Roma... in America!

di William Riker


900 a.C. circa: si forma un villaggio sull'isola tiberina per controllare il commercio del sale (Via Salaria) tra il nord e il sud d'Italia. Presto il controllo del villaggio verrà preso dagli Etruschi.

814 a.C.: fondazione di Cartagine (in fenicio "città nuova") da parte di esuli della città di Tiro.

753 a.C., 21 aprile: Romolo circonda il villaggio di mura facendone una città e, per renderle sacre ed inviolabili, vi sacrifica sopra il proprio fratello Remo.

509 a.C.: cacciata dell'ultimo re etrusco, Tarquinio detto il Superbo. Roma diventa una repubblica aristocratica governata dal Senato, e domina quasi tutto il Lazio.

480 a.C.: Serse, imperatore di Persia, rade al suolo la città di Atene, sconfigge la flotta greca a Salamina e, poco dopo, occupa Sparta, ponendo fine alla libertà delle città elleniche. La Grecia diventa una satrapia persiana con capitale Sparta. I Greci che non vogliono sottostare al dominio del Re dei Re si trasferiscono in Magna Grecia, cioè nell'Italia Meridionale.

Serse e il suo esercito occupano la città di Sparta (immagine creata con openart.ai)

Serse e il suo esercito occupano la città di Sparta (immagine creata con openart.ai)

457 a.C.: Artaserse I Longimano sconfigge i siracusani ed annette anche la Magna Grecia. Per la prima volta l'impero persiano raggiunge l'Italia. I Greci che rifiutano l'annessione lasciano l'Italia meridionale e si stabiliscono a Roma e nel Lazio. L'Urbe triplica di colpo la propria popolazione e si grecizza. Vengono composte le prime tragedie in latino antico sul modello di quelle greche.

449 a.C.: leggi delle XII tavole, alla base del diritto romano. Roma comincia ad espandersi al di fuori del Lazio, minaccia gli Etruschi (tradizionali rivali dei Greci in Italia) e questi chiamano in soccorso i Persiani, che controllano l'Italia meridionale sino a Cuma.

420 a.C.: prima guerra non risolutiva tra i Romani e i Persiani guidati dal generale Gaumata. La penisola si avvia ad un equilibrio di potere tra i Persiani a sud e i romani a nord, che sembrano in grado di annettere gli Etruschi e la pianura padana e di tenere testa agli Achemenidi grazie ad un'alleanza strategica con i cartaginesi. Tuttavia l'improvvisa irruzione dei Celti, che migrano in tutta l'Europa sudoccidentale alla ricerca di nuovi territori, spezza in maniera decisiva quest'equilibrio.

390 a.C., 18 luglio: Artaserse II Mnemone si allea con i Celti guidati da Brenno ed attacca da due lati Roma, che incassa una sconfitta disastrosa sul fiume Allia. Nonostante l'eroica difesa dei Quiriti guidati dal console Furio Camillo, il Campidoglio è espugnato e la città è rasa completamente al suolo. L'Italia centrale diviene satrapia persiana con capitale Ostia.

389 a.C.: Furio Camillo, fuggito a Cartagine sotto la protezione del senato punico, ottiene per i greci ed i Quiriti fuggiti dall'Italia l'asilo da parte dei cartaginesi. L'ex console romano convince il senato di Cartagine, guidato da Amilcare Barca (dal fenicio Melk-khart = "re della città"), a potenziare le difese navali contro il rischio dell'invasione da parte degli odiati persiani, cui si sono alleati gli Etruschi ed i Celti. Gli avversari politici del partito dominante dei Barca, raccolti attorno alla famiglia degli Annoni, propongono invece il dialogo con il Re dei Re per poter sopravvivere nel Mediterraneo Occidentale, anche se ciò costerebbe l'atto di sottomissione a Persepoli ed il pagamento di un pesante tributo.

385 a.C.: Amilcare Barca si lascia convincere da Furio Camillo ad ingaggiare guerra con i Persiani nelle acque delle isole Egadi, al largo della Sicilia occidentale. L'ammiraglio persiano Artabazo, coadiuvato da veloci navigli etruschi, ha la meglio e la flotta cartaginese è annientata. Furio Camillo si uccide annegandosi nel mare, mentre Amilcare è costretto ad accettare pesantissime condizioni di pace: Cartagine deve ridurre la flotta a sole venti quinqueremi ed accettare una guarnigione persiana alle porte della città.

382 a.C.: l'ammiraglio Chiram Annone, Furio Camillo il giovane (figlio del precedente) e l'ateniese Conone non accettano il vassallaggio di Cartagine alla Persia, che ormai è padrona anche del Mediterraneo, ed organizzano un'imponente spedizione di 100 navi, 200 cavalli e 7500 persone per cercare nuove terre dove vivere in libertà. Le navi sono costruite a Nuova Cartagine, sulla costa spagnola (oggi Cartagena), a sua volta minacciata dai Persiani che hanno sottomesso anche la colonia greca di Marsiglia.

381 a.C.: i tre comandanti militari fanno vela verso le colonne d'Ercole dopo che Sagunto è stata espugnata dai Persiani, ben decisi ad impedire la fuga dei ribelli. Conone attira in trappola i grandi vascelli persiani presso Calpe (Gibilterra) ed infligge alla Persia la prima grave sconfitta militare della sua storia. La via verso l'Oceano è così sgombra. Varcate le Colonne d'Ercole, Annone decide di puntare verso sudovest, discendendo la costa dell'Africa verso il "paese dell'avorio" (Guinea) di cui hanno parlato alcuni coraggiosi marinai al loro ritorno in patria, Furio Camillo lo segue mentre Conone con i suoi greci segue i consigli del marsigliese Pitea, unitosi alla spedizione, e naviga invece verso nord, alla volta delle Cassiteridi (le isole Scilly, sulla punta della Cornovaglia): si dice infatti che lì si stenda un'isola fertile e piovosa sulla quale è possibile ricostruire la civiltà greca.

380 a.C.: la flotta romano-cartaginese (cui si è unita una parte dei greci che non vogliono navigare verso i climi rigidi del nord) approda alle isole Fortunate, le Canarie, dove la leggenda dice abitino gli spiriti dei giusti dell'antichità, governati dal saggio Radamanto. Naturalmente non vi trovano fantasmi ma un popolo gentile ed ospitale che li accoglie in pace. Il re dell'isola maggiore parla a Furio Camillo Junior dell'esistenza di una terra ricca e sconosciuta al centro dell'Atlantico, dagli antichi chiamata Atlantide, e così il romano propone di navigare verso ovest alla ricerca di quella terra. La Pizia, sacerdotessa di Apollo, interrogata al proposito, suggerisce di fermarsi solo dove vedranno un avvoltoio divorare un serpente sopra una pianta grassa. Chiram Annone, scettico nei confronti di ogni religione, non accetta di seguire nebulosi oracoli che parlano di terre dalla dubbia esistenza, e preferisce ripartire verso il Golfo di Guinea, la cui esistenza è invece certa. Pochi sono i romani che lo seguono. Il 95 % dei Quiriti ed i Greci unitisi a loro decidono di tentare il grande salto nel buio e, il 10 settembre del 379 a.C., partono con 36 navi verso il tramonto del sole.

379 a.C., 12 ottobre: una delle navi romane avvista la terra e, il giorno dopo, avviene lo storico sbarco dei romani su quella che oggi sappiamo essere la costa settentrionale dell'isola di Cuba. Furio Camillo vi sbarca e, dopo una rapida esplorazione, decide che il luogo è acconcio e vi rifonda una città cui restituisce il nome di Roma.

377 a.C.: un tifone tropicale devasta l'isola Furia (nome che i romani hanno dato a Cuba) e distrugge la Nuova Roma. L'indovina della spedizione ricorda a Camillo che non è quello il luogo designato dalla profezia. Allora il console romano ricostruisce la flotta e si rimette in mare. Il 21 luglio successivo avviene lo sbarco sulla costa del continente americano. Quando Furio chiede agli amichevoli indigeni il nome di quella terra, essi rispondono "Yucatàn", cioè "non capiamo". Egli dà allora quel nome alla penisola, da lui creduta un'altra isola. Siccome però il luogo è paludoso ed insalubre, egli si rimette in mare, costeggia il golfo ed alla fine avvista il profetato avvoltoio che divora un serpente su di un cactus. Il 15 dicembre egli stesso ripete il gesto di Romolo, tracciando con l'aratro il solco delle mura di Roma. Su di esse però non sacrifica alcun romano, bensì dei prigionieri indigeni catturati durante scaramucce con le tribù locali. La regione in cui è fondata la nuova Roma, poco a nord dell'attuale città di Vera Cruz, a 10 Km nell'entroterra, è chiamata Italia Nova. Sulla costa è edificato il porto di Ostia Nova. E' ricostituito il Senato; la popolazione ammonta a circa 2000 persone, senza differenza di casta.

370-349 a.C.: guerre ventennali con i Miztechi, indigeni della regione, per il controllo del territorio. Questi giungono ad assediare Roma, ma Emilio Paolo, nominato dittatore ed in quel momento lontano dalla città, stringe alleanza con i Maya, popoli dell'età della pietra da poco emigrati da misteriose terre d'origine poste più a sud, piomba sui Miztechi e li mette in fuga.

358 a.C.: Emilio Paolo varca le montagne alla ricerca di alleati contro i Miztechi e vede per la prima volta un nuovo mare, da lui battezzato Oceanus Pacificus perchè le tribù della costa si dimostrano estremamente amichevoli. Lì fonda la colonia di Alba Emilia.

348 a.C.: pace con i Miztechi e stabilimento del confine reciproco tra le due sfere d'influenza. Roma inizia l'espansione verso nord, tralasciando quella verso sud. L'esempio della Repubblica Romana porta al costituirsi di città-stato Maya nello Yucatàn con sette secoli di anticipo rispetto alla "nostra" storia. Apertura di vie commerciali marittime tra Roma ed i Maya mediante navigazione di piccolo cabotaggio. I Maya apprendono dai Romani l'uso della ruota e dei metalli.

340-338 a.C.: "guerra tolteca" contro i barbari Toltechi che occupano la regione centrale dell'attuale Messico. I Romani devono impiegare tutte le loro energie per aver ragione dei loro nemici, intenzionati a sbarrar loro il passo in ogni modo, come dimostrano gli episodi drammatici di Tito Manlio Torquato e di Publio Decio Mure. Il primo, pur di mantenere l'ordine fra i suoi soldati innervositi dai continui attacchi a sorpresa dei Toltechi, non esita a far decapitare il proprio stesso figlio, reo di aver disobbedito a un suo ordine; il secondo si getta a cavallo contro le orde tolteche, immolandosi agli déi inferi e propiziando così la vittoria romana. La vittoria finale arride ai Romani che, nonostante il loro numero ancora esiguo, riescono a colonizzare la regione sino al Rio Grande grazie all'aiuto degli ausiliari Maya e di altri popoli locali, a loro grati per aver debellato definitivamente la minaccia tolteca. La regione è battezzata dai Romani Mexicus, dal nome di Mexi, un sacerdote indigeno che ha profetizzato la loro vittoria. Fondazione della colonia di Castrum Novum alla foce del Rio Grande.

La Repubblica Romana nel 338 a.C.

336 a.C.: Alessandro III di Macedonia, figlio di Filippo, sovrano vassallo degli Achemenidi, eredita una difficile situazione politica ma stabilizza il regno macedone, lo rende completamente indipendente dalla Persia e, dopo essersi assicurato l'appoggio delle città greche, attacca l'impero Persiano, ben deciso ad aprirsi la strada fino alla sua capitale per vendicare la distruzione di Atene.

332 a.C.: fondazione della colonia di Mediolanum (nella nostra Timeline si tratta di Monterrey), destinata a diventare una delle principali città messicane.

331 a.C., 1 ottobre: Alessandro il Macedone sconfigge a Gaugamela l'ultimo sovrano achemenide, Dario III, e conquista l'immenso impero persiano, facendosi incoronare imperatore. Cartagine si libera finalmente dal dominio persiano ed inizia la sua irresistibile ascesa come potenza navale nel Mediterraneo.

326 a.C.: riprende la guerra contro i Miztechi, a causa della fondazione di due colonie che i Miztechi ritengono dislocate nel loro territorio.

323 a.C.: morte di Alessandro il Grande. I suoi generali ("diadochi") dilaniano l'impero in trent'anni di guerre senza quartiere, mentre Cartagine ne approfitta per conquistare Spagna, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica, fondando un impero che è padrone di tutto il Mediterraneo occidentale e centrale.

321 a.C.: Forche Caudine. Il re mizteco Ayacucha II cattura un'intera pattuglia romana tra le gole di un monte che i Romani hanno chiamato Caudio per analogia morfologica con una montagna nel Sannio, ma poi decide di liberarla anche se a condizioni ignominiose (cessione di ostaggi e umiliazione sotto il giogo). Il Senato se la lega al dito e decide che non cesserà la guerra finché Ayacucha II non sarà definitivamente sconfitto.

316 a.C.: nuova sconfitta romana presso la colonia di Lautule. Però è l'ultima: con l'appoggio di popoli indigeni soggetti ai Miztechi e dei Maya, Roma ribalta le sorti della guerra. Cattura della città stato di Oaxaca.

304 a.C.: i Miztechi sono costretti a chiedere la pace, essendo attaccati da due lati dai Romani, che hanno portato notevoli miglioramenti tattici alla struttura della loro legione, e dalla crescente potenza Maya. Il loro territorio è diviso in due parti, soggette alle reciproche sfere d'influenza.

295 a.C.: una grande coalizione di Miztechi, Toltechi ed altri popoli già alleati dei Romani e poi ribellatisi alla loro supremazia, viene definitivamente sconfitta a Teotihuacan, nella cosiddetta "battaglia delle nazioni". Assoluto dominio dei Romani su tutto il Messico. Molti popoli federati divengono stanziali e si stabiliscono nelle colonie italiche o addirittura nella stessa capitale, che in breve tempo giunge a 50.000 abitanti. Molti di loro mischiano il loro sangue con quello latino, e danno origine alla popolazione meticcia della Repubblica Romana. La società romana è basata sulla famiglia patriarcale dominata dal Pater Familias, custode del Fuoco e dei Lari (gli antenati, venerati come spiriti benigni). La popolazione greca ed italica conosce a sua volta un boom demografico (ogni pater familias arriva ad avere anche dieci figli). I socii indigeni sono soggetti a Roma ma godono di larga autonomia. E' largamente praticata la schiavitù, cui sono commendati i lavori pesanti. Il Messico si riempie di ville tradizionali in pure stile romano; oltre agli olivi ed alla vite, importati dall'Europa, vi si coltivano mais, patate, pomodori e tabacco, e si allevano anche tacchini, in precedenza sconosciuti ai Quiriti.

282 a.C.: Cartagine sconfigge Pirro, re dell'Epiro, e quasi tutta la Grecia passa nella sfera d'influenza cartaginese. Equilibrio di potenze nel Mediterraneo tra Cartagine, l'Egitto dei Tolomei e la Siria dei Seleucidi, mentre i Greci emigrati con Conone cacciano definitivamente i Celti nel nord della Britannia e la organizzano sotto forma di città stato, la più importante delle quali è Nuova Atene (Londra).

276 a.C.: dopo un ventennio di pace e di prosperità, i Romani ingaggiano una furibonda guerra navale contro i pirati Canibi, le cui basi si trovano nelle Antille, che disturbano il commercio con le città stato Maya. I Canibi vengono massacrati o ridotti in schiavitù e l'isola Furia (come detto, si tratta di Cuba) ritorna a far parte dei domini romani assieme all'isola Manlia (la nostra Haiti).

274 a.C.: le spedizioni navali romane nel golfo del Messico portano i Quiriti a sbarcare in una penisola da essi chiamata Flora (la Florida) dopo averla dedicata alla dea della vegetazione, vista l'abbondanza di piante fiorite di ogni tipo. In tal modo però i Romani scoprono l'esistenza, sulle coste dell'attuale Louisiana, di un altro forte stato, l'impero di Aztlàn, abitato dagli antenati degli Aztechi, fermi al Neolitico ma estremamente bellicosi. A causa dell'omologia fonetica, il comandante della spedizione ritiene di aver individuato l'Atlantide di cui parlava il sovrano delle isole Fortunate, e presenta al Senato un progetto di conquista, certo che quella terra sia ricca di oro e pietre preziose, così come dicono le leggende.

272 a.C.: gli Aztechi (o meglio i loro antenati) prevengono i Romani attaccando la colonia di Castrum Novum, che è messa a ferro e fuoco. Il capo azteco Itzcoatl invade anzi il Messico settentrionale e sconfigge i Romani presso la colonia di Eraclea (Chihuahua), ma subisce tali perdite da essere costretto alla ritirata (da allora si dirà "vittoria di Itzcoatl" per indicare una vittoria infruttuosa ed anzi controproducente). Per ora lo scontro finisce in pareggio. Castrum Novum è ricostruita ed inizia la colonizzazione della penisola Flora.

264 a.C.: gli Zapotechi, mercenari al servizio della città Maya di Palenque, si asserragliano nella città di Xoconocho sull'oceano Pacifico per difendersi da una rappresaglia dei Miztechi, loro eterni nemici. Per salvarsi chiedono aiuto prima alla città Maya di Chichen-Itzà, la dominante tra tutte le città dello Yucatàn, e poi a Roma. Alla notizia dell'arrivo a Xoconocho di un contingente romano, Ahpul, re-sacerdote di Palenque, si allea con Chichen-Itzà. Tuttavia, dopo la sconfitta del suo esercito e di quello della città alleata contro la legione romana, volta gabbana e stringe alleanza con Roma, permettendole di allargare la sua zona d'influenza sino al nostro El Salvador. Inizia così la "Prima Guerra Maya", combattuta dai Romani contro i loro ex alleati.

260 a.C.: incredibile sconfitta delle tre città stato di Chichen-Itzà, Mayapàn e Uxmal nella battaglia navale di Campeche da parte del console Caio Duilio. L'innovazione tecnica del "corvo" di abbordaggio permette infatti ai Romani di applicare alle guerre per mare la tattica degli scontri a terra.

256 a.C.: sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria di Campeche, il Senato decide di portare la guerra direttamente nello Yucatàn, sbarcando presso Mayapàn. Il console Attilio Regolo riesce ad aprirsi la strada nelle giungle paludose sino alla città-stato, che viene espugnata. Ma il Senato chiede che parte delle truppe sia riportata a svernare in Italia Nova, ed i re delle altre due città stato confederate riescono a far prigioniero Attilio Regolo. La flotta romana inviata in suo soccorso è distrutta da una tempesta tropicale, anche a causa della cocciutaggine del capitano che, a dimostrazione del proprio coraggio, impone ai recalcitranti marinai una rotta pericolosa.

250 a.C.: Cartagine conquista le coste atlantiche di Spagna e Gallia ed entra in conflitto navale con i Greci di Britannia.

249 a.C.: dopo una guerra sfiancante le trattative di pace falliscono perchè Attilio Regolo, inviato a Roma per trattare la pace, esorta invece il Senato a riprendere la guerra. Ritornato a Chichen-Itzà per non venir meno al proprio senso dell'onore, è giustiziato dentro la proverbiale botte irta di chiodi.

241 a.C.: approntata una grande flotta, il nuovo console Lutazio Catulo riesce a riportare una nuova, decisiva vittoria navale a Coatzacoalcoa, dopo di allora rinominata Portus Mexicus. Dopo più di vent'anni la Prima Guerra Maya si conclude con la cessione ai Romani di tutto lo Yucatàn occidentale ed un'indennità di guerra di 3200 talenti d'argento da pagarsi in dieci anni. La vittoria, oltre che dalla tenacia e dalla volontà di vendicare Attilio Regolo, è scaturita da una superiore organizzazione politica e militare, che garantisce a Roma la fedeltà di tutta la federazione messicana. Lo Yucatàn occidentale, le isole Furia e Manlia, l'isola Attilia (oggi Portorico), la penisola Flora e le isole di Nuove Egadi (le Bahamas) diventano le prime sei province della Repubblica Romana. L'espansione favorisce lo spirito d'iniziativa dei nuovi ceti imprenditoriali di Roma e delle sue colonie, mentre i piccoli proprietari terrieri, tenuti lontani per anni dai loro poderi a causa della guerra, si vedono rovinati. In tal modo pochi proprietari concentrano vasti terreni nelle loro mani e danno vita all'istituzione del latifondo.

237 a.C.: il re Maya Yokauil I intraprende la conquista del Belize per minacciare i possedimenti romani nel nostro Guatemala. Fondazione della città di Tikal.

La battaglia di Xama tra Romani e Maya (immagine creata con openart.ai)

La battaglia di Xama tra Romani e Maya (immagine creata con openart.ai)

228 a.C.: sobillati dalle tre città stato Maya, federatesi nell'Impero Maya per far fronte comune contro gli invasori d'oltreoceano, i barbari dell'Honduras attaccano le colonie romane sulla costa del Pacifico, ma i Romani li schiacciano a Champerico. Essi inoltre riconoscono le conquiste Maya nel Belize ma impongono loro il trattato del fiume Montagua: i Maya non potranno superarlo, o sarà la guerra.

222 a.C.: i consoli Flaminio e Claudio Marcello portano l'offensiva nell'Honduras, aggirando l'impero Maya, e sconfiggono definitivamente gli onduregni, prendendone la capitale Tegucigalpa. L'Honduras diviene provincia romana ed il confine è posto sul fiume Pataca.

220 a.C.: trattato di pace tra i Greci di Britannia ed i Cartaginesi. I primi colonizzano l'Irlanda, i secondi raggiungono la foce del Reno.

219 a.C.: Siyah K'ak ("Nato nel Fuoco"), figlio ed erede di Yokauil, viola il trattato di Montagua, varcandolo in armi . Dopo aver superato le montagne Comayagua a marce forzate, piomba su Tegucigalpa e la espugna. Ha così inizio la Seconda Guerra Maya. L'anno successivo il più grande condottiero Maya di tutti i tempi varca i monti del Guatemala, sconfiggendo i Romani prima sul fiume Lempa e poi a Totonicapàn, aprendosi la strada verso il cuore della federazione romano-messicana.

218 a.C.: il console Flaminio attende Siyah K'ak presso Oaxaca per sbarrargli il passo, ma il condottiero Maya tenta di attirarlo in una battaglia campale in pianura, sfilando lungo la costa del Pacifico. Flaminio, che è un buon comandante, non accetta e si lancia all'inseguimento dell'esercito Maya, in attesa della legione del collega console Servilio: egli sa che è necessario far capire ai popoli messicani alleati che Roma veglia, pronta a colpire alla prima occasione. Ma la genialità tattica di Siyah K'ak sorprende i Quiriti e in un mattino nebbioso, mentre le legioni sfilano ordinatamente lungo il lago Texcoco (dove sorge la nostra Città del Messico), l'esercito Maya, appostatosi nottetempo, sferra un attacco improvviso sul fianco sinistro delle due legioni, che vengono massacrate; lo stesso Flaminio cade in combattimento. Ancora secoli dopo i Romani crederanno che gli spettri dei guerrieri morti si aggirino sotto il pelo dell'acqua di quel lago maledetto.

217-216 a.C.: lo sgomento a Roma è grandissimo, tanto che il Senato decide di eleggere dittatore il generale Quinto Fabio Massimo detto "Cunctator", il Temporeggiatore. Questi però evita lo scontro diretto con Siyah K'ak, limitandosi a sorvegliarlo, ad attaccarlo con reparti isolati ed accampandosi in luoghi montagnosi dove l'abile fanteria Maya nulla può. Il disegno strategico di Quinto Fabio Massimo è giusto, ma molto impopolare, prevedendo gravi sacrifici per le popolazioni rurali, continuamente esposte alle violenze ed ai saccheggi dei Maya, purtroppo dediti a cruenti sacrifici umani. E così, allo scadere del mandato dittatoriale, la carica non è rinnovata al Temporeggiatore, e vengono eletti consoli Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo, entrambi desiderosi invece di ingaggiare scontro aperto con Siyah K'ak per chiudere definitivamente i conti con lui. Il 2 agosto 216 a.C. un esercito di 80.000 uomini, in massima parte federati messicani, attacca Siyah K'ak a Cayne, sulla Sierra Madre Occidentale. Il leggendario condottiero Maya tuttavia manovra in modo da accerchiare i Romani senza lasciare loro alcuna libertà d manovra. Ha così inizio una spaventosa carneficina in cui muoiono in 70.000 tra romani e federati, tra cui Emilio Paolo. Questo è il peggior rovescio militare mai subito da Roma in tutta la sua storia. La schiacciante vittoria Maya fa sì che molti dei Federati si ribellino e si uniscano ad Siyah K'ak. Roma si trova sull'orlo della catastrofe, e tra il popolo si diffonde la certezza che gli dei hanno abbandonato l'Urbe, e l'assedio da parte dei Maya sia imminente. Il Senato proibisce allora ogni manifestazione pubblica di dolore e ritorna alla politica di Quinto Fabio Massimo.

215 a.C.: dopo la vittoria di Cayne, Siyah K'ak si trova inaspettatamente in difficoltà perchè non può ricevere aiuti dai Maya: la popolazione di Oaxaca, rimasta fedele a Roma nonostante la sollevazione di molti popoli messicani, batte ripetutamente le truppe di K'inich Janaab, fratello di Siyah K'ak che vorrebbe dargli man forte. Egli allora si asserraglia nella città messicana di Tlaxcala, ingrata verso Roma perchè questa le ha concesso una larghissima autonomia, e le sue truppe si infiacchiscono nei bagordi (sono questi i proverbiali "ozi di Tlaxcala"). Egli allora, non avendo uomini a sufficienza per attaccare Roma e cingerla d'assedio, gioca la carta diplomatica, inviando ambasciatori ad Aztlàn, che accetta di allearsi con lui. E a questo punto sorge la stella di Publio Cornelio Scipione, il cui padre è stato ucciso in battaglia da Siyah K'ak. Questi varca il Rio Grande, si allea con i popoli cosiddetti dei pagi (nel nostro universo sono i pueblos), amerindi che vivono in villaggi scavati nella viva roccia, e con i terribili Apax (quelli che noi chiamiamo Apache), e batte ripetutamente gli Aztechi che tentavano di varcare il Rio Grande (Magnus Rivus in latino). E' questa la prima alleanza tra i Romani e quelli che noi chiamiamo "indiani d'America". Questi ultimi subiscono un'improvvisa accelerazione della loro civiltà a causa del contatto con i Romani: cominciano ad utilizzare i cavalli e i manufatti in metallo acquistati dai Quiriti, e riorganizzano la loro struttura tribale dando vita a vere e proprie nazioni federate.

211 a.C.: sconfitta definitiva degli Aztechi che cessano ogni ostilità e devono accettare la fondazione di piazzeforti romane nell'attuale Texas. Siyah K'ak è sempre più isolato mentre Roma inizia la sua lenta ripresa dopo la batosta di Cayne.

209 a.C.: rientrato nell'Italia Nova, Scipione batte ripetutamente i Maya e riconquista lo Yucatàn occidentale. Assedio e presa della città Maya di Palenque. Colto, intelligente ed animato da una religiosa fiducia nelle proprie capacità, questi parla svariate lingue indigene ed ha copiato molte delle tattiche di combattimento di Siyah K'ak. Quest'ultimo si sente invece dire dall'indovino della città di Tlaxcala: "Siyah K'ak, gli dèi ti hanno concesso le vittorie ma non la capacità di sfruttarle."

207 a.C.: K'inich Janaab, sfuggito alla vigilanza di Scipione, ripercorre l'itinerario del fratello e fa irruzione nell'Italia Nova con un poderoso esercito, con l'evidente intenzione di ricongiungersi al fratello e stringere d'assedio Roma. Per un momento sembra ripetersi la drammatica situazione di dieci anni prima, ma i consoli Claudio Nerone (antenato dei futuri imperatori) e Livio Salinatore riescono ad intrappolarlo nella valle del fiume Metaxa e a sbaragliarlo. La sua testa viene gettata con una catapulta nell'accampamento del fratello. Siyah K'ak comprende che tutto è perduto e, assediato dalle truppe romane nell'attuale regione di Quéretaro, tenta di procrastinare la soluzione finale del conflitto.

204 a.C.: a sbloccare la situazione interviene il genio di Scipione che, riprendendo audacemente il progetto di Attilio Regolo, fallito cinquant'anni prima, sbarca direttamente nello Yucatàn settentrionale, minacciando il cuore stesso dell'Impero Maya. Subiti i primi scacchi, Chichen-Itzà richiama Siyah K'ak in patria via mare.

202 a.C.: nella pianura di Xama, nel cuore dello Yucatàn, avviene lo scontro decisivo tra Siyah K'ak e Scipione; stavolta l'invitto condottiero Maya è battuto e deve chiedere la pace. La coalizione Maya sopravvive anche se ristretta all'estremo nord dello Yucatàn, mentre tutto il resto della penisola, il Belize e l'Honduras diventano province romane. Chichen-Itzà deve rinunciare all'intera flotta, fatta eccezione per dieci navi, restituire tutti i prigionieri e i disertori romani e versare un'indennità di 10.000 talenti, pagabili in cinquant'anni. Roma esce dallo scontro estremamente rafforzata, e diviene in pratica la padrona assoluta dell'intero golfo del Messico. Le città come Tlaxcala, passate dalla parte del nemico, vengono punite e private di qualsiasi autonomia. Le campagne devastate dalle soldataglie Maya si sono però quasi spopolate, molti popoli di origine rurale si sono addensati a Roma che si avvia a diventare una megalopoli, mentre i ceti finanziari (gli equites) si sono estremamente arricchiti con le forniture di equipaggiamenti agli eserciti, con i prestiti allo stato ed accaparrandosi le terre abbandonate dai contadini o confiscate alle città infedeli. Grande impulso ha la cultura: Gneo Nevio scrive commedie ed il "Bellum Mayanum", primo poema epico della storia di Roma che narra le imprese di Scipione; Quinto Ennio inventa l'esametro latino su modello greco e scrive gli "Annales", dedicati all'epopea della fondazione di Roma e della sua fuga oltreoceano; Fabio Pittore avvia la storiografia.

La Repubblica Romana nel 202 a.C.

197 a.C.: Tito Quinzio Flaminino, inviato a sostegno degli Apax contro gli Aztechi, riporta una completa vittoria presso l'attuale Houston (Seconda Guerra Azteca); profondamente innamorato della cultura indigena, contro il parere del Senato egli proclama solennemente la libertà dei popoli indigeni d'oltre Rio Grande. Questi acclamano Flaminino come un liberatore ed accettano di buon grado l'istituzione di forti romani nei loro territori, ufficialmente a loro difesa. I Romani iniziano la colonizzazione dei territori chiamati Novus Mexicus, e si spingono fin nella penisola di Baja California, da essi chiamata Chersonesus Silvanus per via del territorio selvaggio e quasi inabitabile.

191 a.C.: Siyah K'ak, scacciato da Chichen-Itzà, si rifugia presso Itzcoatl IV, re degli Aztechi, e lo sobilla ad ingaggiare guerra contro Roma. I Romani tuttavia mettono in atto una vera e propria guerra preventiva accettando le richieste d'aiuto di Cavallo Saggio, grande capo della nazione Caerocae (Cherokee), minacciato dalle pretese egemoniche di Aztlàn.

189 a.C.: sbarcate alla foce del Mississippi, fiume cui danno il nome di Eridano, per analogia con uno dei fiumi dell'Oltretomba, le truppe dei Quiriti e dei loro avversari infliggono agli Aztechi una pesantissima sconfitta presso Tlacopàn, terza città del loro impero, conquistata e ricostruita con il nome di Carthago Nova (la nostra New Orleans). Tra le dure condizioni di pace vi sono l'arretramento di Aztlàn nell'interno, la conquista romana dell'intera costa del Golfo del Messico, ricongiungendo così la penisola Flora al resto della repubblica romana, e la consegna di Siyah K'ak. Questi si mette in salvo presso gli Alabama, nemici giurati dei Caerocae, e li organizza come un moderno esercito in grado di tenere testa per un certo tempo ai Romani.

188 a.C.: Cartagine e la Siria intendono entrambe approfittare dell'inarrestabile decadenza dell'Egitto dei Tolomei, e così si scontrano per il predominio nel Mediterraneo orientale. Chiamati in aiuto dal re di Pergamo, minacciato da Antioco III il Grande di Siria, i punici intervengono e distruggono l'esercito siriano a Magnesia. Con la pace di Apamea, Antioco è costretto a rinunciare ai possedimenti in Asia Minore e nella Tracia. Si afferma l'egemonia cartaginese anche nel Mediterraneo orientale.

186 a.C.: una legge bandisce da Roma la maggior parte dei culti pagani importati dagli indigeni messicani, che prevedono spesso e volentieri sacrifici umani. Oltre 7000 persone sono poste sotto giudizio.

183 a.C.: il Senato di Roma media la pace tra Caerocae ed Alabama; la prima condizione di pace è la consegna dell'eterno nemico Siyah K'ak. Per non cadere nelle mani dei suoi nemici giurati, Siyah K'ak beve un veleno che porta sempre con sé in una fiaschetta appesa al collo. Nello stesso anno muore il suo rivale Scipione, ritiratosi in una villa ad Acapulco, sull'oceano Pacifico, deluso per la scarsa riconoscenza mostrata dai suoi concittadini nei propri confronti (risale a quest'episodio la celebre frase: "Ingrata patria, non avrai le mie ossa!")

175 a.C.: spedizione del console Marcello fin sulle rive del Colorado alla ricerca della mitica città di Cibola che, secondo una leggenda indigena, è costruita interamente in oro. La ricerca resta ovviamente senza successo ma porta alla scoperta del Magnum Vallum Coloratum (Gran Canyon del Colorado).

171 a.C.: fondazione della città di Panama sull'omonimo istmo, sotto lo stimolo dell'influsso culturale romano e maya.

168 a.C.: Aztlàn si ribella contro la pace del 189 a.C. ed attacca i territori colonizzati dai Romani, ma subisce una durissima sconfitta a Pixnàn, sull'Eridano. Il suo territorio è allora smembrato in quattro province e sottoposto alla diretta amministrazione di Roma, che estende così il suo diretto controllo fino alla regione abitata dagli indigeni Tennessee, il cui nome va alla provincia omonima. Il confine settentrionale è stabilito sul Missouri, che i romani chiamano Lete, nome di un altro dei fiumi dell'oltretomba. Inizia la colonizzazione della provincia di Arizona e delle isole delle piccole Antille. Il nome di Aztlàn viene esteso dal Senato a tutto quanto il continente che per noi è l'America, il quale, in accordo con la profezia del re delle Isole Fortunate, prende il nome di Atlantide (Insula Atlantis).

168-164 a.C.: ribellione degli Ebrei contro Antioco IV Epifane che intendeva sostituire il loro monoteismo con il culto di Zeus. I fratelli Maccabei infliggono dure sconfitte ai siriani rendendosi praticamente indipendenti da Antiochia, e stringono un'alleanza strategica con Cartagine.

149 a.C.: gli Apax non accettano più la sudditanza ai Romani, la cui ingerenza nelle loro questioni interne si è fatta asfissiante. Mummio, un soldataccio ignorante che, a differenza di Flaminino, odia sinceramente le primitive tribù indigene, batte la coalizione di Apax, Comanci (i Comanche) e Kiova (i Kiowa) nella località da lui chiamata Leucopetra (la nostra città di Dallas) e riduce le tribù in stato di semischiavitù. Da questa data in poi la guerra tra romani ed indigeni amerindi (pardon, atlantidi, come li chiama il Senato) proseguirà tra attacchi di guerriglia ed atrocità di ogni genere da entrambe le parti. Nello stesso anno, in Europa, un certo Andrisco tenta di far insorgere la Macedonia contro il predominio cartaginese, ma è sconfitto ed il regno di Macedonia cessa di esistere, assorbito dall'impero punico. Spedizione via terra del generale cartaginese Isbaal fino alle foci del Danubio, mentre regolari rotte commerciali congiungono il Mediterraneo con il Baltico, dove i cartaginesi si riforniscono di ambra e pelli pregiate. Ciò provoca l'ascesa culturale e politica dei popoli Germani che abitano la Scandinavia.

147 a.C.: si consuma l'estremo dramma delle città stato Maya. Marco Porcio Catone detto il Censore, l'esponente dell'ala del Senato più intransigente ed ostile alle novità in campo politico e sociale, predica incessantemente la distruzione di Chichen-Itzà e delle sue alleate, considerandola un potenziale pericolo che poteva rinascere in ogni momento dalle sue ceneri. Prendendo a pretesto la guerra ingaggiata dai Maya contro una tribù di Zapotechi senza il permesso di Roma, Catone riesce ad ottenere che Roma lanci alle città Maya un inumano ultimatum: dovranno essere distrutte e ricostruite a sud del confine meridionale romano. Le città stato si ribellano e decidono di resistere ad oltranza alla prepotenza di Roma. L'assedio, condotto da Publio Cornelio Scipione Emiliano, nipote del vincitore di Siyah K'ak, si  risolve nella primavera del 146 a.C. con la completa distruzione delle gloriose città e la riduzione in schiavitù dei loro abitanti. 900 strenui difensori periscono volontariamente nell'incendio del tempio del dio del mais, nel quale si sono asserragliati. Lo storico greco Polibio, testimone oculare dei fatti, afferma che lo stesso Scipione Emiliano piange sulla rovina delle città. Viene fondata la colonia di Utica, sulla punta settentrionale dello Yucatàn, per fungere da capoluogo della provincia appena conquistata. Il sistema viario romano ricopre ormai tutta la Repubblica dall'Arkansas all'Honduras.

136 a.C: i Romani raggiungono la costa pacifica di una terra da essi chiamata California dal nome di una mitica regione ricca di perle e di tesori (ma c'è chi dice che il nome derivi dal latino Calida Fornax). Liquidati i pacifici indigeni atlantidi della costa, vi vengono subito scoperti ricchi filoni d'oro. Coloni romani e messicani si riversano in massa nella regione, dando vita alla prima Corsa all'Oro della storia di Atlantide.

134 a.C.: Tiberio Sempronio Gracco, nipote per parte di madre di Scipione, il vincitore di Siyah K'ak, è eletto tribuno della plebe (intendendosi ora con questo termine la popolazione meticcia di Roma, guardata dall'alto in basso dai Quiriti di puro sangue latino e greco) e propone ardite riforme democratiche, ma il pontifex maximus Scipione Nasica, appoggiato dall'aristocrazia del danaro, lo fa trucidare assieme a trecento dei suoi sostenitori.

133 a.C.: Attalo III di Pergamo lascia il suo regno in eredità ai Cartaginesi, che mettono piede per la prima volta in Asia.

129 a.C.: una spedizione navale romana tocca per la prima volta quello che per noi è il continente sudamericano.

124-121 a.C.: Caio Gracco, fratello di Tiberio, ritenta l'avventura politica del fratello e cerca di imporre una legge agraria rivoluzionaria, spezzando il monopolio del Senato nell'amministrazione della giustizia e nella distribuzione delle terre (periodo della "dittatura democratica"), ma il console Lucio Opimio, leader del partito aristocratico, decreta lo stato d'assedio traendo pretesto dall'uccisione di un suo littore nei comizi tributi, fa accerchiare i seguaci di Caio e ne mena strage. Caio si fa uccidere da un suo liberto, ma le sue idee non muoiono e danno linfa al Partito Democratico che cambierà la storia di Roma.

118 a.C.: con la soppressione dei Gracchi il Senato sembra tornato padrone dell'Urbe, e porta a compimento la conquista della provincia di Georgia (così detta dal greco gheorgos, pastore, per via dei popoli dediti alla pastorizia che la abitano). Capitale della provincia è la colonia di Atlanta (da Atlantide). I Romani usano la Georgia come base per occupare facilmente anche le nostre Nord e Sud Carolina, riducendo a mal partito le indifese popolazioni indigene che le abitano. Chi non sottostà al dominio romano e non ha i mezzi per difendersene, migra verso nord e verso ovest passando a nord del Lete (Missouri).

115 a.C.: Micipsa, re delle tribù atlantidi del Nicaragua e del Costarica (Costa Opima in latino), che si sono organizzate in regno sotto lo stimolo culturale dei Romani, muore lasciando il regno ai figli Iempsale e Aderbale e al nipote Giugurta (i nomi sono le trascrizioni latine di termini indigeni per noi quasi impronunciabili). Quest'ultimo fa però uccidere Iempsale, e Aderbale, per timore di fare la stessa fine, chiede l'arbitrato di Roma, la quale divide il regno in due, assegnando il Nicaragua a lui e il Costarica a Giugurta. Scontento, Giugurta attacca il Nicaragua, ne conquista la capitale Managua e, ignorando gli avvertimenti di Roma, fa scorticare vivo Aderbale. Il Senato non può accettare l'affronto e muove guerra a Giugurta (guerra giugurtina).

107 a.C.: un "homo novus" imposto dal Partito Democratico, Caio Mario, succede all'aristocratico Cecilio Metello nel comando delle operazioni in Nicaragua. Caio Mario, un meticcio cresciuto dal nulla, recluta volontari anche tra gli atlantidi nullatenenti, modificando completamente la composizione delle legioni romane. La guerra però è risolta da Silla, questore di Mario, solo nel 105 a.C. che convince Bocco, re della regione occidentale dell'istmo di Panama, suocero e alleato di Giugurta, a tradirlo e a consegnarlo a Roma. Giugurta è deportato e strangolato in carcere. Il Nicaragua diventa provincia romana mentre la Costa Opima è aggiunta al regno di Bocco in premio del suo tradimento.

102 a.C.: Mario, reduce dal suo trionfo a Roma, con soli tremila soldati affronta ad Aquae Sextiae (la nostra Colorado Springs) un esercito di diecimila guerrieri Caiennae (Cheyenne) guidati da Mano Gialla, che avevano ripetutamente invaso la provincia romana del Coloratum e sterminato i coloni, e li sbaraglia. Egli è ormai il miglior generale della Repubblica; sua l'istituzionalizzazione della legione, formata da 6000 uomini divisi in 10 coorti di 600 legionari l'una, ciascuna delle quali è ripartita in tre manipoli di due centurie. E' perciò abbandonata l'antica distinzione in hastati, principi e triarii, corrispondente un tempo ai diversi gradi di istruzione delle truppe; tutta la legione è addestrata con lunghe marce, lavori campali e l'erezione di forti. Mario crea così un esercito di soldati professionisti che sostituisce l'antica coscrizione obbligatoria, tanto deleteria per l'economia delle classi disagiate. Mario diventa il beniamino dei meticci e dei proletari, e riesce a far approvare la distribuzione di terreni nelle province a tutti coloro che, romani o non romani, avessero militato sotto le sue insegne per almeno sette anni, cioè dai tempi della guerra giugurtina. Mario porta così a compimento le riforme dei Gracchi.

100-50 a.C. circa: nelle pianure a nord del limes settentrionale romano, con un anticipo di oltre 1800 anni rispetto alla "nostra" storia, nasce la grande nazione Sioux con la migrazione degli indigeni atlantidi della costa orientale nelle grandi Pianure, e l'adozione di uno stile di vita nomadico che prevede il passaggio dall'orticultura alla caccia del bisonte, da una società matriarcale ad una patriarcale, e naturalmente all'uso del cavallo, che si è rinselvatichito nelle grandi praterie.

91 a.C.: Marco Livio Druso, figlio dell'assassino di Caio Gracco, propone di restituire i tribunali ai senatori, di estendere il Senato a 300 membri ammettendovi i cavalieri e di estendere la cittadinanza romana a tutti i messicani, da Oaxaca al Rio Grande. La sua riforma però suscita nei partigiani di Mario il sospetto che egli voglia sollevare i messicani contro i romani, e così egli viene assassinato a colpi di pugnale. I nativi messicani si rendono così conto che, per vie pacifiche, essi non otterranno mai la sospirata cittadinanza, e danno vita alla Guerra Sociale, cosiddetta perchè mossa dai Socii, gli alleati di Roma nel Messico.

88 a.C.: la Guerra Sociale si esaurisce grazie alla concessione della cittadinanza a tutti i messicani che deporranno spontaneamente le armi. Lo stato cessa di essere solo romano ed allarga le sue basi all'intero Messico, dando vita ad una nuova realtà, la civiltà messicana (il corrispondente della nostra civiltà italica). Tuttavia la Repubblica Romana si trova in un tale stato di caos, che una federazione di tribù Navaho, Hopi, Ute ed Anasazi conquista i territori del Nuovo Messico e dell'Arizona, causando una carneficina di 10.000 tra romani e messicani, e minaccia direttamente Neapolis (Los Angeles) e Ilium Novum (San Francisco), le due grandi città romane della California. La perdita delle miniere d'oro sarebbe disastrosa per l'economia romana, e così a condurre la guerra contro Dieci Bisonti, capo della suddetta federazione atlantide, è designato l'aristocratico Lucio Cornelio Silla, distintosi nella Guerra Sociale. I Democratici tentano di sostituirlo con Caio Mario, da poco tornato alla vita pubblica, ma Silla marcia su Roma, usando per la prima volta l'esercito non per difendere la Repubblica, bensì per prenderne il controllo! Dopo aver messo in fuga il partito popolare, Silla ricrea un Senato a lui fedele e subito dopo parte verso il nord in fiamme.

87 a.C.: mentre Roma affronta la ribellione di Dieci Bisonti, nel vecchio mondo Cartagine deve resistere ad un analogo attacco da parte di Mitridate VI, sovrano del Ponto, ma il generale Gerubbaal lo sconfigge e lo uccide, annettendo le coste del Mar Nero all'impero punico.

86 a.C.: mentre Silla è al nord a combattere gli atlantidi, Caio Mario e Cornelio Cinna rovesciano i sillani ed instaurano un regime di terrore. Subito dopo però Mario muore e Cinna resta il solo leader del partito democratico. Silla allora lascia il suo giovane luogotenente Gneo Pompeo a continuare la guerra, rientra a Roma dove Cinna è stato assassinato e, con l'appoggio del magnate Marco Licinio Crasso, ingaggia una terribile guerra civile che si conclude solo nell'82 a.C.

82 a.C.: sconfitta definitiva dei mariani a Porta Collina. Subito Silla fa eliminare tutti i suoi oppositori i cui nomi sono inclusi nelle famigerate "liste di proscrizione". Egli instaura un feroce regime personale e trasforma di fatto la Repubblica in un'autocrazia, pur senza proclamarsi formalmente re "perchè nessuno può essere re a Roma". Infatti, due anni dopo, avviene il colpo di scena: Silla rinuncia ad ogni carica pubblica e si ritira a vita privata nei suoi possedimenti sul Pacifico, dove muore poco dopo di malattia. Con Silla ci si avvia al tramonto della Repubblica e si avvicina l'avvento dell'Impero.

80 a.C.: Gerubbaal conquista la Cilicia, la Cappadocia e la Siria, e riduce la Palestina e l'Armenia a stati vassalli di Cartagine.

77 a.C.: gli ultimi superstiti del partito democratico, guidati da Quinto Sertorio, si rifugiano nella penisola Flora. Gneo Pompeo è inviato dal Senato a snidarli, ma ci riesce solo perchè i partigiani di Sertorio commettono violenze contro la popolazione locale, la quale lo tradisce e lo fa trucidare durante un banchetto.

73-71 a.C.: rivolta di Spartaco, gladiatore Maya (vero nome Pardacucha) che solleva gli schiavi contro il dominio di Roma e minaccia la stessa capitale ("Guerra Servile"), ma alla fine è sconfitto e fatto crocifiggere da Crasso e da Pompeo. Questi ultimi due divengono consoli e tengono in pugno l'intera Repubblica, il primo con la forza del denaro, il secondo con quella delle armi. Ascesa politica di Marco Tullio Cicerone, abile avvocato ed oratore che riesce a far condannare Caio Verre, responsabile di ruberie e soprusi nell'amministrazione della provincia di Furia (Cuba).

67 a.C.: Pompeo debella i pirati che infestano il Golfo del Messico e rendono difficili i collegamenti tra il Messico e le Antille.

66-63 a.C.: sbarcato nella nostra Colombia, base dei pirati cui egli dà il nome di Africa Nova, trovandosi a sud di Roma, Gneo Pompeo conquista i territori dei Mochica e dei Cauca, giungendo fino alla baia di Maracaibo dove fonda la colonia di Leptis Magna. Tornato a Roma con un ingente bottino in oro, Pompeo riceve il titolo di Magno.

Conquiste romane in Africa Nova (il nostro Sudamerica) dal 202 a.C. al 115 d.C.

63 a.C.: fallito colpo di stato dell'ex sillano Lucio Sergio Catilina, la cui cospirazione è sventata dal console Cicerone con i discorsi rimasti celebri come "Catilinarie". Il 9 novembre Catilina è costretto a lasciare Roma e a rifugiarsi a Pistoia, colonia romana sulle montagne della Sierra Madre (chiamata Alpes dai Romani), dove è sconfitto e ucciso. Cicerone fa condannare a morte senza processo tutti i congiurati; contro questo sopruso si leva a parlare solo un giovane militare di 27 anni, Caio Giulio Cesare. Sallustio ci ha lasciato una precisa descrizione di questi eventi nel suo "De coniuratione Catilinae").

60 a.C.: dopo l'evidente vittoria aristocratica contro la congiura di Catilina, volendo, Gneo Pompeo Magno potrebbe ripetere l'avventura di Silla e proclamarsi dittatore assoluto, ma la sua innata lealtà gli impedisce di muoversi al di fuori della legge, e così egli si accorda con Cesare e con Crasso, dando vita al Primo Triumvirato, una vera e propria spartizione dei poteri, ma in forma privata e non istituzionale. Cesare ottiene il proconsolato nella Georgia e nei territori più settentrionali, ancora minacciati dalle scorrerie dei nativi atlantidi; il Senato accetta di buon grado di allontanare da Roma quello che percepisce come il più pericoloso dei suoi nemici.

58-51 a.C.: campagne di Cesare nelle terre a nord del nostro capo Hatteras, cui egli dà il nome di Gallia Nova. Con una serie di fulminei attacchi egli riduce all'obbedienza tutta quella che noi chiamiamo New England e, nel 55 a.C., giunge per primo in vista dei Grandi Laghi. Qui egli si scontra con il valore dei Delavarii (Delaware), degli Uroni (Huron), degli Illinois e soprattutto degli Irocaeses (Irochesi). In particolare il capo Irochese Vergine Toro gli scatena contro una spietata guerriglia ma, sconfitto ad Alesia (la nostra Allentown in Pennsylvania), è costretto ad arrendersi. La Repubblica Romana spinge così i suoi confini fino al nostro Massachussets, dove Cesare fonda la colonia di Bastia (Boston). Sono edificate anche le città di Filadelfia, abitata da discendenti dei coloni greci, e Baltea Mariana (Baltimora). Il confine occidentale della nuova provincia è posto sull'Eridano (Mississippi).

55 a.C.: crollo dell'Egitto di Tolomeo XIII, conquistato da Cartagine che ora domina l'intero bacino del Mediterraneo e del Mar Nero, la Spagna, la Gallia, il Belgio, le coste della Germania e la Danimarca. Decadenza politica della coalizione di città stato greche in Britannia e in Irlanda.

53 a.C.: Crasso, invidioso delle vittorie di Cesare nel nord, vuole imitarlo e va all'estremo sud a combattere il regno di Quito nel nostro Ecuador, ma è sconfitto ed ucciso in battaglia. Secondo la tradizione il re di Quito fa versare oro fuso nella bocca della sua testa mozzata, dicendo: "Hai bramato l'oro, ed io te ne do in abbondanza." Pompeo invece resta a Roma e ne domina la vita politica d'intesa con il Senato.

52 a.C.: anch'esso timoroso della crescente potenza di Cesare e del suo ascendente sulle truppe, il Senato si schiera con Pompeo e lo nomina "Console senza collega" e cerca di sbarrare a Cesare la prevista e temuta marcia verso il potere, ma sbaglia completamente i calcoli cercando di arginarne l'ascesa solo con la semplice autorità della legge. La proposta che Cesare e Pompeo congedino contemporaneamente i rispettivi eserciti è respinta dai senatori su istigazione di Pompeo.

Giulio Cesare decide di varcare il Rio Grande in armi (immagine creata con openart.ai)

Giulio Cesare decide di varcare il Rio Grande in armi (immagine creata con openart.ai)

49 a.C., 7 gennaio: con il Senatus Consultum Ultimum, il Senato conferisce a Pompeo il compito di difendere la Repubblica, mentre non rinnova a Cesare la carica di proconsole della Georgia e della Gallia Nova, lo richiama in patria e pretende che i suoi veterani siano congedati. Cesare risponde varcando in armi il Rio Grande e pronunciando la celebre frase "Alea Iacta Est!" ("il dado è tratto"). Dopo la riforma sillana, questo equivale ad una dichiarazione di guerra. Inizia così la Seconda guerra Civile. Pompeo e il grosso dei senatori, che non si aspettano quella mossa, fuggono via mare nell'Honduras costeggiando lo Yucatàn. Giulio Cesare vi giunge via terra dopo aver conquistato la Nova Italia e il Guatemala (vittoria di Ilerda), ed il 9 agosto infligge a Pompeo una sconfitta durissima presso la colonia romana di Farsalo (la nostra San Pedro). Ventimila pompeiani si arrendono, mentre Pompeo fugge per nave nel regno di Panama, dove spera nella protezione del sovrano locale, Bocco III. Quest'ultimo però lo fa assassinare per ingraziarsi il favore di Cesare.

48 a.C: Cesare, giunto a Panama, interviene nella questione dinastica deponendo Bocco III e sostituendolo con la sorellastra Clea, con la quale intreccia una relazione. Secondo la leggenda, la bellissima regina atlantide Clea riesce ad eludere la sorveglianza delle guardie del fratello, facendosi trasportare dentro l'alloggio di Cesare avvolta in un tappeto. Il popolo, irritato, si rivolta e tiene bloccato il generale sull'istmo per oltre un anno. Giuntigli i soccorsi dalla Georgia, sbaraglia però facilmente i panamensi, annette la Costa Opima come provincia ed insedia Clea sul trono di Panama.

47-46 a.C.: accorso sull'isola Manlia (Haiti), il cui procuratore è un pompeiano convinto, Cesare lo sconfigge a Zela (nella nostra linea temporale si tratta di Santo Domingo), inviando a Roma il semplice messaggio "Veni, vidi, vici". Rientra poi nell'Italia Nova in preda al caos, vi ristabilisce l'ordine e passa nello Yucatàn, dove sconfigge un'altra armata pompeiana presso Uxmal; Catone l'Uticense, nipote di Catone il Censore, leader del partito repubblicano, si suicida ad Utica per non cadere nelle mani del vincitore. La sua morte simboleggia il tramonto definitivo della Repubblica.

45 a.C.: vittoria di Munda (la nostra Medellin in Colombia) sui figli di Pompeo nella provincia meridionale di Africa Nova. E' questo l'ultimo successo militare di Cesare, che rientra a Roma ed accentra su di sé tutte le cariche: console per dieci anni, comandante in capo dell'esercito, pontifex maximus, detentore a vita della tribunicia potestas, praefectus morum e, infine, dittatore a vita. Istituzione del Calendario Giuliano, elaborato da un sacerdote Maya, e dell'anno bisestile.

44 a.C, 15 febbraio: Marco Antonio, luogotenente di Cesare, gli offre la corona regale, ma il dictator perpetuus, come già aveva fatto Silla, rifiuta. Egli commette però un errore amnistiando i suoi avversari politici: questi ultimi organizzano una congiura e lo assassinano alle idi di Marzo dentro l'aula del Senato, alla vigilia di una spedizione contro il regno di Quito per vendicare Crasso. Alla congiura partecipano anche Cicerone e Marco Giunio Bruto, figlio adottivo di Cesare (il quale, morendo, avrebbe esclamato: "Tu quoque, Brute, fili mi!") Il Senato assume nelle sue mani la direzione della Repubblica, abolisce la dittatura, conferma tutti i provvedimenti di Cesare ed amnistia i suoi assassini ("cesaricidi"), nonostante il popolo, sobillato da Marco Antonio, li voglia morti; per salvarsi la vita, Bruto e gli altri congiurati devono lasciare precipitosamente l'Urbe. Il dictator perpetuus prima di morire aveva designato come successore ed erede il pronipote Caio Ottaviano, di soli 19 anni, ma Marco Antonio si fa eleggere console e si impossessa dell'eredità, estromettendo Ottaviano.

43 a.C.: Decimo Bruto, cui Cesare aveva affidato l'amministrazione della Gallia Nova, si vede deposto dal Senato e gli viene assegnata la turbolenta Africa Nova. Egli non riconosce la decisione e si rinchiude a Modena (oggi nell'Ohio), dove viene assediato da Marco Antonio. Ottaviano, con il titolo di propretore ed un esercito privato, va incontro a Marco Antonio e lo sconfigge, quindi richiede il consolato. al secco rifiuto dei senatori si fa acclamare console dal popolo; tutti gli indigeni atlantidi sono con lui e lo acclamano come un liberatore. Per vedersi riconosciuta la carica egli decide di accordarsi con Marco Antonio e, l'11 novembre, assieme a Lepido i due danno vita al Secondo Triumvirato. A differenza del Primo, questo è istituzionalmente riconosciuto con la Lex Titia. Antonio impone però ai colleghi delle nuove liste di proscrizione, e vengono così uccisi 130 senatori e 2000 cavalieri, tra i quali Cicerone, nonostante questi si fosse schierato con Ottaviano. Secondo la tradizione, la testa di Cicerone è esposta nel Foro con la lingua tutta irta di spilli: Antonio non gli ha perdonato le filippiche pronunciate contro di lui.

42 a.C.: Marco Giunio Bruto è sconfitto da Marco Antonio nella battaglia di Filippi, colonia greca nella Costa Opima. Secondo Plutarco, uno spettro aveva preannunciato a Bruto la sconfitta ("Ci rivedremo a Filippi!") Dopo questa vittoria, marco Antonio si fa assegnare tutte le province a sud dell'Honduras, mentre ad Ottaviano sono assegnate le province settentrionali della Georgia e della Gallia Nova, e a Lepido la California. Antonio sposa Ottavia, sorella di Caio Ottaviano.

39 a.C.: patto di Miseno con Sesto Pompeo (figlio di Pompeo Magno) che, occupate le isole Furia e Manlia, con la sua pirateria blocca i rifornimenti di grano provenienti dalle praterie dell'Atlantide. Sesto Pompeo ottiene il controllo delle Antille purchè provveda a rifornire Roma di mais. L'anno dopo il triumvirato è rinnovato per altri cinque anni.

37 a.C.: Erode il Grande diventa re di Giudea sotto la protezione dell'impero punico.

Mosaico romano del I secolo a.C. oggi in Palazzo Massimo alle Terme. Nel cesto di frutta spicca un ananas, frutto che i Romani non avrebbero mai potuto mangiare, se fossero rimasti in Europa!

36 a.C.: Marco Vipsanio Agrippa sconfigge Sesto Pompeo presso Nauloco. Lepido è estromesso dal triumvirato e contentato con la carica di Pontefice Massimo. Ripudiata la moglie Ottavia, Marco Antonio sposa Clea, regina di Panama, e in sua compagnia conduce un'infruttuosa campagna contro il regno di Quito. Egli però commette l'errore di donare a Clea quasi tutte le province dell'Africa Nova affidategli dal Senato: stregato dalla bellissima regina, della quale si dice che se avesse avuto un naso diverso la storia del mondo sarebbe cambiata, egli tenta di costituire un regno romano-atlantide basato sul consenso delle popolazioni indigene. Cesarione, figlio di Cesare e di Clea, è nominato re del nuovo stato sotto la reggenza della madre, mentre Marco Antonio comanda le legioni. Massimo splendore della città di Panama, sull'omonimo istmo.

33 a.C. Ottaviano rivela al Senato di Roma le intenzioni di Marco Antonio leggendo pubblicamente il suo testamento, nel quale tutte le province meridionali sono donate a Cesarione e a Clea. Il Senato dichiara decaduto il triumvirato, e Marco Antonio è dichiarato "nemico pubblico". Il pronipote di Giulio Cesare ottiene il comando della flotta per debellare il regno di Clea e riconquistare il sud. Comincia la Terza Guerra Civile.

31 a.C., 2 settembre: battaglia di Azio, combattuta nell'omonima baia del Pacifico al largo di quella che per noi è la costa colombiana davanti a Buenaventura. L'ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa, amico fraterno e in seguito genero di Ottaviano, sbaraglia la flotta congiunta di Marco Antonio e di Clea. Le 19 legioni al comando di Marco Antonio si arrendono senza combattere, e i sovrani si rinchiudono a Panama, subito cinta d'assedio per terra e per mare.

30 a.C., 3 agosto: presa di Panama. Antonio si suicida con un colpo di spada, mentre Clea, rinchiusasi nel tempio della dea della fertilità, si fa mordere da un crotalo, che secondo la tradizione è stato introdotto nel tempio nascosto in un cesto di papaye. Cesarione è passato per le armi perchè Ottaviano non vuole rivali con i quali spartire l'eredità politica di Giulio Cesare; i due figli minorenni di Marco Antonio e di Clea sono invece graziati, ma sono costretti a seguire il carro di Ottaviano durante il suo trionfo per le vie di Roma. Le province meridionali sono riconquistate e Panama diventa provincia romana. Ottaviano distribuisce le ricche terre del sud ai suoi 120.000 veterani e dichiara finito il secolo delle guerre civili. Le province della Gallia Nova e dell'Arizona vengono definitivamente pacificate.

27 a.C., 13 gennaio: con un'azione clamorosa, Ottaviano rinuncia a tutte le sue cariche, ordinarie e straordinarie, e restaura la Repubblica. Il 16 gennaio tuttavia, come egli prevedeva, il Senato lo implora di riprendere le cariche e gli assegna il titolo onorifico di Augusto ("Divino"). Inizia il Principato, una commistione di Repubblica e di Monarchia basata sull'attribuzione di cariche a vita, tra cui la potestà tribunizia (può invalidare il veto dei tribuni della plebe contro le leggi da lui emanate), la sovrintendenza dell'Annona (cioè della distribuzione di viveri), la Cura Viarum (sovrintendenza alla costruzione di nuove strade); dal 19 a.C. in poi egli esercita il potere consolare a vita (imperium consulare); dal 12 a.C. in poi egli è Pontefice Massimo, e dal 2 a.C. in poi ottiene il titolo di "Padre della Patria". Il Senato amministra le province già pacificate del Messico e delle Antille, mentre la California, la Georgia, la Gallia Nova e l'Africa Nova sono "province imperiali", amministrate da Augusto tramite i suoi legati. In queste ultime risiedono stabilmente ben 30 legioni per la difesa dei confini e la repressione delle rivolte.

25 a.C.: i regni di Guarico e di Anzoategui, situati nel nostro Venezuela, vengono lasciati in eredità ai Romani dai rispettivi ultimi sovrani, e divengono province romane.

23 a.C.: muore Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Augusto, e del suo primo marito Lucio Marcello, il giovane cui Augusto aveva pensato come suo successore. Virgilio gli dedicherà questi versi: « Heu miserande puer! si qua fata aspera rumpas, / Tu Marcellus eris. Manibus date lilia plenis... » E' solo l'inizio di un'interminabile serie di sciagure e di lutti familiari che complicheranno la successione di Ottaviano Augusto.

19 a.C.: morte di Publio Virgilio Marone, il più grande poeta romano, nato nel 70 a.C. a Mantua, colonia nell'attuale Texas. Augusto gli ha commissionato la Camilleide, il poema nazionale di Roma, che narra il viaggio di Furio Camillo attraverso l'oceano e la fondazione della nuova città di Roma.

15 a.C.: Tiberio e Druso, figliastri dell'Augusto in quanto figli della sua seconda moglie Livia Drusilla, entrambi valentissimi generali, compiono ripetute spedizioni nei territori del Nebrasca (Nebraska) e dell'Aiova (Iowa), e spingono i confini di Roma fino al lago Superiore.

12-9 a.C.: campagne di Druso nell'Idaus (Idaho) e sottomissione dei Sosoni (Shoshone), dei Nasi Forati e dei Wisconsin. Il nome di questi ultimi viene storpiato dai Romani in Oriconsin e poi in Oregon. Tiberio e Druso si incontrano ad Augusta Arapaia (Augusta degli Arapaho, oggi Pierre nel Sud Dakota) e completano la sottomissione delle tribù indiane delle grandi praterie. Quasi tutto il territorio dei nostri Stati Uniti è ora sotto il controllo di Roma.

12 a.C.: morte di Agrippa, che ha sposato Giulia, la dissoluta figlia di Ottaviano. Questi ha portato avanti un'intensa campagna edilizia ed ha fatto erigere il Pantheon di Roma. Augusto, che voleva farne il suo erede, fa ricadere la scelta su Druso e Tiberio, offeso, si ritira in volontario esilio nell'isola Attilia (Portorico), dove resterà fino all'anno 2 d.C.

9 a.C.: muore anche Druso, in seguito ad una caduta da cavallo presso il Fiume del Serpente (Snake River, confine settentrionale dell'Oregon).

7 a.C.: nascita di Gesù Cristo a Betlemme di Giudea. Secondo la tradizione l'evento è annunciato dalla congiunzione di Giove e Saturno.

5 a.C.: Erode il Grande tenta di sopprimere Gesù Cristo facendo eliminare tutti gli infanti di Betlemme ("Strage degli Innocenti"), ma i genitori lo portano in salvo in Egitto. Poco dopo Erode muore di un cancro ai testicoli (una maga gli aveva predetto che sarebbe morto a causa di ciò che più gli aveva procurato piacere). La Famiglia di Gesù rientra dall'Egitto e si stabilisce a Nazareth di Galilea.

4 a.C.: fondazione di Nova Ionia, la nostra New York.

4 d.C., 26 giugno: dopo la morte di Caio (nel 2 d.C.) e Lucio (nel 4 d.C.), figli di Giulia e di Agrippa, Tiberio è adottato come figlio da Augusto e nominato suo successore.

4-6 d.C.: spedizione di Tiberio fino all'attuale Canada e fondazione di Treviri (la nostra Vancouver), la più settentrionale delle colonie romane. La campagna però deve essere interrotta a causa della ribellione dei Mandan e dei Crii (Cree) nel Dakota. Riconquistato, questo diventa provincia romana ed il confine settentrionale è consolidato. Inizia la costruzione di un limes lungo 4000 Km per impedire la penetrazione di tribù atlantidi dal nord nei territori appena conquistati.

Conquiste romane nell'Atlantide (il nostro Nordamerica) dal 202 a.C. al 63 d.C.

9 d.C.: la federazione di tribù Sioux e Lakota guidata da Toro Seduto e Cavallo Pazzo sorprende tre legioni guidate dal generale Quintilio Varo presso il fiume Piccolo Grande Corno (Little Big Horn) nel Montana, in marcia verso i campi invernali, e le massacra sino all'ultimo uomo; pare si sia salvato solo un cavallo. Augusto quasi impazzisce dal dolore (grida per giorni: "Vare, Vare, redde mihi legiones meas!") La carneficina del Piccolo Grande Corno segna la fine delle ambizioni romane di conquistare la parte settentrionale del continente di Atlantide.

14 d.C., 19 agosto: Augusto muore a 76 anni e Tiberio assume tutte le sue cariche. La narrazione di tutte le gesta di Augusto, scritte di suo pugno ("Res Gestae Divi Augusti"), è incisa su due pilastri di bronzo antistanti il suo mausoleo nel Campo Marzio. Scettico e crudele, Tiberio ha già 56 anni e, quando i senatori gli propongono di intitolargli un mese dell'anno, così come avevano fatto con Cesare (luglio) e con Augusto (agosto), egli scoppia in una risata: "E cosa farete quando avrete finito i mesi dell'anno?" Con lui il Principato perde via via ogni parvenza democratica e si trasforma nell'Impero.

15 d.C.: Eridanico (l'equivalente del nostro Germanico), figlio maggiore di Druso, batte i Lakota nella piana d'Idistaviso (la nostra Minneapolis), ma i successi militari non compensano le perdite, e così Eridanico è allontanato con il pretesto di una missione diplomatica nel regno di Quito.

17 d.C.: costituzione della provincia di Guiana. Inaugurata una rotta mercantile dalle piccole Antille alla Guiana.

22-31 d.C.: Tiberio, sempre più vecchio e scontroso, subisce il nefasto influsso di Elio Seiano, l'ambizioso e potente prefetto del pretorio, meticcio di origine zapoteca. Dopo che Tiberio si è ritirato nella splendida villa che si è fatto costruire sull'isola lussureggiante di Martinica (27 d.C.), Seiano resta il padrone dell'Urbe ed inaugura un vero e proprio regime del terrore con processi, condanne per lesa maestà, esecuzioni e suicidi.

30 d.C., 7 marzo: morte in croce di Gesù Cristo sul Golgotha, presso Gerusalemme.

31 d.C.: alcuni senatori riescono a raggiungere Tiberio alla Martinica e gli rivelano i misfatti di Seiano, che governa come un vero autocrate scavalcando l'Augusto. Questi allora rientra a Roma, lo accusa di alto tradimento e lo fa giustiziare assieme a tutta la sua famiglia. Ad un pretoriano che gli fa notare come la legge non consenta di uccidere la figlia minore del prefetto perchè è vergine, Tiberio replica cinicamente: "Che qualcuno di voi si incarichi prima di farla diventare signora!" La caduta di Seiano provoca comunque una nuova ondata di esecuzioni sommarie, e Tiberio viene sempre più in odio al popolo e ai senatori.

37 d.C.: Tiberio, ormai quasi ottantenne, ha un attacco di cuore ma non muore subito; due liberti si incaricano di "finire il lavoro" soffocandolo sotto un cuscino. Gli succede Caio Cesare Eridanico, figlio di Eridanico e di Agrippina Maggiore, detto Caligola per via della caligae, gli scarponcini militari di origine mizteca che è solito portare. Egli annuncia la fine dei processi sommari e nuove distribuzioni di mais e patate per tutti. Ma presto la follia sconvolge la sua mente: pretende di essere adorato come un dio, di creare senatore il suo cavallo, e addirittura di mettere a morte tutti i calvi! Egli compie solo spedizioni dimostrative contro i Sioux nel nord e contro il regno di Quito nel sud.

41 d.C.: Cassio Cherea, il prefetto del pretorio di Caio Caligola, non gradisce il fatto che, in segno di scherno, questi continua ad affibbiargli come parole d'ordine dei termini osceni, e così lo assassina nel corridoio di un teatro. I pretoriani scoprono un uomo che trema di paura dietro una colonna: è Claudio, lo zoppo e balbuziente figlio di Druso e zio di Caligola, sopravvissuto alla strage familiare ordinata dall'imperatore perchè ha la fama di scemo del villaggio. Subito essi lo innalzano al trono, credendo di farne la loro marionetta. Invece, davanti al Senato, egli esordisce con le celebri parole: "Voi mi credete un inetto, ma io ho finto per sopravvivere e ve lo dimostrerò!" Ed infatti mantiene la promessa, tornando alla tradizione augustea del principato rispettoso delle istituzioni repubblicane. Purtroppo però le sue due mogli Messalina ed Agrippina Minore avranno su di lui una nefasta influenza.

42-63 d.C.: anche Cartagine è sconvolta dalle guerre civili: gli Annoni, ricchi possidenti terrieri tradizionalisti e conservatori, ed i Barca, esponenti della borghesia mercantile progressisti ed aperti all'ellenismo, si contendono il potere con le armi. Il bacino del Mediterraneo è devastato dagli eserciti contrapposti ed i Parti ne approfittano per annettere l'Armenia.

43 d.C.: spedizione di Claudio nel Meinus (Maine) e suo assoggettamento. Con quest'impresa lo zoppo esperto di lingue native del Messico dimostra di essere anche un valente capo militare. Per la prima volta un re straniero vinto, il capo Uncas della tribù dei Moicani, è graziato anziché decapitato dopo il trionfo dell'Augusto. "Un re morto non mi serve a nulla", commenta infatti il pratico Claudio: "preferisco un re sottomesso!"

48 d.C.:  Simon Pietro si trasferisce a Cartagine di cui diventa primo vescovo e, quindi, primo Papa; ivi detta al fedele segretario Marco il primo Vangelo in lingua ebraica, poi tradotto in greco e in punico. Questo è quello che è passato alla storia come "Vangelo di Marco".

51 d.C.: Messalina, rimasta proverbiale per la sua dissolutezza, e dalla quale Claudio ha avuto i figli Ottavia ed Atlantico (l'equivalente del nostro Britannico), si invaghisce del nobile Claudio Silio; accusata di tramare con lui contro l'imperatore, è arrestata durante un culto orgiastico di stampo Maya e sommariamente giustiziata. Claudio prende allora in moglie Agrippina Minore che, impossessatasi del sigillo imperiale, firma a suo piacimento decreti e condanne a morte, profittando del fatto che l'imperatore è ormai sempre più vecchio, triste, solo e rassegnato alla fine.

54 d.C.: per assicurare la successione al proprio viziatissimo figlio Lucio Domizio Enobarbo Nerone, estromettendo Atlantico, Agrippina Minore avvelena Claudio con una portata di funghi velenosi. Per legittimare la successione Nerone sposa Ottavia, figlia di Claudio. Gli inizi del suo regno sono promettenti grazie all'influsso del suo precettore, il filosofo e commediografo Lucio Anneo Seneca, nativo della California, e del prefetto del pretorio Afranio Burro.

58-63 d.C.: il valente generale Corbulone vendica l'assalto di Piccolo Grande Corno e completa la costruzione del limes ai confini settentrionali dell'impero.

59-62 d.C.: l'assassinio del fratellastro Atlantico, della moglie Ottavia e della madre Agrippina, colpevole di essersi opposta alle nozze di Nerone con la liberta azteca Atte, unitamente alla reintroduzione dei processi di lesa maestà del tempo di Tiberio, fanno precipitare il regno di Nerone nel dispotismo più assoluto. Spinto da megalomania estetizzante, Nerone si esibisce come auriga e come musico, pretende di scrivere un poema migliore della Camilleide, e fa passare per le armi chi osa criticarlo.

63 d.C.: Assur-Baal Barca sconfigge gli Annoni e si fa proclamare imperatore. Fine della repubblica aristocratica cartaginese ed inizio dell'impero. Equilibrio di potenza con l'impero dei Parti. L'anno successivo un grave incendio devasta Cartagine e l'imperatore accusa la comunità cristiana di averlo appiccato, per odio contro il partito filogiudeo degli Annoni (Assur-Baal non sa distinguere tra cristiani ed ebrei). Scoppia così la prima feroce persecuzione contro la Chiesa nascente. Martirio di Simon Pietro.

65 d.C.: fallita congiura ordita dalla famiglia dei Pisoni contro Nerone, cui segue una vera e propria carneficina. Seneca, il poeta Lucano e il romanziere Petronio, già favorito di Nerone, sono costretti a suicidarsi. L'Augusto pensa di cambiare nome a Roma, chiamandola Neronia.

67 d.C.: vasta ribellione dei popoli dell'Africa Nova, a fatica domata dal valoroso generale Tito Flavio Vespasiano. Il dispotismo di Nerone tocca il culmine con l'esecuzione di Corbulone, reo solo di aver offuscato la sua gloria con i suoi successi militari nel nord. Errore fatale, che causa il sollevarsi delle truppe stanziate in Atlantide:: il governatore della Gallia Nova, Giulio Vindice, si ribella e si unisce a Salvio Otone, governatore della Georgia, e al vecchio Servio Sulpicio Galba, governatore della California. Quest'ultimo è acclamato imperatore e subito riconosciuto dal Senato e dai pretoriani. Quando scopre che i pretoriani stanno venendo a prenderlo per giustiziarlo, Nerone si fa uccidere dal suo liberto apax Epafrodito (estate del 68). Pare che le sue ultime parole siano state: "Quam artifex pereo!" Fine della dinastia giulio-claudia, iniziata con Giulio Cesare.

69 d.C.: "anno dei quattro imperatori". L'aristocratico Galba tenta di porre in essere una drastica politica di austerità e di rinsanguamento delle finanze, ma le alte tasse che ha dovuto imporre gli alienano sia gli ambienti militari, privati degli attesi donativi, sia gli strati popolari della capitale, per i quali la fastosità di Nerone era pur sempre una fonte di lucro. Così egli viene soppresso (gennaio) e sostituito con Salvio Otone; ma le truppe stanziate lungo l'Eridano (Mississippi) gli contrappongono il loro generale Aulo Vitellio. Questi si scontra con Otone a Castrum Novum (aprile); Otone, sconfitto, si toglie la vita e Vitellio è il nuovo Augusto. Ma questi, con il suo seguito di avventurieri e di soldataglie atlantidi indisciplinate, si dimostra del tutto incapace di reggere lo stato, caduto nella spirale dell'anarchia. L'impero sembra sul punto di sgretolarsi quando, quasi miracolosamente, sorge fulgida la stella di Tito Flavio Vespasiano, acclamato imperatore dalle truppe dell'Africa Nova con cui ha schiacciato la ribellione degli aborigeni. Sconfitte le truppe di Vitellio nell'Honduras, le avanguardie di Vespasiano si aprono la strada fino all'Italia Nova e Vitellio è trucidato dalla folla inferocita mentre cerca vilmente di fuggire (dicembre). Il Senato investe dei pieni poteri Vespasiano, che non si è mai mosso da Carthago Nova (Cartagena), e l'anarchia ha fine.

70 d.C.: Tito, figlio di Vespasiano, lasciato dal padre a comandare le operazioni in Africa Nova, espugna Lambesia (Bogotà). Il padre se lo associa al governo con il titolo di Caesar. Assennata politica economica che rimette in sesto le finanze, e consolidamento dei confini. Il Senato è ampliato a 1000 membri e la California, la penisola Flora e le Antille ricevono la cittadinanza romana. A Tito, che gli rimprovera una tassa sugli orinatoi pubblici (i celebri "vespasiani"), il padre, che è attaccatissimo al denaro, replica: "Pecunia non olet". Vespasiano fa costruire a Roma l'Anfiteatro Flavio, ma rimprovera i governatori delle province che estorcono tasse troppo elevate: "le pecore vanno tosate, non scorticate!"

72 d.C.: in cerca di gloria, Assur-Baal Barca invade la Britannia greca, ribattezzata Nea Ellas, ma durante l'assedio di Nuova Atene (Londra) è colpito da una freccia vagante e muore. Secondo i Padri della Chiesa si tratta di una punizione divina per la persecuzione del 64 d.C. I punici si ritirano e i greci sono salvi.

77 d.C.: spedizione punitiva di Merib-Baal, figlio di Asdrubale Barca, contro l'impero dei Parti. Egli riconquista l'Armenia e strappa ai nemici Assiria e Mesopotamia, giungendo sino al golfo Persico. I Parti sono costretti a ritirarsi al di là dell'Eufrate. Massima espansione dell'impero punico. Nuove dure persecuzioni contro Ebrei, Cristiani e Zoroastriani; il culto enoteistico di Baal-Ammone è imposto con la forza in tutto l'impero.

L'impero punico al culmine della sua espansione

79 d.C.: morte di Vespasiano, gli succede il figlio Tito. Una serie di catastrofi si abbatte sull'impero romano. Il 24 agosto esplode il vulcano messicano Pinatubo, cancellando dalla faccia della terra le tre colonie romane di Pompei, Ercolano e Stabia che sorgevano sui suoi fertili fianchi. Poco dopo un furioso incendio devasta un quarto della città di Roma.

81 d.C.: morte di Tito che ha contratto la peste mentre soccorreva i malati di Oaxaca, flagellata dal morbo; lo storico Svetonio lo definirà "la delizia del genere umano". L'idea del principato ereditario è così radicata nelle menti dei senatori che questi ratificano l'elezione del fratello minore di lui, Domiziano, nonostante Tito lo guardasse con sospetto per la sua sfrenata ambizione. Anche in questo caso, dopo un inizio promettente, il suo regno sprofonda della più completa tirannide: Domiziano assorbe parte della concezione teocratica Maya e pretende di essere chiamato "dominus et deus noster".

86 d.C.: spedizioni di Domiziano contro gli atlantidi dell'attuale Québec, per conferire al suo dispotismo l'aureola della gloria militare. Il capo indiano Ottava (da cui il nome dell'omonima città in quelle terre) si dichiara "amico del popolo romano" ma conserva la totale indipendenza. Rafforzamento del limes settentrionale contro le tribù atlantidi del nord.

96 d.C.: dopo un lungo periodo di terrore seguito ai processi di lesa maestà voluti da Domiziano per incamerare i beni dei ricchi possidenti, egli è eliminato da un complotto. La fama di mostruosa crudeltà che ha bollato la sua memoria è però in parte dovuta ai pregiudizi repubblicani dello storico del II secolo Cornelio Tacito. Con lui ha comunque fine la dinastia flavia; ormai incapace di reggere l'impero da solo, il Senato elegge Cocceio Nerva, decano dei senatori, che adotta come figlio il generale Marco Ulpio Traiano. Fine del principato ereditario ed inizio del principato adottivo.

98 d.C.: muore Nerva e gli succede Traiano, che diventa così il primo imperatore nativo delle province. Egli infatti è nato ad Italica (la nostra San Diego), in California.

101-106 d.C.: campagne militari di Traiano in Africa Nova: è finalmente conquistato il regno di Quito, organizzato in provincia (Equatoria). La Colonna Traiana a Roma ripercorre come un film ante litteram quell'impresa, costata tanti lutti alle popolazioni locali.

115 d.C.: Traiano conquista il Perù (Peruvius) sottomettendo i regni di Tihauanaco, Chavin, Recuay, Ica e Nazca, e giunge fino al lago Titicaca ed ai confini del deserto di Atacama. Massima espansione dell'Impero Romano.

117 d.C.: Traiano muore a Lima, città da lui stesso fondata, mentre è sulla via del ritorno per tornare a Roma e godersi il trionfo. Elio Adriano, lui pure nativo di Italica e governatore dell'Africa Nova, gli succede dopo essere stato adottato da Traiano in extremis. Secondo molti l'adozione è un'iniziativa di Plotina, la scaltra moglie di Traiano, di cui Adriano è amante. Molti temono che si ritorni alle bizzarrie e alle crudeltà neroniane, perchè il nuovo Augusto è bisessuale ed ama scrivere saggi e poesie; invece egli si dimostra uno dei più saggi governanti della storia di Roma. Tutto il suo regno è trascorso in lunghi viaggi per ispezionare ogni angolo dell'immenso impero, del quale cura in particolar modo l'amministrazione delle province.

125 d.C.: Adriano abbandona la provincia settentrionale di Ottava (il nostro Québec) e costruisce una lunga linea difensiva (Vallum Hadriani) dal Lago Ontario all'oceano Atlantico per impedire le scorrerie degli indigeni nelle province della Gallia Nova.

135-138 d.C.: sollevazione ebraica contro il dominio cartaginese; i Giudei sono guidati da Simone Bar Kochbà, "il figlio della stella", perchè la sua nascita, come quella di Cristo, sarebbe stata annunciata da un astro; Rabbi Ben Aqiba lo ha riconosciuto pubblicamente come il Messia. L'imperatore Assur-Baal III però lo assedia e lo sconfigge nella fortezza di Betar, e gli stessi che lo sostenevano gli storpiano il nome in Bar Koshbà, "il figlio della menzogna". Il tempio di Gerusalemme non è distrutto ma è profanato da Assur-Baal III, che ne fa un tempio pagano e vi fa erigere l'idolo di Baal-Ammone. Per protesta i Giudei osservanti abbandonano Gerusalemme e pongono la nuova capitale religiosa ad Hebron, già sede di Abramo. Gerusalemme diventa una città a prevalenza pagana e cristiana: costruzione della prima edicola intorno al Santo Sepolcro.

138 d.C.: morte di Adriano a Baia (la notra Corpus Christi) per una grave patologia cardiaca. Gli succede il più virtuoso dei senatori, Aurelio Antonino, da lui stesso adottato come figlio. Questi lo divinizza immediatamente e mostra il massimo rispetto per la religione tradizionale olimpica, "adattata" al Messico perchè gli dei sono ritenuti abitare nella leggendaria città d'oro di Cibola, introvabile dagli uomini. Per questo il nuovo augusto riceve il titolo di Antonino Pio. Prosegue l'ottima amministrazione dello stato romano: è questa l'età d'oro dell'Urbe in America.

140-150 d.C.: vani tentativi dei Romani di penetrare nelle lussureggianti foreste tropicali dell'Africa Nova, chiamate Amazzonia perchè ritenute abitate da un popolo di donne guerriere. Nessuna delle spedizioni inviate fa più ritorno. Sono istituite delle apposite riserve per le tribù indigene atlantidi, soprattutto allo scopo di prevenire le ribellioni.

Massima espansione dell'Impero Romano in America (confrontata con i confini degli stati nella nostra Timeline)150-180 d.C.: colpiti da una nuova, feroce persecuzione bandita da Moab-Baal I, parte dei cristiani migra nelle terre del nord e nella Nuova Grecia. Conversione in massa dei greci di Britannia ad opera di San Giorgio, e dei Germani ad opera di Ulfila. Questi ultimi stanno lasciando la Scandinavia a causa della sovrappopolazione: gli Sveni restano e danno vita alla nazione svedese, mentre i Goti varcano lo Skagerrak, invadono le coste baltiche un tempo controllate da Cartagine e con altre stirpi germaniche invadono la Germania fino al Reno e al Danubio, che segnano i confini dell'impero punico.

161 d.C.: morte di Antonino Pio. gli succede il figlio adottivo Marco Aurelio, già designato da Adriano. Egli è detto "l'Imperatore Filosofo" per le riflessioni che ci ha lasciato nella sua opera principale, "i Ricordi". A dispetto del soprannome, però, il regno di Marco Aurelio trascorre quasi interamente in mezzo alle guerre.

162-165 d.C.: guerra contro i Mapuche del Cile settentrionale, che hanno tentato di occupare il Perù. Vittoria definitiva di Marco Aurelio a Dura Europos, nome dato dai coloni Greci alla città di Cuzco. Purtroppo le truppe, ritornate nel Messico, vi portano un'epidemia di peste che devasta l'impero e costringe Marco Aurelio a rinunciare al sogno di conquistare il Cile.

167-175 d.C.: lunga guerra contro i Vinnipecti (Winnipeg) e i Sascacionii (Saskatchewan) che dalle foreste del nostro Canada premono sul limes settentrionale alla ricerca di nuovi territori di pascolo, e mettono in subbuglio anche le tribù dei Nasi Forati. Capo Giulio, sakem (capotribù e sacerdote) dei Nasi Forati, allevato dai Romani e convertito alla religione olimpica, tenta di portare le sue tribù in salvo al di là del limes settentrionale, ma le donne e i bambini rallentano la sua marcia, egli è raggiunto da Marco Aurelio e riportato in una riserva dove muore.

169 d.C.: fine della diarchia con la morte di Lucio Vero, fratello adottivo di Marco Aurelio, con il quale questi divideva il trono su istruzioni di Antonino Pio. A causa delle continue ribellioni delle province dell'Atlantide e delle tribù indigene (Apax, Sioux, Caiennae, Cippeuae), Marco Aurelio deve stabilirsi in via permanente nelle province del nord.

175 d.C.: avviene la prima "invasione barbarica" della storia europea: un contingente di Quadi e di Marcomanni penetra nella penisola balcanica, giunge fino a Corinto, la mette a ferro e fuoco e poi, prima che l'esercito cartaginese riesca ad intervenire, fa rientro nelle sue basi sul medio Elba.

178 d.C.: Commodo, il figlio che Marco Aurelio ha avuto dall'infedele Faustina, figlia di Antonino Pio, ma che tutti dicono in realtà figlio di un gladiatore, viene associato all'impero: ha così fine il principato adottivo.

180 d.C.: durante una seconda campagna contro i Nasi Forati e i Vinnipecti, Marco Aurelio muore improvvisamente a Vindobona (la nostra Billings nel Montana), sul limes settentrionale. Si vocifera che egli sia stato avvelenato dal partito favorevole all'elezione imperiale di Commodo contro la ventilata adozione di Massimo Decimo Meridio, generale delle legioni dei Grandi Laghi, il quale è subito levato di mezzo spedendolo a presidiare la frontiera meridionale con il deserto di Atacama. Commodo abbandona subito la guerra concludendo una pace ingloriosa con i Vinnipecti, si ritira a Roma e lì si dedica alle orge ed ai combattimenti nell'arena, dando sostanza alle voci sulle sue origini. Egli si crede la reincarnazione di Ercole e dimostra una completa inettitudine al governo.

186 d.C.: spedizione navale dell'ammiraglio Prossimo lungo le coste del Cile fino alla Patagonia.

192 d.C.: Commodo è vittima dell'ennesima congiura di palazzo. La sua amante Marzia, di origini peruviane, gli propina un veleno, ma l'Augusto è così robusto da sopravvivere. Allora ci pensano i pretoriani ad annegarlo nelle terme. I pretoriani mettono all'asta la corona tra chi è disposto a pagarli meglio; la spunta il ricchissimo Tito Elvio Pertinace, ricco possidente texano.

193 d.C.: Pertinace è presto assassinato dai suoi stessi sostenitori, e di nuovo si hanno quattro imperatori: Didio Giuliano a Roma, Pescennio Nigro in Africa Nova, Clodio Albino in Gallia Nova e Settimio Severo nell'Oregon. Alla fine la spunta quest'ultimo, uno sperimentato comandante che inaugura una politica aggressiva favorendo in ogni modo l'esercito. Durante il suo regno si inaspriscono le azioni militari contro gli atlantidi, spregiativamente chiamati "pellerossa" o "musi rossi", e ridotti a cittadini di serie B, costretti a vivere in riserve che il più delle volte sono veri e propri lager, e ad adottare a forza i costumi romani. Il senato è pressoché esautorato ed i Mapuche sconfitti e ridimensionati in una rapida campagna. Sotto l'influsso dell'ambiziosa sposa Giulia Domna, di origini azteche, egli restaura d'autorità il principato ereditario, dividendo il comando dell'impero tra i suoi due figli Antonino, detto Caracalla per via della veste barbarica che soleva portare, e Geta.

199 d.C.: alla morte di Moab-Baal II non viene nominato alcun imperatore ed il Senato di Cartagine riprende nelle sue mani il controllo dello stato, che però a poco a poco scivola nell'anarchia perchè i governatori delle singole province si comportano come regnanti indipendenti. Inarrestabile decadenza politica e militare.

205 d.C.: Ermanrico guida i tre rami dei Goti (Goti orientali o Ostrogoti, Goti occidentali o Visigoti, Goti settentrionali o Gepidi) dagli insediamenti sulle gelide coste del mar Baltico fino alla nostra Ucraina, dove viene fondato un forte regno barbarico.

211 d.C.: morte di Settimio Severo in Nova Scotia, la regione settentrionale da lui annessa all'impero. Caracalla si sbarazza ben presto di Geta, assassinandolo in presenza della loro madre.

212 d.C.: la Constitutio Antoniniana estende la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero, contro il volere del Senato.

217 d.C.: morte di Caracalla in seguito ad una congiura di alti ufficiali dell'esercito, mentre si trova in Guiana alle prese con il sogno di penetrare dentro la foresta amazzonica. Giulia Domna, esiliata nelle piccole Antille, si uccide rifiutandosi di mangiare. Per breve tempo l'impero è retto dal prefetto del pretorio Macrino, che aveva guidato la congiura.

218 d.C.: Giulia Mesa, parente di Caracalla, riesce ad imporre sul trono il nipote Avito Bassiano detto Quetzalcoatl, "il serpente piumato", dal nome della divinità azteca di cui è sacerdote. Giovane e inesperto, egli si disinteressa degli affari politici e si occupa unicamente di quelli religiosi: mosso da un possente afflato mistico, vuole imporre il suo culto a tutti i cittadini dell'impero, ma questo provoca il risentimento dei pretoriani che dopo quattro anni di regno lo eliminano con i soliti metodi sbrigativi assieme alla madre, Soemiade.

222-235 d.C.: regno di Alessandro Severo, imposto dalla nonna Giulia Mesa. Alessandro è il contrario esatto di Quetzalcoatl: ha 14 anni e vive come un santo, dorme per terra ed è parco nel mangiare e nel vestire. Famosa una sua massima: "la maestà dell'impero si mantiene con la virtù e non con la vana ostentazione!" Grande tolleranza religiosa; le condizioni dei nativi atlantidi migliorano sensibilmente. Alla saggezza di Ulpiano, il più grande giurista del suo tempo, si devono importanti provvedimenti economici e riforme sociali.

227 d.C.: Ardashir I, della casa di Sasan, sconfigge i Parti e fonda l'impero persiano Sasanide, che aspira a restaurare la grandezza degli Achemenidi. Spedizioni coronate da successo fin oltre l'Indo e l'Amu-Darja. I Parti erano stati vicini scomodi per i cartaginesi, ma i Sasanidi lo sono assai di più per la maggior compattezza del loro stato,dal quale scompare ogni traccia di feudalesimo a favore dell'accentramento del potere nelle mani dello Shah. Il Mazdeismo è religione di stato e si contrappone anche ideologicamente al culto punico di Baal.

231 d.C.: l'ammiraglio Glicerio costeggia l'Africa Nova, scopre l'estuario di un fiume immenso e lo risale per un buon tratto. Il fiume è ribattezzato Rivus Amazonicus.

235 d.C.: il generale Giulio Vero Massimo non gradisce il fatto che Alessandro Severo tratti con umanità i "musi rossi" e lo fa accoppare assieme alla madre. Fine della dinastia dei Severi. Inizia un turbinoso periodo di anarchia, in cui le truppe innalzano e depongono i sovrani a loro piacimento.

235-238 d.C.: regno di Massimino il Nazca, primo imperatore proveniente dal Perù. Si intensificano le rivolte tra le tribù pellerossa.

238-244 d.C.: Gordiano, divenuto Augusto dopo l'assassinio di Massimino, batte nuovamente i Mapuche nuovamente penetrati in Perù.

240 d.C.: continui attacchi dei Sasanidi contro le frontiere orientali cartaginesi. Armenia, Assiria e Mesopotamia cadono nelle mani del Re dei Re. Il generale Hanan-baal, che aspirava alla corona imperiale, è sconfitto e ucciso dai Persiani presso Palmyra.

244-249 d.C.: Filippo l'Apax, figlio di un capotribù, celebra con fasto il millennio dalla fondazione della Roma europea (247 d.C.). Si comincia a pensare ad un ritorno al di là dell'oceano, ma Filippo non ha il tempo di attuarlo perchè viene ucciso prima.

248 d.C.: tentativo di secessione dall'impero punico dei Greci rimasti nella madrepatria; il tentativo è però represso nel sangue.

249-251 d.C.: Decio tenta di dare coesione all'impero restaurando ovunque la religione olimpica, e per questo dà vita a persecuzioni sistematiche dei culti locali. Secondo la leggenda egli muore in seguito alla maledizione scagliatagli contro da un sacerdote Maya.

253-260 d.C.: Valeriano dà vita per primo ad una diarchia: assume personalmente la difesa del nord risiedendo a Nova Ionia con il titolo di Augustus, mentre suo figlio Gallieno governa il centro e il sud con il titolo di Caesar. L'assenza di una cintura di stati satelliti, la precarietà dei limes e le condizioni di semischiavitù nelle quali sono tenuti i pellerossa causano invasioni e rivolte nelle province periferiche e la formazione di effimeri regni. I Vinnipecti oltrepassano in più punti il Lete (Missouri), confine settentrionale nel Dakota Septentrionalis, mentre esso è ghiacciato per i rigori invernali, mentre le tribù amazzoniche compiono scorrerie nell'Africa Nova ed i Mapuche premono sui confini del Peruvius.

260 d.C.: Valeriano è catturato da Tecumseh, gran capo dei Piedi Neri, e muore in cattività. Lo scalpore nell'impero è enorme e suo figlio Gallieno, succedutogli, fatica a contenere le rivolte. In California è proclamato un regno secessionista.

Moneta romana del III sec. d.C. con l'effigie di un capo indiano264 d.C.: in cerca di aiuti, Gallieno invia l'ammiraglio Marco Emilio Scauro al di là dell'oceano per chiedere soccorso ai Persiani, o a chiunque ora domini l'Europa. La flotta è preda di tempeste ma alla fine riesce a sbarcare in Cornovaglia. Agatocle, re di Calcide (Plymouth), viene così a sapere che Roma è stata ricostruita al di là dell'oceano e che vaste terre attendono solo di essere colonizzate. Cinque città, e cioè Calcide, Nea Atene, Nea Tebe (Liverpool), Nea Corinto (Birmingham) ed Elide (Leeds), costruiscono una flotta per varcare l'oceano e portare soccorso ai romani, ma anche per trovare nuovi territori in cui espandersi liberamente, dopo secoli di assedio da parte delle flotte puniche (a sinistra: Moneta romana del III sec. d.C. con l'effigie di un capo indiano).

266 d.C.: sbarco di cinquanta navi greche presso Filadelfia e fondazione della Terza Grecia. Nel giro di vent'anni tutta la costa atlantica dei Nostri Stati uniti pullulerà di colonie greche, che collaborano con i Romani nel combattere contro i "musi rossi". Con i greci di Britannia giunge in Atlantide il cristianesimo, che ben presto si diffonde tra i romani ormai delusi dal culto ufficiale. La prima chiesa è edificata a Neapolis (Norfolk). I punici scoprono le rotte tra le isole britanniche ed una terra posta al di là del mare, ma l'impero è troppo in preda al caos perchè possa approfittarne.

268 d.C.: Claudio II vince i Vinnipecti con l'aiuto di un contingente greco.

270-275 d.C.: regno di Aureliano, che ricinge Roma di mura contro gli attacchi di eventuali popoli in ribellione (mura aureliane) e riassoggetta la California. Riconquista anche il nostro Venezuela, dove la regina Zenobia ha insediato un regno secessionista. L'unità imperiale è ricostituita, anche se le tredici colonie fondate dai Greci sulla costa della Gallia Nova e della Georgia si comportano quasi come stati indipendenti. Il suo tentativo di restaurare il paganesimo di stato è osteggiato proprio dai Greci, in massima parte cristiani.

276-282 d.C.: Probo trascorre tutto il suo regno reprimendo le rivolte di tribù pellerossa.

283-284 d.C.: Caro lotta vittoriosamente contro i Mapuche, ma viene assassinato con i suoi figli Numeriano e Carino.

284 d.C.: con l'ascesa al trono di Diocleziano, forte imperatore nativo dell'isola Furia, ha fine il cinquantennio di anarchia. Egli stabilisce la sua sede imperiale a Chichen-Itzà, l'ex capitale Maya ricostruita come colonia romana con il nome di Nicomedia, perchè libera da tradizioni repubblicane che sono ancora forti invece a Roma, e lì per molti anni la popolazione era stata abituata ad una tradizione monarchica e teocratica, proprio come quella che Diocleziano intende fondare. Per la prima volta egli conferisce una carica pari alla sua, cioè il titolo di Augusto, al vecchio compagno d'armi Massimiano, che risiederà a Neapolis (Los Angeles), proclamata seconda capitale dell'impero. Ognuno dei due augusti nomina poi un cesare, cioè un luogotenente destinato a succedergli. Il cesare di Diocleziano è Galerio che risiede a Lima; il cesare di Massimiano è Costanzo I, detto Cloro per il suo incarnato smunto, un greco che risiede a Nova Ionia. Alla morte di uno degli augusti, il corrispondente cesare deve diventare augusto e nominare un cesare a sua volta: è il cosiddetto sistema della "tetrarchia". Lo stato diventa una monarchia assoluta con l'esautorazione totale del Senato, ridotto a mero organo di rappresentanza.

301 d.C.: "edictum de pretiis" per imporre un calmiere ai prezzi ed all'inflazione. Diocleziano osteggia il cristianesimo che si è diffuso in tutta l'Atlantide e fin in Africa Nova, ma non può perseguitarlo per non inimicarsi i Greci provenienti da oltreoceano.

305 d.C.: Diocleziano abdica ed impone a Massimiano di fare altrettanto, per verificare se il suo sistema funziona; si ritira quindi nella sua villa di Spalato (la nostra Cienfuegos, sull'isola Furia). Galerio e Costanzo Cloro diventano augusti e nominano un cesare ciascuno, rispettivamente Severo e Massimino Daia; ma i singoli regnanti instaurano politiche dinastiche, ed il sistema delle tetrarchie fallisce sul nascere. Alla morte di Costanzo I, infatti, le truppe californiane eleggono augusto non Massimino Daia ma Costantino, figlio dello stesso Costanzo, mentre Massimiano ritorna in campo e propone come augusto suo figlio Massenzio, che elimina Severo e prende il potere a Roma. Ad un tempo si hanno quattro augusti e due cesari; alcuni senatori si recano a Spalato per implorare Diocleziano di riprendere il potere e rimettere ordine nell'impero, ma questi risponde con una frase rimasta famosa: "se vedeste che magnifici pomodori coltivo qui, non mi fareste questa domanda!"

312 d.C.: Costantino, sostenuto dalle truppe californiane e dai Greci delle tredici colonie, scende in Italia Nova e batte Massenzio al Ponte Milvio. Secondo la tradizione, avvertito da un sogno, egli ha inastato il monogramma greco di Cristo sulle sue insegne, ottenendo così il favore divino. Di certo egli ha compreso che il cristianesimo è la nuova forza propulsiva dell'Impero, ed ha deciso di sfruttarla per rilanciarlo.

324 d.C.: Costantino sconfigge Licinio, augusto del nord che risiede a Colonia Agrippina (Saint Louis), e resta unico padrone dell'impero.

330 d.C.: Costantino trasferisce la capitale nella nuova città di Costantinopoli, da lui fondata sulle rovine di Panama, la capitale di Clea. Il patriarca dei cristiani, San Giovanni Crisostomo ("Bocca d'Oro"), si trasferisce su sua richiesta da Filadelfia a Roma ed assume il titolo di Papa, "padre", anche se riconosce l'autorità del Papa d'oltreoceano, Silvestro.

337 d.C.: morte di Costantino, che sentendo giungere la fine ha chiesto di essere battezzato. Egli divide l'impero tra i suoi tre figli Costantino II, Costanzo II e Costante, ma così facendo prepara solo il terreno ad una nuova guerra civile.

339 d.C.: Costanzo II elimina i fratelli e resta unico padrone dell'impero. Regna con equilibrio, favorendo la Chiesa rispetto ai culti pagani, e si associa al trono il cugino Giuliano, un intellettuale che risiede a Nazca, a contatto con le popolazioni peruviane delle quali subisce la potente influenza.

354 d.C.: sbarco dei punici in una terra da essi battezzata Brasile, dal nome di una pianta locale dalla corteccia rossa. Vista la mala parata in Europa, anch'essi cercano nuovi insediamenti di là dall'oceano. Fondazione di Baalel ("Baal è il signore"), la nostra Rio de Janeiro.

361 d.C.: alla morte di Costanzo II, i peruviani e l'esercito innalzano al trono Giuliano, che verrà detto l'Apostata, perchè abiura la religione cristiana e tenta di imporre in tutto l'impero il culto pagano del dio Sole. Il suo anacronistico tentativo ha fine già nel 363 d.C. quando, mentre insegue una tribù pellerossa ribelle, è raggiunto al fegato da una freccia, forse scagliata da un cristiano greco. Prima di morire sembra abbia gridato, rivolgendosi direttamente a Gesù Cristo: "Alla fine hai vinto, Galileo!" Con lui si chiude la dinastia costantiniana.

364 d.C.: dopo il breve ed inglorioso regno del greco Gioviano, Valentiniano I è eletto imperatore dalla corte di Costantinopoli, e si associa al trono come augusto il fratello Valente, il quale torna a regnare da Colonia Agrippina (Saint Louis), sull'Eridano. Gli sforzi dei due augusti valgono a ripristinare il confine sul limes settentrionale, in precedenza impunemente attraversato dalle tribù del Nord.

371 d.C.: scacciati dalla Cina, calano in Europa gli Unni. Distruzione del regno gotico in Sarmazia. I Goti e gli altri popoli germanici fuggono terrorizzati di fronte a loro, varcano il Reno e il Danubio travolgendo i presidi cartaginesi, e si stabiliscono all'interno dei confini imperiali. Vista l'emergenza Hanan-Baal II viene investito dal senato punico con il titolo di imperatore, riesumato dopo quasi due secoli, ma anzichè affrontare i popoli germanici in armi, cosa che del resto risulterebbe impossibile, li accoglie come Federati entro i confini dell'impero, perché si impegnino a proteggerlo. I punici, che non si sono mescolati con le popolazioni locali, lasciano progressivamente l'Europa, mentre i nuovi popoli germanici si mescolano con le popolazioni locali suddite di Cartagine, e danno vita a nuove entità etnico-linguistiche. I Turingi, gli Alamanni e i Baiovari in fuga davanti ad Attila si stanziano in Germania, i Franchi in Francia, gli Angli e i Sassoni in Inghilterra, i Gepidi e i Longobardi in Pannonia.

375 d.C.: Valente resta unico imperatore ed è costretto a concedere ai Vinnipecti (Winnipeg) il permesso di attraversare il confine dietro pagamento di un dazio sotto forma di pelli. Spartizione della Guiana tra punici e romani.

378 d.C.: Valente è sconfitto e ucciso dagli Uroni nella battaglia di Adrianopoli (Chicago). Graziano, imperatore a Costantinopoli, affida allora l'Atlantide a un abile generale nativo della penisola Flora, Teodosio, il quale con l'editto di Tessalonica (Richmond) proclama il cristianesimo religione ufficiale dell'impero e bandisce ogni culto pagano.

380-400 d.C.: i Germani vengono a sapere dell'esistenza di amplissime terre al di là del mare dove il cristianesimo è religione di stato e, allestite delle flotte sul modello delle navi cartaginesi, varcano il mare sbarcando in una terra che chiamano Vinland, "terra della vite", corrispondente alla nostra isola di Terranova. Da lì iniziano a diffondersi nel nostro Canada; alcuni di essi vengono accolti nelle colonie greche e romane; apprezzando molto la loro valentia, Teodosio li arruola volentieri e con essi rimpolpa i quadri dell'esercito. Visigoti, Vandali, Eruli e Sciri passano il mare praticamente nella loro totalità.

383 d.C.: l'usurpatore Magno Massimo uccide Graziano, ma è a sua volta sconfitto da Teodosio insieme al capo apax Vento nei Capelli, con il quale si era alleato. Teodosio si stabilisce a Costantinopoli e resta unico sovrano. Per l'ultima volta l'impero di Traiano e Adriano si ritrova nelle mani di un uomo solo.

385 d.C.: fondazione di Eriksburg (la nostra Montréal), dal nome del re norvegese Erik detto il Rosso che ha guidato una delle spedizioni germaniche in America e che ha insediato il suo popolo nel nostro Labrador. Eriksburg diverrà uno dei principali centri di cultura tedesca nell'Atlantide.

390 d.C.: Teodosio ordina la strage dei cittadini di Tessalonica (Richmond), colpevoli di essersi rivoltati contro di lui, ed il patriarca di Costantinopoli, Sant'Ambrogio, gli proibisce di entrare in basilica finché non si è pentito del suo misfatto.

396 d.C.: morte di Teodosio e spartizione dell'impero. I territori a nord del Rio Grande toccano al maggiore, Onorio; quelli a sud al minore, Arcadio. Entrambi sono sotto la tutela del generale vandalo Stilicone, che ha il titolo di Protettore dell'Impero.

408 d.C.: Onorio sposta la capitale a Carthago Nova (New Orleans). Poco dopo, invidioso del suo potere, fa giustiziare Stilicone. Errore fatale, perchè i Germani si rivoltano contro di lui. Il capo visigoto Alarico, che ha portato in Atlantide quasi per intero il suo popolo cercando la gloria di là dal mare, mette a ferro e fuoco la precedente capitale Colonia Agrippina (Saint Louis, 410 d.C.) e riduce romani e pellerossa alla sua obbedienza. Egli invece rispetta i Greci, che danno vita ad una nuova anfizionia di città stato indipendenti da Costantinopoli, protette dai Germani.

Il Nuovo Mondo al tempo di Giustiniano I410-430 d.C.: i Greci di Britannia e d'Irlanda, incalzati dalle invasioni degli Angli, dei Sassoni e degli Juti, migrano in massa di là dall'Atlantico e vanno a rimpolpare l'anfizionia greca della Terza Grecia.

425-455 d.C.: nel nord dell'impero romano regna l'inetto Valentiniano III, che porta i domini romani in Atlantide allo sfacelo. In essi si costituiscono i cosiddetti "regni romano-germanici". Sterminio dei pellerossa da parte dei nuovi padroni di stirpe germanica (quando si dice: dalla padella nella brace...)

444 d.C.: Enrico, re dei Visigoti, viene fermato ai confini della California, che abbandona l'Impero del Nord per mettersi sotto la protezione dell'Impero del Sud. Tutti o quasi i territori dei nostri Stati Uniti si trovano sotto il controllo dei Germani o, sulla costa orientale, dei Greci. Formazione di un grande regno visigotico nelle grandi praterie e di un regno vandalico nel Texas e sulle coste del golfo del Messico.

452 d.C.: Attila, Khan degli Unni detto "il flagello di Baal", devasta l'Europa e, giunto a Marsiglia, vorrebbe passare il mare per conquistare Cartagine, ma i suoi uomini non hanno alcuna esperienza di navigazione; a un tratto sbarca da una nave punica un prete cristiano vestito di bianco. Attila, che è molto superstizioso ed al quale una maga ha predetto di guardarsi dall'uomo che porta il nome di un animale, gli chiede con arroganza come si chiama e si sente rispondere: "Leone!" Si tratta di Papa Leone I Magno. In parte per il terrore della profezia, in parte perchè Leone gli porta un ingente riscatto, Attila si ritira nel cuore del suo impero sul fiume Tibisco.

453 d.C.: morte di Attila. L'orda unna si sfascia e si ritira verso l'Asia. Restano in Europa i Bulgari, che occupano la Tracia dando vita alla Bulgaria, e gli Avari, che occupano il medio corso del Danubio, scacciandone progressivamente i Gepidi e i Longobardi.

455 d.C.: gli Ostrogoti mettono a ferro e fuoco Ostia, capitale dei cartaginesi in Italia, quindi sconfiggono i punici al largo di Cagliari e minacciano la stessa capitale. L'imperatore Hanan-Baal III ordina la ritirata dall'Europa per difendere il nucleo territoriale dell'impero, che d'ora in poi è limitato alle province africane, alla Sicilia, alla Sardegna, alla Corsica, alla Palestina, alla Siria e all'Anatolia. In Gallia si formano i regni dei Franchi e dei Burgundi, in Italia quello degli Ostrogoti (i Visigoti sono passati quasi tutti in Atlantide), in  Pannonia quello dei Gepidi, in Spagna quello degli Svevi. La Grecia dà vita ad un regno di stampo ellenistico con capitale Mistra, l'antica Sparta, perchè Atene è stata completamente rasa al suolo dai punici. Gran parte dei punici che hanno dovuto lasciare l'Europa sotto la pressione dei Germani si trasferisce nel Brasile.

461 d.C.: l'Impero del Sud, retto da Leone I, rioccupa la penisola di Flora.

470 d.C.: ennesima, terribile persecuzione ordinata da Hanan-Baal III contro i cristiani, accusati di connivenza con i Germani e i Persiani contro l'impero punico. L'imperatore arriva a progettare lo sterminio totale della Chiesa (una "soluzione finale" ante litteram); il Papa Simplicio e la maggior parte dei fedeli cristiani abbandona Cartagine e passa l'oceano, ponendosi sotto la protezione di Costantinopoli. Leone I accoglie il Santo Padre a braccia aperte e gli offre la sede episcopale di Roma, nella quale d'ora in poi risiede il primate dei cattolici di tutto il mondo.

475 d.C.: deposto il crudele Giulio Nepote, il generale goto Oreste eleva alla carica imperiale a Carthago Nova il suo figlio minorenne Romolo, detto spregiativamente Augustolo.

476 d.C.: caduta dell'Impero Romano del Nord con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, re degli Eruli anch'egli emigrato in Atlantide con il suo popolo, che si è rivoltato contro Oreste, reo di non aver distribuito le terre pattuite ai suoi uomini. L'impero del Sud sopravvive ed anzi si rafforza, non dovendo più badare alla sicurezza degli immensi territori del nord. Inizia il Medioevo.

William Riker

Antico mosaico romano che raffigura pomodori, patate e mais (immagine creata con openart.ai)

Antico mosaico romano che raffigura pomodori, patate e mais (immagine creata con openart.ai)

 

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