allo stesso tempo si decidono a dichiarare guerra alla Germania.
Operazione Edelweiss: la Wehrmacht attacca in forze il (difeso con una certa negligenza) confine alpino della Francia. Dopo una prima settimana difficile, la Wehrmacht dilaga, anche grazie all'utilizzo del piano Schlieffen come diversivo (i francesi erroneamente ritennero il contrario, che quello dall'Italia fosse un attacco diversivo e quello dal Belgio l'assalto principale). Il 26 settembre la Francia si arrende.
Mussolini viene esautorato dal re, rifugiatosi a Palermo. La Sicilia è ben difesa dalla flotta anglo-franco-italiana (che peraltro impedisce l'attraversamento di Gibilterra a qualsiasi naviglio tedesco).

Inverno 1942: inizia la battaglia della Vistola tra Wehrmacht e Armata Rossa.

11 dicembre 1942: i giapponesi ne approfittano per invadere l'Indocina francese, la Malesia Britannica e l'Indonesia olandese, facendo infuriare gli USA.
gli Stati Uniti dichiarano guerra al Giappone, dopo in incidente navale al largo di Luzon. Presto, pressata dalla Gran Bretagna, Washington dichiarerà guerra anche al Reich tedesco.

6 maggio 1943: sbarco in Calabria dell'esercito alleato. Re Alessandro di Illiria, dal suo esilio a Palermo (anche lui), chiede un ulteriore sbarco a Ragusa, ma non viene accontentato. Decisiva offensiva sovietica nel Maramures.

14 ottobre 1943: i tedeschi conquistano Varsavia e occupano de facto tutta la Polonia. Sembra l'inizio di una nuova avanzata dell'Asse, ma non è così.

Dicembre 1943: lenta avanzata alleata per la penisola italiana. Re Alessandro si trasferisce a Valona e decide di riunirsi ai partigiani erzegovini. La sedicenne Elena Maria Antonietta (nata nel '27) segue – in principio contro il suo volere – il padre a Valona e da lì animerà una grande campagna di sostegno economico e morale ai combattenti e alle vittime.
A Re Alessandro, in una località (a lungo rimasta segreta) in Erzegovina appare Maria, la Madre di Gesù, mentre è in preghiera. Dopo la morte del sovrano la storia diverrà di dominio pubblico (Elena Maria Antonietta pubblicherà il diario degli anni di guerra di suo padre, cosa che ebbe grande eco internazionale e mossa che fece scalpore) e il paese di Medjugorje diventerà sede di un santuario mariano.

Marzo 1944: Seconda battaglia della Vistola, questa volta con la vittoria sovietica. Gli angloamericani progettano uno sbarco in Francia, o meridionale o dalla Manica. Riconquista di tutta l'Italia centrale, i tedeschi si trincerano lungo una linea difensiva sugli Appenini tosco-emiliani (riadattando e potenziando le postazioni precedentemente usate dagli italiani). L'Erzegovina viene liberata dai partigiani e dall'esercito illirico.

6 Giugno 1944: sbarco in Normandia. Liberazione. Liberazione di Sarajevo e Nis. I Russi entrano a Budapest. Re Alessandro viene ferito da una pallottola alla spalla destra.

21 febbraio 1945: i russi e l'esercito di re Alessandro di Illiria si incontrano, piuttosto amichevolmente (almeno così pare) a Osijek.

25 marzo 1945: ritiro tedesco dalla Pianura Padana.

12 maggio 1945: resa della Germania e suicidio di Hitler, la grande guerra Europea è finita. Continua invece lo scontro USA- Giappone.

12 settembre 1945: sbarco americano a Sasebo.

25 dicembre 1945: gli americani raggiungono Tottori. Massacro di Mochigase, in cui l'intera popolazione del paese viene eliminata dai soldati americani. I russi si preparano all'invasione dell'arcipelago giapponese.
Bomba atomica su Hakodate e Aomori (1 Gennaio e 6 Gennaio 1945). Il Giappone dichiara la resa.
Nuovo ordine mondiale: Austria, Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria entrano nell'orbita Sovietica, così come le repubbliche baltiche. Oltre alla restituzione della Slesia, alla Polonia viene donata anche la Pomerania orientale e la Prussia orientale (divisa con la Lituania); La Germania, dopo molti litigi e tentennamenti viene tenuta indivisa, ma 'neutrale' rispetto ai due blocchi. All'Italia viene concesso il Trentino (che avrà una altissima densità di caserme, in quanto vicino all'Austria comunista). La Francia, nonostante grandissime proteste, forzosamente tacitate dagli USA, fu costretta a cedere a titolo compensativo all'Italia per la 'Pugnalata alla schiena' le località di Mentone e Roccabruna. L'Italia tuttavia, con un concordato congiunto con la repubblica francese, decise di rinunciare alla sovranità sulle due località per 'evitare una fonte di rivalità e odio tra due nazioni che potrebbe sfociare in decisioni pericolose per la stabilità europea'. Nell'empasse diplomatica si stabilì dunque di riunire de due località al Principato di Monaco, come era prima del 1849. L'Illiria venne ristabilita nella sua integrità territoriale, tuttavia il Banato chiese e ottenne di unirsi ad essa. Montenegro ed Albania, pur mantenendo la loro sovranità, decisero di portare avanti un processo di più stretta unione e collaborazione con l'Illiria stessa, così come la Bulgaria. La Romania, su forti pressioni illiriche, venne 'neutralizzata' al pari della Germania. Tecnicamente anche l'Illiria non venne pienamente considerata parte del 'campo occidentale', in quanto cercò di mantenere rapporti cordiali con entrambe le potenze. Nell'alleanza balcanica, per evitare una sanguinosa guerra civile, decise di entrare anche la stessa Grecia, fino ad allora refrattaria ad aderire a qualsiasi progetto che la costringesse ad attenuare il proprio irredentismo sui territori dei paesi confinanti.

1950: Viene rinnovata l'alleanza tra Italia e Illiria, chiamata 'patto Adriatico'. Non si tratta solo di un trattato militare, ma anche e soprattutto economico, di libera circolazione di beni e risorse. Gli USA manifesteranno un certo dissenso.
Nasce la comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio tra Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Italia e Germania. Per quest'ultima si dovrà dichiarare una clausola che stabilirà che tale alleanza non ha il fine di ricostruire in alcun modo l'esercito tedesco (per il momento la Germania ha solo una forza di polizia 'di difesa').

1952: l'Unione Balcanica (come soggetto complessivo, il che ha del sorprendente), l'Italia e la Francia firmano il 'trattato Mediterraneo', una sorta di CECA in salsa sud-europea, ma con in più la nascita della 'Brigata Mare Nostrum', ossia una forza militare congiunta (e interarma), tra i paesi membri. Il fatto che tale patto militare non sia connesso alla Nato provoca nuovamente l'irritazione di Washington.
Mediazione internazionale promossa da re Alessandro per una soluzione del conflitto in Corea. L'arbitrato dell'Unione Balcanica non viene preso in considerazione dalle parti, ma resterà un precedente importante.

1957: nasce la Comunità Economica Europea. L'Unione Balcanica partecipa come singolo soggetto politico.

1962: Di nuovo Alessandro si propone per un arbitrato per risolvere la crisi dei missili di Cuba. Storico incontro a tre a Banja Luka tra Kennedy, il Papa Giovanni XXIII e re Alessandro. Krushev verrà invitato, ma rifiuterà cortesemente.

1965: la 'Brigata Mare Nostrum' viene rinominata 'Forza di Difesa Euro Mediterranea'. Bulgaria, Illiria, Montenegro e Albania, in una nota congiunta decidono di unire i rispettivi stati nella Unione Balcanica. I Sovrani dei rispettivi stati decidono di abdicare contemporaneamente. Ne nasce un 'caso'. I primi ministri dei suddetti paesi, infatti, respingono la richiesta di dimissioni, decidendo di rimettere la questione al costituendo parlamento federale dell'Unione. Dopo un anno, al termine dell'assemblea costituente e delle elezioni generali federali, il parlamento vota una mozione in cui l'abdicazione dei sovrani verrà sottoposta alla consultazione popolare. Risultato?
In Illiria il 69% della popolazione si dichiarerà contrario all'abdicazione di re Alessandro; in Montenegro il 59% contro all'abdicazione di re Michele; in Bulgaria il 63% contro l'abdicazione di re Simeone. Solo in Albania la maggioranza si esprimerà a favore dell'abdicazione di re Leka (che probabilmente pagherà lo scotto della figura poco esemplare del padre).
Verrà dunque inserito un articolo preparato per l'occasione nella nuova costituzione del paese:
« I sovrani delle case reali di Cilli, Petrovic Njegos e Sassonia Coburgo Gotha, ex-capi di stato dei paesi di Illiria, Montenegro e Bulgaria, sebbene destituiti dal comando delle forze armate del paese, permangono nel loro ruolo di alta rappresentanza internazionale del paese, oltre che senatori a vita, nonché garanti della continuità istituzionale dello stesso. »
Motivo per il quale questi 'tre re' sono un caso particolare (per certi versi simili all'Uganda), nonché spesso fonte di confusione presso i paesi stranieri. (Famosissimo infatti è il meme: “Balkania is a monarchy or not?: Well, yes but actually no”)

1968: Contestazione e 'sessantotto'. Liberazione di costumi e manifestazioni di piazza si diffondono in tutto il globo. Alessandro muore per un cancro ai polmoni (Dovuto al suo forte consumo di sigari). Diventa regina di Illiria la 'principessa partigiana', Elena Maria Antonietta. Sarà la sovrana illirica che viaggerà di più in tutto il globo. Famoso il suo intervento contro la guerra in Vietnam o a favore della smilitarizzazione del Giappone. (infatti in America si beccherà della comunista. Il che è ironico, in quanto nel paese natale ebbe fama di simpatie di conservatorismo dopo una battuta spiritosa contro delle manifestanti femministe).

CONCLUSIONE:

Stabilire una scansione strettamente cronologica dell'ultimo cinquantennio di storia illirica ha poco senso di per se stesso, in quanto la storia di questo paese si fonde gradualmente con il processo di unità europea all'interno delle sanguinose crisi che attraverseranno il mondo.

L'Illiria sarà sempre pervicacemente alla ricerca di un orientamento se non equidistante, quantomeno 'non allineato' tra il mondo sovietico e quello americano. Non sempre ci riuscirà, con sbandate e ammiccamenti a destra o a sinistra a seconda della marea. Resta però il fatto che tale ricerca sarà l'indispensabile faro e guida per la ricerca di una identità Europea fuori dagli schieramenti della guerra fredda, cosa che certo farà indispettire molto le due superpotenze, timorose di quel piccolo stato che cercherà di ricordare al vecchio continente la propria capacità decisionale autonoma. Inoltre sarà sempre in primissima fila CONTRO le discriminazioni nazionalistiche, il vero male del XX secolo. Nel 1990 la nascita di una Unione Europea, prodromica di uno stato unico europeo ebbe il fondamentale contributo del suo esperimento, riuscito, di governo unico di uno stato multietnico a cui si andarono via via aggregandosi pezzi. In un famoso trattato, Franjo Shumarak, politico dalmata degli anni '2000, provocatoriamente dirà, in occasione della firma finale della 'Convenzione per il processo verso uno Stato Unico Europeo':

Non so più dove finisce la Croazia e dove inizia l'Illiria, dove finisce l'Illiria e dove inizia l'Unione [Balcanica]. E ora, dove finisce l'Unione Balcanica e dove inizia quella Europea. Perché da noi il sogno si è avverato. Io sono di Spalato, sono Dalmata, sono di madrelingua croata, mi sento Illirico, Balcanico ed Europeo. Mi sento tutte queste cose insieme senza soluzione di continuità, senza che una cosa escluda l'altra, come dei cerchi concentrici che si allargano al mondo e lo abbracciano. La cosa sconvolgente è che da noi non è un discorso di pochi idealisti e intellettuali, è una concezione diffusa e capillare, che viviamo con estrema naturalezza, quasi un'ovvietà. E' forse proprio per questa ragione che siamo sempre stati così tenacemente europeisti e, al tempo stesso, se ci chiedete di spiegarne il motivo, noi non lo sapremo fare molto bene. Perché per noi l'europeismo (che noi chiamiamo semplicemente identità) è naturale come respirare.

E permettete di dire una cosa ai vostri sovranisti, ai vostri nazionalisti, se ne esistono ancora nei vostri paesi: essere Europeo non mi rende meno Dalmata, meno Illirico, meno Croato. Le identità si rafforzano a vicenda. Solo, non generano odio, ma fratellanza. Non superiorità, ma rispetto. Non paura, ma curiosità. Per me il dalmata, o l'ungherese, o il sassone non sono lingue 'straniere'. Sono solo lingue che ho imparato dopo. Sono solo piatti tipici che ho mangiato più avanti con l'età. Sono semplicemente persone, non sono idee. Se ci siamo riusciti noi, potete farlo anche voi.

Paolo Maltagliati

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Per primo Bhrg'hros commenta:

Sconvolgente... Le tue ucronie hanno sempre, senza eccezioni e compresa la Magellania, la caratteristica di essere realistiche al massimo grado. Credo che siano le più realistiche di tutte, perfino quando si spingono nella Geografia Alternativa. Realistiche vuol dire anche del tutto convincenti. Qui poi c‘è pure un lieto fine, mi pare, no.

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E feder aggiunge:

Wow, sono estasiato. Paolo ha un modo di scrivere che riesce sempre a intrigarmi, forse per la sua capacità di illustrare con maestria situazioni particolarissime (ma non per questo meno meritevoli di attenzione) che la c.d. 'grande storia' lascia ai margini delle pagine dei manuali. Forse è dunque proprio questo il significato e lo scopo del genere ucronico: ridare lustro, tramite il nostro abbellimento, a quelle piccole storie che pur tuttavia meritano di essere conosciute e raccontate.  Ti ringrazio dunque per avermi insegnato ancora una volta qualcosa che non presumevo potesse interessarmi tanto.

Tra l'altro Illiria è proprio un bel vocabolo, mi piace molto. Ma toglimi una curiosità: sarà la terza o quarta volta che leggo, in uno dei tuoi lavori, questo toponimo in riferimento alla regione abitata dagli slavi del sud. Come mai il termine Yugoslavia non ti piace?

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Bhrg'hros gli risponde:

Era la denominazione normale in uso prima del conio di "Jugoslavia". In tedesco si usava esclusivamente "Jllyrien" (oggi scritto anche "Illyrien"), in ungherese "Illíria", nelle lingue slave "Ilirija".

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E Paolo chiarisce:

Al di là di quello, in questa ucronia Jugoslavia avrebbe anche poco senso, perlomeno nell'ottocento. L'Illiria NON è la terra degli slavi del sud, è la terra degli slavi meridionali E delle popolazioni romanze balcaniche E gli albanesi E i madrelingua tedeschi (sia maggioritariamente altotedeschi che residui basso tedeschi di tardomedievali immigrazioni) E i madrelingua ungheresi E i greci, come minimo quelli fuori dalla Grecia propriamente detta E le comunità ebraiche.
Al di là che per una questione di
A)tentativo tipicamente nazionalistico di rivendicazione di territori su base ideologica
B)abitudine storica all'utilizzo di questo termine rispetto a quello di più recente conio, l'idea è anche di cercare di preservare più a lungo possibile almeno un vago residuo di quella concezione di identità culturale/etnolinguistica molteplice o quantomeno non rigidamente esclusiva che da quelle parti per secoli è stata la norma, prima degli scempi moderni.

L'illirico può essere un contadino dei pressi di Passarowitz. Quando va in città in un giorno di mercato a vendere il suo raccolto e i suoi animali, gli capiterà di imprecare per la coda alla pesa pubblica con il funzionario. Lo fa con quattro parole tedesche, perché il tedesco è tipicamente associato alle questioni burocratiche e quelle ha in mente e non avrebbe senso tradurle, come un inglese che va all'opera non si sognerebbe di tradurre 'pianissimo', 'andante con moto' eccetera. Non è che il pubblico ufficiale sia etnicamente tedesco per forza, ma quella è l'abitudine e non pensa 'lingua degli oppressori, noi slavi dobbiamo liberarci da questa prevaricazione linguistica!', perché in fondo è una lingua anche sua, in quel momento. Una volta al mercato, per attirare la folla a vedere quanto è bello il suo porco, gli scapperanno due o tre parole di chiara origine romanza. A parte il fatto che sul lungo termine in questa TL il Ciacavo si impone sullo Stocavo e sul Caicavo (un po' meno sul Torlacco poi, ma comunque) come idioma dell'educazione scolastica e il ciacavo risente immensamente di più del vocabolario neolatino rispetto agli altri due (e diciamocelo, in hl, c'è stata un'opera di consapevole 'purificazione ideologica' di tali elementi), ma lo fa solo perché SI FA COSÌ. non si chiede perché, ma per contrattare, al mercato, quelle sono le parole che gli vengono. Le mischia anche con qualche parolina ascrivibile a un dialetto tedesco, ma diverso rispetto a quello di prima. Un altro paio di parole che gli vengono sono una storpiatura slava di parole chiaramente turche.Quando passa al mercato un aristocratico, porge i suoi ossequi ironicamente untuosi con un paio di termini ungheresi.
Attenzione, l'ho fatta facile per una persona di ceto piuttosto basso di una regione relativamente poco variegata rispetto ad altre a livello di comunità presenti (con un piccolo proprietario terriero di Pisino avrei giocato sporco, era troppo semplice). il nostro contadino in questo caso non SA consapevolmente tutte queste lingue. Sa vocaboli e frasi più o meno intere qua e là, verso cui vira istintivamente secondo la fase di interazione sociale che affronta. Lui è a tutti gli effetti slavo, ma come poteva essere gallo un abitante di Milano nel IV secolo dopo cristo. Era sì gallo, ma non per questo si percepiva meno romano di un abitante di Alessandria, per quanto i due si percepissero, giustamente, molto diversi tra loro.
È chiaro che in un mondo moderno pervaso dagli stati nazione tutto ciò è forse una pretesa troppo grossa.
A lungo andare ci si può però accontentare di una versione minima di ciò, ossia la Svizzera. Il Ticiniese e lo Zurighese si prendono in giro tra loro in senso etnolinguistico? Eccome! Ma sia il primo, sia il secondo si sentono molto più svizzeri che italiani o tedeschi. Certo, si danno dell'italiano scansafatiche e del tedesco quadrato al bar (magari parlando tra loro in francese), ma si percepiscono entrambi innanzitutto e primariamente svizzeri. I ticinesi inorridirebbero, oggi, se gli si proponesse un referendum per staccarsi dalla Svizzera e unirsi all'Italia Malignamente si potrebbe dire per mero snobismo borghese (che non dico sia assente), ma ciò non toglie il fatto.

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Poi però Bhrg'hros aggiunge:

Ahimé, che disastro; che rovina... Ero talmente abituato al decorso dei secoli precedenti che non ero più preparato ad aspettarmi che i Borboni delle Due Sicilie nel 1914  facessero la parte della Serbia (fino al 1848 certo, il Patto di Famiglia era evidente; però non dico con Napoleone III., ma addirittura con la Terza Repubblica...).

Sì mi rendo conto che questa è la conferma (sia pur ucronica) che la Geopolitica prevale sulla Politica (altrimenti la Monarchia Borbonica si sarebbe appoggiata ai comunque parenti asburgici contro i Repubblicani); però appunto in tale ottica Vienna avrebbe dovuto a qualsiasi costo legare Napoli con un’alleanza (a meno di rovesciamento dinastico come appunto in Serbia).

Del resto, nel 1914 vero e prima dell’Attentato, l’Austria-Ungheria aveva quattro obiettivi geopolitici: la creazione della Confederazione Danubiana (se necessario, costringendo la Serbia con la forza), l’Unione Mitteleuropea, in caso di resa dei conti con la Russia l’annessione di quanta più Polonia e Ucraina possibile e infine, nell’eventualità di defezione dell’Italia, le rivendicazioni settecentesche; invece qui? La Confederazione Danubiana e l’nione Mitteleuropea corrono parallele e dipendono in ultima analisi dall’accordo con gli Alleati (anzitutto Germania e Illiria); l’eventualità di uno scontro con la Russia è molto minore e riguarda casomai l’Illiria (a meno che a San Pietroburgo si punti con molta più decisione sull’espansione della Polonia e la creazione di un Regno di Cecoslovacchia in unione personale con la Russia); in primo piano si colloca invece, com’è ovvio, la “Questione Italiana”, in questa ucronia la principale direttrice geopolitica degli Asburgo.

La Confederazione Italica già c’è e comprende pure il Papa come Osservatore; due dei tre Stati asburgici sono in via di confluenza (con la successione di Francesco Ferdinando, già Sovrano di Modena-Reggio e del Piemonte, come Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria e del Lombardo-Veneto) e nessuno lo può impedire. Se qualcuno aspira all’“Unità d’Italia”, il primo riferimento è Milano (i Nostalgici di Carlo VI.), poi il Papa (nell’idea che le Due Sicilie aderiscano alla Confederazione) e solo per ultimo il Regno (delle Due Sicilie); poi vengono i Repubblicani, che o sono contro tutti oppure non hanno una grande alternativa di Monarchi fra cui scegliere: Re Alfonso, a differenza di Franceschiello, è mezzo asburgico e Francesco Giuseppe avrà fatto di tutto per valorizzare questa caratteristica. I ruoli che vedrei sono di Alfonso come icona di un moderato Indipendentismo duosiciliano, di Francesco Giuseppe – inevitabilmente – come simbolo della Tradizione e Francesco Ferdinando – qual era – come depositario delle speranze di una “Modernizzazione”, ma non militaristica. Che potesse infastidire il Colonialismo delle Grandi Potenze era più il Regno delle Due Sicilie che l’Austria, tutt’al più titolare di una parte di Eritrea (il resto lo garantirebbe alla Sublime Porta).

Quindi mi spingerei a proporre una variante personale dell’ucronia, che devia dall’indomani del 28. giugno 1914!

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Anche stavolta Paolo spiega:

Sono felicissimo del tuo intervento. Lo so, ho fatto un (brutto?) Coup de théâtre, sul quale sono rimasto molto indeciso, poiché ho fatto scivolare l'ucronia da un binario che in fondo desideravo anche io (evitare la prima guerra mondiale; evitare la dissoluzione degli imperi europei; arrivare a un mondo meno nazionalistico) a un binario cupo, di riaggiustamento verso un mondo un po' più simile al nostro e dunque un po' più triste.
Per cui innanzitutto non solo accetto il tuo suggerimento alternativo Guido, ma con molta umiltà ti chiedo di credermi se ti dico che era il primo sviluppo da me supposto.
Allora perché va tutto a ramengo? Perché volevo provare a dimostrare alcune cose:
La prima è più generale e tu stesso l'hai detta: il prevalere (purtroppo) della geopolitica sulla politica.
La seconda è forse più tenue, una sorta di monito, ma spero si capisca il mio pensiero: quanto l'ideologia nazionalistica sia pericolosa, un'edera che fa avvizzire i rapporti innanzitutto tra gli stati e poi tra gli individui(anzi, il contrario). I padroni della geopolitica CREDONO di poter manipolare a proprio uso e consumo il nazionalismo, specie nel XIX secolo, ma i populismi del secolo successivo fanno chiaramente comprendere come l'ideologia porta tutto a una spirale fuori controllo.
Nell'ucronia che ho scritto sono stato, forse in maniera un po' voluta (o forse perché descrivere la discesa nell'abisso non è un'operazione tanto entusiasmante), criptico, nel senso che non mi sono soffermato su dei Borbone sempre più ostaggio di un ruolo, sempre più condannati a subire le uggie di una Francia che li tiene eternamente tra le grinfie, anche se un infinitesimo indizio celato tra le pieghe della volta scorsa l'ho pur dato, vale a dire l'occupazione duosiciliana della Tunisia, cui mai nessuno sano di mente a Parigi (e a Londra) avrebbe acconsentito se non fosse stato sicuro che i Borbone non potessero mai con un colpo di coda liberarsi.
A maggior ragione pensate alle terribili pressioni sul povero Alfonso, un sovrano ridotto all'impotenza dall'avidità dei baroni franciosanti (e tutti i franciosanti d'Italia confluiti a Napoli).
Il colpo di coda ancor più crudele è stata la vittoria dell'intesa, di cui ho voluto rendere ancor piu evidente il disincantato e pragmatico obiettivo finale distruttivo. Davvero, VOLEVO far vincere gli imperi centrali e anzi, qui sarebbe stato assai probabile, con una Francia letteralmente circondata. Allora perché?
Ecco un altro monito per capire meglio la HL: gli USA. l'esistenza degli Usa come fabbrica del mondo e centro della finanza del mondo rende inesorabile la vittoria dell'intesa, che tanto più rischia di perdere, tanto più di dovrà indebitare, costringendo qualcuno a difendere il proprio investimento.
Anzi, quanto più l'intesa avrà rischiato di perdere, tanto più incattivita sarà alla fine (come spero si comprenda).
Gli Stati Uniti d'America sono il carnefice/vittima per eccellenza, lo stato che rappresenta il legame perfetto/perverso/ineluttabile tra mezzi, risorse e ideologie scaturite dalla fusione di agiti ideologici tremendi (nazionalismo compreso, per quanto sia difficile da credere).
(Ed è per questo che Guido si affretta giustamente a farli fuori in tutte le sue ucronie)
Ammetto che questo binario di cupezza è dedicato all'ottimista Tommaso, che in realtà ha influito molto affinché io decidessi di prendere questa strada, nella sua osservazione di settimana scorsa sulla Macedonia. (Ovvero, perché non arrivare a un matrimonio tattico per raggiungere in fretta il risultato voluto?)
Il mio personale ' happy ending' che voglio portare è questo: perdere tutto per una ideologia stupida per poi, FINALMENTE rendersi conto che da qualche altra parte del mondo un altro modello è possibile e funziona, anche se a tutti questa cosa è parsa a lungo l inutile e anacronistica (per contrappasso, proprio nel luogo in cui in hl, l'ultranazionalismo tra quasi letteralmente fratelli ha scatenato massacri su massacri).
Scusate se mi sono dilungato in questo 'dietro le quinte di...', però mi pareva interessante.

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Bhrg'hros ha ancora una domanda da porre:

Altrochè! Ti ringrazio ancora e, se posso, avrei una curiosità: nel Novecento c’è stata, anche in Linguistica, l’Illiromania, dopo la quale invece la nozione di illirico è stata ridotta in pratica a poco più che l’antenato del solo albanese. L’Illiromania, fra l’altro, ha funzionato come surrogato classicistico per l’Austria-Ungheria, in un’epoca in cui i Russi erano chiamati “gli Slavi”, i Tedeschi “i Germani” e i Francesi “i Galli” (mentre in Italia imperversava il Mito di Roma e alcuni Stati avevano perfino adottato o erano stati sul punto di adottare le denominazioni di Batavia, Belgica/Belgio, Dacia e, naturalmente, Ellade). Secondo Te, in Illiria di sarebbe stata l’Illiromania e, se sì, sarebbe poi caduta ugualmente in disgrazia?

A proposito di disgrazia, la denominazione Balcania ha, presso le popolazioni interessate, la stessa connotazione che avrebbe Terronia nell’eventualità di una Secessione dell’Italia Meridionale e Insulare. Possibilità alternative potrebbero essere Europa (in senso tardoantico, ossia la regione di Bisanzio) oppure Macedonia (visto che all’epoca era una denominazione ancora disponibile e avrebbe così potuto includere la Grecia con soddisfazione di tutti)? Macedonia (o, se non contenti, Grande Macedonia) sarebbe un degno nome per la situazione descritta nel discorso finale...

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E Paolo volentieri gli risponde:

Parto dall'ultima.

Se noti, la frase è in inglese. Balkania è un termine tipicamente americano che un autoctono non userebbe mai. Prosaicamente per indicare il loro stato gli abitanti usano la parola "Unione", senza neanche più altri aggettivi, come un po' fanno gli svizzeri con la parola 'Confederazione'
[O, per esempio, Zaveta/Zovet(seg)/Bashkimia].
Anche in questa ucronia il mondo resta culturalmente piuttosto anglicizzato, anche se forse in misura meno pacchiana, per cui Balkania si farà strada ugualmente, ma resterà a fianco del sempreverde Illiria/Illirico(che è improprio e non farà piacere a tutti, ma che col tempo verrà usato un po' come 'Olanda/Olandese' viene usato per definire i Paesi Bassi).
Resta il fatto che anche a me Macedonia non dispiace...

L'anticomania in questa TL c'è stata, tanto è vero che una regina si è persino fatta chiamare Teuta, però c'è una stranezza rispetto all'HL: da un lato è meno prorompente, se non altro perché il nome Illiria è antico sì, ma per l'uso che se n'è fatto è troppo poco evocativo di un passato lontano; dall'altro senza il martellamento del nazionalismo serbo-croato (tale parola non esiste in questa tl), che in hl si è sentito in obbligo di purgare tutto ciò che è pre/non slavo dal vocabolario, gli antichismi non vanno necessariamente in soffitta d'un colpo come giochi di eccentrici accademici. Anzi, visto che l'anticlassicismo di matrice futurista è associato al vicino e non proprio graditissimo regime italiano, l'aria classicheggiante avrà un suo snobistico senso per qualcuno (comunque progressivamente sempre meno) almeno fino agli anni trenta del novecento.

Nota a margine: il regime di Mussolini in questa TL avrà un rapporto proporzionalmente un po' meno stretto con la Roma dei Cesari e un po' più stretto con altri periodi e quadri storici, come il buon Federico II (tralasciando la sua origine tedesca, unica macchia).

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Diamo la parola a Strataghemma:

POD: Gertrude di Hohenberg, moglie di Rodolfo IV, conte d'Asburgo (1218-91?), perde un figlio per aborto spontaneo all'inizio del 1250. Questo bambino (in realtà una bambina) sarebbe stato, OTL, Matilde d'Asburgo. Questo non solo fa sprofondare Gertrude in una depressione postnatale che elimina dalla storia la prole successiva, ma inoltre, a partire dal 1273, Rodolfo si ritrova senza merce di scambio con cui fare leva su Luigi II (1229-94), conte palatino del Reno e duca dell'Alta Baviera, o su Alberto III, duca di Sassonia-Lauenburg.

Così, in questa TL, quando si svolge l'elezione per il trono tedesco, non solo Alberto non riesce a fare proselitismo a favore di Rodolfo, ma Luigi si presenta in realtà come un sostenitore un po' riluttante della pretesa di Otakar II (1230-96), re di Boemia. Quando un assassino viene catturato dagli uomini di Luigi, gli oppositori colgono l'occasione per screditare Rodolfo accusandolo di aver finanziato un attentato alla vita di Luigi. Sebbene Rodolfo neghi di essere il mandante dell'attentato, queste accuse infondate si rivelano sufficienti a infangare la sua reputazione e a far slittare di poco le elezioni a favore di Otakar.

Otakar viene incoronato re di Germania ad Aquisgrana all'inizio del 1274. Ciononostante, Rodolfo si rifiuta di riconoscere la regalità di Otakar in quanto la pretesa di Alfonso X (1221-84), re di Castiglia, che era esistita in opposizione a quella dell'"antire" Riccardo di Cornovaglia, non era mai stata formalmente rinunciata. Papa Gregorio X, pur essendo certamente turbato dalle accuse di complotto di Rodolfo, è tuttavia riluttante a esprimere un sostegno formale a Otakar come Sacro Romano Imperatore.

Con l'incombere dell'incoronazione di Otakar, Papa Gregorio X riesce a eludere abilmente le lotte di potere interne al Sacro Romano Impero, concentrando le sue attenzioni sull'imminente concilio cattolico di Lione. L'accresciuta attenzione di Papa Gregorio per le questioni relative al Concilio di Lione fa sì che Tommaso d'Aquino (1225-74) venga convocato a Lione prima del Concilio, per rispondere dei suoi scritti, evitando la malattia (avvelenamento?) che altrimenti lo avrebbe ucciso.

Papa Gregorio lo rimprovera per molte delle sue opinioni più controverse, ma - incuriosito dal suo trattato "Contra errores Graecorum" - gli affida il compito di indagare sulla possibilità di appianare le differenze nel dogma e nella pratica liturgica tra la Chiesa greca e quella latina. Giunto a conclusioni ampiamente ottimistiche, un Aquinate sempre più indebolito incoraggia Papa Gregorio X a sfruttare il Concilio di Lione come occasione per tendere un ramo d'ulivo alla Chiesa d'Oriente, condannando le scomuniche emesse dalla Santa Sede nello Scisma del 1054 e cercando una definitiva riunificazione. Gregorio segue il suo consiglio e il Concilio di Lione spiana la strada alla riunificazione definitiva delle due Chiese.

Poiché a memoria d'uomo si erano verificate diverse lunghe vacanze della Santa Sede, una fazione dei partecipanti al concilio convince Papa Gregorio X ad ammettere un cambiamento nel sistema di elezione papale, in base al quale i cardinali non potranno lasciare il conclave fino a quando non avranno eletto con successo un Papa (cosa che sarà poi adottata anche per gli Elettori del Sacro Romano Imperatore). Sempre più debole, l'Aquinate muore di febbre in agosto, pochi giorni prima della fine dell'ultima sessione del concilio.

Senza il matrimonio tra Luigi II, duca dell'Alta Baviera e Matilde d'Asburgo, l'erede e omonimo di Luigi riceve un po' più di attenzioni paterne, diventando più bravo a giostrare e sopravvivendo così al torneo di Norimberga del 1290 che altrimenti lo avrebbe ucciso. Luigi II, lentamente consumato da uno strisciante senso di colpa per l'esecuzione della prima moglie per infedeltà, riempie il vuoto storicamente occupato da Matilde con una serie di amanti, generando diversi figli bastardi. Dalla fine degli anni Ottanta del Novecento fino alla sua morte, avvenuta nel 1294, si assiste a una lenta perdita di controllo della realtà e il figlio Luigi di Baviera (nato nel 1267), assume il controllo della maggior parte delle attività ducali.

Nel 1291 si celebra il matrimonio della quindicenne Margherita di Brabante (nata nel 1276) con Luigi di Baviera. Da lei nascono due figlie nel 1292 (Anna) e nel 1295 (Sofia) e un figlio (Federico) nel 1298. Alla morte del padre, avvenuta nel 1294, Luigi IV eredita il ducato dell'Alta Baviera. I suoi tentativi di ricucire i rapporti con i suoi contemporanei della Bassa Baviera hanno un successo limitato, ma le iniziative volte a razionalizzare la tassazione e il commercio si rivelano popolari tra il popolo. Muore per cause naturali nel 1330 e gli succede il figlio Federico.

Duchi dell'Alta Baviera:

Luigi II (1253-94)
Luigi IV (1294-1330)
Federico (1330-)

Enrico della Bassa Baviera trascorre la maggior parte del suo tempo in liti con il fratello, con Otakar II di Boemia e con vari ecclesiastici. Alla sua morte, nel febbraio del 1290, il territorio passa ai suoi tre figli, Ottone III, Luigi II e Stefano I. La mancanza di vari membri della famiglia Asburgo storicamente esistiti fa sì che non si riesca a procurare una moglie a Ottone III, duca della Bassa Baviera. Dopo la sua morte, nel 1312, il dominio sul Ducato di Bassa Baviera viene consolidato dai nipoti Ottone IV ed Enrico II (OTL Enrico III). Anche Ottone muore senza figli nel 1334, passando l'intera Bassa Baviera a suo fratello, Enrico II, che alla sua morte, nel 1339, la passa al figlio Giovanni. Giovanni muore l'anno successivo, permettendo a Federico dell'Alta Baviera di unire l'intero Ducato di Baviera sotto il suo dominio.

Duchi della Bassa Baviera:

Enrico I (1253-90)
Ottone III (1290-12)
Luigi III (1290-96)
Stefano I (1290-1309)
Ottone IV (1309-34)
Enrico II (1309-39)
Giovanni I (1339-40)

Dopo la morte di Giovanni I, duca della Bassa Baviera, avvenuta nel 1340, la Baviera viene riunificata sotto Federico I (nato nel 1298), che diventa duca di Baviera e conte palatino del Reno. In questa TL, i tentativi di Federico di consolidare il ducato permettono alla riunificazione di resistere alla sua morte, ponendo fine a un'epoca di faide familiari e piccole dispute che OTL è durata 160 anni in più. Questa relativa assenza di lotte interne spiana la strada alla Baviera per riconquistare il suo ruolo di centro di potere regionale all'interno del Sacro Romano Impero, acquisendo infine la dignità elettorale.

Senza una figlia asburgica con cui Rodolfo possa corrompere Alberto II, duca di Sassonia-Wittenberg (nato nel 1247 circa), affinché appoggi la sua pretesa al trono tedesco, il duca di Sassonia-Wittenberg sposa invece Elisabetta, una nobildonna locale, nel 1276. Nel 1278, Elisabetta dà alla luce una figlia (Agata), ma le complicazioni della nascita del secondo figlio uccidono sia il bambino che la madre nel 1281. A seguito di questa tragedia, Alberto sprofonda in un periodo di depressione prolungata e muore per una malattia legata allo stress nel 1296. Gli succede Agata, che assume il titolo di Duchessa di Sassonia-Wittenberg.

Purtroppo, Agata si rivela una sovrana un po' ingenua e troppo fiduciosa, cadendo rapidamente sotto l'influenza dei principi di Anhalt negli affari diplomatici e militari. Nel 1300 diventa la seconda moglie di Alberto I, principe di Anhalt. Dopo avergli dato un figlio ed erede (un altro Alberto) nel 1302, il matrimonio si inasprisce rapidamente quando Agata e Alberto vengono alle mani per questioni politiche. La donna muore in un "incidente" di caccia nel 1305, quando Alberto I rivendica la reggenza della Sassonia-Wittenberg, cercando di incorporarla ai suoi territori di Anhalt. Questo improvviso aumento del territorio è visto dai fratelli di Alberto come una minaccia, che li porta ad attaccare congiuntamente i suoi territori nel 1307.

Il caos nell'Anhalt significa che saranno i duchi della Sassonia-Lauenburgo ad essere considerati i legittimi discendenti dei duchi della Sassonia originaria, e quindi saranno loro a ottenere lo status di Elettori quando sarà formalizzato il processo elettorale del Sacro Romano Impero.

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Passiamo all'idea di Basileus TFT:

L'Impero Serbo

Attorno all'anno 1350 l'Impero serbo raggiunse un'estensione assai elevata, comprendendo praticamente tutti i balcani meridionali. Stefano I Dusan si autoproclamò imperatore di tutti i serbi, bulgari e greci, sconfisse un'invasione turca nei Balcani meridionali e sostanzialmente paralizzò la politica bizantina. Alla sua morte i signori feudali locali divisero l'Impero in una moltitudine di staterelli e contee indipendenti; suo figlio Stefano Uros V si trovò a governare su un regno molto più ridotto, che mano a mano coincise pressapoco con il solo Regno Serbo. Ma se invece Stefano Uros riesce a sedare le rivolte dei feudatari e instaura una forte dinastia, mantenendo l'Impero creato dal padre?

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Ed ecco una breve timeline:

1355: Morte di Stefano Dusan, rivolte nell'Impero serbo e presa del potere di Stefano Uros V,detto "il forte".

1360-65: Stefano Uros seda le rivolte dei nobili, aiutato soprattutto dai fratelli Mrnjavcević,i più potenti nobili della Serbia. Frattanto i turchi,approfittando di un terremoto,invadono la Tracia occidentale strappandola ai bizantini e gettando le basi della loro invasione dell'Europa.

1370: Stefano Uros e i propri nobili si uniscono in una lega antiturca, con l'obbiettivo di mandare gli infedeli fuori dai territori dei romani.

1371: Battaglia del fiume Marizza,i turchi sono sconfitti e il loro esercito si ritira disordinatamente fino alla costa della Tracia occidentale. Stefano Uros muore il 3 dicembre lasciando il trono di Imperatore al nobile Stefan Lazar,non avendo avuto figli. Pochi giorni dopo la presa del potere Stefan Lazar sconfigge i turchi presso Marica.

1372-1380: il potere turco viene fortemente ridimensionato,mentre Stefan Lazar si pone a capo di una coalizione antiottomana alla quale aderiscono anche i bosniaci. I bizantini non intervengono,mantenendo la loro neutralità e cercando di riprendere fiato per le pesanti perdite economiche e umane subite negli anni precedenti. Dopo mesi di scaramucce senza rilevanza l'Imperatore sconfigge gli ottomani nella battaglia della Piana dei Merli, nonostante disponesse di un esercito lievemente più piccolo rispetto a quello del Sultano. Stefan perde la vita eroicamente nella battaglia e viene proclamato Santo dalla chiesa ortodossa. il trono passa a Stefano III Lazaro, figlio del precedente sovrano,costui viene tuttavia avvelenato poco dopo da Costantino Dragas, un nobile serbo di grande potere,imparentato con la famiglia dei Dusan, sua madre era infatti la sorella di Stefano V Uros.

1385: I serbi sconfiggono una rivolta di feudatari ribelli nella Seconda Battaglia della Piana dei Merli. Il Sultano ottomano ovviamente intervenne a favore dei ribelli serbi, sperando di recuperare le coste della Tracia, e questo scatena una nuova guerra fra i due paesi.

1387: Battaglia di Bursa, gli ottomani riescono a resistere tenacemente nella loro capitale e i serbi levano l'assedio,tuttavia la guerra viene sostanzialmente vinta dai cristiani.

1390: Una rivolta dei bizantini d'Epiro viene sedata con il ferro e il fuoco. Costantino dona in sposa la propria figlia, Elena Dragas, all'imperatore bizantino Manuele II, siglando pace e alleanza fra i due imperi.

1395: Stefano muore in battaglia contro gli ungheresi,che avevano attaccato a tradimento durante la notte di natale,l'esercito serbo è sconfitto ma non distrutto. L'Impero cade in un periodo di anarchia, in cui nessun sovrano riesce ad imporsi,la nobiltà locale ribolle e turchi, bizantini e ungheresi ne approfittano per passare alla controffensiva.

1400 L'Impero serbo esce stremato da tutte queste guerre,non che ridotto territorialmente: è infatti costretto a cedere alcuni territori a nord di confine all'Ungheria, nonché il suo protettorato sulla Valacchia; la Bosnia, alleata dell'Impero, viene inglobata nel regno ungherese. Il Despotato d'Epiro è nuovamente elevato al rango di nazione indipendente,mentre i turchi conquistano le coste della Tracia orientale,usando la città di Kavala come principale testa di ponte.

401 Durad Brankovitch, un nobile serbo e ungherese, riesce a prendere il potere nell'Impero,facendo presupporre un periodo di stabilità e pace.

1402 La Battaglia di Ankara mette in seria difficoltà le truppe ottomane,che vengono massacrate da Tamerlano. I serbi ne approfittano per riconquistare,in modo quasi indolore,le province europee cedute precedentemente ai turchi.

1405: Dopo una breve campagna militare il Despotato d'Epiro è nuovamente annesso all'Impero.

1405-1420: Sono anni tutto sommato tranquilli per l'Impero,escludendo qualche rivolta la situazione economica e militare migliora sensibilmente.

1421: Viene organizzata una spedizione volta a prendere possesso di un cuscinetto in Asia Minore,alla guerra partecipano anche i bizantini,stavolta fieri sostenitori della potenza serba.

1422: i turchi sono sconfitti a Nicomedia.

1423: dopo sette mesi di assedio cade Bursa, la capitale ottomana: è la fine del "pericolo turco", la minaccia musulmana è sventata e la religione ortodossa trionfa.

1424: l'Imperatore muore dopo una breve malattia, il trono dell'Impero è ancora vacante. Si presenta come successore l'Imperatore Giovanni VIII di Bisanzio,in quanto figlio di Irene; il suo principale rivale è Stefano III, fratello del defunto imperatore, che tuttavia è cieco fin dalla nascita.

1424-1427 : Guerra civile serba. Bizantini, ribelli bosniaci e serbi lealisti a Giovanni VIII si scontrano a più riprese contro ungheresi e serbi lealisti di Stefano III. Dopo avarie battagli e perdite da entrambe le parti si raggiunge un accordo: Giovanni VIIII è incoronato Imperatore dell'Impero Serbo,tuttavia deve pagare un forte tributo agli ungheresi e concedere l'esenzione dai dazi in tutti i territori dell'Impero.

1428: Giovanni VIII Palelogo è incoronato Imperatore dell'Impero Serbo-Romano, con il nome di Giovanni I. La capitale è spostata da Adrianopoli a Costantinopoli, l'elemento greco-romano e quello serbo cominciano a mischiarsi, seppur con difficoltà. La religione ortodossa è il principale punto di unione di entrambe le parti.

L'impero serbo secondo Basileus TFT

L'Impero Serbo-Romano secondo Basileus TFT

Legenda della cartina: Porpora: Impero Serbo-Romano; Marrone: Ungheria; Rosso: Venezia; Verdeblu: Tribù turche; Giallo: Karamanni; Marrone-bordeaux: Impero timuride; Blu: Voivodato di Valacchia; Azzurro: Principato d'Acaia; Viola Chiaro: Repubblica di Ragusa; Fucsia: Regno di Cipro; Nero: Impero trapezuntino; Verde Oliva: Ordine di Rodi.

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1430: Con la minaccia ottomana ridimensionata rimaneva solamente il pericolo ungherese. Venne firmato un trattato di pace, della durata di dieci anni, che permetteva ad entrambi gli imperi di concedersi un periodo di relativa tranquillità. Il serbo viene associato al greco come lingua nazionale.

1430-35: lo spostamento della corte e Costantinopoli genere l’inizio di un’unione tra la nobiltà bizantina e quella serba. Principesse romane si sposano con duchi serbi e viceversa. Lo stesso Giovanni I prende in sposa Sofia, una donna bellissima esponente della piccola nobiltà della Serbia centrale.

1435-44: gli ottomani rafforzano il loro potere e tornano minacciosamente ad affacciarsi sul canale di Marmara. Nel frattempo l’Ungheria rompe la precedente tregua ed invade la Serbia, assediando ed espugnando Belgrado. Nel 1444, forte della sua superiorità numerica, il Re Jagellone si mette alla testa di un esercito di trentamila uomini e marcia verso sud, con l’intenzione di assediare Costantinopoli.

1445: Battaglia di Varna: il disorganizzato esercito ungherese, carico di bottino e stanco dopo lunghe marce viene sconfitto dalla truppe imperiali. Lo Jagellone è costretto a chiedere la pace.

1445-48: Gli ottomani organizzano una flotta e attaccano direttamente Costantinopoli. Tuttavia le loro barche sono affondate dalla marina imperiale, molto meglio organizzata, anche se meno numerosa. L’assedio è spezzato dopo 12 giorni, mentre anche Nicea viene liberata dopo un assedio di 2 settimane. Giovanni I ripudia la consorte serba, non avendo avuto figli e nel 1447 sposa Irene la slava, un’altra giovane nobile serba. La morte lo coglie nel 1448, non avendo ancora avuto figli il trono rimane vacante.

1448-53: Guerra civile per il possesso del trono. Da un lato abbiamo Costantino Paleologo, fratello dell’Imperatore, appoggiato dalla madre Elena Dragas e da buona parte della nobiltà serbo-romana. Dall’altra abbiamo Duran, un nobile bosniaco che chiede aiuto all’Ungheria per essere eletto Imperatore. Gli ungheresi prendono rapidamente il controllo della Serbia e si scontrano con le forze imperiali. Ci si mettono anche gli ottomani, che assediano le città della costa dell’asia minore imperiale. Alla fine si raggiunge un compromesso: i romano-serbi sono costretti a cedere buona parte della Bulgaria agli ungheresi, ma riescono a guadagnare una striscia di terra in asia minore, fino alla città di Mileto. In quelle terre la religione islamica e la lingua turca vengono rapidamente abbandonate a favore del greco. Parallelamente nei balcani è il serbo ad imporsi, soppiantando i vari dialetti ed idiomi locali, tranne il greco, che si conserva nella penisola ellenica e a Costantinopoli.Va inoltre ricordata la conquista, per vie matrimoniali, del Peloponneso.

1455: Costantino I si sposa con la figlia del re di Georgia, lo stesso anno hanno un figlio, che chiamano Eleuterio. La riforma militare e amministrativa dell’Imperatore ha inizio. I punti fondamentali sono: la creazione di un esercito ben disciplinato, composto da cittadini ed armato modernamente. La riduzione del carico fiscale nei confronti delle classi meno abbienti, la reintroduzione di un sistema difensivo di tipo elastico e l’aumento dei dazi doganali. Questo ovviamente andava contro le mire di Venezia, genovesi ed ungheresi.

1456: l’Impero appoggia il ritorno al trono di Vlad III di Valacchia; questo genera un aperto contrasto con il fratello Radu, fantoccio ungherese.

1456-62: Vlad III, Costantino I e Huniady combattono contro l’Ungheria e i suoi alleati, cioè alcuni nobili ribelli imperiali e il fantoccio Radu. Alla fine del conflitto gli ungheresi sono sconfitti, devono restituire la Bulgaria e concedere l’indipendenza alla Bosnia e alla Valacchia. Il fronte occidentale ora pare sicuro.

1467: Morte di Costantino I e reggenza di sua madre per il giovane Eleuterio. La basilissa adotta il nome bizantino di Anna I.

1468-70: L’impero, insieme ai Cavalieri di Rodi, organizza un attacco contro gli ottomani, che nel frattempo avevano annesso Trebisonda. La guerra si conclude positivamente e dopo la battaglia di Konya gli ottomani sono costretti a cedere la costa anatolica fino a Sinope.

1470-75: Con Venezia si rompe ogni legame e il problema dei dazi doganali sfocia in una guerra. L’Impero trova un alleato nei genovesi, mentre i veneti combattono al fianco dei cavalieri di Rodi. Si susseguono due guerre, che vedranno i veneziani mantenere i propri privilegi ma l’Impero annettere la fortezza di rodi e ottenere il possesso di alcune piazzeforti a Creta come Kato Karzos e Stia. Queste città vengono rapidamente popolate da profughi greci, che scappano dai domini veneziani nella speranza di poter professare la propria religione ed ottenere maggiore autonomia.

1476: Eleuterio I Paleologo prende il potere dell’Impero Serbo-romano. Immediatamente organizza una grandiosa campagna militare volta a riconquistare l’intera Asia minore.

1476-1500: La guerra contro gli ottomani durò, a più riprese, più di vent’anni. Gli imperiali occuparono rapidamente le città sulla costa ma trovarono serie difficoltà ad espugnare le montagne dell’anatolia centrale. Furono stabilite due tregue quinquennali e vari potentati parteciparono al conflitto da entrambe le parti. Alla fine gli imperiali occuparono Akara, principale roccaforte dei turchi e nel 1497 presero Kayseri, ultima città in mano ai nemici dell’impero. Nel frattempo Eleuterio si sposò con la nobile serba Costanza, continuando la politica del padre di unione con i serbi. Ebbero tre figli: Costantino, Matilde e Stefano.

1501-05: Il principato di Doros venne assaltato dai musulmani di crimea. Questo fu il pretesto per inviare tremila uomini ben equipaggiati e recuperare i territori bassi della penisola.

1505-10: nuova guerra con Venezia per il la questione dei dazi. Questa volta anche Napoli partecipò dalla parte dei veneti. La flotta imperiale riuscì a tenere testa a quella veneta, mentre Creta e Cipro divennero oggetto di una spietata contesa. Gli imperiali tentarono perfino di invadere la Puglia, ma subirono una pesante sconfitta nei pressi di Taranto. Alla fine i dazi furono ancora una volta tolti per Venezia, ma questa dovette cedere la punta orientale di Creta.

1510-13: Conscio del fatto che i mamelucchi si rifiutavano di utilizzare le armi da fuoco e che avevano un esercito ancora molto tradizionale, Eleuterio organizza una poderosa campagna diretta a riprendere la Palestina. In soli tre anni gli imperiali riescono a liberare Antiochia, Beirut, Gerusalemme, fermandosi solamente a Gaza e stipulando una vantaggiosissima tregua.

1513-15: Il nobile Antioco Kantakuzenos raduna un esercito nel Peloponneso, volendo tornare ad un impero bizantino senza l’influsso dei serbi. Fa di Patrasso la sua residenza principale e stabilisce una linea difensiva presso l’Examlion. Tuttavia i cannoni dell’Imperatore distruggono queste antiche fortificazioni e sconfiggono l’usurpatore.

1517: Morte di Eleuterios e salita al trono di Costantino II. Anche questo imperatore sposa una principessa serba, dalla quale ha quattro figli. Antastasios, Irene, Anna, Manuele.

E poi?

Basileus TFT

L'Impero Serbo-Romano nel 1517

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Ed ecco il commento di Renato:

Le conseguenze linguistiche, verosimilmente, sarebbero molto interessanti. Il serbo diviene la lingua comune di tutti i Balcani e dell'Anatolia occidentale, dove soppianta il turco.

Attendo il seguito dell'ucronia, davvero molto interessante. Il sogno sarebbe vedere una erede del trono di Serbia sposare Carlo V...

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Diamo ora la parola a Lorenzo:

Sarebbe bello magari vedere un Savoia sul trono d'Ungheria (soprattutto per le dinamiche successive).

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Gli risponde Alessio Mammarella:

C'erano dei Savoia che erano coetanei di Maria d'Ungheria e che avrebbero potuto sposarla, entrando nelle vicende ungheresi dalla porta principale. In tal caso comunque la dinamica sarebbe diversa da quella che ci fu in HL: non si tratterebbe del figlio di un monarca alleato che sposa la principessa bensì di un cavaliere che dopo essersi fatto notare per meriti militari riesce a ottenere di sposarla.

Approfondendo sulla famiglia Savoia, sembra che in quel periodo storico fosse particolarmente ben inserita nella rete delle famiglie nobiliari europee: la suocera di Carlo d'Angiò era una Savoia ed era contemporaneamente suocera del Re di Francia, del Re d'Inghilterra e di Riccardo di Cornovaglia, pretendente alla corona imperiale nel periodo del Grande Interregno. Quali potrebbero essere i candidati?

- Tommaso III di Savoia, Signore del Piemonte e Conte di Moriana, capostipite del ramo dei Savoia-Acaia
Tommaso di Savoia fu in lizza più volte per ereditare il titolo di Conte di Savoia, ma era sempre troppo giovane per superare le ambizioni di altri parenti più adulti e scaltri. In HL riuscì comunque a ricavarsi un dominio al di qua delle Alpi e a lui si fa risalire la vocazione italiana dei Savoia.
In questo caso, Tommaso potrebbe essere ancora più bistrattato e trovarsi nella condizione di emigrare per cercare fortuna. In Ungheria magari potrebbe farsi valere al punto di diventare intimo con il Re ed essere scelto per sposare sua figlia.

- Amedeo V di Savoia, Conte di Savoia, Conte di Aosta e di Moriana, capostipite del ramo ducale
Amedeo, fratello minore di Tommaso, fu più fortunato perché i vari zii che si erano inseriti nella successione morirono senza figli, lasciandogli campo libero. Fu quindi Conte di Savoia e riuscì a governare bene ed ampliare i domini della famiglia. Possiamo quindi immaginare che anche in Ungheria avrebbe saputo fare bene. Certo, se il prescelto per migrare in Ungheria fosse lui, poi dovremmo trovare anche un altro Conte di Savoia e un'altra dinastia sabauda al posto di quella scaturita da Amedeo.

- Ludovico I di Savoia, Barone di Vaud, capostipite del ramo Savoia-Vaud
Ludovico, fratello minore di Tommaso e Amedeo, quando Amedeo V divenne Conte di Savoia lottò contro di lui pretendendo una spartizione dei domini di famiglia. La ottenne, ed infatti da lui nacque quel ramo dei Savoia-Vaud che è anche protagonista di una ucronia sul nostro sito.

Poiché l'Ungheria in quegli anni era sconvolta da una guerra civile tra il sovrano Bela IV e suo figlio Stefano (poi Stefano V - il padre di Maria d'Ungheria) il nostro candidato sarebbe in pratica un cavaliere giunto (probabilmente per denaro) a combattere dalla parte di Stefano. La sua guerra sarebbe fortunata, con episodi di valore che lo avrebbero messo in evidenza e infine ruoli di comando in cui avrebbe vinto battaglie/assedi decisivi diventando in pratica uno degli eroi della fazione pro-Stefano. Nella guerra civile d'Ungheria il principale sostenitore di Bela IV era Ottocaro di Boemia... che in HL era così forte perché l'Impero viveva una situazione di anarchia. In presenza di un monarca vero, Ottocaro non sarebbe così forte e quindi Stefano d'Ungheria sarebbe ancora più favorito rispetto a suo padre (Nota personale: che tristezza un sovrano che si mette nelle mani di un sovrano straniero per diseredare il figlio... come faceva a non estinguersi una dinastia con personaggi del genere?)

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E adesso, una proposta linguistica di Camillo Cantarano:

Secoli fa in Europa era parlata una lingua neolatina chiamata dalmatico, che iniziò un declino inesorabile intorno al XVI secolo, quando arrivarono sempre più profughi slavi nei territori della Serenissimo . L'ultimo a parlare il dialetto settentrionale, Tuone Udaina, morì a Veglia per lo scoppio di una mina di terra nel 1898. Ma se invece i ragusani decidono di imporre la loro lingua ai profughi slavi, come cambia la storia d'Europa? potrebbe nascere un'identità nazionale dalmatica?

La Dalmazia indipendente (grazie a Camillo Cantarano)

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Cui risponde il grande Bhrg'hros:

Certo che sì, anche se temo che non fosse tanto materia di decisione politica quanto di capitalizzazione del prestigio. Il serbocroato ha eroso il terreno al dalmatico come lingua di famiglia, ma il grosso è avvenuto entro la fine del primo millennio, tutto il resto è stato un avanzamento lentissimo (che ovviamente su un terreno sottile ha avuto un effetto esiziale). Al contrario, l'incompatibilità di fondo è stata tra veneziano da un lato e dalmatico (come anche istrioto) dall'altro: tutti e due (o tre) avevano la possibilità di essere lingue nazionali, ma c'era posto solo per una duratura. Ha vinto il veneziano, che però a sua volta è stato sacrificato sull'altare della politica di potenza in Padania, che dal XV secolo in poi ha avuto come corollario non inevitabile ma fattualmente inevitato l'adozione del fiorentino (dopo che invece nei secoli precedenti c'era stato un orientamento sul francese, sicuramente dovuto fra l'altro a una contrapposizione con l'alta Padania provenzaleggiante - come del resto Genova era invece fieramente isolata sia contro il provenzale sia contro il lombardo).

In pratica, una garanzia per il dalmatico come lingua nazionale sarebbe stata una piena galloromanizzazione della Cisalpina, con la Padania provenzale e Venezia francofona, a patto che Ragusa potesse resistere come centro completamente alternativo a Venezia.

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E Renato aggiunge:

Il dalmata non era l'unica lingua romanza parlata nel territorio ex jugoslavo. Si potrebbe immaginare anche la sopravvivenza del morlacco, che oggi è parlato da 22 persone, ma che un tempo era molto diffusa nelle regioni montuose della Jugoslavia. Taluni considerano il dalmatico un'evoluzione del dialetto morlacco della costa, influenzato dalla lingua veneta.

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C'è anche quest'idea di Bhrg'hros:

Il 15 luglio 1410 si combatté la battaglia di Tannenberg tra l'alleanza polacca-lituana, coadiuvata dai cechi, ruteni e tatari, sotto il comando del re di Polonia e granduca di Lituania, Ladislao II di Polonia (circa 30.000 unità) e le forze dell'Ordine Teutonico e alcune unità provenienti dall'Europa occidentale (circa 20.000 soldati) comandati dal Gran Maestro dell'Ordine Teutonico Ulrich von Jungingen. Oggetto del contendere era il possesso della Samogizia lituana che era inserita come un cuneo nelle regioni soggette all'Ordine e ne separava la parte orientale da quella occidentale.

I cavalieri teutonici furono sfavoriti dal maltempo che impedì di prendere di sorpresa l'esercito polacco che marciava su Marienburg. Inoltre il campo di battaglia allagato rese inefficace la loro cavalleria pesante. Ammettiamo invece che il tempo sia bello e che i Teutonici diano una clamorosa disfatto ai polacchi lituani, creando da inizio quattrocento uno stato autonomo dai vicini che comprende la prussia reale, la Masovia, la Samogizia e la Livonia: come cambia la storia?

Ammesso - come sempre richiedono questi punti di divergenza - che non ci siano sconfitte teutoniche significative nel periodo immediatamente successivo, la continuità territoriale dell'Ordine Teutonico potrebbe rafforzarne la posizione nei decenni seguenti di fronte al colosso polacco-lituano e ciò a sua volta poterbbe contribuire, a lungo termine, alla sopravvivenza di una compagine territoriale baltotedesca non limitata alla sola Prussia orientale. Naturalmente questo non esclude affatto continue guerre con la Polonia e anzi aggiunge più conflitti in quanto coinvolge anche una rivalità tra Ordine Teutonico / Prussia (il nome "Ordine Teutonico" non ha più senso in quelle regioni dopo la Riforma, ma non saprei come sostituirlo: Prussia, Curlandia, Livonia?) e Svezia, con potenziali modifiche nel'andamento della Guerra dei Trent'Anni (prevedibile un'alleanza tra Danimarca e Prussia-Curlandia-Livonia ecc.). In prosieguo di tempo si arriverebbe a un'inimicizia mortale tra Prussia-Curlandia-Livonia ecc. e Russia, si altererebbero i rapporti di forza durante le Guerre Napoleoniche e anche le prospettive dell'unificazione tedesca. Le conseugenze politiche di una maggiore forza dell'Ordine Teutonico sarebbero quindi molto significative.

Dal punto di vista linguistico culturale non cambierebbe niente in Prussia Orientale, sarebbe prevedibile una maggiore germanizzazione sociolinguistica in Curlandia, Livonia ed Estonia e si avrebbe la novità di una germanizzazione (anziché polonizzazione) della Samogizia, col risultato complessivo di una Germania più estesa a Nord-Est e l'importante corollario di un diverso ruolo (probabilmente maggiore) dell'intelligencija di origine ashkenazitica nella cultura tedesca dopo la fine delle interdizioni israelitiche.

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Passiamo ora alla domanda postaci da Generalissimus:

Quali sono i POD necessari affinché tutti i popoli slavi vengano riuniti nei soli due stati raffigurati qui sotto?

Basileus TFT gli risponde:

La Russia Zarista sfonda a nord, vince la Prima guerra mondiale, soffoca la rivoluzione ed ottiene il controllo di tutte le genti polacche e ucraine, inclusa la Prussia. Quello a sud è un po' più forzato. Sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale della Bulgaria che viene umiliata come la Germania e diventa un protettorato Jugoslavo?

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Generalissimus chiosa:

Oppure un Impero Bulgaro che si espande più verso ovest entrando in conflitto anche con la Repubblica di Venezia e sopravvive alle invasioni ottomane...

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Ma Basileus TFT non è d'accordo:

E come sopravvive la Bulgaria agli Ottomani? Coi Gundam?

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E Paolo Giusti aggiunge:

Oddio, se lo czar bulgaro schiaccia l'Impero Latino d'Oriente e anticipa o assorbe i Paleologi non è così impossibile. Magari con l'aiuto genovese...

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Ma Basileus TFT insiste:

Sopravvivere e restare indipendente essendo così vicino a Costantinopoli è impossibile. A meno che gli Ottomani non vengono sconfitti fin da subito dai Bizantini, dando il tempo ai bulgari di rafforzarsi e di farsi il loro Impero, che comunque sarebbe andato a sud e non a ovest.

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Paolo riprende:

Secondo me è questione di tempistica. Al momento mi vengono due possibili alternative:

1. gli czar sostituiscono gli Angheloi o i Paleologhoi. L'impero sopravvive ai turchi perché falcia loro l'erba sotto i piedi.
2. Una vittoria bulgara contro l'impero Latino d'Oriente, con i bulgari che si insinuano nella vittoria di Ankara.

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Lord Wilmore invece propone:

Hai pensato a Timur lo Zoppo che annienta gli Ottomani? I Bulgari prendono il loro posto in Europa. Oppure Stefano Dusan la spunta, conquista Costantinopoli e i Bulgari, e dopo la ritirata Ottomana la Serbia risorge come un grande impero.

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Paolo non è soddisfatto:

Oppure Hrebelianovich vince a Kosovo Polje e sono i Turchi a crollare, almeno nelle parti occidentali dell'ex impero romeo, Ionia possibilmente inclusa.

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E Generalissimus commenta:

I figli di Ivan Alessandro potrebbero cercare di riappacificarsi e non ci dovrebbe essere la deriva indipendentista del Despotato di Dobrugia.

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Paolo Maltagliati si intromette nel discorso:

Se mi concedi di abbandonare la Carniola, anch'io tifo per Dusan. Il problema è la Grecia indipendente. Rimarrebbe solo il Peloponneso, che a questo punto sarebbe sotto santo Marco (forse). Però questo impero dovrebbe aver sconfitto gli Ungheresi, ed anche piuttosto pesantemente. Mi spiego meglio: Dusan si sarebbe sentito imperatore romeo. E con un potere tale da sconfiggere gli ungheresi per la Croazia, avrebbe senza dubbio puntato su Costantinopoli. Ma nella cartina proposta la Grecia (attuale) rimane fuori. Va pensato il perché (tra l'altro il personale amministrativo di Dusan era romeo).

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Paolo Giusti obietta:

Ma prima della Pace di Santo Stefano è corretto parlare dei bulgari come slavi? Io sapevo che sono stati slavizzati dai Romanov ma prima erano para-turcofoni pesantemente romeizzati...

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E Bhrg'hros spiega:

Sono vere tutte e due le circostanze: la Slavizzazione definitiva è avvenuta nella trasformazione da Khānato Protobulgaro a Primo Impero Bulgaro, è rimasta tale fino alla fine del XIV. secolo, poi è iniziata la Turchizzazione, che ha lasciato come Slavi e Ortodossi principalmente i Gjaúri delle montagne, ma ovviamente ’Islāmizzazione non significa perdita della Slavità linguistica e anche la Turchizzazione è quasi sempre diglottica, quindi con totale persistenza dello slavo meridionale come basiletto, altrimenti l'opera del Risorgimento Slavo sarebbe stata impossibile.

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E ora, la parola a Generalissimus:

Nel 1369 Luigi I d'Ungheria, Alberto I di Baviera e Roberto I del Palatinato si unirono in una coalizione avversa all'Imperatore Carlo IV di Lussemburgo e agli Asburgo, che aveva il fine di deporre il Sacro Romano Imperatore e sostituirlo proprio con Luigi I.
L'anno seguente, però, Carlo IV riuscì a convincere i due Wittelsbach a smarcarsi dalla coalizione, e l'Angiò, non potendo ovviamente più fare nulla da solo come era rimasto, abbandonò tutti i piani per impossessarsi del trono imperiale.
E se invece rimanessero saldi nei loro intenti e riuscissero a realizzare i loro programmi?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Direi che si apre alla possibilità di combinare il Sacro Romano Impero, il Regno di Polonia (possibilmente senza Lituania) e il Regno d'Ungheria in un'unica entità politica. Se poi Luigi sfrutterà la sua nuova posizione di forza per perseguire le sue ambizioni balcaniche su Bosnia, Serbia, Moldavia, Valacchia e Bulgaria creerà un dominio decisamente imponente. Ovviamente, visto che siamo nell'Impero post-Bolla d'Oro, Luigi dovrà almeno far abdicare Carlo IV e farsi eleggere suo successore come Re di Boemia per poter sperare di mantenere il potere. Altrettanto ovviamente i Lussenburgo e gli Angiò si odieranno: il matrimonio tra Maria e Sigismondo di Lussemburgo, figlio di Carlo IV, verrà probabilmente prevenuto da questo il che apre tutto il capitolo dei matrimoni dinastici. Maria potrebbe sposare Luigi I d'Orleans, fidanzato con la defunta sorella Caterina, il che porterebbe entro la fine del XV Secolo all'unificazione di Francia, SRI, Napoli, Milano, Polonia e Ungheria, oppure l'altro candidato, Guglielmo il Cortese, Duca d'Austria, il che garantirebbe una fulminea ascesa degli Asburgo.

Nel mentre aggiungo che, visto che Carlo IV non acquisterà mai i diritti sul Margraviato del Brandeburgo per avere un elettore in più, non potrà neppure girarli poi agli Hohenzollern per i loro servigi, per cui i Wittelsbach manterranno il Brandeburgo e gli Hohenzollern non sorgeranno mai, garantendo anche la sopravvivenza dei Cavalieri Teutonici, peraltro impegnati da una Lituania che non si è fusa con la Polonia.

Ed ecco la mia lista dei Sacri Romani Imperatori:

Carlo IV di Lussemburgo 1346-1369

Ludovico V d'Angiò 1369-1382 (anche Re di Boemia, Polonia e Ungheria, successivamente Principe di Moldavia e Valacchia e Re di Bosnia e Serbia)

Ludovico VI di Valois-Orleàns 1382-1437 (sua moglie Maria d'Angiò è legittima Regina di Polonia e Ungheria fino alla morte nel 1395. Ludovico VI ottiene i titoli legittimamente per sé nel 1399, alla morte della pretendente Edvige d'Angiò, sorella di Maria, e alla sconfitta del di lei marito Ladislao II Jagellone, Granduca di Lituania)

Carlo V di Valois-Orleàns 1437-1465

Ludovico VII di Valois-Orleàns 1465-1515 (dal 1498, all'estinzione dei Valois, è anche Re di Francia, nonché Duca Consorte di Bretagna. Dal 1499 è Duca di Milano e dal 1501 è Re di Napoli)

Francesco I di Valois-Angoulême 1515-1547 (cugino di Ludovico VII del ramo dei Valois-Angouleme, gli succede alla sua morte come Re di Francia, Napoli, Boemia e Duca di Milano. Egli posa Claudia, figlia primogenita di Ludovico VII e di diritto Regina di Polonia, Ungheria, e Duchessa di Bretagna. Alla morte di lei nel 1524 la Corona passa a Francesco in quanto Re Consorte in vece dei figli)

Enrico VIII di Valois-Angoulême 1547-1579

Enrico IX di Valois-Angoulême 1579-1589 (regno segnato dalle Guerre di Religione contro i Protestanti, fino al suo assassinio per mano di un fanatico cattolico che lo accusava di essere troppo morbido verso il partito riformato. Il suo omicidio aprì una lotta di successione tra sua nipote Isabella d'Asburgo, figlia del Re di Spagna Filippo II e Signora dei Paesi Bassi, che aveva la precedenza sulle Corone di Polonia, Napoli ed Ungheria, e il protestante Enrico di Navarra, che invece aveva la precedenza secondo le leggi di successione di Francia e Milano e il sostegno di Elisabetta I d'Inghilterra. La guerra civile terminerà solo con la vittoria delle forze cattoliche e l'assassinio di Enrico di Navarra, con conseguente annessione del suo regno. A seguito di ciò il Parlamento di Parigi emenderà la legge di successione francese per permettere la successione femminile)

Alberto I d'Asburgo 1589-1621 (marito di Isabella, eletto Imperatore per aggirare la Legge Salica. Sotto di lui iniziò la Guerra dei Vent'Anni, con la rivolta dei Principi Protestanti sostenuta da Inghilterra, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia)

Vittorio I di Savoia 1621-1637 (Duca di Savoia, nipote di Isabella e Gran Delfino, titolo del Principe Ereditario dell'imponente patrimonio dinastico imperial-regio. Nel 1633, alla morte di Isabella, diverrà anche Re di Francia, Napoli, Ungheria, Polonia e affini)

Carlo VI di Savoia 1637-1675 (durante il suo regno termina la Guerra dei Vent'Anni)

Vittorio II di Savoia 1675-1732 (sotto di lui si compirà un grande passo verso l'unificazione europea, quando erediterà per via testamentaria la Corona di Spagna con annessi e connessi alla morte di Carlo V nel 1700)

Carlo VII di Savoia 1732-1773

Vittorio III di Savoia 1773-1796 (famoso per aver prontamente represso le Proteste Parigine del 1789, ma anche per aver promosso numerose riforme amministrative)

Carlo VIII di Savoia 1796-1802 (molto religioso, abdicò affranto dopo la morte della moglie)

Vittorio IV di Savoia 1802-1824 (nel 1807, alla morte di Enrico IX, completerà l'unificazione europea ereditando la Corona Britannica con tutte le sue dipendenze)

Francesco II d'Asburgo-Este 1824-1840 (Duca di Modena e marito di Maria Beatrice, figlia primogenita di Vittorio IV, eletto Imperatore in vece della moglie, che invece deterrà le Corone di Francia, Spagna, Gran Bretagna, Napoli, Ungheria e Polonia. Ricreerà il Regno d'Italia nella parte meridionale del Sacro Romano Impero)

Francesco III d'Asburgo-Este 1840-1875 (assieme al padre presiederà alla prospera Etá Francescana)

Ludovico VIII di Wittelsbach 1875-1921 (Re di Baviera, Margravio di Brandeburgo, Conte del Palatinato e sposo di Maria Teresa, nipote di Francesco III, che regnerà congiuntamente con lui come da tradizione. Alla morte della moglie nel 1919 il Gran Delfino Roberto ereditò la Corona Franco-Anglo-Ispano-Polacco-Ungaro-Napoletana e fu proprio durante la visita per la sestuplice incoronazione che fu assassinato a Varsavia dal nazionalista Eligiusz Niewadomski, dando inizio alla Grande Guerra)

Alberto II di Wittelsbach 1921-1996 (Asceso al trono a soli sedici anni, la sua reggenza d'emergenza nel bel mezzo della Grande Guerra contro l'Impero Russo si rivelò decisiva per affermare la centralità della Dieta Imperiale e far emergere la figura del Cancelliere come vero capo del Governo. Nonostante l'assassinio del padre da parte di un terrorista slavo, presiedette agli sforzi di riconciliazione con la Repubblica Russa, con cui poi fu alleato durante la Guerra del Pacifico contro l'Impero Giapponese tra il 1941 e il 1944. Vide la fine della Guerra Fredda con la Cina Nazionale dopo i Tumulti di Tienanmen. Alla sua morte aveva regnato de jure per 76 anni, un record assoluto)

Francesco IV di Wittelsbach 1996-... (Attuale sovrano, oggi 86enne. Il suo erede è il fratello Massimiliano (I), che però essendo a sua volta ottuagenario probabilmente passerà presto il Trono a sua figlia Sofia, che diverrà Regina di Gran Bretagna, Francia, Spagna, Napoli, Polonia, Ungheria, Croazia, Serbia, Bosnia e Baviera, nonché Principessa di Valacchia e Moldavia mentre suo marito Aloisio, Principe Ereditario del Liechtenstein, diverrà Sacro Romano Imperatore, Re di Germania, Boemia ed Italia, Re dei Romani, Duca di Milano, Venezia e Modena e Zar di Bulgaria)

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Chiudiamo con l'idea di Alessio Mammarella: Florian Szary sugli scudi!

Premessa
Florian Szary è un cavaliere leggendario che sarebbe stato antenato della nobile famiglia polacca dei Zamoyski. Il valoroso guerriero avrebbe salvato la vita al Re Ladislao durante la battaglia di Plowce del 1331. Ho ipotizzato che Florian Szary sia realmente esistito e che abbia inciso sulla storia polacca “un po’ di più”.
Lo scenario ucronico che segue, incentrato sulla Polonia, è forzatamente sbrigativo rispetto alla storia di altri paesi, che viene citata esclusivamente per chiarire relazioni e ricadute sulla storia polacca. Ciò ovviamente non preclude che altre storie interessanti possano scaturire da questa o collegarsi a questa...

La Polonia da Florian Szary ai giorni nostri

L’epopea di Florian Szary
Florian Szary, eroe nazionale polacco, dopo essere uscito da una condizione di anonimato salvando la vita a Re Ladislao, ottenne terre e un voivodato, ai confini con il territorio della Slesia. Ottenuta la conferma di tali possedimenti da Casimiro, successore di Ladislao, Szary partecipò alla lotta contro i nobili slesiani fedeli alla corona di Boemia, alla testa di una piccola fazione di cavalieri e popolani.
La sua azione fu decisiva per ribaltare gli equilibri. Casimiro già meditava di rinunciare alla sovranità sulla Slesia per mettere fine alle schermaglie con il regno di Boemia, e invece le vittorie di Florian Szary gli consentirono di ottenere, con il Trattato di Trencin, la sovranità sull’intera Slesia. Casimiro confermò i vecchi feudatari, ma conferì a Florian Szary il titolo di “Duca di Slesia” e decise di tenerlo a corte come consigliere.
Anni dopo, Szary fu consigliere della sorella di Casimiro, Elisabetta, reggente del regno, e ne divenne il favorito, tanto che riuscì a combinare il matrimonio tra suo figlio Tommaso e la figlia minore di Casimiro il Grande, Edvige. Dal matrimonio fra i due giovani si sviluppò la dinastia che perdura ancora oggi.

I Piast di Boemia
Nel 1471 i nobili boemi offrirono a Mattia, fratello del Re di Polonia Floriano, la corona del loro paese per il ottenere sostegno polacco contro Re Giorgio, diventato seguace delle idee hussite. Al conflitto tra Martino di Polonia e Giorgio di Boemia si aggiunse poi il potente sovrano ungherese Mattia Corvino, che di fatto si impose come sovrano anche in Boemia fino alla sua morte senza eredi.
Scomparso Mattia Corvino, Mattia di Polonia si ritrovò sovrano incontestato di Boemia. L’Imperatore Federico III, interessato allo stesso regno per la sua dignità elettorale, propose a Mattia di appoggiarlo come candidato al Regno d’Ungheria, in cambio della Boemia. Il progetto tuttavia fallì perché la nobiltà ungherese scelse al suo interno e proclamò re Stefano Zapolya, preferendo quest’ultimo a un sovrano straniero che non aveva alcuna esperienza diplomatica e militare contro i turchi.
Nel 1586, dopo la morte di Stefano VII senza eredi, l’Imperatore Rodolfo II, che era interessato a trasferirsi a Praga, propose nuovamente lo scambio tra le corone di Boemia e Ungheria. Giovanni II di Boemia tuttavia rifiutò sia perché era affezionato al paese sul quale regnava, sia perché si rendeva conto che la situazione dell’Ungheria era davvero complicata. Gli Asburgo, pertanto, estesero il loro dominio all'Ungheria.

L’alleanza polacco-svedese
Nel 1572, anno della morte senza eredi maschi di Stanislao Augusto di Lituania, il Granducato fu annesso alla Russia e la Polonia si ritrovò a confinare con l’ambizioso e sanguinario zar Ivan IV il Terribile.
Il sovrano polacco Giovanni il Saggio riuscì comunque a evitare un conflitto immediato e diretto con la Russia e anzi consolidò l’amministrazione, le finanze e l’esercito. Consolidò il regno anche attraverso la politica matrimoniale e attraverso il suo quarto e ultimo matrimonio, con Anna di Prussia, mise la parola fine all’esistenza di uno stato baltico pienamente tedesco e percepito come erede dell’Ordine Teutonico.
Il matrimonio con Anna di Prussia mandò all’aria i piani dell’Elettore di Brandeburgo, che contava di unificare i due rami della famiglia Hohenzollern. In alternativa ad Anna di Prussia, il Principe elettore sposò Anna Vasa, ma la sterilità di quest’ultima mise in discussione la continuità della dinastia, che proseguì solo grazie a cugini e nipoti.

L’Unione di Breslavia e Tommaso III il Grande
Nel 1637 Giovanni III di Boemia sposò Griselda, figlia del Re di Polonia Tommaso II. Grazie a questo matrimonio si prospettava la riunione delle due corone qualora il fratello di Griselda, erede al trono polacco pure di nome Giovanni, non avesse avuto eredi. Alla morte di Re Giovanni II di Polonia nel 1665, Martino I gli subentrò in qualità di nipote. L’Unione di Breslavia sancì l’unione irreversibile dei due regni. Fu anche fondata un’accademia di letterati, proprio a Breslavia, per unificare le lingue di tutta l’Unione. Dal loro lavoro nacque quella che oggi viene chiamata slavo occidentale.
Tommaso II condusse l’Impero negli anni della decisiva resa dei conti contro i turchi e la sua azione per la difesa di Vienna gli consentì di acquistare grande credito. Fu proprio la sua influenza che gli permise di suggerire, alla conclusione della Guerra di Successione Spagnola, di cedere i Paesi Bassi Spagnoli al Duca di Baviera, concedendogli il titolo di “Re di Borgogna”, in cambio della cessione della Baviera agli Asburgo e di una politica di neutralità. Una soluzione che avrebbe garantito un lungo periodo di pace e la definitiva perdita di interesse degli Asburgo nei confronti della Boemia e del suo potere elettorale.

La Polonia nell'ordine europeo post-rivoluzionario
Dopo la Rivoluzione Francese, la Polonia prese parte a varie coalizioni antifrancesi. Dopo la partecipazione, piuttosto limitata, alla I coalizione, nella II l'esercito polacco ebbe un ruolo più spiccato, partecipando alla campagna d'Italia. Le divergenze tra generali polacchi e russi durante quella campagna pose le premesse affinché la Polonia non partecipasse alla successiva III coalizione. Il paese fu comunque coinvolto parzialmente visto che le armate rivali attraversarono, senza che l'esercito polacco riuscisse a impedirlo, la Boemia e la Moravia.
Nel 1806 Napoleone decise che il turno della Polonia fosse giunto. La nobiltà polacca, rispetto all'invasione francese si spaccò in tre diverse fazioni. Una parte intendeva accettare una controinvasione russa per ottenere dalle armate dello Zar un aiuto contro Napoleone; un'altra al contrario riteneva di dover combattere gli invasori senza però accoglierne altri nel paese; un'ultima fazione riteneva che invece fosse necessario piegarsi a Napoleone.
L'Imperatore di Francia proprio con l'ultima fazione cercò di stabilire contatti, anche partecipando alla vita mondana. A un ballo conobbe la bellissima Maria Walewska, che lo avrebbe assassinato nell'alcova. Morto Napoleone, i suoi generali si disimpegnarono dal conflitto per poter condurre la Francia dall'Impero al Secondo Consolato senza traumi eccessivi. Troppo grande era la paura che l'Impero francese facesse la fine di quello di Alessandro Magno: la Polonia era salva.
Nonostante la tentazione di contribuire alla spallata finale contro i francesi, il Re di Polonia Stanislao II preferì non partecipare alla V coalizione. La scelta del sovrano, criticata dai ministri e anche da molti nel popolo, si rivelò tuttavia lungimirante: la V coalizione finì infatti in un disastro, le armate francesi occuparono Vienna e imposero ai coalizzati una resa senza condizioni.
L'Imperatore d'Austria cercò invano di ammorbidire la pace offrendo alleanze matrimoniali a dei generali borghesi: tutto inutile, la corona d'Ungheria fu scorporata e concessa a Gioacchino Murat, ridimensionando in modo notevole e duraturo la potenza dello stato asburgico.

La Polonia nella Santa Alleanza
La Gran Bretagna e la Russia proposero allora alla Polonia di proseguire la lotta contro la Francia con un accordo denominato "Santa Alleanza" (una potenza protestante, la Gran Bretagna; una cattolica, la Polonia; una ortodossa, la Russia). Stanislao II tuttavia non volle mai che la Santa Alleanza si trasformasse in una ennesima coalizione di guerra, ma che restasse semplicemente come un argine diplomatico contro ipotetici tentativi francesi di tentare una ulteriore espansione.
Nel 1810, l'estinzione della casa reale svedese condusse il Parlamento a cercare un nuovo sovrano. Alcuni parlamentari proposero la corona al maresciallo di Francia Bernadotte, ma quest'ultimo rinunciò a causa del suo ruolo di spicco nel nuovo regime francese (essendo uno dei tre Consoli). Le preferenze caddero allora sul giovane principe Andrea, secondogenito di Stanislao II. Si riteneva che il giovane principe avesse tempo di essere adeguatamente formato come sovrano svedese e che ciò avrebbe rafforzato i rapporti, già storicamente ottimi, tra Polonia e Svezia.
Sul finire degli anni '20, la collaborazione tra Gran Bretagna, Russia e quella che nel frattempo era diventata Repubblica Francese aumentò a causa del comune sostegno all'indipendenza greca. La scelta della Polonia di partecipare alla causa greca diplomaticamente ma non militarmente rappresentò il primo passo per il superamento della Santa Alleanza, che fu archiviata definitivamente nel 1848, perché le aperture democratiche della Polonia, che attirarono nel paese numerosi dissidenti russi, infastidirono oltremisura lo Zar.

La Polonia nella seconda metà del XIX secolo
Le aperture politiche del 1848, che fecero della Polonia il paese più liberale d'Europa, favorirono il decollo dell'industrializzazione. Furono in particolare la Boemia, la Slesia e la Prussia le regioni che si svilupparono in modo più veloce e completo. Nonostante questo, molte persone emigrarono, soprattutto verso gli Stati Uniti, che apparivano una terra promessa per molti europei, e verso l'Impero del Messico. Aumentò, in compenso, l'immigrazione di ebrei, dovuta ai pogrom russi.
Politicamente, la Polonia si mantenne alleata con la Gran Bretagna, vedendosi garantita la protezione contro la potenza crescente della Russia. Di fatto, la Polonia non era più una potenza europea di primo piano, non disponendo né delle immense risorse russe né degli imperi coloniali di Francia e Gran Bretagna.

La Grande Guerra Balcanica e l'ascesa del comunismo
Nel 1914 l'assassinio del Principe Gioacchino Napoleone a Sarajevo innescò un pericoloso domino: l'Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, e la Russia all'Ungheria. In Polonia, nonostante la forte idiosincrasia verso il regime dello Zar, optò per la neutralità. La guerra, limitata a Serbia, Ungheria e Russia, si concluse velocemente con la vittoria russa.
Allontanata la dinastia Murat e proclamata la repubblica, il territorio ungherese fu decisamente ridimensionato, a beneficio soprattutto del nuovo stato di Jugoslavia e della Romania. Anche la Russia ottenne una revisione del confine ungherese a suo favore.
La situazione ungherese era tuttavia instabile e il rivoluzionario Bela Kun, con l'aiuto del suo consigliere russo, Lenin, promosse la nascita di un regime socialista, basato sulle idee di Marx. Dall'Ungheria, le insurrezioni si ampliarono alla Germania e all'Italia, dove il socialismo era visto anche come una via d'uscita all'ordine politico ed economico imposto da Parigi.
La Polonia, affezionata al suo sistema liberale, non volle rinunciarvi come accadde in altri stati, e riuscì a schivare ogni degenerazione violenta al proprio interno. Non potè fare però nulla per evitare la nascita dell'Unione Socialista Mitteleuropea. Restò quindi un'isola di democrazia stretta tra il nuovo regime comunista e la Russia, dove il controllo della polizia zarista divenne ancora più ossessivo a causa della "paura rossa".

Stalin e la Guerra Mondiale
Nel 1933 le elezioni per la Duma russa furono vinte dal nuovo partito Socialnazionalista, guidato dal georgiano Iossif Djugasvili, detto Stalin. L'anno successivo, alla morte di Nicola II, Stalin attuò un colpo di Stato contro il suo erede lo Zar Alessio II, debilitato e limitato dall'emofilia. Ottenuto il potere assoluto, Stalin condusse una politica aggressiva di annessioni ai danni dei paesi vicini, cercando di provocare alla guerra quelli che considerava nemici inevitabili della sua nazione: i comunisti mitteleuropei e le potenze capitaliste come Gran Bretagna e Francia.
La Polonia, a causa della sue vicinanza alla Russia, fu il primo paese ad essere completamente invaso, e la causa della reazione delle altre potenze. La guerra fu lunga, sanguinosa e distruttiva, ma alla fine la Russia fu sconfitta. Nonostante la perdita di vari territori e l'occupazione straniera, le grandi potenze cercarono di conservare la Russia, soprattutto come argine a una possibile espansione del comunismo in altre parti del continente eurasiatico.
La Polonia, a causa della vicinanza all'Unione Socialista Mitteleuropea, ne divenne uno stato satellite e fu costretta a diventare una repubblica "democratica popolare".

Il ripristino della democrazia
Nel 1989, il declino dell'Unione Socialista Mitteleuropea consentì a vari paesi europei, tra cui la Polonia, di aprirsi verso la democrazia e una economia di mercato. La nuova politica polacca discusse anche la questione del ripristino della monarchia, che alla fine fu considerata positivamente, visto che la dinastia reale affondava le sue radici nella formazione del popolo stesso e aveva retto il paese per secoli in modo positivo. A causa dell'età, il Principe Giovanni, che avrebbe dovuto regnare col nome di Giovanni IV, lasciò che a divenire il re della ripristinata monarchia polacca fosse il figlio Martino, che salì al trono come Martino II.

Note
Il mio obiettivo iniziale era verificare se fosse possibile evitare le spartizioni della Polonia. Ritenevo che i requisiti per ottenere questo obiettivo fossero tre:
- individuare per il paese una dinastia reale stabile, così da evitare il modello istituzionale della monarchia elettiva nelle mani di una nobiltà capricciosa;
- assicurare al regno polacco il controllo di regioni ricche come Slesia, Boemia e Prussia;
- evitare il dissanguamento del paese in guerre interminabili contro Svezia e Russia.
L'ultimo punto, in effetti, ho concluso che fosse attuabile semplicemente separando la Polonia e la Lituania perché le regioni della Curlandia e della Livonia, al centro di quasi tutte le guerre "del nord" erano terre del Granducato di Lituania.
Credo di essere riuscito a dimostrare quali fattori e situazioni avrebbero potuto assicurare la sopravvivenza della Polonia, poi ciò che accade nell'ucronia da Napoleone in avanti è maggiormente fantasioso perché il suo assassinio nel 1807 è una ipotesi forte, idonea di per sé a creare una ucronia autonoma. Si obietterà magari che l'andamento dell'ucronia risulta paradossalmente più vantaggioso per la Francia rispetto a quanto ci si aspetterebbe dopo la scomparsa del suo carismatico Imperatore, e infatti penso che sarebbe interessante discuterne, anche in separata sede.
Ciò che mi premeva dimostrare è che comunque una Polonia che non subisce le spartizioni sarebbe potuta sopravvivere agevolmente in seguito, salvo che durante il grande conflitto europeo tra le ideologie totalitarie del XX secolo. Una esistenza molto più lineare anche nel numero e nell'entità delle variazioni territoriali, mentre invece la Polonia della Home Line ha vissuto notevoli variazioni di confine talmente ampie da far apparire la Polonia contemporanea geograficamente diversa da quella dei secoli passati. In questa ucronia invece la Polonia avrebbe sempre avuto la medesima fisionomia geografica di oggi, salvo che per la presenza al suo interno di Boemia e Moravia.

Alessio Mammarella

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