Koulmig de la Tortue
I
Madeleine
Gli esseri umani non sono poi
tanto complicati. In fondo, sono animali anche loro. E come tutti gli animali,
uccidere, sbranare e scopare sono tre cose che vengono loro naturali. L’unica
differenza con le altre bestie che Dio ha sguinzagliato nell’Eden è che hanno
inventato modi molto raffinati per portare a termine il loro uccidere, il loro
sbranare e il loro scopare. Ah, giusto: sanno mentire molto meglio di ogni
creatura che c’è sotto il cielo.
Lo so, non sono pensieri molto cristiani e molto pii. Ma quando intorno a te
tutto uccide, sbrana e scopa e non c’è molto spazio per credere che l’uomo sia
fatto a immagine e somiglianza di Dio. Beh, se esiste, magari si diverte a
vederci soffrire, mettendoci nel posto giusto, sì, ma al momento sbagliato. O il
contrario, nel momento giusto, ma nel posto sbagliato. Personalmente, credo di
essere nata SIA nel posto sbagliato, SIA nel momento sbagliato della storia
dell’umanità. Perché a Saint-Malo, nell’anno dell’incarnazione di Nostro Signore
1628 non può esserci qualcosa di buono. Soprattutto se sei povera. Soprattutto
se sei donna. Soprattutto se abiti vicino al porto.
Il mio nome? Koulmig, ma tutti mi conoscono come Madeleine, come la prostituta
convertita da Gesù. Senza dubbio la prima parte del riferimento è azzeccata, la
seconda un po’ meno. Ho diciotto anni e sono C’hast del porto da… No, meglio non
dirvelo, probabilmente vi scandalizzereste. Ma il pane è il pane. Tra una madre
morta di parto, un padre ormai alcolizzato, quattro fratellastri a cui badare e
l’essere stata disonorata da un tuo parente proprio nel momento in cui stavano
decidendo chi farti sposare… Non è che ci fossero molti altri impieghi
disponibili. I primi tempi sono stati i più duri ed i più dolorosi.
E’ probabile che se non ci fosse stata Marie mi sarei già suicidata. Chi è
Marie? Una Gast veterana che mi ha preso sotto la sua ala.
Mi ha insegnato a sopravvivere tra gli stretti vicoli di questa fogna puzzolente
che chiamano città. A scroccare il cibo giusto alla gente giusta. A evitare le
botte, le malattie e… Quegli incidenti del mestiere di cui conviene accorgersi
subito, altrimenti rischi di creare un altro essere che potenzialmente ucciderà,
sbranerà e scoperà. Ammesso che sopravviva. E soprattutto che tu sopravviva al
parto. Ne ho viste tante di ragazze morire in quel modo. Non piacevole.
Marie è stata come una madre, per me e per altre. Mi ha insegnato anche la cosa
più fondamentale di tutte: non provare niente. Essere indifferenti e ciniche è
l’unico modo, per noi, quaggiù.
Ma ieri è morta anche lei. Lo diceva sempre, che nessun rimedio è valido in
assoluto. E che trovarsi - appunto - nel posto sbagliato e nel momento sbagliato
a volte capita, e non ci puoi fare nulla. Nel suo caso, però, ha deciso
autonomamente il modo in cui morire. Come? Ha deciso di non abortire. Ha provato
a spiegarmi il perché. Tante, tante volte. Forse in fondo mentiva, quando ci
insegnava ad avere un cuore di pietra. Ma alla fine non ho mai compreso il
motivo per cui scegliere proprio quello, come modo di suicidarsi. Perché,
ovviamente, è morta. L’ultima cosa che ho fatto è stata portare la sua bambina
alla ruota. Ho pianto. Ho provato, a indurire il cuore. Ma era troppo, troppo
difficile. Il peso della stupida, insensata crudeltà della mia vita era troppo
grande per non piangere.
Ve lo assicuro, avrei voluto uccidere quella mostruosa creatura che mi ha
portato via Marie, mentre mi allungava le sue ancora innocenti manine, ma non ne
ho avuto il coraggio. Non per un chissà quale rimorso di coscienza o per chissà
qual nobile motivazione. E’ semplicemente che sono una perdente di questo mondo.
Mi manca il coraggio per sbranare ed uccidere. E per continuare a farmi scopare
me ne resta assai poco. Anche perché tra poco arriverà l’inverno. Chissà quante
si porterà via di noi il gelo, quest’anno. Un vecchio detto malouin dice
“kentoc'h mervel eget bezañ saotret”, ‘meglio la morte dello sporco’. O chi l’ha
inventato aveva un gran senso dell’umorismo, o non doveva avere gran che idea di
cosa sarebbe diventata questa città di pirati, tagliagole e puttane. Qui la
sporcizia è dappertutto. Nelle strade, nelle taverne, nelle persone. E continua
a crescere, crescere. Ti penetra nell’anima, fino a che dentro non ti resta
altro. L’unica cosa che resta da fare è aspettare. Che sia il freddo, o una
malattia, poco importa. Aspettare di morire, cercando di non soffrire troppo. E’
l’unica cosa che noi gast riusciamo a fare, qui, a Saint Malo.
* * *
‘Dai Madeleine! muoviti! Se è
generoso quanto ha detto Aodrena, potremo comprare tanta di quella legna che ci
basterà fino a marzo!’
Agnetha. Piccolina, ma con un paio di tette che io non avrò mai, nemmeno se non
smettessero più di crescermi da qui alla morte. Inutile dire che i clienti non
le mancano mai. Immancabilmente e fastidiosamente allegra, tranne quando
qualcuno prova a chiederle per quale diavolo di motivo è finita a Saint Malo
dalle Fiandre.
‘NO. Ragiona, idiota. Se tutte le gast di Saint Malo vanno a San Vincenzo, vuol
dire lavoro facile e senza concorrenza in tutte le taverne del porto. E poi,
davvero credi che esista un nobile che dice di voler assumere più di cento
prostitute in una volta sola?’
‘Uff. Madeleine, ti ha mai detto nessuno che sei dolce come l’aceto?’ Almeno
accompagnami! Chi lo sa? Magari è un mercante che ha fatto centro e ha un sacco
di oro. O un nobile di Parigi, che mi porterà nel suo castello e-’
‘Va bene Agne, va bene! Ti accompagno, almeno smetti di dire boiate… E comunque…
Aceto eh? Questa è nuova, di solito mi paragoni al latte rancido.’
Non ci volle molto per raggiungere la cattedrale, ma l’atmosfera aveva un che di
surreale. Non avevo mai visto tanta gente davanti a San Vincenzo, nemmeno nei
migliori giorni di festa. Soprattutto, non avevo mai visto tante gast riunite
insieme. Non certo il tipo di persone che solitamente si affolla in chiesa con
entusiasmo. Ma le voci di strada sono una bestia pericolosa: basta dire in giro
‘un signore molto ricco vuole ingaggiare un numero spropositato di meretrici,
offrendo una quantità spropositata di denaro’, ed ecco il risultato. Le persone
‘normali’ - ammesso che veramente ne esistano, a Saint Malo - vedendo quello
spettacolo erano seriamente indecise se ridere di noi, insultarci o approfittare
per tentare di saggiare la nostra mercanzia (gli uomini, nello specifico) qua e
là.
La nostra non certo mirabolante statura ci impediva di cogliere con chiarezza
cosa stava accadendo, ma si poteva intravedere, su un lato del sagrato, un
palchetto di legno, costruito alla bell'e meglio. Su di esso, un gruppo di
uomini. Armati. E minacciosi. Molto minacciosi. Più in disparte, con fare
vagamente annoiato, quello che doveva essere il protagonista di quella follia.
‘Con le guardie che si ritrova, quello non è di certo un nobile di Parigi. Mi
spiace Agne, ma scommetto che quello è un pirata arricchito.’
‘Beh, l’unica cosa che a Saint Malo non puzza di pesce andato a male sono i
soldi.’ replicò Agnetha, con una scrollata di spalle.
Sospirai, non potendo fare a meno di sorridere beffardamente a
quell’inesauribile grumo di ottimismo. ‘In effetti lo dicevano anche i latini.
Pecunia non olet.’
Agnetha mi squadrò un po’ stranita. ‘Eh? Da quando in qua sai il latino?’
‘Marie.’
‘Ah.’ Bastava citarla che tutte le gast si zittivano. Non era vero,
naturalmente… Ma era una menzogna plausibile. Marie sapeva tutto. Sempre.
Nessuno si chiedeva mai perché, ma per tutte le gast che l’avevano anche solo
sentita nominare, era una verità scolpita nel marmo.
‘Cooomunque, Agne. Ti prego. TI PREGO. Adesso possiamo andarcene?’ Avevo una
speranza molto vaga che una volta saziata la sua curiosità si sarebbe stancata
di tutto quel casino e avremmo potuto tornare indietro. Speranza che,
naturalmente, fu sgretolata in un attimo.
“Stai scherzando, Madeleine, vero? Ora che siamo qui, non me ne vado se prima
non ne caviamo qualcosa!’
‘Uff. Sai che ti odio, vero Agne? Ad ogni modo, se a questo tipo interessa più
la quantità che la qualità come dicono, sarà senza dubbio una fregatura,
contaci.’
Prima che quella matta potesse replicare, una delle guardie sul palco si schiarì
la voce e gridò, perentoriamente: ‘Zitte, stupide puttane! Se siete qui è solo
per approfittare della generosità di Monsieur Levasseur!
‘Simpatico, proprio come un dito nel-’ Agne non mi diede la soddisfazione di
finire il mio soave e aggraziato commento, zittendomi. A quanto pare ‘Monsieur
Levasseur’ stava per prendere la parola, ignorando bellamente tutte le gast che,
a differenza di me, non avevano una piccola amica logorroica che impedisse loro
di ribattere con improperi.
‘La farò chiara. Ho bisogno di trasportare mille signorine come voi sulla mia
isola, per rendere un po’ più gradevole la vita ai miei coloni. E’ piena di
pirati e farabutti, ma voi gast di Saint-Malo siete abituate, no? E’ per questo
che ho iniziato da qui!
Forza, cinque scudi d’argento se accettate!’
Per un istante, tutte noi rimanemmo senza fiato. Cinque scudi d’argento erano
davvero tanti soldi. Non abbastanza per comprarci una casa, ma quasi.
Sicuramente ci si mangiava (al caldo) per dei mesi. Altrettanto vero era che una
prostituta con cinque scudi d’argento in tasca era probabilmente una prostituta
derubata e uccisa entro il vespro, ma la fame accende il desiderio e il come non
perderli era un problema che passava in secondo piano rispetto all’averli.
Le implicazioni era tante. Un’isola nelle Americhe… Molte di noi non avevano la
più pallida idea di cosa significasse. Vero, forse nemmeno io ne sapevo molto.
Ma quel poco mi faceva dire che saremmo semplicemente passate da un tipo di
inferno all’altro. Non era la promessa di un paradiso.
All’improvviso, come il più consumato dei venditori, quel Levasseur iniziò ad
additare alcune delle ragazze sotto il palco, titillandone i desideri.
‘Tu! cosa sogni? Non ambisci ad una vita migliore? Immagina cosa puoi fare con
cinque scudi!’
Iniziavo a sentire un certo senso di nausea. Sbranare e fottere. Sì, quell’uomo
pareva maledettamente bravo in entrambi i campi. E di sicuro non volevo essere
sbranata e fottuta da lui. Non oggi.
Anche Agne si sentiva a disagio. Strano. Lei? La bolla di felicità, che per
qualche ora mi aiutava a ottundere i sensi meglio dell’alcool? Eppure fu la
prima a dirmi ‘andiamocene’, con fare nervoso.
Ad un tratto, ‘signor cinque scudi’ incrociò il mio sguardo. I suoi penetranti
occhi scuri si inchiodarono sui miei insignificanti occhi cerulei. Impedendomi
di scappare.
‘E tu? Che cosa sogni?’
Risposi istintivamente. Pessimo errore, ma il sereno volto di Marie un attimo
dopo la fine era ancora impresso nella mia mente dal giorno prima. Ancora mi
tormentava. Ancora aspettava una risposta.
‘Smettere di soffrire. E morire senza troppo dolore, probabilmente.’ Urlai,
anche se non me ne accorsi, di quanto la mia voce fosse alta. Sentii che tutte
le gast della piazza per un lungo, lunghissimo attimo mi fissarono. Non so se
con uno sguardo di sorpresa, di compassione, di comprensione o derisione. Non mi
importava.
Mi voltai e feci per andarmene velocemente, tra due ali di gast avvolte in uno
strano silenzio.
Ma Levasseur, per quanto credessi di averlo colto di sorpresa, rispose ridendo,
pur tradendo un breve istante di esitazione: ‘kentoc'h mervel eget bezañ
saotret, ho detto giusto? Beh, almeno l’inferno della Tortue è caldo. Pensaci,
piccola.’
Koulmig
II
Agnetha Vermesch
“Assurdo. Mi accompagni di
malavoglia, poi sei tu quella che si propone per prima?”
Lo sguardo di tenero rimprovero di Agne mi stringeva il cuore. La stavo
abbandonando, lo sapevo. Io che abbandono gli altri? Non è una novità.
Affezionarsi, per le gast, è un errore fatale.
Eppure Agne era Agne. Insopportabilmente ciarliera, fastidiosamente gioiosa. E
poi mi rubava i clienti. E poi era inevitabile essere gelosi delle sue forme. E
poi… E poi era semplicemente Agne.
Alzai lo sguardo. Una lacrima ribelle le rigava la guancia sinistra.
“Stai piangendo… Per me? Dai Agne, siamo gast! Andiamo e veniamo. Alcune
muoiono, altre semplicemente scompaiono. Non val la pena, su!”
“Aaaargh. Sei tanto intelligente, Madel-, no, Koulmig. Eppure non capisci mai le
cose più semplici. Sono tua amica e ti voglio bene. Ti basta?”
Sorrisi, ma scossi la testa, nella speranza di scacciare con quel gesto la
stretta al petto che mi attanagliava sempre più.
“Ehi, non osare nemmeno lontanamente giocare sporco per farmi dire ‘ti prego,
vieni con me’. L’hai detto anche tu, le altre non sanno quanto le Indie siano un
incubo. Ti odierei davvero se ti convincessi ad accompagnarmi.”
Discorso debole, lo sapevo. Ma non ero capace di fare di meglio. L’unica cosa
che contava è Agne non decidesse di fare una pazzia. La stessa pazzia in cui mi
stavo infilando io, per esempio.
A quel punto Agne mi prese la testa tra le mani e poggiò la sua fronte contro la
mia. Fissandomi intensamente bisbigliò sommessamente, quasi rivolta più a se
stessa che a me: “Perché vuoi a tutti i costi andare in un posto in cui io non
posso seguirti?”
“E’ pericoloso e lo...”
“No, non intendo le Indie, stupida Koulmig! - mi interruppe - Intendo
raggiungere Marie. Perché è questo quello che vuoi fare. Solo che lo vuoi fare
in un posto in cui nessuno di quelli che conosci… in cui IO possa impedirtelo.”
Mi morsi le labbra, non sapendo come rispondere. Tutto sommato aveva ragione.
Volevo perdermi. Volevo diventare un giocattolo rotto. Volevo arrivare davvero a
non provare più niente. E alla fine, lasciarmi morire. Troppo codarda per farlo
da sola, volevo lasciare che fosse un’isola delle Indie a prendersi la colpa. E
sì, non volevo che Agne mi vedesse sprofondare. Era mia amica e le volevo bene,
proprio come aveva detto lei. Anche se non potevo permettermi di confessarlo.
“Agne…”
“Ora ti racconterò una storia”, mi disse. “C’era una volta una ragazzina molto
stupida. Non era né ricca, né povera, ma tutto sommato non faceva una brutta
vita. Si sarebbe potuto dire che era felice, anche se le sue giornate erano
piuttosto monotone, per cui, forse, non conosceva ancora la vera felicità. Un
giorno, quella stupida ragazzina si innamorò. Le giornate sembravano meno
noiose. I giorni erano meno grigi. Lui non era gran che, ma lei non se ne
accorgeva. O forse sì, ma non le importava. Quel sentimento l’aveva cambiata e
non voleva lasciarlo andare. Quando si sposò, era al settimo cielo. Solo che
però l’uomo di cui si era innamorata, a quanto pare, morì quel giorno. A quanto
pare, dico, perché anche se il suo aspetto era lo stesso, la sua voce era la
stessa, dentro era completamente diverso. Freddo, stupido, crudele. Forse era
più povero di quanto sembrava e aveva sposato la sciocca ragazzina solo per una
questione di denaro. L’uomo iniziò a picchiarla, tanto. Quella stupida iniziò a
pregare. Magari, se non fosse stata tanto felice prima, se non avesse scoperto
quello stupido sentimento, avrebbe potuto sopportare. Ma era troppo tardi. E’
come provare un cibo troppo buono e poi tornare al pesce rancido il giorno dopo.
Ti sembrerà ancora più schifoso del solito, giusto? Un giorno, in un momento di
disperazione, lei riuscì a uccidere l’uomo. Non capì nemmeno come aveva fatto.
Forse il buon Dio lo classificherebbe persino come suicidio, visto che era
inciampato e caduto da solo su quel coltello, ahahah. Ma no, dalle fauci
dell’inferno non si scappa così. E di sicuro non si può tornare alla vita di
prima, dopo aver ammazzato una persona. Quella stupida miracolosamente riuscì a
scappare, a scappare lontano. Ma un’assassina condannata all’eterna dannazione,
in una terra lontana e completamente sola, che prospettive aveva? Così si mise a
fare la prostituta. Non è un lavoro bello, non è un lavoro onorevole. E’ un
lavoro peccaminoso, ma in fondo chi se ne importava, aveva un peccato molto più
grande sulle sue spalle. Eppure voleva vivere. Voleva disperatamente continuare
a vivere. E in mezzo a quella vita orribile, in un posto orribile, scoprì che
esistono persone che lo rendevano leggermente meno orribile. Ogni tanto scopriva
persino che riusciva a essere felice. Certo, quei giorni capitavano di rado, ma
capitavano. Ma bastavano per convincerla che ne valeva la pena. A continuare a
vivere, intendo.
Capito, stupida? E’ per questo che mi fa tanta, tanta rabbia vedere una persona
che rinuncia a vivere. Specialmente se non si accorge di avere tanto, tanto,
tanto…”
Agne mi abbracciò forte, mentre continuava a bisbigliare quel ‘tanto’.
Dannazione. Un bel colpo basso, raccontarmi il suo passato, che non aveva mai
rivelato a nessuno. Ora anche io sentivo un pizzicore agli occhi.
Ma no. Dovevo resistere.
“Agne - iniziai, con una voce più rotta di quanto sperassi - se ti prometto che
non mi lascerò morire, tu mi prometti che non tenterai di accompagnarmi?”
“Ahahah, sogna, piccola Koulmig, non ti liberi facilmente di me, specialmente
dopo che ti ho raccontato la storia della mia vita!”
“Uff. Fiamminga insistente. E con Jacques le Requin come la metti? Le tue
tettone sono la sua miniera d’oro, non ti lascerà scappare così facilmente.”
Altro argomento debole. Non stavo realmente insistendo. E quella dannata lo
capiva. Capiva che stavo cedendo. Che in realtà volevo che ci fosse qualcuno che
mi costringesse a tirare avanti anche un solo giorno in più.
Codarda, codarda e codarda. Stavo usando Agnetha come scusa per non andare fino
in fondo. Merda, la realtà è che volevo che venisse con me. E questo mi faceva
sentire ancor più una merda. Trascinarla nella fogna solo per appoggiarmi a lei?
Una sanguisuga, un animale viscido e putrido che succhia il sangue degli altri.
Ecco cos’ero. Quanto egoista era la mia ‘amicizia’ e il mio ‘voler bene’.
Sospirai. Magari ci avrebbe pensato davvero Jacques a sistemare la faccenda. Un
brezhel che si rispetti non si fa fregare la sua principale fonte di guadagno.
Passi una ragazzina con troppa poca carne sulle ossa, come me, ma…
Le successive parole di Agne, però, mi fecero sobbalzare.
“A quanto ho capito mister ‘pirata che vuole arruolare millecinquecento puttane
in ogni porto del nord’ si mette d’accordo coi brezhel. Fa delle offerte
abbastanza irrifiutabili.”
“Ehi. Cosa vuol dire a quanto ho capito? Cosa mi stai nascondendo?” Agne non la
raccontava giusta. E poi io ero quella che passava per intelligente, eh?
“Ahem… Può darsi che io mi sia già proposta?”
“Ma se eri con me!”
“Non proprio tutto il tempo, Koulmig…”
“Cinque stramaledetti minuti dopo che sono salita su quel fottuto palchetto.
Come hai fatto a-”
“Te l’avevo detto che non ti saresti liberata facilmente di me!”
“AAAARGH. Ti odio. Quindi la tua lacrima? La tua storiella? Falsa, falsa peggio
di Giuda! E ridammi tutta l’inutile fatica sprecata a convincerti!”
Agne semplicemente rise. La odiavo, sì. Mi rendeva terribilmente difficile
morire.
.
III
François Levasseur (1)
“Che posto di merda, questa
Saint-Malo!”
“Buono, Thibault, ne abbiamo ancora tante da raccattare.”
“Avrei preferito rimanere a La Rochelle. Le bretoni puzzano di pesce marcio. E
poi sono troppo papiste. Si fanno il segno della croce persino mentre scopano,
dannazione.”
“E’ qui il futuro, brutto idiota. La Rochelle è già morta. E’ dal ‘28 che è
morta. Poi, dopotutto, abbiamo visto qualcosa di inaspettatamente divertente.”
“Intendete la ragazzina isterica? Bah. Cosa ci trovate di spassoso, comandante?”
Il ‘comandante’, ossia François Levasseur, ridacchiò beffardo. Poi aggiunse:
“Questo è il motivo per cui non diventerai mai un comandante generale, Thibaut.
Tutti noi che abbiamo fatto delle Indie la nostra casa, dentro siamo degli
eterni insoddisfatti. Vogliamo l’avventura, vogliamo l’imprevedibile. Siamo dei
folli, ahahah! Peccato che tutto diventi velocemente ripetitivo e noioso… Se sai
già come andrà a finire, non puoi goderti una storia. Ma se ogni tanto accade
qualcosa di completamente inaspettato, di assurdo, non è tutto più divertente?
Poi… ‘Isterica’? Oh, no. Impara a leggere meglio gli sguardi della gente. No,
era perfettamente lucida. E’ proprio questa la parte interessante! Mi ha
incuriosito talmente tanto che prima o poi mi farò una bella chiacchierata con
quella pulce. Ovviamente non ho nessuna intenzione di pagare per i suoi servigi,
Ahahah.”
* * *
Chiaramente lo strano pirata
arricchito non aveva alcuna intenzione di mantenere la sua promessa. Non che mi
illudessi, però l’idea di diventare improvvisamente ricca mi aveva suo malgrado
solleticato. Ci venne dato un anticipo in monete di rame, ufficialmente perché
una buona parte del compenso che ci era stato assicurato ci veniva dedotto come
‘spese per il trasporto’. Il viaggio non fu piacevole. Per quanto non fossimo
davvero millecinquecento (o nemmeno cento, per quanto potevo intuire), eravamo
comunque stipate come delle sardine. La prima di noi che morì mi fece una certa
impressione, devo ammetterlo. Non penso per qualche strano malessere,
altrimenti, dato che non eravamo partiti da molto, ci avrebbero tutte ammazzate
per non correre rischi. Probabilmente era stata uccisa. Stuprata a morte da
marinai con troppo tempo libero a disposizione? O per delle stupide gelosie tra
gast? Non ero sicura di volerlo sapere. Ciò che mi sconvolse di più fu quanto
poco mi importava di lei. Quando vidi il sacco di tela che conteneva il cadavere
venire non molto cerimoniosamente buttato in mare senza un minimo di cura o
rispetto, mi salì un brivido. Probabilmente nessuno avrebbe ricordato quella
ragazza. Forse, chi le avrebbe tributato i maggiori onori sarebbero stati i
pesci che si sarebbero sfamati con i brandelli del suo corpo. Il mondo era pieno
di persone che scomparivano così, nel nulla, senza lasciare nemmeno una più vaga
testimonianza di aver vissuto. Un po’ ipocrita da parte mia, ma la perfetta
consapevolezza di essere tra quelle, mi fece venire un vago senso di nausea. O
forse era solo il mal di mare.
Ora dell’arrivo, c’erano dieci gast in meno, stavolta effettivamente per tifo.
In più di un’occasione ci fecero strofinare tutto il ponte con l’aceto, per
lavarlo, oltre a far bollire i nostri vestiti per eliminare i pidocchi, ma non
valse a granchè. Quello che importava era che Agnetha era sopravvissuta. Un po’
più smunta, chiaramente, ma sana. E nessun marinaio aveva abusato di lei.
Meno male che hanno occhio per la mercanzia di valore, pensai.
Il porto era un caotico cumulo di pontili di legno, taverne, voci di tante
lingue diverse e rumore. Su tutto incombeva minaccioso il forte, adagiato su uno
sperone di roccia e pronto a fare a pezzi coi suoi cannoni qualsiasi nave nemica
si volesse avvicinare all’isola. Spagnoli, dicevano. Non che la cosa mi
riguardasse particolarmente.
Non sapevamo quel che ci sarebbe accaduto, cosa avremmo dovuto fare, insomma,
nulla. Gli sguardi pragmaticamente interrogativi che stavamo iniziando a
rivolgerci io e Agne non ebbero però tempo di tramutarsi in parole. Come un
falco piombò su di noi un omone grande e grosso. Non faceva parte
dell’equipaggio della nostra nave o perlomeno, io non l’avevo visto. Che fosse
sceso da uno dei vascelli che erano salpati da Saint-Malo assieme al nostro?
Mah, inutile preoccuparsene troppo, in fondo. Quello che contava era che in
pochi attimi, senza capire bene come, mi ritrovai la sua mano avvinghiata alla
mia spalla sinistra.
Assurdo, ma quel tipo, con un’aria che mi pareva vagamente familiare, cercava
proprio me. La mia mente si stava ostinatamente rifiutando di reagire, o,
quantomeno, dare un minimo di senso a quell’incontro. Più svelta fu Agne.
Ricordati, devi avere sempre la risposta pronta. Fingi sempre, SEMPRE di
avere il controllo della situazione, anche quando dentro sei nel panico. Se il
terrore arriva a dipingere il tuo sguardo è finita. Ci sono poche cose che
raddrizzano l’arnese di un bastardo come il rendersi conto di avere il più
totale potere su di te. Se non hai un brezhel nelle vicinanze, due su tre che
finisci derubata, pestata e stuprata.
Sante parole di Marie. Senza di lei mi stavo già dimenticando le basi,
dannazione. Con ogni probabilità sarebbe stata però molto fiera di Agnetha,
anche se, a onore del vero, non riuscii a registrare molto cosa avesse detto.
Perlomeno mi diede il tempo di riprendere la concentrazione necessaria per
indossare la giusta maschera.
“Va bene, va bene, per quanto la mia amica sia ansiosissima di conoscervi in
maniera molto, molto approfondita, non ingelositemi, suvvia! Ditemi per qual
ragione un bell’uomo come voi ha posato i suoi occhi su di me. Sono sicuro che
al giusto prezzo, potrò essere a vostra completa disposizione”
Frase civettuola d’ordinanza. Un mucchio di parole buttate lì a caso che
funzionava più spesso di quanto non paresse. Anche se con la coda nell’occhio
iniziavo a guardarmi intorno, ringraziando istintivamente Dio per l’assenza di
angoli bui e nascosti in cui potesse trascinarmi di peso.
Per tutta risposta, il tizio mollò leggermente la presa, limitandosi - si fa per
dire - a sputarmi in faccia.
“Tsk! Stupide troie avide! Pensate che IO mi abbassi a farmi una scopata con le
prime arrivate? Come minimo mi prenderei le zecche che vi infestano la boscaglia
giù in basso!”
Mh. Questo deve avere il cazzo piccolo. E compensa con gli insulti. Già.
Mentre cercavo di scacciare lo stupido pensiero che si era intrufolato nella mia
mente per esorcizzare il timore, mi resi conto che quella voce non mi era nuova.
Ma certo! Era una delle spalle del nostro ‘benefattore’! Per una volta
ringraziai di avere l’udito che avevo.
A fronte di quella fulminea illuminazione, finsi un languoroso sospiro e
attaccai, sperando che Agnetha mi facesse da controcanto, a seconda di come
girava la discussione : “Ebbene, cosa desidera vossignoria da me, dunque?
Possibile che abbia immeritatamente guadagnato l’attenzione di sua eccellenza il
nostro gentile ospite? Oh, quale indegno onore, per una ragazza perduta come me!
Che abbia scelto le persone sbagliate?”
Ma Agne, naturalmente, incasinò la situazione: “Oh, ma siamo onorate di servire
sua eccellenza. Sapete… - aggiunse, sbattendo languidamente le palpebre - siamo
timide. Ci facciamo forza a vicenda. E poi… Non avete idea di cosa può accadere
in tre!”
E io che cercavo di svicolarci da questa situazione. O perlomeno
svicolarTI. AAAARGH! Agnetha!
Per tutta risposta, l’omaccione grugnì. Poi mi sputò in faccia. Di nuovo.
“Inutili puttane… Cosa ci troverà di interessante il capo… Quella che mi
interessa, comunque, è questa pulce qui. Al capo piace. Tu, tettona, puoi andare
a farti un giro.”
“La tettona viene con la pulce.” Rispose ferma Agnetha. Il suo tono non era
quello lavorativo. Era serissimo. Tanto serio da cogliere di sorpresa persino
quell’armadio di uomo che ci trovavamo di fronte.
“Bah. Come ti pare. Forza, tenete il passo!”
Valutai attentamente se scappare o obbedire al caldo suggerimento. Fossimo state
a Saint-Malo, avrei provato a dileguarmi tra i vicoli, facendo perdere le mie
tracce. Ma non avevo la benché minima idea di dove mi trovassi. Avevo
alternative? Forse, ma lì per lì non me ne venne in mente nemmeno una, per cui
mi limitai a un ‘Certo, messere, fate strada.”
Affrettandosi dietro a monsieur sputo, Agne si avvicinò a me e bisbigliò, a
mezza voce: “Stavi pensando di andare da sola, vero?”
“Sua eccellenza vuole me. Non ho la più pallida idea del motivo, però tu non
c’entri. E non è detto che sia una questione di denari d’argento, Agne. E non è
nemmeno detto che sia una questione positiva. Anzi, magari è solo uno che si
diverte a picchiare le ragazzine. Sia come sia, non dovevi immischiarti!”
“Vedila così: non mi andava di rimanere completamente sola in un posto del tutto
sconosciuto. Tra rimanere impalata senza avere idea di cosa fare e la
possibilità di rubarti i soldi dalle tasche dovessi rimanere ammazzata, ho
scelto la seconda. Può andare come risposta?”
Sbuffai. Averla vinta era decisamente impossibile.
* * *
“Sapete chi sono?”
“No, sua eccellenza.”
“Ma vi sarete fatta qualche idea, no? Forza, ditemi.”
“Siete il governatore di quest’isola, deduco. Altrimenti non abitereste nella
rocca.”
“Più o meno. Anche se il termine ‘governatore’ non mi piace. Preferisco
‘padrone’. Ho fatto costruire IO Fort Rocher, dal niente. Su un MIO progetto,
per giunta. Quindi è MIA. E di nessun altro. Né di De Poincy, né di Esnambuc. E
tantomeno di Luigi tredicesimo. ”
“Ho un pessimo francese, sua eccellenza.”
“Ahahah. Solo i parigini hanno un buon francese, tutti gli altri fanno finta più
o meno bene, giovane bretone. E sentiamo, secondo voi, per quale ragione avrei
iniziato ad ammassare puttane sull’isola? Su, divertitemi.”
Cosa diamine vuole che io dica, questo montato egocentrico? E poi perché
tutte queste domande a una semplice gast?
Tanto valeva dirgli quello che davvero pensavo, a questo punto. Dopotutto avevo
avuto un discreto tempo per riflettere su quale assurda ragione avesse spinto un
uomo a voler reclutare più di mille prostitute.
“Mmmh. Non ci sono vere città su quest’isola. Solo un porto frequentato da
bucanieri. Quindi niente donne. Penso che sua eccellenza voglia rendere la
permanenza dei pirati più… Piacevole possibile? Della qual cosa sarebbero molto,
molto grati. Tanto grati da attaccare le navi che sua eccellenza vuole affondate
e saccheggiate. Sua eccellenza poi in pratica sarebbe il nostro brezhel… Ahem,
no, maquereau. Per cui, se dopo aver saccheggiato, i pirati vengono qui a
spendere i loro soldi con noi… Ci guadagna due volte, sua eccellenza.”
“AHAHAH! Splendido. Davvero splendido. Un vero peccato che siate una donna. Di
gente sveglia a mia disposizione non ce n’è molta a La Tortue. Dieci monete di
rame a voi per avermi sorpreso. Fatevi accompagnare da Thibault al Veleno di
Catherine. Non sarete trattate troppo male, lì.
Fuuuuu. Pare che la mia risposta gli sia piaciuta. Dai, è andata.
Mentre stavo per accennare un maldestro inchino e andarmene, quel Levasseur
ghignò beffardamente. Non bene. Avevo la fastidiosa impressione di essere una
mosca finita nella tela del ragno. E infatti: “E ditemi, bretone. Siete ancora
viva o siete già morta dentro?”
Certo, ora capisco… L’ho stupito con quello sfogo idiota. Per questo
voleva conoscermi.
“Ancora non so, sua eccellenza. Non c’è molto per una gast per cui valga la pena
esistere. D’altra parte, è nella natura della gente fare di tutto per allungare
di un giorno la propria vita. E’ difficile vincere contro questo istinto, anche
se sotto sotto sappiamo che domani sarà uguale o peggiore di oggi, sua
eccellenza.”
“Ben detto, bretone! Mi piaci proprio. Facciamo così, un ultimo piccolo gioco:
uccidi la tua amica e ti renderò la mia donna. Non dovrai più essere una puttana
per il resto dei tuoi giorni. Forza, stupiscimi ancora, da ragazza intelligente
quale sei. Fammi vedere se vince l’istinto di sopravvivenza o la noiosa morale
dei preti.”
Ciò detto, estrasse da uno dei foderi legati alla cinta un pugnale e me lo
porse.
Una vampata di caldo esplose nel mio corpo. Il cuore batteva a mille, tanto da
farmi mancare il fiato.
Quindi, afferrai tremante il coltello.
Agnetha
.
IV
Thibault
Non sono mai stata una buona
cristiana. Ma anche le gast vanno in chiesa e sentono raccontare le storie della
Bibbia. Me ne ricordai una, in particolare: quando Dio chiese al patriarca
Abramo di sacrificare il proprio figlio Isacco.
Tu e i tuoi fantastici scherzi di pessimo gusto, Signore.
Eppure quello non fece una piega: tirò fuori il coltello e stava per farlo fuori
davvero, se un angelo, sceso dal cielo, non gli avesse fermato la mano. ‘Era una
prova per valutare la fede di Abramo. E lui, incrollabile, la superò.’ Questo
aveva detto il prete. Mah.
Nemmeno Sua eccellenza mi pareva molto cristiano. Eppure, di sicuro, gli piaceva
giocare a fare Dio.
Peccato che io non ero un patriarca biblico. Ero solo Koulmig di Saint-Malo.
Fissai per un attimo la lama che impugnavo tra le mani, poi scossi la testa e
dissi:
“Sua eccellenza è molto generosa e non posso negare di essere grata per questa
offerta. Ma il prezzo è troppo grande, ed io troppo povera per pagarlo.”
Il sorrisetto sul viso dell’uomo si spense ad un tratto. Era come se una luce
nei suoi occhi si fosse spenta. Con fare un po’ troppo teatrale, inscenò una
posa afflitta: “Ah! Proprio all’ultimo, mi deludi. Speravo di avere a che fare
con un vero uomo… Ma alla fine anche tu non sei altro che un noioso pezzo di
carne come gli altri.”
Davvero si aspettava che ammazzassi Agne senza battere ciglio?
“Era una prova, messere?”
“Sì. E tu hai fallito.” Replica secca, quasi acida. Era chiaro che non lo
interessavo più, come se ad un tratto fossi scomparsa dal suo campo visivo.
Per fortuna?
Lanciò un sacchetto di cuoio pieno di monete alla sua guardia del corpo e gli
disse, con voce surrealmente pacata: “Thibault, sbattitela un po’ e poi
rimandala dalla sua amica. Poi accompagnale al Veleno. E non sognarti di tenerti
i soldi, non sia mai che si dica che non mantengo le promesse. E muoviti,
altrimenti ti spedisco all’Inferno. Sai di che parlo.”
In che senso "sbattitela un po’"?
“Ahem… Sua eccellenza?”
“Sì, bretone?”
“Devo… sì, cioè, adesso? Davanti a Sua Eccellenza?”
“Abbiamo appurato che non sei altro che una misera puttana senza cervello, no?
Comportati da tale.” Il tono era come se stesse affermando una banalità, o come
se stesse parlando del tempo atmosferico.
L’ho indispettito, per cui mi vuole umiliare. Palese.
Mentre lentamente mi svestivo, inspirai ed espirai un paio di volte,
concentrandomi sull’ottundere completamente sensi e sentimenti. Ormai ero
addestrata a farlo. E poi, a dirla tutta, non volevo dargliela completamente
vinta. Voleva rimarcare che non fossi altro che ‘una misera puttana senza
cervello’? Bravo, facesse pure. Non gli avrei dato la soddisfazione di emettere
nemmeno un flebile gemito. Niente. Muta.
E ci riuscii, mentre per tutto il tempo lui mi fissava con quel suo sguardo
freddo e grigio. Fu la scopata più surreale che avessi mai fatto.
Alla fine, l’unico veramente umiliato fu probabilmente Thibault. Non mi avesse
sputato in faccia, avrei quasi provato pietà per lui. Quasi.
Alla fine, mentre mi rivestivo, mi tolsi l’ulteriore sfizio di avere l’ultima
parola. Sicuramente avrei dovuto evitare, ma fu più forte di me.
“La prossima volta che vuole godersi lo spettacolo dovrà pagare, messere.”
mormorai, gelida.
A quella frase, notai sua eccellenza inarcare leggermente gli angoli della
bocca, in un impercettibile sorriso. “Non mancherò, giovane bretone.” commentò,
con fare leggero.
Ero tornata ad interessarlo? Non mi era chiaro.
Mi incamminai verso la stanza in cui Agne era stata condannata (a fatica) ad
attendere la fine della mia udienza.
Nel mentre, realizzai di non capire più chi ero o cos’ero. Quel pensiero mi rese
ansiosa.
Egoista qual ero, avevo combattuto con le unghie e con i denti per qualcun
altro.
Indifferente e passiva qual ero, avevo insistito per strappare una vittoria,
anche solo morale, in una contesa con un’altra persona, peraltro molto più forte
di me.
Non volevo vivere, ma in questi ultimi minuti avevo mostrato un feroce
attaccamento alla vita, come mai mi era capitato.
Perché?
L’eco di quella domanda mi avrebbe tormentato per molto tempo.
* * *
Thibault ci accompagnò,
insospettabilmente mite e taciturno, fuori dalla rocca, verso la baia.
“Koulmig, per favore, mi dici che è successo?”
Vuoi che ti dica che mi hanno chiesto di ammazzarti? Certo, come no.
Cercai malamente, un po’ sulla difensiva, di inventarmi lì per lì una risposta
sufficientemente esauriente da soddisfarla: “Che vuoi che ti dica, Agne. Mi
hanno costretto a lavorare fuori programma. Avrei fatto volentieri a meno. Se
non altro mi hanno pagata bene.”
Agne mi scrutò lungamente con fare dubbioso, inarcando le sopracciglia
insoddisfatta. Alla fine sbuffò rassegnata. “So benissimo che non me la racconti
tutta, Koulmig… Ma non ho voglia di forzarti ogni volta. Quando avrai voglia di
sfogarti, ti ascolterò. Certo che però devi aver fatto un brutto effetto alla
nostra guida.” Concluse lei a bassa voce, con un sorriso a metà tra il materno e
il malizioso.
“Può darsi. Ma dubito nel modo che tu hai in mente.”
Forse stava ascoltando i nostri discorsi, o forse no; ad ogni buon conto,
Thibault, pur senza voltarsi, disse: “Non dovevi sfidarlo, pulce. Non è mai una
buona idea scommettere con Levasseur e sperare di vincere. Sarebbe stato meglio
giocare alla ragazzina impaurita fino alla fine, fidati. Si sarebbe dimenticato
di te. E avresti potuto viverti la tua vita in questo cesso di isola nel modo
che ritieni più opportuno.”
“Ma se ho fatto tutto quello che mi ha ordinato! Cioè. Quasi.”
“E’ il come l’hai fatto, il problema. Gli sei entrata in testa. Spera che trovi
qualcosa di più divertente di te nei prossimi giorni, in modo da dimenticarti.”
A quel punto, Agnetha si impuntò: “No, no. Cancella quello che ti ho detto un
attimo fa, Koulmig. Parla.”
“AAAARGH. Va bene, va bene!”
Per l’ennesima volta, cedetti e le raccontai praticamente ogni cosa. Mi rimaneva
però una paura folle di rivelarle che Levasseur mi avesse chiesto di ucciderla.
Il solo fatto che per un istante ci avessi persino pensato mi riempiva di
vergogna. Senza dubbio mi avrebbe guardato con occhi diversi, se le avessi
confessato anche quello. Ma gli occhi di Agnetha sapevano essere molto, molto
penetranti. O era la mia capacità di resistere ad essere molto più labile, non
so.
Riuscii a stento a cavarmela con un generico ‘se avessi accettato alla sua
offerta ti avrebbero fatto del male’, sorvolando sul fatto che sarei stata io la
carnefice. Probabilmente Agne intuì che c’era ancora qualcosa che non le stavo
dicendo, ma non disse nulla. Si limitò ad abbracciarmi. I grugniti indispettiti
di Thibault, che mal sopportava pause nel cammino, svanirono presto sullo
sfondo, sopraffatti dal suono dei miei singhiozzi strozzati. Sì, tra le braccia
della mia amica, mi sciolsi in un pianto dirotto. Non capivo più nemmeno io per
che cosa fossero di preciso tutte quelle lacrime. Forse per niente di
particolare. O forse per la mia intera vita.
Giunti infine alla taverna, Thibault mi consegnò, senza dare troppo nell’occhio,
il piccolo borsello di cuoio, contenente le monete di rame promesse da sua
eccellenza. Quel che fece dopo, però, mi colse completamente di sorpresa.
Estrasse un coltellaccio dalla cintura e me lo porse, aggiungendo semplicemente:
“Per parte mia non ti ho pagato, o mi sbaglio? Su, prendilo. Ti servirà, da
queste parti.”
Detto questo, se ne andò. Strano tipo. Un momento prima mi sputava in faccia,
quello dopo mi regalava un pugnale. Fossi stata una nobildonna di Parigi
probabilmente avrei detto, sospirando affranta, che ‘giocava coi miei
sentimenti’. Ma ero una gast di Saint-Malo, per cui mi limitai a uno sguardo
interrogativo e una alzata di spalle.
.
V
Sean O’Morchoe
La campana del vespro suona
sempre nello stesso momento della giornata. Eppure, il tempo è una cosa strana.
Non scorre mai alla stessa velocità. Ci sono attimi di una intensità difficile
da sopportare, in cui accade una tale quantità di cose, da rimanerne
paralizzati. Per contro, ci sono intere settimane in cui il fiume scorre placido
e lento, senza mai tracimare dal suo alveo.
I primi mesi alla Tortue furono in effetti così. Il primo, folle, impatto sembrò
un'illusione rispetto a quanto accadde dopo.
Noi eravamo le prime donne che quei pirati vedevano da mesi. O da anni, forse.
La Tortue fino a quel momento era stata un'isola popolata unicamente da uomini.
Intendiamoci, si sposavano persino tra di loro. Niente preti, ovviamente, ma
come chiamare un accordo scritto per cui due persone condividevano il cibo,
combattevano l’uno per l’altro e, soprattutto, alla morte dell’uno, l’altro ne
ereditava i beni? Matelotage, lo chiamavano. Più ci pensavo, più capivo che
Levasseur voleva riempire di puttane la sua isola anche per spezzare questa
usanza. Non perché fosse un’unione sacrilega, ormai avevo compreso che Sua
Eccellenza amava le cose sacrileghe. No, lui voleva distruggere questi vincoli
in modo che tutti fossero fedeli a lui e solo a lui. Non tra di loro.
Ma i fratelli della costa, o come diavolo si chiamava il consiglio dei pirati
della Tortue, imposero delle pesanti limitazioni ai loro membri che volevano
usufruire dei nostri servigi. Ci aspettavamo maschi sudati e puzzolenti che
assaltavano la prima donna disponibile con la stessa foga con cui un poveraccio
morto di fame si fionda su cinghiale arrostito. E invece…
A Saint-Malo non avevo mai visto, né tantomeno immaginato, delle file ordinate
di clienti.
Riflettendoci, mi veniva da ridere. I primi tempi sembrava quasi che avessero
paura di noi. Per dirne una, alloggiavamo in un’area specifica del porto dove
nessun maschio poteva accedere. Eravamo noi ad andare da loro, non viceversa. E,
sorpresa delle sorprese, non c’erano nemmeno mai stati assalti notturni.
Chiaramente, poi presero confidenza, ma qualsiasi fossero le regole che si erano
dati nei nostri confronti, avevano tutta l’intenzione di rispettarle sul serio.
Chissà, magari qualcuno aveva già tentato, a nostra insaputa, di violarle, ed
era finito in fondo al mare con una pietra al collo.
Non fraintendetemi: non era affatto una questione di vero rispetto verso di noi.
E’ che i bucanieri non erano stupidi e ci tenevano alle loro libertà; ci
vedevano come un coltello di Levasseur puntato alla loro gola. E, per quanto
grati e riconoscenti, non avrebbero mai accettato di farsi comandare da un
sovrano assoluto.
Questo, tra l’altro, ci dava tempo e modo di esercitare altre professioni che
non fossero la prostituzione. Per esempio, il povero oste del Veleno di
Catherine, dopo una serie di ritrosie iniziali, accolse il nostro aiuto come una
mano santa. L’alcool di quel posto era terrificante, e - al di là della
disperante carenza di alternative - il nostro compito era renderlo un po’ più
appetibile ai clienti con qualche sorriso, moina o strusciatina. Vero, non ci
pagava, ma potevamo tenerci le eventuali mance.
* * *
“Va bene, Koulmig, su chi
punti?”
“Mmmh. Direi Helène. La vedo sempre con l’olandese dai capelli lunghi.”,
replicai pensierosa.
Sì, scommettevamo senza ritegno su quale ragazza sarebbe ‘caduta’ per prima.
Innamorarsi o, quantomeno, instaurare una relazione più o meno stabile con un
cliente specifico non era mai una cosa saggia. Ma molte gast amavano sognare. In
quella situazione anomala era inevitabile che qualcuna ci sarebbe cascata.
“E tu, che mi dici? Sicura di non correre rischi?”
“Agne… Seriamente?”
“Ahahah! Permettimi di farmi venire un minimo di sospetto! Ti vedo sempre con
quell’inglese dall’accento strano.”
Non era la prima volta che Agnetha si divertiva a stuzzicarmi sul tema. Quando
ci si metteva sapeva essere davvero esasperante…
“Capisco che tu abbia un disperato bisogno di spettegolare, ma no. Decisamente
NO. E poi è lui a cercarmi continuamente! E comunque è irlandese. E’ come dire
che io sono francese.”
“Ahem… Il fatto che tu abbia sentito il dovere di farmi questa puntualizzazione
non gioca a tuo favore, lo sai questo?”
Dopo aver ridacchiato sommessamente, il suo tono però si fece leggermente più
serio e mi disse: “Battute a parte, stai attenta. Chi cade di solito si fa
parecchio male.”
“Lo so, Agne. Lo so bene.” Il pensiero, con il petto che mi si stringeva ogni
volta che ciò accadeva, mi tornava a Marie. Non era ‘caduta’ nel senso proprio
del termine, ma per portare in grembo una bambina, di sicuro non era odio ciò
che aveva provato verso il padre della creatura.
Poteva anche essere che in minima parte Sean - l’irlandese di cui parlava Agne -
mi trovasse attraente - del che comunque dubitavo fortemente - ma il fine per
cui lui mi cercava e io per cui io non rifiutavo le sue attenzioni era molto,
molto più strano di quanto la mia amica potesse mai sospettare.
Innanzitutto, io avevo un segreto che neanche lei conosceva. Non so di preciso
quando tutto era cominciato, forse quando persi la verginità, per il modo in cui
la persi, ma avevo sviluppato una ipersensibilità ai rumori. Non so se chiamarlo
semplicemente ‘udito fine’. Il mio orecchio analizzava ogni singolo,
dannatissimo, suono. Quando percepivo qualcosa di insolito, dovevo capirne le
origini, altrimenti iniziavo ad essere ansiosa. Non la chiamerei dote, era più
una maledizione. L’unico lato positivo è che in tal modo avevo imparato ad
ascoltare. Non ci crederete, ma è sorprendente quanto i toni della voce di un
uomo possano rivelare su di lui.
Ecco, quella tra me e l’irlandese era una questione… Linguistica? Sì,
chiamiamola così.
All’improvviso avevo un sacco di clienti inglesi di cui non capivo una parola.
So a cosa starete pensando: ‘Sei una gast, a cosa ti serve?’ Vero, per scopare
non servono le parole. Ma era più forte di me: lo ripeto, se qualcuno produceva
un rumore e io non ne comprendevo il senso, mi prendeva una irrazionale paura. E
questo valeva anche per le lingue straniere. Non per niente, era sostanzialmente
per tale motivo che avevo appreso il francese, da ragazzina.
Nel medesimo tempo, lui si era trovato a servire sotto un capitano francese, che
pretendeva che gli ordini fossero eseguiti bene e speditamente.
Lui troppo orgoglioso per chiedere ai suoi compagni, io… Beh, ero una gast,
nessuno insegna ad una puttana.
Non credo alla provvidenza, ma sono abbastanza sicura che, quando il buon Dio
decise di farci incontrare, una bella risata se la fece, nel suo paradiso.
“Ehi… Tu apprendere me… Francese?”
Cosa l’avesse spinto di preciso a farmi una richiesta del genere, proprio non
so. Specialmente in un momento in cui non potevo rispondergli, visto che la mia
bocca era abbastanza impegnata. Lo ammetto, quell’istante di indecisione che
ebbi tra, istintivamente, interrompermi per parlare, o finire prima il lavoro
che stavo facendo, generò una scena surrealmente comica. Ah, alla fine, per
amore o per forza, dovetti più o meno scegliere la seconda opzione.
Dopo aver tossicchiato un po’, per tutta risposta gli feci, mischiando il mio
francese alle tre parole in croce della sua lingua che vagamente rammentavo:
‘Och… Aye? Ma se io a te francese, tu a me inglese. Och Aye?’
Lui annuì sorridendo. E così, iniziammo.
.
VI
Marquesa de Montemayor (1)
Non andava bene. Mio malgrado, mi stavo
abituando a quell’isola. La Tortue era un mondo monotono, ovattato. Una volta
preso il ritmo, tutto scorreva regolare. E quel che era peggio, era che era una
regolarità quasi piacevole. Ovvio, solo un uomo può pensare che una donna ami
vivere facendo del sesso il proprio lavoro. Ma era tutto troppo tranquillo.
Anche a Saint-Malo mi erano capitati dei periodi quasi belli. Ma avevo imparato
che non duravano troppo a lungo. Dopo una breve primavera c’era SEMPRE in
agguato un brusco, freddo e crudele inverno. Datemi della pazza, ma più le
settimane passavano, più cresceva la mia inquietudine. L’effetto più immediato
della mia follia aveva, prevedibilmente, a che fare con i rumori. Diventavo
iper-attenta e ogni insetto che friniva, ogni strano animale tropicale che
produceva versi sconosciuti, ogni qualsiasi cosa di anomalo, mostruoso. Era
mostruoso solo nella mia testa, certo, la parte razionale di me non lo metteva
in dubbio. Ma anche ripeterselo non funzionava. Tutto tendeva a divenire
ossessione.
Sì, ero malata. Il mio morbo si chiamava paura della felicità.
In situazioni come queste, l’unica soluzione era tenersi impegnati il più
possibile, concentrarsi su compiti immediati, per impedire che la mente vagasse
verso vie oscure.
Ma il giorno disastroso che rischiò di mandare in pezzi tutto, finalmente - si
fa per dire - arrivò.
Quella mattina pensavo distrattamente a Sua Eccellenza Levasseur. Pareva si
fosse veramente dimenticato di me, del che non potevo che essere grata, ma non
avere la certezza assoluta della cosa - e sarebbe stato ben difficile ottenerla
- di tanto in tanto mi faceva fremere. Un acceso trambusto nella zona della baia
mi riportò alla realtà: un folto capannello di pirati discuteva animatamente
riguardo a qualcosa che non riuscivo a definire. Non che la cosa fosse
particolarmente insolita. Ciò che era inusuale era, più che altro, la massa di
uomini che stava prendendo parte a quella che a tutti gli effetti pareva proprio
la contesa su un bottino.
A quel punto, commisi un grave errore. Mi avvicinai incuriosita.
E fu così che udii la voce del ‘bottino’.
“Giù le mani, pendejos! Osate toccarmi e la pagherete cara!”
“Uuuu, la gattina spagnola soffia! Ahahahah!”
“Forza vache espagnole, vieni qui, che non ti mordiamo!”
“Oh! Giù con quelle mani, salope!”
Quello che vidi fu un cerchio di marinai che urlava e imprecava, come se stesse
facendo scommesse in un combattimento tra galli, e, al centro, un gruppetto che
teneva ferma una ragazza che si divincolava ferocemente, graffiando e sputando.
Alcuni di quegli uomini li conoscevo. A volte dimenticavo che, per quanto si
comportassero in maniera sorprendentemente corretta con me, erano pur sempre dei
pirati. Di mestiere ammazzavano e rubavano senza troppi scrupoli. Non erano
brave persone, per quanto non avessi mai conosciuto qualcuno davvero
appartenente a tale categoria.
Cosa dovevo fare?
Girati e ignora la cosa, non sono affari tuoi.
Il primo pensiero fu quello ed effettivamente, alzai i tacchi e iniziai a
ripercorrere il sentiero da cui ero venuta. Ma ogni passo era sempre più pesante
e difficile. La colpa era delle grida di lei.
all’inizio erano insulti. Erano in spagnolo, quindi non mi era chiarissimo cosa
stesse dicendo, ma non era molto difficile supporre che si trattasse di paragoni
tra la mia professione e quella delle madri dei bucanieri che aveva intorno.
Poi, però, sentii rumori di tipo diverso. Gemiti. Urla di sofferenza. mi misi le
mani sulle orecchie.
Altri tre passi.
Non funzionava, udivo lo stesso.
Altri due.
Premetti i palmi contro i padiglioni auricolari. Se avessi sentito un craac
delle ossa del cranio non mi sarei stupita.
Niente. Da imprecazioni mi pareva che il tono fosse cambiato.
Erano preghiere. A Dio? Ai pirati? Non ne avevo idea.
Mi fermai. Volevo scappare, ma allo stesso tempo ero paralizzata dall’orrore che
non vedevo. Non volevo voltarmi, del resto. Mi bastava immaginarlo.
Quella avrei potuto essere io. No, correzione. Quella SONO STATA io,
almeno una volta nella mia vita. Forse anche di più.
Ma se fossi tornata indietro, cosa avrei potuto fare? Io, una gast qualunque di
Saint-Malo, avrei potuto fermare un branco di uomini arrapati e violenti?
Eppure, lo feci.
Se pensate che fosse pietà nei confronti della spagnola vi sbagliate. Era per
me. Avevo paura degli incubi che mi avrebbero impedito di dormire, quella notte.
Avevo paura di sentirmi un verme. Avevo paura della mia abiezione.
Una volta tornata a tiro della scena, sapevo che non avrei fatto o detto
comunque nulla, ma almeno mi sarei lavata la coscienza, dicendomi che avevo
provato a intervenire.
Mi costrinsi ad alzare lo sguardo. Lo riabbassai. Erano già su di lei. Niente di
nuovo per una gast? Eppure il conato di vomito mi salì lo stesso. Ciò che mi
sconvolse di più, fu un ragazzino. Quanti anni avrà avuto? Mi pareva persino più
giovane di me. Eppure si era messo a picchiare la ragazza con gusto e foga,
aizzato dagli altri.
‘Bravo, petit olonnaise, così si fa, con queste puttane spagnole!’
gli diceva un altro, ridacchiando.
Gli occhi che aveva… Quel guizzo sadico… Era lo stesso che avevo visto il giorno
in cui… No, lasciate stare.
‘EHI!’
Istante di silenzio. La voce aveva lasciato la mia bocca seguendo una volontà
sua.
Mi stupii come se fosse stata quella di un’estranea.
Si girarono verso di me. Cosa diavolo avevo fatto?
‘Non sono cose per te, Madeleine!’ mi dissero semplicemente.
‘Si! Chère puce, tu sei tu e questa qui è questa qui. Ogni tanto
gli uomini hanno bisogno di sfogarsi un po’, menando le mani liberamente.
Tranquilla, non facciamo queste cose alle demoiselles de Levasseur!’
Mi rispose un vecchio e placido bucaniere francese che era rimasto in disparte,
Martin. Lo conoscevo: lo chiamavano nonno. E a volte, effettivamente, si
comportava da nonno affettuoso persino con me, al Veleno, per quanto non avesse
mai richiesto i miei servigi.
Ecco cos’ero. Una ragazza di Levasseur. Quello era il flebile schermo che
impediva a un mostro di essere un mostro. Volevo illudermi che non fosse così.
Volevo illudermi che in quel tempo avevano iniziato a rispettarmi, per quanto si
possa rispettare una prostituta. Ma sentivo che la realtà era un’altra.
Forse fu quella sconfortante realizzazione che mi spinse a mercanteggiare oltre.
O forse perché rivedevo me in quella donna picchiata e stuprata. Anche ora, non
saprei bene dire cosa mi avesse spinto.
‘Cosa volete farne, Martin?’
‘Non ti mentirò, petite puce. Si divertiranno un po’. Poi, quando
si stuferanno, la ammazzeranno e poi la butteranno in mare. Diventerà cibo per
granchi.’
Mi rispose placido, come se la cosa non lo riguardasse, o lo stupisse
particolarmente.
Il ‘cibo per granchi’ ormai non si esprimeva più a parole, ma a rantoli e
gemiti. Non li volevo sentire. ma non riuscivo a evitare di farlo.
Presi un bel respiro e mi tuffai lì in mezzo. poi gridai.
‘IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO! DAVVERO NON VOLETE SCOPARVELA ANCORA, ANCORA E
ANCORA? SE ADESSO LA AMMAZZATE NON POTRETE PIU’ FARLO!’
‘Ahahahah! E poi la dovremmo pagare! Io non la pago, una troia spagnola! Non
alla Tortue!’
‘Ben detto, cazzo!’
Diverse voci fecero eco all’obiezione. Volevano solo dare sfogo alla loro
violenza, quello era il punto. Non volevano fermarsi, per quanto razionale fosse
la mia osservazione. Non mi diedi per vinta.
Il ragazzino sadico ghignò e poi mi disse: ‘Brutta puttana bretone, io faccio
quello che voglio a questa troia!’ Mi spintonò tanto da farmi cadere per terra.
Mi rialzai, con apparente calma. In realtà stavo morendo dentro. Sì, mi faceva
più paura lui di tutti gli altri, che avevano il doppio o il triplo della sua
età. Ma, per quanto paradossale possa parere, quella fu la svolta che girò la
ruota in mio favore.
‘Ohi ohi, chiot olonnaise. Non si fa questo alla petite puce.’
Lo ammonì severo Martin. Gli altri seguirono a ruota.
‘Eh già, lionceau! La puce è una demoiselle di Levasseur!’
‘ME NE FOTTO DI LEVASSEUR!’ Urlò il ragazzino.
‘E’ uno stronzo, ma la petite puce è la petite puce. Senza di lei, il veleno
sarebbe davvero veleno, ahahah!’ Intervenne il giovane Mansvelt.
Martin a quel punto chiese, sempre senza perdere la calma, ma ironico: ‘Petite
Puce, se ti lasciamo la vacca spagnola, riusciresti ad addestrarla a diventare
una brava troia che succhia alla francese?’
‘POTETE SCOMMETTERCI! METTERO’ IN RIGA QUESTA INUTILE PUTTANA!’
Volevo morire. Ma non ci sarebbe stata migliore occasione di questa.
Uno dopo l’altro i pirati si convinsero che la giovane iberica era piuttosto
scopabile. Forse, effettivamente, non valeva la pena violentarla a morte.
L’unico che mi rifilò uno sguardo d’odio e un ringhio sommesso fu il piccolo
olonnaise, come lo chiamavano.
‘TU IN CAMBIO DI LEI, STUPIDA HARDELLE! E GRATIS, MI RACCOMANDO!’
Deglutii. Non volevo essere toccata nemmeno per sbaglio da quel bamboccio che
aveva cinque anni meno di me. Ma alle mie spalle iniziai a sentire mormorare dei
‘sta bene’. ‘E’ giusto!’ ‘Un favore per un favore, come un vero pirata’, per cui
gli risposi: ‘E sia. Ma ora sono un po’ stanca. Non qui e non oggi. Tranquillo,
non vengo meno alla parola data. Sua Eccellenza Levasseur mi scuoierebbe viva,
altrimenti.’
Probabilmente sperava di mettermi in difficoltà, o anche solo paura. Ma alle mie
parole, anche lui dovette abbandonare la presa. Avevo ribaltato quel gruppo
dalla mia parte? Assurdo. Scoprii con sorpresa di essere… Popolare? Anche se,
ammettiamolo, il merito era perlopiù di Martin. Il quale, dopo che se ne furono
andati praticamente tutti, mi disse:
‘Sai, petite puce… Prima che smettessi di essere un uomo e
iniziassi ad essere un pirata, avevo un fratello. Un giorno si prese a cuore un
bastardino randagio. Vide che dei ragazzini gli lanciavano delle pietre e
intervenne, mosso a compassione. Ma sai come la storia va a finire? Mio
fratello, dopo un po’, si annoiò di quel cane. Era pur sempre un puzzolente
bastardo. Un giorno gli morse la mano, così si liberò di lui. Eravamo poveri e
aveva sacrificato del buon cibo di cui potevamo sfamarci, per nutrire
quell’ingrato. Da quel momento, giurò che non avrebbe fatto più nulla per
nessuno che si fosse meritato prima il suo rispetto. Capisci cosa intendo?’
‘Fo-Forse, Martin.’ Sinceramente ero un tale fascio di nervi da averlo seguito a
malapena. E del resto avevo fretta di andarmene per prendermi cura delle ferite
della ragazza, altrimenti sarebbe morta lì, sulla strada.
Il nonno sospirò, poi aggiunse, atteggiandosi un po’ troppo da vecchio saggio,
per i miei gusti: ‘Oggi ti ho fatto un favore, petite puce. Spero
che tu te ne sia resa conto. E l’ho fatto perché ti conosco da abbastanza tempo
da aver deciso che te lo meritavi. D’altro canto, tu hai deciso di fare un
favore a caso, a una cagna bastarda che potrebbe morderti la mano. Spero
vivamente per te che non accada.’
‘Anche io, Martin. Ma non credere, l’ho fatto solo perché voglio dormire senza
incubi.’
Detto questo, mi issai faticosamente sulle spalle il corpo piagato della
spagnola. Fortunatamente respirava ancora. Sarebbe stata una lunga, lunga
nottata.
Juana de Montemayor
.
VII
Marquesa de Montemayor (2)
Per diversi giorni, la spagnola fu
letteralmente in bilico tra la vita e la morte. Il medico (nonché cerusico,
strano ma vero) della Tortue di cui mi fidavo maggiormente, Cornelis, mi chiese
più volte quale diavolo fosse il motivo per cui continuavo a insistere con un
caso che a lui sembrava palesemente perso. Perso e costoso.
‘Ritieniti fortunata, Kleine Vlo, che abbia ancora amici nella VOC che ogni
tanto fanno in modo di procurarmi delle scorte. Altrimenti, non avrei proprio
saputo trovare il modo di prepararti così tante bottiglie del mio intruglio
segreto. Le spezie con cui si prepara non sono esattamente a buon mercato,
vengono dalle Indie Orientali.’
‘Va bene, va bene. Quanto?’
‘Troppo per le tue tasche, Kleine Vlo. E NO, non te la puoi cavare
con pagamenti con un altro tipo di moneta, con me.’
‘Intanto, hai accettato che ti pagassi solo nel momento in cui la spagnola
sarebbe stata fuori pericolo. Ti devo ricordare le parole che hai utilizzato?
Bambina, sono il migliore. Gli altri segano ossa o sanno usare solo quei
merdosi vermi succhiasangue. Per un attimo ti ho quasi creduto.’
‘Odio quando qualcuno prova a ritorcere le mie parole contro di me! Però voglio
esser di parola. E solo perché mi hai insegnato a preparare quella strana
medicina che va tanto a ruba tra le tue colleghe.’
‘Per tutti i soldi che ti sto facendo fare, avresti potuto offrirmi le tue
boccette gratis, brutto scorbutico di un olandese…’ Mormorai tra me e me. Era un
uomo di buon cuore, ma sapeva essere parecchio pesante, quando ci si metteva.
Ma l’importante era che la sua medicina funzionasse. Non ne ero ancora molto
sicura, ma al di là di sperarlo, non avevo grandi alternative. Del resto, tutti
gli altri mi avrebbero proposto un maledetto salasso. E li odiavo, non facevano
che indebolire corpi già malati. Vedere morire una gast pallida e debole perché
le avevano estratto talmente tanto sangue da non reggersi in piedi non è
un’esperienza raccomandabile.
Sia come sia, nei giorni successivi avvenne effettivamente il miracolo. Quella
poltiglia a base di una strana spezia delle indie chiamata - stando a Cornelis -
Curcuma, aiutò la ragazza a riprendersi.
La parte più difficile fu però quando riprese coscienza. Per diversi giorni fu
completamente apatica. Le parlai molto, non so di preciso di cosa. Parlavo,
parlavo, parlavo… Completamente a casaccio. Non posso dire di capire fino in
fondo come si sentisse, ma un paio di idee le avevo. E’ per questa ragione che
la stendevo di chiacchiere. Chiacchiere in una lingua che non era nemmeno detto
che capisse, tra l’altro. Il rumore è una cosa strana: ti fa paura quando lo
senti e non ne capisci l’origine, soprattutto se è ripetuto, a intervalli più o
meno regolari… Ma se non c’è, cade il silenzio. E ci sono delle volte in cui il
silenzio è un mostro ancora più insidioso. Ti mette spalle al muro con la tua
coscienza e ti riempie la mente di demoni. Ne sapevo qualcosa.
Non che il suono della mia voce potesse rappresentare qualcosa di
particolarmente soave, ma aveva il merito di tappare il buco sanguinante che
quella spagnola aveva al posto del cuore in quel momento.
Non contai il tempo passato in questo modo. Oltretutto dovevo lavorare, anzi,
lavorare di più per assicurarmi del cibo anche per lei. Dovevo mantenere anche
la promessa con il ragazzino sadico; dopo aver procrastinato un paio di volte,
alla terza dovetti infine accontentarlo. Che fosse un bastardo ed un violento lo
intuivo già, ma ne ebbi la definitiva certezza. Quando Agne vide i lividi sul
mio collo diede di matto. Ma anche lei, in fondo, sapeva che era quello il senso
stesso della nostra esistenza: subire.
Eppure, per quanto strano e paradossale potesse essere, avere una sorta di scopo
dava un senso persino a quello. Un po’ egoistico da parte mia: prendermi cura di
un’altra persona per non rimanere schiacciata dal peso della follia. Che novità,
eh?
Col passare dei giorni, con mio enorme sollievo, lo sguardo della spagnola si
faceva sempre più attento. Non era più nella totale apatia, come una medusa
sbattuta qua e là dalle onde del mare. Dovette capirlo, che eravamo puttane.
Probabilmente aveva iniziato anche a formulare qualche ipotesi su come fosse
finita con me.
Ma le sue prime parole furono un fulmine a ciel sereno. Le pronunciò in uno
stentato francese, anche se con una innaturale calma, fissandomi per bene negli
occhi.
‘Ti odio.’
Sospirai. Probabilmente quella frase avrebbe dovuto distruggermi, ma era
difficile per una che già odiava se stessa rimanerne completamente sorpresa.
Semplicemente, le chiesi: ‘Perché?’
‘Ricordo… I pirati. Non voglio ricordare. Avergonz - Disonorata. Yo creo que -
tu aiutata? Tu eres muy tonta. Perché dovrei vivere? Con una puta, poi. Non
tieni onore, ecco perché. Altrimenti, sapresti cosa voglio. Mátame, puta loca.’
‘Ah, non saprei niente di cos’è l’onore?’ Per assurdo, le sue parole mi facevano
ridere, più che suscitare la mia rabbia. Sì, forse un pochino mi irritavano, ma
non sarebbe stata né la prima, né l’ultima donna convinta di sapere tutto di me
solo perché ero una prostituta.
‘Credi che me lo sia scelto? O meglio, credi che in generale una
puttana scelga spontaneamente di esserlo?’
‘C’è sempre alternativa. Quedarse? Morire, se non altro.’
‘Poco cristiano, spagnola, non pensi?’
‘Dio perdona chi mantiene il proprio onore. Manda all’inferno solo gente come
te, puta.’
Per tutta risposta, andai a prendere il pugnale che mi aveva donato Thibault e
glielo posi davanti, quasi sbattendolo sul tavolino. Quindi le dissi: ‘Prego.
Ucciditi, uccidimi. Decidi tu. Se e quando ci rivedremo, mi dirai se in questo
modo ce l’hai fatta a mantenere il tuo stramaledetto onore. In fondo sono solo
una codarda, non ho gran che diritto di giudicare la tua scelta.’
Lei mi fissò incredula. Poi afferrò il coltello e si scagliò contro di me,
digrignando i denti. Ma io rimasi perfettamente immobile. Forse aveva ragione
lei, meglio smetterla con questa farsa, per quanto la questione dell’onore
fosse, ai miei occhi, piuttosto idiota.
All’ultimo, però, non ce la fece. Lasciò cadere l’arma e si accasciò a terra,
scoppiando in un pianto dirotto. Istintivamente mi chinai e la abbracciai,
mentre le lacrime, per qualche strano motivo, sgorgavano ribelli anche dai miei
occhi. Restammo così per un po’, piangendo l’una tra le braccia dell’altra.
Non saprei dire se i giorni successivi fossero migliori o peggiori, per lei. Non
parlò più di uccidersi, o uccidermi, ma ciò non significa che fosse felice della
sua nuova vita. Man mano, iniziammo a parlare. Per davvero, stavolta (merito
anche del fatto che il suo francese migliorò in maniera sorprendentemente
rapida). Scoprii che il suo nome era Juana. Juana De Montemayor.
‘Quel ‘de’ mi puzza di nobiltà. Sbaglio?’ Tentativo piuttosto patetico di farla
sorridere, lo so. Forse più per apprezzamento del gesto che altro, lei inarcò
leggermente gli angoli della bocca, per quanto il suo sguardo rimanesse spento.
‘Quasi. In effetti sono lontanamente imparentata con una famiglia aristocratica,
i De Silva, è vero. Ma non siamo davvero nobili. Altrimenti, il mio hermano non
sarebbe nell’Armada, a prender cannonate da inglesi e olandesi,
ahahah.’ Mentre ne parlava, intravidi i suoi occhi diventare lucidi.
Qualche giorno dopo, ebbi il coraggio di affrontare il tema più spinoso: il suo
futuro. Le raccontai il vergognoso escamotage che mi ero inventata su due piedi
per liberarla dalla morsa dei pirati ubriachi di violenza.
Si lasciò scappare una risata amara. ‘Quindi dovrei diventare una puta anche io?
Certo che ho proprio sbagliato a non ucciderti, quel giorno, loca…’
Non sapevo cosa risponderle. Cosa poteva dire una come me a una come lei? Cosa
potevo dire io, che ero tenuta a malapena a galla da Agnetha, a una persona che
non voleva più vivere?
Non era tanto diversa da me. Anzi, era peggio. Io mi ero assuefatta, avevo
imparato a inibire il dolore di un’esistenza vuota. Lei ancora no.
Cercai di essere più franca possibile: ‘Senti Juana… Nessuna donna e ripeto,
nessuna ti parlerà con entusiasmo della carriera da prostituta. E certo non
voglio obbligarti ad esserlo. Solo che qui non ci sono donne che non lo siano.
Siamo state portate alla Tortue apposta. Se punti anche solo un piede fuori da
questa stanza, qualsiasi uomo di quest’isola si sentirà in diritto di stuprarti
senza un minimo di esitazione o remora. E… E Non posso impedirlo all'infinito,
ecco.’
Juana espirò lentamente, come se questo gesto la aiutasse meglio a ponderare
quanto le avevo detto. Quindi, dopo un tempo eterno, replicò: ‘Deshonrada una
volta, deshonrada per sempre, a quanto pare… Quindi, cosa dovrei fare? Uscire di
qui e urlare: Hola a todos! De ahora en adelante soy una puta!’
‘Non credo sia una grande trovata… No, dovrò presentarti il nostro sommo brez…
No, maquer - AAARGH! Come si dice…’
‘Credo di aver capito. La parola che stai cercando, in spagnolo, è chulo.’
‘Che il Signore sia benedetto per il fatto che un po’ conosci il francese.’
‘Beh, dal canto mio, non credo di aver mai visto una persona imparare tanto
rapidamente così tanti termini nella mia lingua. Hai un dono, niña.’
‘Fidati, non lo è’, ribattei io. ‘Tornando al discorso che ti stavo facendo, c’è
solo una persona su quest’isola che può proteggerti dai pirati. E credimi, se ti
dico che la sola prospettiva di incontrarlo di nuovo mi terrorizza.’
.
VIII
François Levasseur (2)
‘Thibault, come va con il tuo
capo?’ Sì, incredibile ma vero, ultimamente ero riuscita a instaurare dei
rapporti vagamente cordiali con la spalla di Levasseur.
Se si vuole fare gli affari miei attraverso la sua guardia del corpo, non si
stupisca se provo a fare la stessa cosa.
Mi saliva un conato di vomito solo all’idea, ma se volevo continuare a
proteggere Juana, dovevo chiedergli udienza.
Thibault, ignaro del mio tormento interiore, si lasciò andare in una grassa
risata. La cosa mi irritò non poco, per cui replicai, acida: ‘Non credevo che la
mia sola esistenza fosse tanto divertente. O è il tono della voce? O da puttana
sono improvvisamente diventata giullare senza che nessuno me l’abbia detto?
La mia battuta non lo scalfì minimamente. Per tutta risposta, mi disse: ‘Sei un
giullare che danza sul palmo della mano di sua eccellenza, in effetti. Se lo
aspettava.’
‘Si aspettava cosa? Non ti ho ancora chiesto nulla!’
‘Ma stavi per farlo, no? Stavi per chiedermi di incontrare Levasseur.’
‘E ti ha rivelato anche perché? O ama giocare all’indovino anche con te?’ Non lo
dissi seriamente, ma, a quanto pare, avevo toccato un punto sensibile. Fa un
certo effetto vedere un omone grande e grosso che si fa improvvisamente cupo e
tetro, ma accadde esattamente questo.
‘E’ sempre stato molto... Sicuro del fatto suo, ma per dominare un posto come
questo è quello che ci vuole, mi sono sempre detto. Ultimamente però sta
esagerando. Si sente un po’ troppo un re e questo non è buono. Prima o poi gli
si ritorcerà contro. Tirare eccessivamente la corda coi pirati è un gioco
rischioso. Ah, ma perché lo sto dicendo proprio a te, dannazione!’
‘Si vede che avevi bisogno di confessare i tuoi peccati, grand’uomo. E in
mancanza di preti, ti fai bastare una prostituta.’ gli risposi, facendo
spallucce. Effettivamente mi era inspiegabile il motivo per cui gli ispiravo
confidenza.
Dicessi cose intelligenti per risolvere i suoi problemi capirei, ma…
‘Non scherzare, pulce. Lo dico per il tuo bene. Comunque, - aggiunse riprendendo
il discorso con un mezzo sospiro - non mi ha detto molto, mi ha solo accennato
di guai tra pirati e prostitute in cui la bretone, guardacaso, è dentro fino al
collo, citando le sue parole.’
‘Più o meno esatto, per quanto l’attendere che io giunga in ginocchio al suo
cospetto per implorarlo di aiutarmi è una forma piuttosto particolare di
divertimento.’
‘E’ proprio per questo motivo che ti direi di lasciar perdere. Ripeto, sta
diventando veramente pericoloso anche solo stargli vicino. Qualunque favore tu
gli voglia chiedere, stai pur certa che lo renderà troppo salato per la tua
borsa. E, anche volendo, non potrò aiutarti. Questo lo sai bene.’
La faccia di Thibault, per non parlare del suo monito, mi invogliavano ancora
meno a incontrare Sua Eccellenza. Ma cos’altro potevo fare? Nelle fiabe, l’eroe
alla fine sconfigge il drago per salvare la principessa. E tutti vivono felici e
contenti. Ma nel mio personale racconto, non ero in grado di capire quale fosse
veramente il mio ruolo. Di sicuro non mi sentivo molto un’eroina. E Juana? Era
la principessa? Eppure avrei tanto voluto essere io quella che veniva liberata
dalla torre. Avrei tanto voluto anche io un ‘e visse per sempre felice e
contenta.’
All’improvviso, nella mia mente apparvero, come un lampo, i volti di Marie e di
Agnetha.
Ah. Come potevo essere stata così ingrata da non pensarci? Erano loro le mie
eroine. Erano loro che mi avevano salvata, più e più volte, soprattutto da me
stessa.
Forse con Juana stavo agendo soltanto per imitarle. Bella stranezza, cercare di
aiutare un’altra persona e non essere in grado di aiutarsi. Dare risposte senza
averle per sé. Avevano fatto la stessa domanda a Gesù in croce i ladroni, se non
sbaglio. Eh! Furbo il figlio di Dio, a rimanere muto. E furbi i preti a non
tentare mai di ipotizzare quale sarebbe stata la sua risposta.
Mi rassegnai. Fosse per mero egoismo o per pura paura della sofferenza, propria
come altrui, ormai non potevo tornare indietro.
‘Thibault, via il dente, via il male, no? Dammi tempo di andare a recuperare la
ragazza per cui voglio impetrare grazia e poi accompagnami alla rocca. Ammesso
che sia disposto a ricevermi oggi, s’intende.’
L’uomo scosse la testa contrariato, ma poi annuì. ‘Sta bene. Potrebbe persino
darsi che sia di buon umore e non ti accada nulla di strano. Ne dubito, ma chi
lo sa?’
Non feci in tempo a entrare, che il sangue iniziò a defluire dal mio corpo,
lasciandomi pallida come la luna.
‘Agnetha?’
E con lei il pirata Martin. Cosa ci facevano lì?
Juana, silenziosa per tutto il tragitto, vedendo la mia faccia spersa mi strinse
forte la mano, come se con quel gesto volesse farmi coraggio. Chi salvava chi,
ora?
‘Ehilà Koulmig! La tua fantastica Agnetha ti vedeva così incasinata ultimamente!
Per cui ha deciso di anticipare le tue mosse e darti un po’ di sostegno
morale!’, mi rispose imperturbabile lei, con il suo solito sorrisetto ironico.
Solito? Guardando meglio, direi proprio di no. Non era genuino. Non le
brillavano gli occhi di gioia. C’era qualcosa di insondabilmente triste in lei,
che non riuscivo a discernere. E che mi riempiva ancor più il cuore di paura.
Tuttavia, cercai di accantonare quel pessimo presentimento. Dovevo affrontare
una cosa per volta.
Per cui, cercando di non dar tempo a Levasseur di iniziare, fui svelta a
snocciolare il discorso che mi ero preparata: ‘Sua eccellenza, sono qui per
impetrare grazia per -’
‘Juana, sire. Il mio nome è Juana de Montemayor.’ Juana mi interruppe,
probabilmente mal sopportando che fossi io a sbrigare una faccenda che
riguardava innanzitutto lei. ‘Sono stata catturata durante un arrembaggio dei
VOSTRI pirati alla nave che mi trasportava verso le Indie. Essi, per giunta, mi
hanno offesa e disonorata. Sebbene il mio più intimo desiderio sia vedere coloro
che hanno architettato e compiuto tale misfatto pendere da una forca, mi rendo
conto che ciò non potrà restaurare la mia dignità. Pertanto -’
Levasseur, a quel punto, celando a malapena quel ghigno sadico che avevo
imparato a riconoscere, la fermò e le rispose, apparentemente calmo: ‘I MIEI
pirati fanno ciò che io ordino. Ovvero saccheggiare, derubare e assaltare
vascelli. Perlopiù della vostra nobile e cattolicissima nazione. Pertanto, credo
sia poco carino chiedere clemenza e pietà domandando, per prima cosa, la forca
per il vostro interlocutore, che con uno schiocco di dita può donarvi un comodo
passaggio per l’aldilà. Ma mi sento particolarmente generoso, per cui fingerò di
non aver udito le vostre sgraziate parole e lascerò parlare per voi chi è più
capace di intrattenermi. Bretone, tocca a te.’
Per un attimo trattenni il fiato. Lo sguardo di Juana era disperato, consapevole
di aver commesso un grave, forse imperdonabile errore.
Anche se (ma lei questo non poteva saperlo) per il re senza corona della Tortue
era chiaramente tutto un grande gioco. Senza porre tempo in mezzo, ripresi: ‘Sua
eccellenza ha la possibilità di dichiararla ostaggio, o prigioniera. Ma sarebbe
un destino alquanto crudele, finire nelle segrete della rocca, visto che è
fortemente improbabile che chiunque sia imparentato con lei sia a conoscenza
della sua permanenza su quest’isola. E men che meno offra un riscatto per
liberarla. Detto ciò, chiedo dunque umilmente a sua eccellenza, se la qui
presente possa entrare nel novero delle sue… Protette. L’onore non tornerà
indietro, ma almeno sarà tutelata da futuri eccessi dei pirati a suo danno.
Oltre a portare denari nelle sue bisacce e quindi nelle vostre.’
‘Efficace e concisa, come al solito, piccola bretone. Ma NO. Non intendo
aggiungere altre puttane a questo covo di banditi e sgualdrine.’
‘Solo una un più! Che differenza fa?’ Protestai istintivamente io.
‘Tutta la differenza del mondo - fece lui, con fare fintamente comprensivo,
quasi paterno - Si creerebbe un precedente, capisci? Si inizierebbe a raccontare
che il buon François Levasseur offre protezione e ricetto a chiunque lo chieda.
Basta che abbia un bel visino. Giusto Martin?’
‘E’ corretto, sua eccellenza. Non si deve spargere in giro l’idea che i pirati
siano brava gente. Buona parte dei nostri assalti conta sulla paura che
incutiamo al nemico. Altrimenti per quale ragione isseremmo bandiere con
impiccati, ossa e teschi?’
Ancora non mi capacitavo della presenza del vecchio filibustiere lì, ma certo in
quel momento non mi stava aiutando. Lo fulminai con lo sguardo, ma era il
massimo che potessi fare. Mi sembrava quasi di sentirgli dire: spiacente
signorina. Un favore te l’ho già fatto. Per i prossimi devi pagare. E’ la legge
dei fratelli della costa. Cazzate. Tanto peggio se lo credeva davvero. Ma di
questo ne dubitavo seriamente.
Ragiona, Koulmig, ragiona. Un modo ci deve essere per fregare questo stronzo…
Prima che la mia mente potesse partorire un’idea geniale (o un’idea qualsiasi, a
dire il vero), Levasseur mi incalzò: ‘MA, come ho già detto, oggi sono generoso.
Vero, non intendo aggiungere altre puttane a La Tortue. Ma se se ne eliminasse
una, il posto per questa spagnola lo potremmo trovare.’
Eh? Rimasi interdetta, non sapendo come replicare.
‘Quando ci incontrammo, a Saint-Malo, piccola bretone, dicevi di voler morire.
Poi, però, a quanto pare la vita qua ti è risultata un po’ troppo comoda e te ne
sei dimenticata… O sbaglio? Puoi sempre rimediare ora a questa sbadataggine, non
credi?’
Quel suo odioso, maledetto sorrisetto. Voleva vedere sino a che punto era capace
di spingermi, assolutamente certo della sua onnipotenza su di me e inebriato da
essa. L’unica arma che potevo opporgli era la nuda verità, che temevo persino di
confessare a me stessa. Esitante, quasi incespicando con le parole, iniziai:
‘Non nego nulla di tutto ciò che ha detto, Sua Eccellenza. Che differenza fa una
patetica e codarda gast che muore? Non so ancora quale dannato senso abbia la
mia vita. Forse nessuno. Eppure… Eppure lo ammetto. NON VOGLIO PIU’ MORIRE! Ho
dovuto attraversare miglia e miglia di mare e arrivare in questa isola
dimenticata da Dio per capire che magari, da qualche parte, ci può essere
qualcosa. Persino per una sgualdrina come me.’
Istintivamente, dopo quello sfogo, iniziato sottovoce e terminato urlando, mi
voltai per guardare Agnetha. Non capivo bene come, ma ero certa che una parte di
quel qualcosa era lei a regalarmelo, ogni maledetto giorno.
Lei mi rivolse un caldo sorriso. Materno. Nei miei ricordi si sovrapponeva in
maniera quasi identica a quello di Marie.
‘Ah, come sono fiera di te! Già! Ora finalmente capisco tutto! TUTTO!’,
bisbigliò allegra come mai l’avevo vista, facendo un inspiegabile, quanto
impercettibile cenno di assenso con la testa, rivolto, per qualche ragione che
non comprendevo, a quel bastardo che giocava con le nostre esistenze.
Ma Martin capì.
Thibault capì.
Fui l’unica a non capire.
A non afferrare cosa sarebbe successo. Cosa IO avevo e avrei causato, dicendo
quello che avevo detto.
Come aveva detto Thibault quella mattina? Sei un giullare che danza sul palmo
della mano di sua eccellenza. Quanto era fottutamente vero.
Che stupida.
Stupida.
Stupida.
Stupida.
STUPIDAAAA!
Non capii bene come accadde. C’erano troppe lacrime tra me e il mondo esterno.
Intravidi solo un coltello conficcarsi all’improvviso nel corpo di Agnetha e
sentii Levasseur commentare, con fare annoiato: ‘Come dicevo? Ah sì.
Semplicemente, non intendo aggiungere altre puttane a La Tortue. Se proprio non
vuoi morire tu, c’è sempre qualcun altro che può prendere il tuo posto, no?
Brava, piccola bretone, hai salvato la tua spagnola.’
‘TI VOG- BE- KOULM-... VIVI… OK?.’
François Levasseur
.
IX
La Grande Faucheuse (1)
Io, Juana, non sono brava
come Koulmig a raccontare storie. Lei… E’ una persona speciale, solo che non si
è mai accorta di esserlo. E adesso quella luce si è spenta.
Mi aveva salvato, ma a che prezzo? Quando si riprenderà tenterà di vendicarsi su
di me. Mi incolperà della morte della sua amica. Io avevo alzato un pugnale
contro di lei per il solo fatto di aver salvato la mia vita costringendomi a
sopportare il mio disonore. Sarebbe il minore dei mali, se mi ammazzasse. Quello
che temo è che possa farsi del male. Quanti modi c’erano per uscire da
quell’assurda situazione senza che nessuno dovesse rimetterci la vita?
Probabilmente tanti, eppure nessuno di noi li trovò.
Oh, buon Dio… Quali peccati avrà mai commesso questa povera creatura perché tu
la faccia soffrire così? Koulmig non prega, lo so. L’ho sentita mentre si
rivolgeva al Signore in tono beffardo ai limiti del blasfemo. Ma è solo stanca!
Tanto stanca. Non sopporta più tutto il male che c’è quaggiù.
Pregai, anche se avevo la sensazione di essere in un deserto, sola, senza che vi
fosse nessuno ad ascoltarmi, men che meno Dio. Nei giorni successivi divenne
un’abitudine, per quanto man mano sempre più arida e meccanica.
Forse anche la mia anima si stava dannando? Probabile, avevo iniziato a vendere
il mio corpo per denaro a quei farabutti. Ma, a dispetto di tutte le remore che
potevo aver avuto prima, ora non me ne pentivo. Lei aveva fatto la stessa cosa
per me. Ora era il momento di ricambiare il favore.
Passarono settimane, forse mesi. Non ne sono sicura, Tortuga fa perdere persino
la cognizione del tempo. Cercavo di gioire per qualche piccolo traguardo, come
il fatto che fosse tornata a mangiare da sola, o che riuscisse ad alzarsi dal
letto. O che dormisse qualche ora in più, la notte, senza accucciarsi in un
angolino tremante, singhiozzando e tappandosi con forza le orecchie con le mani,
come per difendersi da chissà che misterioso e inquietante rumore.
Dopo un po’, mi chiesi se non fosse il caso di farla finita. Mi sarei macchiata
di un delitto, ma forse l’avrei liberata dal dolore che aveva dentro, le cui
dimensioni non riuscivo nemmeno ad immaginare. Ma ricordavo bene quel giorno: la
sua amica non era triste. Sperava, anzi, no, sapeva che Koulmig avrebbe trovato
la forza di vivere, di andare avanti. Persino essere felice. Un po’ egoista, da
parte di quell’Agnetha, andare avanti senza aspettarla, pensai. Ma decisi di non
tradire quella fiducia e di aspettare.
Incidentalmente, nel frattempo, arrivai a capire di più i pirati. Li odiavo
ancora, per quello che mi avevano fatto, ma inevitabilmente avevo compreso il
loro modo di ragionare. Non erano più cattivi della media di tutti gli altri
uomini. Semplicemente, erano schiavi delle loro emozioni e se desideravano
qualcosa, molto banalmente, provavano a prenderla. Magari morendo nel tentativo,
ma era una cosa che mettevano in conto. Peraltro erano meno inclini a mentire,
innanzitutto a loro stessi. Erano capaci del più eroico e altruistico gesto come
del più nero delitto, a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro, o anche meno.
Erano come degli eterni bambini mai cresciuti che si divertono a torturare un
cane randagio. Perché lo fanno? Perché possono. Punto.
Paradossalmente, mi facevano molto più paura uomini come Levasseur. O quel
doppiogiochista di Martin. Erano loro i malvagi. Manipolavano i desideri altrui
e si divertivano a muovere tutti come pedine di un gioco da tavolo, per puro
passatempo. Calcolavano, studiavano, non erano capaci di niente di veramente
spontaneo, sincero.
Strano, ma volevo più morti loro che coloro che mi avevano stuprato. Ironia
della sorte, quello che era accaduto a Koulmig e ad Agnetha creò effettivamente
una spaccatura, tra Levasseur e i pirati. Cosa succede quando togli ad un
bambino viziato il giocattolo a cui è affezionato? Almeno per un po’, ti porterà
del feroce rancore. No, forse non era solo quello. Forse anche quei bastardi
farabutti si erano affezionati, per chissà qual motivo, ad Agnetha e a quella
‘piccola pulce’, come tutti erano abituati a chiamare Koulmig.
Se volevo farla pagare, in qualche modo che ancora non sapevo, a Levasseur,
avrei potuto trovare un insospettabile numero di alleati.
In primis, Sean, l’irlandese. Poteva negarlo quanto voleva, ma si era innamorato
di lei. Se poteva contare come prova, non aveva toccato altre prostitute, mai.
Poi c’era Thibault. Anche se in apparenza era ancora il cane da guardia di
Levasseur, da quel giorno era chiaro che aveva iniziato a disprezzarlo. Passava
da me TUTTI i giorni, per informarsi sulla salute della giovane bretone. Era
molto difficile da credere che lo facesse solo perché gli era stato ordinato. E
il dottor Cornelis? Ogni volta che lo incontravo, mi raccontava per ore del
fatto che Kleine Vlo lo avesse reso ricco e che non si sarebbe sentito in pace
fino a che non avesse ‘ripagato quel debito’. Ne faceva una questione di soldi,
ma… Se Koulmig mi aveva insegnato qualcosa, quello era leggere l’espressione
della gente, per capire se mentiva. E il buon medico olandese mentiva. A conti
fatti, anche lui era in pensiero per lei.
Parlare di uccidere una persona sull’onda dell’astio e decidere di farlo davvero
sono due cose radicalmente diverse. All’inizio nessuno di noi ci credeva
realmente. Era solo uno sfogo rabbioso quando inevitabilmente il discorso cadeva
su come stava la nostra amica. Eppure, gli ingranaggi della congiura in qualche
modo iniziarono a girare.
Una sera tornai particolarmente tardi dal Veleno di Catherine. Ero rimasta a
parlare con Marcel, l’oste. Il discorso era caduto su Agnetha. Ero ansiosa di
conoscere la persona a cui dovevo la vita, seppur in quella maniera così
indiretta e imperfetta. Chissà mai che in quel modo avrei potuto risvegliare la
bella addormentata. Quando aprii stancamente la porta, sentii delle parole.
‘Sei in ritardo. Volevi abbandonarmi anche tu?’
Non me l'ero immaginata. Quello era il suono della voce di Koulmig.
.
X
La Grande Faucheuse (2)
Ero intrappolata in un
incubo. E non mi volevo svegliare. Gli incubi sono putridi, angoscianti,
asfissianti, ma la realtà può essere peggio. Il mondo esterno si muoveva… E io
volevo restare ferma. Non riuscivo a trovare in me la forza di agire, di
prendere delle decisioni qualsiasi. Ero bloccata. Ero io stessa che volevo
rimanere rinchiusa nella terribile gabbia di paura che avevo creato con la mia
mente? Ma quel giorno accadde un fatto strano: per caso, quel pomeriggio mi
addormentai (evento che già di per sé aveva dell’incredibile). E sognai. Sognai
Marie e Agnetha.
Sognai o mi apparvero le loro anime dall’aldilà? Non saprei dire. Sarebbe bello
credere che fossero veramente loro. Ma è più probabile che non fossero altro che
un pezzetto ribelle della mia mente che prese semplicemente la loro forma. Quel
piccolo frammento che non voleva ancora lasciarsi morire, che voleva uscire
dall’incubo.
‘Ehi, Koulmig, non mi avrai mica fatto morire per niente, eh?’
Le urlai che era una brutta ipocrita. Mi aveva abbandonato! Come potevo credere
che mi volesse bene? Come potevo obbedire alla sua ultima volontà, di vivere e
di essere felice?
L’Agnetha nel mio cuore, per tutta risposta, rise.
‘Sì, forse hai ragione. Un po’ pretenzioso da parte mia mollarti e allo stesso
tempo chiederti di non buttarti via… Ma è successo tutto così velocemente! Un
altro istante e avresti fatto qualcosa di molto, molto stupido. E non potevo
permettertelo.’
‘Permettermi COSA? Di prendere il coraggio a due mani, ascoltare Levasseur e
suicidarmi, a dispetto del fatto che gli avevo appena urlato in faccia di non
voler morire?’
‘Ahahah! E’ qui che ti sbagli, piccola mia’, intervenne Marie. ‘Non sarebbe
stato coraggio… Sarebbe stata una fuga. So cosa ti è successo… Ma per colpa di
quel singolo, orribile momento, tutto il resto, per te, ha perso qualsiasi
sapore. Ogni singolo momento della tua esistenza ha avuto come obiettivo quello
di non farti troppo male, di soffrire il meno possibile. Facendoti soffrire di
più, a conti fatti. Hai cercato di proteggerti, questo lo capisco. Ma ti sei
costruita una soffocante prigione, intorno. Ed è… Triste. Ho vissuto così per
un’intera vita, so quel che dico. E’ per questo che ho deciso di correre un
rischio, prima della fine. Ho deciso di sentirmi viva. Lo so, è una ragione
stupida per farsi mettere incinta. Ma donare la mia esistenza in funzione di una
nuova creatura è stato… Riappacificante.
‘E’ proprio questo che ti volevo dire, prima della fine!’ La interruppe con fare
vivace Agnetha.
‘Volevo dirti che avevo capito perché Marie era morta felice! E anche che ero
pronta per fare la stessa cosa. Sai, Koulmig… Il senso della vita non deve
essere qualcosa di particolarmente complicato, o eroico, o grandioso. Diamine,
non deve nemmeno essere per forza ‘giusto’! Personalmente, averti a fianco mi
bastava. Amare non è male, come ragione per la propria felicità…
‘Ah, certo, ma grazie! Mi spiace se sono una fottuta anaffettiva e calcolatrice,
che ha paura di mettersi in gioco con le persone!’ Urlai io.
E quelle, maledette, sorrisero di nuovo.
‘Ahahah. No, non credo ti dispiaccia veramente! - Fece Marie, allegra - Però è
vero, hai una paura incredibile. Da una parte te la fai sotto a stare con le
persone per troppo tempo. Dall’altra sei terrorizzata all’idea di rimanere sola.
‘Fantastico, sono qui con due morte che mi fanno la predica su quanto sono
sbagliata…’
‘AAARGH. No, Stupidona!’ Intervenne Agnetha ‘Ok, è vero, ti stiamo un po’
sgridando… Ma il punto è: E allora? Il mondo fa effettivamente schifo. Il nostro
mestiere fa schifo. Le persone fanno schifo. Non ti stiamo dicendo di fingere
che vada tutto bene. Solo, non negarti sempre! Il male c’è. Non si può evitare
continuamente. E ‘stare male per paura di stare male’ è un controsenso logico
unico. E tu… Beh, Koulmig, tu ci cadi continuamente. Non devi per forza essere
sempre allegra… Solo, per noi che ti abbiamo amato, vederti sigillare la tua
vita dietro a quattro asfissianti mura di mattoni neri… Non è bello, ecco.
Prenditi il tuo tempo per decidere se buttarli giù e come. Ma sappi che
dall’altra parte non c’è solo il deserto.
‘Ma vaffanc-’ Un impeto di rabbia mi pervase, e le coprii di insulti. Ma fu in
quel momento, che, di soprassalto, mi svegliai. In tutti i sensi.
Non voglio ingannarvi, non basta decidere di cambiare per farlo davvero. Il
dolore resta anche se lo si vuole superare, non è sufficiente dirsi ‘adesso
basta’ per uscire dalla paralisi. Ma un passo, per quanto piccolo, può
rappresentare l’inizio di un cammino.
Quando entrò nella stanza Juana, ero nel pieno di un turbinio soffocante di
pensieri, alcuni finalmente ariosi e leggeri, altri umidi, caldi e pesanti.
Sentivo l’ansia stringermi il collo e farmi sudare copiosamente. D’istinto
mugolai un ‘Volevi abbandonarmi anche tu?’ Le visioni avevano ragione… Non ero
altro che una bambina con il terrore di rimanere sola.
Mi abbracciò. Non capivo perché. Del resto, che avevo fatto per lei? L’avevo
davvero salvata? O la stavo costringendo a prendersi cura di una povera pazza
incapace di vivere?
Eppure, non mi ritrassi. Avevo bisogno di quel calore, così diverso da quello
che mi regalava la mia angoscia.
I giorni seguenti mi parvero i più lenti e spossanti della mia vita. Una vita
ovattata, rallentata. Giorni apparentemente senza significato. Ma le parole che
ci scambiavamo io e Juana, per quanto fossero banali, erano per me acqua di
fonte in mezzo al deserto del mio animo.
Improvvisamente, un mattino, mi sentii rivolgere una domanda sconvolgente:
‘Koulmig… Non vuoi vendicarti di Levasseur?’
Scossi la testa. ‘Non lo so. Ho le mani impegnate a cercare di riprendere in
mano i fili della mia vita… A cercare di mettere un po’ di ordine nella mia
mente… Faccio seriamente fatica a concentrarmi su qualcos’altro.’
Juana però insistette: ‘Dammi pure della pazza, ma è proprio questo il punto,
amica mia. Ti DEVI concentrare su qualcos’altro. Non per odio, ma per guarirti
il cuore. Inizia a darti uno scopo, un obiettivo, per quanto infimo e meschino.’
Mi scappò una risata. ‘Dove è finita la spagnola tutta presa dall’onore?’
Suo malgrado, alle mie parole, sorrise: ‘Credo sia morta anche lei, quel
disgraziato giorno.’
Fu quello il momento in cui decretammo la fine di François Levasseur.
Solo nelle storie fantastiche che raccontano le nonne davanti al fuoco, il
cattivo viene sconfitto in quattro e quattr’otto dall’eroe. Ma qui non c’erano
eroi. C’erano solo malvagità e follia, da una parte come dall’altra. Eravamo
tanto diversi da Sua Eccellenza? Non penso proprio.
Eppure le parole di Juana contenevano un po’ di verità. Con un obiettivo preciso
davanti a me, la ruota dell’ esistenza iniziò a marciare di nuovo,
divincolandosi dal fango.
Passarono mesi. Poi anni. Intorno a quell’unico fine si crearono rapporti,
amicizie, collaborazioni. Quanto vere? Quanto genuine? Quanto sincere? Non so
rispondere. Ma c’erano. C’ERANO. Mi impedivano di soccombere nella solitudine,
nella paura.
Parrà strano, ma iniziai a desiderare che quel tempo non finisse mai. Che quel
gioco fosse eterno. O meglio, iniziavo a temere il momento in cui tutto sarebbe
finito.
Finalmente, il gran giorno in cui riuscimmo (?) a uccidere il nostro nemico,
giunse.
Accadde quasi all’improvviso, quasi per caso, quasi stupidamente. La noia e la
paranoia di Levasseur si intrecciavano tra loro, ed entrambe alla mia vita.
Secondo quanto poi mi dissero, il suo occhio si era posato su Juana.
Probabilmente per torturarla davanti a me, o altre idiozie simili. Non ho mai
voluto sapere troppi dettagli. E’ ironico pensare che la sua dipartita sarebbe
probabilmente stata descritta, nei libri di storia (ammesso che qualche libro
avrebbe sprecato più di due righe sulla Tortue) come una ‘semplice questione di
donne’. E’ altrettanto ironico pensare che tutta la nostra preparazione, tutto
il nostro titanico sforzo per organizzare un colpo di stato contro Levasseur per
mano della fratellanza dei pirati, in pratica, fallì.
Sì, alla fine bastò un impeto di rabbia di Thibault, che lo colpì alle spalle
con un misero pugnale. Il mio pugnale.
Tutto preso dalla sua delirante descrizione di cosa mi avrebbe fatto, Levasseur
non si accorse che il suo più fidato braccio lo stava tradendo. Fece a malapena
in tempo a schivare il primo colpo, salvato dal riflesso del grande specchio da
parete che teneva nel suo studio, ma non il secondo.
Il coltello gli penetrò dritto nel cuore. Nessuna ultima parola, vaticinio,
maledizione o satanica risata. Solo un fiotto di sangue che gli risalì dalla
gola, perlomeno secondo le parole del suo carnefice.
La fine ingloriosa di un dolore senza senso. E poi… E poi cosa? Che altro volete
sapere, maledetti curiosi?
Cosa ne fu di me? Di Thibault? Di Juana? Di tutti gli altri? Ebbene, accadde la
cosa più inaspettata e straordinaria del mondo. Continuammo le nostre esistenze.
E, poco a poco, iniziai a finalmente capire cosa voleva dire ‘vivere’.
Un miracolo, non pensate? Ed è per questo che non ve lo racconterò. Un miracolo,
per definizione, anche volendo non si può spiegare.
Beh, ad ogni buon conto, meglio tardi che mai.
Vero Marie? Vero Agnetha? So che mi state aspettando.
Tranquille, non mi ci vorrà molto.
.
Epilogo
Angela Murphy
Tortuga, 20XX
Quando Haiti iniziò la
sua crescita economica, dopo essere stato per lunghissimo tempo uno dei paesi
più poveri del mondo, cominciarono anche più accurati studi archeologici su
quest’isola, famosa nel XVII e nel XVIII secolo per essere stata tra le
principali basi della cosiddetta ‘epoca d’oro dei pirati dei Caraibi’. Il
principale artefice dello sviluppo dell’isola fu Bertrand d’Ogeron, negli anni
‘60 del ‘600, per quanto già vent’anni prima i francesi cercarono di fortificare
Tortuga e legare a sé i bucanieri quivi stanziati…
La guida snocciolava, con calcolato entusiasmo, diverse informazioni a beneficio
dei turisti. Attraversando un sentiero in terra battuta, lì guidò verso alcune
rovine in mezzo alla foresta.
… Avete di fronte i resti di un antico edificio, recentemente scoperto. Si
tratta di una chiesetta, forse dedicata a Maria Maddalena. Alcune iscrizioni
ritrovate la datano 1653, appena un anno prima che un giovane ufficiale
spagnolo, Juan Francisco de Montemayor (leggenda vuole per ritrovare la sorella,
catturata qualche tempo prima dai pirati del luogo) riuscisse a scacciare i
francesi dal forte da loro costruito, grazie all’aiuto di un locale pirata
irlandese, il cui nome non ci è noto…
Alle parole ‘pirata irlandese’, la bostoniana Angela Murphy, sinceramente fino a
lì piuttosto annoiata, rizzò le orecchie e accennò un sorriso, ricordando le
storie di sua nonna, recentemente scomparsa. Era così assurdamente fiera delle
origini della famiglia!
Quanto amava raccontare strane favole di un posto che neanche aveva mai
visto, quella adorabile vecchietta…
La guida riattaccò la sua vivace cantilena, avvicinandoli a una lastra di
pietra.
Questa lapide è la più misteriosa. Come potete vedere vi è inciso uno
strano simbolo. Sembra quasi un insetto, ma non abbiamo ancora ben compreso cosa
potesse significare.
Le parole incise sottostanti - che alcuni storici, appunto, vogliono
attribuite a Maria Maddalena - sembrano invece piuttosto ironiche, in pieno
stile piratesco:
Qui sulla Tortue, terra di ladri, imbroglioni e farabutti, non veneriamo
santi normali, ma una misera, piccola prostituta. Tanto ci basta, per ricordarci
di rimanere uomini.
A.D. 1653
Angela fissò per qualche istante il monumento. Quello strano simbolo di insetto
le pareva vagamente somigliante ad una pulce. Si chiese se effettivamente
qualcuno fosse sepolto lì e chi potesse essere. Non sapeva spiegarselo
razionalmente, ma percepiva una strana sensazione, come di una intima
connessione.
La guida era scappata avanti. Affrettò il passo, per raggiungere il resto del
gruppo, non prima di volgere un ultimo, lungo sguardo alle quiete rovine immerse
nel bosco.
F I N E
.
Franz Joseph von Habsburg-Lothringen commenta in proposito:
Nonostante tutto, tendo a credere che una vicenda omologa nel 1645 a.C. sarebbe stata un po’ meno truce...
.
E Paolo gli risponde:
Guarda, non ti so rispondere. Sicuramente è vero che la progressione cronologica non significa necessariamente una società più umana, tanto è vero che un racconto simile, ambientato nel 2024 potrebbe essere ancor più truce. Analizzando l'era della pirateria senza lenti romantiche, si può dire che altro non fosse che la (feroce e senza scrupoli) esaltazione della legge del più forte, anche quando tentò di darsi delle 'regole'. Chi già all'epoca la esaltava o la colmava di significati ideologica, lo faceva perché dall'altra parte del mare, in Europa, la società era molto più cristallizzata, tra sovrani assoluti e classi sociali molto poco mobili (perlomeno in salita). Quindi nei caraibi dei bucanieri 'libertà' faceva il paio con 'violenza'. Per certi aspetti un ideale molto simile al sogno libertario del capitalismo puro: la vita è una competizione continua per il bottino e, alla fine, chi ha meno scrupoli vince.
Alla fine però, tutto si
riduce a una questione ancora più semplice: chi è fuori dalla rete di protezione
di un connettivo sociale forte subisce odio e violenza (e più spesso che no,
tanto più è esercitata quanto più ci si trova dentro verso quelli fuori, come
per una inconscia verifica della propria posizione di sicurezza. Non per niente
la maggior parte delle donne accusate di stregoneria nel medioevo erano donne
rimaste improvvisamente vedove e senza genitori o fratelli cui tornare). Tutto
dipende quindi solo da quanto questo connettivo sociale è esteso. Nell'età del
bronzo questa 'rete' era più forte o meno? Francamente non ne ho idea. Da un
punto di vista demografico mi verrebbe da dire di sì, per il banale motivo che
meno persone ci sono nel clan o nella città, più è facile che ci si conosca
tutti e ci si difenda insieme contro il diverso. Dall'altra la mobilità politica
in molte aree era maggiore, per cui era sicuramente probabile che clan o città
sconfitte potessero subire da parte del vincitore più spesso che in altre epoche
trattamenti estremamente truci.
In sintesi, non mi sento, per il mondo pre-rivoluzione industriale, di espormi
in valutazioni chiare in tale senso. Insomma, ogni secolo ha il suo angolo di
mondo e il suo popolo o classe sociale che subisce maggiormente la pressione di
una spietatezza gratuita di chi si trova in una posizione di forza.
Però, tornando alla mia storia, amico mio, voglio precisare un paio di cose:
1 - E' chiaro che non sono
completamente realistico. E' una storia che, per quanto cruda, è chiaramente
romanzata, quindi ci sono dei punti in cui la truculenza viene smussata per
scopi narrativi.
2 - Non ho finalità morali o allegoriche particolari in questo racconto Certo, è
inevitabile che un autore metta dentro la sua identità ideologica e i suoi
giudizi. Ma non ho uno 'scopo preciso' o 'alto' mentre descrivo il mondo che la
protagonista vede e subisce. Voglio solo raccontare la sua storia. Non so,
riflettendo su me stesso, forse il tempo e il luogo in cui l'ho ambientata non è
così fondamentale.
Una piccola postilla: Morchoe è una (delle svariate) versione più arcaica e non ancora anglicizzata del cognome Murphy! Ma il finale è aperto apposta perché tutti ne possano trarre la conclusione che desiderano.
Mi scuso infine per l'ultima immagine, ma il problema ad usare l'AI sta proprio nel fatto che o viene un pirata maranza tipo Johnny Depp, o un comune burocrate.
.
Franz Joseph precisa:
Il pensiero del 1645 a.C. mi è venuto a proposito dell’etimologia di bucaniere < celtico *Bŏu̯kăni̯ări̯ŏ-s ‘uomo di valore degli oceani’ (← celtico *bŏu̯kăni̯ā [> irlandese bóchna f. ‘mare, oceano’] + gallico *ări̯ŏ-s ‘uomo di valore’) < indoeuropeo *b⁽ʱ⁾ŏu̯k-n̥-i̯ŏ-h₄ăr-i̯ŏ-s (come sarebbe stato all’inizio del II. millennio a.C.); invece filibuste < germanico *fēljă-bău̯stō ‘terribile minaccia’ (anglosassone æl-fǣle, eal-fēlo ‘terribile’, Scots bo(i)st ‘minacciare’; dall’olandese vrijbuiter non si arriva a filibustier), per cui è possibile che filibustier sia un ulteriore composto germanico *fēljă-bău̯stă-hărjă-z ‘guerriero della terribile minaccia’ (< indoeuropeo *pēli̯ŏ-bʱŏu̯stŏ́-kŏri̯ŏ-s, nel II. millennio a.C.)
.
Ed Enrico Pizzo aggiunge:
Mi è venuta in mente una
cosa.
Nel V capitolo Koulmig ha stretto un patto con un Irlandese, Sean O’Morchoe.
Lei gli avrebbe insegnato il Francese in cambio lui le avrebbe insegnato
l'Inglese.
Nell'Epilogo scopriamo che, ahimè, la povera Koulmig muore nel 1653, un anno
dopo che Thibault ha liberato il Mondo da quel granello di sporco di nome
Levasseur.
Un anno non è un periodo troppo breve perché Koulmig si sia accasata col Suo
Irlandese dandogli una discendenza.
E questo spiegherebbe l'affinità che nel 20XX Angela Murphy sente verso la
tomba.
Se è così va bene, anche se avrei preferito un finale in cui Koulmig moriva a 90
anni!!
.
Passiamo all'idea di Ainelif:
La Peste Rabbiosa
Un meteorite si schianta sulla Terra nell'anno 1665. In quell'anno in Europa infuria la peste, certo un'epidemia molto grave, ma non distruttiva come quella di quella di trecento anni prima. Nelle polveri sprigionate dalla meteora vi sono però virus particolari che, unendosi ai germi della peste, formano una nuova malattia micidiale che infettando gli esseri umani li trasforma in rabbiosi e aggressivi, per poi ucciderli terribilmente.
Molti si trasformano in vampiri che succhiano il sangue delle loro vittime mordendole sul collo, e propagando così l'infezione. Anche gli animali vengono contagiati dalla Peste Rabbiosa; i serpenti ad esempio diventano grossi il triplo, trasformandosi in enormi draghi striscianti e carnivori; i cani diventano orribili bestie metà iene metà lupo, i gatti diventano lupi mannari, e chi più ne ha ne metta. Tutto l'orrendo armamentario di mostri dei film horror si tramuta in realtà!
L'Europa si spopola, gli eserciti prendono le armi contro gli infetti uccidendone a milioni, ma non riescono a fermare il contagio. Un anno dopo, nel 1666, Londra viene incendiata per impedire il proliferare della malattia in Gran Bretagna, Oliver Cromwell ordina lo sterminio di tutti i presunti infetti così come degli animali.
L'Inghilterra è la prima a salvarsi e diventa una grande zona franca sull'Atlantico dove affluiscono gli eserciti da tutto il mondo per salvare il mondo cristiano ed europeo. In Italia invece viene costruita in Toscana,Umbria e Marche ai confini dello Stato della Chiesa la Grande Muraglia che impedisce l'invasione dei rabbiosi e degli animali affetti. Intanto in tutta Europa si forma una resistenza comandata da re, principi e nobili per sconfiggere la malattia che si trasmette o con saliva e sangue o attraverso le foreste infettate (migliaia di ettari di boschi vengono distrutti).
Solo nel 1796 Edward Jenner scopre un vaccino che porterà alla sconfitta della Peste Rabbiosa. Essa nel Vecchio Continente è debellata completamente, ma lascia dietro di sé una scia immensa di cadaveri di uomini e animali,si contano circa 30 milioni di persone morte a causa dell'infezione,e della guerra portata avanti dagli eserciti europei contro i rabbiosi.
In Inghilterra si consolida la Repubblica Inglese erede di Cromwell, ora considerato eroe nazionale perchè ha salvato dal contagio l'Inghilterra, che era stata la prima nazione a salvarsi dallo spopolamento devastante di quasi centoquarant'anni prima. L'Età Industriale arriva molto prima e cambiato l'aspetto del paesaggio inglese con ferrovie, fabbriche ed industrie, miniere e quartieri operai; l'Irlanda ha rinunciato all'indipendenza dopo l'unione federale con il governo britannico.
In America sono fondati gli UKA o Regni Uniti d'America: tutti gli stati nordamericani sono retti da vicerè eletti democraticamente, il re ereditario invece risiede a New York: il nuovo re George III, nipote del primo fondatore degli UKA, fa industrializzare la nazione.
In Europa Centrale domina invece l'Impero Polacco che per primo ha annientato gli infettati e i mostri rabbiosi, ed ha acquistato un grande prestigio internazionale: esso comprende tutta la Prussia, la Polonia, il Baltico, la Bielorussia, la Slovacchia e l'Ucraina; a ovest la Confederazione Germanica ha unificato tutti i regni e principati in un governo federale con capitale Bonn, e comanda su tutta la Germania che si è sottratta all'Impero Austriaco; Romania e Bulgaria insieme a Serbia hanno creato l'Unione Slava Mitteleuropea sotto la corona dei reali rumeni.
La Francia ha annesso il Belgio e il Lussemburgo ed è diventata una monarchia costituzionale sotto Luigi XVII, senza bisogno di rivoluzione; la vicina Spagna, anch'essa monarchica, ha rafforzato il proprio dominio sul Sud America creando l'Associazione Economica Ispanica (una specie di Commonwealth); in Italia invece, la grandiosa vittoria contro "l'Esercito del Terrore" e la Grande Muraglia hanno garantito che la penisola non fosse spopolata; Napoleone, nato in Corsica nel 1768, non è emigrato in Francia ma in Italia ed è divenuto imperatore del paese nell'anno 1800, cancellando lo Stato della Chiesa con gran beneficio per la Chiesa stessa, che ora può dedicarsi al suo scopo precipuo: diffondere il Vangelo nelle zone imbarbarite dalla pestilenza rabbiosa..
Al Nord Italia, contrariamente a quanto accaduto nella nostra Timeline, la povertà regna sovrana, e Venezia, salvatasi dall'orribile pestilenza, ha egemonizzato la zona alpina proclamando la Repubblica dell'Italia Settentrionale.
La Russia invece si è frazionata in tanti piccoli regni e principati, come accadeva prima del 1613 quando lo zar Michele I unificò sotto la sua corona il paese.
.
E nell'Ottocento e Novecento, che accadrà? Ecco una possibile cronologia:
1799-1801: la Spagna, ripresasi dai disastri di centoquarant'anni di pandemia pestilenziale, rischia di perdere i propri domini coloniali nelle Americhe, ma ciò per ora non accade dato che viene creata l'Associazione Economica Ispanica (sull'esempio del Commonwealth) per scongiurare l'indipendenza, concedendo alle colonie anche il diritto di commerciare direttamente con l'estero; l'esercito, rafforzatosi di molto, tenta di invadere il Portogallo per annetterlo e completare il predominio sulla penisola iberica, l'Inghilterra interviene e sconfigge gli spagnoli nell'Atlantico e nel Mar Mediterraneo; con la pace di Algeciras stipulata il 22 luglio 1801 la Spagna oltre a rinunciare alle sue mire egemoniche concede delle città di confine ai portoghesi, Gibilterra e le Baleari vanno agli inglesi che diventano importanti basi strategiche e navali.
1802: in febbraio l'esercito toscano al comando di Napoleone dichiara guerra a Genova che a malapena riesce a resistere, la sua flotta viene decimata, mentre i toscani sbarcano in Corsica e prendono i punti nevralgici dell'isola, per poi sbarcare in Liguria e nella stessa Genova, cacciando il doge e annettendo l'ex repubblica al Regno d'Etruria.
1804: Rivoluzione Industriale in Inghilterra, che trasforma totalmente il paese in una potenza industrializzata con industrie, ferrovie, fabbriche e miniere; ben presto l'industrializzazione investe tutto il vecchio continente. L'Impero Ottomano, stremato e con l'economia allo sfascio, cessa di esistere quasi un secolo e mezzo prima della nostra Timeline, i greci iniziano una politica imperialistica e, oltre ad unificare l'intera Grecia sotto Ottone I, viene invasa l'Anatolia con l'annessione di Istanbul e di Smirne, il sultano si arrende e firma la pace; si forma il Regno di Turchia con la sola Anatolia, mentre Cipro e Siria sono conquistate dai soldati greci che hanno finalmente realizzato la loro politica panellenica.
1806: l'esercito napoleonico si scontra con quello veneziano sugli Appennini e successivamente in Pianura Padana con moltissimi morti da ambo le parti; Napoleone però gioca di sorpresa, sconfigge la Serenissima che si riduce ai suoi confini iniziali, gli austriaci intervengono ma sonosgominati: il Regno d'Etruria annette Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Piemonte mentre la Savoia e Nizza vanno alla Francia.
1810-1813: Guerra dei Tre Anni scoppiata tra polacchi e russi; vittoria dei primi che sanciscono l'unificazione e la proclamazione del Regno di Scandinavia comprendente Svezia, Norvegia, Danimarca, Faer Øer e Islanda; nella vicina Russia, che sembrava destinata a ricadere sotto il potere zarista, il 2 settembre il popolo si solleva ed impedisce all'Armata Bianca comandata da Alessandro II di varcare gli Urali.
1816:l'Impero Ellenico invade Albania, Montenegro, Serbia e Bulgaria sconfiggendole e sancendo la nascita del suo impero balcanico; in Turchia i musulmani sono perseguitati dai vicini armeni e curdi e dagli stessi greci.
1821: l'Etruria impedisce l'invasione austriaca dall'Alto-Adige annettendo anche il Trentino e Friuli e circondando Venezia, oramai ridotta a pochi territori in Veneto,il generale Radetzky riesce a salvare Trieste e l'Istria dall'invasione napoleonica.
1822: padre Miguel Hidalgo y Costilla l'8 marzo proclama la Repubblica Messicana indipendente dal dominio spagnolo; l'ex generale spagnolo Agustin Iturbide si autoproclama imperatore il 10 dello stesso mese facendo fuggire padre Hidalgo e i suoi alleati, che però ritornano ed abbattono la monarchia, restaurando un regime repubblicano.
1836: scoppia la Guerra d'America: i Regni Uniti che hanno appena unificato il Nord America vogliono sottomettere tutto il continente ed invadono il Messico per abbattere padre Hidalgo e annettere il Texas,i messicani assaltano così Fort Alamo infliggendo gravi perdite ai regnunitensi; però l'avvento anticipato di un'industrializzazione sistematica ha porta all'ideazione del fucile mitragliatore e di cannoni a lunga gittata che consentono al governo di New York una vittoria contro il Messico; padre Hidalgo fugge in Guatemala dove tutte le ex colonie spagnole centroamericane compresi i Caraibi si sono uniti nel cacciare l'esercito spagnolo, e con il Trattato dell'Avana viene proclamata il 22 dicembre la Federazione Centroamericana, che si oppone al progetto panamericano dei regnunitensi; al sud però la Spagna pensa a mantenere l'impero coloniale, il vicino Brasile dopo anni di lotte contro i portoghesi ottiene l'indipendenza, il generale De Fonseca proclama l'Unione del Brasile sotto un proprio regime militare a Rio De Janeiro, il Portogallo non ha la forza di opporsi e mantiene solo le colonie d'Africa tra Mozambico e Angola, unendole con le attuali Zimbabwe e Botswana, creando un dominion al confine con il Sudafrica olandese.
1840, 3 marzo: l'antica dinastia di Kiev con un colpo di stato a Pietroburgo pone fine allo stato d'anarchia e insurrezioni nella vecchia Russia europea che non fa più parte dell'impero zarista ora spostatosi in Asia; è proclamato l'Impero Unito Sarmatico con l'annessione di Finlandia, Bessarabia e di tutta la zona del Caucaso.
1846, 17 marzo: Napoleone II proclama il Regno d'Italia e con il proprio esercito dichiara guerra al Regno di Napoli che, colto di sorpresa, deve lasciare Napoli, il re Ferdinando fugge a Palermo, l'esercito borbonico viene rifornito dagli spagnoli che sbarcano in Calabria e organizzano una poderosa difesa sull'Aspromonte che ferma gli italiani per poco, ma subito dopo ricomincia l'offensiva che travolge gli spagnoli fino a Messina con un grande sbarco, all'interno della Sicilia scoppiano contrasti tra i sostenitori borbonici e filoispanici e i lealisti che hanno in gran parte il sostegno della popolazione locale, oramai stanca del regime dei Borboni.
1849:proclamazione della Repubblica di Sicilia e cacciata di Ferdinando da Palermo da parte di Giuseppe Mazzini, che ha fondato l'organizzazione Giovine Italia, gli italiani per un primo momento accettano il nuovo governo dato che gli spagnoli sono percepiti come occupanti, dopo la loro evacuazione dal porto di Trapani però Napoleone fa cadere il governo repubblicano e annette l'isola all'Italia con l'esilio definitivo di Mazzini.
1857: il Messico è annesso come nuovo reame agli UKA; a Cuba sbarcano gli eserciti dalla Spagna per riprendersi l'isola contro la Federazione, il cui esercito appena nato si scontra nelle Piccole Antille contro quello spagnolo con cruente battaglie navali nel Golfo del Messico; i Regni Uniti sbaragliano la Spagna ed invadono Cuba facendo crollare la Federazione Centramericana, gli spagnoli sconfitti si arrendono e accettano di mantenere oltanto i protettorati rimasti in America latina.
1860, 4 agosto: breccia a Porta Pia a Roma, il papa fugge ad Avignone dove rinasce l'antico governo nella roccaforte francese, Roma è la nuova capitale d'Italia dove vengono spostati il parlamento ed il governo.
1862: stipulazione di una pace tra Regno d'Italia e Regno di Sardegna; i greci in Siria impongono la religione ortodossa discriminando quella musulmana, le rivolte arabe non hanno effetto.
1870: lo Stato Confederato Germanico, da quasi un secolo in vita, si trova in una crisi irreversibile, al Nord ad Amburgo la cancelleria di Otto Von Bismarck è in conflitto con Monaco dove i Wiitelsbach sono stati proclamati sovrani del nuovo Regno di Germania che comprende la parte meridionale del paese.
1878, 8 settembre: Conferenza di Atene tra le massime personalità europee per la spartizione dell'Africa e dell'Asia; la Francia si accontenta di avere Algeria e Tunisia che rinomina Africa Settentrionale Francese, il Madagascar, le Comore e gli arcipelaghi vicini, in Asia invece possiede l'immenso Impero Indiano detto la "perla dell'impero", ma continuano le guerre dei rajah e contro i francesi, viene annesso anche il Pakistan e Afghanistan, mentre la Persia si allea con la Francia e la rifornisce di materie prime. La Spagna, che possiede ancora Guam e le Filippine nel Pacifico, invade il Marocco per far sentire la propria presenza anche nel Continente Nero, conquista anche un piccolo possedimento del Golfo di Guinea chiamato Rio Muni; la Scandinavia invece ha conquistato la Groenlandia come base di espansione in America in un futuro non molto lontano, e dà il via all'espansione in Nigeria e Togo riunendoli nella Guinea Scandinava Equatoriale. L'Italia dal canto suo può contare su Pierre Savorgnan de Brazzà che guida l'esercito italiano in Africa: dopo la conquista della colonia della Libia, attraverso il Ciad giunge in Camerun creando un collegamento tra il Mediterraneo e l'Atlantico attraverso il Sahara; inoltre il governo italiano conquista l'Eritrea e la Somalia nel Corno d'Africa; l'Inghilterra invece collega l'Egitto con la Tanzania attraverso il Sudan e il Kenya;l'Etiopia rimane autonoma dalle potenze straniere trasformandosi in un moderno stato occidentale. In Asia gli inglesi hanno preso Hong Kong e Shangai all'Impero Cinese, dopo la sconfitta subita dai francesi hanno unito la Birmania all'Indocina, controllano Australia e Nuova Zelanda, oltre alla Guyana in Sud America.
1881: crisi di Agadir in Marocco, in cui il re di Scandinavia Gustavo III vuole guidare personalmente la sua flotta in questa baia con il pretesto che il Maghreb è zona d'influenza del governo di Stoccolma, gli spagnoli invece si posizionano in difesa con centinaia di cannoniere pronte a far fuoco e a far scoppiare una guerra; il conflitto dunque sembra inevitabile, ma la diplomazia entra in campo e risolve la situazione senza l'uso d'armi. Con il superamento della crisi, la Scandinavia si fa sempre più aggressiva: ad Alesund firma con la Francia un patto di mutua protezione che sancisce la nascita dell'Alleanza Imperiale, a cui aderiscono subito l'Impero Ellenico che continua a progettare un dominio esteso addirittura all'intero Mediterraneo, e l'Impero Sarmatico che vuole imporre la propria egemonia sulla Mitteleuropa. Per opporsi all'Alleanza Imperiale la Gran Bretagna stipula il Trattato di Londra con l'Italia, che fa nascere l'Euro Intesa dove entra la Spagna, e l'Austria che vuole riprendersi l'Ungheria e ritornare ad imporre il proprio protettorato sui Balcani.
1887:all'Alleanza Imperiale si unisce il Giappone che medita vendetta sui dominatori europei dell'Asia, ma si trova in conflitto con i Regni Uniti che partecipano all'Euro Intesa; intanto la Namibia, uno degli ultimi territori ancora non soggetti alla spartizione, è invasa dalle truppe dello Stato Tedesco del Nord; il Congo invece rimane indipendente sotto la corona di Leopoldo I, ex regnante del Belgio, che mantiene sulla testa la corona congolese.
1894:la dinastia dei Saud proclama la Grande Arabia con l'unificazione di tutta la penisola arabica e con capitale Riyad; in tutto il Medio Oriente scoppiano ribellioni e conflitti contro i greci che dominano la Siria e rastrellano interi villaggi abitati da musulmani; il ministro britannico Kitchener progetta con i Theodor Herzl la creazione di uno stato palestinese israelita.
1899, 28 luglio: crisi del Fashoda in Sudan tra un contingente francese e uno inglese; sembra scoppiare ancora una volta una guerra, ma a diplomazia internazionale ce la fa a scongiurarla.
1900: assassinio a Cagliari del re Umberto I da parte di un anarchico italiano, i rapporti tra Italia e Sardegna si irrigidiscono con la rottura dei rapporti diplomatici. Intanto inizia un grosso riarmo di tutti gli stati d'Europa.
1903, 22 febbraio: l'esercito scandinavo invade la Danimarca annettendola; l'Inghilterra dichiara guerra alla Scandinavia facendo scoppiare la Grande Guerra; la Francia dichiara guerra agli inglesi attaccando le Baleari e bombardandole duramente.
1903, 23 febbraio: la Polonia entra nel conflitto a fianco dell'Inghilterra contro Francia e Scandinavia, mentre la Germania del Sud si dichiara neutrale, la Germania del Nord entra in guerra a fianco dell'Euro-Intesa attaccando le postazioni scandinave in Danimarca, aiutata soprattutto dai polacchi; l'Impero Sarmatico dichiara guerra alla Polonia con l'invasione della Bielorussia dove inizia una sanguinosa guerra di trincea; l'Austria interviene a sostegno dei polacchi contro i sarmatici che ora hanno invaso la Romania e la Bulgaria insieme alla Grecia; quest'ultima ha invaso anche Albania e Montenegro. La Turchia dichiara guerra alla Grecia, preoccupata delle sue posizioni in Anatolia; arabi, armeni e curdi prendono le armi contro Istanbul a fianco dei greci che dalla Siria si muovono verso Antiochia e da Cipro bombardano tutto l'Egitto settentrionale.
1903, 12 aprile: l'Italia entra in guerra contro la Francia che ha concentrato i propri soldati in Olanda oramai presa ed ha invaso la neutrale Germania del Sud, anche sui Pirenei i francesi infliggono all'inizio dure perdite agli spagnoli che con i contingenti anglo-portoghesi devono arretrare fino al fiume Ebro.
1903, 5 giugno:gli italiani sbarcano a Tirana e a Valona dando filo da torcere ai greci che devono indietreggiare per problemi logistici; gli austriaci si muovono verso la Serbia; in Transilvania le battaglie con i sarmatici sono durissime, i greci invece hanno preso Smirne e Bursa in Anatolia, ma i turchi non mollano e riescono ad invadere l'Armenia sotto protettorato sarmatico insieme all'Azerbaigian e Georgia.
1904, 1 gennaio: i francesi attaccano dall'Algeria il Marocco che resiste coraggiosamente; anche la Libia è posta sotto assedio, ma gli italiani con gli inglesi organizzano una difesa trincerata nel deserto che ferma i francesi.
1904, 8 gennaio: i sarmatici entrano a Minsk ma perdono Lettonia ed Estonia, prese dai polacchi che dispongono di una flotta navale nel Mar Baltico superiore a quella sarmatica; la battaglia dello Jutland tra scandinavi e inglesi si conclude con l'affondamento di numerose navi da ambo le parti; gli anglo-tedeschi si concentrano nella piccola penisola danese; entrano in gioco nuove armi tra cui il carro armato e l'aeroplano che daranno un contributo fondamentale alla guerra mondiale. Gli inglesi falliscono nello sbarcare in Normandia e combattono i francesi nell'Atlantico, con l'entrata in guerra dei Regni Uniti che vogliono estendersi in Asia a discapito del Giappone. Quest'ultimo senza avvertire nessuno ha invaso l'Indonesia, le Filippine e mezza Cina dove Sun Yat Sen scatena una grande resistenza antinipponica deponendo l'imperatrice Tzu-Hsi e instaurando un'effimera repubblica; gli spagnoli vengono subito sconfitti, mentre i francesi bombardano gli inglesi in Papuasia e nelle isole Cook.
1904, 10 maggio: dall'India i francesi penetrano in Birmania, ma i guerriglieri delle montagne e i soldati britannici oppongono una difesa disperata, i francesi al comando del generale Foch con la battaglia di Malta tra le loro navi e quelle italiane conseguono una grossa vittoria; l'esercito francese sbarca in Sicilia occupando metà dell'isola con attacchi e bombardamenti nell'entroterra. Albania e Montenegro sono presi dall'Italia insieme a basi balcaniche e dalmatiche, i greci però bombardano il Sud Italia e il Dodecaneso che è posto sotto assedio; l'Impero Russo Asiatico decide la via del conflitto con l'Intesa, un nuovo fronte si apre sugli Urali in mezzo alla taiga, in un gelo quasi perenne i carri armati russi invadono i sarmatici da oriente attraverso il Kazakistan e le pianure meridionali con sanguinose battaglie tra le paludi.
1904, 4 ottobre:gli scandinavi a fianco dei francesi attaccano il Camerun e il Ciad; i portoghesi e gli inglesi sostengono gli italiani che difendono il confine del Congo dall'invasione scandinava. Tra i soldati si registrano casi di Peste Rabbiosa a causa della scarsità d'igiene e della promiscuità, ma i moderni vaccini riescono a contenere l'infezione e ad impedire che si trasformi di nuovo in pandemia.
1905, 25 marzo: i russi dichiarano guerra al Giappone che ha conquistato la Corea, la Manciuria e l'isola di Sakhalin; ma la loro flotta anche se modernizzata non può competere con quella nipponica, di gran lunga superiore e bene armata, che bombarda le coste russe sul Mar di Ohotosk ma anche l'Alaska, il che provoca l'entrata in guerra dei Regni Uniti. Questi stipulano con Spagna e Inghilterra un patto di alleanza rinunciando alle mire panregnunitensi; le navi americane solcano il Pacifico proteggendo Guam dall'assalto franco-nipponico; la Melanesia cade in breve tempo, solo qualche isoletta della Micronesia resiste ancora.
1905, 8 aprile: i cinesi si schierano con gli inglesi contro i francesi sulle montagne dell'Himalaya dove una disastrosa battaglia fa perdere le loro postazioni in Nepal e in Bhutan. La Grande Arabia aveva voluto farsi sentire nella guerra mondiale con la guerra del deserto contro la Persia, che con la sua politica filofrancese vuole espandersi nell'Iraq e nella penisola arabica; l'inglese Lawrence guida gli arabi contro i greci in Palestina e Siria, mentre scatena feroci resistenze a Bagdad contro gli iraniani che hanno preso la città.
1905, 21 luglio: i soldati regnunitensi arginano il gigantesco sbarco scandinavo organizzato in Canada e Québec per mettere piede sul suolo americano; ma la battaglia si conclude con una dolorosa disfatta dell'Alleanza che ha perso la possibilità di invadere un potente nemico, e ora sotto il re George III rompe la politica isolazionista dando il via ad un imperialismo tutto UKA; i francesi avanzano in Sicilia circondando gli italiani a Messina, ma la popolazione locale prende le armi contro gli invasori e solo un numero esiguo di essi appoggia la Francia; la Sardegna rinuncia ad entrare in conflitto a fianco dell'Alleanza o dell'Intesa, ma mantiene la neutralità.
1905, 1 novembre: battaglia di Konigsberg tra polacchi e sarmatici che si conclude con la disfatta sarmatica ai Laghi Masuri, dove i polacchi sono guidati dal generale tedesco Hindenburg che abbatte i dirigibili nemici. I dirigibili scandinavi sorvolano la Germania del Nord e l'Inghilterra bombardando città come Amburgo, Francoforte e Londra; ma gli aeroplani più veloci ed efficienti li decimano drasticamente.
1905, 29 novembre: gli arabi devastano le difese turche a Damasco liberando la Siria, mentre gli inglesi occupano Cipro con spedizioni provenienti dal Cairo e Alessandria d'Egitto. L'esercito francese occupa tutta la Germania del Sud, caccia il re Guglielmo II e medita l'imposizione di una dinastia di origine francese; subito dopo però i tedeschi dal nord insieme agli inglesi passano alla controffensiva che porta al ricongiungimento con gli austriaci, che hanno respinto i sarmatici attraverso l'Ungheria fino in Moldavia; i greci lasciano la Bulgaria, mentre Istanbul ritorna in mani turche.
1906: l'esercito americano sbarca nelle Filippine travolgendo i giapponesi, mentre inglesi e cinesi respingono i francesi in India, i russi sostengono gli americani ricacciando i nipponici dallo Stretto di Bering fino all'ultima delle Aleutine; in Europa la situazione lentamente volge a favore dell'Intesa, gli spagnoli hanno contrattaccato i francesi in Catalogna e sui Paesi Baschi che chiedono a gran voce una volta per tutte l'indipendenza da Madrid; alle Baleari la spedizione inviata per conquistare l'arcipelago è fatta prigioniera dagli anglo-spagnoli, mentre in Africa gli italo-inglesi entrano in Algeria e in Tunisia; i regnunitensi in giugno sbarcano in Marocco a sostegno degli spagnoli che mantengono il territorio marocchino e penetrano in direzione di Orano; la guerra sembra finita, ma non è così. La Scandinavia anche se indebolita dal disastro dello sbarco un anno prima in Canada bombarda le coste della Scozia e non molla il suolo danese, dove però gli abitanti si ribellano appoggiati dalla casata regnante che era stata costretta all'esilio; nell'Impero Sarmatico le rivolte contro il conflitto e la monarchia si susseguono senza sosta: Kornilov, il massimo esponente del governo monarchico, continua la guerra facendo scatenare diversi pogrom contro gli oppositori, per lo più operai e contadini. I russi sorpassano gli Urali e giungono anche ad Arcangelo tentando di convincere i sarmatici a realizzare un'unione con i Romanov per formare un impero più grande e più forte; i turchi attuano un brutale genocidio di armeni che avevano appoggiato la politica sarmatica; nel dopoguerra si scopriranno le atrocità compiute dagli ortodossi greci in Siria.
1907, 4 gennaio: la Francia comincia ad essere stremata dalla concentrazione di uomini sul fronte tedesco e sul fronte pirenaico; le fabbriche scioperano, le risorse mancano, le colonie resistono strenuamente ma alcune cedono; lo stesso re Luigi Filippo II, difensore della necessità di entrare in conflitto, è additato come responsabile del disastro che ne sta conseguendo; la situazione istituzionale verrà risolta nel dopoguerra; la Guinea Scandinava Equatoriale crolla su tutti i fronti con spedizioni di contingenti regnunitensi e l'assalto di truppe italo-ispano-britanniche.
1907, 8 agosto: il re Gustavo Adolfo I di Scandinavia con un plebiscito rimane sul trono del paese, ma l'assemblea costituente firma l'immediato armistizio con l'Intesa senza consultare Francia e IUS.
1907, 9 ottobre: l'Austria libera insieme a Turchia e Italia la penisola balcanica dal dominio ellenico e sarmatico;Albania e Montenegro cadono sotto protettorato italiano, la Serbia sotto quello austriaco insieme alla Romania, mentre l'Ungheria è incamerata ma con grande autonomia e con una propria corona, i greci si ritirano verso Atene dove Venizelos ha proclamato la repubblica ed esiliato il re Ottone II.
1907, 17 ottobre: una rivoluzione scoppiata nell'Impero Sarmatico porta alla fuga della dinastia di Kiev; i bolscevichi e i menscevichi formano un governo; Lenin però non riesce a trovare un accordo con i secondi e scoppia una dolorosa guerra civile che devasterà il suolo della Russia europea negli anni seguenti.
1908: con il ritiro degli scandinavi dalla Germania del Nord e dei francesi dal Sud, la cancelleria si sposta definitivamente a Francoforte, scelta come capitale per la futura costituzione di uno stato tedesco unito, gli Hollerzollern sono scacciati,viene proclamata la Repubblica Federale Tedesca con il mantenimento dello Schleswig-Holstein come lander. La Francia finalmente decide la via dell'armistizio con l'Inghilterra,Italia e Spagna,mentre i Regni Uniti occupano militarmente le sue due colonie mediterranee del Maghreb. Si tiene il 9 febbraio il Congresso di Vienna dove viene deciso il futuro delle nazioni sconfitte e dell'Europa stessa: la corresponsabile della guerra, la Francia paga fortissimi indenizzi di guerra; cessione di Nizza con Briga e Tenda all'Italia; la Corsica invece con una votazione passa sotto il Regno di Sardegna; la Tunisia è annessa alla Libia italiana, mentre l'Algeria è unita al Marocco già spagnolo. La Guinea Francese è ceduta all'Impero Brasiliano; l'India riduce i propri confini con la concessione d'indipendenza al sultanato del Pakistan, al regno nepalese e del Bhutan; le Filippine non vogliono più ritornare sotto il dominio ispanico e scelgono lo status di protettorato regnunitense insieme alla Melanesia e Micronesia; inoltre l'Alsazia-Lorena va alla neonata Germania unita che si prende la Nigeria e quasi tutta l'ex Guinea Scandinava Equatoriale; la Liberia diviene colonia economica degli UKA. Con un patto con l'Etiopia, Inghilterra e Italia lasciano il Corno d'Africa facendo nascere l'Impero Etiopico Orientale che annette Somalia, Gibuti ed Eritrea. Belgio e Lussemburgo ritornano autonomi dai francesi e si uniscono sotto il Regno del Benelux con capitale Bruxelles, dove ritorna Leopoldo II come re dei belgo-lussemburghesi e pone il controllo sul Congo rinominato Zaire Belga. Al confine pirenaico la Francia perde Narbona, parte del Rossiglione e l'Aquitania meridionale; il 19 novembre il malcontento popolare sfocia in una votazione governativa che fa decadere la monarchia con la proclamazione della repubblica francese, la politica fino ad allora influenzata da conservatori e tradizionalisti viene sconvolta con l'entrata al governo di socialisti e marxisti. L'Austria aveva costruito uno stato imperiale-federale con l'unione politica con l'Ungheria invasa durante la guerra; dopo lo sgombero definitivo di greci e sarmatici dai Balcani tutti gli stati sono monarchie costituzionali eccetto la stessa Grecia, dove è stato instaurato un governo repubblicano che accetta le condizioni di pace: Akrotiri e Denkelia divengono basi britanniche sull'isola di Cipro; ritiro delle truppe dall'Albania e dall'Anatolia occidentale; il Dodecaneso ritorna italiano; la Tracia è ceduta alla Turchia, mentre la Siria ora di nuovo sovrana è occupata militarmente dagli anglo-turchi. La Scandinavia invece dopo aver pagato grosse riparazioni di guerra che mandano al collasso l'economia del paese rinuncia all'annessione della Danimarca che è un regno autonomo, l'Islanda è indipendente, la Groenlandia passa ai Regni Uniti; la Namibia va come contentino alla Germania. Ma l'Italia è scontenta per non aver conquistato il Trentino, parte del Friuli e lo stesso Veneto; con un trattato diplomatico che è appoggiato soprattutto dai Regni Uniti, la Serbia e l'Austria cedono rispettivamente Trento, Trieste e la stessa Repubblica Veneta cessa di esistere con l'annessione all'Italia, la Dalmazia va al governo italiano con l'isola di Zara e Lagosta. Armenia e Georgia ritornano indipendenti da turchi e sarmatici; mentre l'Iran è mutilato su quasi tutti i fronti, lo scià non esercita più un potere semi-assoluto bensì parlamentare ed ereditario. Il Giappone rinuncia a tutti i territori conquistati e si riduce al solo arcipelago nativo; cade sotto un dispotismo monarchico con l'appoggio dei Regni Uniti.
1909, 2 maggio: mentre in Russia la guerra civile sconvolge città e campagne, inizia il processo di ricostruzione in Europa con la creazione del PEE (Patto Economico Europeo) siglato dalle potenze vincitrici a Roma, i sistemi protezionistici vengono aboliti e nasce un libero mercato. In Italia il nuovo governo Giolitti concede il suffragio universale esteso alle donne; Salandra fiuta un clima di guerra politica e si accorda con i popolari di Sturzo e i socialisti di Turati per far svolgere al più presto un referendum.
1909, 25 maggio: gli arabi muovono guerra anche agli inglesi in Siria e Medio Oriente, dato che vogliono impedire la creazione di uno stato ebraico; con il Trattato di Nicosia viene però creato lo Stato di Palestina dove gli arabi ed ebrei convivono relativamente in pace.
1910: la Polonia interviene nella guerra sarmatica attaccando i bolscevichi; i menscevichi prendono il sopravvento, catturano ed uccidono Lenin, e i bolscevichi senza una guida si spaccano in due ali in conflitto fra loro guidate rispettivamente da Moltov e da Trotzkij ,ma perdono in questo anno molto terreno mantenendo solo il territorio di Mosca. I menscevichi sono guidati da Bucharin e da un tale di nome Hitlhyur che fa strage dei boscevichi deportandoli nei suoi campi di concentramento sugli Urali e a Kola; l'Impero Russo Asiatico vorrebbe intervenire ma viene fermato dall'OSM (Organizzazione degli Stati del Mondo), fondata quello stesso anno nel Lichtenstein, annessosi come nuovo cantone alla Confederazione Svizzera dopo che la dinastia regnante si è estinta.
1912, 18 giugno: con il referendum popolare in Italia i repubblicani ottengono una buona maggioranza, cosicché i Bonapartisti e il re Napoleone IV vanno in esilio in Spagna; viene proclamata la Repubblica Italiana sotto un governo di coalizione fra socialisti e cattolici con appoggio esterno liberale. Il governo italiano si dà una nuova costituzione democratica e laica che entrerà in vigore l'anno venturo: lo stato confessionale è abolito, ogni religione ha pari diritti; un Concordato è firmato il 7 ottobre ad Avignone da Giolitti con il Papa Benedetto XV.
1912, 20 giugno: in Russia termina la guerra civile con l'annientamento dei bolscevichi, Trotzkij fugge in Messico; Hitlhyur entra a Mosca dando inizio alla costruzione insieme a Bucharin della prima tecnocrazia al mondo; viene proclamata la UST (Unione Sarmatica Tecnocratica), dove la democrazia è bandita, viene instaurato un regime dittatoriale che elimina negli anni seguenti quasi tutti gli oppositori; Hitlhyur si nomina cancelliere supremo, l'impianto del nuovo stato è nazionalista estremista e intimoreisce il vicino Impero Polacco e l'Impero d'Austria; in Turchia Mustafà Kemal, capo dei Giovani Turchi, instaura con l'appoggio del sultano Maometto V un regime autoritario che discrimina le minoranze greche in Anatolia, i curdi e gli armeni.
1915: Gabriele d'Annunzio, nazionalista convinto, fa occupare con il suo esiguo esercito la città di Fiume con lo scopo di annetterla all'Italia, sembra che stia per scoppiare un nuovo conflitto tra quest'ultima e l'Austria che aveva già concesso agli italiani i territori irredenti; il governo invia l'esercito che attacca e scaccia i dannunziani; la questione è poi risolta diplomaticamente, d'Annunzio finisce in carcere; Benito Mussolini invece rimane fedele socialista turatiano e non inventerà mai il fascismo; questo compito tocca invece ad Italo Balbo: il capo dei Fasci da Combattimento tenta varie volte di rovesciare il governo con i golpe militari che si rivelano velleitari e fanno perdere al partito credibilità; anche il neonato Partito Marxista Italiano di Antonio Gramsci riceve ancora meno voti e poco dopo si scioglierà. In Francia la sconfitta brucia ai nazionalcomunisti di Joseph Stalìnne, che hanno scatenato rivolte in Bretagna e nel Massiccio Centrale con appoggi contadini, operai e minatori; in Germania invece Von Papen instaura una dittatura confessionale e corporativista.
1916: l'UST non partecipa all'OSM e minaccia di prendersi una rivincita su Austria e Polonia che considera traditrici; inizia un processo di industrializzazione e ammodernamento forzato portato avanti dal cancelliere Hitlhyur, che oltretutto vorrebbe estendere il proprio potere anche sull'Impero Russo Asiatico, in Medio Oriente per poi dirigersi in Africa e Asia e costituire un immenso stato tecnocratico, discriminando i musulmani.Il 3 marzo i Paesi Baschi ottengono finalmente l'indipendenza tanto desiderata, nella penisola iberica si sparge aria di golpismo; la Falange spagnola di Francisco Franco Bahamonde però non riuscirà mai a conquistare il potere; mentre in Portogallo Antonio De Olivieira Salazar è ben accetto dal re Manuel, dato che i comunisti tentano in vari modi la presa del potere.
1917: a novembre la Cina è sotto gli attacchi dei "Signori della Guerra" cioè i governatori militari delle province, i comunisti cinesi guidati da Mao Tze-Tung marciano su Pechino e senza interventi internazionali i nazionalisti di Chiang Kai-Shek fuggono a Taiwan; viene proclamata la Repubblica Popolare Cinese sotto una dittatura comunista; i Regni Uniti che hanno occupato parte dell'Asia sul Pacifico si preoccupano per il futuro dell'Asia.
1919: sul Caucaso Armenia e Georgia devastate ed impoverite si uniscono come nuove province all'UST; i turchi si ritirano, la Grande Arabia cerca buoni rapporti con Mosca che però rifiuta ogni compromesso con un paese musulmano. L'IRA pressato da nazismo e comunismo stipula una vera e propria alleanza con i Regni Uniti che gli garantiscono una protezione in caso d'invasione militare, in America però il governo di New York non riesce a mantenere il proprio potere sul centrosud del continente, dove ribelli e guerriglieri su montagne e colline attaccano i reparti americani; in Messico Emiliano Zapata lotta contro i clericali, i latifondisti e i monarchici per ottenere finalmente l'indipendenza democratica e repubblicana della sua madrepatria.
1922: la marcia su Parigi da parte di Stalìnne porta alla caduta della Prima Repubblica e all'instaurazione della Seconda, una dittatura comunista sotto lo stesso Stalìnne che esautora il parlamento e medita una rivincita sulle nazioni che avevano umiliato la Francia e sull'intera Europa. La situazione dunque si complica nel vecchio continente, vari estremismi si oppongono tra loro, aggressivi e bellicosi, gli ambasciatori internazionali tentano in tutti i modi di mettere pace tra i governi rivali, ma non c'è nulla da fare.
1924, 12 gennaio: lungo il confine scandinavo-finlandese viene costruita la Linea di Ghiaccio: la Scandinavia cerca di proteggersi da una incursione sarmatica, il Führer sarmatico aveva già firmato con il Conducteur francese il Patto di Non Aggressione che annulla gli interventi dell'OSM, così tutti e due gli stati avevano le mani libere per spartirsi l'Europa.
1924, 14 gennaio: l'Inghilterra si allea con la Germania per impedire un'espansione della Francia verso il Benelux e la Spagna; gli accordi del 1908 prevedevano il divieto di riarmo, cosa che invece avviene prepotentemente.
1926, 4 aprile: la crisi economica che porta al collasso l'economia regnunitense porta all'autonomia completa del Messico; ma monarchici e repubblicani lottano per il futuro status istituzionale del paese e si danno guerra immediatamente; scoppia la Guerra del Messico che attirerà l'attenzione del mondo intero; i monarchici comandati da reduci europei come gli spagnoli De Riviera e Franco, dal francese Petain,dagli italiani Balbo e d'Annunzio, e dal tedesco Göring, i repubblicani al comando di Zapata ricevono migliaia di uomini e mezzi dalla Cina, dalla Francia dove Thorez e Blum sostengono apertamente la causa repubblicana; Gran Bretagna e Germania mantengono la neutralità insieme all'Italia sostenendo che si tratta di faccende interne americane. Mentre in Messico la guerra civile si fa sanguinosa e devastante, Stalìnne progetta un piano d'invasione delle Americhe che in caso di vittoria dei repubblicani messicani potrebbe realizzarsi, dato che la Spagna è indebolita nelle colonie, e i Regni Uniti devono pensare a far fronte a disoccupazione, miseria ed inflazione del regio dollaro.
1926, 10 luglio: scoppiano di nuovo i conflitti in Medio Oriente; la Grande Arabia non vuole una convivenza pacifica con gli ebrei in Palestina e cerca di scacciarli definitivamente; l'OSM interviene con un proprio esercito ponendo fine per ora al conflitto.
1928: è evidente che i monarchici di gran lunga superiori ai repubblicani hanno la vittoria in pugno, in autunno infatti circondano Città del Messico e la bombardano; i repubblicani si danno alla guerra clandestina o vengono imprigionati; con la gloriosa vittoria delle truppe reali, le brigate che avevano lottato per la repubblica si ritirano; i Regni Uniti concedono l'indipendenza all'Impero Messicano. Salta il progetto francese di egemonia sull'America; Hitlhyur ne approfitta attaccando i polacchi in Lituania, ma si rivelano preparati e ben difesi e l'offensiva è respinta; l'Esercito Sarmatico si concentra allora sul Karakorum e sui monti caucasici.
1929, 1 settembre: i sarmatici invadono la Turchia scatenando la Seconda Guerra Mondiale; i loro carri armati moderni ed efficienti piombano di sorpresa sui turchi nella capitale Ankara; il sultano Maometto V fugge, Kemal è ucciso in un conflitto a fuoco; i sarmatici hanno mano libera su tutta l'Anatolia invadendola, rastrellando interi quartieri musulmani e trasformandoli in lager; Inghilterra e Scandinavia dichiarano guerra all'UST, che non sferra nessun attacco sull'Europa orientale.
1929, 10 settembre: le truppe del Führer dilagano in Iraq e Siria prendendo di sorpresa le truppe dell'OSM,l'esercito britannico e i soldati arabi, costretti a un drammatico e disordinato ritiro verso l'Egitto e il sud dell'Arabia; Polonia e Austria dichiarano guerra all'UST penetrando nel territorio sarmatico senza resistenze; gli scandinavi si pongono in difesa, mentre i sarmatici invadono dagli Urali l'IRA che a malapena resiste e deve indietreggiare fortemente.
1929, 31 dicembre: a Capodanno i sarmatici giungono ad Atene con lo sbarco nella penisola balcanica, il governo greco fugge a Londra insieme agli altri; le nazioni balcaniche prendono le armi contro l'invasore ma non serve a nulla; ben presto l'esercito sarmatico occupa Albania, Montenegro, Bulgaria, Serbia e anche Romania, facendo muovere le truppe austriache verso il fronte dei Balcani e distogliendole da quello ucraino e moldavo.
1930, 1 gennaio: i sarmatici, vedendo gli austriaci spostarsi ,invadono una parte della Romania fino ad assediare Budapest; la battaglia del Danubio è memorabile per la sua ferocia e determinazione; anche l'Italia dichiara guerra all'UST combattendo in Dalmazia e in Montenegro contro l'invasione nemica; un esercito come quello sarmatico, al momento il più moderno, sbaraglia gli italiani a Zagabria e raggiunge Trieste, da Valona e Durazzo i sarmatici sbarcano in Puglia risalendo il Tavoliere e risalendo la penisola.
1930, 3 gennaio: il Führer rinuncia all'invasione dell'Egitto e pensa di occuparsi dei musulmani mediorientali che sono tutti perseguitati e sterminati a migliaia nei lager; pure gli ebrei si trovano discriminati e ridotti in stato di apartheid; mentre nel deserto arabico i sarmatici scendono con estrema facilità alla ricerca di petrolio, i Saud e il governo arabo fuggono in Etiopia sotto la protezione del negus Hailè Selassiè; i sarmatici sfondano la Linea di Ghiaccio ed invadono la Scandinavia arrivando fino a Stoccolma dove il re Gustavo Adolfo V fugge con il governo, Vidkun Quisling assume il potere assoluto come dittatore collaborazionista. I Regni Uniti entrano in guerra contro l'UST rifornendo le truppe britanniche impegnate sul continente.
1930, 10 maggio: i sarmatici hanno invaso la Danimarca circondando Germania e Polonia che si difendono strenuamente dai bombardamenti che radono al suolo città come Minsk, Cracovia e Varsavia; anche Berlino,Amburgo e Dresda fanno una triste fine.
1930, 5 giugno: i Balcani cadono alla morsa sarmatica che ora assalta Vienna e costringe gli Asburgo a fuggire; al loro posto viene messo Dollfuss come capo del nuovo governo filosarmatico; gli italiani non riescono a mantenere le postazioni in Dalmazia, è tragica la ritirata nell'Adriatico dove l'Esercito Sarmatico si prepara per prendere di sorpresa la penisola ed invaderla assicurandosi poi un futuro dominio del Mediterraneo. Il generale Rommel, ex reduce tedesco, si schiera al fianco del Führer e guida le armate sarmatiche nel deserto arabico contro i mujaiddin islamici e i britannici sbarcati con rifornimenti e uomini etiopi a S'ana in Yemen dove era stato costituito un legittimo governo della Grande Arabia. La Cina non interviene nel conflitto anche se parteggia e finanzia gli Alleati contro i Sarmatici, che respingno l'Armata Bianca zarista fino in Siberia; i Romanov trovano rifugio in Giappone sotto i regnunitensi; nel territorio cinese però i nazionalisti continuano a colpire i punti nevralgici dello stato e tentano di far cadere il regime comunista.
1930, 8 ottobre: il nuovo presidente britannico Wiston Churchill fa concentrare le truppe sul territorio olandese e belga; la Francia invece continua a mantenere la neutralità con grande sorpresa dell'opinione internazionale che la pensava una nazione aggressiva e violenta dopo la presa di potere di Stalìnne e il progetto di dominio delle Americhe nella guerra civile messicana.
1931, 16 marzo: i sarmatici occupano la Polonia e dilagano sulla Linea Hindenburg, fatta costruire da Von Papen sul fiume Elba, abbattendola; l'esercito tedesco è sguarnito e senza difese; l'Esercito Sarmatico raggiunge Berlino e Amburgo e riscende verso la parte meridionale incontrando poca resistenza della popolazione; Austria e Germania vengono unite nel formare il Commissariato Mitteleuropeo sotto un governo collaborazionista; resistono ancora l'Italia che al comando dei generali Calvi e Diaz sulle Alpi orientali ha costruito una linea di fortificazioni per impedire un'invasione; ma in meno di un mese i sarmatici bombardano Ancona e la costa adriatica, il che causa l'arretramento degli italiani verso gli Appennini, cosicché il 15 aprile i sarmatici sbarcano sulla penisola con grande quantità di uomini e mezzi che raggiungeranno nei mesi seguenti i punti estremi dell'Italia e Roma, dove il governo democristiano di De Gasperi e il presidente Pacciardi fuggono in Libia; anche la Sicilia è conquistata, mentre il Regno di Sardegna si schiera con Hitlhyur bombardando le Baleari con la sua esigua flotta aerea e attaccando le navi mercantili. L'UST perde la battaglia delle Falkland contro la flotta inglese,rinvia lo sbarco nell'Essex e Suffolk e così sbaraglia le difese britanniche di terra alle Orcadi e riscende le isole britanniche, bombardando Glasgow e Edimburgo in Scozia e respingendo gli inglesi fino a sud in Inghilterra, dove Londra si trasforma in una base operativa antiaerea; il governo fugge a Belfast con tutti i governi in esilio, Mosley assume il ruolo di lord protettore di Gran Bretagna; l'Irlanda invece si salva con lo sbarco dei Regni Uniti nella costa occidentale e con la militarizzazione dell'isola.
1932, 9 agosto: i sarmatici rompono i rapporti con la Francia e le dichiarano guerra invadendola dall'Alsazia e dal Benelux, cogliendo impreparato l'esercito francese; Stalìnne ordina un immenso riarmo (forse il più grande della storia); l'Esercito Sarmatico arriva a quaranta chilometri da Parigi che viene oltretutto bombardata; ma il governo non fugge e continua a guidare l'Armata Rossa che respinge i diversi attacchi sarmatici sulla Marna e sulla Senna. Nei paesi occupati sarà viva una feroce resistenza di partigiani che lottano per la libertà e contro gli invasori; il Führer ordina lo sterminio completo degli arabi in Medio Oriente garantendosi così l'assoluto potere sulle risorse petrolifere che gli garantiranno la vittoria; vengono ideati i missili V-1 e V-2 che con tonnellate di esplosivo distruggono il nemico; nell'Atlantico invece la flotta sottomarina sarmatica è sconfitta dagli americani che raggiungono il Portogallo e vi sbarcano entrando in Spagna e risalendo la penisola iberica. Le truppe sarmatiche dall'Egitto tentano di invadere la Libia ma falliscono, perché i senussiti e italiani si sono coalizzati per fermare l'avanzata dell'UST in Africa settentrionale.
1932, 11 agosto: l'Armata Bianca contrattacca l'Esercito Menscevico che arretra al di là degli Urali; il Führer fa intensificare i bombardamenti sulle città europee; l'Iran sembra sul punto di essere invaso, ma con una firma di reciproca neutralità è tutto annullato. La guerra mondiale si fa devastante in Medio Oriente, Nord Africa ed Europa; le colonie nel continente nero colgono l'occasione per proclamare l'indipendenza; il Sudafrica viene sottomesso ad un apartheid razzista indipendente dall'Olanda; nello Zaire invece Lubumba con una guerra civile diviene primo presidente della nuova Repubblica Democratica del Congo, abolendo il potere monarchico sul paese, ma inviando i contingenti in Libia per combattere i sarmatici. I Regni Uniti fanno risalire l'esercito americano fino al confine francese; Stalìnne però vieta di sorpassare il confine agli Alleati che sbarcano in Corsica e Sardegna, costringendo il governo sardo a firmare l'armistizio, mentre i sarmatici sono ricacciati facilmente verso la penisola; il re Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto II che assume la corona.
1933: la fine della guerra è ancora lontana, i sarmatici non mollano il continente ma vengono respinti dagli anglo-italiani fino in Sinai e oltre; gli arabi con una rivolta cacciano da Riyadh le armate sarmatiche che disordinatamente e senza precisi ordini ripiegano verso Bagdad consentendo la liberazione della penisola arabica. La Cina entra nel conflitto contro l'UST, il progetto di Mao è chiaro: in caso di vittoria avrebbe imposto il comunismo in tutto il continente asiatico e forse oltre; ma i Regni Uniti mantengono sempre un atteggiamento di diffidenza verso Pechino, ed inoltre già i russi siberiani stanno sconfiggendo i sarmatici che stanno ritirandosi anche dal Caucaso dove la resistenza è divenuta indomabile; anche molti lager sono liberati. Degli scienziati a Pietroburgo (rinominata Hitlhyurburgo) inventano un missile con all'interno una bomba atomica che può radere al suolo un intero quartiere con persone e mezzi; è subito sperimentata sull'Armata Rossa che si muove e libera la parte della Francia occupata dall'Esercito Sarmatico, e gli effetti si fanno davvero sentire, poi è la volta degli americani in Inghilterra che giungono alle porte di Londra senza però riuscire a liberarla; è lanciata anche sui quartieri di Barcellona dato che era divenuta una base alleata navale sul Mediterraneo; ma la mancanza di risorse per costruire altre bombe del genere porta all'inasprimento dell'avanzata alleata in Europa; in Scandinavia alcuni contingenti anglo-americani prendono i porti più importanti sulla costa norvegese e respingono all'interno i sarmatici.
1934, 21 maggio: l'IRA muove i propri soldati in direzione di Mosca abbattendo le centinaia di linee di difesa sul territorio settentrionale; nei Balcani e in Turchia i partigiani scacciano senza aiuti i sarmatici che sono in fuga; solo in Siria un buon numero di soldati oppone una feroce difesa attorno ad alcuni lager. In Italia invece l'esercito italiano non si è arreso e dà man forte ai sarmatici che cominciano a ritirarsi verso l'Austria; l'Armata Rossa però invade ugualmente Piemonte,Valle d'Aosta e Liguria liberando il Nord Italia; ma i partigiani si oppongono anche ai francesi che vorrebbero trasformare il Bel Paese in uno stato rosso loro satellite.
1934, 29 settembre: gli americani liberano l'Inghilterra e sbarcano in Scandinavia lasciando spazio alla Francia che libera Benelux, Olanda e Germania; ma l'esercito comunista non si ferma ed entra in Austria e Polonia; la Danimarca è liberata dagli inglesi; sempre più missili V-1 e V-2 colpiscono i comunisti e gli Alleati; i soldati dell'Esercito Sarmatico buttano le armi e fraternizzano con i nemici; attorno a Mosca viene costruita una immensa trincea zeppa di uomini e mezzi che devono impedire l'entrata nemica nella capitale; intanto i russi da est giungono fino ad Arcangelo e si ricongiungono con i regnunitensi in Finlandia appena liberata.
1935: anno decisivo: gli anglo-americani arrivano a Pietroburgo attraverso il Baltico, mentre l'Armata Rossa raggiunge la Bielorussia; l'Italia si libera da sola mentre a nord i comunisti sembrano riscendere la penisola; il governo ritorna a Roma, ritornano anche i Bonaparte con il legittimo erede al trono Francesco Napoleone II, ma non gli è riconosciuto alcun diritto. I comunisti raggiungono Mosca e con una terrificante battaglia liberano la città con centinaia di migliaia di morti; il Führer si suicida nel bunker sotto la sua cancelleria; è firmata la pace con i gerarchi fedeli; l'Armata Bianca raggiunge la città e se la spartisce a metà con i rossi; l'Esercito Sarmatico si dissolve, mentre termina la Seconda Guerra Mondiale. A Teheran si erano riuniti il sovrano dei Regni Uniti Thedore III con il premier Hoover, il Conducteur di Francia Stalìnne, il presidente britannico Churchill, il dittatore cinese Mao, lo zar russo Nicola II e il primo ministro italiano De Gasperi; dopo una conferenza durata dal marzo all'aprile dello stesso anno non si riesce a raggiungere un accordo con Stalìnne, il quale si fa sempre più aggressivo con la politica nazionalcomunista francese e lascia la conferenza intimorendo i principali capi delle nazioni riunite; è celebre la risposta di Churchill con una sonora risata accompagnata da De Gasperi e Nicola II. Ad agosto Stalìnne fa di testa sua con la frase "I sarmatici sono stati sconfitti? Ebbene, i francesi no!" I comunisti rubano i progetti del V-1 e V-2 nelle vecchie basi sparse in tutta Europa e perfezionano armi tecnologiche; mentre in Spagna prende il potere il Caudillo Francisco Franco con l'appoggio del re Alfonso XIII ma con opposizione dei socialisti massimalisti; i francesi si appostano sui Pirenei e sugli Appennini.
1936, 8 gennaio: l'Armata Rossa invade la Spagna attaccando gli americani di sorpresa con sorprendenti bombardamenti; scoppia così la Terza Guerra Mondiale; il Papa Pio XI invita disperatamente alla pace; i comunisti invadono lo Stato d'Avignone (la residenza papale), ma le guardie svizzere difendono la roccaforte; un aeroplano americano trae in salvo Sua Santità e lo porta in salvo in Inghilterra. I governi in esilio non tornano nelle proprie madrepatrie e rimangono preventivamente a Belfast e a Dublino, i francesi dilagano in Italia fino a Roma e nel Sud, ma la Sicilia si salva sotto protezione regnunitense, anche il Regno di Sardegna la scampa con la battaglia di Bastia tra navi americane e francesi. La Cina invade la Russia cogliendo impreparata l'Armata Bianca che si era concentrata a combattere i menscevichi a Mosca e su altri fronti europei; la Francia si trova in mano parte dell'Europa centrale che è trasformata in un gulag di rieducazione; chiese e sinagoghe sono distrutte e questa volta sono perseguitati selvaggiamente gli ebrei; i partigiani si trovano ancora a combattere con un altro invasore,più temibile del primo; la Scandinavia riforma il proprio esercito e lo manda a combattere in Germania e Olanda contro i francesi che hanno distrutto quello tedesco e austriaco, e hanno creato dei ghetti enormi a Monaco e Vienna dove contenere gli ebrei deportati.
1939: la guerra in Europa continua senza sosta e si prolunga per altri anni estendendosi a tutte le nazioni della Terra; la Cina si sta estendendo su tutta l'Asia; i Regni Uniti hanno occupato l'Indonesia, rifornito grandemente i russi dall'Alaska, in Indocina i comunisti Vietcong lottano per l'indipendenza dall'Inghilterra, in India i francesi muovono verso il Pakistan e il Nepal, l'Iran si schiera con gli Alleati ma viene invaso dai franco-cinesi che cacciano lo scià e proclamano una repubblica popolare; il governo accusato di ateismo viene osteggiato da gran parte della popolazione islamica e anticomunista. In Spagna i franchisti lottano contro i francesi che hanno preso Madrid e ricacciato indietro gli americani, che però tengono parte della penisola iberica; i comunisti poi invadono anche i Balcani e impongono governi amici che danno inizio a nuove resistenze partigiane; è il caso di Dimitrov in Bulgaria o Ceaucescu in Romania.
1941: il Giappone, ripresosi militarmente, invade la Corea e la Manciuria per la seconda volta bombardando e distruggendo la capitale Pechino, i nazionalisti assaltano i maoisti nel palazzo principale uccidendone decine; lo stesso Mao è fucilato a Piazza Tien An Men; Chang Kai-Shek vi entra e proclama la Repubblica Nazionalista Cinese in unione al Taiwan; i giapponesi riforniscono i russi che respingono sempre di più i rossi al di là della Bielorussia con la distruzione di Minsk in autunno. Gli americani piombano d'un tratto in Medio Oriente appoggiati dagli arabi musulmani ed ebrei, e liberano insieme ai cinesi nazionalisti l'Iran; in India invece Gandhi e Nehru con il Partito del Congresso e la Lega Musulmana lottano fino a cacciare definitivamente i francesi da Goa il 23 dicembre dello stesso anno.
1945, 25 aprile: termina la Terza Guerra Mondiale con l'annientamento totale dell'Armata Rossa in Francia e la liberazione dell'Europa per la seconda volta, Stalìnne viene condannato per crimini contro l'umanità e impiccato; i governi filocomunisti sono tutti abbattuti come i loro dittatori, i dirigenti comunisti e i gerarchi sarmatici vengono processati e punito; alla Conferenza di New York il 20 dello stesso mese, la Francia è privata del proprio esercito e flotta; il pagamento di danni è enorme tanto che l'economia collassa; proprio l'impossibilità del mondo di rialzare l'Europa dal disastro di due guerre porta al manifesto della "Federazione Europea" proposta da Robert Schumann, che è accettato dalla maggior parte dei governi.
1946, 2 luglio: mentre gli americani vorrebbero imporre una monarchia filoregnunitense in Sardegna, un referendum sancisce la fine della monarchia sabauda e la proclamazione dell'Unione Sardo-Corsa con capitali Ajaccio e Cagliari.
1947: il Patto di Madrid firmato dai capi di governo europei porta all'eliminazione delle dogane commerciali nei paesi firmatari, anche la Gran Bretagna accetta; il 20 giugno inizia anche la ricostruzione del continente che ha subito danni inimmaginabili; mentre i Regni Uniti d'America impongono governi simili al suo nell'Asia liberata, l'Africa ottiene completamente l'indipendenza e firma il Trattato del Cairo che le permette di ignorare i fatti che accadono nel mondo e nel vecchio continente.
1950, 2 febbraio: con la sostituzione delle vecchie valute europee è proclamata la UFE (Unione Federativa Europea) con capitale Lussemburgo, dove ha la sede del parlamento europeo; lo Scudo europeo è la nuova moneta comune; non ne fanno parte solo la nuova Repubblica d'Irlanda indipendente, il Regno di Scandinavia, l'Unione Sardo-Corsa, il risorto Impero Polacco e la vecchia UST che è occupata dai Romanov ed unita al nuovo Impero Russo; nella UFE entreranno anche tutti i paesi balcanici ed anche la Svizzera. Il 19 è creato lo Stato Arabo Mediorientale che spartisce la Palestina tra la parte ebraica e quella musulmana; in Iran ritorna lo scià, mentre la Grande Arabia cessa di esistere, sostituita da una nuova monarchia federale; Oman, Yemen, Qatar, Bahrain invece sono regni autonomi; l'India si dà una nuova costituzione democratica sotto una monarchia parlamentare, primo ministro è Gandhi, ministro degli esteri è Nehru. I Regni Uniti impongono nelle ex colonie spagnole in Sud America delle monarchie fantocce, come nel resto nei paesi orientali asiatici occupati dagli americani; inizia la Guerra Fredda tra UKA e UFE che alla fin fine si spartiscono le zone d'influenza.
1951: dopo il ritiro britannico dall'Indocina, i Vietcong comandati ancora una volta da Ho Min-Chi proclamano nel nord del paese una repubblica comunista, al sud invece a marzo Bao Dai prende poteri assoluti con il titolo di imperatore vietnamita; un governo comunista si instaura in Cambogia e Laos facendo scatenare le ire del governo americano; gli UKA inviano i soldati nella parte meridionale sbarcando anche in Thailandia, dove il re filoamericano usa l'esercito nazionale per combattere i guerriglieri marxisti in Laos.
1955: la Francia viene riunificata, dopo lo smembramento operato nel 1945 dagli Alleati, nella nuova Terza Repubblica dove assume la presidenza Charles De Gaulle, eroe durante la seconda guerra mondiale, che si era messo in clandestinità sotto il regime di Stalìnne; termina la guerra in Indocina con la sconfitta dei marxisti vietcong; mentre in Cambogia e in Laos è ristabilita una monarchia parlamentare sotto protezione americana, in Vietnam viene proclamata la repubblica democratica federale e il paese passa sotto l'orbita dell'UFE.
1957:l ancio del satellite chiamato Sputnik da parte dell'Impero Russo; inizia la corsa di UKA e UFE per aggiudicarsi la conquista della Luna; il primo fonda la NASA, un efficiente organizzazione spaziale, ma il secondo ha decine di associazioni spaziali nazionali in grado di competergli.
1958: scoppiano rivolte nel mondo portate avanti da i cosiddetti "cinquantottini" che si ribellano all'imperialismo americano contro i vietnamiti; accusano infatti i Regni Uniti di essersi impicciati negli affari interni ad un paese; la guerra si conclude però per una grama sconfitta sia regnunitense sia dei comunisti vietcong; con un referendum popolare è dichiarata decaduta la monarchia di Bao Dai; Saigon è la nuova capitale della repubblica vietnamita.
1962: crisi di Cuba ad ottobre; i sommergibili americani tentano di rovesciare il governo democratico di Fulgencio Batista, ma l'UFE si oppone ed invia armi e uomini ai cubani pronti ad attaccare a fianco di Ernesto Che Guevara, valido combattente che si batte contro l'imperialismo sfrenato; il governo regnunitense rinuncia all'invasione dell'isola ed è preservata la pace tra i due blocchi.
1965-69: nuova crisi ,questa volta a Cipro dove al momento della totale autonomia dalla Gran Bretagna l'arcivescovo Makarios III si era proclamato sovrano dell'isola scatenando le ire turche che avevano occupato il settentrione e diviso Nicosia in due parti, una cipriota e una turca; l'EEE (Esercito degli Effettivi d'Europa) interviene e con una lunga guerra che dura ben quattro anni; Makarios è deposto, i turchi si ritirano e il malcontento sfocia nella fine della lunghissima dittatura kemalista che pone fine alla monarchia del sultano Maometto VII che va in esilio; con un plebiscito l'isola è divisa in due stati, che insieme alla nuova Repubblica Turca entrano tutti e tre a far parte dell'UFE. Intanto l'Apollo 11 atterra sulla Luna, il primo piede umano a lasciare un'orma sul nostro satellite è quello di Neil Armstrong; è costruita la base americana che sarà ampliata e si tramuterà in futuro in una base per scienziati ed astronauti internazionali, l'UFE si sente sconfitta ma non si arrende con l'entrata di nuove tecnologie avanzate e la nascita immediata dei computer.
1970: nasce la Federazione Centro-Sud Africana con il Congresso di Nairobi cui intervengono i maggiori leader neri d'Africa. Entrano Congo, Sudafrica dove termina l'apartheid razzista con l'elezione di Nelson Mandela presidente, Namibia, Tanzania in unione con il principato di Zanzibar, Angola, Mozambico, Botswana, Zimbabwe, la repubblica del Kenya, l'Impero Etiopico e il Madagascar.
1974, 9 febbraio: la Groenlandia ottiene la finale indipendenza dagli UKA sotto un governo preposto da soli Inuit, isolandosi dal mondo intero;i Regni Uniti concentrano il potere sulle armi spaziali e tentano di spiare i progetti per una conquista di Marte da parte dell'UFE che però si trova già avanti con la costruzione in orbita dell'astronave Euro 2.
1979: atterraggio dell'Euro 2 sul suolo marziano; il pianeta rosso è dichiarato possedimento dell'UFE, è edificata una serie di basi spaziali; la superficie è tutta esplorata, con la scoperta di antichi canali d'irrigazione e statue scolpite nella roccia marziana, probabilmente risalenti a civiltà aliene scomparse milioni di anni or sono.
1980: il papa Giovanni Paolo II inaugura un dialogo pacifico tra i due blocchi della Guerra Fredda; il re Theodore IV fa cadere il governo di Nixon rivelatosi corrotto dopo l'affare"Watergate", viene eletto Ronald Reagan che rafforza l'industria bellica americana, ma cerca un accordo con il governo di Lussemburgo.
1981, 9 marzo: in Medio Oriente ritorna una dolorosa crisi; in Egitto il re Faruq II, che esercita un regime autoritario, invade il Sudan e lo annette in pochi mesi nonostante l'opposizione di gran parte della popolazione creando l'Impero Arabo Unito (IAU); volendo egli cacciare gli ebrei dalla Palestina israelitica ed unirla a quella musulmana, l'esercito dell'UFE interviene apertamente e sconfigge l'esercito egiziano che si ritira; il re Faruq II rinuncia ai suoi titoli imperiali ma rimane sul trono d'Egitto, nasce un mercato comune tra i paesi mediorientali che inizia un'era di grande sviluppo e progresso; in Iraq il dittatore Saddam Hussein si dà alla macchia dopo l'intervento europeo che fa cadere i regimi integralisti in Giordania,Siria e nella stessa Arabia.
1986: inizia la distensione militare con il contenimento in basi sperdute e inaccessibili delle armi più pericolose, altre invece vengono seppellite su Marte facendo scattare una rivolta dei coloni che accusano la Terra di voler usare lo spazio come "discarica radioattiva", alla protesta si uniscono il WWF e Greenpeace.
1988: dopo la buriana di Tangentopoli, in Italia Silvio Berlusconi, rimasto un socialista riformista, fonda il partito Forza Italia che guida una coalizione di centrosinistra; il Polo della Destra è dominato da Gianfranco Fini; l'Alleanza Cristiana di Centro erede prima del Partito Popolare di Sturzo e De Gasperi è capeggiata invece da Pierferdinando Casini e Romano Prodi; seguono la Lega Nord degli indipendentisti xenofobi di Umberto Bossi e il PDS di Walter Veltroni, di orientamento comunista.
1989: fine della Guerra Fredda e della logica dei blocchi contrapposti, i Regni Uniti si democratizzano con la concessione di voto anche alle etnie minoritarie come neri e creoli; vengono cancellati i vicerè nei vari stati che formano gli UKA, il nuovo premier è Bill Clinton che inizia una serie di dialoghi e relazioni con l'America centro-meridionale; quest'ultima si rende finalmente indipendente da New York; le truppe americane lasciano anche l'Asia e Pacifico.
1993: il papa Giovanni Paolo II chiede perdono per gli errori commessi dalla Chiesa nella sua storia; con il suo viaggio a Gerusalemme e nei paesi arabi inizia un'era di convivenza pacifica fra le grandi religioni, gli integralismi di ogni sorta divengono minoritari nel mondo.
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Ed ecco un raccontino di Ainelif ispirato a questa Timeline:
Novembre 2008, confine Scozia-Inghilterra, Ore 00:34
Un camion carico di profughi sfrecciava su una statale trafficata verso il confine dove sorgeva una volta il Vallo di Adriano.
« Jack, ho freddo... » ansimò Ryan coperto da stracci ed indumenti troppo leggeri, « Ho freddo... » ripeté il suo compagno Ryan, alto, biondo, fisico possente e invidiato, gay ovviamente come Jack, vivevano ad Edimburgo, alla notizia dell'epidemia che stava dilagando in Scozia erano stati subito caricati tra i "sani" e si dirigevano in tutta fretta verso il confine...
« Ce la faremo, Jacky...vedrai, arriveremo sani e salvi... »
« No, Ryan, siamo ancora lontani dal confine; probabilmente avranno già completato e sigillato il muro; i collegamenti aerei sono stati messi fuori uso, migliaia di persone in questo momento stanno fuggendo verso la zona della muraglia... mio Dio, Ryan...» a Jack scesero le lacrime: « Non voglio perderti ...»
« Nemmeno io, cucciolo mio!» si baciarono abbracciandosi teneramente.
Arrivati su una collina un ordigno esplose facendo saltare in aria il tragitto su cui percorreva il camion pieno di profughi che volò in un prato decapottandosi su sè stesso e uccidendo sul colpo l'autista; mentre le persone del carico correvano da ogni parte, Ryan afferrò la mano di Jack « Corriamo, senza fermarci, forse ce la faremo» e in effetti corsero oltre la collina e videro un immensa muraglia, nel buio della notte illuminata da abbaglianti fari militari; qua e là si intravedevano gruppi di individui che correvano verso il muro grigio e insuperabile; Ryan non si fermava, Jack a stenti lo seguiva subito dopo tra cespugli giunsero alla strada affollata di gente che aspettava di avere il visto militare dai controlli per entrare in Inghilterra.
Tra la folla, un ragazzo col cappuccio, con metà volto deturpato da bubboni infetti fu riconosciuto dalle persone intorno a lui, un ululato di terrore di una donna attirò l'attenzione dei militari che si avvicinarono velocemente ma cauti all'uomo di colore allontanando la folla intorno a lui.
« Vi prego, non sparate! » ma i militari puntarono i fucili contro di lui.
« Vi prego, non sparate! » un centinaio di proiettili gli vennero sparati addosso, un altro uomo indignato e iracondo urlò « Maledetti bastardi! » e aggredì un soldato che tentò di difendersi con pugni e strattonate, scoppiò una rissa, mentre i pochi visti ancora dati venivano ceduti ai non-infetti che riuscivano a salire su camion ed elicotteri diretti fuori dalla Scozia.
Jack fu aggredito con violenza per errore dai rivoltosi non curanti di chi riempivano di botte, Ryan lo difese e si diressero per fortuna ad un banco di accettazione; « Eccoci! »
« Bene » rispose il sergente, « Mostrateci il passaporto e sottoponetevi al test infettivo qui di fianco »
I due passaporti vennero accettati senza problemi, toccò a Ryan il test infettivo e risultò negativo, felice poté salire sull'elicottero militare dietro le reti militari, toccò successivamente a Jack, venne sottoposto all'esame infettivo e... risultò positivo, lampeggiò una lucetta rossa nel macchinario militare.
« Lei non può passare, signore. »
« Come, scusi? Devo passare, devo andare via! » la tensione saliva e aveva i sudori freddi.
« Lei è infetto, non può passare, ritorni indietro... »
Jack era confuso, e in preda dalla rabbia assalì il militare: « Maledetto stronzo, io ti ammazzo! »
I militari lo allontanarono con il calcio dei fucili, Jack stremato si avventò sulla rete che lo separava da Ryan:
« Ryan! Ryan! Non lasciarmi qui, ti prego... ti prego-o non lasciarmi qui, a morire! »
« Jack, non ti lascio, non vivo senza di te, non lo farò mai... »
I due si fissarono alcuni istanti negli occhi, alle spalle di Jack c'era il putiferio di gente che scavalcava ogni postazione, aggrediva militari, voleva attraversare il confine; Jack abbassò lo sguardo e poi rifissò Ryan.
« Vai, salvati, tu puoi, io no, io sono malato. »
Ryan scoppiò a piangere. « Ti prego, n-non d-dire c-c-così Jacky... »
Un militare si affacciò dal portellone dell'elicottero e gridò « Dobbiamo andarcene da qui alla svelta! »
« Non voglio andarmene, non ti lascio qui a morire come una bestia, io... io ti amo! »
« Perdiana, Ryan, vattene! Lasciami qui! Salvati! Avrai un'altra vita! Sono stato benissimo con te, amore mio... »
Ryan faticò a salire sull'elicottero, decollò proprio quando i rivoltosi infetti distrussero le reti e penetrarono nella pista aerea.
Da terra Jack fissava Ryan con occhi lucidi, lacrimanti, il sangue che gli sgorgava copioso dalla bocca e dal naso, e lo stesso Ryan lo fissava incollato al finestrino piangendo come non mai, ma l'elicottero si allontanava sempre di più, superò le mura e si diresse a Londra... Jack vide chiudersi e porte del muro di protezione al confine, fu sigillato e lo sarebbe rimasto per 25 anni di totale isolamento e quarantena della Scozia, dove l'epidemia avrebbe sterminato l'intera popolazione...
In lontananza nel cielo Jack sussurrò a se stesso « Ryan, ti amo. »
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Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.