Tutto inizia con la proposta di Viverefan:
15 settembre 1996: Bossi dichiara l'indipendenza della Padania. Pochi giorni dopo avvengono gli scontri in via Bellerio. E se questi degenerano, innescando una spirale di violenza? Provo a fare qualche ipotesi.
.
Settembre 1996: Bossi dichiara l'Indipendenza della Padania. Scontri in via Bellerio a Milano tra militanti leghisti e forze dell'ordine. Lo stato italiano, nel timore di altri scontri, mette fuori legge il partito.
Il 27 settembre la Lega dichiara ufficialmente guerra alla Repubblica Italiana. Bossi si rifugia in una località segreta della Svizzera, da cui gestisce quella che diverrà la Guerra d'Indipendenza della Padania.
La popolazione leghista accorre spontaneamente alle armi, ed è coordinata nelle azioni dalle sedi di partito locali.
Intanto l'esercito di leva italiano viene dispiegato all'interno del territorio, per arrestare i dissidenti leghisti.
Il malcontento contro l'Italia si diffonde tra la popolazione sia perchè molte leve settentrionali si rifiutano di servire l'Italia appoggiando indirettamente la causa leghista, sia perchè le truppe occupanti trattano con scarso rispetto la popolazione locale, che ha effettivamente l'impressione di essere occupata. Le misure sono drastiche, viene istituita la legge marziale in tutto il nord, mentre nel sud rimane una situazione normale. Tuttavia, viene istituito un presidio militare tra Tirreno e Adriatico che va da Orbetello ad Ancona, in modo che i partigiani Leghisti non penetrino a sud.
I partigiani leghisti dunque prendono sempre più piede al Nord, dove vengono supportati dalla popolazione.
Viene richiesto l'intervento dell'ONU. Per evitare ciò, la Repubblica Italiana accetta che venga indetto un referendum nelle regioni dell'Italia Settentrionale e della Toscana per votare l'indipendenza della Padania. Il referendum è indetto il 23 gennaio: il 60% della popolazione sceglie l'indipendenza.
Bossi nel mese di febbraio allora torna in Padania, finalmente indipendente, ed è eletto all'unanimità come Presidente della Padania con una grande cerimonia a Pontida, facendo una seconda dichiarazione: la Dichiarazione di compimento dell'Indipendenza della Padania. La Padania viene riconosciuta dall'Onu come stato sovrano. I suoi confini meridionali sono rappresentati dalla linea Orbetello-Ancona.
Tuttavia, esistono ancora molti problemi interni: infatti buona parte degli emiliani e dei romagnoli ha votato contro; inoltre ci sono numerosi individui oriundi padani che tuttavia si definiscono "italiani" e osteggiano aspramente la politica della Lega.
Essendo la situazione molto precaria, viene formato il Parlamento Provvisorio della Padania a Bagnolo S.Vito (MN), presieduto da Umberto Bossi, a cui sono dati pieni poteri fino al 15 marzo 1998, che deve gestire numerosi problemi, primo tra tutti la resistenza degli italiani in Padania. Coloro che manifestavano in modo violento la loro volontà di essere riannessi all'Italia vengono condannati senza appello, i dissidenti pacifici invece hanno due possibilità: emigrare in Italia con alloggio "offerto" gratuitamente o avere il diritto alla doppia cittadinanza italo-padana.
La prima soluzione, gettonata da una buona parte dei dissidenti, tra cui moltissimi meridionali, suscita grande malcontento nella popolazione padana, che per un attimo pensa di trovarsi sotto il governo di un nuovo oppressore. In realtà la politica del governo padano mira ad attirare sugli italiani stessi la "colpa" della tassa per mantenimento degli italiani.
È così che, nel corso del 1997, la popolazione padana diminuisce di quasi cinque milioni di persone.
Nel corso dell'anno si hanno anche numerose riforme. Viene istituito l'autogoverno delle province sul modello cantonale svizzero, ed è introdotta la nuova moneta, la Lega. I governi provinciali, nel corso dell'anno, ristrutturano in modo personale sanità, istruzione eccetera. Ogni cantone è "obbligato" a scegliere una lingua che non sia l'italiano da usare nell'ambiente locale.
E poi?
.
Questo è il parere in proposito di Bhrghowidhon:
Lo scenario è stato preso in seria considerazione nei primissimi Anni Novanta, ed è poi stato esorcizzato (se si accetta questa ipotesi è inevitabile attribuirne la paternità dell'iniziativa ai Servizi Segreti di una Grande Potenza militare) sostituendo i molti Movimenti Federalisti / Secessionisti con uno unico esclusivo, gli altrettanti Movimenti Unitaristi con un altro pure unico ed esclusivo e facendo poi confluire entrambi in un unico governo guidato da un Partito nato miliardario (e punto di raccolta di quasi tutti gli esponenti dei Governi dei precedenti decenni) con una programma e una prassi totalmente ricalcate - fino al limite del parodistico - sul "Way of Life" della medesima Grande Potenza. Da notare che, agli effetti pratici, il Ventennio caratterizzato da tale Alleanza dei Contrarî è stato contrassegnato dalle politiche più esasperatamente antifederali (da un lato) e antinazionali (dall'altro) che si potessero immaginare...
.
Diamo la parola ad Alessio Mammarella:
La Lega è stata, all'inizio della sua storia, un movimento politico privo di una netta posizione tra destra e sinistra. Nel 1993, la Lega si trovò contrapposta al PDS nelle elezioni comunali di varie città del nord, e da quel momento quasi in modo fisiologico iniziò a collocarsi a destra, alleandosi poi con Berlusconi e il resto è storia nota. Come sarebbe andata però la storia d'Italia se la Lega avesse scelto di allearsi con la coalizione progressista dal 1994 in poi? Io ho provato a buttare lì una timeline (ma quando arrivate alla fine non venitemi a picchiare eh... il successo di un certo personaggio non è voluto)...
1993
All'indomani dell'affermazione del PDS a Genova e Venezia, Umberto
Bossi dichiara che la Lega "non può correre da sola" e che l'obiettivo del
federalismo è troppo importante per non intavolare una collaborazione "con chi
certamente, nei prossimi decenni, governerà il paese".
1994
Elezioni politiche. La coalizione progressista ottiene circa il 43%
dei voti e, grazie alla nuova legge elettorale detta Mattarellum, ottiene la
maggioranza dei seggi alla Camera ed al Senato. Achille Occhetto, leader della
coalizione, diventa Presidente del Consiglio.
La Lega, parte della coalizione progressista, ottiene 5 ministri, 3 con
portafoglio (tra cui Maroni, anche Vicepresidente del Consiglio) e 2 senza
portafoglio. La cosa più importante per la Lega è però l'apertura della
commissione bicamerale per le riforme istituzionali, fortemente voluta da Bossi
come prezzo per l'alleanza con il fronte progressista. La commissione,
presieduta dal deputato dei DS Massimo D'Alema, si mette al lavoro su due temi:
il federalismo e la riforma in senso federale del Senato.
1995
Superata non senza difficoltà la prima finanziaria, che ha visto
scontrarsi duramente il ministro comunista Diliberto e quello leghista
Pagliarini, la coalizione progressista vince anche le elezioni regionali,
conquistando quasi tutte le amministrazioni italiane. Dopo le elezioni
regionali, il PPI, guidato da Rocco Buttiglione, inizia a convergere con Forza
Italia, che si conferma come il principale partito di opposizione. Solo una
sparuta minoranza di esponenti del partito si oppone, lasciando i gruppi
parlamentari del PPI.
1996
PPI e Forza Italia si uniscono in un nuovo partito di centrodestra,
chiamato Partito Popolare della Libertà (PPL). Gli europarlamentari di Forza
Italia entrano nel PPE insieme a quelli del PPI.
Si conclude nel frattempo il lavoro della Commissione Bicamerale, con la riforma
del Titolo V sulle autonomie locali e la revisione in senso federale del Senato,
che sarà composto per 1/3 da senatori eletti alle politiche, per 1/3 di delegati
dei Consigli Regionali e per 1/3 di rappresentanti di Province e Comuni. Viene
modificata anche la procedura per l'elezione del Presidente della Repubblica,
eliminando i delegati regionali, che dopo la riforma del Senato non sono più
necessari.
1997
Un referendum costituzionale approva la riforma della commissione
bicamerale. Il referendum però viene quasi oscurato dalle polemiche sulla
cosiddetta "eurotassa" l'aggravio d'imposta deciso dal governo per centrare i
parametri di bilancio stabiliti dal Trattato di Maastricht e guadagnare così le
condizioni per l'adozione dell'euro, la nuova moneta unica europea. Da destra,
il PPL accusa che l'eurotassa è stata necessaria per l'ostilità della sinistra
alle riforme di liberalizzazione e modernizzazione dell'economia.
1998
Elezioni amministrative. I progressisti candidano come sindaco di
Roma Walter Veltroni, ma quest'ultimo viene a sorpresa battuto da Gianfranco
Fini. La sconfitta causa dure polemiche interne alla coalizione, Rifondazione
Comunista decide di passare all'opposizione e il governo Occhetto cade. Il
Presidente Scalfaro conferisce un nuovo incarico a D'Alema, che dopo aver
guidato la commissione per le riforme è la figura più prestigiosa della
sinistra. Tuttavia un duro articolo de L'Espresso sostiene che D'Alema abbia
appositamente ostacolato Veltroni, suo storico avversario nel partito, e
indirettamente Occhetto, per arrivare a Palazzo Chigi. La tesi complottista
viene subito sposata dagli ambienti più radicali della sinistra anche perché D'Alema,
per compensare il mancato appoggio di Rifondazione, si affida all'UDR, una nuova
formazione messa insieme da Cossiga con i democristiani dissidenti che non hanno
aderito al PPL.
1999
Elezioni politiche. Logorata dalle polemiche interne, la coalizione
progressista si vede superata dal PPL, che raggiunge circa il 40% dei voti,
ottenendo un risultato inferiore solo a quello della DC degasperiana del
dopoguerra. Si forma quindi il governo Berlusconi. Dopo le elezioni viene eletto
anche il nuovo Presidente della Repubblica, che è Ciampi.
In politica estera, la NATO conduce una operazione militare contro la Serbia e
l'Italia vi partecipa. L'opposizione progressista esprime scetticismo,
Rifondazione Comunista fa fuoco e fiamme: il senatore Turigliatto, in
particolare, diventa un eroe della sinistra replicando in aula a Berlusconi.
2000
Elezioni regionali. L'esito è piuttosto equilibrato, la coalizione di
centrodestra riesce a conquistare qualche regione rendendo meno netta la
supremazia della sinistra.
Il governo Berlusconi presenta il suo progetto di riforma delle pensioni, che
contempla il cosiddetto "scalone", ossia l'innalzamento di alcuni anni dell'età
pensionabile. Sinistra e sindacati si oppongono duramente. Alla fine il progetto
di legge si arena perché la maggioranza è tale alla Camera, ma il Senato,
egemonizzato dalla sinistra, si mette di traverso.
2001
A Genova si tiene il G8, che tuttavia vede accadere notevoli
incidenti tra polizia e manifestanti. La gestione dell'ordine pubblico viene
duramente contestata. Poco dopo si registra il terribile attentato dell'11/9 e
l'Italia, mostrando solidarietà agli Stati Uniti, inaugura una politica di
notevole vicinanza all'amministrazione Bush.
2002
La maggioranza tenta una revisione costituzionale, proponendo una
legge che corregga al ribasso l'autonomia delle Regioni, considerata pericolosa
per la spesa sanitaria, e riveda la composizione del Senato affinché abbia una
maggioranza meno netta a favore della sinistra. Il tentativo approda in un nulla
di fatto, e serve solo a esacerbare gli animi nel rapporto con l'opposizione.
2003
Elezioni comunali: Fini viene confermato sindaco di Roma.
La maggioranza riesce a far passare l'unico progetto di riforma istituzionale
della sua gestione, la nuova legge elettorale per le politiche. Si tratta di una
legge non più mista ma proporzionale, che prevede tuttavia un premio di
maggioranza per la coalizione che ottiene il maggior numero di voti, assicurando
a quest'ultima la maggioranza assoluta. Dal nome del suo redattore, il deputato
Pierferdinando Casini, viene chiamata dai giornalisti "Casinellum".
2004
Elezioni politiche, le prime con il Casinellum, che però non porta
fortuna a Berlusconi: vince nuovamente la sinistra, guidata da Walter Veltroni.
Dopo le elezioni comincia una fase di consolidamento della sinistra, con
l'unione dei "Democratici di Sinistra" con varie formazioni minori, a eccezione
della Lega e dell'UDEUR, guidato da Mastella, erede dell'UDR approntato da
Cossiga. Anche a destra si parla di una possibile unione tra il PPL e Alleanza
Nazionale, formazione che Gianfranco Fini, impegnato a Roma, ha lasciato alla
guida del duo Gasparri-La Russa.
2005
Elezioni regionali. La coalizione progressista si conferma
vittoriosa, nonostante il tentativo dell'opposizione di presentarsi quasi
ovunque con liste uniche. Dopo la vittoria i DS celebrano il loro congresso
finale, ufficializzando la trasformazione in "Partito Democratico". Fanno la
loro prima apparizione, in liste civiche indipendenti, i seguaci del comico
Beppe Grillo, che da anni conduce battaglie ambientaliste e contro la
corruzione.
2006
Termina il mandato presidenziale di Ciampi. Viene eletto come nuovo
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La Lega, i cui consensi negli anni si sono ridotti progressivamente fino a
dimezzarsi rispetto ai massimi raggiunti tra il 1992 e il 1994, inizia una
battaglia identitaria per il trasferimento di alcuni ministeri al nord. Veltroni,
fortemente irritato, scarica Bossi riaprendo a Rifondazione Comunista, sempre
all'opposizione dopo la caduta del governo Occhetto. Il cambio di maggioranza è
salutato da una scelta molto gradita alla sinistra, quella di ritirare il
contingente militare schierato in Iraq al tempo del Governo Berlusconi.
2007
La Lega si presenta da sola alle elezioni amministrative. Il partito
ottiene risultati piuttosto scarsi, che fanno paventare addirittura una sua
scomparsa, ma la sua assenza dalla coalizione consente notevoli successi al PPL.
Per la prima volta a livello locale l'Italia è più di destra che di sinistra, e
anche la composizione del Senato viene riequilbrata.
2008
Veltroni è il primo leader europeo ad appoggiare la corsa del
senatore Obama alla Casa Bianca, e questo determina subito un'ottima intesa
quando il giovane esponente del Partito Democratico viene eletto Presidente
degli Stati Uniti.
L'UDEUR confluisce nel PD.
2009
Elezioni politiche. La coalizione progressista si presenta per la
prima volta alle elezioni senza il supporto della Lega, con cui Veltroni non ha
voluto ricucire. Poco prima della consultazione, tuttavia, l'Italia è sconvolta
dal terribile terremoto del L'Aquila. Forse l'evento porta gli italiani a
cercare stabilità e ciò favorisce la conferma della coalizione uscente. La Lega,
presentatasi in solitudine, riesce a eleggere solo uno sparuto gruppo di
deputati. Berlusconi, incassata la seconda sconfitta consecutiva, viene messo
all'angolo da Gianfranco Fini, che dopo due mandati come sindaco di Roma è
tornato a dirigere Alleanza Nazionale. Comincia fra i due una lotta fratricida.
2010
La sinistra è lacerata dalla questione dell'acqua pubblica e da
quella delle ipotesi di ritorno al nucleare: la parte più modernista della
sinistra, ispirata dall'attivismo di personaggi come Chicco Testa, vorrebbe
rivedere la politica energetica nazionale in tal senso. Nel mezzo del duello fra
i due si affaccia un giovane esponente dell'ala più a sinistra del PPL, Matteo
Renzi, che dopo essere stato eletto alla presidenza della Regione Toscana,
infliggendo una sconfitta sorprendente e storica alla sinistra, lancia l'idea
della "rottamazione" dei vecchi leader Berlusconi e Fini.
2011
Referendum sull'acqua pubblica e sul nucleare. La campagna
referendaria spacca la maggioranza e dà grande visibilità al Movimento 5 Stelle,
fondato un anno e mezzo prima da Beppe Grillo.
A causa dell'esito referendario, che determina strascichi polemici tra i partiti
durante la redazione dei documenti programmatici finanziari, la fiducia degli
investitori esteri comincia a calare e l'aumento del tasso d'interesse sui
titoli di Stato suggerisce un ampliamento della maggioranza e la formazione di
un esecutivo di unità nazionale. Veltroni di dimette favorendo la nomina da
parte di Napolitano del tecnico Romano Prodi. Casini, ex leader del Centro
Cristiano Democratico ed importante esponente del PPL guida una fronda interna
al partito per portare sostegno a Prodi.
2012
Prodi intraprende una serie di riforme che nonostante la loro
sostanziale durezza vengono accettate dai sindacati, spiazzando Rifondazione
Comunista, che invece si oppone duramente. Nel campo della sinistra radicale, lo
storico partito tradizionalista viene scavalcato dalla presenza di Sinistra
Ecologia e Libertà una nuova formazione formata da Nichi Vendola.
La Lega viene sconvolta da uno scandalo che colpisce Bossi e tutti i dirigenti a
lui più vicini. Berlusconi continua a vivere i suoi guai giudiziari, mentre
anche Fini finisce nell'occhio del ciclone per una questione immobiliare.
2013
Scade il mandato di Napolitano al Quirinale. Viene eletto Romano
Prodi, che lascia l'incarico di Presidente del Consiglio. La guida del governo
viene assunta da Massimo D'Alema, che torna per reggere l'esecutivo fino alla
fine naturale della legislatura.
Il PD celebra il suo congresso, e Veltroni annuncia che non guiderà il partito
ed il governo per la terza legislatura consecutiva. Pierluigi Bersani diventa
leader con Letta come vice.
2014
Elezioni politiche. La coalizione Italia Bene Comune, nuovo nome dei
progressisti, si conferma la più apprezzata dai cittadini. Bersani, colpito da
un grave malore poche settimane prima delle elezioni, viene sostituito da Enrico
Letta, che forma il suo primo Governo. Il PPR e Alleanza Nazionale, che dopo la
sentenza di ineleggibilità di Berlusconi e il ritiro di Fini sono guidati
rispettivamente da Angelino Alfano e Ignazio La Russa ottengono un buon
risultato ma sufficiente solo per restare all'opposizione.
Fuori dai due schieramenti principali il Movimento 5 Stelle, promosso dal comico
Beppe Grillo, che ottiene un'ottima affermazione, e la Lega, guidata da un
esponente della nuova generazione, Matteo Salvini.
2015
Elezioni regionali. Renzi decide di non ricandidarsi come Presidente
della Toscana, attratto ormai dalla politica nazionale, e ciò consente al PD di
riprendere il controllo della regione. Sembra un autogoal, ma paradossalmente
persuade molti a destra che Renzi sia un vincente e che è meglio averlo che non
averlo.
La Corte Costituzionale si esprime sulla legge Casinellum, dichiarandola troppo
distorsiva della volontà popolare e provvede quindi a emendarla cancellandone le
parti non in linea con la Costituzione e a chiedere al Parlamento di elaborare
una nuova legge.
2016
Elezioni amministrative. La coalizione al governo ottiene la maggior
parte dei comuni in cui si vota, ma il Movimento 5 Stelle ottiene il suo primo
grande successo con la vittoria a Roma di Virginia Raggi.
Alleanza Nazionale celebra il suo congresso, per sancire il cambio del nome, che
diventa Fratelli d'Italia e di guida, che La Russa lascia bonariamente alla più
giovane Giorgia Meloni.
Viene approvata la nuova legge elettorale mista, in parte maggioritaria e in
parte proporzionale, simile al vecchio Mattarellum,
2017
Si celebra il congresso del PPL sotto la pressione dei sostenitori di
Renzi, che ormai sono sempre più numerosi. Il giovane toscano ottiene quasi il
70% dei delegati, lasciando il segretario uscente Alfano e il veterano Tajani a
spartirsi il resto. Renzi si mostra ben presto come un autentico successore di
Berlusconi e non come un semplice sostituto. Gran parte della vecchia classe
dirigente viene sostituita con giovani della nuova generazione. L'unico
esponente del vecchio PPL che resta nell'organigramma è il senatore toscano
Verdini.
2018
Storico incontro tra Renzi e Salvini, mediato dai "pontieri"
Giorgetti e Verdini. I due giovani leader cominciano a esplorare la possibilità
di un ingresso della Lega nella coalizione di centrodestra e di un programma
comune, particolarmente contro la forza emergente del Movimento 5 Stelle.
2019
Elezioni politiche. Dopo tre legislature dominate dalla sinistra,
l'Italia torna ad avere una maggioranza di destra. La coalizione denominata
"Italia Viva" composta dal PPL da Fratelli d'Italia e dalla Lega supera il 40%
dei voti ed ottiene una maggioranza sufficiente per governare anche se non ampia
in modo rassicurante. Decisiva l'alleanza con la Lega, che vede aumentare di
molto i suoi consensi.
Si forma il Governo Renzi, nel quale Salvini e Meloni entrano come ministri
rispettivamente della Giustizia e della Difesa.
2020
L'esplosione della pandemia di Covid19 mette in difficoltà
l'esecutivo che deve assumere provvedimenti urgenti, drastici e impopolari.
Particolarmente dura l'opposizione del Movimento 5 Stelle che contesta come
illegittimi i provvedimenti adottati dal Governo senza passare per il
Parlamento, e lancia accuse di corruzione ai funzionari che si occupano di
gestire l'emergenza, come il "supercommissario" Bertolaso.
Alla scadenza del mandato del Presidente Prodi, la maggioranza decide di
ricorrere a un nome che abbia prestigio a livello europeo e internazionale.
Sceglie Mario Draghi, che ottiene il sostegno anche del Partito Democratico,
mentre il Movimento 5 Stelle vota fino alla votazione finale Pietro Grasso.
2021
Elezioni amministrative. PD e Movimento 5 Stelle presentano in molti
comuni candidature congiunte per sfidare il centrodestra e l'esperimento si
rivela di successo, tranne a Roma, dove si afferma l'esponente del PPL Carlo
Calenda.
Presidenti della Repubblica Italiana dal 1992:
- Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999)
- Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006)
- Giorgio Napolitano (2006-2013)
- Romano Prodi (2013-2020)
- Mario Draghi (2020-...)
Presidenti del Senato della Repubblica dal 1994:
- Carlo Scognamiglio (1994-1999) Forza Italia/Partito Popolare della
Libertà
- Luciano Violante (1999-2004) Democratici di Sinistra
- Marcello Pera (2004-2009) Partito Popolare della Libertà
- Gianfranco Fini (2009-2014) Alleanza Nazionale
- Maurizio Gasparri (2014-2019) Partito Popolare della Libertà
- Paola Taverna (2019-...) Movimento 5 Stelle
Presidenti della Camera dei Deputati dal 1994:
- Irene Pivetti (1994-1999) Lega Nord
- Pier Ferdinando Casini (1999-2004) Partito Popolare della Libertà
- Fausto Bertinotti (2004-2009) Rifondazione Comunista
- Francesco Rutelli (2009-2014) - Partito Democratico
- Laura Boldrini (2014-2019) - Sinistra Ecologia e Libertà
- Ettore Rosato (2019-...) - Partito Popolare della Libertà
Presidenti del Consiglio dei Ministri dal 1994:
- Achille Occhetto (1994-1998) Partito Democratico della Sinistra
- Massimo D'Alema (1998-1999) Partito Democratico della Sinistra
- Silvio Berlusconi (1999-2004) Partito Popolare della Libertà
- Walter Veltroni (2004-2009) Democratici di Sinistra/Partito Democratico
- Walter Veltroni (2009-2011) Democratici di Sinistra/Partito Democratico
- Romano Prodi (2011-2013) Indipendente
- Massimo D'Alema (2013-2014) Partito Democratico
- Enrico Letta (2014-2019) Partito Democratico
- Matteo Renzi (2019-...) Partito Popolare della Libertà
.
In seguito Never75 se ne esce con questa proposta:
Tutto parte da una provocazione nata in rete: la creazione di una "Adriazia"!
Del resto, se può esistere una Padania, perchè non può esistere anche un'Adriazia?
Battute a parte, si potrebbe ipotizzare uno scenario realistico simile? La vedo dura, specie per le enormi differenze storiche delle macro-aree in questione. L'unico POD potrebbe essere una sopravvivenza dell'Esarcato di Ravenna (con arrotondamenti vari) fino all'Età Moderna. Oppure ci possono essere ipotesi più suggestive?
C'è già pronta persino la bandiera, con fasce orizzontali rosse sui margini superiore e inferiore, colore simbolo dell’esarcato di Ravenna, bande verticali blu oltremare, gialla oro, blu oltremare a rappresentare il mare Adriatico, Bisanzio e l'economia mercantile tradizionale degli Adriati). Il Kantaros greco nero sulla banda color oro rappresenta le origini etniche e culturali radicate nelle civiltà del Levante.
.
Così gli risponde Rivoluzionario Liberale:
In teoria una nazione simile avrebbe potuto esistere se Venezia non decade e si espande, i Savoia rinunciano al sogno di unire l'Italia e Venezia annette Territori papalini e borbonici. Serve una politica lungimirante con potenti alleati in Europa: Venezia è vista da Francesi e Inglesi come il freno all'Austria, che non la annette al congresso di Vienna.
Lo Stato pontificio di riduce al Lazio e all'Umbria; i Borboni cedono la costa est; sfruttando rivolte interne ben orchestrate, la popolazione della Romagna e delle Marche si ribella al potere pontificio e ottiene un protettorato veneziano. È il repubblicano Mazzini ad migrare a Venezia e sognare un'Italia unita e repubblicana.
Venezia tenta l'Unificazione dell'Italia nel tardo '800, ma a questo punto gli ex alleati franco-britannici proteggono i traballanti stati pontifici e borbonici, e la Francia evita la temuta formazione di uno stato italiano.
Nel frattempo i Savoia annettono Lombardia, Toscana, ed Emilia (esclusa la Romagna), ma l'equilibrio tra Torino e Venezia garantito tra l'altro dai francesi (Napoleone III teme un Italia unita) impedisce l'unità d'Italia. Garibaldi lavora per i Savoia e partecipa attivamente alle operazioni militari, Milano è ancora austriaca e i Savoia si consolano con qualche avventura coloniale, tra l'altro avendo come avversari i Veneziani. Ci sarà una Somalia Veneziana e una Sabauda.
Nella Prima Guerra Mondiale gli stati Italiani rimangono neutrali, a Versailles tramite referendum Venezia (o Adriazia che dir si voglia) ottiene Trieste, Gorizia e un tratto di litorale istriano. Nel 1950 il parlamento di Ravenna ratifica il cambio di nome da repubblica di Venezia a repubblica di Adriazia.
Situazione
attuale:
Savoia: capitale Milano, con Piemonte, Savoia, Lombardia, Liguria, Emilia, Toscana, Sardegna.
Adriazia: capitale Venezia, poi i ministeri portati a Ravenna per ragioni logistiche.
Con Veneto, Venezia Giulia, Friuli, Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia.
Stato Pontificio (monarchia costituzionale):
capitale Roma, con Lazio e Umbria.
Regno Borbonico: capitale Napoli, con Campania, Basilicata, Calabria.
Repubblica Siciliana: capitale Palermo, con Sicilia
e Malta.
.
E Bhrghowidhon aggiunge, da maestro di tutti noi qual è:
Effettivamente il momento migliore sembrerebbe tardoromano, magari prima ancora dell'Esarcato perché addirittura prima di Diocleziano: quando non era ancora stata completata la romanizzazione della Cisalpina, le coste adriatiche occidentali e settentrionali costituivano realmente un'area romanizzata in continuità con la Penisola Italica, ma appunto le due grandi difficoltà rimangono quelle legate alla dorsale appenninica: allora non poteva costituire un confine tra versante tirrenico e versante adriatico della Penisola (entrambi uniti a rappresentare la zona più romanizzata dell'Impero) e in séguito sarebbe stato un confine difficilissimo da mantenere. D'altra parte, poiché in questo sito si fa ricorso persino a punti di divergenza che vanno a toccare equilibrî planetarî come il clima o la geologia, al confronto di questi qualsiasi punto di divergenza puramente umano finisce per apparire possibile - si tratta solo di trovare il momento *più* adatto e di solito lo si trova procedendo a ritroso nel tempo, quindi comincerei a proporre, come al solito, un punto di divergenza agli inizî della fase archeologica protostorica detta della Civiltà Appenninica: da questa sono storicamente passate sia le comunità 'italoceltiche' - progressivamente celtizzàtesi - note come Liguri sia quelle divenute in generale italiche (compreso il sostrato locale degli Etruschi) sia le radici indigene di Dauni, Peucezî e Messapî. Nei millenni precedenti, il continuum indoeuropeo che in epoca glaciale si era concentrato nelle terre emerse del Bacino del "Grande Po" (oggi il fondale dell'Alto e Medio Adriatico) si era ritirato sulle coste attuali indietreggiando di fronte alla salita del livello del mare, ma a quanto pare solo all'epoca della Civiltà Appenninica (forse in conseguenza degli sviluppi innescati dalla diffusione del Neolitico) le comunità indoeuropee regionali dell'intera Penisola hanno intensificato le comunicazioni reciproche fino a produrre la situazione che in linguistica storica appare come la (secondaria) unità protolatinoitalica, dal Veneto (Istria e Liburnia incluse) alla Sicilia Orientale; contemporaneamente - o piuttosto nelle fasi finali di tale processo - si è tuttavia verificata una frattura, nel quadrante meridionale della Penisola, tra il continuum (veneto -) latino - italico (- siculo) da un lato e alcune aggregazioni regionali minori, di cui il gruppo più consistente, quello daunio-peucezio-messapico, è rimasto legato più alle comunità d'Oltreadriatico (gli Illiri) che al resto della Penisola. Fino a pochi decenni fa si interpretava allo stesso modo la posizione linguistica del venetico (di cui invece oggi si sottolinea soprattutto la vicinanza al latino) e del piceno settentrionale (Novilara), recentissimamente invece rivendicato all'italico; il legame con la Dalmazia e la Pannonia continua comunque a essere valorizzato nelle ricerche su alcune componenti (toponomastiche) del retico NON epigrafico: fino alla Seconda Guerra Mondiale sembrava esserci spazio addirittura per una lingua affine all'albanese (o intermedia tra albanese e slavo) in Rezia, oggi invece si pensa piuttosto a un "Blocco Alpino Orientale" affine al pannonico e al dalmatico (a mio modesto parere con qualche esagerazione, ma non rilevante per la presente discussione).
Ebbene, l'ucronia consisterebbe semplicemente nel porre per vere le ricostruzioni - oggi cadute in disuso - del cosiddetto "Panillirismo" (glottologico, s'intende), limitatamente a quanto riguarda il Bacino Adriatico: che dunque, durante la Civiltà Appenninica, la frattura - entro il continuum tardoindoeuropeo - dalla quale è emersa l'unità latino-italica non si limiti all'Appennino Meridionale, bensì arrivi a dividere gli Umbri dagli Iabusci adriatici e addirittura l'"angulus Venetorum" dal resto delle popolazioni successivamente di cultura villanoviana e confluite infine nella civiltà etrusco-italica.
Se, per semplicità, lasciamo invariata la presenza celtica in tutta l'area alpino-padano-ligure, ci ritroveremmo grosso modo con la seguente ripartizione:
1) un continuum parallelo su entrambe le sponde dell'Adriatico, esteso da un Meridione di tipo 'paleobalcanico' (illirico a Est, daunio-peucezio-messapico a Ovest, con infiltrazioni fino all'Alto Lazio simboleggiate come punto di massima estensione verso Occidente dall'idronimo Digentia, oggi Licenza), attraverso una fascia centrale dalmatica a Est e 'iabusca' a Ovest (di cui conosciamo una preziosa traccia, sia pure decisamente verso la Daunia, nel toponimo antico Buca di localizzazione presso Vasto), fino alla 'corona' altoadriatica e alpina orientale, estesa fino al Tirolo Settentrionale incluso; tale continuum sarebbe linguisticamente riconoscibile dall'assenza degli esiti italici /f/ e /h/, al posto dei quali troveremmo, anche in posizione iniziale, /b/ /d/ e /g/, inoltre dalla sostituzione di /o/ breve con /a/ breve, mentre sarebbe solcato da un diverso trattamento delle occlusive palatali indoeuropee (*/k'/ e */g'/), rese con [θ] e [d] al Sud, con [k] e [g] nel resto del territorio.
2) Tutto il resto della Penisola (fino almeno alla Sicilia Orientale inclusa) sarebbe invece italico esattamente nelle modalità e con gli sviluppi noti dalla Storia reale. A partire da questa situazione iniziale, dobbiamo aggiungere il punto di divergenza tardoantico (ma predioclezianeo) delineato sopra: in questo modo ci possiamo attendere che, sugli Appennini, l'antica separazione dei sostrati preromani (italici sul versante tirrenico e ionico, 'veneto-illiro-messapici' sul versante adriatico), pur sommersa dall'intensità della romanizzazione, lasci qualche traccia soprattutto nella geografia percettiva delle popolazioni interessate, paragonabile a ciò che storicamente rileviamo per il confine tra Puglie da un lato e Campania-Basilicata dall'altro (con l'aggiunta che dovremmo ulteriormente evitare la formazione del confine interno pugliese tra Centro-Nord 'longobardo' della regione e Salento bizantino) nonché per quello tra Toscana da un lato e Umbria e Lazio dall'altro: tali confini 'percettivi' sono infatti l'ultima eco, assai recessiva, di una precedente ben più forte distinzione etnopolitica, neutralizzata prima dall'espansione etrusca 'secondaria' in Umbria e Lazio (e Campania) e poi da quella, enormemente più incisiva, di Roma.
Giungeremmo così a garantirci una situazione tardoantica in cui lo spartiacque appenninico mantiene ancora, grazie alle tradizioni locali (e quindi nonostante la sua effettiva permeabilità antropogeografica), una certa funzione di confine. A questo punto dobbiamo risolvere il problema della mantenibilità del confine politico nei secoli seguenti e qui è irrinunciabile il ricorso a un terzo punto di divergenza (già anticipato a proposito del mancato confine interno alle Puglie), ossia la continuità territoriale - saldamente in continuità bizantina - dalla Venezia all'Esarcato e Pentapoli fino alla Capitanata e alla Calabria salentina, mentre l'alternativa polarizzazione nazionale longobarda, evidentemente da deviare attraverso il Norico e la Rezia nel suo itinerario dalla Pannonia all'Italia, investirebbe direttamente la Liguria tardoantica (= Transpadana augustea) e, attraverso la Marittima (= Liguria augustea), punterebbe sùbito su Pisa, Roma e i Ducati Campani, fino a raggiungere lo Ionio in Lucania.
Per definizione, non si darebbero le condizioni per la nascita di una - in prosieguo di tempo - metropoli nella Laguna Veneta. Inoltre, per il parallelo offerto dal caso storico dell'Arcivescovato di Milano, è verosimile che la Sede Pontificia si trasferisca nei territorî rimasti bizantini (Ravenna, se non proprio Aquileia) e lo Scisma Tricapitolino potrebbe essere sostituito da una più forte contrapposizione 'esterna' tra Cattolico-Ortodossi romano-bizantini e Ariani (permanentemente tali) longobardi. Da entrambe queste conseguenze discenderebbe che il ruolo storico di Venezia da un lato e dello Stato Pontificio dall'altro sarebbe prerogativa di un Impero d'Occidente praticamente risorto dopo la Guerra Greco-Gotica e subordinato ma assai simile a quello d'Oriente, con tutte le proiezioni bassomedioevali immaginabili. L'"Adriazia" si chiamerebbe dunque, per arrivare a una presa di posizione esplicita, "Romagna" sulla base di ragioni storiche difficilmente aggirabili e starebbe all'Impero d'Occidente più o meno come la Grecia sta all'Impero Bizantino (a prescindere dalla sovranità statale su Costantinopoli).
Resta il lato negativo della costruzione nazionale: il nemico esterno. La cospicua diversità dalla Storia medioevale che conosciamo rende già di per sé più probabile un orientamento occidentale della romanità tirrenica e padana (che ovviamente persisterebbero), quindi, come avvenuto al provenzale, una verosimile confluenza nella Francia, sia pure con tutte le guerre dinastiche che possiamo prevedere. Più difficile, ma - nel caso - assai più efficace in prospettiva di una elaborazione nazionale adriatica ("romagnola" in senso molto lato), sarebbe l'eventualità di una persistenza della nazione longobarda (se possibile ariana) a Sud delle Alpi, con ogni probabilità destinata a diventare in epoca sveva (o equivalente) parte integrante di quella tedesca: avremmo allora un confine germano-romanzo precisabile come franco-tedesco che, dal punto in cui oggi si interrompe (Gressoney, in realtà francoprovenzale-alemannico, ma franco-tedesco a livello di lingua alta), proseguirebbe invece nella Pianura Padana (forse con vicende storiche simili a quelle che conosciamo per quello, benché nato più recentemente e tutto interno, lombardo-piemontese), seguirebbe il tortuoso andamento di quello tra Feudi Imperiali da un lato e Repubbliche di Genova, Lucca, Pisa, Firenze e Siena dall'altro, poi più a Sud attraverserebbe l'Umbria e il Lazio seguendo le aggregazioni signorili delle fazioni di famiglie feudali a noi note come pontificie, infine potrebbe rispecchiare in Campania e Lucania l'opposizione prenormanna tra Ducati bizantini e longobardi. Per concludere, quindi, la Penisola Italica risulterebbe divisa in tre Nazioni: i Romagnoli adriatici (neolatini), i Lombardi (tedeschi) al centro della Padania e sugli Appennini, i Ladini (galloromanzi o galloromanizzati, come è avvenuto alle varietà italoromanze meridionali in epoca normanna e angioina) sulle coste tirreniche.
.
Never75 torna alla carica:
Secondo me c'è stata veramente, in un passato non troppo remoto, la possibilità che uno Stato del genere sorgesse. Il papa avignonese Clemente VII con bolle del 17 e del 20 aprile 1379 investì il duca Luigi d'Angiò, fratello del sovrano, di un complesso di territori di dominio pontificio - la Romagna con Ravenna e Ferrara, Bologna con le sue pertinenze, la Massa Trabaria, la Marca d'Ancona, Perugia, Todi e il ducato di Spoleto -, che il fratello del re di Francia avrebbe dovuto riconquistare, insieme con Roma, entro lo spazio di due anni al pontefice di Fondi. La nuova entità politica, cui venne dato il nome di regno di Adria, sarebbe dovuta diventare, nelle intenzioni di Clemente VII, il secondo Stato angioino dell'Italia, anche se sul Regno di Napoli e sul costituendo regno di Adria non avrebbe mai dovuto regnare il medesimo sovrano. Fu per certi versi un'anticipazione di circa un secolo e mezzo della Signoria di Cesare Borgia. Non se ne fece nulla allora perché Luigi non intervenne direttamente e le cose andarono male per le truppe che lo sostenevano. Ma se l'Angiò e le monarchia francese si interessano di più alla cosa e questo regno viene creato davvero? Quali sviluppi potrebbe avere uno Stato Pontificio ridotto al minimo e un discreto Regno laico in Italia Centrale?
.
Paolo Maltagliati invece propone:
Butto lì un’idea: alla morte di Filippo Maria, Alfonso il Magnanimo “scambia” con lo Sforza Milano per l'Adriazia, restando intesa una politica antiveneziana. Milano (con Genova) finisce nei molteplici possedimenti della corona aragonese:
.
A questo punto riprende la parola il maestro di noi tutti, Bhrghowidhon:
Approfitto per proporre ai meno Interessati un promemoria sugli Angioni. Se ne ricordano tre Dinastie, anche se qui ce ne interessano solo due: quelli di Napoli appartengono alla Seconda Dinastia Angioina, i discendenti di Carlo I. d'Angiò (1226-1285, Re di Sicilia dal 1266), figlio del Re Capetingio Luigi VIII il Leone (1187-1226, Re di Francia dal 1223) e fratello di Luigi IX il Santo (1214-1270, Re dal 1226), e si sono divisi in varî Rami fra cui quelli di Napoli (estintosi con Giovanna I., 1326-1382), di Durazzo (estintosi con Giovanna II., 1371-1435), di Taranto (Impero Latino), d'Ungheria (e Polonia); invece la Terza Dinastia Angioina comincia con Carlo I. di Valois, sposo di Margherita d'Angiò-Napoli, figlio di Filippo III. l'Ardito (Re di Francia 1270-1285, da non confondere col Duca di Borgogna Filippo II. l'Ardito, 1342-1404, Duca dal 1363 per matrimonio con Margherita di Fiandra e fondatore della Dinastia dei Duchi Valois di Borgogna, figlio del Re di Francia Giovanni II. il Buono, 1319-1364, secondo Sovrano della Dinastia Valois, dal 1350) e fratello di Filippo IV. il Bello (1268-1314, Re dal 1285, ovviamente da non confondere col Duca di Borgogna e Re di Castiglia Filippo il Bello, figlio dell'Imperatore Massimiliano I. d'Asburgo e padre di Carlo V.): da questo Carlo I. di Valois nasce Filippo VI. (1293-1350, Re di Francia dal 1328 per la morte dell'ultimo dei Capetingi, il cugino Carlo IV., e iniziatore perciò della Dinastia Valois nonché della Guerra dei Cent'Anni), da cui Giovanni II. il Buono (1319-1364, Re dal 1350, già ricordato), padre sia di Carlo V. il Saggio (1338-1380, Reggente nel 1356-1360 e Re dal 1364) sia del Luigi I. (1339-1384) Duca d'Angiò (dal 1360) da cui siamo partiti. Il nipote di quest'ultimo, Renato I. il Buono (1409-1480), fratello del Duca Luigi III., viene adottato da Giovanna I. d'Angiò-Napoli e diventa Re di Sicilia al di qua del Faro dal 1435 al 1442 (sconfitto prima dagli Angiò-Durazzo e poi dagli Aragonesi); suo nipote Carlo V. (1436-1481) eredita il Ducato d'Angiò nel 1480, muore l'anno dopo senza eredi passando l'Angiò e i diritti su Napoli al Ragno Universale Luigi XI. (1423-1483, Re dal 1461) e quindi al figlio Carlo VIII. (1470-1498, Re dal 1483). Questi, dunque, nel 1494 sarebbe potuto partire direttamente dall'Adria (da tredici anni parte integrante della Francia) e nel 1498 l'avrebbe comunque conservata, trasmettendola al successore (e in seconde nozze secondo marito della vedova Anna di Bretagna) Luigi XII. (1462-1515), che entro il 1501 avrebbe regnato su Francia (con la Bretagna), Milano, Genova, Adria e Napoli, occupando anche i Dominî Sabaudi; la continuità territoriale dalla Bretagna al Cilento sarebbe stata interrotta soltanto dagli Estensi (in quel caso limitati a Modena-Reggio).
.
E Paolo aggiunge:
Eh, sì, in effetti una fine francese è di gran lunga la più probabile. Per quanto non sono sicuro che sia il finale “desiderato” da Never75 (del resto nemmeno la mia idea aragonese credo proprio lo sia), dato che mi par di capire sia un’indipendenza a lungo termine l’anelito di fondo...
.
Never75 riprende la parola:
In effetti avrei preferito un’Adriazia indipendente, anche se pure lo scenario ucronico ipotizzato dall’ottimo Bhri è notevole.
Tre cose mi vengono subito in mente, tra le tante. Con un Regno di Francia così potente, per forza di cose, si vedrà ridimensionato (e di molto) il ruolo delle altre nazioni europee, in primis Aragonesi e poi Asburgo. Posto che nasca comunque un Carlo V come in HL, difficilmente avrebbe potuto fare granché contro una Francia così ben radicata nella Penisola. Anzi, è molto probabile, a questo punto, che sia Francesco I il nuovo imperatore del SRI e che la corona passi quasi ereditariamente ai Valois d’ora in poi.
Lo Stato pontificio, ridotto ai minimi termini (in pratica la città di Roma e poco altro) da un lato potrebbe portare con sé un affievolirsi delle brame temporali dei papi e una maggiore spiritualizzazione della Curia Romana. Così i papi non si interesserebbero così tanto alle Arti (e gli artisti del Rinascimento vanno tutti nei territori francesi o a Venezia) ma in compenso la Riforma Protestante non scoppia.
Terza ucronia linguistica. Con la Francia che occupa quasi metà della Penisola italiana, anche il fiorentino farà la fine del provenzale o, tutt'al più, del catalano. Rimarrebbe lingua colta solo a Firenze, nel ducato estense e a Venezia. Così oggi resterebbe parlato anziché da quasi 100 milioni di persone, solo da 7-8 milioni in tutto il mondo. Sarebbe tra le lingue a più alto rischio di estinzione nel prossimo futuro.
.
E Bhrghowidhon gli replica:
Se si fosse realizzata (e si fosse mantenuta) l'Unione fra la Francia e il Sacro Romano Impero sarebbe stata una fortuna ancora maggiore che con la Spagna! Solo a fare il conto delle guerre che non avrebbero avuto luogo (perché non ci sarebbe stata la contrapposizione tra Francia e Impero e perché in molti casi la Spagna, senza un legame così stretto con l'Impero, non sarebbe stata coinvolta) – soprattutto quelle più catastrofiche – risulta evidente quante risorse non sarebbero andate sprecate (e quindi di quante in più potremmo usufruire oggi...).
Chiaramente è possibile che ciò avvenisse (più un Valois Imperatore che la persistenza della Dinastia, questo è ovvio) come d'altra parte è pure possibile che invece tutto andasse come nella Storia nota con la sola eccezione dell'Adria rimasta alla Francia (non osta contro la logica né contro leggi particolari); fin qui è anzi una constatazione banale e ne chiedo scusa. È inevitabile però chiedersi quale dei due scenarî (estremi) sia relativamente più probabile nel Sistema della Storia (premesso che entrambi sono stati di fatto impossibili, visto che non si sono realizzati). Un criterio mi pare che possa essere il confronto con i momenti di massimo successo francese all'epoca, in pratica Luigi XII. nel 1501: se osserviamo la cartina di quell'anno (con tutti i Dominî Sabaudi, Genovesi e Milanesi e anche la metà settentrionale del Regno di Napoli in mano alla Francia), l'aggiunta dell'Adria rappresenta un aumento di circa due quinti dei Possedimenti a Sud delle Alpi, ma solo del 3% rispetto al totale del territorio controllato dal Re di Francia. Temo quindi che purtroppo la maggioranza relativa delle probabilità sia che la Francia perdesse lo stesso la competizione per l'Impero e, in tale àmbito, per l'Italia, mentre oso pensare che sia invece abbastanza probabile un mantenimento da parte francese proprio della Signoria sull'Adria, specialmente (e paradossalmente) nel caso che avesse perso tutto il resto.
Dalle due possibilità ucroniche estreme (tralascio, perché non è ucronico, lo scenario in cui la Francia perde tutto) possiamo calcolare il ruolo che avrebbe avuto il francese, tenendo fermo il criterio che storicamente si è imposto come acroletto in ogni territorio direttamente annesso, ma che fino all'Ottocento si è trattato solamente di questo, mentre la sostituzione ai basiletti locali è risultato degli ultimi due secoli. Nel caso che solo l'Adria resti alla Francia, il francese sarebbe confinato qui; se invece tutti i territorî controllati nel 1501 rimanessero alla Francia (anche ammesso che il Regno di Napoli restasse diviso e a prescindere dall'eventualità di un'egemonia – temporanea o permanente – sull'Impero), allora la lingua (prima appunto come acroletto e dall'Ottocento anche come basiletto) si imporrebbe non solo in tali àmbiti, ma verrebbe scelta per tempo anche da Venezia (che infatti non ha mai usato l'acroletto come segno di distacco, tant'è vero che ha adottato spontaneamente lo stesso in uso nell'arcinemico Sacro Romano Impero a Sud delle Alpi - l'unico territorio in cui era ufficiale), mentre è pur possibile che il toscano rimanga, oltre che nella Regione eponima, anche nel resto dei territorî non francesi dell'Italia Imperiale (in pratica Modena-Reggio) e informalmente nella Comarca di Roma. Fra catalano e provenzale, il termine di paragone più vicino sarebbe proprio quest'ultimo.
Per quanto riguarda il Papa, è verissimo che lo Stato Pontificio in quanto tale si sarebbe ridotto alle dimensioni di una (grossa) Signoria Comunale, ma quando si fa la (in sé corretta) osservazione che dal Trecento in poi è paragonabile a uno (dei due più potenti) Stati Italiani ci si riferisce solo allo Stato Pontificio in quanto tale, non all'intero complesso dei Territorî Ecclesiastici, che per la massima parte era in Germania (estesa al Baltico) – oltre che poi, come pura Proprietà Privata, nei Vicereami Ispanoamericani – ed è stato invece crucialmente annientato in sei tappe:
1) le Secolarizzazioni conseguenti alla Riforma (massimamente quella
dell'Ordine Teutonico, donde i più di due secoli e mezzo di contrapposizione fra Roma e gli Hohenzollern del
Brandenburgo);
2) l'incameramento delle Proprietà Ecclesiastiche negli Stati dell'Impero dopo la Pace di
Westfalia;
3) la mediatizzazione delle Contee Vescovili nel 1803;
4) lo stesso scioglimento del Sacro Romano Impero, con la fine dello Statuto di Immediatezza dei Conventi Imperiali;
5) le Secolarizzazioni napoleoniche;
6) l'Indipendenza delle Colonie Iberoamericane.
È solo al termine di questo processo che il Papato è diventato davvero come uno Stato Italiano, delle dimensioni dell'ultimo Impero Bizantino, e ha fatto la stessa fine in un giro di anni ancora minore; prima di allora, il Papato era ancora una significativa continuazione dell'Impero Romano.
.
feder poi ha voluto andare ancora più in là:
A questo punto, perchè non pensare anche alla controparte simmetrica dell'Adriazia?
Come capitali, in ordine di probabilità, per l'Adriazia propongo Venezia, Ancona o Bari. Per la Tirrenia, sempre in ordine di probabilità, Napoli, Roma o Genova.
.
Diamo spazio a questo contributo di MorteBianca:
La proposta mi è venuta in mente a causa di una richiesta da parte di un carissimo amico, che conoscendo questo sito (ho l'orgoglio di averglielo presentato io stesso) mi aveva chiesto di proporre le condizioni con le quali uno scenario tipico di un qualsiasi film sulle gang warfare americano fosse possibile anche in Italia, ossia sostanzialmente che l'Italia (non necessariamente QUANTO, ma COME gli Stati Uniti) fosse un paese multietnico con una grossa porzione della popolazione di varie etnie, fra cui afro-americani (anzi, afro-italiani!), asiatici e ispanici.
Sicuramente un'impresa non facile (anzi, quasi impossibile) visto e considerato che ad essere "multietniche" per natura sono solo le nazioni nate da grandi imperi (Russia, Cina) o ex colonie che per loro natura hanno avuto molte popolazioni diverse in convivenza (gli USA come esempio principe).
Prendendo come esempio gli Stati Uniti, le "etnie" principali ravvisabili sono queste:
-Una generica popolazione "Bianca Caucasica", di provenienza molto eterogenea e variegata.
Una buona porzione è di ascendenza Inglese (le 13 colonie), Francese (Louisiana francese, il vicino Canada), Irlandese (Boston e New York ne sono piene) più gli immigrati "occasionali" che non colonizzarono ma vennero appunto emigrando, quindi Tedeschi, Italiani, Ebrei e così via.
È per sua natura molto mescolata, difficilmente oggi gli americani bianchi sanno ricostruire un ascendente ben definito, e amano fregiarsi del titolo a volte di "Razza americana".
Sono rari quindi gli "Enclavismi" (tipo Italo-Americani e Irlandesi-Americani), dovuti a ghettizzazioni nel passato.
-Una grossa fetta di Afro-Americani, venuti originariamente dall'Africa come schiavi per le colonie e poi per lungo tempo come schiavi nel nuovo stato.
Della cultura africana originaria non è rimasto quasi nulla, è anzi nata una nuova cultura autoctona (quella appunto
afro-americana).
-Una buona porzione di Ispano-Americani, provenienti dagli stati dell'estremo Sud (presi al Messico e alla Spagna) ed emigrati dallo stesso Messico, che invece hanno una forte cultura d'origine (Cattolici molto rigorosi, per dirne una).
-La popolazione autoctona, ossia le tribù che ora vivono in riserve.
-Gli immigrati di nuova generazione, principalmente Cinesi, Giapponesi, Vietnamiti e così via.
Dunque, cosa sarebbe necessario per avere una Italia più multietnica possibile?
1) Seguendo l'esempio americano, sarebbe ideale che l'Italia venisse colonizzata e fosse meta di colonizzatori, idea però alquanto bizzarra e inverosimile, ma non del tutto ridicola: l'Italia è stata per secoli divisa fra le numerose potenze egemoni, non è inverosimile che queste possano avviare un programma di "Colonizzazione" intensiva imponendo nome, cultura e lingua, facendo ampie opere di emigrazione, ristrutturazione, fondando colonie e spostando le popolazioni, in modo che l'Italia (come l'America) nel corso dei secoli sia abitata da nazioni molto diverse fra loro.
2) Serve un "Vicino enorme" con una etnia unificata che l'Italia conquista (o da cui stacca pezzi) e verso cui c'è un flusso costante di immigrazione a senso unico, in sostituzione del Messico.
E' possibile che le Due Sicilie facciano la parte della Spagna, avviando un programma di colonizzazione anche nel Sud Italia per volere di qualche monarca, e successivamente l'Italia si ritrova con un "Sud" molto spagnolo (a mo' di New Mexico et similia) e grande immigrazione dalla ex Spagna (meno verosimile per via della distanza, serve un avamposto spagnofono vicino a noi).
3) Una opera di Schiavismo intensiva. Forse sono gli stessi spagnoli, forse un po' tutte le altre nazioni, forse anche gli Italiani per molto tempo la applicano.
Sarebbe conveniente che la Spagna, l'Austria e la Francia importino schiavo africani in Italia, e dopo la lotta per l'indipendenza e l'unificazione l'Italia avvia la propria colonizzazione dalla Libia, importando ancora più africani come manodopera schiavista. Segue quindi un cammino di emancipazione contro la segregazione razziale.
4) Ricettacolo ebraico, qua è molto facile: basta che l'Italia, nei momenti chiave della persecuzione, resti rigorosamente neutrale, che qualche piccolo ducato si faccia patrono degli ebrei quando questi vengono scacciati da Francia e Spagna, e che durante la Seconda Guerra Mondiale l'Italia diventi una Svizzera versione magnum, neutrale e aperta (agli investimenti).
Inoltre siamo molto vicini alla Palestina, e c'è lo Stato Pontificio...
5) Venezia e Genova erano notoriamente multietniche, variegate e aperte in termini di cultura, potrebbero essere una spinta fondamentale in questo senso.
6) Supponendo una realizzazione meno assurda delle ucronie "Leghiste", Tutti i paesi confinanti l'Italia chiudono le frontiere, l'Italia si sobbarca il grosso dell'immigrazione (che, per i fini dell'ucronia, è peggiorata da guerre civili e primavere arabe). L'Italia (specialmente al Sud, di nuovo) si riempie quindi di arabi, africani (in minor parte) e la popolazione musulmana aumenta molto, se questa cosa si prolunga sul lungo termine (50 anni) in cui l'Italia assorbe il decuplo di quanto tutta l'Europa dovrebbe normalmente prendere (Esagerando con le cifre), non è inverosimile che, con tutti questi punti realizzati....
l'Italia diventa una nazione multiculturale e variegata, i bianchi sono sempre quelli di maggioranza ma sono suddivisi, il concetto di "italiano originale" è quasi privo di senso fra le numerose colonizzazioni e conquiste subite dalla penisola, ci sono numerosi Italo-Francesi, Italo-Tedeschi e Italo-Spagnoli (l'etnia di maggioranza al Sud), poi c'è una grossa porzione di Africani (ex schiavi) e Arabi (venuti con l'immigrazione), ed infine c'è una grossa porzione di Ebrei Italiani e di Cinesi Italiani.
A causa delle numerose guerre (civili e non), ribellioni e tensioni razziali, ci sono alcuni fenomeni di ghettizzazione.
Nell'Italia del Sud gli Afro-Italiani sono ancora parzialmente discriminati, vivono in quartieri separati e le due culture sono ancora in tensione fra loro.
Ci sono molti stereotipi verso gli Italo-Tedeschi (Contro cui sono avvenuti numerosi linciaggi nella storia), alcuni partiti lamentano le Lobby Ebraiche.
.
Ed ecco ora la proposta assolutamente ironica di Lord Wilmore, che se l'è sentita di sdrammatizzare il tutto:
I dolori dell'Umberto
Se davvero scoppia la Guerra Civile in Italia, intervento della Missione "Restore Hope" (nome in codice UNITAF, Unified Task Force, ma anche UN'ITAlia Fottuta) cui partecipano USA, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Norvegia, Polonia, Slovenia, Croazia, Brasile, Australia e Nuova Zelanda) per ripristinare la legalità nello stivale; essa dura dal 3 dicembre 1992 al 4 maggio 1993. Pare che il Pentagono abbia dichiarato: "la Somalia? Molto meglio l'Italia, lì c'è sempre qualcosa da arraffare dai politici locali".
La Spagna ha rifiutato di partecipare alla missione dichiarando che "due secoli in Italia le bastano e avanzano".
La Francia partecipa "perchè noi non impariamo mai dai nostri errori".
Slovenia e Croazia partecipano "con l'intento di dimostrare che le foibe sono solo avvallamenti naturali del terreno".
Il Brasile partecipa dichiarando che "non possiamo non correre in aiuto di chi ci ha fatto vincere tanti Mondiali di Calcio".
L'Australia motiva la sua partecipazione con l'insistenza del deputato locale Gennaro Esposito, che chissà perchè ha tanto a cuore le vicende italiche.
La Nuova Zelanda sostiene: "ci facciamo una vacanza in Italia e poi torniamo a casa."
Però la Padania chiede aiuto a Russia e Cina, il senatùr dichiara che "i Celti sono sempre stati fieramente antiamericani ed antimperialisti, e vorrebbero stringere con la superpotenza uscente e quella entrante un patto di ferro contro gli eredi dell'Impero (Romano, Sacro Romano, Austro Ungarico, Britannico, Americano) che vogliono opprimere i liberi popoli padani, catalani, baschi, bretoni e del Principato di Seborga".
La Cina tuttavia risponde all'Umberto:
"Ce ne fleghiamo di via Paolo Salpi a Milano, se non nella vostla capitale noi possiamo smelciale dovunque le nostle melci taloccate. E poi facciamo tloppi buoni affali con Amelicani pel inimcalceli pel colpa vostla."
Umberto: "Ma i teroni ci invaderanno!"
Pechino: "I teloni di plastica palapioggia li talocchiamo già benissimo noi! Zàijiàn, allivedelci!"
Quanto a Mosca:
"Nuostra gruande muadre Russia ha giuà suoi terruoni in Caucaso di Ciuecenia, e sono di muolto più puericuolosi di vuostri! Arangiuatevi!"
Umberto: "Ma lo zio Sam..."
Mosca: "Duòllari certi muolto mueglio di duolòri celti! Dasvidanja!"
I Pazdaran iraniani si offrono di fornire cinture esplosive alle camice verdi, "ma solo se i kamikaze li fate voi".
E Muhammar al-Gheddafi? Nemmeno risponde al telefono all'Umberto, pare sia al telefono con un imprenditore di Arcore con cui sta facendo buoni affari! ^__^
Lord Wilmore
.
C'è anche questa proposta scherzosa di autore ignoto, trasmessaci nel settembre 2011 da Franco:
Italia vs Repubblica delle Banane
Cosa succederebbe se una potenza nemica attaccasse l'Italia?
Proviamo ad immaginare...
Il Nemico, diciamo la Repubblica delle Banane, dichiara guerra ed ammassa il suo esercito lungo le Alpi e la sua flotta lungo il Tirreno.
Primo giorno:
Il TG 1 dà la notizia dopo lo sport. Nessuna reazione dai politici.
Secondo giorno:
Berlusconi dice che va tutto bene, lui é amico del presidente della Repubblica Delle Banane, non sussiste pericolo. Bossi insulta chi lo intervista. Calderoli va in
TV con una maglietta su cui è scritto « Repubblica delle Banane di XXXXX »
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Napolitano si appella all'unità nazionale.
Casini chiede un gesto di discontinuità.
Le parti sociali chiedono di essere sentite.
Terzo giorno:
Berlusconi compare in TV e dice che, invero, si tratta di una mossa eversiva dei magistrati di Milano.
Bossi dice che la Padania non corre alcun pericolo. Degli altri non gli frega
niente (pernacchia).
La FIOM dice che é un complotto della Fiat. Intanto, il nemico sfonda al Brennero.
La CGIL esprime contrarietà.
Pannella inizia lo sciopero della fame.
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Bersani chiede un passo indietro.
Quarto giorno:
Berlusconi compare in TV e, con un sorriso complice, dice:
« Ho risolto tutto, grazie ad una serata galante con la figlia del presidente della
Repubblica delle Banane. Ora siamo amici, il loro esercito si é ritirato dal
Brennero. »
Berlusconi non sa che il nemico ha cambiato strategia ed ora attacca dal mare.
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Quinto giorno:
La TV annuncia che il nemico é sbarcato in Sicilia.
Bossi dice: « La cosa non ci riguarda. » Gli fanno notare che la Sicilia fa parte dell'Italia. Lui mostra il dito medio.
Casini chiede la convocazione di un tavolo di crisi con le forze sociali.
D'Alema si dice contrario e propone l'istituzione di una Commissione Bicamerale (si dice pronto a presiederla) per decidere la strategia difensiva.
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
La CGIL minaccia uno sciopero.
Sesto giorno:
Il nemico arriva in Calabria e, nel contempo, sfonda in Friuli.
Il governo convoca le Parti Sociali e le Opposizioni, per decidere come difendere la Patria.
Napolitano manda un messaggio di auguri nel quale ricorda che sarebbe increscioso essere conquistati da una potenza nemica proprio nel 2011. Bossi chiede cosa c'entra il 2011. Gli spiegano che é per via del centocinquantesimo dell'Unità d' Italia. Lui rutta.
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Settimo giorno:
Ha inizio la riunione. Berlusconi dà il benvenuto a tutti ma pare distratto: il suo sguardo é attratto dal vestito trasparente
di una sottegretaria. Bossi si é portato il figlio Renzo per fare pratica: gli dice di prendere appunti, perché dovrà fare il riassunto del convegno; Renzo appare disorientato e, di nascosto, telefona al CEPU per farsi spiegare il significato di "appunti" (credeva fossero punti appuntiti) e "riassunto" (si chiedeva chi deve essere assunto di nuovo).
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Bersani chiede un passo indietro.
La Russa propone di bombardare il nemico con l'aviazione; Tremonti si oppone perché costa troppo.
La Russa propone allora di usare il gas, almeno contro il nemico che ha invaso la Sicilia e la Calabria. Casini si oppone perché sarebbe messa in pericolo la popolazione locale.
Bossi dice: "Chi se ne frega, sono tutti terroni! »
Brunetta gli fa notare che sono italiani anche loro. Bossi replica: « Non rompere i
XXXXXXXX, nano! » E mostra il dito medio.
La Russa propone di mandare i Bersaglieri; la CGIL chiede che prima sia rinnovato il contratto, sia concesso un aumento di salario e siano diminuite le ore di lavoro.
Sacconi, Ministro del Lavoro, fa notare che non esiste il CCNL dei bersaglieri. La
Camusso, indignata, proclama sei giorni di sciopero generale.
Pannella inizia lo sciopero della sete.
Ore 18. La riunione é sospesa perché quella sera gioca l'Inter in Coppa e il ministro della Difesa deve prendere un aereo (di Stato) per arrivare in orario allo stadio.
Renzo Bossi ne approfitta per copiare gli appunti della Bindi; poi li manda al CEPU per farsi fare il riassunto.
Berlusconi si assenta qualche ora per rilassarsi con la Minetti.
Ottavo giorno.
Arriva un messaggio di Napolitano che contiene un severo
monito: il nemico é arrivato a Verona.
La Russa é furibondo: l'Inter ha perso ed è eliminata dalla Coppa.
Bossi arriva in ritardo fumando il sigaro.
Casini chiede serietà.
Di Pietro chiede le dimissioni di Berlusconi.
Bersani chiama Penati ed esulta: « Abbiamo i fondi per finanziare la difesa. Però serve un passo indietro del governo.
»
Si va avanti a discutere fino a sera. Alla fine arriva un telegramma di Napolitano che dice di essersi stufato: si mandi l'esercito a difendere la Patria.
Renzo Bossi chiama di nascosto il CEPU per sapere cosa sia l'apatria.
Calderoli é felicissimo perché può mostrare la sua nuova maglietta con scritto:
« Vi romperemo le ossa. »
La CGIL, pur esprimendo rispetto per il Presidente, fa notare che, sino a quando non si é rinnovato il
CCNL, i soldati non si muovono: altri sei giorni di sciopero!
Nono giorno:
Tutti al mare.
Decimo giorno:
Compare in TV il presidente della Repubblica delle Banane ed annuncia di avere conquistato l'Italia e arrestato governo, deputati, senatori e parti sociali. Tutti mandati a lavorare nel circo locale, dove, peraltro, si trovano benissimo: Bossi ha fatto amicizia coi gorilla e rutta in continuazione; Berlusconi
ha trovato una domatrice di leoni che é uno schianto; Bersani passa il tempo a smacchiare i leopardi.
Unico problema, la Camusso: ha convinto i clown del circo a scioperare.
Un mese dopo:
Gli Italiani decidono di fare da soli e, armati di forche e badili, si sbarazzano in tre giorni delle forze nemiche.
Fine. ^__^
.
Dello stesso genere è quanto ci ha scritto Dario Carcano:
Immaginiamo che diversi
politici della Storia siano stati messi di fronte ad un problema esattamente
identico. Come lo avrebbero affrontato? Come avrebbero provato a risolvere il
problema?
Iniziamo dal problema. Su una tratta ferroviaria i treni arrivano in ritardo; i
passeggeri lamentano alla compagnia che i treni arrivino con venti minuti di
ritardo. Se va bene. A volte i ritardi sono addirittura di un ora, e spesso i
treni sono cancellati per limitare l'accumulo di ritardo sulla tratta.
Come risolvere il problema?
Benito Mussolini
Obbligare i conducenti e il personale ferroviario a scrivere sui resoconti
dei viaggi non l'ora reale di arrivo del treno, ma l'ora a cui il treno sarebbe
dovuto arrivare; nessun treno risulta più arrivare in ritardo.
I passeggeri che si lamentano perché i treni arrivano in ritardo come prima sono
processati e condannati per disfattismo e comportamento antipatriottico, e
spediti al confino in qualche paesino sperduto del Sud Italia.
Iosif Stalin
Creare una commissione di controllo per controllare il comportamento del
personale ferroviario, un'altra commissione per controllare l'aderenza del
personale ferroviario alla linea del Partito, una terza commissione per
controllare le due commissioni create in precedenza e una quarta per controllare
la terza. L'obiettivo è identificare gli agenti capital-trozkisti che stanno
sabotando il lavoro del personale ferroviario.
Le varie commissioni passano gran parte del tempo a pestarsi i piedi a vicenda,
e alla fine stabiliscono che metà del personale ferroviario sono in realtà
agenti controrivoluzionari che stanno sabotando il paradiso dei lavoratori; i
presunti agenti sono spediti in un gulag per essere rieducati.
Metà moriranno per le pessime condizioni di vita.
Matteo Renzi
Lanciare un grande piano di riforma chiamato "la Buona ferrovia", per
digitalizzare e semplificare i viaggi in ferrovia. Viene abolita la
biglietteria, sostituita da un app, perché i biglietti sono digitalizzati; le
vecchie obliteratrici sono sostituite da nuove macchine digitali.
Però sorgono subito problemi: l'app spesso non funziona, perché per funzionare
ha bisogno di una connessione internet e le stazioni non sono provviste di un
Wi-Fi decente, o ne sono sprovviste del tutto. L'app per per fare il biglietto
richiede una procedura inutilmente complicata (bisogna inserire la stima
dell'ora d'arrivo, la lunghezza in chilometri della tratta percorsa, il
pagamento deve avvenire solo attraverso una carta di credito o prepagata e serve
una carta d'identità digitale a cui associare il biglietto, e se hai un
documento cartaceo non puoi fare il biglietto) e le obliteratrici digitali sono
spesso guaste o vandalizzate.
Dulcis in fundo, i treni arrivano in ritardo esattamente come prima.
Matteo Salvini
Andare in una stazione, fare qualche selfie col personale indossando la
divisa della ferrovia e varare un "Decreto Puntualità" che prevede multe
milionarie per i conducenti dei treni in ritardo.
Fine.
Luigi Di Maio
Fare un "Decreto Puntualità" che rende obbligatorio per i conducenti
arrivare in orario e annunciare da un balcone che da ora in poi i treni non
arriveranno mai più in ritardo.
Fine.
Giuseppe Conte
Istituire una commissione di manager ed esperti per stilare un piano su come
risolvere il problema.
Ignorare il suddetto piano e nominare Domenico Arcuri commissario.
Fine.
Donald Trump
"We have the best trains in the world, our trains are the best in history of
trains, and - believe me - we are at the beginning of a railroad greatness."
Silvio Berlusconi
« Meno male che Silvio c'èèè!!! »
.
Aggiungerei anche questa geniale proposta di Paolo Maltagliati:
Supponiamo che, ricattando Berlusconi con la minaccia di far cadere il suo governo, la Lega ottenga l'approvazione di una legge secondo la quale per essere ammesso in una competizione internazionale occorra essere cittadini almeno di terza generazione. Niente Mauro Camoranesi, Pablo Daniel Osvaldo, Fiona May, Libania Grenot, Cristiano Hantjoglu... Ma a passarsela male sarà soprattutto l'Italia del pallone. Perchè?
Ecco il perchè. Estate 2009, Confederation Cup in Sudafrica. l’Italia è nel girone con i Faraoni d’Egitto, freschi campioni di Coppa d’Africa. Il 18 giugno all'Ellis Park Stadium di Johannesburg avviene lo scontro tra i Campioni d'Africa e i Campioni del Mondo. Siamo al 75’, l’Italia conduce 1 a 0, gol di Iaquinta. L’allenatore egiziano Hassan Shehata commette una delle più grandi imprudenze della sua vita: butta in campo un certo Stephan el Shaarawy, promettente ragazzino in forza nella primavera del Genoa, che per caso gli era stato segnalato e che per scommessa aveva deciso di portare con sé.
Il ragazzo non delude le attese e approfitta del palcoscenico internazionale per infilare per ben due volte in un quarto d’ora la porta difesa da Buffon. L’Italia è umiliata da un diciassettenne che parla perfettamente l’italiano, ci abita da quando è nato, ha la cittadinanza italiana, ma che non può giocare nelle rappresentative nazionali under in forza della legge.
Persino la Gazza, il quotidiano più letto dagli italiani, se ne esce con titoli a lettere cubitali che gridano allo scandalo. Lo schiaffo per il governo è colossale.
A settembre, il governo crolla per gli strascichi di una polemica che monta come uno tsunami per tutta l’estate, rinforzata da dichiarazioni di fuoco della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino per Josefa Idem per la Germania nella canoa, lei italiana per amore che per colpa dei leghisti aveva deciso con rimpianto di tornare a gareggiare per il suo paese natale; nuove elezioni, con la Lega che non supera neanche la soglia di sbarramento.
Morale della favola? Ciò che non poterono politici e magistratura, poté in Italia l’onnipotente dio pallone. Che ve ne sembra?
.
Altra boutade è quella di Enrico Pizzo:
La Repubblica Popolare Veneta
Repubblica Popolare Veneta è
il nome assunto da quella parte di Regno d'Italia resosi indipendente a seguito
dell'Insurrezione Partigiana del 25 Aprile 1945, geograficamente il suo
territorio corrisponde ai territori del Nordest posti in Sx idrografica
dell'Adige e del Mincio.
La vita politica del nuovo stato è subito dominata dal Partito Comunista Veneto
che al suo primo Congresso, nell'Agosto del '45, elegge il Compagno Ivan, per
gli amici Ioāni, Segretario Generale.
L'elezione del Compagno Ioāni è stata possibile grazie alla decisione delle
Sezioni locali di Solesinograd, Cuorograd e Pisanagrad di federarsi tra loro,
senza dimenticare l'importante appoggio esterno arrivato grazie ai Delegati
delle Sezioni di Stanghellagrad e Sant'Elenagrad, la capitale del nuovo stato
viene posta a Solesinograd.
Primo, ed angosciante, problema del nuovo stato è procedere alla Ricostruzione,
necessità ostacolata dal disastroso stato delle finanze statali.
Il problema viene affrontato con entusiasmo dal Compagno Ioāni, che lancia la
campagna FV, ovvero " Fero Vecio ".
Residuati bellici ed armi ancora funzionanti vengono dichiarati Proprietà dello
Stato, la popolazione viene invitata a procedere al recupero ed alla messa in
sicurezza di tutto il recuperabile che poi dovrà essere ridotto, con sega a mano
o fiamma ossidrica, in pezzi trasportabili da rivendere.
Il Compagno Ioāni si fa carico, in occasione del suo primo Viaggio di Stato, di
trovare un acquirente per questo materiale visitando personalmente decine di
fonderie all'estero offrendo acciaio e rottami ferrosi a prezzi vantaggiosi.
L'operazione ha un successo eccezionale, consentendo alla RPV di finanziare i
lavori di ricostruzione oltre ad acquistare derrate alimentari utili ad
affrontare l'Inverno '45/'46!
.
E ora, la parola a Never75:
L'Italia reintegrata
Le elezioni politiche del 13/14 Aprile 2008 vengono vinte di misura dal PDL di Berlusconi e Fini. I risultati però sono inferiori alle aspettative e, se il PDL può godere di un'ampia maggioranza alla Camera (grazie al premio di maggioranza), al Senato invece la situazione è più ballerina in quanto Berlusconi ed alleati hanno "solo" cinque senatori in più rispetto alle opposizioni (PD in primis, poi Rosa Bianca, Sinistra Arcobaleno, La Destra ed altri minori).
Per garantirsi una cospicua maggioranza anche al Senato, il Cavaliere si vede costretto a cercare nuovi possibili alleati. Però sia Casini che Tabacci gli chiudono la porta in faccia e l'unico disposto a dialogare con Silvio è Storace. I patti dell'accordo sono: un ministero per un membro della "Destra" ed almeno tre sottosegretariati oltre, naturalmente, all'approvazione di alcune "riforme" che facevano parte del suo programma elettorale. La Lega protesta vivacemente, è evidente che una "sterzata" così forte verso destra e verso un partito ferocemente centralista non risulta piacevole ai dirigenti del Carroccio. Più sfumata invece la posizione di Fini. Alla fine, dopo i soliti tira-e-molla italioti, Berlusconi riesce a tenere assieme i riottosi alleati e il patto con "La Destra" viene sottoscritto (seppure a malincuore) tra tutti i dirigenti di PDL, Lega ed Autonomisti per il Sud.
Il 30/04/08 Berlusconi ottiene ufficialmente l'incarico di formare il nuovo governo da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nella composizione del suo governo, secondo i patti post-elettorali, il prestigioso Ministero degli Interni va a Storace. La Santanchè invece diventa sottosegretaria alla Pubblica Istruzione.
01/05/08. In occasione della Festa dei Lavoratori, imponenti cortei di operai sfilano a Roma contro il Nuovo (si fa per dire!) Governo di Berlusconi.
13/05/08. Primo vertice italo-francese. Il Presidente francese Nicholas Sarkozy e l'affascinante ex top-model Carla Bruni sono ricevuti da Berlusconi in visita ufficiale. Dopo aver passato la notte del 12/05 nella lussuosa villa di Arcore, i Sarkozy sono ora a Roma. I due leader politici provano immediatamente un'innata simpatia l'uno per l'altro. Scoprono di avere moltissime cose in comune tra le quali (è importante ricordarlo) la medesima visione di Europa. I due prima di lasciarsi stringono un patto segreto di alleanza. La Francia ora si avvicina strettamente all'Italia abbandonando la tradizionale ma pesante amicizia con la Germania. Preoccupazioni a Berlino.
19/05/08. Riunione a Bruxelles tra i principali Capi di Governo della UE. È la prova internazionale della Nuova Alleanza Franco-italiana. Viene discusso in modo particolare l'atteggiamento da tenere nei confronti dei nuovi Paesi candidati ad entrare nella UE. Sarkozy e Berlusconi si oppongono ad un'entrata troppo rapida dei Paesi dell'Ex Jugoslavia e propugnano al contrario una politica anti-immigratoria, soprattutto nei confronti degli europei provenienti dall'Est Europeo. Posizioni che vengono osteggiate da Spagna e Germania.
22/05/08. Viene discussa in gabinetto una proposta del Ministro Storace, la quale, con lo scopo di inculcare maggiore patriottismo negli italiani, proporrebbe di obbligare tutti i pubblici dipendenti (quindi anche tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado) a giurare all'atto dell'assunzione: "assoluta fedeltà alla Bandiera ed alla Nazione". Tale giuramento deve essere ripetuto in maniera solenne ogni anno, pena l'estromissione della carica.
Parallelamente anche la Santanchè propone la stessa cosa nelle scuole. Copiando una consuetudine americana, tutti gli studenti (di scuole pubbliche e private) prima dell'inizio delle lezioni devono emettere pure loro un mini-giuramento in cui viene ribadita la loro "assoluta fedeltà alla bandiera ed alla nazione italiana". Ad integrare questo progetto c'è una postilla che dichiara che la lingua in cui deve essere pronunciato il giuramento deve essere rigorosamente la lingua italiana. Immediate le proteste da tutto il mondo politico. La sinistra radicale abbandona per sdegno l'aula criticando il progetto come "fascista". All'interno del PD invece le posizioni sono differenti. Alcuni applaudirebbero in sé la proposta a patto che venisse incluso nel "giuramento" anche un riferimento a Dio (su queste posizioni sta ad esempio l'on. Binetti), altri invece la criticano ferocemente, perchè nel "giuramento" da farsi non vengono contemplate nè la parola "Europa" nè "Unione Europea". Inoltre trovano altresì discutibile il fatto che il giuramento debba essere rigorosamente redatto in italiano, avendo a cuore in modo particolare le minoranze linguistiche. Perfino all'interno della maggioranza la Lega protesta, ma poi Bossi accetta il provvedimento in quanto lo trova il modo più adatto per garantire la difesa della "unità etnica (sic!) italiana" (Borghezio) contro "l'imperversante meticciamento della nostra società" (Maroni). Inoltre la posizione della Lega viene raddolcita dal fatto che in compenso nelle scuole pubbliche padane e nelle università statali, verranno istituiti dei corsi semi-obbligatori di dialetti padani (?!). Immediata anche la reazione dei rappresentanti della Provincia Autonoma di Bolzano che minacciano di rivolgersi all'Austria per ritorsione se il provvedimento verrà attuato.
30/05/08 La legge Santanchè-Storace sul "giuramento pubblico" (ribettezzata da comici e giornalisti come "injuraction law") viene alfine approvata. Le proteste non mancano anche in sede europea.
15/09/08. Inizio dell'anno scolastico. In una scuola di un piccolo paese in provincia di Bolzano, un fatto apparentemente insignificante darà il "la" ai catastrofici avvenimenti successivi. Il piccolo Andreas Hofer (già il nome è tutto un programma)! di 7 anni si rifiuta di pronunciare il "giuramento" in lingua italiana. Immediatamente l'insegnante (di madrelingua italiana) espelle il bambino.
18/09/08 Un coro di genitori sbraitanti marcia con prepotenza presso l'entrata della scuola, chiedendo urgentemente di parlare col Preside. Inoltre per protesta questo stesso giorno tutti gli studenti di madrelingua tedesca decidono di "saltare le lezioni" nelle scuole sia pubbliche che private nella P.A. di Bolzano. Inaspettatamente la "bigiata" coinvolge tutti, dai bambini della materna agli studenti universitari. In classe alle lezioni si presentano solo studenti di madrelingua italiana (anche se alcuni di essi, per solidarietà, bigiano pure loro). Inutile dire che moltissime scuole al confine con l'Austria rimangono chiuse direttamente in quanto anche i professori e maestri aderiscono al singolare sciopero.
25/09/08 Lo sciopero della Scuola (come è stato ribattezzato) dura ormai nella P.A. di Bolzano da una settimana. Ad esso si aggiungono scioperi e manifestazioni spontanee di operai. Il Sudtirolen-Volkspartei minaccia la secessione se le cose non cambiano. I leader più oltranzisti di essa mandano già dispacci all'Austria che, in base alla sua nuova costituzione, ha dichiarato espressamente di tutelare in ogni modo la minoranza tedesca nel Sud Tirolo italiano.
09/10/08 Il Ministro Storace propone invece una linea dura. Berlusconi, al quale serve mantenerne l'appoggio in Senato, accetta seppure a malincuore. L'esercito e la polizia vengono mandate nella P.A. di Bolzano per imporre l'apertura forzata di tutte le scuole.
10/10/08 Scontri tra manifestanti e polizia. Si contano almeno 30 feriti tra gli studenti e professori e 5 tra polizia/carabinieri/esercito. Un ferito però tra gli studenti universitari è però in gravissime condizioni. Morirà il giorno dopo. I parlamentari dell'opposizione chiedono all'unanimità (strano ma vero!) le dimissioni di Berlusconi e del suo esecutivo.
13/10/08 I gravissimi avvenimenti che stanno accadendo in Italia riecheggiano in tutta Europa. Viene deciso di tenere uno straordinario summit tra tutti i Paesi della UE per far fronte alla gravissima situazione nel Sud-Tirol. Ovviamente anche questo summit si risolve in un nulla di fatto. L'Austria allora conferma unilateralmente che il giorno dopo applicherà alla lettera la sua Costituzione riconoscendo "de facto" le ragioni dei secessionisti. La Germania fa capire (sia pure non esplicitamente) di condividere la posizione dell'Austria, anche per contrastare il pericoloso asse Italo-Francese.
14/10/08. Il Sudtirolen-Volkspartei dichiara l' indipendenza del Sud-Tirol dall'Italia a causa del non adempimento di quest'ultima degli accordi internazionali stabiliti a suo tempo da Gruber e De Gasperi. L'esercito, che è ancora presente nella zona, per il momento sta a guardare.
15/10/08. L'Austria riconosce la nuova entità statale, anche perchè teme che se non lo farà ben presto anche al suo interno il locale partito tirolese proclami a sua volta l'indipendenza da Vienna.
16/10/08. Anche la Germania riconosce la nuova entità statale, seguita a ruota da Rep. Ceca, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Polonia e le repubbliche baltiche. Spagna e Francia invece si oppongono. Più fluide le posizioni delle altre nazioni UE.
17/10/08. Crisi di Governo. La Lega accusa "La Destra" di aver provocato la fine dello Stato Italiano e per protesta ritira i suoi ministri. Berlusconi è costretto alle dimissioni. Nel frattempo i Sud Tirolesi si sono organizzati al loro interno ed hanno già stabilito la data delle elezioni: si terranno il 24/10/08.
19/10/08. L'esercito italiano in A. Adige non sa ancora che fare e l'assenza momentanea di un governo legittimo non rende più facili le cose! Nel frattempo anche i sud-tirolesi organizzano al loro interno una milizia armata.
22/10/08. Il Presidente Napolitano tiene un discorso di Unità nazionale alle due Camere riunite eccezionalmente in seduta comune. Auspica la creazione di un governo di larghissime intese per far fronte alla terribile crisi della nazione. La Lega non ci sta. Bossi, Borghezio, Maroni si ritirano dal Parlamento e proclamano a loro volta l'indipendenza della "nazione Padana" ritenendo che lo Stato Italiano è finito ed ha fatto il suo corso ormai e conviene ora salvare il salvabile.
25/10/08. Bossi con un accorato discorso in piazza Duomo a Milano annuncia ufficialmente la nascita della "Nazione Padana" ed invita tutti gli abitanti del Centro Nord ad armarsi "in difesa della Patria" Non è chiaro se tra i confini della Padania contemplino anche l'A. Adige.
27/10/08. Di pari passo i tre partirti indipendentisti sardi proclamano a loro volta l'indipendenza da Roma.
8/10/08. Movimenti secessionisti anche in Sicilia. Nel frattempo la situazione nell'ex (ormai) A. Adige è sempre più critica. Infatti i Trentini si vedono tra l'incudine (i secessionisti a.atesini) ed il martello (le "milizie" padane) tenendo di essere assorbiti dall'una o dall'altra formazione.
29/10/08. A Roma intanto Napolitano dà l'incarico a Casini di formare un nuovo esecutivo provvisorio. Dovrà essere un governo "tecnico" e di brevissima durata, giusto il tempo di risolvere la gravissima crisi istituzionale. Miracolosamente Casini, personaggio di Centro, riesce ad avere l'appoggio sia del PD che del PDL ed ottiene la maggioranza alle camere.
30/10/08. La decisione immediata del neonato esecutivo è quella di aprire urgentemente una conferenza paneuropea su caso A. Adige, a cui parteciperanno anche gli esponenti della nuova repubblica indipendente altoatesina. I rappresentanti della "Repubblica Tirolese del Sud" (questa la "sigla" ufficiale del Nuovo Stato) rifiuta invece ogni trattativa con l'Italia. "Siamo già indipendenti, ed alcune nazioni ci hanno già riconosciuti a livello internazionale. Che bisogno abbiamo di discutere della nostra indipendenza con uno Stato Straniero? (l'Italia N.d.A.)
02/11/08. Nel Nord Italia la situazione intanto è sempre più critica. Il Parlamento Padano chiede a Bruxelles di riconoscere ufficialmente la neonata repubblica di Padania. Nel frattempo gli scontri tra "milizie padane" armate e poliziotti e carabinieri sono all'ordine del giorno. A Roma non si sa più che pesci pigliare. Casini opta (con la maggioranza di parlamentari favorevoli) per la linea dura. La Padania deve ritornare in seno allo Stato Italiano! Dopo eventualmente si potrà discutere di semi-autonomia o meno. I rappresentanti del Parlaemnto Padano rifiutano invece ogni raffronto con gli emissari di "Roma Ladrona!".
03/11/08. Applicazione della "linea dura". L'esercito viene mandato nel Nord a combattere con le armi le milizie padane e la repubblica autonomista dell'A.Adige.
04/11/08. Nel Sud Tirol la situazione si fa sempre più critica. A questo punto i sudtirolesi si trovano a dover affrontare contemporaneamente le milizie padane (che rivendicano l'A. Adige come appartenente a loro) e dello Stato Italiano. Davanti alla minaccia di Roma, Austria e Germania intervengono direttamente mandando un piccolo ma ben armato esercito lungo il Brennero. L'esercito passa il confine italiano e si attesta lungo il vecchio confine che divideva la P.A. di Trento da quella di Bolzano. Formalmente l'esercito teutonico non dichiara ufficialmente guerra all'Italia ma giustifica la sua presenza con lo scopo di difendere gli altoatesini dalla repressione dell'esercito italiano.
05/11/08. Riunione straordinaria dell'ONU. L'Italia viene biasimata per la sua condotta, contraria a quella di un paese civile. C'è la proposta di escluderla per sempre dal Congresso delle Nazioni Unite, ma la Francia pone il veto. In compenso Germania, Austria ed altri stati minori ritirano i propri ambasciatori dall'Italia.
06/11/08. Primi scontri tra esercito italiano e milizie padane. episodi di ferocia da entrambe le parti.
Ennesima condanna delle Nazioni Unite.
07/11/08. Risoluzione ONU contro l'Italia. Viene deciso prima di tutto di dividere i due belligeranti anche con l'uso delle armi. Poi verranno tenuti (a data da stabilirsi) dei referendum in cui tutti gli Italiani del Nord debbano partecipare per esprimersi in favore o contro la secessione dal resto d'Italia. Per quanto riguarda l'A. Adige invece le Nazioni Unite decidono che ormai il territorio dell'ex P.A. di Bolzano è ormai pienamente indipendente dal resto della Penisola Italiana (anche perchè molti Stati l'hanno nel frattempo riconosciuto come Stato a sé) La risoluzione viene approvata a maggioranza pressoché assoluta. La Francia si deve arrendere anche lei e la accetta.
08/11/08. l'ONU impone il "cessate il fuoco" a tutti i belligeranti. Sia i "padani" che gli "italiani" decidono in favore della tregua. I Caschi blu, come stabilito, si interpongono tra i due belligeranti.
09/11/08. Viene decisa la data del Referendum in cui gli abitanti della "sola" Italia del Nord debbono decidere del loro destino. La data è il 16/12/08. Modalità più o meno simili vengono applicate anche in Sicilia e Sardegna in cui però non è necessario l'intervento dei Caschi Blu.
17/12/08. Vengono resi pubblici finalmente i risultati sui referendum popolari sull'autodeterminazione di "padani", siciliani e sardi. A maggioranza schiacciante il Nord sceglie di rimanere italiano. Mentre in Sicilia e Sardegna gli anti-indipendentisti la spuntano di stretta misura sugli indipendentisti. L'Italia rimane formalmente unita, nonostante la secessione ormai inevitabile dell'A. Adige.
18/12/08. A Roma intanto, una volta annunciati e confermati gli esiti dei referendum, Casini si dimette. Viene stabilita la data delle nuove elezioni che debbono coincidere (secondo i piani dell'ONU) con l'elezione parallela di un'Assemblea Costituente che elabori una Nuova Costituzione che corrisponda meglio alle esigenze degli italiani e che eviti in futuro all'Italia i disastri appena accaduti. Nel frattempo un Tribunale Internazionale giudicherà coloro che (da una parte o dall'altra) si sono macchiati durante le brevi guerre indipendentiste di crimini odiosi.
02/04/09. Le Nuove elezioni parlamentari decretano una sonora sconfitta del PDL ed una vittoria schiacciante della Coalizione PD/Rosa Bianca. Anche le elezioni per la Costituente denotano la stessa linea politica. Walter Veltroni diviene il nuovo Presidente del Consiglio. Uno dei primi atti è di firmare un trattato di amicizia e cooperazione con la piccola Repubblica del Sud-Tirol. Poco per volta si rientra nella normalità,
01/04/09 - 15/05/09. Viene approvata la Nuova Costituzione Italiana. Tra le novità più importanti rispetto alla precedente sono:
1) Viene affermata ufficialmente la natura federale della Repubblica Italiana che diventa perciò "Repubblica Federale d'Italia".
Alle Regioni ed alle vecchie Province subentrano gli Stati federali, elevati al numero di 30.
Agli Stati Federali vengono affidate numerose competenze (anche legislative): in modo particolare agli Stati di Sardegna, Sicilia, Val D'Aosta vengono date ulteriori autonomie a causa dell'esistenza di maggiori fermenti indipendentisti rispetto agli altri.
2) Il numero dei parlamentari viene ridotto: la Camera Nazionale di 300 rappresentanti ed il Senato Federale di soli 100 membri (3 rappresentati eletti da ogni Stato Federale e 10 nominati dal Presidente della Repubblica)
3) Il Presidente del Consiglio ottiene poteri maggiori, controbilanciati però da un maggior controllo sul suo esecutivo da parte dei rappresentanti degli Stati Federali che possono porre il veto qualora una legge o proposta di legge sia in contrasto con l'autonomia degli Stati federali.
4) Viene ribadita comunque l'importanza assoluta del popolo sovrano il quale può fare valere la sua voce in modo diretto con la nuova formula dei referendum propositivi (o attivi).
Inoltre se un parlamentare o ministro si è dimostrato indegno o non ha rispettato il mandato popolare con cui è stato eletto, tramite un brevissimo iter legislativo (che può essere pure lui frutto di un'iniziativa popolare referendaria) viene destituito dalla carica e decade dalla sua funzione parlamentare o ministeriale L'Assemblea Costituente viene sciolta. Nel contempo la Nuova Costituzione passa per l'approvazione ai due rami del Parlamento.
17/05/09. La Nuova Costituzione viene approvata a larga maggioranza, Dopo aver accantonato velleità
indipendentistiche, finalmente tutti gli italiani (anche quelli del Nord) si sentono finalmente padroni e liberi in uno Stato che rispetta maggiormente i loro diritti e finalmente rispetta in modo inequivocabile le diversità regionali italiane e ne regola legalmente le modalità legislative con la costituzione di una realtà federale.
Ad un anno dalla crisi, l'Italia riprende tranquillamente il suo posto in seno alle Grandi Potenze Internazionali.
Le fabbriche riprendono a lavorare a pieno ritmo e così l'industria decolla, libera finalmente dalla vecchia becera burocrazia statalista romana.
Si assiste ad un mini boom economico, una edizione in piccolo del miracolo italiano degli anni '60.
Per i bambini nati nel 2009 e negli anni successivi, una volta adulti ricorderanno solo gli aspetti ed i cambiamenti positivi della "loro" Italia.
Invece ai più anziani, che hanno vissuto il 2008 con tutti i suoi tragici avvenimenti e poi lo paragoneranno alla situazione odierna avranno sempre lun amletico dubbio.
Penseranno che tutto sommato le appena trascorse guerre civili, assieme al Male che ogni guerra inevitabilmente porta con
sé, col suo strascico di lutti e distruzioni, alla fine hanno portato ad una Costituzione
migliore, ad una politica più responsabile ed onesta ed ad un benessere invidiabile.
Molti di loro quindi si diranno:"Per ottenere tutto questo (la nascita della Nuova Italia) e valeva davvero la pena?" (intendendo i mesi di guerre civili). "Forse sì, - penseranno la maggior parte di italiani - forse ne valeva davvero la pena".
FINE
.
Chiudiamo con l'idea del grande Enrico Pellerito, scritta il 22 marzo 2019 durante la visita dell'autocrate cinese in Italia per firmare il trattato della "nuova Via della Seta":
La Sicilia cinese
Preciso che la cosa vuole solo essere spiritosa. Si tratta di una serie di ipotetici flash di agenzia relativi ad una situazione in essere, ovviamente vista in uno sviluppo che più che alternativo è volutamente ironico e implausibile... o per quanto riguarda il secondo aggettivo forse no?
La visita del presidente della Repubblica Popolare Cinese in Italia si è conclusa con la partenza da Palermo della delegazione asiatica. Fonti giornalistiche confermano che nessun accordo a carattere commerciale sembra essere stato concluso con le locali autorità regionali, sebbene vi sia stato un lungo incontro tra queste e il Presidente cinese. A seguito della notizia che si è approdati ad un nulla di fatto, molti malumori nel mondo imprenditoriale siciliano e non mancano polemiche stigmatizzazioni da parte dell'opposizione parlamentare all'attuale compagine che guida l'isola. Un rappresentante del governo regionale ha, invece, espresso un certo compiacimento perché afferma siano state messe solide fondamenta per futuri sviluppi.
L'estemporanea dichiarazione del Governatore della Regione Siciliana ha lasciato piuttosto stupefatti gli ambienti politici e giornalistici italiani ed esteri; la richiesta di annessione alla Repubblica Popolare Cinese per alcuni appare come una boutade, per altri rappresenta un chiaro segnale di un qualche disturbo mentale e richiedono un immediato intervento a tutela della carica e delle sue funzioni.
Fonti diplomatiche di Pechino confermano l'accettazione della proposta del governo regionale siciliano e precisano che detto governo rappresenta la volontà espressa dalla maggioranza del popolo dell'isola con il democratico esercizio del voto.
Il Premier italiano annuncia che quanto sta avvenendo in Sicilia è un'azione incostituzionale e pertanto priva di alcun effetto legale. Appropriate misure verranno prese a tutela dell'integrità territoriale della nazione.
Gli organi amministrativi ed esecutivi statali presenti in Sicilia, compresi quelli preposti alla sicurezza e alla difesa, comunicano che la maggior parte dei loro dipendenti non si attengono alle disposizioni impartite al fine di garantire il controllo della situazione.
Il Primo Ministro del Consiglio di Stato cinese ha detto che l'invio in Sicilia di una divisione aerotrasportata del'Esercito Popolare di Liberazione è una misura doverosa a tutela della difesa della volontà espressa dal popolo siciliano.
Il Segretario generale della NATO non ha voluto esprimersi riguardo notizie su una ricognizione satellitare che avrebbe evidenziato in Sicilia la presenza di numerose batterie missilistiche antiaeree e di un'installazione che si presume sia destinata ad accogliere e gestire vettori balistici di vario tipo e gittata, in grado di trasportare ordigni nucleari.
La minaccia da parte di missili superficie-superficie a lungo raggio postati lungo le coste siciliane, ha indotto la Marina Militare italiana ad interrompere il blocco navale dell'isola.
Su vari social viene pubblicato l'apprezzamento del Ministro degli Interni italiano riguardo l'aver mantenuto la promessa della conclusione della lotta alla mafia in Sicilia, essendo ormai questione di altrui competenza, così come gli sbarchi nell'isola dei cosiddetti immigrati clandestini.
Durante un seguito talk show trasmesso dalla CBS, il Segretario alla Difesa USA commenta amaramente sull'evidenza che la base militare di Sigonella è diventata una nuova Guantanamo.
A seguito della contingente situazione politica, la Commissione Europea ha definito il nuovo pacchetto di accordi commerciali con la Repubblica Popolare Cinese.
A Pechino, durante l'ultima riunione dell'Assemblea nazionale del popolo, tutti i rappresentanti hanno accolto con un lungo applauso l'intervento del responsabile della Regione amministrativa speciale di Xīxīlǐ dǎo. Nel suo discorso il responsabile ha fornito i dati economici riguardanti l'area in questione, evidenziando i risultati davvero lusinghieri raggiunti delle varie strutture ad alta tecnologa impiantante da parte dei 35 produttori di telefoni cellulari nazionali in quella che una volta era definita l'Etna Valley. Sono stati altresì menzionati i notevoli volumi di produzione e correlata commercializzazione di automezzi ad alimentazione elettrica e ibrida ottenuti dal rinnovato stabilimento di Termini Imerese.
Dal sito web dell'edizione locale siciliana del Quotidiano del Popolo:
Hanno avuto oggi luogo 37
esecuzioni nei confronti di criminali condannati per associazione mafiosa, due
di essi sono di etnia asiatica.
Indagini approfondite su sospetti casi di corruzione in merito alle richieste di
rientro nell'isola da parte di soggetti di origine siciliana.
L'acquacoltura intensiva nuovo obbiettivo per l'economia di Xīxīlǐ dǎo
Grande partecipazione di intellettuali all'annuale convegno sull'amicizia
sino-sicula.
Confermato l'acquisto delle maggiori squadre di calcio siciliane da parte di un
gruppo di imprenditori di Shanghai.
Caltanissetta: istituito un
nuovo centro di rieducazione sociale.
Catania: l'utilizzo dell'Etna come inceneritore è ormai una realtà.
Enna: manifestazione non autorizzata da parte di sedicenti animalisti davanti ad
alcuni ristoranti. Urlavano che non si mangiano i cani. La polizia arresta oltre
una ventina di turbatori della quiete pubblica.
Messina: iniziano i lavori per la costruzione del ponte sullo Stretto.
Palermo: i sindacati esprimono il loro apprezzamento per l'introduzione della
giornata lavorativa di 18 ore.
Siracusa: completata la tratta dell'alta velocità tra Trapani e la città
aretusea via Agrigento e Ragusa. Da ora tutti i maggiori centri dell'isola sono
collegati fra di loro attraverso una moderna ed efficiente rete ferroviaria.
Tra le pubblicità: Elimina stress e stanchezza con una seduta di massaggi. Nuove ragazze arrivate da Hangzhou ti aspettano!
.
Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.