Nelle mani di Nelson

di Enrico Pellerito


Di POD relativi a Napoleone è pieno il mondo delle ucronie, e quelle progettate e pubblicate sul nostro sito non sono di meno rispetto quanto ideato dai più prestigiosi autori fantastorici. Vi propongo un POD, che anche in questo caso prevede con anticipo la conclusione della carriera del generale corso, e che si sarebbe potuto benissimo verificare se l'allora Contrammiraglio Horatio Nelson non fosse stato un po' troppo zelante. Chiedo sin d'ora scusa del dettagliato percorso storico, ma esso spiegherà meglio le scelte cui pervenne il grande condottiero navale britannico.

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Quando nel 1798 Napoleone stava ultimando i preparativi per la spedizione contro l'Egitto, i Britannici erano giunti a conoscenza che qualcosa stesse bollendo in pentola dalle parti di Tolone. Sia attraverso le proprie spie sul continente, sia attraverso le ricognizioni effettuate dai vascelli della Mediterranean Fleet, a Londra si era convinti che la squadra francese stesse preparandosi per una qualche sortita.

La supposizione era, però, che le navi all'ancora a Tolone avrebbero tentato di raggiungere Brest, sull'Atlantico, onde rafforzare il dispositivo navale francese, azione propedeutica per ciò che rappresentava l'incubo dei responsabili britannici: l'invasione anfibia delle loro isole.

Qualcosa però non quadrava: sembrava che i Francesi stessero concentrando truppe di terra nei dintorni di Tolone; che motivo avevano di fare ciò?

Se l'informazione era corretta, ma di questo si ebbe conferma soltanto dopo la cattura di una goletta francese (vedi più avanti), imbarcare uomini, cavalli, cannoni da campagna e tutto il resto, per trasportarli fino a Brest era, per lo meno, assurdo. Tutto l'apparato terrestre poteva benissimo essere radunato nei porti che davano sulla Manica, e da lì imbarcato sulle navi per compiere l'operazione anfibia tanto temuta a Londra.

La squadra francese del Mediterraneo, invece, senza il gravame di trasportare persone e cose, secondo l'ineccepibile logica dell'Ammiragliato britannico ma anche quella del buon senso comune, avrebbe dovuto salpare le ancore per dirigersi verso ovest, superare la barriera rappresentata dalle navi britanniche al comando di Nelson che veleggiavano nei pressi di Tolone, poi quella delle altre navi di Sua Maestà al comando dell'Ammiraglio Jervis, che facevano la medesima cosa ma nei pressi di Cadice, per evitare che i Francesi si unissero alla flotta spagnola, quindi, una volta lasciatasi Gibilterra sulla dritta, risalire l'Atlantico.

E la prima fase non sarebbe stata affatto impossibile, anche perché le navi di Nelson non erano molte, sebbene i Britannici facessero leva su un'indiscussa superiorità tecnica dei loro legni, e su un'altrettanto indiscussa superiorità professionale e morale dei loro equipaggi. Più difficoltoso sarebbe stato affrontare Jervis, le cui forze avrebbero potuto scompaginare quelle francesi con una certa sicurezza, e di questo i responsabili militari a Parigi ne erano bene a conoscenza.

In teoria, quindi, Nelson doveva semplicemente vigilare ed eventualmente informare Jervis di un eventuale tentativo francese di dirigersi verso ovest, nel frattempo disturbare la squadra nemica, ed infine appoggiare il proprio superiore nella totale distruzione di questa.

Tuttavia, in virtù delle notizie che gli erano state fornite da Jervis, a sua volta ricevute da Londra (ricordiamoci che all'epoca le informazioni giungevano attraverso dispacci recapitati da navi di collegamento che mantenevano i rapporti tra le varie flotte e fra queste e la madrepatria), Nelson elucubrava sulla possibilità che i Francesi stessero tramando qualcosa di più arzigogolato, tant'è che aveva chiesto rinforzi, e Jervis lo aveva accontentato mandandogli ben 11 vascelli, ma nessuna fregata, tipologia di nave che Nelson riteneva essere "…gli occhi della flotta", e pertanto strumento utilissimo per la ricognizione e la sorveglianza.

Il 15 maggio 1798 al largo della Provenza, mentre erano ancora in attesa dei detti rinforzi, le navi del Contrammiraglio Nelson catturarono una goletta francese, il cui comandante, sottoposto ad interrogatorio, dichiarò che una consistente flotta d'invasione era ormai prossima a salpare da Tolone. Ma per dove, neanche lui lo sapeva.

Subito Nelson fece rotta per il porto francese, dove giunse il giorno 19, lo stesso della partenza dei Francesi verso il Tirreno.

A questo punto, interviene il primo dei fatti che impedì ai Britannici di ostacolare le operazioni nemiche: una tempesta investì in pieno la piccola squadra di Nelson, mentre risparmiò il grande convoglio francese.
Se le navi britanniche avessero intercettato quel convoglio, l'inferiorità numerica avrebbe loro impedito di impegnare gli equivalenti vascelli da guerra, ma certo qualcuno dei 130 legni da trasporto avrebbe potuto essere affondato e altri danneggiati, fino al punto di convincere il futuro imperatore ad ordinare il rientro alla base e rimandare i tempi dell'invasione dell'Egitto.

Nel frattempo sarebbero giunte le navi britanniche di rinforzo, che avrebbero permesso di "cinturare" la rada di Tolone, precludendo qualsiasi ulteriore possibilità per i Francesi di tentare una nuova spedizione nel Mediterraneo.

Ma questo non impedirebbe a Napoleone di proseguire in quelle che sarebbero state le sue successive ed ambiziose azioni, e che avrebbero comportato altri 15 anni di guerre, con consequenziali lutti e distruzioni.

Diverso sarebbe stato un successivo possibile incontro-scontro fra la squadra di Nelson, rinforzata dagli 11 vascelli di cui si diceva, e il convoglio francese guidato dal Viceammiraglio François-Paul Brueys d'Aigalliers.

Non deve essere stato affatto piacevole ciò che il sistema nervoso di Nelson dovette affrontare dal 19 maggio fino al 1 agosto, data della battaglia navale di Aboukir.

Gli obiettivi dei Francesi erano ancora a lui sconosciuti e per quasi tutto quel periodo navigò nel Mediterraneo alla ricerca della flotta nemica, mentre dubbi, sospetti, ripensamenti logoravano la sua mente e influivano sulle decisioni e gli ordini da dare.

Nelson, dopo quattro giorni di attesa presso l'isola di San Pietro, durante i quali aveva riparato i danni subiti a seguito della tempesta incontrata, ritornò verso Tolone, pensando che anche i Francesi fossero stati coinvolti dagli eventi atmosferici, mentre invece essi navigavano nel Tirreno, dopo essersi riuniti alle navi provenienti da Marsiglia, da Ajaccio, da Genova e dall'Elba, restando in attesa di congiungersi con quelle salpate da Civitavecchia.

Ma quest'altra squadra avrebbe mancato l'appuntamento con il grosso della flotta francese e si sarebbe diretta verso Malta, per procedere alla sua conquista come avvenne il successivo 8 giugno.

Il 7 giugno, mentre Brueys dirigeva verso sud, Nelson s'incontrava con i rinforzi tanto attesi, comandati dal Commodoro Troubridge, riprendendo quindi il suo affannoso peregrinare nel mar Tirreno, alla ricerca del nemico.

Il 14 giugno, al largo di Civitavecchia, i Britannici incrociarono un mercantile tunisino dal cui equipaggio appresero che, dieci giorni prima, una grande flotta veleggiava verso est all'altezza della Sicilia occidentale.

Il 17 giugno Nelson si fermò davanti Napoli e inviò a terra Troubridge, che ritornò con la notizia della caduta di Malta.

A questo punto, in Nelson si rafforzò il sospetto che l'obbiettivo dei Francesi doveva essere l'Egitto e, pertanto, decise di organizzarsi per veleggiare in quella direzione.

Proprio il 19 giugno, Napoleone partì da Malta per la stessa meta, ma Bruyes fece seguire al grande convoglio una rotta piuttosto insolita, dirigendo verso Creta e calando poi sull'Egitto da nord.

Questa decisione, insieme alla lentezza stessa del convoglio francese e alla nebbia, avrebbe di fatto impedito a Nelson d'intercettare il nemico, di affrontarlo e sconvolgerne i piani, grazie alla superiorità su cui poteva contare l'ufficiale britannico.

Infatti, per ben due volte Nelson incrocerà i Francesi, ma senza che le due flotte avversarie si accorgessero l'una dell'altra.

Il primo mancato incontro accadde nella notte fra il 22 e il 23 giugno; i Britannici superarono i Francesi, che stavano sempre al di là dell'orizzonte (la mancanza delle importanti fregate, "occhio della flotta"), per giungere davanti ad Alessandria il giorno 28, restando delusi perché convinti di trovarvi il convoglio nemico, che a quel punto speravano di attaccare magari proprio nel delicato momento dello sbarco.

Preso da un eccessivo panico che l'obiettivo francese fosse non già l'Egitto, ma piuttosto la Sicilia, all'alba dell'indomani, vittima del suo stesso iperattivo zelo, Nelson dirigeva le proprie navi verso Siracusa, mentre solo poche ore dopo Napoleone giungeva nelle stesse acque.

Il successivo 30 giugno, la squadra britannica mancava un ennesimo possibile incontro con il grosso del convoglio francese, sempre per la mancanza di fregate che avrebbero permesso la funzione esplorativa al di là dell'orizzonte.

Il resto, lo sbarco francese del 1 luglio, la campagna d'Egitto, la battaglia navale di Aboukir del 1 agosto, dove stavolta Nelson, tornato indietro, riuscirà a distruggere la squadra francese del Mediterraneo, sono uno sviluppo che poteva essere impedito dall'anticipazione di quest'ultimo scontro già in quei giorni di fine giugno 1798.

Infatti, se Nelson non fosse stato troppo precipitoso (ma ricordiamo che i suoi nervi erano veramente scossi, essendo stati sottoposti ad uno stress non da poco, tanto che nel successivo mese di luglio subirà degli attacchi di angina) avrebbe dovuto, da un punto di vista strategico, attendere anche solo un "ipotetico" sbarco dei Francesi; poiché l'Egitto rappresentava pur sempre la porta per il Levante e quindi per l'Asia, e a Londra ciò significava l'India, che dopo la perdita delle tredici colonie nordamericane era ormai l'area più importante dell'Impero Britannico.

Per cui la Sicilia poteva pure venire invasa e conquistata dai Francesi, ma ciò non avrebbe impedito i collegamenti con l'India, mentre un'avanzata verso oriente di Napoleone (che comunque non sarebbe stata semplice e la mancata conquista della Siria lo dimostrerà) avrebbe potuto pregiudicare il dominio britannico nel subcontinente indiano, con intollerabili negative conseguenze economiche e strategiche.

Ma l'errore di Nelson, militarmente imperdonabile, sarebbe stato poi dimenticato proprio grazie al successivo scontro di Aboukir.

Si è detto che Nelson, durante la sua ricerca del nemico nel Mediterraneo orientale, avrebbe dovuto spiegare più a ventaglio i propri vascelli, surrogando la funzione esplorante delle fregate, ma ciò andava contro i criteri tattici navali, perché, in quel caso, le forze britanniche sarebbero state sparpagliate, mentre i Francesi ammassati; Bruyes avrebbe così avuto buon gioco sulle singole navi nemiche, affondandole senza troppi problemi.

Il vero POD, che in conclusione avrebbe potuto comportare la morte o la cattura di Napoleone, con il derivante impedimento di almeno 15 anni di successive guerre, è invece la decisione di Nelson di aspettare nella rada di Alessandria.

Il futuro, in questo caso mancato, imperatore, sarebbe giunto, così come realmente avvenuto, a bordo della fregata La Junon, che come le altre navi francesi presenti era destinata a colare a picco, vittima della superiorità britannica (stavolta anche numerica, perché una parte dei vascelli da combattimento francesi navigano più indietro essendo di scorta al convoglio); ed è veramente difficile ipotizzare che in questo frangente qualche nave riuscisse a scampare dalle grinfie dei figli di Albione.

Quindi, se non rimane ucciso a seguito della battaglia, o preso prigioniero dopo un abbordaggio che vede i Royal Marines vittoriosi sulla tolda della Junon, Napoleone potrebbe pure fuggire su una scialuppa di salvataggio, ma per essere arrestato dai Mamelucchi, ben contenti di consegnarlo poi a Nelson.

Successivamente, la squadra navale britannica passerebbe a distruggere il convoglio francese, con tanti saluti all'invasione dell'Egitto.

Ci sono emuli di Bonaparte, in quel periodo, in terra di Francia? Si, qualcuno si, ambizioso anche, ma si tratta di persone che non hanno il suo brillante genio militare, quindi la Francia proseguirebbe il conflitto che la vedeva opposta all'Impero Britannico, ma come stava accadendo, proprio mentre Napoleone era impegnato in Egitto, il Direttorio era prossimo a perdere la guerra in Europa; la fine della prima repubblica e la conseguente restaurazione sarebbero stati gli inevitabili sviluppi.

Ben difficilmente, agli albori del XIX secolo, le monarchie europee, compresa quella illuminata e costituzionalista britannica, avrebbero tollerato una Francia repubblicana, anche se questa si fosse ritirata nei suoi confini e avesse assicurato di non esportare ulteriormente il proprio spirito politico al di fuori di questi.

Tant'è, che è proprio il pericolo di perdere la guerra e che la Francia venisse totalmente invasa, abbinato alla sua grande ambizione, che spingerà Napoleone a ritornare in patria, abbandonando di fatto le sue truppe in Egitto e iniziando la sua scalata al potere.

Forse oggi avremmo ancora una Francia sotto il governo dei Borboni? Non credo proprio, così come non è detto che il periodo tra il 1799 e il 1815 avrebbe visto l'Europa sempre in pace.

Certo è che venendo a mancare prima Napoleone sulla scena della Storia, parecchie cose sarebbero state diverse, in vari campi, come quello giuridico.

O no?

Enrico Pellerito

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Ed ora, ecco l'ucronia di segno contrario di Enrica S.:

Il 13 marzo 1795 a Capo Noli (Savona) si scontrarono le navi da guerra della Repubblica Francese e quelle anglo-napoletane. Sul vascello britannico HMS Agamennon c'era il giovane Horatio Nelson, al suo primo combattimento. Fu per lui una grande vittoria personale, e le navi nemiche vennero sbaragliate. Ma se Nelson è sonoramente sconfitto, o se addirittura muore nello scontro?

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Le risponde Generalissimus:

Se viene ucciso non ci sarà la battaglia delle Isole di Hyères, la Battaglia di Capo San Vincenzo viene vinta comunque dall'Ammiraglio Jervis, anche se con l'assenza di Nelson i risultati sono meno entusiasmanti.
Anche l'Assalto a Cadice si risolve comunque a favore degli Spagnoli, così come la Battaglia di Santa Cruz de Tenerife.
Ad avere il comando della flotta inglese sarà Sir James Saumarez, che per quanto bravo non era certo Nelson, forse i Francesi potrebbero vincere. 
Le Guerra Kandyane e la Quarta Guerra Anglo-Mysore vanno come nella nostra TL, ma Malta cade prima perché non c'è Nelson ad ostacolare l'arrivo dell'Ammiraglio Ushakov dalla Russia.
La Battaglia di Copenaghen fu inconcludente dal punto di vista tattico, che con l'assenza di Nelson i Danesi abbiano qualche chance in più? Il Raid su Boulogne va come nella nostra TL.
A comandare la flotta inglese a Trafalgar sarà Lord Collingwood, che era un ufficiale di prim'ordine sotto tutti gli aspetti.
Non è detto che la vittoria francese sia scontata.

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Andrea Villa domanda:

E la repressione napoletana?

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E Generalissimus ribatte:

Ci pensa Ushakov e Caracciolo si salva.

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Ed ecco un'altra ucronia dedicata a una spedizione "alternativa" di Napoleone:


Napoleone in Irlanda

di Perché No?

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Dietro consiglio di Bonaparte, l’eroe dell’armata d’Italia, nel 1798 il governo rivoluzionario decide di riunire una grande armata nei porti del Mediterraneo, chiaramente si tratta di una forza di invasione. Però le spie inglesi, prussiane e austriache non riescono a comprenderne l’obiettivo: si parla dei Caraibi, per riconquistare l’isola di Santo Domingo, o dell’Inghilterra stessa, o delle sue colonie in India o meno probabilmente l’Egitto. Fino al l’ultimo momento l’obiettivo del Corso rimane oscuro.

La flotta di Horatio Nelson prova a seguire la spedizione ma naviga senza informazioni. Quando la flotta di Bonaparte prende Malta, sembra ormai chiaro che l’obiettivo é nel Mediterraneo, probabilmente l’Egitto, e Nelson decide di partire prima nella speranza di prenderli di sorpresa appena arrivati. Però tutto questo si rivela un trucco abilmente architettato.

Appena Malta si è arresa, Bonaparte prende la direzione opposta e in pochi giorni oltrepassa Gibilterra e Nelson é troppo lontano per raggiungerlo. In poco tempo la flotta francese risale le coste spagnole e francesi. L’Inghilterra teme l’invasione e si prepara a lottare sul suo territorio, gridando al ricordo di sir Francis Drake e della distruzione dell’Invincibile Armada. Però si sbagliano ancora: Bonaparte non crede in un’invasione diretta dell’Inghilterra, però si ricorda lo sbarco fallito nel 1796 di Hoche in favore degli Irish United.

L’Irlanda rappresenta una ferita al fianco del leone britannico, dall’inizio della rivoluzione francese l’isola é scossa da movimenti pro-francesi e ostili agli Inglesi, Theobald Wolfe Tone e i suoi Irish United iniziano una guerriglia contro gli Inglesi. Il primo sbarco era fallito per mancanza di mezzi e le ribellioni irlandesi non si erano totalmente spente. Cosi Bonaparte sbarca nell'aprile 1798 a Killala, dove é accolto dai patrioti irlandesi e fonda con loro la Repubblica di Connaught (sede della prima capitale irlandese), una repubblica sorella di quella francese come ha fatto in Italia.

Tutta l’isola si solleva al richiamo del famoso generale, e le truppe inglesi dell’isola, benché rinforzate, poco dopo sono annientate nella battaglia di Castlebar. Bonaparte si insedia a Dublino dove organizza i suoi ausiliari nell’IRA (Irish Revolutionnary Army); contro il parere del governo francese, Bonaparte firma un concordato in nome della repubblica di Connaugh per conservare il favore di questo popolo cattolico. Più difficile é la conquista del Nord dell’isola, popolata da protestanti inglesi: Bonaparte deve lottare come é stato fatto in Vandea ed autorizza i suoi ausiliari irlandesi a seminare il terrore in questa terra, che diventa presto un deserto umano dopo orrendi massacri.

La campagna dell’Ulster finisce con la distruzione di Belfast. Pero c’é un punto nero: poco dopo la flotta francese é annientata da Nelson finalmente arrivato (si dice "in ritardo come Nelson") alla battaglia navale di Donegal. Bonaparte sembra bloccato nella piccola isola in pieno inverno, però ha il tempo di pacificare e organizzare la sua conquista. In primavera un esercito inglese comandato da Cornwallis sbarca sperando di sollevare i protestanti. Però non ci riesce, perché essi hanno troppa paura del Corso.

Bonaparte vince la battaglia di Ballynamuck con l’aiuto dell’IRAm e Cornwallis deve rimbarcarsi, perdendo una grande parte dei suoi uomini. Allo stesso tempo una nuova flotta francese con rinforzi comandati dal generale Humbert arriva dal Nord e dalla Scozia per evitare Nelson, e Bonaparte si imbarca verso l’Inghilterra. Sbarca prima in Scozia dove, promettendo la libertà, solleva gli Scozzesi e fonda la Repubblica di Caledonia. Vince le truppe locali nella battaglia di Newcastle, e con rinforzi irlandesi e scozzesi prende la direzione del Sud con la chiara intenzione di cingere Londra d'assedio.

A questo punto il panico assale il popolo inglese, per sicurezza il principe reggente George é imbarcato a forza sulla nave di Nelson per mantenere la legittimità dello Stato (sarà detto più tardi "codardia da principe"). Però le truppe di Bonaparte sono ormai allo stremo: marce forzate, clima terribile e cibo orrendo stancano gli Francesi e si devono mantenere truppe in Irlanda e sopratutto in Scozia, dove esiste una guerriglia pro-inglese; per di più le terre inglesi occupate non sono sicure, percorse da partigiani e da truppe irregolari.

Infine Bonaparte é  fermato nella battaglia di Lincoln dal duca di Wellington (primo incontro, si ritroveranno a Waterloo): la battaglia non é un successo, gli Inglesi non riescono a vincere Bonaparte, ma questi si rende conto della sua posizione precaria e decide di finire l’impresa quando ancora può trattare. Senza avvertire il suo governo inizia colloqui di pace e firma da solo il trattato di Shrewsbury nell'agosto 1799. Le truppe francesi possono evacuare l’isola con onore in cambio dei prigionieri di guerra e riescono a ritirarsi dal paese. Irlanda e Scozia diventano indipendenti e la pace é firmata tra Francia e Inghilterra; quest’ultima riconosce la repubblica e rompe con i realisti francesi. Cosi la pace é imposta all’Inghilterra, che pero non viene umiliata e può festeggiare la grande vittoria salvatrice di Lincoln. Bonaparte la lascia dire, ha ormai altre gatte da pelare nella stessa Francia.

Poco dopo la Scozia conosce una nuova rivoluzione, la repubblica cade e il paese diventa davvero indipendente dalla Francia e dall’Inghilterra restaurando la monarchia con Henry I Stuart (il cardinale-duca di York). Pià tardi il re Stuart rivendica la corona inglese e ci saranno nuove guerre giacobite: l’Inghilterra esce per il momento delle vicende del continente, lasciando Napoleone a guerreggiare per la supremazia contro Austriaci, Prussiani e Russi. La Repubblica di Connaugh diventa poco dopo la repubblica d'Irlanda, alleata della Francia ma fiera e indipendente (rifiuterà di diventare un regno per Gerolamo Bonaparte).

L’Irlanda povera sviluppa presto una flotta potente che sottrarrà qualche colonia all’Inghilterra. Con la spedizione francese viaggiavano gruppi di eruditi in tutte le materie che fanno nascere l’accademia delle scienze di Dublino e pubblicano la famosa « Descrizione dell’Irlanda », che farà nascere il gusto francese per il passato e la storia celtica, facendo tornare alla luce i grandi monumenti celtici dell’isola. La spedizione d'Irlanda ha come effetto la nascita della celtologia, il cui maestro indiscusso sarà Jean-François Champollion (1790-1832).

Perché No?

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E ora, un'altra ideona dello stesso autore: Napoleone in America!

L'ancora giovane Napoleone Bonaparte, dopo aver completato la sua formazione militare, dispera di fare qualcosa di veramente grande nella piccola Francia cosi bloccata dai privilegi, e come Corso é sospettato di simpatie per Pasquale Paoli, e la sua carriera non sembra portarlo a niente. Poco dopo essere diventato luogotenente d'artiglieria e avere sposato Désirée Clary, suo padre é morto, Giuseppe Bonaparte é troppo debole per costringere il fratello a seguirlo, il posto nella guarnigione di Valence non lo entusiasma, e dunque Napoleone decide di dare una svolta alla sua vita e si imbarca con la moglie su una nave per gli Stati Uniti. Questo paese nuovo gli sembra il posto ideale per diventare qualcuno.

Arrivato lì, propone i suoi servizi all'esercito dell'Unione, sempre alla ricerca di ufficiali ben addestrati, sopratutto di artiglieria. Napoleone coglie presto l'occasione di combattere quando é inviato contro i ribelli della Whisky Rebellion nel 1791, dove fa sparare con i cannoni contro i ribelli. Guadagna così il rango di generale ed inizia una bella carriera, che lo porta nell'elite dell'esercito, si fa costruire una bella casa negli Stati del Sud, ha figli. Nel 1803 la Francia vende la Lousiana e Bonaparte é mandato a sistemare l'occupazione e a combattere contro gli indiani, poi vincerà anche il capo indiano Tecumseh.

Nel 1812 scoppia la guerra anglo-britannica. Nel 1814 dopo la distruzione di Washington la situazione é tale che Napoleone Bonaparte si vede affidare la missione di respingere l'invasione britannica. A questo punto il suo genio militare gli permette, riorganizzando l'esercito e le milizie, di sconfiggere i Britannici fino a invadere e conquistare il Canada. la città di Québec si arrende nel 1814 e le ultime truppe britanniche evacuano nel 1815, la pace segna il trionfo per gli Stati Uniti.

Napoleone Bonaparte è eletto presidente degli Stati Uniti fino alla sua morte durante il suo secondo mandato nel 1821: è all'origine della dottrina Bonaparte, cioè l'America agli Americani. In suo onore esistono delle città chiamate Ajaccio o Napoleon City in diversi Stati americani, e al posto dell'Ohio c'é lo Stato di Bonaparte.

Dopo essere stato eletto presidente, Napoleone trasforma l'Unione in un regime autoritario personale. Alla fine del suo primo mandato cambia la costituzione, l'organizzazione dell'Unione rimane la stessa ma al posto di un presidente ci sarà un imperatore. Nel 1819 Bonaparte viene eletto imperatore degli Americani sotto il nome di Napoleone I e incorona se stesso a Filadelfia (scelta come capitale dell'esecutivo, lontano dal legislativo a Washington). Crea presto una nuova nobiltà con i suoi fratelli, chiamati dall'Europa come principi e duchi nei nuovi Stati che nascono nell'Ovest. Ovviamente c'é una resistenza repubblicana che dovrà andare in esilio nell'Ovest, dove sono fondate repubbliche indipendenti. Napoleone I prova a riunire gli Americani in una vasta guerra di aggressione contro il Messico nel 1820, conquista il Texas e entra da trionfatore a Città del Messico nel 1821. Quindi vi insedia il fratello Giuseppe come re, ma poi questi è messo in fuga dalla guerriglia, e lui deve nuovamente intervenire a Città del Messico per rimetterlo sul trono.

In questa Timeline la Francia rivoluzionaria ha invaso comunque il Portogallo e la Spagna, il che provoca l'indipendenza dell'America del Sud; Simon Bolivar riesce a unire le colonie spagnole in uno Stato federale, e se Napoleone in un primo momento aveva favorito l'azione di Bolivar e l'indipendenza del Sud, coerente con la dottrina Napoleone, davanti all'evoluzione autocratica di Bonaparte, Bolivar si schiera contro di lui e diventa il corrispondente di Wellington in questa situazione, rappresentando la democrazia elettiva in confronto alla tirannide napoleonica. Non dimentichiamo la Gran Bretagna che vorrà riprendersi il Canada: Arthur Wellesley alias Wellington sbarca in Québec e tenta di sollevarlo contro Napoleone nella terza guerra anglo-americana. Anche l'imperatore Dom Pedro I del Brasile potrebbe dare il suo contributo; il generale Bernadotte tradisce Napoleone, è adottato da Pedro I come figlio con il nome di Dom Pedro II, e il Brasile è ancor oggi una monarchia costituzionale.

La rotta di Napoleone avviene durante una spedizione nei Territori del Nord-Ovest per conquistare quest'ampia area, rimasta fedele a Londra. Nel 1823 i Messicani, i Texani e le repubbliche dell'Ovest invadono l'impero di America, contemporaneamente scoppia una vasta ribellione interna e il Corso é definitivamente sconfitto nella battaglia di Savannah; dichiarato decaduto dal suo titolo, è mandato in esilio prima nelle Bahamas (da lui stesso in precedenza annesse) e poi, dopo la fine dei Cento Giorni, in via definitiva nelle Galapagos, messe a disposizione dall'Ecuador, o nell'ancora più remoto arcipelago Juan Fernandez, messo a disposizione dal Cile. Lì The Imperator morirà nel 1831, e nel 1850 le sue ceneri saranno solennemente traslate a Washington, all'Invalids Hotel.

Il grande congresso continentale si tiene a Rio de Janeiro, e le Americhe sono così risistemate:

Un Napoleone in America porterà a un risveglio delle identità di popolo e alla nascita di molte nazioni indipendenti; di sicuro il Québec francofono darà via a una guerra d'indipendenza analoga a quella dei Boeri, e forse coronata da successo. Tutto ciò naturalmente non impedirà la marcia verso l'Ovest dei coloni americani nel corso del secolo, né a Louis-Napoleon Bonaparte di essere eletto nel 1849 dodicesimo presidente degli Stati Uniti, restaurando in seguito il Secondo Impero d'America. Luigi Napoleone si fa eleggere Presidente nel 1849, dopo otto anni (1857) dovrebbe lasciare il potere, ma si proclama imperatore appoggiandosi ai grandi piantatori del Sud, sostiene la schiavitù e la politica isolazionista. Il Nord non ci sta, tiene libere elezioni ed elegge Abraham Lincoln (il Kentucky si è ribellato a Luigi Napoleone, pur essendo uno stato schiavista). Il bombardamento nordista di Fort Sumter porta allo scoppio della Guerra Civile, che si combatte tra Stati Uniti e Impero Americano, si conclude nel 1865 dopo che anche Garibaldi è corso a combattere per il Nord. Lincoln è assassinato da Booth, ma il suo vice Jackson riunifica gli Stati Uniti d'America ed avvia la ricostruzione. Intanto l'immigrazione europea si rivolge soprattutto verso la Federazione Colombiana, che si avvia a diventare una grande potenza industriale sotto la presidenza assai energica di Porfirio Diaz...

E poi? Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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C'è però anche il dilemma che ci ha posto l'anonimo 7295:

Vorrei lanciarvi una specie di sfida: cosa sarebbe successo se la Corsica fosse rimasta a Genova e quindi Napoleone fosse stato "italiano"? Si può fare?

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Il primo a rispondergli è Bhrghowidhon:

Certo che si può fare. Sarebbe diventato cittadino francese con l'annessione alla Francia della Repubblica Ligure operata da un suo omologo ucronico; visto che era indipendentista, ma poi in rotta con la maggioranza, potrebbe davvero passare alla Francia sia pure in ritardo rispetto alla Storia "vera"...

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Segue a ruota il Rivoluzionario Liberale:

Varie ipotesi. Se la Corsica rimane a Genova, lui cresce corso/genovese ed allora:

1) diventa un rivoluzionario Corso e combatte tutta la vita per l'indipendenza della Corsica, cerca alleanze con inglesi, francesi, Savoia, insomma antigenovesi.
Se riesce, il piano la Corsica diviene indipendente ma sotto controllo straniero, ad esempio inglese. che impone una specie di protettorato, antifrancese, Genova sfinita dalle rivolte probabilmente verrà assorbita ugualmente dai Savoia. Però tutto il ciclone europeo si evita, e Nap rimane un eroe locale.

2) diventa un ammiraglio genovese e fa carriera con la Serenissima. Cerca di ripristinare la gloria di Genova, certo con forti aiuti stranieri, ad esempio anche qui gli inglesi.
Se riesce viene nominato Doge, e Genova guadagna un po' di colonie, forse l'unità d'Italia ritarda o non avviene.

3) va in Francia a fare l'accademia, e fa le stese cose che ha combinato nella HL.

4) va a fare carriera in Austria. Immaginiamo che divenga il militare più potente, p con un colpo di stato o semplicemente al servizio degli Asburgo.
Se perde, l'Austria verrà gradualmente mangiata dalla Prussia.
Se vince, potrebbe non solo unificare il mondo germanico, ma estendersi nei Balcani fino a Costantinopoli.

5) Diventa un rivoluzionario risorgimentale e lotta per l'unità d'Italia, magari anche qui con l'aiuto di potenze esterne.

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C'è poi il parere di Paolo Maltagliati:

Sviluppo a modo mio una variante di una delle ipotesi fatte dal nostro Rivoluzionario Liberale: il fatto è, e spesso si dimentica, che Genova ha venduto la Corsica soprattutto perché non era più in grado di tenerla. Di fatto, nel 1767 il padrone del campo era già Paoli. E l'esercito di de Vaux ci metterà anche lui i suoi due annetti per avere ragione dei corsi. Quindi, se Genova non propone ai francesi la carta della disperazione, alla fine vorrà dire che la città ligure si troverà costretta ad accettare l'indipendenza corsa. I corsi si troveranno ad essere de facto un protettorato inglese. Napoleone sarà un ammiraglio della Royal Navy. Ad ogni modo l'epopea rivoluzionaria francese si conclude prima, a meno di supporre che Nay, Massena o Murat abbiano l'estro per poter immaginare qualcosa di simile a quanto fatto dal Napoleone francese. Tra le altre cose: niente Congresso di Vienna. Nell'ottocento gli stati italiani sono contesi, a livello di influenza, tra le grandi potenze. Velleità espansive potrebbero venire da chiunque tra Firenze, Torino, Napoli e Venezia, a patto di riforme economiche e riorganizzazione dello stato. Alla fine, la blanda confederazione prospettata dai neoguelfi con a capo il pontefice potrebbe essere il risultato più probabile. L'ammiraglio Napoleone sarebbe un eroe corso e ricordato anche in Inghilterra, ma niente più.

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C'è poi l'idea di Never75: la Confoederatio Italica anticipata.

Di solito si pensa sempre a un'Unità d'Italia anticipata ponendo come soluzione una Confederazione tra i principali Stati della Penisola. Solitamente i POD sono la Lega Italica prima della discesa di Carlo VIII e quella del 1848 contro gli Austriaci. In entrambi i casi, sono falliti.

A dire il vero ci fu un altro tentativo, mediano, nel 1791 quando, a seguito della Dichiarazione di Pillnitz, Leopoldo II d'Austria e il re di Prussia Federico Guglielmo II stipularono un'alleanza in chiave anti-francese. Il re di Sardegna avanzò un'analoga proposta per gli Stati italiani. Paradossalmente l'alleanza fallì proprio per l'opposizione dello Stato che più aveva da temere un'invasione dei francesi: la Repubblica di Venezia. Sappiamo bene poi quanto la sua neutralità le abbia convenuto! Poniamo invece che l'Alleanza Italica abbia successo e tutti gli Stati della Penisola vi aderiscano. Checché se ne pensi, Venezia benché in pieno declino, possedeva ancora una discreta flotta in grado forse non di impensierire l'Inghilterra, ma la Francia sì. Inoltre le forze di terra di tutti gli Stati italiani unite agli alleati d'Oltralpe sarebbero bastate e avanzate per domare l'uragano Còrso. Alla fine Napoleone era un genio militare e i miracoli neppure lui li sapeva fare, tant'é vero che la stessa Marengo fu vinta per un soffio. Poniamo che mentre Piemonte, Stati Pontifici, Napoli e Toscana mandino uniscano le forze per cacciare i francesi dalla Savoia già nel 1793, i Veneziani si uniscano agli inglesi nell'assedio di Tolone. A nulla servono le artiglierie del Bonaparte. La città non solo rimane anglo-veneziana, ma funge da base per successive operazioni militari sullo stesso suolo francese. La giovanissima repubblica è così costretta sulla difensiva. Nessuna campagna d'Italia o d'Egitto quindi. Dopo Tolone è la volta della Corsica: una flotta anglo-sarda-veneziana occupa l'Isola, già in rivolta, che offre la corona a Giorgio III d'Inghilterra. Intanto la disastrosa situazione militare ha importanti ripercussioni politiche. Il generale Bonaparte, accusato di inefficienza nell'assedio di Tolone, viene ghigliottinato, alla pari di suoi colleghi. Il caos politico però è tale da far cadere anticipatamente anche le teste di Robespierre e Saint-Just, tutto a vantaggio delle Nazioni Straniere.

Intanto, partendo dal Piemonte, un'armata degli Stati Italiani procede all'occupazione della Provenza e risale, allo stesso tempo altre armate austro-prussiane provvedono alla riconquista del Belgio. La Spagna procede invece a penetrare nei Pirenei.

In preda a una rivoluzione nella rivoluzione e pressata su tutti i fronti è costretta alla resa già nei primi mesi del 1795. Si avrà un Congresso di Vienna una ventina di anni in anticipo, ma con molte differenze con quelle della nostra Timeline.

Innanzitutto la Francia dovrà cedere importanti territori di frontiera alle Nazioni vincitrici e parte del suo territorio sarà occupato a scopo preventivo.

Re diventa il Delfino Louis-Charles, figlio di Luigi XVI, strappato appena in tempo alla Prigione del Tempio. Vista però la sua salute cagionevole e la giovanissima età, la Francia di Luigi XVII (questo il nome del sovrano) rimane un protettorato delle potenze vincitrici.

Il Piemonte riesce a mantenere il possesso della Provenza mentre Venezia rimane una potenza navale temuta dagli altri Stati. Attorno proprio a questi due Stati che si sviluppa l'idea di riunire il resto della Penisola, cacciando gli austriaci, nemici di entrambi. Il Risorgimento prenderà quindi tutt'altra strada, favorito stavolta dagli inglesi che, forti della Corsica, sono di fatto i padroni del Mediterraneo.

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Paolo Maltagliati obietta:

Ma Venezia che flotta avrebbe dovuto mandare? Visto che alla fine del ‘700 di navi i veneziani ne avevano ben poche e quelle poche erano di seconda mano inglese?

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E Generalissimus replica:

Nel 1793 la Marineria veneziana era dotata delle navi di linea Concordia da 66 cannoni, Diligenza, Forza da 70 cannoni, Sirena da 60 cannoni, Galatea, Fama da 66 cannoni, Vittoria da 70 cannoni, Eolo da 70 cannoni, San Giorgio da 70 cannoni, Vulcano da 70 cannoni e Medea da 70 cannoni, senza contare le fregate.
E poi si potrebbe aggiungere un altro POD, ovvero che l'Ammiraglio Emo riesca a riformare la marina sul modello di quella inglese.

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Enrico Pizzo precisa:

Intervengo solo per quanto riguarda la consistenza e la qualità della flotta Veneziana. Il 12 maggio del 1797 la marina veneziana poteva contare su 36 navi a vela quadra, cosi ripartite, 16 vascelli di primo rango, 1 vascello di secondo rango, 6 fregate grosse, equiparabili ad un primo rango e 13 fregate leggere. La flotta era divisa tra una parte in acqua costituita da 15 navi, 6 vascelli di primo rango, un vascello di secondo rango, due fregate grosse e 6 fregate leggere. Le restanti 21 navi erano "in riserva" nell'Arsenale. Le fregate grosse appartenevano tutte alla classe 1780, tra le leggere si trovavano le classi Cerere, Costanza, Palma e 44 cannoni, tutte progettate dopo il 1775. Tra i vascelli di primo rango invece avevamo 7 di classe Leon Trionfante, 5 di classe San Carlo Borromeo Regolato, ed infine 4 di classe 1780. Dal punto di vista costruttivo le navi tecnologicamente più vecchie erano i Leoni, i cui primi esemplari avevano partecipatp alla parte finale della Seconda Guerra di Morea. Gli esemplari presenti a Corfù ed in arsenale erano stati costruiti tra il 1730 ed il 1740 e poi posti "in riserva" negli squeri e varati tra il 1774 ed il 1784. Navi quindi della prima metà del settecento, non certo seicentesche... I francesi dopo l'occupazione della città requisirono l'antiquata flotta veneziana... Nel dettaglio catturarono 11 navi tra quelle "in acqua" e ne vararono 5 di quelle " n riserva" nell'arsenale. Tra le navi requisite abbiamo 3 arcaici "Leoni" e un arcaico "San Carlo Borromeo Regolato". Infine, al momento di cedere la città all'Austria distrussero tutto ciò che si trovava in arsenale, compresi i residui "Leoni" ed i "San Carlo"...

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Allora Basileus TFT risponde:

La marina veneta aveva pesantissimi problemi di burocrazia e meritocrazia, ma basandoci unicamente sui numeri, il libro "La caduta della repubblica di Venezia e i suoi ultimi 50 anni" la stima così:

Basandoci unicamente sui numeri e sull'ammodernamento, senza pensare ai problemi della catena di comando, la flotta veneta doveva essere in Italia quella maggiore come numeri. Direttamente dietro abbiamo quella delle Due Sicilie che contava 40 navi pesanti e 30 leggere, però aveva vascelli di linea da 70-60 cannoni contro quelli da 50-40 della marina veneta.

Sono comunque convinto che la flotta veneta avrebbe potuto costituire un grosso fastidio per la marina francese e, unita all'Inghilterra, senza dubbio una mano l'avrebbe data.

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E ora, la proposta di Inuyasha Han'yō:

Nel 1799 John Adams si lascia convincere da Alexander Hamilton e dichiara guerra alla Francia (nella HL ci si andò molto vicino a causa della crescente tensione tra americani e francesi, aggravate da scontri navali tra le marine delle due nazioni). Che accade?

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Gli replica Perchè No?:

Secondo me sono possibili due soluzioni. Prima: Napoleone la prende male, e considera ormai gli USA come nemici; potrebbe mettersi in testa di riconquistare le isole dei Caraibi (ricchissime per via dello zucchero) e sopratutto Haiti mandando il maresciallo Lefebvre. Gli Americani avranno il coraggio di appoggiarsi agli ex-schiavi di queste isole (perse nel 1799, non hanno subito il ritorno alla schiavitù ordinato da Napoleone) e sopratutto l'eroico Toussaint-Louverture? Se lo fanno, Haiti potrebbe diventare parte integrante degli USA: uno Stato nero.

Seconda: Napoleone se ne frega. Haiti, la Martinica e la Guadalupa sono troppo lontane, Napoleone negozia una pace con compensi in denaro e si farà dare dalla Spagna Cuba e altre isole. Forse le truppe non inviate nella guerra di Haiti saranno utili per qualcosa in Europa. Gli Americani provano a imporre la loro autorità sugli ex schiavi delle isole e a ricreare il sistema delle piantagioni, ma allora si trovano di fronte la guerriglia di Toussaint-Louverture. Gli USA daranno l'indipendenza a queste isole al tempo della guerra contro l'Inghilterra per far ritornare al più presto Andrew Jackson e le sue truppe. Haiti e le isole liberate formeranno allora gli Stati Uniti dei Caraibi...

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E Bhrghowidhon rincara la dose:

La Pace fra Stati Uniti e Francia è stata siglata il 20. settembre 1800; il giorno dopo, la Francia ha acquistato la Louisiana dalla Spagna col Trattato di San Ildefonso. Questo suggerisce che il nesso fra i due avvenimenti derivi dalla convinzione che l'acquisto della Louisiana da parte francese non sarebbe stato sicuro in caso di stato di guerra fra Stati Uniti e Francia. Senza Louisiana (di nuovo) francese, però, l'intero territorio sarebbe rimasto al Messico e poi quindi verosimilmente al Texas.

Nel frattempo, tuttavia, la Guerra della II Coalizione avrebbe preso molto probabilmente tutt'altra piega. Meno disponibilità di uomini e mezzi da parte della Repubblica sul Reno avrebbero fatto venir meno le ragioni – se mai ce ne sono state di razionali – dell'ordine di Francesco II al fratello Arciduca Carlo di ritirare le truppe austriache a Nord del Reno, quindi queste e i Russi di Rimskij-Korsakov con quelli di Suvorov e l'equivalente della Seconda Battaglia di Zurigo (25.-26. settembre 1799) avrebbe visto una decisiva vittoria degli Austro-Russi su Masséna o comunque un ritiro di quest'ultimo dalla Repubblica Elvetica (Napoleone è sbarcato a Fréjus solamente il 9. ottobre). Senza la rottura austro-russa, la Gran Bretagna non avrebbe a sua volta rischiato di provocare, con l'occupazione di Malta e il bombardamento di Copenhagen, il ritiro di Paolo I dalla Coalizione e comunque non avrebbe firmato la Convenzione di Alkmaar (18. ottobre). Con o senza 18. Brumaio (9. novembre) e Costituzione dell'Anno VIII (14. dicembre), Napoleone (Primo Console o no) non si può permettere di divergere le forze in Cisalpina (come invece aveva potuto da 'semplce' Generale) e non ha luogo alcunché di simile alla Battaglia di Marengo (14 giugno 1800); la pressione a questo punto è quadruplice, anglo-russa in Olanda, imperiale sul Reno, austro-russa sul Giura e austriaca da Genova (dove è perfino difficile che Masséna arrivasse) su Nizza.

Dato che ancora correva l'idea di spartire la stessa Francia, è concepibile che non si arrivi ad alcun armistizio e che quindi le ostilità continuino o fino a un rovesciamento delle sorti del conflitto oppure fino alla completa occupazione della Repubblica. Forse il secondo caso ha il conforto di quanto avvenuto col Primo Impero nel 1814-1815 e quindi si riproporrebbe la questione spesso discussa della Polonizzazione della Francia, a meno che Paolo I (ammesso che non venga assassinato) vi si opponga – come poi suo figlio Alessandro – e imponga la Restaurazione dei Borboni, con tutte le conseguenze che possiamo ricavare dal confronto con la Restaurazione realmente avvenuta.

Nel primo caso, la minaccia militare francese sarebbe percepita più che mai come pericolosissima dalle Corti Europee e ciò potrebbe portare a uno sviluppo alla Rousseau (anche se in un primo momento proprio senza Francia): i Coalizzati, eventualmente senza Impero Ottomano (almeno all'inizio), avrebbero ragione di prendere in considerazione l'idea di una Confederazione Europea, dapprima di Gran Bretagna, Portogallo, Impero e Russia, poi con l'adesione – mediata dallo Car’ (Zar) – di Danimarca e Svezia e infine della Prussia (già parzialmente coinvolta per i territorî imperiali). Certo è improbabile che si adottasse il nome (troppo odioso per Giorgio III) di «Stati Uniti», ma le vicende militari dimostrerebbero con cristallina evidenza i vantaggi di una comune Politica Estera e ancor più di un unico Comando Militare. Data la preferenza – se non altro programmatica – di Paolo I per la Politica Interna (contro l'Espansionismo imperialistico) e al contempo la sua inclinazione alle parate e soprattutto il suo ideale cavalleresco, è lecito immaginare che al Confederazione avrebbe riservato al Sacro Romano Imperatore il ruolo di Presidente, allo Car’ quello di Comandante Supremo e a Giorgio III (o ai suoi Rappresentanti) – come contemporaneamente Re di Gran Bretagna e Irlanda ed Elettore di Hannover – il Cancellierato.

Il momento storico poteva essere ancora opportuno perché la Confederazione non andasse in frantumi alla prima Crisi: gran parte del Mondo (l'Impero Coloniale Spagnolo, la Persia, la Cina) era ancora aperta all'espansione britannica e russa, la Francia teneva concretamente unita la Coalizione attraverso la propria stessa esistenza e il conseguente desiderio di rivincita, la prevedibile inclusione dell'Impero Ottomano avrebbe rappresentato un'occasione di ampliamento – a qualsiasi livello – dell'Europa in una fase cruciale della Rivoluzione Industriale.

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Aggiungiamo la proposta di MorteBianca: il Sacro Romano Impero di Britannia!

Il titolo prende ispirazione dall'omonimo impero dell'Anime Code Geass, nel quale l'Impero britannico, a seguito di una serie di deviazioni cronologiche, finisce per svilupparsi su tutto il continente americano perdendo la madrepatria e diventando così grande da includere un terzo della terra.

L'Ucronia che vi sottopongo è questa: come può, invece, l'Impero Britannico diventare più europeo, più continentale diciamo, e magari aspirare appunto di assumere i fasti e la gloria dell'Impero Romano? Qualcosa di enorme, simile alla Megabritannia dell'imbattibile William, ma ancora più grande?

Consideriamolo un sequel all'ucronia "Normandia Magna" in cui si immaginava l'espansione di quella che un tempo fu l'unione dinastica danese-normanna-inglese-vichinga, che arriva a comprendere, oltre l'Inghilterra, anche la Danimarca, la penisola scandinava, la Normandia e tutto il nord della Francia e la parte ovest e la Bretagna, il Sud Italia e isole, e che, con Federico II arrivava anche a fregiarsi del titolo di Imperatori del Sacro Romano Impero.

Immaginiamo le future espansioni: se Enrico VIII non divorzia? La cosa non è così improbabile, poteva rimanere sposato ancora un po', e se sua moglie fosse poi morta avrebbe potuto risposare in via del tutto normale Anna Bolena e dare vita ad Elisabetta II, senza violare la nostra timeline, ma rimanendo nell'Impero Asburgico, possiamo quindi considerare i due imperi come uniti in futuro? Ancora, l'unione dinastica fra Olanda e Inghilterra sotto William d'Orange, se non si spezzasse? Tutte le colonie olandesi e la potente flotta al servizio dell'Inghilterra.

E l'Hannover? Se non viene perso e anzi continua a rimanere sotto possessione Britannica questa potrebbe poi espanderne i confini in Germania, sostituendosi all'azione prussiana?

La Compagnia delle Indie Orientali: Conquista tutta la zona indocinese, e con questo termine non intendo l'Indocina ma India, Indonesia, Indocina e Cina, l'Imperatrice Vittoria sarebbe imperatrice sia d'India sia del celeste Impero? E magari, con la scusa della Persia da sottrarre ai russi, l'espansione prosegue fino ad occupare tutto l'Impero Ottomano, e così la corona britannica vanta ora tre Imperi, quattro se immaginiamo che gli USA non vengono perduti e anzi si espandono per tutta la loro zona "naturale" e poi, per una diversa "dottrina Monroe" invadono tutto il Sud America, annettendo l'Impero Brasiliano.

Maggiori conquiste in Africa, completato prima e più "largo" il tunnel da Capo a Cairo. Le isole del Mediterraneo strappate agli ottomani, quindi Creta, Cipro, Rodi e Dodecaneso alla corona britannica?

La sua estensione sarebbe, considerando solo la parte "coloniale" ed escludendo quella normanna e quella asburgica, così:

Se aggiungiamo la dinastia unificata Normanna-Vichinga-Danese e l'unione dinastica con gli Asburgo (e con l'eventuale Napoleone in entrambi i casi, ovvero sia tramite Asburgo sia tramite corona francese dell'Inghilterra, arriveremmo a un'estensione ancora maggiore!

Se vi sembra oggettivamente più esatto, potete immaginarlo senza tutta l'America conquistata (tanto, nell'ultimo caso, sarebbe tutto tranne gli USA comunque). Potrebbero avanzare pretese in tutta la Sinosfera per il trono cinese, e nell'Impero Russo per il fatto che il fondatore del Rus di Kiev fosse un nobile vichingo. Pareri?

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Generalissimus ha tradotto per noi questa ucronia:

E se la Rivolta Irlandese del 1798 avesse avuto successo?

Nel 1798 gli Irlandesi organizzarono un’importante resistenza contro il dominio inglese, una di una lunga serie di spinte verso la sovranità totale dell’isola, che qualcuno afferma stiano continuando ancora oggi.
Questa ribellione in particolare avvenne nel mezzo della rivoluzione repubblicana iniziata in seguito alla Guerra d’Indipendenza Americana, e, più direttamente, dopo la rivoluzione in Francia, dove la monarchia era stata rovesciata con violenza e una repubblica più democratica era stata investita del potere.
Quello che rese questa ribellione così importante è che fu caratterizzata da un grande sforzo non solo da parte dell’Irlanda, ma anche della Francia, che era andata in giro a diffondere il repubblicanesimo in tutta Europa come la peste.
Segnò anche l’inizio del repubblicanesimo irlandese, che alla fine avrebbe fatto nascere una repubblica autonoma d’Irlanda.
Anche se questo periodo vide un grande cambio di paradigma per molte nazioni del continente europeo e oltre, il tentativo dell’Irlanda di una rivoluzione repubblicana risultò in poco più di uno scambio di brutalità tra le forze inglesi e irlandesi, e questo avvenne in parte a causa di tre fattori principali: 1) Molti dei leader irlandesi più esperti e abili vennero giustiziati o assassinati nei primi momenti, facendo sì che lo slancio della rivolta si disperdesse nel corso degli anni dopo la fine ufficiale del conflitto sotto forma di numerosi raid e attacchi di guerriglia da parte di gruppi di ribelli isolati.
2) L’invasione iniziale francese progettata per far partire la rivolta venne annullata a causa del cattivo tempo e dei disaccordi sulla coordinazione che fecero posporre alla Francia qualsiasi sforzo e le fecero gradualmente perdere del tutto l’interesse perché: 3) Anche se le forze della Francia rivoluzionaria avevano invaso con successo gli stati italiani e il Sacro Romano Impero, l’Irlanda purtroppo era disconnessa dal continente e circondata dalla sfera d’influenza protettiva inglese, cosa che per Napoleone la rendeva troppo di poca importanza per cui preoccuparsene, e quando le truppe francesi ebbero una seconda occasione per invaderla, questa risultò in una disorganizzata piccola invasione che venne rapidamente sconfitta.
E se le cose fossero andate diversamente? E se le condizioni fossero state più appropriate e lo sbarco francese avesse rifornito, come progettato, le forze ribelli irlandesi con grandi quantità di armi e una legione di circa 14.000 veterani francesi? È importante notare che gran parte dei ribelli irlandesi era disarmata, visto che il governo inglese aveva proibito alla popolazione a maggioranza Cattolica di possedere armi, cosa che costrinse all’esistenza di gruppi come i Difensori, che promuovevano e difendevano il possesso di armi contro le squadre d’incursione anticattoliche che volevano disarmare gli Irlandesi.
Se le forze ribelli irlandesi avessero avuto accesso alle armi di ottima qualità promesse dalla Francia questo singolo fatto avrebbe potuto assolutamente far svoltare le cose in loro favore.
Nel complesso l’Irlanda, col sostegno francese, sarebbe riuscita a salvare i suoi leader più importanti da un decesso anticipato, permettendo una coordinazione più efficace delle operazioni.
Inoltre le forze irlandesi avrebbero ricevuto una maggiore potenza di fuoco fin dall’inizio, e sarebbero riuscite ad impadronirsi di una porzione meridionale dell’isola più grande, come nella nostra TL era brevemente accaduto, ma con meno successo, nel nordovest.
Il generale inglese Gerard Lake fortificherà comunque le sue posizioni nell’Ulster, che diventerà un porto sicuro per le forze inglesi e formerà un chiaro confine tra il territorio occupato dai ribelli irlandesi e quello in possesso degli Inglesi.
Ci sono alcuni modi in cui entrambe le parti avrebbero potuto ottenere la vittoria, ma per amore dello scenario favoriremo gli Irlandesi, perché altrimenti le cose finirebbero come sono finite nel nostro mondo.
Una vittoria irlandese potrebbe avvenire nello stesso identico modo delle battaglie finali della Guerra d’Indipendenza Americana, con le forze inglesi messe all’angolo da una resistenza duratura che potrà sfruttare il vantaggio di giocare in casa, che culminerà con un assalto implacabile delle forze irlandesi e francesi.
I generali inglesi saranno costretti ad arrendersi e Gerard Lake dovrà affrontare le conseguenze delle atrocità commesse nell’Ulster sotto la sua supervisione in qualità di comandante in capo delle truppe inglesi in Irlanda.
Gli Inglesi si ritireranno e i repubblicani irlandesi, sotto la supervisione della Francia e poi di Napoleone in qualità di Primo Console della repubblica, daranno il via al processo per trasformare l’isola in una repubblica, promuovendo l’antiautoritarismo, la libertà di religione e un parlamento irlandese democratico, così come altre forme di liberalizzazioni.
Non tutte, però, saranno benaccette, un fattore spesso trascurato del fallimento della Rivolta Irlandese del 1798 furono le tremende divisioni tra le sette religiose coinvolte, ed in parte la ribellione collassò perché queste divisioni diventarono per qualche tempo insormontabili.
In questo mondo l’Irlanda ha ottenuto l’indipendenza e i semi di quelle divisioni esistono ancora.
Così com’era, la Society of United Irishmen era dominata da una minoranza di Presbiteriani irlandesi con sentimenti Liberali, un qualcosa che faceva rimanere scettica gran parte della maggioranza Cattolica della lega e della popolazione irlandese, un problema che non era aiutato dalla sua stretta vicinanza con la Francia rivoluzionaria, che aveva ottenuto la reputazione di anticlericale e soprattutto anticattolica, una questione peggiorata ancora di più dal fatto che la Francia aveva esiliato il Papa dallo Stato Pontificio e aveva creato quello stesso anno l’altamente controversa Repubblica Romana.
Prima della rivolta le tensioni tra Protestanti e Cattolici erano già in ascesa, un problema che i generali inglesi, ma soprattutto Gerard Lake, avevano tentato di alimentare aizzando le divisioni tra la popolazione per impedire una coesa e perciò minacciosa unità del popolo irlandese.
Inoltre, la promozione della tolleranza religiosa avrebbe inavvertitamente s minuito il ruolo della Chiesa Cattolica in Irlanda, ovvero, la Chiesa più grande dell’isola sarebbe stata costretta a concedere che un’autorità che percepiva come sua di diritto venisse ora condivisa col Presbiterianesimo, l’Anglicanesimo e altre fedi Protestanti più piccole.
Vedete, l’uguaglianza sembra bella, ma quando l’80% di una popolazione si ritrova costretta a sue spese ad assecondare i bisogni di una minoranza del 20%, si può comprendere quanto questo possa essere percepito come molto ingiusto.
Si svilupperanno ulteriori divisioni su basi nazionali/etniche, perché molti dei Protestanti irlandesi e perfino due dei leader militari più importanti della Society of United Irishmen avranno antenati Ugonotti francesi o inglesi, un qualcosa che creerà contrasti ancora più netti con i Cattolici, che saranno in gran parte di discendenza celtica.
Napoleone non ha mai nutrito un ardente desiderio di catturare l’Irlanda, ma poiché in questo mondo adesso al potere c’è un governo con simpatie francesi, potrà usare l’Irlanda come leva contro l’Inghilterra, anche se con tutta probabilità non sarà molto forte nonostante la vicinanza con l’Inghilterra.
Questa a sua volta non sarà un vantaggio significativo per la Francia, che, trovandosi sull’altra riva della Manica, è in realtà più vicina alle principali città inglesi rispetto all’Irlanda.
Il Regno Unito senza dubbio manterrà comunque la superiorità navale, e respingerà con facilità qualsiasi tentativo d’invasione del suo territorio.
Comunque sia, fare l’opposto, invadere l’Irlanda, è fuori questione, soprattutto a causa del sostegno francese.
Nel nostro mondo Napoleone sperò di lanciare un’invasione della Gran Bretagna nel 1798, lo stesso anno della ribellione irlandese, ma si ritrovò sviato dalle sue campagne in Egitto ed Austria, cosa che gli fece considerare l’invasione troppo sconveniente da far partire.
In questo mondo l’occasione è troppo ghiotta per non essere colta, Napoleone lancia un’invasione marittima della Gran Bretagna su due fronti, sia dalle coste francesi che da quelle irlandesi.
Napoleone si era preparato bene ad invadere il territorio inglese, ma a sua volta l’Inghilterra si era preparata a lui.
Un’invasione a sorpresa era quasi impossibile, dato che le forze francesi si potevano vedere con regolarità dalla costa fortificata inglese, e la Royal Navy sarebbe stata in massima allerta ad ovest in seguito all’indipendenza irlandese.
Il risultato finale sarà una respinta dell’invasione inglese ad un alto costo per entrambe le parti, ma soprattutto per i Francesi e gli Irlandesi.
Le Guerre Napoleoniche sono partite prima senza che Napoleone assumesse il ruolo di imperatore della Francia, e l’Irlanda, dopo questa sconfitta, si destabilizza immediatamente.
Sia che i Cattolici celtici perdano uomini nell’invasione che il potere Protestante a nord rimanga indebolito, i fattori di stress sociale combinati aggravati da questa sconfitta porteranno ad una ribellione Cattolica all’interno dell’Irlanda contro i repubblicani Protestanti Liberali.
La Francia potrebbe intervenire di nuovo per difendere la sua repubblica sorella, ma dopo questa fallita invasione l’interesse della Francia nell’Irlanda scomparirà completamente e i piani di Napoleone torneranno all’isolamento economico del Regno Unito attraverso la conquista dei suoi principali alleati sul continente.
Di conseguenza l’Irlanda rimarrà vittima di sconvolgimenti interni e violenza settaria che caratterizzeranno un periodo che si trascinerà per il resto delle Guerre Napoleoniche.
I Protestanti a nord avranno il vantaggio dell’esperienza e della concentrazione di armi, ma i Cattolici supereranno enormemente di numero i Protestanti del nord, e grazie alla maggiore distribuzione di armi avvenuta tramite i precedenti rifornimenti francesi riusciranno a sfiancare i settentrionali, che saranno costretti a scappare in Francia, anche se la maggioranza verrà probabilmente imprigionata, dato che viaggiare durante questo periodo turbolento sarà incredibilmente difficile.
Con i Protestanti del nord cacciati, i Cattolici celtici saranno liberi di formare un proprio governo, uno che acquisirà caratteristiche meno repubblicane e sarà più simile ad una monarchia.
Il repubblicanesimo era praticamente il Comunismo dell’epoca: contro la religione, contro la gerarchia e fissato con l’uguaglianza, un qualcosa che non si adattava bene alla maggioranza dei Cattolici.
Dopo la guerra questo governo avrà la grande opportunità di ricevere sostegno per lo sviluppo dai monarchi europei Cattolici restaurati e dallo Stato Pontificio, inoltre negli anni successivi alla guerra l’amicizia con la Gran Bretagna potrebbe essere ripristinata, dato che la Gran Bretagna potrebbe non volere che l’Irlanda diventi un avamposto alleato di uno dei suoi rivali e l’Irlanda potrebbe beneficiare significativamente dal commercio col gigante imperiale che era la Gran Bretagna.
Con l’Irlanda stabilizzata, riconosciuta come sovrana e dotata di un governo stabile, questo potrebbe aprire la porta ad una relazione più equa tra lei e l’Inghilterra, al punto che potrebbe essere creata una duplice monarchia come quella dell’Austria-Ungheria.
Con l’Irlanda che è un regno completamente autonomo il Regno Unito non dovrà preoccuparsi che questa si allei un giorno con una nazione ostile, e viceversa l’Irlanda otterrà molte delle sicurezze che aveva sotto il dominio inglese ma senza restrizioni.
Questo diventerà benefico soprattutto quando colpirà la peronospora della patata e del pomodoro: tramite un commercio equo con l’Inghilterra, l’Irlanda riuscirà ad introdurre una varietà di colture più ampie e di acquistare liberamente razioni tanto necessarie con le proprie finanze.
La Grande Carestia Irlandese potrebbe essere evitata, risparmiando una grande quantità della popolazione che sarebbe stata persa a causa della fame e dell’emigrazione verso gli Stati Uniti.
Nel complesso la relazione tra Irlanda e Gran Bretagna in questo mondo diventerà molto più benefica e la nazione irlandese avrà più tempo e manodopera per assurgere allo status di regno europeo moderno, anche se, col repubblicanesimo irlandese messo da parte in favore di una monarchia più tradizionale, la cultura potrebbe assumere caratteristiche più simili alla rigida irregimentazione di nazioni come la Germania o l’Austria, gettando forse le fondamenta per un’era di militarismo irlandese e zelo patriottico che potrebbe renderla una potenza militare schierata dalla parte del Regno Unito.

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A questo punto, ridiamo la parola a Bhrghowidhon:

Vi invito a considerare l'eventualità che nel 1799 l'Abate Sieyès realizzi la propria idea di sostituire il Direttorio nientemeno che con l'Arciduca Carlo di Austria-Teschen. Se questi fosse diventato Re di Francia e la Monarchia vi si fosse mantenuta (la prevedibile adesione della Francia a una Confederazione Europea a guida imperiale renderebbe concepibile un intervento di Restaurazione nei momenti critici come il 1830 o il 1848-1849; senza una Prima e una Seconda Guerra Mondiale come la conosciamo sarebbero rimaste le Monarchie centroeuropee), oggi il Sovrano sarebbe Leone-Stefano d'Asburgo-Lorena-Teschen (che compirebbe proprio domani 89 anni) e Delfino il cinquantaquattrenne Alberto Stanislao.

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Ma Perchè No? gli risponde:

Siéyès di sua sola autorità imporrebbe ai Francesi, che hanno decapitato l'Austriaca, un arciduca austriaco (due buone ragioni di finire sulla ghigliottina)? Non avrebbe resistito due settimane… neanche i monarchici francesi lo avrebbero accettato.

Sieyès era intelligente ma tutti sanno che per la maggior parte, sognava. C'é solo da vedere come Bonaparte trattava le sue idee…

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Tuttavia Bhrghowidhon ha ottimi argomenti dalla sua parte:

“L’Austriaca”. Nonostante il capovolgimento di Valori constatabile nei souvenirs per turisti, per la mia esperienza la massima parte delle Scuole Storiografiche dell’attuale Repubblica Francese aderisce anche soltanto implicitamente al paradigma che vede come Nemici Ereditarî, in successione, il Sacro Romano Impero (unico Stato a spese del quale la Francia si è ingrandita, di ben la metà del territorio del Regno), gli Asburgo e la Germania (dal Primo al Secondo e al Terzo Reich). Ciò che queste Scuole non riescono a riconoscere è che, in una prospettiva di «Nos Ancêtres – Les Gaulois» (comune perlomeno alla Prima Repubblica, al Secondo Impero, alla Terza e alla Quarta Repubblica), sia la Cisalpina sia la Svizzera, la Svevia, la Baviera, l’Austria, la Slovenia e la Boemia (tanto quanto l’agognata Renania) sono Gallia a tutti gli effetti; non solo i Tedeschi (o, in Slovenia e Boemia, gli Slavi) che vi abitano discendono dai Celti locali quanto i Francesi dai Galli (spesso senza intermediazione latina, quindi direttamente – con una sola sostituzione di lingua – come appunto i Francesi), ma vi si sono sviluppate anche lingue celtoromanze come il galloromanzo (tutte comprese nel ramo reto-cisalpino) e ancora oggi parlate, sia pure da poche persone (me compreso), ma per esempio maggioritarie fino al XV secolo nientemeno che a Innsbruck (seconda Capitale asburgica). Certamente, oggi il provenzale (anch’esso ahinoi in cattiva salute, perlomeno in Francia) è lessicalmente più vicino al francese, ma la fonetica storica dimostra che il retoromanzo lo è stato di più per tutta la durata dell’Ancien Régime.

Non è dunque che i Connazionali si trovino solo entro i cosiddetti “Confini Naturali”: oltre ai Valloni e ai Romandi, tutto i parlanti di lingue del ramo reto-cisalpino e storicamente dell’altotedesco sono Galli allo stesso titolo che i Francesi. (Le Scuole Storiografiche italiane commettono lo stesso errore e il suo opposto, quando da un lato considerano Italiani tutti i Sudditi o Cittadini della Repubblica Italiana – mentre la maggior parte non lo è – e dall’altro non prendono nemmeno in considerazione che Francesi, Spagnoli e Portoghesi sono connazionali degli Italiani peninsulari tanto quanto lo sono i Cisalpini e i Sardi, se appunto considerati “Italiani”.) È comprensibile che, a più di duecento anni dagli eventi della Rivoluzione e di Napoleone I, tutti questi riflessi siano diventati ancora più automatici e acriticamente accettati. All’epoca, per contro, c’era ancora spazio per costruire un Mito alternativo (anche se il Partito Austriacante era già stato letteralmente decapitato).

Partiamo da un paragone. Se nel 1658 (dopo un secolo e mezzo di guerre quasi ininterrotte con la Francia) qualcuno in Spagna avesse predetto che il figlio di Filippo avrebbe designato nel 1700 – ammesso che non si tratti di una falsificazione (e, comunque sia, nei fatti gli è realmente subentrato) – come proprio Successore un potenziale Erede di Luigi XIV (in quel momento il Nemico assoluto), che reazione avrebbe suscitato? Il paragone è questo: se l’ucronia qui proposta comincia a realizzarsi nel 1800, che reazione avrebbe suscitato nella Francia del 1758 la previsione che 42 anni dopo il Re sarebbe stato un potenziale Erede di Maria Teresa d’Austria e Giuseppe II? Di sicuro assai meno scandalizzata che nella Spagna di cent’anni prima: era in corso la Guerra dei Sette Anni, il Rovesciamento delle Alleanze era ormai realtà (e di lì a dodici anni il Delfino avrebbe sposato la figlia di Maria Teresa e sorella di Giuseppe II, l’“Austriaca” – mentre le Consorti Asburgiche di Luigi XIII e XIV non sono più ricordate con nomignoli altrettanti spregiativi...), gli Asburgo erano ormai una Dinastia francofona (da italofona che era stata fino a Carlo VI incluso e Maria Teresa bambina) e anzi erano patrilineramente i Lorena, all’epoca ancora creduti discendenti dei Carolingi, quindi Seconda Razza dei Re di Francia, antecedenti agli stessi Capetingi.

Luigi XVIII: il fratello del Re ghigliottinato è diventato Re senza creare tanto scandalo. Perché ne avrebbe dovuto creare di più il fratello della Regina ghigliottinata? Patrilinearmente (che è quel che veniva tenuto in conto) era altrettanto francese di Luigi XVIII ed era della Seconda anziché della Terza Razza dei Re di Francia.
Se poi la precedenza di Razza non basta, l’escamotage era bell’e che pronto: prima si lascia continuare a girare la voce che la Francia verrà spartita fra Prussia e Austria, poi si annuncia che verrà annessa ma rimarrà unita, poi si scopre che l’annessione è al... Ducato di Teschen, dopodiché il Sacro Romano Imperatore, che ne ha facoltà, eleva il Ducato di Teschen a Regno dei Franchi Occidentali, anzi per la precisione a Teilreich dell’Impero (come il Reichsitalien o Langobardisches Reich Welscher Nation “Regno Longobardo della Nazione Gallesca”), (West)Fränkisches Reich Welscher Nation (“Regno Franco [Occidentale] della Nazione Gallesca”) con Carlo d’Asburgo-Lorena-Teschen come (Teil)Kaiser (e Federico Guglielmo III come Vicario Imperiale in Germania, gratificato anche con l’annessione dell’Olanda), “Imperatore” (come la famosa proposta giacobina del giugno 1790 per Luigi XVI): è così rilevante la differenza con l’Impero-Nazione di un Generale Corso nato da famiglia non francese?

Se, sempre nel 1758, fosse stato chiesto se fosse più probabile che cinquant’anni dopo la Francia fosse un Impero (N.B. non in Unione Personale con l’Austria!) sotto un Carolingio o sotto un Corso di origine toscana, quale risposta sarebbe stata più frequente e popolare?

Avrebbe Talleyrand nel 1804 previsto che dieci anni dopo avrebbe ridisegnato la carta d’Europa per conto di Luigi XVIII insieme ai Vincitori di Napoleone, fra i quali come Padrone di Casa un Principe che da esattamente dieci anni aveva perso i proprî Possedimenti aviti a favore della Francia? Eppure tutto ciò ci sembra oggi tanto naturale che facciamo fatica ad accettare un’ucronia in cui semplicemente Napoleone non ha alcun ruolo particolare né, soprattutto, altri ricoprono in tutto e per tutto il suo.

Perciò sintetizzo: senza Napoleone continua il Direttorio → rivalità fra Sieyès e Barras → senza Napoleone, Sieyès vince Barras appoggiandosi alla Seconda Coalizione → agisce in modo simile a Talleyrand al Congresso di Vienna → il Feldmaresciallo Generalissimo Arciduca Carlo di Teschen diventa Imperatore dei Franchi Occidentali (senza alcuna Unione Personale con l’Austria, all’epoca neppure esistente come Kaisertum) → senza continuità giuridica col Regno di Francia, l’Imperatore può riconoscere la Superiorità del Sacro Romano Imperatore (contemporaneamente Capo della sua Casata) → l’inclusione nell’Impero (anche se non nel Regno di Germania, ovviamente) determina la repressione delle eventuali Rivoluzioni → le due Monarchie (francese e austriaca) restano legate → non avviene l’Unificazione kleindeutsch a guida prussiana → non ha luogo la Prima Guerra Mondiale fra Imperi Centrali (qui uno solo) e Francia (che qui ne fa parte) → non entrano in guerra né l’Impero Britannico (per inesistenza del Belgio) né gli Stati Uniti (per la Neutralità britannica) → non ha luogo la Seconda Guerra Mondiale → ancora oggi gli Asburgo-Lorena sono Imperatori nel Sacro Romano Impero (nel frattempo riformato come il Secondo Reich), in Austria (nel frattempo riformata federalisticamente) e in Francia → oggi compie 89 anni l’Imperatore dei Franchi Occidentali.

Potrebbe una simile situazione durare politicamente? Consideriamo i varî punti di vista. Anzitutto i Sovrani: sia Francesco II sia Federico Guglielmo III accrescerebbe il loro potere. Luigi XVIII rimarrebbe un Pretendente, come altri nel XIX secolo. I Borboni di Spagna conserverebbero il proprio Impero; quelli di Napoli eserciterebbero un Protettorato su Roma simile a quello di Napoleone III. La Gran Bretagna non avrebbe guadagni territoriali in Europa, ma si potrebbe dedicare alla Riconquista delle Tredici Colonie Nordamericane. La Danimarca conserverebbe la Norvegia (senza immaginare il pericolo corso nonché il pericolo còrso). La Svezia potrebbe evitare di perdere la Finlandia. La Russia proseguirebbe le Guerre Russo-Turche e Russo-Persiane, senza interferenze da parte “europea” (Santa Alleanza e Metternich, Regno Unito, Francia). Il Collegio degli Elettori dell’Impero si accrescerebbe, ma alcuni Prìncipi potrebbero forse ottenere la Corona Regia. Il Papa perderebbe la Romagna e forse le altre Legazioni, ma recupererebbe Avignone e la Reichskirche, tutto sommato meglio che nella Storia vera. Alla fine, chi perderebbe sarebbero l’Olanda, Venezia (sacrificate rispettivamente alla Prussia e all’Austria), forse Genova e Lucca (ma solo in quanto passerebbero da Repubbliche a Monarchie), sicuramente il Regno di Sardegna (che perderebbe gli Stati di Terraferma) e i Grigioni (che forse non recupererebbero la Valtellina). I Prìncipi Immediati dell’Impero conserverebbero il proprio stato; i grandi Elettori non assaporerebbero la parziale Indipendenza entro la Confederazione Germanica (perché rimarrebbe il Sacro Romano Impero), ma ciò avrebbe per contro un effetto molto positivo sulla Questione Tedesca, che non si porrebbe nemmeno.

Altre Questioni Nazionali risolte o ridimensionate sarebbero:

1) il Belgio (non annesso all’Olanda),
2) l’Italia (riorganizzata in: Regno Lombardo-Veneto dalla Savoia alle Isole Ionie e alla Romagna, quindi con unificazione di tutti i principali centri di disordine; Arciducato di Genova e Ducato di Lucca; Granducato di Toscana; Ducato di Modena-Reggio e Principato di Massa, fin qui tutti asburgici; Ducato di Parma-Piacenza-Guastalla, comunque nell’Impero, come anche i Feudi Ecclesiastici Imperiali di Marche e Umbria, per cui esisterebbe un livello unitario perfino maggiore che nei progetti di Confederazione Italica; Regno delle Due Sicilie – con Malta – e residuo Stato Pontificio come suo Protettorato; Regno di Sardegna, solo insulare e probabile Protettorato Britannico),
3) la Polonia (in quanto linguisticamente a maggioranza polacca sarebbe tutta ricompresa fra Prussia e Austria, quindi entro l’Impero, per cui la Questione Polacca si ridurrebbe da internazionalmente irresolubile a istanza autonomistica nell’Impero),
4) la Boemo-Slovenia (ossia la Cecoslovacchia), non divisa fra Austria e Ungheria,
5) la Croazia, non in contrasto con l’Ungheria e quindi in condizione ‘illirica’ simile alla Slovenia (in senso moderno) e casomai in rivalità con la Serbia per la Bosnia-Hercegovina,
6) la Transilvania, anch’essa non in contrasto con l’Ungheria (e quindi con tre Nazionalità soddisfatte su quattro: Sassoni, “Siculi” / Székelyek e Romeni, in questo caso orientati sull’italiano, per il predominio della Scuola Linguistica Transilvana).

Evidentemente non è risolta la Questione Ungherese (che invece storicamente lo è stata, a spese di tutte le altre), ma in compenso senza tutto il resto si potrebbe evitare parte dei conflitti del 1848 e di conseguenza la centralizzazione austriaca (con imposizione del tedesco) da cui è scaturita la ribellione definitiva (rimarrebbe il latino come lingua ufficiale).

I Disordini del 1848 potrebbero essere ulteriormente ridotti dal fatto che la struttura dell’Impero garantirebbe se non altro le caratteristiche di Costituzionalità, Parlamentarismo, Federalismo ed Elettività perseguite dagli Antiassolutisti e contemporaneamente rappresenterebbe la massima realizzazione possibile del disegno di Rēs Pūblica Ĕurōpăeă a base cristiana e centrata sulla Germania (somma della Rēs Pūblica Chrīstĭānă di Carlo V e Filippo II e della Repubblica Europea di Rousseau) che la generazione illuministica di Metternich aveva assimilato dal Romanticismo di Nikolaus Vogt.

Come si vede, il sogno dell’Abate Sieyès era stato molto lungimirante e avrebbe posto le condizioni per un XIX secolo molto diverso da quello che conosciamo (con meno contrasti, almeno di quelli per cui è passato alla Storia). Se fosse vissuto come nella realtà, sarebbe arrivato al 20. giugno 1836 per vedere il sessantaquattresimo Genetliaco del suo di 23 anni più giovane Monarca, di stirpe francese, di nascita fiorentina, sposato a una Principessa protestante (e storicamente quasi divinizzato dai Patrioti tedeschi); questi, ominosamente, avrebbe a 75 anni (dopo 47 anni di regno) lasciato come Erede il trentenne Delfino Alberto Federico il 30. aprile 1847 (possibile suocero di Umberto di Savoia-Sardegna, per noi Umberto I d’Italia), destinato a regnare per 48 anni (fino all’età di 78, nel 1895), 47 dei quali contemporaneamente al secondo cugino Francesco Giuseppe (di tredici anni più giovane), dopodiché ne sarebbe subentrato il trentanovenne nipote Federico (figlio del fratello Carlo Ferdinando) fino al 1936, poi il figlio (di nuovo trentanovenne) di quest’ultimo, Alberto II (fino al 1955), infine il ventisettenne pronipote di questi e oggi Festeggiato, Leone-Stefano: in tutto solo cinque Imperatori, il più recente dei quali giunto ai 62 anni di regno. Se la popolarità di un Sovrano è proporzionale alla durata del suo regno, gli Asburgo-Lorena-Teschen (con 47 + 48 + 41 + 19 + almeno 62 anni di regno) si sarebbero ormai identificati con la Francia (di cui avrebbero accresciuto e mantenuto fino a oggi l’Impero Coloniale) più che il Re-Sole o Napoleone I.

Aggiungo ancora due particolari: anzitutto, mi preme sottolineare che in questa ucronia non ho proposto grandi unioni territoriali o personali (le annessioni austriache, oltre a quelle realmente avvenute nel 1800 [Baviera e Piemonte], si limitano a quella quasi raggiunta della Romagna, a Nizza e Savoia al Lombardo-Veneto oltre alle Secondogeniture di Genova e Lucca; inevitabile l’Olanda – che cosa altrimenti? – alla Prussia per controbilanciare un Asburgo-Lorena in Francia); inoltre, la formale appartenenza dell’Impero dei Franchi Occidentali al Sacro Romano Impero (di fatto la Repubblica Europea Cristiana centrata sulla Germania) e l’Unione Dinastica – già da tempo in corso di realizzazione fra Asburgo e Borboni – garantiscono alla Capitale Francese la sicurezza delle Frontiere a Nord e a Est, per la prima volta da Carlo il Grosso e molto meglio (perché senza nemici oltre) che con lo stesso progetto lotaringio di Napoleone I.

Un’espansione in Europa potrebbe perfino avvenire a spese della Svizzera (magari proprio nel 1847, come stava per accadere nella Storia vera).

Infine una considerazione. Se preferiamo ritenere che senza Napoleone la Storia sarebbe arrivata più o meno dove è realmente giunta, allora dobbiamo fare un passo ulteriore e ammettere che le Grandi Personalità della Storia non contano assolutamente niente sul percorso del Mondo; ma se le Personalità decisive (che potrebbero anche essere ancora da scoprire, beninteso) non sono indispensabili, allora consiglierei di smettere di scrivere ucronie storiche: rimangono quelle su un diverso Big Bang, magari di pochissimo (quel tanto che basta perché la Terra si formi in modo tale da modificare la Deriva dei Continenti e quindi la Geografia delle terre emerse), oppure quel del tutto letterarie, dove non contano i calcoli storici ma l’effetto artistico. Basta saperlo.

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A questo punto interviene Findarato Anàrion:

Ieri i miei figli hanno visto Cars 2, e la sigla finale, in stile James Bond, mostra una cartina geografica con tantissime imperfezioni, mi limito alle tre più clamorose e che ricordo, sulle quali forse potremmo costruirci un'ucronia; per ognuna delle tre inesattezze, riporto anche la prima cosa che mi è venuta in mente:

- la Corsica è italiana (i Savoia non si sono fatti conquistare Genova dalla Francia, e quindi il Generale Buonaparte dell'esercito genovese unisce tutta la Penisola)
- l'Austria è inglobata nella Germania (la Großdeutsche Lösung ha successo, per poi perdere pezzi dopo le guerre mondiali)
- la nostra Tunisia fa parte dell'Egitto (L'Impero Ottomano perde pezzi in Arabia e non in Africa; alla fine della WWI, si divide in tre Nazioni: Turchia in Anatolia ed Europa, Palestina in Medio Oriente ed Egitto in Africa). Da notare, il fatto che l'Egitto inglobi la nostra Tunisia è una mia congettura, dato che, nella mappa, le terre che costituiscono il "nostro" Egitto non sono visibili o, per lo meno, non mi sembra di averle viste.

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A replicargli è sempre Bhrghowidhon:

Questa è ancora un’altra questione, diversa sia dall’assenza di Napoleone sia dalla sua militanza con gli Asburgo. Si tratta di un’ucronia molto insidiosa, perché, pur essendo a risultato fisso (quindi ammettendo anche più di un Punto di Divergenza), nasce da un errore involontario e dunque deve arrivare a un esito che non è nella logica di una Filosofia della Storia né incastonato nelle contingenze della Storia vera; in altri termini, richiede quasi tutte le imprevedibilità della situazione attuale tranne due (per semplicità ometto la Tunisia, della quale non ho capito su che cosa si basi la congettura che faccia parte dell’Egitto se quest’ultimo non è rappresentato nella cartina erronea: è forse dello stesso colore della Libia? Non ho la cartina e quindi non so...). I punti fissi sono che:

1) una Divergenza deve aver luogo prima del 1768, altrimenti è molto difficile che la Francia rinunci alla Corsica, ma non si può lasciare la Corsica a Carlo Emanuele III nel 1746 (che pure si congiungerebbe benissimo con un’annessione di Genova o almeno della Riviera di Ponente da parte di quest’ultimo), perché la Gran Bretagna era contraria e vi si è attivamente opposta;

2) appunto abbiano luogo le due Guerre Mondiali o perlomeno la prima, onde giustificare i confini dell’Europa Centro-Orientale, fissati nel 1919 o comunque già concepiti all’epoca (la Linea Curzon risale al 1921, pur essendo stata ufficializzata come Confine Polacco-Sovietico solo nella Conferenza di Tehrān del 1943; la Linea Oder-Neiße era un obiettivo di guerra dell’Impero Russo nel 1914; la Rutenia Subcarpatica era assegnata all’Ucraina – nella nomenclatura di allora “Rutenia” – e l’Istria Centro-Meridionale alla Croazia al più tardi dal 1910 nei progetti di Riforma Federalistica dell’Impero Austro-Ungarico, in realtà già da molto prima) e il loro andamento preciso (per esempio nel Burgenland) può essere attribuito sia ai contemporanei Rĕfĕrĕndă sia alle storiche volontà punitive nei confronti della Germania, Austria e Ungheria (in particolare per quanto riguarda i loro confini con la Danimarca, la Cecoslovacchia e la Romania);

3) il confine ottocentesco fra Belgio e Lussemburgo, anch’esso di natura linguistica, può essere credibilmente posticipato fino al Primo o Secondo Dopoguerra;

4) la Guerra di Crimea, un omologo del Congresso di Berlino dopo l’Undicesima Guerra Russo-Turca (1878) e le due Guerre Balcaniche si devono svolgere più o meno come nella Storia vera;

5) la Norvegia deve comunque ottenere l’Indipendenza (dalla Svezia o dalla Danimarca), presumibilmente per le stesse ragioni di Separatismo che l’hanno causata nel 1905 (altrettanto vale per la Finlandia, che sia dalla Svezia o dalla Russia dopo la Prima Guerra Mondiale, con modifica dei confini nella Seconda Guerra Mondiale);

6) data l’assenza di Napoleone (da qualunque parte, nel nostro caso per definizione dalla Francia e per ipotesi dalle altre Potenze, altrimenti gli esiti sarebbero comunque diversi dai confini attuali), per evitare qualsiasi possibilità di una Francia sotto la “Linea Feldmaresciallica” degli Asburgo-Lorena-Teschen (come esposto nell’ucronia su «Napoleone chi?») bisogna evitare il Direttorio e, se possibile, addirittura la Rivoluzione Francese (se non al massimo per giustificare l’annessione delle Enclaves come Avignone), onde arrivare con i Borboni nel 1815;

7) l’Unione fra Germania e Austria non può essere la più semplice che verrebbe in mente, quella dopo la Prima Guerra Mondiale (né tantomeno lo Anschluß del 1938), perché Francia, Regno Unito e Stati Uniti (oltre all’Unione Sovietica) si sarebbero opposti;

8) infine, è necessario che l’Italia attuale o i Savoia abbiano sconfitto in qualche Guerra (immagino Mondiale) la Germania e l’Austria per raggiungere lo Spartiacque Alpino nel Tirolo, ma senza conquistare (o tenere permanentemente) alcunché a Est del Comune di Trieste.

Per facilitare il compito, possiamo eliminare alcuni fatti storici che non presuppongono per forza queste condizioni: a ritroso nel tempo, la dissoluzione della Seconda e Terza Jugoslavia (bisogna solo conservare la Guerra del Kosovo, che è possibile anche senza il resto, e la Guerra Greco-Turca), il Terzo Reich, la stessa Unione Sovietica (basta una Rivoluzione Russa e la dissoluzione dell’Impero in un certo momento fra la Vittoria nella Prima Guerra Mondiale e oggi; devono però essere tracciati nel frattempo – come avvenuto nell’Unione Sovietica – i confini che oggi separano la Russia dall’Ucraina e la Lituania dalla Bielorussia, che sono diversi da quelli fra i Governi sotto lo Car’), necessariamente il Secondo Impero in Francia e verosimilmente la Soluzione kleindeutsch in Germania (quindi anche la Guerra Franco-Prussiana e se possibile anche la Guerra Austro-Prussiana). È invece obbligatorio che a un certo punto Nizza e la Savoia passino alla Francia, anche se qualsiasi epoca va bene (perché si trattava di obiettivi costanti, come per la Lorena).

In questo quadro, il Punto di Divergenza minimo che riesco a trovare coincide con quello dell’ucronia sulle due Italie (Est e Ovest) – la mancata morte per avvelenamento di Carlo VI nel 1740 – cui però vanno aggiunti l’assenza (o massima riduzione) della Rivoluzione Francese e d’altronde la fine delle Repubbliche di Venezia, Genova e Lucca (oltre all’annessione della Valtellina e Valchiavenna alla Lombardia). In breve, ci basta arrivare al 1914 col Blocco della Triplice Alleanza (praticamente un Sacro Romano Impero esteso con la Großösterreichische Lösung e riformato come il Secondo Reich), poco più (Belgio e Lussemburgo, che si limiterebbero ad alterare di poco la sequenza degli eventi, per arrivare allo stesso esito desiderato) poco meno (senza Sardegna, ai Savoia) – che deve essere integralmente sconfitto come minimo da Francia, Russia e Stati Uniti (questi ultimi indispensabili per la Vittoria di questa Triplice Intesa senza Regno Unito; la Russia per permettere la semplificazione sopra accennata della Storia): così arriveremmo al 1919, in cui il Belgio e il Lussemburgo vengono staccati dalla Germania-Austria, la Francia annette la Savoia e Nizza (fino al Confine Alpino, quindi con Briga e Tenda), i Savoia ottengono il neonato Regno d’Italia (staccato dal resto della Germania e Austria lungo lo Spartiacque Alpino e dalla Slovenia lungo il confine del 1945, non essendo concepibile nel 1919 un contrasto fra Vincitori che erano entrambi partiti da posizioni tanto inferiori, la Sardegna e la Serbia) e l’Impero Russo (con o senza Finlandia dal 1809) annette tutta la Polonia (fino alla Linea Oder-Neiße e ai Carpazi), la Cecoslovacchia, la Rutenia Subcarpatica e la Bucovina Settentrionale (con Rĕfĕrĕndŭm per far coincidere il confine con quello attuale), mentre la Serbia annette la Bulgaria (rettificando internamente il confine, come avvenuto a livello internazionale dopo la Prima Guerra Mondiale), la Vojvodina, la Bosnia-Hercegovina, la Dalmazia, la Croazia e la Slovenia (è indifferente se si fonda col Montenegro o no), finché entro i 98 anni seguenti una Rivoluzione porta alla Secessione dei Paesi Baltici, Polonia, Cechia, Slovacchia, Bielorussia, Ucraina, Georgia, Armenia e Azərbaycan (Azerbajdžan) dalla Russia e della Slovenia, Croazia, Bosnia-Hercegovina, Kosovo e Bulgaria dalla Serbia.

I tre punti su cui lavorare sono, in ordine cronologico: «dilatar l’Impero in Italia»; evitare la Rivoluzione Francese; precisare il contesto delle Secessioni dalla Russia e dalla Serbia. Per quest’ultimo abbiamo a disposizione appunto 98 anni (dal 1919 al 2017) e un sicuro modello storico, gli Anni Novanta, che per comodità terrei più o meno inalterato (il meccanismo generale sarebbe una sorta di Guerra Fredda fra Russia e Stati Uniti gradualmente innescatasi dagli Anni Venti, più o meno dalla Grande Recessione, e rimasta tale per ragioni di tecnologia militare fino agli Anni Ottanta).

Per il resto, comincerei ricalcando parola per parola le prime conseguenze della sopravvivenza di Carlo VI al 1740: «L’obbligo di riconoscenza di Federico Augusto II di Sassonia (Augusto III di Polonia-Lituania) in conseguenza della Guerra di Successione Polacca e quello di sudditanza di Federico II all’Imperatore che gli aveva salvato la vita dalla condanna a morte paterna avrebbero garantito una vittoriosa Reichsexekution per Fellonia contro Carlo Emanuele III (di certo non aiutato da Elisabetta Farnese, per cui la Spagna sarebbe rimasta fuori dal conflitto; nel caso di una partecipazione della Francia, la Gran Bretagna si sarebbe sicuramente schierata con l’Impero), non solo entro i confini dell’Impero, ma anche in Sardegna. A questo punto siamo già arrivati a un Langobardisches Reich Welscher Nation in cui Genova rimane l’unico grande Feudo Imperiale non direttamente governato dagli Asburgo-Lorena, che inoltre regnano direttamente in Savoia e Sardegna: in tutto quindi Savoia, Aosta, Piemonte, Nizza, Monferrato, Lombardia Austriaca (con Parma), Mantova, Toscana, Corsica, Sardegna (il rapporto di forza fra Nord e Sud delle Alpi farebbe sicuramente riorientare la politica di Giuseppe II e perfino Pietro Leopoldo a questo punto manterrebbe verosimilmente l’unione della Toscana all’Austria deliberata dal fratello). Una simile Reichsexekution riporta lo Stato dei Presidî all’Imperatore. Entro un anno dalla presunta morte naturale di Carlo VI (1755), qualsiasi eventuale attacco alla Coppia Imperiale sarebbe stato neutralizzato dal conseguente Rovesciamento delle Alleanze; senza l’Insurrezione del 1746-1747 (né il pagamento dei due milioni di genovine), Genova sarebbe rimasta in ottimi rapporti con la Casa d’Austria e quindi il Protettorato sulla Corsica (tanto più senza le aspirazioni sabaude) sarebbe rimasto all’Impero (con l’appoggio inglese contro i tentativi spagnoli). La Corsica è dunque governata per Genova dall’Impero e non dalla Francia, con tutte le conseguenze già più volte viste per la famiglia Buonaparte, ossia nel 1769 Napoglione nasce comunque Suddito dell’Imperatore e, data l’origine della famiglia, sarà iscritto alla Nobiltà Toscana (come realmente accaduto) e frequenterà l’Accademia Militare Teresiana a Wiener Neustadt.»

In questo sviluppo si può immaginare (nuovo Punto di Divergenza) che la Reichsexekution contro lo Stato dei Presidî porti a una Guerra dell’Impero contro Francia e Spagna, simile alla Guerra di Successione Austriaca, ma con Sassonia e Baviera dalla parte degli Asburgo (era già possibile, ma non inevitabile, quindi l’ho evitato nell’ucronia sulle due Italie; qui invece è necessario) e ovviamente i Savoia contro (ma con la sola Sardegna). La differenza di Alleanze in Germania, insieme alla pressione congiunta sulla Prussia da parte della Slesia Austriaca, della Sassonia e dell’Elettorato di Hannover, costringono Federico II a non entrare nel conflitto; le forze austro-piemontesi (in questo caso tutte asburgiche) e la Neutralità genovese (oltre al raffreddamento dei rapporti fra Spagna e Francia a causa della morte di Filippo V e della conseguente perdita di influenza da parte di Elisabetta Farnese e dei suoi progetti per Don Felipe in Lombardia) permettono di bloccare l’offensiva gallispana sulle Alpi Occidentali, per cui Luigi XV e Ferdinando VI “il Saggio” si ritirano in tempo dalla Guerra lasciando solo Carlo VII di Napoli, cui Carlo VI riconquista i due Regni di Sicilia.

Il resto parte dal 1755. A differenza che nell’ucronia sulle due Italie (Est e Ovest), dobbiamo modificare l’esito della Guerra dei Sette Anni sia per evitare la Rivoluzione Francese: qui dobbiamo porre un Punto di Divergenza aggiuntivo. Mi sembra che questo debba passare per un più decisivo intervento russo e a questo scopo è obbligatorio un atto – per forza da parte imperiale – che risolva a favore di Pietro III la questione del Feudo di Holstein-Gottorp: se Maria Teresa (a ciò esortata da una Caterina II più in accordo con l’Augusto Consorte) convince Francesco I in tal senso, la disfatta di Federico II è definitiva e la Gran Bretagna rimane isolata; alla conclusione della Guerra non vengono introdotte modifiche territoriali e quindi la Francia conserva (recupera) tutte le Colonie, così come la Spagna non scambia la Florida con la Louisiana (Carlo III di Spagna non può sperare in un intervento francese per riconquistare ai Borboni il proprio perduto Regno delle Due Sicilie e se agisse da solo sarebbe minacciato dall’impiego delle Forze Armate russe in Italia – in modo vagamente simile a quanto visto 36 anni più tardi con Suvorov contro la Francia – anziché nel fallimentare progetto contro la Danimarca).

In Francia non si scatena la fobia di aver perso l’Impero per aiutare l’Austria né vi si accompagna l’ammirazione storica per Federico II; in ultima analisi, le cause della Rivoluzione non trovano alimento né nella Geopolitica Internazionale né nel fallimento della Politica Coloniale. Fra insurrezioni represse (anche con aiuto esterno) e riforme più o meno estorte, la Monarchia Borbonica rimane in Francia (e in Spagna) e non è rilevante chi siano specificamente i singoli Re (se discendenti di Luigi XVII o no); confinante con i Borboni di Spagna a Sud e con gli alleati Asburgo a Est e a Nord, il Regno di Francia rimane nei confini del 1789 (che, a parte Avignone, verranno modificati in quelli attuali solo nel 1919).

A Sud delle Alpi, la già citata Riforma dell’Impero (paragonabile alla Fondazione del Secondo Reich nel 1871) fa automaticamente confluire Genova e Lucca nella Germania-Austria, così come Modena-Reggio e Massa, che in più seguono le tappe spesso viste (14. ottobre 1803 Terzogenitura, 1829 Unione Personale con Massa, 21. novembre 1916 Unione Personale con l’Austria); restano da adattare all’esito ucronico lo Stato Pontificio, Venezia e la Valtellina-Valchiavenna, quest’ultima verosimilmente prima di Venezia (altrimenti perde importanza relativa). L’occasione da cui partire potrebbe essere la Guerra del Sonderbund, che si conclude ugualmente con la Vittoria dei Cantoni Riformati, ma con intervento austriaco che si risolve nell’annessione della vitale via di comunicazione fra Tirolo e Lombardia (nella Storia non è avvenuta perché era già stata anticipata da Napoleone e sancita dal Congresso di Vienna).

Sempre nel 1847 si deteriorerebbero i rapporti con lo Stato Pontificio a causa di Ferrara. Nel 1848 potrebbero scoppiare le storiche Rivoluzioni e anche a Venezia (rimasta indipendente) un Governo Rivoluzionario antiaustriaco (a causa della rivalità con Trieste) potrebbe unirsi al Governo Provvisorio di Roma contro il tentativo asburgico di annessione di Ferrara e della Romagna. Come nella Storia reale, le Rivoluzioni verrebbero represse e, dato che il Regno delle Due Sicilie è direttamente dell’Imperatore, sarebbe quest’ultimo (senza Napoleone III né la Spagna) a intervenire contro la Repubblica Romana. Poiché esiste ancora il Sacro Romano Impero, i restaurati Governi della Repubblica di Venezia e dello Stato Pontificio devono optare per l’ingresso nell’Impero onde mantenere il Potere e un residuo di Autonomia (l’alternativa sarebbero comunque l’occupazione militare e probabilmente anche cessioni territoriali all’Austria).

È naturale che, chiunque governi in Francia nel 1859, non scoppi la Guerra Austro-Sarda e in queste condizioni (senza attacco sabaudo neanche nel 1866) la Guerra Austro-Prussiana potrebbe essere del tutto evitata oppure terminare con una Vittoria Austriaca; in ogni caso, entro il 1870-1871, con o senza Guerra contro la Francia, l’Impero viene riformato come storicamente nel Secondo Reich, ma in questa ucronia secondo la Großösterreichische Lösung, quindi di fatto fondendo il Sacro Romano Impero (esteso nel 1849, come la Confederazione Germanica, a tutta la Prussia – senza Napoleone anche la Nuova Prussia Orientale, compresa Varsavia – e qui anche a Venezia e allo Stato Pontificio) e l’insieme degli altri Dominî Asburgici (dalla Sicilia e dalla Corsica ai Paesi Bassi Asburgici – Belgio e Lussemburgo – e alla Galizia sia Orientale sia Occidentale). In tal modo abbiamo finalmente ottenuto, intorno al 1871, il Blocco corrispondente alla Triplice Alleanza del 1814, senza la Sardegna ma con in più la Corsica, il Lussemburgo e il Belgio.

Senza invasione del Belgio neutrale (perché qui è già austriaco), il Regno Unito non interviene nella Prima Guerra Mondiale. La successione delle cause e delle Dichiarazioni di Guerra può essere per il resto identica a quella storica (è logica l’Alleanza Franco-Russa, anche perché, senza altre possibilità di espansione, la stessa Grande Austria sarà rivale della Russia nell’Europa Sud-Orientale). Per impedire la Vittoria della Grande Austria (e la Rivoluzione Russa) è indispensabile l’Intervento Statunitense, secondo la tradizionale Politica di Alleanza Russo-Americana; ciò sarebbe stato tenuto nel debito conto da Francesco Giuseppe, che quindi avrebbe di sicuro stipulato un’Alleanza Difensiva con l’Impero Britannico e magari Difensivo-Offensiva con quello Ottomano (non so se nella cartina erronea sia rappresentato il confine fra Turchia e Georgia; se è quello attuale, ci potrebbe dare qualche grattacapo), se non che il fatto che sia stata l’Austria a dichiarare guerra per prima alla Serbia dà al Regno Unito la giustificazione per non intervenire (molto contestata, perché comunque sono poi la Russia e la Francia a dichiarare guerra all’Austria; la scelta britannica – a sua volta dettata dal timore degli Stati Uniti – è in ultima analisi la ragione della sconfitta austriaca).

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Chiudiamo con il commento lapidario di Enrico Pellerito:

Non ho mai conosciuto qualcuno capace come Guido Borghi di scrivere in breve tempo così bene e dettagliatamente, traendo spunto da quanto gli viene prospettato. Senza parlare del fatto di riuscire a tirare fuori qualcosa di assolutamente sensato da qualcosa che a prima vista non sembra avere alcun senso.

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