di Toxon
POD: 1578 Sebastiano I del Portogallo vince la battaglia di Alcazarquivir. Il suo alleato marocchino Mohammed II Saadi muore in battaglia, mentre il re Malik I è costretto alla fuga. Sebastiano non si dà per vinto e lo bracca fino a sconfiggerlo completamente.
1580 Con il trattato di pace di Fez la parte settentrionale del Marocco viene annessa direttamente al Portogallo, mentre il resto del regno resta formalmente indipendente, anche se “alleato in eterno” (in pratica è un protettorato). L’unione viene rafforzata dal matrimonio tra Sebastiano e la figlia (ovviamente prima battezzata) del re moro.
Sebastiano I resterà al trono per molto tempo, concludendo trattati di amicizia con i principali paesi europei e favorendo l’espansione coloniale e economica del suo paese. Inoltre darà inizio a una consuetudine di tolleranza religiosa e culturale, continuando in questo una politica già seguita in Brasile con gli indigeni. Rinasce la comunità ebraica di Lisbona, prosperano quelle del’Africa del Nord. Anche la cultura è favorita, e Luis Camoes diverrà rettore dell’università di Coimbra. Per tutte queste ragioni Sebastiano I in Portogallo è ancora ricordato come “Sebastiano il Grande”.
1609 Il Portogallo riconquista le Maldive.
1618 Scoppia la Guerra dei Trent’Anni; il Portogallo rimane neutrale. Le navi portoghesi continuano a commerciare con i Paesi Bassi, che quindi sono meno incentivati a espandersi oltremare.
1631 Muore Sebastiano I del Portogallo, gli succede Sebastiano II, detto “il Moro” per via delle sue origini marocchine.
1640 L’Olanda, che si è ormai quasi completamente liberata dalla minaccia spagnola, comincia a inviare spedizioni commerciali nell’Oceano Indiano. All’inizio il Portogallo si limita ad attaccare le navi olandesi che trova nel territorio che ritiene di sua competenza, senza compromettere i lucrosi traffici con Amsterdam. Ma i rapporti fra i due paesi peggiorano rapidamente.
1643 Il re del Marocco scatena una jihad contro il Portogallo, invitando alla rivolta la popolazione musulmana. I Portoghesi lo rimpiazzano con una persona più malleabile e schiacciano gli insorti. Viene rafforzata nel paese la presenza militare lusitana, pagata dallo stesso Marocco tramite un apposito tributo.
1645 I Portoghesi scoprono l’Australia, da loro battezzata Nuovo Algarve. Viste le scarse possibilità di sfruttamento commerciale essi non impiantano nessun forte né reclamano il territorio. La sola cosa che riescono a esportare con successo sono alcuni esemplari di un animale che farà furore nelle corti europee, il canguro.
1649 Ormai libera dalla minaccia spagnola, l’Olanda dichiara guerra al Portogallo, riuscendo rapidamente a scalzarlo da gran parte delle Indie Orientali, da Ceylon e dalla Guyana.
1651 Viene fondata Città del Capo ad opera della VOC. Il Portogallo si trova ormai in una situazione drammatica.
1652 Il Portogallo si allea con l’Inghilterra, e pian piano riesce a ricuperare terreno. I Paesi Bassi, per contro, riescono a far entrare in guerra anche la Persia e Mysore, ma le fortezze di Goa e di Ormuz resistono all’attacco. Nello stesso anno una rivolta in Congo apre però un altro fronte per il paese lusitano.
1654 L’Inghilterra giunge a una pace con l’Olanda. Il Portogallo continua invece a combattere.
1655 Si scatena un’altra rivolta in Marocco, e il Portogallo è costretto a distogliere risorse e uomini dalla guerra con l’Olanda per domarla.
1660 Dopo una dura e sanguinosa repressione il re Sebastiano III assume la corona del Marocco: in pratica il paese è ormai una colonia portoghese. Viene favorita la conversione al cristianesimo, e le terre dei musulmani sono requisite per essere concesse a coloni cattolici (provenienti non solo dal Portogallo, ma anche da molti altri paesi europei).
1663 Pace con l’Olanda. Il Portogallo è costretto ad accettare la presenza olandese al Capo, in Guyana, a Ceylon, a Giava e a Sumatra. In compenso riesce a mantenere le Molucche, tutte le piazzaforti indiane e metà del commercio col Giappone. I Portoghesi imparano dall’esempio olandese nei mari della Cina e monopolizzano le rotte commerciali dell’Oceano Indiano occidentale, sostituendosi ai mercanti autoctoni. Per far ciò si valgono di una rete di porti e piazzeforti che si snoda lungo tutta la costa dell’Africa Orientale, e su gran parte di quelle indiane e arabe.
1665 Scoppia la seconda guerra anglo-olandese ma i Portoghesi, stremati dal lungo conflitto appena concluso, non riescono ad approfittarne per vendicarsi.
1672 Guerra franco-olandese. Stavolta i Portoghesi colgono la palla al balzo e, con un’azione degna di una blitzkrieg, conquistano in breve tempo la Guyana olandese, la fortezza di Malacca, Città del Capo e molti dei forti africani. I Paesi Bassi si risolvono a una pace di compromesso e cedono al Portogallo la Guyana e Malacca, prima che intercorra qualunque serio combattimento tra il Portogallo e gli altri paesi belligeranti.
1689 Preoccupato dall’espansione coloniale della Francia, e desideroso di guadagnare qualcosa nei giochi delle grandi potenze, il Portogallo si unisce alla guerra generale contro Luigi XIV. Riuscirà a guadagnare la Guyana Francese (ormai resta solo la Guyana Inglese, che però Lisbona vede come comodo cuscinetto tra i propri possedimenti e quelli spagnoli). I Francesi però scateneranno una serie infinita di rivolte in Marocco.
1705 Il Portogallo si getta anche nella Guerra di Successione Spagnola, questa volta con l’obiettivo di strappare qualche territorio a Madrid. Si pensa soprattutto alle Canarie, che completerebbero l’impero portoghese nell’Atlantico Centrale. La guerra però si rivela più dura del previsto.
1706 Grande Rivolta del Marocco, che sarà stroncata definitivamente solo due anni dopo. Una valanga di espropriazioni frantuma il potere dei notabili, e i musulmani vengono esclusi da ogni diritto civile e politico.
1708 La Spagna lancia un’invasione in grande stile del Portogallo. Un’ondata di patriottismo percorre il piccolo territorio e un esercito (quasi) popolare riuscirà a fermare per miracolo l’offensiva a poca distanza da Lisbona.
1709 Nella foga della vittoria, i Portoghesi riescono ad occupare la Galizia e l’Estremadura. Nel frattempo, in America, le truppe lusitane conquistano l’Uruguay, oltrepassano il Rio de la Plata e si spingono fino alle Ande.
1710 I saccheggi di Santiago e di Valparaiso segnano il limite massimo dell’espansione portoghese.
1713 Nella pace di Utrecht la diplomazia non riesce a far ottenere al Portogallo le Canarie; in compenso esso guadagna l’Uruguay, Melilla e, soprattutto, la Galizia, che accresce la scarsa popolazione del territorio metropolitano.
Questa data segna anche la fine dell’espansionismo portoghese. L’invasione spagnola, se da un lato ha provato la coesione del popolo portoghese, dall’altro ha mostrato quanto potesse essere vulnerabile un paese così piccolo, e sottoposto oltretutto a un continuo salasso di coloni. Le campagne sono abbandonate e spopolate, il commercio interno langue, alcuni grandi proprietari terrieri giungono persino a importare schiavi neri nei loro latifondi nella madrepatria. Il Portogallo decide di concentrare il proprio commercio e la propria presenza coloniale in alcune aree specifiche e si chiude n una stretta neutralità, pur continuando a mantenere un rapporto privilegiato con l’Inghilterra.
1714 Finita la guerra, la terra espropriata in Marocco può essere distribuita a coloni cattolici. In particolare l’Inghilterra, grande alleata del Portogallo, ne approfitta per esiliarvi numerosi ribelli irlandesi.
1721 Di fronte a una mezza rivolta dei contadini, che temono la concorrenza della manodopera servile, viene vietata l’importazione nella madrepatria di schiavi neri. In Portogallo ne rimangono solo 5000.
1731 Il Portogallo dichiara ufficialmente il Nuovo Algarve propria colonia e fonda il forte di Jesus (Darwin). Alcuni coloni si stabiliscono qua, sopravvivendo grazie all’allevamento delle pecore. Nei fatti però la scarsa presenza lusitana non andrà oltre la Terra di Arnhem.
1740 Una serie di riforme e una transizione economica positiva risollevano la situazione del Portogallo. L’agricoltura, pur continuando ad essere dominata dai latifondi, vede anche la progressiva crescita di medie proprietà condotte in maniera moderna. La popolazione, anche grazie all’introduzione di nuove piante alimentari, prende a salire. Il peso economico e sociale della borghesia cresce continuamente.
1755 Terremoto di Lisbona. La ricostruzione è guidata dall’efficiente marchese di Pombal.
1761 Riforma agraria ai danni delle più potenti confraternite religiose. I grandi beneficiari sono la Corona e la borghesia, che comincia a investire anche nell’agricoltura.
1764 Vedendo l’ormai assoluto predominio inglese in India, per finanziare la ricostruzione di Lisbona il Portogallo vende al suo vecchio alleato gran parte dei suoi forti e possedimenti nel subcontinente. Conserva solo Goa, Diu, Daman, Calicut e le Maldive.
1779 La potente borghesia di Lisbona reagisce ai tentativi regali di imporre l’assolutismo con una rivolta urbana. L’esercito si divide. Dopo un po’ di trattative viene concessa una “Carta dei Diritti”, il primo passo verso la Costituzione.
1786 Viene introdotta l’istruzione elementare statale. In realtà il provvedimento non avrà molti effetti fino alla metà dell’Ottocento.
1807 Napoleone invade il Portogallo. Il re si rifugia a Tangeri. Napoleone, per ingraziarsi gli Spagnoli, ridà loro la Galizia, ma ciò non fa che attizzare la resistenza lusitana.
1815 Restaurazione della famiglia reale in Portogallo. Vengono ripristinati i confini antebellici. Il re promette di ammodernare la “Carta dei Diritti”.
1821 In concomitanza con la Rivoluzione in Spagna, la borghesia di Lisbona e la maggior parte dell’esercito si sollevano per chiedere una Costituzione vera e propria. Dopo una settimana di guerra civile, il re è costretto a accettare. Nella Costituzione si fa accenno a generiche concessioni ai possedimenti brasiliani e marocchini, da realizzarsi in seguito.
1827 Definiti i confini tra Australia inglese e Nuovo Algarve portoghese, che occupa la parte nordoccidentale dell’isola.
1832 I continui rinvii nell’affrontare seriamente le questioni marocchine e brasiliane, uniti a una crisi economica, portano a cruente rivolte. Il governo centrale, con il sostegno della borghesia “continentale”, le soffoca nel sangue. Grande emigrazione in Brasile e in Angola dei marocchini oppressi dalla fame.
1848 La rivoluzione arriva anche a Lisbona. Dopo un mese di continue manifestazioni e scontri sulle barricate, il re del Portogallo è costretto ad accettare una Costituzione che lo limiti a una funzione rappresentativa. Il cattolicesimo non è più religione di stato, e vengono concessi pari diritti anche ai Marocchini musulmani, mentre il loro territorio viene integrato in tutto e per tutto con quello della madrepatria. I tentativi di integrare nella struttura amministrativa centrale anche il Brasile provocano però scontento nella colonia, che aspira ormai alla piena indipendenza.
1853 Scoppia la Rivoluzione Brasiliana. Dopo alcuni successi iniziali, il Portogallo è costretto a una serie di lunghi, sanguinosi e costosi combattimenti, che drenano le risorse del paese.
1855 Spinto dalla necessità, il governo istituisce per la prima volta la leva obbligatoria, a cui vengono sottoposti anche i Musulmani.
1857 Nel tentativo di spingere gli schiavi a combattere i ribelli, la schiavitù viene abolita. Il provvedimento però non riesce a ribaltare le sorti della guerra.
1858 Alle province dell’Uruguay e del Rio Grande do Sul viene concessa l’indipendenza, con lo scopo di dividere il fronte rivoluzionario. Ora i Portoghesi si accontenterebbero di conservare le ricche province del Nordest. Dopo due anni però le due repubbliche arrivano a una tregua con il Brasile.
1861 Viene concessa l’indipendenza al Brasile. I repubblicani hanno buon gioco a screditare la monarchia. Viene stabilito che alla morte dell’attuale re, che non ha figli, il Portogallo diventerà una Repubblica.
1865 Muore il re Giovanni VII. Nascita della Repubblica Portoghese.
Il nuovo stato si trova in una situazione economica drammatica. Gli effetti della guerra brasiliana si fanno ancora sentire. Inoltre l’espansione coloniale europea rischia di tagliare fuori dall’influenza portoghese le sue aree di “dominio indiretto” commerciale nell’Africa Orientale. Pur di salvare il salvabile, il Portogallo vende i propri “diritti”, ossia tutta la rete commerciale-militare, di molte regioni costiere. Il ricavato risana il bilancio e permette allo stato portoghese di far scattare anche in casa la Seconda Rivoluzione Industriale.
1872 Nasce il Gruppo di Fez, un’associazione di intellettuali marocchini desiderosi di rivalutare le proprie tradizioni e la lingua araba. Le persone che ne fanno parte sono di origine borghese, musulmani ma non tradizionalisti, e perfettamente integrati nel nuovo ordine politico. Parlano perfettamente portoghese, come del resto ormai tutti in Marocco: l’arabo marocchino è un dialetto usato solo dai contadini o, appunto, da questi nuovi intellettuali, l’arabo classico è adoperato quasi esclusivamente dai religiosi. Il Gruppo, almeno all’inizio, è soprattutto un’associazione culturale, tanto laica che ne fa parte anche un cristiano (il poeta tangerino Luis O’Connor), e stringe rapporti con le associazioni analoghe della Catalogna e dell’Occitania. Solo alla fine del secolo si trasformerà in un movimento politico radicale.
1873 Il Portogallo vende le proprie posizioni nel Kenya alla Gran Bretagna.
1876 Il Portogallo vende le proprie posizioni in Tanganica alla Germania. Per contratto i Tedeschi sono impegnati a investire pesantemente nell’economia lusitana.
1879 I Portoghesi riescono a unire i loro possedimenti sulle due coste dell’Africa, creando le nuove colonie di Sambia e Malaoui. Per Londra è uno smacco. Volendo riconciliarsi con l’Inghilterra, il Portogallo le vende a un prezzo di favore le proprie posizioni in Arabia, conservando solo l’enclave di Ormuz, e la colonia del Nuovo Algarve, già popolata peraltro da molti coloni australiani. In questo territorio (che in seguito entrerà come stato nella Federazione Australiana) si conserva però il bilinguismo inglese-portoghese.
Nello stesso anno la costruzione di un grande ponte sul Tago vicino a Lisbona consacra lo sviluppo industriale lusitano. Sorgono molte fabbriche, alimentate da una serie di dighe e centrali idroelettriche,e la
crescita economica coinvolge anche il Marocco.
1882 Il Portogallo vende le proprie ultime posizioni in Africa Nordorientale, quelle somale, all’Italia.
1888 Nasce il Partito Nazionalista Marocchino, che si pone come obiettivo l’indipendenza. Tuttavia la situazione è complicata dal fatto che, in tre secoli di dominio portoghese, l’elemento lusitano cattolico è diventato predominante in molte zone e costituisce comunque dovunque un’importante minoranza.
1898 Prima grande manifestazione per l’indipendenza marocchina, organizzata dal P.N.M. a Marraquexe (Marrakech).
1902 Una manifestazione indipendentista a Rabat viene dispersa sparando sulla folla. Scoppia uno scandalo, fioccano scioperi e manifestazioni di solidarietà, il primo ministro si dimette. La questione marocchina si impone all’attenzione dell’opinione pubblica.
1914 Scoppia la Prima Guerra Mondiale. Il Portogallo osserva una politica di stretta neutralità, evitando di farsi coinvolgere anche dal suo vecchio alleato, la Gran Bretagna.
1917 La Vergine appare a tre bambini di Fatima (una pastorella e due operai), causando grande scalpore.
1921 Nel panorama di crisi economica del primo dopoguerra, viene introdotta una prima legislazione sociale, che vieta il lavoro minorile e stabilisce un salario minimo.
1929 Grande crisi economica. Il Portogallo ne viene severamente colpito; crescono i partiti di destra.
1930 Salazar vince le elezioni, e incomincia a costruire un “Estado Novo” secondo criteri fascisti e corporativi. Le libertà fondamentali vengono limitate, il partito comunista abolito, una serie di arresti decapita le principali associazioni di sinistra e il P.N.M. Viene introdotto il reato di “attentato all’unità dello stato”. Tuttavia neanche Salazar riesce ad impedire che si riconvochino le elezioni.
1934 Netta sconfitta di Salazar ad opera dei Socialisti. I suoi principali alleati, i nazionalisti marocchini, si attendono in cambio l’autogoverno. Ci si prepara a una separazione del paese in due entità distinte.
1935 Il Marocco viene diviso in due parti, con una grande parzialità verso i Portoghesi cristiani del nord (il confine viene osto sull’Oum er Rbia). Il Marocco del Sud ottiene un parziale autogoverno.
1936 Scoppia la Guerra di Spagna. L’opinione pubblica si divide tra filofranchisti (tra cui i salazaristi sconfitti alle elezioni) e filorepubblicani. Il governo, sebbene sia socialista, non sostiene la Repubblica per evitare una guerra civile. Ognuna delle due fazioni aiuta però i fratelli ideologici d’oltreconfine con volontari e rifornimenti.
1939 Finisce la Guerra di Spagna. Una valanga di profughi repubblicani si riversa sul Portogallo.
1942 Il Giappone, per arrivare a minacciare le Isole Salomone, invade le Molucche portoghesi senza neanche una formale dichiarazione di guerra. Hitler e Mussolini, nonostante le loro difficoltà, colgono l’occasione per invadere il Marocco, con l’obiettivo neanche tanto nascosto di imporre al Portogallo una dittatura fascista, costringere Franco a entrare in guerra e conquistare Gibilterra.
Le truppe dell’Asse all’inizio sbaragliano le scarse forze portoghesi presenti nella zona. In questo sono aiutate anche da una parte delle forze nazionaliste marocchine. Tuttavia l’eroica resistenza della popolazione blocca l’avanzata nemica presso Tetouan, e in seguito l’esercito lusitano, sostenuto prima dai rifornimenti alleati e poi da crescenti quantità di truppe, ricaccerà indietro gli italotedeschi.
L’esercito portoghese si distinguerà in Africa e in Italia; in esso, un Battaglione Marocchino Antifascista salverà l’onore del suo paese.
1944 L’autonomia del Marocco viene soppressa.
1945 Il Portogallo si ritrova con i vincitori alla fine della guerra, e fruisce abbondantemente degli aiuti americani. Il governo spera di ottenere un guadagno territoriale, ma le sue aspettative vengono frustrate. Nel frattempo del resto l’esercito regolare ha un bel da fare per riconquistare le Molucche, dichiarate indipendenti dai Giapponesi.
1949 Il Marocco è costretto a riconoscere l’indipendenza delle Molucche, mentre l’Olanda fa lo stesso con l’Indonesia. In Marocco grandi manifestazioni per ripristinare l’autonomia, o giungere addirittura all’indipendenza.
1951 Dopo mesi di manifestazioni e scioperi, il Portogallo è costretto a ridare l’autonomia a un Marocco compreso entro confini un po’ meno parziali. Ma le ali più intransigenti del P.N.M. stanno già guardando all’indipendenza.
1954 Il Portogallo cede Goa, Diu, Daman e Calicut all’India.
1960 Indipendenza di Angola, Sambia, Malaoui, Mozambico, Guinea Bissau, Capo Verde e Maldive. Tutti questi paesi formano un’associazione di paesi lusofoni, che in teoria dovrebbe rappresentare la versione portoghese del Commonwealth. Sotto il controllo di Lisbona, oltre al Marocco, rimangono solo le Azzorre, Madera, Ormuz, Malacca e Macao.
Nello stesso anno il Portogallo entra a far parte dell’EFTA.
1961 Dopo un referendum, viene concessa l’indipendenza al Marocco meridionale, con capitale Marraquexe. Le lingue ufficiali sono il portoghese e l’arabo marocchino, non quello classico.
Fino all’ultimo sono proseguiti i negoziati per determinare i confini del paese; in particolare i principali pomi della discordia sono le città di Kenitra e Salè (sulla costa), Fez, e Oujda (vicino al confine con l’Algeria); tutte hanno una maggioranza (non schiacciante) cattolica ma sono circondate da un hinterland in gran parte musulmano. Fez, inoltre, è voluta da tutte e due le parti per ragioni storiche. Alla fine tutte queste località rimangono portoghesi, ma il confine corre poco distante da loro.
Il Marocco Portoghese (chiamato anche Marocco del Nord o, più impropriamente, Rif) è per l’80% cristiano, e l’elemento musulmano è indebolito dal fatto di essere diviso tra Arabi propriamente detti e Berberi. Nel Marocco del Sud la situazione è quasi complementare: i Cristiani sono tra il 20 e il 25% della popolazione.
Nonostante nel percorso verso l’indipendenza ci siano stati disordini e addirittura attentati, il passaggio si poteri avviene in maniera tutto sommato pacifica. Il paventato esodo delle rispettive minoranze non avviene, e i rapporti culturali, politici ed economici tra i due paesi restano molto stretti.
1968 Anche il Portogallo è scosso dall’ondata della rivolta studentesca; i costumi di quello che era ancora un paese molto tradizionalista cambiano in fretta, la Chiesa perde consensi e fedeli in una società ormai secolarizzata. Anche qua si è affermata la civiltà dei consumi.
Ma nel frattempo, in Marocco, la situazione politica torna a radicalizzarsi. Le ali oltranziste dei nazionalisti marocchini rimasti oltrefrontiera si orientano verso il terrorismo; un processo analogo, anche se in misura minore, avviene fra i Portoghesi rimasti al sud. E contemporaneamente, dalla rivolta studentesca emergono anche
gruppuscoli rivoluzionari d’estrema sinistra.
1973 Il Portogallo, nsieme a Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca, aderisce alla CEE, che quindi sbarca anche in terra d’Africa. Nello stesso anno, di fronte alla crescita dei movimenti di sinistra, in Marocco un golpe dell’esercito instaura un regime autoritario.
1974 Attentato musulmano a Tetouan, a cui seguono scontri di piazza a Fez (in Portogallo) e a Casablanca (in Marocco). La situazione si sta “ulsterizzando”.
1977 Di fronte al continuo peggiorare della situazione, gran parte del Marocco del Nord viene posto sotto l’amministrazione diretta del governo centrale. A Fez viene introdotta la legge marziale.
1979 Un attentato a Melilla provoca un centinaio di morti. Per cambiare la situazione il Portogallo da un lato introduce un parziale bilinguismo nella regione, dall’altro offre una speciale protezione giuridica agli ex-terroristi che collaborano con la giustizia (i “pentiti”).
1982 Nel Marocco del Sud la giunta militare viene costretta alle dimissioni. La neonata democrazia dialoga col Portogallo per giungere a una soluzione del problema del terrorismo, che, del resto, perde sempre più consensi nella popolazione civile.
Lo stesso anno si giunge a un accordo con la Cina per la cessione di Macao.
1984 Viene concessa una certa autonomia alle due ultime “colonie” portoghesi: Malacca e Ormuz. Entrambe sono importanti centri commerciali e, anche se sono porti franchi, rendono milioni di reales all’erario di Lisbona. Per ora la grande varietà etnica presente in questi territori, la loro piccolezza e la notevole diversità culturale ed economica col resto della regione ha permesso di non far crescere più di tanto la voglia d’indipendenza. Per ora.
1991 Guerra del Golfo. Il Portogallo concede l’utilizzo di Ormuz agli Americani per il supporto logistico dell’operazione. Parte della popolazione locale è però contraria.
1995 Il Marocco, grazie all’appoggio portoghese, entra nell’UE. E’ non solo il primo stato membro a maggioranza musulmana, ma anche il primo non situato geograficamente in Europa. I rapporti luso-marocchini sono ormai ottimi, e Fez, la città della discordia, viene dichiarata “città aperta”.
1997 Primo attentato a Ormuz dei fondamentalisti islamici, che si oppongono alla presenza portoghese, ultimo resto del colonialismo in terra d’Arabia.
1999 Cessione di Macao alla Cina.
2002 nel Marocco del Nord viene scoperta la prima cellula di Al Qaeda.
2005 L’11 Giugno tre attentati contemporanei a Lisbona, Tangeri e Marraquexe fanno centinaia di vittime. La responsabilità viene rivendicata dai fondamentalisti islamici, che stan facendo proseliti da entrambe le parti del confine.
2006 A Malacca e a Ormuz si tiene un referendum per l’indipendenza. A Malacca, dove la popolazione è più variegata e c’è un buon terzo della popolazione meticcia, almeno in parte di origine portoghese, si decide per il mantenimento dello status quo. A Ormuz invece gli indipendentisti vincono e fondano una delle più piccole repubbliche del mondo, con un'economia basata soprattutto sul fiorente commercio. La città sta divenendo la Singapore del Medio Oriente, e fa concorrenza in ricchezza alla vicina Dubai.
2008 Il Portogallo ha oggi 18 milioni di abitanti, e, per quanto nel Marocco del Nord ci siano occasionalmente tensioni e gli estremisti islamici prendano sempre più piede, la situazione per ora è complessivamente tranquilla. L’economia è molto sviluppata, e il PIL pro capite è leggermente superiore alla media UE. Del vasto impero portoghese rimangono ormai solo Madera, le Azzorre e l’enclave di Malacca. La lingua portoghese è però molto più diffusa, e la “lusofonia” si estende dal Brasile all’Australia, dall’Africa alle Molucche.
Per fornirmi commenti o suggerimenti, scrivetemi a questo indirizzo.
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E ora, un'idea di Generalissimus:
E se l'Impero Songhai sopravvivesse ancora oggi? Una condizione difficile dato che ci vorrebbe il fallimento della marcia attraverso il deserto di Judar Pasha o la diffusione delle armi da fuoco anche tra i Songhai, ma quali sarebbero le conseguenze se avvenisse? Potrebbe corrispondere agli attuali Burkina Faso e Mali...
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Gli replica Iacopo Maffi:
Dovrebbe resistere anche a Francesi e inglesi nell'800... Certo, potrebbe riuscire a ributtarli a mare come è successo a noi ad Adua (gli amici francesi non me ne vogliano). Comunque il paragone con l'Etiopia può reggere anche se i Songhai perdono: durante la decolonizzazione risorge uno Stato Songhai, indifferente che sia una repubblica o una monarchia.
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Tommaso Mazzoni propone:
Questa è una possibile bandiera dell'Impero Songhai trovata su Althistory, opera dell'user belga Civicv5:
Ma Paolo Maltagliati precisa:
Burkina Faso? Mah, solo la parte settentrionale. I Songhai non sono mai riusciti a sconfiggere i Mossi. Però il Niger meridionale e le regioni Hausa dell'attuale Nigeria rientrerebbero. Io per la sopravvivenza dell'impero avevo supposto la vittoria sul Marocco nella battaglia di Taghazza....
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Riprende la parola Generalissimus:
Si, ma senza armi da fuoco come si fa?
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E Paolo Giusti suggerisce:
Dipende come cresce il regno. Poniamo che la sopravvivenza avvenga per l'adozione di un modello di governo giannizzero-mamelucco. Un simile stato è ancora relativamente esogeno e deve espandersi ad est (scontrandosi magari con il Darfour o con i Mamelucchi) e a sud (lungo il Niger). All'arrivo degli europei, se inglesi e francesi si spartiscono l'Africa come nella HL (se ad esempio i Songhai sono stabilmente sul Delta o a Khartoum potrebbero esserci dei POD a cascata, tipo Francesi a Khartoum), nasce il dipartimento di Sahel, poi lo stato Songhai, uno dei più grandi e poveri al mondo, salvo uranio e petrolio. Senza armi da fuoco, vedasi Shaka Zulu.
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Generalissimus aggiunge:
In effetti i Songhai durante il conflitto fatale col Marocco mantennero comunque la superiorità numerica.
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Paolo Giusti prosegue:
Oppure Sebastiano I di Portogallo legge qualche trattato militare e arma lui i Songhai in funzione anti-marocchina: due piccioni con una fava.
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Ritorna alla carica Paolo Maltagliati:
Però prima di arrivare al Darfour c'è da sconfiggere l'impero Kanem e l'Ouaddai.
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E Paolo Giusti gli tiene dietro:
Il Darfour era la direttrice, non il primo obiettivo, serviva a dare un'idea della direttrice, anche se ritengo più probabile una discesa del Senegal e/o del Niger.
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Ma Paolo Maltagliati non molla:
Io propongo che i Fula diventino una sorta di casta militare dell'impero. Vista la quantità di stati ghazi da loro creati dopo il crollo dei grandi imperi della regione, credo possa essere una teoria plausibile. Credo che gli obiettivi a lungo termine possano essere, l'unione delle terre Fula, con l'eventuale sottomissione di genti Mande (con la conquista dei due Futa, per dire. In più avresti il vantaggio di un collegamento più semplice con i portoghesi di Capo Verde e delle Bissagos) e d'altra parte, un obiettivo simile a quello di Othman Danfodio nella nostra Timeline (benedire il Corano con le acque del golfo di Guinea). D'altra parte, questo potrebbe spingere i Mossi e i regni Asante verso una fase di rapida centralizzazione, per far fronte alla minaccia. Il Borno invece dal XVIII secolo lo vedo molto debole, potrebbe cadere preda facilmente di un impero Songhai provvisto di fucili e cannoni e in fase espansiva.
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E neanche Paolo Giusti:
Perché non entrambe le direttrici? Prima Senegal per i cannoni portoghesi, poi Guinea, attratti dal commercio degli schiavi, e addio regno del Benin. Conseguenze interessati si possono avere con l'abolizione della schiavitù: se davvero i Songhai monopolizzano il commercio degli schiavi in Guinea, dopo la Guerra Civile Statunitense la loro economia potrebbe andare a picco. Si aprono due scenari: o finiscono come Zanzibar, lunga eutanasia, o come l'Egitto, con la Francia nel ruolo di BCE...pardon, creditore. Ci sarebbe anche l'opzione Giappone o Siam, ma i Songhai non erano uno stato cuscinetto come il Siam, né apparentemente poveri di risorse come il Giappone.
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Interviene Tommaso Mazzoni:
Ma sarebbero militarmente potenti, abbastanza per far sanguinare qualunque potenza tentasse di imporre loro qualcosa di più di un protettorato economico sul loro regno.
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Paolo Maltagliati gli fa notare:
Dipende sempre da variabili circostanziali che dovrebbero essere verificate nel dettaglio. L'Etiopia ha vinto contro gli Italiani. La perfida Albione ci ha messo tre guerre prima di avere ragione degli Ashanti. Non parliamo dei mahdisti. Viceversa, altri si sono sciolti come neve al sole. Se i francesi trovano l'impero in fase di rigurgiti di potere o ribellioni etniche, OK. Se l'impeto Songhai viene sottomesso da un generale Fula che lancia la jihad contro i francesi, di sangue bianco se ne spargerà di sicuro parecchio, prima di conquistarlo. Attenendoci alla nostra Timeline, va detto che i francesi, nella zona del Sahel, hanno avuto la fortuna di arrivare in un momento di generale disgregazione di vecchi regni e in cui i nuovi protagonisti stavano appena sorgendo.
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E Paolo Giusti dice:
Io penso che l'esempio più adatto sia l'Egitto di Is'mail Pasha. Abbiamo posto come POD incidentale (nessuno mi ha contestato) che i Songhai si rafforzino con i cannoni portoghesi (politica anti-marocchina) e poi con gli schiavi della Guinea. Nel 1870 ca. vanno in crisi (totale abolizione della schiavitù) e dall'Algeria arrivano soldi francesi. Prestiti capestro in felice e sempreverde tradizione (neo)liberale ed ecco a voi un impero Songhai tributario dei francesi, pur essendo possibilissime rivolte fulaniste (mahdiste), tanto ai francesi bastano miniere e fiumi.
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Tommaso Mazzoni ha un'altra idea:
Ammettiamo allora che l'economia Songhai non sia basata solo sul commercio degli schiavi, e il problema è risolto.
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Ma Paolo Maltagliati scuote il capo:
Caro Tommaso, i tradizionali "articoli da esportazione" dei Songhai sono due, tre se riesce a porre sotto la propria influenza anche il Borno. Il primo e più importante è l'oro. (le miniere e i fiumi, come giustamente è stato detto) Il secondo sono gli schiavi ed il terzo il sale. Fuori da questa sacra triade, sinceramente, non vedo gran che. si può ipotizzare un'improbabile introduzione della canna da zucchero lungo il Niger, ma, appunto, è improbabile. Direi che lo scenario del protettorato à la egiziana sia effettivamente probabile. Poi per lo scenario decolonizzato le variabili sono molte. Se rimane su una monarchia alla marocchina potrebbe non fare COSI' schifo come posto in cui vivere per gli standard continentali. Le alternative sono la cosiddetta "democrazia" marxista, una repubblica islamica (gli americani potrebbero trovare interessante fare una capatina pure lì?) o un'esplosione in tanti stati diversi (ma torneremmo alla HL).
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Paolo Giusti ci domanda:
Secondo voi questi Songhai sono capaci di arrivare alle foci del Niger?
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Gli replica Paolo Maltagliati:
Darti una risposta non è semplicissimo. Calcolando il manpower e le risorse economiche, Othman Danfodio, avendo a disposizione le sole risorse delle città Hausa e del Kanem, è arrivato ad estendere il suo dominio sino all'incirca ad Ibadan. Mohammed Bello sicuramente aveva una certa influenxa sul Benin e sull'Oyo. Ora, ammettiamo un impero che abbia come centri economici ed urbani SIA l'Hausa, SIA la valle del Niger (con Gao, Segu, Timbuctu Djenne e Tondibi) SIA il Kanem. Direi che risorse economiche e umane non ne mancherebbero. Ma le guerre sono faccende misteriose. E più si entra nella fascia delle foreste meno certe cose contano, si sa. Si potrebbe dire che sì, ci arrivano, magari bruciano la stessa Benin, ma dominio è un'altra cosa. Soprattutto se i bianchi armano le rivolte... Diciamo che devono arrivarci entro la metà del XVIII secolo, per evitare quest'ultino problema, almeno in parte.
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Riprende Paolo Giusti:
Ehm ma se non ci arrivano come controllano gli schiavi? Lasciano il Benin come intermediario? dirottano a Dakar le rotte? È un problema a cui non avevo pensato...
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Paolo Maltagliati insiste:
Ambedue le idee sono valide. Lasciare il Benin come intermediario avrebbe un vantaggio in costi d'agenzia notevole che lascerebbe ipoteticamente anche spazio per una drang nach ost verso il Borno e l'Ouaddai. Col risultato che tutte le piste carovaniere del deserto sarebbero in vari gradi in mano all'impero, almeno per un po'.
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Paolo Giusti obietta:
Buona idea, però secondo me Dakar o il fiume Senegal non sono trascurabili: OK le foreste del Delta ma il Senegal, giusto per poter comunicare con il resto del mondo in caso di crisi con il Benin.
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E Paolo Maltagliati chiosa:
Se riesce ad arrivare al delta, l'impero Songhai avrebbe ANCHE il petrolio, ai nostri giorni! Ecco una possibile cartina dell'impero:
Paolo Giusti si informa:
A est dove arriva? Ai confini dell'Africa Centrale Francese?
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E Paolo Maltagliati precisa:
No. no, "solo" al lago Chad. La nazione in rosa che vedi in basso a destra è il Camerun.
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