I Meganoidi in Italia!

di Never75

Dedicato a tutti quelli che ricordano con nostalgia i fantastici robottoni giapponesi degli anni '80!

Gli ucronauti che sono nati negli anni sessanta o all'inizio dei settanta si ricorderanno che i famosi "alieni" che tentavano in ogni modo un'invasione del nostro Pianeta combattendo contro i classici robottoni giapponesi (Goldrake, Mazinga, Daltanious, Vultus V ecc.) se la prendevano sempre e solo col Giappone, e specialmente con Tokyo, prendendo sempre delle grandi batoste. Poniamo invece il caso che decidano di attaccare un altro paese meno organizzato. Se ci provano con l'Italia? Quasi certamente i nostri politici, pur di mantenere il posto, sarebbero disposti anche ad allearsi con gli alieni e a collaborare con loro, mentre per tutti gli altri varrebbe il vecchio detto: "O Franza o Spagna, purché se magna", accettando di buon grado il dominio alieno pur di poter continuare a fare i propri interessi... Tra i tanti robottoni che potevo rendere protagonisti della storia, alla fine ho scelto Daitarn III, che è anche uno dei meglio conosciuti.

Disclaimer:  Ovviamente questo è solo un lavoro di fantasia e non vuole offendere nessuno. Ogni riferimento a fatti o persone viventi è puramente casuale.

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Anno 2009 - Villa di Arcore, nel Milanese.

L'allora Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana stava per coricarsi nel suo letto imperiale a tre piazze, dopo aver congedato i suoi numerosi ospiti.
Dopo aver infilato il pigiama, essersi tolto dalla testa quasi calva tutta la lacca coprente e dal viso tutto il cerone, spense la sua abat-jour pensando già a quello che avrebbe discusso l'indomani al Consiglio dei Ministri.
"Oddio! Quante preoccupazioni ! Devo anche dire un discorso in quell'inutile Parlamento! Quanto vorrei non ci fosse più…tanto per quello che serve! Ed anche quei ministri leccapiedi che son costretto a tenermi buoni! Non sarebbe l'ora di abolire pure quelli? Ma con la Legge che ho in mente di far approvare al più presto…sarà un bel ridimensionamento per tutti, compresi quei fanfaroni dei miei alleati! Avessi almeno 20 anni in meno!"
Non si era ancora assopito che un fragoroso bagliore lo destò. 
"Guardie! Guardie!" Era tanta l'agitazione che provava che fece cadere perfino il busto di Giulio Cesare che si trovava sul suo comodino .
"Oh no! Si è rotto! Essì che era un originale romano del II^ secolo trafugato per mio ordine in una villa a Pompei! Valeva una fortuna!"
Mentre era assorto in queste meditazioni davanti a lui apparve una figura ammantata, circondata da fumo e lampi.
"No! Il diavolo! Ecco è venuto prima del tempo! Ma non erano questi i patti!"
Sbraitò il forsennato Presidente.
"No, sciocco di un terrestre! Non sono il diavolo, ma qualcuno di più potente ancora!"
E la figura ammantata si fece più vicina ed il Presidente poté constatare che era una donna, o meglio, una figura che assomigliava molto ad una donna.
Portava i capelli rossicci tagliati a caschetto ed aveva delle forme molto piacenti, che non sarebbero affatto dispiaciute al Presidente se non che, guardandola bene in viso, anche lui si accorse che in verità non era un essere completamente umano.
La pelle era bianca, quasi diafana, e gli occhi non avevano pupille. Inoltre, sulla fronte, portava uno strano diadema che non si capiva se era un ornamento o se facesse realmente parte del suo corpo meccanico.
Infatti l'inaspettata visitatrice era un cyborg, anzi, la Regina dei cyborg: la provocante quanto malvagia Koros, principale assistente e traduttrice di Donzauker, imperatore di tutti i Meganoidi.
"Ko…Koros! Lei qui? Ma cosa è venuta a fare nel Mio Bel Paese? Che io sappia voi di solito attaccate sempre e solo i musi gialli! E come fate a parlare così bene la mia lingua?"
"Silenzio! Qui sono io a fare le domande. Sappi comunque che noi Meganodi siamo talmente superiori da poter parlare e tradurre qualsiasi lingua o dialetto al Mondo conosciuta." disse Koros. Nel frattempo dietro a lei si materializzarono altre ombre che, altro non erano, che soldati della Guardia Meganoide, tutti lucenti nelle loro armature verdognole.
"Si dà il caso che noi Meganoidi abbiamo deciso di cambiare strategia, per questa volta. Giocheremo più d'astuzia per battere Haran Banjo ed i suo Daitarn III che così tanti lutti ha provocato nei nostri eserciti. Per cui il Grande Donzauker ha inviato a me, Koros, sua umile messaggera in una missione segreta da te. E' già da tempo, del resto che teniamo d'occhio il tuo Paese e, senza che ve ne accorgiate, abbiamo già costruito un bel po'di basi scavando segretamente nel sottosuolo delle vostre Regioni Centrali"
"Allora il tremendo terremoto in Abruzzo…è avvenuto per causa vostra, maledetti!"
"Beh, sei un po' più perspicace di quanto credevamo! Sarai perfetto come esperimento!" sorrise la malvagia Koros senza il minimo tremolìo della voce, come se avesse riferito un'ovvietà senza senso.
"Non vorrete mica uccidermi spero?" piagnucolò il Presidente che, messa da parte la solita boria, si era d'un tratto sentito piccolo piccolo di fronte all'enorme potenza dei Meganoidi .
"No, stupido d'un terrestre che non sei altro! I nostri piani sono altri. Tu ci servi vivo."
"Ah…e cosa posso fare per Voi, Meganoidi? Se volete domani a Pratica di Mare posso organizzare un Summit di Pace tra il Vostro Governo e quello dei Principali Paesi Terrestri. Sapete io ho amicizie altolocate tra i Grandi del Pianeta: Putin, Obama, Sarkozy, Gheddafi…"
"Smettila di dire sciocchezze! Anzi, alzati che ti devo mostrare una cosa." Koros diede poi ordine ai suoi soldati di sollevare senza troppe cerimonie l'assonnato Presidente.
"Eh, un attimo! Un po' di gentilezza! Alla fine sono un uomo di una certa età io…"
"Ma tu non ti vantavi di dormire solo quattro ore per notte?" L'ironia di Koros diventava via via più pungente, ed allo stralunato Presidente non restò che chinare il capo ed annuire.
Lo trascinarono nella stanza adiacente, adibita in men che non si dica a laboratorio.
Ai quattro lati c'erano infatti delle apparecchiature sofisticatissime, di evidente provenienza non-terrestre.
"Questa è una macchina che serve per trasformare gli esseri umani in Meganoidi, l'unica razza superiore destinata a governare il Mondo. Noi abbiamo bisogno di numerosi soldati però per coronare i sogni di gloria del Grande Donzauker, e tu ci potrai aiutare" – spiegò Koros mentre gli accarezzava i radi capelli scompaginandogli così l'elaborato riporto tricologico.
"Ma in che modo?" Il Presidente non riusciva ancora a capire quale sarebbe stato il suo scopo in tutta quella spiegazione.
"E' abbastanza semplice da capire anche per un inferiore essere umano come te. Sarai tu a procurarci i soldati necessari per il nostro dominio."
" E come farò?"
"Tutto a suo tempo ti verrà spiegato. Nel frattempo ti posso anticipare che, grazie all'aiuto ed all'alleanza con noi Meganoidi, potrai finalmente realizzare i tuoi sogni di gloria. Avrai il Mondo ai tuoi piedi e non dovrai accontentarti solo di questo Paese. Ed infine, non avrai più nemmeno bisogno di questi" – e Koros calpestò apposta coi suoi tacchi il flacone di lacca nera e quello di cerone, frantumandoli in mille pezzi.
"Noi Meganoidi siamo quasi immortali e godiamo dell'Eterna giovinezza. Vuoi diventare come noi?"
"Sssì!" Fece il Presidente "Lo voglio! Voglio primeggiare sull'Europa, ma che dico, sul Mondo intero! Devo vendicarmi di quella babbiona della Regina Inglese o quella befana della cancelliera tedesca che mi hanno così tanto umiliato i mesi scorsi..:"
"Ora potrai ottenerlo, caro il mio Presidente." E diede ordine ai suoi soldati di legarlo ad una sedia metallica.
"Ma cosa mi state facendo? Aiutooo!"
"Smettila di gridare. Prima dovrai diventare anche tu un bel Meganoide! Mi raccomando voi due" – disse rivolta a due scienziati – "fate un bel lavoro come al solito!"
"Sì, Suprema Koros!" ed i due scattarono sull'attenti.
"Arrivederci, mio caro Presidente! Sentirai ben presto parlare di noi. Ma tutto a suo tempo."
"Nooo! Fa male! Ahhhhhhh!"

Quattro anni dopo, Roma. Mese di maggio.

Ma come fa lei Signor Presidente, ad essere sempre così giovane e piacente?"
"Davvero, pare di non invecchiare mai!"
"Ma ha per caso fatto un patto col diavolo per restare così in forma?"
I giornalisti parevano sempre più sorpresi dalla grande forza fisica che ancora emanava dal loro Presidente.
Contro tutti i pronostici, infatti, aveva vinto per la quarta volta le elezioni. Il suo Partito aveva raggiunto (da solo, senza bisogno di alleanze scomode) il 70 % dei consensi in tutta la Penisola.
Anche se qualche isolato baluardo dell'opposizione ed organizzazioni internazionali avevano parlato di possibilità di brogli, mai come prima d'ora il suo personalissimo dominio era sembrato più sicuro.
"Mi consenta, carissima Signorina, di affermare che non è così lontana dal vero, in quest'ultima Sua affermazione!" Disse mostrando in un sorriso una dentatura perfetta e naturale.
Ad un certo punto, tra i giornalisti, si fece largo uno strano individuo, tutto ammantato da una sciarpa azzurra, nonostante la stagione.
"Che modi! Rispetti la fila anche Lei!" gli urlarono dietro frotte di giornalisti, tra uno scatto di flash e l'atro destinato ad immortalare il Nuovo (o vecchio?) Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
"Fate largo, babbei! Ho una comunicazione importante per il Vostro Presidente!"
Mugugnò quest'ultimo in un perfetto (forse fin troppo) italiano, non avendo nessun accento particolare.
Non appena comparve dinnanzi al Presidente, questi sbiancò, almeno per quanto gli consentiva la sua nuova forma meccanica.
"Ora vogliate scusarci, ma io ed il mio amico abbiamo affari molto più urgenti da sbrigare. Riceverò voi giornalisti domani, alla stessa ora, dopo il discorso post elettorale."
E si congedò bruscamente da loro, seguito a ruota dal misterioso visitatore.

Costui lo condusse poi su un'auto blindata che si diresse a gran velocità verso una amena località della campagna romana. 
La macchina parve quasi, per un attimo, sbandare ed andare a finire contro un colle. Ma, in realtà, quella era una base segreta Meganoide. Non appena la macchina apparve davanti, si sollevò un portellone (come di un garage) ed essa vi entrò.
Sceso il Presidente con la sua scorta, il Meganoide che lo aveva accompagnato fin lì si levò la sciarpa, mostrando un volto verdastro orribile e deforme.
Il Presidente fece istintivamente uno scatto indietro.
"No, Non si preoccupi, Signor Presidente! Siamo amici ed alleati, ormai! Non se lo ricorda già più!"
"Sì, che me lo ricordo. Certo!" Ma il presidente finse una calma che non aveva.
Il Meganoide si presentò:
"Io sono il Comandante Mendor, delle forze speciali Meganoidi. Prendo ordini solo dalla Cancelleria Imperiale." Ed, avallando in qualche modo quanto diceva, mostrò al Presidente il proprio cinturone su cui campeggiava in caratteri rossi la gigantesca "K" di Koros.
"Ora ci metteremo direttamente in contatto con le Loro Maestà, ma si accomodi pure, Signor Presidente!"
E gli fece cenno di accomodarsi su una poltrona che stava in mezzo alla stanza.
Una volta sedutosi il Presidente, Mendor accese uno schermo ultrapiatto che si trovava pure esso nascosto.
Quasi subito comparvero le immagini della Coppia Imperiale Meganoide, direttamente dal Pianeta Marte. A sinistra stava seduto un robot dalle fattezze solo lontanamente assimilabili ad un umano. Pareva del tutto asettico ed avulso da quanto lo circondava. La sua mano destra era stretta in quella della donna-cyborg che il Presidente conosceva bene: l'astuta Koros.
"Ben ritrovato Presidente!" disse appunto costei col solito modo sarcastico.
"Ave Suprema Koros! Ave Supremo Donzauker!" Salutò con il braccio teso il Comandante Mendor, seguito a ruota da tutti gli altri soldati semplici. Alla fine anche il Presidente fu costretto a rispondere tiepidamente al saluto: "Buon pomeriggio Signorina Koros"
"Bene Presidente." Continuò quest'ultima "Come vede noi Meganoidi abbiamo adempiuto ai nostri impegni con Lei e siamo stati ai patti. Le abbiamo di nuovo fatto vincere le elezioni con una maggioranza schiacciante ed il suo dominio personale è pressoché assoluto."
"Sì, è stato davvero così, Signorina Koros! La ringrazio vivamente di tutto quanto e.." fece per alzarsi quando fu bruscamente afferrato da un soldato che gli fece gentilmente cenno di risedersi.
"Ora è venuto il suo tempo di ricompensarci, Signor Presidente. Sono maturi ormai i tempi per passare alla fase "B" dell'operazione."
"Sì…ma lei crede, Signorina Koros?" balbettò il Presidente.
"Le abbiamo già detto, nel corso di tutti questi anni, che Lei non si deve preoccupare di nulla ormai. Abbiamo già pensato tutto a noi nei minimi dettagli. Lei non corre nessun rischio, anzi! Vedrà che il Regno che ormai governa da Padrone incontrastato decuplicherà d'estensione e diventerà così l'Impero che ha sempre sognato."
"Sì…sì…l'Impero!" E gli avidi occhi del Presidente emisero per poco un lampo di luce propria.
"Il comandante Mendor, che Le affiancheremo in queste operazioni logistiche, ricopre la massima fiducia di Donzauker oltre che della mia" concluse Koros " Vi fornirà armi e mezzi necessari alle conquiste che abbiamo in mente. Vedrete che non ci sarà nessun problema nemmeno col Daitarn III, se nel caso quegli sciocchi giapponesi abbiano davvero la voglia di attaccare la Sua Nazione."
Il gigantesco contenitore trasparente che conteneva il cervello di Donzauker mandò come al solito sconclusionati impulsi rossastri che, accomunati ad incomprensibili mugugni, solo Koros (chissà come!) riusciva ogni volta a decifrare correttamente.
"Anche Donzauker approva la Vostra Missione, comandante Mendor, e vi porge i migliori auguri di riuscita. Quanto a Lei, Signor Presidente, le raccomando di non deluderci. Se starà ai patti si troverà padrone di un Impero quale mai si è visto sulla faccia della Terra."
"Sì, Signorina Koros! Non vi deluderò di certo!" Si ringalluzzì tutt'ad un tratto il Presidente.
"E' anche nel Suo interesse collaborare. Noi Meganoidi non perdoniamo i traditori. Inoltre ormai si ricordi che è anche Lei uno di noi!"
Conclusa questa frase, Mendor fece alzare il Presidente e lo fece accompagnare dalla scorta nell'auto presidenziale.
Prima però di entrare a sua volta nella vettura, rimase per un colloquio privato con Koros.
"E' tutto secondo i piani, mia Regina! E' stato ancora più semplice del previsto! Quel Presidente è un tale abboccalone che è stato sufficiente lusingarlo con qualche promessa per attirarlo dalla nostra parte! Ormai il gioco è fatto e…"
"Comandante Mendor!" – lo interruppe bruscamente Koros – "Non dimenticatevi della meschineria ed irriconoscenza degli esseri umani, ottimamente rappresentata da quell'ottuso Presidente.
Rammentatevi quale è il vero scopo della nostra missione sulla Terra. In caso di pericolo, passate
direttamente al piano "D". Intesi?"
"Sì, Suprema Koros. Non temete. Mi libererò di quello sciocco non appena se ne presenterà l'occasione giusta."
"Bene! Buon lavoro"
E Koros e Donzauker svanirono entrambi dallo schermo.

Qualche mese dopo, in una villa milionaria supersegreta situata in una località altrettanto imprecisata del Giappone.

Aran Banjo"Vuole ancora del thè, Signor Banjo?" Chiese con un simpatico accento british l'attempato cameriere coi baffetti che, nonostante la canicola estiva, indossava un completo tight nero con tanto di farfallino.
"No, Garrison, grazie! Magari portaci più tardi del gelato. Adesso vai pure a vedere la tua puntata preferita."
A rispondere così era stato un bel giovane sulla trentina. Si trovava sdraiato in una piscina faraonica circondato da due bellissime ragazze, una bionda e l'altra castana, che a gara stavano giocando coi suoi lunghi e folti capelli neri.
"Grazie. Signore!" Rispose, come al solito, flemmaticamente il cameriere tutto-fare di Casa Haran.
Non si vergognava neanche un po' di essere letteralmente un videodipendente di soap opera o telenovelas sudamericane.
"Prima però, Signor Banjo, vorrei mostrarle questo, se posso rubarle un po' del suo prezioso tempo"
E mostrò da lontano a Banjo un giornale fresco fresco di stampa.
Banjo, un po' pigramente, si sollevò dalla piscina mandando a pancia a terra le due ragazze che si stavano ancora contendendo i suoi riccioli.
"Ehi che modi! Potresti almeno avvertirci quando ti alzi!" disse Beauty, la bionda.
"Poi proprio adesso che stavo per farti le treccine!" ripeté la castana Reika.
Mentre l'atletico Banjo usciva dalla piscina, il solerte maggiordomo gli stava già porgendo un provvidenziale accappatoio.
"Spero che sia una buona ragione, Gerrison! Mi stavo così rilassando al sole!"
"Sì signore. Ho materiale della massima importanza da mostrarle." 
Ed i due si diressero verso lo studio segreto situato dietro una falsa parete.
"Aspettateci! E noi! Sempre i soliti maschilisti!" Sbottò Reika.
"Baaaanjo! Arrivo!" fece eco Beauty.
E le due sventole cominciarono a darsele di santa ragione perché ognuna voleva arrivare al cospetto di Banjo prima dell'altra.
"Lascia, c'ero prima io!"
"No, bugiarda! Se continui a fare la bambinona viziata, ti strappo tutti quei capelli finti biondi che ti ritrovi!"
"Sento chi parla! Perché non te ne ritorni per un po' all'Interpol? Dì la verità! Ti hanno cacciata perché facevi gli occhi di triglia al tuo capo, vero?"
"Come ti permetti! Befana!" Adesso ti sistemo io per le feste!"
E giù schiaffoni !
Ad un certo punto Reika, la più razionale del gruppo, fece cenno di stare zitta alla rivale e pure lei si calmò.
"Guarda chi c'è!" Ed indicò a Beauty la presenza di una canna di bambù vuota che, chissà da quanto tempo, si aggirava attorno a loro.
"Che sia un Meganoide spia?" pronunciò a bassa voce Beauty.
"No…è qualcuno di molto più vicino a noi di quanto credi!" E Reika tappò con due dita l'estremità superiore della canna. Dopo qualche secondi, per forza di cose, l'improbabile spia fu costretta ad uscire allo scoperto.
"Toppy! Tu qui!" E Beauty sollevò il dispettoso monello per la collottola, come un gattino disobbediente.
"Lasciami respirare almeno!" gridò costui, un simpatico bambino dai capelli ricci e rossicci.
"Ah e così ci stavi guardando le ehmmm estremità per tutto questo tempo!"
"Sapeste che bella visione! Ahi!" Il pugno di Beauty sulla sua capoccia era andato crudelmente a segno.
"Dai Beauty non c'è tempo per queste cose. Credo che Banjo e Garrison stiano parlando di cose davvero serie."
"Sì Reika. Vengo subito. Con te faremo i conti dopo!" disse al dispettoso monello.
"Aspettatemi, vengo anch'io!" Gridava quest'ultimo, anche lui cercando affannosamente di raggiungere l'estremità della piscina.
"Ma se ti fai ancora la pipì addosso!" Lo rimproverò amichevolmente Beauty "Cosa ne vuoi capire dei discorsi dei grandi!"
"No…non è giusto, ecco! Voi mi tagliate sempre fuori!"
E tutti e tre, correndo, si diressero verso lo studio operativo.

"Ecco, signor Banjo. Legga qui" E Garrison stava mostrando le ultime notizie dei giornali di tutto il Mondo all'incredulo pilota del Daitarn.
"Ma…è incredibile!" – disse Banjo, esterrefatto – " Pare che l'attuale Presidente del Consiglio Italiano abbia dichiarato guerra a mezza Europa!"
"Sì. Signore. Per esempio osservi. Questo quotidiano è di qualche settimana fa. Qui il Presidente Italiano è attorniato dai Ministri dei Principali Paesi Europei. Si trova a Strasburgo. Proprio in quella occasione ha affermato che era intenzione del Suo Paese ritirarsi dall'Unione Europea a causa di disguidi troppo stridenti cogli altri Paesi della U.E. Lo stesso pomeriggio dichiarò ufficialmente che l'Italia sarebbe anche uscita dalla NATO, organizzazione difensiva di cui faceva parte da più di 60 anni ormai."
"Beh, fin qui niente di male, di per sé. Una Nazione è libera di uscire da un'Organizzazione quando e se lo ritiene opportuno. Credo che sia un'opzione contemplata da tutti i diritti internazionali e…"
"Infatti di per sé questo sarebbe il minore dei mali, Signor Banjo. Il fatto è che il giorno successivo si presentò a New York, presso la Sede dell'ONU, ed affermò che la sua Nazione sarebbe uscita anche da quell'organizzazione seduta stante."
"Questo è già più strano, Garrison però…"
"Ma il bello deve ancora venire, Signore" – ed il maggiordomo inglese si lisciò i suoi curatissimi baffetti, di cui andava particolarmente fiero – "Il giorno stesso cominciò ad accusare piccoli Stati di confine quali Svizzera, Austria, Slovenia, Malta e Croazia di accuse ridicole. Le minacciò di invaderle se non avessero ceduto kilometri e kilometri di territori di confine o di basi strategiche.
Non ci fu neanche il tempo, da parte delle Nazioni minacciate di preparare un'adeguata risposta diplomatica che le armate italiane invasero i territori nemici arrivando in una giornata sola alle rispettive capitali, assediandole e rasandole al suolo come monito.
A tutt'oggi, per quanto io sappia, Berna, La Valletta, Vienna, Zagabria e Lubiana sono solo un cumulo di macerie ancora fumiganti."
"Terribile!" Aran Banjo non sapeva in nessun altro modo commentare le allucinanti rivelazioni del Maggiordomo.
"Sembra veramente di leggere una cronaca di altri tempi! Eravamo convinti che finalmente i Paesi Europei avessero messo da parte antichi odi e rivalità per collaborare…ed invece…"
"La cosa più preoccupante, però Signor Banjo è che pochi giorni dopo soltanto il Presidente Italiano decise di sfidare contemporaneamente Francia, Germania e Paesi Scandinavi.
Disse che aveva lunghi conti in sospeso con queste Nazioni, conti che andavano sistemati una volta per tutte. Ai Francesi rimproverò il fatto di avere scippato brutalmente i valichi alpini nel '45, Nizza e Savoia a fine Ottocento e l'Isola di Corsica un secolo prima ancora. Ai Tedeschi invece non perdonò la distruzione di Milano da parte del Barbarossa avvenuta quasi mille anni fa.
Mentre i Paesi Scandinavi erano, a suo parere, i soli responsabili del sottosviluppo delle Regioni del Sud, conquistate da loro lontani antenati provenienti dalla Normandia."
"Ma questo Presidente è pazzo da legare! Eppoi come è andata a finire, Garrison?"
"Straordinariamente (e sfortunatamente per noi) l'esercito italiano è risultato vincitore su tutti i fronti. In men che non si dica anche Parigi, Berlino, Oslo, Copenagen, Helsinki e Stoccolma vennero invase, conquistate e la loro popolazione interamente deportata chissà dove."
"Che io sappia, però almeno la Francia possedeva un esercito di tutto rispetto, compresi ordigni nucleari! Come ha fatto perdere così facilmente?"
"Questo è un mistero, Signor Banjo. Purtroppo non sappiamo cosa è successo direttamente durante il conflitto anche perché molte operazioni sono tuttora coperte dal segreto militare di entrambi i Paesi ed in Italia è ormai da parecchi anni che non esiste una opinione pubblica davvero libera e neutrale. Tuttavia, da quello che i nostri sistemi computerizzati hanno potuto ricavare dai dati, pare che gli Italiani abbiano un'arma segreta, in grado anche di rendere vani gli ordigni nucleari."
"Ma è impossibile! Che io sappia possono possedere un arma simile solo i…"
"Meganoidi" è "Meganoidi" la parola che voleva dire, vero Signor Banjo?"
"Sì…sì..Garrison.."
Nel frattempo erano entrati nello studiolo Beauty e Reika seminude e dietro a loro uno trafelato Toppy, pure lui con indosso un solo paio di boxer.
"La cosa più curiosa è che, straordinariamente, le perdite italiane negli scontri sono state praticamente pari a "0". Una cosa quasi impossibile in caso di conflitti a così vasta intensità."
"Ed ora… come è la situazione…ehm… internazionale, Garrison?"
Mentre poneva questo quesito, gli occhi di Banjo non poterono non notare le sinuose forme delle due ragazze, ormai giunte a pochissimi centimetri da lui.
Garrison, invece, per nulla turbato dall'angelica visione continuò col solito tono neutrale:
"Altre Nazioni Europee, visto l'andazzo, hanno deciso di arrendersi di propria volontà alla Repubblica (ormai Principato) d'Italia. Così i confini di questa Nazione si sono allargati a macchia d'olio. Ecco una situazione aggiornata delle occupazioni."
E, dicendo questo, Garrison fece uscire un videoriproduttore che proiettò sullo schermo bianco davanti a loro una cartina politica in cui venivano mostrati in rosso i nuovissimi confini italiani.
Per il momento in Europa solo il Regno Unito non era stato per il momento ancora invaso, mentre l'EIRE si era già dichiarata alleata dell'Italia in caso di una non lontana invasione marina.
"Questo mostro va fermato prima che sia troppo tardi!" gridò Beauty.
"Bisogna però agire con cautela, Beauty. Delle mie vecchie conoscenze dell'Interpol mi hanno detto le settimane scorse che è da un pezzo che le più grandi società di intelligence e spionaggio mondiali quali CIA, Mossad, FSB, M14 ed M15 più altre minori, stanno tenendo d'occhio il Presidente Italiano. Pare che abbiano anche tentato di organizzargli qualche attentato ma quell'individuo pare avere 7 vite come gatti..:"
"La signorina Reika ha perfettamente ragione. Il Presidente è riuscito a sventare i probabili attentati decine di volte. Deve avere un sistema di controspionaggio davvero imbattibile. Tutto questo avvalorerebbe ancora di più l'ipotesi che ci siano dietro i…"
"MEGANOIDI!" Ripeterono come un sol uomo tutti e cinque i nostri eroi.
"Esatto." proseguì Garrison " Ma la prova definitiva l'abbiamo qui. Osservate attentamente sullo schermo"
E cominciò a proiettare diapositive piuttosto recenti in cui si mostrava il Presidente del Consiglio Italiano alle principali conferenze internazionali. 
"Non notate niente di strano, alle sue spalle?"
"Ma…io vedo che di fianco a lui si trova sempre un losco individuo, chi è?" A porre questa domanda fu, stavolta, Toppy.
"E' proprio questo il punto, Signorino Toppy. Quell'uomo è il nuovissimo Ministro degli Esteri, tale Bruno Mentori, designato dallo stesso Presidente all'indomani delle ultime elezioni che lo hanno visto confermato alla guida del Suo Paese.
Il fatto è che negli anni precedenti non lo si è mai visto, né da solo né in compagnia del Premier. Non era nemmeno in lista elle ultime (truccatissime, peraltro) elezioni politiche. Pare il classico Ministro Ombra sbucato dal nulla"
"E tu pensi" concluse Banjo "che costui sia in realtà un meganoide in incognito?"
"La mia è quasi una certezza, Signori. Avvalorata peraltro dal fatto che è proprio da quando è comparso quest'individuo a fianco del Presidente che sono avvenuti tutti questi strani avvenimenti."
"Non c'è un attimo da perdere, Garrison, Parto subito per l'Italia. Forse neanche quel pazzo Presidente immagina in che terribile guaio si è andato a cacciare alleandosi coi Meganoidi."
"Un momento, Signore. Ancora un attimo. Dalle nostre ricerche pare che il quartier generale più importante dei Meganoidi in Italia sia qui"
Ed un puntino luminoso si illuminò sullo schermo.
"E' esattamente nella città di Firenze. Al di sotto del Museo degli Uffizi. Ma di più non possiamo sapere."
"Ha scelto proprio un posto fuori mano eh?" 
"Forse lo ha fatto di proposito, Beauty. E' normale che le cose più ovvie e sotto gli occhi di tutti spesso sono quelle meno sospette. Bene io andrei. E' pronto il Daitarn Navicella, Garrison?"
"Aspetti, Signor Banjo. Non è prudente mostrarsi subito ai nostri nemici. Potrebbero sospettare qualcosa. E' molto meglio indagarli segretamente, in incognito."
"Come al solito hai ragione, Garrison. Tu a cosa hai pensato?"
"Beh se la signorina Beauty e il signorino Toppy non hanno nulla in contrario io avrei pensato a…"
E bisbigliò qualche frase nell'orecchio a Banjo.
"Ma è stupendo Garrison! MA quando partiamo?"
"Ho già prenotato i biglietti e mi sono anche permesso di preparare i Vostri rispettivi bagagli, Signori. Un aereo vi attende già all'aeroporto di Tokyo per le 19.30 ora giapponese.
Il nostro Stato formalmente non è ancora in guerra con l'Italia, per cui i collegamenti sono ancora possibili. E' meglio però approfittarne subito prima che le cose cambino ancora.
E' appena di un'ora fa la notizia battuta da tutte le principali Agenzie che anche lo Stato di Israele è stato annesso al Principato. A nulla son serviti gli sforzi congiunti di Arabi ed Israeliani che, una volta tanto, hanno deciso di smetterla di scannarsi tra loro per combattere un nemico più grande."
"Bene. Andiamo subito! Beauty, Toppy."
"Agli ordini comandante!"
"Ehmm, non è che vi siete dimenticati di qualcuno?" Reika fece per trattenere Banjo e Beauty, mentre Toppy era già scappato nella sua camera a cambiarsi.
"Niente affatto, Signorina Reika. Noi dovremmo rimanere per un po' alla base e fornire esternamente un supporto logistico agli "infiltrati". La nostra presenza qui è fondamentale ai fini dell'indagine." A parlare così era stato l'immancabile Garrison
"Uff. Che barba!" fece Reika
"Gradisce un po' di thè, nel frattempo Signorina Reika? Guardi, se vuole, comincia proprio ora la 2.700 puntata della mia soap opera preferita. Le dispiacerebbe lasciarmela gustare in santa pace?"

Firenze, Galleria degli Uffizi: il giorno dopo.

"Ma che bello questo quadro! E' ancora più bello delle copie che si vedono in TV! Mi pare sia la "Vergine delle Rocce" di Leonardo!" disse la ragazza bionda rivolta al marito: un distinto giovane vestito come il classico turista in Italia: maniche e pantaloncini corti, occhiali da sole e mappe geografiche in mano.
"A dire la verità "mammina" quella è la "Venere" di Botticelli! Il quadro che tu dici è al Louvre!"
Le ricordò invece una bambina abbastanza sgraziata, che aveva un cerchietto rosa sui capelli rossicci ed era vestita con un orribile gonnellino bianco e blu.
"Sta' zitta, tu! Cosa pretendi di sapere di Arte! Dài cambiamo sala che qui mi son già stufata!" – la rimproverò la ragazza bionda, per nulla conscia della figuraccia che aveva appena fatto "Su, guarda figliola! Quella invece è "Guernica" di Picasso! Il mio papà nello studio ne ha una copia identica!"
"Ma, mamma! Non vedi che è il Tondo Doni di Michelangelo? C'è anche scritto in inglese sul cartiglio!"
"Oh, quanto la fai lunga! Questo qua invece è un quadro disgustoso! Mamma che brutto che è!"
"Ma, mammina! Non ti sei ancora accorta che è uno specchio!"
Stavolta la figuraccia fatta fece arrossire Beauty (perché di lei si trattava, se non l'avevate ancora capito!)…Però effettivamente, con quello strano cappello a dir poco stravagante che aveva in cima mele, uva, pesche, banane finte, la facevano davvero assomigliare ad una natura morta o (nel migliore dei casi) ad un quadro del peggior Arcimboldo!
"Piccola impertinente! Quando saremo a casa te la darò io la paga…"
"Allora! La smettete voi due!" Ad intervenire era stato il padre di famiglia che, altri non era, che Aran Banjo in incognito. "Vi si sente urlare per tutto il museo! Se proprio volevamo dare nell'occhio, ci siamo riusciti alla grande!"
"Dài, Banjo! Alla fine è giusto che sia così! Siamo una normalissima famiglia di turisti giapponesi in vacanza in Italia. E' normale che in casa scoppino litigi e volino schiaffi ogni tanto, no?"
E dicendo questo, assestò un sonoro ceffone con lo schiocco al povero Toppy, lì costretto a vestire i panni della improbabile figliola di Banjo e Beauty.
"Ahiii! Non è che ti sei immedesimata troppo nella parte "mammina"!"
"Zitta tu! E stasera a letto senza cena!"
"Meno male che non sei tu la mia mamma vera! Sennò era meglio se rimanevo orfano!"
"Come osi! Piccolo mostriciattolo! Sono io semmai a dover essere schifata da un aborto di figlia come te! Perfino come maschio sei brutto!"
"Sssh! Adesso stai davvero esagerando Beauty! Ricordati che principalmente siamo qui per lavorare…a proposito…Garrison…non hai ancora scoperto niente?"
Disse queste ultime parole collegandosi con una micro-trasmittente incastonata nel suo orologio da polso.

In Giappone...

"Quanto è ignorante quella Beauty! Ha ragione Toppy! Davvero quella lì non capisce niente di Arte! Ci fossi andata io a Firenze!" fu il commento di Reika al "siparietto" comico appena avvenuto.
"No, Signor Banjo. Dica però alla Signorina Beauty di continuare a dirigere il microsensore verso le altre sale, soffermandosi in modo particolare sulle uscite di sicurezza ed i bagni. Temo proprio che si nasconda lì il passaggio segreto per la Base Meganoide"
Mentre diceva questo Garrison stava lentamente sorseggiando una tazza di un profumato thé delle Indie.

In Italia:

"Sì, Garrison, ho afferrato. Beauty, girati un po' anche da questa parte…così…brava!"
E, lentamente, fece rotare il busto della finta moglie di 360° in modo da permettere al microsensore (posizionato proprio sulla cima del suo cappello, tra le banane e la mela finte) di indagare su tutta la superficie del Museo.
"No, qui non c'è niente…cambiamo ancora sala. Passo e chiudo."

"Sono stanca ! In questo museo non c'è neanche un paio di sedie decenti! Devo dire al mio papy quando torno a casa di comprarlo lui questo museo…che magari lo svecchia almeno un po'!"
"La solita megalomane convinta che con i soldi si possa comprare tutto! Tsk" 
"Adesso basta, Toppy! Stai passando il limite…"

"Si avvisano i Signori Visitatori che oggi il Museo chiuderà alle ore 17.00 per poter permettere a tutti di assistere al discorso che il Nostro Presidente farà alla Nazione in Piazza della Signoria."
Queste frasi furono ripetute con marcata enfasi in tutte le Sale dalla solita voce metallica.

"Che cosa ha detto?" Chiesero quasi contemporaneamente Beauty e Toppy a Banjo.
"Che abbiamo poco tempo per visionare anche il resto del Museo. Tra un'ora e mezzo chiude!"
Ripeté Banjo il quale, grazie ad un sofisticato mini-traduttore appuntato sulla giacca, riusciva ad ottenere in tempo reale l'esatta traduzione di ogni frase pronunciata in qualsivoglia lingua.
Quando i tre si affacciarono ad una finestra, poterono anche ben vedere tutti gli allestimenti fatti per il grande discorso del Presidente, in cui avrebbe solennemente annunciato la nascita del Terzo Impero Italiano (dopo quello Romano e l'effimero Impero di Carta dell'epoca Fascista).
Una cosa non poté non colpire i tre giapponesi: i maxischermi che stavano già proiettando filmati in anteprima sulle grandi imprese del Presidente, trasmettevano il volto di un uomo davvero molto giovane, non pareva avere più di 40 anni.
"E' davvero strano,Banjo! Dalle foto che ci ha mostrato Garrison presenti sui giornali di cinque anni fa, il Presidente del Consiglio appariva molto più invecchiato di adesso! Ad occhio e croce dovrebbe avere quasi 80 anni!"
"Segno che ci sono i Meganoidi dietro a questo, Beauty. Le persone trasformate in Meganoidi non invecchiano più, anzi ringiovaniscono."
"Ma perché.." – aggiunse Toppy che non voleva certo rimanere escluso dalla conversazione " il discorso ufficiale il Presidente lo terrà qui e non a Roma, la Capitale effettiva della Nazione? Non sarebbe più logica come scelta?"
"In effetti non posso darti torto. Pare che, da indiscrezioni, il Presidente non abbia voluto peggiorare i rapporti già fin troppo tesi con la Santa Sede, poiché l'attuale pontefice ha biasimato altamente le sue ultime azioni, si è rifiutato di ricevere l'ambasciatore italiano e si è chiuso in Vaticano proibendo a chiunque l'accesso a Piazza San Pietro che non sia cittadino vaticano. Una specie di autoassedio volontario.
Inoltre, se Roma è la capitale politica, Milano quella economica, Firenze è senz'altro la capitale culturale dell'Italia. Ma , secondo me, c'è anche un altro significato. Se le informazioni di Garrison sono esatte, è proprio qui che si trova la base più importante dei Meganoidi. Come vedi, tutto fila…"

Come evocato, Garrison rispose:
"Signor Banjo…forse il sensore ha rilevato qualcosa. Dica alla signorina Beauty di spostarsi leggermente più a sinistra…Ecco…così…Quella porta dovrebbe essere l'ingresso per il rifugio segreto dei Meganoidi".

Una volta seguite le istruzioni del fido Garrison, il trio si accorse che, in effetti, alla fine della parete c'era una porticina seminascosta con su scritto "Vietato l'accesso ai non addetti ai lavori". 
"Ecco! Finalmente! E' qui che dovremo provare… Ora tocca a voi…"
"Un po' mi vergogno!" disse Toppy
"Su, non c'è tempo da perdere! Forza! Pensa che lo fai per il Bene della Terra!"
"E va bene! Uffa!"
Ed il povero Toppy fu costretto, per esigenze di regia, a mettersi bello in mezzo alla Sala semivuota ed a piangere come un disperato.
I pochi guardiani sonnacchiosi furono immediatamente attirati dal suo pianto e si diressero subito verso di lui.
"Ora vado! Mi raccomando, Beauty! La buona riuscita del piano dipende anche da voi!"
"Non preoccuparti, Banjo! Sta' tranquillo"
Ed anche Beauty si avvicinò alla versione femminile di Toppy mentre Banjo, non visto, varcò la porta proibita...

"Ma `he tu hai bella figliola?" Domandò un'anziana guardia ad un Toppy ancora piangente.
"Indove sta tuo babbo?" gli fece un'altra, porgendole una caramella per zittirlo.
Al che Toppy, come da copione, si mise a piangere e strillare ancora più forte.
"Please! Please!" Li interruppe una trafelata Beauty, badando più che altro a non spettinare la sua vaporosa chioma .
"We don't speak italian!" Cercò poi di spiegare in un inglese maccheronico ai due custodi fin lì accorsi.
"She needs the toilets!"
"'E `he tu sai l'inglese?"
"No. Non fo' miha la guida io! Però forse al piano ahhanto ci sta Marthina `he un pohetto lo conosce l'inglese. La vo' a `hiamare?"
"Sì. Perhè adesso `sta figliola seguita a piangere ed io non so più `home `halmarla!"
Arrivò una terza guida, sempre coi soliti tempi delle italiche usanze…e cioè dopo un quarto d'ora abbondante.
"Spero almeno che questa sceneggiata stia servendo a qualcosa" – pensò tra sé e sé Beauty – "Chissà come se la starà cavando Banjo?"
Aran Banjo, una volta aperta la misteriosa porta, si trovò immerso in uno scantinato buio, senza che né una finestra né un'uscita d'aria lo illuminassero od arieggiassero.
"Non è che Garrison si sia sbagliato, stavolta? Qui pare che non ci sia proprio nulla" disse mentre accendeva la speciale pila ad infrarossi che faceva ormai parte del suo capo d'abbigliamento quasi quotidiano.

In Giappone.

"No, nessun errore, Signor Banjo. Anzi! I sensori dicono che proprio in quelle segrete si trovi la più grande base segreta meganoide mai costruita sulla Terra."
Garrison non si scompose minimamente.
Lo stesso non si poteva dire di Reika
"Non pensi che Banjo possa avere bisogno di aiuto Garrison?"
"E' già tutto a posto, signorina Reika. La match-patrol è già pronta. Mi lasci solo finire la puntata 2.701 della mia soap! Questa è la scena clou, mancano solo cinque minuti alla fine!"
"Oh! Basta! Non c'è tempo per queste sciocchezze inglesi!"
Ed un po' rudemente Reika spense il televisore di Garrison.

Ma ritorniamo in Italia…

"E' meglio poi che mi premunisca nel caso ci fossero problemi" riflettè rapidamente Banjo mentre staccava pazientemente i pezzi che componevano le sue "finte" guide turistiche: così ricompose il suo formidabile fucile a raggi.
"Meno male che nei Musei Italiani non controllano ancora i turisti come fanno in altre parti del Mondo!"
Armato, si diresse verso quella che pareva fosse un'altra porta.
Passata anche questa, si accorse che il terreno stava lentamente scendendo ed alla fine si ritrovò a percorrere un lunghissimo tunnel, quasi un bunker.
Accostando orecchio e traduttore ad una delle pareti, non gli fu difficile distinguerne anche lo scopo.

"E fanno 1.200! Non male per essere la prima ondata, Caro Presidente. La ringrazio vivamente per tutto l'aiuto che ci sta dando il suo governo"
"Non c'è di che, comandante Mendor. E questa è sola la prima ondata di aspiranti soldati Meganoidi! Vedrà poi quanti ne arriveranno nei giorni successivi. Saranno milioni! Per il momento sono stipati nei campi di tutta Europa, ma pian piano li stanno già trasformando."
Banjo capì dalla voce e dai contenuti della frase che, dietro quella parete, si trovavano il comandante Meganoide Mendor e lo stesso Presidente del Consiglio Italiano.
"Ora dobbiamo andare, Signor Presidente, o faremo tardi alla riunione. Io vado a cambiarmi, viene anche Lei?"
"Si faccio in un attimo, Capitano."
Poi i due si allontanarono.
Banjo non riuscì a sentire che mugugni indistinti.
"Posso fare qualcosa per Lei?" Una guardia, in tono molto gentile ed in un inglese impeccabile, si rivolse in questi termini a Banjo.
"No..No…I'm..." Ormai però era inutile fingere…Banjo non diede nemmeno il tempo alla guardia di rendersi conto di quanto stava facendo, che già l'aveva sopraffatta con un colpo di karate alla nuca.
"Non siete abili nei camuffamenti!" – disse più rivolto a se stesso che alla guardia semisvenuta – "E' difficile trovare una guardia di Museo in Italia che parli un inglese perfetto come il tuo! Faresti concorrenza a Garrison! Sei un Meganoide, vero? Rispondi?"
"Sì..sì, mi hai scoperto! MA tu non sarai …"
"Taci! Ed ora, se vuoi vivere qualche minuto di più, indicami dove si trova l'entrata per questo bunker. Forza!" intimò Banjo appoggiando rudemente la canna del fucile alla schiena del soldato Meganoide.

I due si avvicinarono ad una parete a prima vista come le altre.
Poi il Meganoide appoggiò il palmo della mano in un punto e, quasi magicamente una voce disse nella lingua dei Meganoidi:
"R-i-c-o-n-o-s-c-i-m-e-n-t-o r-i-u-s-c-i-t-o" e si spalancò davanti a loro un'immensa saracinesca.
"Dormi per un po', adesso" Banjo colpì alla testa col calcio del suo fucile il Meganoide e poi avanzò solo.
Davanti a sé vide uno spettacolo impressionante: erano stipati un po' ovunque decine e decine di uomini, donne e bambini. Tutti erano imbavagliati e con le mani dietro la schiena.
Cautamente si avvicinò ad uno di loro e, facendogli cenno di star zitto e non temere, gli sciolse il bavaglio.
"Io sono tetesco di Munchen. Kuesta donna kui infece è francese. Il pampino è slofeno. Siamo stati tutti kuanti rapiti, ja, dopo guerra di Italja kontro nostre Nazioni."
"Mmmh. Forse adesso capisco il vero scopo di tutte queste guerre! Avevano lo scopo di procacciare nuovi uomini-cavia da trasformare in soldati Meganoidi! Ma non ci riusciranno."
E, quatto quatto, rimise il bavaglio all'uomo tedesco ed, anzi, si mise accanto a lui facendo finta di essere legato come gli altri.
Ad un certo punto nella sala entrarono cinque soldati semplici Meganoidi.
"Cominciamo con questi qua all'inizio della fila!" Fece uno di loro.
"Sì…saranno i primi! Pensate che onore! Potrete essere i primi della vostra razza a diventare Meganoidi!"
E presero una decina di prigionieri tra cui il signore tedesco e lo stesso Aran Banjo.

Li trascinarono in una sala poco lontana, richiudendo accuratamente la porta dietro di loro.
Questa nuova stanza era tutta illuminata come di giorno e nel bel mezzo campeggiava la tristemente famosa macchina per trasformare gli uomini in Meganoidi.
"Bene! Sistemate il primo sulla sedia" Ordinò quello che pareva essere un ufficiale.
"Sì! Agli ordini!"
Presero una ignara donna (forse di origine svedese, dall'accento con cui parlava) e la costrinsero a sedersi.
"Ahhh! Mi fa male il polpaccio! Che dolore! Ahhh"
Gridò Banjo, nel migliore inglese che potesse parlare (le lezioni Garrison erano servite a qualcosa!) fingendo un malore ed accasciandosi al suolo.
"E quello che ha? Fatelo alzare, alla svelta!"
Non appena due soldati gli si fecero addosso per sollevarlo di peso, Banjo estrasse il suo fucile (che aveva tenuto ben celato sotto la maglia) e li colpì entrambi.
Senza perdere un solo istante, liquidò così anche il restante gruppo di soldati. In pochi secondi non ne era rimasto in piedi neppure uno!
"Non temete! Vi libererò tutti." E cominciò a sciogliere i legacci della donna svedese.
"Appena in tempo!"
"Tack vare!" Fece quella.
Poi sciolse i polsi del signore tedesco che poi lo aiutò a liberare anche i compagni.
"Ora ce ne andremo tutti quanti da questo posto!"
"Ma come faremo?" esclamò nella sua lingua una donna danese.
"Non preoccupatevi. Fatevi solo da parte!" Ordinò Banjo mentre, toltosi i tacchi finti delle scarpe che portava, li posizionò entrambi verso la parete del bunker.
"Questo sembra il posto giusto! A terra!"
Ed un' esplosione accompagnò le sue parole.
Ai loro occhi si materializzò una salita, che pareva culminare direttamente in una piazza: proprio Piazza della Signoria in cui il Presidente avrebbe dovuto di lì a poco tenere il suo discorso.
"Ora cominciate ad uscire voialtri. Più tardi li liberemo tutti, anche gli altri, non temete."
I fuggitivi si diressero immediatamente (senza bisogno di altre parole) verso la provvidenziale uscita.
"Beauty! Beauty ! mi sentite? Non c'è un attimo da perdere! Mi serve aiuto adesso! Uscite pure dal Museo e raggiungetemi in Piazza della Signoria. Temo di essere stato scoperto e ben presto questo tunnel pullulerà di Meganoidi!"

Il mitico Daitarn IIIAll'interno del Museo intanto una decina di guardiani era accorsa intorno a Beauty e Toppy, cercando di decifrare gli sconclusionati mugugni di quest'ultimo, del tutto ignari di quanto stava avvenendo nel sottosuolo.

"Su, su. La pipì l'hai fatta. Adesso stai calma che fra un po' arriva il papà"
Disse Beauty a Toppy, cercando di usare un tono perlomeno credibile, se non materno.
"Sì, sì, ho sentito Banjo! Arriviamo!"
Sotto gli occhi stralunati delle guardie, afferrò rudemente Toppy ed, in perfetto giapponese salutò tutti i presenti.
"Arigatò! Ma non ci serve più il vostro aiuto. Adesso facciamo da soli. Sayonara!" E senza guardare in faccia a nessuno imboccarono di gran carriera la prima uscita di sicurezza.
"Mah! Son proprio strani `sti giapponesi!"
"Sì.. Mezz'ora per `hapire una parola di quello `he discevano e poi se ne van via `home non fosse ahhaduto nulla!" `he grulli `he son stati!"

All'improvviso eruppero nella sala almeno una ventina soldati meganoidi armati di tutto punto.
"Avete per caso visto passare di qui una donna bionda sulla trentina ed una bambina brutta?"
Disse uno di loro ai sempre più sorpresi guardiani del Museo.
"Sì, sono andati da quella parte, dove sta l'uscita di sicurezza! Ma perhè mi fate `hodesta domanda? E `hi siete voialtri?"
"Non t'impicciare! Voi!" – ed il soldato apparentemente più alto di grado indicò prima un sottogruppo di dieci e poi l'altro – "Da quella parte, noi invece usciremo da qui. Non ci devono sfuggire. Sicuramente la donna ed il bambino sono complici di Banjo. Se seguiamo loro, troveremo anche lui"
Non appena i soldati lasciarono tutti quanti la sala, ai guardiani non restò che osservare sconsolati tutto lo scempio che avevano compiuto in quei pochi secondi di presenza.
"Maremma maiala! Qui ci sarà da restaurare un po' tutto! `He danni! Peggio di una mandria di cinghiali"
"Te hai rasgione! `He giornata `he è stata oggi! Quasi quasi mi vo' a `horihare un pohetto!"
"Sai che non c'hai tutti li torti! Quasi quasi chiudiamo phrima, tanto per quello `he sci pagano a noialtri!"

Una volta che Beauty e Toppy furono usciti dal Museo…

"Non ce la faccio più con `sta gonna, Beauty! Non riesco a correre bene!"
"Toglitela, no?"
"Ma sotto non c'ho niente!"
"Fa' niente, Toppy! Corri e taci che ci stanno alle calcagna!"
"E va bene!"
E Toppy si tolse l'ingombrante vestitino simil tutù che gettò rapidamente dietro di sé andando a finire sulla testa di un malcapitato soldato Meganoide.
"Che schifo! Puzza!" fece costui!
"Ma allora avevi fatto davvero la pipì dentro!"
"Era per rendere tutto più realistico, Beauty!" fece Toppy che nel frattempo era rimasto nudo come il giorno in cui era nato.
"Non smettere di correre…quasi ci siamo…qui dovrebbe esserci anche Banjo…pant pant"
Quasi si fossero dati appuntamento si ricongiunsero proprio in un punto preciso di Piazza della Signora tutti e tre.
"Toppy! Come sei conciato!"
"Lascia perdere Banjo... Piuttosto, stanno seguendo anche noi!"
I malcapitati prigionieri del bunker non erano ancora usciti tutti che subito dietro di loro erano già apparsi i primi soldati Meganoidi lanciati al loro inseguimento.
Banjo li fece fuori in un battibaleno, ma a distanza ce ne stavano altri. A loro si aggiunsero gli inseguitori di Toppy e Beauty.
Però anche questi due si erano nel frattempo armati.
Beauty aveva tolto dalla sua borsetta l'immancabile colt e cominciò a menare colpi a destra e manca.
Da parte sua Toppy si era staccato il cerchietto che teneva tra i capelli e lo lanciò in direzione dei soldati. Un'esplosione fece subito comprendere a tutti di che si trattava in realtà.

"Bella mira, Toppy! Ma non so se ce la faremo! Sono in troppi adesso!"
Erano talmente tanti i soldati che erano usciti dai passaggi segreti da rendere perfino utopica ogni seppur flebile speranza di fuga: perfino per tipi tosti come Aran Banjo & Company.
"Dannazione! Neppure Garrison risponde più adesso! Beh, Beauty, Toppy, cerchiamo almeno di vendere cara la pelle, OK!"
"Sì, Banjo!" Ripeterono loro due all'unisono.
"Un momento! Prima di ucciderli, fatemi vedere chi ha osato sfidare il mio Impero!"
E i soldati si fecero largo per far avanzare un volto ahimé tristemente famoso: il Presidente del Consiglio.
"Ah... allora avevamo proprio ragione! Ti sei davvero venduto ai Meganoidi diventando uno di loro!"
Le parole sarcastiche di Banjo non parvero scalfire la dura corazza del Presidente."Taci, tu, vile essere inferiore! Come osi giudicarmi! I Meganoidi mi hanno regalato su un piatto d'argento tutto quello che nessun altro al Mondo mi ha mai dato prima d'ora.
Ora sono Padrone di un Impero immenso! Paragonabile soltanto, per estensione, a quello Romano!"
"Sei padrone di un Impero del Male, e per ottenere questo hai persino rinunciato alla tua natura umana. Dovresti solo vergognarti!"
"Taci! Verme!"
Ma Banjo continuò:
"Eppoi se fossi in te non mi fiderei troppo dei Meganoidi, anche se ormai sei diventato a tutti gli effetti uno di loro. Koros non mantiene mai le sue promesse, ed anche per te giungerà presto la fine dei conti!"
"La tua senz'altro giungerà però assai prima della mia! Soldati pronti a far fuoco!"

Ma i soldati non fecero fuoco perché furono falciati via in meno di un nanosecondo da un'immensa navicella proveniente dal cielo.
Non era difficile immaginare chi ci fosse a guidarla!
"Garrison! Sapevo che non ci avresti abbandonati!" fece Banjo che mai, come in quel frangente, si era trovato vicino alla morte.
"Ci sono anch'io Banjo!" Gridò un'altra persona che invece pilotava una navicella gigantesca.
"Mmmh! Quella Reika! Perché viene sempre a rovinare i momenti più belli!" esclamò una gelosissima Beauty che, per nulla preoccupata dal pericolo ancora imminente, si avvicinò rapidamente a Banjo e lo baciò di sorpresa sulla bocca, sotto gli occhi di tutti: umani e Meganoidi.
"Che peccato, Banjo! Mi sarebbe piaciuto così tanto morire con te! Che fine romantica sarebbe stata! Come Tristano e Giulietta! Peccato che non serva più fingere di essere marito e moglie…"
"Beauty! Ma ti pare il momento!" – e la scansò, non con un certo dispiacere, Banjo che cercò allo stesso tempo di darsi un contegno semiserio.
"Ora, Presidente, sei tu in minoranza. Arrenditi se non vuoi fare la fine.."
"Dicevi!" La voce melliflua del Presidente colse tutti all'improvviso.
Approfittando dell'attimo di esitazione, si era avvicinato con i restanti soldati alla persona più debole del gruppo, il povero Toppy.
La lama di un coltello nelle mani di un soldato Meganoide si trovava già a pochissima distanza dalla carotide del ragazzino.
"Un passo solo e la gola gli salta! Arrendetevi tutti quanti, tu Banjo, le tue amiche ochette e quel vecchio appena sceso coi baffi"
"Ochette a noi?!" Urlarono le due ragazze, una volta tanto d'accordo su qualcosa.
"Vecchio a me?!" Si lamentò Garrison.
"No, non preoccupatevi per me…La vita di milioni di persone dipende da voi... Banjo vai avanti, non avere pietà di questi mostri!"
Disse Floppy col rantolo di voce che gli restava.
Banjo non poté fare a meno di versare qualche lacrima:
"Toppy… mi dispiace molto! Ti vendicherò, lo giuro!"
"Sì Banjo! Colpiscili! Io sono contento di avervi conosciuti. Siete stati degli amici fantastici. Mamma… ora però torno da te..:"
La maturità del discorso di addio del ragazzino colpì il cuore di tutti gli astanti, compresi quelli di pacifici (fino a quel momento spettatori)

"Ahi! Chi ha tirato questa pietra?" Gridò un soldato Meganoide.
"Perché mi hai colpito con un legno, stupido umano?" Chiese inutilmente un altro.

Tutt'ad un tratto la folla di Italiani che si era assiepata in piazza per udire il discorso del suo Presidente era intervenuta in favore dei giapponesi.
Ognuno degli astanti aveva impugnato un'arma improvvisata: chi una pietra, chi un randello, chi una tegola, chi un crick della macchina…Insomma una rabbiosa sassaiola si era scatenata sul Presidente e sui soldati rimanenti.
Toppy non perse certo l'occasione per svignarsela via e correre ai ripari dai suoi amici.
"Che colpo ci hai fatto prendere a tutti, monello!" Lo rimproverò scherzosamente Beauty.
"Non dirlo a me!" Fece eco Reika
"Oltretutto con quello che costano oggigiorno i funerali!" fu invece l'intervento in stile british di Garrison.
"Ora siamo di nuovo riuniti! Per te è finita Presidente! Ma voi, perché ci avete aiutato? Alla fine anche noi siamo solo stranieri?" e Banjo si era rivolto alla folla di italiani: il fatto che si fossero ribellati, andando contro al Presidente che aveva apparentemente fatto così tanto per loro, era una cosa che non riusciva ancora a capire.
"Anche se non capiamo la vostra lingua, abbiamo trovato negli occhi di questo bambino la forza per reagire, Aran Banjo!" Disse uno di loro, improvvisamente acclamato capopopolo.
"Sì per troppo tempo abbiamo accettato ingiustizie su ingiustizie, comandati da un Presidente crudele che si era già venduto al nemico. Non ci importa niente di avere ottenuto un Impero se poi il prezzo da pagare sono le vite di tanti uomini innocenti come noi!" Ed un altro italiano indicò i prigionieri europei che erano evasi grazie all'aiuto di Banjo.
"Bene. Amici! Ma ora ci sono altre persone da liberare. Seguitemi!"
Garrison distribuì numerose armi e munizioni all'improvvisato esercito che, guidato da Banjo che ben conosceva ormai la strada, si diressero nell'interno del bunker.

In un tempo non necessariamente lungo tutti i prigionieri furono liberati e condotti di nuovo all'esterno.

"Grazie! Non dimenticherò mai il vostro gesto! Adesso non ci resta che imbarcare tutti i fuggiaschi sulla navicella che Reika ha portato fin qui. Poi dovremo andare a liberare anche gli altri campi."
Il suo discorso fu immediatamente tradotto da un italiano che masticava un po' di giapponese.
"Sì! Banjo! Siamo tutti con te!" Ripeté la folla all'unisono, ormai i comuni cittadini si erano trasformati in un esercito con tutti i crismi. Il loro coraggio era stato fondamentale nella liberazione dei prigionieri europei.
"Un attimo, Banjo! Che ne facciamo di questo!" E Toppy, che nel frattempo si era vestito un po' alla bell'è meglio, indicò lo sfortunato Presidente che, legato come un salame, a stento si era salvato prima dalla folla, già pronta a linciarlo.
"Pietà, vi scongiuro! Abbiate pietà Signorino Toppy!"
"Puah! Qualche ora fa non la pensavi così, quando mi volevi uccidere!" e schifato Toppy gli sputò in un occhio.
"No…capitemi! Sono stato anch'io una vittima di quei mostri! Mi hanno costretto a collaborare con loro!"
"A sentire tutto quello che tu stesso hai detto poco fa, e cioè che i tuoi "amici" Meganoidi hanno fatto per te questo e questo, che loro ti hanno ricoperto di oro, che ti hanno consegnato un Impero…non si direbbe proprio che ti lagnassi della loro presenza, o sbaglio?"
"No…La supplico Signor Aran!" ed il mellifluo Presidente si avvicinò come meglio poteva alle gambe di Banjo abbracciandogliele e baciandole, condendo il suo discorso con finte lacrime.
"Non lasciarti intenerire Banjo! Fallo fuori come gli altri" Gli suggerì Reika.
"Davvero non si merita nulla" Anche Beauty non voleva essere da meno.
"Io opterei per un equo processo in un tribunale internazionale" Ovviamente questo era il parere di Garrison Tukuda!
"Oltretutto io so dove i Meganoidi custodiscono la loro arma segreta! Se mi uccidi, non lo saprai mai!"
Quelle ultime parole fecero cambiare idea a Banjo.
"Dici la verità, o stai mentendo come al solito?"
"No! Non mento! Se mi risparmi la vita ti ci condurrò personalmente!"
"Mmmh Bene. Ma non lo faccio per te, quanto per le vite umane che sono ancora in pericolo. Beauty, Reika, Toppy, Garrison! Imbarcate sulle astronavi i fuggitivi e sfollate la maggior parte di popolazione civile. Qui è pericoloso. Io seguo questo vigliacco."
"Ok Banjo, ma fai attenzione!" La risposta di Toppy era intesa per tutti e tre.

Banjo con il fucile in mano ed il Presidente davanti a lui si diressero verso un edificio poco lontano. Pareva di recentissima costruzione, rispetto a tutto il resto.
"Ecco! E' li dentro che è custodita la più importante arma dei Meganoidi: un generatore di energia in grado di polverizzare intere città con una sola emissione. E' così che città come Parigi, Berlino, Praga…"
"Sì, vigliacco! Non è il caso che mi elenchi tutte le tue malefatte. Adesso l'importante è liberarsi di questo materiale prima che…"
Non fece in tempo a finire la frase che un portellone si aprì e comparve, con un sorrisino ironico, il Comandante Mendon.
"E così, caro il mio Presidente ci hai traditi, vero? Aveva ragione Koros a non fidarsi di una nullità come te!"
"Nnnno…La prego Mendon, mi consenta di spiegarle tutto!!! IO son…" - e sentendosi preso tra due fuochi, il Presidente non trovò alternativa migliore che fuggire da tutti e due rifugiandosi in un'altra palazzina, anch'essa piuttosto nuova.
La sua fuga fu così insignificante che né Mendon né Banjo vi badarono più di tanto.
"Eh così Banjo sei venuto ancora a metterci i bastoni tra le ruote! Ma stavolta è l'ultima volta!" Mendon richiuse rapidamente dietro di sé il portellone che nemmeno i colpi di fucile di Banjo riuscirono a scalfire.
Poi, la finta costruzione cadde al suolo ed al suo posto si mostrò il vero aspetto di quello che c'era nascosto sotto. Un'immensa Macchina della Morte era pronta a decollare.

Negli stessi istanti, nella finta abitazione in cui il Presidente si era rifugiato.

"Me la pagheranno cara tutti quanti! Quell'impiccione di Banjo e dei suoi sciocchi amici, quello sbruffone di un Mendon, gli ingrati Italiani e quelle ciofeche di Europei!"
Il Presidente si trovava nel mezzo di una strana macchina costruita da quattro altari che stavano diffondendo un'immane energia al suo corpo robotizzato.
"Ora diventerò un Megaborg e li farò fuori tutti, governerò da solo il Mondo senza l'aiuto di nessuno! AHHHH!"
Ed in un grido di dolore e rabbia il Presidente quasi-Imperatore si trasformò in un gigantesco Megaborg..
"Eccomi, Aran Banjo! Sto arrivando!"

Banjo si trovò davanti a combattere contemporaneamente sia la Macchina della Morte che il Nuovo Megaborg. Non gli restò altra scelta che chiamare:
"Daitaaarn III!"

All'immediato comando di Banjo, pervenuto grazie allo speciale ciondolo che portava sempre al collo, l'astronave colossale appena portata in Italia da Garrison gli si accostò.
Dalla cabina di pilotaggio vera e propria si aprì un portellone, dentro il quale il suo pilota si affrettò ad entrare.
Senza perdere un istante di più, la trasformazione nel terribile Robot tristemente conosciuto dai Meganoidi, avvenne sotto gli occhi levati in alto di italiani ed europei, oltre che di quelli dei suoi amici.
"Forza Banjo! Fagli vedere chi sei!" gridava Toppy, mentre Beauty e Reika, come due ragazze pon-pon, gli facevano il verso: "Datemi una "B"!, una "A", una "N", una "J", una "O" : B-A-N-J-O!"
Dopo che gli arti superiori del Robot si furono attivati, la testa gigantesca con le immancabili doppie antenne emerse dal torso ed in una luce sfolgorante di energia a forma di croce manifestò a tutti la sua potenza:
"Per la pace del Mondo, difenderò la Terra dai Meganoidi col Daitarn III. Se non temete questa potenza, fatevi avanti!"
La consueta frase di rito lasciò per lo più annoiati tanto il Presidente-Megaborg che Mendon.
"Sempre le solite cose che dici! Che noia! Potresti cambiare appena un po' le battute!"
"E' vero! Sei di una prevedibilità mostruosa!"
"Ora basta voi due! Fatevi sotto piuttosto. Vendicherò col Daitarn III tutti i lutti che avete provocato a questa Nazione ed ai suoi vicini. Forza! Chi vuole venire per primo!"
Il primo a rispondere alle sprezzanti parole di Banjo fu il Presidente.
"Come osi! Raccolgo io la sfida!" e fece per avvicinarsi al Daitarn III con le due asce che aveva in dotazione.
"Daitarn missile!" 
All'ordine vocale di Banjo un missile proveniente dalle parti in basso del Robot colpì il Megaborg in pieno mandandolo gambe all'aria.
"Dannato Banjo!" Gridò costui mentre lanciava una dopo l'altra le due asce.
"Daitarn ventaglio!"
Una coppia di giganteschi ventagli si materializzò nelle mani del Daitarn. Con un'abile mossa li riunì formando una sorta di scudo con cui rimandò al mittente le due armi.
Ma il Megaborg non si arrese ed agitò la sua folta chioma che si trasformò in una immensa fune in grado di intrappolare gambe e braccia del Daitarn.
Ma neanche questa trovata sortì l'effetto voluto:
Alla parola "Daitarn Spade!" Una coppia di spade servì ancora una volta all'occasione.
In meno di un secondo le funi del Megaborg erano state tagliate dalle due lame ed il Daitarn si trovò più libero di prima.
"NO! Sono di nuovo calvo! Non è giusto!" Piagnucolava il Megaborg.

"Quel Presidente in versione Megaborg è ancora più deludente che da politico. Conviene che ne approfittiamo adesso prima che il Daitarn III lo faccia fuori subito".
Ed il comandante Mendon diede l'ordine ai subalterni di puntare l'immenso cannone della Macchina della Morte in un punto della città di Firenze.
"Anche se non vinceremo, almeno avremo arrecato un bel danno a questi dannati Umani. Puntare! Fuoco!"

"Un momento! Perché non mi aiuti?" All'improvviso il Presidente-Megaborg si mise davanti al cannone della Macchina della Morte.
"Spostati di lì idiota!" gli gridò Mendon. "Ho cose più importanti a cui badare! Eppoi perché dovrei aiutare un traditore come te!"
"Lo senti, Presidente!" Anche Banjo si volle intromettere nella discussione "Che ti dicevo? Non c'è da fidarsi mai della parola di un Meganoide!"
"Maledetti tutti quanti!" Ed il Presidente con un pugno mandò in frantumi il cannone gigantesco della Macchina della Morte e poi si scagliò a gran velocità contro il Daitarn III riempiendolo di pugni e schiaffi.
Più che la forza in sé dei colpi, Banjo fu sorpreso dalla rabbia del Presidente.
"Prendi questo, e questo, e quest'altro! Tutto per colpa tua! Tu hai rovinato i miei piani! Tu hai cancellato le mie velleità imperiale! Meriti di essere distrutto!"
Per un po' Banjo lo lasciò sfogare, ma poi, con una mossa stile judo, lo scagliò lontano.
"Ma ancora non capisci? I Meganoidi ti hanno sfruttato per i loro loschi piani finché gli hai fatto comodo, e poi ti hanno abbandonato nel momento del bisogno.
Guardali , se ne stanno andando…"
Infatti Mendon aveva dato ordine ai suoi di ripartire poiché ormai il cannone col raggio della Morte era andato distrutto.
"Ba…Banjo! In quella macchina è custodita l'energia che ti dicevo! I Meganoidi mi dissero che il potere di quell'arma era tale da poter distruggere in un battibaleno un'intera città con un colpo solo!"
"Allora non posso permettergli di fuggire! Daitarn razzi!" Ed il Daitarn si sollevò da terra con una sorprendente agilità lanciandosi all'inseguimento della Macchina della Morte.
"Aspettami! Vengo con te!" Ed anche il Presidente-Megaborg lo seguì nel suo volo.

"Oh no! Ancora quei due! A tutta velocità! Dobbiamo ritornare immediatamente su Marte ed impedire che la nostra arma segreta per la conquista della Terra vada perduta!" Urlo Mendon al suo equipaggio non appena distinse sul suo maxischermo le sagome del Daitarn e del Megaborg che li stavano ormai raggiungendo.

Stranamente alle aspettative, fu il Megaborg ad avvicinarglisi per primo.
"Dannato Mendon, me la pagherai!" E si avvinghiò con le possenti braccia meccaniche alla circonferenza della Macchina della Morte. "Forza! Banjo! Fai in fretta! Lancia il tuo attacco solare e distruggila! Un'arma così pericolosa non può ritornare nelle mani dei Meganoidi!"

Banjo fu una volta di più sorpreso dal singolare atteggiamento del Presidente.

"Come mai questo cambiamento tutto ad un tratto, Signor Presidente?"
"Ho capito troppo tardi, Banjo, le parole tue e dei tuoi amici. Avevate ragione. Io ho sempre voluto il meglio per la mia Nazione e per questo accettai di diventare un Meganoide: era solo per servirla, credimi. Ma ora, davanti ai lutti ed alle distruzioni che anch'io ho provocato con i miei sconsiderati gesti, ho capito parecchie cose, tra le quali quella più importante: un Impero non può mai essere costruito sulla violenza e la guerra. Ma adesso colpisci, non riuscirò a trattenerlo a lungo!"
"Il tuo pentimento di fa onore, anche se non riuscirà a cancellare comunque le parentesi di odio e rancore che hai tu stesso generato. Sappi che se colpirò la Macchina della Morte con l'attacco solare, tu stesso ne verrai investito e morirai. Sei consapevole di questo?"
"Sì! Se la mia morte servirà a salvarne tante altre, sono più che pronto! Ma adesso sbrigati, prima che cambi idea! Non farmi sembrare più eroe di quanto vorrei essere!"

"E va bene, Presidente. Ed ora con l'aiuto del Sole vincerò! ATTACCO SOLARE! ENERGIA!"

Dal diadema rosso posizionato sulla fronte del Daitarn partì un luminosissimo raggio che colpì in pieno sia il Megaborg che la Macchina della Morte, trapassandoli entrambi da parte a parte.
Nell'immane esplosione che ne seguì, Banjo non si accorse che, quasi all'ultimo momento, una navicella era fuggita dalla distruzione: la guidava il comandante Mendon.
"Me la pagherai, Aran Banjo! Ci rivedremo presto".
"Addio Presidente!" Disse banjo con gli occhi ormai lucidi "Con la tua morte hai pienamente riscattato la tua infame esistenza terrena. Che tu possa riposare in pace!"
Nei cieli di Firenze, numerose persone in quegli istanti affermarono di aver visto nel Cielo comparire un altro Sole, ed una stella cadente staccarsi da esso e volare in alto…

Su Marte, qualche ora dopo.

"Non solo, Comandante Mendon avete fallito completamente nella Vostra Missione, ma avete fatto pure sì che un'arma così importante per la nostra vittoria finale andasse distrutta. Spero proprio che ora possiate fornirci nel vostro rapporto delle spiegazioni plausibili per quanto è accaduto. O no?"
A bacchettare così sonoramente il Comandante sconfitto era stata Koros in persona.
"Mi perdoni, Suprema Koros. Ma avevate ragione Voi. Non c'era da fidarsi di quel Presidente terrestre. Non solo era un completo imbecille, ma pure si è comportato da traditore. Chiedo umilmente il Vostro Perdono…"
"Silenzio!"
Quasi risvegliato dallo stato di catalessi in cui si trovava ormai da anni, il cervello di Donzauker emise i soliti impulsi, al termine dei quali Koros riprese.
"Se fosse stato per me, vi avrei già fatto giustiziare, ma l'Eccelso Donzauker ha deciso di darvi un'altra possibilità. Guiderete il prossimo attacco contro Banjo ed il suo gruppo. Questa però sarà la vostra ultima occasione. Se fallirete di nuovo, per voi non ci sarà pietà!".
"Grazie! Supremo Donzauker! Vedrete che non vi deluderò ancora!"
"Ed ora andate, Comandante." E Koros sbrigativamente congedò Mendon.
"Dannato Banjo…" continuò a mormorare tra sé e sé la perfida Regina dei Meganoidi mentre osservava impassibile il cervello di Donjzauker che si era di nuovo riaddormentato…

In Giappone, qualche settimana dopo.

"E così Reika, i ribelli dei principali Paesi Europei occupati dai Meganoidi hanno già liberato le rispettive Nazioni dai nemici! E' fantastico, non trovi?"
"Sì Beauty! E tutto anche grazie alle armi che gli abbiamo distribuito subito dopo la liberazione di Firenze."
Le due ragazze in costume erano spaparanzate sulle sedie a sdraio mentre cercavano di cogliere l'ultima tintarella settembrina.
"Hai notizie più recenti di quanto è accaduto in Europa, Garrison?" Chiese Toppy, pure esso in costume, mentre si stava leggendo l'ultimo manga di Tomino.
"Sì, signorino Toppy" Ed il maggiordomo, elegante ed impeccabile come sempre, agitò sotto gli occhi del trio una copia fresca fresca di stampa del Times.
"Pare che le Nazioni Europee, compresa l'Italia che ha nominato un Presidente provvisorio nell'attesa che si svolgano di nuovo libere elezioni, abbiano deciso in comune accordo di trasformare la UE in uno Stato Federale vero e proprio. Tutto questo per evitare di nuovo i lutti e le tragedie del recentissimo passato."
"Ma è magnifico!" esclamò Beauty.
"Sì, signorina Beauty. Riconoscendo poi nei Meganoidi la principale colpa di tutti i tragici avvenimenti, anche i Paesi Europei attaccati dall'Italia hanno evitato, alla Conferenze di Pace, di chiedere a questa Nazione risarcimenti in denaro o territori. Una decisione molto saggia, che eviterà, se le cose non cambiano di nuovo, odi e rivendicazioni successivi."
"Beh, era ora che gli Europei finalmente facessero una scelta giusta!" -commentò Reika- ".Ma toglimi una curiosità, Garrison. Come mai tra le Nazioni Europee solo l'Inghilterra non fu attaccata dall'Italia? Non è che per caso tu ne sai qualcosa…"
"Beh, Signorina Reika, ognuno ha i suoi segreti ed è bene che rimangano tali, no?
Ma ecco che sta arrivando anche il Signor Banjo!"
E molto atleticamente Aran Banjo, pure lui in costume, stava giungendo dalla piscina.
"Mi son fatto ancora venti vasche di allenamento, Garrison!"
"Ottimo esercizio, Signore. Ma ecco, volevo mostrarle delle carte."
"Spero che non si tratti ancora dei Meganoidi, spero!"
"No. Ma forse è qualcosa di peggio. Guardi qui"
E fece leggere un trafiletto presente sul giornale.
"E così, Garrison, le principali Nazioni Europee hanno indicato me come probabilissimo vincitore del Premio Nobel per la Pace!"
"Sì. Signore. Vuole che prepari un abbigliamento adeguato per quando si troverà davanti al Re di Norvegia?"
"No, Garrison, Credo che rinuncerò. I climi freddi non mi son mai piaciuti ed io ho cose più importanti a cui pensare.."
"Un'altra cosa, Signore: sono arrivate queste due lettere per lei." E porse a Banjo due plichi.
"Questa è la consueta fattura mensile per il consumo di energia solare del Daitarn III"
"Coooosa! 16.000.000 Yen di bolletta! Così tanto!"
"Sì, Signore. In questo mese si è fatto un uso eccessivo di questa fonte. Le consiglierei di usarne con più parsimonia nei combattimenti le prossime volte."
"Hai ragione, Garrison e quest'altra cos'è? Non capisco Garrison. Proviene dal comune di Firenze. Forse mi vogliono ringraziare anche loro per l'aiuto prestato loro nella Liberazione della città. Però è scritta in italiano!"
"Sì signore, se permette, un po' la conosco questa lingua"
E gentilmente prese la busta dalle mani sudate di Banjo
"Mmmh. Mi dispiace contraddirla, Signore. Ma questa è una multa Dice che dovete pagare 3.000.000 di Euro totali di contravvenzione. Qua sotto sono elencate le diverse voci in dettaglio.
1000 € per parcheggio abusivo e prolungato del Daitarn-Navicella in Piazza della Signoria.
2.000 € per rumori molesti e disturbo della quiete pubblica.
3.000 € per emissione di sostanze inquinanti nell'atmosfera, se non sbaglio, secondo gli standard europei il Daitarn è considerato un veicolo ad Euro 20.
4.000 € per ehmm…atti osceni in luogo pubblico a causa dell'abbigliamento adamitico del Signorino Toppy…
"Sempre tu! Di mezzo!" Sbottarono Beauty e Reika all'unisono riferendosi al povero Toppy.
"Ma la cifra di gran lunga più imponente e cioè la bellezza di 2.990.000 € è dovuta ai danni materiali accaduti alla stessa città di Firenze ed alla perdita irrimediabile di opere d'Arte avvenute nella Galleria degli Uffizi durante la vostra rocambolesca fuga.
Però qua sotto il Sindaco di Firenze aggiunge in una nota che ringrazia comunque Lei, Signor Banjo, ed i suoi assistenti per l'aiuto prestato alla Città intera in quelle ore terribili."
"Una bella faccia tosta, però, quei fiorentini! Un branco di irriconoscenti! Mi sa che quasi quasi non aveva tutti i torti il comandante Mendon a volere radere al suolo la città con tutti i suoi abitanti!
A proposito, chissà che fine avrà fatto Mendon?"
"Temo che ben presto sentiremo ancora parlare di lui. Ma c'è un'altra cosa di cui volevo portarla a conoscenza."
"Dimmi Garrison, ormai sono pronto a tutto!"
" Si ricorda quando io e la Signorina Reika siamo giunti a Firenze per salvare Lei, la Signorina Beauty ed il Signorino Toppy dai Meganoidi?"
"Certo che me lo ricordo, Garrison, Ma perché me lo chiedi?"
"Vede, Signore. Ovviamente non potevo lasciare incustodita la base segreta. Per cui mi son preso la libertà di assumere con contratto a progetto tre nuovi guardiani tuttofare."
"Hai fatto come al solito benissimo, Garrison."
"Lascia prima che ve li presenti. Eccoli" E due baldi ed aitanti ragazzi, uscirono dagli alloggi della servitù e si presentarono davanti a Banjo e gli altri.
"Alla sinistra Hiroshi Shiba ed a destra Tetzuya Tzurugi. Si erano trovati entrambi disoccupati dopo che l'Impero Yamatay e quello di Mykenes furono sconfitti. Per cui ho pensato bene di trovare loro una nuova sistemazione come giardiniere e cuoco"
Ma più che le loro attuali occupazioni lavorative a villa Aran, Beauty e Reika furono colpite dalla presenza stessa dei due eroi.
"Che fisico quell'Hiroshi! Con quella divisa da cow-boy poi!" Beauty si lanciò subito in direzione della sua nuova preda. " E che fisico muscoloso! Hiroshi, hai impegni per il week end? Lo sai, mio padre ha una bellissima villa a Porto Cervo, se vuoi puoi portare la tua moto…Sai ho sempre amato i centauri e…"
I due si allontanarono di gran carriera.
"Sempre la solita, quella Beauty! Bionda ed oca! Tu piuttosto, Tetzuya, te ne intendi di Shakespeare? Sai al Teatro Centrale danno l'Amleto e…"
E così Reika si lavorò il secondo…
"Come al solito son sempre io quello che rimane a bocca asciutta, ecco! Garrison, non potevi assumere anche una ragazza?" A lamentarsi era stato il solito Toppy.
"Per la verità. Signorino Toppy, c'è una sorpresa anche per Lei! Mathilda, esci pure cara!"
Dalla stessa porta in cui erano usciti gli ex-piloti ormai in pensione si affacciò un'orribile bambina. Portava gli occhiali a fondo di bottiglia, i capelli verde-rame erano tagliati a caschetto, il viso era completamente costellato da lentiggini e punti neri e sulla bocca larga a forma di rana c'era posizionato un apparecchio per denti multicolorato.
"Questa bambina è purtroppo divenuta orfana a causa dei bombardamenti di Berlino. Ho pensato, visto che ha la sua stessa età, Signorino Toppy, che Le avrebbe fatto piacere avere per un po' una compagna di giochi…Su, perché non fate amicizia?"
Ma Toppy si era già dileguato all'orizzonte come se avesse visto comparire un Megaborg, mentre la bambina Mathilda invano cercava di raggiungerlo, correndo pure lei ed agitando la gonna svolazzante.
"Perché skappi, pampino Toppy! Fieni kui kon me ke ciokiamo un po'"
Perfino l'impassibile Garrison non poté fare a meno, in quell'occasione, di liberare l'ilarità in una fragorosa risata, godendosi lo spettacolo con Banjo.
"Voi due che avete da ridere?" – continuava ad urlare Toppy, nel disinteresse più totale del suo piccolo pubblico – "Qui ci vuole davvero il DAITARN III!!!"

FINE

Never75

Nota dell'autore:

Daitarn III, nonostante sembri più una parodia, in realtà offre spunti originali, forse più per quello che non dice esplicitamente che per quello che mostra. Al riguardo ho letto cose in alcuni forum che, se fossero vere, farebbero schizzare il Daitarn in cima alla classifica.

Premetto subito che NON è farina del mio sacco: sono rumors che circolano nel web quasi dalla fine della serie.
Sono state alimentate anche dal fatto che Tomino molto probabilmente avrebbe dovuto fare una seconda serie (dove alcuni dubbi sarebbero stati svelati) che però non vedrà mai la luce.

- La teoria più innocente è che nel finale la casa rimane vuota perché Banjo è rimasto su Marte

- Don Zauker è in realtà il padre di Banjo. Trasformò se stesso in un meganoide, ma la tecnica non era ancora perfetta, per cui riuscì a salvare solo il suo cervello.
Koros, sempre secondo questa teoria, è la madre.

- In realtà fu Koros a organizzare tutta la ribellione dei Meganoidi, approfittando della catalessi di Donzauker. Quello che lei "traduceva" in verità erano suoi ordini diretti.

- Banjo stesso è un meganoide. Oppure è un uomo potenziato (e questo spiegherebbe la sua forza superiore a un essere umano) la cui trasformazione in meganoide non si è completata.
Per questo odia così tanto i meganoidi.
Peraltro i meganoidi se ne starebbero pacificamente su Marte, è Banjo che li vuole eliminare a tutti i costi.

- Il fratello di Banjo (che si vede in alcuni flashback) è in realtà il cervello stesso del Daitarn.

Beh, di carne al fuoco ce n'è davvero molta!

Aggiungo che volete leggere una serie di "leggi anti-fisiche" applicate in quasi tutte le serie di fantascienza, come "Galactica" e "Star Trek", ma anche nelle mitiche serie a cartoni animati dei Robottoni anni '70-'80, cliccate qui!

Se invece volete comunicare il vostro parere all'autore di questo racconto, contattatelo a questo indirizzo.

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Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.


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