di Filobeche
POD: Alessandro non muore ma per febbri malariche ma rimane talmente debilitato che non sarà in grado di guidare nuove conquiste militari.
Durante gli anni del suo regno pacifico (323 a .C. - 300 a .C.) Alessandro si dimostrò oltre che un grande condottiero anche un buon statista dedicandosi al riordino dell’impero ed all’economia; anche grazie all’aiuto della burocrazia Persiana ed all’esercito macedone.
Grazie a questo i ponti con l’India non verranno tagliati.
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323 a .C.: Alessandro si prende una febbre malarica gravissima; per settimane si da per scontato che il Re dei re e dei macedoni morirà; tanto che Cassandro in Macedonia addirittura oserà farsi riconoscere “Re di macedonia ed Epiro”
Però improvvisamente come era iniziata la malattia lascia il re e Alessandro dopo pochi mesi di convalescenza è di nuovo saldo sul trono.
Tuttavia la malattia ha come conseguenza una grave forma di insufficienza respiratoria che costringe il re ad un forzato riposo.
320 a .C.: Tre anni di infruttuosi tentativi di riportare Cassandro alla fedeltà alla fine convincono Alessandro ad inviare Tolomeo a Pella “per sconfiggere Cassandro e riportare a Babilonia la testa del traditore infilata in una picca”.
320 - 316 a .C.: Guerra di Macedonia; l’esercito di Tolomeo composto da Persiani, Armeni ed Egiziani sconfigge a sud di Pella Cassandro, il cui esercito è invece formato da soldati Greci, Traci e macedoni.
La Grecia e la Macedonia vengono messe sotto tutela e governate come una provincia vinta.
Intanto Alessandro stabilizza il confine sulla bactriana e sull’Indo(anche se queste regioni non saranno mai veramente parte dell’impero) stabilendo un trattato d’amicizia con Chandragupta maurya che governa a questo punto un impero vastissimo che comprende buona parte dell’India; Chandragupta oltre che inviare ad Alessandro trenta elefanti come dono invia anche diversi monaci Buddisti.
317 a .C.: Alessandro stabilisce definitivamente la capitale a Babilonia e con una sontuosa cerimonia si incorona ancora una volta re dei re di Persia, faraone d’Egitto, re di Siria e di Armenia, di Babilonia, di Assiria, di Nabatea, di Israele etc…etc…tra questi titoli spicca quello di re di Bactria.
315 a .C.: La fusione tra Greco-macedoni e persiani funziona meglio di quello che egli stesso aveva previsto, soprattutto colonizzando la Macedonia e la Tracia con immigrati dalla Persia e della Siria.
Tuttavia questa fusione ha un costo pesantissimo praticamente la distruzione dell’antico patrimonio culturale e religioso della gente iranica che prosegue senza sosta fintanto che Alessandro sarà vivo.
Per trovare un surrogato a questo vuoto spirituale il re dei re macedone invia a Chandagupta una missiva domandandogli “Missionari Buddisti per diffondere la fede tra i persiani”
La predicazione Buddista dava da un lato la risposta alla gente al problema del male e spiegava loro che in questa vita è impossibile e dall’altro conquista anche le elites Greche che vedono in essa non una superstizione ma una scuola filosofica.
310 a .C. Un’invasione di predoni dei deserto costringe l’esercito macedone ad una nuova campagna nel sud di Babilonia presso le foci del Tigri; cosi nasce una spedizione che serve a conquistare una buona parte della costa arabica sul golfo persico, sino allo stretto di Hormuz e poco più in là; sebbene questa terra non venga effettivamente inglobata nell’impero fino al secolo successivo si tratterà di una grande vittoria per Alessandro.
305 a .C.: Il Figlio di Alessandro III, Alessandro IV, diventa maggiorenne e Alessandro lo associa al trono, facendogli guidare anche una spedizione contro Chandragupta che però finisce in un umiliazione venendo sconfitto per la prima volta da quando ha preso le armi.
Ma l’arte diplomatica del giovane Alessandro IV fa sembrare la sconfitta un accordo di pace per posizionare meglio il confine.
300 a .C.: Alessandro III muore in una notte di luna piena; la sua morte non lascia nessun vuoto di potere, il giorno dopo Alessandro IV diventa re dei re e re di macedonia; il giovane ottiene subito la mano di una nipote di Chandragupta e salda con lui un’alleanza contro i barbari Sciti e Parti che minacciavano l’area a nord dei due rispettivi imperi.
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Il regno di mezzo
300 - 283 a .C.: Alessandro IV si troverà in questi anni a mediare una politica tra le città Greche e l’Epiro che visto il vuoto di potere lasciato dai macedoni in occidente cercava con tutte le forze d’imporsi nella regione.
Due guerre furono combattute da Alessandro contro gli Epiroti, la prima nel 297-290 a .C. con una spettacolare vittoria in Tessaglia che costrinse l’Epiro ad abbandonare la regione la seconda nel 280-281 a .C. Conclusasi in un nulla di fatto perché Pirro sembrava più interessato alla politica delle colonie della Magna Grecia che a quella della Grecia continentale.
281a.C.: I Galli che stavano stanziati nelle regioni a nord del Danubio calano nell’impero macedone; travolgendo con le loro impressionanti forze tutte le resistenze imperiali; un esercito macedone viene travolto a Filippopoli ed un altro a Calcedonia; anche in Grecia l’offensiva va per il verso giusto travolgendo le difese a Delfi e conquistando l’importante santuario.
Intanto in Italia la città greca di Taranto che era stata alleata dei sanniti nella loro guerra contro i Romani adesso si trovava minacciata da questo popolo dopo la sconfitta degli alleati.
Vistasi al perso la città inviò delegati a Pirro re dell’Epiro per chiedere soccorso.
Pirro visto che il cugino Alessandro IV stava combattendo con i Galli e vista che comunque l’impero Macedone è troppo forte Pirro tenta la strategia occidentale.
280 - 278 a .C.: Pirro sbarca in Italia e subito le tribù del sud gli aprono le porte; a Taranto viene eletto Egemone della città e di una lega di popoli Italici.
Nonostante questo, ed il suo indubitato genio militare, la sua campagna non ottiene grandi successi, anzi le sue vittorie (dette poi pirriche) sono cosi costose che alla fine hanno solo un effetto puramente propagandistico.
Intanto Alessandro IV aveva sconfitto i Galli in Grecia ed in Tracia recuperando Filippi (279 a .C.) e poi recuperando le città Greche entrando da trionfatore ad Atene.
278 a .C.: Pirro dopo la clamorosa sconfitta subita a Benevento decide di abbandonare l’impresa in Italia a favore delle città Greche in Sicilia che ne invocavano l’aiuto contro i Cartaginesi; sfumò cosi la possibilità di creare un regno ellenistico occidentale sul modello di quello di Alessandro in oriente; infatti poco dopo Taranto si arrese ai Romani che di li a poco poterono stabilire l’egemonia sulla penisola dalle alpi alla Sicilia.
275 a .C.: Alessandro IV ottiene la pace da Galli, perdendo la Galazia ma recuperando l’Europa.
La famiglia imperiale viene però colpita dal lutto; Filippo il maggiore il più grande dei figli di Alessandro muore cadendo da cavallo, mentre il secondogenito Olimpio rifiuta di tornare a casa servendo come satrapo alla corte di Bindusara che stava espandendo l’impero verso sud.
274 a .C.: Alla morte di Alessandro IV diventa perciò re dei re il figlioletto appena 18enne Filippo III detto il minore con una cerimonia sontuosissima a Gordio.
Filippo però si troverà a fronteggiare una situazione non facile in Bactriana dove una montante rivolta si oppone ai legittimi satrapi macedoni.
269 - 266 a .C.: Filippo invade la Grecia per riportare l’ordine e restaurare la sudditanza delle città Greche a Babilonia; inoltre alla morte di Pirro in seguito ad uno sfortunato attacco a Panormus città tenuta dai punici(che comunque aveva permesso a Siracusa di tenere una forte presenza nella parte est dell’isola), il Re dei re invase l’Epiro e pur non potendolo occupare riuscì a posizionare colà un forte re a lui fedele della stirpe dei Molossi.
264 a
.C.: I mamertini, una banda
mercenaria che comanda la città di Messina chiama in soccorso i Romani a causa
della crescente minaccia cartaginese; dopo molto cincischiare il senato romano
accetta; scoppia
Filippo III appoggia apertamente Roma, sperando di distogliere l’attenzione dei Romani dalle coste Illiriche e Epirote.
264 - 241 a .C.: La guerra punica si combatte per lo più sul mare, le forze navali cartaginesi hanno da prima la meglio ma poi i Romani recuperano il terreno perduto.
Alla fine una impressionante serie di vittorie sul mare culminata nella vittoria delle isole Egadi, conduce Roma alla vittoria e costringe Cartagine ad una pace umiliante.
La colonia fenicia deve cedere la Sicilia e le altre isole e pagare i tributi a Roma come riparazione per i danni inflitti nella guerra.
255 - 250 a .C.: Il Giovane Deodato, satrapo di Battria e fratello minore del principe ereditario Filippo IV, alla morte del padre Filippo III semplicemente abbandona l’impero.
Scoppia una guerra feroce nel nord dell’impero anche perché i popoli parti di quelle regioni si erano ribellati.
Filippo IV non ha una vita facile e viene ripetutamente sconfitto dai battriani soprattutto grazie all’uso che questi fanno degli elefanti, usati per livellare le prime linee nemiche.
Alla fine Deodato ottiene il titolo di re delle 1000 città di Battria, tradisce Arsace re dei Parti ed aiuta il fratello Filippo a recuperare la Partia.
Ashoka dichiara il Buddismo religione di stato nell’impero Mahuria
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La Crisi del III secolo
241 a .C.: Quando la guerra punica si conclude Filippo IV viene assassinato da un coltello, forse di Deodato che non si fidava del fratello maggiore o forse della moglie, L’egiziana Cleopatra (discendente da Tolomeo) che ambiva a governare da sola.
Tuttavia Cleopatra aveva dei decisi nemici sia in Deodato di Battria che rivendica per se il titolo di Re dei Re.
240 - 237 a .C.: Guerra del fiume Indo; I Bactriani non riescono a sconfiggere le armate di Cleopatra Ia ma spingono i parti ad insediarsi nelle satrapie dell’Iran occidentale dove stabiliscono un regno forte e potente che da loro prese il nome di Partia
238 a .C.: Roma s’impossessa delle colonie cartaginesi in Sardegna e Corsica intervenendo a fianco dei mercenari ribelli durante la cosi detta “Guerra dei Mercenari”
235 a .C.: Deodato muore ad Alessandria Escate (Odierna Herat) capitale del regno di Bactria, gli succede Deodato II; intanto anche Cleopatra è morta lasciando il regno nel caos.
Infatti in Grecia il governatore di Pella Antigono si auto-proclama re di macedonia e “Rompe le relazioni con Babilonia”
Cleopatra non può che fuggire in Egitto mentre Seleuco Monoftalamo si proclama re dei re a Babilonia.
232 a .C.: Deodato II si converte ufficialmente al Buddismo, da questa data il re dei re delle mille città di Bactria si considera la reincarnazione di Alessandro magno.
Muore Cleopatra I; il fratello di lei Tolomeo si proclama re di re ad Alessandria d’Egitto.
Anche Antigono si proclama re dei re a Pella.
I Romani occupano l’Epiro sconfiggendovi, Demetrio vice-re per conto del re dei re di Pella
230 a .C.: Demetrio sconfigge le truppe di Antigono e regna sulla Grecia continentale; Tolomeo invade la Siria e la Palestina scatenando la guerra che dura per sette anni.
Rivolte dei Maccabei.
225 a .C.: La Crisi dell’impero macedone raggiunge il suo punto più alto con la morte in battaglia di Deodato II e l’invasione della Persia e della Susania operata dai Parti; questi ultimi finora tenuti al guinzaglio dalla Bactriana si gettarono sulle belle terre dell’Iran centrale facendone scempio e disperdendo le ultime vestigia della cultura Persiana che erano sopravvissute in quelle regioni.
In Bactria Eutidemo prende il potere ridendosi anch’egli incarnazione di Alessandro(Teoria della metempsicosi dell’anima)
221 a .C.: Sagunto alleata dei Romani viene conquistata da Annibale il nuovo generale della potenza Cartaginese.
Antigono II di macedonia si dichiara a favore di Cartagine ed invade l’Epiro.
218 - 202 a .C.: I romani combattono contro un generale espertissimo e geniale che con una colonna di Elefanti e soldati porta la guerra in Italia ottenendovi vittorie stupefacenti(Trebbia, Trasimeno e Canne) ma, tuttavia, essendo incapace di ottenere la vittoria totale.
Intanto in oriente Filippo V, successore di Antigono II ,conquista Arta, capitale dell’Epiro, e si appresta a ricongiungersi con Annibale; sennonché poco prima che le operazioni siano ultimate Annibale si ritira via nave in Africa; Scipione, il generale romano, lo insegue mentre un collega, Levino, sbarca in Grecia e costringe Filippo alla resa.
Annibale verrà sconfitto a Zama e concluderà la sua parabola ritirandosi a vivere in Macedonia protetto da Filippo V.
211 - 200 a .C.: La riconquista della macedonia; Filippo invade il territorio dell’Asia minore ed una campagna fulminea, che ricorda la campagna di Alessandro, riesce ad arrivare a Babilonia ed a farsi incoronare Re dei Re recuperando tutte le terre che erano state di Alessandro salvo l’Egitto.
La Palestina si allea con Filippo V dopo che il re d’Egitto ha proibito il culto Ebraico.
200 - 196 a .C.: IIa guerra di Macedonia; Filippo invade la Grecia, sconfigge le truppe Romane ed Aetoliche, occupa Atene e Sparta ma poi è costretto a ritirarsi spinto dai romani, guidati da Tito Quinto Flamnio, che sconfiggono i suoi eserciti a Cinocefale; la pace firmata a Tempea segna il controllo dell’Illiria e della Grecia da parte di Roma.
La Macedonia rimane possedimento familiare di Filippo ma non può contenere soldati ne navi.
195 a .C.: Ascende al Trono di Bactria il giovane Demetrio I mentre Filippo riconquista Pagasarde e Susa ricacciando i Parti(che sono una tribù scitica nel nord del paese).
Trattato di pace tra Menandro e Filippo V che posizione sull’Indo il confine dell’impero.
194 a .C.: Più o meno in questo periodo i Sunga depongongono l’impero Maurya ed incominciano a perseguitare il Buddismo.
192 a .C.: Filippo V viene sconfitto dal ribelle Attalo di Pergamo e dai Romani ed è costretto a lasciare l’Asia minore nelle mani di Attalo e del suo regno in espansione; anche nel Ponto si stabilisce una dinastia indipendente.
190 - 180 a .C.: Demetrio I invade l’India ed in poco tempo assoggetta l’intera occidentale accolto dai Buddisti come un liberatore; il massimo trionfo di Demetrio I però è raggiunto nel 180 a .C. quando l’esercito Sunga che difende la capitale di Maghda, Pataliputra, viene annientato e la città occupata e saccheggiata dalle truppe greche.
Menandro si proclama Re dei Re di Battriana, Re di Magdha e Gran Re di India
Per stabilizzare la sua dinastia fa assassinare i fratelli minori del figlioletto e lo associa al trono.
179 a .C.: Filippo V muore sconfitto a Babilonia, sale al potere il di lui figlio Perseo.
Perseo firma con Demetrio un tratto di nona aggressione e incomincia ad interessarsi dell’Egitto, dove intanto i figli di Tolomeo II hanno diviso il paese in due zone d’influenza lasciando il vecchio re ad Alessandria.
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La Rinascita e L’India
172 a .C.: Perseo invade l’Egitto con il tacito consenso di Menandro e con scorno di Roma, che però non riesce a trovare un casus belli.
172 - 168 a .C.: La guerra tra Egitto e Macedonia è una schiacciante serie di vittorie di Perseo che culminano con la presa di Alessandria e la restaurazione dell’impero Macedone in tutta la sua gloria (anche se la Macedonia storica, la Tracia e la Grecia sono da considerarsi ancora province irredente)
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Come continuarla?
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Ed ora, un'altra proposta di Camillo Cantarano:
Alessandro Magno, invece di darsi alla conquista dell' Oriente Persiano, decide di espandersi verso occidente, approfittando delle enormi divisioni che ci sono in quella parte del continente. In poco tempo crea un impero enorme che comprende Grecia, Albania, Bulgaria, Romania, Moldavia, Germania, Italia (Sicilia esclusa), Francia, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, ex-Jugoslavia, Austria, Ungheria, Svizzera.
Come nella nostra Timeline, alla sua morte il suo impero non sopravvive e si divide in:
Italia:
Con la conquista di Roma, sono rinate tutte le vecchie identità dei vari popoli della penisola. Naturalmente è impensabile ora una riunione della nostra nazione (per la felicità della nostra classe dirigente):
- Lazio, con capitale Roma, che controlla un impero minuscolo. Roma non ricomincia il suo "tour di conquista", ed i romani diventano un popolo pacifico, come gli etruschi nell' ultimo periodo della loro storia, più dediti all' arte e alla cultura che alla conquista;
- Città libere: tutta la Campania, parte della Basilicata e della Calabria riacquistano l'indipendenza. Queste città sono le eredi di quelle della Magna Grecia, che, per difendersi da Cartagine, sono costratte a sviluppare un esercito
efficiente;
- Sannio: i sanniti hanno finalmente un loro stato, che corrisponde a Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise. I sanniti mantengono la loro vocazione guerriera, anche se non tentano più campagne di conquista;
- Cartagine: Conquista la Sicilia e la Calabria, nel caos dopo la Morte di Alessandro. A fermarla, in una battaglia degna delle Termopili, sono le città del sud Italia, che si sono alleate per impedire l'arrivo dei cartaginesi fino a Roma e l'Etruria;
- Etruria: Sotto il comando degli Antigonidi, lo stato si espande fino a comprendere le zone precedentemente occupate dai Galli. E' continuamente impegnato in lotte con gli altri stati italiani e il Norico;
- Norico: Conquistata l'indipendenza dall'Etruria, il Norico funge da Svizzera. E' scarsamente abitato, ed ha come capitale Tridentum (Trento). La sua popolazione è costituita principalmente da
pastori;
- Liguria: Fra le altre identità nazionali rinasce anche quella ligure, che fonda un suo stato, che dal punto di vista commerciale concorre spesso con Cartagine. Sono liguri le diverse operazioni organizzate per il tentativo di riconquista della Corsica;
- Senonia: I galli riescono a ritagliarsi questa porzione di terra, mal vista da tutti i loro vicini. Sono tante le invasioni, anche complete, del loro territorio, e più volte sono assoggettati da liguri, etruschi, bavaresi o galli, ma senza la creazione di insediamenti stabili e con l'abbandono della zona dopo pochi mesi.
Germania:
La conquista da un lato riunisce molte tribù che non avevano niente in comune, dall'altro rende impossibile una riunione del nord e del sud dell'attuale nazione tedesca, che diventano due blocchi molto diversi:
- Baviera: Con capitale Vienna, la Baviera si deve difendere dalle invasioni dei popoli provenienti dalla Polonia. La Boemia è l'obiettivo di ogni campagna militare bavarese, anche se in alcuni casi si cercano di assoggettare le tribù che attaccano lo stato che si trovano nelle grandi pianure ad est dei confini. In parte questa zona è stata raggiunta dalla cultura greca, diventando uno stato che non manca di accademie e grandi filosofi;
- Alemannia: Uno stato molto più selvaggio, dove Alessandro non è riuscito a diffondere
completamente la civilizzazione. Si mantengono le consuetudini barbare come l'ordalìa e la faida. L'unica cosa portata dai greci che si diffonde presto è la falange macedone, che diviene un arma per difendersi dalle popolazioni nemiche.
Balcani:
Anche se in un primo momento questa regione doveva sembrare la zona in cui le conquiste di Alessandro sarebbero state
frazionate di meno, si vedono dei regionalismi sempre più forti, che portano all'indipendenza di piccoli regni ellenistici, simili a quelli della Turchia post-seleucide.
- Pannonia e
Illirico: Fa un po' la fine del regno seleucide della nostra Timeline: gestisce popoli troppo diversi, che uno ad uno proclamano la loro indipendenza dal governo centrale. La dinastia che lì regna è sempre quella degli Antigonidi, che ha come equivalente della Siria la costa dalmatica, dove ci sono anche diverse città di grandi dimensioni;
- Macedonia: in Macedonia prendono potere i Seleuicidi, che riescono a fermare la ribellione delle città della Tessaglia, senza però riuscire a fermare la secessione del Peloponneso. Questo è uno dei regni più solidi nati dalla divisione delle conquiste di Alessandro;
- Tracia: Sempre in prima linea contro la Persia, la Tracia è una terra di pastori per la maggior parte, in cui le varie dinastie regnanti si presentano in alcuni casi come difensori del popolo greco contro i tiranni orientali persiani, ed altre volte come fedeli vassalli del Gran Re.
Persia:
Mantiene una prosperità invidiabile, con re che non si devono più preoccupare dei greci (più frammentati di prima, ma ancora in grado di resistergli con periodiche alleanze). Si può dire che assume un po' il ruolo dell'Impero Romano, che si deve difendere da periodiche invasioni, ma riesce più o meno a mantenere la situazione in mano fino a che non riesce a civilizzare senza assorbire i barbari che vivevano ai suoi confini
Gallia e Spagna:
Qui nascono i regni più solidi di tutto il periodo ellenistico:
- Gallia
e Aquitania: L'ennesimo stato gestito da tribù autoctone, che sotto re Vercingetorige tenta la conquista della Britannia con scarso successo. Cerca di mantenere contatti con i sennoni, e proclama la sua indipendenza insieme ad un corridoio che univa il loro territorio a quello dei loro fratelli galli d'Italia;
- Gallia e Catalogna: Stato gestito dai Tolemaidi, importante dinastia che finisce per essere assimilata nella cultura della sua gente. L'investitura è accompagnata dal suono di cetre dei bardi, con l'incoronazione da parte dei druidi e l'innalzamento su uno scudo. A differenza del nostro Egitto Tolemaico, questo stato non fa salire al trono Cleopatra, per un organizzazione fortemente maschilista. Ci sono molte contese con l'Hispania per il possesso della Catalogna, territorio hispanico fino al 322 a.c. e poi conquistato dai
Galli;
- Hispania: Sotto la guida di sovrani capaci, di un ramo collaterale degli Antigonidi, l'Hispania prospera grazie anche ai buoni rapporti commerciali con la Liguria. Sono diverse le spedizioni contro Cartagine per cercare di favorire il neonato stato ligure, anche se la maggior parte si trasformano in un fallimento. Come i sovrani persiani, anche gli Antigonidi di Spagna hanno un chiodo fisso: i Paesi Baschi. Questo piccolo stato, già resosi indipendente sotto Alessandro Magno (che disse "non vale la pena di fare una spedizione militare per i picchi delle montagne");
- Paesi Baschi: Gelosi della loro indipendenza, cercano di non cadere mai sotto il controllo dell' Hispania. La loro capitale è la città di Bilbao.
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Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.
Ed ecco il commento del vulcanico Bhrihskwobhloukstroy:
Caro Camillo, grazie mille da un celtomane! L'unica cosa che mi sfugge della tua geniale ucronia è il passaggio dalla "Baviera" dell'epoca di Alessandro, allora interamente celtica, alla "Baviera" tedesca di cui tu parli. Tentiamo di ricostruire questo passaggio. Ripensare a una "Baviera celtica" è molto difficile, poiché le popolazioni principali - già solo nella parte a Sud del Danubio, che storicamente è il nucleo della Baviera - erano ben quattro: Licati, Cattenati, Consuaneti e Rucinati. Come indiziato dal suffisso tipicamente etnico detoponimico, ognuno dei quattro popoli era individuato dalla specifica pertinenza locale, quindi nessuno di loro si presta a una generalizzazione regionale.
Il guaio ulteriore è che, quando in epoca romanza tutta la regione è stata denominata a partire da un solo popolo, l'ethnos eponimo è stato individuato nei Vindelici, che disgraziatamente erano insediati su un territori ESTERNO all'attuale Baviera (nonché a quella storica)...
La Baviera come oggi la conosciamo si è individuata come regione a partire dalla Diocesi di Salisburgo, e i suoi limiti occidentali sono stati fissati dal confine tra Marcomanni (a Est) e Alamanni (a Ovest): di tutto questo non esisteva alcun prodromo in epoca preromana, quindi è discutibile la possibilità stessa che si crei un'aggregazione paragonabile a quella della Baviera; più probabile è che l'egemonia dei Boi (che controllavano contemporaneamente l'attuale Boemia e l'attuale Alta Austria) si estendesse verso la parte più alta del bacino del Danubio, il che fra l'altro avrebbe la ucronicamente piacevole conseguenza di generalizzare per la regione lo stesso nome che è alla base di Bavari (*Baiia-warianez "abitanti tra i Boii").
Quindi si potrebbe pensare a qualcosa di paragonabile alla Baviera nella sua massima estensione altomedioevale (cioè con l'Austria) e addirittura fino alla Boemia, col nome di *Boiobrogi-s in gallico, probabilmente *Boiia (con accento sulla seconda i) in greco.
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Sollecitato dagli amici, così prosegue l'ucronia Bhrihskwobhloukstroy:
In massima sintesi, l'ucronia consisterebbe:
1) nella sostituzione del ruolo di un Impero Macedonico a quello dell'Impero Romano
2) oppure nella tensione permanente tra Diadochi in Europa.
Nel primo caso, l'Impero Macedonico sarebbe centrato sull'Egeo e sull'area balcanico-danubiana (mentre l'Impero Romano aveva un centro tirrenico e appenninico). Il modello geopolitico per un Impero del genere sarebbe quello bizantino, bloccato a Oriente (sua naturale direttrice) dalla Potenza Islamica. Per potersi espandere dovrebbe comunque aver accesso, almeno in alcune fasi, alle ricchezze dell'Anatolia, Siria-Palestina ed Egitto. La Persia, in continuità imperiale, agirebbe (per salvarsi) contro l'Impero Macedonico così come ha fatto nei confronti del tardo Impero Romano (quindi ricorrendo anche ai Popoli delle Steppe).
Concretamente:
- Impero Macedonico (problema della Capitale: Pella o Tessalonica?)
- conflittualità permanente in Anatolia
- annessioni e protettorati: Penisola Balcanica, Bacino del Danubio, Italia, Africa Settentrionale, coste settentrionali del Mar Nero e
ulteriore espansione nel relativo bacino (Scizia - Sarmazia; la Russia storica)
- greco come lingua delle Province marittime, macedonico come lingua delle Colonie interne
- Ellenismo nel Mediterraneo occidentale (nell'àmbito della precedente Colonizzazione Greca e con sovrapposizione su quella Fenicia)
- macedonizzazione di Illiri, Traci, Daci, Dalmati, Pannoni, Slavi e parzialmente Sciti e Sarmati
- Limes sul Caucaso, Caspio e bassa Volga (o Ural')
- precoce deviazione verso la Gallia e la Spagna dell'espansione germanica (altrimenti diretta verso il Mar Nero)
- possibile allentamento della pressione germanica sulla Britannia.
Per quanto riguarda la Boemia storica, dovrebbe rientrare, in quanto territorio dei Boii, tra le Province macedonizzate a sostrato celtico.
L'irrisolto conflitto con la Persia porterebbe a una divisione dell'Impero? Se sì, si potrebbe pensare su linee linguistiche, in tal caso però con una Parte Borea o Mesogea di lingua macedonica (sotto permanente pressione dei Popoli delle Steppe, con possibile cedimento del Limes e Regni Macedo-Turchi a Nord del Mar Nero) e una Parte Notia o Talassia di lingua greca, eventualmente con capitale Siracusa e progressivamente erosa a Sud dall'avanzata persiana lungo la costa mediterranea dell'Africa, a Ovest dalla germanizzazione delle regioni atlantiche.
Il parallelo storico della Gallia e della Spagna romanizzate fa pensare che Nazioni di lingua neomacedonica si possano sviluppare nel bacino danubiano. Naturalmente, la Boemia si trova proprio al confine con i Popoli Germanici non macedonizzati e in espansione. È in effetti possibile che l'alto bacino dell'Elba conosca una sovrapposizione germanica allo strato macedonico, mentre il resto della Boiía (l'Austria e la Baviera storiche) potrebbero evolversi in una Nazione neomacedonica.
Colonizzazioni germaniche sotto egida greca e/o macedonica potrebbero aver luogo in concomitanza con una ripresa di imperialismo greco e macedonico dopo qualche secolo, l'uno in Africa nordoccidentale, l'altro verso il Baltico nordorientale (mentre il Mar Nero, come l'Adriatico, rimarrebbe di pertinenza strettamente macedonica). Le principali Nazioni germaniche sarebbero centrate sulla Penisola Iberica (versante atlantico) e sulla Gallia (ugualmente dal versante atlantico), forse in quest'ultimo caso con perno nella Valle del Reno, anche se molto probabilmente l'area germanica classica resterebbe pur sempre parte integrante di questa grande Germania complessivamente spostata verso Ovest.
Una figura analoga a Bismarck (cioè lo Statista di massimo successo nella creazione di una Potenza germanica alternativa a quella tradizionalmente egemone), se l'equivalente dell'Austria storica fosse una Germania renano-atlantica, dovrebbe essere cercata nella Germania iberica, quindi una resa dei conti militare tra le due rivali per l'egemonia pangermanica potrebbe svolgersi più sui Pirenei che in Boemia; d'altra parte, come visto, è possibile considerare quest'ultima come verosimile area di espansione germanica su sostrato celtomacedonico (il ruolo storico degli Slavi sarebbe in questa prospettiva considerevolmente ridotto, più o meno a un livello paragonabile a quello dei Celti nel Medioevo vero, quindi si può trascurare l'eventualità di una slavizzazione della Boemia).
A questo punto la Boemia sarebbe effettivamente germanica (probabilmente germanica orientale oppure germanica dell'Elba) e non è escluso che il nome possa esserne Böhmen o qualcosa di simile (se germanico orientale tardo, penserei †*Baíhaím).
DEL TUTTO DIVERSO SAREBBE LO SCENARIO DI UN CONFLITTO PERMANENTE TRA I REGNI DEI DIADOCHI DI ALESSANDRO IN EUROPA. In tal caso si avrebbero o un 'ritorno' a una Storia abbastanza simile a quella dell'espansione imperiale romana oppure una duratura frammentazione politica e di conseguenza etnica e linguistica, con maturazione di Potenze regionali e in prospettiva nazionali di lingua celtica, inclusa la grande Boiía corrispondente ad Alta Austria e Boemia (e verosimilmente estesa anche alla Baviera storica in senso stretto). In assenza di qualsiasi egemonia a lungo termine, si coagulerebbero Nazioni corrispondenti alla carta etnico-linguistica protostorica e la germanità più meridionale sarebbe rappresentata, nel migliore dei casi, dai Bastarni lungo le pendici nordorientali dei Carpazi (o, appunto, Alpi Bastarniche): questi sarebbero di conseguenza i più serî candidati a costituire la Potenza germanica tradizionalmente primeggiante (ossia l'analogo dell'Austria storica) e i loro rivali sarebbero i Goti, a meno che essi stessi si sostituiscano ai Bastarni (per cui forse i loro principali rivali potrebbero essere i Lugi?) Senza linee di frattura paragonabili a quelle tra Cristianesimo e Nazioni 'pagane' dell'Europa nordorientale, non si potrebbe pensare a Colonizzazioni Tedesche in alcuna direzione e anche un ruolo come quello della Prussia avrebbe poco senso. L'unica alternativa vagamente simile a quella tra Großdeutschland e Kleindeutschland potrebbe essere un'eventuale contrapposizione tra aspirazioni nazionali pangermaniche (territorialmente abbastanza ridotte: Scandinavia, Germania settentrionale e qualche espansione sudorientale verso il Mar Nero) e tentativi egemonici regionali ancora più limitati (il solo bacino del Baltico? La Scandinavia in contrapposizione ai Germani 'Continentali' bastarno-gotici?).
Qualunque sia la quota cronologica raggiunta con questa fase, la Boemia sarebbe ancora piuttosto celtica (o celtomacedonica) che germanica, quindi si chiamerebbe appunto *Boiobrogi-s o Boiía rispettivamente; d'altra parte, un esonimo germanico sarebbe del tutto lecito e anzi quasi necessario e quindi, ancora una volta, una forma simile a quella storica (in questo caso abbastanza prevedibilmente di aspetto germanico orientale, bastarnico o gotico che si voglia: †*Baíhaím).
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Passiamo all'idea di Basileus TFT:
Dario III impara dai propri errori e riesce ad attirare su un terreno impervio la falange macedone, falciandola. Alessandro muore insieme ai suoi soldati. Cosa succede senza la distruzione degli Achemenidi, l'egemonia macedone e l'ellenizzazione dell'Oriente?
La Macedonia sarebbe andata in guerra civile anticipata per il trono (al momento non c'erano eredi validi) e avrebbe perso l'egemonia sulla Grecia. Sparta o Atene si sarebbero ribellate, quale città greca avrebbe ottenuto l'egemonia dell'area? Forse Corinto o una città epirota? Pirro si sarebbe sostituito, più avanti, ad Alessandro? I persiani sarebbero riusciti a conservare i propri immensi possedimenti nonostante un declino già molto marcato? Ad occidente come sarebbe nata la civiltà romana? Senza ellenizzazione in Oriente si diffonde meno il buddismo? La lingua greca non sostituisce l'aramaico come lingua scritta locale?
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Gli risponde Tommaso Mazzoni:
E se Dario III decide di ricambiare la visita dei Greco-Macedoni?
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Basileus TFT precisa:
Dario III era salito al trono da poco, l'Impero era in gravissima crisi: le satrapie cominciavano sempre di più a farsi i beneamati cavoli loro, le province occidentali erano sempre pronte a ribellarsi (Egitto in primis), l'esercito era qualitativamente scadente e con una logistica pessima, unita all'estensione territoriale, mobilitare la macchina da guerra persiana era uno sforzo titanico ben più che ai tempi di Serse. C'erano gli armeni che controllavano de facto vaste zone del Vaspurakan, gli Iberi che lanciavano scorrerie da nord, daci, ponti e altre popolazioni barbariche sempre pronte a farsi vive, non ultimi i beduini del deserto arabico e i Dahai e i Massageti dell'attuale Uzbekistan.
L'unico modo che aveva Dario III di ricambiare la visita era prodigarsi per anni, non dico in riforme fantascientifiche, ma almeno nel consolidare il suo dominio e ottenere la fedeltà delle satrapie maggiori. Allora avrebbe potuto tentare l'attacco, sempre presupponendo che i suoi generali avessero elaborato una tattica che vanificasse l'enorme vantaggio della falange negli stretti cunicoli greci, sfruttando solamente fanti leggeri. Nel frattempo però i greci che fanno? Stanno fermi ad aspettare il fato?
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Tommaso insiste:
Bene, escludiamo Dario III, suo figlio, magari? Approfittando delle guerre in Grecia e Macedonia?
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Interviene allora MorteBianca:
Dario III passerà tutta la vita a riorganizzare l'Impero e le satrapie, a riformare l'esercito, a rimettere nelle righe (o sostituire con ogni mezzo) i vari satrapi, potrebbe anche dover riconquistare a piè pari tutto l'Impero alla Ciro il Grande e Cambise. Sarà probabilmente suo figlio che, organizzando una grande armata, si preparerà per la spedizione punitiva in Grecia.
In Grecia prevedo Sparta e Atene che prima si alleano per scacciare i Macedoni, e poi si ammazzano fra loro come al solito. Tebe che tenta di fare da terzo polo, non so bene con che risultati. All'arrivo dei Persiano i risultati non sono ovvi: magari cominciano con l'occupare la Macedonia in guerra civile (proprio per vendicarsi) per poi procedere con calma in Grecia, e i greci, con tutte le guerre persiane e macedoniche alle spalle, sanno quanto l'unità faccia la forza contro i persiani.
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Tommaso torna alla carica:
Concordo con MorteBianca; Ma Dario IV (ucronico successore di Dario III) avrà imparato lalezione di Serse?
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E Basileus TFT gli ribatte:
Ammettendo che Dario III sia un imperatore energico e suo figlio possa fare l'invasione, passeranno comunque 20-30 anni se va bene. Nel frattempo in Grecia cosa è successo? E l'astro nascente di Roma?
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MorteBianca prosegue a ruota libera:
Roma se fa qualcosa può essere avvantaggiata nelle Guerre Puniche vista l'assenza dell'ausilio macedone.
Penso se ne stia per i fatti propri, ora come ora, e i Persiani non hanno certo mire estese fino all'Italia, per il momento.
Dario IV può aver imparato la lezione? Non saprei, si sono susseguiti regnanti persiani che ogni volta si sono fatti mazziare dai greci, penso che i persiano siano "destinati" a questo, e l'unico modo è rifare quello che hanno fatto prima: usare un governo spartano (o chi per lui) fantoccio che governa tutta la Grecia.
Alternativamente imparano la lezione, aiutano cartagine contro Roma, Roma vince e invade la Persia, liberando la Grecia e rifacendo (anzi, facendo per la prima volta) Alessandro Magno. Al posto delle guerre Partiche avremmo quelle indiane o cinesi...
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Ma Tommaso non è d'accordo:
Calma; che Roma vinca un'eventuale Guerra punica in cui interviene l'Impero di Dario (V o VI, a questo punto) non è affatto scontato.
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E MorteBianca gli replica:
Se i greci vincono contro i persiani, Roma, pur con i cartaginesi, non penso abbia difficoltà. Non sarà facile, ma diciamoci la verità: le legioni sono organizzate tatticamente, meglio strutturate, armate, contro le orde semibarbariche di Serse, disorganizzate e che si basano solo sul numero (e infatti prese a calci da Alessandro con pochi uomini e da Leonida con 300 Spartani). Non hanno speranza, temo. Roma omnia vincit.
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Basileus TFT però obietta:
Sinceramente ai tempi delle guerre puniche non penso che la Persia 1) avrebbe il dominio sulla Grecia, 2) abbia interesse ad andare contro Roma. Anzi, paradossalmente i persiani potrebbero allearsi CON i romani in funzione antigreca. Magari Persia e Roma si spartiscono la penisola ellenica e rimangono in buoni rapporti anche durante le varie guerre puniche. Annibale dove fuggirà? In Iberia?
Personalmente però ritengo più probabile l'intervento di Roma contro la Persia allo scopo di salvare la grecità. I persiani non sarebbero mai intervenuti direttamente contro Roma via terra, al massimo avrebbero supportato Cartagine con la flotta, ma non penso sarebbe cambiato nulla visto che dall'altra parte i greci e Siracusa spalleggiano Roma. Con un Impero persiano ancora intatto, paradossalmente per i romani è più facile conquistare l'Asia e Giulio Cesare diventa "il Grande" creando l'Impero romano dalla Spagna all'Iran. E Ottaviano?
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MorteBianca non si lascia scappare l'occasione:
Se Cesare lo vedi come colui che si "fa" non in Gallia ma in Persia, Ottaviano ovviamente in Cina o India, oppure fa il sedere ai germani, tutti, dalla gallia alla Dacia. Ai tempi del massimo splendore (Traiano) l'Impero arriverà ai confini della Russia.
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A questo punto è Paolo Maltagliati a scuotere la testa:
Sarà, però trovo strano che i romani riescano ad arrivare così lontano e così presto. Anche se non c'è l'impero achemenide. Ci possono essere nel frattempo diverse egemonie sull'area anatolica, eufratica, mesopotamia e iranica; ognuna potenzialmente in grado di avere una potenza pari o maggiore ai romani dell'epoca.
Cercherò di entrare nel merito. Gli imperi iranici hanno sempre rappresentato un ostacolo insormontabile per l'impero romano. Sia da un punto di vista militare, in quanto hanno inflitto diverse sconfitte alle legioni, sia da un punto di vista logistico, quelle rare volte che Roma è arrivata a sconfiggerli in modo che sembrasse grave, tanto che non è seguita alcuna annessione o penetrazione economica pesante e duratura. Mi sembra pertanto piuttosto pacifico affermare che tale situazione, in una Timeline in cui la dinastia achemenide perdura nel tempo, non divenga ad un tratto più inverosimile. Semmai è il contrario, diviene fin troppo probabile che le frontiere della guerra fredda tra mondo greco-latino e mondo iranico possano spostarsi verso ovest. Senza menzionare possibili ulteriori contendenti che avrebbero campo, come la Galazia, l'Armenia o uno stato di dinastia aramaica basato in Siria e Mesopotamia.
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Basileus TFT vuole mettere i puntini sulle i:
Io presupponendo che la Persia sia ancora tutta intera, e che abbia ridotto al vassallaggio la Grecia usando la Macedonia come fantoccio, cosa improbabile ma possibile se assodiamo un genio amministrativo-militare in Dario III, IV, e V o chi per loro. Roma non ha mai schiacciato totalmente la Persia, se non ai tempi di Eraclio, perchè aveva altri fronti a cui badare e faticava a gestire le sue risorse, oltre ovviamente ad una grandissima abilità cavalleresca dei persiani nei terreni loro favorevoli.
Qui però il contesto è ben diverso. Roma è in piena espansione, ha dalla sua i greci e indirettamente armeni, egizi e diverse altre popolazioni sottomesse. L'esercito manipolare romano o quello alla Mario potrebbe ottenere una vittoria schiacciante sfruttando la sua superiorità tattica, negli armamenti, nella disciplina e anche nell'esperienza. Una sola vittoria potrebbe far crollare di schianto tutto l'Impero persiano. Roma ne conquista buona parte, tipo grecia e anatolia, il resto si spacca in regni e principati indipendenti vari. Guerra civile Mario-Silla, per i conseguenti problemi da sovraestensione in poco tempo.
Poi arriva Giulio Cesare che conquista il Levante, L'Egitto e i Parti (o chi per loro, portando i confini della Res Publica fino ai confini dell'altopiano iranico in modo stabile. Ottaviano conquista la Gallia, Rezia e Pannonia. Con un Impero sviluppato maggiormente verso est immagino che venga lasciata perdere la Britannia per un'espansione più forte verso l'Iberia e la costa nord del mar nero in modo da giungere fino ai confini del regno del Bosforo.
A livello culturale a questo punto o esplode la grecità, e di fatto nasce il mondo ellenistico e greco romano, con qualche centinaio d'anni di ritardo e un po' più spostato ad Oriente.
Oppure l'elemento greco rimane maggiormente minoritario di quello romano e si crea una cultura greco-romano-persiana che non ho la più pallida idea di come possa essere.
Traiano potrebbe arrivare fino alla Battriana, anche se per poco tempo. Ho presupposto che Cesare si fermi all'altopiano iranico e non vada avanti, come Alessandro, perchè essendo uomo maggiormente avveduto comprende che sia maggiormente necessario stabilire una frontiera difendibile che cercare di dominare un incubo logistico come l'iran.
Da notare fra l'altro che Cesare stava preparando la campagna partica per conquistare tutto il loro regno... nel 44 a.C., quindi in un contesto ucronico di questo tipo la cosa è ancora maggiormente probabile.
Qui ci sarebbe da approfondire una seconda ucronia, fuori contesto in realtà, se Cesare viene ucciso nel 40 e non nel 44 riesce a partire per la Persia e conquistarla? Nella nostra timeline al suo posto andò Marco Antonio, che comunque non aveva le sue doti militari.
L'esercito per la spedizione era composto da 60.000 legionari e 40.000 ausiliari di cui 8000 cavalieri iberici.
Ma, tornando a noi, è possibile che al momento della sua massima espansione Roma non comprenda la Britannia ma tutto l'Iraq, il Caucaso, la Crimea e il corridoio di collegamento al Caucaso. Essendo più proiettato ad Oriente l'impero non tenta la conquista germanica e non viene schiacciato a Teutoburgo. E i britanni? La loro civiltà che sviluppi avrà?
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E Paolo Maltagliati aggiunge:
In sostanza in questa Timeline i romani hanno la stessa fortuna sfacciata che hanno avuto nella Hl di arrivare ad affacciarsi ad oriente nell'esatto momento in cui gli stati egemoni sono in crisi e c'è un vuoto di potere mentre si cercano nuovi equilibri.
Nel complesso è plausibile, per quanto mi rimanga un retrogusto di sottovalutazione sistematica di qualsiasi complesso imperiale su base ieanica e/o aramaica. Ma dato che non riesco ad argomentarlo a dovere, non insisto oltre sul tema.
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Basileus TFT insiste:
Esatto, solo che nella nostra Timeline i romani hanno dovuto affrontare una serie di staterelli tutto sommato solidi, perdendo tempo con diplomazia, guerre varie ecc. Qui invece c'è un unico ed enorme stato vecchio, lento, inadeguato a fronteggiare l'esercito romano e per giunta privo dell'elemento di forza ellenistico. La fanteria leggera e i carri falcati persiani sono pasta asciutta per le legioni.
Se invece l'impero achemenide è già collassato, allora la situazione è simile alla nostra Timeline, con la differenza che la mancanza dell'elemento greco rende maggiormente deboli i regni post persiani o come li vogliamo chiamare. Egitto, fenicia, Cipro indipendenti, in Iraq un regno mesopotamico, a nord la grande Armenia, in Asia Minore un mosaico di staterelli con la costa ionia che torna greca. Io però vedo molto più interessante un impero persiano che sopravvive e poi Cesare rompe tutto...
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Paolo riprende la parola:
Può darsi che in Anatolia ci sia una grande Galazia. Permettimi solo una domanda. A prescindere dal fatto che il livello di penetrazione dell'ellenismo in molte regioni è di gran lunga sopravvalutato, almeno secondo me, perchè senza l'elemento greco i regni sono più deboli?
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Basileus TFT non si fa pregare:
L'ellenismo ha portato a grandissimi scambi commerciali e culturali. Un mondo meno ellenico, quindi più chiuso, è sicuramente meno aperto al cambiamento e al miglioramento, risultando naturalmente più debole. Questo ovviamente anche in campo militare e urbanistico, per motivi palesi.
Mi ricordo una conferenza a cui avevo assistito anni fa dove il relatore spiegava la predominanza del genio europeo nei secoli grazie al fatto che ci fossero tantissime culture in spazi molto ristretti e che quindi per primeggiare le une sulle altre si cercava sempre di più il miglioramento. Esattamente l'opposto del sistema massificante-multiculturale di oggi, che infatti sta distruggendo l'Europa. Ma sto divagando scusate.
Una grande Galazia non saprei, se ben ricordo i galati erano nella parte centrale, lungo le coste c'erano i greci, i ponti e gli armeni oltre che i vari Lici e altri popoli.
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Ma Paolo non sembra convinto:
Viceversa, io sono abbastanza convinto che l'ellenismo sia un prodotto incompleto. È vero, ha portato ricchezza di scambi economici e culturali. Ma tra città greche e grecizzate stesse. Queste formavano delle enclavi in un territorio che da esse non era affatto influenzato, e che pochissimo riceveva da loro. La vera ellenizzazione è avvenuta in epoca romana se non bizantina. Paradossale ma la pervasività maggiore sull'ambiente circostante, la cultura greca la ottenne nel punto più lontano in cui si è spinta, ovvero in India. Molto più che in Egitto, di cui Alessandria rimase, per molto tempo, un corpo estraneo. In sintesi: la cultura greca aveva in sé una portata "universale" ma che fu sfruttato solo dai non greci.
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Cediamo ora la parola al Marziano:
Riguardo alla possibile sopravvivenza di Alessandro, Magno, sapete quale è stato il primo esempio di Ucronia? Un testo di Tito Livio, in cui analizza esattamente come si sarebbe svolto uno scontro Alessandro Magno vs Roma. Livio sostiene che Alessandro avrebbe perso. Fin qua potremmo stare nel campo della (più o meno cosciente/volontaria) propaganda. Però, un conquistatore ellenistico, le ha buscate sonoramente in Italia e non è stato (solo) Pirro. Negli stessi giorni in cui Alessandro Magno conquistava l'Asia, il suo omonimo zio Alessandro, re dei Molossi, sbarcava in Italia, pensando di poter emulare e, magari (visto che si scontrava con barbari) superarne le gesta. Ebbene, non i Romani, non i megalleni, ma propri i barbari Italici, nella fattispecie proprio i rozzi Bruzi, le tribù indigene di Calabria e Puglia, lo ridussero a mal partito.
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Enrica S. tuttavia non è d'accordo:
No, amico mio, lo zio di Alessandro non poteva essere neppure lontanamente paragonato ad Alessandro nipote. Conosco benissimo il brano di Tito Livio che tu citi, è riportato nell'Introduzione al nostro sito, ma Tito Livio aveva una sua visione di Roma come la città invincibile per antonomasia, aveva in mente la battaglia di Pidna, e pare logico che, 300 anni dopo la morte del Macedone, lo storico ufficiale romano scriva (soprattutto per il più importante dei suoi lettori, Augusto) che i Quiriti ai Macedoni gliele avrebbero suonate di brutto. Da uno che ha conquistato il mondo, invece, ci si può aspettare che conquisti anche una piccola penisola come la nostra!
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Ed ecco l'argomentata osservazione del grande Enrico Pellerito:
Resta materia di congettura il come si sarebbero comportati i personaggi di grande valore, morti giovani, nell'ipotetico prosieguo della loro vita; il percorso effettuato da alcuni di loro, i quali non sono mancati presto, delinea alcune possibilità che si possono, ragionevolmente, considerare linee guida, pur con tutte le limitazioni proprie delle generalizzazioni.
Riguardo Alessandro Magno, mi permetto di sottolineare che nessun condottiero può considerarsi invincibile; anch'egli subì delle sconfitte. Ciò non toglie che sia stato uno dei più grandi conquistatori che la Storia ricordi, in virtù di una sommatoria di elementi comprendenti non soltanto le capacità peculiari del soggetto, ma anche quelle dei suoi collaboratori e la "bontà" (scusate il paradossale aggettivo in ciò che è uno strumento letale) dell'esercito macedone.
Questo era stato forgiato da Filippo II e suo figlio si ritrovò a gestire una forza che avrebbe, nel tempo, necessitato solo di qualche affinamento ma che, sostanzialmente, restò invariata nella struttura e nella dottrina d'impiego.
Se vogliamo immaginare uno scontro tra Roma e un sopravvissuto Alessandro, non dobbiamo usare Pirro come metro. Indubbiamente Pirro e il suo stato maggiore non erano all'altezza di Alessandro e dei suoi ufficiali, e alla fine parlano i fatti: i Macedoni vennero sconfitti dopo una prima serie di vittorie, quando tattiche e mezzi da loro utilizzati furono studiati dai Romani per applicare opportune contromisure, permettendo a questi ultimi di superare l'avversario. Qui, però, entrano in gioco non soltanto le qualità strategiche dei condottieri (e non per niente Alessandro era "Grande"), ma anche lo sviluppo dei modelli militari in campo.
Molti considerano certa la sconfitta di Alessandro in Italia ad opera dei Romani e, probabilmente, fanno riferimento non tanto al fatto che negli scontri corpo a corpo risulta ci sia stata una prevalenza del legionario nei confronti del falangita (elemento che da solo non può spiegare il perché di una sconfitta di una dottrina militare) quanto alla superiorità mostrata dalla legione romana per la migliore modalità d'impiego, specie su terreni non adatti al mantenimento di una disposizione unita e compatta, caratteristica propria della falange macedone che, a differenza della omologa controparte, difettava di flessibilità.
Lo scopo della falange era di fissare lo schieramento avversario, mentre la veloce cavalleria alessandrina ne avrebbe attaccato fianchi e spalle; a quel punto la pressione della fanteria macedone avrebbe completato lo scompaginamento del nemico.
Ma se la cavalleria veniva nel frattempo impegnata dall'omologa forza nemica, per la falange macedone le prospettive di contenimento di un attacco nemico potevano drasticamente diminuire, con un nefasto esito della battaglia di fronte ad una azione tattica più articolata.
E ancor più che a Benevento, scontro dall'esito tattico inconcludente, conferma di ciò si ebbe a Cinocefale e in seguito a Pidna.
Il problema è stabilire quando Alessandro decide di proiettare la propria forza verso la penisola italiana, considerando che non muore nel 323 a.C. e che potrebbe vivere fino a 78 anni, cioè fino al 278 a.C. Se l'azione avviene a seguito dell'espansione romana verso la Magna Grecia, siamo negli stessi tempi delle guerre pirriche, ergo, credo che poco cambi rispetto a quanto accaduto nella realtà storica; per cui avremo un'alta percentuale di probabilità che l'ipotesi dei pessimisti si concretizzi, a prescindere che Alessandro, nel frattempo, ha già 76 anni di età. E do per scontato che i miglioramenti introdotti dai diadochi e dallo stesso Pirro alla struttura della falange, siano stati posti in essere dallo stesso Alessandro, in quanto evoluzione del pensiero e dello strumento militare macedone.
Immaginando, però, che la seconda guerra sannitica faccia da campanello d'allarme per il sovrano macedone, ecco che le cose potrebbero andare in maniera diversa. Ritenendo possibile un successivo allargamento di Roma verso sud a danno della Magna Grecia, Alessandro decide di intervenire e procedere alla "ellenizzazione" forzata dei sette colli; diciamo che questa campagna inizia nel 303 a.C. e Alessandro sia un dinamico cinquantenne, ma quest'ultimo è un fattore relativo.
L'esercito macedone si troverebbe ad agire secondo la dottrina della "combinazione" delle forze (la fanteria disposta a falange fa da incudine e la cavalleria da martello), mentre la legione repubblicana del periodo in questione si sarebbe anch'essa schierata a falange ma limitandosi ad applicare la "cooperazione" delle varie componenti presenti sul campo di battaglia, pur avvalendosi della nuova tattica dei manipoli, appresa a proprie spese dai Sanniti, ma non ancora ben delineata e assimilata dagli ufficiali romani.
In pratica si sarebbero fronteggiate due falangi ma avendo più compattezza quella macedone, essa ben difficilmente sarebbe stata messa in crisi rispetto allo schieramento romano, ancora legato al concetto di massa e di pressione sul fronte nemico.
Probabilmente è in questa fase storica che Alessandro potrebbe giocare le sue migliori chances, con la conseguenza che Alessandro trionferebbe anche su Roma e le prospettive nello sviluppo storico e sociale dell'Italia sarebbero ben differenti.
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Federico Sangalli dice la sua:
Propongo una mediazione tra le due posizioni fin qui emerse: Alessandro Magno non si ammala e non muore nel 323. Egli fa riposare l'esercito e nel 320 lancia la propria campagna di conquista dell'Arabia. Dopo cinque anni passati perlopiù a marciare nel deserto (non è che ci fosse molto da combattere) egli raggiunge Aden e l'Arabia Felix. Lì scorge le terre al di là del Mar Rosso e non sa resistere: sbarca in Eritrea con un contingente ma non può conquistare un territorio così aspro con forze così esigue per cui inizia poi una drammatica ritirata lungo le coste del Mar Rosso, incalzato dagli Etiopi, e ritorna in Egitto. Deciso a lavare quest'onta nel 310 invade l'Etiopia per la seconda volta e stavolta, rase al suolo Axum, Addis Abeba e Gondar, la sottomette nel 300. Egli si dedica poi a lavare l'analoga onta subita in India e nel 295 varca l'Indo. Passa dieci lunghi anni a combattere furiosamente contro i regni indiani. Infine nel 285, con l'esercito esausto e lui stesso anziano, pone una colonna sul Gange con la scritta "Qui si è fermato Alessandro" e ritorna a Babilonia: l'India del Nord è de facto una provincia dell'Impero, quella del sud un'insieme di stati satelliti. Il grande conquistatore non riesce tuttavia a rassegnarsi alla vita civile e alle mollezze regali così decide di punire quella lontana città ad Occidente che non gli ha inviato un'ambasceria per onorare le sue conquiste e la sua grandezza, Roma. Nel 280 sbarca in Apulia con un forte esercito e sconfigge ripetutamente le legioni romane in battaglie campali, giungendo persino a saccheggiare e occupare Roma stessa (se c'era riuscito Brenno non vedo perché non dovrebbe riuscirci Alessandro Magno). Tuttavia i romani adattano le loro tecniche a quelle dei Macedoni, riuniscono sotto di loro le varie popolazioni italiche (Etruschi, Sanniti, Volsci, Sabini,...), per nulla intenzionate a finire sotto il giogo macedone, e iniziano una lunga guerriglia contro l'esercito invasore. A guidare la resistenza Mario Curio Dentato. Alessandro Magno ha vinto tutti gli eserciti che ha incontrato ma non riesce comunque ad avere il controllo del territorio e non riesce ad impedire le innumerevoli rivolte antimacedoni. Alla fine, stanco e malato, decide di firmare una pace di compromesso: la Magna Grecia e la Sicilia diventano parte dell'Impero Macedone mentre nel centro-nord si forma un'eterogenea confederazione di tribù e città stato estesa dai sanniti ai liguri,guidata da Roma. Alessandro sposa una nobile romana, magari della Gens degli Scipioni, che diventa così la sua sesta moglie (dopo la battrianica Roxelane, un'etiope, un'egizia, un'indiana e una greca, tutte frutto di un'abile politica matrimoniale volta a tenere insieme l'Impero), ma non fa in tempo a tornare a Babilonia per celebrare il matrimonio che muore nel 278. La nobile sposa allora l'erede designato Alessandro IV, che ha appena compiuto 55 anni.
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Riprende la parola Enrico:
Complimenti, ipotesi interessante e ben delineata. Resta da vedere se effettivamente nel 326 a.C. il Regno Magadha stesse preparando un'imponente armata, notizia che influì a tal punto sulle truppe guidate da Alessandro da farle ammutinare, rifiutando di proseguire nell'avanzata.
Le cose saranno diverse trent'anni dopo? Diciamo che stavolta Alessandro fa le cose ancora più in "grande" e le consistenti forze da lui radunate arriveranno sul confine senza aver dovuto affrontare altri disagi, se non quelli del trasferimento; la leadership del macedone gioca ancora a favore della bellicosità dei suoi guerrieri e gli eserciti indiani non riusciranno a prevalere.
Stessa cosa, però, dovrà avvenire al momento di sbarcare in Italia; tanto per capirci, i più di 28.000 combattenti guidati da Pirro, nonostante il rinforzo cui contribuirono, durante le sue campagna in Italia e Sicilia, contingenti di magnogreci e altri alleati come Sanniti, Lucani, Bruzi e Messapi (bilanciando così le perdite epirote), non garantirono di poter insistere nel combattere Roma oltre un certo periodo.
La mancanza di aiuti da parte dei sovrani ellenistici fu uno dei motivi che impose a Pirro di rientrare in Epiro. Se invece Alessandro può contare sin dall'inizio su un'armata numerosa e adeguati rimpiazzi (anche grazie a tribù italiche che preferiscono i Greci ai Romani), il quadro rappresentato diventa molto plausibile.
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E Generalissimus aggiunge:
Inoltre c'è da considerare che Alessandro, grazie alle carte greche (errate) era convinto di trovarsi a non più di 1000 Km dalla fine dell'India e di essere prossimo all'arrivo sull'odierno Golfo del Bengala, suo obiettivo finale. Era preparato sì per una campagna di questo genere, ma non aveva idea di quanto fosse realmente estesa l'India e di quanti stati la componessero.
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Concludiamo per ora con il contributo di Perchè No?:
Ho appena scoperto con stupore una vera ucronia molto ambiziosa scritta nel 2007 dallo spagnolo Javier Negrete, ecco il POD: Alessandro il Macedone non muore avvelenato a Babilonia, é salvato da un medico greco chiamato Nestore. Lo shock della congiura é talmente grande che fa uscire il Macedone del suo lutto per Efestione, si riprende e torna ad essere l'Alessandro di prima. Intanto Nearco e Perdicca portano avanti la progettata campagna d'Arabia che circumnaviga la penisola, conquista le coste e fonda diverse città. Alessandro sta ancora riprendendo le forze, e poi sposa la figlia del re indiano Chandragupta (insieme a diverse altre mogli). Sei anni dopo ha consolidato il suo impero e può iniziare la conquista dell'Occidente a partire dall'Italia. La giustificazione del romanzo é un po' filosofica, vedendo il percorso dei Macedoni dalla povertà alla gloria, Alessandro viene a temere l'ascesa di un altro popolo giovane dell'Occidente, che potrebbe rappresentare un pericolo per il suo impero dopo che lui sarà morto.
Egli rinuncia a far costruire 1000 navi di guerra contro Cartagine perché il tesoro é vuoto, e per l'Italia si accontenta di una "ragionevole" armata di 42 000 soldati, alleati inclusi. Nella penisola un'unica città si rifiuta di sottomettersi a lui: Roma. È l'occasione per Negrete di mettere in scena una colossale battaglia tra la falange macedone e le legioni romane ai piedi del Vesuvio e una descrizione della campagna d'Italia. Nel romanzo Alessandro ha fatto la pace con l'India di Chandragupta, regolando i conti con gli Sciti e con l'Ircania con una vasta campagna fino al Ponto. E non dichiara guerra a Cartagine, si accontenta di allearsi a Siracusa e Massalia, fornendo uomini e oro, per conservarli per più tardi. Cartagine dal canto suo preferisce lasciare che Roma e Alessandro conducano una lunga guerra di distruzione, aiutando un campo o l'altro secondo i bisogni.
Negrete ha scritto un altro romanzo, "I Signori dell'Olimpo", incentrato su un'Atena non più vergine.
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Chi vuole partecipare alla discussione, ci scriva a questo indirizzo.