Ramses – Sansone – Atalanta – L'Iliade – L'Odissea – L'Eneide – Romolo e Remo – Judith – Alexander – Annibale e Scipione – Cesare – Spartacus – Cleopatra – Cenerentola in Belgio – Biancaneve in Ungheria – La Bella Addormentata in Polonia – La Sirenetta in Portogallo – Il Gobbo di Notre-Dame in Spagna – Oliver & Company in Sicilia – Aladdin in Cina – Basil l'investigatopo a Praga – Frozen in Irlanda – Gli Aristogatti in Svezia – La Spada nella Roccia in Italia – Rapunzel in Austria – Peter Pan nelle Indie Orientali Britanniche – Robin Hood negli Stati Confederati d'America – Mulan in Israele – Tarzan in Congo – Hercules in Unione Sovietica – Merida in Germania
Disclaimer: questo è solo un divertissement pensato per strapparvi un sorriso, e non intende violare alcun copyright. I diritti delle opere qui citate sono detenuti dalla Walt Disney Company.
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Prologo (Canzone: "Ra ha sconfitto Apophis", sulle note di "Spiriti degli Antichi Eroi" da "Koda, Fratello Orso", Disney 2003. Cantano in coro gli Dei dell'Egitto)
In uno scenario onirico, Ra si erge vittorioso sulle spoglie di un immenso serpente; cantando, Ra ringrazia e assegna un ruolo a tutti gli dei che l'hanno aiutato; Seth, dio del Deserto, dei Venti e della Guerra, è nominato custode della prigione di Apophis. Seth protesta quando Osiris è nominato custode dei Re d'Egitto al suo posto, ma la parola di Ra è definitiva. Seth lascia il gruppo schiumante di rabbia.
Cambio di scenario, un gruppo di ragazzi ventenni gioca presso il recinto di un toro, sfidandosi ad avvicinarsi il più possibile al Toro; solo uno rifiuta il gioco, venendo preso in giro. Ma quando uno dei giovani scivola e sta per essere travolto, proprio il ragazzo prudente riesce a salvarlo. Gli altri ragazziiniziano ad acclamarlo (Canzone Viva il Principe Ramses, sulle note di "Seguendo il Capo", da "Le Avventure di Peter Pan" Disney 1953), portandolo in trionfo per le vie di Karnak, la capitale d'Egitto.
A quel punto Ramses lascia il gruppo per incontrare il padre ilo Faraone Seti I, il quale gli racconta le origini del cosmo, il duello di Ra e Apophis, il tentativo di Seth di assassinare Osiris, la sua sconfitta e l'esilio nelle terre d'Oriente, in mezzo agli Ittiti.
Seti spiega a Ramses qual è il compito del Faraone, che grazie alla Corona di Osiride, può controllare le aque del Nilo, parlare con gli animali, e controllare le forze della natura. Ma, soprattutto, il compito del Faraone e custodire la chiave Nera, che apre la prigione di Apophis. Ramses affascinato dai poteri della Corona presta poca attenzione alla lezione del padre, che lo richiama alla realtà ribadendo quanto si fondamentale per un Faraone pensare prima di tutto al bene dell'Egitto.
Cambio di Scena, ed dalla splendente Karnak, si passa alla lugubre Hattusa, dove un sacerdote gobbo e sdentato, di nome Mursili prega la statua dalla testa di Onagro, che lui chiama Teshub; La divinità risponde animando la statua, che inizia a fare il conto dei torti subiti, e di come avrà la sua vendetta cantando. (Canzone: Gloria a Me, sulle note di "Sarò Re" da il Re Leone del 1994). fuori dal tempio, gli Ittiti rispondono in coro, brandendo le armi del metallo proibito che Seth/Teshub ha donato loro.
Mentre Ramses riflette sulle parole del padre, incontra Nefertari, la sua migliore amica (forse qualcosa di più) che lo sfida in una cavalcata mozzafiato fino ad una piccola oasi, dove fanno la conoscenza con un giovane medico e ingegnere di nome Imothep, che chiede a Ramses di presentargli il padre, per il quale ha in mente una serie di progetti rivoluzionari che illustra con la canzone "Gia nel Futur" (sulle note di in Fondo al Mar, da "La Sirenetta " Disney 1992).
Vengono però bruscamente interrotti da un messaggero che informa loro che il Faraone Seti è stato morso da un Aspide.
Accorso al capezzale di Seti, Ramses scopre che il serpente gli ha rubato la Chiave Nera, e se n'è andato sotto forma di umano; era un sacerdote Ittita, gobbo e brutto.
Morto il padre, con l'aiuto di Imothep e Nefertari partono all'inseguimento; il carro costruito da Imothep è velocissimo, e presto raggiungono l'infido Mursili.
Nonostante un gran numero di trasformazioni, alla fine Seth in persona deve intervenire a favore di Mursili; il dio intende usare la chiave per ricattare gli dei, mentre gli Ittiti conquistano l'Egitto.
Allora Ramses torna a Karnak, dove chiede consiglio ad Isis, la grande madre che gli consegna lo Scettro di Ra, l'Amuleto di Anubis, e la Spada di Horus.
Con l'aiuto di Imothep, che ha ricevuto l'Anello di Thot, e di Nefertari, che indossa il Diadema di Isis, e il guanto di Bast, Ramses raduna un esercito, e marcia contro Muwatalli, il figlio di Seth, e re degli Ittiti.
Nonostante il valore di Ramses e Nefertari, e le brillanti trovate di Imothep, la forza dell'esercito Ittita sembra superiore, quando, all'improvviso, sul campo di Qadesh , Mursili usa la Chiave Nera senza l'autorizzazione di Seth; Cantando una ripresa sinistra di "Ra ha sconfitto Apophis" Mursili rivela di aver "sempre servito Apophis!" Il Grande Serpente torna libero, ed è pronto a distruggere nel fuocco il mondo intero, ma mettendo insieme il potere degli dei, e la potenza degli eserciti Ittita ed Egizio, riescono a contenerlo; quando Ramses è sul punto di essere ucciso da Apophis Seth ritrova la ragione; sacrificando la mano destra riesce ad imprigionare nuovamente Apophis; Ra, per bocca di Ramses perdona Seth, che decide di usare il suo potere per proteggere il popolo Ittita.
Mentre uomini e dei cantano "Abbiamo sconfitto Apophis" Mursili, che ha cercato di fuggire trasformandosi in un topo viene mangiato dalla gatta di Nefertari, Bubastis.
Il film si conclude con il matrimonio fra Ramses e Nefertari, e la nomina di Imothep a Capo scienziato we Architetto di Corte; Mentre le immagini sfumano in nero, lo si può sentire dire: "E costruirò delle piramidi senza usare nemmeno uno schiavo!"
(P.S. Gli anacronismi sono voluti)
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Prologo. I Filistei, comandati dal loro Re Handagon, imperversano nella terra di Canaan, trattando gli Ebrei come schiavi.
Manoach e sua mogli Rebecca, due pastori Ebrei, non hanno figli; Compare loro una creatura demoniaca, il terribile Dagon, mezzo pesce, mezzo uomo, il dio dei Filistei, che offre loro un figlio, in cambio della loro conversione al suo culto.
Ma Manoach e Rebecca rifiutano; allora, l'Arcangelo Michele appare e respinge l'assalto di Dagon, che furioso, vorrebbe uccidere la coppia; per ricompensare Manoach della sua fedeltà al Dio dei suoi padri, Michele gli annuncia la nascita di un figlio maschio, al quale non dovranno essere mai tagliati i capelli.
Stacco temporale; la canzone "Figlio della Promessa" (Sulle note di "Noi siamo la tua famiglia!" da "Koda-Fratello Orso" Disney 2003) ci introduce Sansone, giovane uomo dalle sette lunghe trecce, e dalla forza straordinaria, che aiuta tutti nel suo villaggio, sollevando macine, spostando cavalli, sradicando alberi, ecc, ecc. Aiuta anche gli animali, libera le volpi dalle trappole dei cacciatori Filistei, salva i cavalli dai crepacci, libera gli uccelli dalle reti.
Mentre sta portando un carro di fieno sulla sua schiena, vede passare una pattuglia di soldati filistei, che scortano la bellissima figlia di Handagon, la principessa Dalila. Il suo sguardo si incrocia con quello della ragazza e fra i due scatta la scintilla.
Tornato a casa, Sansone, completamente cotto di Dalila, decide di andare ad Ascalon, capitale dei Filistei, e chiedere in sposa la principessa.
Quando le guardie gli negano udienza con il Re, lui le fa volare sugli alberi del giardino, sfonda il portone, e entra nella sala del trono, sorprendendo molto Handagon.
Il Re decide di mettere alla prova questo giovane e possente ebreo, dicendogli che un grosso leone terrorizza la sua gente, cacciando nelle sue vigne; se gli porta la pelle, prenderà in considerazione la sua proposta.
Dagon allora rende il leone ancora più grosso, feroce e aggressivo, ma Sansone, a mani nude, riesce ad eliminarlo, e a portarne le spoglie a Handagon; Handagon plaude il suo coraggio e la sua forza, ma gli dice, lo sposo di sua figlia deve essere anche abile; C'é un vecchio bosco inaridito, non lontano da Ascalon; lo rada al suolo entro il tramonto e dimostrerà la sua abilità.
Allora Dagon rende gli alberi morti duri come metallo; resosi conto che non riuscirà mai ad abbatterli tutti in un giorno, Sansone chiede aiuto alle volpi; lega torce accese alle loro code, e le volpi danno fuoco al bosco morto, radendolo facilmente al suolo; Sansone si assicura che nessuna volpe venga bruciata nell'impresa.
Re Handagon ha pronto per lui una terza impresa, un indovinello impossibile "Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce!" Nessuno ci potrebbe arrivare, senza conoscere l'antefatto, ovvero che le api hanno fatto un nido nella testa del leone ucciso da Sansone, e vi producono del miele; Handagon ha dato una settimana a Sansone per rispondere all'enigma, e si compiace, cantando con Dagon la canzone "Umiliato egli sarà" (Sulle note di "Stai cercando solo guai!" da "Il Principe d'Egitto" Dreamworks 1994), tuttavia, Dalila che ha sentito tutto, fa avere a Sansone la risposta giusta.
A quel punto, Hadagon acconsente al matrimonio, ma tenta di far uccidere Sansone in un agguato, da un esercito di mille uomini; Sansone è disarmato, ma trova la mascella di un asino in un mucchio di rifiuti e sconfigge tutti gli assalitori.
Al matrimonio, Handagon omaggia la figlia con un diadema con un motivo di pesci, che brilla di una luce sinistra; infatti, serve al Re per spiare Sansone e capire quale fosse il segreto della sua forza.
Una volta scopertolo, Handagon, con la scusa di un banchetto, lo fa addormentare con un vino drogato, e poi gli fa tagliare i capelli a zero; Sansone si risveglia legato, impotente alle colonne del tempio di Dagon dove Handagon, cantando di nuovo "Umiliato egli sarà!" gli fa credere che Dalila lo abbia tradito.
Ma l'Arcangelo Michele veglia su Sansone, e libera Dalila dalle sue stanze consegnandole un piatto di capretto arrosto da fargli mangiare; Dalila entra di nascosto nel tempio, (sotto il naso di Dagon, fatto ubriacare con le offerte di vino) dove convince Sansone della sua innocenza e gli fa mangiare il capretto, che gli fa ricrescere i capelli.
La mattina, quando Dagon si trasforma nel mostruoso Leviatano, simile ad un gigantesco coccodrillo, per divorare Sansone, quest'ultimo si libera, e nel crollo del tempio, Handagon rimane ucciso, e Dagon se ne va, lamentando il mostruoso mal di testa che gli è venuto.
Dalila e Sansone costruiscono insieme un nuovo regno, in cui Ebrei e Filistei vivano in pace, mente l'Arcangelo Michele intona la ripresa di "Figlio della Promessa" e se ne ritorna serenamente in cielo, cavalcando i fuochi dei sacrifici offerti al Signore.
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Atalanta e le Mele d'Oro
Prologo. Al Re Iaso di Arcadia nasce una bella figlia femmina; ma siccome il vicino Re Scoeno di Beozia pretende di averla in sposa, per non fare la guerra ad arcadia, Re Iaso chiede aiuto alla dea Artemide, la quale manda Callisto, la donna-Orso, sua sacerdotessa, a prendere la bambina e a crescerla sulle montagne.
Atalanta cresce libera e felice sulle montagne, in compagnia di Callisto, del Cervo alato Atteone, e della Driade Mirra. La canzone "Figlia della libertà" (sulle note di "In tuo Figlio" da "Tarzan" Disney 1999) ci illustra la vita spensierata di Atalanta. Abilissima nella corsa e con l'arco, la bella fanciulla percorre le vallate, sfidando in appassionanti gare di corsa tutti i maschietti che le fanno la corte, e che lei puntualmente batte; fra questi c'é anche il baldanzoso Meleagro, principe di Argo.
Nel frattempo però, il Re Scoeno non ha affatto rinunciato all'idea di conquistare tutta la regione, perciò, dopo alcuni rovesci militari, inflittigli proprio dal Principe di Argo, chiede aiuto ad Ares, il crudele dio della Guerra; Costui, inquietante e sarcastico, offre al Re un'arma distruttiva, un mostruoso Cinghiale; il Cinghiale Calidonio consente a Re Scoeno di seminare il panico e distruggere le campagne dei regni suoi rivali.
Atalanta, anche grazie all'esempio della dea Artemide, assume un approccio sempre più ostile nei confronti dei maschietti, come dimostra la canzone "Chi si vuole sposare?" (Sulle note di "Farò di te un uomo", da Mulan, Disney 1998) in cui dichiara che sposerà solo un uomo in grado di batterla nella corsa.
Atalanta parte con i suoi amici per combattere il mostro, ma inizialmente sia lei che il Principe Meleagro falliscono nel tentativo di ucciderlo. Scoeno canta la sua soddisfazione "L'ora degli eroi, no non é!" (Sulle note di Mr Simpatia, qui non c'é" da "L'Incantesimo del Lago" Disney 1994)
Artemide rivela allora ai due giovani che, per riuscire a fermare il Cinghiale, avranno bisogno di tre pomi d'oro del giardino delle Esperidi. I due, che pure si sopportano molto poco, intraprendono allora il viaggio ad Occidente.
La loro prima tappa è Atlante, il gigante che regge il cielo; Atlante rifiuta tassativamente di aiutarli, a meno che prima uno di loro non si carichi il cielo sulle spalle al suo posto. Meleagro sta per accettare, ma Atalanta ha una soluzione migliore; pianta un seme a terra, e subito un immensa quercia cresce, più alta di Atlante; il Titano, finalmente libero, prima di mettersi a riposare rivela ai giovani dove si trova il giardino delle Esperidi. Con riluttanza Meleagro ringrazia la ragazza. La canzone "Un cambio d'umore" (Sulle note de "Uno Sguardo d'Amore", da "La Bella e La Bestia", Disney 1991) ci mostra il cambiamento nel rapporto fra Meleagro e Atalanta.
Al giardino delle Esperidi, questa volta l'intelligenza di Atalanta non basta a trarla d'impaccio. Infatti il Drago Ladone, un mostruoso serpentone, si prende una cotta per lei e decide di tenerla prigioniera; Meleagro riesce a ingannare il serpente, facendolo annodare su se stesso; a questo punto, possono cogliere tre pomi; tuttavia, i giovani prendono in simpatia il povero drago, sempre solo e desideroso di compagnia, così se lo portano dietro; Ladone infatti, può rendersi piccolo come un lombrico, se lo desidera.
Finalmente Atalanta, Meleagro e i loro amici possono tornare ad Arcadia, invasa dal Cinghiale Calidonio e dell'esercito Boeta; Il Cinghiale, cavalcato dal perfido Scoeno in persona, appena annusa il profumo delle mele inizia ad inseguire Atalanta, in groppa al cervo Atteone, il quale arrivato alla scogliera spicca il volo, mentre il cinghiale precipita con il su bellicoso cavaliere.
Ma Ares prende personalmente la guida dell'esercito Beota, che è ancora superiore agli altri; a questo punto, Ladone riprende le sue dimensioni naturali, mettendo suo malgrado in fuga quegli uomini con i quali voleva solo fare amicizia.
Ares, ora furioso, si prepara a fare una stage, ferendo mortalmente Meleagro, Iaso e Callisto, ma viene fermato a suon di frecce da Artemide; usando le mele d'Oro Atalanta può salvare la vita a Meleagro, al padre e a Callisto.
Finalmente Atalanta si riunisce al padre, che è molto fiero di lei; Meleagro ed Atalanta si sposano, dopo che il giovane ha ottenuto la riluttante approvazione di Artemide, battendo Atalanta in un'ultima gara di corsa, a causa di una caduta finale alquanto sospetta. La canzone "Diverse realtà" (sulle note di "questa è la lezione" da Mulan II, Disney 2004) celebra l'unione fra i due, per la felicità di tutti, soprattutto del Drago Ladone, che ad Arcadia ha trovato tanti amici.
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L'Iliade
Prologo. Eris, Dea della Discordia si invaghisce di Priamo Re di Troia, che, tuttavia, resta fedele alla moglie Ecuba; Eris giura vendetta. "Dal tuo grande amore nascerà una fiamma che divorerà la tua città!" Ecuba si mette una mano sul ventre, perché è incinta.
Stacco temporale, cambio di scenario. Città di Eubea, Matrimonio fra Teti, ninfa delle acque, e Peleo, Re dei Mirmidoni; Vi è presente anche Priamo con la moglie e i figli, fra i quali il piccolo Paride, neonato di meno di un anno; tutti i presenti cantano "Felice Union fra Cielo e Terra" (sulle note di "Questa è la Realtà" Hercules, Disney 1997). Ma la festa è guastata dalla sgradita presenza di Eris, che non è stata invitata, la quale lancia una terribile maledizione "Dall'amore nascerà la rovina, per le case di Priamo e di Peleo; I vostri figli si combatteranno, e moriranno, e il loro sangue diverrà un fiume, e Troia intera sarà la loro pira!"
Peleo e Priamo, impalliditi , si gettano davanti a Zeus chiedendo al Re degli Dei di annullare quella maledizione; Zeus, costernato, spiega che nemmeno lui può annullare il potere di Eris, ma Afrodite si alza in piedi, e spiega che Eris ha commesso un errore, ad usare l'amore come fulcro del suo maleficio. "Se l'amore sarà fiamma che divampa, sarà anche l'acqua che spenge l'incendio; Se un fiume di sangue sarà versato, un fiume di lacrime lo laverà via; Se per amore combatteranno, per amore faranno la pace!"
Tuttavia, le parole della dea dell'amore non bastano a dare la pace ai sovrani; Priamo decide di affidare il piccolo Paride, giacché ricorda la prima maledizione di Eris, ad alcuni pastori sulle montagne; lo terrà li fino a quando i figli di Peleo saranno cresciuti e si saranno sposati.
Teti, alla nascita del suo primogenito, lo sottopone ad un rituale (Cantando nel frattempo "Preghiera di una madre" (sulle note di Bimbo Mio, da "Dumbo, l'Elefante Volante" Disney, 1941). Eris, in forma di cornacchia, tuttavia interviene lanciando una piuma sul tallone del piccolo Achille.
Stacco temporale, passano gli anni, Paride ed Achille sono cresciuti, forti e sani; Achille è invulnerabile, velocissimo, costantemente superando i compagni, Patroclo, Agamennone, Aiace e Odisseo. Agamennone è chiaramente invidioso di Achille.
Paride, lassù sui monti, è cresciuto egualmente forte e coraggioso, ed ogni tanto si gode la compagnia del fratello, Ettore e della sorella Cassandra.
Un giorno, i due vengono inviati per un anno a vivere con il celebre Centauro Chirone, il più celebre precettore del mondo.
I due, pur diversi nel carattere, si piacciono subito, e diventano grandi amici; Pur privo deella sovraumana resistenza di Achille, Paride lo supera in astuzia, in agilità, e nel tiro con l'arco.
I due cantano insieme la canzone "Tu sei mio fratello!" (Sulle note di "Questa è la mia vita" da "Il Principe d'Egitto, Dreamworks, 1998).
Chirone li guarda con affetto, ma anche con preoccupazione, giacché conosce il futuro.
Stacco temporale: i due amici si recano a Sparta, dove Re Tindaro ha invitato tutti i Principi scapoli del mondo al compleanno di sua figlia, la bellissima Elena.
Afrodite invia Eros con l'ordine di formare le coppie; Achille con Elena, Paride con Enone, dama di compagnia di Elena, Odisseo con Penelope, anche lei dama di compagnia di Elena, Agamennone con Clintennestra, sorella di Elena, Patroclo con Glauce, dama di compagnia di Clintennestra, e Aiace con Lydia, anche lei dama di compagnia di Clintennestra.
L'alato latore di innamoramenti, tuttavia viene ostacolato da Eris in forma di cornacchia; riesce ad abbinare quasi tutte le coppie, ma al momento fatidico, sia Paride che Achile stanno guardando Elena quando sono colpiti dalla freccia.
Elena invece ama il solo Achille.
Achille sta per sposare Elena, ma Paride, spinto da Eris, nottetempo la rapisce e la porta a Troia. Il Padre Priamo e il fratello Ettore sono costernati, ma Eris garantisce il loro appoggio a Paride.
Scoperto l'accaduto, Achille riunisce un esercito, per andare a riprendersi Elena; Mentre Odisseo consiglia una via meno violenta, l'intervento di Agamennone, ispirato da Eris fomenta le ire dei suoi compagni. Sia a Troia che a Sparta si canta la canzone "Io non la lascerò!" (Sulle note di lascia partire il mio Popolo, da "Il Principe d'Egitto, Dreamworks.) La canzone si conclude con gli eserciti greci schierati sotto le mura di Troia.
Enone, che ha raggiunto Troia, tenta inutilmente di far ragionare Paride, ma la presa di Eris sul ragazzo è troppo forte.
Eris, osservando compiaciuta gli scontri fra Greci e Troiani canta la sua soddisfazione "Dolce Vendetta" (Sulle note di "Resta con Me!" da "Rapunzel, l'Intreccio della Torre" Disney 2010).
Viene deciso di risolvere il conflitto con un duello fra Paride e Achille; ma Agamennone, su consiglio di Eris, progetta di continuare lo scontro dopo aver fatto morire Achille, di cui conosce il punto debole; prepara una freccia avvelenata, fa vestire uno dei suoi soldati, con l'equipaggiamento dei Troiani, e gli ordina di colpire a morte Achille. Ma Patroclo nota l'atteggiamento sospetto di Agamennone, vede l'assassino e si prende la freccia al posto di Achille; con Patroclo agonizzante, Agamennone ha buon gioca a rinfocolare nei greci il fuoco dell'odio, e la guerra prosegue.
Esiste un unico antidoto per il veleno che minaccia la vita di Patroclo, un fungo che cresce in una caverna sotto Troia; Enone lo rivela a Paride, che pensa all'angoscia del suo ex migliore amico, e quindi decide di ignorare i consigli di Eris, per una volta, e di mandare Enone fra i greci con l'antidoto; Agamennone a quel punto decide di affrettare i tempi, e Odisseo, desideroso di risparmiare altre sofferenze ai suoi amici propone una soluzione ingegnosa.
I greci apparentemente si ritirano, lasciando un enorme cavallo di legno sulla spiaggia; Eris, sotto mentite spoglie induce i Troiani a portare il cavallo nella città contro l'opinione di Cassandra mentre la popolazione in festa canta il canto "La guerra è finita" ( sulle note de "La festa dei Folli" da " Il Gobbo di Notre Dame" Disney 1996).
La notte Achille, Odisseo, Agamennone e altri soldati escono dal ventre di legno del cavallo.
Achille libera Elena e combatte contro Paride; solo l'intervento di Patroclo, emaciato ma vivo impedisce ad Achille di uccidere Paride. Piangendo, Patroclo racconta all'amico tutto quello che sa, svelando la doppiezza di Agamennone che, all'improvviso, ferisce achille nel punto debole e si prepara a bruciare vivi i suoi ex amici con l'intera Troia; Ma Paride lo affronta in duello e alla fine Agamennone è schiacciato da una trave infuocata. Achille, con uno sforzo immane apre le chiuse di una cisterna, spegnendo il rogo e salvando Troia.
Alla fine, un Achille prossimo alla morte affida Elena a Paride, ma Paride, che ora ama Enone, dà ad Achille l'antidoto, e lo salva.
Con la ripresa di "Felice Union" greci e toiani celebrano la fine della guerra con un doppio matrimonio. Eris, regolarmente invitata, piange di rabbia, non di commozione.
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L'Odissea
Un giovane uomo seminudo viene sbattuto sulla spiaggia, e soccorso dalla principessa Nausicaa, che lo porta alla corte di suo padre, il Re dei Feaci.
Qui l'uomo si rivela come Odisseo, Re di Itaca; inizia quindi a raccontare la sua storia.
La canzone "La in mezzo al mare " (Sulle note del Cerchio della Vita, da Il Re Leone, Disney 1993) ci mostra la pacifica Itaca e la vita e semplice e laboriosa che Odisseo, pur essendo il re, vi conduce con la moglie e il figlioletto Telemaco.
Poi, ci viene mostrato come Odisseo riceva la richiesta di aiuto del suo caro amico Re Nestore, in guerra contro i crudeli Giganti Lestrigoni, che Odisseo va a soccorrere, seguito da quel pasticcione di Euriloco, suo cognato, sempre nei guai.
Alla fine Odisseo, con l'astuzia sconfigge il Re dei Lestrigoni, e può tornare a casa, ma per riuscirci, su consiglio della dea della Terra e della Saggezza, Athena, danneggia gravemente il tempio di Poseidone; Il permaloso dio del Mare non la prende affatto bene, e spiega perché cantando, mentre riunisce i suoi figli, Polifemo, Antinoo, Scilla, Cariddi, le tre Sirene, Calypso e Circe, che ci vengono presentati nella stessa canzone "Nessuno la fa franca" (sulle note de "La mia ninna-nanna) da il re Leone Due-Il Regno di Simba, Disney 1998).
Dei figli del dio del Mare, solo Calypso ci viene mostrata poco propensa alla crudeltà e alla ferocia.
Per cominciare, Poseidone devia la nave di Odisseo sull'Isola dei mangiatori del Loto; qui, non solo Odisseo deve evitare la trappola, e soccorrere i suoi compagni, ma deve anche liberare un buffo ometto anche lui perso nei suoi pensieri a causa del Loto.
Non appena si riprende, prodigio, il buffo ometto si rivela essere niente di meno che Eolo, dio dei Venti, ingannato da Poseidone e lasciato sull'isola dei lotofagi più di cent'anni or sono, per impedirgli di far concorrenza a quest'ultimo.
Per ringraziare Odisseo, mette tutti i venti ostili in un otre, raccomandandogli di aprirlo solo una volta sbarcato ad Itaca.
Furibondo, Poseidone ancora una volta devia la rotta della nave di Odisseo, facendolo finire su un isola abitata da pacifici Ciclopi Pastori; Costoro danno il benvenuto ad Odisseo e la sua ciurma e organizzano un banchetto in cui li intrattengono con un canto "Ciclopica Ospitalità" (Sulle note della canzone dei Pellerossa da "Peter Pan" Disney 1953".
Ma il banchetto viene interrotto dall'arrivo di Polifemo, che terrorizza gli altri ciclopi essendo alto il doppio, e molto più aggressivo, che tutta via cade nell'inganno di Odisseo, e assaggia un pezzo di Loto, il che permette ai marinai e agli altri Ciclopi di renderlo inoffensivo.
Grazie al blaterare di Polifemo ora Odisseo ha la certezza che la causa dei suoi problemi è Poseidone.
Per avere una risposta decide di recarsi nell'Oltretomba, che dietro l'apparenza cupa, nasconde invece un luogo alquanto ospitale e dove può riabbracciare i genitori morti , con le anime che cantano "La morte non è come voi la pensate", (sulle note di "Dovremo un giorno morir tutti quanti" da "La Sposa Cadavere" Tim Burton's Production 2005), il cui Re è il solenne ma gentile Hades, dio dei Morti e del Sottosuolo, il quale rivela a Odisseo che per tornare a casa avrà bisogno di un magico pendaglio, custodita da Circe, la crudele Strega, figlia di Poseidone; Hades regala ad Odisseo un'erba magica, che gli consentirà di sconfiggere la strega, ed una gabbia, nella quale potrà rinchiuderla. . Hades spiega anche che lui, Athena, Eolo e Apollo, dio del Sole e del Fuoco non approvano il comportamento del loro fratello Poseidone, e faranno di tutto per permettere a Odisseo di tornare ad Itaca.
A questo punto, il racconto di Odisseo si interrompe per la notte, mentre noi vediamo che ad Itaca, un gruppo di principi chiamati Proci, a cui fa capo proprio Antinoo, la fanno da padroni, maltrattano Telemaco, e pretendono che Penelope sposi il loro capo. La "Canzone dei proci" riprende in maniera sinistra "La in Mezzo al Mare".
Penelope promette, che, se si comporteranno bene, sceglierà uno di loro quando avra finito di tessere il corredo; in realtà Penelope di giorno fa e di notte disfa quanto ha fatto.
Antinoo, che può sentire ciò che viene detto vicino alle acque, usa la ciotola dell'acqua del vecchio cane Argo per scoprire il trucco, e minaccia Telemaco.
Penelope non ha più scelta, e mentre tesse canta "Possan gli dei aver pietà" (Sulle note di "Non a Nottingham" da "Robin Hood" Disney 1973).
Odisseo riprende il suo racconto, si dirige con la nave verso l'Isola di Circe protetto da Eolo, e riesce a sfuggire sia a Scilla e Cariddi, che al Canto delle Sirene., e ad arrivare sull'Isola di Circe; La perfida strega non perde tempo, mutando in animali tutti i compagni di Odisseo; Ma Odisseo stesso, protetto dall'erba datagli da Hades sconfigge Circe, che è trasformata in una gatta e imprigionata nella gabbia magica; Solo che Euriloco, al quale la gattina fa tenerezza, decide di portarla a bordo.
Al momento opportuno, Poseidone fa aprire la gabbietta con una mareggiata, e Circe riesce ad aprire l'Otre di Eolo, scatenando una Tempesta dal quale solo l'intervento di Calypso salva Odisseo e i suoi; Calypso si porta Euriloco e gli altri sulla sua isola, mentre lascia Odisseo sull'Isola dei Feaci. Grazie al pendaglio rubato a Circe, e all'aiuto dei Feaci, che gli danno una nave veloce, Odisseo fa ritorno ad Itaca, dove Athena lo aiuta a camuffarsi, per poter arrivare indisturbato presso la sua reggia, dove lui, Telemaco, e alcuni servi fedeli, mettono fuori combattimento i Proci.
Antinoo e Odisseo si affrontano allora su una roccia a picco sul mare dove Antinoo chiama il padre che emerge dalle acque, pronto a sommergere l'intera Itaca, ma viene affrontato dagli altri quattro dei maggiori; Poseidone, accusato di abuso di potere dagli altri dei, che gli cantano la loro versione di "Nessuno la fa franca" viene spedito sull'Isola dei Lotofagi con quasi tutti i suoi figli, tranne Calypso, che diventa la nuova Dea delle Acque, e Antinoo, che Calypso trasforma in un delfino.
Odisseo, Penelope, Telemaco, e tutti gli abitanti di Itaca festeggiano la ritrovata pace, sotto gli auspici degli dei.
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L'Eneide
Prologo. Un giovane uomo fugge, con un uomo anziano sulle spalle, e un bambino in braccio; una città brucia dietro di lui; Un feroce comandante ordina di uccidere tutti i membri della famiglia reale; quando si rende conto che Enea e la sua famiglia sono scappati, Re Neottolemo grida il suo furore, e giura in nome del padre Achille che non avrà pace finché anche l'ultimo dei Principi non sarà morto.
Salto temporale, ci ritroviamo su una nave dove Enea , insieme al padre e al figlio e a tutto il popolo, cantano la loro speranza di trovare una casa. "La possiam trovare!" (Sulle note di "Posso Farcela", da "Hercules" Disney 1997).
Sbarcano a Creta, dove Re Idomeneo sembra molto ospitale; tuttavia all'orizzonte compare un grande flotta; è la flotta di Neottolemo, che minaccia di dar fuoco all'intera isola per riuscire a sterminare gli ultimi Troiani.
Il vecchio Anchise non se la sente di affrontare un nuovo viaggio, attende placido al porto, e si lascia uccidere da Neottolemo, dopo aver avuto la garanzia che Creta sarà risparmiata. Ligio alla sua parola, Neottolemo procede l'inseguimento.
Cupido, dio dell'Innamoramento, mandato dalla madre Venere, decide di aiutare Enea; quando quest'ultimo arriva sulle coste di Cartagine, fa in modo che la Regina Didone si innamori di lui. Didone racconta ad Enea le origini della sua città con la canzone "Fondata da una donna!" (Sulle note di "Riflesso" da "Mulan" Disney 1998).
Al netto della freccia dell'amore, che, Cupido ci spiega, ha effetti temporanei, fra Didone ed Enea sembra nasca qualcosa; Tuttavia, Neottolemo è implacabile e la sua flotta sbarca a Cartagine.
Didone fa in modo che Enea e i suoi possano scappare, mentre Neottolemo, invaghitosi di lei, la prende prigioniera.
Nella cella della sua nave Neottolemo spiega a Didone con la canzone "La Fiamma dell'Odio" il motivo della sua spietata persecuzione di Enea. (Sulle note di "Fuoco d'Inferno" da " il Gobbo di Notredame" Disney 1996) Neottolemo accusa i Troiani per la morte del padre, il Re Achille.
Sulla strada i Troiani si imbattono nelle Arpie, donne-uccello dal temperamento burlone, ma tutto sommato piacevoli, che si esibiscono in un canto-vaticinio "i piatti dovrete mangiar!" ( sulle note di "Giammai gli elefanti volar!" da Dumbo, Disney 1941).
Per cercare di avere qualche risposta si rivolge alla bizzarra Sibilla Cumana, vecchietta arzilla, pluri-centenaria, che l'accompagna nei Campi Elisi, nel corso di una lunga canzone "Viaggio dello Spirito e del Cuor!" (Sulle note de "I colori del Vento!" da Pocahontas, Disney 1995).
Qui Anchise gli raccomanda di continuare a viaggiare finché il vaticinio delle Arpie non si sarà avverato.
Allora, sempre inseguito da Neottolemo, Enea raggiunge il Regno dei Latini, dove il vaticinio si avvera; I troiani si mangiano anche la schiacciate basse che usano come piatti.
Accolto con tutti gli onori dal Re esoprattutto dalla giovane Lavinia, sua figlia, entra però in urto con Turno, giovanottone facile all'ira, Re dei Rutuli, e innamorato perso di Lavinia.
Fra lui ed Enea si finisce per arrivare alle mani, ma quando Enea lo sconfigge e poi lo salva dall'annegamento, la sorella Camilla lo convince a mettersi il cuore in pace.
Chi non si mette il cuore in pace, purtroppo per Enea, è Neottolemo, che arriva nel Lazio con tutto il suo esercito.
Ma stavolta Enea è stanco di scappare, lo affronta con l'aiuto dei Latini, e a sorpresa, anche dei Rutuli; proprio Turno libera Didone dalla nave di Neottolemo, e Cupido lo ricompensa per l'intervento.
Finalmente Enea sconfigge Neottolemo, che precipita nelle acque del Tevere.
Enea sposa Lavinia, mentre Turno sposa Didone, e i Rutuli si trasferiscono a Cartagine.
Camilla, sorella di Turno, sposa Astianatte, figlio di Enea.
I Troiani e i Latini cantano la ripresa di "La possiam trovare, " ovvero "qui possiam restare!"
Cupido, voce narrante, ci ricorda che i discendenti di Enea faranno grandi cose; ma questa è un altra storia.
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Romolo e Remo
Prologo: Re Numitore d'Alba Longa parla con il fratello Amulio; il Re ha deciso di dare una festa, per festeggiare il compleanno della Figlia Rea Silvia, il Re spera che la festa possa consolarla per la recente scomparsa del marito; Amulio è d'accordo; si dice sicuro che Numitore saprà trovare un degno marito, per ereditare il trono insieme a sua figlia; Numitore gli ricorda, che in caso contrario, lui dovrà prendere il trono, e forse è il caso che si trovi una moglie; Nauplio si schernisce asserendo che il trono è l'ultima cosa che vuole. Si nota il sorriso che non raggiunge gli occhi.
Stacco temporale, e una settimana dopo siamo alla festa di compleanno per Rea Silvia, Sia Amulio che Numitore si compiacciono del fatto che la principessa sembra più serena, e la motivazione è semplice, come conferma la stessa Rea Silvia, ha scoperto di aspettare un figlio, dal suo defunto marito; Sia Numitore che Nauplio si congratulano con lei, ma ancora una volta il sorriso di Nauplio non raggiunge i suoi occhi.
La festa prosegue, ma al culmine dei festeggiamenti un manipolo di uomini armati entra nella sala, e cattura tutti i presenti, tranne uno;Amulio, che rivela al fratello di essere il capo della cospirazione e anche il responsabile della morte del marito di Rea Silvia; il tutto con la canzone "Adesso tocca a me!" (Sulle note di "Io penso solo a me" da "Il Ritorno di Jafar" Disney 1994). Fa imprigionare il fratello e la nipote, poi...
Stacco temporale, due gemelli sono messi in una cesta e consegnati alle acque, mentre dalla sua cella Rea Silvia prega cantando "Aiutali!" (Sulle note di "Ascoltaci" da "Il Principe d'Egitto" Dreamworks 1998). I pargoli vengono soccorsi da una lupa, di nome Ruma, che gli allatta e li cresce con i suoi figli, Caius e Titus; Ben visibili, sul collo dei bambini, due pendagli d'oro dalla forma di un aquila.
Stacco temporale, Ruma porta i due bambini, ormai cresciuti, da un contadino di nome Faustolo, con la moglie Larentia, i quali adottano l'intera famigliola; Ruma spiega ai piccoli Romolo e Remo che devono imparare anche ad essere umani, con la canzone "Questo è solo l'inizio, sai" (Sulle note di "Se vuoi!" da Tarzan, Disney 1999).
Romolo e Remo crescono felici, forti e sani, simili d'aspetto, entrambi molto carismatici, ma Remo è più astuto e posato, ed è un abile arciere e grande cacciatore, mentre Romolo è eccezionale nel corpo a corpo e con la lancia;
Titus e Caius, ormai cresciuti e molto grossi, sono i loro fedeli compagni.
Un giorno, recatosi al mercato ad Alba Longa, Remo inontra Amalia, la figlia di Re Amulio, di carattere molto dolce, al contrario del tirannico padre.
Fra i due, è amore a prima vista e la ragazza è presentata anche al gemello Romolo; poi però le guardie rintracciano la principessa e loa riportano a palazzo.
Amulio ha gia promesso la figlia a Tazio, Re dei Sabini, un uomo ambizioso e potente che sta piano piano conquistando tutta la regione; Perciò ordina alle sue guardie di andare alla fattoria dei giovani, ed assicurarsi che quel Remo non ronzi più attorno alla figlia.
Alla fattoria, le guardie di Amulio vengono facilmente messe in fuga dai gemelli e dai loro grossi lupi, e anche dall'intervento di un'ardimentosa ragazza di nome Quirina, che colpisce molto Romolo. Quirina non è Albana, bensì Sabina.
A palazzo, la malinconica canzone "Perché a me!" (Sulle note di "Ti vada o no!" da "Hercules" Disney 1997) attira l'attenzione di una schiava, di nome Giulia, costretta a portare una maschera di ceramica incatenata al volto. Lei, dalla sua descrizione riconosce i due giovani, e svela la sua storia ad Amalia; lei in realtà è sua cugina, Re Silvia, da anni schiavizzata da Amulio, che tiene prigioniero anche il fratello Numitore. Amalia allora decide di scappare, anche per non sposare Tazio, e raggiunge i gemelli.
A questo punto, i gemelli radunano i loro amici e i lupi del bosco, e danno l'assalto al palazzo reale, sconfiggono le guardie e liberano la madre e il nonno; ma Amulio fugge presso Tazio, il quale crede al futuro suocero, che dice di essere stato deposto da degli impostori, e decide di invadere Alba Longa.
Quando la battaglia sembra essere inevitabile, però, Quirina si rivela come la figlia di Tazio, che le vuole molto bene, e convince il padre ad unire Alba Longa ai Sabini con il matrimonio fra lei e Romolo; Amulio, tenta allora di assassinare Romolo ma viene fermato da Tazio con un colpo di scudo che lo fa precipitare da una rupe.
Numitore nomina Remo suo erede, e Amalia lo sposa, mentre Rea Silvia sposa Tazio, e Romolo Quirina; Tazio e Numitore cedono a Romolo sette colline su cui costruire una città propria, che in onore della propria madre adottiva, la lupa Ruma, Romolo chiamerà Roma.
Mentre Romolo e Quirina tracciano il solco delle future mura di Roma, Ruma canta la ripresa della canzone "Questo è solo l'Inizio, sai".
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(N.B.: i protagonisti sono tutti mammiferi antropomorfi)
Prologo. Judith è una giovane Leoparda, bella, intelligente e anticonvenzionale che vive a Betulia, ridente cittadina del Regno di Giuda, nel VI secolo avanti Cristo; Judith ci viene presentata dalla canzone "Shalom Judith" (Sulle note di "Bonjour" da "La Bella e la Bestia" Disney 1991).
Ha ereditato un vasto patrimonio dal padre, è molto generosa ed ha molti spasimanti, ma il suo cuore batte solo per il valoroso Manasse, Leopardo nero, capitano delle guardie cittadine.
Purtroppo, mentre Judith e Manasse pensano al matrimonio, Oloferne, un violento Leone, signore della guerra assetato di potere, invade il pacifico regno di Giuda.
Oloferne ci viene presentato con la canzone "Oloferne il conquistatore!" (Sulle note de " La canzone di Ruber" da "La Spada Magica-Alla ricerca di Camelot!" Warner Bros Animation 1998). Il crudele e sadico generale cinge d'assedio Betulia.
Il primo tentativo di prendere la città è però respinto da Manasse, grazie ad un idea di Judith, che propone di usare le api allevate da lei per mettere in fuga gli invasori.
Oloferne è furioso, ma il suo consiglere, un bieco ratto di nome Modecai gli suggerisce di far portare i prigionieri torturati davanti alle mura, per indurre alla disperazione i Betuliani.
Alla fine Manasse cade nel tranello, e accetta la sfida di Oloferne, che vince barando, con l'aiuto di Mordecai e lo prende prigioniero.
La cattura di Manasse è un colpo durissimo non solo per Judith ma per tutta Betulia.
La notte, Judith prega, cantando la canzone "Proteggilo, Signore" (Sulle note di "Dio fa Qualcosa", da il Gobbo di Notredame.
Poi, dopo aver rincuorato i capi della città, che stavano per arrendersi, con la canzone "Noi siamo nel giusto!" (Sulle note di "Noi siamo la tua famiglia," da "Koda-Fratello Orso" Disney 2003), Judith mette in atto un coraggioso piano; si finge affascinata da Oloferne, e riesce ad abbindolarlo; Un volta da sola nella sua tenda, Judith versa un potente sonnifero nel bicchiere del Leone, il quale cade addormentato; allora, libera i prigionieri e tutti insieme incatenano i capi dell'armata di Oloferne, e li conducono a Betulia.
Il giorno dopo l'armata nemica si ritira; Oloferne e i suoi dovranno lavorare con le api per risarcire le loro vittime, mentre Judith e Manasse si possono finalmente sposare, mentre si ode la ripresa di "noi siamo nel giusto".
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Dario, Imperatore di Persia, vanaglorioso e crudele si vanta ad un banchetto di essere il sovrano più potente del mondo, e di non temere né uomini né dei; Un vecchio indovino cieco, Zaraster, lo rimprovera, e gli vaticina che un giorno, il Principe di un piccolo regno, prenderà il suo posto come Re dei Re.
Dario ordina che il vecchio sia ucciso, ma egli sparisce con una risata. Terrorizzato Dario manda le sue legioni in tutti i piccoli regni confinanti, per far uccidere tutti i figli maschi di tutti i Re, e condurre i loro padri prigionieri a Babilonia; Allora, Filippo, Re della piccola Macedonia, affida suo figlio Alessandro al saggio Aristotele, che lo porta in salvo fuori dalla Macedonia, in compagnia del generale Clito, esuberante, ma abile, fedele e coraggioso.
Filippo è condotto prigioniero a Babilonia; Aristotele porta il piccolo Alessandro a Tebe, e lo cresce come se fosse suo nipote; lui e Clito insegnano ad Alessandro tutto quello che serve ad un Re, mentre cantano la canzone "Fulgido Futuro!" (Sulle note de "L'ultima Speranza" da "Hercules, Disney 1997).
Stacco temporale, e a Tebe giunge notizia che Re Filippo è morto; Alessandro, intanto doma Bucefalo, un cavallo selvaggio scoprendo che ha paura della sua Ombra, e tornato a casa con l'amico Efestione, sente gli zii Aristotele e Clito discutere dell'accaduto.
Scoperta in modo traumatico la verità, il ragazzo accompagnato da Efestione cerca di fuggire in Macedonia, ma Clito e Aristotele li raggiungono, e dopo un acceso confronto, e molte spiegazioni, tutti insieme decidono di dirigersi verso Pella, capitale della Macedonia.
Qui, la Regina Olimpiade lamenta la morte dell'amato marito, e nella struggente canzone "Se solo fossi qui!" (sulle note di "Dio fa qualcosa" da "Il Gobbo di Notredame" Disney 1996) desidera fortemente il ritorno del figlio che non vede da quasi venti anni; le sue preghiere sono esaudite; Alessandro è incoronato, nonostante le proteste dell'infido consigliere Antipatro e su consiglio di Aristotele, manda messaggi a tutti i piccoli regni sotto la tirannia di Dario.
Dario, allora, saputo che Alessandro è vivo, va comicamente nel panico, ma i suoi consiglieri, meschini sicofanti, stuzzicano il suo ego, con la canzone "Gloria a vostra maestà!" (Sulle note di "Gaston" da "La Bella e la Bestia" Disney 1993), e Dario organizza una grande armata per distruggere Alessandro. Fra i Re che hanno accettato l'alleanza con Alessandro c'é quello di Battriana, che ha mandato la sua unca figlia, la combattiva Roxane, a rappresentarlo.
Alessandro e Roxane inizialmente sono ai ferri corti, arrivando anche ad incrociare le armi, in modo non propriamente amichevole. Ma dopo ,l'ennesimo litigio, le parole della canzone "Così non si può lottar" (sulle note di "Cosi non si può giocare!" da "l'Incantesimo del Lago" Crest Animation Production 1994) cambiano di tono, e i due si scoprono innamorati.
Questo porta a qualche litigio con Efestione, che ha paura di perdere il suo migliore amico, sentimento che Antipatro tenta di esacerbare.
Ma alla fine, Clito lo convince a ragionare e tutti insieme si preparano ad affrontare le armate di Dario, che a Gaugamela, è sconfitto dal superiore coraggio di Alessandro; Dario, terrorizzato, fugge, ma trovandosi Roxane sulla sua strada, riesce a rapirla e a prenderla in ostaggio, grazie al tradimento di Antipatro, che viene a sua volta tradito da Dario, e ucciso a Babilonia ; Clito ed Efestione allora, si infiltrano nella reggia di Dario e liberano Roxane, anche se il povero Clito deve sacrificare la gamba per riuscire a salvare i ragazzi più giovani. Completamente in preda alle sue paure, Dario tenta un'altra volta la fuga, ma finisce per essere scambiato per un soldato greco, ed è ucciso dai suoi stessi soldati.
Alessandro è incoronato Re dei Re a Babilonia, e sposa Roxane, mentre risuona la canzone "Re dei Re" (Sulle note di Lui vive in te" da "Il Re Leone II - il Regno di Simba, Disney 1998) il vecchio Zarastos, gia visto negli incubi di Dario, ricompare un ultima volta, trasfigurato, con occhi non più cechi, e poi in forma d'Aquila che vola via.
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Annibale e Scipione
Prologo. A Roma i fratelli Publio e Lucio Scipione crescono nell'agio sotto lo sguardo severo ma benevolo del padre, il Governatore di Roma Cornelio Scipione, Insieme a loro crescono altri tre giovani, il Principe Numida Massinissa, e i figli del Governatore Cartaginese, Annibale e Asdrubale Barca.
Roma e Cartagine sono finalmente in pace dopo anni di guerra, proprio grazie all'accordo fra Cornelio e Amilcare Barca; Ma, mentre a Roma e a Cartagine si gioisce della ritrovata pace, con la canzone Pace per Sempre (Sulle note di "Insieme per Sempre" da "La Spada Magica-Alla ricerca di Camelot" WarnerAnimation 1998),sull'isola di Rodi due loschi personaggi tramano per turbarla: sono Hannone, ricchissimo mercante Cartaginese, nemico di Amilcare e Marco Porcio Catone, detto il Censore, notabile Romano; i due si detestano cordialmente, ma odiano ancora di più la pace che ritengono deleteria.
Nella canzone "Accordo fra gentiluomini" (Sulle note di "Ho amici nell'aldilà" da la Principessa e il Ranocchio" Disney 2009) i due spiegano le diverse motivazioni, Catone vuole deporre la famiglia Scipione che ritiene deleteria per Roma, mentre Hannone vuole sbarazzarsi dei Barca, ma per motivi dichiaratamente egoistici. Entrambi vogliono la guerra.
Catone organizza quindi l'assassinio di Amilcare, mentre Hannone organizza quello di Cornelio, ma Mercurio, il messaggero degli Dei avverte Giove, il quale appare in sogno ad Annibale facendolo intervenire, e il figlio di Amilcare salva la vita a Cornelio.
Ma la morte di Amilcare spinge Annibale a tornare a Cartagine, dove Hannone lo convince della responsabilità dei Romani nella morte di suo padre.
L'Invasione di Sagunto, città spagnola alleata di Roma è il pretesto che serve per Catone che induce Roma a dichiarare guerra a Cartagine.
Annibale e Asdrubale, pur con riluttanza prendono il comando delle armate Cartaginesi; attraverso un epico attraversamento delle Alpi, al ritmo della canzone "Giustizia io avro!" (sulle note di "Per lei mi batterò", ripresa pari pari da Mulan, Disney 1998) Annibale arriva a Canne, in Italia, dove si confronta con l'esercito Romano guidato da Cornelio Scipione, che su consiglio di Giove, prima della battaglia parlamenta con Cornelio, ma il Romano è avvelenato per ordine di Hannone, e nella battaglia successiva i Romani sono sconfitti.
Alla morte del padre, Publio, nuovo governatore di Roma, è furente, ma piuttosto che ingaggiare il superiore esercito di Annibale in campo aperto, sceglie la via della guerriglia.
Catone prova in ogni modo a screditare il nuovo Governatore, ma il suo atteggiamento non passa inosservato; Su consiglio del saggio Giove, Lucio ed Emilia, l'avveduta fidanzata di Publio, lo pedinano, e scoprono le prove della sua complicità con Magone.
Sul Metauro, dove Publio sta per annientare i Cartaginesi in una trappola, Lucio rivela la verità al fratello; Hannone, avvertito in tempo da Catone riesce a scappare, e rientra in patria dove convince i Sufeti a nominarlo nuovo governatore.
Per costringere i Numidi ad allearsi con lui, Hannone, su consiglio di Catone, prende in ostaggio Sofonisba, fidanzata del Principe Massinissa, amico di Annibale.
Ma Asdrubale, con astuzia, e la guida di Mercurio, riesce a liberare Sofonisba; i Numidi si schierano contro Hannone, e lui e Catone sono schiacciati dai loro stessi elefanti durante la fuga.
Annibale diventa Governatore di Cartagine, e stipula un nuovo trattato di pace con Publio Scipione, e con i Numidi e risuona la ripresa di Pace per Sempre.
Alle Sorgenti del Tevere, Giove si congratula con Mercurio per l'ottimo lavoro, e i due dei brindano alla pace.
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In una Roma sconvolta dalla guerra civile, il crudele Silla fa uccidere Mario, il suo unico rivale e diventa dominatore assoluto; davanti a lui viene portato un bambino, nipote di Mario, Caio Giulio Cesare; Silla ordina di ucciderlo, ma il nipote ed erede Gneo Pompeo, di carattere meno crudele di Silla, gli suggerisce di risparmiarlo; Silla avverte Pompeo, pur accontentandolo, che "Vi sono mille Marii in lui!" (Sulle note di "un amico in me", "Toy Story", Disney-Pixar, 1995, ma con toni più cupi).
Anni dopo Silla viene informato che il giovane Cesare, esiliato sull'isola di Milo, è diventato un capo rispettato fra i ragazzi i pescatori e perfino i legionari dell'Isola; pentitosi della sua clemenza, Silla paga una ciurma di pirati perché uccidano il ragazzo. Su Milo, Cesare e la madre hanno un lungo dialogo nella canzone "Destino"( sulle note di "Riflesso", "Mulan", Disney 1998), in cui lei esprime la sua preoccupazione per il figlio.
La ciurma dei pirati viene sgominata da Cesare, il quale usa la nave per fuggire da Milo e dirigersi a Roma, dove consegna i pirati a Silla, durante una pubblica udienza; Silla non può certo ammettere pubblicamente di aver assoldato noti pirati nemici di Roma, per cui fa buon viso a cattivo gioco, e nomina Cesare Decurione, affidandolo a Pompeo; Pompeo inizia presto ad affezionarsi a quel ragazzo tanto in gamba.
Nella canzone "Soldato Romano" (sulle note di "Schiavo Egiziano" da "Giuseppe Re dei Sogni", Dreamworks 2000) Pompeo, con un misto di durezza ed affetto, insegna a Cesare tutto quello che il ragazzo deve sapere sul combattimento e sul comando.
Silla, tuttavia, continua a vedere il ragazzo come una minaccia, specialmente visto che fra Cesare e la figlia di Pompeo, Pompea, c'é del tenero. Intanto a nord, Crasso, comandante romano spaccone e alleato di Silla, osa troppo, occupando il territorio degli Arverni.
Il giovane re degli Arverni, Vercingetorix lo sconfigge ed occupa dei territori gia romani; Crasso, fuggito a Roma, chiede aiuto a Silla, che ordina a Cesare di accompagnare Crasso a Nord e dare una lezione ai Galli Arverni; in segreto, Silla ordina a Crasso di assassinare Cesare, e di farlo con la spada di Pompeo.
In Gallia, il Druido Panoramix, di origini Armoricane, vaticina a Vercingetorix gravi sventure se non si farà amico il "Romano giovane, con il fuoco negli occhi"
Segue la canzone parallela "Giovani cuori" (sulle note di Molto onore ci darai, Mulan, 1998)
Contro il parere di Crasso, Cesare accetta di incontrare Vercingetorix.
Il Re dei Galli racconta a Cesare tutti i soprusi inferti agli Arverni da Crasso.
Cesare affronta Crasso, che, vistosi smascherato tenta di uccidere Cesare.
Cesare é piu abile e riesce quasi a sconfiggerlo, ma i luogotenenti di Crasso intervengono.
Crasso accusa Cesare di tradimento , e Cesare deve fuggire con i suoi pochi fedelissimi ad Alesia presso Vercingetorix.
Crasso si prepara a prendere la città, ma Cesare e Vercingetorix organizzano una geniale difesa, catturano Crasso e ne smascherano le menzogne.
Cesare e Vercingetorix rimandano Crasso a Roma, con un messaggio per Silla. "La tua ora é giunta."
Silla fa uccidere Crasso e convince Pompeo che Cesare sia un traditore.
Con la morte nel cuore, Pompeo marcia contro Cesare.
La canzone "il dado é tratto" (sulle note di "All'alba sorgerò", Frozen, Disney 2012) mette in luce la determinazione di Cesare e Pompeo.
La battaglia sembra inevitabile, ma Silla, paranoico e crudele, guida un terzo esercito con lo scopo di annientare chiunque sopravviva allo scontro.
Ma il saggio druido Panoramix svela la verità a Pompeo e a Cesare, e i due uniscono le forze contro Silla. Il tiranno, catturato, finge di arrendersi, ma poi cerca di pugnalare al cuore Cesare. Pompeo si sacrifica al suo posto e Silla finisce per essere ucciso dal proprio cavallo.
Pompeo muore fra le braccia di Cesare e gli affida Roma. Alla fine, Cesare sposa Pompea, e diventa Signore di Roma, fra il tripudio del popolo e degli alleati, che cantano la ripresa di "Giovani Cuori", mentre la statua di Pompeo osserva, sorridendo.
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(Nota: Tutti i protagonisti sono animali antropomorfi)
Sulle coste della Tracia, l'ambizioso Governatore di Capua, Crasso, un Cinghiale, inganna Re Cotys III, un Leone, e prende in ostaggio suo figlio Spartacus, anch'egli un Leone; visto che costui esorta il padre a non arrendersi, Crasso lo condanna ad un destino peggiore della morte, e lo vende al mercato degli schiavi a Capua, dove Crasso governa incontrastato.
Qui, Spartacus si dimostra indomabile, tentando più volte la fuga; Crasso non lo fa mai giustiziare, e l'impresario dei gladiatori, l'avido ma bonaccione Lentulo Batiato, un maiale, fa a Crasso una proposta "che nessuno sano di mente rifiuterebbe" e convince il governatore ad affidarglielo; anche come gladiatore Spartacus non cambia carattere (Risuona la canzone Figlio della libertà, sulle note di Figlio di un Uomo, Tarzan Disney 1999), anche se si dimostra presto fortissimo in combattimento, avendo la meglio sul Gallo Crisso (un ferocissimo gallo da combattimento), sul Puma Enomao, e sul Cinghiale Varro, che combatte per pagare i debiti, finché non sente, chiuso in cella di rigore, una splendida voce cantare "Un giorno libera io sarò" (Sulle note di "Il mio principe arriverà" da Come d'Incanto, Disney 2007).
Dalla finestra della cella, Spartacus comprende che la voce appartiene ad una bella schiava leonessa, Sura; da Crisso apprende che è possibile guadagnarsi la libertà vincendo un certo numero di incontri di fila (cento per l'esattezza) e decide di fare un patto con Batiato; accetta di diventare il campione della sua squadra, ma in cambio, il lanista deve versargli un compenso, che potrà usare per riscattare Sura e tornare con lei in Tracia; Batiato acconsente, il suo fiuto non lo inganna, e Spartaco inizia a infilare vittoria su vittoria; Crasso, scopre che Spartacus è sempre pià vicino alla libertà, e obbliga Batiato a drogargli il cibo, facendogli una proposta "che nessuno sano di mente rifiuterebbe". Ma Sura, che nel frattempo è stata comprata da Batiato scopre il tranello e da a Spartacus l'antidoto; fremente di rabbia, Crasso incarica Gannicus, uno spietato Gorilla, noto come l'assassino dell'arena, di uccidere Spartacus nel suo penultimo incontro; durante lo scontro risuona la Canzone Morirai (Sulle note di Non mi avrai, da Spirit, Cavallo Selvaggio, Dreamworks 2002). Ma Spartacus ha la meglio su Gannicus, e lo risparmia.
Per il suo ultimo incontro, Spartacus ha però una brutta sorpresa, il suo amico Varro, che è costretto a combattere contro di lui all'ultimo sangue "Se nessuno di voi due muore, faccio uccidere la moglie di Varro, e Sura!" Con questa minaccia, Crasso pensa di aver vinto, ma Batiato, che ha una coscienza, libera i gladiatori, compreso Gannicus, che sconfiggono gli uomini di Crasso e lo costringono alla fuga; Spartacus libera tutti gli schiavi di Capua e cerca di organizzare il trasporto sicuro in Tracia; lo aiuta Batiato, che ha avuto notizia che in Tracia è stato scoperto l'oro, e non vede l'ora di investire in quel regno.
Ma Crasso si riorganizza, e mette insieme un grosso esercito, che afftonta Spartacus. Il principe trace attira Crasso in una trappola sulle montagne, e Gannicus salva la vita a Spartacus, morendo poi per far seppellire sotto una frana Crasso e il suo esercito.
Risuona la ripresa di Figlio della Libertà mentre Spartacus e Sura fanno il loro ritorno in Tracia, accolti dal padre di Spartacus. Al banchetto, mentre la scena sfuma, sentiamo Batiato fare a Re Corlys III una proposta che "nessuno sano di mente rifiuterebbe, vostra maestà!"
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Cleopatra, Regina delle Regine
Alessandria, splendida città, è in fermento, il Re Tolomeo XIII accoglie, insieme alla sorella, la bellissima Cleopatra, l'Imperatore Romano Cesare, e i suoi due figli, Antonio e Ottaviano; Antonio si innamora a prima vista di Cleopatra, e i due cantano insieme Luce dell'Anima Mia (sulle note de l'Amore troverà la via, Il Re leone II, il Regno di Simba, Disney 1998). Sullo sfondo Ottaviano osserva gelosissimo.
Cesare a cena informa i figli dealla sua intenzione di dividere l'Impero; L'Oriente e l'Africa ad Antonio "la parte migliore" come mugugna il sempre più geloso Ottaviano, e il resto ad Ottaviano stesso; inoltre è annunciato il fidanzamento di Antonio e Cleopatra; Cleopatra e Antonio si sposano, ed hanno un figlio, Cesare, come il nonno, e una figlia, Selene. Vediamo la loro felice vita coniugale in cui Cleopatra mostra tutta la sua intelligenza, rendendosi molto utile alla corte del suocero, che ne ammira l'abilità politica e strategica.
Ottaviano sposa LIvia, una donna fredda e calcolatrice che asseconda l'ambizione del marito, e i due cantano di come otterranno ciò che vogliono in un vivace scambio d'opinioni," il mio canto d'amore" (sulle note de La mia Ninna Nanna, da Il Re Leone 2, il Regno di Simba, Disney 1998.)
Cesare è avvelenato da un aspide durante un banchetto, e subito Livia e Ottaviano accusano Antonio e Cleopatra del delitto. Tolomeo (che viene ucciso) ed Antonio si sacrificano per salvare la vita di Cleopatra che fugge in Egitto dove il suo popolo l'acclama Regina.
Ottaviano fa un discorso molto convincente al Senato Romano, in cui li convince che il fratello è colpevole, portando un falso testamento in cui il padre avrebbe lasciato lui solo erede dell'impero unito; Nella successiva canzone "Vincerem" (Sulle note della Canzone della Folla, la Bella e la Bestia, Disney 1991) invita i Romani a muovere guerra all'Egitto.
Ma Cleopatra visita i generali amici di Antonio in Asia e in Africa, e li convince ad aiutarla. Il suo principale interesse è liberare il marito che riesce a liberarsi da solo, perché il fratello vuole sadicamente tenerlo vivo, mentre Livia vorrebbe ucciderlo, per spezzare il morale a Cleopatra; approfittando della buffa lite fra il sicario di Livia e la guardia di Ottaviano, (per altro, a loro volta, due fratelli litigiosi, Tiberio, l'assassino, e Marco, il carceriere), Antonio scappa, e Livia scrive a Cleopatra informandola della morte del Marito.
Solo l'amore per i figli consente a Cleopatra di continuare a vivere e a lottare; canzone parallela cantata da Antonio, che cerca di tornare in Egitto, e Cleopatra, che piange il marito defunto, dal titolo C'è un dolore nel mio cuore ( sulle note di Le mie radici sono il nulla, da Aladdin e il Re dei Ladri, Disney 1996) Alla fine le armate di Cleopatra e quelle di Ottaviano e Livia si scontrano nella battaglia finale di Azio.
I due malvagi sposi sono sconfitti, grazie all'intelligenza e all'abilità di Cleopatra, e mentre si ritirano, Antonio fa il suo ritorno in scena, e riesce a catturare Ottaviano e Livia, che si tradiscono a vicenda per riuscire a fuggire ma vengono catturati entrambi; Sono esiliati sull'isola di Gata dove dovranno sopportarsi per tutta la vita.
Ad Alessandria, Antonio, Imperatore, e Cleopatra, Regina delle Regine sono acclamati dal popolo in festa.
(Questa la dedico a Perchè No? che me l'ha suggerita)
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Ed ecco il commento di Generalissimus:
Oh cavolo, si fa per ridere dici? Ma tu devi inviare assolutamente la sceneggiatura! Beh in effetti sto ridendo così tanto che sto facendo fatica a fermare l'ernia addominale! Voglio dire, ma lo sai quanti milioni ci fa la Disney con idee del genere? Altro che Gods of Egypt!
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Tommaso Mazzoni risponde:
Beh, magari un tentativo di una sceneggiatura potrei mandarla! Per curiosità, ci sono eventi o personaggi che vi piacerebbe vedere disneificati? Si accettano proposte.
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Anche Iacopo dice la sua:
Visto l'alto tasso di canzoni, il tuo Ramses è un classico della Disney Renaissance degli anni Novanta. Propongo di intitolare questa discussione "Disney Renaissance Eterna" (sottofilone degli Anni Novanta Eterni).
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E Never75 gli fa notare:
Anche se non si tratta di storia in senso stretto, penso che la maggior parte di poemi epici si possa disneyficare senza problemi.
Sarebbero perfetti, ad esempio, l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata. Strano che non ci abbiano mai pensato!
Nel primo caso, bisognerebbe sfoltire parecchio perché di carne al fuoco ce ne è fin troppa.
Nell'altro lato, basta togliere i riferimenti religiosi (troppo poco p.c.) e il gioco è fatto. Al limite si sostituisce il nome della città con una di fantasia e si lascia il resto immutato.
Perfino la Bibbia ne offrirebbe a josa di spunti. Anche se sono della rivale Dreamworks, "Giuseppe principe dei sogni" ma soprattutto "Il principe d'Egitto" basati su parti di Genesi ed Esodo hanno avuto un grandissimo successo.
Non sarebbe difficile proseguire con altre storie altrettanto epiche come le gesta di Giosuè, di Sansone, dei Maccabei, di Esther, di Giuditta ecc.
Rut e Tobia possono essere più assimilabili a una fiaba classica, della Disney degli inizi.
Parlando di teatro e lirica credo che Tristano e Isotta o Giulietta e Romeo potrebbero essere altre fonti d'ispirazioni, come il Flauto Magico di Mozart o i Maestri Cantori di Norimberga.
Altri grandi personaggi storici (oltre ai già citati Cesare, Napoleone, Cromwell, Giovanna d'Arco) che potrebbero fornire interessanti spunti senza neanche romanzarli troppo sono Alessandro Magno, Scipione Africano, Carlo Magno, Garibaldi, ma la lista sarebbe infinita...
Forse un percorso poco esplorato è quello dei miti orientali. La mitologia indiana, cinese e giapponese potrebbe fornire infiniti spunti.
Pensiamo, solo per citare qualche esempio, alla storia di Rama, oppure a quella di Khrishna (opportunamente trattata) oppure alle parti più eroiche e sceneggiabili dei Veda o al Mahābhārata. Per non parlare del Libro dei Re (Shāh-Nāmeh) persiano.
Strano che invece che le mitologie più vicine a noi siano state saccheggiate così poco. In quella greca, solo Hercules che io sappia, mentre pure le vicende di Teseo e Giasone (oltre al già menzionato Ulisse) meriterebbero dei film.
Dei miti celti solo Taron e la Pentola Magica e la Spda nella Roccia sono stati adattati a film. Altri racconti del Mabinogion e la storia di Cù-Chulainn si presterebbero ancora meglio a una versione animata.
Ah, scusate, un ultimo suggerimento. E del Canto dei Nibelunghi che ne pensate? Ovviamente con happy end finale :-D
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E MorteBianca aggiunge:
Io avrei una proposta differente. La Pixar Theory è una teoria che riunisce tutti i film Pixar in una sola timeline.
Senza andare nel dettaglio e per le lunghe, sostiene che sin dall'inizio della storia è esistita la Magia, un potere quintessenziale in grado di animare ciò che non è solitamente animato (oggetti) oppure di "amplificare" ciò che è poco animato (animali).
Nel corso dei secoli (i vari film Pixar nella storia dal passato al presente "realistico") questa forza si è manifestata molte volte.
Questa forza nasce dall'Uomo, dai suoi sentimenti che la alimentano, e si dirige verso gli oggetti verso cui prova sentimenti, motivo per cui i giocattoli iniziano ad animarsi (Toy Story). In parallelo anche gli animali iniziano ad animarsi, a parlare e ragionare (Ratatoille).
Quindi fra gli animali senzienti e i giocattoli senzienti si unisce una terza fazione, le intelligenze artificiali, e una quarta fazione: I Super, persone dotate di poteri.
Alla fine però scoppia una grande guerra fra Macchine e Uomini, gli uomini scappano dalla terra devastata e fuggono nello spazio (Wall-E) mentre le macchine restano e prendono il dominio, evolvendosi darwinianamente (Cars). Gli uomini poi tornano e riprendono il controllo della Terra.
Nel futuro l'umanità a causa di mutazioni e differenziazioni si divide in molteplici razze diverse, oppure sono gli animali a prendere il posto degli uomini ed evolversi nei famosi Mostri.
La teoria non manca di problemi e buchi, ed io stesso cambio molte cose nella mia testa.
E' stata fatta analogamente una Disney Theory che connette tutti i film d'animazione Disney. E' strutturata in tre modi:
1) Teoria lineare, la mainstream in cui ogni cartone è messo nell'epoca che gli appartiene dal più antico al più futuristico.
In questa timeline, sin dagli albori, è sempre esistita la Magia.
2) Teoria del Multiverso. Canonica in Kingdom Hearts, ogni film Disney ha il suo piccolo mondo (c'è quello di Aladin, che è separato da quello di Topolino, da quello di Jack Sparrow), i vari mondi sono connessi da una forza metafisica chimata "Luce" e minacciati dal Buio e la divisione.
3) Teoria della Simulazione. Wreck It Ralph si svolge in un videogioco, e Wreck it ralph include numerosi prodotti e personaggi Disney, eppure WIT è un videogioco in un cartone disney (Big Hero 6), ergo alcuni dei mondi DIsney sono virtuali, mondi "dentro" altri mondi, e ci si chiede fin dove si estenda tale limite.
Poi bisogna considerare gli universi che si incrociano con quello Disney: in primis tutte le categorie che appartengono alla Disney (Pixar, Marvel, LucasArts), e poi tutte quelle con cui si sono incrociati (DC, Final Fantasy, Nintendo).
Un simile universo Disney dunque comprenderebbe innumerevoli storie (forse in universi separati, forse in tempi separati, forse in pianeti separati come per Nintendo), personaggi e magie.
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Fa irruzione nella discussione anche Pavel Tonkov:
Tutto può essere disneificato: guardate quest'immagine che ho trovato nel Web!
Ed ecco il parere di Perchè No?:
Ma dove sono le principesse? Manca il film con la principessa al centro dell'azione, no? E delle donne che potrebbero fare delle "principesse" Disney con la solita storia d'amore e il (ormai) solito carattere di indipendenza non mancano:
- Nefertiti (già fatto nel film francese la Regina Sole)
- Cleopatra (contro il malvagio Ottaviano)
- Zenobia (per l'apertura alle culture non europee)
- Giovanna d'Arco
- Mary Stuart
- La regina Margot (Marguerite de Valois, vedi Alessandro Dumas)
- Caterina II
- Marie Curie (per la donna moderna)
e ....
Hillary Clinton?
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E ora, l'esercizio contrario: alcuni classici della Disney storicizzati!
Cenerentola in Belgio
di Enrica S.
La sera del 26 dicembre 2018, Santo Stefano, la Rai ha mandato in onda il superclassico di Walt Disney "Cenerentola". Dopo averlo visto (in realtà, rivisto per l'ennesima volta), mi sono domandata se fosse possibile storicizzare anche Cenerentola, dopo tanti altri personaggi fantastici. Pur avendo origini antichissime (la sua prima versione risale addirittura all'antico Egitto), la favola così come noi la conosciamo fu raccontata per la prima volta in Italia da Giambattista Basile (1566-1632) e in Francia da Charles Perrault (1628-1703). Dovremmo dunque aspettarci un'ambientazione seicentesca; invece, nel lungometraggio di Walt Disney l'ambientazione è tipicamente ottocentesca; anzi, strizza l'occhio alla corte di Francesco Giuseppe, al quale il Re somiglia notevolmente. Infatti, pur essendo i castelli turriti un retaggio del Medioevo (ma si sa che Disney adorava particolarmente i castelli), gli abiti dei protagonisti sono quelli tipici del XIX secolo, e al Granduca Monocolao viene fatto fumare un sigaro Avana, certamente molto poco seicentesco.
I nomi delle nobili fanciulle invitate al ballo a corte sono però tipicamente francesi, così come lo è quello della perfida matrigna, Madame Tremaine. E siccome all'inizio si dice che il film è ambientato in un « piccolo, prospero regno », l'idea che mi è venuta è di ambientarlo in Belgio, un regno sicuramente piccolo ma prospero. Il bilioso Re che vuole vedere i propri nipotini è Leopoldo I di Sassonia-Coburgo-Gotha (1790-1865), primo re dei Belgi in carica dal 21 luglio 1831. Sua moglie Luisa d'Orléans (1812-1850) si è spenta prematuramente di tubercolosi l'11 ottobre 1850, ad appena 38 anni, e ciò spiega perchè nel film non compare. Il Granduca Monocolao può essere identificato con Charles Rogier (1800-1885), leader liberale della Rivoluzione belga e due volte Primo Ministro del Belgio, dal 12 agosto 1847 al 31 ottobre 1852 e dal 9 novembre 1857 al 3 gennaio 1868. Noi faremo riferimento a questo secondo mandato, anche se il Granduca nel cartone appare più giovane di Rogier a quell'epoca. Ma chi sarà il giovane principe? Non sicuramente Leopoldo II, figlio di Leopoldo I che gli succedette al trono, ricordato praticamente solo per la sua crudeltà nella gestione della colonia del Congo, tale da farne il prototipo del "colonizzatore cattivo". Meglio supporre che il primogenito di Leopoldo I, Luigi Filippo Leopoldo, nato il 24 luglio 1833 e morto il 16 maggio 1834, sia sopravvissuto all'infanzia e sia destinato ad ascendere al trono con i nomi di Leopoldo II oppure di Luigi Filippo. Nel 1858 egli ha 25 anni, proprio come il bel principe del classico disneyano, per cui tutto combacia a perfezione. Possiamo anche pensare a uno sviluppo ucronico di tipo "politico" della fiaba che stiamo prendendo in considerazione: Madame Tremaine scopre che la fanciulla misteriosa del ballo è la sua odiata figliastra, trova anche la scarpetta di cristallo rimasta a Cenerentola, e pensa di utilizzare il matrimonio tra questa e il principe Leopoldo per poter ottenere un posto di rilievo nell'amministrazione del regno. Di fronte al rifiuto di Cenerentola di lasciarsi manovrare da lei, la matrigna rompe la scarpetta e la rinchiude a chiave nella torre, quindi si mette d'accordo con Henri Ghislain de Brouckère (1801-1891), avversario politico di Charles Rogier, pretendendo matrimoni vantaggiosi per le figlie in cambio delle sue rivelazioni. Nel frattempo Charles Rogier arriva a casa di Cenerentola dove viene fatta provare la scarpetta alle sorellastre, che ovviamente non riescono a indossarla. Mentre i soldati stanno per ripartire si ode in lontananza il canto di Cenerentola, che la matrigna e Henri Ghislain de Brouckère invano cercano di tenere relegata nella torre. Il Principe Leopoldo, che si è unito in incognito al drappello, si rivela e fa liberare dalla torre la ragazza; quest'ultima finalmente può indossare la scarpetta ed andarsene abbracciata al suo innamorato.
Cenerentola danza con Leopoldo II del Belgio
Un momento, voi mi direte: e la matrigna? E le sorellastre? Che fine fanno? Nella fiaba di Perrault Cenerentola le perdona e le fa vivere a palazzo con lei, mentre nella fiaba dei Fratelli Grimm ciò non avviene, e nel film di animazione della Disney delle tre cattive non si sa più nulla. Non è difficile però immaginare come le cose potrebbero andare nella realtà. Il Granduca Monocolao, alias il Primo Ministro Charles Rogier, porta con sé Cenerentola a palazzo reale. Re Leopoldo I e suo figlio la accolgono a braccia aperte, ma si fanno anche dire perchè la ragazza è scappata dal ballo e perchè si cercava di impedirle di provare la scarpetta. Naturalmente Cenerentola vuota il sacco, e sentendo come Madame Tremaine e le sue figlie brutte fuori e brutte dentro hanno perseguitato in tutti i modi la futura Regina dei Belgi, i due reali vanno su tutte le furie, ordinando al Ministro della Polizia di andare a casa loro ed arrestarle tutte per violenze e riduzione in schiavitù. Nel frattempo Madame Tremaine non è una stupida, ha capito che la sua figliastra spiffererà tutto al futuro suocero e si affretta a fare i bagagli insieme alle due stupide figlie, portando via anche tutti i gioielli che appartengono in effetti a Cenerentola; la polizia perciò a casa non trova più nessuno. La carrozza delle tre però viene fermata al confine con l'Olanda, le cattive sono riconosciute, arrestate e riportate a Bruxelles per essere processate. A questo punto però Cenerentola, buona quanto bella, chiede al Re e al Principe di perdonare la crudele matrigna e le sue sorellastre. Leopoldo I accondiscende, colpito dalla generosità della nuora, ma le bandisce per sempre dal suo regno. Madame Tremaine se ne andrà esule in Francia con le due figlie brutte e malvagie, e chissà se alla fine troverà degli anziani e ricchi vedovi cui appiccicarle come mogli. Anche Henri Ghislain de Brouckère viene bandito dal Belgio, ma lui emigrerà negli Stati Uniti d'America in cerca di maggior fortuna.
Il nome della fanciulla soprannominata Cenerentola in italiano, Cendrillon in francese, Assepoester in olandese, Aschenputtel in tedesco e Cinderella in inglese, non lo preciseremo, così come non è mai precisato nella favola, anche se ci piace pensare che sia la figlia di un barone di Bruxelles di nobiltà non troppo elevata, di modo che il matrimonio con l'erede al trono belga appaia quasi "borghese". Il matrimonio viene celebrato dall'Arcivescovo di Malines-Bruxelles Cardinale Engelbert Sterckx (1792-1867). La nostra Cenerentola sarà la madre del futuro erede al trono, che chiameremo Leopoldo III, e convincerà suo marito ad evitare qualunque avventura coloniale, peraltro vista senza troppo favore dal governo e dal popolo belga; il Congo sarà colonizzato presumibilmente dalla Prussia di Bismarck, ma potrebbe entrare anche a far parte dell'impero coloniale britannico oppure francese. Sono possibili anche altre soluzioni ucroniche, come un Congo Italiano (esplorato da Pietro Savorgnan di Brazzà), un Congo greco (la Grecia pensò effettivamente a possibili avventure coloniali) o addirittura ad un Congo austroungarico; in ogni caso, i Congolesi se la passeranno certamente meglio, senza l'incubo delle mani mozzate, e ciò è sufficiente per rassicurare la nostra coscienza sporca di ex colonizzatori. Il nostro Leopoldo II ucronico e la bella Cenerentola saranno il re e la regina più amati dai Belgi per la loro bontà e onestà nel governare, tanto da rimpiangere ancora oggi l'età d'oro rappresentata dal loro regno, coincidente in pratica con quella che noi chiamiamo Belle Époque.
Ma c'è un
ultimo argomento spinoso di cui parlare. Infatti noi stiamo parlando di personaggi che si muovono in un
universo in cui esiste anche la magia, come negli universi fantastici immaginati
da Hayao Miyazaki, altrimenti la Fata Smemorina non potrebbe aiutare Cenerentola
a partecipare al gran ballo di corte a Bruxelles (qui a fianco, la proverbiale
scarpetta di cristallo). Troppo difficile sembra spostare la fiaba nel nostro
universo, dove la magia non esiste. A questo non si può rimediare sostituendo alla Fata che canta "Bibbiti, Bobbiti, Bù" una madrina
umana, ad esempio una nobildonna già in età avanzata che abita lontano (in Francia,
presumibilmente), ha sentito parlare del modo in cui Cendrillon/Assepoester è
trattata da matrigna e sorellastre, e si presenta in casa della ragazza proprio
la sera del ballo di corte, quando le tre arpie se ne sono già andate, donandole
abito, scarpette di cristallo, carrozza e valletti. In questo caso infatti
resterebbe da spiegare perchè la futura
principessa ha dovuto scappare in anticipo, dopo aver ballato tutta la sera con il
principe, dato che la carrozza non si ritrasformerà in una zucca all'ultimo
rintocco della mezzanotte. Tuttavia, a questo si può ovviare trasformando la
favola in un... racconto di fantascienza. Basta infatti che, nelle vicinanze
della residenza di Cenerentola, si materializzi un viaggiatore nel tempo
proveniente da un imprecisato futuro (nel franchise di Star Trek si dice che nel
XXIX secolo la Federazione si darà all'esplorazione degli abissi del tempo) e
venga a sapere delle tristi condizioni in cui la fanciulla è costretta a vivere.
In questo caso, materializzerà con il suo replicatore tutto il necessario
(carrozza, cavalli, valletti, abito da cerimonia), avvisando però che le
interferenze quantistiche del viaggio nel tempo faranno dissolvere il tutto al
più tardi a mezzanotte, il che puntualmente avviene, e Cinderella è costretta ad
una fuga precipitosa. Dite che è molto diverso da quanto avevano immaginato
Basile e Perrault? Ma dopotutto, come diceva Arthur C. Clarke, l'autore di "2001
Odissea nello Spazio", ogni tecnologia abbastanza avanzata è indistinguibile
dalla magia...
Enrica S.
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Subito Bhrihskwobhloukstroy commenta:
Splendida ricostruzione, tanto di cappello! Precisissima e illuminante, è davvero esemplare. Complimenti, con tantissima ammirazione! Brava (come sempre, del resto).
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E Generalissimus aggiunge:
Un'alternativa potrebbero essere alcuni stati della Germania (Baviera in primis) o dell'Italia preunitaria. Ad esempio il Piemonte andrebbe bene: il principe azzurro sarebbe un rappresentante della Casa Savoia, che come colore dinastico aveva scelto l'azzurro per devozione alla Madonna!
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Biancaneve in Ungheria
di Lord Wilmore
Dopo aver assistito alla storicizzazione di Cenerentola, questa pagina mi parrebbe incompleta se non cercassi di storicizzare anche Biancaneve (tra l'altro, secondo me il cartone "Biancaneve e i Sette Nani" è molto migliore di "Cenerentola": basti pensare alle innovative trovate che esso presenta). E siccome Cenerentola è stata storicizzata in Belgio, cioè nell'Europa Occidentale, io cercherò di storicizzare Biancaneve in Ungheria, cioè nell'Europa Orientale. Ora vi spiegherò il perchè di questa mia scelta.
A differenza di "Cenerentola", l'ambientazione del lungometraggio su Biancaneve è manifestamente medioevale o rinascimentale. Dobbiamo perciò trovare il personaggio adatto ad interpretare il ruolo della Regina perfida e narcisista che vuole morta la figliastra Biancaneve avendo scoperto che è più bella di lei. Tale sadico personaggio secondo me è da identificarsi con una dei peggiori assassini seriali della storia, la Contessa Erzsébet Báthory, conosciuta in Italia anche come Elisabetta Bathory (1560-1614). Non si tratta di una regina, ma di una nobildonna, ma in Trasilvania a cavallo tra '500 e '600 faceva il bello e il cattivo tempo, sostituendosi de facto al potere imperiale, e dunque l'identificazione è plausibile. Inoltre la Báthory, come la Regina di Biancaneve, era ossessionata dalla propria bellezza, e pare fosse anche dedita a pratiche di magia nera, alle quali sarebbe stata iniziata da una certa Dorothea Szentes, una sedicente maga che incoraggiò le sue tendenze sadiche. La Contessa Báthory inoltre, come la Regina di Biancaneve, era vedova, essendo suo marito Ferenc Nádasdy (1555-1604) deceduto il 4 gennaio 1604. Possiamo pensare che Biancaneve, in tedesco Schneewittchen, in ungherese Hófehérke, in ceco Sněhurka, in rumeno Albă ca zăpada, in inglese Snow-White, in francese Blanche-Neige, fosse una figlia naturale del Conte Nádasdy, avuta da una nobildonna di minor rango con la quale aveva una relazione, e poi da questi riconosciuta al pari dei quattro figli Anna, Orsolya, Katalin e Pal avuti dalla moglie Erzsébet; ciò spiegherebbe perchè quest'ultima la odiava già prima di scoprire che era più carina di lei, al punto da costringerla a vestirsi di stracci e a fungere da sguattera nel castello di Csejte, residenza dei Nádasdy.
Che Erzsébet Báthory sia adatta a ricoprire il ruolo di perfida Regina della favola, ce lo dicono molti particolari della sua biografia (giuntaci in parte romanzata da una sorta di leggenda nera). Essendo i genitori primi cugini, ella aveva mostrato fin da bambina chiari segni di squilibrio mentale, passando repentinamente dalla tranquillità alla collera. Erzsébet riteneva un affronto intollerabile la fuga di una serva, e la punizione era quasi sempre la morte. Una sera, in pieno inverno, fece condurre nel cortile, sotto la sua finestra, delle serve nude che avevano tentato la fuga, ed ordinò di versare acqua su di loro, cosicché le ragazze morirono per assideramento. Alcuni suoi dipendenti rivelarono che un giorno, dopo aver percosso una domestica, alcune gocce di sangue di questa erano colate sulla mano della contessa; la Báthory credette di accorgersi che in quel punto della mano la sua pelle fosse ringiovanita, e gli alchimisti che ella proteggeva, pur di compiacerla, si inventarono che il sangue di una giovane vergine potrebbe donare l'eterna giovinezza all'epidermide raggrinzita di una donna anziana. La Báthory finì con il convincersi che fare abluzioni nel sangue delle vergini le avrebbe garantito la giovinezza perpetua, ed iniziò ad attirare ragazze nel suo castello, per poi torturarle ed ucciderle barbaramente. Inizialmente si trattava di giovani contadine, ma in seguito anche di rampolle della piccola nobiltà che fingeva di voler educare. Catturate a tradimento, le sue vittime venivano spogliate, incatenate a capo in giù e seviziate, poi le loro gole venivano recise e il sangue fluiva in una vasca in cui la terribile Contessa si immergeva, convinta così di restare sempre giovane. A quanto pare il marito ed i parenti stretti erano a conoscenza delle sue inclinazioni sadiche, ma nessuno intervenne a fermarla.
La famigerata Erzsébet Báthory
Non c'è bisogno di immaginare alcuno specchio magico cui domandare: « Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame? » per comprendere perchè Erzsébet, dopo aver sopportato a lungo in casa la figliastra Hófehérke, avrebbe deciso di farla uccidere: non era cieca, ed era evidente che la fanciulla era più carina e più giovane di lei (« Ha la bocca di rose, e ha d'ebano i capelli, come neve è bianca »). Fino a quel punto, Biancaneve era rimasta al sicuro, in quanto la Báthory non avrebbe potuto far sparire nel nulla una fanciulla del proprio stesso casato senza destare sospetti. Una volta presa la folle decisione, però, rinunciò a bagnarsi nel sangue della figliastra, preferendo un'altra tecnica cara agli stregoni dell'epoca: cibarsi del cuore di lei. Ecco perchè ordinò al cacciatore di condurla lontano nel bosco, in un posto dove non passasse nessuno, dove potesse cogliere fiori selvatici, e quindi di ucciderla, portandole il suo cuore come prova. Aggiungiamo che, contrariamente a quanto credono i più, quello della caccia alle streghe non è un fenomeno medioevale, bensì tipicamente rinascimentale, come la storia ci insegna, e dunque l'identificazione della malvagia regina con Erzsébet Báthory non è affatto anacronistica.
A questo punto voi mi direte: d'accordo, il cacciatore porta Biancaneve nel bosco ma non ha il coraggio di ucciderla, le intima di scappare lontano perchè la matrigna la vuole morta, e porta alla Báthory il cuore di un cinghiale. Ma i nani da dove sbucano fuori? Non c'è bisogno di immaginare razze umane diverse dall'Homo sapiens o alieni di piccola statura insediatisi sulla Terra in epoche remote: infatti il castello di Csejte sorge sui Felföld, i rilievi precarpatici settentrionali, una zona di montagne non molto elevate al limite settentrionale della Grande Pianura Ungherese. Tali montagne sono ricche di carbone e di diamanti, e gli unici che riuscivano ad intrufolarsi nelle gallerie più strette per cavare i diamanti migliori erano... i bambini. Purtroppo il lavoro minorile all'epoca era la regola, e dunque i Nani della favola altro non erano che i bambini dei villaggi circostanti il castello sulle pendici dei Carpazi! Facile immaginare che questi bambini fossero i beniamini della Principessa Hófehérke Nádasdy, la quale era l'unica a difenderli e a chiedere per loro turni di lavoro meno massacranti, e visitava spesso le loro povere capanne, nei villaggi o nei boschi intorno al castello.
Una volta fuggita proprio nella casa in cui vivevano sette bambini minatori per sfuggire alle grinfie della Báthory, probabilmente Hófehérke/Snow-White dovette sentirsi al sicuro, ma è altrettanto probabile che ben presto le spie della contessa serial killer la scovarono nel suo rifugio. Le cose in seguito sono andate così: Erzsébet Báthory non ebbe certo bisogno di trasformarsi in vecchietta venditrice di mele per avvelenare la sua rivale, le bastò mandare una delle proprie emissarie a compiere il lavoro sporco con la celeberrima mela, mangiata la quale la fanciulla morì. O almeno, così credeva la Báthory. Infatti i libri di magia nera erano scritti in latino, la lingua franca del tempo, e la terribile castellana che adorava seviziare le sue dipendenti, pur avendo ricevuto un'educazione di prim'ordine nella residenza di famiglia di Ecsed in Transilvania (oggi in Romania), non poteva certo competere con un umanista del Rinascimento italiano. Per questo credette la formula di un veleno letale, quello che in realtà era un filtro a base di oppioidi in grado di dare una morte apparente. Siccome i suoi sudditi non ebbero cuore di seppellirla, la bellissima Hófehérke Nádasdy fu posta in una bara di oro e cristallo nel folto del bosco; proprio di lì qualche giorno dopo, passò Radu IX Minhea (1586-1626), della stirpe valacca dei Drăculești, voivoda (principe) di Valacchia e di Moldavia. Innamoratosi perdutamente della ragazza, aprì la bara e la baciò. Il contatto con l'ossigeno fu sufficiente a porre fine alla morte apparente, Hófehérke si risvegliò, e tutti credettero che a compiere il miracolo fosse stato il bacio del principe. Questi prese Biancaneve sotto la propria protezione, in modo che la Báthory non potesse più farle del male, la portò con sé in Valacchia e la sposò. Proprio la sua bellissima moglie lo convinse a compiere il passo che nella nostra Timeline egli non ebbe mai il coraggio di fare, cioè ribellarsi agli Ottomani dei quali era vassallo e sconfiggerli ripetutamente in battaglia. Il figlio di Radu IX Minhea e di Hófehérke Nádasdy, Alexandru V Coconul, fu incoronato primo Re di Romania con il nome di Alessandro I, e questa nazione così emerse dalla sfera d'influenza turca con duecento anni e più di anticipo rispetto alla nostra Timeline.
Ma la storia di Biancaneve non finisce qui. Ella infatti raccontò al marito tutte le nequizie commesse dalla Contessa Báthory, dal sadismo nei confronti dei sottoposti fino ai bagni nel sangue delle vergini, e si sa, come cantava Fabrizio de Andrè, « una notizia un po' originale / non ha bisogno di alcun giornale: / come una freccia dall'arco scocca, / vola veloce di bocca in bocca ». La cosa arrivò anche all'orecchio dell'imperatore Mattia d'Asburgo (1557-1619), Mattia II come Re d'Ungheria, che già aveva sentito voci sulla crudeltà della nobildonna. Gli inviati dell'imperatore entrarono di nascosto nel castello di Csejte e colsero sul fatto la Báthory mentre torturava alcune ragazze; nel maniero trovarono persino cadaveri straziati e donne ancora vive con parti del corpo amputate. Per questo Erzsébet Báthory fu processata e condannata ad essere murata viva in una stanza del suo stesso castello. Quattro anni più tardi, il 21 agosto 1614, la regina di tutti gli assassini seriali decise di lasciarsi morire di fame in quella cella. Non è mai stato chiarito il numero esatto delle sue presunte vittime, ma si pensa ad un numero compreso tra le 100 e le 300. Mattia però, agendo in questo modo, non era mosso solo dal desiderio di fare giustizia di tanti e tanto efferati crimini; essendo in bolletta, trovò comodo confiscare ed incamerare i beni di famiglia della Báthory e di suo marito, a dimostrazione del fatto che, dietro ogni grande ideale, si nasconde un grande patrimonio su cui mettere le mani. Come accadde a molti altri assassini seriali prima e dopo di lei, la truce storia di Erzsébet Báthory si diluì ben presto nella leggenda, e la malefica nobildonna divenne la protagonista di innumerevoli racconti e tradizioni popolari, al punto da trasformarsi in un personaggio di culto dell'immaginario vampiresco dei nostri giorni.
Anche Biancaneve/Hófehérke ha
lasciato però un'impronta indelebile nella società dei nostri giorni, e non solo
grazie al celeberrimo cartone animato Disney del 1937. Quando infatti il grande
matematico britannico Alan Turing (1912-1954) si suicidò, essendo stato
condannato alla castrazione chimica (a quei tempi l'omosessualità nel Regno
Unito era un reato penle) che gli aveva sconvolto la mente, il 7 giugno 1954
decise di impregnare una mela di cianuro di potassio e di morderla, proprio come
la figlia illegittima del Conte Ferenc Nádasdy. Ed è in onore di quel
genialissimo scienziato, noto per aver decifrato il codice segreto nazista
Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale, che un altro grande dei nostri tempi,
Steve Jobs (1955-2011), ha scelto una mela morsicata come simbolo della sua
azienda che ha rivoluzionato l'informatica moderna: la Apple, appunto. E tutto
questo, grazie alla bellezza di Hófehérke Nádasdy e alla malvagità di Erzsébet Báthory.
Lord Wilmore
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Ancora Bhrihskwobhloukstroy commenta:
Tremenda... Qui ci sono fatti sconvolgenti che in Cenerentola erano assenti, ma il periodo mi è anche più congeniale, l'Imperatore Mattia è uno dei miei preferiti e tutta l'impostazione politica è quella cui aderisco; quindi sono stato più coinvolto, sia per lo spavento sia per la Politica.
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La Bella Addormentata in Polonia
Vedo che a me avete lasciato "La Bella Addormentata nel Bosco". Si tratta della favola Disney più difficile da storicizzare, perchè fornisce troppi dettagli: nomi, età e perfino il secolo in cui è ambientato. Cercando di non sfigurare, ecco la mia versione.
"Suvvia, papà, ormai siamo nel XIV secolo!" Questa spiritosa battuta del lungometraggio, impreziosito dalle musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij, ci indica in quale epoca dobbiamo indirizzarci. I miei protagonisti saranno Edvige di Polonia e Guglielmo d'Asburgo: il secolo è quello giusto e la differenza d'età, quattro anni, è rispettata. Si perdono i nomi dei personaggi, ma il buon Luigi può tranquillamente avere il secondo nome di Stefano, in onore al santo Re d'Ungheria. In questa timeline, sia Caterina che Anna sono morte prematuramente, e la nascita di Aurora Edvige è una grande consolazione per il buon re Luigi Stefano, e per sua moglie; per il suo battesimo sono state invitate tutte le personalità del regno, tranne una; il suo nome, in realtà è un titolo, tramandato da secoli, ella è l'unica depositaria delle conoscenze e delle tradizioni della vecchia religione Polacca pre-cristiana; il suo nome è Siuda Baba, veste di nero e viola, con corna di capra sulla testa ed è temuta come una potente e demoniaca strega.
Sinda Baba, detta la Malefica (Czarownica)
Molti la chiamano la Malefica (Czarownica), ed è maestra di alchimia e meccanica. Costei, non si sa come, probabilmente sfruttando i suoi molti seguaci, si è infiltrata a corte durante la celebrazione, e approfitta della visita di tre buone monache, con fama di santità, Caterina di Svezia, con la madre Brigida e Caterina da Siena; mentre le tre veggenti benedivano la bambina, la Malefica fece il suo ingresso in scena, e maledì la fanciulla con queste parole " La fanciulla crescerà invero in grazia e bellezza, amata da tutti coloro che la circondano; ma il giorno del suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio, e morrà!" dopodiché scomparve ridendo in un nuvola di fumo, coperta dai suoi complici. Per fortuna, Caterina di Svezia non aveva ancora dato la sua benedizione, e chiese all'onnipotente un messaggio di speranza; Dio allora le suscitò questa visione: ella vide il bacio del vero amore svegliare dal sonno simile alla morte la principessa.
Nonostante tale
rassicurazione, confermata dall'infallibile visione di Caterina da Siena, re
Luigi Stefano ordinò che tutti gli arcolai fossero bruciati in tutto il regno, e
fece dare la caccia alla strega pagana ma senza successo; Allora, a Brigida
comparve in sogno la Madonna, che suggerì alle tre donne di fingersi contadine e
di allevare in segrerto nella foresta di Rakowikza la principessa; la madonna
predice che, facendo questo gesto, sia Brigida che Caterina da Siena avranno la
vita prolungata di molti anni; Brigida è l'unica ad avere esperienza su come si
crescono i bambini, e le due Caterine sono felici di sperimentare in qualche
modo le gioie della maternità che i loro voti hanno loro negato;
Trascorrono 16 anni, e, nel 1389 tutto è pronto per il ritorno di Aurora Edvige
alla corte di suo padre (che non è morto nel 1382, come in home-line, tenuto in
vita dal desiderio di rivedere la sua bambina). Ma Rosaspina (Różyczka), come
l'hanno ribattezzata le sue tre zie, Flora (Brigida), Fauna (Caterina da Siena)
e Serena ( Caterina di Svezia) che nel frattempo è diventata una bellissima
ragazza, incontra nel bosco un bel giovane, che, a sua insaputa, altri non è che
il suo promesso Guglielmo d'Asburgo.
Le zie la informano che non potrà più rivederlo, con suo grande dolore. Purtroppo, mentre le zie recitano un inno di ringraziamento vengono udite da uno dei servitori della Malefica, che origlia i loro discorsi, e corre ad informare la perfida strega. Costei, con l'aiuto dei suoi seguaci nobili, che non vogliono l'Asburgo sul trono di Polonia e d'Ungheria, fa rapire Guglielmo e attira Aurora Edvige in una trappola, costringendola a pungersi il dito con un fuso avvelenato; decide anche di narcotizzare tutti i nobili fedeli al Re Luigi e l'intera corte, per far eleggere un re a lei gradito, che restauri il paganesimo in Polonia. Allora, Caterina da Siena riceve un'altra visione da Dio, scopre la fortezza segreta della strega, e vi si reca in segreto con le altre due monache; le tre, con la fede e l'intelligenza riescono a rubare l'antidoto ai veleni della Malefica, e liberano Guglielmo, al quale affidano due armi decorate con un frammento della vera croce che Brigida ha ottenuto a Roma; trattasi della Spada di Verità e dello Scudo di Virtù; Guglielmo fugge dalla fortezza e sbaraglia la soldataglia della Malefica, ma costei ha seminato dei rovi rampicanti a crescita rapida, creati con l'alchimia dela quale è maestra; inoltre, possiede un prototipo di bombarda, con la quale fa piovere fuoco su Guglielmo in fuga, ma il cielo veglia su di lui. Attraversare la foresta di rovi creata dalla strega, però, richiede tempo, e la Malefica, attraverso cunicoli segreti è riuscita a giungere fino all'altro lato, dove sfida Guglielmo "con tutte le forze del male" ovvero con una spaventosa macchina da guerra, simile ad un gigantesco drago meccanico sputafuoco; dopo una durissima battaglia Guglielmo riesce a colpire la caldaia del mostro con la spada facendolo esplodere ed uccidendo la Siuda Baba.
Mentre le tre monache
svegliano il resto del castello Guglielmo raggiunge la torre in cui dorme Aurora
Edvige, ma la fiala di antidoto gli si rompe fra le mani, allora, si mette in
bocca quello che può e glielo somministra con un bacio.
I due si sposano il giorno stesso, ed insieme, avranno molti figli e figlie, che
regneranno in Polonia, Ungheria, Russia e Svezia; un giorno uno dei loro
discendenti sposerà una lontana cugina, regina di Spagna, Napoli, Sicilia e
Duchessa di Milano e di Parma, e sarà imperatore del più vasto impero del mondo,
ma questa, come si dice, è un altra storia.
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Ecco il parere in proposito di Bhrihskwobhloukstroy:
Il risultato è molto migliore, come in tutte le fiabe di questa pagina; tutte, fra l'altro, dimostrano che la vera originalità di questo genere è di cambiare l'ambientazione, rendendole più storiche, per cui non sussiste nemmeno un limite alle versioni: ognuna può essere interpretata in varî modi e collocata in epoche e ambientazioni diverse. Complimenti ancora a tutti, con grande ammirazione.
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E il grande Enrico Pellerito aggiunge:
Queste interpretazioni mi piacciono più delle favole originarie. L'incontro tra la fervida e feconda fantasia ucronica con le basi mitico-fiabesche sta dando risultati di tutto rispetto. Ancora complimenti.
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La Sirenetta in Portogallo
Il 28° classico di animazione Disney tratto da una fiaba famosa, stavolta di Hans Christian Andersen, è "La "Sirenetta" del 1989. Tale film viene tradizionalmente ambientato in Danimarca perchè il suo autore era danese, ma l'ambientazione del lungometraggio Disney è piuttosto diversa dal Mare del Nord, e depone piuttosto a favore di climi temperati; ho perciò scelto il Portogallo. E c'è un motivo, che ora vi spiegherò. Il problema però è un altro. Storicizzare questo film sembra impossibile, dal momento che nel nostro universo le sirene non esistono se non nella fantasia dei naviganti che non vedono donne da troppo tempo. C'è chi afferma di averle fotografate e addirittura filmate, ma queste presunte "prove" hanno la stessa validità delle "prove" portate a favore dell'esistenza del chupacabras o del mostro di Loch Ness, e cioè zero. E allora, come fare?
Una possibilità c'è, facendo ricorso alla fantascienza. Nella notte dei tempi, una stella vicina esplose in supernova, cancellando dalla faccia della Terra la megafauna preistorica, dai mammut ai gliptodonti. Intorno a una stella molto simile alla nostra, però di colore rosso e più fredda, orbitava un pianeta che fu sterilizzato dalle radiazioni della supernova, perchè più vicino ad essa della Terra. Il popolo che lo abitava, quello dei Sirenidi, in tutto simili a noi per convergenza evolutiva (e senza coda di pesce!), prevedendo l'esplosione, si mise in salvo su di un'astronave gigantesca che raggiunse la Terra e la trovò abitabile. Tuttavia, trovando la luce del nostro sole giallo troppo intensa per i loro occhi e la loro pelle delicata, i Sirenidi penetrarono con tutta l'astronave sotto l'Oceano Atlantico, proprio di fronte allo Stretto di Gibilterra, e costruirono una città sottomarina, protetta da grandi cupole. Lo strato d'acqua difese quell'avanzata civiltà dalle radiazioni solari, ed essi prosperarono, ma limitarono al minimo i contatti con i (cosiddetti) Homo sapiens dopo che una loro spedizione sulla terraferma fu massacrata dai nostri antenati troppo amanti della guerra. Per loro i Terricoli (come chiamavano i Terrestri) divennero simbolo di barbarie e di disprezzo di ogni legge divina ed umana, dato che la guerra e l'omicidio erano già stati tra di loro messi al bando da millenni, e fecero di tutto per non rivelare la loro esistenza sul fondo del mare. I rari avvistamenti dei Sirenidi sui loro sottomarini diedero vita alle leggende delle sirene, degli dei marini e, naturalmente, dell'Atlantide di Platone inabissata in fondo al mare.
Arriviamo così al 1414, quando il giovane Principe Enrico, figlio quintogenito del re del Portogallo Giovanni I, avvista di lontano un mezzo anfibio dei Sirenidi e lo vede scomparire in mare in direzione dell'Africa. Convince allora il padre a conquistare Ceuta come testa di ponte, e da lì ad iniziare l'esplorazione delle coste africane oltre il temuto Capo Bojador, il punto più meridionale sulla costa dell'Africa conosciuto in Europa, lungo un tratto di costa di difficile navigazione (in arabo il capo era chiamato Abū Khaṭar, "padre del pericolo"). Il navigatore Gil Eanes, primo a doppiare Capo Bijador, riporta in patria (senza sapere cosa siano) i resti di un mezzo anfibio sirenide andato distrutto e spiaggiato durante una tempesta. Il Principe Enrico studia i reperti in esso contenuti, e il risultato di questi studi sono l'invenzione della caravella, il progresso della cartografia e delle tecniche nautiche, e naturalmente un rinnovato spirito d'avventura che lancia il giovane verso nuove, fantastiche esplorazioni geografiche. Gli scopi dichiarati sono quelli di circumnavigare l'Africa, in barba ai Turchi che hanno chiuso la rotta via terra verso le Indie, e di cristianizzare le popolazioni africane, ma Enrico nutre anche la speranza di rivedere un giorno i Sirenidi, da lui ritenuti i Signori del Mare.
Tutto proteso alla ricerca dei misteriosi Sirenidi, Enrico (vedi immagine sottostante) non appoggia affatto il fratello Ferdinando che desidera tentare di conquistare Tangeri per coprirsi a sua volta di gloria, e così le sue esplorazioni non conoscono alcuna battuta d'arresto. A questo punto fa irruzione nella nostra storia la giovane sirenide Ariel, che ha studiato a lungo da lontano le abitudini degli esseri umani e vorrebbe tentare di incontrarli di persona, al di là delle leggende e dei pregiudizi che il suo popolo nutre nei confronti dei Terricoli. Ella ignora gli avvertimenti di suo padre Triton, il Presidente di Atlantide ma anche uno scienziato che diffida degli umani, e del suo petulante consigliere Sebastian ("Le alghe del tuo vicino / ti sembran più verdi, sai; / vorresti andar sulla Terra, / non sai che gran sbaglio fai! / Se poi ti guardassi intorno, / vedresti che il nostro mar / è pieno di meraviglie: / che altro tu vuoi di più? / In fondo al mar, / in fondo al mar, / tutto bagnato / è molto bello, / credi a me: / quelli lassù che sgobbano / sotto a quel sole svengono, / mentre col nuoto / ce la spassiamo / in fondo al mar...") Ariel pensa di travestirsi da Terricola, approfittando del fatto che non vi è differenza fisica tra Umani e Sirenidi, fatta eccezione per la pelle chiarissima di questi ultimi e, giudicando ingiusto il divieto di avvicinarsi agli Homo sapiens sostenuto da suo padre, chiede consigli ad Ursula, anch'ella scienziata ma acerrima nemica di Triton, che spera di sostituire alla Presidenza di Atlantide.
Il re del Portogallo Enrico I il Navigatore
La notte tra il 4 e il 5 marzo 1424 Ariel, il suo amico d'infanzia Flounder e un riluttante Sebastian giungono fino alla superficie dell'oceano a bordo di un sottomarino-scooter per spiare una festa su una nave portoghese: si festeggia il 30° compleanno del Principe Enrico, che ormai tutti chiamavano Enrico il Navigatore (Henrique o Navegador), e che non ha mai preso moglie; di lui Ariel si innamora a prima vista. Improvvisamente scoppia una tempesta, la caravella cola a picco e Ariel salva Enrico dall'annegamento. Ariel canta per lui, ma se ne va non appena l'uomo riprende conoscenza per evitare di essere scoperta. Affascinato dal ricordo della sua voce, Enrico giura di trovare colei che lo ha salvato e ha cantato per lui, e Ariel giura di trovare un modo per unirsi a lui e al suo mondo. Il padre di Ariel interroga Sebastian sulla spedizione notturna e viene a sapere dell'amore della figlia nei confronti del Principe Enrico: furibondo come non mai, Triton le ordina di abbandonare ogni ricerca scientifica riguardante i Terricoli e di non risalire più alla superficie, lasciando Ariel in lacrime. A questo punto due subdoli collaboratori di Ursula, Flotsam e Jetsam, convincono Ariel a ricorrere alla loro padrona per farla in barba al padre e restare con Enrico per sempre. Ariel si lascia convincere e si reca nel laboratorio di Ursula, che le inocula sotto pelle un farmaco di sua invenzione (ovviamente frutto di ricerche illegali) per rendere la pelle dei Sirenidi resistente al sole giallo della Terra, però il farmaco avrà effetto per tre giorni, dopo di che, in assenza di altri trattamenti, Ariel sarà rapidamente uccisa dai raggi ultravioletti. Ariel è convinta che tre giorni basteranno per ottenere l'amore di Enrico, e del resto non le interessa sopravvivere senza colui che le ha stregato il cuore.
Ariel viene portata in superficie da Flounder e Sebastian, contravvenendo alla legge; Enrico la trova Ariel su una spiaggia presso Sagres, vucino al Capo di San Vicente, nell'Algarve, all'estremità sudoccidentale del Portogallo, dove il Princoipe ha fatto edificare il suo castello; ovviamente ignora che lei in precedenza gli ha salvato la vita. Tra i due vi è la barriera linguistica, perchè Ariel conosce solo alcune parole di portoghese, e così i due riescono a comunicare solo a gesti. Enrico pensa che Ariel sia una straniera sopravvissuta ad un naufragio; ai suoi collaboratori dice: "Da come parla e avendo la pelle così chiara, mi sa che è danese!" Ariel passa molto tempo con Enrico, ma i due non riescono mai a baciarsi. Il terzo giorno Ariel scopre che Enrico sta per sposarsi con una donna bellissima di nome Vanessa; a celebrare il matrimonio sarà l'Arcivescovo di Lisbona Dom Pedro de Noronha. Ariel vede crollare ogni sua speranza e pensa di lasciarsi morire per effetto dei raggi ultravioletti solari, ma mentre la nave nuziale salpa dal castello di Sagres, Flounder scopre che Vanessa è in realtà una collaboratrice di Ursula da questi spedita in superficie protetta dal suo filtro, che con un trucco radiofonico ha cantato con la voce di Ariel; in tal modo Enrico ha creduto di ravvisare in lei la fanciulla sirenide che lo ha salvato e ha deciso di sposarla. Sebastian informa il padre di Ariel, e Flounder disturba il matrimonio scatenando un gorgo marino con il motore del suo scooter sottomarino. A questo punto Ursula rapisce Ariel e, all'arrivo di suo padre, lo informa che sua figlia morirà per overdose di radiazioni se egli non chiederà al Senato di Atlantide di cederle la Presidenza dello Stato Sirenide. Triton è costretto ad accettare per salvare la figlia.
A questo punto però Ariel canta un'altra volta la canzone con cui ha ammaliato Enrico; questi la ode, chiede a Vanessa di cantarla per lei ma la sirenide truffatrice è impotente senza la tecnologia di Ursula. Allora segue la direzione del canto, si tuffa in mare nonostante le urla dei suoi compagni, vede i Sirenidi su di un sottomarino che galleggia alla fonda con i portelloni aperti, sale a bordo e, essendo un valoroso cavaliere, mette fuori combattimento sia Ursula che i suoi collaboratori. A questo punto Triton mette in funzione un traduttore simultaneo di sua invenzione, e così l'Homo sapiens e i Sirenidi possono finalmente capirsi. Resosi conto che Ariel ama veramente Enrico, Triton accetta che la figlia viva con i Terricoli e sposi il bel Principe, grazie a periodiche iniezioni del farmaco di Ursula che le permetteranno di adattarsi in pochi anni al Sole giallo della Terra. In cambio, Enrico dovrà impegnarsi a non rivelare a nessuno l'esistenza dei Sirenidi. "Non ad imitare il vostro amore per l'oceano e per le esplorazioni dell'ignoto", precisa però il Navigatore. Ariel ed Enrico tornano sulla caravella nuziale e l'Arcivescovo li sposa immediatamente. Per amore, Ariel si converte al cattolicesimo, è battezzata da Dom Pedro de Noronha ed assume il nome di Eleonora, che era quello di una sorella di Enrico morta ancora infante.
Fine? No. Il 9 settembre 1438
il fratello maggiore di Enrico, il Re del Portogallo Edoardo, muore di peste
insieme al giovane erede al trono Alfonso, e i fratelli Pietro, Giovanni e
Ferdinando, oltre al fratello illegittimo Alfonso, si contendono il regno
rischiando di precipitare il regno nella guerra civile. Le Cortes però stroncano
sul nascere il conflitto dichiarando i bellicosi figli di Giovanni I inadatti al
trono ed eleggendo Re del Portogallo e dell'Algarve proprio il colto ed eroico
Principe Enrico il Navigatore (a fianco, lo stemma portoghese). In tal modo Ariel/Eleonora diventa Regina del
Portogallo, e sarà la consigliera più ascoltata dal marito. Enrico I ed
Ariel/Eleonora hanno un figlio, chiamato Giovanni come il nonno, nato il 15
gennaio 1432 dopo che la Sirenide ha dovuto sottoporsi segretamente a lunghe
cure ormonali per poter avere un figlio da un uomo della Terra.
Questi, prima di morire il 13 novembre 1460, farà in tempo a vedere l'esploratore veneziano Alvise Cadamosto circumnavigare l'Africa e raggiungere le Indie, e il genovese Antoniotto Usodimare (entrambi al suo servizio) scoprire il Brasile molto prima che Cristoforo Colombo concepisse il suo piano di raggiungere le Indie navigando verso occidente. Il 19 ottobre 1469 Re Giovanni II, succeduto al padre Enrico, sposerà Isabella di Trastámara, erede al trono di Castiglia, di 19 anni più giovane (è nata il 22 aprile 1451), arrivando così all'unione dinastica tra Castiglia e Portogallo in una nuova superpotenza marittima, il Regno di Iberia. Quello dei Sirenidi però è un segreto che Re Enrico I il Navigatore si è portato nella tomba, ed ancor oggi i Signori del Mare possono vivere tranquilli negli abissi dell'oceano. "Ogni mollusco / sa improvvisare / in fondo al mar! / Ogni lumaca / si fa un balletto / in fondo al mar! / E tutti i giorni ci divertiamo / qui sotto l'acqua, in mezzo al fango: / ah, che fortuna / vivere insieme / in fondo al mar!"
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Il Gobbo di Notre-Dame in Spagna
Il Gobbo di Notre-Dame, capolavoro Disney del 1996 è ambientato a Parigi, come il libro da cui è tratto, tanto da cominciare con il nome Parigi nella prima canzone. Ma noi vogliamo ambientarlo nella Spagna di fine XV secolo, sotto il Regno di Ferdinando ed Isabella. La chiesa di Nuestra Segnora a Madrid, nel 1478, è testimone di un grave delitto, quando Frate Tomas de Torquemada, inseguendo una giovane donna ebrea che egli accusa di furto e blasfemia ne provoca la morte; in realtà nel fagotto non c'è che un bambino deforme, il figlio della giovane. Quando Torquemada cerca di sbarazzarsi del bambino, gettandolo in un pozzo, Frate Hernan de Talavera, futuro beato, che per caso ha udito la richiesta di asilo della giovane lo ferma, e lo costringe a prendersi cura del bambino, e a crescerlo, cosa che Torquemada fa, ma lasciando il bambino recluso nella chiesa; gli impone poi un nome crudele, Quasimodo, cioè, fatto a metà; Quasimodo crebbe e divenne un fedele ed obbediente servitore, costretto a riempire la solitudine immaginandosi che le statue della chiesa possano parlare. Suonando le grandi campane della chiesa, Quasimodo sviluppò una grande forza fisica e un'eccellente agilità.
In questa timeline Torquemada è considerato troppo estremista per essere ascoltato dai Re Cattolici, e cos'è non è avvenuta nessuna espulsione degli Ebrei, che comunque sono perseguitati dall'Inquisizione.
Venti anni dopo, mentre ripassa l'alfabeto con Torquemada, Quasimodo si lascia scappare la parola festa, tradendo l'intenzione di partecipare al carnevale. Torquemada lo ammonisce di non osare lasciare la cattedrale, e di restargli fedele, perché il mondo esterno è oscuro e tenebroso.
Intanto Torquemada si incontra con Diego Hurtado de Mendoza, veterano della guerra di Granada, nominato capitano della Guarnigione di Madrid. Lo informa della sua intenzione di disfarsi di tutto quello che considera la feccia, gitani, ebrei, maomettani ed eretici; per farlo però necessita che don Diego trovi la Corte dei Miracoli, il leggendario porto franco della criminalità madrilena, che funge anche da rifugio sicuro per i perseguitati dall'inquisizione.
Intanto, però, Torquemada introduce don Diego alla festa del carnevale, e li, Quasimodo, che ha avuto il coraggio di partecipare e si sta divertendo, perché tutti pensano che indossi una maschera, viene scoperto ed umiliato; solo una ha il coraggio di difendere Quasimodo dall'abuso ed è la bella danzatrice mezza Ebrea e mezza gitana, Esmeralda; Per Torquemada, Esmeralda diventa un'ossessione, ma la fanciulla gli sfugge e si rifugia nella cattedrale dove ottiene asilo, con l'aiuto di Don Diego, al quale la coraggiosa ballerina non è indifferente e da cui fugge con l'aiuto di Quasimodo, il quale ne resta folgorato; Esmeralda gli dona un medaglione che contiene una mappa per trovare la Corte dei Miracoli.
Torquemada inizia a dare
Madrid alle fiamme desideroso di impossessarsi della ragazza per la quale nutre
desideri tutt'altro che puri; quando Torquemada decide di dare alle fiamme un
mulino con una famiglia all'interno, don Diego si ribella, e fugge, venendo però
gravemente ferito; Esmeralda lo salva o lo porta da Quasimodo che lo nasconde a
Torquemada, ma quest'ultimo intuisce qualcosa, ed informa il giovane che ha
scoperto dove si trova la corte dei miracoli, e avrebbe attaccato all'alba.
Si tratta di un tranello e sia Don Diego che Quasimodo ci cascano in pieno
rischiando perfino di farsi impiccare dal fratello di Esmeralda, Jumenez, re
della corte. Ma Torquemada li ha seguiti, e arresta tutti i presenti; il giorno
successivo, in piazza, offre ad Esmeralda una scelta semplice "me o il fuoco!"
Esmeralda gli sputa in faccia, e Torquemada accende la pira.
Quasimodo, legato sul terrazzo della cattedrale, strappa le catene e si precipita in piazza, dove salva la vita ad Esmeralda, riportandola nella cattedrale; a quel punto Torquemada da l'assalto, respinto da Quasimodo che versa fiumi di piombo fuso sugli aggressori suscitando una rivolta; dopo aver messo fuori combattimento il povero Hernan de Talavera, Torquemada prova ad uccidere Quasinodo ed Esmeralda ma precipita lui nel mare di fuoco sottostante.
A questo punto interviene la regina Isabella, che nomina Talavera nuovo inquisitore generale di Castiglia, e Esmeralda, che si converte al cristianesimo, sposa Don Diego. Il Gobbo di Nuestra Segnora diventa invece la guardia del corpo della regina, e proprio in quella guisa è notato da una dama di corte che va oltre il suo aspetto mostruoso.
Grazie ai suoi medici Ebrei, in questa timeline la regina Isabella non muore nel 1503, ma sarà Regina di Castiglia fino al 1531; siccome Filippo il Bello non viene assassinato, è il Duca di Borgogna e Re consorte d'Aragona, Napoli e Sicilia ad essere eletto imperatore con il nome di Filippo III. Filippo è poco interessato alla Navarra che resta intatta invece è molto interessato all'Italia, dove favorisce il sopravvissuto Cesare Borgia, anche lui curato con successo dai medici ebrei, contro Giulio II. Anche Quasimodo partecipa alla guerra ottenendo il grado di generale e il titolo di Grande di Castiglia. I suoi discendenti avranno aspetto normale. L'alleanza Franco-Veneto-Papalina sarà sconfitta dalla compagine Ispano-Genovese-Imperiale; il Rossiglione e la Serdagna tornano permanentemente Aragonesi, I Savoia, felloni, perdono tutti i territori a sud delle Alpi, rimanendo Duchi di Savoia e Conti di Nizza, mentre i loro territori sono annessi al Ducato di Milano, che alla morte dell'ultimo Sforza sarà costituita in Repubblica Ambrosiana con l'Imperatore come Duca. Carlo V erediterà una Spagna ed un Impero piu forti e una Francia poco propensa a rischiare nuove sconfitte; con il suo fido generale gobbo, anziano, ma sempre forte come un toro (quasimodo morirà a 90 anni, per una caduta da cavallo) si dedicherà alla lotta contro i Turchi che tiuscirà a scacciare dall'Ungheria e da parte del Nordafrica. Con la morte di Quasimodo, il cui figlio ha sposato la figlia di Esmeralda e Diego, si chiude la sua storia; cosa succederà all'Impero di Carlo V invece è materiale per tutta un'altra.
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Oliver & Company in Sicilia
Questo classico Disney del 1988 è la versione, interpretata parzialmente da animali, di "Oliver Twist", celebre romanzo di Charles Dickens. Il romanzo è ambientato nella Londra dei tempi di Dickens mentre il film nella New York del 1988, ma noi non abbiamo intenzione di ambientare questa storia in nessuna di queste due epoche, e tantomeno in quelle città; noi ci spostiamo decisamente più a sud, e almeno 800/900 anni prima, alla fine del XII secolo, in Sicilia, a Palermo, siamo nel 1197.
Alla morte di Enrico VI, Sacro Romano Imperatore e Re Iuris Uxoris di Sicilia i nobili di Sicilia, guidati da Gualtieri di Brienne avevano dichiarato che non sarebbero stati governati né dal Papa, né da un moccioso di sangue Svevo, né da una donna; quindi Gualtieri aveva acquisito la Reggenza nel Regno e aveva fatto rinchiudere in convento la povera Costanza d'Altavilla, morta poco tempo dopo.
Il piccolo Federico I, però non lo poté uccidere, perché Costanza lo fece portare al sicuro in in monastero; un pendente recante il suo vero nome fu messo dentro un sacchetto contenente noccioli d'oliva, e gli fu lasciato al collo; da quello gli sarà messo nome Oliviero; purtroppo però, i suoi accompagnatori si ammalano e muoiono, e Oliviero cresce come un orfano qualsiasi in cura ai monaci.
Quando Oliviero ha 14 anni un epidemia stermina i frati e un avido mercante decide di vendere i bambini al miglior offerente; ma nessuno vuole il piccolo Oliviero, troppo intelligente e troppo mite; allora, il ragazzo viene costretto a elemosinare per le strade di Palermo, dove incontra lo scanzonato Ahmed, giovane musulmano di una decina d'anni piu vecchio di Oliviero, che tutti chiamano lo Scansatore (di guai o di fatica, dipende). Ahmed prima si approfitta di Oliviero per derubare un venditore di arancine, poi quando questi ostinatamente lo segue fino a casa, una scassata barca che condivide con altri giovani emarginati, lo fa entrare nella banda; con lui ci sono la bella correligionaria di Ahmed Perla, il massiccio ma bonario gigante tedesco Anstan, il poeta e attore anglosassone Francis e il piccolo ma grintoso Tito, fabbro Aragonese. Il capo di questa combriccola è il buon robivecchi ebreo Fagino da Melfi, perseguitato dalla sfortuna, che deve ricorrere, suo malgrado, ai furti della banda, per pagare esosissime gabelle al perfido reggente Gualtieri, che minaccia di vendere tutti come schiavi, se il povero Fagino non paga.
Ma Fagino ha il cuore grande, e accoglie volentieri l'ennesima bocca da sfamare. Il giorno successivo, Oliviero tenta un colpo grosso, un furto nella casa dell'Arcivescovo Gualtiero (che in questa timeline è decisamente contrario alla tirannia di Gualtieri da Brienne). L'arcivescovo sorprende il ragazzo, ma qualcosa nei suoi occhi gli ricorda qualcuno gia visto, e invece di farlo fustigare si limita a farlo lavare, a sfamarlo, e a trattenerlo.
La banda è preoccupata, ma Oliviero si trova a suo agio a casa dell'Arcivescovo, il quale si affeziona all'intelligente ragazzino, che sa parlare Latino e Arabo, perché ha imparato fra monastero e strada. Allora Fagino dopo che Oliviero è stato erroneamente salvato da Ahmed e la banda, convince Gualtieri a dargli un altro giorno per mettere in atto il ricatto all'arcivescovo, tuttavia, inavvertitamente il Reggente scopre che Oliviero altri non è che il legittimo Re di Sicilia; Gualtieri manda i suoi due sgherri più fidati, Rascio e De Soto, due crudeli assassini, a eliminare Oliviero/Federico, ma Ahmed e la banda eliminano i due assassini, e salvano l'amico e l'Arcivescovo il quale li ricompensa profumatamente; Gualtieri vcade in mare da una scogliera mentre tenta di uccidere personalmente Oliviero. Oliviero viene riconosciuto Re di Sicilia come Federico I con la reggenza dell'Arcivescovo.
Questo Federico è veramente un ragazzo del popolo e quindi si sforza di migliorare le loro condizioni di vita; ovviamente questo provoca il malcontento dei baroni, ma a quello ci pensa l'Arcivescovo; fra i Baroni e Federico si arriva ad un compromesso, Federico riconosce loro tutta una serie di diritti, e in cambio loro riconoscono una serie di diritti al popolo minuto; Intanto muoiono lo zio di Federico Filippo di Svevia e Ottone IV Imperatore.
Muore anche il Papa, e Gualtiero di Palermo è eletto come suo successore con il nome di Stefano X e si prodigherà per l'elezione di Federico al trono imperiale; Federico stupirà il mondo promulgando le prime leggi di tolleranza religiosa nella storia, abolendo gradualmente il servaggio, e ottenendo la Corona di Gerusalemme senza versare una goccia di sangue.
In Italia creerà una speciale dieta permanente del Regno di Lombardia, in cui siederanno rappresentanti di tutte le città del Regno. La dieta concederà la corona ereditaria di Lombardia a lui e ai suoi discendenti; Ai nobili tedeschi concederà una serie di privilegi, in cambio del via libera peruna serie di decreti imperiali simili a quanto fatto in Sicilia.
Per tutta la sua lunga vita Federico II si prodigherà per mantenere la pace in Europa e nel mediterraneo, costruendo un enorme base di prestigio per la carica imperiale come non si vedeva dai tempi di Carlo Magno( anche grazie ad un certo, discreto, controllo esercitato sull'elezione papale); una sola volta fu chiamato ad impugnare la spada, in cambio della sottomissione all'impero dell'Ungheria, egli, forte delle sue alleanze che andavano oltre il mondo cattolico e cristiano (fu il primo imperatore riconosciuto tale da Costantinopoli) comandò la grande alleanza che sconfisse i Mongoli, presso Friburgo, sul Fiume Nidda; alla sua morte sarà considerato il più grande sovrano della storia Europea e la sua eredità di leggi e di cultura di dialogo non morirà con lui; sposatosi con una principessa Araba avrà da lei una folta discendenza (un suo nipote, fattosi musulmano diventerà addirittura Califfo d'Egitto) che arriverà, con i suoi vari rami, a regnare sul mondo intero; ma questa è una storia che vi racconteremo un altra volta.
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Aladdin in Cina
Pochi lo sanno, ma la favola di Aladino e la lampada magica, inclusa nelle "Mille e Una Notte", da cui è tratto "Aladdin", il 31° Classico Disney, non è affatto ambientata in qualche paese del Medio Oriente come l'immaginaria Agrabah disneyana, bensì... in Cina. Mi sembra giusto perciò far tornare a casa il personaggio di Aladino, anche se scopriremo che in realtà egli era... italiano!!
Nel 1271 il diciassettenne Marco Polo parte da Venezia con il padre Niccolò e lo zio Matteo, diretto verso la Cina, che in quest'epoca è governata dall'imperatore Kublai Khan (1215-1294), nipote di Gengis Khan e supremo sovrano dei Mongoli e di quasi tutta l'Asia. Essendosi Marco ammalato durante il viaggio, la famiglia Polo si ferma un anno nel Khwarezm, una regione del Turkestan, finché il giovane non ha ripreso le forze; qui riceve dagli abitanti del posto il nome di Aladino, dall'arabo علاء الدين (‘Alā al-din), che significa "nobiltà della fede", e con tale nome egli si presenterà d'ora in poi agli abitanti dell'Asia (ʿAlāʾ al-Dīn Muḥammad II, sul trono dal 1200 al 1220, è stato un grande sovrano dell'Impero del Khwarezm).
Da sinistra: Marco Polo, Kublai Khan e Arig Bek/Jafar
Giunto a Pechino, capitale di Kublai Khan, chiamata all'epoca Khanbalik ("città del Khan"), Marco si appassiona alla cultura cinese, impara la lingua e comincia ad esplorare ogni angolo della città, mentre il padre e lo zio portano avanti la loro ambasceria presso la corte mongola per conto del Doge di Venezia Lorenzo Tiepolo e di Papa Gregorio X. Nel frattempo la bellissima Principessa Kokechin, nipote e figlia adottiva di Kublai Khan, si sente oppressa dai suoi doveri reali che le impongono di sposarsi con Arghun, sovrano dell'Īlkhānato di Persia, molto più anziano di lei e convertitosi all'Islam. Anche Kokechin sarebbe costretta a convertirsi all'Islam e ad assumere il nome di Yasmine (يسمين, "Gelsomina"), cosa che non ha alcuna intenzione di fare. Per questo Kokechin scappa di nascosto dal palazzo reale (la Città Proibita sarà costruita solo nel 1406) per andare ad esplorare il resto della città. È così che fa conoscenza con Marco Polo/Aladino, passa la serata con lui e i due si invaghiscono l'uno dell'altra.
Entra in scena a questo punto Arig Bek, fratello di Kublai, da questi sconfitto nell'elezione a Gran Khan e in seguito nella guerra civile con cui aveva cercato di prendere il potere. Perdonato da Kublai, è diventato suo ascoltato consigliere, visto il suo valore in battaglia, ma egli non ha rinunciato all'idea di rovesciare Kublai e di diventare Gran Khan di tutti i Mongoli. Egli inoltre si è convertito all'Islam e ha assunto il nome di Jafar (جعفر, "ruscello"); insieme al suo tirapiedi, l'avventuriero castigliano Iago, studiando antichi documenti è venuto a sapere dell'esistenza, nell'antico Giappone, di una misteriosa civiltà perduta la cui avanzata tecnologia potrebbe aiutarlo ad impossessarsi del potere: il leggendario Impero Yamatai, esistito mille anni prima e ben noto agli appassionati dell'anime "Jeeg Robot d'Acciaio" (tra loro ci sono anch'io). Per questo, dopo averlo visto flirtare con la principessa, Arig Bek/Jafar decide di approfittare dell'inesperienza di Marco Polo circa la storia dell'Estremo Oriente.
Approfittando del fatto che Matteo e Nicolò Polo si sono recati con Kublai nella capitale estiva dell'impero mongolo, la leggendaria Xanadu o Shangdu, Arig Bek/Jafar si traveste da vecchio saggio buddista e convince Marco/Aladino a recarsi con lui nel vicino Giappone, prospettandogli l'esistenza di un favoloso tesoro, celato in un oscuro sotterraneo posto sotto la tomba della leggendaria regina Himiko, vissuta nel II secolo dopo Cristo. Sotto la tomba i due scoprono in effetti una caverna stracarica di tesori, grazie ai quali lo straniero venuto da occidente potrà ambire alla mano della principessa. Il mongolo non entra nella caverna, perchè sa che è piena di trappole per gli incauti saccheggiatori; Marco Polo, il quale ignora il pericolo che corre, viene invece inviato all'interno alla ricerca di un misterioso manufatto che Arig Bek/Jafar vuole ad ogni costo. Si tratta di uno strano manufatto a forma di campana, la leggendaria Campana di Bronzo (l'arte Yamatai ne ha prodotte parecchie). Jafar intima al giovane veneziano di non toccare nient'altro che l'oggetto dei suoi desideri, ma dopo averlo trovato (Marco Polo lo scambia per una sorta di lampada, vista la sua forma) non riesce a trattenersi dal rubare un gigantesco rubino, e subito la Caverna comincia a crollargli addosso. Marco riesce a rifugiarsi in un antro un attimo prima di restare sepolto, ma resta bloccato all'interno, con gran scorno di Arig Bek che crede di aver perso per sempre l'oggetto che cercava. Marco/Aladino esamina il manufatto e inavvertitamente lo attiva: si tratta in realtà di un supercomputer quantistico che conserva al suo interno l'elettricità neurale di uno scienziato Yamatai, collaboratore della regina Himiko, il cui ologramma gli compare davanti. Questi gli è grato di aver riattivato la campana e di averlo liberato dopo tanti secoli, e si offre di consigliarlo in quel covo di intrighi che è la corte mongola di Khanbalik.
Grazie alle indicazioni dell'ologramma, che Marco Polo chiama "il Genio" confondendo con uno degli esseri pressoché onnipotenti della tradizione islamica (in arabo: جِنّ, "jinn"), il futuro autore del "Milione" riesce ad uscire dalla caverna con abbastanza tesori da fingersi un ricco nababbo dell'Asia centrale e così avere la possibilità di conquistare la principessa Kokechin di cui si è innamorato.
Mentre il padre e lo zio sono in Corea per conto del Khan, Marco/Aladino torna a Khanbalik riccamente vestito e si presenta a Kublai Khan come un pretendente della mano della principessa proveniente dal Medio Oriente, ma Kokechin, pensando che si tratti dell'ennesimo pretendente interessato solo al trono, lo rifiuta infuriata. Quella sera, Marco si reca da lei in incognito e le rivela di essere lo straniero che aveva conosciuto in città, e quando Kokechin gli chiede spiegazioni, lui le dice di essere sempre stato un principe e di essersi finto povero per scappare dalla noiosa vita reale. Le offre inoltre di sposarla e di portarla con sé a Venezia, cosicché ella potrà finalmente vedere il mondo che le è sempre stato negato. I due si baciano appassionatamente, ma Arig Bek/Jafar, che prima dell'arrivo di "Aladino" stava cercando di convincere il fratello Gran Khan a concedere a lui e non all'Ilkhan la mano della principessa, cerca di far uccidere il rivale; Marco si salva solo per intervento del "Genio" Yamatai e torna a palazzo denunciando la cospirazione del consigliere. Un attimo prima di defilarsi però, Arig Bek nota la "Lampada" dentro il vestito di "Aladino" e scopre la sua vera identità.
Il fratello del Gran Khan invia allora il fido Iago a rubare la lampada/campana, e il rinnegato ci riesce perchè Kokechin la crede un normale lume ad olio e gliela consegna senza sospetti. Una volta entratone in possesso, Jafar ricatta l'essere olografico minacciando di distruggere il computer a forma di lampada con lui dentro se non gli obbedirà, e con i suoi consigli ottiene abbastanza denaro da corrompere le guardie, rovesciare Kublai che viene imprigionato e farsi proclamare nuovo Gran Khan; Kokechin è costretta a sposarlo suo malgrado. NMarco Polo è ricercato, ma riesce a nascondersi. A questo punto tuttavia dalla Corea (dove hanno evitato l'arresto) tornano il padre e lo zio di Marco, i quali gli mostrano un passaggio segreto noto solo a pochi intimi di Kublai per penetrare nel palazzo reale. Marco ingaggia con lo stregone un duro scontro, che appare impari perchè il nuovo Khan ha dalla sua la "Lampada", ma il "Genio" sfida il pericolo di essere disattivato e fornisce a Jafar un consiglio ingannevole che lo porta alla sconfitta e alla morte.
A questo punto Marco libera Kublai e Kokechin e, dopo aver capito che non può più continuare a fingere di essere ciò che non è, rivela ai sovrani mongoli la sua reale identità. Kublai allora decide di compensare il giovane veneziano offrendogli Kokechin in sposa. La fanciulla mongola accetta con entusiasmo, e si converte al cattolicesimo per amore (Kokechin era già cristiana nestoriana come molte nobildonne mongole dell'epoca). Marco e Kokechin partono via mare insieme a Nicolò e a Matteo per far ritorno a Venezia, e sulla nave si baciano appassionatamente. I due saranno insieme in innumerevoli altri viaggi, dall'India all'impero del Mali, che faranno di loro i più grandi esploratori di tutti i tempi. Invece il "Genio" chiede di essere riportato in Giappone e di essere sepolto nuovamente nella sua caverna: molti secoli dopo infatti dovrà essere ritrovato dal Professor Senjiro Shiba, che lo integrerà nel corpo di suo figlio Hiroshi per trasformarlo nell'invincibile Jeeg Robot d'Acciaio e combattere la regina Himiko, tornata dal passato per riconquistare il Giappone e il mondo intero. Ma questo, per fortuna, non è argomento di questo film, perchè non voglio togliere il lavoro al grande Go Nagai!
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Basil l'investigatopo a Praga
"Basil l'investigatopo", il 26° Classico Disney uscito nel 1986, è un cartone animato della Disney che ha avuto poca fortuna al botteghino, e costituisce una rivisitazione della saga di Sherlock Holmes con animali parlanti. A me ha fatto venire in mente un altro celeberrimo investigatore della finzione, e così ho provato a scriverlo in salsa medioevale; alla fine ne è venuto fuori un vero e proprio sequel del "Nome della Rosa" di Umberto Eco.
Siamo a Parigi nel 1329, due anni dopo i fatti del "Nome della Rosa". Il filosofo e scienziato Giovanni Buridano (Jean Buridan) sta lavorando nel suo studio all'Università quando alcuni sgherri fanno irruzione in esso e lo rapiscono. Il suo giovane discepolo Nicola Orseme riesce a nascondersi, quindi si reca nell'Aula Magna dell'Università dove Guglielmo da Baskerville, accompagnato dall'inseparabile allievo Adso da Melk, sta tenendo una lezione sulla filosofia nominalistica.
Nel frattempo, gli uomini armati portano Giovanni Buridano a Praga, in Boemia, al cospetto del loro padrone, il nobile Federico il Bello d'Asburgo, il quale pretende che egli realizzi per lui un automa che abbia l'aspetto di Ludovico il Bavaro, legittimo Sacro Romano Imperatore, che lo ha sconfitto nelle preferenze dei Grandi Elettori, soffiandogli il titolo imperiale.
Intanto Nicola Oresme incontra Guglielmo e Adso, pregandoli di aiutarlo a ritrovare il suo maestro Giovanni; egli infatti ha sentito parlare di come Guglielmo è riuscito a risolvere il mistero degli omicidi nell'Abbazia in Italia la cui biblioteca è andata in fumo, e pensa sia l'unico che potrebbe salvare Buridano. Guglielmo all'inizio è riluttante ad accettare l'incarico, ma quando Nicola gli descrive gli armati che hanno sequestrato Giovanni, si rende conto che si trattava di soldati boemi e capisce che dietro di loro opera sicuramente Federico il Bello d'Asburgo, un avido nobilastro che potrebbe precipitare tutto il mondo cristiano in una guerra devastante. Grazie al fiuto di Ugo, il cane di Adso da Melk, Guglielmo capisce che un elmo di uno degli sgherri che hanno rapito Giovanni, perso accidentalmente per strada, viene proprio dall'ambasciata boema, e così lui, Adso e Nicola partono subito per Praga, la Città dalle Cento Torri, dove Giovanni Buridano è stato sicuramente trasferito.
A Praga i tre sono ospitati da un rabbino amico di Guglielmo da Baskerville, il quale spiega loro l'abilità dei rabbini nel costruire dei golem, che non sono certo mostri di argilla come credono i cristiani, bensì veri e propri robot meccanici, messi assieme con la pazienza di un orologiaio. Di lì a poco, proprio nella bottega di un orologiaio dove è entrato per raccogliere informazioni, anche Nicola Oresme è rapito dagli uomini di Federico il Bello, che ha scoperto l'arrivo a Praga di Guglielmo da Baskerville, e vuole usare Oresme come mezzo di persuasione per indurre Buridano ad eseguire i suoi ordini, sfruttando la perizia dei rabbini nel costruire automi.
Nonostante la rabbia di Guglielmo, Adso osserva con attenzione la terra che c'era sotto i piedi dei rapitori di Oresme, e scopre che il laboratorio segreto di Federico si trova in una zona isolata sulla riva destra della Morava. Travestiti da marinai, Guglielmo e Adso entrano in incognito all'interno della locanda "Trappola del Topo"; qui localizzano alcuni degli sgherri di Federico e li seguono fino al laboratorio segreto. Tuttavia il diabolico pretendente al trono, fidandosi delle grandi doti investigative di Guglielmo, li attira in un'imboscata: entrambi vengono catturati e legati a una trappola mortale, che scatterà al termine della canzone di un carillon. Sistemati i due monaci, Federico e i suoi scagnozzi raggiungono il palazzo reale, dove rapiscono l'imperatore Ludovico di Wittelsbach, giunto in città quel giorno stesso per impegni istituzionali, e lo sostituiscono con un automa costruito dal genio di Buridano. L'automa chede a tutti i nobili cechi e austriaci di riconoscere Federico come nuovo Sacro Romano Imperatore, scavalcando di fatto i Grandi Elettori.
Intanto, Guglielmo riesce a scoprire il punto debole della trappola mortale, e così riesce a liberarsi con Adso e Nicola Oresme. I tre entrano nel palazzo reale grazie ad un passaggio segreto, in tempo per evitare che l'imperatore legittimo Ludovico di Wittelsbach sia dato in pasto ai lupi. I soldati della guardia personale di Ludovico mettono fuori gioco gli scagnozzi di Federico, mentre Guglielmo di Baskerville smaschera il complotto di quest'ultimo e libera Giovanni Buridano. Tuttavia Federico d'Asburgo riesce a sfuggire alla folla inferocita su di un battello che risale la Morava, portando con sé Nicola Oresme, da lui sequestrata nella confusione. Il battello di Federico è veloce, ma i rabbini amici di Guglielmo gli mettono a disposizione un prototipo di battello a vapore, frutto del genio ingegneristico ebraico, e con esso Guglielmo, Adso e Giovanni inseguono l'usurpatore attraverso le limacciose acque del fiume. Alla fine del rocambolesco inseguimento Guglielmo riesce a saltare sul battello di Federico, e questi, distratto, non si accorge che esso si va a schiantare contro la Torre di Staré Město. Una volta al suo interno, Guglielmo riesce a salvare Nicola dalle grinfie di Federico, il quale ingaggia un duro corpo a corpo con l'investigatore francescano. Una lucerna si rovescia e la torre va a fuoco, cosicché, come già il "Nome della Rosa", anche questa avventura si conclude con un furioso incendio. Alla fine Federico d'Asburgo ha la peggio e muore precipitando tra le fiamme, mentre Guglielmo viene salvato dal fido Adso.
Alla fine, Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk vengono ringraziati pubblicamente dal Sacro Romano Imperatore in persona, mentre Giovanni Buridano e Nicola Oresme partono per far ritorno a Parigi.
"Ora basta con le indagini e con le disavventure, ormai sono troppo vecchio", annuncia Guglielmo: "d'ora in poi mi dedicherò solo all'insegnamento in una tranquilla aula universitaria." Tuttavia, proprio all'uscita dalle mura di Praga si fa loro incontro un uomo trafelato che gli domanda: "Sei tu Guglielmo di Baskerville, il grande investigatore? Il mio signore, il Re di Scozia David II Bruce, mi ha incaricato di implorarti di venire al più presto alla sua corte. Infatti in un lago del nostro regno, il Loch Ness, pare abiti un terribile mostro che fa strage di cristiani, e solo tu puoi appurare se esiste davvero. Accetti?"
Guglielmo e Adso si scambiano un'occhiata di intesa. "Ma chi se ne importa di una cattedra di filosofia all'Università di Bologna? Dopotutto è più bella l'avventura!" E così i due eroi partono insieme verso un nuovo caso e verso nuove peripezie.
Lord Wilmore
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Frozen in Irlanda
"La regina delle nevi" (in danese "Sneedronningen", scritta da Hans Christian Andersen nel 1844) è una fiaba di cui si può cogliere con maggiore evidenza l'antichissima (preistorica) origine. E non solo perché i collegamenti con il terrore del ritorno del ghiaccio sono abbastanza palesi, ma perché, perlomeno la Sneedronningen anderseniana, inizia... Da un troll. Invece in "Frozen - Il regno di ghiaccio" della Disney i troll ci sono, ma sono dei buoni abitatori della foresta che aiutano Kristoff nella sua missione di salvare Anna. E in questo sito si sa che tra Troll e Neanderthal c'è una certa affinità elettiva...
Storicizzarla pertanto non è, paradossalmente, semplicissimo, anche se d'acchito verrebbe in mente di ambientarla in un paese scandinavo.
Ho però preferito collocare la vicenda in Irlanda, nella seconda metà del dodicesimo secolo, al tempo della conquista anglo-normanna dell'isola. La protagonista è Aoife Ni Diarmait, meglio nota come Eva di Leinster o con il suo nome di battaglia: Aoife Rua, ossia 'Eva la rossa'.
La nostra eroina è figlia di Diarmait Mac Murchada, re di Leinster, spossessato del suo trono dall'alto re d'Irlanda Rory O'Connor (Ruaidri Ua Conchobair). Egli chiese l'aiuto di Enrico II di Inghilterra per riavere il suo trono, ma trovò invece il supporto di Richard 'Strongbow' di Clari, conte di Pembroke. Diarmait, in cambio del suo ausilio, gli concesse la mano di sua figlia. In HL ciò condusse alla lunga (Enrico II non si fidava di Riccardo di Clari) all'occupazione della parte dell'isola e la rivendicazione di sovranità sulla stessa da parte dei re inglesi...
Ma mettiamo che le cose vadano in modo diverso. Una volta presi accordi con il Pembroke, la nave che riporta in Irlanda Diarmait viene colta da una tempesta e affonda. Per colmo di sfortuna, Domhnall Mach Murchada, suo figlio maschio, muore in un incidente di caccia, lasciando come potenziali eredi solo Aoife e sua sorella Enna.
Le principesse irlandesi Enna ed Aoife
Riccardo di Clari, però non ha nessuna intenzione di mandare a monte l'operazione. Ottenere un regno fuori dall'influenza plantageneta è una prospettiva allettante. Ma le Brehon Laws gaeliche sono precise: per sposarsi, Riccardo deve ottenere il consenso della futura moglie, che ancora non ha incontrato e che ignora il guaio in cui si sta per cacciare. Dal canto suo, la bella, forte e volitiva Aoife cerca disperatamente un modo per non perdere il Leinster, e riesce a organizzare un incontro con Ruaidri Ua Conchobair a Port Lairge per negoziare un accordo. Il re del Connacht e alto sovrano d'Irlanda rimane colpito dal carisma della giovane principessa e le concede il permesso di farsi incoronare regina con il consenso dei clan. Alla cerimonia di incoronazione, però, arriva un ospite illustre... Riccardo di Clari. Si presenta come un signore galante, cortese, educato. Aoife, però non gli bada, anzi: conscia della sua posizione precaria, commette l'errore di essere troppo sospettosa di chiunque cerchi di guadagnarsi le sue grazie. Non così sua sorella Enna, che rimane ammaliata dal prode cavaliere giunto dalla lontana Inghilterra, tanto da acconsentire a sposarlo. Non tutto è andato esattamente secondo i piani di Riccardo, ma, in fondo, basta trovare una scusa per liquidare Aoife per ottenere quanto desiderato...
E la scusa è a portata di
mano: l'inverno si rivela, dopo tanti anni in cui è stato mite e clemente,
stranamente freddo e nevoso. Sono le prime, timide avvisaglie della piccola era
glaciale, che imperverserà dal XIII al XIX secolo in Europa.
Riccardo accusa Aoife di essere una strega, dedita a culti pagani e di venerare
la famosa (o famigerata) Morrigan: questo avrebbe provocato l'ira di Dio
attraverso le gelate nei campi. L'unico modo per placare la giusta vendetta del
Signore sarebbe stato l'esilio di Aoife.
Nonostante il parere contrario di Lorcan Ua Tuathail, vescovo di Dublino, Richard convince i clan del Leinster a incoronarlo re. Aoife, sentitasi umiliata da queste infamanti accuse fugge via, ritirandosi in un posto lontano e isolato. Richard a questo punto organizza una vera e propria invasione in grande stile, mettendo in difficoltà lo stesso alto re Ruaidri. L'Irlanda rischia di passare dalla padella alla brace, dato che re Enrico II, a questo punto, inizia anch'egli a interessarsi al dominio sull'isola. Enna si rende conto dell'errore compiuto e, nel freddo inverno, si mette, senza molti indizi, alla ricerca della sorella per chiederle disperatamente di tornare. Sulla sua strada incontra, per puro caso, il diseredato signore gaelico-norreno di Dublino, Ascall Mac Ragnaill, alla frenetica ricerca di sostenitori per scacciare gli inglesi dalle sue terre. Nel frattempo, ai clan dell'Irlanda orientale diviene chiaro come la missione 'umanitaria' di Riccardo sia una occupazione militare. Molti iniziano a invocare sottovoce il ritorno della 'Morrigan del ghiaccio' e cercano ansiosamente corvi nel cielo.
Ascall e Enna trovano Aoife a Lis Moir, dove pensa di fondare un monastero secondo la regola di san Bernardo e trascorrere come monaca i restanti anni della sua vita. In seguito la leggenda affermerà che nella loro ricerca i due furono aiutati da dei 'troll', esseri umanoidi possenti e abitatori dei boschi più oscuri.
Dopo molta reticenza, finalmente Aoife accetta. Si reca dunque personalmente nelle principali dimore dei clan dell'Irlanda orientale e, giocando un po' sulla sua leggenda semipagana, ottiene il loro appoggio. Addirittura, si pone lei stessa a comando dell'armata.
Aoifa diviene a questo punto rua... Ma non per il colore dei capelli, ma per il sangue dei nemici che macchia il suo abito bianco. Al suo fianco accorre anche Ruaidri dal Connacht. Alle porte di Dublino, gli anglo-normanni vengono pesantemente sconfitti ed il conte di Pembroke è costretto a scapparsene dall'isola a gambe levate. Non è però finita qui. Poco dopo, lo stesso re di Inghilterra giunge a Dublino per incontrare Aoife Rua. Inizialmente intenzionato a sottomettere l'isola, il Plantageneto cambia idea una volta convinto che lo sforzo per sottometterla sarebbe stato troppo gravoso per le casse del suo regno (oltre a togliere uomini e mezzi da altri scacchieri bellici). Si accontenta così di un trattato di amicizia e alleanza.
Enna, con l'appoggio del vescovo di Dublino, verrà sciolta dagli obblighi matrimoniali con Richard di Clari e sposerà l'onesto e coraggioso Ascall. Aoife viene acclamata a furor di popolo alta regina d'Irlanda. Sposerà Cathal Crobhdearg Ua Conchobair, fratello minore di Ruaidri e dalla loro unione nascerà Brian Ua Conchobair, che riuscirà a rendere ereditario il titolo di alto re d'Irlanda e progressivamente farà dell'isola un vero e proprio regno unitario.
Ovviamente vi saranno altri tentativi di invasione da parte dei vicini inglesi, ma verranno tutti rintuzzati, con maggiori o minori difficoltà. Lascio alla vostra immaginazione il nome del marito dell'alta regina d'Irlanda Aoife II, all'inizio del XVI secolo...
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Gli Aristogatti in Svezia
di Lord Wilmore
Gli Aristogatti ("The Aristocats") è il 20º Classico Disney, uscito nel 1970 e basato su una storia di Tom McGowan e Tom Rowe. Il film ha per protagonista una famiglia di gatti aristocratici ed è ambientato nella Parigi del 1910, ma io proverò ad inscriverlo in una cornice storica molto differente. Sarete voi a dirmi se il risultato è convincente oppure no.
Il 16 novembre 1632 il Re Gustavo II Adolfo di Svezia, detto "il Re delle Nevi", viene sonoramente battuto da Albrecht von Wallenstein nella Battaglia di Lützen, e deve rinunciare per sempre ai suoi sogni di farsi incoronare Sacro Romano Imperatore al posto di Ferdinando II d'Asburgo. Ritornato in Svezia dopo aver abbandonato tutte le conquiste in Germania, egli dà in sposa la giovane figlia Cristina al Re di Polonia Giovanni II Casimiro, sperando di poter fare della Polonia una nazione protestante e magari di creare un'unione personale con la Svezia. Da suo marito la giovane Cristina, chiamata popolarmente la Duchessa perchè prima del matrimonio è stata creata duchessa di Gniezno, ha avuto tre figli: Maria Anna Teresa, Giovanni Sigismondo e Ladislao Augusto, che la madre, innamorata della cultura francese, ha soprannominato rispettivamente Minou, Matisse e Bizet. Gustavo II Adolfo esclude dalla successione il nipote Carlo Gustavo di Zweibrücken-Kleeburg, figlio di sua sorella Caterina Vasa, e nomina erede legittima del Regno di Svezia sua figlia Cristina; solo in caso di morte di Cristina e dei suoi tre figli, il regno andrà a Carlo. Quest'ultimo viene a sapere del testamento dello zio e, furibondo per essere stato messo da parte, complotta contro la cugina, ritenuta un'intellettuale interessata solo alla filosofia ed inetta al governo.
Non essendo però disposto ad uccidere sangue reale, Carlo di Zweibrücken-Kleeburg fa mettere del sonnifero nel cibo di Cristina e dei suoi figli, che si trovano momentaneamente a Stoccolma, li carica su una nave e li spedisce in Germania, e precisamente nel Brandeburgo, sulla sponda meridionale del Mar Baltico, ordinando di abbandonarli in piena campagna. Qui giunti, tuttavia, i suoi sgherri cadono in un'imboscata tesa loro da Giorgio Guglielmo di Hohenzollern, Margravio e principe elettore di Brandeburgo e Duca di Prussia, e dal suo Cancelliere Cancelliere Conte Adam von Schwarzenberg, entrambi ben decisi ad evitare di finire di nuovo nella soffocante sfera d'influenza svedese. I birri di Carlo sono costretti alla fuga, ma la "Duchessa" Cristina e i tre figli, illesi, vengono abbandonati nel contado. Intanto a Stoccolma il Cancelliere Axel Oxenstierna, fedelissimo di Gustavo II Adolfo e di Cristina, si accorge della scomparsa della principessa e dei suoi tre figli, e comincia a cercarli in ogni dove.
Svegliatasi di mattina in una capanna di contadini, la Principessa svedese si mette in cerca d'aiuto ed incontra per strada un artista italiano che si presenta a lei con il nome di Romeo, le fa la corte e si offre di guidare lei e i figli fino a Stoccolma, in cambio di qualche incarico artistico. In realtà egli è Gian Lorenzo Bernini, massimo esponente del barocco seicentesco italiano, nato a Napoli ma attivo a Roma sotto il pontificato di Urbano VIII, che lo ha nominato direttore dei lavori della nuova basilica di San Pietro in Vaticano; con il nuovo pontefice Innocenzo X, al secolo Giovanni Battista Pamphilj, egli è tuttavia caduto in disgrazia e si è recato nel Nord Europa in cerca di committenti cui mettersi al servizio. Anche Cristina però evita di rivelarsi come la figlia del Re di Svezia, e preferisce presentarsi all'eclettico italiano come la Duchessa di Gniezno. Intanto Oxenstierna sospetta che dietro la sparizione di Cristina e dei suoi rampolli ci sia Carlo di Zweibrücken-Kleeburg, ma questi ha fatto sparire tutte le prove che potrebbero dimostrare il suo coinvolgimento nel complotto.
Dopo molte peripezie (Maria Anna Teresa alias "Minou" cade anche nel Mar Baltico, ma viene salvata da Romeo/Bernini) i cinque arrivano a Stoccolma dove Gian Lorenzo ospita Cristina e i figli in casa di Girolamo Frescobaldi, uno dei più famosi clavicembalisti del XVII secolo, che in vecchiaia si è trasferito in Nord Europa con altri musicisti italiani e si è messo a sperimentare con loro nuove tecniche musicali, che anticipano quasi quelle del XX secolo. Mentre ascoltano Frescobaldi suonare per loro, Bernini propone a Cristina di restare con lei, ma la Regina di Polonia rifiuta perchè fedele ai suoi impegni istituzionali. La mattina "Romeo" si allontana triste mentre Cristina e i tre principini tornano al Palazzo Reale. Tuttavia Carlo di Zweibrücken-Kleeburg, cui Cristina si è presentata senza sapere che è stato proprio lui a farla rapire, la fa imprigionare dai suoi bravi insieme ai figli. Dalle segrete tuttavia Cristina riesce a mandare un servitore a lei fedele in cerca di "Romeo" e dei suoi amici musicisti. Carlo ha intenzione di spedire la cugina e i suoi rampolli nella gelida Lapponia, da cui dubita che potranno mai tornare vivi, ma a quel punto arrivano gli italiani guidati da "Romeo", il quale ha scoperto la reale identità della "Duchessa". Tutti insieme combattono contro Carlo ed i suoi bravi, e quando sembra che questi stiano per prevalere arriva finalmente Oxenstierna, accortosi del trambusto, che ordina l'arresto del principe rapitore e libera Cristina e i bambini.
Cristina riabbraccia il padre e scopre che, durante la sua assenza, suo marito nonché Re di Polonia è morto, e la Dieta ha eletto al suo posto suo fratello Giovanni Alberto Vasa. A questo punto Cristina decide di sposare Gian Lorenzo Bernini, del quale ha scoperto finalmente la vera identità, anche se questo le costerà la perdita dei diritti di successione al trono. Gustavo II Adolfo tuttavia, che ha condannato suo nipote Carlo all'esilio a vita, decide di accettare il famosissimo artista italiano come genero, e nomina Cristina sua erede. Gian Lorenzo Bernini dal canto suo si rimette al lavoro e progetta una grandiosa modernizzazione architettonica della città di Stoccolma. Alla morte del padre Cristina gli succede e, influenzata dal filosofo francese Cartesio, decide di convertirsi al cattolicesimo e di ricondurre la sua nazione alla Chiesa di Roma. Gli Svedesi che non accettano di abbandonare il Protestantesimo sono invitati a trasferirsi in Nordamerica nella colonia della Nuova Svezia, appositamente fondata da Cristina intorno alla città di Filadelfia. Cristina diventa una grande protettrice di filosofi, scienziati e artisti, e il suo regno verrà ricordato come un'epoca di grande splendore e soprattutto di pace, dopo le avventure militari di suo padre in terra tedesca. Alla sua morte, il 19 aprile 1689, le succede il figlio Giovanni Sigismondo ("Matisse") con il nome di Sigismondo II, ed ella sarà canonizzata dalla Chiesa Cattolica. La tradizione dice che amasse moltissimo i gatti. O meglio, gli Aristogatti.
Lord Wilmore
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La Spada nella Roccia in Italia
"La Spada nella Roccia" ("The Sword in the Stone") è il 18º Classico Disney, uscito nel 1963 e basato sul romanzo omonimo di T. H. White. Ovviamente è ambientata in Britannia, in un Medioevo da favola, ma io voglio provare a riambentarla... in Italia, dove del resto è stata localizzata la celebre spada conficcata nella pietra il cui mito dà il titolo al film, presso l'abbazia di San Galgano, vicino a Siena.
Per prima cosa, l'antefatto. Secondo lo storico Aurelio Cassiodoro (485-580), principale fonte su questi avvenimenti, durante il regno di Onorio un soldato semplice, Flavio Claudio Costantino, nel 407 si fece eleggere imperatore dalle sue truppe con il nome di Costantino III, ed associò al potere i suoi figli Costante e Giuliano. Nel 411 Costantino III fu sconfitto dalle truppe fedeli ad Onorio e venne giustiziato assieme ai suoi figli, ma la giovanissima Costanza, figlia di Giuliano, scampò e fu messa al sicuro in un monastero, dove abbracciò la vita ecclesiastica. In seguito Costanza lasciò il monastero e sposò Quinto Aurelio Simmaco, console nel 446 con Flavio Ezio. Questi discendeva da Vibia Aurelia Sabina, figlia del famoso imperatore Marco Aurelio, e dunque era un esponente di spicco della nota Gens Aurelia. Da lui Costanza ebbe due figli, Costante ed Ambrosio. Il 4 settembre 476 il generale sciro Odoacre si ribellò al generale Flavio Oreste, lo uccise e depose il suo figlio tredicenne Romolo (il celebre Augustolo), rinunciando a nominare un nuovo Imperatore d'Occidente fantoccio e chiedendo all'Imperatore d'Oriente Zenone di governare l'Italia per conto suo: questo evento nella HL segna tradizionalmente la fine dell'Evo Antico e l'inizio del Medioevo. Odoacre tra l'altro fa uccidere l'anziano Quinto Aurelio Simmaco, reo di averlo accusato in Senato di aver usurpato a tutti gli effetti il trono imperiale. A questo punto sorge l'astro dei suoi figli Costante e di Ambrosio, i quali si pongono a capo dei Romani che rifiutano di farsi comandare da un barbaro di religione ariana, e dopo aver ottenuto importanti successi militari nel 485 affrontano Odoacre nella Battaglia di Monte Berico, lo sconfiggono e lo uccidono (Cassiodoro dice che la battaglia ebbe luogo nell'anno della sua nascita). Anche Costante muore nello scontro; a questo punto suo fratello Ambrosio Aureliano, definito da Cassiodoro « l'ultimo della stirpe romana », resta unico padrone dello Stivale e si fa incoronare Rex Italiae con l'appoggio del Senato e del Popolo Romano.
Ambrosio Aureliano ingaggia subito una serie di battaglie contro i popoli germanici (Sciri, Rugi, Eruli, Ostrogoti, Vandali) che premono ai confini dell'Italia per impossessarsene, ma nel 490 muore improvvisamente in circostanze misteriose. I signori della guerra si contendono l'Italia, e sembra che quanto resta dell'Impero Romano d'Occidente debba andare perduto per sempre insieme alla civiltà millenaria dell'Urbe. A questo punto però secondo Cassiodoro una mattina nel Foro Romano compare una roccia a forma di incudine in cui è conficcata una spada, la mitologica Excalibur, sulla cui elsa è scritto: « Chiunque estrarrà questa spada da questa roccia e da questa incudine sarà di diritto Re d'Italia ». Secondo un altro storico della tarda latinità, Paolo Diacono, la spada si trovava invece a Chiusdino, presso Siena, dove oggi nella HL sorge l'abbazia di San Galgano, e vi sarebbe stata conficcata dallo stesso Ambrosio Aureliano prima di morire in un'imboscata tesagli dai suoi rivali. Il nome "Excalbur" deriverebbe da "Ex Caliburnis", cioè "forgiata dai Calibi", antico popolo dedito alla metallurgia, e tale spada sarebbe appartenuta addirittura a Giulio Cesare. In ogni caso molti provano ad estrarre la spada, ma nessuno riesce a smuoverla neppure di un centimetro, ed essa alla fine viene dimenticata, lasciando che l'Italia sprofondi nel caos.
Tuttavia pochi sanno che Ambrosio ha avuto un figlio di 12 anni, Lucio Aurelio Casto, il cui nome è modificato in Lucio Artorio Casto per farlo sfuggire dalle mani dei nemici del padre; egli è affidato al suo parente Quinto Aurelio Memmio Simmaco, già console nel 485 e Praefectus Urbi, che durante le dispute sul destino politico dell'Italia si ritira dalla vita politica e si trasferisce nella sua villa fortificata sui Castelli Romani insieme al figlio Caio Aurelio Memmio Simmaco e al figlio adottivo Artorio. Quest'ultimo è trattato con durezza dal padre adottivo, che ignora di chi egli è figlio, e lo soprannomina Semola per i suoi capelli biondi. Artorio tuttavia viene preso sotto la sua ala protettrice dall'anziano Gaio Sollio Sidonio Apollinare, alto funzionario gallo-romano del dissolto Impero d'Occidente, nato a Lione ma a lungo attivo nell'amministrazione della città di Roma. Di questi si dice che fosse dedito a pratiche di magia, ma solo perchè era un grande uomo di scienza, e all'epoca il confine tra sapienza e stregoneria era davvero labile. Sidonio Apollinare istruisce il giovane Artorio nelle scienze e nelle arti, ma a un certo punto viene scacciato da Quinto Aurelio Memmio Simmaco, che lo crede solo uno stregone diabolico e calcolatore. Nel 492 l'Imperatore d'Oriente Zenone incarica il Re degli Ostrogoti Teodorico di invadere l'Italia per sottrarla all'anarchia e governarla in nome di Bisanzio, ed allora i signori della guerra romani decidono di indire nel Circo Massimo a Roma un grande torneo il 1 gennaio 493: chi risulterà vincitore sarà riconosciuto da tutti come Rex Italiae e guiderà la difesa contro gli Ostrogoti di Teodorico, percepiti come invasori peggiori dei Vandali.
Lucio Artorio Casto estrae la spada dalla roccia
Ovviamente partecipa anche Quinto, il quale spera che suo figlio Caio la spunti e sia proclamato Re; Semola/Artorio è il suo scudiero. Proprio quando la competizione sta per iniziare, quest'ultimo si rende conto di aver dimenticato la spada di Caio nella locanda dove alloggiano e torna a prenderla, ma ora essa è chiusa perchè tutti i Romani assistono al torneo. A questo punto l'ingenuo Artorio nota la spada nella roccia sul retro di un tempio pagano trasformato in una chiesa e, volendo procurare in qualche modo una spada a Caio, la estrae dall'incudine, compiendo inconsapevolmente la profezia. Quando Semola ritorna con la spada, tutti la riconoscono come la leggendaria spada nella roccia ed il torneo viene interrotto. Siccome nessuno crede che sia stato davvero Semola ad estrarla (« Questo ragazzo è un novello Sansone! »), Quinto rimette la spada nell'incudine ma, nonostante i tentativi di tutti i presenti, nessuno riesce più a tirarla fuori. Invece Semola la estrae senza alcuno sforzo apparente, tra lo stupore generale. A questo punto ricompare Sidonio Apollinare, che era ritornato per un breve periodo nella sua Gallia, e questi rivela che Artorio è in realtà figlio di Ambrosio Aureliano, e dunque lui solo poteva estrarre dalla spada assecondando il volere del Cielo. Semola/Artorio viene subito acclamato da tutti come Rex Italiae, e Quinto Aurelio Memmio Simmaco si scusa pubblicamente con lui per averlo sempre trattato duramente, ma il ragazzo non dimostra alcun rancore nei confronti suoi e di Caio, ed anzi nomina Caio suo siniscalco e il padre adottivo Capo del Senato. Sentendosi impreparato alle responsabilità della regalità, egli chiede a Sidonio Apollinare di restargli accanto in qualità di consigliere, e questi accetta di buon grado, profetizzandogli che egli diverrà una figura popolare e leggendaria nei secoli a venire.
E poi? Lucio Artorio Casto, saggiamente consigliato da Sidonio Apollinare, sconfigge e uccide in battaglia il Re degli Ostrogoti Teodorico, impedendogli di invadere la penisola. Riconquistate ai Vandali la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, egli pacifica il suo regno e stabilisce la sua residenza nella villa di campagna del padre adottivo Quinto Aurelio Memmio Simmaco, da lui ribattezzata Castelmartello (stessa etimologia di Camelot). Artorio sposa Ginevra, figlia del re dei Franchi Clodoveo, fonda la Tavola Rotonda come proprio consiglio della corona, quindi ispirato da una visione inizia a cercare in ogni dove il Santo Graal, il sacro vaso dove Gesù Cristo mangiò l'agnello la sera di Pasqua e dove San Giuseppe d'Arimatea raccolse il suo sangue sulla croce. Dopo il fallimento di Lancillotto, cavaliere sarmata al suo servizio, a individuare il Graal sarà il prode guerriero franco Parsifal o Perceval, che lo rintraccerà a Lanciano, dove lo trasportò Longino, il centurione che trafisse con la lancia il costato di Gesù Cristo e poi si convertì (Lanciano proprio dalla lancia di Longino trarrebbe il nome), e dove si troverebbe tuttora. Caio Mordedrio, figlio di una sorellastra di Artorio, si ribellerà allo zio sobillato da Costantinopoli, e lo affronterà a capo di un esercito di Longobardi; Artorio e Mordedrio si uccideranno a vicenda in battaglia in una località non meglio precisata della pianura padana. La spada Excalibur sarà gettata nel Lago d'Iseo, dove si dice dimori una fata, la Dama del Lago, mentre Lucio Artorio sarà sepolto su Monte Isola, al centro del lago d'Iseo, perennemente avvolta dalle nebbie. Siccome il Rex Italiae non ha avuto prole dalla moglie Ginevra, della guerra di successione che si scatenerà approfitterà l'Imperatore d'Oriente Giustiniano per invadere l'Italia e riconquistarla. Ma ormai Lucio Artorio Casto avrà già smesso di vivere nella storia, per continuare a cavalcare nella leggenda.
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Rapunzel in Austria
Le divise dei soldati in questo film mi ricordano un po' quelle Asburgiche perciò, ecco la mia idea: nel 1790 appena dopo la morte dell'Imperatore Giuseppe II la famiglia Imperiale Asburgica ebbe la consolazione della nascita di una bella bambina, Ludovica, primogenita di Francesco d'Asburgo; madre e figlia erano state salvate dalla morte dall'intervento di una misteriosa ricercatrice, la dottoressa Gothel, che tuttavia pretese un prezzo troppo alto per i suoi servigi (addirittura la cancelleria imperiale); esattamente sei mesi dopo, durante la cerimonia del battesimo della bambina dai capelli insolitamente color dell'oro zecchino, risultato del trattamento che l'aveva salvata, una duplice tragedia si abbatté sugli Asburgo; la bimba fu rapita e un incendio divampò nella cappella, uccidendo quasi tutti gli Asburgo ; si salvarono solo l'Imperatore Leopoldo II, Francesco, la moglie, Maria Antonietta, che con la situazione in Francia non era potuta venire, Maria Carolina (incinta e rimasta a Napoli) e alcune cugine; anche le case regnanti di Toscana e i futuri Asburgo-Este erano estinti; Questa terribile tragedia metteva in grave crisi gli Asburgo; vista la situazione si negoziò rapidamente la seguente divisione: all'ascensione di Francesco il Granducato di Toscana sarebbe andato al secondogenito maschio sopravvissuto di Maria Carolina, con divieto di unione personale con Napoli, Sicilia, Spagna e Francia (quindi a Leopoldo) mentre , alla morte del titolare, insieme a Massa, su cui Ercole III avrebbe regnato da vedovo fino alla morte.
Francesco e la moglie, che
non morì, ebbero una sola altra figlia cui diedero nome Maria Luisa; ma per
Francesco, dal 1792 Imperatore Francesco II, ritrovare Ludovica divenne
un'ossessione; Non poteva immaginare che la perfida Gothel avesse portato la
bambina proprio nel Tirolo, in una stretta vallata, dove aveva in segreto fatto
erigere un alta torre. Li, lei crebbe la piccola che battezzò Rapunzel,
Raperonzolo; voleva fare della bambina il suo burattino, e rivelarla solo alla
morte dell'Imperatore suo padre, così da divenire il potere dietro al trono; nel
frattempo continuava i suoi studi sulle sostanze guaritrici che aveva scoperto.
Ma nel frattempo la storia andava avanti veloce; la guerra infuriava, Luigi XVI
e Maria Antonietta morivano ghigliottinati; un nuovo astro sorse nei cieli d'europa,
quello di Napoleone Bonaparte;Nel 1806 Napoleone aveva imposto il matrimonio fra
se e Maria Luisa, Erede dell'Impero Asburgico; fra le clausole c'era il Tirolo
come dote, annesso poi al Regno d'Italia; fu così che il Figliastro di
Napoleone, Eugene de Beauharnais, Viceré del regno Italico, in visita in Tirolo,
si imbatté casualmente nella valle nascosta, e arrivato davanti alla torre la
scalò; qui, fu accolto da Rapunzel come un bandito ( cosi Gothel le aveva
descritto i francesi, ed Eugenio era in uniforme) e preso solennemente a
padellate in testa, e poi catturato.
Gothel non poteva permettere a Napoleone di intralciare i suoi piani, e quindi progettò di usare Eugenio come esca; ma, per sua sfortuna l'affascinante francese convinse Rapunzel ad aiutarlo a scappare in cambio dell'impunità e della possibilità di vedere il mondo, soprattutto, la Festa delle Lanterne; ogni anno, nel giorno del suo compleanno, in ogni parrocchia dell'Impero, lanterne ex voto erano lasciate volare appese a piccole mongolfiere, nella speranza che il buon Dio, un giorno esaudisse la preghiera e facesse tornare la principessa perduta.
A questo punto Gothel informa Napoleone che la sua successione al trono Austraico è in pericolo, e questi manda uno spietato giovane ufficiale napoletano, Paolo Avitabile, a eliminare la concorrenza; ma quello che non sa è che il servizio segreto Austriaco ha individuato in lei la responsabile del rapimento, e quindi ha mandato Adam Albert von Neipperg, sotto lo pseudonimo di Maximillian a salvare la principessa; ma Eugenio si è ormai innamorato di Rapunzel, pur ignorandone la vera identità, e quindi la protegge da Avitabile, e siccome è ferito, Rapunzel chiede a Gothel di salvarlo, cosa che la perfida botanica fa, ma in cambio vuole la collaborazione di Rapunzel al suo progetto; ma Eugenio riesce a sventare i piani di Gothel, che vuole assassinare Napoleone, Maria Luisa e i Reali Austriaci; Gothel muore precipitando da una torre del palazzo reale a Milano; Qui, Eugenio, con l'aiuto di Maximillian, prende prigioniero Napoleone, e restituisce Ludovica/Rapunzel alla sua famiglia; Eugenio sposa Ludovica, e con gran scorno di Napoleone, è eletto Re dei Romani; Napoleone allora, scappato da Milano, attacca gli Austro-Italiani. Eugenio è riuscito a guadagnarsi le simpatie dei liberali italiani e sobilla il regno italico contro i Francesi; A Magenta, il Corso viene sorprendentemente sconfitto dall'ex figliastro, al comando di truppe Austro-Italiche, grazie al tradimento dei coscritti italiani. Poche settimane dopo, a Tolentino, è Murat ad essere sconfitto ed Eugenio si fa incoronare a Roma Re delle Italie. Il Trattato di Aquisgrana riconosce la situazione;.
Dopo la guerra Eugenio media una nuova alleanza fra Impero Francese, Regno delle Italie e Sacro Romano Impero/Impero d'Austria. L'Alleanza Franco-Italo-Tedesca, con l'appoggio della Svezia, attaccano la Russia e la Spagna; La Polonia è conquistata dall'Austria ed elevata a Regno uniato; la Svezia si riprende la Finlandia, la Prussia annette l'Hannover e la Danimarca e la Francia conquista definitivamente la Spagna. Nel 1821, alla morte di Napoleone, il senato elegge Eugenio imperatore dei Francesi, visto che il principe Napoleone è troppo gracile di salure e giovane di età; invece Eugenio evita la morte nel 1824 grazie alle arti mediche che la moglie ha appreso da Gothel. Nel 1835 alla morte di Francesco II Eugenio I gli succede come Sacro romano Imperatore con Rapunzel(Ludovica) al suo fianco. Eugenio concederà una costituzione a tutti i suoi regni, e nel 1848 sconfiggerà la Prussia, dividendo i domini degli Hoenzollern fra le varie branche e potenziando Sassonia e Baviera. Lui e Ludovica/Rapunzel saranno amatissimi da tutti i popoli dell'impero, avranno molti figli e uno dei loro nipoti sposerà una giovane Regina, mentre un tris-nipote, addirittura, sposerà un imperatrice. Ma questa è un altra storia, o meglio un altro cartone animato.
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Questa è la geniale postilla di Bhrihskwobhloukstroy:
BeccateVi adesso quest'altra interpretazione politica. I genitori di Rapunzel sono i Franchi; l'orto della Strega è la Gallia, la Strega è la Sovranità della Francia, Rapunzel è la Dinastia Capetingia, la Torre è la Legge Salica, la Chioma sono i Dominî della Corona (che si accrescono costantemente), il Principe è Massimiliano I e poi i suoi Discendenti, il Taglio della Chioma è la Rivoluzione Francese, la Cecità è la Restaurazione, il Pianto sono le due Guerre Mondiali!
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Peter Pan nelle Indie Orientali Britanniche
Il Classico Disney del 1953, ambientato fra la Londra Ottocentesca e la fiabesca isola che non c'é , è uno dei preferiti di chi vi scrive; quindi, allo scopo di storicizzarlo appieno, faremo ricorso alla fantascienza; la seconda stella a destra non è altro che Vega, il cui terzo pianeta è abitato da diverse razze senzienti; una, i Vegani Minori, completamente identica a noi, e per essere precisa, agli amerindi; un altra, simile ad una versione in miniatura di noi, ovipari e dotati di ali, ovvero i Pixie; la terza, umanoide ma dotata di coda di pesce e ovovivipara, i Marinidi (Tritoni e Sirene); e poi c'era la quarta, la razza dominante, gli spietati Vegani Maggiori, più grossi di noi e dotati di scaglie rettili, ovipari e aggressivi.
Le tre razze minoritarie decisero di lasciare Vega-3, dove rischiavano lo sterminio con un'astronave fortezza molto grande; arrivati sulla terra scelsero un punto dell'Oceano Indiano e crearono, con la loro avanzatissima tecnologia, basata sul Vegatron, un minerale sintetico molto duttile, un isola artificiale nascosta in una distorsione spazio temporale; Su Nuova Vega, il tempo scorre molto lentamente e ogni loro giorno corrisponde a un anno terrestre. Attivarono sulla terra in epoca tardo-antica, e Pixie e Marinidi, due popoli molto curiosi, durante le loro esplorazioni furono avvistati dai terrestri, dando origine alle leggende su di loro; Nel loro isolazionismo, però Pixie e Marinidi non abbandonarono la loro coscienza, e tutte le volte che si imbatterono in bisognosi, naufraghi, bambini abbandonati, persone ferite o malnutrite, le soccorsero.
Un giorno del 1798, un'esploratrice Pixie di nome Campanellino assiste ad un delitto: un uomo pugnala a morte una donna e le prende una lettera; sta per uccidere anche il figlio, ma Campanellino usa la speciale polvere di Vegatron che ciascun Pixie porta con se per mettere fuori uso l'assassino; la lettera è un documento molto importante che Campanellino prende con se e che spiega perché il bambino e la madre dovessero morire. Campanellino provoca allora un'allucinazione nell'assassino che si convince di aver portato a termine la sua opera, dopodichè Campanellino prese il ragazzino dodicenne, ferito gravemente e lo portò con sé su Nuova Vega.
Il ragazzino si chiama Peter George Frederick Fitzgeorge, ma a Nuova Vega lo chiamano Peter Pan. La sua fisiologia, a contatto con il Vegatron muta, consentendogli, a piacimento, di volare. La lunga esposizione renderà l'effetto permanente, e gli darà anche le orecchie appuntite che da allora lo caratterizzeranno; unico effetto collaterale un'amnesia selettiva che gli cancellò gran parte dei ricordi pregressi.
Pochi giorni dopo (tre anni terrestri dopo) i Neo-Vegani fanno un errore: salvano un galeone da un naufragio, ignorando che il galeone in questione è un galeone pirata al cui comando c'é niente popò di meno che Jean Lafitte, il celebre pirata negriero; costui approfitta dell'ingenuità dei Pixie per cercare di prendere il potere sull'Isola dove il tempo non passa, ma Peter lo affronta, lo sconfigge e gli taglia la mano sinistra, alla quale Lafitte sostituirà un uncino che gli darà il nome e diverrà ossessionato dall'odio per Peter Pan.; Lafitte riesce ad asserragliarsi in una laguna dell'isola e Peter passerà il suo tempo a combattere con i pirati; ogni notte, Peter si reca nel mondo esterno, e recluta orfani per aiutarlo a combattere i pirati.
La sua leggenda diventa di pubblico dominio, e nel 1831 è giunta a Londra, alla corte di sua maestà Guglielmo IV da poco Re del Regno Unito. Nel 1829, un anno prima di morire, suo fratello Giorgio IV aveva fatto approvare un bizzarro atto di successione che legittimava qualsiasi figlio maschio gli fosse nato fra il 1786 e la data della sua morte, purché potesse dimostrare d'essere figlio suo, e sempre dietro, in ordine di successione a chiunque dei suoi fratelli fosse gia sul trono al momento della scoperta, se questa fosse stata postuma. L'atto era un po' una spada di Damocle su Guglielmo che però non l'aveva mai abrogato.
Egli ha preso l'abitudine di far trascorrere lunghi mesi a corte ai suoi nipoti, e in quel periodo, le stanze dei bambini sono occupate dall'erede al trono, la principessa Vittoria Guendalina (che in HL si chiama Alessandrina) detta Wendy, e dai suoi cugini Alberto Giovanni (Johnny), di Sassonia-Coburgo-Gotha e Leopoldo Michele di Sassonia Coburgo-Gotha-Koháry (Micheal).
Wendy racconta ogni sera ai cugini la storia di Peter Pan, che il Re-zio, Guglielmo ritiene ridicola, e in cui invece la madre e la zia della principessa credono. Una sera, irritato dai giochi a base piratesca dei nipoti Guglielmo decreta che la principessa ed erede al trono deve crescere in fretta e dimenticarsi delle buffonate da bambini.
Ora, la sera successiva, Nana, il cane della Principessa, aveva strappato la speciale tuta mimetica che Peter usava per infiltrarsi nottetempo nel mondo esterno; ultimamente, al ragazzo interessavano molto i racconti con lui protagonista che Wendy/ Vittoria faceva ai suoi cugini.
Mentre cerca di recuperare la tuta, con l'aiuto di Campanellino, Peter viene sorpreso dalla Principessa, che si offre di aiutarlo a ricucirla. L'evidente simpatia di Peter per Wendy suscita un po' di gelosia nel cuore di Campanellino, che è fuori di sé dalla rabbia quando Peter saputo che la ragazza all'obbligo, all'indomani, di diventare adulta le propone di venire su Nuova Vega, l'Isola che non c'è con lui; Wendy accetta, ma porta con se anche Johnny e Micheal.
Con un po' di Vegatron e l'aiuto di Campanellino, il gruppo raggiunge l'isola venendo cannoneggiati dai pirati.
Sperando di spingere Wendy a tornarsene a casa Campanellino convince i Bimbi Smarriti ad aggredire Wendy che rischia di farsi male ma è salvata da Peter. Peter caccia Campanellino dalla sua presenza per una settimana (sette anni terrestri).
Lafitte/ Uncino, da quando a perso la mano, è ossessionato, oltre che dall'odio, anche da un insistente coccodrillo marino, il quale casualmente ha ingerito la mano di Lafitte e che, puntualmente gira intorno alla nave desideroso di assaggiare il resto "Il coccodrillo sta ad aspettar che il capitano caschi in mar!" canta la ciurma quando Uncino non sente.
Come il fido nostromo e fratello Perre gli fa notare però, la bestia ha ingoiato anche una sveglia dopo, ed è sempre preannunciato da un ticchettio piuttosto forte.
Nonostante la ciurma sia agitata, il capitano rifiuta di salpare prima di aver messo le mani su Peter, e pensa di riuscirci catturando Giglio Tigrato, figlia del Re dei Vegani Minori, Toro in Piedi. Lei conosce i segreti del moccioso.
Questo fra l'altro mette in pericolo i bimbi sperduti, che perdono la loro quotidiana battaglia di allenamento contro i Neo-Vegani, ma con loro stupore non vengono rilasciati, giacché, Toro in Piedi li accusa di aver rapito sua figlia, e minaccia di ucciderli tutti se non la riavrà prima del tramonto.
Ma mentre Uncino, con il suo nostromo e Giglio Tigrato, catturata, si stanno recando nella caverna della Roccia del Teschio, ove il perfido pirata intende estorcere alla ragazza i punti deboli di Peter, minacciando di lasciarla affogare dall'imminente marea, Peter e Wendy, in visita ai Marinidi, intervengono, e Peter salva la ragazza, lasciando Lafitte in balia del coccodrillo dal quale il pirata si salva per miracolo.
Tuttavia Uncino è tutt'altro che sconfitto; il perfido pirata approfitta della gelosia di Campanellino per farsi rivelare il segreto per superare le difese che proteggono la casa di Peter; rapisce i bimbi sperduti e i tre principini, approfittando del fatto che Wendy e Peter hanno litigato, giacché Wendy avverte la responsabilità verso il suo Regno e ha nostalgia di sua madre.
Come regalo d'addio Uncino lascia a Peter una bomba ad orologeria, ma Campanellino, sfuggita al perfido pirata salva la vita del ragazzo a rischio della propria; sulla nave, Uncino svela a Wendy, della quale ha intuito i nobili natali, l'intenzione di ricattare la sua famiglia, e di costringere il Re suo Zio a cedergli il tesoro della corona ma Wendy decide di buttarsi dalla Jolly Roger per sventare i piani di Uncino; Peter interviene prontamente, salva Wendy e affronta i pirati, sconfiggendo Uncino in un drammatico duello e obbligandolo a lasciare incerimoniosamente Nuova Vega.
Dopo la vittoria sui pirati Campanellino informa Peter della sua vera identità; egli non è altro che l'unico figlio nato dal matrimonio non valido fra Giorgio IV e Mary Fitzherbert, tenuto segreto ma fatto poi assassinare da Ernesto Augusto di Hannover, insieme alla madre. Solo che Peter non era morto, e secondo l'atto di successione del 1830 egli era il legittimo erede al trono britannico.
Peter decide allora che è giunto il momento di presentare Nuova Vega (che lo riconosce come proprio leader) al mondo esterno, e quindi impianta sulla Jolly Roger, il galeone di Lafitte, un motore Vegatron e si reca a Buckingham Palace, dove presenta al Re e al Parlamento il documento, olografo di Giorgio IV che lo riconosce come suo figlio; gli scienziati della Royal Accademy confermano come il diverso ritmo di scorrimento del tempo a Nuova Vega renda l'età apparente di Peter compatibile con la sua età anagrafica; Peter è riconosciuto erede, e successivamente sventa un tentativo di assassinio suo e di Wendy da parte di Ernesto Augusto di Hannover e Peter dimostra che lo zio è responsabile anche della morte di sua madre.
Nel 1837 Peter succede allo zio come Giorgio V, e sposerà Wendy che associerà al trono ufficialmente; sotto il loro regno avremo un profondo mutamento della società britannica: il nascente Colonialismo verrà temperato dalla generosità Neo-Vegana, che porterà ad una vera rivoluzione culturale; avremo un età Vittoriana meno rigida e bigotta e Peter/Giorgio V influenzerà il parlamento nell'approvazione di misure rivoluzionarie a favore dell'infanzia.
Il modello Neo-Vegano dove varie razze convivono e collaborano alla pari diventa il modello dell'Impero Britannico, portando al Commonwealth con larghissimo anticipo; Il nuovo Impero Britannico sarà meno chiuso e molto più collaborativo con i continentali, evitando le guerre mondiali.
Peter e Vittoria abdicheranno nel 1902 e si stabiliranno a Nuova Vega, dove dimorano tuttora (per loro sono passati poco più di tre mesi). I loro figli gli raggiungeranno meno di un mese (Neo Vegano) più tardi e poi i loro nipoti; Recentemente, la Regina Elisabetta II e il marito Filippo hanno manifestato il desiderio di ritirarsi con la propria famiglia là "dove il sogno diventa realtà!"
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Robin Hood negli Stati Confederati d'America
"Robin Hood", uscito nel 1973 e diretto da Wolfgang Reitherman, è il 21º Classico Disney basato sulla leggenda dell'omonimo giustiziere, utilizzando però animali antropomorfi al posto delle persone. È il primo Classico Disney la cui produzione sia cominciata dopo la morte di Walt Disney e in cui quest'ultimo non sia stato coinvolto in alcun modo. Dato che nell'America del XIX secolo è vissuto un altro celebre "Robin Hood", ho pensato di riscrivere la trama del suddetto cartone animato puntualmente rivisitata per adattarla a lui.
Siamo nel 1870 e da cinque
anni gli Stati Confederati d'America hanno vinto la Guerra di Secessione,
soprattutto dopo il successo nella storica Battaglia di Gettysburg che ha
portato l'esercito sudista ad occupare Washington (Lincoln è stato costretto a
fuggire a New York). Il mitico Generale Robert Edward Lee è stato eletto Secondo
Presidente degli Stati Confederati d'America, ai quali, dopo la vittoria
sull'Unione, si sono aggiunti i territori dell'Arizona e del Nuovo Messico, la California meridionale (assicurando loro lo
sbocco sul Pacifico), l'isola di
Cuba che si è rivoltata contro la Spagna, il Kentucky e il Missouri, anche se quest'ultimo stato si è spaccato tra il Missouri del Sud, che ha aderito a Dixie,
e il Missouri del Nord, che è rimasto con l'Unione. Nel 1867 inoltre la
Confederazione ha acquistato l'Alaska dalla Russia e ha garantito con le proprie
truppe la permanenza di Massimiliano
d'Asburgo sul trono del Messico, in cambio dell'aiuto francese durante la Guerra
di Secessione.
Voce narrante della storia è il compositore Stephen Collins Foster che è sopravvissuto e ha aderito alla Confederazione. Egli racconta che il Presidente e Generale Lee è stato costretto a lasciare la capitale Richmond e a partire per una nuova, inaspettata guerra quando il Presidente Nordista William Tecumseh Sherman ha fomentato la guerriglia di Benito Juárez, stretto alleato dell'Unione, contro l'Imperatore Messicano Massimiliano d'Asburgo. Per evitare la caduta di Massimiliano, Lee è stato costretto ad intervenire di persona sul territorio messicano con il proprio esercito, e così in molti stati dei neonati CSA le autorità locali fanno il bello e il cattivo tempo infischiandosene della legge. Nel Missouri del Sud in particolare spadroneggia Robert Foster, soprannominato "il Codardo", Sceriffo della Contea di New Nottingham. Il giovane pistolero Jesse James, detto "il Robin Hood del Missouri", e il suo braccio destro John Younger detto "Little John" per la statura notevole si ribellano ai soprusi di Robert Foster, che tra l'altro ha molestato Susan, la sorella minore di James. Jesse e la sua banda vivono nella foresta, rubando ai ricchi per dare ai poveri abitanti di New Nottingham, rovinati dalla guerra e da affaristi senza scrupoli. Lo Sceriffo di New Nottingham ed i suoi uomini cercano in ogni modo di catturare e uccidere i fuorilegge, ma falliscono ogni volta. Nel frattempo, il Vicepresidente Confederato Claiborne Fox Jackson, che in passato è stato proprio Governatore del Missouri, ed il suo Segretario (ed ex Lieutenant Governor) Thomas Caute Reynolds arrivano a New Nottingham. Purtroppo il Vicepresidente è avido, opprime i poveri con tasse ingiuste e pensa solo ad arricchirsi, in contrapposizione all'onesto Robert Lee, e dunque egli diventa subito il bersaglio preferito della banda del Robin Hood del Missouri.
Jesse James e Little John Younger derubano Claiborne Fox Jackson travestendosi da chiromanti, e spingendo così il facente funzioni di Presidente Confederato ad offrire una grossa ricompensa a chi catturerà il Robin Hood del Missouri; Robery Foster, nemico numero uno di James, per ripicca è nominato esattore fiscale personale del Vicepresidente. Lo Sceriffo tassa senza pietà la famiglia del Reverendo Joseph Ruggles Wilson, emigrato in South Missouri dalla natia Virginia, tuttavia Jesse di traveste da cieco e restituisce un po' di soldi al Reverendo, regalando il suo cappello ed un fucile giocattolo al giovane figlio del religioso, Thomas Woodrow detto "Saetta", che festeggia il suo 14° compleanno. Jesse inoltre profetizza a Thomas Woodrow Wilson che un giorno sarà eletto Presidente della Confederazione. "Saetta" e i suoi amici testano il fucile giocattolo, ma il ragazzo spara un proiettile di legno contro la casa di Zerelda Mimms, detta Marian dai suoi amici, e frantuma un vetro. Entrati per scusarsi, incontrano la Mimms e la sua dama di compagnia, e la ragazza rivela loro che lei e Jesse James erano fidanzati da piccoli, ma non si vedono da anni.
Nel frattempo il buon Reverendo Joseph Ruggles Wilson fa visita a Jesse James e Little John Younger nella foresta, spiegando che il Vicepresidente Claiborne Fox Jackson ha indetto un torneo di tiro con la pistola, ed il vincitore riceverà un bacio proprio da Zerelda aka Marian. Jesse accetta di partecipare al torneo travestito da vecchietto, mentre Little John Younger si traveste da ambasciatore di Massimiliano d'Asburgo per avvicinarsi al Vicepresidente. Thomas Caute Reynolds scopre l'identità di Robin Hood, ma viene messo al tappeto dal Reverendo Wilson e da Stephen Foster. Jesse James vince il torneo, ma il Presidente ad interim Jackson lo smaschera e lo condanna a morte per impiccagione. Il fuorilegge riesce tuttavia a scappare grazie all'aiuto di Little John Younger, e tutti i fiancheggiatori di Jesse inclusa Zerelda si recano nella foresta per festeggiare l'impresa di James.
Nella foresta, Jesse "Robin" e Zerelda "Marian" si innamorano di nuovo, mentre i paesani cantano, ballano e si fanno beffe del Vicepresidente Jackson, descrivendolo come "il Presidente Fasullo". Jackson ascolta le canzoni composte da Foster contro di lui, va su tutte le furie, triplica le tasse e fa imprigionare tutti gli abitanti della città di New Nottingham che non possono permettersi di pagare; anche Foster finisce in gattabuia. Lo Sceriffo Ford fa irruzione nella chiesa del Reverendo Wilson per rubare dalla cassetta delle elemosine, facendo infuriare il religioso, che lo aggredisce e viene arrestato. Il Vicepresidente Jackson decide allora di far impiccare Wilson per attirare Jesse James in un'altra trappola e ucciderlo, dato che egli non lascerà mai che il suo amico venga giustiziato senza provare a liberarlo.
Infatti Jesse James e Little John Younger si intrufolano nottetempo nel palazzo del Governatore e, mentre Younger libera i prigionieri a partire dal Reverendo, Jesse ruba i soldi estorti ai cittadini dal Presidente ad interim, ma Thomas Caute Reynolds si sveglia e costringe l'eroe alla fuga. Tutti i detenuti riescono a fuggire con i soldi delle tasse, ma Jesse, per salvare la sorellina di "Saetta", rimasta indietro, rimane chiuso nel palazzo e preso di mira dagli uomini dello Sceriffo Ford, mentre il palazzo del Governatore prende accidentalmente fuoco. Per salvarsi dall'incendio, Jesse James salta da un tetto nel vicino laghetto. Little John Younger e Thomas Woodrow Wilson guardano con orrore il laghetto bersagliato dai colpi di fucile degli uomini dello Sceriffo, ma poco dopo l'eroe riemerge incolume, essendosi mantenuto a profondità di sicurezza respirando attraverso una canna. Il Vicepresidente Jackson viene preso da una rabbia cieca quando vede i fuorilegge fuggire illesi, ma ormai il tempo per loro è scaduto. Avvisato da Stephen Foster, che ha eluso la sorveglianza degli armati di Bob Ford, il Presidente Lee torna inaspettatamente in patria e fa arrestare sia Jackson che Reynolds. Lo Sceriffo Bob Ford, che ha provato ad assassinare James sparandogli codardamente alle spalle, viene infine ucciso in duello dal Robin Hood del Missouri. Jesse James riceve il perdono presidenziale e può sposare l'amata Zerelda/Marian, mentre i suoi uomini cantano di gioia, sulle note della chitarra di Stephen Foster: « Urca urca tirulero, oggi splende il sol! »
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Mulan in Israele
Siamo in Giudea nel IV secolo avanti Cristo, e la Terrasanta è parte dell'immenso Impero Persiano. A regnare sull'impero è Artaserse III Ocho (425-338 a.C.), che però deve confrontarsi con le ribellioni di parecchie satrapie e con l'ingerenza di re Filippo II di Macedonia, che tenta di sollevare contro di lui le città greche soggette all'Impero Persiano. Artaserse III tenta di ricostruire il potere centrale degli Achemenidi, gravemente fiaccato dalle ribellioni di molti satrapi e dal comportamento di altri che, pur dicendosi fedeli a parole al Re dei Re, governano le rispettive satrapie in linea ereditaria come dei veri e propri sovrani. Così, dopo aver domato la ribellione del satrapo di Media, Artaserse III invia il suo generale Oloferne a riconquistare l'Egitto del Faraone Nectanebo, impresa portata a termine vittoriosamente. Sulla strada del ritorno Oloferne attacca il popolo di Giuda, accusandolo di collusione con il faraone Nectanebo, e si accampa in vista di Èsdrelon. Gli Ebrei, che nulla sanno delle vicende persiane ma che conoscono per sommi capi la propria storia patria, credono che ad inviare loro contro Oloferne sia stato Nabucodonosor, l'eterno nemico di Giuda che ha abbattuto il Tempio di Salomone nel 587 a.C., e si predispongono alle difese contro un nemico molto superiore di numero e ben equipaggiato.
A Betulia, un tranquillo villaggio sulle montagne che circondano la fertile valle di Izreel, una posizione strategica da cui si controllano le vie dirette a Gerusalemme, vive una giovane di nome Giuditta, unica figlia di Merari, che cerca di onorare i propri genitori nell'unico modo in cui una donna può farlo nella rigida società patriarcale ebraica di quei tempi: diventare la sposa di un uomo di buona famiglia. Tuttavia la ragazza, poco incline ad adeguarsi agli stringenti requisiti richiesti alle aspiranti mogli, non riesce a trovare un compagno adatto a lei. A un tratto giunge notizia che il Sommo Sacerdote di Gerusalemme Ioakìm ha chiamato i villaggi di confine alla resistenza contro l'invasore bloccando i passi montani e fortificando ogni città, e ha chiesto che ogni famiglia contribuisca alla difesa della nazione con un proprio membro di sesso maschile, che si arruoli nell'esercito. Giuditta, per evitare che il padre invalido di guerra sia obbligato ad arruolarsi nuovamente, si traveste da uomo e parte per il campo di addestramento delle reclute a Dotaim, non lontano da Betulia.
Giunta al campo, per Giuditta (che si fa chiamare Gesù, "Dio Salva") e le altre reclute inizia un durissimo addestramento condotto dal capitano Ozia. Per la ragazza le difficoltà sono ancora maggiori in quanto, oltre a dover seguire gli addestramenti al pari dei suoi commilitoni, deve evitare di tradire il proprio segreto. Tuttavia, grazie alla sua perseveranza, la ragazza termina l'addestramento e parte con la sua truppa verso il fronte, rappresentato dal valico di Èsdrelon, un passo di montagna da cui gli invasori devono necessariamente passare.
Giunta al valico, la truppa scopre con terrore che l'esercito giudaico è stato completamente annientato dai Persiani e dai loro alleati Moabiti ed Ammoniti, fieri avversari di Israele. Ozia, distrutto dalla morte del generale suo padre, ordina di muoversi per bloccare i passi che portano alla città di Gerusalemme rimasta indifesa, ma lungo il tragitto lui e i suoi uomini cadono in un'imboscata di Achiòr, condottiero degli Ammoniti. Mentre il suo manipolo si prepara all'ultima battaglia, Giuditta/Gesù si avvede di un costone di roccia pericolante a piombo del campo di battaglia. Utilizzando una catapulta riesce a provocare una frana che travolge ed annienta l'esercito ammonita, salvando se stessa e i propri compagni, ed in particolare il capitano Ozia. Durante l'azione, tuttavia, la ragazza rimane ferita al costato da Achiòr, e quando viene curata si scopre che non è un uomo ma una donna.
La notizia è sconvolgente: una donna in arme è qualcosa di inammissibile, scandaloso e disonorevole per l'intera armata giudea. Giuditta deve essere giustiziata sul posto ed è Ozia, in qualità di capitano della divisione, a dover eseguire la condanna. Tuttavia, avendo la fanciulla dimostrato il suo valore come soldato, avendo contribuito alla sconfitta degli Ammoniti e avendogli salvato la vita durante la frana, il capitano la grazia, considerando il suo debito saldato. Abbandonata Giuditta, Ozia e i suoi soldati ripartono verso Gerusalemme. Le truppe di Ammon però erano solo una piccola parte dell'armata di Oloferne, che muove in forze proprio verso la Città Santa. Giuditta se ne accorge e torna per avvisare del pericolo i suoi compagni che, giunti a Gerusalemme, stanno festeggiando la vittoria su Achiòr con sacrifici nel Tempio del Signore. Purtroppo però, dimesso il suo travestimento da uomo, a nulla valgono i suoi sforzi per convincere prima i compagni e poi i propri compatrioti della vicinanza del nemico alla Città di Sion.
Caravaggio, Giuditta decapita Oloferne, 1598-1599
A un tratto però l'avanguardia dell'esercito persiano con a capo Oloferne in persona fa irruzione entro le mura di Gerusalemme, da poco ricostruite dal governatore Neemia, mette in fuga i presenti e rapisce il Sommo Sacerdote Ioakìm, asserragliandosi nel Tempio. Giuditta a questo punto ha un'idea: prima rivela una vera tempra virile, spronando gli anziani della città alla resistenza contro l'invasore, quindi convince i suoi tre compagni d'armi più fidati a travestirsi da sue ancelle, si agghinda splendidamente e si presenta sulla porta del Tempio di Gerusalemme con le tre finte ancelle, chiedendo di essere ammessa alla presenza di Oloferne. Le sentinelle restano conquistate dal fascino della donna e cedono alla sua richiesta. Di fronte al terribile Oloferne ella rivolge un discorso che è un capolavoro di diplomazia, perchè apparentemente la giudea sembra esaltare Nabucodonosor, ma in realtà ella pensa al vero Signore della storia, e l'impresa grandiosa che Dio l'ha inviata a compiere non è certo quella che Oloferne immagina. Il vanitoso Oloferne resta soggiogato dalle parole di quella che sembra solo una piccola donna indifesa, e imbandisce per lei un grandioso banchetto. Subito dopo il superbo generale si illude di poter godere delle grazie della splendida ebrea, e si ritira nel suo alloggio offuscato dal gran vino bevuto. Ma a questo punto le tre finte ancelle buttano via i travestimenti femminili, sfoderano le armi e prendono alla sprovvista i guerrieri persiani della scorta personale di Oloferne. Giuditta dal canto suo afferra la scimitarra che Oloferne tiene a capo del letto e con un solo fendente gli spicca il capo dal busto, ripetendo l'impresa di Davide di fronte al gigante Golia.
A questo punto non le resta che nascondere la testa del generale persiano nella bisaccia dei viveri di una delle sue tre finte ancelle, che hanno ripreso i travestimenti femminili, e lasciare il Tempio del Signore con la scusa della preghiera di rito. Tornata fra i difensori della città, mostra loro la testa di Oloferne; tutto il popolo è stupito dall'incredibile impresa compiuta, e si prostra a terra per ringraziare Dio e per coprire l'eroina di benedizioni. La testa di Oloferne è esposta sulle mura di Gerusalemme e i Persiani scoprono la morte del loro generale, ritenuto a torto invincibile; ne segue la ritirata precipitosa dell'esercito di Artaserse, la cui retroguardia viene inseguita dagli Israeliti fino ai confini settentrionali della Giudea. Finito il mito dell'invincibilità del suo esercito, l'impero persiano si sfascia, tutte le satrapie occidentali diventano indipendenti, incluso l'Egitto che recupera nuovamente la sua sovranità, e ciò favorisce la spedizione di Filippo II di Macedonia, che anticipa suo figlio Alessandro nel sottomettere Asia Minore e Siria, creando un impero immenso, mentre l'Impero Persiano deve ritirarsi sulle montagne dell'Iran. Il Sommo Sacerdote Ioakìm è liberato insieme agli altri prigionieri giudei, e il Tempio viene riconsacrato dopo la profanazione da parte di Oloferne, che ha osato erigervi una statua di Artaserse III (gli Ebrei continuano a credere che si tratti di Nabucodonosor). Ricevuto il meritato ringraziamento del Sommo Sacerdote e di tutte le truppe israelite che si inginocchiano di fronte a lei, Giuditta torna a Betulia e riabbraccia la sua famiglia, e viene raggiunta poi dal capitano Ozia, che nel frattempo ha capito di essersi innamorato della ragazza. I due si sposeranno e da loro discenderà Maria, la Madre di un altro Gesù. Giuditta morirà a 105 anni, non prima di aver composto un inno imparato a memoria da tutte le ragazze giudee:
« Intonate un inno al mio Dio con i tamburelli, / cantate al Signore con i cimbali, / componete per Lui un salmo di lode; / esaltate e invocate il Suo nome! / Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre; / ha posto il suo accampamento in mezzo al popolo, / mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori. / Assur venne dai monti, giù da settentrione, / venne con migliaia dei suoi armati; / la loro moltitudine ostruì i torrenti, / i loro cavalli coprirono i colli. / Disse che avrebbe bruciato il mio paese, / stroncato i miei giovani con la spada / e schiacciato al suolo i miei lattanti, / che avrebbe preso in ostaggio i miei fanciulli / e rapito le mie vergini. / Il Signore onnipotente li ha respinti / con la mano di una donna! » (Giuditta 16, 1-5)
Enrica S.
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Tarzan in Congo
Il Classico Disney del 1999 Tarzan, inspirato all'omonimo libro di Edgar Rice Burroughs ha come protagonista un giovane uomo allevato dai Gorilla; ma questa premessa è alquanto difficile da storicizzare, quindi, al posto dei Gorilla noi mettiamo qualcuno che, per la mentalità ottusa e razzista del colonialista bianco ottocentesco è molto peggio degli animali selvatici, ovvero il nativo africano.
La nostra storia comincia nel 1867, su una nave che fa naufragio alla foce del fiume Congo; Due aristocratici Inglesi, marito e moglie, con il loro bambino, appena nato, riescono a sbarcare, e, trovato un grande albero, vi costruiscono sopra una casa sicura.
Nelle vicinanze vive una pacifica tribù di etnia Kongo, i Mangani, cacciatori e raccoglitori, il cui capo, il possente e saggio Kerchak ha da poco avuto un figlio dalla moglie Kala, donna-medicina e sciamana della tribù.
Quando sia il figlio di Kala e Kerchak che il piccolo della coppia bianca ha dapoco superato i due anni, il figlio dei due africani scappa alla sorveglianza della madre, viene aggredito da un Leopardo (una bestia astuta e particolarmente inferocita contro il genere umano chiamata Sabor) e ucciso.
Kala è inconsolabile, ma un giorno ode il pianto di un bambino e lo segue, dove salva da Sabor un bambino dalla pelle bianca, impedendogli di fare la stessa fine dei suoi genitori; Kerchak l'avverte che il bambino non potrà sostituire quello che hanno perso, e che è troppo diverso da loro; inoltre quel bambino non sarà mai figlio di Kerchak; ma Kala ama gia profondamente il suo nuovo figlio, che chiama Tarzan.
Tarzan fin da piccolo si
rende conto di non poter competere per forza e resistenza con i coetanei della
tribù; perfino Terk, sua cugina acquisita, è piu forte e veloce di lui; allora,
il ragazzo inizia ad usare l'intelligenza e l'agilità oltre che i muscoli, che
comunque sviluppa in abbondanza; fa amicizia con Tantor, giovane esponente di
una tribù vicina famosa per ammaestrare gli elefanti; loro due e Terk diventano
inseparabili.
Presto inizia a dimostrarsi una risorsa per la tribù, in particolare per la sua
propensione ad imparare lingue usi e costumi; il momento in cui si conquista il
rispetto di Kerchak arriva quando uccide Sabor il terribile flagello della
foresta.
Proprio alla morte di Sabor però un flagello forse peggiore fa la sua comparsa: l'uomo bianco; esploratori europei guidati dal britannico professor Archimede Q. Porter, noto antropologo, amico ed estimatore del professor Charles Darwin e sua figlia Jane; il pericolo non viene da loro ma dall'infido esploratore e cacciatore Henry Morton Stanley al soldo segreto dell'avido Re Leopoldo II del Belgio; Stanley ha perso l'occasione di lanciarsi alla ricerca del dottor Livingstone, perché il medico e missionario si era ritrovato da solo, e quindi ha ripiegato sulla spedizione antropologica del Professor Porter.
Il primo incontro fra Re Tarzan e la Regina Jane
Incuriosito, Tarzan si imbatte nella spedizione, nonostante gli ordini di Kerchak, che conosce le storie che circolano sugli uomini bianchi cacciatori di schiavi. Tarzan si innamora di Jane che salva da una feroce tribù vicina, che hanno equivocato il suo atteggiamento nei confronti di uno dei loro bambini.
Il professor Porter vorrebbe studiare proprio gli usi dei Mangani, che secondo alcune leggende vivono vicino ad una miniera di diamanti, il che è vero; però le pietre non le sfruttano perchè considerano sacra la caverna che le contiene.
Proprio questa leggenda interessa a Stanley, il quale approfitta del nascente amore fra Tarzan e Jane per spingere il ragazzo ( che ha imparato l'inglese molto rapidamente) a mostrare loro il villaggio approfittando dell'assenza di Kerchak; Quando questi ritorna vorrebbe imprigionaregli stranieri ma Tarzan lo sfida in una lotta dalla quale esce vittorioso, e permette alla spedizione di tornare al proprio campo.
Finalmente Kala gli mostra il luogo dove l'ha trovato, e Tarzan ritrova gli abiti di suo padre e decide di tornare in Inghilterra con loro; ma Stanley ha in mente ben altro; con la sua ciurmaglia di masnadieri intende reclamare il territorio in nome di Leopoldo II, vendere i Mangani come schiavi e occupare la miniera di diamanti.
Per fortuna Tantor e Terk salvano Tarzan, e alla testa di una mandria di elefanti, i tre, con Jane e il professor Porter, sgominano la banda di Stanley; purtroppo costui spara a Tarzan, e Kerchak deve sacrificarsi per salvare il ragazzo; Tarzan affronta Stanley in una furiosa battaglia a colpi di machete fra le liane di un groviglio, e, non accorgendosi che una gli si è avvolta intorno al collo, finisce pertagliare quelle che lo sostenevano restando impiccato.
Kerchak in punto di morte riconosce Tarzan suo figlio ed erede; Tarzan, ora capo dei Mangani, non può più seguire Jane, che, incoraggiata dal padre, che poi la imita, decide di restare in Africa.
Tarzan, con l'aiuto di Jane e Tantor, unirà le tribù del nostro Congo Belga in una grande confederazione; sbaraglierà i mercanti di schiavi, e addiruttura sconfiggerà un corpo di spedizione farncese interessato all'area; La loro storia sarà narrata dallo scrittore Edgar Rice Burroghs nella sua celebre saga Tarzan il Re dell'Africa.
Tarzan, riconosciuto Re della Valle del Congo, porrà la propria capitale in Kerchak (Kinshasa) e riuscirà a strappare agli Inglesi una condizione simil-Siamese (nessun protettorato, ma amicizia e favori commerciali). La casa di Tarzan regna tuttora sul nostro Congo Belga e su parte del Congo Francese e il suo regno è oggi uno dei piu sviluppati dell'Africa, avendo evitato gli orrori della Force Publique e delle guerre civili post-coloniali.
Il bisnipote di Tarzan I e Jane, Tarzan IV, impedirà un colpo di stato da parte del generale Mobuto Sese Seko, ma questo avverrà in un altro secolo e in un mondo profondamente mutato.
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Hercules in Unione Sovietica
Hercules, capolavoro Disney del 1997, basato su una rielaborazione della Mitologia Greca per essere storicizzato mi richiede un tuffo nella Fantascienza (con prestito fumettistico) : mentre in Europa si combatte la prima guerrra mondiale, nella costellazione di Ercole, nel terzo pianeta della Gigante Rossa Alfa Herculis, (Chiamata Ras Algethi in Arabo, e Rao dai nativi) chiamato Krypton, un'antichissima e avanzatissima civiltà, i Kryptoniani, per convergenza evolutiva identici d'aspetto agli umani, ma fisicamente molto piu forti, agili e veloci, viste le maggiori dimensioni del proprio pianeta (4/5 volte la terra) Krypton è vicino alla distruzione, indi per cui il saggio Presidente del Consiglio Planetario Jor-El, brillante scienziato, propone un emigrazione di massa, utilizzando i potenti motori iperspaziali delle loro navi; Arrivati nel sistema solare, siamo nel 1916, però, i Kryptoniani si dividono sul da farsi; una parte di loro vuole integrarsi pacificamente con i terrestri l'altra vuole asservirli con la forza; Jor-El guida i pacifici, Dru-Zod guida i bellicosi; scoppia una guerra civile, che in un anno stermina i 4 quinti del popolo Kryptoniano; Zod finisce disperso sulla terra e gran parte dei suoi soldati sono imprigionati nella Zona Fantasma; I Kryptoniani costruiscono Nuova Kandor, sul lato oscuro della luna, dopodiché iniziano a sondare in segreto i popoli terrestri; vogliono trovare un alleato, e ne cercano uno con ideali simili a quelli Kriptoniani; nel 1918 l'hanno trovato, il suo nome è Vladimir Uljanov, detto Lenin.
Il primo contatto avviene una settimana prima dell'avvio del terrore rosso, e proprio Jor-El convince Lenin a non promulgarlo; l'intervento, discreto, dei Kriptoniani, la cui società ha realizzato tutti i sogni di Marx, impedisce la guerra civile; i Bolscevichi fanno la pace coi Menscevichi, e si sbarazzano senza versare sangue di tutte la varie truppe bianche, che si ritrovano disarmate, senza memoria e fuori dai confini dell'unione; gli aiuti garantiti dai Compagni Criptoniani permettono all'unione sovietica di fare tranquillamente a meno del Caucaso e dell'Ucraina, che restano indipendenti, salvo unirsi spontaneanente all'Unione dopo alcuni anni, visto l'incredibile miglioramento della qualità della vita; Per rispetto all'alleanza la pena di morte è immediatamente abolita nell'Unione, potendo l'Unione prendere in prestito la Zona Fantasma dai Kryptoniani. Lara-El partorisce un figlio a Jor-el, il primo bambino nato a Nuova Kandor; il bambino viene battezzato Irakly nome russo della costellazione a chi Krypton apparteneva. Intanto Zod, gravemente ferito, ma ancora vivo, grazie al suo scienziato capo, il dottor Ur, inventore del supercompiute Braniac, trasferisce la sua essenza nel corpo di un ambizioso esponente del Politburo, Josif Djusghavili, detto Stalin.
Stalin/Zod ottiene la nomina a Commissario del Popolo all'amministrazione della Zona Fantasma, e per questo viene soprannominato Hades, dal nome del dio Greco degli inferi; Il computer Braniac prevede che il piano di Zod avrà successo solo se il piccolo Irakli non parteciperà alla battaglia "Se Irakli combatte, per te sarà la fine" conclude il Dottor Ur; Zod/Stalin, allora manda a rapire il bambino da due suoi fidati sgherri, il terrestre modificato geneticamente Lavrentji Berja detto Panico, e il massiccio Kryptoniano Lon detto Pena; il bimbo viene portato sulla terra dove gli viene iniettata una soluzione di Kryptonite (resti radioattivi del pianeta Krypton) che avrebbe dovuto ucciderlo, ma Berja e Lon sono due incompetenti, hanno sbagliato la soluzione, il Bambino invece di morire diventa molto più forte della media Kryptoniana e mette fuori gioco i due, ma purtroppo la sua struttura genetica diventa incompatibile con la tecnologia e persino con la biologia dei Kryptoniani.
Il bambino viene quindi allevato da due intelligenti agricoltori sovietici, Ivan e Marfa Sibir , in un pacifico villaggio della steppa. I Kryptoniani tengono un occhio sul piccolo Irakly. Intanto, grazie alla medicina Kryptoniana Lenin si è rimesso completamente e continua a governare l'Unione Sovietica, che, grazie all'influenza e all'aiuto Kryptoniano è diventato un faro di sviluppo, umano e sociale, e, al contrario che nella nostra timeline, questo Socialismo non è né ateo né anticlericale e predilige un approccio pacifico e graduale; Senza le violenze della guerra civile, con la famiglia imperiale russa al sicuro e grata ai Kryptoniani che hanno anche curato Alessio, la paura per i rossi non c'è; la scoperta che non siamo soli nell'universo è sconvolgente ma i Kryptoniani sono generosi, aperti e saggi e conquistano facilmente l'opinione pubblica (qualche estremista inizia pure a rendere loro culto, ma sono minoranze).
Passano 16 anni, e il povero Irakly si sente un pesce fuor d'acqua a causa della sua incredibile forza che ha difficoltà a controllare; alla fine, attraverso un sistema olografico Jor-el rivela a suo figlio la verità; a Irakly viene data una però una speranza: uno scienziato Italiano, Bruno Pontecorvo, trasferitosi da tempo in Unione Sovietica, sta studiando la Kryptonite, e potrebbe riuscire a invertire gli effetti; ma mentre si reca al laboratorio di Pontecorvo, assiste per caso ad un attentato ai danni del Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo Lev "Trotsky" Bronstein, e gli salva la vita; L'Unione ha bisogno di un eroe, e cosi' Irakly inizia ad addestrarsi per contollare i suoi poteri, ed inizia a combattere i terroristi, comandati segretamente dal perfido Stalin/Zod.
Stalin manda un suo agente, che lavora per lui solo perché sotto ricatto, si chiama Nadetska Doroga; Nadetska deve cercare di attirare in trappola Irakli, cosa che fallisce puntualmente; in subordine, Stalin, ormai pronto per lanciare il suo piano approfitta dell'innamoramento di Irakly per Nadetzka e la mette in pericolo, per salvarla dal quale il nostro valoroso eroe si espone ad una tossina alla Kryptonite che lo priva della sua forza-
Stalin finalmente fa la sua mossa, e libera il suo esercito dalla Zona Fantasma e sembra sul punto di prendere il potere; ma avendo mandato uno dei suoi campioni, Ursa, giunonica donna priva di un occhio a uccidere Irakly; Coraggiosamente Nadetzka salva la vita all'amato, finendo dispersa nella Zona Fantasma, e Pontecorvo arriva sul posto, ed usa la sua cura, per restituire pieni poteri e compatibilità biologica a Irakli il quale raggiunge Nuova Kandor, e l'ibera i Kryptoniani lealisti e suo padre, e mette Stalin in fuga nella Zona Fantasma, dove gli da la caccia, salva Nadetzka e imprigiona per sempre Stalin/Zod/Ade nella Zona Fantasma.
Irakly decide di rimanere in sulla terra, in Unione Sovietica e sposa Nadetzka; il mondo di oggi è diventato un posto molto migliore e politicamente unito; ogni paese ha mantenuto le proprie peculiarità, i Re non contano più niente, ma restano al loro posto e non si preoccupano; ma questa età dell'oro forse non durerà; da altri mondi e dimensioni giungono inquietanti presagi di minacce; forse un'apocalisse (o un Apokolips) di qualche tipo colpirà la terra, ma la speranza è che Irakli (molto più longevo di un normale essere umano, ma viviamo tutti più a lungo, ora) sappia sventare anche questa; ma questa comunque è un altro fumetto, amici miei.
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Merida in Germania
di Enrica S.
Vorrei concludere questa rassegna di lungometraggi Disney storicizzati con "Ribelle - The Brave", uscito nel 2012 e vincitore del premio Oscar 2013 come miglior film d'animazione. A differenza di tutti gli altri esso non è stato realizzato dai Disney Animation Studios, ma dalla Pixar, costola della Walt Disney Pictures specializzata in CGI (animazione digitale); tuttavia, dato che la sua fiera protagonista Merida di DunBroch è stata proclamata undicesima Principessa Disney, prima proveniente dalla Pixar e prima a non avere un principe azzurro accanto a sé, mi sembra giusto includerla in questa pagina. Il film è ambientato nella Scozia del V secolo, anche se con alcune inesattezze storiche (all'inizio del film Re Fergus, deridendo la moglie e la figlia, parla di un immaginario "folletto delle patate", ma le patate arrivarono dall'America solo dopo il 1492); tuttavia, dato che in questa pagina la Germania è rimasta fuori dai giochi, nonostante l'origine tedesca di molte favole come quella di Biancaneve, vorrei ricostruire la trama del film proprio lì, e precisamente nella Germania della prima metà del XX secolo.
Berlino, 1928. Il giorno del suo sesto compleanno, durante un picnic nei boschi, la piccola Melanie Steindorff riceve in dono dal padre Felix, ricco commerciante ebreo, un arco da competizione sportiva, anche se la madre Eleonor non è d'accordo. Inoltratasi nella foresta per recuperare la freccia da lei precedentemente scoccata tra gli alberi, Melanie viene assalita da un fanatico militante antisemita in uniforme paramilitare; le sue urla richiamano il padre che lo affronta per dare il tempo a Melanie ed Eleonor di fuggire. Nello scontro, Felix ha la meglio e mette in fuga il fanatico antisemita, ma resta ferito alla gamba che gli verrà amputata.
La ribelle ed eroica Melanie Steindorff
Dieci anni dopo Melanie è una ragazza coraggiosa, ribelle e sognatrice dai lunghi capelli ricci e rossi, ed è diventata sorella di tre pestiferi gemelli, Helmut, Heinrich e Hamish. È inoltre diventata un'arciera infallibile e porta sempre con sé l'arco regalatole dal padre quando era bambina, grazie al quale ha vinto a più riprese i campionati giovanili studenteschi. Una sera Melanie viene informata dalla madre che il padre Felix ha invitato a casa loro tre amici, esponenti di famiglie dell'alta borghesia ebraica berlinese, per scegliere tra i loro figli un marito per Melanie. La ragazza è furente, non accettando che qualcun altro pianifica al suo posto la sua vita, ma sua madre non la ascolta e insiste che è suo dovere accettare la tradizione, che vuole per la comunità ebraica dei matrimoni endogamici combinati dai genitori. La sera del 9 novembre 1938, all'arrivo dei tre amici e dei loro rampolli, Melanie ha un'idea: afferma che sposerà solo colui che riuscirà a batterla nel tiro con l'arco; se vincerà lei, per il momento resterà single e poi sceglierà lei chi sposare. Naturalmente Melanie centra tutti i bersagli, umiliando i pretendenti e offendendo gli amici del padre e la sua stessa madre. Durante il litigio che ne segue, Melanie taglia l'abito da sposa che la madre (abile sarta) le stava confezionando, ed Eleonor, furibonda, getta l'arco di Melanie nel fuoco.
Offesa, Melanie scappa di casa e si inoltra tra i quartieri popolari berlinesi, finché non la nota una vecchia artigiana che le chiede perchè è così sconvolta. La fanciulla, desiderosa di sfogarsi con qualcuno, le racconta tutto, e la donna, sfoderando un sorriso cattivo, le suggerisce di tornare a casa e di lasciar fare a lei: per opera sua, la sua vita cambierà radicalmente. Melanie ingenuamente ci crede e si allontana speranzosa, dimenticando però di chiederle in che modo la sua vita cambierà. Tuttavia, invece di tornare a casa, la ragazza si fa ospitare per la notte da una cara amica di religione cattolica che non ha pregiudizi verso gli Ebrei. Purtroppo la notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 è la famigerata "Notte dei Cristalli" ("Kristallnacht" o "Novemberpogrom"), in cui il Partito Nazista dietro istigazione di Joseph Goebbels scatena un violento pogrom contro civili innocenti colpevoli solo di essere Ebrei, dando alle fiamme più di mille sinagoghe e distruggendo i cristalli dei negozi gestiti da Ebrei. Gli sgherri delle SS fanno irruzione anche in casa di Melanie; gli uomini sono tutti nei locali a bere birra, cosicchè in casa restano solo le donne, che vengono duramente maltrattate e terrorizzate. Tuttavia, dopo aver frugato in casa, le SS trovano un arazzo realizzato da Eleonor che rappresenta un orso bruno, simbolo della città di Berlino. Le SS però accusano Eleonor di simpatie comuniste (l'orso è uno dei classici simboli della Russia), la arrestano e la deportano nel campo di concentramento di Sachsenhausen , circa 30 km a nord di Berlino. In realtà ad indirizzare le SS è stata la vecchia con cui Melanie ha avuto la cattiva idea di confidarsi: si tratta in realtà di una nazista della prima ora, che intendeva "cambiare il destino di Melanie" eliminando sua madre, descritta come il principale ostacolo tra la ragazza e un matrimonio d'amore. Melanie le aveva parlato anche dell'arazzo con l'orso, e così la vecchia nazista ha pensato di usare quello come scusa per far internare Eleonor.
Quando la mattina Melanie scopre che cosa è accaduto, corre a casa e apprende dell'internamento della madre in un lager da cui ben pochi escono vivi. Disperata, fugge di nuovo di casa per non rivelare al padre Felix che la colpa di quanto è accaduto è tutta sua, e torna dalla sua amica cattolica che, vedendola in quello stato, la porta da Clemens August von Galen, detto "il Leone di Münster", Vescovo cattolico di questa città che si trova a Berlino per protestare contro le politiche anticattoliche del regime; egli è infatti uno dei più tenaci oppositori di Adolf Hitler e del razzismo nazista. Il Vescovo consola Melanie, le spiega che lei non poteva immaginare le conseguenze delle proprie improvvide confidenze, e le annuncia che per ritrovare sua madre sana e salva dovrà « ricucire lo strappo che l'orgoglio ha causato ».
Il vescovo Clemens August von Galen, detto "il Leone di Münster", oggi Beato
Melanie, rincuorata, riesce a raggiungere il campo di concentramento di Sachsenhausen, ad infiltrarsi in esso travestita da kapò nazista e a parlare con sua madre attraverso una grata. Sebbene provata dalla prigionia, Eleonor ascolta il racconto della figlia, la perdona per il guaio che ha inconsapevolmente combinato, approva il fatto che sia andata a parlare con Monsignor Von Galen, che ha sempre difeso gli Ebrei, e le rivela che il militante antisemita che la ha aggredita quando era piccola, provocando la perdita della gamba di suo padre, era Adolf Hitler in persona, già leader indiscusso dell'NSDAP e dell'estrema destra tedesca nella morente Repubblica di Weimar. Suggerisce inoltre alla figlia che lo strappo di cui il Vescovo ha parlato sia lo strappo nel suo abito da sposa. Lasciato il lager, Melanie torna allora a casa sua e vi penetra di nascosto, per non dover dire la verità al padre, cercando di riparare lo strappo nell'abito da sposa, nell'ingenua convinzione che ciò basterà a rimettere "magicamente" a posto quanto è accaduto. Sopraggiunge però suo padre Felix, che si fa raccontare dalla figlia la verità; lui non la perdona affatto, ed anzi, furibondo, ordina di chiuderla nella sua stanza finché non avrà pensato come punirla adeguatamente. Grazie ai tre fratellini tuttavia Melanie fugge e si mescola a una grande folla di sportivi tedeschi che, come la ragazza scopre, sono riuniti per acclamare il Führer in persona. A questo punto la fanciulla dai capelli rossi comprende che lo strappo da sanare di cui parlava Von Galen non era quello dell'abito da sposa, ma quello dell'aggressione subita da bambina, che aveva reso lei ribelle e sua madre dura e inflessibile. Impossessatasi con l'astuzia di un arco da competizione, lo tende mormorando: "Dio dei miei Padri, guida la mia mano!" Nonostante Hitler disti da lei più di cinquanta metri, lo trafigge al cuore con la sua freccia e il Führer muore all'istante. L'aggressione subita da bambina è così vendicata.
Subito si scatena il caos con le SS che sparano all'impazzata, credendo di vedere dovunque l'assassino del loro leader, e la Germania piomba nell'anarchia, con una guerra di tutti contro tutti perchè ogni gerarca nazista aspira a diventare Reichskanzler e nuovo Führer. L'Austria e la Boemia-Moravia ne approfittano per tornare indipendenti, mentre l'opportunista Mussolini dichiara che « non può conquistare l'Europa una nazione che non è in grado di regolare neppure i conti al suo interno », e si riavvicina a Francia e Regno Unito. Il rischio di una Seconda Guerra Mondiale è così disinnescato. Intanto, sfidando la guerra civile che infuria in Germania, la coraggiosa Melanie ritorna nel campo di concentramento di Sachsenhausen dove le truppe partigiane antinaziste cattoliche e protestanti guidate da Von Galen hanno sconfitto le SS e liberato i prigionieri. Melanie ritrova sua madre, la abbraccia e le dice che le è grata per tutte le volte che le è stata accanto, dichiarando davanti a tutti di volerle bene. Anche questo "strappo" causato dall'orgoglio è stato così ricucito. Il padre Felix apprende che è stata la sua figlia ribelle ad assassinare Adolf Hitler, e a sua volta riabbraccia Eleonor e Melanie; padre e madre confermano che, in barba alle tradizioni, la figlia potrà sposare chi vuole lei. La Germania è in pieno caos e i nazisti sono ancora molto forti, ma adesso gli Ebrei di Germania vivono la speranza in un domani senza Shoah e senza più discriminazioni. Pare che Melanie abbia confidato ai suoi genitori:
« Io sogno di dare alla luce un bambino che chieda: "Mamma, che cos'era la guerra?" »
Speriamo che il suo sogno diventi realtà.
Enrica S.
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Questo invece è il contributo di Generalissimus:
Ecco un elenco dei Classici Disney mi realizzati.
- Frozen in anticipo (1939). Disney non riusciva proprio a capacitarsi di come avrebbe potuto ritrarre la Regina delle Nevi.
- Il Cane di Firenze (1941). Un cane detective che risolveva misteri nella capitale sull'Arno. Se fosse stato realizzato ci saremmo risparmiati "Geremia, Cane e Spia", "Quello Strano Cane... Di Papà" e "Shaggy Dog - Papà che Abbaia... Non Morde" (forse).
- Cappuccetto Rosso (1963).
- Don Chisciotte (1940, ma venne scartato a più riprese, se fosse uscito l'ultima volta che è stato proposto non avremmo avuto "Pirati dei Caraibi - La Vendetta di Salazar").
- I Figli di Bambi (1943).
- Il Mago di Oz (1939, i diritti alla fine se li aggiudicò Victor Fleming).
- Renart la Volpe (1937).
- Chantecler. Se fosse stato portato a termine Don Bluth non avrebbe potuto realizzare "Eddy e la Banda del Sole Luminoso".
- Hansel e Gretel (1967).
- Musicana (1980). Seguito di Fantasia.
- Nel Paese dei Mostri Selvaggi (1983). Ovviamente poi non avremmo avuto "Nel Paese delle Creature Selvagge".
- Z la Formica (1988). Sì, doveva essere un classico Disney.
- L'Odissea (1992).
- L'Incantesimo del Lago (1992). Chissà che non venga fuori meglio.
- Dumbo 2 (2002).
- Cattivissimo Me. Sì, anche quello doveva essere un classico Disney.
- Newt. Rio con delle salamandre al posto dei pappagalli.
- Le Cinque Leggende. Altro film che doveva essere Disney, anche se doveva chiamarsi "Jack Frost" e concentrarsi di più su costui.
- I Pinguini di Mr. Popper. Doveva essere Disney e animato.
- Il Signore degli Anelli.
Se Tolkien avesse detto sì alla Disney ci saremmo risparmiati il film incompiuto
di Ralph Bakshi, ma il problema è che Walt Disney voleva realizzare prima "Lo Hobbit", dove compaiono 13 nani.
Disney riteneva che 13 nani fossero troppi, e manifestò l'intenzione di
utilizzare i sette nani già comparsi in "Biancaneve", trasformando con qualche
escamotage narrativo il film de "Lo Hobbit" in un prequel di "Biancaneve".
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Perchè No? bofonchia:
Sarei inorridito dalla versione Disney
dell'Odissea: già in "Hercules" hanno rappresentato Zeus come un buon padre di
famiglia ed Era come una madre piena di amore, si può temere di tutto!
Probabilmente Cyrano de Bergerac sarebbe stato orrendo (immagino gia con terrore
le canzoni...). Un Cyrano che non muore in miseria dopo una vita di lotte e di
lutti per me non sarebbe piu Cyrano (ma ricordiamoci che sono riusciti a dare un
finale positivo anche a "Nôtre-Dame de Paris"!)
Ma oggi non fanno più così tanti adattamenti (= stravolgimenti) di classici, per
fortuna.
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Diamo la parola a Lord Wilmore:
Lo sapevate che negli anni Duemila sono circolate alcune strane teorie che collegherebbero tra di loro alcuni dei più noti Classici Disney? Ecco solo qualcuna delle meno bizzarre.
i) Gaston de "La Bella e la Bestia" sarebbe l'assassino della madre di Bambi. Siccome Gaston vive in una casa pullulante di orrendi trofei di caccia, tra cui varie teste di cervo, la cosa non è implausibile, ma la favola di Perrault è ambientata in Francia nel settecento, "Bambi" invece in America: possibile che Gaston abbia raggiunto la Nuova Francia per arricchire la sua macabra collezione di trofei?
ii) Tarzan ed Elsa e Anna di "Frozen" sarebbero fratelli. In effetti l'immagine sottostante mostra una certa somiglianza fra i sovrani di Arendelle e Lord e Lady Greystoke. Possibile che, anziché morire in un naufragio, i due reali scandinavi siano stati trascinati da una tempesta sino in Africa e lì giunti abbiano concepito un altro figlio, per poi morire per mano delle scimmie?
iii) All'inizio della "Sirenetta", Ariel visiterebbe proprio la nave naufragata dei sovrani di Arendelle. Questa ipotesi sembra incompatibile con la precedente, ma non lo è se si immagina che la nave dei due sovrani scandinavi sia in effetti naufragata, ma i due si siano salvati a bordo di una scialuppa e siano stati raccolti da una nave britannica diretta in Africa. Dopotutto la "Sirenetta" è ambientata in Danimarca e "Frozen" in Scandinavia...
iv) Il libro preferito di Belle sarebbe proprio quello che contiene la storia di Aladdin, e cioè "le Mille e Una Notte". All'inizio del film infatti la ragazza, che è un vero topo di biblioteca, entra in una libreria e chiede di rileggere di nuovo il suo libro preferito, che narra di « posti esotici, impavidi duelli, incantesimi, e un principe misterioso! » Sembra proprio la trama di "Aladdin". La prima traduzione in francese de "Le Mille e Una Notte" fu completata nel 1717 da Antonie Galland, e dunque la cosa non è del tutto implausibile.
v) Capitan Uncino avrebbe ucciso la madre di Ariel. Questo spiega perchè si vede Re Tritone, il padre della Sirenetta, ma mai sua mamma. Inoltre, nel film "Peter Pan", è presente un'affascinante sirena con i capelli rossi che sembra proprio una stampa e una figura con il personaggio di Andersen, e si sa che i pirati di Uncino non disdegnavano cimentarsi nella caccia alle sirene. Dopotutto i personaggi di "Peter Pan" sono inglesi, e l'Inghilterra non è lontanissima dalla Danimarca, anche se l'Isola Che Non C'è non si sa dove sia, proprio perchè non c'è.
vi) Ariel ed Hercules sarebbero parenti. Nonostante la grande differenza temporale, la sirena che ha lottato per avere delle gambe da essere umano e l’eroe mortale che ha reclamato la sua divinità sono strettamente imparentati, perchè nella serie tv su Hercules si rivela che re Tritone è figlio di Poseidone, e come sappiamo quest'ultimo è fratello di Zeus (anche se nella mitologia classica Eracle non è figlio di Era ma di Alcmena, moglie di Anfitrione, Re di Tirinto). Questo rende Ariel ed Hercules parenti stretti!
vii) Album di famiglia. Qualcuno ha escogitato addirittura un albero genealogico che colleghi tra di loro le più famose Principesse Disney. Così. Nell'XI secolo Aladdin e Jasmine scappano in Africa per sfuggire alle Crociate (in realtà le "Mille e Una Notte" sono ambientate al tempo del Califfo Harun al-Rashid, vissuto tre secoli prima, ma la cosa può ritenersi secondaria). In Germania, nel XIV secolo, Biancaneve e il Principe Azzurro hanno una figlia di nome Anneliese. Anneliese sposa Re Stefano e diventa la madre della principessa Aurora, La Bella Addormentata (film ambientato in Francia), che sposa il principe Filippo d’Inghilterra. Un loro discendente sposa Cenerentola. Da questo matrimonio nasce Adam, che altri non è che il principe maledetto de "La Bella e la Bestia", e siamo al XVIII secolo. Spezzato l'incantesimo malefico, lui e Belle hanno un figlio che sposa la figlia danese di Eric e Ariel, la "Sirenetta" (chiamata Melody in un seguito di quest'ultimo film). Quattro generazioni dopo, questa linea di sangue incontra un discendente di Jasmine e Aladdin, giunto dall'Africa in America: si tratta del principe Naveen de "La Principessa e il Ranocchio". Chapeau.
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Bhrihskwobhloukstroy aggiunge di suo:
Il personaggio di Gaston è sviluppato nel
cartone animato; dovrebbe corrispondere a uno dei varî pretendenti (anonimi) di
Belle nei racconti pubblicati. La versione più famosa della Bella e la Bestia è
nel Magasin des enfans di Mme Leprince de Beaumont dello stesso 1756, ma una più
ricca era già nella Jeune Américaine di Mme de Villeneuve del 1740, dove
l’ambientazione è il più classico «C’era una volta»; la più antica versione nota
– che non sia soltanto una delle 179 più generiche varianti attestate fin
dall’Antichità – si trova nelle Piacevoli Notti di Gianfrancesco Straparola (fra
il 1550 e il 1555). L’identificazione più puntuale è con don Pedro González (Petrus
Gonsalvus, 1537-1618), discendente di una famiglia capi guanches (indigeni
biondi con gli occhi azzurri delle Canarie, la cui lingua – perlopiù
berberizzata – conteneva relitti di una classe indoeuropea protostorica di
provenienza presumibilmente iberica) di Tenerife, e con la sua sposa Cathérine
(1573), forse dama di compagnia di Caterina de’ Medici.
Quella di Bambi sarebbe una leggenda pregermanica viennese (indoeuropea
attraverso i Celti e gli Slavi), a giudicare dal nome Bambi, dallo slavo
carantanico (VI.-IX. sec.) *Banbij, che attraverso il celtico antico (II.
millennio a.C.-ca. IV. sec. d.C.) *Bānŭbĭi̯ŭs può risalire all’indoeuropeo
(prima del XXIII. sec. a.C.) *Bʱăh₂nŭ́-bʱĭh₂i̯ŭs ‘paura di un raggio di luce’.
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Tommaso Mazzoni aggiunge:
Spero vivamente che la Bella e la Bestia sia ambientato ad inizio Settecento e che i figli di Belle e Adam siano Emigrati con successo in Inghilterra , o in subordine si siano dichiarati indipendenti e, con il potere della fata, abbiano mantenuto il proprio regno al sicuro dalla tempesta rivoluzionaria!
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Bhrihskwobhloukstroy ritorna alla carica:
Proviamo allora a tirare le somme.
Il ruolo centrale delle fate nella versione di Mme de Villeneuve ci obbliga – se
ci vogliamo attenere a una prospettiva evemeristica – a riferirci a un’epoca
preistorica (dopo la quale le fate sarebbero solo rappresentazioni allegoriche).
D’altra parte, lo specchio più antico noto dall’archeologia è dal Neolitico
anatolico (in particolare intorno al 6000 a.C.) e la navigazione marittima è
positivamente attestata dal 3500 a.C. ca.
I Guanches, come visto, conservavano tracce di un’estinta lingua indoeuropea
occidentale di provenienza presumibilmente iberica. Cathérine potrebbe essere in
prima approssimazione francese, a meno che traesse origine da un milieu
mercantile legato ai Medici. Gaston è stato paragonato, almeno per alcuni
aspetti, a Hitler, che a sua volta discendeva da un lignaggio di origine
negroafricana (intesa come ‘dell’Africa Nera’) giunto comunque in Europa in
epoca antica. Se sia Pedro González sia Hitler sono stati casi di atavismo,
possiamo collocare la vicenda nella Gallia indoeuropea nel trapasso dal
Neolitico al Calcolitico (appunto 3500 a.C.); dato che l’etimo più probabile di
Gaston è ‘straniero, ospite’ (in indoeuropeo preistorico *ghos-ti-s), lo
possiamo applicare a un antenato del Führer, non tanto per la distanza fra la
Boemia (ammesso che la sua discendenza sia sempre rimasta sul posto) e la Gallia
(entrambe appartenevano alla Celticità e addirittura erano forse abitate da uno
stesso popolo, i Boi), quanto per la diversità genetica del lignaggio di origine
negroafricana preistorica. La Geografia conta invece per giustificare il
rapporto con Bambi, dato che Vindobona (Vienna) rientrava nel territorio (quindi
anche di caccia) dei Boi.
Per riassumere, l’ipotesi avanzata dai sostenitori dell’incrocio fra Bambi e La
Bella e la Bestia si può configurare come realistica – salvando tutti i dati
storici e comparativi – se collocata nella Gallia Transalpina, fra Lutezia e
Vindobona (ma con provenienza dell’Unto di Guerra dalle Isole Fortunate),
intorno al 3500 a.C.
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Chiudiamo con la trovata di aNoNimo:
Dove vivono i protagonisti dell'immaginario Disney? Molti in Francia e Stati Uniti. Pochi in Africa e Germania. E uno solo in Italia. Indovinate chi è? Pinocchio. Lo mostra la mappa realizzata dal giovane artista Eowyn Smith (cliccare per ingrandire):
I film analizzati da Smith sono 58 e raccontano il mondo come l'abbiamo visto in più di 70 anni di cinema d'animazione (il primo lungometraggio a colori è Biancaneve e i 7 nani, e risale al 1937), con inglesi e americani che fanno il pieno di cartoni animati. Smith ha compiuto uno scrupoloso studio dei miti che sono alla base delle storie disneyane, svelando anche qualche arcano: "La sirenetta", per esempio, secondo l'autore non è ambientata in Danimarca (come pure indurrebbe a pensare la favola di Andersen) ma alle isole Vergini, un tempo colonia danese: la fauna tropicale del film non lascerebbe dubbi a riguardo. E che dire di "Bambi"? Tratto dal libro "Bambi", la vita di un capriolo dell'austriaco Felix Salten, nella versione cinematografica da capriolo che è, diventa un cervo dalla coda bianca, dal momento che i caprioli negli Stati Uniti non ci sono. Dunque si americanizza. Dei 58 film, 20 sono ambientati negli Usa. Dieci sono invece le pellicole d'ambientazione inglese, quasi tutte leggendarie come "Peter Pan", "Alice nel paese delle meraviglie" e "La spada nella roccia". Sommandoli agli altri film ambientati in Europa, fanno 23, la maggioranza.
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Disclaimer: questo è solo un divertissement pensato per strapparvi un sorriso, e non intende violare alcun copyright. I diritti delle opere qui citate sono detenuti dalla Walt Disney Company.
Se volete farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.