UN ALTRO IMPERO ROMANO

di Davide Cornelli


Dopo essermi riletto per la millesima volta l'iperimpero romano di William Riker, ho iniziato a scrivere un impero romano alternativo. Questa è la trama.

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Cesare non viene assassinato nelle idi di Marzo e reprime nel sangue la congiura; il Senato messo alle spalle al muro gli concede tutti i poteri e nasce l'impero 15 anni prima di Ottaviano. Muove guerra ai Parti sconfiggendogli ripetutamente e occupa l'Armenia e la Mesopotamia ed impone agli sconfitti un pesante trattato di pace e la riconsegna delle aquile tolte a Crasso; dopodichè torna a Roma lasciando al fido Marco Antonio le regioni annesse, ma col tempo quest'ultimo si fa intortare da Cleopatra.

Tornato a Roma Cesare vara molte leggi per rimettere a posto lo stato romano e creare nuove rotte commerciali nelle nuove conquiste, in questo periodo l'imperatore inizia nell'arte politica e militare il pronipote Caio Ottavio, che Cesare considera un suo pupillo. Passano gli anni e nel 34 a.C. Marco Antonio sconfigge i Parti, grazie anche ai finanziamenti di Cleopatra e alle truppe egiziane, e sobillata dalla regina tolemaica si proclama imperatore dando inizio alla guerra civile.

Cesare non si lascia intimidire, nonostante l'età, muove guerra via terra e mare insieme a Ottaviano e prima sconfigge ad Azio la flotta egiziana e poi sottomette le regioni ribelli d'Oriente, infine assedia Alessandria fino alla capitolazione dovuto alla morte della regina e del ribelle Marco Antonio.

Conclusasi la guerra civile Cesare torna a Roma adotta e si associa al trono Ottavio che diviene Cesare Ottaviano. L'imperatore passerà gli ultimi anni a Roma a gestire l'impero pronto ancora ad espandersi; infatti Cesare nel 29 a.C decide di mettersi a capo delle legioni e invadere la Britannia conquistando tutta la costa meridionale dopo varie campagne militare. Nel 27 a.C. Cesare muore dopo la ricomparsa delle convulsioni che lo affliggevano da giovane. Il suo funerale durerà 1 settimana, diretta magistralmente da Ottaviano, che il popolo adora come il padre, che proclama il prosieguo della politica cesariana.

Nel 27 a.C. Ottaviano prende in mano l'impero e nei primi anni attua grandi riforme economiche e sociali aiutato da un ministero di tecnici guidati dal fido Mecenate, per non parlare anche dell'impulso che ha la letteratura romana di Virgilio, Orazio, ect.. Dopo alcuni anni l'impero è pronto per nuove conquiste ma prima deve sistemare ancora i Parti che premono sui confini, questo volta gli sistemano i figliastri di Ottaviano, Druso e Tiberio, che annientano i nemici partici e gli impongono un ennesimo e duro trattato di pace riducendoli a vassalli. Ottaviano, nota le doti militari dei due e spedisce Druso a comando delle legioni renane e Tiberio di quelle danubiane. Infatti l'imperatore ha in mente la conquista della Germania e del medio e basso corso del Danubio. Nel 12 a.C. dopo lunghe e violente campagne la Germania viene conquistata e il Danubio diventa il confine romano.

I due generali tornano vittoriosi a Roma e Tiberio, di carattere solitario e schivo, viene mandato da Ottaviano a difendere i confini orientali dai Parti un po' per sua scelta e un po' per alcuni screzi con il patrigno.Invece Druso, adorato dal patrigno, rimane in Germania e assume un comando unico delle legioni e affida a turno i settori a vari generali, come Varo che nel 9 d.C. annienta una rivolta dei Cheruschi e dei Cauci guidati da Arminio nella Selva di Teutoburgo. Prima di conquistare la Germania Druso compie una vera propria pulizia di rivoltosi e alla fine i capi tribù rimasti si sottomettono a Druso nel forte di Mindebonum.

Rinforzato dall'espansione militare, nell'Impero aumentano anche gli abitanti ed è per questo che l'imperatore bandisce un censimento della popolazione nel 4 a.C. (probabile nascita di Gesù).

Gli ultimi anni di Ottaviano scorrono con il varo di altre riforme economiche e della successione al trono: il problema è risolto con l'elezione di Druso come successore di Ottaviano. A questo punto Druso si stabilisce a Roma e Tiberio passa in Germania ma prima si riappacifica con il patrigno dopo molti anni di screzi. Ottaviano si ritira a Capri in una villa che oggi è metà di turisti e muore serenamente nel 14 d.C.

Alla morte di Ottaviano, Druso sale al trono e attua la riorganizzazione delle province romane e la colonizzazione nelle zone conquistate; tramite eredità la Galazia e la Mauritania vengono annesse all'Impero. Dopodichè Druso compie viaggi in tutto l'Impero e in Africa ordina vaste opere d'irrigazione per contrastare la desertificazione e creare zone fertili da colonizzare espandendo cosi Roma verso il cuore dell'Africa.

Nel 30 d.C. giunge a Gerusalemme poco dopo il processo e la morte di Gesù e fattosi raccontare da Ponzio Pilato, mostra pietà per quell'uomo ucciso inutilmente solo per aver detto quello che pensava, ed impone che in Palestina ai seguaci del Nazareno la libertà di culto senza persecuzioni o discriminazioni.

Tornato a Roma deve immediatamente correre in Germania dove gli Angli e i Sassoni, scappati nell'odierna Danimarca, compiono scorrerie nelle nuove coloni romane sull'Elba. Dopo poche battaglia si sbarazza di questi due popoli, che fuggono in Britannia, e viene istituita la provincia di Scandia con governatore il figlio di Druso Germanico, che nel 15 d.C. sconfisse definitivamente una rivolta di Arminio nelle piana d'Istaviso e pacifica la regione per sempre.

Negli anni successivi Druso rimane a Roma per nuove riforme politiche e sociali e sorgono gli astri di Caligola, figlio di Germanico, in Mesopotamia dove in una guerra lampo contro i Parti occupa Susa ed Ectabana ed assedia Hecatompylos fino ad un nuovo trattato di pace in cui Roma d'ora in avanti imporrà lei chi deve cingere la corona partica. Inoltre in secondo piano c'è Claudio, fratello di Druso, che si fa strada come scrittore e storico. Verso la fine del suo regno Druso assiste a molti lutti: nel 37 Germanico muore per una caduto di cavallo ad Amburgo e nel 41 sia Tiberio (infarto cardiaco) nel suo esilio militare, che Caligola (aneurisma) muoiono lasciando Druso senza due valenti generali ed un possibile pretendente al trono; nel 42 Druso s'associa Claudio al trono e per impratichirlo lo manda in Pannonia a contenere i Quadi e Marcomanni; qui Claudio si dimostra un buon condottiero e un valente amministratore respingendo gli invasori e gestendo ottimamente la provincia. Druso muore a Capri nella villa paterna nel 42 sapendo che il fratello saprà continuare la politica iniziata da Cesare.

Claudio come imperatore fa le stesse cose che fa nella nostra timeline: conquista la Britannia meridionale fondando poi la città di Londra, compie opere di bonifica e fa uccidere l'infedele moglie Messalina. Invece per Agrippina e Nerone, la prima la fa esiliare in Sicilia e poi la fa uccidere; invece il secondo dopo un inizio tranquillo con la moglie Ottavia, impostagli da Claudio, incomincia a tramare per il trono compiendo omicidi vari tra cui Britannico, preferito di Claudio; poi Claudio lo esilia in Grecia e nel 54 lo riporta e Roma e lo fa assassinare a Tivoli. Claudio muore nel 55 designando come successore il generale di Siria Vespasiano, conosciuto in un viaggio diplomatico, e divenuto amico per i gusti semplici e modesti del generale.

Mentre si appresta a partire per Roma, Galba e Otone si ribellano al nuovo imperatore, e Vespasiano passa velocemente in Italia e a Cremona sconfigge i ribelli spegnendo sul nascere la guerra civile. Il prosieguo di Vespasiano è come nella nostra timeline: repressione della rivolta giudaica e costruzione del Colosseo e morte nel 79 d.C. e gli succede Tito che sotto il suo regno avviene l'eruzione del Vesuvio e l'incendio di Roma che costringe l'Impero a sgravi fiscali per aiutare le popolazioni disagiate; Tito muore nel 81 e gli succede Domiziano acclamato dal popolo e dall'esercito.

Domiziano amplia le conquiste in Britannia e sconfigge i Daci che invadono la Mesia. Tornato a Roma impone un regime autoritario e impone ai sudditi la religione del dio-imperatore scatenando così la prima persecuzione contro i cristiani. Nel 96 viene ucciso da una congiura senatoriale e i senatori stessi elevano al trono il Princeps Senatus Nerva.

Nerva sale al trono consapevole di aver poco da vivere e adotta Traiano.

Traiano sale al potere nel 98 e inizia sconfiggendo una coalizione di Quadi, Marcomanni e Alamanni nel Danubio; poi inizia la campagna di Dacia che conclude nel 101 con il suicidio di Decebalo e la conquista del territorio che va dal medio corso del Danubio proseguendo al Tibisco fino al Ponto Eusino. Nel 105 si reca in Germania per contrastare i Longobardi e alleati sull'Elba e Traino finisce per conquistare la zona della Germania fino all'Oder.

Tornato a Roma attua nuove riforme politiche e commerciali e invia altri coloni nei nuovi territori. Inoltre dà il via a grandi opere pubbliche e alla famosa colonna Traiana per ricordare le guerre di Dacia e Germania.

Nel 110 si sposta ad Oriente e annette il regno di Petra all'Impero e in quel momento scoppia la guerra civile nel regno dei Parti tra il re Mitridate V (filoromano) e Fraate III che vuole portare il regno agli antichi splendori. Tutto si conclude nel 115 dopo una lunga guerra con Roma che si annette Susa ed Ectabana e sposta il confine fino all'Eleo e a sud con tutta la riva settentrionale del golfo Persico.

Dopodichè Traiano torna a Roma e lascia il cugino Adriano a vigilare la zona; Traiano muore a Roma nel 117 e gli succede Adriano.

Adriano, come imperatore, preferisce rimanere nelle province periferiche che a Roma ed infatti per tutto il suo regno compierà viaggi per il lungo e il largo dell'Impero (come nella nostra timeline); inoltre dopo aver conquistato la Britannia settentrionale fa costruire il famoso vallo, tornato a Roma ordina grandi opere difensive in tutti i confini dell'impero e consente alle famiglie dei militari di spostarsi a dove sono stanziati i legionari. Adriano muore nel 138 e prima di morire adotta Marco Antonino come figlio.

Il regno di Antonino sarà caratterizzato dalla pace politica, militare e religiosa con un'editto di libertà di culto a tutte le religioni; ed è per questo che pagani e monoteisti lo chiameranno "il Pio" per la sua tolleranza. L'unico momento di guerra avviene nel 156-160 quando i romani sconfiggono i Pitti e i Caledoni e la Caledonia diventa romana avviando intense opere di colonizzazione nelle highlands. Sotto Antonino inizieranno grandi viaggi commerciali nelle terre scandinave e in India ed inoltre partendo dalla Caledonia si avviano i primi viaggi esplorativi nell'Atlantico.

Davide Cornelli

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Che ne dite? I consigli sono sempre benaccetti, per inviarmeli scrivete a questo indirizzo. Grazie per la pazienza dimostrata nel leggermi.

Un antoniniano di Probo, di proprietà dell'amico Sandro Degiani

Un antoniniano di Probo, di proprietà dell'amico Sandro Degiani

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Ed ora, la proposta di Iperimpero Romano di Iacopo:

Non ho mai avuto simpatia per le ucronia che si concludono con la creazione di un unico enorme impero, o con la nascita di una nazione "predestinata". Oltre a voler evitare ogni tipo di razzismo, anche nella fantasia, sono più attratto da storie che si mantengono equilibrate, verosimili e ricche di colpi di scena. Per questo ho cercato un POD che mi permettesse di mostrare come un impero, per quanto costruito su solidissime basi, non possa essere iper- oltre un certo, breve, lasso di tempo.

Ho scelto il POD più "potente" che potessi trovare: ad Alessandria, grazie al genio di Archimede, alla tradizione ellenistica ed al mecenatismo tolemaico, nasce una vera scuola di alta ingegneria, che sviluppa applicazioni pratiche della macchina a vapore. All'inizio pensavo di far si che fosse Erone il Vecchio a sviluppare queste tecnologie, ma ho dovuto ricredermi: Erone opera in ambito già romano, e non voglio un'ucronia SteamRome, non so se mi spiego. Voglio qualcosa di nuovo. Dunque ripiego sul grande Archimede, che sarà un inventore ancora più geniale (e naturalmente longevo), mentre Erone sarà il formalizzatore della teoria: Archimede corrisponderà a Watt, Erone a Maxwell.

POD: Nel 215 Tolomeo IV Filopatore, per risollevare un po' il prestigio della sua dinastia, messo in crisi dalla Quarta Guerra Siriaca contro il grande Antioco III, stanzia una grande quantità di fondi per chiamare a corte Archimede. Il grande matematico, poco incline al ruolo di ingegnere bellico che gli era stato affidato da Gerone II di Siracusa, accetta di buon grado. La Guerra Punica procede come nella nostra TL, tranne che Siracusa cadrà più in fretta, ma per l'Egitto cambia molto.

215-205: Archimede lavora ad Alessandria. Perfeziona le macchine a vapore rudimentali che già avevano fatto la loro prima apparizione. Crea un orologio ad acqua preciso al minuto. Progetta un impianto automatizzato per la costruzione di ruote dentate. Costruisce uan seminatrice meccancia (tipo quella di Jethro Tull). Crea una nave anche più grande della siracusia, e vi applica un motore a vapore. Perfeziona i sistemi di calcolo meccanico e crea una macchina in grado di calcolare la quadratura della parabola, ma fallisce nella progettazione di una calcolatrice diofantea. Verso la fine del periodo Alessandrino, si dedica allo studio delle proprietà cinetiche dei materiali, per creare meccanismi non inficiati dalla deformazione delle ruote dentate dovuta al calore, e soprattutto all'impiego di specchi per migliorare l'efficienza delle macchine a vapore, svincolando le navi automatiche dalla necessità di continui rifornimenti.

208: Tolomeo IV impiega le invenzioni di Archimede per annientare il regno di Tebaide. tre anni dopo grande fisico, ripugnato, si ritira a vita privata nel deserto, e giura di dedicarsi alla sola matematica astratta ed alla lettura delle opere di Platone.

204: Inizia la creazione di un'imponente flotta automatica, nonché la rimodernizzazione delle due ammiraglie, la Alessandria e la Tolomea, delle quali la seconda sarà dotata di propulsione a specchi.

203: alleanza fra Filippo V e Antioco III si alleano in funzione anti-egiziana. Tolomeo V, succeduto al padre l'anno precedente a soli cinque anni di età, non può certamente guidare una riscossa, quindi i tolomei abbandonano le loro colonie nell'Ellade.

202: Battaglia di Zama, fine della Seconda Guerra Punica.

201: Rodi e Pergamo chiedono aiuto a Roma, che interviene contro Siria e Macedonia.

197: Filippo V è sconfitto dalle legioni romane, e deve abbandonare ogni pretesa egemonica.

194: Archimede riemerge dal deserto e consegna a Eratostene e Aristofane di Bisanzio la sua opera Sulle Curve: affronta problemi di geometria differenziale, analizza tredici tipi diversi di curve, quattro spirali, interazione fra curve e rette (trigonometria). Definisce con chiarezza l'integrazione e altri operatori matematici, abbozza un sistema di co-misurazione cartesiano e sembra intuire alcune proprietà del calcolo infinitesimale. Archimede muore negli anni successivi, solo nel deserto.

189: Zenodoro Eidografo è preferito a Apollonio come Bibliotecario: inizia uno studio approfondito dei testi matematici di Archimede.

190: i romani varcano l'Ellesponto e sconfiggono Antioco III a Magnesia: Antioco viene a pace due anni dopo, ed inizia la decadenza inarrestabile della dinastia Seleucide.

182: Morte di Annibale. La Flotta Nera Tolemaica è completata.

180: Muore Tolomeo V, gli succede il figlio Tolomeo VI Nicatore. I consiglieri del nuovo re decidono di dimostrare immediatamente l'efficienza della Flotta Nera, che interviene in uno scontro fra Rodiesi e pirati del Regno di Tylis, dimostrando rapidità d'intervento e potenza in battaglia.

175: Antioco IV Epifane invade l'Egitto, ma è sconfitto dalle armate tolemaiche tecnologicamente superiori. La sua flottta è annientata presso Cipro, e il Seleucide deve arrendersi alla superiorità del nemico.

171: i romani intervengono in Macedonia

170: fine della Guerra siriaca: i seleucidi sono confinati enlla siria del nord, vengono creati tre stati cuscinetto: il regno dei Maccabei, il regno dei Nabatei ed il regno arabo di damasco. Con un'operazione rapidissima la flotta egiziana si spsota quindi nell'ellade, dove sconfigge tre volte le navi romane.

169: pace tra Roma ed Egitto: la Macedonia diventa cliente del regno tolemaico, che torna ad estendersi nell'Ellade.

165-150: diffusione in Egitto di tecniche automatiche per l'agricoltura. la produzione agricola quintuplica. Scuola di Cibernetica alla Biblioteca.

155: inizio della Guerra Asiana: Pergamo, Siria e Roma alleate contro Egitto, Cartagine e Partia.

145: Battaglia di Antiochia: definitiva vittoria Tolemaica sui Seleucidi. Tolomeo VI muore per le ferite riportate, ma fa in tempo ad assistere alal definitiva restaurazione del suo impero.

143: Battaglia di Siracusa fra Cartaginesi-Tolemaici e Romani: la prodezza e la disciplina dei latini non bastano a sopraffare la superiore tecologia e l'esperienza dei loro nemici. Cartagine diventa un regno cliente dell'Egitto, e Roma si salva dal sacco solo per le durissime lotte per la successione al Nicatore.

145-135: Guerra Tolemaica, vari rami della dinastia si contendono il Trono del Sole. Ne uscirà vittorioso Tolomeo VIII Evergete.

135-100: Massima fioritura dell'Egitto neotolemaico: l'Ellade è sottomessa, così come le regioni del Ponto Eusino. l'Asia non da problemi: Armenia e Ponto sono ridotte a due nazioni clientelari, mentre la Siria Seleucide è mano a mano annessa all'impero. I Parti sono separati dall'impero da una buona barriera di stati cuscinetto. Cartagine e Pergamo sono annesse. Le tecniche agricole si diffondono in tutta l'Asia ellenistica, causando rapidi mutamenti sociali: gli schiavi sono sostituiti da una classe sempre più efficiente di tecnici, detti Eleuteri, per via del fatto che quasi sempre sono schiavi liberati.
La ricerca di nuove fonti di materiali, essenzialmente ferro e carbone, porta alla colonizzaizone della Britannia ed allo sfruttamento delle risorse dei Balcani. Fioriscono la cibernetica, la fisica, la logica e l'arte bellica, mentre decadono filologia e scienze umane. Pergamo rimane un centro culturale, specializzato nella racoclta dit esti antichi, mentre Alessandria è più vitale.

100-50: periodo di guerre civili fra i rami della dinasita ormai unita solo nominalmente. Malgrado al debolezza interna, Roma e la numidia sono ripetutamente sconfitte, mentre la minaccia Partica si fa sempre più vicina. verso la fine di questo periodo prende il potere Cleopatra VII Nice, che porterò l'Egitto alla sua massima potenza. L'Egitto interviene in Italia, in Gallia e nel Bosforo Taurico.

50: Matrimonio fra Cleopatra VII e il Re di Roma Cesare. Roma diviene una cliente dell'Egitto, anche se nominalmente governata dal suo Senato. Cesare conquista la Gallia per conto della moglie.

50a.C.- 25d.C:  Conclusione delle guerre civili: il nipote di Cesare, Ottaviano, sconfigge il suo parente Alessandro Elio, figlio di Cesare e Cleopatra, e ne sposa la sorella Selene, divenendo Re d'Egitto. Inizia la dinastia dei Cesarii o Cesarioni o Cesaridi.
Riforma religiosa: Ottaviano impone una religione unica, non solare ma acquea, lunare e funebre. Fusione fra Serapide-Cesare, Iside-Cleopatra e Ottaviano-Oro. Diffusione delle macchine a vapore in tutto il Mediterraneo. Perfezionamento della macchina solare, resosri necessario dal disboscamento totale di Asia e Italia.
Esplorazioni a lunghisismo raggio, presso il Baltico, il Golfo di Guinea, l'India e la Cina. L'Impero Egiziano si muove sulel acque, quindi, a parte che per Gallia e Iberia, la civiltà Neoellenica penetra solo presso le città costiere. Non così gli eserciti, che armati dei nuovi sistemi nati dalla fusione dell'ingegneria bellica romana con le fonti più innovative di energia, possono sbaragliare qaulsiasi formazione nemica. I Parti sono sconfitti ad Ecampilo, e la Mesopotamia diviene un regno cliente. I Germani sono respinti in Pannonia e così via. Masisma fioritura culturale dell'Impero: Erone formalizza le Leggi che portano il suo nome, che descrivono fenomeni ciclici uniformi dette Onde Eroniane (sinusoidi).

25d.C.-137d.C.: Dinastia Cesaride. Le tecnologie cibernetiche si diffondono oltre i confini dell'impero, in Mesopotamia, nello stato Indo Greco. Periodo coloniale dell'impero: colonie nel golfo di Aden, nel golfo persico, in India, Indonesia, Australia. Circumnavigazione dell'Africa, colonie sparse un po' ovunque. Diffusione del dominio imperiale in Sarmatia, dove, navigando i fiumi, i greci riescono a collegare le città dell'interno ai bacini acquei che sono la via di comunicazione principale. Carri a vapore sostituiscono i cavalli per alcune tribù nomadi, che trovano la lor collocazione come braccio armato dell'impero nelle sterminate pianure asiatiche. A livello etnico l'impero è composto da tre popolazioni dominanti, cioè gli Elleni, i Copti e i Romani, governate da un'elite elleno-romana. Nelle colonie l'elemento copto è meno forte.
Grandi opere di ingegneria civile: un canale unisce Mar Rosso e Mediterraneo, canale di Crimea, Un canale, nelle pianure sarmatiche, unisce il Volga al Don permettendo alle flotte imperiale l'accesso al Mar Caspio. Canalizzazione automatizzata delle acque del Nilo e trasformazione del Delta in una pianura allagabile con una serie di dighe e chiuse.
In India gli Indo-Greci si impongono, grazie alle nuove tecnologie, contro i Maurya, prendendone il posto.

137-200: Completa assimilazione commerciale del bacino mediterraneo e del medio oriente all'egemonia imperiale. Creazione del sistema a tre ordini, metropoli, metoikia e eparchia, sovrapposto al triplice controllo agricolo, commerciale e militare, imposto dalla superiore produttività, dalla tecnologia a vapore e solare per gli spostamenti e dai nuovi armamenti, sotot la tutela di Serapide-Zeus, Iside-Thea e Orapollo. Anche se molti territori rimangono formalemtne indipendenti, Alessandira è il centro economico del mondo, il greco è la lingua franca dall'atlantico allos tretto di malacca. Nel secolo seguente lo sviluppo tecnologico raggiunge un nuovo vertice, l'energia elettrica viene imbrigliata ed usata per ottenere idrogeno dall'acqua: dirigibilie palloni areostatici sono aggiunti aller siorse dell'impero, e le città-stato dello Jaxartes e del bacino del tarim sono ridotte ad eparchie. Turchi e Kushan, non potendo calare in asia centrale, si sfogano contro l'impero Han, causandone la fine prematura. Massicce migrazione di cinesi verso sud, proprio in bocca ai mercanti elleni.

200-285: fioriscono le eparchie: le cittadelle fortificate, centro della dominazione imepriale, divengono i centri propulsori di uno sviluppo decentrato. L'uso di macchinari si estende fuori dall'amministrazione e dall'esercito imperiali. Alessandria raggiunge il milione di abitanti. L'africa è pesantemente ellenizzata, come anche il s-e asiatico. età buia della civiltà cinese, regni sino-unni e sino-turchi nel nord e sino-tocari e sino-protoqiang nell'ovest del Regno di Mezzo. In ogni città del mondo, i governatori sono elleni o eleuteri. Scoperta di America (Atlantide) e Australia (Megaleuteria). Invenzione della stampa a caratteri mobili.

A questo punto lo stato dell'Impero sarà il seguente:

Tecnologia: vittoriana, con l'esclusione delle armi da fuoco che sono sostituite dagli specchi di Archimede e dalle catapulte a vapore. La tecnologia aerostatica è leggermente più sviluppata, mentre quella dei treni non ha ancora incontrato il poderoso investimento in infrastuttrure necessario a diffondere la rete d strade ferrate in tutto il mondo. Gli spostamenti avvengono preferibilmente via mare o fiume, e dove questo non è possibile, con strade di fabbricazione romana.

Filosofia e Religione: il culto ufficiale prevede l'adorazione di un dio ed una dea multiformi, simile dunque all'induismo tantrico e all'athayoga. In generale si da grande rilievo a Iside-Thea come matrice del mondo e dell'energia che lo muove. Nei paesi assoggettati si procede ad assimilazione, ed in generale si cerca di ridurre il peso dei culti militareschi: il culto misterico di Mitra è sostituito dal neorfismo di ispirazione neoplatonica. Plotino filosofo di corte. Si diffonde il cristianesimo.

Amministrazione: l'imperatore ha un ruolo poco più che simbolico. Lo stato è amministrato da una casta di eleuteroi tecnocrati cooptati fra coloro che fanno carriera nella pubblica amministrazione e nell'esercito della Metropoli. Questo corpo è in relazione con i mercanti delle rotte oceaniche e con i soldati, che ne costituiscono le emanazioni ma anche le radici nel territorio.

L'impero è diviso in province di tre tipi: Metropoli, Eparchie e Metoichie.
La Metropoli è il cuore dell'Impero, e comprende l'Egitto, la Celesiria, la Siria del Nord, l'Asia anteriore, la Cilicia, l'Acaia, la Sicilia e l'Italia. Qui città e campagne sono amministrate direttamente dagli eleuteroi imperiali, che possiedono la maggior parte dei mezzi di produzione. Le plebi urbane sono mantenute a spese dello stato, ma fra esse l'esercito ed i mercanti assoldano la manodopera di cui hanno bisogno, e l'impero sceglie i coloni da inviare nelle metoichie.
Le Eparchie in senso stretto sono cittadelle fortificate al centro di città che domina un territorio straniero ma alleato, indipendente ma in ultima analisi soggetto all'influenza economica e culturale dell'impero. Sia nella città in cui si trova l'eparchia sia, a maggior ragione, nella campagna, si parla la lingua locale, ma il greco in generale è compreso. L'eparchia funge da centro d'azione militare in caso di necessità, ma soprattutto di centro di diffusione della tecnologia, ospitando scuole dove gli eleuteroi istruiscono i locali sull'uso delle macchine -che essi stessi poi affitteranno, con guadagni marginali enormi. L'eparca, in comunione con il governo centrale, stabilisce che tipo di tecnologia fornire ai locali e che tipo di merci acquistare da loro, cosicché non solo le eparchie forniscano materie prime all'Impero, ma ne dipendano anche per l'approvvigionamento di altre materie. Dato ciò è chiaro che mano a mano che passa il tempo, l'eparchia si trasforma nel governo ufficiale della città.
Le Metoichia sono invece vere e proprie colonie di popolamento, che hanno la dupplice funzione di dare una valvola di sfogo alla popolazione della Metropoli e di stabilire steste di ponte verso punti di interesse strategico o economico. I coloni sono copti, elleni o romani -e solo copti elleni o romani. Ogni metorichia è libera di stringere relazioni ed accordi di vario genere con le eventuali popolazioni locali, ma l'indipendenza delle colonie non è mai troppa, vista l'impossibilità per esse di costruire i grandi vascelli necessari al commercio a lungo raggio. Un'altra limitazione è che le Metorichie sono per lo più solo città singole, e piuttosto che ingrandire una metoichia già esistente, si preferisce fondarne una nuova.

Eparchie d'Europa (e regioni che ne dipendono)
Mantova (Insubria)
Lugdonon (Gallia)
Treviri (Belgica)
Eborakon (Britannia)
Cartagine (Africa)
Vindobona (Norico & Pannonia)
Sigindonon (Balcani occ.)
Tylis
Alba (Dacia e valle del Tisza)
Tanais
(altre due nel bassopiano sarmatico)
(Uzgorod)

Eparchie d'Asia
(una o più in ogni regno ellenistico del medio oriente e dell'asia minore)
(Astrakhan)
Rhagai(Teheran)
(15 nel golfo persico e nel fars)
Aden, Yemen, Oman
(3 lungo il Nilo Azzuro)
(8 città dell'indo)
(30 nel Deccan)
(5 in Arachosia, Battriana, Sogdiana)
(7 sullo Jaxarte)
(11 nel s/e asiatico)
(22 in Transoxiana e nel bacino del Tarim, unica indipendente Hotan)

Metoichie
Massilia
Cartagena
Tyras-Olbia-Chersoneson
Parision
Londinion
Nairobi
Socotra
Zanzibar (Melanonesso)
Capo di Buona Speranza (Capo di Eratostene)
Capo Verde (Cloronesia)
Golfo di Guinea (Nilo australe)
Goa bombay Ceylon
Nicobare (Nicosia d'Oriente)
Stretto di Malacca
Sumatra
Borneo Meridionale

Bene. Ora abbiamo un iperimpero che più iper non si può. Stabile, potente, diffuso ma con ancora molto spazio d'espansione. Come lo facciamo cadere? Per suggerirmelo, scrivetemi a questo indirizzo.

Iacopo

Le vie romane come la Metropolitana di Londra! Clic per ingrandire

Le vie romane come la Metropolitana di Londra! Clic per ingrandire (da questo sito)

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C'è anche una terza proposta, di Caio Duilio Simone:

Sono passati più di 800 anni dalla fondazione dell'Urbe, dopo la monarchia, la repubblica e l'impero. Roma raggiunge l'apogeo militare ed economico, le casse imperiali sono traboccanti d'oro, le frontiere dell'Impero vanno dall'Atlantico al Mar Caspio.

Nel 138 sale al trono imperiale Antonino Pio. I primi anni del suo regno sono segnati da relativa calma, ma nel 145 qualcosa cambia. Antonino decide di investire metà delle ricchezze imperiali nello sviluppo agricolo, nella penisola italiana si inizia una gigantesca opera di bonifica delle zone paludose, nelle province di Grecia e della penisola iberica viene incentivato la coltivazione degli uliveti e dei vigneti. In soli 10 anni la produzione agricola dell'impero aumenta del 100 %. Si ordina la costruzione di nuove città nelle province orientali in cui si andranno ad insediare coloni italici.

Nel frattempo l'imperatore non ha trascurato la colonna portante dell'impero: l'esercito. In questi 10 anni di relativa pace, Antonino ha reclutato nuovi legionari oltre che in italia, anche in province ormai romanizzate da anni come la Galla e la Spagna. L'esercito arriva a 100 legioni ovvero ben 500.000 uomini, l'addestramento viene rimodernato e si sviluppano nuovi mezzi da guerra. Antonino sa bene che 100 legioni non possono stare a lungo ferme, quindi nel 148 inizia una spedizione militare verso la Germania ed ancora più a est. Lui stesso si mette alla testa di 30 legioni per attaccare i germani.

L'esercito si divide in due parti 15 legioni attaccano da sud oltrepassando il Danubio mentre altre 15 attaccano dal Reno. Le tribù barbare si stringono in una alleanza per fermare l'esercito romano, ma la schiacciante superiorità di uomini e mezzi romani travolge i barbari. Le legioni del sud avanzano con difficoltà nelle foreste germaniche e subiscono varie perdite per gli attacchi dei Marcomanni e degli Jutingi che con una serie di imboscate riescono ad rallentare il passo romano. Mentre le legioni del nord vengono sfidate in campo aperto.

Antonino ha l'occasione di far vedere le proprie capacità militari. L'esercito barbaro è formato da Alemanni, Burgundi, Suebi, Longobardi, Franchi e Angli, che riescono a formare un esercito di ben 150.000 uomini. L'imperatore può contare solo su 15 legioni ovvero 75 mila uomini, sono nettamnete in inferiorità numerica. Antonino confida nell'addestramento delle proprie truppe.

La battaglia ha inizio di mattino e schiera sul campo solo la fanteria mentre lascia alle spalle la cavalleria. Le truppe barbare disorganizzate e senza un unico leader si gettano all'assalto delle legioni. Gli Alemanni partono per primi ma vengono falciati dai lanci del pilum, poi seguono Suebi e Franchi. Questi attaccano il centro dello schieramento romano, mentre Angli e Longobardi il fianco sinistro.

Nel frattempo Antonino alla testa della cavalleria riesce ad aggirare il campo di battaglia e con una formidabile carica attacca la cavalleria barbara alle spalle massacrandola. Il fianco destro comincia a raggirare e circondare i barbari. Come a Canne i cartaginesi, ora i romani con una mossa a tenaglia accerchiano l'esercito barbaro. La battaglia si consuma in un giorno, le legioni ormai spiazzate dalla fatica allentano la morsa e vari gruppi di soldati barbari si danno alla fuga ma vengono falciati dalla cavalleria romana che non lascia scampo. I romani conseguono una vittoria schiacciante, uccidono 70.000 barbari e ne fanno prigionieri altri 30.000. I romani perdono 10000 uomini.

Antonino fa stanziare 5 legioni nei territori appena conquistati e con la restante parte va in aiuto del corpo di spedizione del sud. In solo 12 anni riesce a piegare tutta la Germania spingendosi sino nei Balcani e in Sarmazia. Antonino da questa grande campagna militare ricava molto oro e argento che riempiono di nuovo le casse imperiali. L'imperatore ha il tempo di ricevere il trionfo a Roma e di vedersi assegnato l'appellativo di "Germanicus", ma muore pochi mesi dopo, nel 161, lasciando come suoi eredi Marco Aurelio e Lucio Vero.

E poi?

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Bhrihskwobhloukstroy commenta in proposito:

Teniamo per buono che l'Impero si sia riunito da Costantino (compreso) in poi: questo, come ben sappiamo, è un po' il senso ultimo di tutte le ucronie (in quanto è la somma di tutte le direttrici geopolitiche europee) fino alla Prima Guerra Mondiale (inclusa) e in larga misura anche alla Seconda; aggiungiamo anche che tuttavia non si sia espanso a spese della Persia, giacché sfruttiamo come traccia per lo svolgimento dell'ucronia (particolarmente delicata, perché abbraccia 17 secoli) ciò che è realmente avvenuto. Penso che saremo tutti (o in ampia parte) d'accordo che l'espansione del Cristianesimo (Niceno-Costantinopolitano) dà un'idea affidabile dei progetti che noi chiameremmo geopolitici degli Imperi Romani dal Tardo Antico in poi. Il suggerimento che ne viene è:

1) che l'Impero Romano si sarebbe espanso verso le Isole Britanniche, la Germania, la Scandinavia e la Slavia, mentre avrebbe perso le sponde Est e Sud del Mediterraneo (e per secoli anche parte della Penisola Iberica); 
2) che intorno all'XI. secolo si sarebbe di nuovo diviso; 
3) che intorno al XV. secolo la Parte Orientale sarebbe passata sotto il controllo di una Dinastia ± persiana (cfr. il DNA dei Sultani Ottomani, tipico degli Īrāni Nordorientali)...

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Diamo ora la parola al Marziano:

Come si può sviluppare la storia mondiale ed europea in particolare, senza la Danimarca? O, per meglio dire, con la Danimarca che solo un arcipelago di isolette e isolotti minuscoli? Tale piccolo paese ha giocato ruoli importantissimi in tante vicende, non solo nordiche. Che ve nw pare?.

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Gli replica Paolo Maltagliati:

Possiamo seguire diverse linee immaginative possibili, a seconda dell’ottimismo o meno sulla capacità di certi popoli di "far fronte al problema" se mi passate la frase. Certo, se siamo massimamente pessimisti, si potrebbe persino pensare che molte popolazioni germaniche a noi note possano prendere una via migratoria ben differente da quella che conosciamo noi. Chi lo sa, invece di stanziarsi nella zona tra Weser ed Elba, preferiscono stanziarsi tra Elba stessa e Vistola, alterando non di poco il corso della storia. Con tale presupposto, nel II e III secolo l’elemento celtico potrebbe ancora essere predominante nell’attuale Boemia o tra Reno e Weser, con certo delle pesanti conseguenze da un punto di vista etnico, linguistico e politico, anche ammettendo la medesima incapacità dei romani di fare dell’Elba il proprio confine, ripiegando sul Reno. I romani potrebbero conoscere più o meno direttamente i germani soltanto nel quarto secolo!

Tralasciando le vicende politiche dell’occidente, tale situazione andrebbe anche a modificare in maniera piuttosto netta anche l’evoluzione dei popoli slavi. Non sappiamo quanto possa esserci slavizzazione dell’elemento germanico o piuttosto germanizzazione dell’elemento slavo, ma l’assetto etno-linguistico ne uscirebbe decisamente sconvolto e completamente diverso da quello che noi conosciamo.

Tutto questo, ripeto, se siamo massimamente pessimisti. Se invece siamo massimamente ottimisti e consideriamo invariato il percorso migratorio delle popolazioni germaniche durante l’età del bronzo e del ferro, le divergenze potrebbero iniziare a farsi rilevanti a partire dall’VIII secolo, ma, in fondo, meno di quanto potremmo pensare. Alla fine, gli angli prima e i danesi poi ci sarebbero stati ugualmente; solo, avrebbero occupato aree di partenza (per i danesi a dire il vero neanche, dato che erano prevalentemente stanziati in Scania) diverse. Anzi, magari il loro regno sarebbe stato centrato più sul continente, all’altezza della Pomerania, forse con maggiori difficoltà di penetrazione del cristianesimo in Polonia e nei paesi baltici.

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Diamo spazio a quanto ci ha suggerito Generalissimus:

Come si dice in questo articolo, secondo un quesito presente nei test INVALSI della quinta elementare per l'anno scolastico 2017/18, Antonio e Cleopatra sarebbero stati sconfitti nella Battaglia di Anzio.
Possibile che siano riusciti a invadere il sud e il centro Italia? A questo punto, inoltre, questa sconfitta si sarebbe potuta rivelare anche non fatale per i due...

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MorteBianca gli replica:

E invece in caso di vittoria? Avremmo una sorta di Monarchia Duale Roma-Alessandria, in cui l'Egitto controlla Palestina, Libia, Tunisia, Sicilia e qualcosina dell'Italia del Sud? Se sono venuti fino al centro Italia...

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E Dario Carcano aggiunge:

Vittoria di Antonio e Cleopatra ad Azio (senza n), Augusto e Agrippa riparano in Italia, inseguiti dai rivali, che sbarcati in Puglia con i propri eserciti riescono ad arrivare alle porte di Roma, per poi essere sconfitti ad Anzio da un nuovo esercito radunato da Augusto e comandato da Agrippa.

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Generalissimus porta il tutto alle estreme conseguenze:

Altra ipotesi sempre più fuori di testa: gli Antonio e Cleopatra in questione sono Cleopatra XVII e il di lei consorte Antonio, sconfitti nello Sbarco di Anzio del 1943 dall'Impero Romano schieratosi con l'Asse.

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Ed Enrica S. gli ribatte:

E se invece l'Impero Romano si fosse schierato con gli Alleati? Arriveremmo così allo scenario prospettato dall'illustrazione sottostante...

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Vi è anche l'idea di Yoccio Liberanome:

Gneo Giulio Agricola, celebre condottiero romano sotto il principato di Domiziano aveva quasi conquistato tutta la Britannia e probabilmente era anche stato in Irlanda. Ma la gelosia dell'imperatore lo fecero richiamare a Roma per la sua grande popolarità, e il confine non cambiò. Agricola venne poi probabilmente avvelenato dall'Imperatore stesso.
E se Agricola cercasse davvero di diventare imperatore? 
Magari quando viene richiamato a Roma non esegue subito l'ordine perché sta ultimando la campagna, così Domiziano decide di uccidere subito. Scampato all'attentato Agricola si ribella, e dopo una veloce guerra civile diventa imperatore. Se fu davvero come lo descriveva Tacito ed era un uomo esemplari potrà tentare portare l'impero verso nuove vette, e conquistare definitivamente Britannia e Irlanda, ridando slancio all'espansione territoriale di Roma, le isole negli anni a seguire saranno il serbatoio di uomini per le campagne contro i germani.

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Michal I commenta:

E magari si potrebbe arrivare, circa tre decadi dopo, allo stabilimento del confine sul fiume Elba, storico obbiettivo romano, riducendo così la lunghezza del confine ed aumentando le possibilità di respingere future invasioni (se ci saranno...)

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Pure Perchè No? dice la sua:

E se Agricola diventa imperatore, forse anche Tacito finirebbe per diventarlo; chissà se in tal caso scriverebbe la storia romana in versione pro-senatoriale. A proposito, potremmo chiamare la sua dinastia "narbonese", visto che sia Agricola che Tacito sono di famiglie romane provenienti da questa provincia...

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Generalissimus poi ha tradotto per noi queste ucronie:

E se i Romani avessero scoperto l'America?

L’anno è il 200 d. C., da un lato dell’Atlantico c’è uno degli imperi più grandi di sempre, con una popolazione di 85 milioni di abitanti, enormi città, lunghi confini protetti da uno degli eserciti migliori di sempre e livelli di prosperità e standard di vita e civiltà mai più visti in occidente per mille e in alcuni casi quasi duemila anni.
Questo è l’Impero Romano.
Dall’altro lato dell’Atlantico ci sono due enormi continenti.
In mezzo ai due continenti e tra le montagne del sud ci sono civiltà avanzate ma costruite su parametri completamente diversi da quelle che abbiamo visto dall’altro lato dell’Atlantico, non avevano il ferro, i cavalli o la ruota.
Intorno a questi imperi ci sono centinaia di chilometri di cacciatori-raccoglitori e popoli agricoli primitivi.
I due lati dell’Atlantico non avevano idea che l’altro esistesse, continuarono le loro vite pienamente e completamente senza sapere che l’altro esistesse, ma se lo facessero? E se i Romani scoprissero l’America? A dire il vero potrebbero averlo fatto, a sfatare tutto quello che ho detto prima ci sono le prove che nel nostro mondo i Romani raggiunsero l’America.
Nel nostro mondo una delle prove più interessanti viene dalla baia di Rio de Janeiro, in Brasile, in quella che chiamano Baia delle Giare, che a quanto pare conterrebbe innumerevoli anfore o giare di vino.
Un esperto del campo ha affermato che le giare sembravano provenire dal Marocco del III secolo, all’epoca una provincia dell’Impero Romano, ma potrebbero venire dalla Spagna o dal Portogallo del XVI o XVII secolo, perciò nessuno è completamente sicuro della loro provenienza.
C’è un’affascinante teoria della cospirazione che afferma che il governo brasiliano sta cercando di coprire tutto, e vi raccomando di darci un'occhiata almeno per divertirvi, anche se non siete appassionati di questo genere di cose.
Un’altra prova viene dal Messico, un po’ ad est di Città del Messico, dove è stata ritrovata una testa scolpita risalente all’epoca precolombiana che è di aspetto piuttosto greco o romano, ma onestamente l’autenticità di entrambi questi artefatti non conta per questa ucronia, e il POD di questo video non ha a che fare con essi.
Francamente per questo video non conta neanche se i Romani abbiano scoperto l’America o meno, perché anche se l’avessero fatto non hanno avuto alcun impatto.
Ma se lo avessero fatto? Incappiamo in un paio di problemi con questa TL, il più importante è che i Romani non erano un vero popolo di navigatori.
I Romani lasciavano raramente il Mediterraneo e le sue coste, non scoprirono molto, anche se, nota a margine divertente, furono i primi a scoprire la sorgente del Nilo in Africa centrale.
Le galee in stile romano non erano progettate per l’Atlantico, in quel campo i Vichinghi furono migliori.
Nella lista di popoli che avrebbero potuto attraversare l’Atlantico prima di Colombo, onestamente i Romani sono piuttosto in basso nella classifica.
I Fenici, con la loro cultura marinara veramente tosta avrebbero avuto molte più possibilità.
A discapito di tutto, i Romani avrebbero comunque potuto farcela.
I Romani avevano alcune colonie navali, come parti dello Yemen, la Britannia e perfino una colonia nelle Canarie.
Thor Heyerdahl navigò con una zattera di canne dal Marocco al Venezuela, il che significa che le galee romane avrebbero potuto farcela, i Fenici circumnavigarono l’Africa nel 600 a. C. con una tecnologia simile a quella dei Romani.
Capisco che questa TL non è la più probabile, ma è plausibile, perciò perché non darci uno sguardo per divertimento? Questa TL è incredibile e ha bisogno di molte premesse, perciò diciamo che i Romani scoprono l’America.
Usando quale rotta però? La rotta settentrionale attraverso la Groenlandia e l’Islanda che presero i Vichinghi avrebbe completamente fatto a pezzi le galee romane usate nel Mediterraneo, perciò dovranno prendere una rotta meridionale.
Usando le Canarie come punto di partenza avrebbero costeggiato le rive sahariane dell’Africa, da lì avrebbero seguito la Corrente Equatoriale Nord verso il Venezuela e i Caraibi, oppure, se avessero seguito più a lungo la corrente africana, sarebbero stati trascinati ad ovest del Brasile, se i Romani raggiungeranno Rio de Janeiro avverrà così.
In questa TL accade questo, una nave romana salpata dalle Canarie viene mandata davvero fuori rotta dai venti e raggiunge la Guyana.
I Romani sono scioccati dalla terra tropicale e strana, però navigano indietro fino al Marocco e diffondono la notizia.
L’imperatore sente la notizia e manda le sue navi ad investigare sulla nuova terra.
Ora che conosciamo il come ci serve il quando.
Per essere “precisi” con la Baia delle Giare dovrebbe avvenire nel III secolo, ma all'epoca l’Impero Romano era un disastro e non sarebbe successo nulla, dato che l’impero era entrato in un secolo di guerra civile, perciò anticipiamo tutto di un secolo e i Romani raggiungono il Sudamerica nel II secolo, intorno al 100 d. C., quando l’impero era al suo massimo sotto il regno di Adriano.
Siccome i Romani sbarcheranno nei pressi della praticamente inabitabile Amazzonia, essi potranno in seguito decidere di andare a nord o a sud per trovare una terra da colonizzare.
Diciamo che alla fine fanno entrambe le cose, ma per essere “precisi” diciamo che si avviano a sud verso il Brasile e Rio de Janeiro, seguiti qualche decennio dopo da una spedizione diversa che si dirige a nord verso i Caraibi.
Il Brasile non ha molti buoni porti, e i Romani colonizzeranno Belém, nel Brasile settentrionale, che nella nostra TL fu uno dei primi insediamenti portoghesi assieme a Salvador, il Pernambuco e Rio de Janeiro.
I Romani si insedieranno nelle aree attorno a questi centri costieri, un po’ come fecero i primi coloni portoghesi nella nostra TL.
La potenza delle forze armate romane implica che gli agricoltori nativi, principalmente primitivi, non riusciranno a sconfiggerle.
Nel frattempo altri Romani andranno a nord e creeranno degli empori nei Caraibi, probabilmente a Cuba, a causa della sua posizione centrale, e su diverse altre isole.
A questo punto la principale concentrazione romana sarà sul Brasile più grande e scoperto prima, perciò all’inizio la presenza romana qui sarà composta da alcuni emissari e commercianti.
A causa della distanza le colonie saranno indipendenti in tutto tranne che nel nome, e isolate da Roma.
I coloni rimarranno fedeli a Roma, dato che sarà la loro patria, li rifornirà di nuovi immigrati e onestamente sarà troppo lontana per fare qualsiasi cosa di abbastanza tirannico da non essere più la benvenuta.
Nei successivi cento anni la colonia crescerà e riceverà un’enorme spinta durante la Crisi del III Secolo, che ho menzionato prima come un secolo di pura anarchia e violenza nel quale l’Impero Romano venne piagato da guerra civile, invasioni barbariche, cambiamenti climatici e malattie.
Alcune stime affermano che un terzo di tutta la popolazione dell’impero morì a causa di questi traumi.
Questa sarà una situazione simile alla Guerra Civile Inglese, alle Guerre Napoleoniche e alle attuali violenze tra gang di narcotrafficanti in Messico e America centrale, che fecero sì che grandi quantità di persone andassero in America per sfuggire agli orrori nella propria patria.
Questo sarebbe il grande stimolo per la popolazione delle colonie brasiliane.
Un’altra migrazione arriverà con la conversione dell’impero al Cristianesimo, c’erano molti pagani nell’impero che sarebbero stati felici di fuggire in America e avere la possibilità di adorare i loro dei in pace, in maniera simile a come i Quaccheri, i Cattolici e i Puritani fuggirono in America nel XVII secolo per ottenere la libertà religiosa.
I pagani fonderanno almeno una colonia in America, forse in Argentina, nei pressi di Buenos Aires, perciò in questa TL il paganesimo Greco-Romano sopravvivrà in America e non in Europa.
Le migrazioni continueranno anche in seguito, il modello economico che venne fuori dalla Crisi del III Secolo fu, usando le parole più adatte, costruttivo e oppressivo.
Gran parte degli artigiani erano sotto contratto dello stato ed erano costretti a raggiungere quote quasi da schiavo, e dopo che un terzo della popolazione era rimasta uccisa i proprietari terrieri possedevano come schiavi la maggior parte della popolazione agricola sulle loro terre, incapace di andarsene.
Molti lavori come il burocrate, il soldato o il marinaio delle navi che portavano il grano a Costantinopoli e Roma, e molti tipi di schiavitù, erano praticati in maniera ereditaria nelle rispettive città di appartenenza, e queste condizioni oppressive faranno nascere il desiderio di andare in America come successo centinaia di anni dopo.
La gente semplice fuggirà la sua condizione per andare in America, che avrà un disperato bisogno di persone, e chiuderà un occhio su tutte queste fughe illegali.
Gran parte dei coloni verrà dal Marocco e dall’Algeria, che è da dove verranno le navi che vanno in America, dalla vicina Spagna e dalla Gallia, che erano le provincie più popolate dell’impero.
Nel IV e nel V secolo il Brasile e la regione del Río de la Plata in Argentina saranno vere e proprie società urbane con arte, tecnologia ecc., con milioni di abitanti.
La colonia in Brasile farà sì a sua volta che arrivino uomini negli empori di Cuba, che si uniranno a quelli che arrivano direttamente dall’Impero Romano.
I nativi erano notevolmente pacifici, il che significa che verranno uccisi o ridotti in schiavitù dai Romani, un po’ come fecero in seguito gli Spagnoli.
I Caraibi diventeranno una provincia dell’Impero Romano.
Nella parte finale dell’Impero Romano l’Europa venne afflitta da malattie come il vaiolo e la malaria, che in seguito arriveranno in America, cosa che risulterà in una moria delle tribù native come quella che avvenne in seguito nella storia.
Questo renderà disponibili molti territori alla colonizzazione romana.
Senza aver avuto un contatto con l’Africa tropicale, gran parte dell’America tropicale non sarà inabitabile per gli Europei.
Nella nostra TL il commercio degli schiavi africani introdusse malattie come la febbre gialla e la malaria tropicale, che resero i tropici americani veramente sgradevoli sia per i nativi che per gli Europei, cosa che risultò nella continuazione della tratta degli schiavi africani, dato che gli Africani erano gli unici che riuscivano a sopravvivere alle loro malattie.
In questa TL ciò non accadrà che molto più tardi, quando i Romani avranno già colonizzato pesantemente aree come il Brasile e Cuba, e questo vuol dire che il commercio degli schiavi africani non ci sarà mai in questa TL.
Inoltre i Romani non coltiveranno cash crop che hanno bisogno di lavoro intensivo come lo zucchero, ma colture alimentari come il grano, e alleveranno bestiame, perché il commercio con l’Europa sarà piuttosto fiacco.
Tendiamo a considerare l’Amazzonia una giungla desolata infinita e inabitabile, ma non fu sempre così, in realtà c’erano civiltà avanzate nelle profondità dell’Amazzonia, queste però vennero spazzate via da una combinazione delle malattie africane ed europee di cui ho parlato prima che resero le giungle inabitabili, ma anche dallo schiavismo e dai genocidi europei.
Quando però si paleseranno i Romani queste avranno appena preso il via, perciò entreranno in conflitto con i Romani in Brasile, e questo onestamente risulterà in una guerra davvero tremenda, con i Romani che combatteranno e invaderanno l’Amazzonia e probabilmente perderanno.
Pensate a come i Romani vennero sconfitti in Germania, dove c’erano foreste più rade e più piccole dell’Amazzonia, comunque sia, Turtledove, devi assolutamente approfittarne, questo deve diventare un libro! Quando in Europa l’Impero Romano cadrà, le colonie in America continueranno ad esistere.
In realtà, dato che l’impero cadde in un’orgia di violenza e morte, molti fuggiranno nelle colonie per salvarsi.
Le colonie saranno semplicemente così lontane che dichiareranno l’indipendenza, che nei fatti è sempre stata concreta, e in realtà potrebbero eleggere un proprio imperatore in America.
C’è un interessante concetto antropologico secondo il quale le colonie tendono a diventare reliquie della cultura che le ha generate.
Per esempio, l’accento americano è probabilmente parente di un accento inglese arcaico del XVII secolo, Shakespeare probabilmente parlava come un uomo del sud.
Lo Spagnolo dell’America Latina contiene molte forme grammaticali e parole arcaiche che nello Spagnolo europeo sono cadute in disuso.
La comunità cinese in Malesia viene considerata più cinese della Cina stessa.
Questo è quello che avverrebbe in questa TL, con le colonie romane americane che rimarranno più romane dell’Europa, che diventerà gradualmente francese, spagnola o italiana.
Le colonie continueranno a parlare una lingua molto più vicina al Latino e continueranno a costruire edifici in stile romano, mentre in Europa lo stile Gotico prenderà il sopravvento.
Questo verrà dimostrato anche dal fatto che almeno una parte delle colonie continuerà ad adorare i vecchi dei romani.
Le colonie romane avranno ovviamente molti effetti sulle comunità native circostanti: tramite il commercio e la guerra i nativi impareranno i segreti del ferro e dei cavalli e li rivolgeranno contro i Romani.
Oltre le montagne costiere del Brasile c’è la prateria stepposa del sertão, che potrebbe sostenere tribù di cavalieri nomadi.
Un processo simile avverrebbe nelle praterie della pampa, in Argentina, cosa che è accaduta nella nostra TL.
Entrambi questi territori sosterrebbero tribù di cavalieri nomadi simili ai Mongoli.
Queste tribù impediranno l’espansione romana in Argentina e nel cuore del Brasile, i Romani si fermerebbero sulle montagne costiere del Brasile.
Il sertão subisce gravi siccità periodiche che risulteranno in un ciclo continuo di tribù a cavallo che si riversano nei regni romani, aspettatevi un Gengis Khan guaraní che fa sfracelli periodici e uccide milioni di Romani sudamericani.
Ferro e cavalli si diffonderanno nei principali centri della civiltà, le Ande e il Messico.
Nel Messico centrale c’era la civiltà di Teotihuacan e nello Yucatán le città-stato maya.
Il Perù era un caos di tante piccole culture, ma la Bolivia aveva l’enorme civiltà dell’Impero Tiwanaku, con nuove tecnologie come queste diventerebbe più potente delle società locali.
Il ferro e i cavalli renderebbero queste civiltà molto più potenti, e le metterebbero in parità tecnologica con le civiltà dell’Eurasia.
Questo creerebbe una rivoluzione nella cultura degli imperi, aspettatevi che le società si espandano verso l’esterno grazie alle migliori comunicazioni.
Per esempio Teotihuacan sottometterà le città-stato maya e attaccherà i Romani a Cuba, oppure l’Impero Tiwanaku conquisterà parte del Perù e attaccherà il Paraguay.
L’America avrà un aspetto diverso, i Romani a Cuba commerceranno con la Florida e gli Stati Uniti meridionali.
Questo risulterà nella diffusione della tecnologia in queste regioni.
La Cultura Caddo e la Cultura del Mississippi erano appena nate nell’interno del sud, con l’introduzione della nuova tecnologia partirebbero avvantaggiate per diventare due grandi civiltà.
Entreranno in conflitto con i regni delle foreste più a nord e con le tribù delle Grandi Pianure, che con il ferro e i cavalli diventerebbero formidabili nemici come gli Unni e i Goti in Europa.
Le Americhe finiranno con l’avere i Romani in Brasile e nei Caraibi, una società indiana nel Sudamerica occidentale, i Messicani in America centrale e la Cultura del Mississippi in Nord America.
Non sarei sorpreso se gruppi di Europei settentrionali come gli Irlandesi, i crociati e soprattutto i Vichinghi, venendo a conoscenza dell’America, invadessero il nordest e aree come il New England negli anni seguenti.
Questa TL è così forte che qualcuno deve trasformarla in un gioco di strategia multiplayer.
In generale, avendo ricevuto prima la tecnologia e le malattie europee, i popoli nativi sopravvivranno e continueranno a dominare grandi regioni delle Americhe, e la conquista europea sarà incompleta.

Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi faremo scoprire l’America ad un impero che nella realtà non ne ha mai sentito parlare, l’Impero Romano.
Allora, le teorie sull’esplorazione dell’America prima di Cristoforo Colombo sono numerose, molto numerose.
È confermato che alcuni popoli come i Vichinghi hanno viaggiato verso il Nuovo Mondo molto prima della scoperta “ufficiale” di Cristoforo Colombo (notate le virgolette), ma Polinesiani, Cinesi e Maliani si succedono sulla bocca degli storici e degli archeologi come candidati alla scoperta con più o meno prove.
Per quanto riguarda l’Impero Romano è impossibile essere categorici su questa materia.
Nei pressi delle coste brasiliane, per esempio, un luogo chiamato Baia della Giare ospita colato a picco sul fondo dell’oceano un relitto con diverse anfore che avrebbero potuto contenere vino od olio d’oliva, anfore che vi ricordo erano utilizzate principalmente dai Romani… Aha!... Ma anche dagli Spagnoli più tardi nella storia.
In breve abbiamo molti elementi come questo, ma nessuno ci può permettere di provare un contatto tra l’Impero Romano e il Nuovo Mondo.
Ma niente ci permette di dire che non sia nemmeno accaduto, visto che delle ipotesi che anni fa sembravano fantasia, come un contatto tra i Polinesiani e i nativi americani del sud sono oggi prese molto molto molto sul serio alla luce delle nuove scoperte scientifiche e archeologiche.
Ma tagliamo corto, non siamo qui per parlare dei Polinesiani, bensì dei Romani, perciò, prima di far scoprire un nuovo continente all’impero più potente e avanzato della sua epoca (che non può che passarsela bene), vedremo insieme perché i Romani avrebbero e non avrebbero potuto raggiungere le Americhe.
L’Impero Romano non è mai stato un impero navale, lo sviluppo della marina militare romana è stato assai tardivo, iniziando nel 260 a. C., all’epoca della Prima Guerra Punica, che oppose Roma all’impero cartaginese.
Le navi romane erano in effetti per la maggior parte delle copie o delle ispirazioni delle navi greche, cartaginese o illiriche, che i Romani adattarono e migliorarono secondo i loro bisogni.
Più tardi, quando i Romani non ebbero più dei rivali nel Mediterraneo, la flotta servì principalmente alla sorveglianza delle coste, alla lotta contro i pirati e in battaglie contro loro stessi quando ci furono delle guerre civili.
Allora, perché vi dico questo? Ebbene è per farvi comprendere che l’Impero Romano era prima di tutto una potenza terrestre, e che non si era mai visto davvero come un impero di marinai e di esploratori.
Eppure i Romani avevano un’idea molto precisa del mondo per l’epoca, erano anche perfettamente al corrente che la Terra fosse rotonda, e avevano un’idea precisa del suo diametro grazie al greco Eratostene di Cirene, che lo aveva calcolato con un margine d’errore di 500 Km.
I Romani conoscevano perfettamente anche l’esistenza della Cina, e commerciavano regolarmente con l’India.
Avevano scoperto l’esistenza delle Canarie ad ovest dell’Africa e avevano esplorato questa con delle spedizioni che erano arrivate fino al Lago Ciad.
Allora perché questo cammino si interruppe? Perché i Romani non ebbero mai l’idea di attraversare l’Oceano Atlantico per vedere cosa c’era dall’altro lato? Tutto questo è dovuto a diversi fattori dei quali parlerò.
Prima di tutto, i Romani avrebbero potuto attraversare l’Atlantico? In teoria avevano delle navi mercantili grandi quanto o più di quelle di Cristoforo Colombo, e che effettuavano già dei lunghi viaggi commerciali, per esempio tra l’Egitto e l’India, ma d’altro canto i Romani detestavano navigare in mare aperto.
I marinai dell’epoca non amavano affatto perdere di vista la terra, e ancora meno per lunghi periodi di tempo.
Poi possiamo anche dire che con la loro leggendaria capacità d’adattamento possano apprendere rapidamente a navigare nel mezzo dell’Atlantico, se volessero, ma questo ci porta al mio secondo punto: non avevano alcun motivo di imparare a farlo.
Quando guardiamo alle ragioni che spinsero i Portoghesi e gli Spagnoli a colonizzare il Nuovo Mondo si può constatare che i Romani non avevano alcuna delle loro problematiche.
Essi avevano accesso ai commerci verso l’oriente, cosa che agli Europei del XV secolo era impedita dall’Impero Ottomano, e dunque questi dovettero cercare una nuova rotta verso occidente che portò alla scoperta dell’America.
I Romani conoscevano il diametro della Terra, ma dal loro punto di vista non c’erano altri continenti, ad ovest non c’era niente se non un gigantesco oceano, con l’Asia molto molto lontana dall’altra parte, allora perché infastidirsi a mandare delle navi a perdersi in mare quando le rotte commerciali verso l’oriente sono spalancate? Sì, i Romani erano molto terra terra.
Mentre l’Europa del XV secolo aveva tutto l’interesse a cercare dei nuovi territori da colonizzare, vista la sua popolazione in crescita, beh, i Romani avevano già tutta una serie di territori liberi nella loro sfera d’influenza che avrebbero potuto colonizzare se avessero esaurito lo spazio: in Africa, in Europa dell’est, in Germania, in Medio Oriente, ma… Non lo fecero affatto, e preferirono in gran parte solo commerciare con essi o ignorarli completamente.
Per riassumere, se lo avessero veramente voluto, i Romani avrebbero potuto.
Avrebbero dovuto investire vaste somme di denaro e diverse decine d’anni in questo progetto per raggiungere le Americhe, ma all’epoca niente li avrebbe spinti a intraprendere una spedizione simile in questo progetto completamente ipotetico, in qualsiasi periodo della storia romana ebbero cose molto più importanti da fare.
Già Cristoforo Colombo ebbe difficoltà a trovare il denaro per il suo viaggio, allora immaginiamo dal punto di vista di un imperatore romano qualcuno che arriva a chiedergli soldi per attraversare l’Oceano Atlantico senza motivo e senza sapere cosa troverà, solo per la curiosità, penso che lo avrebbe fatto crocifiggere per la sua insolenza, in breve sarebbe fottuto.
Ma adesso, cari abbonati e spettatori, chiediamoci cosa sarebbe successo se i Romani avessero scoperto dei nuovi continenti: e se l’America fosse stata scoperta da questo potente impero? Sarebbe stata colonizzata? Cosa sarebbe successo ai nativi, e quale impatto avrebbe potuto avere sulla storia del mondo? Allora, anche se proverò a rimanere il più credibile possibile, lo scenario che vedremo nel seguito del video avrebbe avuto pochissime possibilità di realizzarsi per le ragioni descritte nella prima parte, e come d’abitudine questa non è che una possibilità tra un’infinità.
La nostra ucronia sarebbe sicuramente cominciata durante un periodo in cui l’Impero Romano non sarebbe stato troppo distratto da problemi interni o esterni.
Si può immaginare che se l’America fosse stata scoperta durante l’immensa confusione delle invasioni barbariche, a pochi responsabili politici gliene sarebbe fregato qualcosa, se capite quello che voglio dire.
Fisseremo dunque la scoperta romana dell’America durante il periodo detto della Pax Romana, un periodo di pace relativa durato circa dal 29 a. C. fino al 180 d. C., all’epoca della morte di Marco Aurelio.
L’impero nel bel mezzo della Pax Romana, nel 118 d. C., è al suo massimo, controlla tutta la periferia del Mediterraneo e la sua presa si estende dalla Gran Bretagna fino alla Persia.
L’impero prospera, e il commercio è fiorente, dunque se l’America fosse stata scoperta più o meno in quest’epoca dai Romani, ebbene come avrebbero fatto? Si possono immaginare diverse possibilità: prima di tutto una scoperta del sud, per esempio del Brasile, dei Caraibi o dell’America centrale, ma… Beh, immaginiamo per un paio di secondi: una nave mercantile romana di ritorno dalle Canarie incappa in una tempesta, viene mandata nel bel mezzo dell’Atlantico e, per una ragione o un’altra, fa un grosso errore di navigazione e continua nella direzione sbagliata, raggiungendo le coste dell’America del Sud.
L’equipaggio, dopo aver concluso di aver scoperto una terra sconosciuta, avrebbe dovuto in seguito riuscire a riparare la nave, sopravvivere al contatto con i nativi e alle malattie, trovare delle provviste e rientrare attraversando un oceano del quale non conoscono niente con una nave che non è preparata alle correnti e alle tempeste, il tutto solo con l’aiuto delle stelle e senza contare il fatto che nessuno sa quando sarebbero tornati.
Beh, lo sapevate già che non era affatto lo scenario più credibile.
No, qui partiremo da uno scenario di scoperta dal nord, dove i Romani sarebbero potuti partire dalle Isole Britanniche per scoprire il Canada.
Allora, nella realtà le Isole Britanniche facevano parte dei territori dell’Impero Romano più vicini geograficamente al Nuovo Mondo, ma tutte le Isole Britanniche erano occupate? No, l’impero non riuscì mai a controllare l’Irlanda, per esempio, o la Caledonia, Caledonia che è un territorio che corrisponde oggi all’attuale Scozia, popolata all’epoca da feroci guerrieri che erano riusciti a respingere le legioni romane.
Ma adesso immaginiamo che questa conquista riesca, e che la Caledonia diventi una provincia romana: verranno costruite delle strade, gli abitanti romanizzati o ridotti in schiavitù, e l’influenza dell’impero si espanderà ovunque.
In questo scenario l’Impero Romano si estende ormai dalla Persia fino al nord dell’Inghilterra.
Partendo da questo cambiamento è credibile dire che i Romani avrebbero finito presto o tardi per esplorare i dintorni e scoprire le isole Fær Øer.
Da qui il resto dell’esplorazione verso nord avrebbe potuto essere motivata da una ragione economica.
Delle recenti scoperte fanno pensare oggi che i Romani, durante l’antichità, cacciarono le balene ad un ritmo industriale, arrivando addirittura a causare la loro sparizione nel Mediterraneo, e indovinate di cosa abbonda l’Atlantico settentrionale? Di balene! È pieno di balene, e anche di trichechi, cacciati per i loro denti d’avorio.
Abbiamo dunque qui un motivo economico assai credibile perché i Romani possano continuare la loro esplorazione verso nord.
La scomparsa progressiva delle balene nel Mediterraneo e la loro presenza in quantità a nord dell’Inghilterra avrebbe potuto spingere dei pescatori romani e caledoni a continuare l’esplorazione dell’Atlantico settentrionale.
Avete capito dove voglio andare, in questo scenario i Romani avrebbero seguito la stessa rotta dei Vichinghi, e sarebbero passati per l’Islanda, poi per la Groenlandia e infine avrebbero finito per avvistare la Terranova e il Canada.
Immaginiamo allora che dei pescatori di balene romani scoprano il Canada e diano inizio alla colonizzazione: l’Impero Romano avrebbe inviato le sue legioni a conquistare l’America del Nord? Prima di tutto, la notizia avrebbe cambiato la percezione del mondo dell’Impero Romano.
Questo avrebbe sicuramente creduto, come Cristoforo Colombo, di aver scoperto un’altra rotta verso l’Asia, dunque i Romani avrebbero sicuramente chiamato questo nuovo continente Serica, perché questo era il nome che diedero i Romani alla Cina nell’antichità, perciò in questo scenario già l’America non si chiama America.
Se però l’America fosse stata scoperta dai Romani, non sarebbe mai stata colonizzata in maniera massiccia per gli stessi motivi per i quali l’Africa centrale e le Canarie non sono state colonizzate dai Romani: non gliene fregava niente dei territori barbari e sottosviluppati che non gli avrebbero fatto perdere che tempo e denaro dai quali tra l’altro erano circondati dappertutto, quindi se ci fosse un nuovo continente non cambierebbe niente.
Ma aspettate un po’, perché faremo andare lo scenario più lontano.
È comunque possibile che dopo la scoperta di queste terre un imperatore o un ricco aristocratico, alla ricerca di prestigio, possano mandare una o più navi verso il Nuovo Mondo per scoprirne i confini, un po’ alla maniera delle spedizioni verso il centro dell’Africa.
Se fossero state fatte partire spedizioni simili non è sicuro che avrebbero avuto successo, ma se le navi romane fossero riuscite a mappare le coste americane, sarebbero potute entrare in contatto con le civiltà che abitavano la regione all’epoca, come i Maya oppure gli Zapotechi.
Come ho detto prima, altre interazioni oltre al commercio non sarebbero state immaginabili dai Romani, e quindi, dopo qualche spedizione, i Romani, soddisfatti di non aver affatto perso un granché con questo continente americano, se ne andranno a casa loro e non torneranno più in questo luogo peccaminoso.
In breve, la scoperta dell’America durante l’antichità da parte dei Romani non avrebbe affatto cambiato molte cose, ma questo scenario scatena due gigantesche conseguenze che avrebbero potuto cambiare completamente la storia.
Prima di tutto l’Europa, dopo la caduta dell’impero, riconosce l’esistenza di un nuovo continente molto prima di Cristoforo Colombo.
In questo scenario questa conoscenza non muore affatto con l’Impero Romano, e l’esistenza dell’America, o per meglio dire della Serica, sarebbe stata una conoscenza comune e incontestata anche al di là dei paesi europei.
Questo non vuol dire che la colonizzazione sarebbe stata anticipata rispetto alla realtà, o in ogni caso non di tanto, perché dopo la caduta dell’Impero Romano i regni appena formati sarebbero troppo occupati per lanciare delle spedizioni dall’altro capo del mondo.
È molto probabile che, a parte dei pescatori di balene ogni 30 anni, non venga lanciata alcuna grande spedizione, e gli indigeni americani sarebbero stati lasciati in gran parte tranquilli per qualche secolo, inoltre navigare sarebbe stato molto difficile senza strumenti come la bussola, che non sarebbero comparsi fino al XIV secolo.
Secondo, le spedizioni romane non avrebbero solo portato armi e oggetti d’arte, ma anche malattie.
Vaiolo, morbillo, malattie contro le quali i locali non sarebbero affatto immunizzati.
Questi piccoli doni dei Romani avrebbero letteralmente decimato le popolazioni indigene con le quali sarebbero entrati in contatto.
Si può immaginare che civiltà come i Maya crollino centinaia di anni prima della loro scomparsa nella realtà a causa delle epidemie portate dai Romani.
L’ampiezza del massacro dipende da fin dove i Romani riusciranno ad esplorare il continente americano.
L’America del Sud, difficile da raggiungere e inospitale, forse potrebbe essere risparmiata, ma l’America del Nord e l’America centrale avrebbero visto, come nella realtà, fra il 60 e l’80% dei nativi, soprattutto sulle coste, morire per le malattie portate dai Romani, e mentre queste epidemie hanno decimato gli indigeni tra il 1500 e il 1700, qui, in questo scenario, le epidemie arrivano entro l’anno 100 e 200 d. C., ovvero molto prima.
Adesso però vi dico che tutti questi morti e queste civiltà distrutte avrebbero potuto essere una possibilità per gli indigeni che sono entrati in contatto con i Romani, eh sì, le epidemie non avrebbero ucciso tutti, e i sopravvissuti avrebbero sviluppato un’immunità ai virus europei, dandogli un vantaggio rispetto alla realtà.
Se partiamo dal principio che gli Europei non avranno affatto l’interesse e i mezzi per lanciare una colonizzazione massiccia prima del XIV-XV secolo, allora gli indigeni dell’America del Nord e dell’America centrale avrebbero ampiamente avuto il tempo di ricostituire la loro popolazione.
In questo mondo, dunque, dopo il passaggio dei Romani, gli indigeni accoglieranno le prime spedizioni europee del XIV-XV secolo immunizzati dai virus e un po’ al corrente degli usi e dei costumi dei loro lontani visitatori grazie ai contatti regolari con i pescatori che arrivano di tanto in tanto in America del Nord.
Ciò vuol dire che in questo mondo alternativo la colonizzazione dell’America sarebbe stata molto diversa.
Immaginiamo per esempio che i Romani abbiano l’idea di lasciare dei cavalli ai nativi durante le loro spedizioni: questo avrebbe cambiato completamente il modo in cui essi avrebbero organizzato la loro società o in cui si sarebbero fatti la guerra.
Gli Europei però non sarebbero affatto stati gli unici ad essere al corrente dell’esistenza dell’America: i diversi califfati Islamici, per esempio, avrebbero potuto tentare di colonizzare la Serica molto prima degli Spagnoli.
Anche i Vichinghi, apprendendo l’esistenza dell’America, avrebbero potuto benissimo lanciare diverse spedizioni di colonizzazione e riuscire a stabilirsi in maniera duratura in quella che chiamano Vinland.
Non molto dopo anche gli Europei si sarebbero lanciati nella colonizzazione sicuramente per gli stessi motivi della realtà dell’epoca, ma avrebbero trovato in America dei nativi più resistenti alle malattie e che in alcune zone usano i cavalli.
Allora, sicuramente avremmo avuto lo stesso la schiavitù, le guerre, i genocidi, le epidemie e le conversioni forzate, ma la popolazione indigena non sarebbe affatto diminuita per le malattie nello stesso modo della realtà, perché avrebbe sviluppato, per esempio, la resistenza al vaiolo.
Questa popolazione indigena sarebbe rimasta ancora oggi relativamente numerosa in rapporto ai coloni, che sarebbero stati costretti a fare più compromessi.
Si può anche immaginare che certi regni indigeni si cristianizzino perché vogliono essere trattati alla pari.
In questa ucronia gli indigeni avrebbero più possibilità di sopravvivere alla colonizzazione se fossero entrati in contatto con i Romani.
Tutto questo avrebbe avuto delle ripercussioni sul resto del mondo: la Guerra dei Sette Anni in America del Nord, ammesso che fosse avvenuta, si sarebbe svolta nella stessa maniera, ma con l’aggiunta di amerindi molto più numerosi e una colonia vichinga in Canada.
Alla stessa maniera penso che, con una popolazione indiana molto più numerosa che nella realtà, le potenze coloniali non sarebbero state obbligate ad utilizzare gli schiavi africani, e avrebbero potuto accontentarsi di ridurre in schiavitù gli autoctoni.
Questo avrebbe anche voluto dire che la composizione etnica di certe regioni come il Brasile o il sud degli Stati Uniti sarebbe stata molto molto molto diversa.
L’America di questo scenario sarebbe dunque stata ai giorni nostri un’immensa miscela che potrebbe includere dei paesi composti principalmente da nativi, paesi Musulmani nati dalla colonizzazione dei califfati arabi, un paese che si sarebbe chiamato Vinland e avrebbe riunito i discendenti dei coloni scandinavi, e in generale un meticciato con i nativi molto maggiore che nella realtà, in breve un luogo molto improbabile che avrebbe completamente cambiato la faccia del mondo di oggi.
Scrivendo questo scenario mi sono detto che è quantomeno folle che un singolo virus introdotto in un nuovo continente che non conosce affatto abbia potuto cambiare a tal punto la storia del mondo.
Quando uno si focalizza troppo sui grandi avvenimenti e le grandi battaglie a volte si dimentica che anche l’infinitamente piccolo può avere degli effetti a valanga particolarmente considerevoli.

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Lo stesso Generalissimus ha poi aggiunto:

Due parole su "Roma" della HBO. In realtà è una serie abbastanza accurata, ovviamente le licenze si trovano se si scende nei dettagli.
"Roma" doveva durare molto più delle due stagioni che abbiamo visto, ma la serie si dimostrò troppo costosa per la HBO, troppo noiosa per il pubblico statunitense, e fin troppo scandalosa per il pubblico italiano (chissà cosa sarebbe successo se si fosse arrivati davvero alla quinta stagione come volevano i suoi creatori, dove tra i protagonisti doveva arrivare addirittura Gesù).
Tito Pullo e Lucio Voreno sono realmente esistiti, ma non esattamente nei ruoli proposti dalla finzione scenica: erano due centurioni della XI legione che stavano raggiungendo i gradi più alti, in continua competizione tra loro per guadagnarsi la promozione di grado.
Nonostante non vi siano ulteriori informazioni sul loro destino all'indomani della resa di Vercingetorige, è assai improbabile che abbiano seguito i destini di Cesare, Antonio e Ottaviano dalla campagna in Gallia fino all'impero di Augusto nelle modalità mostrate nella serie.
La rappresentazione di Giulio Cesare presenta delle differenze rispetto a quella di analoghe trasposizioni cinematografiche.
Se tradizionalmente costui viene rappresentato sì come un conquistatore e geniale politico, ma anche e soprattutto come un uomo magnifico, generoso e propenso al perdono, qui si è preferito renderlo più autoritario, sottolineandone la propensione alle maniere forti e la ferma convinzione di essere superiore agli altri.
Anche nel caso di Ottaviano Augusto si assiste a un capovolgimento sostanziale del ritratto che ne tramanda la storiografia: nella serie, viene rappresentato come una persona superba, che disprezza le persone di rango inferiore e che non mostra il minimo scrupolo a eliminare fisicamente i suoi oppositori.
Anche la sua devozione alla famiglia, unitamente all'osservanza dei costumi romani, diventa l'appendice patologica della sua ossessione per le regole.
In generale lo si presenta come persona problematica, eccessivamente rigorosa e con un morboso attaccamento alla sorella, che culmina in una certa propensione all'incesto.
Cesarione, nella serie, viene concepito nel deserto da Cleopatra e Tito Pullo.
Quando nasce, Cesare lo mostra al popolo alzandolo sopra la sua testa, segno che lo riconosce come figlio.
Il carattere licenzioso e manipolatore del personaggio di Azia Maggiore, così come la sua relazione con Marco Antonio, non ha riscontro nelle fonti storiche: nel Dialogus de Oratoribus, Tacito la descrive come una donna eccezionalmente religiosa e morale e una delle matrone più ammirate nella storia della Repubblica.
Anche il carattere e la situazione familiare di Ottavia Minore non trova riscontro nelle fonti storiche.
In realtà, nel periodo in cui è ambientata la prima serie e parte della seconda, rimase sposata a Gaio Claudio Marcello, fino alla morte di quest'ultimo nel 41 a.C.
In tale data aveva già avuto due figlie ed era incinta del terzo.
Non c'è quindi alcun fondamento storico né per la sua romantica storia d'amore con Marco Agrippa, né sulle tendenze omosessuali che le vengono attribuite nella serie.
Nel secondo episodio della prima stagione, mentre Cesare sta varcando il Rubicone, il suo allora luogotenente Marco Antonio strizza l'occhio a un bambino che pesca lì vicino.
Tuttavia, l'occhiolino non aveva affatto l'attuale significato di complicità: all'epoca veniva, infatti, utilizzato per esprimere una sorta di "parola d'ordine" fra alleati militari.
Nella serie televisiva, la morte di Giulia, figlia di Cesare e sposa di Pompeo, avviene due anni dopo la reale data di morte.
È completamente omessa la figura di Tito Labieno, il più importante luogotenente di Cesare durante le campagne in Gallia, che successivamente passò nelle schiere dei sostenitori di Pompeo.
Ottavia Minore e Gaio Claudio Marcello non divorziarono mai; Ottavia Minore si risposò con Marco Antonio dopo la morte del primo marito avvenuta nel 41 a.C.
Ottavia Minore e Gaio Claudio Marcello ebbero anche 2 figli.
Quando Cesare attraversò il Rubicone, Marco Antonio si trovava in Italia e si incontrò solo successivamente con il suo comandante.
È completamente omessa la campagna militare di Cesare in Iberia al fine di sconfiggere le legioni pompeiane lì stanziate.
Analogamente è omessa anche la campagna nella provincia cartaginese condotta dal generale cesariano Gaio Scribonio Curione e conclusasi con il totale annientamento delle truppe condotte da quest'ultimo.
Quando Cesare fu assassinato, Ottaviano non si trovava a Roma, bensì ad Apollonia, dove assisteva ai preparativi per la guerra contro i Parti.
Quando ebbe la notizia, decise di rientrare a Roma per reclamare i suoi diritti di figlio adottivo ed erede, ma vi giunse più di due mesi dopo.
Per questo motivo, non può aver influenzato le decisioni che prese Marco Antonio subito dopo l'assassinio di Cesare.
I due cesaricidi Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino non morirono durante il corso della Battaglia di Filippi, ma si suicidarono alla fine di essa.
In una scena di un episodio si vede Ottavia Minore leggere al fratello Ottaviano l'Eneide, fatto assolutamente impossibile visto che Virgilio scrisse l'opera decenni dopo, su commissione dello stesso Ottaviano.
Sempre nella seconda stagione, il senatore Marco Tullio Cicerone viene assassinato per mano di Tito Pullo mentre soggiornava nella sua villa di Tusculum.
Sebbene il senatore avesse una villa a Tusculum, le fonti storiche riportano invece che fu ucciso il 7 dicembre 43 a.C. nella sua villa a Formia per mano dei sicari di Marco Antonio.
Inoltre, poco prima di uccidere Cicerone, Tito Pullo chiede il permesso a Cicerone stesso di cogliere delle pesche da un albero, cosa di per sé impossibile dal momento che Cicerone è morto in dicembre e le pesche non giunsero a Roma sino al I secolo d.C.
Nel terzo episodio della prima serie, appare un carro trainato da buoi con un collare rigido a spalla, una briglia inventata solo nell'XI secolo.
La madre di Ottaviano, Azia Maggiore, viene presentata come una donna subdola e meschina, sempre pronta al raggiro e al tradimento. Nonostante sia lei stessa a riconoscere l'improbità del suo comportamento, soprattutto verso Servilia, giustificandolo come un atto necessario alla salvaguardia della sua famiglia.
Nella realtà storica si parla di Azia come di una donna eccezionalmente decorosa, dalla personalità integerrima e devota alla tradizionale moralità degli antenati.
Tra l'altro non vi è alcuna traccia nelle fonti del suo rapporto amoroso con Marco Antonio.
Azia Maggiore, inoltre, morì nel 43 a.C., l'anno dopo l'uccisione di Cesare, mentre nella serie tv appare in vita anche dopo la Battaglia di Azio.
Marco Porcio Catone Uticense è rappresentato come un uomo di età avanzata, sebbene fosse più giovane dello stesso Cesare.
L'errore è probabilmente dovuto al fatto che il suo antenato di nome Marco Porcio Catone, soprannominato "il Censore", morì in veneranda età.
Alla morte di Cleopatra, Cesarione è rappresentato come un bambino di 12-13 anni.
Quando fu ucciso su ordine di Ottaviano aveva 17 anni.
Quando Lucio Voreno distrugge la statua della Concordia, asserisce di essere figlio di Ade, invece che del suo corrispettivo romano Plutone.
Nel nono episodio della prima serie si vedono delle calopsite in gabbia.
Questa specie di pappagalli tuttavia venne identificata in Australia, luogo di origine, soltanto alla fine del 1700.

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Fabio Roman aggiunge di suo:

Ricordo che una decina di anni fa ho visto l'ennesimo film sugli ultimi giorni di Pompei: in esso le alte cariche romane dell'epoca venivano dipinte come corrotte e lussuriose ben oltre la realtà storica, con il senatore a cui interessava soltanto la figlia del mercante pompeiano e speculare sulla potenziale ricostruzione della cittadina (prima che l'eruzione la spazzasse via). Sembra inserirsi nella solita pantomima per cui sono stati gli Americani ad inventare per davvero la civiltà, e che tutte le forme precedenti per quanto avanzate rispetto all'epoca erano comunque fondate su di un substrato di barbarie... insomma le storie che tirano fuori dal 1776 per giustificare la loro volontà di non aver pagato quella tassa  :D

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Generalissimus gli replica:

Pompei è un altro paio di maniche.
Là di errori ce ne sono a bizzeffe!
Tutti i cavalli sono provvisti di staffe... Invenzione introdotta nel Medioevo.
Un errore comune a diversi film ad ambientazione Impero Romano.
Al minuto 9, dopo lo scontro di Milo con i gladiatori a Londinium, viene mostrata una mappa antica.
Quando l'inquadratura si sofferma sull'Italia, vicino alla parola "Roma" appare la miniatura del Colosseo.
Nel 79 d. C. l'Anfiteatro Flavio non era ancora stato completato; venne inaugurato un anno dopo.
Al minuto 13, nella ripresa dall'alto, quando Cassia ritorna a Pompei, la città viene mostrata con uno sbocco sul mare ma, in realtà, l'antica cinta muraria distava qualche km dal mare.
Inoltre percorre una strada che costeggia il mare (il mare è alla sinistra della carrozza).
L'unica strada antica che portava a Pompei, mantenendo la costa alla propria sinistra, era quella che attraversava Porta Stabia; quindi la carrozza lasciava alle sue spalle l'attuale città di Castellammare di Stabia, che si trova a sud del Vesuvio.
Dunque Cassia proveniva dal Sud Italia e non da Roma (da dove la protagonista afferma di arrivare).
Per raggiungere Pompei, arrivando da Roma, bisognava/bisogna per forza costeggiare il Vesuvio.
Cassia arriva a Pompei in occasione delle Vinalia, festività che venivano celebrate il 23 Aprile.
Ma, secondo recenti studi, l'eruzione del 79 avvenne in autunno, molto probabilmente il 24 Ottobre.
Guardando una mappa antica di Pompei, l'Anfiteatro appare nella parte sudest della città (nei pressi di Porta Sarno) ma, al minuto 14, nella ripresa dall'alto della villa di Cassia, l'edificio appare nella parte ovest (nei pressi di Porta Ercolano).
Al minuto 66, durante la scossa che porta all'eruzione, una sezione dell'anfiteatro crolla completamente ma, nonostante i terremoti e le eruzioni degli ultimi 2000 anni, le gradinate inferiori di tutta la struttura sono tuttora perfettamente integre.
Contrariamente a quanto si vede sempre al minuto 66, durante lo scontro tra Milo e Proculo, al di sotto dell'Anfiteatro di Pompei non era presente un'area sotterranea.
Al minuto 79, a causa dell'eruzione, uno tsunami colpisce la città, ma tale evento non è mai stato documentato.
Molte navi furono impossibilitate ad abbandonare le coste a causa delle correnti marine e dei venti avversi, ma di certo non per colpa di onde alte decine di metri.
I due protagonisti, dopo essere stati investiti dal flusso piroclastico, diventano delle statue di pietra.
In realtà coloro che vennero colpiti dal flusso vennero inceneriti all'istante.
I calchi delle vittime dell'eruzione sono frutto di colate di gesso nella cenere solidificata.
Il Vesuvio viene rappresentato come un cono imponente, persino più grande di come ci appare oggi.
In realtà ebbe quelle dimensioni solo nella preistoria.
In seguito a frequenti eruzioni esplosive, le sue dimensioni si ridussero notevolmente, tanto da lasciare in superficie solo la base del cratere.
Ai Romani del I secolo d. C. appariva un ampio monte basso e lungo, ricoperto da boschi e vigneti.
Durante tutto il film il vestiario del Senatore Corvo non rispecchia per nulla il tipico vestiario dei senatori romani.
Questi, infatti, erano soliti indossare la famosa toga mentre il personaggio del film viene sempre mostrato con l'armatura.
Inoltre le donne di ceto elevato non avrebbero gironzolato per le strade da sole, e certamente non sarebbero state coinvolte nelle attività politiche, né avrebbero avuto le braccia nude o gli spacchi sugli abiti.
Nelle riprese aeree di Pompei si nota la completa assenza di altri insediamenti vicini e delle numerose ville di lusso che si affacciavano sul golfo.
Il flusso piroclastico raggiunge Pompei quando sulla città si è creato solo un sottile strato di cenere e pomici ma, nella realtà, il primo flusso arrivo dopo che la città era stata ricoperta da uno spesso strato di detriti vulcanici (più di 3 metri).
Fu proprio grazie alla protezione dello strato di detriti che Pompei rimase in parte intatta.
Alla prima scossa tellurica che si scatena nell'anfiteatro, il Senatore Corvo dice di far parlare "il dio Vulcano".
Peccato che nessuno sapesse della vera natura del Vesuvio, allora una montagna verde, visto che l'ultima eruzione risaliva a quasi 1000 anni prima, quando Roma non era nemmeno nata e neppure le colonie greche dell'Italia Meridionale.
Nel film si vedono alcuni Romani che si stringono la mano come saluto: peccato che allora la forma di saluto fosse il "saluto romano" visto che la stretta di mano è di origine germanica e fu introdotta in Italia dalle invasioni barbariche del V/VI secolo.
In più riprese viene mostrato dall'alto il cratere del vulcano come una caldera di lava incandescente.
In realtà le eruzioni esplosive come quella del 79 d. C. avvengono a condotto chiuso (e senza le bombe di lava che si vedono nel film).
Il magma risale repentinamente verso la superficie e fa saltare il "tappo" che occlude il condotto

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Nella discussione si inserisce Perchè No?:

E che dire di "Cleopatra" della Netflix? E' presentata come una regina di colore, ma più che la disputa sul colore della pelle di Cleopatra (qualsiasi sia l'opinione è un argomento secondario sul quale si può discutere) è il processo di pensiero proprio delle teorie del complotto che mi disturba e che si vede gia nel trailer:

Prima intervista: personalità accademica normale, dice che c'è un'infima possibilità che Cleo sia stata cosi (senza lasciare il tempo di spiegare perché non sarebbe però molto verosimile).
Seconda intervista: storico meno accademico e più mediatico, dice che se ci accordiamo su questa possibilità allora lei potrebbe essere stata così e così (dice anche che lui l'ha immagina così).
Terza intervista: storico amatoriale, dice che è convinto che è stata cosi malgrado ciò che si insegna a scuola perché non può essere creduto ("mia madre mi ha sempre detto...", letteralmente).

E' la stessa strategia di "Ancient Apocalypse": A è forse stato possibile. Dunque se A era possibile allora B diventa anche possibile. Dunque, visto che abbiamo ammesso B, allora arriviamo a C.

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E Paolo Maltagliati chiosa:

In effetti come fa la discendente di un generale macedone ad avere la pelle nera? A me però preoccupa un'altra cosa, ovvero il fatto che se si sostiene il contrario si è considerati razzisti in maniera piuttosto aggressiva e minacciosa...

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E Perchè No? spiega:

Ci fanno su tutto un romanzo a partire da un dubbio sulla madre di Cleopatra. Non è formalmente identificata, è probabilmente una Macedone, una Greca o una Levantina, ma per loro potrebbe anche essere una Egiziana o una Nubiana.
Ovviamente senza fonti si può solo fidarsi del contesto e dalle tradizioni della dinastia Lagide, ma per loro non è una prova diretta, e lascia il posto per la loro versione alternativa.

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Questo è il giudizio in proposito di Annalisa:

Per me è solo una mossa pubblicitaria per scatenare il dibattito sul prodotto e renderlo più visibile. Così hanno fatto una scelta inclusiva (che fa sempre politically correct) anche alla faccia della verità storica...

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Non poteva mancare il parere del grande Bhrihskwobhloukstroy:

Lucano, Pharsal. 127-132 descrive le ancelle di Cleopatra:

« Tum famulae numerus turbae, populusque minister;
Discolor hos sanguis, alios distinxerat aetas:
Haec Libycos, pars tam flavos gerit alter crines,
Ut nullis Caesar Rheni se dicat in arvis
Tam rutilas vidisse comas; pars sanguinis usti,
Torta caput, refugosque gerens a fronte capillos. »

Se dunque, almeno come ucronia, Cleopatra fosse discesa da una schiava africana, sarebbe potuta essere altrettanto probabilmente più bionda dei Germani e dei Galli del Reno e di conseguenza la correttezza ‘politica’ vorrebbe che anche questa alternativa venisse messa in scena.

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A questo punto Dario Carcano cambia discorso:

E se gli imperatori romani fossero classificati con un ordinale assieme al proprio nome, come i sovrani moderni?
Nota: in questa lista ho dovuto fare numerose semplificazioni, anche piuttosto brutali, per includere tutti gli imperatori romani fino al 476, contando anche co-Imperatori e Imperatori d'Oriente.

Giulio Cesare II (27 a.C. - 14 d.C.)
Tiberio I (14-37)
Giulio Cesare III (37-41)
Tiberio II (41-54)
Nerone (54-68)

Galba (68-69)
Otone (69)
Vitellio (69)

Vespasiano I (69-79)
Vespasiano II (79-81)
Domiziano (81-96)

Nerva (96-98)
Traiano (98-117)
Adriano (117-138)
Antonino I 'Pio' (138-161)
Antonino II (161-180), con Lucio Vero (161-169)
Antonino III (180-192)

Pertinace (193)
Giuliano I (193)

Settimio I (193-211)
Antonino IV (211-217), insieme a Settimio II (211)
Macrino (217-218), insieme a Diadumeniano (218)
Antonino V (218-222)
Alessandro (222-235)

Massimino I (235-238)
Gordiano I (238), insieme a Gordiano II (238)
Pupieno (238), insieme a Balbino (238)
Gordiano III (238-244)
Filippo I (244-249), insieme a Filippo II (247-249)
Traiano II (249-251), insieme a Messio I (251)
Gallo I (251-253), insieme a Messio II (251) e Gallo II (251-253)
Emiliano (253)

Valeriano I (253-260), insieme a Valeriano II (258)
Gallieno (253-268), insieme a Valeriano III (260)

Claudio I (268-270)
Claudio II (270)
Aureliano (270-275)
Claudio III (275-276)
Floriano (276)
Probo (276-282)
Caro (282-283)
Carino (283-285), insieme a Numeriano (283-284)

Diocleziano (284-305), insieme a Massimiano I (286-305)
Costanzo I (305-306), insieme a Massimiano II (305-311) e Severo I (306-307)
Massimino II (311-313)
Licinio (308-324)

Costantino I (306-337)
Costanzo II (337-361), insieme a Costantino II (337-340) e Costante I (337-350)
Giuliano II (361-363)

Gioviano (363-364)
Valentiniano I (364-375), insieme a Valente (364-378)
Graziano (375-383), insieme a Valentiniano II (375-392)

Teodosio I (379-395)
Onorio (395-423), insieme ad Arcadio (395-408)
Teodosio II (408-450), insieme a Costanzo III (421)
Valentiniano III (425-455), insieme a Marciano (450-457)

Petronio Massimo (455)
Avito (455-456)
Leone I (457-474), insieme a Maggioriano (457-461), Severo II (461-465), Antemio (467-472), Olibrio (472) e Glicerio (473-474)
Giulio (474-475), insieme a Leone II (474)
Romolo (475-476), insieme a Basilisco (475-476)

Zenone (474-475; 476-491)
Anastasio I (491-518)
Giustino I (518-527)
Giustiniano I (527-565)
Giustino II (565-578)
Tiberio III (578-582)
Maurizio (582-602)

etc.

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Chiudiamo per ora con la proposta di Stefano Giaccaglia:

Sono Stefano e sono un grande appassionato di storia. Qualche tempo fa ho letto un libro ("Romanitas" di Sophia Mcdougall) che mi ha fatto appassionare all'argomento delle ucronie, quindi ho voluto proporne una anch'io. Nel 116 d.C. Traiano conquista Ctesifonte, la capitale dell'impero Partico. A un giorno di marcia era presente un avamposto cinese. Un incontro tra l'imperatore e i rappresentanti cinesi potrebbe cambiare la storia? Si potevano instaurare rapporti commerciali e diplomatici duraturi tra i due imperi? E magari i romani, a seguito di questi contatti, potevano decidere di non abbandonare la Mesopotamia e la Persia e di rafforzare la presenza nell'area, magari con un'espansione verso l'Arabia e il Caucaso?

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