Ecco una domanda postaci dall'intelligente Bhrghowidhon:
Sistematicamente le ucronie riguardanti il Regno d'Italia finiscono per coinvolgere l'annessione o il mantenimento di Corsica, Nizza, Savoia, Trentino, Alto Adige, Istria e Dalmazia. La lista delle rivendicazioni basate sui possedimenti delle Repubbliche Marinare (in questo caso Venezia e Genova), del Regno di Sicilia e degli Stati signorili (Savoia e Visconti, con l'aggiunta di qualche valle di pertinenza diocesana novarese, milanese o comasca) assommerebbe ai territorî in oggetto (appunto Corsica, Nizza, Savoia, Gondo, Ticino, Mesolcina, Bregaglia, Poschiavo, Trentino, Alto Adige, Istria, Dalmazia, Isole Ionie, Malta).
Come già rilevato, non esiste un criterio comune, anzi l'irredentismo linguistico è in contrasto con le tradizioni feudali. Poiché tuttavia in politica la coerenza non è pertinente e considerato che così tante ucronie finiscono per toccare la questione, chiederei esplicitamente: quali punti di divergenza (grazie all'arte della diplomazia, del compromesso e anche della guerra) avrebbero portato in maniera più diretta all'inclusione dei territorî citati (e solo questi, eventualmente con minimi aggiustamenti, ma non di più, perché altrimenti passiamo a un altro filone, per esempio quello della sopravvivenza dell'Impero Romano) entro il XX. secolo (d.C.) in uno Stato o in una Confederazione più o meno equivalente al Regno d'Italia del 1861-1946 (e/o alla Repubblica Italiana, 1946-2011)?
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Così gli replica William Riker:
Uhm... fammi pensare...
1861: il 17 marzo viene proclamato il Regno d'Italia con capitale Torino (nel 1864 sarà trasferita a Firenze).
1866: dopo la Terza Guerra d'Indipendenza, grazie alla vittoria di Custoza l'Italia conquista il Veneto (ma non il Trentino) e la città di Gorizia (ma non Trieste).
1870: dopo la sconfitta di Napoleone III nella guerra franco-prussiana, l'Italia occupa anche il Lazio, ma non il Vaticano; costituzione della Città del Vaticano, il più piccolo stato del mondo, per Papa Pio IX
1881: i francesi scippano all'Italia la Tunisia ma, davanti alle proteste di Roma, dato che a Tunisi esiste una forte comunità siciliana, accettano di cedere la Corsica all'Italia come contropartita. La Corsica diventa la sedicesima regione d'Italia, ed è divisa nelle province di Ajaccio e Bastia.
1882: l'Italia si consola della Tunisia avviando la colonizzazione di Eritrea e Somalia. Più tardi conquisterà anche la Libia e il Dodecaneso turchi.
1896: attacco della Francia all'Etiopia, dura sconfitta francese ad Adua, l'Etiopia resta indipendente ed alleata di Italia e Inghilterra.
1914: la Germania dichiara guerra a Francia e Russia, ma evita di attaccare il Belgio, cosicché l'Inghilterra non scende in campo. L'Italia allora accetta di entrare subito in guerra accanto alla Triplice Alleanza ed attacca la Francia; inizialmente deve retrocedere e parte di Liguria e Piemonte sono occupati dalla Francia.
1917: l'esercito russo, sconfitto sul fronte tedesco, ha invece la meglio sul fronte austriaco ed invade Bucovina, Galizia e Transilvania. I popoli soggetti all'impero austro-ungarico si ribellano, chiedendo a gran voce la fine della guerra, e l'Austria-Ungheria si sfascia: Carlo I d'Asburgo è costretto ad abdicare; Cechia, Slovacchia, Ungheria e Croazia (comprendente Slovenia, Croazia e Bosnia) si dichiarano indipendenti e si chiamano fuori dalla guerra. Ma anche in Russia la popolazione è stufa della guerra: Nicola II è rovesciato dai bolscevichi ed anche la Russia si chiama fuori. Con il trattato di Brest-Litovsk cede Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia alla Germania, e si ritira dall'Austria, ma ottiene la creazione di stati sovietici satelliti in Ungheria, Slovacchia e Romania.
1918: gli USA non sono entrati in guerra, la Francia deve chiedere l'armistizio a Germania e Italia. Fine della Grande Guerra. L'Italia incorpora Nizza, Savoia e Tunisia, mentre la Germania conquista il dipartimento di Nancy e molte colonie francesi. Inoltre l'Austria, rimasta un piccolo stato alpino, si unisce al Grande Reich tedesco. Mediante plebisciti il Burgenland ungherese va all'Austria, mentre il Tirolo meridionale, l'Istria, Fiume e Zara vanno all'Italia. Cechia, Polonia (con la Galizia ex austriaca), Lituania, Lettonia ed Estonia diventano stati indipendenti, satelliti di Berlino; Croazia e Albania sono stati satelliti di Roma.
1922: grazie alla vittoria non mutilata, Mussolini resta socialista e non fonda il Fascismo, diventando invece primo ministro di un governo di coalizione di sinistra, democraticamente eletto, né Hitler ha spazio di manovra in Germania, dove diventa invece un famoso fumettista, noto per i suoi soggetti horror. Invece in Francia si instaura un regime autoritario di destra con a capo il Maresciallo Pétain.
1931: sconfitta del Movimento Separatista Corso, da questo momento in poi i Corsi si integrano nella popolazione italiana.
1936: la Francia con un colpo di mano annette l'Etiopia, tra le proteste italiane e tedesche e la condanna da parte della Società delle Nazioni.
1939: Pétain, che ha dato
vita a un imponente programma di rimilitarizzazione della Francia, tenta di recuperare le
province perdute attaccando la Germania e l'Italia. La Croazia, che mira a
scrollarsi di dosso il protettorato italiano e a riconquistare l'Istria, Fiume e
Zara, si allea con Pétain ed attacca l'Italia da est. Anche la Svizzera, che ha
abbandonato la neutralità, scende in guerra contro Italia e Germania ed occupa
la Valtellina. La penisola è invasa e divisa in due parti, una al nord occupata
dai francesi e una a sud, sotto il governo collaborazionista del Generale
Graziani. l'Inghilterra scende in guerra accanto alla Germania.
1945: sconfitta della Francia dopo l'intervento in guerra degli USA, e liberazione dell'Italia dopo una lunga guerra partigiana. L'Italia annette alcune aree di confine con la Francia, la Dalmazia e Ragusa (Dubrovnik) dalla Croazia e il Canton Ticino più altre isole italofone dalla Svizzera, mentre la Svizzera Tedesca si unisce alla Germania e quella francese più tardi si unirà alla Francia, eccetto Ginevra che resterà città stato. La Germania vince ma risulta indebolita dalla guerra, come il Regno Unito nella nostra Timeline: con un plebiscito è costretta ad accettare che la Mazovia si unisca alla Polonia per assicurarle uno sbocco al mare. La Francia è divisa in quattro zone di occupazione: italiana, inglese, tedesca e americana. La Croazia è unita alla Serbia nella Repubblica Federale di Jugoslavia, alleata dell'Occidente, mentre in Albania, Grecia e Bulgaria si formano regimi sovietici alleati dell'URSS.
1949: dall'unione delle quattro zone di occupazione in Francia nasce la nuova Repubblica Federale Francese. Nasce la NATO.
1957: con la firma del Patto di Roma nasce la Comunità Europea, che comprende Germania, Francia, Italia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Regno Unito e Irlanda.
1960: l'Italia concede l'indipendenza alle sue colonie, esse formano la CSI o Comunità degli Stati Italofoni, che comprende Libia, Eritrea e Somalia. Il Dodecaneso resta all'Italia in seguito a referendum (Rodi non vuole unirsi alla Grecia comunista).
1964: con un referendum Malta si stacca dall'Inghilterra e si unisce all'Italia, ritorno sull'isola dei Cavalieri di Malta.
1989: crollo del comunismo ed allargamento progressivo verso est della Comunità Europea. Con un nuovo referendum il Dodecaneso si unisce alla nuova Grecia postcomunista. Un altro referendum respinge la proposta di restituire la Savoia alla Francia.
1990: dopo una lunga crisi politica, un referendum sancisce la trasformazione dell'Impero Tedesco nella nuova Repubblica Federale di Germania. Nancy è restituita alla Francia.
1991: un referendum rigetta la proposta di alcuni intellettuali albanesi di annettere l'Albania all'Italia.
2002: caduta definitiva delle barriere doganali tra i paesi dell'Unione Europea ed adesione di una moneta unica, l'Euro (solo il Regno Unito conserva la sterlina).
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Disclaimer: questo non è un progetto nazionalista, ma semplicemente un'ipotesi ucronica come altre che sono state avanzate in questa community virtuale. Naturalmente non è detto che qualunque progetto di espansione territoriale comporti l'oppressione delle minoranze, se è assicurato il bilinguismo nei cartelli e negli atti pubblici, trasmissioni radiofoniche e televisive nelle lingue delle minoranze e il loro insegnamento nelle scuole pubbliche; ma prima o poi nascerebbe comunque qualche rissoso nazionalista che cercherebbe di togliersi di dosso il giogo dell'italico oppressore, incitando la minoranza di cui fa parte a sollevarsi in armi. Scopo primario delle nostre ucronie è invece assicurare la "Pacem in Terris", come diceva il Beato Giovanni XXIII.
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Questa invece è la proposta di Marco Busi:
Allora, possiamo cominciare con una vittoria dei conservatori nella guerra civile svizzera del 1847 che lascia i cantoni come entità molto indipendenti e meno unite culturalmente ed economicamente.
Nel 1860, al momento di preparare l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Prussia contro il nemico austriaco, il re decide di nominare ufficialmente il Generale Lamarmora comandante in capo chiarendo subito quali saranno le direttive operative e diminuendo seriamente possibili confusioni nella catena di comando e sulle scelte operative. Grazie a questo le prestazioni dell'esercito italiano sono migliori che nella nostra linea temporale (peggio era difficile), ma nonostante questo oltre al Veneto viene acquisita in più soltanto la provincia di Trento, in quanto gli accordi con Bismarck avevano già stabilito in precedenza le varie compensazioni territoriali, ed inoltre Parigi e Londra non vedrebbero di buon occhio un eccessivo indebolimento dell'Austria-Ungheria. Vienna però deve cedere il tutto direttamente all'Italia e non attraverso la Francia. Roma cerca e riesce ad ottenere un'informale alleanza con la Prussia, visti i buoni risultati ottenuti, e quest'ultima sembra discretamente impressionata dalle forze armate italiane.
Nel 1870 scoppia la guerra Franco-Prussiana e l'Italia decide di scendere in campo a favore della Prussia e lancia contemporaneamente due offensive una per riprendere Roma (pienamente riuscita) ed un'altra per riconquistare Nizza e Savoia (fallite per chiare difficoltà ad attaccare in territorio alpino), la marina italiana tenta alcune incursioni, ma la superiorità della Marine Nationale è troppo evidente, ed in breve è sulla difensiva. La guerra finisce come da noi con la sconfitta della Francia, ma l'Italia ottiene oltre a Roma solo la Corsica ed il riconoscimento della Tunisia come appartenente alla sfera d'influenza italiana, per via della non brillante prestazione delle nostre forze armate e delle forti pressioni Russe ed Inglesi, che vogliono mantenere un certo equilibrio politico-militare nel continente.
Tra il 1850 ed il 1870 la Confederazione svizzera gradualmente perde coesione e la decisione del Canton Ticino e dei Grigioni di unirsi al Regno d'Italia (con precise autonomie rispetto al potere centrale) sarà il colpo finale: entro un anno Francia, Germania ed Austria si dividono i cantoni rimasti.
La Francia dopo la sconfitta cerca e trova un'alleanza con l'Impero Asburgico in chiave sia anti-Italiana che anti-Germanica, dal canto loro i vincitori decidono di formalizzare la loro alleanza, diventando così il nuovo ed emergente blocco di potere del continente.
Vista la magra figura militare, gli italiani decidono di chiedere aiuto al nuovo alleato per riformare l'esercito, inoltre le indennità pagate dalla Francia riescono a fornire uno stimolo all'industrializzazione e all'economia, diminuendo così il numero di emigranti (una parte di quelli che partono viene assorbita dalla di fatto colonia di Tunisia, in cui vengono concentrati tutti gli sforzi coloniali italiani).
I decenni tra il 1870 e la fine del diciannovesimo secolo vedono una serie di crisi diplomatiche, economiche e militari che portano ad un serio peggioramento dei rapporti tra la Quadrupolice Intesa (Francia, Russia, Grecia ed Austria-Ungheria) e la quadruplice alleanza (Germania, Italia, Gran Bretagna ed Impero Ottomano): la tensione è tale che basta una sciocchezza come una disputa coloniale sul Marocco per scatenare una guerra come mai si era vista prima.
Dal 1902 al 1905 le due alleanze usano tutte le risorse a loro disposizione per annientare il nemico; nel 1904 il Giappone entra nella Quadruplice e dichiara guerra a Francia e Russia, gli USA mantengono una stretta neutralità anche se il presidente Teddy Roosevelt tenta in ogni modo di portare i contendenti al tavolo delle trattative.
La rivoluzione russa del 1905 fa uscire dal conflitto la Russia anche se a caro prezzo (praticamente un trattato analogo a Brest-Litovsk), in breve anche Francia, Grecia ed Austria sono alle strette e capitolano. L'Italia ottiene Nizza e la Savoia dalla Francia, e con la dissoluzione dell'impero austro-Ungarico anche l'Istria, la Dalmazia e l'Alto Adige (quest'ultimo per ragioni prettamente difensive e solo dopo estenuanti trattative con i tedeschi che pretendono assicurazioni sul trattamento dei madrelingua tedeschi e compensazioni monetarie e/o territoriali). Dalla Grecia l'Italia ottiene le isole Ionie.
Contemporaneamente le trattative segrete tra Roma e Londra decide il passaggio di Malta all'Italia dopo un plebiscito, in cambio del disinteresse italiano per le colonie francesi che verranno divise tra i britannici ed i tedeschi. Che ne dite?
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Diamo ora la parola ad Alessandro Cerminara:
1848, mentre Milano è in rivolta e Carlo Alberto tentenna, nel resto dell'Impero Austriaco la situazione è più complicata, per l'Imperatore, rispetto ad HL. Sarà molto complicato mandare rinforzi a Radetzky, e, se il Regno di Sardegna si decidesse ad intervenire, il rischio di perdere tutto il Lombardo-Veneto sarebbe concreto.
Da Vienna quindi decidono di salvare il salvabile per evitare il peggio. Si ordina a Radetzky di convergere verso il Veneto, per domare le rivolte al di qua del Quadrilatero, e si cede, unilateralmente, la Lombardia (meno Mantova e Peschiera) allo Stato Pontificio (e non ai Savoia, di cui non ci si fida), affidando al Podestà Casati il passaggio di consegne. I rivoltosi milanesi, che già gridavano "Viva Pio IX", urlano vittoria, meno quella parte più legata alla Carboneria, che non è affatto entusiasta (anzi), ma si ritrova fortemente in minoranza e poco può fare, a quel punto.
Da Torino, dove tanti erano i dubbi su un eventuale intervento, non ci si dispiace più di tanto. Arriva subito il riconoscimento dell'annessione, con felicitazioni mandate a Roma.
La Costituzione dello Stato Pontificio resta in vigore, e si applica anche ai nuovi domini. Mentre i duchi di Parma e di Modena, fiutando la possibilità di analoghe sollevazioni, giocano d'anticipo, dichiarando che "noi siamo vassalli del Sommo Pontefice, amministriamo per suo conto" (e stringendo accordi con lo Stato Pontificio per un libero passaggio che risolve i problemi di continuità territoriale). Un mese dopo, il Pontefice è accolto a Milano in Piazza Duomo da una folla festante.
Mazzini, Garibaldi e compagnia, che in questa situazione non sono intervenuti se non per un piccolo appoggio all'ultima disperata resistenza veneziana, si tengono, per il momento, fuori dall'Italia.
...e poi?
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Iacopo Maffi si informa:
Garibaldi che fine fa? accetta la proposta di Lincoln?
In che modalità avviene l'annessione del Piemonte? Guerra franco-italiana contro i Savoia, che si ritirano in Sardegna? Vedo più facile l'espansione della Confederazione, anzi, del Commonwealth, verso est che verso ovest!
Senza la conquista e il saccheggio sabaudi il sud diventa il motore d'Italia. Nel 1866 ci schieriamo contro la Prussia in cambio di... boh, Montenegro, Ragusa e Italia Transadriatica (Corfù, Zante e così via, fin dove si ferma l'immaginazione)? Condominio Austro-Papale sul Veneto e sul Friuli?
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Anche Nostradamus ha avanzato la sua proposta di Timeline:
1860: il Trattato di Torino, che segue gli accordi di Plombiers (1858) sancisce il passaggio alla Francia di Nizza e Savoia.
1861: il 17 Marzo viene proclamato il Regno d’Italia. La Capitale è Torino.
1864: la capitale passa da Torino a Firenze.
1866: l’Italia dilaga nella Terza Guerra d’Indipendenza, grazie all’aiuto dei francesi. Veneto, Trento, Gorizia e Trieste passano sotto i Savoia.
1868: l’Italia si avvicina alla Prussia.
1870-71: l’Italia dà man forte a Guglielmo I e Otto Von Bismarck contro Napoleone III. In cambio, in caso di vittoria, gli italiani chiedono al Kaiser la restituzione di Nizza, Savoia e Corsica. I francesi, quindi, si ritrovano minacciati anche ad Ovest dagli italiani, che però devono ritardare la presa di Roma. Il Trattato di Francoforte è impietoso per la Francia: l’Alsazia e la Lorena passano al Reich, Nizza, Savoia e Corsica sono italiane.
1872: il 20 settembre l’Italia prende facilmente Roma. I francesi hanno altri guai a cui pensare, viste le conseguenze disastrose della guerra. Nessuno si oppone alla conquista dello Stato Pontificio.
1882: l’Italia conquista le isole del Dodecaneso.
1914: l’Italia entra subito in guerra contro la Francia, ed accanto a Germania ed Austria-Ungheria. Gli accordi prevedono, in caso di vittoria italiana, l’annessione dell’Alto Adige, dell’Istria e della Dalmazia.
1917: rivoluzione comunista in Russia, che si ritira dalla guerra. Nasce l’URSS.
1918: la Francia è sconfitta, ma l’Austria-Ungheria si rifiuta di dare all’Italia la Dalmazia, comprese Fiume e Zara. Nasce il mito della “vittoria mutilata”. In un incidente muore nel frattempo Ataturk. Resta in vita l’Impero Ottomano.
1919: Benito Mussolini fonda i Fasci di Combattimento. Impresa di Fiume di D’Annunzio.
1920: nasce la Reggenza Italiana del Carnaro. Nel 1921 grazie a un plebiscito Fiume e Zara sono annesse all’Italia.
1921: l’Impero Austro-Ungarico si sfalda sotto le proteste delle minoranze. La monarchia viene abolita, e dalle ceneri del glorioso impero nascono i seguenti stati:
L’Austria, la quale con plebiscito nel 1925 si unisce all’Impero Tedesco
La Repubblica d’Ungheria
La Repubblica degli Slavi del Sud
La Repubblica dei Cechi
La Repubblica degli Slovacchi
La Repubblica dell’Ucraina Occidentale, annessa all’URSS nel 1928
Il Regno di Romania
La Repubblica Polacca
1922: il 28 Ottobre Benito Mussolini con la Marcia su Roma prende il potere ed instaura un regime dittatoriale.
1930: il Maresciallo Petain effettua un colpo di Stato in una Francia provata ora anche dalla depressione del 1929. Corsa al riarmo negli anni seguenti.
1939: Pétain attacca Alsazia e Lorena. Scoppia la II Guerra Mondiale. Alleati dei Francesi sono la Repubblica degli Slavi del Sud (Jugoslavia), il Giappone e la Grecia, che punta a riprendere le isole del Dodecanneso. Dall’altra parte Germania e Inghilterra.
1940: l’Italia dichiara guerra alla Francia e alla Repubblica degli Slavi del Sud. Truppe italiane vengono inviate in Albania per prevenire l’invasione da parte degli Slavi del Sud e dei greci. L’Italia concorda con gli inglesi l’annessione di Malta al termine della guerra in caso di vittoria comune.
1941: colpo di stato filo-francese in Svizzera, che abbandona la neutralità. Invasa la Valtellina.
1945: con l’ingresso in guerra degli USA la Francia è sconfitta. L’Italia ottiene dalla Jugoslavia tutta la Dalmazia e la Slovenia, fino a Lubiana. Inoltre, la costa montenegrina un tempo dominata dai veneziani, con le Bocche di Cattaro diventa territorio italiano. Alla Grecia l’Italia prende anche l’Isola di Creta. Dalla Svizzera l’Italia annette il Canton Ticino, fino a Ginevra. Dalla Francia l’Italia ottiene la parte orientale del Rodano-Alpi (le grandi città di St-Etienne e Lyon restano francesi, così come anche Bourg-en-Bresse). La Germania ottiene La Svizzera Tedesca diventa parte del Reich. La Svizzera Francese (tranne Ginevra che diventa italiana) chiede l’annessione alla nuova Repubblica Federale Francese.
1946: il 1 gennaio Malta torna Italiana. I Cavalieri di Malta tornano nell’isola.
1947: Benito Mussolini, forte del consenso popolare, approfitta per deporre il Re Vittorio Emanuele III, che muore il 28 dicembre in esilio ad Alessandria d’Egitto. Mussolini resta il capo indiscusso della nazione.
1949: referendum in Albania per l’annessione all’Italia, che ha difeso i propri “fratelli minori” nella II Guerra Mondiale. Il Fascismo fa forte propaganda politica, anche con la forza. Vincono i “SI” all’annessione con il 72% dei voti. Nasce la NATO di cui l’Italia è membro fondatore. Nel frattempo nell’Europa Orientale, Albania esclusa, si formano regimi alleati dell’URSS.
1950: 1 gennaio. L’Albania è ufficialmente annessa allo Stato Italiano.
1957: a Roma nasce la Comunità Europea.
1963: il 28 aprile, dopo mesi di malattia, muore Benito Mussolini. Vengono proclamati 7 giorni di lutto nazionale. Il 4 maggio 1963 vengono svolti i solenni funerali in San Pietro a Roma. Il Duce viene sepolto all’Altare della Patria. Resa dei conti all’interno del PNF. Il 14 giugno diventa Capo del Governo Galeazzo Ciano.
1968: i moti di piazza sconvolgono anche l’Italia. Il Conte Ciano apre al pluripartitismo. Si svolgeranno elezioni semi-libere nel 1970 (il 50 % del parlamento è nominato dal Gran Consiglio del Fascismo, il restante 50 % con libere elezioni). Nel 1975 viene eletto liberamente il 75 % del Parlamento.
1978: muore a 75 anni Galeazzo Ciano. Viene nominato suo successore Giorgio Almirante.
1980: Giorgio Almirante rimette la carica di Duce. Il successivo parlamento eletto dovrà redigere una Carta Costituzionale, la quale entra in vigore nel 1982. L’art.1 recita che “l’Italia è una Repubblica Presidenziale fondata sul lavoro, la cui sovranità appartiene al popolo, il quale può esercitarla nei limiti della Carta Costituzionale”. Ogni Presidente della Repubblica può governare per massimo due mandati quinquennali.
1982: Giorgio Almirante con il suo nuovo movimento Italia Nazionale viene eletto Presidente della Repubblica e potrà governare per 5 anni.
1987: Pino Rauti, candidato sempre con Italia Nazionale, è Presidente della Repubblica.
1988: muore Giorgio Almirante.
1989: crolla il regime comunista in URSS. La Federazione, però non si sfascia in 15 Repubbliche, bensì nasce la Federazione delle Repubbliche Democratiche dell’Europa Orientale e dell’Asia Centrale.
1992: Gianfranco Fini di Italia Nazionale è Presidente della Repubblica. Firmato il Trattato di Maastricht. Nasce l’Unione Europea.
1997: per la prima volta una forza di centro-sinistra vince le elezioni. Rexhep Meidani, albanese, è Presidente della Repubblica grazie alla vittoria del suo Partito Socialdemocratico Italiano.
2002: a Meidani succede Massimo d’Alema sempre del Partito Socialdemocratico Italiano. Entra in vigore l’Euro, moneta unica europea. Il processo, però, è molto meno “germano-centrico”, essendo l’Italia potenza alla pari di quella tedesca. Quindi le cose andranno molto meno male rispetto alla nostra timeline e ci saranno meno “lacrime e sangue” da buttare per i popoli d’Europa.
2007: Janez Drnovsek, sloveno, vince le elezioni con Italia Nazionale ed è Presidente della Repubblica.
2012: a Drnovsek succede Matteo Renzi.
2017: Matteo Renzi è confermato Presidente della Repubblica per il 2° mandato.
Nel 2017, nell’Unione Europea figurano i seguenti 18 Stati: Benelux (fusione nata nel dopoguerra tra Belgio, Olanda e Lussemburgo), Francia, Germania, Italia, Danimarca, Irlanda, Gran Bretagna, Grecia, Iberia (nata nel 1978 dopo la caduta dei regimi dittatoriali in Spagna e Portogallo a seguito di referendum popolare), Scandinavia (nata nel dopoguerra a seguito di fusione tra Norvegia, Svezia e Finlandia, per meglio proteggersi da eventuali invasioni russe), Cipro, Polonia, Repubblica dei Cechi, Repubblica degli Slovacchi, Romania, Ungheria, Bulgaria, Jugoslavia.
Le 29 Regioni italiane sono: 1. Savoia e Rodano; 2. Piemonte; 3. Liguria; 4. Ticino; 5. Lombardia; 6. Veneto; 7. Trentino Alto-Adige; 8. Friuli; 9. Istria Venezia-Giulia; 10. Slovenia; 11. Dalmazia e Bocche di Cattaro; 12. Albania Settentrionale; 13. Albania Centrale; 14. Albania Meridionale; 15. Dodecaneso e Creta; 16. Corsica; 17. Sardegna; 18. Emilia-Romagna; 19. Toscana; 20. Umbria; 21. Marche; 22. Lazio; 23. Abruzzi-Molise; 24. Campania; 25. Puglia; 26. Lucania; 27. Calabria; 28. Sicilia; 29. Malta.
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Lord Wilmore ha anche stilato l'elenco completo delle 24 regioni e delle 127 province di questa "Magna Italia" con le rispettive sigle, anche se nella sua versione mancano la Savoia, l'Albania e una parte della Dalmazia. Come si vede, il nostro Lord ha aggiunto alle province esistenti anche quelle dell'Alto Milanese in Lombardia, di Foligno-Spoleto ui Umbria, di Sulmona in Abruzzo e di Cefalù in Sicilia, mentre Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano sono considerati protettorati. La Val d'Aosta è regione bilingue italo-francese, l'Alto Adige è provincia bilingue italo-tedesca, Venezia Giulia e Dalmazia sono regioni trilingui italo-sloveno-croate. Da notare che in questa Timeline il Piemonte ha uno sbocco al mare attraverso Nizza.
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Abruzzo | Lazio | Sardegna |
L'Aquila (AQ) | Frosinone (FR) | Cagliari (CA) |
Chieti (CH) | Latina (LT) | Carbonia-Iglesias (CI) |
Pescara (PE) | Rieti (RI) | Medio Campidano (VS) |
Sulmona (SU) | Roma (RM) | Nuoro (NU) |
Teramo (TE) | Viterbo (VT) | Ogliastra (OG) |
Olbia-Tempio (OT) | ||
Alto Ticino | Liguria | Oristano (OR) |
Bellinzona (TB) | Genova (GE) | Sassari (SS) |
Lago di Lugano (LL) | Imperia (IM) | |
Locarno e Valli (LV) | La Spezia (SP) | Sicilia |
Savona (SV) | Agrigento (AG) | |
Basilicata | Caltanissetta (CL) | |
Matera (MT) | Lombardia | Catania (CT) |
Potenza (PZ) | Alto Milanese (AM) | Cefalù (CF) |
Bergamo (BG) | Enna (EN) | |
Calabria | Brescia (BS) | Messina (ME) |
Catanzaro (CZ) | Como (CO) | Palermo (PA) |
Cosenza (CS) | Cremona (CR) | Ragusa (RG) |
Crotone (KR) | Lecco (LC) | Siracusa (SR) |
Reggio Calabria (RC) | Lodi (LO) | Trapani (TP) |
Vibo Valentia (VV) | Mantova (MN) | |
Milano (MI) | Toscana | |
Corsica | Monza e Brianza (MB) | Arezzo (AR) |
Ajaccio (AI) | Pavia (PV) | Firenze (FI) |
Bastia (BT) | Sondrio (SO) | Grosseto (GR) |
Corte (CU) | Varese (VA) | Livorno (LI) |
Lucca (LU) | ||
Campania | Malta | Massa e Carrara (MS) |
Avellino (AV) | Malta e Gozo (ML) | Pisa (PI) |
Benevento (BN) | Pistoia (PT) | |
Caserta (CE) | Marche | Prato (PO) |
Napoli (NA) | Ancona (AN) | Siena (SI) |
Salerno (SA) | Ascoli Piceno (AP) | |
Fermo (FO) | Trentino-Alto Adige | |
Dalmazia | Macerata (MC) | Bolzano/Bozen (BZ) |
Ragusa/Dubrovnik (RD) | Pesaro e Urbino (PU) | Trento (TN) |
Sebenico/Šibenik (SB) | ||
Spalato/Split (ST) | Molise | Umbria |
Zara/Zadar (ZA) | Campobasso (CB) | Foligno-Spoleto (FS) |
Isernia (IS) | Perugia (PG) | |
Emilia-Romagna | Terni (TR) | |
Bologna (BO) | Piemonte | |
Ferrara (FE) | Alessandria (AL) | Val d'Aosta/Vallée d'Aoste |
Forlì-Cesena (FC) | Asti (AT) | Aosta/Aoste (AO) |
Modena (MO) | Biella (BI) | |
Parma (PR) | Cuneo (CN) | Veneto |
Piacenza (PC) | Nizza (NZ) | Belluno (BL) |
Ravenna (RA) | Novara (NO) | Padova (PD) |
Reggio Emilia (RE) | Torino (TO) | Rovigo (RO) |
Rimini (RN) | Verbano-Cusio-Ossola (VB) | Treviso (TV) |
Vercelli (VC) | Venezia (VE) | |
Friuli-Venezia Giulia | Verona (VR) | |
Fiume/Rijeka (FM) | Puglia | Vicenza (VI) |
Gorizia/Gorica (GO) | Bari (BA) | |
Pola/Pula (PL) | Andria-Barletta-Trani (AB) | Protettorati: |
Pordenone (PN) | Brindisi (BR) | Principato di Monaco (PRM) |
Trieste (TS) | Foggia (FG) | San Marino (RSM) |
Udine (UD) | Lecce (LE) | Città del Vaticano (SCV) |
Taranto (TA) |
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Lasciamo a questo punto la parola al grandissimo Bhrghowidhon:
Il dato di partenza è che l’insieme “Italia” è costituito da individui – la cui diversità reciproca non è rilevante (tutti gli individui di un insieme sono distinti fra loro) – che però in comune fra tutti hanno solo, A PARTE CIÒ CHE DERIVA DALLO STATO (come la Cittadinanza &c.), caratteristiche comuni anche a molti E PIÙ NUMEROSI individui al di fuori dell’insieme. Esempio astratto: non posso chiamare “insieme degli individui blu” un insieme che contenga solo una minoranza degli individui blu (resta sempre un insieme, magari avrà altre caratteristiche che lo contraddistinguono, ma non può essere l’“insieme degli individui blu”, perché è sproporzionatamente incompleto).
Nel caso dell’Italia, i Cittadini Italiani – pur con tutte le reciproche differenze (che, ripeto, sono irrilevanti; noi cerchiamo le somiglianze) – hanno in comune solo ed esclusivamente caratteristiche che derivano dallo Stato. Negli scorsi messaggi abbiamo visto come la Nazione in quanto Emanazione dello Stato neghi la Libertà (non è detto che ciò sia sgradevole, ma resta pur sempre un’operazione violentemente autoritaria: stabilire prima ancora della nascita a quale insieme apparterrà un individuo, quando questa appartenenza non è fondata né sulla Natura né sulla volontà del diretto Interessato); per questo lo Stato cerca di fondare prima di sé stesso l’origine della Nazione, ma dal momento che lo Stato è dovuto a ragioni geopolitiche e militari del tutto svincolate dalla classificazione ‘scientifica’ delle Nazioni si tratta di un tentativo destinato al fallimento.
Fin qui solo parole; misuriamo i fatti. Le caratteristiche ‘naturali’ della Nazione sono indagate dalla Sociologia, ma erano già state riassunte dal Manzoni a proposito dell’Italia, definita «una d’arme, di lingua, d’altare | di memorie, di sangue, di cor» ossia (un territorio, un’area geografica) “unitaria/uniforme/omogenea sul piano militare, linguistico, religioso, storico, genetico, politico”: verifichiamole.
L’appartenenza militare e politica sono quelle squisitamente statali e ideologiche, quindi rientrano negli effetti dello Stato anziché nelle sue cause, se non per l’ovvio fatto che, prima della nascita di uno Stato, qualche Statista/Politico ne ha concepito il progetto. Che questo progetto non fosse condiviso non può essere mostrato dai Plebisciti ottocenteschi, nei quali il numero dei consensi (98%) era sinistramente identico alla percentuale degli Analfabeti (di solito si definiva “Maggioranza Bulgara” l’80%; al 90% era “Maggioranza Albanese”, qui siamo al 98%...); se si esaminano le opinioni politiche dell’Ottocento, c’erano Asburgici, Bonapartisti, Sabaudi, Neoguelfi, Mazziniani &c., ognuno col suo progetto e solo una parte (non la Maggioranza Assoluta) condivideva l’idea di uno Stato Italiano separato sia dall’Austria sia dalla Francia, quindi l’affermazione manzoniana è, su questo preciso punto, falsa: ma anche se fosse vera, la maggior parte di chi voleva uno Stato Italiano separato sia dall’Austria sia dalla Francia era fuori dallo Stato Italiano, quindi non può essere definita una caratteristica degli Italiani, per l’inaggirabile motivo che i Cittadini (in quel caso Sudditi) Italiani e i promotori del progetto geopolitico dell’Italia non coincidevano né dentro i confini del Regno d’Italia (dove esistevano gli Austriacanti e i “Franciosanti”) né al di fuori (molti dei promotori non erano in Italia, ma erano Decisori di altre Potenze), ossia le due categorie sono reciprocamente sfasate sia per eccesso sia per difetto (la condizione tipica di due criterî che non convergono). Lasciamo naturalmente stare l’aspetto militare, che non solo è cambiato nel tempo, ma oggi come oggi (dal 1948) vede l’Italia totalmente assorbita in una potentissima Alleanza (ineguale) Politico-Militare – la NATO – non certo identificabile con l’Italia stessa (com’è ovvio) e dove anzi (questo è il più) l’Italia rappresenta una parte decisamente piccola.
La Religione, anche se intesa
tradizionalmente come adesione di massa a un’ideologia filosofico-politica
(anziché più precisamente come insieme delle opinioni personali in materia di
Cosmologia &c.), non ha mai identificato l’Italia – come invece, per esempio, lo
Shintōismo (che pure non raggruppa tutti i Giapponesi) in Giappone – perché il
Cattolicesimo Romano è sì maggioritario in Italia, ma molto più esteso fuori
d’Italia (sarebbe come dire che l’Italia è identificata dalla presenza di
individui dagli occhi scuri: sarà anche vero, ma anzitutto ci sono anche quelli
con gli occhi chiari e soprattutto la maggioranza di quelli con gli occhi scuri
non sono in Italia, quindi i due criterî – di nuovo – non sono fra loro
compatibili). Si potrà discutere se il Cattolicesimo contribuisce a DESCRIVERE
la maggioranza degli “Italiani” tradizionali (ma si noti che l’Italia è uno dei
relativamente pochi Stati in cui lo stesso Cattolicesimo si distingue in due
Riti, una differenziazione non da poco), ma certo non serve a individuarli,
perché i Cattolici sono molti di più che i soli Italiani.
La Genetica (nel Passato chiamata “Razza”, nozione oggi troppo contraddittoria
da usare; molto più obiettivo cercare la Parentela Genealogica, ossia
materialmente le “famiglie” – in senso molto esteso – da cui sono costituiti i
Cittadini Italiani), prima ancora delle grandi Migrazioni degli ultimi decenni,
mostrava in Italia tre gruppi di Popolazione: uno presente da epoca più antica
(quelli identificati dall’aplogruppo R1b del Cromosoma Y) e identico alla
Germania Occidentale, Austria, Svizzera e Francia Orientale, un po’ più alla
lontana col resto della Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, parte della Gran
Bretagna &c.; un secondo relativamente più recente (I2a1), ma sempre
paleolitico, solo in Sardegna, vicino ai Croati, Ungheresi, Rumeni (I2a2) e, più
alla lontana, agli Scandinavi (I1); il resto di provenienza neolitica (7000-3500
a.C., quindi comunque ben prima di qualsiasi migrazione antica o tardoantica) e
che comprende gli Aplogruppi J (comune con la maggior parte della Grecia e
l’assoluta maggioranza della Turchia, oltre che del Vicino Oriente in generale),
G (quello dell’Uomo di Similaun; oggi prevalente nel Caucaso) ed E VI 3
(prevalente in Albania e di origine negroafricana). Concretamente, dunque, gli
Italiani sono una Maggioranza di Europei Centro-Occidentali, una cospicua
Minoranza di Europei Sud-Orientali e in Sardegna un gruppo a sé vicino ai
Danubiano-Carpatici e più lontanamente agli Scandinavi. È raro, in tutta Europa,
trovare una tale differenziazione genetica in un solo territorio.
Non si possono quindi riconoscere, prima dell’esistenza dello Stato Italiano, “Italiani” sul piano razziale (o genetico), religioso, politico, tantomeno (ovviamente) militare (altrimenti non ci sarebbero mai state “Guerre d’Italia”, che invece ben sappiamo quanto siano state numerose). Esiste una Storia comune d’Italia CHE SIA SOLO o almeno principalmente D’ITALIA? No: qui basta far passare qualsiasi cronologia per rendersi conto che, nei secoli e nei millenni, in Italia si è svolta da un lato una parte importante della Storia Greca (ma anche Fenicia), dall’altro della Storia Celtica (a pieno titolo), oltre ai Popoli solo “d’Italia”, poi che l’Impero Romano non si è certo limitato alla sola Italia (né Roma – ovviamente nata in Italia – si è fermata a lungo allo stadio di possedere la sola Italia, anzi non vi è mai giunta, perché l’“unificazione” dell’Italia da parte di Roma è avvenuta quando Roma aveva già molte importanti conquiste al di fuori dell’Italia), poi ancora che i Regni Romano-Germanici da un lato e l’Impero Bizantino (nonché i Califfati Musulmani) hanno avuto una Storia inscindibilmente legata all’Italia (e anzi non hanno tralasciato – nel complesso – nessuna parte d’Italia), infine che le uniche parti d’Italia rimaste (quasi) sempre al di fuori dei Dominî Asburgici e Borbonici (entrambi estesi soprattutto al di fuori dell’Italia) sono quelle comprese nello Stato Pontificio (che comunque per metà della sua Storia è stato compreso nel Sacro Romano Impero), per non parlare della parentesi napoleonica. Come al solito: ogni parte d’Italia ha più in comune (anche come Storia) con parti – più grandi – al di fuori dell’Italia che col resto d’Italia e in ogni caso ciò che è comune a tutta l’Italia lo è a maggior ragione col resto d’Europa (specialmente Centrale e Occidentale, per molto tempo anche Sud-Orientale).
Tutto ciò è noto e risaputo, ma bisognava ripeterlo perché non ce ne si ricorda quando si dice che gli Italiani sono accomunati dalla Storia, dalla Religione, non si dice dalla Razza ma in compenso si dice “dalla mescolanza di sangue” (non è vero neanche questo: i Discendenti dei Greci e dei Celti sono ben riconoscibili geneticamente ancora oggi; sennò sarebbe come andare sul confine fra due Popolazioni, prenderne le parti sul confine fra le due, isolarle e dire «questa è una Popolazione che come caratteristica ha di essere mista», mentre in verità è solo e semplicemente costituita da due frammenti tolti ai vicini e uniti insieme).
Arriviamo finalmente alla Lingua. Brevissima premessa terminologica: quello che normalmente viene chiamato «dialetto» si definisce, tecnicamente, «basiletto» o «lingua bassa» («bassa» in riferimento alla formalità delle situazioni sociali in cui la si usa: intimità, litigio, vita di famiglia, quotidiana), mentre la cosiddetta «lingua» è «acroletto» o «lingua alta» (ossia soprattutto scritta, altrimenti comunque usata in situazioni formali). Trascuriamo pure le (Pen)isole Alloglotte (territorî cui si parla un basiletto del tutto diverso, come tedesco, sloveno, croato, albanese – ben 60 Comuni, quasi una Provincia! – o greco); i basiletti neolatini d’Italia (e anche in questo caso trascuriamo pure i Provenzali e Francoprovenzali del Sud e i Catalani del Centro di Alghero) si dividono, come abbiamo visto, in tre gruppi, uno sardo (solo in Sardegna Centrale e Meridionale), uno italoromanzo (nel Nord della Sardegna, anche in tutta la Corsica e poi in tutta la Penisola Appenninica a Sud della Linea Massa-Senigallia e fino a tutta la Sicilia) e uno romanzo occidentale (a Nord della Linea Massa-Senigallia) che non solo comprende tutto il resto (quindi il cosiddetto Nord; N.B. anche i Provenzali e Franco-Provenzali delle Alpi Occidentali!) ma anche pressoché tutta la Francia (tranne l’Alsazia-Lorena, le Fiandre Occidentali, la Bretagna, le parti del Paese Basco e la Corsica), la Svizzera Italiana, Ladino-Romancia e Francese o Romanda, la Vallonia in Belgio, tutta la Spagna (tranne il Paese Basco) e il Portogallo nonché l’America Latina (!).
Per quanto riguarda dunque le lingue parlate dal Popolo, l’unica varietà (il basiletto) per il 98% della Popolazione (gli Analfabetim, che non conoscevano l’italiano), l’Italia comprende sì quasi tutta la Nazione Italiana linguisticamente intesa (chiamiamola Italoromània per non fare equivoci), dalla Sicilia alla Toscana e alla Sardegna Settentrionale (le mancherebbe la Corsica), e pure tutto il resto della Sardegna ossia l’intera Nazione Sarda vera e propria (e fin qui niente di male, a parte la Corsica si potrebbe dire che l’Italia comprende le Nazioni Italiana e Sarda, non è detto che ogni Nazione debba avere il proprio Stato, possono benissimo darsi Stati Binazionali, sarebbe meglio dichiararlo esplicitamente, ma in fondo l’Italia è tecnicamente nata dall’espansione del Regno di Sardegna, anche se sappiamo benissimo che la Capitale di quest’ultimo non era in Sardegna ma a Torino); quel che non potrà mai quadrare è però che il resto, normalmente chiamato Norditalia, è parte della stessa Nazione della Francia, della Spagna e del Portogallo, non dell’Italia. Intorno a questo non c’è niente da fare. Non è che sia un’eccezione relativamente piccola come la Corsica (che poi non è neanche tanto piccola e comunque basti provare a dirlo ai Corsi...), è il 40% della Popolazione dell’Italia (e non è neanche che sia una piccola parte della Romània Occidentale).
Il lombardo occidentale, per esempio (ma vale lo stesso dalla Liguria al Friuli, in quest’ultimo caso perfino con riconoscimento comune, mentre per il resto no), non è un dialetto dell’italiano. Il corso, paradossalmente, può essere considerato un dialetto del toscano, ma il milanese o il comasco no, sono dialetti del gruppo romanzo occidentale. Se misuriamo linguisticamente la distanza fra italiano, lombardo, spagnolo e francese (dove italiano e francese sono i due estremi opposti fra loro), l’italiano è più vicino allo spagnolo, lo spagnolo è più vicino all’italiano che al lombardo (quindi se lo spagnolo non è un dialetto dell’italiano – come insegano tutti i Docenti di Spagnolo – tantomeno il lombardo può essere un dialetto dell’italiano), ma appartiene cionondimeno allo stesso gruppo del lombardo e del francese; il lombardo è più vicino al francese che allo spagnolo (ma tutti e tre rientrano nello stesso gruppo).
Graficamente: francese – lombardo – spagnolo – italiano. Questa si chiama Dialettometrica ed è una disciplina rigorosissima, basata su precisi conteggi linguistici (e nelle lingue si può raggiungere la precisione: per esempio, che «dog» significhi ‘cane’ in inglese non è un’opinione, è una verità inconfutabile; la Linguistica non è basata su opinioni, ma su fatti).
Per far stare il “Norditalia” in Italia
come Nazione bisognerebbe che l’Italia si unisse alla Francia, alla Spagna e al
Portogallo (quindi anche a tutta l’America Latina): allora avremmo lo Stato
delle Tre Nazioni, Italiana Sarda e Romanza Occidentale (una volta quest’ultima
si chiamava Nazione Gallesca; la ritroveremo fra poco).
Per riassumere, tutto il Norditalia è come la Val d’Aosta: un pezzo di Francia
(eccetera) nei confini italiani (poi per la precisione il valdostano non è
neppure francese, è francoprovenzale, ma ancor meno si può dire che il
piemontese sia italiano).
Ma allora perché nel Norditalia si parlava, anche prima del 1859, l’italiano, almeno come acroletto (quindi da parte del 2% della Popolazione)? Il 2% non è molto (ed è pure condiviso dal francese, che gli Alfabetizzati conoscevano come l’italiano o, nel caso per esempio del Manzoni, meglio che l’italiano: lo ha scritto egli stesso), ma è ugualmente significativo, perché non si può certo dire che fosse conseguenza dell’ancora inesistente Regno Sabaudo d’Italia (né dell’Italia Napoleonica, perché tutte le zone annesse direttamente alla Francia potevano usare solo ed esclusivamente il francese).
Il motivo per cui il Norditalia (chiamiamolo col suo nome: la Cisalpina e la Liguria) aveva adottato come acroletto il fiorentino non tanto a preferenza del francese e del castigliano (perché essi pure, fino al XVIII-XIX secolo, erano altrettanto conosciuti), quanto OLTRE a questi (è tale aggiunta che costituisce la specificità della Cisalpina e della Liguria rispetto al resto della Romània Occidentale), è che faceva parte del Sacro Romano Impero o dei Dominî Asburgici, dove l’italiano era favorito rispetto al francese (e dopo il XVIII secolo anche rispetto allo spagnolo) per ragioni politiche.
Detto chiaramente: l’italiano ha la diffusione che ha a motivo degli Asburgo e del Sacro Romano Impero. Ripeto sempre che gli Asburgo usavano, fino a Maria Teresa, l’italiano come lingua di famiglia (i Savoia no!); il più grande Sovrano di lingua italiana e che perlomeno ha iniziato a governare in una città oggi in Italia (Milano) è l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo. Il Regno di Napoli ha cominciato ad adottare l’italiano fra gli Angiò (fino ai quali si usava il francese, a parte la parentesi sveva) e gli Aragonesi (che hanno introdotto il catalano), poi è passato al castigliano (con Carlo V e gli Asburgo di Spagna) e solo nel XVIII (insieme alla Sicilia) ha adottato definitivamente l’italiano. La Sardegna ha conservato il castigliano (anche qui sostituitosi al catalano) fino al XIX secolo (ufficialmente fino al XVIII). Lo Stato Pontificio non aveva propriamente l’italiano, ma usava il latino come lingua scritta e i basiletti locali (comunque molto vicini al toscano, almeno a Sud della Linea Massa-Senigallia).
Venezia usava il veneziano; ha cominciato ad adottare l’italiano col Bembo (XVI secolo), ma quasi solo come lingua scritta (si è diffusa di più con gli Austriaci, dopo il 1797/1814). Il resto dell’attuale Italia era parte del Sacro Romano Impero fino alla fine (1797 e 1799-1800), in particolare costituiva il Regno Longobardo della Nazione Gallesca (dove «Gallesca» significa “Cisalpino-Franco-Ispano-Portoghese”, ma veniva classicisticamente tradotto con “Italica”, così come al posto di «Tedesca» si diceva «Germanica») che aveva come Sovrano il Regno di Germania (il Regno, come Persona Giuridica), rappresentato dal Re di Germania, che era al contempo Sacro Romano Imperatore; l’Impero si chiamava ufficialmente «Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e Italica (= Tedesca e Gallesca, in tedesco «Teutscher und Welscher Nation», dove si noti che «Nation» è singolare, quindi inequivocabilmente vuol dire che si intendeva che esistesse un’unica Nazione Tedesco-Gallesca detta «Germanica e Italica»), il che fra l’altro ci ricorda che l’Italia non solo è esistita come Regno fin dai Longobardi (568 d.C.), ma che per mille anni esatti (800-1800) ha avuto un Impero Nazionale condiviso con la Germania.
Certo, ovviamente si può controbattere che, come oggi non è vero quando si dice che l’Italia è un’unica Nazione, a maggior ragione nei mille anni 800-1800 la presunta Nazione «Germanica e Italica» non era un’unica Nazione, però – a parte il fatto che, come oggi riconosciamo tutti che lo Stato si è fabbricato (con la violenza) la propria Nazione Italiana, così tantopiù ha fatto (magari con meno violenza) il Sacro Romano Impero (che si considerava semplicemente la continuazione dell’Impero Romano: se chiedessimo non solo a Dante, ma a Cristoforo Colombo, Leonardo, Machiavelli, Galileo quale fosse il loro Stato risponderebbero anzitutto «l’Impero Romano») – non bisogna dimenticare un fatto imbarazzante: oggi il Nazionalismo Italiano rivendica tutt’al più Malta, la Corsica, Nizza, la Savoia, l’Istria e la Dalmazia, qualcuno la Svizzera Italiana (o più precisamente Lombarda), ma il Sacro Romano Impero si considerava (in quanto Impero Romano) davvero decurtato illegalmente della Francia e dei Paesi Tedeschi (che, fino al XV secolo, comprendevano non solo la Scandinavia – che effettivamente anche oggi, insieme all’Inghilterra e alla Scozia, riconosciamo come germanica, benché non specificamente tedesca – ma anche la Boemia, Polonia, Lituania, Russia, Ungheria e Croazia) e gli Asburgo (la più lunga Dinastia di Imperatori) anche della Spagna (comprese Sardegna e Due Sicilie) e del Portogallo (con i relativi Imperi Iberoamericani): quindi il progetto geopolitico non era incoerente come quello dell’Italia del XX secolo, ma coerentemente cercava l’Unità della Nazione Germanica e Italica nel senso di “Tedesca (come allora intesa) e Gallesca (= Romanza Occidentale)”.
Perché nel Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e Italica si è scelto il fiorentino come lingua ufficiosa (quella ufficiale era il latino, come in Polonia, in Ungheria fino al XIX secolo &c.) del Regno Longobardo della Nazione Gallesca (o, come era chiamato informalmente, Regno d’Italia)? La questione si è posta al culmine della potenza dell’Impero, con gli Svevi (in particolare Federico II, che coerentemente risiedeva a Palermo e, indifferentemente, in Germania): i tre principali candidati erano i volgari delle massime Città Imperiali (più ricche e potenti), Milano Genova e Firenze (Venezia ha fatto parte del Regno d’Italia solo all’inizio del IX secolo d.C.; ricordiamoci che, per la Storiografia Veneziana, Venezia non faceva parte dell’Impero Romano neppure nell’Antichità! Chi difendeva la verità storica erano gli scritti ispanofili come il famoso Squitinio del XVII secolo). Fra antico milanese, genovese e fiorentino, era quest’ultimo il più vicino alla lingua veicolare interregionale che fino ad allora (dai tempi dell’Impero Romano d’Occidente) era rimasta in uso, il cosiddetto «Volgare Longobardo» (nome molto fuorviante, dovuto al fatto che lo si usava nel Regno dei Longobardi, mentre nei Dominî Bizantini, territorialmente separati fra loro, bastavano il latino dell’Impero da un lato e il volgare locale dall’altro), che noi ben conosciamo dai famosi Placiti Cassinesi («Sao ko kelle terre...»: non è antico campano, perché in campano “so” si dice «saccio» dal latino «sapiō», non si è mai usato «sao» in dialetto).
Dunque, non solo la diffusione
dell’italiano come acroletto è dovuta al Sacro Romano Impero, ma la stessa
scelta dell’italiano è stata fatto e ha avuto un senso solo nel contesto del
Regno d’Italia (o Longobardo) nel Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e
Italica. In Spagna e in Francia, il castigliano (fino al XVIII secolo anche il
catalano) e il francese (fino al XIV secolo anche il provenzale) si sono imposti
a spese del volgare latino poi chiamato «Volgare Longobardo» perché la diversità
linguistica interna era relativamente minore che in Italia e quindi non c’era
bisogno di un volgare interregionale, bastava già il volgare illustre locale
(appunto castigliano, catalano, provenzale, francese; in Portogallo il
portoghese), mentre in Italia, dove come ormai sappiamo confinano ben tre gruppi
neolatini (romanzo occidentale, italoromanzo, sardo), bisognava mantenere il
«Volgare Longobardo» che altro non era se non il latino interregionale
dell’Impero d’Occidente (come l’Impero d’Occidente alla fine si è ridotto
all’Italia di Romolo Augustolo, poi più o meno coincidente – al prezzo di
ulteriori perdite – con l’Italia Longobarda, così il latino dell’Impero
d’Occidente si è ridotto a lingua interregionale del solo Regno dei Longobardi e
quindi poi del Regno d’Italia nel Sacro Romano Impero).
Senza il Sacro Romano Impero, la Cisalpina e la Liguria sarebbero confluite
nell’uso del francese come acroletto (così è avvenuto perfino nelle parti
occidentali del Regno medioevale e moderno di Germania, oggi la Francia
Orientale dalla Provenza alla Lorena più la Vallonia in Belgio e la Svizzera
Francese o Romanda), la Sardegna sicuramente e la Sicilia e Napoli molto
probabilmente avrebbero conservato il castigliano (l’unica alternativa per le
Due Sicilie sarebbe stata lo stesso francese); perfino in Toscana, il vernacolo
sarebbe semplicemente un dialetto, come oggi è il corso (molto simile al
toscano) in Corsica accanto all’acroletto francese. Venezia avrebbe conservato
il veneziano oppure adottato (come Ginevra) il francese (cfr. gli Autori
Franco-Veneti medioevali, Veneti – all’epoca Lombardi – che scrivevano in
francese); nello Stato Pontificio si sarebbe continuato a usare il latino e,
informalmente, i basiletti italoromanzi centro-meridionali (alla caduta del
Papato il latino sarebbe stato sostituito dal romanesco, che a sua volta è in
realtà fiorentino importato a Roma dopo il Sacco del 1527; in precedenza,
l’antico romanesco era una specie di campano, come si capisce dal nome «Cola di
Rienzo» dove «Rienzo» = “Renzo”, con dittongazione di -e- in -ie- tipicamente
napoletana).
Il riconoscimento internazionale delle conquiste violente da parte dei Savoia nel 1859-1860 è stato conseguito grazie a un’interpretazione (che, a un esame più approfondito, risulta scorretta) di un Diploma Imperiale del XIV secolo: perfino la giustificazione giuridica dello Stato Italiano è dovuta al Sacro Romano Impero (sia pure con un’interpretazione sbilanciata a favore dei Savoia e contro gli Asburgo).
Non è rimasto più niente dell’Italia Manzoniana: «una d’arme» è la NATO, «di lingua» l’intera Romània (altrimenti, alla prima suddivisione della Romània è l’Italia a spaccarsi in tre) come basiletti e il Sacro Romano Impero (in particolare il Regno Longobardo della Nazione Gallesca) come acroletti, «d’altare» il Cattolicesimo Romano (proprio in Italia diviso fra Rito Romano – quasi tutto il Mondo tranne Milano – e Ambrosiano), «di memorie» l’Europa Centrale e Occidentale (Austria-Germania, Francia, Spagna), «di sangue» l’Europa (da un lato l’Europa Centro-Occidentale, dall’altro l’Europa Sud-Orientale), «di cor» è sempre stata divisa fra Rōmānī (Penisola, Emilia-Romagna) e Peregrīnī (Puglia, Toscana, poi Liguria e resto della Cisalpina, fino all’ultimo le Alpi e le Isole Maggiori) poi fra Chrīstiānī (Romani) e Pāgānī (Germani), poi fra Cattolici (Bizantini) e Ariani (Longobardi), poi fra Pontifìci e Imperiali, poi fra Guelfi e Ghibellini, Franciosanti e Austriacanti, Occidentalisti e Triplicisti &c., dopo la Seconda Guerra Mondiale fra Atlantisti ed Eurasisti, oggi fra Sovranisti (Filoamericani e Germanofobi) ed Europeisti (Germanofili e tendenzialmente Eurasisti).
Di comune a tutti gli Italiani e soltanto a loro c’è ‘solo’ tutto ciò che promana dallo Stato; la questione politica sono quindi i confini e la Capitale. Sovranisti sono in realtà tutti: alcuni – quelli che si chiamano così – vogliono l’Italia nei confini attuali, con Capitale Roma e in rapporto diretto con Washington (finché c’è un ‘Impero’ Americano l’Italia è probabilmente destinata a farne comunque parte), i loro Avversarî preferiscono uno Stato più vasto dell’Italia e con Capitale Bruxelles (o Berlino) invece che Roma, più o meno come ai tempi del Sacro Romano Impero e degli Asburgo, ma anche in questo caso alla fine Alleato di Minoranza degli Stati Uniti d’America, con la differenza che la volontà di Washington passerebbe per la mediazione di Berlino/Bruxelles invece che di Roma. Alla fine la dipendenza da Washington – nel bene e nel male – non cambia: varia solo se essere un grosso Stato con Capitale Bruxelles/Berlino o un piccolo Stato con Capitale Roma. Ogni Indipendenza è al contempo, se vista dalla parte opposta, una Secessione; quindi, a parità di dipendenza (gradita o no) dagli Stati Uniti e dalla NATO, l’Italia con Roma Capitale si configura come Secessione dall’Europa. Quale Stato c’era prima, l’Italia di Roma o l’Europa del Sacro Romano Impero e, prima, dei Celti? Ognuno sceglie la risposta che corrisponde ai suoi progetti (geo)politici, purtroppo dimenticando che, prima dei Latini e dei Germani, dei Greci e dei Celti, tutti e quattro – insieme a tanti altri – erano Indoeuropei e lo sono stati per la maggior parte della (Prei)storia (quaranta millenni, contro i due dall’antica Roma a oggi): è paradossale che proprio la più sanguinaria delle Ideologie, il Nazismo, ci debba ricordare questa verità di maggior Umanità...
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