Maria Teresa e Luigi XV

Tutto è partito da questa proposta di Bhrghowidhon,:

« Noi Carlo Francesco Giuseppe Venceslao Baldassarre Giovanni Antonio Ignazio d'Asburgo, col Favore della Divina Clemenza Eletto Carlo VI. Imperatore dei Romani, sempre Augusto, per Grazia Divina Carlo II. Re di Boemia, III. Re d'Ungheria e Croazia, III. Re di Spagna, VI. Re di Napoli, IV. Re di Sicilia, III. Re di Sardegna, Arciduca d'Austria e dei Paesi Bassi, Principe di Valacchia, Principe di Serbia, Duca di Milano, di Teschen, Conte di Barcellona, nell'imminenza di presentarCi al Cospetto dell'Altissimo e nel pieno possesso delle Nostre Facoltà Mentali, con la presente confermiamo come Nostri Successori - secondo l'Accordo siglato nell'Anno di Grazia 1711 con Luigi XIV. Deodato, Re di Francia e di Navarra - la Nostra Erede Universale per Prammatica Sanzione dell'Anno di Grazia 1713 e nata quattro anni dopo, Maria Teresa Walburga Amalia Cristina d'Austria e Spagna, e in Coreggenza l'allora neonato Suo futuro legittimo Consorte, Luigi XV. Re di Francia e di Navarra, Duca d'Angiò, di Parma, Piacenza e Guastalla, Granduca di Toscana, e che, quando la Divina Provvidenza vorrà chiamare a Sé anche Costoro, il Loro Primogenito Luigi Ferdinando, Delfino di Francia, come Ludovico VI., o il di Lui Primo Erede in Linea Maschile, avendo riunito nella propria Persona le Corone del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e dei Regni dei Franchi e di Germania, Italia, Francia, Croazia, Arelate, Ungheria, Castiglia, Aragona, Sicilia, Navarra, Boemia, Napoli, Sardegna e di ogni altro Dominio a Sé spettante, avrà la facoltà e il diritto di riunirli in un unico Stato indivisibile, la cui Sovranità sarà trasmessa in Successione senz'altri residui a tutti i Suoi legittimi Eredi. »

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Questo è il commento in proposito dello stesso autore:

Il Punto di Divergenza consiste nella sostituzione al Patto Dinastico Borbonico di un Patto Dinastico tra l'Imperatore Carlo VI. e il Re Sole, per cui il primo, in cambio del riconoscimento alla Successione in tutta l'Eredità Spagnola, si impegna attraverso la propria discendenza, se femminile, a far confluire l'intera propria Eredità nella Dinastia Borbonica indivisa, alla sola condizione di sacrificare il Duca d'Angiò a favore del primogenito del Gran Delfino, il Duca di Borgogna (entrambi questi ultimi premorti nel giro di due anni a Luigi XIV.), attraverso il matrimonio col primogenito di quest'ultimo, il futuro Luigi XV. Niente divisione della Dinastia Borbonica, Anticipo del Rovesciamento di Alleanze, i Savoia stretti tra Borboni e Asburgo si accontentano della designazione a Eredi Universali solo in caso di estinzione di entrambe le Dinastie, Successioni Farnesiana e Medicea al Primogenito dei Borboni, niente Guerra di Successione Polacca (Luigi XV. non ha sposato la figlia di Stanislao I. Leszczyński) né sconfitta austriaca da parte ottomana nel corso di questa, Guerra di Successione Austriaca anticipata ma ad Alleanze già rovesciate (quindi probabile mantenimento della Slesia e della conquista della Baviera da parte asburgica), Spartizioni della Polonia come da Storia vera, radicale cambiamento delle condizioni che hanno determinato la Rivoluzione Francese (le cui probabilità quindi si alterano considerevolmente), mantenimento della Dinastia degli Asburgo-Borbone praticamente su tutto il territorio dell'Impero Napoleonico (con beneficio d'inventario per la Prussia).

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Tommaso Mazzoni invece propone:

Il destino della Polonia forse cambia; senza guerra di Successione, al Poniatowsky può succedere il Chartorisky (una delle mie fissazioni) che crea una dinastia salda e, alleandosi con il Mega Impero (a cui fa comodo un cuscinetto con la Russia) mantenere l'indipendenza; inevitabile uno scontro nell'800 fra Oriente ed Occidente.

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Gli risponde Bhrghowidhon:

Ho immaginato che senza Guerra di Successione Polacca Stanislao I. Leszczyński non abbia possibilità e quindi sia incontrastata l'elezione di Augusto III.; dato che le uniche due famiglie modificate sono le discendenze di Maria Teresa e Luigi XV., darei per pacifica anche la durata della vita di Augusto III. (Federico Augusto II.) fino al 1763 e quindi la successione da parte di Stanislao II. Augusto Poniatowski col pieno sostegno dei Czartoryscy, ma poi che cosa può impedire le Spartizioni durante questo Regno? Lo stesso Adam Kazimierz Czartoryski aveva caldeggiato la successione a Stanislao II. di Federico Augusto III. di Sassonia, che dopo il rifiuto del 1795 ha poi accettato (da Re Federico Augusto I. di Sassonia) il titolo di Duca di Varsavia (come Federico Augusto I.) dal 1807 al 1813...

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Ma Tommaso insiste:

Il fatto è che, in questo caso, Czartorisky non può sostenere Poniatowsy perchè sicuramente Vienna/Parigi non può tollerare che sia l'Amante di Caterina II a regnare; quindi, è Poniatowsy che supporta Czartorisky che è eletto Re come Casimiro V; A questo punto, Czartorisky, che è più cauto, evita la Guerra del Bar, e nel 1792, la Russia non ha scuse per invadere la Polonia, che non viene spartita.

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Bhrghowidhon si informa:

Ma quindi avviene solo la Prima Spartizione?

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E Tommaso replica:

Probabilmente sì; è probabile che il Granducato di Lituania venga annesso alla Russia, ma il grosso della Polonia resti indipendente (la Prussia, in questa timeline, è, secondo me, molto ridimensionata).

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aNoNimo domanda a sua volta:

E quindi vincerebbe il blocco franco-austriaco? Come?

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Gli risponde Tommaso:

Vincerebbe in quale occasione? E comunque, trattasi di blocco Franco-Austro-Spagnolo: non dimentichiamo che è il più grande impero della storia, se contiamo le colonie.

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Bhrghowidhon precisa:

L'ucronia a rigore è limitata agli anni 1711-1740; se nel 1711 fosse stato fatto un accordo del genere (le persone da convincere erano due in tutto), nessuno avrebbe potuto farci niente, i Savoia sarebbero stati ben contenti di tenersi il Monferrato, Svezia e Russia erano in tutt'altro affaccendate, restavano Inghitlerra Paesi Bassi Baviera e una piccola Prussia, francamente impotenti come Coalizione. Ci sarebbe comuqnue stata una Guerra di Successione Austriaca, eventualmente anticipata, mentre svanirebbero quasi del tutto in Polonia e del tutto in Italia le ragioni della Guerra di Successione Polacca. In fondo, si tratta di un anticipo del grande Rovesciamento di Alleanze della Guerra dei Sette Anni. L'Inghilterra si sarebbe trovata come nel XVI. secolo e avrebbe al momento abbozzato, cercando compenso altrove. Dopo di ciò, le condizioni per la Rivoluzione Francese sono abbastanza alterate per rendere lecito qualsiasi dubbio.

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Tommaso però insiste a modo suo:

« Caro Nicola, la Svezia vuole il Baltico e possibilmente San Pietroburgo, le Province Unite sanno che conviene di più allearsi con il Borbone e guadagnarci in colonie strappate all'Inghilterra, che essere letteralmente annientate dalla forza unita dell'Austria e della Francia. In fondo, mancano 40 anni dalla Quarta Guerra Anglo-Olandese, la si può anche anticipare un pochino, non trovi? »

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aNoNimo aggiunge:

Aggiungo che asfaltare le Province Unite non è così semplice, la guerra nelle "marcite" è un incubo ancora oggi, figuriamoci in un mondo senza genieri...

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E Tommaso prosegue:

Primo: non è detto che siano tutti furbi come Churchill; secondo: tu, se fossi il governatore delle Province Unite, rischieresti così grosso, per una sicurezza strategica che comunque non sei sicuro di ottenere (perché la guerra la puoi perdere?): Secondo, per la Svezia il nemico, tattico e strategico, rimane Mosca, quindi non si discute sulla sua posizione; Sempre contro Mosca. Secondo me, comunque ha ragione Bhrghos, Londra è probabile che stavolta si faccia i casi suoi.

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Paolo Maltagliati invece commenta:

Devo dirlo, i lunghi e apparentemente noiosi elenchi di titoli, a me invece piacciono tantissimo! Li hai messi proprio tutti (per dire, io mi sarei dimenticato di Teschen. E poi Arles, non hai mancato nemmeno il regno d’Arles! Stupendo...)

Poveri Savoia, se penso alle botte di fondoschiena ricevute (fatti i dovuti elogi alla loro astuzia tattica e diplomatica, per l’amor di Dio) nella nostra TL, vederli così mi fa quasi pena...

Per quanto riguarda la Prussia, che rimane in un limbo incerto, sarei curioso di sapere quali ipotesi aveva formulato dentro di sé il nostro autore...

E, alla lunga, la sfida di questo impero Asburgico-Borbonico non sarebbe stata più che altro con l’impero russo per Costantinopoli? O sottovaluto troppo gli ottomani del XIX secolo?

Quanto invece a don Juan e Mary Stuart, caro Tommaso, anch'essa è proprio bella. Don Giovanni d’Austria, l’irruente e scapestrato figlio illegittimo, di cui non si fidava al cento per cento nemmeno Filippo, era un ragazzone piuttosto idealista. Sono convinto che non avrebbe proceduto alla restaurazione cattolica con modi da falco (anche se di casini immani ce ne sarebbero stati comunque...)

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Gli risponde l'autore:

Caro Paolo, hai ragione, ma sai, per convincere quel taccagno del fratello e quel bizzarrone del biscugino a fornire uomini e mezzi per salvare la bella Maria, la restaurazione della fede Cattolica doveva essere tirata in ballo; e comunque, non potevano certo farsi sposare da un protestante, essendo entrambi Cattolici, non trovi? Si, inizialmente pensavo a uno Juan che, con pochi uomini fidati, porta via Maria e se la sposa in Spagna, ma poi ho optato per un invasione in più grande stile (che Juan voleva fare gia nel 1576, per altro).

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Bhrghowidhon ha ancora qualcosa (molto) da dire:

Il destino della Prussia - il cui ruolo regionale ed europeo dipendeva comunque dall'esito della lotta tra Svezia e Russia (se avesse vinto la Svezia, non ci sarebbe stato posto per la Prussia) - nei piani asburgici rientrava, come quello della Baviera, della Sassonia e dei Savoia, entro il progetto di restauro dell'Impero (non solo in Germania) coerentemente portato avanti per tutto il Settecento e arrestato solo dall'esplosione imperialistica francese (accumulatasi in decenni di arretrato) con Napoleone: siccome poi la differenza tra le Soluzioni Klein- e Großdeutsch era sostanzialmente geografica (Confini e Capitale) anziché istituzionale, oserei dire che è inevitabile un epilogo nelle forme del Secondo Reich, solo che in questo caso sarebbe ancora il Primo e dunque unico (oltre che, naturalmente, Großdeutsch). In pratica, a meno di uno sconvolgimento analogo a quello napoleonico e ancor più nell'ipotesi che un fenomeno come la Rivoluzione Francese (ammesso che accada) si risolva come i Moti del 1848-49, a un secolo o poco più dopo l'Incoronazione dell'Erede di Luigi XV. e Maria Teresa (ho ipotizzato che, secondo la tradizione della famiglia paterna ma con ordinale secondo la Successione Imperiale e - nell'esonimo italiano - una concessione alla tradizione tedesca della famiglia materna, si chiamasse Ludovico VI.) la Monarchia Asburgo-Borbonica consisterebbe di:

1) Regno Unito di Spagna = Castiglia (in unione a Nuova Spagna, Perù, verosimilmente anche in questo caso La Plata e Nuova Granada) e Aragona-Sardegna-Sicilia (probabilmente anche in questo caso fuso con Napoli nella denominazione di Due Sicilie), per motivi analoghi e speculari a quelli della Storia reale (risalenti alla Guerra di Successione Spagnola) con Capitale a Barcellona e prevalenza linguistica assoluta del castigliano nelle Americhe, del catalano e geovarianti nel Regno di Aragona (parzialmente esclusa l'Aragona vera e propria) e libera concorrenza di entrambi in Sardegna e nelle Due Sicilie (qui, specialmente nel Continente, in diacrolettia anche col toscano e in diglossia con i meso- e basiletti locali);

2) Regno di Francia, centralizzato ben oltre i limiti storici della Tradizione Borbonica, anche se forse un po' meno che la Terza Repubblica, e presumibilmente dotato di proprie Colonie sia in America sia in Africa e Asia;

3) Regno di Germania (compresi quelli di Boemia e di Alta Borgogna), grosso modo una specie di Secondo Reich evolutosi direttamente dai Circoli Imperiali di Massimiliano I. (a lungo termine è possibile l'inclusione della Prussia, soprattutto quella Orientale);

4) Regno d'Italia, strutturalmente analogo a quello di Germania, probabilmente esteso anche a Venezia e ai suoi (ex-)Possedimenti in Istria (per la Dalmazia è incerto se ricadessero piuttosto nei Regni di Ungheria e Croazia-Slavonia), a diglossia latino-toscana;

5) Regno d'Ungheria e di Croazia-Slavonia(-Dalmazia), con inclusione in forme relativamente autonome della Transilvania, a diglossia latino-magiara (anche tedesca in Transilvania e serbocroata in Croazia);

6) Principato di Serbia;

7) Principato di Valacchia (almeno inizialmente limitato alla sola Oltenia) e (insieme o separatamente) di Moldavia(non solo Bucovina), con possibile attrazione della Transilvania e in tal caso eventuale adozione del toscano come acroletto;

8) Regno di Galizia e Lodomiria, a diglossia latino-polacca.

Certamente, ammessa una sconfitta svedese da parte russa, l'epicentro delle rivalità geopolitiche si sposterebbe nell'Europa Sud-Orientale (cosiddetta, dal punto di vista austriaco; all'epoca né l'Impero Ottomano - paradossalmente, dal punto di vista storico ed etimologico - né la Russia erano considerate Europa): l'Impero Asburgo-Borbonico non aveva alternativa, la Russia poteva contare sul diversivo costituito dalla Persia.

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aNoNimo tuttavia obietta:

Però si continua a dare per certa la vittoria dei Borboni, cosa di cui non sono minimamente convinto. Stiamo parlando di un bisonte appesantito da Ancient Regime e politiche economiche fallimentari (oggi le chiamiamo neoliberismo comunitario) contro le economie più floride d'Europa in grado di comprare qualsiasi alleanza. E anche se l'impero di cui parlate nascesse (cosa che secondo me è abbastanza difficile per i motivi di cui parlavo) è impossibile che la Corona di Castiglia conservi il Sudamerica. Diciamo pure che i Borboni si giocherebbero tutti i territori extra-europei per il semplice fatto che non avrebbero flotte con cui comunicarci, e quindi alla fine questo superimpero sarebbe più una perdita che un guadagno, finendo per fare la fine della Cina Manciù, estesa e unità ma parassitata dalla superpotenza geoeconomica di turno.

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Bhrghowidhon subito gli replica:

Non ho capito quale vittoria dei Borboni sia data per certa: in questo caso la Guerra di Successione Spagnola è stata vinta di fatto dagli Asburgo, con la promessa di una confluenza dinastica entro qualche decennio. La flotta per le Americhe sarebbe quella spagnola, non è da inventare, ha funzionato per tre secoli; la politica economica non è toccata dall'ucronia (che, ripeto, parte dall'arco di tempo 1711-1740), anche se mi pare assai probabile che una Francia con a disposizione l'Impero Coloniale Spagnolo e Spagna, Italia, Germania, Ungheria, Serbia, Valacchia, Moldavia e un terzo di Polonia-Lituania unite in un unico Impero (è questo l'Atto di Unione) modificherebbe sostanzialmente ciò che ha fatto nel Settecento (il vantaggio britannico consisteva essenzialmente nell'oro indiano, per il resto l'Impero Asburgo-Borbonico è messo meglio).

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E aNoNimo chiarisce:

Parlo della guerra che ci sarà tra Potenze protestanti e Borbone. Comunque la storia dell'oro indiano è da spiegare: se si intende commercio OK, sennò è illusione monetarista. Aggiungo che la flotta del tesoro spagnola è sopravvalutata, se davvero fosse stata colpita da una mirata campagna navale (una cosa sensata per le PP) non avrebbe retto l'urto, è bastato il naviglio di Francis Drake per mandare in crisi Filippo II e III. Aggiungo che l'oro spagnolo sarebbe finito magari a Parigi, ma da lì sarebbe volato ai centri produttivi"protestanti": se il tetto su cui piove oro cambia inquilino non cambia che l'oro finisce dai vicini. È questo che ha fatto vincere Londra, non oro indiano o sudafricano che poteva ridurla come la Castiglia.

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Bhrghowidhon allora si dilunga:

Fissiamo qualche punto. L'ucronia si focalizza su un colpo di scena dinastico allo scopo di risolvere di colpo la Guerra di Successione Spagnola con soddisfazione per entrambi i principali Contendenti al di là delle più rosee speranze. Il colpo di scena si colloca nel 1711 e la soddisfazione nel 1740. Tutto questo si verifica a prescindere da qualsiasi altra Potenza, perché è sufficiente il consenso delle due persone interessate e il gioco è fatto. L'unico ulteriore passo è un logico Atto di Unione, abbondantemente fornito di precedenti e paralleli; con ciò si arriva già a metà Settecento all'estensione del Sacro Romano Impero nei termini illustrati. La discussione inizia da qui in poi. Prima però un'avvertenza di metodo: in ogni occasione ("opportuna e inopportuna") ho ribadito che l'ucronia è anzitutto impossibile per definizione, perché la Storia dimostra che la concatenazione di cause ed effetti ha portato ad altro risultato, e oltre a ciò le innumerevoli possibilità alternative, se ordinate per (presumibile) probabilità, mostrano che ancora una buona serie di linee temporali massimamente verosimili (benché anch'esse, in quanto non avvenute, impossibili) ricondurrebbe alla Storia come la conosciamo. Quindi distruggere ucronie è non solo facilissimo, ma inutile (nascono morte da sole). Di conseguenze, in una discussione ucronica le possibilità sono due: se stiamo discutendo di cosa fare in un fatto singolo e delle conseguenze che ci sarebbero state (per esempio, l'ingresso del Regno d'Italia nella Prima o nella Seconda Guerra Mondiale, il voto del 25. luglio 1943 e simili) ci schieriamo come i Protagonisti di allora e difendiamo ognuno la propria previsione, invece in tutti gli altri casi, in cui quel che importa è il risultato più che il Punto di Divergenza, è perfettamente ozioso stare a ribadire che le linee temporali più probabili porterebbero lo stesso alla Storia nota (che ce ne importa?), mentre conta trovare il Punto di Divergenza più semplice da cui arrivare al risultato prefissato (desiderabile o no non ha rilevanza, lo decide chi propone l'ucronia) e se, come credo in questo caso, il Punto di Divergenza più semplice è facile da trovare (più facile che una decisione limitata a due persone non saprei) allora si discute sulle sequenze più verosimile per arrivare da lì al medesimo risultato voluto. Per tutto ciò, non proseguirò la discussione se diventerà uno schieramento pro o contrā un Impero Europeo (o, speriamo di no, l'Unione Europea o l'Euro) o l'Istituzione Monarchica o la Confessione Cattolica o il Principio di Nazionalità; dato che ho proposto il risultato (anzi i risultati, perché ho inviato contemporaneamente anche l'ucronia vittoriana e dunque non sto proponendo un Impero specificamente dinastico o confessionale, ma un grande Impero purchessia e che fosse a portata di mano) e che sulla facilità del Punto di Divergenza non ci sono margini di diversità di vedute, avrà senso solo se discuteremo di come conservare tale risultato (visto che è già ottenuto senza colpo ferire) e casomai potremo polemizzare, al massimo, sull'eterna questione dei "costi di agenzia" (perché se storicamente un Impero - gli Stati Uniti - esteso internamente ed esternamente come quello hitleriano e popolato con modalità sostanzialmente analoghe è potuto nascere nel 1776 non troverei credibile che un assai più modesto Impero Asburgo-Borbonico non potesse formarsi 36 anni prima). Certo, è interessantissimo anche discutere se l'Impero sia desiderabile (almeno per qualcuno) o no, se le Nazioni siano da misurare sulla scala di quella francese o di quella olandese o di quella tedesca, se la nostra situazione attuale - non il Migliore dei Mondi Possibili, bensì l'unico veramente possibile - sia migliore o peggiore o uguale a quello che sarebbe capitato se ciò che dipendeva da decisioni umane fosse stato diverso (ossia se la Causalità Universale avesse determinato le pertinenti decisioni umane in modo diverso): per tutti questi argomenti però inaugurerei una o più discussioni a sé stanti.

Assunto quindi che in questa ucronia il tema è "come arrivare a un vasto Impero Europeo con ampie proiezioni extraeuropee" a partire da uno specifico Punto di Divergenza minimo e ammesso che questo stesso Punto di Divergenza è meno probabile di tutto (o quasi) quello che lo avrebbe annullato, per esempio un rifiuto da parte del Re Sole, di Luigi XV., di Maria Teresa, un ripensamento o una reazione indispettita da parte di Carlo VI., un suo anticipato errore di valutazione della velenosità di certi funghi, un avvelenamento indotto da qualche Potenza Straniera e così via, arriviamo alle guerre. Ho già anticipato che ci sarebbe stata lo stesso una Guerra di Successione Austriaca e che però sarebbe bastata la differente scelta di campo da parte francese per risolverla più rapidamente che nella Storia vera. Non avevo invece anticipato, anche se si poteva ritenere inevitabile, che appunto l'anticipo del grande Rovesciamento di Alleanze avrebbe portato a qualcosa di simile alla Guerra dei Sette Anni. Per massimo di pessimismo (o, per chi vuole, di realismo), si può convenire che a medio termine la Francia avrebbe comunque perso i possedimenti in India e, in America, quelli che nella Storia sono andati alla Gran Bretagna (non hanno invece rilevanza quelli che sono andati alla Spagna, perché in qualsiasi caso rimarrebbero nell'Impero).

Queste le guerre molto probabili. La Guerra di Successione Polacca, come detto, sarebbe altamente improbabile e comunque ininfluente. Il ruolo della Prussia, di nuovo come detto, dipenderebbe dall'esito della Guerra Nordica (ossia dal ruolo della Svezia e della Russia nel Settecento). Col passare del tempo, scontri, complicazioni, complessità aumentano, non solo per l'Impero Asburgo-Borbonico (che comunque ritengo complessivamente meno probabile che crollasse anziché il contrario), ma per tutti.

L'Impero Asburgo-Borbonico avrebbe ogni interesse a sobillare l'Indipendenza delle Colonie Britanniche in America, ma queste potrebbero valutare diversamente il ruolo della Potenza 'amica' e trovare più conveniente un accomodamento entro la Monarchia Britannica (forse). Altrettanto vale, evidentemente, per le Colonie Ispaniche (o Franco-Ispaniche). Niente consegue per necessità univoca. Il senso di una discussione ucronica di questo tipo (ossia a "risultato dato in partenza") è che, se i fatti umani e storici sono così complessi da non essere descrivibili con leggi proprie (bensì soltanto riducibili, con enorme sforzo di analisi, alle leggi dei livelli sottostanti, biologico chimico e fisico), allora niente che non violi le Leggi di Natura è impossibile, si tratta di vedere a quali condizioni diventa logicamente "vero" (ossia teoricamente possibile). Che si avveri nel 1740 dipende al minimo dal Punto di Divergenza proposto. Può continuare ulteriormente? Fino a oggi? Ai Dotti Lettori la sentenza (o la 'dichiarazione di voto'); non dubito di alcune risposte che già mi attendo...

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aNoNimo vuole mettere i puntini sulle i:

Per me l'ucronia è, oltre ad un grandissimo divertimento, un modo alternativo di analisi storica: se un valido schema è ipotesi-deduzione-verifica, allora l'ucronia può svilupparsi come POD-svolgimento-discussione. La mia obiezione non era un tentativo di uccidere un cadavere ma di capire un punto di vista. Trattandosi di una discussione molto articolata e non ridotta ad una dichiarazione ("questa è un'ucronia sugli USA comunisti" senza svolgimento) credo si possa discutere del movimento storico descritto, ed è quello che cercavo di fare. La mia domanda può essere così riformulata: "nella guerra che probabilmente sarebbe scoppiata tra continente e avversari marittimi e che possiamo simmetrizzare con la Successione Austriaca HL (non sarebbe mai identica alla nostra in questa Timeline) perché è così scontata la vittoria continentale? Perché tronca sul nascere la ricchezza protestante o comunque modifica la base economica che hanno decretato la vittoria delle Potenze Marittime nella HL? O per semplice sovrabbondanza di forze? O per mutamento degli obiettivi strategici e quindi il venir meno della guerra in sé?"

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Mai stuzzicare Bhrghowidhon! Ecco cosa potrebbe saltarne fuori:

Non riesco ad afferrare il dilemma. Perfettamente scontato che non ci può essere niente di identico a partire dal 1740 (e per quanto riguarda tutti i rapporti storici tra Borboni e Asburgo neanche dopo il 1711), possiamo cercare di orientarci nel mare di possibilità (aperte dalla Divergenza) secondo il classico metodo:

1) analizzare i fatti storici scomponendoli dove necessario in parti minori ("dove necessario" serve per specificare che, se il complesso di fatti non è stato nella realtà influenzato da ciò che il Punto di Divergenza modifica, lo si può mantenere tutto aggregato),

2) conservare immutate le tendenze geopolitiche osservabili storicamente (purché il contesto sia paragonabile),

3) almeno per qualche generazione attenersi alle Personalità realmente esistite, laddove non siano rese impossibili dalle conseguenze del Punto di Divergenza (per esempio: i Sovrani Russi all'epoca né discendevano da Personaggi importanti delle Dinastie di Borbone o d'Asburgo - bensì piuttosto di Holstein-Gottorp e Anhalt-Zerbst - né hanno praticato una Politica Matrimoniale specificamente influenzata da queste, quindi si possono mantenere tali e quali, con le stesse durate di vita e gli stessi caratteri).

Il grosso dei cambiamenti consiste nel fatto che il Rovesciamento di Alleanze che ha prodotto la Guerra dei Sette Anni (per il resto sostanzialmente una prosecuzione della Guerra di Successione Austriaca) viene anticipato di 45 anni e perciò vige in pieno quando, inevitabilmente, scoppia la Guerra di Successione Austriaca né prima né dopo che lo stesso anno della Storia vera, il 1740 (per non complicare ulteriormente il quadro proporrei infatti di discutere l'ucronia ammettendo che Carlo VI. muoia come da copione per imprudenza micologica nelle stesse circostanze; il capolavoro diplomatico ottenuto a 26 anni non garantisce di per sé maggiore perizia naturalistica, anzi tutt'al più avrebbe potuto infondere maggiore confidenza - quindi minore prudenza - ma al contempo maggiore autostima - quindi minore coazione alle dimostrazioni di spavalderia - e perciò tutto sommato i due effetti combinati, compensandosi reciprocamente, avrebbero dato lo stesso risultato noto). A sua volta, la Guerra di Successione Austriaca e la sua prosecuzione dei Sette Anni si configurano come uno dei più importanti tentativi di indipendenza da parte dei principali Elettori Laici dell'Impero, i Duchi di Baviera (e Conte Palatino), Sassonia, Prussia (Brandenburgo) oltre che, almeno all'inizio, dal (non Elettore, ma sempre Principe dell'Impero) Duca di Savoia, poi anche da parte degli Elettori di Hannover in quanto Re d'Inghilterra, indeboliti tuttavia dalle mire espansionistiche di ciascuno, che solo in alcuni casi erano dirette contro i Dominî Allodiali della Dinastia Imperiale, mentre negli altri cozzavano proprio reciprocamente (Prussia contro Inghilterra in Hannover, Prussia contro Sassonia per la Polonia e la stessa Sassonia, Baviera contro tutti a causa delle aspirazioni imperiali).

La Svezia si trovava ormai soltanto in contrasto diretto con la Prussia per la Pomerania; la Russia poteva avere in prima approssimazione una convergenza con la Prussia contro la Polonia ma al contempo, per proprietà transitiva, contro la Sassonia e comunque di fatto fino alla svolta di Pietro III. non lo ha fatto e la stessa politica di Caterina II., sùbito dopo seguita, non era propriamente filoprussiana. Le Province Unite erano realmente equidistanti, perché dagli Asburgo avevano da temere un ritorno imperialistico da Sud (ulteriormente motivato dalla confluenza dell'espansionismo francese verso Nord), ma confinavano a Est con la Prussia (Gheldria, Kleve, Frisia Orientale) e potevano mettere in conto anche qualche pensiero inglese su un collegamento con i Possedimenti nell'Impero (Hannover), inoltre per i commerci marittimi si trovavano in strutturale rivalità sia con la Francia sia con l'Inghilterra, mentre non avevano più da conseguire - a differenza degli Elettori e dei Savoia - l'indipendenza dall'Impero.

Di tutto ciò, cosa sarebbe cambiato in conseguenza di una fusione austro-ispano-francese? Per Svezia e Russia, niente; per l'Olanda neanche, che quindi finirebbe per restare neutrale (come dimostrato dalla Guerra dei Sette Anni). Per la Prussia si trattava di scegliere tra l'obiettivo dell'Indipendenza e della Slesia (contro l'Austria), quello della Prussia Occidentale (contro la Polonia e la Sassonia) e della Sassonia stessa (con l'Austria e ovviamente contro la Sassonia-Polonia) e quello dei territorî dell'Elettorato di Hannover (contro l'Inghilterra): Indipendenza e Slesia prevalgono sul solo obiettivo hannoverano, ma il risultato finale è determinato dalla collocazione (amica od ostile) della Sassonia-Polonia, che detengono gli obiettivi più ambìti e importanti.

Tra Austria e Prussia (entrambe in possesso di antichi territorî della Corona Polacca), la Polonia può avere l'imbarazzo della scelta, così come ha ugualmente da temere da entrambe (come si verificherà nella Prima Spartizione, che mi sembra inevitabile date le premesse); la Sassonia ha ugualmente da temere - per la propria stessa esistenza - da un'alleanza austro-prussiana, quindi la sua opposizione antiimperiale non mirerà all'Indipendenza (che del resto è garantita finché detiene la Corona Polacco-Lituana) quanto semplicemente a un mercanteggiamento finalizzato al riconoscimento del titolo di Re (comunque già disponibile finché dura l'Unione con la Polonia), per poi rimanere nell'Impero rinunciando all'Indipendenza per avere la garanzia della sopravvivenza (contro l'eventualità di una spartizione, che la Guerra contro l'Austria avvicinerebbe in quanto collocherebbe l'Elettorato nel reato di fellonia); se quindi la Sassonia vuole (e deve) evitare l'alleanza austro-prussiana, deve mettere contro le due Potenze e in pratica unirsi all'una contro l'altra, alla fine quindi - nonostante le comprensibilissime aspirazioni sulla Slesia (dove però si sarebbe messa contro entrambe le Potenze vicine) - con l'Impero contro la Prussia (come, di nuovo, dimostrato dalla Guerra dei Sette Anni e confermato dal fatto che le Spartizioni della Polonia non sono scattate finché è rimasta l'Unione tra Sassonia e Polonia-Lituania).

Ciò colloca quindi la Prussia contro la Sassonia-Polonia e contro l'Austria e l'Impero, perciò opta per la Prussia Occidentale, la Sassonia e la Slesia e garantisce l'integrità territoriale dell'Elettorato di Hannover.

I Savoia, compressi sulle due frontiere più lunghe dai Franco-Imperiali, possono solo aspirare a Genova (che di conseguenza si legherà a doppio filo all'Impero contando sulla garanzia territoriale da parte sua), ma senza potersi permettere di mettersi contro i due potenti vicini né di aspirare all'Indipendenza di diritto. Certo spieranno ogni mossa della Repubblica per poterne approfittare,ma prima di allora non presteranno nemmeno favori interessati all'Impero, quindi si schiereranno - rigorosamente con l'Impero - solo quando obbligatorio od opportuno.

La Baviera, infine, a differenza che nella vera Guerra di Successione Austriaca, può contare, oltre che sulla Prussia, anche sull'Inghilterra, ma in compenso non su Francia e Spagna né sui Savoia, del resto anche storicamente sùbito smarcatisi.

Gli schieramenti saranno perciò, nel complesso delle due Guerre (che senza più Rovesciamenti di Alleanze contano ormai come un'unica guerra con eventuale tregua intermedia di otto anni): Gran Bretagna, Prussia e Baviera contro Spagna, Francia, Savoia, Austria e resto dell'Impero, Sassonia e Polonia-Lituania, Svezia, Russia (Olanda neutrale); nel 1762 Russia e Svezia escono (a sorpresa e come da Storia reale) dal conflitto, salvando la Prussia dalla spartizione. Senza il sostegno franco-spagnolo e sassone, sul teatro continentale l'alleanza britannica non è d'aiuto alla Prussia, che quindi, se anche riesce a evitare la spartizione grazie al disimpegno russo-svedese, non consegue nessuno dei proprî obiettivi territoriali, né progettati in Sassonia né storici in Slesia. La completa sconfitta bavarese nella Guerra di Successione Austriaca è se possibile ancora più forte in questo contesto, rendendo più probabile un incameramento della Baviera, per fellonia, nei Dominî Allodiali dell'Imperatrice. In assenza di spostamenti del confine tra Francia e Paesi Bassi e rimanendo fuori discussione ogni infeudamento ai Savoia in Lombardia (sia per il diverso esito della Guerra di Successione Spagnola sia per la mancata Guerra di Successione Polacca sia per il Rovesciamento di Alleanze rispetto alla Guerra di Successione Austriaca), le variazioni territoriali sul Teatro Europeo si riducono quindi alla probabile annessione diretta dei possedimenti bavaresi all'Austria e alla Francia.

Ben diverso e più importante è il complesso dei Teatri Extraeuropei, dove d'altra parte lo scenario è sostanzialmente invariato rispetto alla vera Guerra dei Sette Anni, per cui, come già anticipato, sono prevedibili le stesse perdite territoriali a favore dell'Inghilterra e anche in questo caso a carico pressoché esclusivo della Francia (con possibile aggiunta della Florida dalla Spagna) data la loro collocazione territoriale a ridosso delle Colonie Britanniche; rimarrà tuttavia francese (essendone senza senso un trasferimento alla Spagna) la Louisiana a Ovest del Mississippi e a Sud dell'Alto Missouri, che si potranno consolidare come confini stabili tra gli Imperi Britannico e Asburgo-Borbonico.

Per tornare alle domande iniziali, dunque, la risposta è paradossale perché esse presuppongono un fatto in buona parte non realizzato, la "vittoria continentale" (intesa come Vittoria delle Potenze Continentali). L'esito della Guerra è infatti una netta Vittoria Britannica, esattamente come nella Storia reale; non "tronca sul nascere la ricchezza protestante" né "modifica la base economica che ha decretato la vittoria delle Potenze Marittime nella HL", visto che tutto è come in quest'ultima. La "semplice sovrabbondanza di forze" determina piuttosto soltanto un diverso esito *dentro* al Continente (anzi, all'Impero stesso), con (probabile, anche se non affatto certa) totale sconfitta di una sola Potenza, guarda caso anch'essa Cattolica, la Baviera, mentre l'altra Potenza residua (la Prussia) - questa sì Protestante - 'perde' solo un guadagno storico (uno solo, la Slesia; mi pare il minimo, dato il cambio dei rapporti di forza). Non c'è invece un "mutamento degli obiettivi strategici" e quindi non viene meno "la guerra in sé"; gli obiettivi rimangono - per il principio operativo ucronico n° 2 esposto all'inizio - e la guerra ha luogo, addirittura in continuità di alleanze (essendone per definizione anticipato il rovesciamento), con gli stessi esiti della Storia nota a parte le modifiche indispensabili conseguenti al Punto di Divergenza (principio operativo n° 1). L'unico scenario che mi sentirei di relegare tra i meno probabili di tutti, in virtù dell'applicazione dei suddetti principî operativi e del ricalcolo dei pesi di potenza delle Coalizioni, è che la Vittoria Britannica (esclusivamente tale; sconfitta per la Baviera, status quō ante per la Prussia) porti da sola alla disgregazione dell'Impero Asburgo-Borbonico (anche soltanto quello coloniale); chiarito, come credo, il quadro continentale, che a questo punto (fra l'altro con sensibile contenimento della misura dei dissesti finanziarî rispetto alle dimensioni note dalla Storia del Settecento) non ha motivi né risorse per sperimentare nuovi squilibrî di tipo napoleonico e dunque - tra Moti Rivoluzionarî sistematicamente repressi ed effetti dirompenti della Rivoluzione Industriale - si manterrà sostanzialmente immutato, come proponevo, fino al Colonialismo maturo, immagino che la discussione si sposterà anzitutto sul destino delle Colonie Americane, sia Britanniche sia Gallispaniche: se storicamente una notevole parte delle prime ha conseguito l'Indipendenza grazie anche all'appoggio di una delle due ultime Potenze (la Francia) e pressoché la totalità delle seconda l'ha conseguita a sua volta grazie all'opera congiunta sia della Potenza Britannica sia delle ex-Colonie di quest'ultima, in questa ucronia - stavolta sì - il "mutamento degli obiettivi strategici" fa "venir meno la guerra in sé" (qui si intendono le Guerre di Indipendenza Americane, tutte), perché la convergenza di interessi tra l'Inghilterra e le sue Colonie (a fronte del notevolmente anticipato avvio della Rivoluzione Industriale nelle Colonie Ispanoamericane dovuto all'unione con la Francia) rende potenzialmente controproducente la Dottrina di Monroe, in un quadro dove le Americhe (paradigma delle Neoeurope) rappresentano non più una periferia dell'Europa (la quale periferia pertanto può e deve emanciparsi dalle Madripatrie per seguire la propria via all'Egemonia), ma già parte pienamente integrante e centrale dell'Europa Estesa e quindi ne mutuano, oltre appunto alla centralità, anche le divisioni, soprattutto quella tra Impero Asburgo-Borbonico (non semplicemente "Continentale" in quanto Europeo, ma Pluricontinentale in quanto europeo esteso) e Britannico (anch'esso pluricontinentale), addirittura con gioco a tre - come in Europa Sudorientale - per l'Oregon.

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aNoNimo non demorde:

Ne deduco che secondo voi la totale vittoria di Londra nel mondo le faccia accettare un'"Europa Unita". Io invece credo (più per l'esempio napoleonico che per altro) che non si sarebbero fermati, a costo, come detto, di andare a chiamare i Mongoli del Gobi. Posto questo, torna il discorso "economico": se gli inglesi non si arrendono, i Borbone sono morti. Punto. Londra, se non alla fine della "Guerra dei Sette Anni", prima o poi rovescierà su di loro le ricchezze del pianeta, e contro non avranno che un impero sconquassato dall'inefficienza dell'economia feudale.

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Bhrghowidhon riprende:

Quello è lo scenario napoleonico; la differenza è proprio uno dei tre punti più importanti di insuccesso di Napoleone, il controllo dell'America Ispanica e a medio termine l'introduzione della Rivoluzione Industriale in tale Continente. La Vittoria di Londra è netta, ma ben lontana dalla totalità del Mondo; entrambi gli Imperi sono pluricontinentali (anzi, anche il terzo, la Russia, lo è) e nemmeno tutti e tre insieme controllano tutte le ricchezze del Pianeta, tantomeno a quell'epoca. Con la Rivoluzione Industriale nell'Impero Asburgo-Borbonico (c'è stata storicamente, perché non dovrebbe esserci in questo caso?), l'immagine di un'economia feudale inefficiente è controfattuale.

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Cui ribatte aNoNimo:

Verissimo in età napoleonica, ma a metà XVIII secolo la superiorità economica britannica era innegabile e questo POD non migliora troppo le finanze borboniche (manca solo la guerra americana al bilancio). Aggiungo che la conservazione dell'impero sudamericano è tutt'altro che certa, essendo la parte più esposta all'attacco inglese (Bolivar potrebbe nascere con qualche anno di anticipo).

Preciso: economia non feudale non significa avere delle industrie, ma avere un'economia che cresce SENZA spoliazioni altrui. E all'epoca (con tutte le cautele del caso) solo l'Inghilterra si avvicinava a ciò.

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Bhrghowidhon non è tipo da gettare facilmente la spugna:

Simón Bolívar non nasce con qualche anno di anticipo, se manteniamo il 3° principio procedurale (le persone sono le stesse a meno di discendere direttamente dalla coppia ucronica o da qualche coppia dovuta a ciò che il Punto di Divergenza ha cancellato. In ogni caso non importa se nasce o no, quanto quello che fa, cioè se c'è una figura paragonabile.

Affermavo nel messaggio precedente che no. Anzitutto, consideriamo la Storia vera: l'Inghilterra ha costruito un enorme Impero Coloniale, a metà Ottocento ha raggiunto l'apice di vantaggio in giro d'affari rispetto a tutto il resto del Mondo, ma non ha conquistato il Mondo, non ha nemmeno riconquistato gli Stati Uniti, non ha conquistato né l'intera Africa né metà, non ha conquistato la Cina se non occupandone un sesto dei territorî quando la Russia da sola ne controllava metà (dell'intero Impero). Questo è ciò che è successo; in questa ucronia la differenza è che l'equilibrio europeo è molto meno favorevole alla Gran Bretagna, quindi un miglioramento delle sorti inglesi è fuori discussione a meno di introdurre apposta nuovi Punti di Divergenza, il che inaugurerebbe una nuova ucronia, operazione interessantissima ma fuorviante in questa sede.

Colonie Ispanoamericane (e in questo caso consistente residuo di Colonie Francoamericane in Louisiana): storicamente sono rimaste tali (nello status di Colonie) fino a dopo Napoleone, in un contesto più sfavorevole che in questa ucronia (perché anche la Francia non favoriva la Spagna); in questa ucronia, prima degli anni in cui storicamente si sono staccate dalla Penisola vengono investite dalla Rivoluzione Industriale. Non si vede come una Gran Bretagna che storicamente ha ottenuto ciò che conosciamo, con i limiti sopra rilevati, debba invece in questa ucronia - dove è essa stessa meno favorita e i suoi rivali più favoriti - conseguire successi maggiori; al contrario, la necessaria differenza è che non ottenga il distacco delle Colonie Gallispaniche (persino nella Storia vera ha dovuto scongiurare il rischio che la Francia Neoborbonica si schierasse con la Spagna). Non dico che sia una conseguenza necessaria e ineluttabile - niente lo è nelle ucronie, tantomeno man mano che si procede nel tempo - ma solo che non lo è nemmeno il suo contrario e che, tra le due prospettive (e sempre ribadendo che ogni ucronia degna di discussione non è la più probabile alternativa alla Storia vera, ma la più probabile tra le alternative divergenti dalla Storia vera; che tra questa e la Storia vera ci siano molte probabilissime Storie alternative che finiscono per riconfluire prima o poi nella Storia vera è al contempo innegabile, banale e privo di interesse), è complessivamente - sia pur di poco - più probabile quella del mantenimento delle Colonie, per le ragioni che richiamo qui di sèguito.

Poco sopra fa ho affermato che la Dottrina di Monroe rischierebbe di essere controproducente qui: le Colonie Ispanoamericane possono ottenere senza guerre ciò che storicamente hanno ottenuto con l'Indipendenza, mentre le Colonie Britanniche (le Tredici Colonie, in particolare) rischiano di più con l'Indipendenza - di fronte al colosso (austro)gallispanico - che con un accordo entro l'àmbito della Sovranità Inglese. Il Continente Americano si configura come Europa Occidentale a tutti gli effetti, continuandone la spaccatura tra i due Imperi Atlantici. Non ha nessuna rilevanza il passato feudale, così come storicamente il passato nemmeno solo feudale quanto teocratico-autocratico della California ha minimamente ostacolato la sua valorizzazione una volta entrata nel circolo capitalistico (e non c'entrano ovviamente né l'affiliazione linguistica germanica né, se non siamo la Società degli Amici del Pensiero Weberiano, la Confessione Religiosa).

L'Austria di Giuseppe II. non era decisamente più feudale; Venezia sarebbe divenuta a breve termine austriaca; l'Impero poteva contare sull'enorme riserva americana, era in prima fila per l'avventura coloniale africana, si trovava a metà fra gli Imperi Russo e Britannico nella prospettiva di appropriazione dell'Impero Ottomano, non avrebbe subìto il dissanguamento demografico otto-primonovecentesco a favore degli Stati Uniti, che a loro volta in questo contesto partono in una posizione di assoluta parità - senza alcun vantaggio geopolitico - se non addirittura di leggero svantaggio nella contesa per l'Occidente Nordamericano; delle due l'una, quindi: o attribuiamo al primato storico inglese qualche carisma immanente (Religione, Politica, Genetica?) o lo interpretiamo in funzione delle concrete risorse territoriali.

Siccome aderisco alla seconda posizione, nel quadro geopolitico che si delinea in questa ucronia vedo le condizioni perché qualcosa di paragonabile al Reich Millenario hitleriano si realizzi, anziché - come nella nostra Storia - negli Stati Uniti, in un Impero il cui epicentro si colloca poche centinaia di chilometri più a Sud.

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aNoNimo prosegue:

Come si industrializza il Sudamerica (con il rischio di venire separato dalla Penisola dalla Royal Navy)? E, pur essendo vero che l'Inghilterra POLITICAMENTE non controllava il Sudamerica e controllava un sesto della Cina, controllava ECONOMICAMENTE il Sudamerica e la Russia che controllava metà della Cina.

Cercherò di spiegarmi con un esempio: i Borbone conservano la Nuova Spagna ma perdono l'asiento e rinunciano ai dazi: solo con queste minuscole conquiste (che sono quelle della pace di Utrecht HL) i Borbone hanno perso il Sudamerica, che SE si industrializza lo farà con soldi (e quindi sotto proprietà) inglesi. Il successo dell'impero Borbone vanificato da un abbattimento dei dazi.

Chiarito questo, credo di aver spiegato perché secondo me un impero SOSTANZIALE come quello descritto non mi sembra probabile. Non è una componente immanente a garantire il successo inglese, né ta antomeno territoriale (sennò Russia e Canada come li spieghiamo?) ma economico: sapevano che il territorio si controlla economicamente anche meglio che "politicamente".

(Azzardo che anzi, un superstato Borbonico sarebbe ancora più facilmente vittima dell'economia inglese, dovendosi preoccupare più di conservarsi che di industrializzarsi, ma è un'idea che convince poco anche me).

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Bhrghowidhon non è da meno:

La spiegazione mi sembra chiarissima, ma allora non vedo contrasti; l'ucronia si riferiva solo alla geopolitica e a quel livello non c'è incompatibilità, per il resto mi pare che non ci siano ostacoli a uno sviluppo perlomeno maggiore di quello della Francia Ottocentesca.

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Ma aNoNimo domanda:

In che senso lo sviluppo della Francia Ottocentesca? E come si divide la geopolitica dalla macroeconomia?

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E Bhrghowidhon chiarisce:

Capitalismo e Industrializzazione in Francia nell'Ottocento. Lo specifico della Geopolitica è il controllo politico del Territorio. E se lo si raggiunge economicamente, tanto meglio, vivono tutti felici e contenti. Questa non era un'ucronia antibritannica (visto che solo filobritannico), tant'è vero che era - ribadisco - legata a quella vittoriano-alessandrina, se si arriva a una convergenza ancora maggiore tanto di guadagnato, davvero.

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aNoNimo non si accontenta:

Oddio, un dominio a base economica può essere anche peggiore di uno politico: la dominazione politica romana ha regalato sviluppo e benessere, la dominazione economica statunitense verso il Sudamerica o tedesca verso l'eurozona hanno portato colpi di stato, riduzione dei diritti e depressione economica...

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Bhrghowidhon allora riprende:

Va bene, ma questo cosa c'entra con questa ucronia? Anche la morte rimane un male assoluto, che domina pure in questa ucronia, ma non è un prodotto del Punto di Divergenza, così come la dominazione economica 'inglese' non è un prodotto della fusione asburgo-borbonica (o se tecnicamente anche lo fosse, lo sarebbe con qualsiasi altro evento o comunque con molti altri di uguale interesse ucronico). E poi invece no che non va bene, si tratta di tre fenomeni le cui differenze sono eccessive perché possano essere considerati in questa discussione alla stessa stregua. Qui si tratta di collocare un Impero come tanti nel contesto della Storia Mondiale; la Storia dell'ascesa degli Stati Uniti e delle particolarissime forme dell'inedita Egemonia che hanno costruito è al di fuori dell'ucronia e non rappresenta neanche una costante storica, perché si è trattato di un salto epocale di livello. Infine, non più di cinque mesi fa mi sembrava che con notevole impiego di tempo fossimo arrivati ad accettare (o mi sbagliavo?) la formulazione che in luogo di "Tedeschi" bisogna precisare BDA (Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände) e BDI (Bundesverband der Deutschen Industrie), il che è totalmente diverso (così come se è vero che Hitler è responsabile del Genocidio di milioni di Ebrei e Hitler era indubbiamente un europeo, come praticamente tutti gli esecutori materiali dell'Olocausto, concluderne - come si usa fuori d'Europa - che l'Europa abbia progettato e attuato la Šô’āh fonde pseudologisticamente vittime e carnefici): tornare adesso alla formulazione di prima mi fa sospettare fortemente che tutto quel tempo si sarebbe potuto impiegare in qualcosa di più duraturo e gratificante...

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Ecco la risposta di aNoNimo:

Chiedo perdono per la formulazione. L'uso costante per le discussioni civili mi ha storto la lingua che correttamente avevi drizzato! Quanto all'ucronia, credevo che mostrare il potenziale dell'offensiva "economica" inglese avesse un senso per concludere il discorso: a me sembrava che un superstato borbonico sarebbe stato fragile perché (come da "esempio") difficilmente avrebbe conservato il suo impero extraeuropeo (fagocitato o sobillato da Londra) e sarebbe finito eroso (azzardano un paragone, come l'URSS). Quanto alla mia ultima richiesta, era Off Topic, ma non ce l'ho fatta, perdonami.

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A questo punto, interviene Paolo Maltagliati:

Perdonate la mia masochistica tendenza a mettermi in mezzo in una tale discussione... Vorrei però spendere due parole sul fatto che la tendenza a considerare l’economia francese del XVIII secolo come povera e nemmeno lontanamente paragonabile a quella inglese, è stata oggetto, negli ultimi due decenni, di profonda revisione. Non che io stia dicendo che con una tale ucronia qui descritta, allora saranno i francesi i dominatori dei mari, affatto. Mi preme ribadire però che pur con tutte le tare ed i limiti ben noti, il complesso manifatturiero francese ed il volume commerciale del paese, alla vigilia della rivoluzione non stesse affatto male, anzi.

La manualistica storica per i ragazzi delle superiori e, in parte, persino universitaria, tende a sottolineare (giustamente, per carità) e insistere sul danno economico arrecato dal re sole con l’espulsione degli ugonotti dopo la revoca dell’editto di Nantes e sul fallimento (e qui ho più cose da ridire su tale semplicistica affermazione) del colbertismo. Purtroppo però, si da’ sovente l’idea che la Francia, per questi motivi, rimanga al palo per tutto il secolo successivo, un mero agglomerato di vecchiume feudale(parola, quest’ultima, utilizzata in maniera decisamente impropria) produttore solo di sprechi e disequilibri.

Infine, mi domando (apparentemente non c’entra con il discorso che ho fatto prima, lo so): è così inevitabile la vittoria inglese per il controllo del sub-continente indiano con una TL del genere?

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aNoNimo ribatte:

Orrore, la manualistica delle Superiori! Meglio fare lessico (necessità che impuro a me stesso, sia chiaro!)

Innanzitutto "feudale" va inteso in senso marxiano, come economia non accumulativa (in effetti allora è kalechiano). Per arretratezza economica francese mi riferisco agli studi neo-keynesiani sugli esempi di (neo)mercantili della storia: gli stessi economisti non mercantili dell'800 (se non sbaglio pure Ricardo) si erano accorti che lo stesso colbertismo aveva causato un miglioramento di quella che oggi chiameremmo passività commerciale ma a costo della prosperità nazionale (oggi si arguisce addirittura che la Rivoluzione francese sia la diretta conseguenza dell'austerity imposta da Colbert per incentivare l'esportazione, ma la cosa può puzzare di attualismo). Per questo si sostiene oggi (almeno negli ambiti di storia macroeconomica di scuola keynesiana) che la Francia era economicamente meno forte dell'Inghilterra, che all'epoca operava in regime smithiano (che NON è il liberismo ricardiano, per l'amor di Dio).

Poi, se i Borbone conservassero il Sudamerica e/o l'India le cose sarebbero cambiate: con un simile mercato una politica mercantilistica li avrebbe ricoperto d'oro. Ma è questo che contesto: gli inglesi sapevano (con una formalizzazione chiaramente minore) tutto ciò è avrebbero usato tutto il loro potere, che come insegna Luttwak era diplomazia dell'oro più che la Royal Navy, per impedire ai Borbone di acquisire tale mercato: riuscitici, avrebbero atteso a valle il cadavere dei Borbone (e dei Romanov) implosi per l'assenza di suddetto mercato.

(Per dovere di cronaca, esiste un'altra tesi: altri keynesiani affermano che la superiorità inglese era dovuta alle Tredici Colonie, un mercato mercantilisticamente inteso ben più vecchio e grande di quelli su cui avevano messo le mani i francesi: secondo loro è questa la ragione del boom produttivo inglese di 50 anni più vecchio di quello francese, di età tardo-post napoleonica. Entrambe le scuole comunque concordano che la Francia era più povera, anche se non arretrata come inteso comunemente, dell'Inghilterra già all'inizio del '700). Detto ciò, se l'Inghilterra riesce a tenere i Borbone fuori dai mari, l'India e il Sudamerica sono inglesi, il Nordamerica lo sarebbe comunque per la superiorità demografica delle Tredici Colonie.

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Paolo insiste:

Se non sbaglio ho sentito G. Sapelli (docente di economia politica all'università degli studi di Milano) di esprimersi in termini simili sul tema (prevedibile, visto che ha simpatie neokeynesiane evidenti). Comunque non ho mai inteso dire che la Francia fosse più avanzata economicamente della perfida Albione nel periodo preso in esame. Volevo però porre una sottolineatura doverosa anche per chi potrebbe travisare il senso di certe affermazioni.

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E Bhrghowidhon torna alla carica:

Di tutto questo abbiamo già parlato in precedenza:

A) mercato ispanoamericano come differenza fondamentale per l'economia francese (e non solo francese, in questo Impero le Nazioni e gli Stati sono diversi da quelli storici);

B) se tengono l'Ispanoamerica hanno successo (questa ucronia), se la perdono no (caso napoleonico);

C) il primo scenario è l'ucronia, il secondo scenario ovviamente è più probabile, così si torna alla Storia nota e diventa ancora una volta la scoperta - ormai banale - che le più probabili alternative alla Storia vera riconducono alla Storia vera, ma non sono interessanti (lo sono solo quando si discute delle alternative concrete intorno a una singola decisione storica, per il esempio l'Operazione Barbarossa) perché questa è un'ucronia dell'altro tipo, a risultato e ricerca del Punto di Divergenza più semplice;

D) dunque la discussione ha senso solo se ci chiediamo se l'ucronia davvero divergente (che, ripeto ancora, per statistica è meno probabile delle ucronie 'riconvergenti') ha un certo grado di possibilità oppure niente del tutto;

E) « niente del tutto » vorrebbe dire che, almeno in questo scenario (se proprio per questo oppure per cause strutturali ineliminabili è ulteriormente da discutere), l'Impero Asburgo-Borbonico (insisto su questa denominazione perché, anche in quest'ultimo messaggio, si continua a finire per parlare della sola Francia, il che è proprio ciò che fa la differenza tra la Storia vera e questa ucronia) avrebbe in qualsiasi caso (o perlomeno nella massima parte dei casi più probabili) perso le Colonie Ispanoamericane, a meno di ulteriori Punti di Divergenza;

F) invece «un certo grado di possibilità» significa che, al netto delle (ripeto nuovamente) più probabili alternative che riconvergono verso la Storia nota, era comunque tecnicamente da mettere in conto che l'Impero Asburgo-Borbonico conservasse i Dominî Oltreoceano senza bisogno che introduciamo ulteriori Punti di Divergenza.

La discussione è tutta qui, il resto sono (ben più interessanti, ma qui relativamente meno pertinenti) disamine storiche serissime, ma sono appropriate in una discussione ucronica solo se e in quanto aiutano a decidere fra E (l'ipotesi più forte: gli Asburgo-Borboni erano comunque destinati a perdere tutto) e F (l'ipotesi più indecisa: avevano il 51% - prendo un valore di fantasia puramente esemplificativo - di possibilità di fallimento e il 49% di possibilità di successo duraturo). Mi sembra evidente che fin dall'inizio si stanno contrapponendo queste due ipotesi. Sul 51% (o qualunque sia il valore della percentuale, purché assolutamente maggioritaria) SIAMO D'ACCORDO, non c'è bisogno di sottolineare che facilmente avrebbero perso tutto e si sarebbe tornati alla Storia nota, lo avevamo messo in chiaro da sùbito; è sull'esistenza o meno di quel residuo 49% (o meno ancora) che discordiamo. A me tocca mostrare che tecnicamente lo scenario in cui l'Ispanoamerica resta asburgo-borbonica è possibile e sufficientemente diverso da uno scenario in cui la Dinastia la perde completamente; prendiamo anche il caso dell'Impero Russo, per quanto dominato dalla Gran Bretagna non è che avesse da quest'ultima il permesso di espandersi come desiderava in Asia Centrale, Cina, Manciuria, Alaska, Africa Orientale ecc., quindi non solo c'era una sostanziale differenza fra esistenza dell'Impero e suo crollo, ma lo stesso Impero Britannico non era onnipotente e non poteva bloccare l'Impero Russo con un semplice cenno del capo: ebbene, anche un Impero Pluricontinentale Asburgo-Borbonico siffatto sarebbe stato ben altro che un Impero Asburgo-Borbonico limitato alla sola Europa Napoleonica. Era possibile? In questa ucronia basta il "sì" di due persone davanti all'Altare, dopodiché i loro Avversarî, per scongiurarne le conseguenze, avrebbero dovuto impiegare anche più che la Marina Reale e la Diplomazia dell'Oro (a proposito, come mai quando l'oro è asburgico o borbonico non serve a niente, anzi è quasi controproducente, e invece quando è britannico domina il Mondo?). Per sostenere l'ipotesi E, invece, non basta mostrare che era possibile che l'Impero Asburgo-Borbonico perdesse l'Ispanoamerica (affermazione scontatissima) né che era più probabile (l'avesso messo in chiaro fin da principio), ma bisogna dimostrare che era inevitabile, ossia che il contrario non potesse proprio sussistere a meno di introdurre nuovi Punti di Divergenza (quest'ultima precisazione è perché in ucronia tutto è possibile, basta aumentare i Punti di Divergenza; la falsificabilità di quest'ucronia sta nel non aver bisogno di ulteriori Punti di Divergenza al di fuori di quello iniziale e del suo sviluppo secondo i tre principî di procedura ucronici - scomposizione degli eventi dove necessario, mantenimento delle tendenze a parità di contesto, stesse persone storiche se non in contraddizione col Punto di Divergenza).

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Ma aNoNimo gli tiene dietro:

Ok ho capito. Allora,"diplomazia dell'oro" è termine di Luttwak (in 'Strategia"), io avrei detto del Denaro (in questa è la differenza tra "oro" inglese e oro ispano-borbone-asburgico)

Quanto al discorso ucronico, sperando di spiegarmi meglio con parole altrui, non credo che l'unione dinastica sia un POD sufficiente a conservare ai Borbone-Asburgo il Sudamerica. Perché:

1. L'economia inglese era superiore a quella francese e Maria Teresa TL non ha fatto in tempo a migliorare quella asburgica (aggiungo che il vero boom economico asburgico l'ha ottenuto solo Cecco Beppe quando ha smesso di interessarsi di Italia e Germania) mentre quella spagnola era quello che sappiamo (un'economia minata da importazioni folli di capitali usate per importare ancora...come oggi insomma).

2. Mantenendo come detto invariato lo scenario militare dobbiamo ridistribuire i mezzi: per l'Europa è già stato fatto, per il mondo:

a. in India uguale
b. in Nordamerica uguale (salvo risalite di truppe messicane in Louisiana)
c. in Sudamerica basta l'Asiento e i dazi e, come mercato da cui pompare denaro è perso per i Borbone-Asburgo. Tatticamente l'unico obiettivo conveniente inglese è la flotta del tesoro.

Tutto ciò SE l'Inghilterra conserva i mari, cosa minacciata solo da un appoggio olandese ai continentali (che però sarebbe un POD, o no?). Questa è la mia opinione.

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Bhrghowidhon riprende il filo del discorso:

Tu avevi scritto: «Aggiungo che la conservazione dell'impero sudamericano è tutt'altro che certa, essendo la parte più esposta all'attacco inglese »; siamo passati dalla litote « tutt'altro che certa » a « certamente impossibile », ma l'argomentazione è tornata un po' indietro, perché nello stesso messaggio leggo anche: « Verissimo [che « la Rivoluzione Industriale nell'Impero Asburgo-Borbonico c'è stata storicamente »] in età napoleonica, ma a metà XVIII secolo la superiorità economica britannica era innegabile e questo POD non migliora troppo le finanze borboniche (manca solo la guerra americana al bilancio). » Dunque il periodo critico, per questa ucronia, va dal 1740 al 1799. Consideriamo allora due date:

- la concessione all'Inghilterra dell'esercizio del monopolio della Tratta degli Schiavi cessa definitivamente col 1759, in piena Guerra dei Sette Anni, ma il Rovesciamento delle Alleanze è qui anticipato di 45 anni e quindi già in vigore allo scoppio della Guerra di Successione Austriaca, per cui, senza Punti di Divergenza aggiuntivi, la questione dell'Asiento esce da questa ucronia;

- la Spagna ha conservato le Colonie Americane fino al 1825, pur nelle condizioni descritte, ma a quell'epoca il periodo critico sarà già terminato da 26 anni in questa ucronia; se c'è riuscita la Spagna, a maggior ragione ci riesce l'Imperone.

L'argomentazione quindi non è andata oltre alla constatazione - già condivisa in partenza - che la conservazione dell'Impero in America non è certa; bisogna dimostrare che la perdita dell'Impero in America è certa entro il 1799, il che vorrebbe dire che il Punto di Divergenza fa addirittura precipitare la situazione peggio che quand'era in mano alla sola Spagna.

A questo proposito (che gli Imperi più sono grandi più sono fallimentari - tranne però che quando si tratta di Potenze Anglosassoni, perché quello americano è il più grande della Storia), mi pare che il boom economico austro-ungarico non possa essere tout court attribuito al disimpegno (coatto) dal resto della Germania e dalla Cisalpina (post hoc ergo propter hoc), senza tenere alcun conto dello stesso effetto della Rivoluzione Industriale già avvenuto in Francia; altrimenti, chissà che boom ci sarebbe stato nel 1919, con la perdita di tutti quegli altri territorî...

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aNoNimo gli replica:

Partendo dall'Impero Austro-Ungarico, non c'è alcuna correlazione diretta tra il disimpegno e il boom economico, il riferimento temporale era per indicare la tardività della cosa, avventura quando gli Asburgo erano ormai stati espulsi da Italia e Germania. Se era ambiguo, mi scuso.

Per quanto riguarda la conservazione del Sudamerica (per semplicità do per accettato il non discusso scenario nordamericano e indiano):

1. Se la pace di Utrecht è anticipata di tre anni immaginavo che l'Asiento gli inglesi se lo fossero scordato (non era una cosa da poco, e la Spagna TL ha pareggiato). Se lo diamo invece per concesso, allora per Londra TL le cose sono anche migliori, avendo cominciato con anticipo la penetrazione in Sudamerica.

2. Perché questo POD precipita la situazione? Perché fa spaventare a morte gli inglesi. Nella HL la Nuova Spagna rimane una colonia fino a dopo Napoleone, ma giustamente si è ricordato che Londra ha contribuito a questa perdita per impedire la sua conquista da parte della Francia neo-borbonica. In questa TL Londra vede dilagare i Borbone-Asburgo  ovunque e li deve fermare. Ecco perché ho detto che Simon Bolivar, ovvero l'indipendenza del Sudamerica, nasce prima, perché Londra avrebbe anticipato il parto. Se nella nostra TL ha aspettato il 1820, è solo perché, evitata l'unione dinastica ad Utrecht, la Spagna non impensieriva nessuno, e quando è tornata a farlo, un oscuro Simon Bolivar è diventato famoso. In questa TL sarebbe poi bastato aprire la Nuova Spagna alle merci inglesi, che è minor cosa rispetto al rendere un continente autocefalo (mi rifiuto di dire indipendente visto che le banche anglosassoni hanno fatto quello che volevano fino a Lula e ai Kirchner).

Semplificando, l'Inghilterra era in grado di togliere il Sudamerica alla Spagna HL perché più ricca (ricca nel senso di in grado di produrre più Denaro), questo POD le da solo un'ottima ragione.

(Circa gli Imperi: gli imperi anglosassoni sono sopravvissuti NONOSTANTE la loro grandezza, perché ricchi. Un impero ricco si può anche fermare in Vietnam, ma poi se lo compra e lo chiama CIVET. Unica eccezione è l'impero guglielmino, ma mi pare più la proverbiale eccezione che conferma la regola, trattandosi di un particolarissimo caso di Uno contro Tutti)

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Il successivo intervento di Bhrghowidhon è meglio riportarlo in forma interlineare:

P.: Per quanto riguarda la conservazione del Sudamerica (per semplicità do per accettato il non discusso scenario nordamericano e indiano):

B.: (nordamericano almeno accennato sì)

P.: 1. Se la pace di Utrecht è anticipata di tre anni immaginavo che l'Asiento gli inglesi se lo fossero scordato

B.: Allora non ho capito perché l'obiezione: aveva senso se lo diamo per concesso. Comunque sia, manterrei quanto possibile i particolari della Storia effettiva.

P.: (non era una cosa da poco, e la Spagna TL ha pareggiato). Se lo diamo invece per concesso, allora per Londra TL le cose sono anche migliori, avendo cominciato con anticipo la penetrazione in Sudamerica.

B.: Inizia due anni prima, finisce sedici anni prima, in totale dura quattordici anni di meno.

P.: 2. Perché questo POD precipita la situazione? Perché fa spaventare a morte gli inglesi. Nella HL la Nuova Spagna rimane una colonia fino a dopo Napoleone, ma giustamente si è ricordato che Londra ha contribuito a questa perdita per impedire la sua conquista da parte della Francia neo-borbonica.

B.: Carlo X. di per sé intendeva solo restaurare i Borboni di Spagna in America, comunque è un dettaglio e la politica di Napoleone III. ha dimostrato quali erano le vere mire.

P.: In questa TL Londra vede dilagare i Borbone-Asburgo ovunque e li deve fermare. Ecco perché ho detto che Simon Bolivar, ovvero l'indipendenza del Sudamerica, nasce prima, perché Londra avrebbe anticipato il parto. Se nella nostra TL ha aspettato il 1820, è solo perché, evitata l'unione dinastica ad Utrecht, la Spagna non impensieriva nessuno, e quando è tornata a farlo, un oscuro Simon Bolivar è diventato famoso.

B.: Il ragionamento è chiaro, ma funziona al 100% solo con gli Dèi dell'Olimpo; l'Inghilterra, nonostante il suo primato, non disponeva di un tale Potere sul Mondo, quindi è tutto da dimostrare quanto realmente potesse anticipare il 1820. Per convenzione abbiamo posto un anticipo di 21 anni: vorrei qualche argomento più preciso per provare che l'Inghilterra avesse piena facoltà di anticipare di più di vent'anni tale opera (nel 1776 non aveva ancora ben appreso quest'arte per quanto riguardava la proprie faccende)

P.: In questa TL sarebbe poi bastato aprire la Nuova Spagna alle merci inglesi

B.: Allora la discussione si ridimensiona: rivalità tra Impero Britannico e Impero Asburgo-Borbonico per i mercati interni di quest'ultimo. Così reimpostata merita di essere continuata in dettaglio.

P.: (Circa gli Imperi: gli imperi anglosassoni sono sopravvissuti NONOSTANTE la loro grandezza, perché ricchi. Un impero ricco si può anche fermare in Vietnam, ma poi se lo compra e lo chiama CIVET.)

B.: Sulla ricchezza d'accordo, ma un Impero grande non ricco si può arricchire appunto con conquiste e spoliazioni; resta comunque certo un circolo virtuoso territorio → risorse → ricchezza → arte militare → conquiste.

Una piccola postilla di Bhrghowidhon: dopo il contestato Referendum per l'indipendenza catalana, ancora una volta si vede che i guai dell'Europa Moderna nascono dalla Guerra di Successione Spagnola e da un Testamento forse falso. Nel molto diverso Mondo attuale che avremmo in caso di differente Testamento di Carlo II, anche nella versione peggiore e più simile alla nostra Storia (con le Guerre di Successione Polacca, Austriaca e Bavarese, le Spartizioni della Polonia, le Guerre della Rivoluzione Francese, la Guerra di Crimea, la Guerra Austro-Francese del 1859, quella Germano-Francese del 1870-1871, l’Undicesima Guerra Russo-Turca del 1877-1878, le Guerre Balcaniche, la Rivoluzione Russa, le Guerre Mondiali, la Guerra Fredda) oggi Barcellona sarebbe la Capitale della Spagna, che a sua volta conserverebbe tutto il suo Impero Coloniale Ispanoamericano (compresa più di metà degli Stati Uniti). Certo l’Uomo non è mai contento e tutti si lamenterebbero di qualcosa purchessia, ma altrettanto sicuramente se fosse possibile il confronto sceglierebbero – in Spagna – l’esito ucronico rispetto al nostro Presente!

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Lo stesso autore ha poi avanzato questa proposta per completare l'ucronia:

Obiettivo: unificazione del Mondo intero col minimo discostamento dalla Storia vera.

Punti di divergenza più tardi possibili sono (1) che Adolfo VIII. di Holstein accetta di diventare Re dell’Unione di Kalmar, la quale rimane costantemente e per intero alla Casa di Holstein-Gottorp; inoltre – inevitabilmente – che (2) Maria la Cattolica e (3) Maria Stuarda hanno eredi maschi dai rispettivi mariti (e non si arriva all’indipendenza delle Province Unite). Nel secolo successivo, (5) il Portogallo rimane alla Spagna e (6) la Svizzera (con gli Alleati Perpetui) nel Sacro Romano Impero. La Guerra di Successione Spagnola si risolve con (7) l’accordo dinastico fra Carlo VI. e Luigi XIV. come nell’ucronia che ho proposto sopra: col tempo, ne consegue che Luigi XV. (Re anche di Scozia) sposa Maria Teresa, erede di tutti i Dominî Asburgici (inclusi quelli inglesi); dato questo matrimonio, il primogenito di Luigi XV. (storicamente il Delfino Luigi Ferdinando) non ha motivo di sposare la cugina paterna (Maria Teresa Raffaella di Borbone-Spagna) né la primogenita di Maria Teresa (Maria Antonietta) può sposare il primogenito di quest’ultima coppia (Luigi XVI.), di conseguenza è massimamente probabile il matrimonio del primogenito di Luigi XV. e Maria Teresa con la (storicamente coetanea e trentatreenne vedova) Caterina II. (qui erede, per parte del defunto marito Pietro di Holstein-Gottorp adottato Romanov, anche dell’Unione di Kalmar), previa una (8) nuova Riunificazione – imposta con assolutistica risolutezza – delle Confessioni Romana e Russo-Ortodossa.

Fin qui le alchimie dinastiche, dopodiché è indispensabile che (9) le Tredici Colonie non si stacchino dalla Madrepatria, col che l’Epopea Napoleonica può comunque svolgersi come da manuale (inclusa l’istituzione dell’Impero d’Austria, qui esteso – in regolare conseguenza della Prammatica Sanzione – a tutti i Dominî Ereditarî Asburgici e dunque detto «d’Austria-Spagna»), se non che il Sacro Romano Impero non viene soppresso (né quindi poi in parte sostituito dal Secondo Reich) e anzi proprio per questo si estende (come storicamente la Confederazione Germanica) alla Polonia Prussiana; inoltre, (10) nel 1814 lo Stato Pontificio viene spartito fra Sacro Romano Impero e Regno di Napoli (poi delle Due Sicilie) come nell’anno 1800 e (11) il Regno di Francia (e Scozia) mantiene il titolo di Impero, anche se non «dei Francesi», bensì «di Francia e di Scozia».

Non si creano motivi per le Indipendenze Iberoamericane (anche se il Brasile viene comunque elevato a Impero), (12) la Corona di Grecia va alla doppia o tripla Aquila Bicipite (russo - asburgico - sacro romano imperiale) unita dal Giglio, i Principati Danubiani e la Bulgaria possono rimanere Protettorati Russi, (13) dal 1889 anche l’Abissinia, mentre (14) entro il 1878 la Serbia torna all’Austria, infine Cina e Persia – con (15) l’aggiunta dell’Afghānistān (in assenza del Grande Gioco) – vengono spartite fra le stesse Potenze che lo hanno fatto realmente e altrettanto avviene all’Impero Ottomano entro il primo Ventennio del XX. secolo, con (16) formale Restaurazione dell’Impero Romano d’Oriente.

A questo punto, al di fuori dell’“Impero Unito” (Sacro Romano Germanico, Bizantino, di Tutte le Russie, di Francia e Scozia, di Austria-Spagna, del Brasile, delle Indie) e dei suoi Protettorati (compresi Cina, Persia e Afghānistān) e Vassalli rimangono il Montenegro (circondato dall’Austria), il Najd (circondato da Colonie Britanniche), il Siam (fra Colonie Britanniche e Francesi) e il Giappone (con la Corea). Mi limito a elencare i titoli regi dell’Imperatore (a parte quelli imperiali, appena citati): Re dei Romani, di Germania, Borgogna, Italia, delle Due Sicilie, di Spagna (Castiglia, Galizia, Asturie e León, Aragona e Sardegna, Nuova Spagna, Perù, Nuova Granada, della Plata), del Portogallo, di Cipro e Gerusalemme, d’Inghilterra, Irlanda, Francia, Scozia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Polonia, Galizia e Lodomiria, Boemia, Ungheria, Croazia - Slavonia - Dalmazia, Venezia, Serbia, Grecia, Georgia e Imerezia, Car’ di Mosca, Kiev, Vladimir, Novgorod, Kazan’, Astrachan’, Siberia, Bulgaria.

Naturalmente in ogni ucronia c’è sempre qualche particolare marcato o addirittura forzato dal punto di vista dell’età; qui si pretende che Maria Teresa dia alla luce già all’età di dodici anni il futuro (secondo) marito di Caterina II., ma siccome poi resta tempo fino al 1762 per combinare quest’ultimo matrimonio si potrebbe ammettere che il corrispettivo ucronico del Delfino Luigi Ferdinando (il terzo personaggio ucronico; i primi due sono i figli maschi di Maria la Cattolica e di Maria Stuarda) nasca fino a dieci anni dopo e quindi possa avere fino a dieci anni meno della consorte.

Per il resto, i sedici punti di divergenza si possono raggruppare in cinque mancate secessioni ([1] Svezia dall’Unione di Kalmar, [4] Province Unite e [5] Portogallo dalla Spagna, [6] Svizzera dal Sacro Romano Impero, [9] Tredici Colonie dall’Inghilterra), due parti (plurale di “parto”: [2-3] le due Marie ‘britanniche’ cinquecentesche), due matrimonî alternativi ([7] Luigi XV. con Maria Teresa; [8] il loro figlio con la vedova Caterina II., con l’implicita Riunificazione Confessionale), cinque annessioni tipicamente ucroniche ([10] nello Stato Pontificio, [12-13] Grecia e Abissinia alla Russia, [14] Serbia all’Austria, [15] Afghānistān a Russia e Inghilterra) e due aspetti istituzionali abbastanza nominalistici ([11] mantenimento dell’Impero Francese e [16] Restaurazione di quello Bizantino). Vista sulle cartine, l’ucronia consiste in gran parte del mantenimento dell’unione (oltre che fra Danimarca e Svezia, in particolare sotto la Dinastia che poi regnerà in Russia) della Spagna con l’Inghilterra, i Paesi Bassi (integralmente) e il Portogallo (e di conseguenza le rispettive Colonie) fino alla “riunificazione” con l’Austria, dopodiché scatterebbero i due matrimonî ‘strategici’ (Austria-Spagna + Francia e tutto ciò con Russia-Kalmar), che impiegano 104 anni complessivi (1711-1745 e rispettivamente 1762-1815) per arrivare alla completa realizzazione. Che poi la Francia continui a chiamarsi “Impero” e che venga restaurato quello Bizantino in luogo di una spartizione di quello Ottomano fra Russia (qui unita con Francia e Inghilterra) e Grecia è di molto minore rilevanza. Tutto il resto (Scozia, Svizzera, Papato, Grecia, Serbia, Abissinia, Afghānistān, perfino un consistente residuo di Turchia e di Cina) potrebbe perfino rimanere indipendente (per la Scozia sarebbe un peccato, visto che l’Unione c’era già, ma resta – senza offesa per nessuno e scritto da chi ci ha abitato in famiglia – una questione relativamente marginale): anche se il ristretto novero degli Stati rimasti indipendenti (Montenegro, Najd, Siam, Impero Giapponese con la Corea) fosse così più esteso, sarebbe comunque unito il Resto del Mondo (tutta l’Europa fuorché Scozia, Svizzera, Papato, Serbia e Grecia; la maggior parte dell’Asia a eccezione di Turchia, Najd, Afghānistān, Cina Centro-Settentrionale, Giappone-Corea, Siam; tutta l’Africa tranne l’Abissinia; Americhe e Oceania per intero) ed è questo che produrrebbe le conseguenze più dirompenti. Già più discutibile sarebbe rinunciare all’unione fra Scandinavia (che a questo punto potrebbe anche dividersi) e Russia e soprattutto alla permanenza dell’Olanda nei Paesi Bassi Spagnoli, ma forse – se ciò non compromettesse la nascita di un Erede di Filippo II. e Maria la Cattolica – ancora ancora resterebbe possibile che gli Angloispanici prevalessero, come storicamente l’Inghilterra, sulle Province Unite nella competizione transoceanica e coloniale. Alle eccezioni all’Impero Borbonico delle due (o tre) Aquile Bicipiti e di Francia si aggiungerebbero i Regni Scandinavi e l’Olanda in Europa, le Indie Olandesi Orientali in Asia (soprattutto l’Indonesia) e Occidentali in America (soprattutto la Guyana Olandese in Sudamerica); resterebbe il nucleo dell’ucronia, costituito dalla persistenza dell’Impero Ispanoasburgico (con Inghilterra, Portogallo e “riunificazione” con l’Austria dopo la Guerra di Successione), dalla sua unione con la Francia (‘semplicemente’ non solo dinastica con un nipote del Re Sole, ma personale con l’altro nipote) e altrettanto se non più fondamentalmente con la Russia: a parte il Portogallo, gli altri punti sono legati a tre Regine o Imperatrici (Maria la Cattolica, Maria Teresa e Caterina II.). Questa è la versione minima dell’ucronia mondiale.

Per maggior chiarezza, uso convenzionalmente gli anni a cifra tonda come tappe, per descrivere il progressivo avanzare dei confini dell'Impero:

1500: tutto uguale se non che la Svezia è ancora nell’Unione di Kalmar (così proseguirà nel seguito);

1600: l’Inghilterra e le Province Unite appartengono alla Corona di Spagna, la Scozia a quella di Francia (e la Svezia all’Unione di Kalmar);

1700: come sopra, il Portogallo è rimasto unito alla Spagna, le Province Unite e la Svizzera sono rimaste nel Sacro Romano Impero; entro il decennio seguente tutti i Dominî Spagnoli passano direttamente sotto l’Imperatore (Carlo VI., che annette anche la Baviera e non fa cessioni dirette ai Savoia);

1750: Francia (senza la Lorena) e Scozia da un lato, Spagna (con tutti i relativi possedimenti, compresi i Paesi Bassi), Inghilterra, Portogallo, Dominî di Casa d’Austria (Ungheria, Boemia ecc.) e la Corona del Sacro Romano Impero sono di un’unica Coppia di Sovrani (Luigi XV. e Maria Teresa); il re dell’Unione di Kalmar è l’Erede di Russia (Pietro III.);

1763: la Vedova di quest’ultimo (Caterina II.) sposa l’Erede di Luigi XV. e Maria Teresa (corrispondente al Delfino Luigi Ferdinando storico); il loro figlio (corrispondente, per la linea del nonno paterno, al Luigi XVI. storico, ma ovviamente di dieci anni più giovane) diventa Re di Francia e Scozia nel 1774 e Imperatore nonché Re di Spagna, Inghilterra, Portogallo, Boemia, Ungheria & C. nel 1780 (non avviene l’Indipendenza delle Tredici Colonie britanniche);

1789-1815: ammettiamo che abbiano ugualmente luogo anche la Seconda e la Terza spartizione della Polonia e, in Francia, un rovesciamento di regime, la morte dei Regnanti (ma non di Caterina II., che evidentemente rimane a San Pietroburgo), l’ascesa e la caduta di Napoleone I., mentre il fratello del Re (Conte di Provenza, anch’egli di dieci anni più giovane del Luigi XVIII. storico) emigra proprio dalla madre e, dopo il breve regno di Paolo I. (1796-1801, assassinato), succede a quest’ultimo essendo esente dall’accusa di illegittimità che la stessa Caterina aveva fatto pubblicare nel 1796 a proposito di Paolo come figlio di Sergej Saltykov (Napoleone interviene a favore di Alessandro I., ultimo esponente dinastico interamente identico al personaggio storico reale; praticamente si ha una Guerra di Successione Russa); in questi anni la carta d’Europa vede la Francia Repubblicana e Napoleonica e le Repubbliche (poi Monarchie) Sorelle tali e quali (la Francia con tanto di Colonie Americane, mai perdute, neppure in precedenza), e il Conte di Provenza Re e Imperatore dove non arrivano le conquiste napoleoniche (Baviera, Austria, Boemia, Ungheria, Inghilterra, Scozia, Colonie Americane non francesi) e dal 1801 anche Sovrano dell’Unione di Kalmar e di Russia. Dal 1815 in poi la corrispondenza fra carta reale e carta ucronica consiste nella fusione in un’unica Monarchia del Sacro Romano Impero, degli Imperi di Austria-Spagna, di Francia e Scozia, di Tutte le Russie e dei Regni di Danimarca, Norvegia, Svezia e di Polonia. Il Sacro Romano Impero è costituito da quattro parti: il Regno di Germania (organizzato come il Secondo Reich ed esteso a tutta la Prussia), il Regno di Borgogna (costituito dalla Savoia – ai Duchi omonimi – e dalla Svizzera con gli ex-Alleati Perpetui), il Regno d’Italia (col Principato di Piemonte, il Marchesato del Monferrato, il Ducato di Genova e la Contea di Nizza – tutti ai Savoia – e col Ducati di Spoleto e le Marche di Fermo e Camerino, al Papa), e il Patrimonio di San Pietro (Comarca di Roma in condominio col Regno delle Due Sicilie, nominalmente Vassallo del Papa; Ducato di Perugia e Legazioni delle Marche, senza invece la Romagna, Bologna e Ferrara).

L’Impero di Austria-Spagna è costituito da:

- Inghilterra e Irlanda, con tutte le Colonie Britanniche (incluse le Tredici non divenute indipendenti nel 1776 e tutte le acquisizioni inglesi successive);

- Portogallo, con tutte le Colonie (incluso l’Impero del Brasile, costituito pochi anni dopo);

- Spagna (con i Vicereami di Nuova Spagna, Nuova Granda, Perú e La Plata), Sardegna e Due Sicilie;

- Regno di Lombardia (all’Impero di Austria-Spagna e contemporaneamente al Regno d’Italia, parte del Sacro Romano Impero), costituito dall’unione dei Ducati di Milano, Mantova, Parma-Piacenza-Guastalla, Modena-Reggio (col ritorno di Ferrara) e anche di Bologna;

- Legazioni di Romagna e Granducato di Toscana (all’Impero di Austria-Spagna e contemporaneamente al Regno d’Italia, parte del Sacro Romano Impero), con i successivi ingrandimenti storici;

- Paesi Bassi (all’Impero di Austria-Spagna entro il Regno di Germania, parte del Sacro Romano Impero), compresa l’Olanda;

- Austria e Regni di Boemia, di Baviera e di Illiria (all’Impero di Austria-Spagna entro il Regno di Germania, parte del Sacro Romano Impero);

- Regno di Venezia (al di fuori del Regno d’Italia e del Sacro Romano Impero);

- Regni di Ungheria e di Croazia-Slavonia e Dalmazia e Regno di Galizia-Lodomiria, poi anche il Regno di Serbia (tutti al di fuori del Sacro Romano Impero).

L’Impero di Francia e Scozia corrisponde alla Francia (senza la Lorena né la Savoia e Nizza, ma con la Corsica e tutte le Colonie nelle Indie Occidentali e Orientali e poi in Africa) e alla Scozia; il Regno di Danimarca, Norvegia e Svezia ha un’amministrazione interamente separata dall’Impero Russo, che invece è in unione completa col Regno di Polonia (corrispondente a quello del Congresso di Vienna).

Praticamente, a parte il Montenegro, dal 1815 in poi in Europa (e nelle Colonie transoceaniche) tutto ciò che non è sottoposto all’Impero Ottomano (che progressivamente perde la Grecia, Valacchia, Moldavia, Serbia, Bulgaria) rientra direttamente o indirettamente in un unico Blocco Imperiale: indirettamente i Feudi del Sacro Romano Impero (gli Stati Tedeschi nel Regno di Germania, dalla Prussia al Liechtenstein; la Svizzera; i Dominî Sabaudi = Savoia, Piemonte, Monferrato, Nizza e Genova; gli Stati Papali fino alle Marche, con Spoleto e le Marche di Fermo e Camerino come Feudi Pontifici nel Regno d’Italia), direttamente tutti gli altri (Russia, Polonia; Danimarca, Svezia, Norvegia; Francia e Scozia; Eredità Asburgica, ossia Impero di Austria-Spagna, che in termini ottocenteschi corrisponde all’unione dell’Impero d’Austria – insieme a tutti i territorî connessi agli Asburgo, dal Lombardo-Veneto alla Toscana e ai Ducati Padani – con i Regni dei Paesi Bassi, d’Inghilterra e Irlanda, di Portogallo, Spagna, Sardegna – solo l’isola – e Due Sicilie, in più con Ferrara, Bologna e la Romagna).

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Bhrghowidhon non si è accontentato ed ha proseguito imperterrito:

Scene dalla vita di un proletario californiano nello Stato Unico Mondiale

Rodrigo Ramiro Gutiérrez Adrado è nato a Santa Mónica (Nuova California) a mezzanotte fra sabato 14. e domenica 15. luglio, secondogenito di Rafael César Gutiérrez Delfín e Ana María Teresa Adrado Luzón e questo è stato il principale momento di notorietà di tutta la sua vita, in quanto risultava nato esattamente a metà del XX secolo (tenuto conto degli anni bisestili).

Ha frequentato, come il fratello maggiore Gonzalo Américo, il Ginnasio e il Liceo presso il Collegio Gesuitico della città natale, poi l’Università della California di Nuestra Señora la Reina de los Ángeles de la Porciúncula. Oltre al nativo castigliano, ha competenza attiva scritta in latino e scritta e orale in tedesco. Laureatosi nel 1977 in Antropologia con una tesi sugli Indios Costanos, sei anni dopo ha trovato impiego presso l’Istituto di Studî Americani di Santa Bárbara, trasferendo la propria residenza nella casa della famiglia materna presso la stessa città. Dal 1916 è pensionato. Ha ereditato la lussuosa automobile paterna, una Hispano-Saboya del 1984, ormai d’antiquariato ma tuttora funzionante.

In quando salariato, senza mezzi di produzione di sua proprietà, appartiene alla classe sociale del Proletariato; per censo rientra nella Quarta Curia (su cinque) dell’Elettorato della Camera dei Rappresentanti dell’Impero a Vienna, dunque è al livello della Piccola Borghesia.

A differenza del fratello maggiore, ingegnere sposato e con due figlie, non si è mai accasato. Durante gli anni del Collegio ha avuto platoniche relazioni sentimentali (non confessate) con tre compagni di scuola, evaporate però all’inizio degli studî universitarî, al termine dei quali è iniziato un lungo e ininterrotto legame clandestino con una collega coniugata.

Questa è a grandi linee la possibile biografia (compresi gli aspetti più riservati) di una persona oggi sessantottenne nata e vissuta in un Dominio Diretto dell’Imperatore di un complesso di Stati esteso praticamente a tutto il Mondo, secondo le modalità che ho illustrato in varie decine di ucronie. Ho scelto la California perché è al contempo lontana dalla nostra realtà ma abbastanza nota per come è oggi; con questa proposta desidero approfondire da un lato le effettive condizioni di vita in uno scenario ucronico estremo, dall’altro illustrare con un esempio pratico la realtà quotidiana (economica e sociale) di un Mondo unito. Invito perciò chi ha tempo e voglia a rilevare che cosa non va e perché.

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Iacopo subito gli domanda:

Questo spaccarono suscita subito alcune domande:

1. La vita sentimentale di R.R. Le relazioni platoniche (mi pare di capire omosessuali) di Rodrigo Ramiro sono rimaste inconfessate a causa di una generica e personale riservatezza, o erano socialmente inaccettabili? La relazione con la donna sposata è rimasta clandestina per una scelta dei due, o perché il divorzio e le seconde nozze (o la convivenza) non sono possibili o sono fortemente ostacolate? A quale classe sociale apparteneva la signora in questione? Esistono, e se sì come sono visti, i matrimoni tra memento di classi differenti?

2. Rodrigo Ramiro aveva 17 anni nel '68 e 26 nel '77. È successo qualcosa di particolare in quel periodo?

3. A parte la lussuosa macchina paterna, Rodrigo ha guidato o posseduto altre automobili? Quanto è diffuso l'uso di mezzi di trasporto privati?

4. La pensione di Rodrigo Ramiro è pagata da un apparato dello Stato o se la è finanziata coi suoi risparmi? Che moneta usa per i suoi acquisti quotidiani? Che tipo di investimenti può fare per il futuro?

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Federico Sangalli poi aggiunge:

Credo ci sia un piccolo refuso: il Senôr Gutiérrez è dato pensionato dal 1916, quando è nato nel 1951.

Per il resto mi chiedo:

- che lavoro facevano i genitori? Mandare i figli all'università negli Anni Settanta, specie a studiare qualcosa come Antropologia, non è da tutti i proletari.

- Il soggetto in questione ha frequentato un collegio gesuitico ed è di chiara origine ispanica, probabilmente messicana. É cattolico (oppure ateo, agnostico, varie confessioni protestanti, musulmano nelle sue varie correnti, ortodosso, buddhista, induista, animista, sette americane varie)? E, se sì (ma vale anche per le altre confessioni religiose), è persona religiosa ma tranquilla, oppure praticamente e molto fedele, o ancora affiliato ma poco interessato a seguire il mondo religioso?

- risulta censito come piccolo borghese nelle Curie Elettorali del Parlamento Imperiale: quali sono le sue preferenze politiche (dovrebbe aver potuto votare a partire dalla fine degli Anni Sessanta-primi Anni Settanta a seconda di a quanto è stabilita l'età di voto)? Si astiene spesso, è un elettore disilluso? Ha mai militato in un partito?

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Bhrghowidhon replica loro:

Grazie anzitutto per la grande collaborazione! Ho cercato di inaugurare un altro tipo ancora di ucronia, quella in cui, chiarite tutte le dinamiche geopolitiche (il Punto di Divergenza – ne approfitto per farlo presente – era la vittoria del Barbarossa a Legnano), si possa lavorare a ragion veduta sulla vita quotidiana nel presente (ucronico), in modo da rispondere a una sollecitazione del Comandante Riker, che constatava il divario quantitativo fra le numerose linee temporali ucroniche da un lato e le poche narrazioni vere e proprie dall’altro. Poiché non ho la testa per scrivere un racconto (l’unico era la risposta emotivamente obbligata a un altro, «La Gelida Caccia», per me irricevibile nella tragicità della conclusione della prima versione in cui è stato pubblicato), ricorro al surrogato di delineare il contesto di un romanzo entro il quadro dell’esito di un’ucronia geopolitica. (Fine della premessa)

Certo, l’anno del pensionamento è il 2016; sono passati vent’anni e non sono ancora abituato a scrivere 20[..] invece di 19[..]! (Anche perché credo comunque di aver scritto, nella vita, più volte l’anno «1916» – quello vero – che il «2016», che pure ho vissuto, a differenza dell’altro!)

Rispondo dunque molto volentieri a tutte le domande, che in maggioranza dipendono dallo sviluppo ucronico già determinato e quindi hanno una sola possibile risposta; solo un paio sono indeterminabili (la proprietà di altre automobili e il ristorante cinese), per cui, fatta salva la probabilità generale (statistica), fornisco semplicemente una mia preferenza personale, che evidenzierò, perché può essere rovesciata in tutta tranquillità senza riflessi sul resto dell’ucronia.

1) Il 1968 e il 1977. Come in tutte le ucronie senza le due Guerre Mondiali, bisogna provare a distinguere, rispetto alla Storia reale, ciò che sarebbe stato comunque inevitabile da ciò che per noi è stato frutto di contingenza. Mi pare indubitabile che, nella nostra Storia, l’esistenza della Cina Popolare e dell’Unione Sovietica abbiano avuto un ruolo di rilievo sufficiente a far sì che, in loro assenza, molto sarebbe stato assai diverso; d’altra parte, rivolte intellettuali e in particolare studentesche sono sempre avvenute, quindi bisogna ammettere in ogni caso una ciclicità del fenomeno. Ci troviamo nel contesto di uno Stato che non ha conflitti internazionali (per assenza del Nemico) ed è dotato di forte capacità repressiva (almeno potenziale), quindi mi sento obbligato a postulare che i probabili Moti del 1968 e i possibili del 1977 sarebbero stati repressi più o meno come nel 1848, naturalmente tenuto conto del generale cambiamento sociale (maggiore benessere, circolazione più limitata di armi private, quindi nel complesso meno violenza, probabile assenza o sospensione della Pena di Morte), insomma da un lato arresto dei principali Esponenti Politici della Rivolta e dall’altro forti iniezioni di denaro pubblico per aumentare il Benessero e addomesticare il Consenso di Massa.
Da queste esperienze, un carattere come quello di Rodrigo Ramiro deve aver tratto la conclusione che il Potere è invincibile ed essersi orientato a una forma di “Nichilismo” (come verrebbe definito) volto piuttosto alla fuga dal Mondo.

2) Durante la vita di Rodrigo (che in gran parte coincide col Regno di Ottone V/I) si è definitivamente assestato il Sistema Monetario Unico mondiale, che lega tutte le Valute al Tallero imperiale, così eliminando ogni possibile oscillazione dei Tassi di Cambio (nella Nuova Spagna, come in tutta la Monarchia Cattolica, circola la Corona Austriaca). L’ovvia conseguenza, specialmente dopo la Repressione del 1969, è l’abbandono della Parità Aurea (più o meno proprio intorno al 1971) e perciò la stampa illimitata di Cartamoneta da parte dello Stato (la Banca Mondiale è dello Stato). Ne è derivata una fortissima riduzione del prelievo fiscale, ormai in pratica limitato a disincentivare i depositi bancarî improduttivi e, occasionalmente, a ripianare l’eccesso di Moneta in circolazione.
Con ciò l’Impero (e unitamente la Corona di Spagna, di cui R.R. è suddito), che pure resta uno Stato conservatore, confessionale e tutto il resto, ha accentuato i proprî aspetti paternalistici, trasformandosi in qualcosa di simile a uno Stato Socialista (in ogni caso Stato molto Sociale) e lasciando alla Grande Borghesia l’unica concessione di limitare per legge l’Intervento Statale in Economia al salvataggio delle Imprese fallite (oltre, ovviamente, agli Appalti Pubblici, che costituiscono il vero motore di tutto il meccanismo). La Previdenza Sociale è dunque interamente a carico dello Stato e in prosieguo di tempo finisce per non prevedere più nemmeno il versamento di contributi da parte del Datore di Lavoro (o, nel caso, del Libero Professionista). Non sono certo proibite le Pensioni Integrative, ma progressivamente perdono convenienza per il Lavoratore, anche abbiente. Rodrigo usufruisce dei residui di una vecchia Assicurazione stipulata dai genitori e dal fratello maggiore, ma la sostanza viene dallo Stato.

3) I Gutiérrez Adrado sono evidentemente “ispanici”, in particolare di una famiglia creola di origine asturiana, sudditi del Vicereame della Nuova Spagna, di cui il Governatorato della Nuova California fa parte. Come suggerisce l’accenno alla casa di famiglia a Santa Bárbara, la famiglia materna era più abbiente e in particolare il nonno possedeva un’azienda a conduzione fami(g)liare, che ha permesso di pagare gli studî universitarî ai figli, compresa la madre di Rodrigo, laureata in Lettere e poi impiegata come segretaria nell’impresa di famiglia. Il padre era invece figlio di un impiegato e di una casalinga, ha studiato Ingegneria (come poi Gonzalo Américo) e ha trovato impiego in un’impresa di cui l’azienda degli Adrado era fornitrice; in quel contesto ha conosciuto Ana María Teresa e si sono sposati.
Una delle periodiche crisi di sovra(p)produzione ha portato al fallimento dell’Impresa Adrado, che è stata rilevata dallo Stato e riconvertita ad altra attività; Ana ha usufruito di un’agevolazione sui pensionamenti anticipati, mentre Rafael ha continuato a lavorare fino a molto dopo il limite di età, arrivando a posizioni dirigenziali (che tuttavia non ne possono aver modificato la condizione oggettiva di salariato). L’unico vero “borghese” in senso marxiano è il primogenito Gonzalo Américo, che dopo alcuni anni di lavoro dipendente ha avviato un’attività economica in proprio, finché anche nel suo caso una Crisi ciclica ha reso improcrastinabile la Statalizzazione dell’Impresa (dove ha continuato a lavorare come dirigente)Anche se non si evince in modo esplicito dalle domande, aggiungo che in queste condizioni l’Emigrazione è rarissima, perché l’unicità e unitarietà di fatto dello Stato comporta quella altrettanto effettiva del Mercato del Lavoro e di conseguenza dei salarî, per cui non c’è possibilità di migliorare le proprie condizioni economiche cercando fortuna altrove, ma solo cambiando lavoro (in tal caso la localizzazione può essere rilevante).

4) Dato il quadro, si comprende facilmente come il Mercato delle Automobili (e in generale di tutti i consumi) sia più sviluppato – ed è tutto dire... – che nella Storia reale, perciò l’uso di mezzi di trasporto privati è molto diffuso, anche se al contempo la Politica della Piena Occupazione da parte dello Stato ha gonfiato in misura perfino maggiore il Trasporto Pubblico e il relativo impiego (inteso in entrambe le accezioni di “utilizzo” e di “assunzioni”). Qui inserisco una risposta personale, perché non dipendente dall’ucronia: Rodrigo ha guidato altre automobili, ma non ne ha mai possedute; in una società che programmaticamente afferma di puntare sulla conservazione delle strutture della famiglia, anche la proprietà dei beni mobili o immobili è spesso di famiglia (dunque del capofamiglia) e quindi il secondogenito ha in pratica sempre usato la precedente auto del padre (compresa quella in dotazione alla madre) o del fratello maggiore. Rodrigo, fra l’altro, per la sua attività di lavoro si è spesso dovuto recare nei Territorî degli Índios, quindi ha guidato parecchio, anche mezzi fuoristrada prestatigli per l’occasione (o forniti dall’Istituto per cui ha lavorato).

5) Un’altra conseguenza macroeconomica è che, da un lato, le attività produttive sono in mano ai Privati finché dura la fase di crescita del Ciclo Economico, per essere poi rilevate dallo Stato dopo le Crisi e riconvertite ad altro scopo, mentre dall’altro la Ricchezza Privata confluisce nelle attività finanziarie, di modo che gli investimenti in Borsa sono molto diffusi e perfino i Salariati come Rodrigo ne approfittano per arrotondare lo stipendio o la pensione. Nel suo caso personale, gli investimenti preferiti sono quelli tipici della mentalità della sua generazione, quindi estrazione delle materie prime, trasporto dell’acqua, commercio del legname, in generale le aziende coloniali; tuttavia, la generalizzata attitudine conservatrice della società determina un atteggiamento alquanto prudenziale e quindi sia i rischi sia gli utili risultano complessivamente contenuti.

6) Come anticipato, la società della Nuova Spagna è nettamente confessionale e i Cattolici sono la maggioranza assoluta, benché gli Statuti Imperiali prevedano la totale parità di tutte le Confessioni Cristiane. Inevitabilmente, la maggior parte dei Fedeli (soprattutto cattolici, ma anche delle altre principali Confessioni) sono Praticanti formali ma di fatto atei o superstiziosi (per citare due estremi opposti); Rodrigo invece, sia per il carattere (come si sarà intuito) bensì tranquillo ma poco gregario sia per gli interessi professionali antropologici, ha convinzioni religiose molto personali, che si traducono in una forma di Cristianesimo ecumenico ma anche alquanto eretico. In quest’ultima parte di risposta c’è per forza un po’ di idiosincraticità, ma in generale dall’ucronia consegue che le Sette Americane sono irrilevanti, l’Animismo è un oggetto da museo molto coccolato nelle Aree di Interesse Etnologico, mentre le grandi Religioni non Cristiane sono approssimativamente nelle condizioni dei Milletler dell’Impero Ottomano: di fatto molto libere al proprio interno – anche di crescere numericamente – mentre il Proselitismo è limitatissimo.

7) Il Divorzio non esiste; per ovviarvi, si ricorre alla pratica alquanto ipocrita delle Seconde Nozze in un’altra Confessione o Religione (necessariamente ammesse dagli Statuti Interconfessionali dell’Impero, anche abbastanza ostacolate nella Monarchia Cattolica, meno in quella Apostolica) o, più spesso, alla Convivenza di fatto, che è molto diffusa (quanto o più che nella Storia reale): ogni Coniuge mantiene la propria Residenza nativa e ufficialmente la Coppia non esiste, essendo costituita semplicemente da persone che coabitano (non vedo altre possibilità che queste). Purtroppo non sono finora riuscito a capire chi siano i «memento di classi differenti», ma in generale le Classi Sociali sono una realtà censurata dall’impostazione interclassista dello Stato, quindi qualsiasi esplicitazione di impedimenti od ostacoli al Matrimonio fra appartenenti a classi diverse sarebbe molto mal vista.
Nel nostro esempio, comunque, la Collega è per definizione una salariata come Rodrigo. La relazione extramatrimoniale è evidentemente ostacolata dalle convenzioni sociali; come risposta personale aggiungo che comunque anche il carattere di entrambi l’avrebbe mantenuta clandestina, a prescindere dalla possibilità legale del Divorzio: il Nichilismo di Rodrigo – derivato anche, come visto, dalle Repressioni del 1969 e 1978 – è contrario al Matrimonio e con un carattere del genere direi può andar d’accordo preferibilmente una personalità multipla, quale dunque dev’essere la Collega, che ha bisogno al contempo della famiglia con prole e della tresca romantica e proibita.
Come immaginabile, l’Omosessualità è socialmente ostacolata, ma (fisiologicamente?) diffusa, quindi si fa solo finta di non prenderla in considerazione. «Inconfessate» aveva anche un’accezione... confessionale, perché uno dei mezzi di controllo sociale nel Collegio è anche la Confessione Sacramentale, ma in tale sede l’Omosessualità risulta tanto tabuizzata che non c’è “Dialogo Pastorale” col “Peccatore” e quindi diventa anche inutile toccare l’argomento in sede di Sacramento, specialmente quando si tratta di attrazione senza rapporti fisici, quindi senza un “corpo del reato/peccato”. Questa non è una risposta personale, ma una conseguenza diretta – per quando sgradevole – dell’ucronia.

8) Sempre dalla prospettiva dell’ucronia, i Ristoranti Cinesi indubbiamente esistono e fioriscono (l’Impero Cinese è Protettorato della Monarchia e c’è illimitata libertà di circolazione, nel caso cinese alimentata non da necessità economiche – per le quali, come detto, l’Emigrazione non rappresenta un rimedio – ma dall’esubero demografico). Presumo dunque che Rodrigo abbia mangiato in un ristorante cinese; questa è però un’opinione personale (nel senso che, se non ci sono altri motivi, non vedo ragioni per escluderlo; non “personale” come preferenza da parte mia, che non esiste).

Mi sembra di aver risposto a tutto, ma se fossero possibili altri o ulteriori chiarimenti ne sarei felice!

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Iacopo torna alla carica:

La domanda sul ristorante cinese aveva una sua ratio. L'immigrazione cinese in California nella nostra Tl iniziò con la Corsa all'Oro, e fu anche piuttosto importante (molti cinesi furono impiegati nelle costruzioni ferroviarie, si arrivò a una comunità di 300.000 persone!) fino al Chinese Exclusion Act del 1882. Con questo atto gli Usa proibirono l'immigrazione dalla Cina, venendo incontro a un diffuso sentimento razzista alimentato anche da dinamiche demografiche abbastanza palesi. Nel 1915 furono introdotte delle eccezioni all'atto dell'82, una delle quale riguardava i lavoratori della ristorazione. Nacque così il ristorante cinese come lo conosciamo noi: uno strumento di propaganda culturale e protezione legale insieme. Senza questa dinamica (immigrazione massiccia nel diciannovesimo secolo, chiusura alla fine del secolo e riapertura all'inizio del ventesimo) non esisterebbero ristoranti cinesi, o meglio, il ristorante cinese sarebbe come quello vietnamita, cingalese, faroerese o boliviano, e non un'immagine chiaramente riconoscibile in qualunque angolo del globo. Anzi, forse senza questa vicenda lo stesso concetto di ristornate "etnico" (perdono!) non esisterebbe proprio (forse avremmo una cucina fusion anticipata?).

Dunque, a seconda dico questa vicenda divergerebbe, Rodrigo Ramiro potrebbe aver mangiato o no in un ristorante cinese:

1. Senza immigrazione cinese in California, la vedo dura.
2. Se l'immigrazione continua indisturbata senza l'Atto del 1882, Rodrigo Ramiro potrebbe addirittura vivere alcuni anni (durante o subito dopo gli studi) in una zona a maggioranza cinese, e conoscere la cucina cinese ma non l'istituzione culturale del Ristorante Cinese.
3. Se l'immigrazione viene bloccata nel 1882 o giù di lì senza poi essere riaperta il caso sarebbe simile all'1, ma alcuni ristoranti cinesi esisterebbero comunque (nel 1882 c'è ne erano 14 a San Francisco).
4. Nel caso di riapertura nel 1915 o giù di lì avremmo la stessa situazione di HL.

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Bhrghowidhon gli spiega:

Spiegazione chiarissima, mille grazie! Allora certamente è il secondo caso: la (Nuova) California è solo un Governatorato e non è in grado di pretendere una Legge di Esclusione come uno Stato Federato degli Stati Uniti. Immagino piuttosto una forte pressione sui Cinesi da parte dei Francescani per una loro Conversione al Cristianesimo (Cattolicesimo). Dall'avvento di Francesco Ferdinando diventa poi una realtà il Mercato Unico del Lavoro e le Migrazioni perdono le loro cause economiche.

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Dario Carcano ha voluto essere della partita:

Sull’esempio di Bhrghowidhon vorrei proporre anch’io l’esempio della biografia di un everyman di un universo ucronico.

Jean-Charles Colombo è nato a Mariano – dipartimento del Lario della Repubblica Italiana – sabato 8 dicembre 1984, secondogenito di Jérôme Colombo e Mathilde Galbiati. Il padre era titolare di un negozio di casalinghi a Bovisio, frazione di Varedo – cantone di Desio, distretto di Monza del dipartimento dell’Olona – dove il giovane Jean-Charles trascorre gran parte della sua infanzia e frequenta il Lycée Economique et Social Albert De Stefani, per poi conseguire la laurea in Economia e Commercio all’Università Statale di Milano.

Dopo il servizio di leva, come ufficiale di complemento in un reggimento blindato di stanza ad Algeri, Jean-Charles decise – al contrario del fratello maggiore Joseph, laureatosi in Chimica e che trovò un lavoro in un impresa di vernici – di occuparsi del negozio di casalinghi del padre, il quale non riusciva più a gestirlo da solo a causa dei problemi di salute.
Persona timida e riservata, Jean-Charles ha avuto poche “esperienze” con l’altro sesso; tuttavia nel 2013, a ventotto anni, sposa Anne-Marie Molteni, conosciuta su un sito di incontri. Il matrimonio dura tre anni, dopo i quali Jean-Charles e Anne-Marie si separano consensualmente, senza tuttavia divorziare. Dopo la separazione Jean-Charles, che ancora lavora nel negozio di casalinghi del padre, inizia a frequentare Julie Romano, sua compagna di università rincontrata poco dopo la separazione dalla moglie.

Dopo la morte di Jérôme Colombo nel 2017, Jean-Charles decide di vendere il negozio di suo padre. Col ricavato dalla vendita paga il mutuo della casa, e trova un impiego pubblico negli uffici cantonali a Desio. Secondo i maligni grazie alla raccomandazione dell’onorevole Jean-Christophe Cazzaniga, deputato al Corpo Legislativo dell’Unione, che Jean-Charles conosceva dai tempi della sua militanza giovanile nei Jeunes socialistes. Comunque, queste sono solo voci e come tali vanno prese.

Ad oggi, il trentaquattrenne Jean-Charles è ancora impiegato presso gli uffici pubblici di Desio; sta affrontando il divorzio da Anne-Marie Molteni, dopo che ha deciso di sposarsi con Julie Romano. Sembra che il motivo principale di questa decisione sia il fatto che Julie adesso aspetta un figlio.

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Bhrghowidhon si informa:

Naturalmente sono il primo interessato! Se – per ipotesi banale da parte di un profano – è la prosecuzione della Repubblica Italiana giacobina, perché il nome dello Stato è in italiano e tutto il resto in francese?

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Dario gli spiega:

In breve: Napoleone conquista l’Europa, Russia e UK compresi; viene creato l’Impero d’Occidente, con a capo Napoleone, che comprende tutta la Francia, i suoi alleati e i suoi satelliti. Nel 1821 muore, però anziché mettere sul trono Napoleone II, prevale l’ala favorevole alla fine della monarchia e alla restaurazione della Repubblica. L’Impero d’Occidente viene trasformato negli Stati Uniti d’Europa, per gli amici l’Unione, con capitale Parigi. I regni creati da Napoleone I per i suoi parenti e generali vengono, progressivamente, trasformati in Repubbliche. Prussia e Austria mantengono le proprie monarchie, ma vengono forzate ad aderire all’Unione.

Se all’inizio l’Unione è una blanda confederazione di Stati legati in qualche modo alla Francia, col tempo diventa un vero e proprio stato federale, con l’adozione di una moneta unica, l’unificazione dei pesi e delle misure, un esercito unico che sostituisce gli eserciti dei singoli stati e un'unica lingua, il francese. La francesizzazione è molto forte soprattutto in Italia, dove l’italiano sparisce quasi completamente. Questo per la frammentazione politica dell’Italia, e – paradossalmente – per la somiglianza dell’italiano col francese, che incentiva gli italiani ad apprendere il francese, e il governo di Milano a scegliere il francese come lingua d’insegnamento al posto del toscano. Di fatto quindi, la Repubblica Italiana è italiana solo nel nome.

Al 2019 l’Unione comprende quasi tutti i paesi del mondo, i pochi paesi ancora indipendenti sono comunque alleati di Parigi, con cui hanno accordi di libero scambio e monete legate al Franco dell’Unione da un cambio fisso.

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Tommaso obietta:

Non capisco. Napoleone ha vinto, ha messo suoi parenti sui troni d'Europa, avrà preparato la reggenza in maniera accurata, perché la scelta Repubblicana? In questo contesto non ha senso, si cambia sistema quando le cose vanno male non quando si vince.

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Dario allora aggiunge:

In una monarchia normale ti darei ragione, ma l’Impero Francese era la maschera dorata alla tirannia personale di Napoleone, e ciò che è successo nel 1812 ad opera di Claude François de Malet lo dimostra: la maggioranza della classe dirigente francese, saputo della morte di Napoleone, pensa “Adesso che Bonaparte è morto la facciamo finita con questa pagliacciata della monarchia!”.

Fondamentalmente, ciò che succederebbe non sarebbe troppo diverso da quando il parlamento inglese nel maggio 1659 richiese a Richard Cromwell di abbandonare la carica di Lord Protettore, ereditata dal padre Oliver.
In questo caso al posto dell’undicenne Napoleone II, sarebbe il reggente (Giuseppe? Girolamo? Luigi? Maria Luisa?) a dover affrontare una situazione complicata (una successione lo è sempre) senza le capacità che hanno permesso a Napoleone di assicurare il trono.

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Bhrghowidhon torna alla carica:

L'esperimento che ho provato a fare è il seguente: come sarebbe, nell'ucronia da cui ero partito (quella del proletario californiano), la vita dell'esatto omologo di Jean-Charles Colombo? Altrimenti detto: come si chiamerebbe e, soprattutto, che cosa farebbe Jean-Charles Colombo nell'ucronia in cui vive Rodrigo Ramiro Gutiérrez Adrado?

La risposta è sconcertantemente semplice: si chiamerebbe Giancarlo Colombo, fratello di Giuseppe, figli di Girolamo e di Matilde Galbiati; avrebbe sposato Anna Maria Molteni in prime nozze e poi Giulia Romano. In pratica, l'onomastica sarebbe identica a quella della nostra Storia (in cui viviamo). Quanto alle attività, farebbe nell'ucronia di Rodrigo lo stesso che fa in questa (francese), soltanto che sarebbe in lingua italiana invece che francese. Questo risultato è stato facilissimo da ottenere e non ha lasciato alcun margine di dubbio. Ne concludo dunque che, comunque si arrivi allo Stato Unico Mondiale, le condizioni materiali tendono a coincidere, mentre varia qualche aspetto che dal punto di vista economico possiamo considerare sovrastrutturale, in particolare la lingua (in Brianza l'italiano o il francese, in California il castigliano o il francese).

Il vero contrasto a livello strutturale sussiste invece fra le ucronie di Stato Unico Mondiale (tutte insieme) e il nostro presente nonché ogni altra Storia in cui non si arriva allo Stato Unico.

Passo alle differenze di denominazione e di circoscrizione. Invece del Dipartimento del Lario, in questa ucronia – senza Rivoluzione Francese né Napoleone – è rimasto il Contado di Como e Mariano – come pure Desio, Sede Plebana e Capoluogo di Circondario (Kreis) – sarebbe ancora nel Contado di Milano, che qui continuerebbe a chiamarsi Ducato (al cui interno Desio sarebbe nel Contado della Martesana) perché invece il più noto Ducato di Milano, Pavia e Asti sarebbe stato elevato a Regno di Lombardia almeno fin dal XV secolo (al più tardi); l’Università di Milano sarebbe, naturalmente, Regio-Cesarea.

Algeri in questa ucronia appartiene dai tempi di Carlo V alla Corona di Spagna, cui invece non pertiene il Regno di Lombardia, anticipatamente asburgico (dal XV secolo) e quindi da sùbito austriaco. L’unica fortificazione austriaca in Africa è Festung Geduldsamkeit (più nota col nome fiammingo di Fort Lydsaamheid), incastonata fra i possedimenti dell’Unione Iberica nella Baia da Lagoa presso Lourenço Marques; tuttavia la Coscrizione Obbligatoria non è mai stata introdotta, quindi Giancarlo Colombo non ha mai dovuto prestare il Servizio Militare.

Gli appoggi parlamentarî sono più difficili da omologare. In questa ucronia non esiste il Corpo Legislativo degli Stati Uniti d’Europa a Parigi; c’è però, naturalmente, la Dieta Imperiale (Reichstag) a Ratisbona (Regensburg), il cui Cesareo Commissario Principale (Kaiserlicher Prinzipalkonmissar) è di norma il Capo della Casa dei Prìncipi della Torre, Valle-Sássina e Tasso (Thurn und Taxis), attualmente il dodicesimo Serenissimo Principe Alberto, II. del suo nome (nella nostra Storia più noto come pilota automobilistico e imprenditore miliardario), più anziano di solo un anno e mezzo rispetto a Giancarlo Colombo (è nato il 24. giugno 1983); in quanto massimo esponente della Nobiltà Lombarda alla Dieta Imperiale, locutore fluente di italiano (ha studiato a Roma) nonché Confratello dell’antica Congregazione Maschile Mariana di Ratisbona (oltre che Cavaliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio e Gran Maestro dell’Ordine Dinastico e Meritorio “De Parfaite Amitié”), potrebbe aver fatto perorare presso il Tribunale della Sacra Rota la causa dell’annullamento del matrimonio di Giancarlo Colombo, col quale avrebbe avuto varie occasioni di contrarre amicizia (nei Feudi Aviti in Lombardia o semplicemente ai margini di qualche Gran Premio di Monza per la comune (?) passione automobilistica.

In aggiunta a tutto ciò, ho riflettuto sulla famosa parabola di Lazzaro e il Ricco Epulone contenuta in Luca 16, 19-31. Giovanni Vannucci commenta così questo brano: « Qual è il peccato dell'uomo ricco? Se mi chiudo nel mio io, anche adorno di tutte le virtù, ma non partecipo all'esistenza degli altri, se non sono sensibile e non mi dischiudo agli altri, posso essere privo di peccati eppure vivo in una situazione di peccato. »

Ed Ermes Ronchi aggiunge: « Il ricco doveva scavalcare Lazzaro sulla soglia ogni volta che entrava o usciva dalla sua villa, e, impassibile, neppure lo vedeva! Non gli ha fatto del male, no. Semplicemente Lazzaro non c'era, non esisteva, lo ha ridotto a un rifiuto, a nulla. Ora Lazzaro è portato in alto, accolto nel grembo di un Abramo più materno che paterno, che proclama il diritto di tutti i poveri ad essere trattati come figli. »

Quindi siamo anche noi ricchi epuloni. Ci attende l'Inferno? Un punto cruciale è se sulla Terra ci sia – potenzialmente – cibo per tutti oppure no. Se no, non c'è scampo: se la somma è zero, dobbiamo diventare tutti poveri oppure prepararci all'Inferno.

Se invece ci può essere abbastanza cibo per tutti, per esempio abbastanza terreni coltivabili a cereali (per dire) e abbastanza acqua potabile, allora il peccato è di non produrlo (almeno per venderlo a prezzo accessibile). Ma come si potrebbe fare?

Ciò che rende poveri i poveri non è tanto la siccità, ma il fatto che il povero non può – pur volendo – procurarsi il denaro per acquistare il cibo e comunque, anche se lavora, non guadagna abbastanza (non ha abbastanza energie per lavorare abbastanza tempo per guadagnare abbastanza) per sfamare sé e i proprî cari. Questo accade perché è pagato troppo poco ed è pagato troppo poco perché la sua moneta è sempre svalutata rispetto ad altre.

Basterebbe che i tassi di cambio fra valute fossero fissati una volta per tutte e che ogni lavoratore fosse pagato con un salario dallo stesso potere d'acquisto in qualsiasi area (abitabile) della Terra per eliminare queste condizioni inique. In pratica, la Moneta e il Mercato del Lavoro dovrebbero essere come all'interno di un singolo Stato (senza gabbie salariali). Niente a che vedere col Comunismo, col Socialismo, con la Tassazione progressiva, niente; anzi, non servirebbero più nemmeno le tasse: ogni Istituzione Pubblica finanzierebbe i proprî investimenti con denaro stampato dal nulla da parte della filiale locale della Banca Mondiale. Inflazione senza svalutazione (perché non ci sarebbero altre valute al Mondo). Non ci sarebbe nemmeno l'Emigrazione: ognuno avrebbe lavoro a sufficienza di fronte a casa. L'industria alimentare dei soli beni di prima necessità avrebbe uno sviluppo mai visto prima; non c'è petrolio per tutti, ma pane – potenzialmente – sì.

In conclusione, il peccato del ricco epulone oggi è di non fare assolutamente niente (non si chiede chissà quale impegno o martirio; basta essere favorevoli) per l'unificazione del Mondo in un unico Stato (da questo punto di vista, beninteso; dopodichè ogni Stato quanto più è plurinazionale tanto più coltiva e favorisce le Minoranze e i Localismi).

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In seguito, sempre Bhrghowidhon ci ha scritto:

Sono sbalordito dall’indifferenza geopolitica sull’Unificazione del Mondo: nonostante il fatto che – per esempio da quando ci siamo scambiati per la prima volta i nostri messaggi su questo Sito – la situazione del Mondo, a quanto pare, sia peggiorata, a nessuno (che conti) sembra importare granché della possibilità di invertire la tendenza unendo le forze di tutta l’Umanità.

Prevedibilmente verrebbe sùbito mossa quest’obiezione: l’Unificazione del Mondo è impossibile. Vediamo però se è proprio vero e quanto. Di certo, a continuare così non si arriva all’Unificazione; ma è anche probabile che, a continuare così, prosegua anche il peggioramento. Vale quindi la pena, se non altro, di pensarci.

L’Unificazione del Mondo è la condizione per poter stampare denaro in quantità illimitata e imporre un vero Mercato Unico del Lavoro (salario di pari capacità di acquisto – in ogni zona abitabile – a pari consumo di energia lavorativa). Ci si può arrivare senza guerre?

Anzitutto, ci sono otto processi di aggregazione già all’ordine del giorno o comunque del tutto logici: le Riunificazioni della Cina e della Corea, l’Anglosfera, la Francofonia, la Lusofonia, la Hispanidad, l’Unione Scandinava (dalla Groenlandia alla Finlandia, con la Danimarca), l’Unione Eurasiatica (nel senso ristrettissimo di Comunità degli stati Indipendenti capeggiata dalla Russia). Tutti questi Macro-Stati hanno (a parte forse Cina e Corea) il consenso della massima parte delle Popolazioni interessate e potrebbero funzionare benissimo da sùbito. Una causa assolutamente meritevole sarebbe poi la Riunificazione dell’India (con i varî Stati limitrofi); ancora più voluta è la Restaurazione del Califfato, che unirebbe il Panarabismo (esclusi Libano e Malta) col Neo-Ottomanesimo della Turchia (e il suo Panturanesimo, anche se largamente superato dall’Unione Eurasiatica della Russia).

In Europa, l’Ĭntĕrmărĭŭm (Repubbliche Baltiche, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Cechia, Slovacchia, Austria, Ungheria, Slovenia, Croazia, Federazione Croato-Bosniaca, Romania, eventualmente anche Bulgaria, Macedonia e Albania) avrebbe nell’Austria il perno attraverso cui fondersi con la vera Riunificazione Tedesca (Germania, Austria, Liechtenstein, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, ognuno degli ultimi sei come nuovo Bundesland, il tutto con Capitale Aquisgrana); ovviamente in questo caso il plurinlinguismo (appunto svizzero) sarebbe d’obbligo, a livello federale almeno a tre (inglese, francese, tedesco; credo che, in questo caso, l’aggiunta del latino risolverebbe gran parte delle ritrosie polacche e ungheresi).

Ulteriori Stati si potrebbero aggregare alle Unioni citate: l’ ’Afḡānistān al Califfato, la Serbia (con la Repubblica Serba di Bosnia), la Grecia, Cipro e la Mongolia all’Unione Eurasiatica della Russia, il Kosovo al Califfato o all’Ĭntĕrmărĭŭm, l’Italia e Malta a quest’ultimo, per cui la maggior parte del Mondo sarebbe ricompresa in undici Macro-Stati, cinque dei quali associabili entro l’Unione Europea (con la Francia come perno militare). Resterebbero altri undici Stati, alcuni grandi (Indonesia) o potenti (Giappone, ’Īrān, Israele), altri medî (Birmania, Thailandia, Việtnam [che pure aderisce alla Francofonia]) o piccoli (Libano [ugualmente nella Francofonia], Suriname) o poveri (Eritrea, Etiopia), per cui avremmo un totale di venti Stati (sedici se contiamo l’Unione Europea come uno). Anglosfera, Europa, Israele, India, Indonesia, Thailandia, Giappone (nel complesso una comunità eurasiatica) si potrebbero già avvicinare, attraendo anche il Suriname; la soluzione ultima sta nella capacità di formare un quadro – davvero eurasiatico – in grado di mettere d’accordo anche Califfato, ’Īrān, Unione Eurasiatica, Corea, Cina, Birmania e da ultimo anche Etiopia ed Eritrea.

L’Unificazione del Mondo è quindi l’Unificazione dell’Eurasia: tutto ciò che va in questa direzione avvicina l’inizio della soluzione dei problemi del Mondo (almeno di quelli risolubili). Questa è la fase più delicata. La seconda più delicata è la fusione di Ĭntĕrmărĭŭm e Quarto Reich (la vera Riunificazione Tedesca) in una Federazione ufficialmente quadrilingue (con inglese, francese, tedesco e latino come lingue federali); paradossalmente, le ostilità riguardano più il Quarto Reich che l’Ĭntĕrmărĭŭm (che tutti dicono di volere). Infine, è indispensabile procedere verso lo Stato Unico Europeo dopo la costituzione dei Macro-Stati della Lusofonia, Hispanidad, Francofonia e Unione Scandinava. I passaggi-chiave sono quindi: Quarto Reich (+ Ĭntĕrmărĭŭm), Europa, Eurasia (in due fasi: Anglosfera, Europa, Israele, India, Indonesia, Thailandia, Giappone da un lato, Etiopia, Eritrea, Califfato, ’Īrān, Unione Eurasiatica, Corea, Cina, Birmania dall’altro). Mi permetto di far notare che la nozione di Indoeuropa unisce Anglosfera, Europa, Unione Eurasiatica, ’Īrān e India.

Il Quarto Reich – Ĭntĕrmărĭŭm dev’essere nell’Unione Europea per avere l’assenso della Francia; dev’essere neutrale per avere l’assenso della Russia; non può avere Berlino come Capitale per non evocare il Secondo e il Terzo Reich, quindi l’unica Città dai trascorsi imperiali prossima al suo centro rimane Vienna.

Per unire l’Indoeuropa e il resto dell’Eurasia occorre una mentalità aperta a tutta la Storia. Con questa mentalità, all’Italia converrebbe entrare per intero come singolo Bundesland nell’Austria; alle Elezioni Politiche, voterebbe per il Parlamento di Roma, il Nationalrat di Vienna, il Reichstag di Aquisgrana, il Bundestag di Vienna, il Parlamento di Strasburgo e infine per il Consiglio d’Eurasia come Unione di tutto il Mondo.

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Ma Paolo Maltagliati gli ha fatto notare:

Un paio di precisazioni:

1- il capitalismo contemporaneo non può per definizione avere interesse all'unificazione politica del mondo, perché ciò abolirebbe la sua principale fonte di guadagno, ovvero la diversità del mercato del lavoro tra stati.

2-le organizzazioni statali hanno sempre meno potere decisionale sulle vicende degli stati stessi. L'unico ruolo rilevante dei governi è garantire la stabilità per i mercati. Una volta assolto quello, è irrilevante che ci siano 1000, 100, o dieci stati. Tendenzialmente meglio che ce ne siano di più, poiché vuol anzi dire che il potere contrattuale di un governo stesso nei confronti dei mercati è inferiore.

Conclusione: il mondo è, per chi lo governa da un punto di vista economico, già unito e la precarietà politica e sociale è condizione necessaria e sufficiente al mantenimento non solo del potere, ma del sistema stesso.

In modo volgare e banalizzando molto aggiungerei che 'per chi vende armi, la pace è terribile'. E ogni bene di consumo prodotto dalla attuale società , di fatto è un'arma che mette gli individui gli uni contro gli altri.

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Facciamo spazio alla proposta di LoreC10:

Quali modifiche ucroniche occorre apportare alla nostra Timeline, affinché nel 1715, all'avvento al trono di Luigi XV detto il Gran Delfino, la carta d'Europa si presenti come segue? (tratta da questo sito; cliccare per ingrandire)

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Diamo ora la parola ad Alessio Mammarella:

La principessa cadde per le scale
(timeline matrimoniale alternativa)

1735
La giovanissima principessa Maria Amalia, figlia del Re di Polonia Augusto III, cade lungo una scalinata e subisce un infortunio alla gamba e all'anca. Dopo la guarigione purtroppo non riesce più a camminare con la disinvoltura di un tempo e quindi non viene più considerata idonea per un matrimonio principesco.

1742
Maria Anna Sofia, sorella minore di Maria Amalia, sposa Carlo, Re di Napoli. Il matrimonio è però destinato a restare senza figli.

1755
Luigi Antonio di Borbone, dopo la rinuncia alla porpora cardinalizia, sposa la principessa bavarese Maria Anna Giuseppa. Su di lui infatti sono riposte le speranze per la successione al trono spagnolo, visto che il fratellastro Ferdinando VI e la consorte non hanno avuto figli. Neppure Luigi Antonio, tuttavia, riesce ad averne.

1759
Luigi Antonio diventa in ogni caso Re di Spagna alla morte del fratellastro, con il nome di Luis I. Il fratello Carlo di Napoli, più anziano, aveva già rinunciato al trono per evitare l'unione delle corone di Sicilia e Napoli con quella di Spagna, situazione che avrebbe potuto riaprire un conflitto europeo.

1765
Dopo Isabella Maria, già sposa di Giuseppe II d'Austria, anche l'altra figlia di Filippo I di Parma, Luisa Maria, sposa un principe asburgico. Si tratta di Leopoldo II. In questo modo, Ferdinando, fratello delle due principesse, guadagna un sostegno pieno per una eventuale successione al trono di Spagna.

1785
Alla morte di Luis I, il candidato più quotato è il nipote Ferdinando di Parma. La successione avviene in modo pacifico, grazie ai rapporti molto positivi tanto con la Francia quanto con l'Austria. Solo Vittorio Amedeo III di Savoia protesta vigorosamente, cercando invano l'appoggio della Gran Bretagna e della Prussia per opporsi in armi a Ferdinando e avanzare la propria candidatura alternativa per il trono.

1788
Muore Carlo di Napoli. Nel suo testamento, l'illuminato sovrano sceglie come erede un "principe senza terra", Luigi Filippo di Borbone-Orléans.

Che cosa potrebbe accadere dopo? La successione a Napoli sarebbe pacifica o scoppierebbe una guerra? E con Luigi Filippo a Napoli, la Rivoluzione Francese scoppierebbe ugualmente? Come se la caverebbe la dinastia borbonica parmense in Spagna? I suoi legami con gli Asburgo potrebbero ancora portare alla nascita di un'Austriberia?
A proposito di Asburgo, i discendenti di Leopoldo II sarebbero numerosi come in HL?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Non so: va bene che siamo nel periodo del matrimonio tra Luigi XVI e Maria Antonietta, ma la vedo dura che l’Austria accetti pacificamente il passaggio di Napoli in orbita francese. Il che non significa necessariamente lo scoppio di una guerra ma bensì l’avvio di negoziato tra le grandi potenze per individuare il nuovo monarca partenopeo. A Napoli non vigeva la Legge Salica, giusto? Un successore più legittimo di Luigi Filippo potrebbe essere quindi rintracciato tra le sorelle di Carlo di Napoli, tra cui c’è anche Maria Antonio di Borbone-Spagna, sposa di quel Vittorio Amedeo III di Savoia che è rimasto insoddisfatto dalla successione spagnola. Non dico che l’Austria accetterebbe di perdere un solo granatiere boemo per un Savoia, ma solo che ci sarebbe abbastanza materiale per piantare una crisi e chiedere un compromesso (che può passare da un differente monarca per Napoli come da una compensazione per Vienna, nel qual caso però si dovrebbe pensare a quale).

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Ed ecco ora due idee di Never75:

1) La Baviera imperiale
Uno dei re bavaresi più ambiziosi fu senz'altro Carlo VII. Non riconoscendo la "Prammatica Sanzione" si pose come nemico naturale dell'Austria. Grazie all'alleanza con Prussia e Francia, riuscì a conquistare la Boemia e a venire riconosciuto imperatore nel 1742. Purtroppo, nonostante gli aiuti degli alleati, la Baviera non riuscì a evitare per ben due volte l'invasione asburgica e, alla fine, si tornò allo status quo. Poniamo che invece che la battaglia di Dettingen del 1743 abbia un esito opposto e che i francesi vincano contro inglesi e austriaci. Ciò aprirebbe uno scenario completamente diverso. Conoscendo i Savoia, potrebbero cambiare bandiera e schierarsi con i franco-spagnoli, mantenendo il Milanese.
Luigi XV di Francia può imporre condizioni di pace gravose all'Inghilterra e Olanda, magari con la cessione di qualche colonia. Inoltre, una guerra vinta senza eccessivi sforzi, potrebbe in parte riscattare la fama del sovrano. L'Austria, già privata della Slesia, per evitare la debacle definitiva deve accettare una pace di compromesso. Imperatore verrà confermato Carlo VII che potrà aggiungere la Boemia ai propri domini e sposterà la capitale imperiale a Monaco. L'Austria mantiene solo l'Ungheria mentre Federico II rimane padrone della Slesia.
A questo punto è chiaro che la lotta per il predominio in Germania sarà tutta tra Prussia e Baviera. Interessante ipotizzare le alleanze di un'eventuale guerra successiva.

2) L'Austria Imperiale in anticipo
Ucronia diametralmente opposta. L'Austria vuole pareggiare i conti con la Baviera e riesce a imporre a Carlo VII e al successore una pace umiliante. Tutta la Baviera viene annessa all'Austria che può così ampiamente compensare la perdita della Slesia. 
Se avviene ugualmente il rovesciamento di alleanze, in questo caso la Guerra dei 7 anni potrebbe avere un andamento diverso.
Probabilmente l’Inghilterra vincerebbe ugualmente contro la Francia nelle colonie, ma la Prussia verrebbe asfaltata in Europa e, a termine conflitto, ritornerebbe a essere uno staterello periferico e debole. L’Austria ne uscirebbe ancora di più rafforzata: l’elemento tedesco rimarrebbe prioritario nei domini asburgici e si potrebbe assistere a una veloce germanizzazione (anche forzata) delle regioni slave. La Polonia verrebbe divisa soltanto tra Russia e Austria e, a questo punto, nulla impedirebbe a Maria Teresa e a Giuseppe II di dare continuità territoriale al proprio impero mettendo le mani anche sulla Lombardia Veneta attaccando la Serenissima con un pretesto qualsiasi (magari spartendosela con la stessa Francia). E tutto questo ancora prima della Rivoluzione Francese. E dopo?

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Gli risponde il solito Bhrghowidhon:

1) Uno dei punti critici è la morte di Carlo VII. nel 1745; il suo figlio ed erede Massimiliano III. Giuseppe cercherebbe (contrariamente a quanto avvenuto) l'Elezione a Imperatore, continuando la guerra? Il secondo sarebbe la Guerra di Successione Bavarese (1778-1779): Carlo IV. Teodoro del Palatinato-Sulzbach o Carlo II. Augusto del Palatinato-Zweibrücken-Birkenfeld?

Questioni concrete sono:

- il grado di espulsione degli Asburgo dall'Impero: se non è totale, la loro base territoriale in Ungheria può loro permettere di tornare a giocare un ruolo anche molto importante, sia sfruttando le inevitabili rivalità che si creerebbero fra i tre o quattro maggiori Elettori superstiti (Baviera / Palatinato, Sassonia, Brandenburgo-Prussia) sia con l'aiuto di Potenze più (Francia, Russia) o meno (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca) esterne all'Impero;

- il destino dei Paesi Bassi ex-asburgici, soprattutto in relazione alle mire francesi e ai connessi timori anglo-olandesi;

- eventuali sviluppi nel Regno Longobardo (dove anche una schiacciante vittoria bavarese non arriverebbe ad avere effetti di annientamento totale degli Asburgo: resta comunque la Potenza Sabauda, incompatibile con una vittoria completa delle Tre Corone borboniche).

Certo, in una prospettiva di termine appena più lungo si pone il problema del Sacro Romano Impero, a livello istituzionale paradossalmente una Monarchia in anticipo sui suoi tempi (dato che era, oltre che - forse fin troppo - federale e teoricamente elettiva, anche e soprattutto costituzionale e parlamentare), ma dotata di risorse economiche e militari del tutto insufficienti, soprattutto per competere al contempo con quattro proprî Membri 'parassiti' (Prussia e Savoia anzitutto, Sassonia e Baviera a ogni occasione conseguente) e con almeno tre Potenze interessate, sia pure in tempi diversi, alla sua scomparsa (Francia - anche dopo il 1756, in molti suoi settori - Spagna e Impero Ottomano) e altre cinque o sei fermamente intenzionate (e in grado di riuscire) a impedirne ogni sviluppo.

2) Per questi motivi, la seconda ucronia parte avvantaggiata, ma con la remora che gli Asburgo - qualsiasi ne fosse il motivo - hanno (con fallimentare puntiglio) ostentato un'autolesionistica fedeltà ai Trattati di Pace (fuorché, come la Russia, nei confronti della Turchia) molto maggiore della pressoché compulsiva fidefrazione da parte del trio militaristico della Storia Moderna (in ordine di comparizione Borboni/Bonaparte, Savoia e Hohenzollern), per cui il pretesto contro Venezia dovrebbe essere stato veramente molto ben preparato (il meno remoto appiglio giuridico concreto risalirebbe al 1509) e a questo punto sarebbe forse più 'pratica' una dedizione da parte della stessa Repubblica.

Un secondo aspetto poco austro-asburgico è la Germanizzazione: quella di Giuseppe II. è stata dettata da ragioni puramente centralistiche e toccava solo l'aspetto dell'acroletto, ma ha interessato solo i territorî direttamente legati alla Prammatica Sanzione (addirittura non ha coinvolto la Lombardia Austriaca e ne è nota la nullità degli effetti su Trieste, dove invece per le stesse ragioni prevaleva la Toscanizzazione).

Comunque sia, nonostante queste controindicazioni la realizzazione di una Monarchia Assoluta nei Dominî diretti era ovviamente una priorità (come in quasi ogni altra Monarchia ereditaria dell'epoca, a parte le note eccezioni) e, sia pure con risultati molto inferiori ai progetti (che includevano anche il Württemberg e il Baden, oltre naturalmente al recupero della Slesia e, a Sud delle Alpi, dei Feudi Sabaudi, di Parma e almeno Napoli, possibilmente anche l'acquisizione della Romagna e la reincorporazione nell'Impero delle altre Legazioni Pontificie), questo si è già storicamente realizzato: indubbiamente, l'Arcicasato ha saputo praticare una realistica Politica di Potenza che ha massimizzato i risultati sicuramente ottenibili, a scapito di qualsiasi altro obiettivo pur dichiarato.

Il massimo spazio di variazione ucronica riguarda il Sacro Romano Impero e i rapporti della Monarchia Asburgica con questo. Il principale Punto di Divergenza è l'eliminazione della Prussia come elemento disgregatore dell'Impero. Il piano effettivo, come delineato dalla Storiografia dell'ultimo cinquantennio (da von Aretin in poi), era:

- una Restaurazione effettiva dell'Impero, praticamente come poi avvenuto su scala piccolo-tedesca con la Prussia, ma con inclusione di tutti i Dominî Asburgici e fondata - a differenza della Politica Internazionale britannica - sulle piccole e piccolissime entità (geo)politiche (i Cavalieri, i Feudi Immediati e la Chiesa Imperiale), sia pur attraverso passaggi graduali quali l'estensione dell'Elettorato a Monarchie di media grandezza (ma non ai Savoia);

- «dilatar l'Impero in Italia», anzitutto con i Feudi misti (Imperiali e Pontifici) e poi soprattutto appunto con le Legazioni (ma anche ribadendo lo statuto di Genova come Città Imperiale e dei Savoia come Feudo Imperiale);

- la Polonia, come dimostra il trattamento della Galizia-Lodomiria, sarebbe rimasta tale (la spartizione con la Russia sarebbe stata Lituania alla Russia, Polonia all'Austria), col polacco come lingua (più incerto il ruteno), solo con Monarchia ereditaria (e asburgica);

- senza la letterale decapitazione del Partito Austriaco in Francia, l'alleanza asburgo-borbonica (tutt'altro che innaturale) avrebbe proseguito il proprio immanente percorso verso i quattro grandiosi obiettivi (ereditati da Napoleone) che rendevano vantaggiosa tutta l'operazione: 1) subentro della Francia (anziché delle Potenze Anglosassoni) all'Impero Coloniale Spagnolo, 2) spartizione dell'Impero Ottomano tra Francia, Austria e Russia (senza Gran Bretagna), 3) recupero delle Colonie Francesi in India, 4) in prosieguo di tempo eventuale unione dinastica e creazione di un Blocco Europeo in grado di resistere alla pressione congiunta di Gran Bretagna e Russia.

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Aggiungiamo questa proposta di Federico Pozzi:

"Que la fête commence" ("Che la festa cominci") è il titolo di un bellissimo film di Bernard Tavernier (ve lo consiglio): sullo sfondo del 1719 si raccontano le vicende (mischiando fantasia e realtà) del reggente di Francia Filippo II di Borbone-Orléans, del marchese di Pontcallec e del cardinale Gullielme Debois. A parte l'improbabile rivolta della nobiltà Bretone (guardate la scena in cui i nobili bretoni ridisegnano la carta d'Europa per avere la loro repubblica nobiliare di Bretagna, è impagabile!), il film finisce in maniera potente: mentre il reggente è su una carrozza che corre a folle velocità con il cardinale e una delle sue prostitute favorite (Filippo di Borbone, interpretato magistralmente da Phiilpphe Noiret, scherza amaramente sul fatto che se fosse diventato re di Francia l'avrebbero conosciuto col nome di "Filippo l'Orgiastico"), investe un giovane contadino; furibonda, sua sorella incita i contadini a bruciare la carrozza obbligando la prostituta a guardare. Il film si conclude con un voce fuori campo che recita "Ora,basta, è ora che la festa cominci!" Si vuole alludere alla rivoluzione francese del 1789. Ma se invece scoppia in quel momento e per quel motivo? Nasce dunque dalle campagne e non da Parigi, colpita nel 1719 da una devastante epidemia di vaiolo: la Francia Repubblicana se sopravvivrà abbastanza a lungo sosterrà sicuramente gli indipendentisti delle Tredici Colonie in maniera più massiccia del governo di Luigi XVI, forse la forma Repubblicana sarà meno colorata di "rosso" e più simile ad una monarchia costituzionale; naturalmente visto che la rivoluzione partirà dalle campagne non ci sarà alcuna Vandea (potrebbe ironicamente essere Parigi ad essere "legittimista"), ma ci sarà sicuramente un deciso attacco al latifondo. I grandi illuministi francesi (Diderot, Voltaire, Rousseau ecc...) prenderebbero la parola DOPO la rivoluzione, quindi non sarebbero dei precursori, tanto da convincere i monarchi più conservatori a proibire i loro libri. Naturalmente non ci sarebbe nessun Robespierre e nessun Saint-Just, che potrebbero diventare parlamentari tranquillamente e quindi essere più moderati, né alcun Marat "ami du peuple" da idealizzare: forse Marat resterebbe solo un giornalista, magari molto di sinistra. LaFayette potrebbe diventare uno dei più grandi generali di Francia e forse (sottolineo il forse) diventare il "Napoleone" della situazione; Maria Antonietta non perderebbe la testa (non ci sarebbe nessun re di Francia da sposare) e sposerebbe forse il Savoia che a quanto pare era molto conteso perché era bello. Luigi XV forse farebbe la fine di Luigi XVI, che altro ancora? Ah, già! Bisognerebbe trovare un sostituto del tricolore francese (non blu, rosso e bianco, essendo il blu e il rosso i colori della municipalità di Parigi) e forse un inno diverso dalla "Marsigliese" che quindi non ispirerebbe la "Marsigliese del lavoro" (internazionale anarchica)...

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Passiamo la parola a Federico Sangalli:

L'incendio di Istanbul

28 dicembre 1745: Scoppia un incendio presso l'Arsenale di Istanbul ma esso viene scoperto in tempo e spento (nella HL durò cinque giorni e rase al suolo gran parte della città). Vengono arrestate alcune spie veneziane accusate di aver appiccato l'incendio. Torturate, esse ammettono di esser state pagate dalla Serenissima. La tensione tra Venezia e la Sublime Porta subisce una brusca escalation.

1746: In primavera l'Impero Ottomano decide di rompere gli indugi e dichiara guerra a Venezia. La flotta e l'esercito ottomani attaccano la Morea e la Dalmazia, oltre a espellere i veneziani dal Mar Egeo. Venezia inizia a fare pressioni su Vienna perché l'aiuti. Maria Teresa, impegnata nella Guerra di Successione Austriaca, non può permettere una rinascita turca, così sposta parte delle proprie forze in Ungheria, forte del fatto di aver fatto la pace con la Prussia (Pace di Dresda, dicembre 1745) e di aver appena sconfitto i franco-spagnoli a Piacenza (giugno,1746). Per questo fatto sono i piemontesi ad occupare Genova, per cui non scoppia nessuna insurrezione e non c'è nessun mito del Balilla. Maria Teresa si allea anche con la Russia. Intanto i francesi conquistano i Paesi Bassi austriaci e Madras. Muore Filippo V di Spagna, gli succede Ferdinando VI.

1747: I francesi, che hanno occupato la Corsica a seguito di un'insurrezione indipendentista, riescono a far rivoltare i liguri e inviano due eserciti via Ventimiglia e il Passo dell'Assietta. Senza gli austriaci e con le forze disperse, i piemontesi del Conte di Bricherasio sono sconfitte a Ivrea e devono chiudersi in Torino. I francesi possono così rientrare a Milano ma vengono fermati dai veneto-austro-italo-russo-piemontesi a Cremona, prima che possano invadere il Veneto. I francesi occupano anche Maastricht. Convenzione di San Pietroburgo: Maria Teresa spiega a Giorgio II d'Inghilterra che senza il totale appoggio russo non riuscirà a tenere ben tre fronti(germanico, italiano e balcanico) così che gli inglesi sono costretti a promettere il loro appoggio allo Zar contro la Svezia e a inviare altri trentamila uomini in Germania(nella HL fecero soltanto quest'ultima cosa). Alla notizia del Patto Anglo-Russo, la Svezia firma un'alleanza con la Prussia e la Francia.

1748: Truppe russe passano il Reno per aiutare gli anglo-austro-olandesi. Luigi XV vorrebbe aprire le trattative di pace ma spera ancora nell'intervento svedese e ottomano. La Svezia entra nel conflitto e con un attacco lampo conquista la Finlandia(Seconda Battaglia di Narva) e marcia verso San Pietroburgo. Come previsto i russi richiamano le truppe per far fronte all'invasione svedese. A sud invece il generale Potemik conquista la Crimea. La flotta inglese entra nel Mediterraneo per dare una mano ai veneziani. A seguito di ciò gli spagnoli espugnano Gibilterra. Nei Balcani gli austriaci recuperano la Dalmazia e avanzano verso sud. I veneziani arruolano pirati, specie Uscocchi, per reintegrare la flotta. Nelle Americhe gli inglesi si impadroniscono di Hispaniola e distruggono la flotta spagnola al largo di Cuba.

1749: Il ministro delle finanze francesi Machault d'Arnouville fa presente a Luigi XV che ormai le casse dello stato sono dissanguate dalla guerra. Il Re allora avvia colloqui di pace. Gli austro-russi annientano gli ottomani nella Battaglia di Belgrado mentre la flotta anglo-veneziana sconfigge quella turca a Navarrino. I russi riescono inoltre a respingere gli svedesi da San Pietroburgo. Finanziati dagli inglesi, gli arabi della Palestina, guidati da Daher el-Omar, insorgono contro gli ottomani. Il colonnello inglese George Washington riesce a scacciare i francesi dalla Valle dell'Ohio.

1750: Pace di Aquisgrana e fine della Guerra di Successione Austriaca: Maria Teresa e Francesco di Lorena vedono riconosciuti i loro diritti, la Prussia conserva la Slesia, i francesi devono evacuare i Paesi Bassi Austriaci ma ottengono Nizza, Savoia e Corsica, oltre al protettorato sulla Repubblica di Genova e recuperano il Québec in cambio dell'impegno a non espandersi in Nord America. Per ricompensare il Piemonte per la perdita della Savoia e visto che all'inizio del conflitto Maria Teresa aveva promesso la Lombardia al Piemonte in cambio della sua alleanza, i Savoia ottengono appunto la Lombardia. Per re-equilibrare il tutto l'Austria ottiene Parma, Piacenza e Guastalla. Gli Estensi ritornano a Modena. La Svezia ottiene la Lapponia, la Russia Crimea e Moldavia, l'Austria Bosnia e Transilvania. Venezia recupera la Dalmazia e Corfù ma non la Morea. Gli inglesi perdono Gibilterra ma ottengono in cambio Rodi, Hispaniola e l'Ohio, oltre al protettorato sul neonato regno arabo della Palestina.

1751: Il Primo Ministro austriaco Principe Kaunitz-Rietberg forma una Lega con Francia e Russia contro la Prussia: è il cosiddetto rovesciamento delle alleanze. Muore Federico I di Svezia, gli succede il cognato Adolfo Federico.

1752: La Spagna aderisce alla Lega.

1753: Luigi XV manda in esilio il Parlamento dopo contrasti con l'arcivescovo di Parigi. Il Marchese Dusquene inizia la militarizzazione del Quebec in vista di una futura invasione inglese.

1754: Luigi XV richiama il Parlamento per evitare la guerra civile.

1755: Si stringono i legami anglo-russi. Gli inglesi sequestrano trecento mercantili francesi senza dichiarazione di guerra. Vengono inviate nuove truppe in America al comando del generale Braddock: il suo vice è George Washington. Benjamin Franklin viene inviato presso gli indiani irochesi per predisporre una difesa comune contro i francesi.

1756: Scoppia la Guerra tra la Lega di Versailles, comprendente Austria, Francia, Svezia, Spagna, Sassonia-Polonia e l'Impero Ottomano, e il Patto di Westminster, composto da Prussia, Russia e Inghilterra. Per ora Venezia e Piemonte restano neutrali. I prussiani invadono e annientano immediatamente i sassoni. Il generale Braddock invade il Québec ma viene preso in un'imboscata e cade in combattimento.

1757: Una congiura, nata dalle pessime condizioni finanziarie e dall'alleanza con gli odiati Asburgo oltre agli scontri con il Parlamento, porta all'uccisione di Luigi XV. Gli succede il figlio Luigi XVI, il quale fa giustiziare i congiurati. Le forze congiunte russo-prussiane sconfiggono gli austriaci a Kolin e prendono Praga. I francesi conquistano l'Hannover. Ripetute schermaglie tra i Marchese di Montcalm e l'inglese George Washington in Québec. Gli inglesi conquistano Calcutta e il Bengala, espellendo i francesi dall'India. I turchi rioccupano la Palestina.

1758: Nel tentativo di portare il Portogallo dalla sua la Spagna appoggia una congiura che uccide il primo Ministro Pombal e Re Giuseppe I. Le truppe spagnole impongono poi un governo fantoccio guidato dal Marchese di Tavora. La famiglia reale portoghese si rifugia in Brasile sotto protezione inglese. Federico II di Prussia conquista Olmutz in Moravia e minaccia seriamente Vienna. Gli inglesi recuperano l'Hannover e occupano il Senegal francese. In America Washington e John Forbes, forti dei nuovi rinforzi guidati dal generale Abercrombie, invadono il Québec e riescono ad espugnare Montreal.

1759: L'ammiraglio Hawke annienta la flotta francese ed entra nel Baltico, dove insieme ai russi sconfigge gli svedesi. Cade il Québec. La flotta inglese riesce a prendere Cipro mentre i Russi entrano in Valacchia. Vienna e Parigi chiedono la pace. Con la Pace di Fointainbleau termina la guerra dei Tre Anni: gli inglesi si prendono Senegal, Québec, Cipro, Creta, le Indie Occidentali, Bengala e Minorca ma restituisce la Martinica alla Francia e Cuba alla Spagna, la Spagna acquista la Louisiana dalla Francia in cambio della Florida e l'Amazzonia dal Portogallo ma deve restaurare Maria I, figlia di Giuseppe I, sul trono di Lisbona. Tuttavia come riconoscimento al Brasile che aveva accolto la famiglia reale in esilio, esso diventa indipendente sotto Giovanni I, figlio di Maria, cosa che priverà de facto il Portogallo di eredi dopo la pazzia e la morte di Maria I. La Russia occupa l'intera Lapponia, compresa la Svezia settentrionale, e la Valacchia, sottraendola agli ottomani, e si divide la Polonia con la Prussia in sfere d'influenza. Caterina II fa eliminare il marito Pietro III e sale al trono, sposando poi il favorito Grigorij Potemik che sale così al trono col nome di Gregorio I. La Prussia dell'ambizioso Federico II ottiene Sassonia, Boemia, Sudeti e Moravia, anticipando di centodieci anni l'espansione prussiana. Venezia riottiene le Cicladi e inizia a premere su Albania, Epiro e Morea. Il Piemonte ne approfitta per annettersi Genova. La Corsica si dichiara indipendente e si mette sotto la protezione inglese. Il piccolo regno di Plaestina si allarga anche alla Transgiordania, che unita alla Cisgiordania, forma quindi il Regno di Giordania. Iniziano le prime rivendicazioni arabe contro il sempre più decadente Impero Ottomano. Il Primo Ministro inglese William Pitti il Vecchio nomina George Washington Governatore delle Tredici Colonie e del Canada come riconoscimento per la vittoriosa conquista del Québec. I due, insieme al diplomatico Benjamin Franklin, iniziano a stendere una nuova carta che darà autonomia alle colonie americane.
Con l'America che si appresta a NON fare la Rivoluzione, la Francia disastrata e sulla via di una sempre più imminente Rivoluzione e l'Austria e la Turchia alle prese con la decadenza, la sconfitta e le inarrestabili forze centrifughe delle diverse etnie facenti parte dei due imperi.

1760: L'Austria inizia un riavvicinamento alla Russia nella speranza che le baionette dello Zar riescano a reprimere i moti che sempre più frequentemente scoppiano nell'Impero. Muore Giorgio II d'Inghilterra, gli succede il nipote Giorgio III. Su richiesta del Governatore Generale George Washington il generale inglese Jeffrey Amherst inizia a respingere ad ovest gli indiani irochesi, considerati un ostacolo allo sviluppo delle colonie.

1761: Si riunisce il primo Parlamento di Re Giorgio III, il quale esautora i principali esponenti del partito Wigh e, con l'appoggio dei Tories e delle sue tradizionali clientele(King's friends), riuscirà a dominare la vita politica inglese. Il Primo Minsitro William Pitt il Vecchio è costretto a dimettersi ed è sostituito da Lord Bute. Lo stesso anno gli inglesi riescono a sottomettere definitivamente il Deccan. Vengono abolite le "ordinanze d'assistenza" che garantivano ampi poteri al governo nelle perquisizioni e negli arresti nelle Tredici Colonie.

1762: Ufficialmente per ragioni commerciali, in pratica perché Giorgio III non vede l'ora di spennare la vacca grassa, l'Inghilterra dichiara guerra alla Spagna e al Regno di Napoli suo alleato. La Royal Navy occupa facilmente Cuba e le Filippine. La Spagna, impossibilitata a rispondere sul mare, invade allora il Portogallo per la seconda volta. Washington forma allora un esercito coloniale autonomo, formato dai cosiddetti Minutemen e per questo chiamato Minute Army.

1763: Le forze congiunte angloamericane conquistano facilmente la Louisiana spagnola. Madrid è così costretta a firmare la Pace di Cadice con cui cede Cuba, Filippine e Louisiana all'Inghilterra. Quest'ultima diventa parte delle Tredici Colonie. Muore Augusto III, re di Sassonia-Polonia. Scoppia la guerra civile tra Stanislao Poniatowski e Federico Augusto, nipote di Augusto III. Irochesi, Algochini e altre tribù guidate dal capo indiano Pontiac attaccano gli insediamenti dei coloni americani oltre gli Appalachi. Giorgio III decide di dividere i territori recentemente conquistati in quattro nuove province: Québec, Cuba, Alta Louisiana, Bassa Louisiana. Appoggiato dagli inglesi, Alì Bey riesce a separarsi dall'Impero Ottomano e a formare il Regno d'Egitto.

1764: Una terribile carestia investe l'Europa, colpendo particolarmente Italia e Francia, dove si dà fondo alle scorte. L'approvazione delle nuove tasse sullo zucchero e sulla circolazione monetaria infastidiscono non poco le Tredici Colonie: in un discorso davanti alla Corte Suprema del Massachusetts James Otis chiede l'istituzione di un organo rappresentativo dei coloni. L'idea è appoggiata da Benjamin Franklin. Caterina II fa invadere la Polonia dalle sue truppe e pone sul trono di Varsavia il suo amante Stanislao Poniewoski, col nome di Stanislao I.

1765: Muore Luigi XVI di Francia, il trono passa al figlio Luigi XVII, che però ha solo 11 anni. Reggenza della madre Maria Giuseppina di Sassonia. Ella, fervente cattolica, licenzia il Primo Ministro Etienne Francois, duca di Choiseul, noto libertino, e lo sostituisce con il capace ma conservatore Renè Nicolas de Maupeou. Muore l'imperatore Francesco I, gli succede il figlio Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, che deve dividere la co-reggenza con la madre Maria Teresa. Leopoldo d'Asburgo-Lorena diventa Gran Duca di Toscana: sarà uno dei migliori sovrani d'Europa. Cesare Beccaria pubblica il suo Dei Delitti e Delle Pene. Il Marchese di Rockingham diventa Primo Minsitro in Inghilterra. Egli decide di iniziare le trattative con le Tredici Colonie, ora in tumulto a causa dell'approvazione dello Stamp Act. Forte opposizione di Re Giorgio III.

1766: Le scorte alimentari si esauriscono in Francia. Si prevede un forte aumento dei prezzi per l'anno successivo. Pitt il Vecchi torna Primo Ministro è continua i contatti con George Washigton, revocando lo Stamp Act. Ora che le colonie dispongono di proprie forze armate, seppur non regolari, è quasi impossibile imporgli qualcosa contro la loro volontà.

1767: Muore a sorpresa la reggente di Francia Maria Giuseppina di Sassonia. Il figlio Luigi XVII, ora 13enne, viene incoronato Re, ma tutto il potere è concentrato nelle mani del Primo Ministro Maupeou. Il deputato inglese Townshend propone una legge, il Townhend Act, che obbligherà tutte le merci americane a dazi e dogane britanniche. Pitt riesce per un pelo a bloccare il progetto in Parlamento. Il Mysore viene conquistato dagli inglesi.

1768: Maupeou sospende il parlamento francese con cui è in perenne contrasto per il governo dello stato. Il clima in Francia si fa rovente, aumentato dall'impennata dei prezzi del pane causata dalla carestia. Accordo segreto russo-prussiano per la spartizione di Polonia e Impero Austriaco. Caterina II attacca di sorpresa l'Impero Ottomano, sottraendogli il controllo di Bulgaria e Serbia e suscitando una rivolta filorussa in Grecia. Samuel Adams decide di boicottare le merci inglesi, a seguito del passaggio del Townshend Act. Pitt il Vecchio capisce che ormai vecchio e malato è una pedina nelle mani di Giorgio III e così si dimette, passando il testimone al figlio William Pitt il Giovane.

1769: Scoppia la Rivoluzione Francese: una folla inferocita assalta l'Hotels de l'Invalides e ,impossessatosi di 30 000 moschetti, assalta la prigione della Bastiglia e la distrugge pietra per pietra. Maupeou è costretto a dimettersi e Luigi XVII, ora 15enne, è de fato in ostaggio dei rivoltosi nel Palazzo delle Tuileres. Si forma immediatamente un'assemblea rivoluzionaria che deicde la decaduta di tutti i privilegi della nobiltà e approva la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino. Viene approvata la libertà di culto e la totale uguaglianza davanti alla legge. In tutto il paese si susseguono assalti ai castelli dei nobili e massacri. Il giovane Marchese Gilbert du La Fayette, comandante della Guardia nazionale, diventa Primo Ministro. L'Austria rompe con Mosca a seguito dell'attacco all'Impero Ottomano. Truppe russe entrano ad Adrianopoli/Edirne.

1770: Giorgio III fa cadere Pitt il giovane grazie alla sua inesperienza e nomina al suo posto Lord North, suo favorito. Il Granduca Leopoldo di Toscana nomina Cesare Beccaria Primo Ministro. Scoppiano rivolte contadine in tutto l'Impero Austriaco. Maria Teresa si riavvicina alla Prussia in funzione antirussa: Maria Antonietta sposa l'erede al trono prussiano Federico Guglielmo, nipote di Federico II il Grande. Tumulti a Boston contro il governo inglese vengono calmati in extremis dai Minute Men prima dell'intervento delle Giubbe Rosse. Nessun massacro di Boston. La situazione si calma. Dopo che la Guardia Nazionale ha represso nel sangue una rivolta contro ufficiali aristocratici, cade il governo La Fayette. Gli succede come Primo Ministro Jean-Sylavain Bailly, già sindaco di Parigi. Gli inglesi, sempre più preoccupati per le agitazioni americane e francesi e per l'espansionismo russo, iniziano ad aiutare gli ottomani che così riescono a vincere la battaglia navale di Cesme contro i russi.

1771: Su istigazione di alcuni nobili particolarmente reazionari, Luigi XVII tenta la fuga ma viene riconosciuto a Varennes, al confine con i Paesi Bassi asburgici, e ricondotto a Parigi sotto arresto. La fallita fuga porta al totale discredito della monarchia. Cade il governo Bailly, gli succede il giornalista Jean-Paul Marat. Su pressione inglese, viene firmata la Pace di Adrianopoli: la Russia forma principati fantoccio in Bulgaria e Serbia ma accetta di rinunciare al controllo sulla Grecia. L'Austria, desiderosa quanto gli inglesi di sbarrare la strada ai russi verso il Mediterraneo, ottiene l'amministrazione fiduciaria del Montenegro. Papa Clemente XIV condanna gli eventi francesi.

1772: Su proposta di Luigi XVII e con l'appoggio popolare, la Francia dichiara guerra all'Impero, alla Prussia e ai Savoia. Giorgio III richiama William Pitt il Giovane per trattare con gli americani, ora che l'Inghilterra è impegnata contro la Francia rivoluzionaria. Dopo una serie impressionante di sconfitte e la caduta di Verdun , ultima fortezza tra il nemico e Parigi, la Convenzione chiama alla leva tutti gli uomini abili del paese. L'esercito volontario francese riesce quindi a respingere i prussiani a Valmy e gli austriaci a Jemappes e a invadere il Belgio. Il successo è tuttavia solo momentaneo. Inizia il processo contro il Re.

1773: William Pitt forma la I Coalizione Antifrancese, a cui aderiscono anche Spagna, Portogallo, Olanda e Stati Italiani. Un delegato della Corona inglese s'incontra a Boston con i rappresentanti delle Tredici Colonie e firma un primo accordo con essi: poiché l'incontro è avvenuto a bordo di un brigantino carico di Tè nel porto di Boston, esso prende il nome di Boston Thè Agreement. Le forze francesi sono costrette ad abbandonare il Belgio. Si conclude il processo a Luigi XVII: l'assenza di Robespierre e la sua giovane età (19 anni) portano i giudici ad una maggiore clemenza. Il Re viene dichiarato deposto, privato di tutti i suoi titoli nobiliari e dei suoi beni e rinchiuso nella prigione del Temple, nel centro di Parigi, ma non ghigliottinato.

1774: Muore Papa Clemente XIV, le dispute sui gesuiti passano in secondo piano a seguito dello scoppio della Rivoluzione: viene eletto suo successore il conservatore Marcantonio Colonnna, che prende il nome di Martino VI in onore dell'altro Papa Colonna, Martino V. Il suo primo atto è di ripristinare i gesuiti per contrastare la diffusione delle idee rivoluzionarie. La guerra, tra alti e bassi, va sempre peggio per la Francia , le cui truppe, abbandonate dagli ufficiali monarchici, vengono ripetutamente sconfitte. Il Parlamento inglese vota il Boston Agreement Act, con cui ratifica gli Accordi di Boston. In settembre si riunisce a Philadelphia il Congresso delle Tredici Colonie per esaminare gli accordi presi con la Corona inglese.

1775: Le forze francesi colgono alcuni successi in Olanda dove viene proclamata la Repubblica Batava. Il Congresso di Philadelphia rifiuta le tesi radicali di Samuel Adams, che propugnava nientemeno che la ribellione aperta, e approva viceversa una dichiarazione firmata dal delegato della Virginia Thomas Jefferson che spiega le ragioni delle colonie e ribadisce la fedeltà alla Corona inglese. William Pitt accoglie di buon grado la cosa e riesce a farla ratificare dal Parlamento.

1776: Il Marchese Gibert du La Fayette ritorna al potere assumendo il comando di tutte le forze armate francesi e conducendo una vittoriosa campagna in Italia. Si una netta virata verso destra: cade il governo Marat e va al potere l'illuminista Voltaire, come compromesso tra le varie correnti della Convenzione. Il 4 luglio a sorpresa Re Giorgio III sbarca a Boston e, accolto da ali festanti di folla, raggiunge Philadelphia ove incontra George Washington e parla brevemente al Congresso: subito dopo esso promulga la Dichiarazione di Philadelphia, con cui si istituisce il Commowealth d'America, con un governatore Generale autonomo. Lo storico evento viene raffigurato dal pittore John Trumbull nel celebre dipinto "L'incontro dei due Giorgi".

1777: George Washington parte per l'Europa alla guida di un corpo di spedizione in aiuto degli inglesi. Lo sostituisce come Governatore Generale Benjamin Franklin. Samuel Adams, apertamente insoddisfatto, fonda i Figli della Libertà(Sons of Liberty o SOL), un movimento rivoluzionario ispirato dalla Rivoluzione francese che si propone la completa indipendenza dall'Inghilterra.

1778: Muore Voltaire, viene sventata una congiura rivoluzionaria che si proponeva di ripristinare la costituzione del 1769. La Fayette ne approfitta per attuare un colpo di stato e proclamarsi Primo Console. Gli inglesi, guidati da Lord Corwallis, conquistano buona parte dell'India.

1779: La Fayette riesce ad invadere e a conquistare l'Egitto ma il successo viene vanificato dalla distruzione della flotta francese ad opera dell'Ammiraglio inglese George Rodney. Grande offensiva austro-russa in Italia e Germania.

1780: La Fayette riesce a sconfiggere le forze della coalizione a Marengo.

1784: La Fayette si proclama Imperatore dei Francesi col nome di Gilberto I. Visto il rifiuto di Papa Martino VI d'incoronare quello che considera un mostro, La Fayette s'incorona da solo.

1785: La flotta francese, che si apprestava ad invadere l'Inghilterra, è completamente annientata nella Battaglia di Trafalgar dall'Ammiraglio Rodney che cade in battaglia. In suo onore gli viene intitolata una famosa piazza londinese: Trafalgar Square.

1789: Papa Martino VI, che aveva scomunicato La Fayette, viene arrestato dalle truppe francesi e rinchiuso in una prigione sulle Alpi. Lo Stato Pontificio è inglobato nel vasto Impero Francese.

1790: Mentre la guerra infuria in Europa, muore il Governatore Generale Benjamin Franklin. Il Congresso allora elegge il suo stesso Presidente Thomas Jefferson.

1792: La Fayette fa il passo più lungo della gamba e invade la Russia ma l'inverno russo gli decima l'esercito ed è costretto alla ritirata.

1793: Muore prigioniero Papa Martino VI; i cardinali, riuniti a Venezia sotto la protezione austriaca, eleggono il conservatore Alessandro Mattei come nuovo Pontefice col nome di Martino VII.

1795: La Fayette è definitivamente sconfitto a Waterloo dalle truppe americane di Washington, da quelle inglesi di Lord Corwallis e dai prussiani di Blucher. Catturato dagli inglesi, viene poi esiliato a Sant'Elena, in mezzo all'Atlantico Meridionale. Si svolge quindi il Congresso di Vienna, che ridisegna completamente il continente europeo: la Francia sconfitta ritorna ai confini prebellici e deve accettare la restaurazione di Luigi XVII, ormai 41enne, sul Trono del Giglio. La Prussia forma la Confederazione Germanica, guidata ovviamente da Berlino. Da essa è esclusa l'Austria che inizia un inevitabile declino, perdendo Montenegro, Bosnia e Croazia che, unite alla Serbia filorussa, formano il Regno di Iugoslavia. Vienna è costretta a concedere una vasta autonomia agli ungheresi, formando così il Regno Austro-Ungarico o Regno Unito d'Austria e Ungheria. Mosca e Berlino si spartiscono senza colpo ferire la Polonia. Venezia ne approfitta per estendere il proprio controllo su tutta la costa adriatica da Trieste a Valona, tranne il Montenegro che diventa lo sbocco al mare della Iugoslavia. La Grecia ottiene indipendente sotto protezione britannica e sul trono sale Federico I di Danimarca, dopo che questi ha perso il trono per essersi schierato con i francesi. La Danimarca e la Norvegia vengono annesse alla Svezia che continua la propria opera di militarizzazione per vendicarsi dei russi. Maria I di Portogallo è costretta ad abdicare per insanità mentale ed è sostituita dal nipote Francesco Antonio, col nome di Francesco I. In Italia gli inglesi cedono la Corsica ai Savoia in cambio della Sardegna, più strategica. La Lombardia approfitta della decadenza dell'Impero Austriaco per erigersi a Repubblica Lombarda. Collassa anche l'Impero Ottomano che si divide in piccoli staterelli arabi. Anche Kurdi e Armeni si ritagliano un regno tutto loro con l'aiuto russo. Inghilterra, Prussia e Russia sono ora le maggiori potenze del continente.

1796: George Washington torna in America e gli viene offerto nuovamente il posto di Governatore Generale, ma egli rifiuta, dichiarando che non è bene che troppo potere resti per troppo tempo nelle mani di un solo uomo, e si ritira nella sua fattoria in Virginia. Thomas Jefferson allora stabilisce che il Governatore Generale deve avere l'approvazione del Congresso, eletto ogni 5 anni sul modello inglese, e del Re d'Inghilterra. Subito dopo egli indice le prime libere elezioni e viene confermato a tale carica. Il suo primo atto è una riorganizzazione delle colonie. Come continuarla?

Qui sotto: in grigio, i territori ancora occupati dagli inglesi e dalla loro suddivisione in province, in azzurro le Tredici Colonie originarie (ora Commonwealth Nordamericano), in giallo oro le nuove province del Commonwealth, in marrone i territori ancori selvaggi, noti come Far West, in arancione le colonie spagnole.

E pensare che tutto è partito da un "semplice" incendio!!!

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C'è anche l'idea di Generalissimus:

Nel 1736 l'Imperatore Carlo VI d'Asburgo obbligò il futuro Francesco I a cedere il Ducato di Lorena in cambio del Granducato di Toscana se voleva sposare sua figlia Maria Teresa.
Se non lo avesse fatto, l'Asburgo avrebbe rotto il fidanzamento e cercato un altro marito per sua figlia, e il primo della lista era Carlo III, allora Re di Napoli.
Francesco, anche se a malincuore, decise di ingoiare il boccone amaro per amore di Maria Teresa e accettò.
E se invece si impuntasse e Carlo VI si trovasse costretto a dare in sposa sua figlia al Borbone?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Si avrebbe una unificazione Asburgo-Borbonica che dal 1759 regnerebbe perlomeno su Spagna, Napoli, Toscana (senza Francesco I erano i Borboni quelli con più diritti), Parma e Piacenza, Milano, Austria, Ungheria, Boemia, Moravia, Croazia e Galizia, senza contare le colonie spagnole. La Guerra di Successione Austriaca (1740-1748) potrebbe vedere altre potenze appoggiare i Franco-bavaresi e prussiani per evitare una futura iperpotenza: una mediazione potrebbe essere riconoscere la successione di Maria Teresa sui feudi Asburgici ma dare la carica di Sacro Romano Imperatore ai Wittelsbach. La Guerra dei 7 Anni vedrebbero Francia(troppo paranoica verso il vecchio impero di Carlo V per allearsi con gli Asburgo-Borboni), Prussia e Sacro Romano Impero contro Spagna, Austria ed Inghilterra. Essendo Imperatori i Wittelsbach potrebbero negoziare con successo l'accordo con gli Asburgo per un scambio tra Bassa Baviera e Paesi Bassi Asburgici (1778). Forse dopo la burrasca rivoluzionaria francese il Congresso di Vienna potrebbe assegnare la Renania alla Baviera per collegarla con i Paesi Bassi Bavaresi (che, dato il cattolicesimo di entrambi, non chiederà l'indipendenza nel 1830) e allora alla Prussia andrebbe qualcos'altro, forse una clausola di successione sull'Hannover in caso di estinzione del ramo principale dei Sassonia-Coburgo-Gotha (che scatterebbe con l'ascesa di Vittoria) oppure, per punire la Danimarca filofrancese, l'intero Jutland.

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E ora, la palla passa a Tommaso Mazzoni:

Lo Zar Paolo I ha sempre pensato che Poniatowski fosse suo padre, e ha sempre dimostrato simpatie per i Polacchi; Lui stesso dichiarò che se sua madre fosse morta prima, non ci sarebbe stata alcuna II e III spartizione di Polonia; Ora, ammettiamo che Caterina II muoia davvero nel 1785; Se nessuno lo fa fuori nel frattempo, pover'uomo, effettivamente non avviene nessuna II e III spartizione (paranoico reazionario e complessato quanto volete, ma Paolo I era molto coerente) quindi, tutto bene fino al 1798 (senza l'appoggio della Russia, la Confederazione di Targowica non ha speranze, e quindi non ci sarà nemmeno la rivolta di Kościuszko; il grande timore della Prussia era che la confederazione le facesse la guerra per riprendersi i territori, ma senza la neutralità del resto dell'Impero, la Polonia non lo farebbe; non so chi sarebbe il successore nel 1798 (Federico Augusto di Sassonia avrebbe rifiutato, probabilmente) quindi il Sejm avrebbe dovuto eleggere una nuova dinastia, ma quale?

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Federico Sangalli gli tiene dietro:

Io ho buttato giù questa lista dei Sovrani di Polonia in caso di mancata spartizione:

Stanislao II (Poniatowsky) 1764-1798
Casimiro V 1798-1800
Stanislao III 1800-1833
Alessandro II (Potocki) 1833-1845
Romano I (Sanguzko) 1845-1881
Alfredo I (Potocki) 1881-1889
Romano II 1889-1915
Giorgio I 1915-1961
Casimiro VI (Poniatowsky) 1961-1980
Michele I 1980-2002
Ladislao V 2002-... (72 anni)

Essendo elettiva ovviamente la Monarchia Polacca non ha un erede al trono designato, tuttavia Kostanty Radziwill, 61 anni, stimato medico e Ministro della Salute fino all'anno scorso, è il favorito col sostegno del partito Legge e Giustizia (Destra) attualmente al governo. Il candidato dell'opposizione, riunita attorno a Piattaforma Civica (Centro), punta invece su Axel Poniatowsky, 68 anni, deputato e fratello dell'attuale monarca.

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Tommaso gli fa notare:

Però la costituzione del 1791 cambia l'elettività della corona.

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E Federico ribatte:

Giusto. Beh, in questo caso potrebbero offrirla allo stesso Czartorysky (oggi regnerebbe Adam IV, 78 anni) oppure semplicemente tenersi i Poniatowsky con la benedizione russa.

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Tommaso torna alla carica:

I Poniatowsky in linea maschile si estinsero con Anton Jozeph, nipote di Stanislao, che potrebbe campare oltre il 1813; Il problema di Anton Jozeph è che era un convinto liberale, filo-francese e rischia di alienarsi le simpatie Russe.

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Diamo ora la parola al nostro Bhrghowidhon:

Pax Europaea

Una volta ho proposto di ipotizzare il Suffragio Universale e gli Accordi di Helsinki nel 1789. Ho molto riflettuto sulla discussione che ne è seguìta e ne ripropongo una versione più modesta; mi accontento di un progetto di Pace Universale circoscritto ai Paesi Europei (compreso però, crucialmente, l’Impero Ottomano) e che si limiti a proibire qualunque modifica dei confini raggiunti, se non nei casi eccezionali di Libera Adesione fra Repubbliche o di Unione Personale – che può quindi diventare Unione Reale – fra due Monarchie (per i confini contestati nell’Oregon è previsto un Trattato apposito).

È il Secolo dei Lumi; se neppure questo progetto assolutamente minimo riesce a resistere, vuol dire che l’Umanità è senza speranze e, nel nostro piccolo, mi sentirei invogliato a mandare a quel paese pure l’Ucronia (in generale), perché non saprei più che cosa farmene.

Se ammettiamo che possa tenere, i casi previsti che si verificherebbero sono, in ordine di tempo (e data per scontata la persistenza del Patto di Famiglia Borbonico, che senza traumi può diventare un’Unione Economica e Militare), la nascita – come nella Storia reale – del Kaisertum Österreich (un fatto banale e che non presenta alcuna difficoltà), la possibile rinascita (in mancanza di Bernadotte) dell’Unione di Kalmar, una riforma del Sacro Romano Impero più o meno nella seconda metà del XIX. secolo nelle forme di un Secondo Reich in versione großdeutsch (per la precisione großösterreichisch) e – più dirompente di tutti – (nel caso che la Monarchia non venga definitivamente rovesciata; lascio aperta la possibilità di Rivoluzioni e temporanee Fasi Repubblicane) l’Unione tra Francia e Spagna dal 29. settembre 1936.
Non c’è bisogno che gli Stati Uniti si associno alla Convenzione; è sufficiente che gli Stati Europei si facciano garanti collettivamente dell’integrità territoriale degli Stati Aderenti (per cui la Spagna non sarà costretta a cedere la Louisiana a chicchessia). Non ci saranno né le Spartizioni della Polonia successive alla Prima né le Indipendenze Iberoamericane, ma neanche la Colonizzazione dell’Africa (a parte il Sudafrica e gli Stabilimenti Costieri) o dell’Indocina; le uniche forme di Espansione Transoceanica saranno i Protettorati, come nell’India Britannica o in Marocco (ma non in Tunisia, intangibilmente Tributaria della Sublime Porta).

Come anticipato, non escludo che la Monarchia subisca soluzioni di continuità n Francia e/o Spagna, ma per le conseguenze geopolitiche della Divergenza iniziale ritengo verosimile che, nel caso, venga presto o tardi restaurata e alla fine in forma ultralegittimistica. Non apro invece, almeno per il momento, la questione delle Rivoluzioni in Russia e in Cina, perché comunque possono evitare di compromettere la tenuta della Pāx Ĕurōpăeă (casomai si può ipotizzare che la Convenzione venga estesa appunto anche alla Cina al massimo entro i primi decenni del XX. secolo). Mi sembra comunque pressoché impossibile che le Monarchie Assolute non diventino, prima o poi, Costituzionali e Parlamentari (compreso lo Stato Pontificio), pur con tutte le critiche che queste nozioni sollevano.

Se i quattordici Governi (Portogallo, Spagna, Francia, Regno Unito, Unione Scandinava, Imperi Centrali, Provinc[i]e Unite, Svizzera e Alleati, Venezia, Stato Pontificio, Regno delle Due Sicilie, Confederazione Polacco-Lituana, Russia, Impero Ottomano) mantengono durevolmente l’impegno, in Europa non scoppierebbero più guerre (e, senza Seconda Guerra Mondiale in Europa, non ci sarebbe nemmeno quella del Pacifico, nemmeno nel caso che né gli Stati Uniti – che del resto non arrivano al Pacifico, tantomeno alle Hawai‘i – né il Giappone aderiscano al Trattato).

Arrivo al punto che più mi preme: il Mondo (ucronico) oggi. Gli Stati Uniti (contenuti fra Atlantico e Mississippi) sarebbero anche in questo caso una Grande Potenza, anche se ovviamente non Egemone del Pianeta. All’Impero Britannico mancherebbero, rispetto alla sua massima estensione storica, soprattutto la maggior parte delle Colonie Africane; così pure (oltre all’Indocina) all’Impero Francese, che però sarebbe la massima Potenza del Globo grazie alla Fusione con la Spagna (e l’Impero Ispanoamericano). Anche la Russia (imperiale o repubblicana) sarebbe uno dei più estesi, ricchi e potenti Stati del Mondo; così pure la Cina e anche il Portogallo. L’Impero Ottomano, già grazie alle entrate petrolifere, godrebbe di una ricchezza vertiginosa e, se mantenesse il Sistema dei Milletler, ridurrebbe al minimo le tensioni etniche al proprio interno; l’adesione al Trattato, che ne impedirebbe l’espansione territoriale, gli garantisce in compenso l’integrità dei confini. Questo non vale per la Persia e il Giappone, che quindi trarrebbero un consistente vantaggio territoriale dal freno del Colonialismo Europeo (ma la Cina sarebbe garantita dall’Europa).

Le Grandi Potenze sarebbero dunque: Gallispania (col Regno delle Due Sicilie incluso nel Patto di Famiglia), Regno Unito, Stati Uniti, Portogallo, Russia, Impero Ottomano, Persia, Cina, Giappone, in Europa anche gli Imperi Centrali, l’Unione Scandinava (forse associati in qualche forma di Unione Mitteleuropea per risolvere la Crisi dei Ducati), la Confederazione Polacco-Lituana (altrettanto, a motivo dell’Unione Personale e forse Reale con la Sassonia) e, per ricchezza, le Provinc(i)e Unite (dotate di un piccolo ma florido Impero Coloniale), la Svizzera (con gli Alleati Perpetui) e forse Venezia (Ragusa sarebbe sempre Tributaria della Sublime Porta). Immagino che lo Stato più povero d’Europa sarebbe il Papato. In Asia sarebbe indipendente dalle sei Potenze (Impero Britannico, Russia, Turchia, Persia, Cina, Giappone) solo il Siam, mentre il massimo numero di Stati si registrerebbe in Africa.

Così posso formulare la domanda finale: in un Mondo siffatto, ci sarebbero le Migrazioni dall’Africa (Nera)? Se sì (il che è da discutere), verso quali destinazioni?

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E Tommaso gli risponde:

Senza colonie di sfruttamento, gli stati Africani avranno modo di svilupparsi con i loro tempi; molte guerre però si combatteranno sul suolo Africano.

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Bhrghowidhon torna alla carica:

Immagino che in tal caso le principali Potenze Protettrici sarebbero il Regno Unito, la Gallispania, il Portogallo e le Provinc(i)e Unite (il modello che ci offre la Storia vera è troppo forte per poterne scampare) e che quindi il bacino di sfogo dell’esubero di popolazione sarebbero gli Imperi Coloniali nelle Americhe...

Mi chiedevo anche se non sia ipotizzabile un flusso migratorio dall’Africa Nera all’Impero Ottomano (specialmente nelle sue parti nordafricane). Invece l’Emigrazione Europea nel XIX. secolo farebbe molta più fatica a essere assorbita dagli Imperi Coloniali nelle Americhe; escluso che la Russia (in notevole parte terra di partenza) la potesse dirottare verso la Siberia (per esempio), vedo solo la possibilità residua di una migrazione verso le aree urbane.

Adesso vorrei confrontare la percezione dei rispettivi Stati da parte degli attuali Cittadini in questa ucronia rispetto a quelli del nostro Mondo.

Primo caso: Costarica. Domanda (retorica): sta meglio – in media – un Costaricano vero o uno in questa ucronia (dove fa parte dell’Impero più grande, ricco e potente del Mondo e ha gli stessi Diritti e Doveri di un Francese Metropolitano)? Lo stesso vale per Cuba e per tutta l’America Latina (in Brasile con riferimento al Portogallo).

Secondo caso: Rwanda. Domanda (non retorica): un Umutūtsi morto nella Guerra Civile storica avrebbe più possibilità di essere vivo oggi (o almeno di essere morto di morte naturale) senza il Colonialismo?

Terzo caso: Carloforte. Domanda (non retorica): un Tabarchino starebbe meglio come Suddito del Regno di Sardegna nel Reich o come Cittadino Italiano della Regione Autonoma Sarda oggi?

Quarto Venezia. Domanda (non retorica, nonostante l’apparente provocatorietà): un Leghista della Provincia Veneta profonda, oggi scontento dell’Italia, sarebbe più soddisfatto se fosse rimasta la Repubblica di San Marco senza soluzioni di continuità?

Quinto caso: Ġazzah. Domanda (retorica): starebbe meglio un Palestinese ucronico Suddito Ottomano facente parte del Millet egemone dell’Impero o un Palestinese di oggi?

Sesto caso: Táiwān (Tâi-uân). Domanda (non retorica): gli Hokló starebbero meglio se avessero continuato a far parte di una grande Cina (senza Immigrazione dei due milioni di Nazionalisti né Secessione)?

Settimo caso: Hawai‘i. Domanda (non retorica): un Kanaka ʻōiwi starebbe meglio nell’ucronicamente probabile Impero Giapponese o come Cittadino Statunitense?

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C'è anche la pensata di Perchè No?:

Mi sono spesso chiesto cosa sarebbe avvenuto se l'ostracismo all'ateniese fosse esistito nelle istituzioni democratiche moderne (che siano USA, Italia o Francia). Conosciamo bene dagli autori ateniesi le loro critiche a questo sistema che permetteva di esiliare per dieci anni un individuo ritenuto pericoloso per la città: è stato spesso uno strumento dei demagoghi contro i loro oppositori politici, e molti Ateniesi di grandi qualità ne sono stati vittime.

Ma insomma, cosa avviene se l'ostracismo viene ripristinato durante il XVIII secolo nella costituzione americana o nelle istituzioni della Francia rivoluzionaria, per poi ritrovarsi in tutte le democrazie moderne? Quali limiti potrebbero essere immaginati per impedire l'eccesso demagogico?

Da quanto ricordo c'era un voto ogni anno per decidere se sussisterebbero gli estremi per un ostracismo. Se era positivo, allora i cittadini potevano nominare liberamente chiunque e la persona più nominata era esiliata. Questo potrebbe essere mantenuto cosi o andrebbe messo solo nelle mani dei parlamenti?

Le persone elette dovrebbero essere lasciate fuori del voto, solo per mantenere la stabilità politica. Si potrebbe immaginare l'obbligo di scrivere la ragione della nomina, per evitare una scelta motivata dal razzismo, dalla religione, dallo stile di vita e così via.

E se l'ostracismo fosse  usato nei secoli XIX, XX e XXI, come potrebbe cambiare la storia? Secondo voi chi avrebbe potuto essere ostracizzato? Con quali effetti?

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Gli replica Federico Sangalli:

Secondo me i politici in carica dovrebbero essere inclusi, questo era in fondo il principale scopo dell’ostracismo. Come limiti alla demagogia potrebbero esserci un quorum alto (per esempio almeno la metà degli elettori deve votare affinché il risultato sia valido, magari a sua quest’ultimo potrebbe essere caratterizzato dalla necessità di una maggioranza assoluta e non relativa) e il divieto all’ostracismo in anni elettorali. Alcuni accorgimenti potrebbero essere presi per salvaguardare alcune categorie particolari, per esempio i politici in anno di rielezione (la volontà popolare sarà già espressa attraverso il voto) ed eventualmente alcuni magistrati impegnati in operazioni più importanti (per evitare che gli imputati montino delle campagne di esilio contro i pubblici mestieri, per esempio nei casi contro la Mafia). Il voto potrebbe svolgersi in due modi: write-in (semplicemente una scheda bianca su cui ognuno scrive il nome della persona da ostracizzare) o per nomina (la scheda include una lista di nomi tra cui scegliere. Per essere inserito devono essere presentate un minimo di firme di persone che ne chiedono l’ostracizzazione, come accade per i referendum).

Penso che in America oggi avremmo un Presidente Pence almeno da un paio d’anni. In Italia penso che Berlusconi, Monti e Renzi sarebbero già stati ostracizzati, Boldrini e Di Maio sarebbero anch’essi a rischio, Salvini (con Fontana e Gallera) penso sarebbe il prossimo, forse anche Luciano Benetton.

In Francia ho paura che Macron ne sarebbe già stato colpito e ho come l’impressione che molti dei recenti Primi Ministri britannici gli farebbero compagnia.

In Giappone non credo verrebbe mai invocato da nessuno. In Spagna forse Rajoy potrebbe esserne vittima. In Germania la Merkel è troppo popolare e non mi sembra ci sia una persona così odiata, forse il direttore della Volkswagen dopo lo scandalo sulle emissioni. In Ungheria l’elenco telefonico degli ebrei magiari uno per uno, qualcosa di simile in Turchia ed India. In Israele è in bilico tra mezzo per liberarsi di Netanyahu e strumento nelle mani di Bibi contro gli oppositori. In Canada e Svezia chiunque di rifiuti di usare l’asterisco al posto del genere delle parole.

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Chiudiamo per ora la discussione con la lucidissima analisi sull'argomento portata avanti da Paolo Maltagliati:

Scusate, ma volevo sottoporvi un po’ di pensieri a caso che mi sono venuti in merito a questa discussione. Parliamo un pochino di sistemica del problema, se non vi dispiace.

Il punto credo fondamentale, da cui dipendono tutte le teorie elaborate è, al di là, ovviamente, dell’imponderabilità del fattore genetico, il tempo.

Cosa intendo dire? Semplice.

Immaginate i grossi agglomerati dinastici come dei tumori. Più avanti si va nel tempo, più si formano degli anticorpi atti a combattere l’eccessiva espansione di questo o di quello.

Per dire, durante il secolo XIX una importante causa impediente all’egemonia di un unico stato (non territoriale, ma quantomeno, politica) nell’Europa continentale sono stati gli abili (anche meno abili e uniti agli errori altrui, a volte, ma tanto bastò) maneggi dell’Inghilterra (i Savoia sentitamente ringraziano).

A questo punto direi che la finestra temporale in cui sarebbe stato facile creare mostri si inserisce nel secolare confronto tra le tre parti del Sacro Romano Impero: trovare un egemone all’interno di ciascuna e poi espandersi per inglobare le altre due parti e emulare Carlo Magno. E poi, in ultima analisi, ricreare l’impero romano. Sappiamo benissimo che nel periodo che abbiamo preso in esame, gli stati presenti nella penisola, ora della fine del secolo XV sono quasi del tutto fuori gioco come attori principali per questa sfida. Rimangono il regno di Francia (che però all’interno della propria area non ha conquistato tutto ed ha pericolosi rivali, quantomeno se giocano insieme e di sponda, proprio come la Borgogna, per fare l’esempio più noto) ed un egemone recente nell’area germanica, ovvero l’Austria.

Ma questo “grande gioco” proprio a partire dal XV secolo trova anche altri protagonisti periferici, come l’Ungheria e la Polonia-Lituania da una parte, gli stati iberici dall’altra. Forse chi è più indietro sotto questo aspetto è proprio l’Inghilterra, che si trova ad affrontare un grave conflitto dinastico che ne fa più oggetto di potenziale egemonia altrui che non soggetto agente all’interno di questo panorama.

Il XV secolo, per questo, si può prendere come punto di partenza di una grande partita a scacchi, con un’amplissima possibilità di mosse.

Forse è per questo che il momento più favorevole per usare Venere come arma è proprio in questo periodo. A mio modo di vedere, la finestra si chiude sempre più, insieme all’irriducibile incapacità di avere la meglio l’uno sull’altro di Francia e Asburgo.

Un’ultima apertura miracolosa e tardiva di questa “finestra” la abbiamo nel 1700, con la guerra di successione spagnola. Miracolo non sfruttato al meglio, è inutile nasconderselo.

È per questo che io, per esempio e senza pretese, per carità, ho la mia personale idea di risoluzione della domanda nella seconda metà del ‘400, per quanto complessa: è molto merito dei limiti politici e personali di Filippo il buono e Carlo il Temerario se la fluidità della situazione della Guascogna e dell’area pirenaica non sia stata per nulla sfruttata efficacemente contro Parigi. Stesso discorso vale per Angioini e Bretoni.

In realtà, quelli erano i primi tempi in cui il cannone di Venere sembrava potesse imperversare e fare quello che i cannoni di Marte non sarebbero mai stati in grado.

Chi senza dubbio è stato in grado di usare tale arma con maggior profitto sono stati gli Asburgo, ossia, se non proprio dei signori nessuno alla fine del XIV secolo, quantomeno una potenza territoriale media paragonabile ai Savoia o poco più. E sarebbero rimasti probabilmente tali se tutta una serie di eventi non avesse fatto “girare” il vento dalla loro parte. Eppure il gioco, ancora nel 1489, non era ancora per nulla a loro favore. Per dire, ora magari potremmo parlare di Hunyadi e Jagelloni come grandi dinastie dell’età moderna.

E arriviamo all’alba del XVI secolo. Chi abbiamo nel frattempo? Un Furbacchione; chi ha usato il cannone di Venere con esiti quasi sfortunati; il ritorno di una grande potenza.

Il furbacchione, naturalmente è Enrico VII. I Tudor chi sono se non dei parvenues che si sono intromessi con furbizia in una contesa dinastica distruttiva e ne hanno tratto il maggior profitto? A ben pensarci la nostra TL è quasi ucronica se pensiamo alla loro breve, ma decisiva affermazione per le sorti dell’Inghilterra!

Il cannone di Venere non è stato invero testato “in grande stile” dai soli Asburgo. Sono stati i Trastamara a fare scuola. Eppure, chi si ricorda di questo nome a livello di cultura generale?

Questo perché la genetica non è una dea misericordiosa. Ha portato in alto una dinastia, ne ha gettata un'altra nella polvere, mentre era partita sotto ben migliori auspici... Pensate addirittura al fatto che la Castiglia, proprio in questo torno di tempo, poteva divenire una succursale portoghese. Bastava che il figlio di Manuele e di Isabella junior non morisse di parto. Oppure se, come auspicato e previsto, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona avessero avuto un erede e successore maschio. Questo non fa che indurre alla riflessione di quale miracoloso jackpot abbiano avuto gli Asburgo.

Ma è un jackpot a metà: perché forse sarebbe stato vero terno al lotto, se i successi dinastici fossero combaciati con altrettanti rovesci politici del principale competitore a ruolo di egemone europeo, la Francia. Questa, secondo me, è una TL che val la pena delineare, una TL in cui il cannone di Venere limiti la potenza francese e la disinneschi, se non per sempre, per un lungo periodo di tempo. E invece...

E invece c’è sempre qualcosa che argina, che limita. Il successo non è mai completo. C’è sempre l’imponderabile limite dell’errore, c’è sempre un rivale che impedisce a qualcuno la riunione dell’Impero... Possiamo dare tutte le fortune agli uni piuttosto che agli altri, ma alla lunga, avrebbe funzionato? Oppure sarebbe sorta una nuova Giovanna d’arco, contro questi tentativi ucronici di ricreare un impero di dimensioni europee? Mah...

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