.
Ed ecco ora un'originale proposta di Lord Wilmore:
Nelle mie scorribande in Internet ho trovato questa Lista dei Territori Non Autonomi delle Nazioni Unite, cioè una lista di territori che non hanno un proprio governo autonomo, ed in pratica sono ancor oggi delle colonie. Questa lista, redatta per la prima volta nel 1946 in conformità all'Articolo XI dello Statuto delle Nazioni Unite, viene da allora periodicamente aggiornata dall'Assemblea Generale in base alle indicazioni di una speciale Commissione sulla Decolonizzazione. Rientrano in questa lista solo i territori considerati permanentemente abitati: non dunque ad esempio le isole subantartiche come Kerguelen o Bouvet, abitate solo da ricercatori e solo temporaneamente. Ecco la lista in ordine alfabetico:
In Africa:
Sahara Occidentale
Sant'Elena
In
America:
Anguilla
Bermuda
Isole Cayman
Isole Falkland
Montserrat
Turks e Caicos
Isole Vergini americane
Isole Vergini britanniche
In Europa:
Gibilterra
In Oceania:
Guam
Nuova Caledonia
Isole Pitcairn
Samoa Americane
Tokelau
Come eliminare TUTTI i territori da questa lista, cancellando il termine "colonia" dall'atlante geografico? Ecco una possibile catena di eventi che porta a questo risultato:
1967, 1 novembre: Ronald Webster proclama l'indipendenza di Anguilla da Saint Kitts e Nevis. La sovranità inglese non è restaurata dopo che Anguilla ha offerto agli USA di ospitare una sua base militare in cambio di protezione.
1982, 2 aprile: con l'Operazione Rosario le isole Falkland vengono occupate dall'Argentina. Poco dopo tocca alla Georgia Australe e alle Sandwich Australi.
1982, 27 maggio: gli Argentini sconfiggono i Britannici nella Battaglia di Goose Green, le forze armate di Sua Maestà sono costrette a far rientro in Europa. Grave scacco per il Regno Unito: questa data segna la fine del suo impero coloniale. La dittatura militare in Argentina sopravvive ancora per qualche anno. Le Falkland sono ribattezzate Islas Malvinas e la capitale Port Stanley diventa Puerto Argentino. Esodo degli inglesi, sostituiti da coloni argentini.
1982, 1 dicembre: per prevenire altre eventuali rivendicazioni sudamericane, Sant'Elena è trasformata in Stato Associato al Regno Unito e le è concesso l'autogoverno. Da essa dipendono Ascensione, Tristan da Cunha e Gough.
1983, 2 febbraio: anche le Bermude da Territorio Britannico d'Oltremare diventano Stato Associato al Regno Unito. Il 6 febbraio tocca alle isole Cayman ed il 15 marzo a Montserrat.
1985, 1 gennaio: anche le isole Turks e Caicos acquisiscono lo status di Stato Associato al Regno Unito, sempre come contraccolpo della fallita riconquista delle Falkland. Lo stesso giorno le isole Cayman optano per la piena indipendenza nell'ambito del Commonwealth.
1986, 3 novembre: contestualmente agli Stati Federati di Micronesia e alle Isole Marshall, anche Guam e le isole Marianne Settentrionali diventano indipendenti dagli USA, anche se fortemente legati ad essi (gli USA pagano redditizi affitti per le loro basi presenti su quelle isole).
1987, 1 marzo: anche le isole Vergini Britanniche diventano Stato Associato al Regno Unito con il nome di West Virgin Islands.
1989, 1 gennaio: piena indipendenza nell'ambito del Commonwealth anche per l'importante paradiso fiscale delle Bermude.
1991, 6 settembre: il Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro) sconfigge militarmente le forze armate marocchine con l'aiuto di Algeria, Mauritania e Francia, scaccia gli occupanti e proclama la Repubblica Araba Democratica Sahrawi (RASD), riconosciuta dall'ONU e dall'Unione Africana. Il Marocco per protesta si ritira dall'Unione Africana e comincia a chiedere l'ingresso nell'Unione Europea.
1995, 18 giugno: l'eruzione del vulcano Soufrière devasta l'isola di Montserrat e porta alla fuga di 8000 dei 9500 abitanti; viene perciò restaurato temporaneamente lo status di Territorio Britannico d'Oltremare.
1996, 1 gennaio: Aruba diventa pienamente indipendente dai Paesi Bassi.
1998, 14 luglio: un referendum respinge la proposta di trasformare Portorico in uno stato degli USA o in uno stato indipendente. Un referendum contestualmente tenuto nelle vicine Isole Vergini Americane decide invece di trasformarle nel 51° Stato degli USA.
1998, 8 novembre: in seguito agli Accordi di Nouméa la Nuova Caledonia con le isole circonvicine diventa indipendente dalla Francia.
2001, 4 gennaio: optando per la piena indipendenza nell'ambito del Commonwealth, Sant'Elena con le sue isole circostanti diventa il primo stato a diventare indipendente nel Terzo Millennio.
2002, 7 novembre: il 98 % degli elettori di Gibilterra vota per trasformare il Territorio d'Oltremare del Regno Unito in una provincia sotto sovranità congiunta di Spagna e Gran Bretagna (come Andorra è sotto la sovranità congiunta del vescovo di Urgell e del presidente della Repubblica Francese). Il territorio si dota di propria costituzione e di proprio autogoverno, così come Andorra; il piccolo paese (6,8 Kmq per 28.875 abitanti) è anche ammesso nella UEFA, e la sua nazionale va a giocare con le grandi squadre d'Europa.
2004, 17 aprile: le Samoa Americane diventano il 52° Stato degli USA.
2005, 18 giugno: in seguito al ritorno di parte degli abitanti è restaurato per Montserrat lo status di Stato Associato al Regno Unito, anche se la capitale ora è Brades e non più Plymouth, ancora non ricostruita dopo l'eruzione.
2006, 1 gennaio: piena indipendenza nell'ambito del Commonwealth per le West Virgin Islands.
2007, 20 ottobre: in seguito a referendum le isole Tokelau si staccano dalla Nuova Zelanda e diventano uno dei più piccoli stati del mondo (10 Kmq di superficie e 1466 abitanti). Per effetto domino anche le isole Cook e l'atollo di Niue proclamano l'indipendenza da Wellington.
2009, 10 novembre: la popolazione dell'isola di Pitcairn è andata costantemente decrescendo (223 abitanti nel 1939, 161 nel 1956, 126 nel 1961, 96 nel 1966, 74 nel 1976 e 48 nel 2009) in seguito all'isolamento dopo che i moderni viaggi aerei hanno ridotto gli scali navali a quelli degli yacht da turismo, il Regno Unito vende l'isola ed il suo arcipelago alla Francia, che la aggrega alla Polinesia Francese, territorio già ampiamente autonomo, impegnandosi a rispettare l'identità anglofona dei residenti. Pitcairn conosce una seconda giovinezza grazie al turismo legato al mito dell'ammutinamento del Bounty. Ed in questo modo anche l'ultima colonia sulla Terra ha cessato di esistere.
Questa cronologia mi porta a calcolare in tutto 210 stati indipendenti (contro i 194 della nostra Timeline al 10/11/2009), di cui 208 membri ONU più Città del Vaticano e Taiwan (Palestina e Sovrano Militare Ordine di Malta sono osservatori ONU ma non vengono considerati stati indipendenti). Secondo voi quest'allungamento della lista degli stati indipendenti può produrre significativi mutamenti della nostra Timeline (ci riferiamo in particolare al diverso esito della Guerra delle Falkland o del Referendum a Gibilterra)?
.
Così gli risponde Enrico Pellerito:
Se il Regno Unito avesse perso la guerra con l'Argentina, poco ma sicuro la Cina avrebbe fatto le sue mosse per anticipare la presa di possesso di Hong-Kong; dapprima con pressioni diplomatiche e con la ricerca di un accordo, ma se non ci fossero stati risultati (tipo una Dichiarazione Congiunta Sino-Britannica che, a differenza di quella del 19 dicembre 1984, prevedesse un quasi immediato passaggio della sovranità a Pechino, perfino senza considerare Hong-Kong una regione amministrativa speciale), allora si sarebbe rischiato qualcosa di più grosso.
.
C'è poi da segnalare l'intervento di Perchè No?:
E se al contrario scrivessimo un'ucronia dove il colonialismo è ancora vivo, modernizzato e in crisi senza dubbio, ma sopravissuto alle indipendenze degli anni '60?
O forse si potrebbe immaginare una nuova espansione coloniale da parte di nuove potenze, ovviamente penso alla politica cinese in Africa piuttosto che ad un colonialismo americano. India e Brasile potrebbero avere nuovi obiettivi anche loro e forse la Russia potrebbe rinnovare il suo controllo sull'Asia Centrale dove il "Grand Jeu" sarebbe stavolta giocato contro la Cina.
Terza possibilità: un mix tra le due precedenti idee, i vecchi imperi coloniali sono ancora vivi e devono affrontare lo sviluppo dei nuovi colonialismi; in questo caso sarebbe un'ucronia guerriera!
.
Cui replica Renato Balduzzi:
Interessante. Sto pensando a un POD in cui, partendo dalla situazione politica odierna, si potrebbero costruire delle ipotetiche colonie.
Con la situazione attuale penso che i migliori candidati siano Stati Uniti, Brasile, Iran, Cina, India.
Il Brasile avrebbe il movente di una migliore stabilità del Sudamerica e potrebbe avere anche un ampio appoggio popolare tra i ceti medio-bassi, garante come sarebbe dell'ordine (salvo poi voltare la gabbana). Ovviamente sogno dei brasiliani sarebbe quello di conquistare il Portogallo...
Gli USA tenderebbero ad espandersi nel Medio Oriente e bramerebbero il controllo della Russia per evitare l'espansione verso nord di Cina, India e Iran.
L'Iran invece avrebbe sbocco probabilmente, oltre che verso il Medio Oriente, sull'Asia Centrale e l'Indonesia, ma dovrebbe vedersela con India e Cina.
La Cina, già interessata all'Africa, punterebbe al controllo della Siberia e del Pacifico.
L'India punterebbe anch'essa all'Africa, entrando in conflitto con la Cina..
.
Risponde anche Enrico Pellerito:
Certo, è fattibile. Però dovremmo considerare il fatto che, all'indomani della seconda guerra mondiale, i movimenti indipendentisti verrebbero non soltanto combattuti, ma letteralmente schiacciati dalla reazione delle forze dei paesi colonialisti.
Avrebbero forse accettato, i vari fronti di liberazione, una politica paternalistica da parte di Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Londra, Madrid e Parigi? (ovviamente non inserisco Roma perchè le colonie sono ormai perse per l'Italia).
Ammesso che fosse prevista una più corretta ed equa ripartizione dei proventi dallo sfruttamento delle materie prime proprie delle colonie, con conseguente investimento locale in infrastrutture e servizi di cui avrebbero pure goduto gli autoctoni, restano in essere problemi di notevole entità, come la sete di libertà e di indipendenza.
I popoli assoggettati, ma sopratutto gli elementi istruiti e consapevoli (anche senza l'aiuto dell'URSS e di una Cina comunista), fino a quando avrebbero accettato supinamente una situazione di altrui dominio?
Perciò le lotte ci sarebbero state lo stesso, con la differenza che, stavolta, controguerriglia e gestione della repressione sarebbero dovute essere molto più efficienti ed efficaci; in una parola, più spietate.
Per quanto tempo la situazione potrebbe restare sotto controllo?
Possono ancora attuarsi politiche di "quasi" genocidio dei popoli dominati (sul tipo di quelle adottate nell'ottocento)?
E garantirebbero ancora il possesso assoluto su quelle terre?
A ben guardare, i domini coloniali più longevi sono proprio quelli dei due ultimi paesi fascisti europei, Portogallo e Spagna; segno che dominando questi regimi la propria società civile, riuscivano meglio ad agire nei confronti delle insurrezioni nelle colonie.
Gli Spagnoli, ad esempio, riuscirono sempre a contenere le forze "sovversive" nei territori da loro dominati, ed ancora oggi si sa poco o niente delle operazioni militari condotte dai paracadutisti di Madrid (i "Boinas nigras") e dalla "Legion" (straniera) spagnola.
Più probabile la seconda ipotesi che fai, con un odierno colonialismo da parte dei paesi emergenti.
Al momento, siamo in presenza di un'espansione neocoloniale del tutto simile a quella operata dalle nazioni occidentali nei loro ex domini.
Si tratta, più che altro, di una guerra d'espansione economica attraverso accordi diplomatici.
Per fare tutto ciò bisogna disporre, oltre ad una bella faccia tosta (detta, eufemisticamente, realismo), anche di una certa forza economica.
A tutt'oggi, le uniche nazioni che non hanno subito la recessione che affligge il pianeta, se non marginalmente, sono India e Cina; specie la seconda, si sta dando parecchio da fare e, ad esempio, il fatto che Pechino non vuole sentirne di rinnovare l'accordo con Pretoria per limitare la propria esportazione di tessuti ed abbigliamento in Africa (causando non pochi danni al settore tessile sudafricano) ne è la dimostrazione.
Esemplare è il fatto di garantire crediti al regime del Sudan, utilizzare la propria forza di manovra all'Assemblea delle Nazioni Unite per bloccare eventuali azioni contro il regime di Khartoum, vendere prodotti di qualità perlomeno dubbia, infischiarsene di quello che accade all'interno di quel paese e di ciò che fa il presidente al-Bashir, ottenere in cambio materie prime; se non è politica neocolonialista questa...
Quale differenza rispetto quanto fatto da noi occidentali dopo le varie indipendenze più o meno concesse?
La terza ipotesi è, certamente, la più intrigante, ma chiaramente gli sviluppi sarebbero quelli in un'ottica di scontri non sempre "freddi"...
.
Passiamo all'idea di Generalissimus:
Ecco una serie di ucronie sui movimenti irredentisti del mondo ambientate nel presente. Quali POD sono necessari per far sì che il mondo oggi abbia questo aspetto?
L'America dei
"grandi"
Sul continente americano, più precisamente nella sua parte meridionale, troviamo la
Grande Argentina, in possesso, oltre che del territorio della nostra
TL, di Paraguay, Uruguay, Campo di ghiaccio Patagonico Sud, Antartide argentina, Isole Falkland, Georgia del Sud e Isole Sandwich Meridionali.
A nord-est troviamo la Grande Bolivia, ovvero la Bolivia con uno sbocco sull'Oceano Pacifico costituito dalle regioni cilene di Arica e
Parinacota, Tarapacà e Antofagasta.
Spostandoci a nord-ovest troviamo il Grande Venezuela, cioè il nostro Venezuela con in più la Guayana
Esequiba.
In America centrale troviamo il Grande Guatemala, ovvero l'unione di Guatemala e Belize.
Questo Guatemala ucronico confina con un Messico che comprende tutti i territori che possedeva nella nostra TL prima dell'Annessione del Texas del 1845 e della Cessione Messicana del 1848.
L'Africa dei
"grandi"
Nell'angolo nord-occidentale del continente africano troviamo il Grande
Marocco, che comprende Sahara Occidentale, Mauritania, Canarie, Plazas de soberanìa spagnole, le provincie algerine di Tindouf e Béchar e parte della Regione di
Timbuctù.
Il corno d'Africa vede la presenza della Grande Somalia, che include nel suo territorio
l'Ogaden e la Provincia Nordorientale kenyota.
La parte meridionale del continente (Madagascar e isole escluse), fino a Tanzania, Congo e Gabon è occupata dal
Grande Sudafrica.
L'Asia dei
"grandi"
Qui le cose cominciano a complicarsi, perchè molte "terre irredente" sono contese da più stati diversi.
In questa Asia ucronica troviamo l'Armenia Unita, che comprende
Nagorno-Karabakh, Armenia occidentale, Repubblica Autonoma di Nakçivan e
Giavachezia.
A fianco dell'Armenia Unita troviamo l'Azerbaigian Intero, che, senza Nagorno-Karabakh e Repubblica Autonoma di Nakçiva contiene l'Azerbaigian iraniano, il distretto georgiano di Borchali e il Derbentskij
rajon.
Andando più ad est troviamo Cina e Taiwan
riunite, ma con qualche territorio in meno di cui dirò più avanti.
Stesso discorso vale per le due Coree riunite.
Più ad ovest c'è l'Akhand Bharat, cioè l'India Indivisa, che comprende appunto India (tranne alcune zone di cui parlerò poi), Pakistan e
Bangladesh.
A sud c'è la Grande Indonesia, con Indonesia, Malesia, Singapore e Brunei.
In Medio Oriente troviamo il Pan-Iran, che, anche senza l'Azerbaigian, comprende l'Iraq fino alla riva destra dell'Eufrate, l'Afghanistan, il Turkmenistan,
l'Uzbekistan e il Tagikistan.
Più ad ovest troviamo il Grande Israele, con Striscia di Gaza,
Cisgiordania, Giordania e Sinai.
Tornando in Estremo Oriente troviamo la Pan-Mongolia, con Mongolia Interna,
Buriazia, Tuva, Repubblica dell'Altaj e Territorio dell'Altaj.
Sempre in questa zona troviamo il Grande Nepal, con
Uttarakhand, Darjeeling e Sikkim.
Ci sono poi le Grandi Filippine, con l'Atollo
Scarborough, il Banco Macclesfield, le Isole Spratly, Guam e le Marianne Settentrionali.
Tornando in Medio Oriente troviamo la Grande Siria, che comprende il Libano e l'Iraq ad ovest dell'Eufrate.
Infine, nella Penisola Araba c'è il Grande Yemen, che contempla le provincie saudite di
'Asir, Najran e Jazan, le Isole Farasan e il Governatorato di Dhofar.
L'Europa dei
"grandi"
Questa sì che è una sfida! Sono costretto a ridimensionare ancora di più le aspirazioni irredentiste dei vari stati, ma sono sicuro che qualcuno saprà fare meglio di me.
Si parte con la Grande Albania, che in più ha il
Kosovo.
C'è poi la Grande Bulgaria, con in più solo la Dobrugia meridionale.
Con Croazia, Macedonia, Serbia e Slovenia che hanno così tante pretese, sarebbe meglio ipotizzare una sopravvivenza della
Jugoslavia.
All'estremo nord c'è la Grande Finlandia, che comprende Carelia orientale, Estonia,
Ingria, Finnmark e Tornedalen.
In Europa centrale c'è la Pan-Germania, anche se ha i confini dell'Impero tedesco nel 1914.
Invece della nostra Grecia abbiamo la Megali Idea, che comprende Tracia, coste settentrionali e occidentali della Turchia, tutte le isole dell'Egeo e Cipro.
Sempre in Europa Centrale c'è la Grande Ungheria, con i confini che aveva quando si trovava sotto il dominio asburgico (territori italiani, slovacchi e
jugoslavi esclusi).
A nordovest troviamo l'Irlanda Unita.
L'Italia in più ha Corsica, Malta, Svizzera italiana, Savoia e Nizza.
La Grande Olanda ha in più solo le Fiandre.
Il Grande Portogallo comprende la Galizia, il territorio di Olivenza e tutti quei paesi di confine con la Spagna che parlano dialetti portoghesi-galiziani come
l'Eonaviego e il Fala.
Inoltre Sao Tomè e Principe sono ancora una colonia portoghese.
Anche senza Transilvania e Dobrugia meridionale, la Grande Romania comprende la Bucovina e la Bessarabia
(Transnistria a parte).
La Grande Russia possiede Bielorussia, Kazakistan e
Kirghizistan, anche se perde alcuni territori a favore di altri stati.
La Spagna, anche senza la Galizia, controlla Gibilterra,
Iparralde, Rossiglione, Cerdagna e Andorra.
Ultima ma non meno importante la Grande Ucraina, che comprende Oblast' di
Brjansk, Oblast' di Voronezh, Oblast' di Kursk, Oblast' di Rostov, Kuban,
Transnistria, Regione di Presov, Voivodato di Lublino, Voivodato Precarpatico e Voblasc' di
Brest.
IL GRANDE MAROCCO . LA GRANDE SOMALIA . L'ARMENIA UNITA . LA COREA RIUNITA . LA GRANDE INDONESIA . LA PAN-MONGOLIA . IL GRANDE YEMEN |
LA GRANDE FINLANDIA . L'IRLANDA UNITA . LA GRANDE OLANDA . IL GRANDE PORTOGALLO . IL GRANDE GUATEMALA . IL GRANDE VENEZUELA |
.
A questo punto MAS gli fa notare:
Secondo me, ma senza inventarsi improbabili "grandi stati", basterebbe che certe secessioni non avessero avuto luogo, partendo dalla Meso e Sud America:
Confederazione della Nuova Granada: Panama, Colombia, Venezuela (con zone del Brasile e della Guyana brit.), Ecuador (Oriente compreso)
Confederazione del Perù: Perù e Cile
Confederazione del Rio della Plata: Bolivia (Con parte del Cile, il Territorio di Acre e alcune piccole porzioni del Mato Grosso), Paraguay (con Misiones e altri territori ora Brasilizani), Uruguay (con buona parte del Rio Grande do Sul), Argentina
Confederazione della Nuova Spagna: con Messico, Texas, Nuovo Messico, Arizona, Nevada, California e Utah, con tutti gli staterelli ispanici del Mesoamerica e le due Floride.
Unica alternativa il Grande Perù, con Perù, Ecuador, Bolivia, Cile sett., Acre e qualche altra piccola porzione di Brasile.
Per il momento mi fermo qui.
.
E Paolo Maltagliati aggiunge:
Se è per questo, penso ci sia un progetto espansionista (non necessariamente irredentista, ma la definizione di irredentismo può benissimo essere, secondo me, e di solito lo è, del tutto strumentale alle proprie mire egemoniche su una data area) per ogni stato del mondo,
Sud America compreso... facciamo giusto un altro paio di esempi, il grande Suriname e le
Province Unite d'America (una versione estesa del tuo Guatemala, ma in cui il Belize non c’entra. Basta guardare le bandiere degli stati centro-americani per capire chi ne faceva parte ;) )
Poi nel centro America si potrebbe riesumare la defunta FIO (Federazione delle
Indie Occidentali). Non ricordo di preciso i partecipanti ma si tratta di una
Confederazione Caraibica Anglofona.
Europa? Abbiamo i Balcani che sarebbero una fucina di progetti espansionistici, ovviamente, oltre alla già menzionata Megali Idea... Una nuova Jugoslavia; una grande Bulgaria (vedi Trattato di Santo Stefano); una Grande Albania (un mio amico albanese mi diceva che l'Albania è l’unico stato che confina con sé stesso) comprenderebbe pezzi di Montenegro, una buona metà della Macedonia, parte nord dell'Epiro greco e ovviamente il Kosovo). Oltre a quelle da te citate c’è anche la Grande Polonia, con i territori attuali, più quelli risalenti al ‘39. Possiamo esagerare e includere tutti i territori appartenenti alla Rzeczpospolita settecentesca... Sull’Italia non sprechiamo ulteriori parole che non è il caso.
In Asia ci sarebbe il Grande Turkestan (unione di tutte le ex repubbliche sovietiche centro asiatiche meno il Tadzikistan), addirittura, la Turania (come sopra, aggiungendo Turchia, Azerbaijan, Tatarstan, Udmurtia... insomma, tutte le repubbliche autonome di stirpe tatara di quella zona). La grande Arabia? Arabia Saudita più Giordania, più tutti i sultanati costieri, più, se esageriamo, anche Palestina, Libano, Siria, Iraq centrosettentrionale...
Ho finito la verve. Ma la lista potrebbe continuare mooolto a lungo...
.
E Generalissimus gli replica:
Questo se prendiamo stato per stato. Io pensavo più che altro ad una coesistenza dei vari sogni espansionisti (infatti credo che nessuno sarà mai abbastanza contento nell'Europa ucronica di cui sopra). Comunque ecco le mie ipotesi per la parte americana (ovviamente le mancate secessioni prospettate da MAS sono la via più semplice):
Argentina:
Juan Manuel Rosas e Bartolomè Mitre avviano politiche efficaci per evitare la balcanizzazione del Vicereame del Rìo de la Plata, e riescono a non far secedere l'Uruguay.
Quando Carlos Antonio Lopez proclama l'indipendenza del Paraguay nel 1842, Rosas decide di intraprendere azioni militari contro di lui, anche a costo di fargli abbandonare la neutralità e farlo scendere a fianco degli Unitarios, ma riesce a portarlo a più miti consigli e anche a farlo passare dalla sua parte.
Per quanto riguarda tutte le altre pretese territoriali secondo me è una gara a chi arriva prima.
Inoltre penso che i trattati internazionali costringeranno comunque l'Argentina a lasciar perdere i territori antartici.
Bolivia:
In pratica per continuare ad avere uno sbocco sul Pacifico dovrebbe vincere assieme al Perù la Guerra del Pacifico del 1879.
Guatemala:
Gli Spagnoli dovrebbero riuscire a far sloggiare i bucanieri e i pirati inglesi e scozzesi che abitavano il Belize prima della firma del Trattato di Madrid del 1670.
Da quel momento in poi i destini di Guatemala e Belize sarebbero legati indissolubilmente.
Messico:
Dovrebbe sconfiggere la Repubblica del Texas nel 1836 e gli Stati Uniti nel 1848.
Venezuela:
Il Venezuela ottiene la Guayana Esequiba nel 1970 dopo quattro anni di negoziazioni in seguito all'Accordo di Ginevra del 1966.
.
Aggiungiamo la proposta di Never75:
Ho ideato la F.D.A. ovvero Federazione della Antille (trovatelo voi un acronimo magari più simpatico!)
Parto dal presupposto che forse oggi l'area al mondo più frammentata in assoluto (ancora più che la ex Jugoslavia della nostra Timeline) in base a estensione territoriale e popolazione siano proprio le isole caraibiche, sia delle Piccole che delle Grandi Antille.
Considerando tutte le isole (comprendendo non solo quindi gli Stati pienamente indipendenti, ma pure le dipendenze britanniche, americane, venezuelane, olandesi, ecc.) si arriva a un'estensione territoriale di appena 3/4 di quella italiana, con una popolazione di un terzo.
Oltretutto, considerando pure Puerto Rico nel novero, si tratta di isole molto povere, tra le meno industrializzate del Pianeta e con un reddito e un PIL pro-capite tra i più bassi perfino nel Continente Sudamericano, nel quale non ci sono certo dei Paperoni.
Poniamo che invece le cose cambino un po' e tutte le Isole Caraibiche rimangano in mano a una potenza coloniale sola (facciamo la Spagna, se non altro per legge di vicinanza).
Appena diventano indipendenti, dopo Napoleone, rimangono uno Stato unico, dove si parla una sola lingua.
In questo caso, magari costituendosi in una struttura federativa vista l'insularità, potrebbero avere uno sviluppo perlomeno più omogeneo che nella nostra Timeline.
Le coltivazioni potrebbero essere più variate e non solo basate sulla sola canna da zucchero.
Questo, indirettamente, potrebbe portare a una politica più stabile e sicura.
Oggi, se non un Paese ricchissimo, la Federazione Antillana sarebbe uno Stato più popoloso e con un'economia più solida. Oltretutto avrebbe una politica autonoma e indipendente dai vicini continentali.
.
E ora, tenetevi forte, perchè arriva una trovata di MorteBianca...
Repubblica Socialista dell'Isola di Pasqua
Superficie: 169,69 Kmq
Popolazione: 8050 ab.
Densità: 57,1 ab/kmq
Capitale: Hanga Roa
Forma di governo: Repubblica Socialista
Economia: Turismo, Pesca, Green Energy, Internet
Lingue: Spagnola, Rapa Nui
Etnie: Cilena 80 %, Meticcia 15 %, altre 5 %
Religioni: cattolica, ebraica, altre
PIL pro capite (a parità di potere d'acquisto,
2014): 30.311 €
Geografia: Situata a 3,601 Km dal Cile, si tratta di uno dei luoghi più isolati del pianeta, nonché una delle nazioni più piccole. L'isola è vulcanica, con tre vulcani inattivi (Hawaiite e Basa(l)to). A causa della crisi ambientale scatenata dai nativi la flora e la fauna sono ridotte all'osso, ma un succedersi di governi ambientalisti sta facendo riprendere la piccola isola.
Storia:
Intorno al 1100 d.C. l'Isola di Pasqua venne colonizzata dai nativi, che trovarono un lussureggiante
luogo pieno di palme. Esso venne rapidamente antropizzato fino a portare a un
clamoroso
disastro ambientale e alla fine di tutti gli alberi autoctoni. Si pensa che
le cause possano essere state un uso poco responsabile della flora da parte dei nativi
per la costruzione dei celebri Mohai,
oppure l'arrivo di una specie particolarmente invasiva di topi. Gli europei
esplorarono più volte l'isola (il primo a sbarcarvi fu l'olandese Jakob
Roggeveen la domenica di Pasqua del 1722, motivo per il quale essa fu battezzata
Isola di Pasqua), ma portarono malattie le quali sterminarono la popolazione
locale, che all'epoca di massimo splendore superava i 15.000 abitanti. Il 9
settembre 1888 l'isola
fu annessa al Cile, di cui rimase parte fino all'elezione di Allende.
Sull'onda del suo grande successo popolare, del volere democratico e del suo
programma apertamente Marxista e Cattolico, Allende venne eletto con una
schiacciante maggioranza. Avviò le tanto agognate riforme strutturali e di
modernizzazione del paese, la nascita del primo vero wellfare e una politica di
minor fedeltà verso gli Stati Uniti e riavvicinamento all'URSS. Allende fu uno
dei pochi casi di Marxismo che arriva democraticamente al potere, e pianificava
una graduale transizione.
Sfortunatamente la democrazia non è di casa negli Stati Uniti, i quali (con
l'appoggio di ex gerarchi nazisti e delle grandi corporations) attuarono un
colpo di stato appoggiando il dittatore Pinochet. Allende riuscì miracolosamente
a salvarsi. Tutte le riforme vennero annullate, il paese venne privatizzato (con
grande plauso degli economisti neoclassici e vari Nobel) e una terribile
dittatura liberticida si rese responsabile di parecchie vittime.
Allende stesso sarebbe morto se non fosse riuscito a fuggire sul suo aereo
presidenziale con i suoi fedelissimi (quello che in seguito diventerà un vero
esodo di massa verso l'isola). Non sapendo dove andare visto che diversi
aeroporti gli davano l'All Clear Signal (ma tutti loro potevano mentire ed
essere già sotto il controllo dei golpisti che avevano emanato un mandato di
cattura), Allende cercò di fuggire all'estero. Gli Stati Uniti tuttavia imposero
a tutti i paesi circostanti il divieto di sorvolo.
Allende alla fine tentò la fortuna atterrando sull'Isola di Pasqua. Qui
effettivamente l'esercito era minuscolo, e ancora leale al governo. Allende
proclamò immediatamente il tradimento dell'attuale regime e la secessione
momentanea dell'Isola di Pasqua (che per un bel po' si proclamò infatti
Repubblica Cilena).
Pinochet strillò dai suoi microfoni di "severissime conseguenze" se i nativi e
l'esercito e la polizia dell'isola non gli avessero consegnato l'ostaggio. Ma le
autorità locali si rifiutarono. Furibondo, Pinochet preparò l'invasione, ma
venne fermato da un mandato ONU. La secessione infatti aveva caratteristiche
terzomondiste, in quanto l'Isola di Pasqua tecnicamente apparteneva ai nativi,
ed era stata dai coloni presa con la forza. Pinochet tentò di appellarsi al suo
essere a sua volta "Un nativo" e non poter essere considerato un colonizzatore,
ma l'ONU chiedeva tempo per le indagini, e l'URSS ne approfittò. A suon di veti
devastanti impedì qualsiasi azione contro l'Isola e subito fece partire
sottomarini, aerei ed incrociatori per mandare cibo, ingegneri, soldati e
persino i preparativi per un arsenale nucleare. Gli Stati Uniti a denti stretti
obbligarono dunque il dittatoriello a deporre le armi. L'Isola era intoccabile,
come lo era Taiwan.
Allende proseguì la sua riforma nella piccola isola senza fermarsi. Avviò la
riforma agraria redistribuendo le terre a comuni di nativi, organizzò tutto
l'apparato industriale in cooperative coordinate dallo stato, nazionalizzò le
grandi imprese locali e si impossessò delle risorse. Avviò un profondo programma
di Wellfare, costruì Policlinici di alto livello e una università dichiarando
che avrebbe accolto docenti da tutto il mondo con il doppio degli stipendi
standard. Richiesta che venne accolta e che contribuisce all'idea così popolare
di Rapa Nui come "isola di scienza e sapienza" e una delle università più
avanzate del globo.
L'industrializzazione pesante e rapida della città attirò gradualmente
investimenti anche da diversi paesi capitalisti, poiché l'Isola seppur
socialista di nome manteneva una serie di patenti ed eccezioni per gli
investimenti esteri. Una dopo l'altra varie nazioni di profilo sempre più alto
iniziarono commerci e trattati fino a riconoscere l'isola. Il Vaticano fu uno
step importante per dare un alto profilo al luogo, mentre solo Stati Uniti e
Cile si rifiutavano testardamente di riconoscere la legittimità dell'Isola.
Infine, Allende completò il suo programma più ambizioso: costruire "un computer
per ogni casa dell'Isola", richiamando gli ingegneri dell'OGAS Sovietico ed
imitando le riforme di Gorbachev. Quando le riforme lì fallirono, diversi degli
ingegneri di OGAS si trasferirono sull'Isola e completarono il progetto. L'Isola
fu il uno dei primi paesi al mondo ad avere dunque Internet, unendosi ad ARPANET.
Ancora oggi molti rammentano di come nei primissimi tempi di Internet c'era una
forte componente di utenti latini, proprio perché a differenza degli americani
la presenza di terminali interconnessi era considerata normale a Rapa Nui. I
terminali vennero usati per monitorare il livello di produttività di tutti gli
impianti, per coordinare le risorse laddove ce n'era bisogno e per creare un
registro digitale del tutto privo di burocrazia per ogni cittadio, a cui veniva
assegnato un reddito virtuale (Elon Musk stesso ammise di essersi ispirato alla
piccola repubblica socialista per il suo PayPal). Più lavori, più credito
ottieni, e più sussidi ti spettano più credito ottieni, e il credito totale
prodotto viene redistribuito in modo algoritmico dallo stato. Per questo motivo
Rapa Nui è considerata ancora oggi la prima E-Democracy del mondo (essendo che
le elezioni comunali e nazionali si tengono tramite internet), la democrazia più
diretta del mondo (tutti propongono mozioni, raccolgono firme e partecipano a
referendum di frequente) ed anche la prima Smart Nation del mondo, poiché la
gestione dell'economia centralizzata è parzialmente automatizzata secondo il
Peer to Peer.
E' ancora oggi un mistero il famoso Esodo: un numero incalcolabile di
intellettuali, di docenti, di medici e di minoranze che lasciò il Cile per
andare a colonizzare la piccola isola, senza che il governo facesse nulla per
fermarli. Secondo alcuni Pinochet ha pianificato tutta la vita una futura
invasine dell'isola e sperava di riunire lì dentro tutte le mele marce, in un
luogo facile da bombardare con armi chimiche e da cui non esiste fuga. Secondo
altri fu la CIA stessa segretamente a supportare una fuga di potenziali
oppositori invece di doverli eliminare. Quale che sia la verità, l'attrazione di
esuli, turisti e intellettuali desiderosi del supporto dello stato socialista
più piccolo del mondo fu abbastanza per rendere la città enorme, con la
costruzione di micro-villaggi smart basati sulla pianificazione economica
Brutalista che fu da ispirazione per il Neo-Futurismo e la fantascienza
americana.
Quando il Cile ritornò democratico e propose all'Isola il ritorno all'unione,
l'Isola rifiutò. Ormai il carattere multiculturale e socialista era troppo
marcato per pretendere una possibile unità.
Allende governò ininterrottamente, vincendo ogni singola elezione, per tutta la
sua vita. Alla sua morte parteciperanno alle esequie gli ammiratori ed amici da
tutto il mondo, tra cui Enrico Berlinguer. Venne succeduto da Luis Sepulveda, un
noto attivista, visto come la "New Generation", adatto a guidare l'isola in un
mondo nuovo (Senza URSS a proteggerli). E' grazie a Sepulveda che l'isola pose
l'accento sul Green, costruendo una distesa così grande di pannelli solari e
pale eoliche da renderla l'unia nazione Carbon Negative del pianeta (ancora oggi
vendono energia al Cile), nonché il più grande centro di riciclaggio della
spazzatura al mondo. Sepulveda era desideroso di ripiantare la flora devastata,
ed impose l'ambizioso progetto di un albero per ogni nato, un albero per ogni
morto, dieci alberi nuovi per ogni albero tagliato, con importanti incentivi
alla riforestazione. E' famosissimo il Parco Nazionale di Pasqua in cui specie
in via d'estinzione sono mantenute e fatte riprodurre per poi venire
reintrodotte in natura una volta pronte. Il WWF è uno dei maggiori sponsor del
piccolo paesello.
Fu anche idea di Sepulveda quella di imitare la Cina ed usare la Sabbia per
ingrandire l'Isola ed ottenere maggiori terre coltivabili e abitabili. Questo
rende l'Isola di Pasqua anche la nazione che è cresciuta di più nel nuovo
millennio dopo la Russia (occupazione della Crimea). La Repubblica di Pasqua è
uno stato parlamentare a democrazia diretta, il multipartitismo è garantito
dalla costituzione. Il partito più grande è il Partito Comunista (senza altre
specifiche, si chiamerebbe ancora oggi Cileno ma silenziosamente i quadri
dirigenti hanno tolto l'imbarazzante declinazione nazionale), che detiene il 69%
dei voti. Questo governa in coalizione con il Partito Popolare d'Azione
(Socialdemocratico, è considerato il centro) e il Partito Indigeno (una piccola
formazione che Sepulveda ha incluso da ex fuoriusciti autonomisti che
rifiutavano l'idea di tornare con il Cile). Insieme i tre partiti hanno il 92%
delle preferenze e hanno capacità totale di riscrittura della Costituzione senza
mai chiedere la Fiducia. Unica opposizione è il Partito Radicale (la formazione
più a destra consentita dalla costituzione socialista: è repubblicano,
liberalriformista, anti-colonialista, anti-razzista, anti-sionista, laico,
antifascista e critico degli Stati Uniti).
Oggi il Partito (e quindi anche la città, e quindi anche l'isola) è governato
dal successore di Sepulveda, ossia Luciana Elvandata, prima donna presidente
nonché popolarissima nel mondo social, ex residente del Cile madrepatria, venuta
a vivere come turista per le vacanze durante i suoi concerti, è nota per aver
diffuso idee similcomuniste sui social. E' vista come "La nuova generazione" del
partito ed è nota per aver accolto Greta Thunberg sull'isola.
MorteBianca è cittadino onorario...
MorteBianca
.
Perchè No? ha commentato:
Sarebbe possibile immaginare chealtre isole del Pacifico si associno all'isola di Pasqua? In una sorta di confederazione lasca con lo stesso sistema di governo? Penso in particolare alle isole più minacciate dall'aumento del livello dell'oceano che potrebbero chiedere aiuto...
.
A rispondergli è Federico Sangalli:
Sarebbe fantastico: Unione
Pacifica, sia perché nell'Oceano Pacifico sia perché pacifista per natura ;)
Magari la Polinesia Francese, ispirata da Rapa Nui, scende in strada (anzi in
spiaggia) contro i test nucleare francesi, lo scandalo dei servizi segreti
francesi che bombardano e affondano le navi di Greenpeace e uccidono gli
attivisti è ancora più grande e le isole dichiarano l'indipendenza. La Nuova
Caledonia segue l'esempio.
Nelle Isole Tonga la scoperta che il re, un sovrano assolutista, ha dilapidato
il patrimonio e fatto arrestare i giornalisti pro-democrazia causa una
rivoluzione nel 2006 (in HL alla fine si passò a una semplice monarchia
costituzionale).
Al momento dell'indipendenza Vanuatu chiede aiuto all'Isola di Pasqua invece che
alla Papua Nuova Guinea per tenere sotto controllo i suoi separatisti così pochi
anni dopo Rapa Nui può esercitare una moral suasion per rimuovere l'autoritario
premier Walter Lini in favore del socialista Barak Sopè.
Nelle Isole Figi la pressione pasquale porta al fallimento dei numerosi colpi di
stato che hanno puntellato la storia dell'arcipelago fino ai giorni nostri.
.
Ma non basta, MorteBianca ha avuto un'altra idea geniale:
Le Utopie realizzate!
(potrebbero essersi realizzate nel passato, nel presente o anche nel prossimo futuro...)
Art
City
Nata sotto l'impulso del movimento Esteta, gli artisti di questo movimento di tutta europa furono guidati da Oscar Wilde, dopo il suo rilascio, e presero possesso di una piccola isoletta, in cui edificarono una città. Gli artisti di tutte le future generazioni da quel momento si recarono ad Art City, che divenne una città che dell'Arte aveva fatto la sua struttura portante: Innanzitutto era stata pianificata per essere divisa in zone, una zona Gotica, una Cubista, una Astratta, una Ellenico-Romana, ovunque nella città ci sono affissioni e annunci sui nuovi talenti e sulle loro nuove opere, i palazzi e gli edifici non sono che enormi "stand" in cui artisti e architetti mostrano le loro abilità. Sebbene all'inizio la città sembrò sul punto di un collasso economico, venne risollevata grazie ai notevoli investimenti stranieri, che potevano trovare nella città tutti i migliori talenti artistici, ma anche i nuovi aspiranti artisti e delle "giovani promesse".
Oggi la città è meta di turismo per tutti gli amanti dell'arte, ha acquistato da molti musei diverse opere sperando di riunirle nel suo Museo Unico, diversi artisti moderni hanno passato gran parte della loro vita qui, e molte aziende hanno i loro stabilimenti in loco, pronti a scorgere nuovi talenti.
Isola di San
Benedetto
Nata da una comunità di benedettini che chiese ed ottenne all'Imperatore il possesso di una piccola isoletta nell'Egeo dove poter costruire un monastero e vivere secondo la regola dell'omonimo santo. L'Isola in breve tempo divenne autosufficiente (sappiamo tutti che, per via della loro regola, i benedettini lavorano i campi e pregano tutto il giorno) e i santuari al suo interno si moltiplicarono, numerosi furono i pellegrini a venire lì, in visita, in preghiera, a fare donazioni o semplicemente a passare un periodo di "prova" nello stile benedettino.
Anche diversi santi hanno soggiornato su quest'isola! Oggi l'Isola di San Benedetto è una proprietà del Vaticano con larghe autonomie, vive di sussistenza, i ricavati delle donazioni (numerosissime!) vanno tutti in beneficenza.
Isola di San
Francesco
Ispirata alla precedente e ad un suggerimento di MattoMatteo.
Nel 1211 Francesco si fermò a pregare sull'Isola Maggiore, una delle tre del Lago
Trasimeno. Certo, l'isola non è grandissima (a dispetto del nome, in effetti, non
è la più grande delle tre; l'isola Polvese da sola è quasi due volte e mezzo più ampia delle altre due messe assieme!), ma a questo
punto i francescani potrebbero abitare su tutte e tre, vivendo in povertà e delle sole offerte dei pellegrini, che numerosi si aggiungono alla comunità che prospera soprattutto nel medioevo, sublimando le esigenze di flagellanti e
crociati.
Gothic City (ex Isola di San Domenico)
Sempre ispirata alla precedente, i Domenicani fondano un'enorme santuario (diventerà gotico in seguito, ovviamente) dove studiare secondo la regola del "Silentium". L'isola crescerà divenendo un ricco patrimonio
letterario... e anche l'isola con meno inquinamento acustico della storia.
Isola del
Diavolo
I criminali più pericolosi del mondo vengono portati su un'isola nel bel mezzo dell'oceano (forse Rapa Nui?) dove viene costruita un'enorme fortezza.
Per essere trasportati lì bisogna essere davvero "pericolosi", oppure aver pestato i piedi a qualcuno veramente in alto. L'isola però ben presto si riempie, e si divide anche in fazioni fra i diversi criminali nel corso dei secoli: Mafiosi italiani, Mafiosi irlandesi, Triadi, Terroristi rossi, terroristi neri, fondamentalisti, e i "solitari", ovvero psicopatici.
L'Isola però viene sfruttata ben oltre i limiti costituiti, e diviene una semplice discarica per le varie prigioni dei vari paesi, che hanno un'intera isola come "bidone" per quella che considerano immondizia umana, in molti vanno nell'isola sperando nella riduzione della pena, e l'isola del Diavolo diventa meno "temibile" dal punto di vista della popolazione.
A seguito di una grande rivolta, l'isola conquista la sua indipendenza, le forze di tutto il mondo la assediano, la isolano da ogni contatto, essa è inoltre divenuta tristemente famosa per i crimini perpetuati dalle guardie (stile Guantanamo) , alla fine ottiene l'indipendenza tramite il rilascio dei carcerieri ostaggi, e l'Isola del Diavolo diventa un rifugio per
criminali o perseguitati.
Sahara Bait
Una semplice comunità nel bel mezzo del deserto più grande del mondo, costruita in un sistema estremamente complesso di caverne in cui i beduini vivono, all'ombra e al fresco dal sole torrido dell'equatore, questa "catena montuosa" di scogli nel mare sabbioso è stata una fonte di rivolte e brigantaggi per i coloni, e ha alimentato le rivolte anticolonialiste.
Oggi molti entrano nelle caverne unendosi alla comunità, essi vivono come i Fremen (Free men, uomini liberi) di Dune di Frank Herbert, risparmiando acqua, coltivando piante, accumulando l'umidità in quei veri e propri formicai scavati nella roccia, e sperano di trasformare il Sahara in una foresta fertile.
Isola di Shin Nandemonai
Un nome un programma (Morte e Nulla), fondata da un monaco buddista estremamente nichilista e pessimista, che riteneva che l'unico modo che aveva l'uomo per sfuggire alla nullità dell'esistenza e alla sofferenza era rifugiarsi nell'ascesi e contemplare l'infinito nulla (a Schopenhauer sarebbe piaciuto molto) . Il monaco visse lì senza mangiare, bere, incontrare altri esseri umani per quasi 20 anni secondo la leggenda, prima di spegnersi. Diversi suoi discepoli decisero poi di seguirne l'esempio e, a turno, andavano nell'isola e vi morivano. La cosa divenne un rituale e moltissimi monaci della corrente Nandemonaista (di ispirazione giapponese, visto il nome) si isolarono nell'isola, con tutti i divieti possibili e immaginabili (silenzio, castità, lavoro, preghiera e meditazione, ascesi e studio dei testi antichi, yoga e digiuni, prove estreme e dolorose) nella più totale solitudine.
L'isola, riempitasi di monaci buddisti, divenne uno stato autonomo che seppe difendersi dai numerosi attacchi dei conquistatori grazie alle abilità (ora magiche, ora ipnotiche, ora marziali) dei misteriosi monaci. Lo stato oggi vive della sussistenza di questa setta di nicchia, generalmente nelle famiglie credenti un figlio su 4 viene mandato sull'isola.
E' l'unico stato in cui non sono permesse donne, alcool, gioco d'azzardo, droghe leggere e pesanti, tabacco, armi e denaro, tutti insieme!
Proudland
Una piccola comunità fondata da Proudhon, che ne segue i dettami politici e filosofici: beni materiali in comune, lavoro organizzato in gruppi (modello a "falange") e opifici statali.
L'utopia ebbe successo perchè i fondatori delle varie utopie della nostra timeline (come New harmony) e filosofi come Owen e Blanqui, si unirono tutti insieme nel progetto.
Benché sia di amministrazione americana, gode di indipendenza in maniera simile a una comunità Amish e una riserva indiana.
Impero Qing
Ispirato alla Città proibita, ma più largo: I monarchici, I Signori della guerra, i più reazionari fra i nazionalisti si arroccano in un piccolo territorio nella campagna cinese e lì restano insieme a Pu Yi, mantenendo una sorta di fittizio impero Qing che sopravvive alla Guerra Mondiale e diventa un'Enclave della Cina comunista stile Hong Kong.
Le sue pretese sono peggio di Taiwan: tutta la Cina comunista, Hong Kong, Macao, Taiwan, Formosa, Mongolia, Vietnam del Nord, Corea del Nord, pezzi di India, Russia e Indonesia, inoltre considerano ancora il Giappone come loro vassallo! (sono consapevole che i Qing questo non lo volevano, ma sto mettendo unsieme un'accozzaglia di monarchici e reazionari)
Academic
City
(esiste davvero, nell'anime To Aru Majutsu No Index, e somiglia
alla città di Eureka, nell'omonimo telefilm) Una città di scienziati, nata come zona di libero scambio fra scienziati di tutto il mondo, in seguito finanziata da alcuni grandi industriali per fare sperimentazioni con maggiori libertà (non in senso di violazione della legge, in generale) . La città quindi, da enorme laboratorio-città per scienziati di ogni campo, a enorme laboratorio per tutte le industrie che vogliono sperimentare, diventa infine la patria della scienza, in cui tutti gli scienziati migliori ambiscono ad andare a passare la loro vecchiaia, e in seguito anche le nuove generazioni: si diffondono le università, le più avanzate, i licei, le scuole di tutte le età, la città è il nucleo tecnologico del pianeta, è dichiarata "20 anni nel futuro" e i suoi abitanti, a ragione, sembrano davvero provenire dal futuro: chi viene ad Academic City resta cambiato, dalle incredibili scoperte tecnologiche, chi ci è nato poi, venendo nel mondo normale, ha la sensazione che abbiamo noi quando andiamo in africa a vedere i tribali. La cosa incredibile è che la città si mantiene solo per metà per i fondi delle ricerche, l'altra metà si divide in turismo e in sussistenza dei migliaia di ragazzi, bambini e adolescenti mandati lì a studiare, Academic City è la città del sapere, della formazione e della ricerca, ma in underground avviene spesso la rottura del confine tra bioetica e violazione dei diritti umani.
Alexandria
Nata per la richiesta di un grande monopolista dell'azienda dell'editoria, intenzionato a raccogliere tutti i tomi in un'unica, grande biblioteca, l'enorme biblioteca, di estensioni epocali (grande quanto una piccola città) contiene sia le versioni cartacee, sia quelle informatiche, in inglese, francese, spagnolo, portoghese, russo, latino, greco, cinese, giapponese, ebraico, tedesco e a volte pure italiano, ben presto diviene meta di affamati lettori, venuti a passare indimenticabili "weekend di sola lettura" o per comprare, è infatti anche un'enorme editoria.
L'isola si specializza in mantenimento dei turisti, inoltre visto il crescente successo e l'affollamento nascono diverse succursali, diverse biblioteche minori, l'isola si riempie di libri e tutti vengono a visitarla, tutte le grandi aziende di editoria e tutti gli autori e critici letterari vengono ad abitarvi, e oggi l'isola è sicuramente lo stato con il maggiore tasso di alfabetizzazione al mondo (100%!) , potrebbe essere la fondazione di Academic City, chissà, un giorno ne unirò molte.
House Island
L'ho chiamata così in onore di Dottor House, ma anche qualsiasi altro grande chirurgo, divenuto direttore del proprio ospedale e avendolo gestito bene facendone quasi un business, decide di comprare una piccola isola e di fondarvi un'enorme ospedale dotato delle migliori attrezzature mediche, i migliori chirurghi e medici al mondo, ognuno nel proprio campo, vengono invitati a partecipare, e i malati delle malattie più pericolose vengono a risiedervi per farsi curare, e grazie all'efficientissimo staff medico, alle tecnologie e all'enorme disponibilità di materiali e mezzi, l'ospedale diventa un successone, tutti i malati più gravi (o più facoltosi) vogliono andarci per guarire (o passare una meravigliosa guarigione!) L'isola al solito si riempie di ospedali, è lo stato con maggiore tasso di sanità e l'ospedale centrale (più si và al centro più l'efficienza aumenta) è pieno di malati gravi che attendono la
guarigione... o la morte: era stata inizialmente concepita come posto per i malati terminali (nota triste ma necessaria, sono loro le vere vittime delle malattie, perchè non possono guarirne) dove passare un ottimo ultimo periodo di vita.
Camp Freedom
Durante la guerra fredda un gruppo di repubblicani di estrema destra e sciovinisti, sentendo un prank alla radio pensano che sia scoppiata la guerra atomica e si chiudono nei loro bunker autosufficienti e vi rimangono per diversi anni, pensando davvero che il mondo sia divenuto un abisso radioattivo.
Dopo 80 anni misurano le radiazioni e pensano che siano state assorbite con "incredibile velocità", più di 3 volte tanto! Iniziano le prime esplorazioni del mondo esterno, con tute protettive e strumenti di misurazione, oltre che di armi vecchio stile per proteggersi dai mutanti.
Quegli strumenti però con l'usura nei bunker senza nessuno che li riparasse sono impazziti, e ora captano come "radiazione" tutto ciò che emette onde radio: televisori, cellulari, antenne, tutto emette radiazioni, e i maniaci della libertà quindi vagano lontano dalle città rimanendo fra le campagne, dove vengono avvistati e scambiati per alieni per via delle loro fatiscenti tute.
Lo scherzo sembra andare avanti per diversi anni, molti li incontrano e i giovani dei due mondi fanno spesso amicizia, e i giovani dei Bunker credono di parlare con "mutanti lobotomizzati che non sanno di esserlo" ma piacevoli compagnie, alla notizia dell'elezione di Obama, nero e democratico, si convincono: Hanno vinto i comunisti!
Viertes Reich
Una truppa di soldati tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, nella lunga campagna in africa si perdono e proseguono per mesi fino a giungere nell'africa subsahariana, dove riescono a sobillare una rivolta contro i coloni e ad instaurare il Quarto Reich, iniziando anche un lento sterminio prima delle minoranze, poi della popolazione di colore, il tutto con il favore delle potenze occidentali che anzi ne favoriscono l'espansione, a patto di mantenere accordi di preferenza con le loro compagnie.
Il Viertes Reich, stato contestatissimo, riconosciuto da meno della metà degli stati attuali, condannato dall'ONU e stranamente riconosciuto dagli USA, è in perenne assetto da guerra.
La popolazione bianca era del 7,3 %, oggi è del 63 %.
Secondo Impero
Giapponese
Ispirato stavolta ad un evento realmente accaduto, un'armata dell'esercito giapponese non viene a sapere della sconfitta del loro paese e rimangono ad attendere i nemici nel loro bunker, cosa succede se invece si espandono e creano un impero tutto per loro, staccato dal Giappone che ha ormai ammesso la non divinità dell'imperatore?
Oppure un'impresa alla Dannunzio, con riconsegna del territorio all'Impero Giapponese? (presto potrei fare un'ucronia sul Giappone e su Mishima, se mi vengono delle idee valide)
Woodstock
Non c'è molto da dire, no? La festa và troppo oltre, la polizia tenta di reprimere nel sangue, i manifestanti però estendono le loro proteste per tutto il paese e poi in tutto il mondo, ovunque ci sono indignazioni, alla fine non solo il "concerto eterno" di Woodstock continua, con nuovi cantanti ogni giorno nell'utopia dell'LSD e della musica psichedelica, ma si forma anche una vera e propria "utopia hippie" fatta, come potete immaginare, di coltivazione di piante da mangiare...
sì, mangiare...
Music City (precedentemente nota come Woodstock)
Alternativa alla precedente, ispirata da Art City: I musicisti di tutto il mondo fanno i loro concerti sempre nello stesso luogo (forse la stessa Woodstock?) il posto diventa quindi il set ideale per concerti epocali, con le migliori attrezzature, per poi divenire una sorta di Hollywood della musica, più concerti al giorno.
Alla fine diventa sede delle miglior icase discografiche, diversi gruppi si stabiliscono lì, gli altri fanno diverse tappe alla Music City, la città si riempie anche di aspiranti musicisti, si creano le prime "Università musicali" con diverse lauree e specializzazioni! La città alla fine diventa funzionale alla musica, passeggiando per strada la si può sentire, e cambiando via si sente musica diversa, con diversi quartieri (Jazz, quartiere triste e "in bianco e nero", Classico, Pop, Disco, Rock ecc...)
Free Hackers' League
I migliori gruppi di Hacker del mondo, sotto la coordinazione di Anonymous, creano la Hacker's League, e attaccano in massa i server dei servizi segreti, della casa bianca e in generale di tutti gli stati, mandandoli in crash (compreso quello della borsa di Wall Street) e ottenendo segreti e conti bancari che li potrebbero rendere i potenziali dominatori del pianeta, essi chiedono in cambio del rilascio (parziale o totale, non viene specificato) delle informazioni e dei dati, il controllo di un arcipelago di piccole isole dove montare moltissimi server:
Grazie ai soldi della refurtiva le isole si riempiono di enormi grattacieli pieni di server, computer, laboratori e aziende informatiche, di produzione Hardware e Software, la Free Hackers' League è ora una repubblica pirata-informatica, i migliori Hacker del mondo vi risiedono e da lì crackano i sistemi di tutto il mondo, e i vari servizi segreti sono in perenne guerra. . o alleanza, chiedendo l'aiuto per individuare dei terroristi, siti pericolosi o pedopornografici, o per crackare i sistemi delle nazioni nemiche.
New
Eden
Un Paradiso, un luogo per vacanze, lune di miele, alberghi a 6 stelle (l'unico luogo dove trovarli) ristoranti pregiatissimi, baie indimenticabili, spiagge, vacanze da sogno, il tutto, ovviamente, costosissimo e aristocraticissimo...
un paradiso fiscale. Il più grosso, covo dei più ricchi, dei più importanti, ma anche a volte dei più disonesti, tutti i Vip, i politici, i cantanti, i calciatori hanno una casa lì, tutti i milionari, dirigenti d'azienda, nobili e re, sceicchi arabi. Berlusconi ha una piccola villetta, Bill Gates e Giorgio Armani hanno ville paradisiache (Bill più di una) tutti vogliono andarci almeno una volta nella vita, e passare "una vacanza... in paradiso", come dice lo slogan, il posto possiede inoltre diversi pacchetti: Giornata da sogno (1 giorno) Risveglio celeste (tre giorni, con massaggi e tutte le terapie new age, agopunture...
tutto quello che costa e fa rilassare, insomma) settimana da pascià, (1 settimana con tutto incluso) Pacchetto aureo (due settimane, tutto incluso, tutti i servizi e, incredibilmente, alloggio compreso) Pacchetto azzurro (un mese) Pacchetto stellare ( due mesi) Pacchetto galattico (sei mesi) e infine "Anno in Paradiso", un intero anno nel paese dei balocchi. Vi sono poi, per i "migliori", pacchetti ulteriori: "Due anni per il corpo e per la mente", "Triennio celestiale", "Cinque anni di luce" e infine il pacchetto più costoso di tutti: "Fonte della giovinezza", è una leggenda, dicono alcuni, altri lo considerano davvero esistente: dieci anni in questo posto paradisiaco con tutti i comfort, chiamato "fonte della giovinezza" perchè dieci anni così, dicono le leggende, sembra di rivivere la propria giovinezza, è un pacchetto dai costi supremi, si pensa che solo in cooperativa lo si possa fare, quando i grandi dirigenti scelgono di andare in pensione... Altri pacchetti leggendari sono "20 anni di pace" e "Pensione d'oro" (ironicamente uno svuota pensione, per miliardari!) In cui si passa , solo a partire dai 70 anni, tutta la vita lì, fino alla morte.
È possibile, insieme al pacchetto di soggiorno, richiedere anche il "pacchetto tutto compreso" in cui, sostanzialmente, ogni spesa è prepagata: con una cifra esorbitante, finché stai là, tutto sarà gratis, vuoi mangiare caviale al ristorante? prendilo pure con le mani, vuoi una macchina da lusso in affitto? è tua, ovviamente i prezzi sono stratosferici.
Si mormora che solo il figlio di Bill Gates, che ha riunificato l'impero del padre, vi abbia passato la maggior parte della sua vita: Con il padre andava in vacanza sempre lì, e alla sua morte vi è rimasto sempre, con il tutto compreso, dai 35 anni ai 98 anni, sempre in
paradiso... Le poche volte che usciva, si sentiva come Adamo dopo la cacciata, racconta nel suo diario personale, unica fonte su quel paradiso terrestre.
New
Vegas
I diversi Casinò di Las Vegas, e le corporazioni dietro di loro, evidenti o occulte, comprano la città dagli USA per un prezzo esorbitante, e la città diventa libera: Viene pagata una polizia privata, ma di contro non vi sono più restrizioni sull'alcool, droghe e gioco d'azzardo, e purtroppo prostituzione, all'inizio New Vegas è meta di turismo da tutto il mondo, venuti a vedere la città del peccato finalmente libera dalla legge, ma dopo la "settimana senza notte" (per via delle luci) è il caos: ubriachi, gente rimasta senza niente, ovunque per la città, sbandati che svengono ovunque, così nasce la "regola del risveglio" e la "regola dell'entrata", la seconda dice: per entrare, devi avere con te almeno 2000 dollari e nessuna arma, alcool o droga o cibo, devi comprarli dentro. La prima dice "Se non hai più niente e sei ubriaco, verrai buttato fuori nel deserto dello Utah di notte, se hai contratto debiti che non puoi pagare, lavorerai a New Vegas fino a che il debito non verrà estinto" In base a questa legge, moltissimi che hanno "alzato troppo il gomito", magari facendo anche danni oltre che contraendo debiti, divengono prigionieri e lavorano nella città e nei casinò, ciò scatena le ire dei diversi stati di provenienza, pronti a muovere guerra, ma New Vegas può pagare un intero esercito di legali in sua difesa: Costoro devono ripagare debiti e danni, per legge. I vari stati, così, pagano parte dei debiti e liberano i loro abitanti, scoraggiando quindi il transito nella frontiera con New Vegas, che però, si sa, continua ad attirare come sempre turisti e giocatori, e nessun esercito li può fermare, lo stato si arricchisce e compra sempre più terreni dagli USA in bancarotta, fino a comprendere tutto lo Utah, ribattezzato "Vegas", lo stato del liberismo estremo".
Repubblica Federale Sovietica di Nazino (RFSZ)
Nazino è un'isola dove diversi deportati politici dell'URSS per ordine di Stalin, vennero lasciati nella piccola isola a morire di fame, o per le malattie, e numerosi furono i casi di cannibalismo. Durante il colpo di Stato contro Gorbachev una parte dei colpisti, estremisti stalinisti, sostenitori anche di Kim Jon e Pol Pot, prendono possesso dell'Isola di Nazino e, dopo averli catturati tutti nei mesi precedenti, vi conducono dentro tutti coloro che ritengono contro-rivoluzionari.
Nell'isola c'è un regime ferreo: pochissimo cibo, razionato, molto lavoro, le guardie sparano a vista, i prigionieri vivono peggio che i servi della gleba della Russia zarista.
Il golpe fallisce, ma i golpisti non si arrendono, e trasformano la loro prigione provvisoria in uno stato sovietico (a modello stalinista, però) : La Repubblica Federale Sovietica di Nazino, tutta la provincia viene annessa, volontari stalinisti da tutta l'unione sovietica partono, gli stessi generali dell'armata rossa che non si riconoscono nella federazione russa partono con armi e armamenti, il KGB, l'aeronautica e le basi missilistiche, con una serie di scontri e scandali l'intero ex governo sovietico (o la maggior parte) si trasferisce a Nazino, ma i golpisti non intendono restaurare il comunismo democratico di Lenin, Krushev e Gorbachev, ma quello di Stalin, Breznev, Kim Jon e Pol Pot, i Soviet vengono ridotti ad organi di rappresentanza e associazione (limitatissima) e la legge marziale è imperante, l'intera regione, nel frattempo, viene occupata, e la Repubblica Federale Sovietica di Nazino, divisa in tanti stati quante sono le province della regione, è ufficialmente uno stato dittatoriale fra i peggiori al mondo, riconosciuto solo da Cina e Corea del Nord: Cuba l'ha disconosciuta, Vietnam e Laos la riconoscono ufficialmente ma ufficiosamente la osteggiano ogni volta che possono, inoltre si vocifera che stiano preparando un'armata per riconquistare prima l'URSS, poi tutto il Patto di Varsavia, e poi sciamare su Europa, Africa, Medio Oriente e stabilire nell'"Eurasiafrica" il loro dominio.
Zona Libera (ex Los Angeles e dintorni)
Un anarchico carismatico (Forse Joker? Forse V? Forse entrambi? Forse due maschere della stessa persona?) riesce ad avere un forte successo e ad ottenere l'appoggio della quasi totalità della popolazione della provincia di Los Angeles a creare il primo stato anarchico (ovvero non-stato) del mondo, con totale libertà: Dopo una grande protesta (e diverse rivolte violente, culminate nelle "notti di Halloween" mostrate nella serie "il Corvo") e una mozione per la secessione, approvata dal governo dopo mesi e mesi di tira e molla accompagnati da rivolte, repressioni e disordini, alla fine Los Angeles diventa "Regione ad Amministrazione Speciale", un parolone per dire più autonomia, ma nessuna indipendenza: la cosa non piace agli abitanti che si ribellano, e la polizia deve chiedere l'aiuto dell'esercito, ma a causa di forti proteste in tutto il mondo lo stato è in parziale paralisi, e il tutto culmina con l'assassinio politico del carismatico anarchico, che infiamma le folle che riescono, con la sola guerriglia, a scacciare l'esercito, che isola per tutta risposta la città proclamandola "Zona Proibita", mentre gli abitanti proclamano la "Zona Libera" e inizia la prima forma di anarchia della storia: un disastro, nella prima serata tutti sono in strada, i negozi vengono distrutti e rapinati, i criminali dilagano, tutti sono violenti con tutti anche senza motivo, c'è un'enorme frenesia violenza, autopropulsiva. Dopo diversi giorni l'anarchia si è ormai rivelata per ciò che è. caos, violenza, sopraffazione (il più forte predomina sul più debole) e predominio, sembra un'anarchia Nietzschiana più che Bakuniana (il primo immaginava che gli uomini fossero liberi come in anarchia, almeno i Superuomini, dominando i deboli, il secondo immaginava la collaborazione spontanea, ignorando il suggerimento di Marx di stato transitorio per permettere alla cosa di svilupparsi in maniera morbida) . Eppure nella Zona Libera si formano diverse coalizioni (libere associazioni!) di rangers, di guardiani della sicurezza, di contadini, oppure di ladri, di predoni, insomma ci sono bande che si dividono il territorio, ci sono bande di giustizieri, ci sono i "cattivi" che vogliono solo ricavare qualcosa, ci sono poi i "pazzi" che, come Joker stesso "vogliono solo vedere bruciare il mondo", ora organizzati (come Bane) ora solitari (come Joker) , o solitari vagabondi, ora eroi, ora antieroi, ora cacciatori di taglie, ora neutrali, ora cavalieri erranti, ora temibili criminali. La Zona libera verrà reclamata molte volte, ma nessuno ne prenderà mai possesso, gli abitanti, per quelle poche occasioni, si uniranno per
l'indipendenza... e per mantenere il caos in cui vivono.
The Hole
Avete visto l'ultimo film di Batman? Avete presente Bane? Avete presente lo stato che crea a Gotham? Se la risposta a queste tre domande è no, ignorate questa ucronia, se la risposta è si, immaginatevi che lo "stato" di Bane prosegua indefinitamente: processi ai ricchi, terrore e repressione nelle strade, i criminali liberi, i terroristi al potere, in un misticismo politico che ha nella Setta delle Ombre e in Bane il suo fulcro, forse ispirati da Joker stesso?
.
Passiamo alle ucronie tradotte per noi da Generalissimus:
E se l'imperialismo europeo non fosse mai terminato?
L'Europa occupa solo il 2%
della superficie del pianeta, ma ha cambiato il mondo intero.
Anche se gli imperi europei credevano che avrebbero mantenuto le loro conquiste
per sempre, caddero.
Movimenti nazionalisti nacquero in tutto il mondo, e le vecchie potenze non
riuscirono a fermarli.
Perciò in questo video ipotizzerò: e se l'imperialismo non finisse mai finito?
Ma prima un po' di storia, se volete passare direttamente allo scenario cliccate
sull'Inglese.
Quale fu il fattore principale che pose fine agli imperi europei? Le guerre
mondiali.
L'imperialismo era un ideale (fragile) che pervadeva tutto il mondo occidentale,
la Prima e la Seconda Guerra Mondiale furono i fattori principali della caduta
degli imperi europei non solo perché causarono molta distruzione, ma perché
infransero un'illusione che durava da secoli: l'idea che l'impero fosse una cosa
buona e nobile.
Oggi "impero" è un'accusa e un termine dispregiativo, ma se qualcuno nel 19°
secolo avesse accusato l'America di essere un impero non sarebbe stato un
insulto, ma un complimento.
La forza e la prodezza di una nazione si misuravano dai possedimenti che aveva
in tutto il mondo, ma l'illusione non iniziò a collassare completamente fino
alla Seconda Guerra Mondiale, quando i fascisti di Giappone, Germania e Italia
portarono all'estremo l'idea di impero.
Il razzismo e la brutalità dei nazisti ferirono l'Europa e gli Alleati portarono
alla luce l'ipocrisia dell'impero.
L'eugenetica e le idee sulla superiorità europea erano popolari prima della
guerra, ma vennero distrutte quando Hitler le estremizzò.
Si iniziò a perdere fiducia nell'impero, e in Asia il Giappone e le vecchie
colonie conquistate come Indonesia e Vietnam non solo dimostrarono all'Europa
che non poteva proteggere i suoi interessi, ma diedero anche ai nativi
l'opportunità di creare i propri movimenti nazionalisti, come fece Ho Chi Minh.
Gli imperi iniziarono a mostrare la loro età e nuovi giocatori entrarono in
scena.
La Seconda Guerra Mondiale elevò USA e URSS al rango di superpotenze e l'Europa
rimase letteralmente schiacciata nel mezzo.
Nei decenni successivi nuovi paesi spuntarono in Asia e Africa, e il dominio
militare europeo finì.
Perciò, e se l'imperialismo europeo non finisse mai? Il motivo per cui il
dominio europeo durò così tanto era il suo vantaggio militare, ottenuto tramite
il divario tecnologico che gli dava un vantaggio su Africani e Asiatici, cosa
che sbilanciò il potere tutto a vantaggio dell'Europa.
I nativi non riuscivano a rispondere adeguatamente perché non avevano la
tecnologia per farlo.
Ecco perché essere un impero era così naturale in Europa, quando si andava alla
conquista di terre in altri continenti c'erano pochissime perdite umane, almeno
per quanto riguarda gli Europei, creando un'immagine positiva in patria.
Credo che in questa TL alternativa il concetto di impero globale potrebbe
indebolirsi se il gap tecnologico tra colonizzatori e nativi iniziasse a
chiudersi.
Con l'invenzione di armi come i fucili d'assalto un singolo soldato africano o
asiatico avrebbe la capacità di fare molti più danni agli Europei.
Ciò significa che se scoppiasse una ribellione da qualche parte, per gli Europei
sarebbe più costoso mantenere l'autorità.
Ovviamente anche l'Europa avanzerebbe tecnologicamente, creando aerei, armi e
bombe più potenti per sedare qualsiasi rivoluzione, e in questa TL molte rivolte
e ribellioni verrebbero impedite, ci sarebbero conflitti su larga scala per
eliminare i ribelli.
L'Europa all'inizio avrebbe successo, ma Asia ed Africa rimarrebbero colonizzate
e amareggiate.
Col passare del tempo le armi diventerebbero più letali e la ribellione e la
violenza si espanderebbero.
Più nativi morirebbero brutalmente e più soldati morirebbero cercando di sedare
la ribellione.
Con la televisione che trasmetterebbe le immagini delle violenze nelle case in
Europa, alcuni inizierebbero di certo a chiedersi qual è l'utilità di questo
bagno di sangue.
Dato che Asiatici ed Africani non accetterebbero l'occupazione europea, questa
ribellione costante non farebbe che peggiorare.
In questa TL alternativa alla fine gli imperi europei avrebbero termine, almeno
nel senso tradizionale, decenni dopo che nella nostra TL.
Combattere una ribellione costante, anche se con tutte le forze, drenerebbe via
troppe risorse.
Senza le guerre mondiali la cultura dell'impero sarebbe potuta durare fino alla
fine del 20° secolo, ma dopo costanti ribellioni e attacchi la disillusione
avrebbe avuto la meglio.
Guardate all'Algeria, all'Indonesia e al Vietnam della nostra TL se volete degli
esempi: combattere sarebbe stato sempre un affare a perdere.
In questa TL alternativa gli imperi europei in gran parte si dissolverebbero, ma
le relazioni con le loro ex colonie sarebbero sempre dominanti, l'imperialismo
sarebbe comunque durato come nella nostra TL: il Commonwealth delle Nazioni, la
Comunità degli Stati Indipendenti, sono tutti resti di ex imperi.
In questa TL alternativa, proprio come nella nostra, la decolonizzazione ci
sarebbe comunque, ma l'influenza non terminerebbe mai.
L'idea di impero morì perché economicamente non valeva più la pena sostenerla.
I benefici economici delle ex colonie in questa TL alternativa sarebbero uguali
a quelli della nostra.
Le imprese private, quando avranno a che fare con i leader nativi, riusciranno a
ritagliarsi uno spazio, le compagnie occidentali useranno comunque forza lavoro
a basso costo africana ed asiatica.
Non prendete come un discorso politico quello che sto dicendo, è semplicemente
la realtà.
Nella nostra TL le ambizioni imperiali dell'Europa diedero per sempre forma
all'umanità e cambiarono per sempre la storia dell'umanità sia in termini
positivi che negativi, quindi per quanto riguarda il colonialismo la nostra TL e
quella alternativa non sarebbero troppo diverse.
.
E se i Caraibi Anglofoni si fossero unificati?
La maggior parte delle
persone ha familiarità con le isole più grandi del Mar Caraibico, Cuba, le
Bahamas, Hispaniola e perfino la Giamaica e Porto Rico, ma la regione ospita
anche una lunga catena di isole più piccole, molte delle quali Tizio, Caio e
Sempronio hanno difficoltà a riconoscere.
Queste includono le Isole Vergini, Antigua e Barbuda, Montserrat, la Dominica,
le Barbados e molte, molte altre.
Queste isole costituiscono quelle che sono note come Piccole Antille, alcune
sono completamente sovrane, altre sono dipendenze e territori del Regno Unito,
degli Stati Uniti, della Francia e dell’Olanda.
Geograficamente, economicamente e militarmente queste isole sono messe in ombra
dalle Grandi Antille, che a loro volta hanno evidentemente un ruolo limitato
sulla scena internazionale.
La regione, anche se molto vantaggiosa per gli scopi commerciali e delle
strategie navali, è molto arretrata rispetto al resto del mondo sia in termini
di PIL che militarmente, le uniche potenze sovrane a entrare nella top 100 sono
Cuba e la Repubblica Dominicana, ed entrambe si piazzano ai massimi nella
regione anche come capacità difensive, anche se hanno risorse limitate e
antiquate.
Non sorprende, quindi, che la regione abbia proposto una serie di unioni per
incrementare l’influenza generale dell’area, e una delle più degne di nota
nacque nella metà del 20° secolo e divenne nota come Federazione delle Indie
Occidentali.
Fu un’unione di breve durata nelle quali le singole isole si ritrovarono in
conflitto con le altre su quali fossero i limiti e le politiche della
Federazione.
Le isole meno estese delle Piccole Antille erano scettiche sull’accettazione
della Giamaica all’interno del gruppo, a causa della lontananza geografica e
della sua maggiore influenza grazie alla sua ricchezza e popolazione maggiori.
Le isole più grandi, la Giamaica e Trinidad e Tobago, criticavano la maggiore
integrazione economica e politica, dato che da sole contribuivano all’85% della
ricchezza totale della regione, affermando che le isole più piccole non facevano
altro che distogliere risorse senza riuscire a svilupparsi in modo adatto, e
tutto questo contribuì a danneggiare la Federazione.
L’unione alla fine arrivò a pochissimi risultati, dazi e tassi di cambio
rimasero al loro posto, le isole più grandi negarono la libertà di movimento e
le azioni legislative incapparono in continui punti morti.
Alla fine la Giamaica decise di secedere dalla Federazione dopo la disillusione
riguardo la prospettiva di indipendenza dall’Inghilterra e dopo aver capito che
l’unione non sarebbe riuscita a risolvere i suoi problemi e quindi a diventare
autosufficiente.
La Giamaica decise di andare per la sua strada, Trinidad e Tobago la seguirono
poco dopo e le isole rimaste, note cole le Piccole Otto, tentarono di salvare la
Federazione trasferendo il cuore del potere alle Barbados, che semplicemente si
rifiutarono di farsi carico del peso economico dello sviluppo delle altre isole.
I negoziati vennero interrotti e alcune delle isole divennero abbastanza
disperate da chiedere l’annessione alla Giamaica o a Trinidad e Tobago, ma la
maggior parte si mise da sola alla ricerca dell’indipendenza o rimase sotto le
ali del Regno Unito.
La Federazione, nonostante il suo fallimento, mise in moto quella che alla fine
sarebbe diventata la Comunità Caraibica, che esiste ancora oggi, un’alleanza più
labile che persegue la graduale integrazione della regione a livello economico e
politico e il continuo sviluppo delle isole più piccole.
La Comunità Caraibica ha avuto il merito di avvicinare la regione e migliorare
le condizioni dei suoi membri, ma questo è senza dubbio un processo lento e
graduale che richiede gli sforzi continui dei suoi partecipanti, e, di nuovo, ci
sono i paesi più autosufficienti come la Giamaica che sono riluttanti a
sostenere tutti gli altri.
È possibile che se la Federazione delle Indie Occidentali fosse sopravvissuta
questo processo di sviluppo avrebbe accelerato di decenni, ma senza dubbio al
prezzo della sovranità regionale e di certo della dominazione da parte delle
forze economiche più grandi dell'unione, ovviamente solo se le cose fossero
andate bene.
Il problema più grande per la continuazione della Federazione sarebbe stato la
Giamaica: fin dall’inizio la Giamaica si fece coinvolgere solo perché voleva
ottenere l’indipendenza e l’autosufficienza dalla Gran Bretagna, ma scoprì
presto che sarebbe stato meglio perseguire tutto questo da sola.
La Giamaica era l’uomo forte della Federazione, chiese che la capitale
dell’unione fosse la sua, Kingston, e di mantenere un alto grado di
rappresentatività in virtù della sua ricchezza e della sua popolazione.
La Giamaica era impopolare fra le Piccole Otto, specialmente come forza guida,
come già detto era isolata dalla gran parte della Federazione, e perciò aveva
interessi e obiettivi differenti.
Era improbabile che i problemi che affliggevano le Piccole Otto raggiungessero e
influenzassero la Giamaica, che quindi non godeva di molta fiducia per questa
posizione di leadership.
Anche se la Giamaica non se ne fosse andata, le tensioni nell’unione sarebbero
rimaste alte, e senza dubbio avrebbero portato ad uno scisma al suo interno e
con l’altra grande isola, Trinidad e Tobago, anch’essa che rivendicava il
dominio su metà delle isole.
Perciò, in questa TL alternativa, dopo la secessione della Giamaica dalla
Federazione, Trinidad e Tobago, sotto la guida del Premier Eric Williams, invece
di seguire le orme della Giamaica decide di prendere la Federazione sotto la sua
ala sotto forma di uno stato unitario, promettendo l’indipendenza
dall’Inghilterra entro cinque anni e di provvedere all’economia per l’80%, ma
solo se Trinidad e Tobago avrà una maggioranza di rappresentanti del 60% nel
nuovo governo dello stato, eliminando l’uguale rappresentanza per le singole
isole e l’autonomia regionale per assicurarsi che il potere venga affidato e
rimanga in mani capaci.
Alla Federazione delle Indie Occidentali, ora Antille Orientali, verrà garantito
lo status di dominion dal Regno Unito poco dopo, e questa riceverà la garanzia
che il processo di sviluppo proceda senza intoppi e che la regione rimarrà al
sicuro dalle influenze Comuniste della vicina Cuba.
Come nel nostro mondo, Trinidad e Tobago, nei mesi seguenti l’indipendenza,
implementerà la sua legge per la rappresentazione del popolo, che modernizzerà
il sistema elettorale istituendo dei registri permanenti degli elettori,
l’utilizzo di macchinari per le votazioni e l’obbligo di presentare una nuova
carta d’identità nazionale ai seggi.
In questo mondo alternativo il sistema verrà implementato anche per le isole più
piccole, e proprio come nel nostro mondo verrà accusato di gerrymandering e di
soppressione del voto dei poveri e degli analfabeti.
La maggioranza del potere sarà nelle mani del Partito Laburista Federale delle
Indie Occidentali, o Partito Nazionale, come è noto adesso, che porterà avanti
una politica di Socialismo Democratico e di mantenimento dei legami con la Gran
Bretagna e la Francia, ma che più in generale favorirà lo sviluppo dei legami
con le altre nazioni caraibiche, in particolare le Bahamas, in qualità di
potenziale futura aggiunta allo stato.
Nel nostro mondo il Primo Ministro Eric Williams e il suo partito dominarono la
politica di Trinidad e Tobago fino alla sua morte nel 1981, dopo essere rimasto
imbattuto nel paese per circa 30 anni.
Con Trinidad e Tobago che porterà avanti gran parte dello stato unitario, anche
in questo mondo alternativo il partito di Williams definirà molte delle
politiche promosse dal più grande Partito Nazionale, e a sua volta questo fatto
porterà diversi partiti più piccoli e senza potere ad appoggiare come forma di
protesta la Coalizione Democratica, cambiando l’identità e le dinamiche dei due
partiti, che verranno definite da quelli favorevoli e quelli contrari al dominio
di Trinidad e Tobago.
Trinidad e Tobago darà il la allo sviluppo delle isole più piccole perché si
concentrino sul migliorare l’agricoltura, la pesca e il turismo, un modo veloce
per generare più reddito per le isole e alleggerire il peso finanziario posto su
Trinidad e Tobago, che ovviamente cercherà di perseguire una maggiore
industrializzazione e sviluppo urbano, cosa che cementerà ulteriormente il suo
ruolo di centro di potere e capo dello stato delle Antille Orientali.
Williams svilupperà strette relazioni con gli Stati Uniti e il Canada,
promuovendo il nuovo stato come destinazione turistica di lusso, guadagnandosi
presto lo status di nuova Cuba o le altre Hawaii, ottenendo i mezzi per
sviluppare le sue risorse umane attraverso la creazione di un corso di studi
nazionale, una partnership con le università inglesi e un programma di
condivisione delle abilità.
Come si è visto con Cuba decenni prima, l’isola attrarrà alcune imprese
americane, che costruiranno i loro resort e stabilimenti sulle isole.
Williams credeva in un ideale che egli chiamava Socialismo Pragmatico,
l’implementazione di servizi sociali e il miglioramento del sistema educativo
accompagnati dalla creazione di ricchezza attraverso l’attrazione di
investimenti stranieri.
Per qualche tempo sembrerà che quel sistema funzioni bene per l’unione, ma con
l’arrivo degli anni ’70 le Antille Orientali affronteranno gravi crisi sotto
forma di una serie di rivolte operaie violente, alimentate dalla disillusione
nei confronti dell’establishment, dalle richieste di autonomia per le isole pur
mantenendo gli aiuti governativi, e dalla nazionalizzazione delle imprese
ritenuta troppo sfruttatrice.
Alcuni dei gruppi più radicali verranno probabilmente sostenuti direttamente da
Cuba, che all’epoca stava elargendo ingenti sussidi e risorse umane alle rivolte
Comuniste in Africa, e potrebbe benissimo cercare di fare la stessa cosa nelle
Antille Orientali.
In seguitò sarà la crisi economica a colpire, e questa potrebbe rivelarsi
disastrosa per l’establishment se non fosse per l’aumento della domanda di
petrolio durante la Crisi Energetica del 1973, quando Trinidad e Tobago riuscì a
vendere le sue riserve di petrolio in un momento in cui i principali esportatori
del Medio Oriente si rifiutavano di farlo.
Anche la successiva Crisi Energetica del 1979 contribuirà ad un declino
economico della nazione prima che la sua fortuna si esaurisca ad inizio anni
’80.
Williams morirà mentre è in carica e il Partito Nazionale si ritroverà
rapidamente a perdere popolarità proprio nel momento in cui il partito
d’opposizione sta finalmente acquistando slancio e le tensioni della Guerra
Fredda stanno iniziando a smorzarsi.
Il nuovo governo si farà largo con una piattaforma di nazionalizzazioni e azioni
radicali, ma data la natura varia e diversa del suo partito, accoppiata con i
tempi che stanno cambiando, l’azione vera sarà limitata ad un incremento delle
tasse per le imprese straniere e un aumento del welfare.
Il potere verrà anche decentralizzato, rendendo più difficile lo sviluppo e la
cooperazione tra le isole, perché anche se certamente si libereranno dalla
supervisione di Trinidad e Tobago, diverse dipenderanno ancora parecchio dal suo
governo e ora si ritroveranno tecnologicamente ed economicamente stagnanti.
Le nuove generazioni cresciute con un’educazione e capacità migliori hanno
goduto della prosperità arrecata dal governo di Williams, e rifiuteranno il
nuovo partito a causa delle sue pratiche che hanno spaventato imprese redditizie
e necessarie e hanno disincentivato i lavoratori specializzati.
Se il partito d’opposizione rimarrà al potere per un periodo di tempo
prolungato, è possibile che questa nuova generazione possa abbandonare le
Antille Orientali, trasferendosi per inseguire carriere più fruttuose in
Giamaica, Stati Uniti o Inghilterra, cosa che porterà ad una fuga di cervelli
dalle isole e alla fine segnerà il declino del progetto dell’unione.
In alternativa, se il Partito Nazionale tornerà al potere, una graduale
industrializzazione e modernizzazione si farà strada nelle isole più piccole, e
continueranno a portare ulteriore reddito alla regione.
Potrebbero realizzarsi anche le ambizioni per un’unione più grande, la Comunità
Caraibica potrebbe comunque nascere partendo dalle Antille Orientali e dalla
Giamaica, e si espanderà poi fino ad incorporare altre isole Anglofone.
Le Bahamas all’epoca soffrirono a causa di un’epidemia di contrabbando e di un
numero eccessivo di rifugiati cubani e asiatici che rifiutavano il rimpatrio, ma
nonostante questi rovesci vantavano comunque un turismo in ascesa e un’economia
basata sulla finanza.
Anche la Giamaica, afflitta da una propria striscia di battute d’arresto
politiche ed economiche, potrebbe beneficiare da una partnership più stretta con
gli altri membri dei Caraibi Anglofoni, e dato che non sarà più un paese che può
ispirare molta fiducia, sarà più aperta a riunirsi con le sue isole fraterne.
Se aprite una mappa capirete perché queste isole possono essere facilmente
trascurate, e anche se è improbabile che raggiungano il livello di giganti
militari, politici ed economici, nel complesso la cooperazione all’interno della
regione, soprattutto fra le sue isole più piccole, dimostrerà di essere una
direzione ideale verso la quale muoversi, ma dimostrerà anche che ci sarà il
bisogno di una guida unificata e concisa.
.
E se la Francia avesse vinto la Guerra d'Indocina?
Buongiorno a tutti, cari
abbonati e spettatori, oggi parleremo di un conflitto del quale non si parla
molto, la Guerra d’Indocina.
L’Indocina, come avrete potuto indovinare perché sapete interpretare una parola,
è una regione che si trova tra l’India e la Cina, ma, prima di cominciare un
qualsiasi scenario, quale fu la successione degli eventi che portò al conflitto
tra gli indipendentisti e i Francesi? Tutto comincia nell’anno di grazia 1858,
quando Napoleone III, del quale non parleremo mai più, colonizzerà per tutta una
serie di ragioni la Cocincina, che diventerà più tardi l’Indocina Francese,
integrata nell’impero coloniale francese.
L’Indocina Francese all’epoca riuniva non solo l’attuale Vietnam, ma anche il
Laos e la Cambogia.
Nel 1907 la colonizzazione dell’Indocina termina, e lascia il posto a diverse
regioni più o meno autonome sotto l’influenza francese.
Bisogna sapere che l’Indocina nel suo insieme è composta da culture ed etnie
diverse, e dunque le regioni avevano molte differenze di trattamento e di
autonomia da parte delle autorità coloniali.
L’amministrazione francese e l’esercito facevano enorme affidamento sugli
ausiliari locali arruolati per supplire alla mancanza di effettivi, ausiliari
che saranno utilizzati parecchio durante la Guerra d’Indocina.
In questa colonia, come in tutte le altre dell’epoca, era ben presente una
gerarchia razziale.
Anche se questa gerarchia diminuì col tempo, gli Europei erano in generale
trattati meglio degli indigeni.
Tuttavia, sotto l’amministrazione francese, la regione vide diverse volte dei
boom economici, con uno sviluppo soprattutto nella produzione di riso, carbone o
ancora la gomma.
Arriva la Seconda Guerra Mondiale, la Germania sconfigge la Francia e viene
instaurato il regime di Vichy, che recupera dunque il controllo della colonia
indocinese.
I Giapponesi, ansiosi di estendere la loro presa sulla regione, lanciano un
ultimatum alla Francia di Vichy perché ceda le sue colonie.
Questa non lo farà e dunque i Giapponesi se le prendono con la forza nel 1945, e
così donano autonomamente l’indipendenza a tutti i paesi che compongono
l’Indocina Francese, ovvero il Vietnam, il Laos e la Cambogia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Francia ha quindi perso completamente il
controllo di questa colonia, che è governata da dei nazionalisti in ogni paese,
in particolare i famosissimi Viet Minh, il braccio armato del Partito Comunista
del Vietnam, che all’epoca era guidato da Ho Chi Minh.
La Francia, ansiosa di recuperare il suo prestigio internazionale, invia dunque
un corpo di spedizione per riprendere il controllo della colonia.
È l’inizio della Guerra d’Indocina.
Il conflitto può essere diviso in due periodi, quello dal 1946 al 1949 dove
l’esercito francese ha affrontato la guerriglia, e poi quello dal 1949 fino al
termine del conflitto nel 1954.
Durante questo periodo il vicino cinese, diventato nel frattempo Comunista,
iniziò a sostenere militarmente e logisticamente i Viet Minh.
Anche se la guerriglia rimarrà molto presente, la Francia durante questo periodo
affronterà un esercito sempre più convenzionale equipaggiato dai Cinesi.
L’aiuto materiale degli Statunitensi non basterà affatto alla Francia in rovina
e devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, e dopo la sconfitta di Dien Bien Phu,
dove, malgrado una feroce resistenza, le migliori truppe francesi vennero uccise
o catturate, la mancanza di sostegno pubblico in patria costringerà la Francia
ad accelerare i negoziati e a firmare gli accordi di Ginevra nel 1954, che
affermeranno che il Laos e la Cambogia diventeranno indipendenti autonomamente e
che il Vietnam verrà separato in due, il nord Comunista e il sud capitalista.
Il seguito lo conoscete, gli Stati Uniti mettono le loro zampe piene di
democrazia nella regione per combattere il Comunismo, il che risulta nella loro
sconfitta nel 1975 nell’annessione del Vietnam del Sud da parte del nord
Comunista, ma adesso, cari abbonati e spettatori, domandiamoci cosa sarebbe
successo se la Francia avesse vinto per miracolo la Guerra d’Indocina.
E se i Viet Minh fossero stati annientati e Ho Chi Minh catturato e poi
giustiziato come criminale di guerra? Allora, in questo scenario praticamente
non so dire come la Francia avrebbe potuto vincere questa guerra, semplicemente
perché non avrebbe sicuramente potuto.
Di fatto, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Francia era in rovina e devastata,
e aveva appena incominciato la ricostruzione.
Inoltre negli ultimi anni del conflitto lo sforzo bellico era stato sostenuto
principalmente dagli Stati Uniti, che fornirono enormi quantità di materiali.
La Francia aveva dunque bisogno di denaro per ricostruire il territorio
metropolitano, e in più si profilava un’altra guerra coloniale, la Guerra
d’Algeria, e contrariamente all’Indocina, che era una colonia lontana al quale
il grande pubblico non era interessata, ebbene all’epoca l’Algeria, beh, era
Francia, capito? Ma diciamo che in questo scenario l’esercito francese arrivi in
qualche modo a capo della ribellione dei Viet Minh.
Allora, vincere la guerra non vuol dire che la regione sarebbe rimasta una
colonia francese, di fatto, contrariamente alle altre colonie francesi, i paesi
che componevano l’Indocina avevano già assaggiato l’indipendenza con i
Giapponesi, e anche se l’esercito francese vincesse militarmente, politicamente
le pressioni rimarranno forti affinché ottenga l’indipendenza.
Il Laos, la Cambogia e il Vietnam non avrebbero ottenuto dunque la loro
indipendenza con la forza, ma sicuramente politicamente, più o meno all’inizio
degli anni ’60.
La differenza con la realtà è che il Vietnam resta un paese unito, senza
divisioni tra il nord e il sud, e che le relazioni con la Francia restano più o
meno eccellenti.
In questo scenario dunque parleremo di un Vietnam riunito molto prima che nella
realtà, perché non rimane diviso da una ribellione Comunista.
Sarà sicuramente un alleato dei Francesi, e intratterrà buone relazioni con gli
Statunitensi, visto che il paese avrebbe potuto fungere da contrappeso al
Comunismo nella regione.
Per quanto riguarda il Laos sarebbero cambiate pochissime cose rispetto alla
realtà, invece la Cambogia si sarebbe evitata tutta la follia omicida dei Khmer
Rossi.
In questo scenario la guerra civile contro la monarchia cambogiana e la
ribellione Comunista non arrivano mai, e si evita un genocidio gigantesco.
La regione è quindi più stabile, e i paesi che la compongono sono molto meno
divisi.
È poco probabile che l’Unione Sovietica e la Cina continuino a finanziare la
ribellione Comunista nella regione, di fatto l’annientamento dei Viet Minh
sarebbe stato uno scacco cocente per il blocco orientale nella sua strategia
d’espansione del Comunismo.
Il Vietnam sarebbe dunque rimasto sicuramente tranquillo col suo vicino cinese,
tenendolo d’occhio per conto degli Statunitensi e dei Francesi.
Vincendo la guerra la Francia non avrebbe nemmeno subito l’umiliante sconfitta
di Dien Bien Phu, quindi non avrebbe perduto il suo prestigio né diverse delle
migliori unità del suo esercito, e questo avrebbe potuto essere molto favorevole
nella guerra seguente, quella d’Algeria.
Di fatto le unità d’élite fatte tornare dall’Indocina e la loro esperienza sul
campo avrebbero potuto permettere all’esercito francese di vincere militarmente
con più rapidità la ribellione algerina.
Vedo già arrivare quelli che dicono “Sì, ma l’Algeria è indipendente, quindi
vuol dire che ha vinto”, ma il fatto è che nel 1961, durante la Guerra
d’Algeria, la ribellione armata era stata quasi sconfitta dall’esercito
francese.
Gli indipendentisti vinsero in seguito politicamente la guerra grazie al favore
pubblico e ottennero così l’indipendenza dell’Algeria, ma stiamo iniziando ad
entrare in una materia che meriterebbe un video a parte.
In breve, in questo scenario la ribellione algerina viene sconfitta militarmente
qualche mese in anticipo rispetto alla realtà, ma nei fatti questo non avrebbe
cambiato molto.
Per i Francesi, dunque, una vittoria in Indocina avrebbe significato prestigio
intatto, un alleato fidato nella regione e una grande influenza.
Senza alcun conflitto interno o esterno che scoppia in Vietnam negli anni
seguenti l’indipendenza, allora il paese si sarebbe sicuramente sviluppato poco
a poco per diventare alla fine una delle economie più competitive della regione,
perché sì, i Francesi che vincono la Guerra d’Indocina e un Vietnam unificato
avrebbero significato anche niente intervento statunitense nella regione, e
l’intervento statunitense ha fatto parecchi danni.
Senza tutti i morti e le innumerevoli devastazioni della Guerra del Vietnam e
con l’aiuto dei Francesi e degli Statunitensi, in questo scenario il paese ai
giorni nostri sarebbe sicuramente diventato un po’ come il Giappone, la Corea
del Sud oppure Taiwan.
Il Vietnam dispone inoltre di numerose risorse.
Il Francese oggi sarebbe rimasto una lingua molto più parlata, ma adesso
parliamo della conseguenza più importante di questo scenario, il non intervento
statunitense.
Questo non evento avrebbe avuto delle ripercussioni gigantesche sugli Stati
Uniti e sul resto del mondo.
Di fatto la Guerra del Vietnam ha fortemente segnato l’immaginario statunitense,
e oggi è anche diventata uno dei suoi pilastri.
Senza questo conflitto non avremo affatto visto apparire tutta una serie di
movimenti contro la guerra negli anni ’60 e ’70.
Provate ad immaginare tutta una controcultura, con i suoi movimenti, le sue
musiche e i suoi film, che non compare mai.
Per esempio, gli hippie o ancora Woodstock non sarebbero mai esistiti, il
simbolo della pace sarebbe rimasto ancora oggi un bastone con altri due bastoni
attaccati sotto.
Gli Stati Uniti, senza l’esperienza traumatizzante della Guerra del Vietnam,
sarebbero rimasti sicuramente molto patriottici e militaristi.
Beh, ancora più di oggi.
I presidenti sarebbero sicuramente cambiati, perché le persone avrebbero avuto
delle mentalità differenti e non avrebbero affatto votato per le stesse persone.
Per esempio, senza la Guerra del Vietnam Richard Nixon non avrebbe potuto farsi
eleggere una seconda volta.
Anche l’esercito statunitense avrebbe avuto delle differenze d’organizzazione,
perché non si sarebbe mai adattato alle esperienze della Guerra del Vietnam.
Questo avrebbe avuto delle conseguenze enormi negli Stati Uniti, ma anche sul
mondo e sugli avvenimenti che hanno segnato la Guerra Fredda.
Senza il Vietnam e l’espansione internazionale del Comunismo l’Unione Sovietica
avrebbe potuto mostrare dei segni di debolezza prima rispetto alla realtà.
Bisogna anche sapere che negli anni ’60 gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si
molestavano l’un l’altro, e avremmo dunque avuto la possibilità di vedere un
conflitto per procura tra le due superpotenze in un paese diverso dal Vietnam.
L’Iran, il Pakistan, la Turchia o ancora una volta la Penisola Coreana avrebbero
potuto essere il teatro di un conflitto per procura.
A seconda di dove si sarebbe svolto questo conflitto le conseguenze avrebbero
potuto essere varie, ma tutti avrebbero potuto portare ad un conflitto nucleare,
non è neanche difficile speculare su questo punto.
Bisogna anche sapere che durante la Guerra del Vietnam l’Unione Sovietica e gli
Stati Uniti non si sono trattenuti dal testare i loro armamenti.
Aerei, tipi di bombe, mine, tutto venne testato sul terreno, senza questa
esperienza sul terreno la ricerca militare avrebbe dunque potuto subire un
leggero ritardo, oppure, durante la Guerra Fredda, numerose innovazioni militari
non saranno in seguito utilizzate con scopi civili.
In questo scenario il livello tecnologico globale sarà leggermente in ritardo
rispetto alla realtà.
Messi da parte tutti gli elementi geopolitici come per esempio il Vietnam unito,
la differenza più grande in questo scenario in rapporto alla realtà sarebbe
stata a livello societario.
Gli Stati Uniti, per esempio, senza la Guerra del Vietnam restano su una linea
molto dura a livello militare, la Francia avrebbe ritrovato per un momento il
suo prestigio e la sua fierezza, e avrebbe ingrandito i suoi legami economici e
la sua influenza nella regione.
.
Perchè No? ha qualcosa da obiettare:
Mi sembra che ci sia un
errore all'inizio di quest'ultimo video. La Francia di Vichy ha firmato un
accordo che l'autorizzava i Giapponesi ad entrare in Indocina e stanziare truppe
li. Malgrado ciò, i giocatori hanno lo stesso invaso l'Indocina... per poi
riconoscere la sovranità francese su quest'ultima.
Si deve aspettare il marzo 1945 per vedere i Giapponesi che mettono fine con la
forza all'autorità francese con un vero colpo di Stato che decapita
l'amministrazione civile e militare della colonia e riconosce l'indipendenza dei
nuovi Stati della defunta Indocina.
E sarebbe proprio un miracolo (non un buon miracolo) vedere la Francia mantenere
la sua presenza in Indocina. Per me la vera ucronia sarebbe se la Francia avesse
immediatamente riconosciuto l'indipendenza dei vari stati sotto pressione
americana, e questi negoziano condizioni del tipo base navale e forse qualche
dollaro in piu per la ricostruzione.
.
Questa invece è la questione postaci da Bhrghowidhon:
Credo che in generale la geografia sia la base più semplice per immaginare, analizzare e sviluppare le ucronie di questo tipo (che non è solo politico - come sarebbe invece un puro e semplice cambio di regime senza modifica di confini - ma proprio geopolitico), tant'è vero che l'idea della Repubblica Federale Sovietica di Nazino risulta indiscutibilmente diversa a seconda delle dimensioni della Federazione che nasce: entro i confini dell'oblast' di Tomsk è un conto, grande tanto da separare per migliaia di chilometri la Russia Europea dal suo complemento in Asia Nordorientale sarebbe tutt'altro conto e provocherebbe reazioni enormemente più drastiche (che quindi ne comprometterebbero molto prima le eventuali velleità espansionistiche). La domanda in questo caso è: qual è l'estensione della RFSN, visto che "provincia" e "regione" non hanno equivalenti univoci in russo? In particolare:
a) Nazino fa parte del rajón ("distretto" o "circondario") di
Aleksándovskoe (Aleksándrovskij rajón),
b) che è incluso nell'óblast' ("regione") di Tomsk,
c) che da un lato fa parte dell'èkonomíčeskij rajón ("regione economica"; si noti che rajón si traduce qui "regione", mentre nel
caso precedente "distretto" o "circondario") della Siberia Occidentale (Západno-Sibírskij èkonomíčeskij rajón),
d) dall'altro del - diversamente esteso nonché ancora più ampio - distretto federale (federál'nyj ókrug; si noti che "distretto" qui
traduce ókrug, mentre nel caso precedente traduceva rajón) della Siberia (Sibírskij federál'nyj ókrug).
Ebbene, se lasciamo da parte il fatto che ancora nell'ultimo anno dell'Unione Sovietica la divisione regionale - al di sopra del livello dell'óblast' - era diversa (dall'ucronia non si capisce se i riferimenti siano alla geografia amministrativa dell'epoca o attuale; pongo la domanda in riferimento alla situazione attuale, perché allora non c'erano le Regioni Economiche né i Distretti Federali di oggi), il passo cruciale "l'intera regione, nel frattempo, viene occupata" significa:
a) che la provincia iniziale era il rajón ("distretto" /
"circondario") di Aleksándovskoe e "l'intera regione" è l'óblast' (appunto "regione") di Tomsk
b) oppure che la provincia iniziale era l'óblast' di Tomsk e "l'intera regione" è l'èkonomíčeskij rajón ("regione economica") della
Siberia Occidentale
c) oppure che la provincia iniziale era l'óblast' di Tomsk e "l'intera regione" è il federál'nyj ókrug ("distretto federale") della
Siberia Occidentale
d) oppure che la provincia iniziale era il rajón di Aleksándovskoe e "l'intera regione" è l'èkonomíčeskij rajón della Siberia Occidentale
e) oppure che la provincia iniziale era il rajón di Aleksándovskoe e "l'intera regione" è il federál'nyj ókrug della Siberia Occidentale?
Parallelamente, i "tanti stati quante sono le province della regione" sono:
a) i 16 rajóny dell'óblast' di Tomsk
b) oppure le óblasti dell'èkonomíčeskij rajón della Siberia Occidentale
c) oppure le óblasti (più numerose e in buona parte diverse) del
federál'nyj ókrug della Siberia Occidentale
d) oppure i rajóny dell'èkonomíčeskij rajón della Siberia Occidentale
e) oppure i rajóny del federál'nyj ókrug della Siberia Occidentale?
.
Allora MorteBianca precisa:
Chapeau! La RFSN come l'ho immaginata io, inizia nella sola rajon di Aleksándovskoe e si espande con il tempo in tutta Tomsk...
.
E ora, una segnalazione di Perché No?:
Roland C. Wagner (1960–2012) è stato uno dei più immaginifici autori francesi di fantascienza, conosciuto per esempio per i suoi « Nuovi Misteri di Parigi », giallo ambientato alla metà del XXI secolo dove il detective Tem (il suo nome completo è « Tempio Sacro dell’Alba Illuminata »), con la facoltà assai pratica di essere invisibile (non fisicamente, ma la sua immagine sparisce non si sa come da tutte le menti e nessuno se lo ricorda, neanche la fidanzata).
Wagner era figlio di un legionario tedesco ed era nato nell’Algeria (ancora) francese che considerava la sua patria natale. Da anni diceva che stava preparando il suo opus magnus sulla sua terra, un’ucrnoia. Ha fatto in tempo, è stato il suo ultimo libro!
Tutta inizia con la morte del generale De Gaulle, assassinato nel 1960.
Senza De Gaulle per fare l’uomo della Provvidenza, le lotte politiche riprendono sul problema centrale della Francia a quell’epoca: l’Algeria. La morte del generale permette a un gruppo di veterani del tentativo di pustch di 1958, fanatici dell’Algeria francese, di prendere il potere (De Gaulle era arrivato al potere con lor,o ma li teneva con pugno di ferro almeno fino al 1962).
La Francia continua dunque la guerra di Algeria e invia sempre più mezzi e truppe.
Siamo poi nel 1965, militarmente la Francia controlla la maggior parte dell’Algeria ma viene odiata, regna su un lago di sangue, isolata sia dagli USA che dell’URSS. Inoltre il rifiuto della guerra e le diserzioni si moltiplicano in Francia, facendo temere il rischio di guerra civile. Dal canto loro gli Algerini sono riconosciuti come legittimi governanti all’estero ma non riescono a vincere nel paese e il FLN, in difficoltà, inizia a divorare se stesso.
Tutti sono stanchi, e quando le elezioni danno il potere ai socialisti, questi ultimi negoziano subito la pace. Ma l’esercito é ormai diventato fondamentale in Francia, e solo una soluzione di compromesso può essere offerta agli Algerini, che accettano perché non possono più aspettare. Concludono dunque l’accordo di Spartizione dell’Algeria.
L’Algeria diventa indipendente ma la Francia conserva tre zone: Bougie, Orano (tutte due restituite in seguito) e Algeri, dove il milione di Francesi d’Algeria espellono la popolazione musulmana, creando la Francia d’Algeria.
Contemporaneamente accadono cose strane in Francia. Un certo Tim Leary (il padre dell’LSD) si insedia in Francia e la sua invenzione, battezzata la Gloria, si diffonde nei gruppi artistici e tra i giovani. Mentre negli USA si forma il movimento hippy e una certa mistica religiosa legata all’LSD, in Francia nasce il movimento « vautrien », gemello dell’hippy ma totalmente ateo e materialista, con una morale fondata sulla non-violenza, la comunità e la libertà di coscienza. La polizia prova ovviamente a fermare questa corruzione della gioventù, sopratutto quando una Woodstock europea viene organizzata a Biarritz, sulla costa atlantica. Da notare che più tardi questo movimento non riuscirà a far nascere la nuova era di pace perfetta e si incaglierà nelle sue contraddizioni con la droga, ma non senza risultati.
Questi vautrien vengono infine espulsi dalla Francia verso Algeri perché nessuno li vuole, e si forma nella casbah della città una piccola Katmandu che attira molti giovani europei e diventa un tempio multicolore del « rock glorioso ». A questo punto Algeri non assomiglia più alla nostra Algeri.
Dalla parte dell’Algeria nasce un fenomeno analogo, un disertore francese reso pazzo dalle atrocità commesse viaggia a piedi nudi attraverso tutto il paese, diffondendo un messaggio di pace e di non-violenza che le popolazioni povere e allo stremo per colpa della guerra integrano al loro Islam per fondare i Pacificati, una setta musulmana che vuole la non-violenza e si propaga come il vento. Il nuovo Profeta viene però ucciso dai Francesi durante un bombardamento al napalm, ma ciò non impedisce l’ascesa della setta, che al contrario diventa rivale degli Wahhabiti.
Nel 1973 finalmente un vero colpo di Stato militare in Francia caccia il governo socialista e filo-sovietico. Si insedia in Francia una feroce dittatura militare diretta da un Generale-Presidente denominato Popaul dai suoi nemici (sta per Paolo, ma in francese argotico significa anche un nonnulla). La repressione é terrificante ed è stata modellata sul Cile di Pinochet (anche dal punto di vista economico, se qualcuno si ricorda dei Chicago Boys), ad Algeri invece viene instaurato un regime di Apartheid.
Nel 1977, la dittatura francese restituisce Orano all’Algeria e provoca la paura di tutto Algeri dove la popolazione intera (Francesi d’Algeria, Arabi pro-francesi, comunisti, fascisti, vautrien, ecc.) in un’improbabile alleanza si ribellano e fondano il Comune di Algeri, indipendente e organizzato su un modello di Stato quasi anarchico. Inoltre la Francia non può riprendere la città, visto che i ribelli hanno preso possesso di sei bombe all’idrogeno che dovevano essere sperimentate nel Sahara con l’accordo dell’Algeria.
Anni dopo, le relazioni con la Repubblica Federale di Algeria (ben più calma, ricca e stabile che nella nostra storia per diverse ragioni) sono franche e cordiali. La dittatura francese finisce per cadere negli anni ’90, ma la Francia rimane un paese paranoico, pericoloso, minaccioso che continua a voler rimanere fuori dagli Stati Confederati Europei. L’ascesa dell’islamismo in Algeria e il ritorno di una destra fascista in Francia dopo le elezioni rimettono la povera Algeri nei guai.
A tutto questo si aggiungono altre divergenze: la guerra fredda continua, la ribellione di Budapest nel 1956 per colpa di Beria (c’entra il fallimento di una bomba atomica sovietica). L’Ungheria esce dal blocco orientale e la NATO negozia la neutralità del paese. Per cancellare l’umiliazione tecnologica e politica, l’URSS si lancia assai prima nella corsa allo spazio e dà più importanza ai suoi scienziati, inoltre von Braun é andato da loro invece che negli USA. Risultato: nel 1969 Armstrong deve sbrigarsi perché contemporaneamente Gagarin comanda la sua missione verso la Luna. Gli USA vincono, ma solo perché Gagarin muore in un incidente, convincendo l’URSS di continuare e a mirare al secondo obiettivo: Marte. In questa Timeline l’informatica é assai più avanzata che nella nostra, e le tecnologie informatica arrivano vent’anni prima (Internet negli anni ‘80).
Altri dettagli che hanno la loro importanza: Kenendy sopravvive all’attentato ma resta paralizzato. Lo scrittore Albert Camus sopravive anche lui e riceve il premio Nobel. I Beatles sono dimenticati a vantaggio del rock « psichedelico » francese. Un misterioso attentato atomico vaporizza Karachi. L’Egitto é sottoposto ad un regime teocratico dopo il fallimento del tentativo di Nasser a conservare Suez (nel 1956 le due superpotenze sono troppo occupate per impedire ai Franco-Britannici di fare quello che vogliono).
Riguardo all’Italia, tantissimi italiani di sinistra si sono insediati a Algeri. Senza gran parte dell'estrema sinistra italiana, l'Italia evita gran parte degli anni di piombo, ed allora Aldo Moro non viene rapito ed assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978. Allora riesce l'idea del "Compromesso Storico": un governo composto da DC, PLI, PSI e PCI, con lo sviluppo anticipato di una forte sinistra estrema sul modello dell'attuale Rifondazione Comunista che accusa il PCI di essere un covo di borghesi. Allora anche Tangentopoli viene evitata, e negli anni '90 avremo un governo di sinistra PSI-PCI-Rifondazione, con l'avvio di una vera democrazia dell'alternanza che eviti i guai del berlusconismo, del leghismo e dell'eterogeneità della coalizione prodiana...
Che ne pensate?
.
Lo stesso autore ha poi aggiunto:
Leggendo questo romanzo mi è venuta un'altra idea. Anziché insediarsi in Francia, Tim Leary si insedia in Italia e diffonde la moda dell'LSD in questo paese; attorno a lui cresce anche li una comunità tipo hippy ma con caratteri italiani. Una Woodstock italiano ha luogo nelle Puglie.
Il gruppo italiano degli hippy si orienta anch'esso verso una visione mistica, ma prende spunto dal paganesimo greco-romano. Nasce una sorta di New Age neo-italica come é avvenuto con i Celti. Cerimonie, oracoli pieni di LSD, attenzione alla natura per proteggere i luoghi sacri, eccetera, in un'Italia dove la musica e le arti degli anni '60-'70 saranno particolarmente modificati. Li immagino insediati sopratutto nel Sud e forse nell'antica Etruria, dove credono di trovare più facilmente un autentico legame con i misteri antichi.
Questi hippies rifiutano la violenza degli anni di piombo e si organizzano in comunità autonome, anche se il passare degli anni le trasformerà poi come é avvenuto nella nostra Timeline. Me li vedo organizzare a Roma dei memorabili Saturnalia, con grande scandalo di coloro che celebrano Natale negli stessi giorni!
Questo movimento, "borghesizzatosi" con gli anni, potrebbe prendere il posto della Lega Nord: avremmo una Lega Sud o simili che, anziché al paganesimo celtico, al dio Po, alle riunioni oceaniche a Pontida, guarda al paganesimo classico, alle ninfe delle fonti, alle riunioni oceaniche a Pompei. Costoro saranno ovviamente alleati con Berlusconi "Sommo Pontefice" del nuovo culto pagano, con cerimonie "bunga-bunga" dedicate a Afrodite, aiutato dalle sue "sacerdotesse" nel bosco sacro di Arcore (é il posto giusto, no?) e poi in Sardegna, dopo aver assistito a una grande manifestazione in onore del dio Priapo. Ve la immaginate una Chiesa Bunga-Bunga, famosa come la Chiesa Rastafarian di Bob Marley? E come Marley portava i Rasta (da Rastafarian), così i suoi seguaci si faranno il riporto dei capelli e lo chiameranno Bunga o Bungy... una specie di gatto morto sulla testa, insomma! Davvero spassoso... e tipicamente italiano.
.
C'è anche la proposta di Basileus TFT:
Nel 1978 Cile e Argentina sfiorarono la guerra aperta per il possesso di tre piccole isole nella Terra del Fuoco. Alla fine la mediazione del Papa riuscì a far intavolare delle trattative di pace che confermarono l'autorità cilena sulle isole, pur concedendo all'Argentina vantaggi in termini di passaggio. L'incidente frustrò le ambizioni espansive argentine che pochi anni dopo inizieranno la guerra delle Falkland, nella quale i cileni daranno pieno appoggio agli inglesi con intelligence e radar. Che accade se invece l'incidente Beagle sfocia in guerra aperta?
:
Gli risponde Federico Sangalli:
Non ne sono sicuro ma, calcolando la maggiore estensione e il nazionalismo suscitato dal conflitto (esattamente come lo suscitarono le Malvinas), penso che l'Argentina potesse prevalere sul Cile, ancora diviso e ferito dal golpe di Pinochet di pochi anni prima. Il Cile diventerebbe una piccola repubblica quasi vassalla di Buenos Aires, e tutta la Terra del Fuoco passerebbe agli argentini. Anche Bolivia e Perù potrebbero approfittarne per riprendersi il nord. Col tempo tuttavia si svilupperà in Cile un feroce nazionalismo contro i paesi confinanti. Grazie alla vittoria il regime argentino durerà più a lungo ed entrerà in crisi solo negli anni '90 con la scomparsa del pericolo comunista e quindi degli aiuti americani. Guerra delle Malvinas nel 1992? Considerando che senza quel conflitto la Thatcher sarebbe caduta ben prima (e quindi difficilmente ci sarebbe stata la Prima Guerra del Golfo, almeno così come la conosciamo), i laburisti, tutti impegnati a sostituire la sterlina con l'euro, potrebbero accettare la conquista argentina come un fatto compiuto.
.
Diamo la parola a William Riker:
Quali modifiche ucroniche occorre apportare alla nostra Timeline affinché nella Repubblica Sudafricana degli anni sessanta o settanta abbia luogo una rivoluzione che porti con successo all'instaurazione di un regime marxista-leninista alleato dell'URSS, come auspicano gli agenti segreti sovietici nel romanzo di Wilbur Smith "La volpe dorata"? E che conseguenze tale rivoluzione avrebbe sulla storia dell'Africa e del Mondo?
.
Gli replica MattoMatteo:
Affinché la rivoluzione inizi
e vinca, l'Urss dovrebbe fomentare la nascita di gruppi di guerriglieri (di
colore), fornendo loro fondi, armi, ed esperti di guerra, che li aiutino a
scacciare la minoranza bianca al comando... magari cominciando con un'azione di
forza per liberare Nelson Mandela dalla prigione.
In questa situazione penso che la maggioranza di sudafricani di colore
crederebbe senza problemi all'idea che il comunismo, rispettando ed aiutando i
neri, sia meglio del capitalismo (che, invece, era vantaggioso solo per la
minoranza bianca), e lo abbraccerebbe con gioia.
Il problema sta tutto nel fatto se gli Usa abbiano modo o meno di impedire la
cosa PRIMA che accada!
DOPO sarebbe "una vile aggressione, da parte parte dei porci bianchi, razzisti e
capitalisti, nei confronti di un libero stato nero e comunista"; una cosa del
genere rischierebbe seriamente di scatenare una serie di rivolte di neri negli
Usa.
.
Ed ecco ciò che ne pensa Enrico Pellerito:
Mi hanno sempre affascinato
le dinamiche politiche che hanno coinvolto l'Africa australe dal 1945 in poi, e
sin dai primi anni settanta ho letto parecchio sul tema, grazie alle molte
pubblicazioni al riguardo.
Vero è che quelle in italiano sono in maniera prevalente di parte, essendo gli
autori politicamente collocati a sinistra, ma per fortuna quelle neutrali o di
fonte avversa, necessarie per avere un quadro il più possibile obbiettivo della
situazione, sono scritte in lingua inglese e non solo in afrikaans; fra il
vocabolario inglese-italiano e mia sorella che studiava per diventare
interprete, riuscivo a comprendere ciò che gli autori illustravano.
Diciamo che se oggi abbiamo dei governi guidati da leader di etnia nera negli
stati dell'Africa meridionale lo si deve a due fatti: la rivoluzione dei
garofani portoghese e la sincera volontà di aiuto che Fidel Castro ha compiuto
nei confronti dell'Angola.
Il primo elemento era una realtà che presto si sarebbe concretizzata in
Portogallo, essendo diventato economicamente difficile mantenere un regime
politico dittatoriale in Europa, almeno nella forma in essere in quella nazione
(come nella vicina Spagna) e la richiesta di libertà politica stava diventando
un fatto non oltre rinviabile; illusorio ritenere che col tempo non sarebbe
avvenuto un cambiamento politico.
In un mondo, poi, formalmente (tengo a rimarcare l'avverbio) decolonizzato,
anche le province d'oltremare portoghesi erano destinate a diventare
indipendenti, non potendosi più tollerare una tale situazione, illogica e
illecita agli occhi della stragrande maggioranza dell'opinione pubblica globale.
Ma se non ci fosse stata la rivoluzione dei garofani con la conseguente caduta
del regime dell'Estado Novo e il riconoscimento del diritto
all’autodeterminazione delle province d’oltremare, allora le possibilità per i
locali movimenti di liberazione di riuscire a sconfiggere le forze portoghesi
sarebbero state molto poche, dato che nel migliore dei casi si poteva giungere
ad una sorta di partita patta, finché ci fossero state la volontà di combattere
i colonialisti e sufficienti sostituzioni dei combattenti eliminati dalle truppe
e dagli apparati di sicurezza portoghesi, essendo le dette perdite superiori di
più di 3 a 1 rispetto a quelle inferte.
Uscito di scena nel 1975 l’anacronistico colonialismo portoghese, sembrò davvero
possibile che sarebbe presto toccato alle altre ultime realtà razziste presenti
in Africa: la Repubblica della Rhodesia e la Repubblica del Sudafrica.
La Rhodesia, dove i bianchi non arrivavano neanche al 6% della popolazione
totale, venne stravolta dalla cosiddetta Bush War ricordata da Inuyasha; le
formazioni combattenti dipendenti dalla ZANU e dalla ZAPU furono molto aiutate
in HL dall'URSS, dalla Cina e anche dalla Corea del Nord, ma nonostante ciò non
ottennero mai una vittoria militare strategica (se per questo furono poche anche
quelle tattiche), riuscendo, però, a raggiungere il potere (e ad estromettere
poi qualsiasi influenza politica della minoranza bianca) grazie alla mediazione
diplomatica del Regno Unito.
Alla fine del 1979, infatti, sulla scorta della sempre più precaria situazione
economica dovuta alle sanzioni decide dall’ONU che strangolavano la Rhodesia, il
governo di Ian Smith venne indotto a scendere a patti con i suoi avversari.
Smith, in effetti, si preoccupò molto della prospettiva economica che i
funzionari del Foreign Office gli presentavano e, parimenti, si fidò molto delle
loro assicurazioni relativamente alle modalità sulla transizione e sulle
garanzie che la comunità bianca avrebbe avuto, una volta che al potere ci
sarebbe stato un governo etnicamente diverso.
In questo senso possiamo dire che Smith e i suoi collaboratori, certamente
capaci di gestire il contenimento dei movimenti nemici, si dimostrarono davvero
incolti in materia di economia, programmazione e diplomazia.
Alla fine si fecero influenzare e convincere dai più abili e navigati
negoziatori di Londra con i quali, secondo alcuni autori, il governo bianco
rhodesiano, quasi esclusivamente costituito da elementi di discendenza
britannica, si sentiva in qualche modo più affine rispetto ai vicini boeri, che
pressavano affinché non ci fosse alcuna trattativa.
Faccio notare che pur combattendo lo stesso nemico, la diversa composizione
etnica e residenziale dei due su citati movimenti produsse una strumentale
differenza di opinioni politiche (la ZAPU era filo-sovietica, la ZANU
filo-cinese), ma anche discordanti scelte su come condurre la lotta, giungendo
perfino a sanguinosi scontri diretti, fino a quando, nel 1976, le due
organizzazioni compresero che era meglio riunire le forze per eliminare il
comune avversario.
Eppure questo non bastò per raggiungere una vittoria sul campo, che vedeva le
forze di sicurezza rhodesiane contrastare con efficacia la lotta che, come
detto, cessò solo in seguito ad una trattativa e ai timori di Smith sul piano
economico.
L'ipotesi, quindi, di un anticipo della caduta del regime bianco rhodesiano,
anche di fronte ad un ancor più accentuato supporto sovietico e/o cinese è,
anche in questo caso, poco plausibile.
Riguardo alla Repubblica del Sudafrica, anch'essa era soggetta alle sanzioni
economiche e all'ostracismo da parte del resto del pianeta (o quasi), ma a
differenza della Rhodesia, si trattava di una nazione con una più ampia capacità
di autosufficienza e possedeva alcune peculiarità che le avrebbero permesso di
continuare ad esistere nelle sue condizioni, nonostante tutto.
Al primo punto, la percentuale dei bianchi, seconda a quella prevalente nera,
era a due cifre, 18% circa durante gli anni 70 anche se tendente a diminuire, ma
sarebbe stato necessario molto tempo prima che essa raggiungesse dimensioni
rhodesiane.
In secondo luogo, il senso di appartenenza alla patria e al territorio era molto
più marcato fra i bianchi del Sudafrica rispetto a quelli della Rhodesia, che in
parte non erano neanche cittadini di quello stato; molti di essi si erano lì
trasferiti (anche da tempo) e vi lavoravano, ma mantenendo spesso la
cittadinanza d'origine essendo intenzionati a rientrare nella nazione di
provenienza una volta giunti alla fine della vita produttiva o all'ottenimento
di certi risultati.
A differenza, poi, dei loro vicini, i Sudafricani erano certo rimasti
amareggiati dalla concessione dell'indipendenza alle colonie portoghesi, venendo
a mancare un alleato nella lotta contro il marxismo e la sovversione, ma non
erano affatto delusi, sconfortati e poco fiduciosi, come invece lo erano
diventati i Rhodesiani nei loro confronti.
Semmai gli Afrikaners erano ben intenzionati a proseguire nella lotta per
mantenere lo stato delle cose per come a loro gradito.
D'altra parte, il Sudafrica era conscio di essere la nazione militarmente più
forte rispetto a tutte le altre del continente, eccetto l'Egitto e utilizzava al
meglio e con risultati davvero notevoli, i propri strumenti di sicurezza
interna.
E a prescindere dall'ormai decaduto accordo segreto stipulato nel 1970 con il
Portogallo e la Rhodesia (Alcora, Alleanza Contro la Ribellione in Africa) che
prevedeva assistenza reciproca contro i movimenti rivoluzionari armati e nel
caso di attacchi da parte di altri stati africani, nessuno di questi, anche non
limitrofi, poteva impensierire il governo di Pretoria rimasto da solo.
L'assunto era che gli eserciti locali erano troppo poco forti per essere
pericolosi e che la presenza in essi di consiglieri, istruttori e tecnici
provenienti dall'URSS e dai paesi europei suoi alleati, non era numericamente
tale da costituire un problema reale sul terreno.
Ma a Pretoria non avevano fatto i conti con un'ingerenza esterna diretta,
rappresentata da una quantità, stavolta non contenuta, di combattenti motivati
e, soprattutto, addestrati ad un conflitto convenzionale, non solo alla
guerriglia.
Cioè ai Cubani.
Che rappresentarono davvero un asso nella manica nella dinamica della guerra
fredda in Africa per il blocco socialista, intervenendo (anche come carne da
cannone, purtroppo per loro, proprio in quanto spendibili), in conflitti dove
una consistente presenza di militari delle nazioni appartenenti al Patto di
Varsavia avrebbe comportato una reazione da parte dell'Occidente assolutamente
non auspicabile.
Finché ad operare fossero stati specialisti, come qualche pilota di aerei, o
qualche incursore, la cosa poteva ancora venire accettata, ma se ad un
combattimento avesse partecipato un consistente numero di personale inquadrato
in un'unità dei paesi della su citata alleanza socialista, le reazioni potevano
non essere più soltanto verbali e il rischio di un successivo scontro diretto
con un reparto americano, o britannico o francese, giunto sul campo a seguito di
un’iniziativa di replica, poteva fare rischiare qualcosa di più di un semplice
incidente diplomatico (fra parentesi, proprio i Francesi non si facevano gli
stessi scrupoli e in Africa, qualora chiamati, come nel Chad o autonomamente
intervenuti come nello Zaire, presenziavano ed operavano alla grande).
Discorso diverso sarebbe stato l'Afghanistan, vuoi per la contiguità
territoriale con l’URSS, vuoi perché vi fu un esplicita richiesta d'intervento,
mentre, di norma, i Sovietici hanno sempre cercato di limitare la loro presenza
militare al di fuori dell'Europa, costituita, come detto, da consiglieri e
specialisti, potendo contare sull'apporto di Cuba, non facente parte del Patto
di Varsavia, essendo sempre una nazione sotto l'ala protettrice di Mosca e
operando come longa manus senza troppi problemi internazionali.
Fu grazie proprio all'azione dei Cubani che nel periodo dalla fine del 1975 alla
metà del 1988 i Sudafricani non riuscirono a provocare la caduta del governo di
Luanda e a sostituirlo con uno emanato dalle formazioni militari angolane
avverse, e proprio questa sostanziale sconfitta strategica avrebbe innescato una
crisi politica interna, a sua volta portando progressivamente a sempre più ampie
aperture verso, appunto, la partecipazione politica e alla successiva caduta
dell’apartheid, giungendo, all'instaurazione di un governo eletto da tutti i
cittadini, non più soltanto da quelli bianchi.
Quindi, l'ipotesi suggerita da Franco di una rivoluzione interna che fosse
riuscita a travolgere il regime segregazionista e ad instaurare un governo
marxista-leninista simile a quelli dell'Angola e del Mozambico, anche con un
forte appoggio sovietico, non la considero del tutto impossibile, ma poco
probabile.
Detta ipotesi si sarebbe realizzata con la concorrenza di tutta una serie di
cambiamenti a livello geopolitico e geostrategico che, anche con qualche
forzatura, sembrano, comunque, poco plausibili, proprio per il quadro di
partenza.
Ad esempio, oggi in Sudafrica il possesso di armi è negato ai cittadini di etnia
bianca, in passato era proprio l’opposto ma ciò non impediva certo agli
attivisti paramilitari (o ai terroristi secondo il governo di Pretoria) di
trovare armi per portare attacchi e sabotaggi, solo che l’indirizzo politico
della lotta scelto dall’ANC fu di basare i detti attivisti in sedi all'estero,
nel Botswana, nel Mozambico e nello Swaziland (fra l’altro, correndo ampi rischi
pure in questi paesi), dove si potevano addestrare e da li rientrare per
operare, ma evitando di creare ampie infrastrutture segrete nello stesso
Sudafrica, a causa del ferreo controllo del territorio da parte delle forze di
sicurezza governative.
Inoltre, le metodologie attuate per limitare gli spostamenti dei cittadini di
etnia non bianca erano talmente rigide, assolute ed efficaci che fu davvero
molto difficile potere compiere attentati.
Questi criteri impedirono la stessa possibilità di reazioni, se non in pochi
casi sporadici, alla violenta repressione attuata nei confronti delle proteste
di piazza.
Si potrebbe ipotizzare che dei cambiamenti, non pacifici come quelli che, alla
fine, realizzarono la caduta dell'apartheid, vengano realizzati non negli anni
60 o 70, ma a cavallo degli anni 80 e 90, solo che perché avvenisse ciò non
sarebbe dovuta cadere l'URSS.
Mi riprometto di tornare sull'argomento, evidenziando alcuni aspetti importanti
come l'effettiva alleanza tra Israele e il Sudafrica, i supposti progetti del
presidente sudafricano Botha, la dinamica degli interventi militari sudafricani
e di quelli cubani, cercando di trovare in questa cornice la possibilità di una
svolta ucronica che si possa realizzare fra le pieghe (ma purtroppo per voi,
sarò come al mio solito eccessivamente prolisso).
Inoltre vi ricordo che un conflitto nell'Africa meridionale in una realtà
alternativa, anche se non esattamente ucronica (nel senso di un riferimento al
passato che può divergere) è già stato sviluppato, come risulta da
questo link.
Io invece vorrei proporre una controfattualità che può anche non prevedere un
innalzamento del livello di un conflitto. Un punto di divergenza che può
influire e rendere plausibile lo spunto ideato da Franco e gli sviluppi
proposti, potrebbe essere un'anticipazione della caduta del regime dittatoriale
in Portogallo.
Retrodatare un cambio di regime di una ventina d'anni consentirebbe di avere
l'indipendenza delle province d'oltremare durante il periodo delle
decolonizzazione che ha interessato il continente africano.
Un golpe in senso "democratico" potrebbe avvenire a seguito della presa di
coscienza di una parte dei quadri militari portoghesi, non perché influenzati da
anni di guerra coloniale, che come abbiamo visto era militarmente contenuta, pur
con tutti i disagi che questo comportava in termini di lutti e oneri economici,
ma ad un similare processo di cambiamento dei valori percepiti come importanti e
alla loro negazione in patria.
Contatti con gli ambienti militari dei paesi alleati nell'ambito della NATO, con
le diverse realtà sociali, con un mondo, come ad esempio la Francia
metropolitana, dove le libertà escluse in Portogallo erano scontate e vissute,
avrebbe pure potuto influire sulla personalità di alcuni ufficiali, prescindendo
da una loro formazione politica in senso certamente non democratico.
Lo so, è una forzatura, ma se vogliamo incamminarci verso un certo percorso
almeno una sterzata dobbiamo pure considerarla.
Così possiamo supporre che nel 1960, il famoso "anno dell'Africa" il processo di
decolonizzazione, un fatto concettuale ormai assodato, investe anche le province
d'oltremare, rompendo con 15 anni d'anticipo il primo anello della catena.
Per non far precipitare gli eventi, sia l'Angola che il Mozambico non saranno da
subito dei regimi marxisti-leninisti, ma delle repubbliche di orientamento
socialista ancora moderato, diciamo che non saranno neanche degli stati
non-allineati ma ancora legati nei fondamenti politici ed economici alla ex
nazione dominatrice.
Nel contempo, la Rhodesia Meridionale, ancora colonia britannica, attraverserà
un momento di sbandamento, con un intervento militare da parte della Gran
Bretagna, teso a contrastare le diatribe interne, che vedono la minoranza bianca
intenzionata a non cedere assolutamente neanche parte del potere alla
maggioranza di colore.
Nel momento che la Rhodesia Settentrionale diventa Zambia, la parte meridionale
diventa semplicemente Rhodesia, ma visto che la corona britannica non intende
cedere alla creazione di uno stato razzista, una buona parte della comunità
bianca decide di emigrare o di rientrare nelle nazioni d'origine, principalmente
Regno Unito e Sudafrica e, in questo secondo caso, non soltanto per timore di un
governo guidato da etnie africane nere, ma perché ritiene che i propri valori
culturali possano essere meglio garantiti da uno stato già di fatto organizzato
nel senso desiderato.
In questo modo, anche il secondo anello non avrebbe modo di formarsi, con una
nascita dello Zimbabwe anticipata, anch'esso all'inizio rientrante tra le neo
democrazie, magari ancora non proprio mature ma formalmente basate su principi
politici moderati e strutture parlamentari.
Resta adesso il Sudafrica e il suggerimento di un inizio della fase
rivoluzionaria già nel 1968 diventa più fattibile, ma a questo punto se vogliamo
indicare nel 1968 la data dell'inizio di questa dinamica, non basterà che nel
frattempo nei paesi limitrofi quali, appunto, l'Angola, il Mozambico e lo
Zimbabwe, si sia concretizzata una svolta terzomondista nel senso del non
allineamento.
Necessario sarà un maggiore avvicinamento a nazioni quali l'URSS e/o la Cina,
specialmente la prima, cosa che dovrà poi nell'immediato produrre un cambio di
regime nel senso del socialismo reale; altra forzatura, essendosi creata una
struttura politica marxista nelle ex colonie portoghesi solo dopo anni di lotta
di liberazione e di parallelo indottrinamento attraverso la formazione politica
e militare di quadri e militanti in Europa orientale o in altre nazioni africane
già orientate su quel versante, però possiamo pure dire che basterà la guida
delle leadership educate al marxismo-leninismo a convincere buona parte delle
masse a seguire i relativi principi, in quanto si sentono assicurate nel
raggiungimento della giustizia sociale.
In effetti, dovremmo riconsiderare l'intera penetrazione sovietica in Africa,
anticipandola, ma rischiamo di mettere dei paletti difficilmente realizzabili.
Nel 1968, dunque, in Sudafrica la protesta scoppia nelle strade e, nonostante la
violenta repressione, grazie agli aiuti militari e logistici forniti attraverso
le nazioni confinanti, diventa ogni giorno sempre più ampia e si trasforma in
guerra civile.
Ecco, adesso la cosa parrebbe più plausibile, ma ricordo che il monopolio della
violenza in Sudafrica, in "virtù" dei criteri e dei metodi studiati e scelti,
era appannaggio del governo e della minoranza bianca, e per tutta una serie di
elementi già menzionati, molto difficilmente scardinabile dalla sola azione
interna.
Come avvenuto in HL, sarebbe necessaria una crisi politica tale da mettere in
dubbio la convenienza stessa dell'apartheid.
Ciò avvenne per una concomitanza di fattori che incidendo, ad un certo punto, in
contemporanea, fecero si che avvenne il cambiamento politico con i risultati
odierni che, come ci dicono le cronache, stanno comportando delle conseguenze
per i bianchi del tutto simili a quelle già avvenute in Zimbabwe.
Ironicamente, oggi le comunità bianche più garantite vivono in Mozambico e sono
costituite dai Rhodesiani ivi chiamati ed accolti dal governo di Maputo, dopo le
azioni vessatorie di Mugabe.
I fattori che si verificarono nel Sudafrica e che comportarono quanto detto,
furono il sempre più stringente embargo economico, la pressante richiesta di
democrazia e di apertura ad una condivisione del potere, il fallimento della
strategia militare in Angola, il pericolo di un'escalation del conflitto e,
infine, paradossalmente, la caduta ormai delineata e prossima dell'URSS.
Le prime due cose anzidette non sarebbero bastate a far cadere il regime
dell'apartheid, ma come accaduto per l'Italia nel 1943, fattori esterni
avrebbero contribuito ad ottenere ciò.
Torno, quindi, a ritenere difficoltoso il cambiamento in Sudafrica grazie solo
ad una rivoluzione interna, anche se appoggiata dall'URSS, per cui chiedo se
qualcuno che ha letto quanto ho scritto, ha suggerimenti in questo senso.
.
Sempre Enrico Pellerito: ha poi aggiunto:
Mi sono chiesto come sarebbe
potuto verificarsi un mantenimento o un prolungamento temporale del regime
sudafricano di apartheid. Quali punti di divergenza sarebbero stati necessari
per la sopravvivenza (nel suo complesso, non in piccole patrie esclusivamente
bianche) del vecchio Sudafrica?
Prima di procedere, credo sia importante valutare il fatto se davvero quella
nazione fosse del tutto isolata nel contesto mondiale o se, sottobanco e tramite
triangolazioni commerciali internazionali, ma anche con rapporti diretti, il
governo di Pretoria poteva ragionevolmente, pur con tutte le evidenti
difficoltà, restare a galla.
Si è già detto che il territorio sudafricano garantiva l’autosufficienza
alimentare perfino ad una popolazione molto più numerosa di quella in essere,
mentre la ricchezza di risorse minerarie rappresentava una notevole fonte locale
a garanzia di produzioni e trasformazioni industriali e manifatturiere del tutto
indipendenti e a tutti i livelli.
Vi era poi il supporto della maggioranza della popolazione bianca nel
mantenimento della politica interna e nella conduzione di quella estera,
configurandosi una coesione abbastanza solida; infatti minoritaria era la parte
della società "privilegiata" che aveva una posizione di rigetto dell’apartheid e
ancora più contenuto il numero di coloro che avversavano con attività politiche
e sociali il regime, schierandosi a fianco delle comunità di colore.
In questo quadro, qualsiasi sostegno giungesse dall'estero era certamente
gradito per Pretoria, fossero sistemi d’arma moderni ottenuti da una Francia
pragmatica, fosse il petrolio da parte di fornitori compiacenti, si trattasse di
grandi compagnie private o di paesi arabi dalla politica ambigua e opportunista
(qualche scheletro nell'armadio al riguardo pare l’abbia perfino la Nigeria,
veemente oppositrice all'apartheid, ma chissà quando si saprà la verità).
Gli Stati Uniti ed il Regno Unito, che avevano inizialmente aderito alle
sanzioni decise dall'ONU agli inizi degli anni 60 del secolo scorso,
parteciparono pure al progressivo aumento nell'applicazione delle stesse,
compreso l’embargo totale delle forniture militari nel 1977, ma quando nel 1981
alla Casa Bianca giunse Ronald Reagan, fu dato seguito alla cosiddetta
Constructive engangement, una politica di “impegno costruttivo”, tendente ad
aiutare il Sudafrica con investimenti di capitale americano nel tessuto
economico di quella nazione.
La motivazione era che le sanzioni, fra cui, appunto, anche il ritiro degli
investimenti che la comunità internazionale aveva deliberato, finissero per
essere lesive principalmente nei confronti delle comunità non bianche (cosa
effettivamente vera), per cui, parallelamente alla richiesta ufficiale al
governo sudafricano di eliminare l’apartheid e di risolvere con il dialogo i
problemi fra le varie parti in causa, Washington permise altrettanto
ufficialmente il ripristino degli investimenti americani in Sudafrica,
dichiarando che ciò avrebbe aiutato il governo di quella nazione ad una graduale
abrogazione delle misure razziste.
Questa politica venne anche adottata dal Regno Unito guidato da Margaret
Thatcher e, ovviamente, fu di grande aiuto al regime sudafricano che a parole
prometteva cambiamenti, ma che nei fatti faceva pochissimo.
Le intenzioni di Washington e di Londra nel voler cercare di promuovere i
diritti civili in Sudafrica, non potevano, comunque, non tener conto del fatto
che l’espansionismo sovietico in Africa stava guadagnando posizioni
ragguardevoli e Pretoria rappresentava, nel bene e nel male, uno degli ostacoli
a tale politica, per cui una forma di sostegno ai Sudafricani rientrava nella
dinamica geostrategica.
I benefici derivanti dall'afflusso di capitali americani e britannici
consentirono al Sudafrica di progredire in campo economico, permettendogli il
finanziamento di iniziative nella ricerca, nell'industria, nelle infrastrutture
e via dicendo, ma questa situazione non poteva continuare e, nonostante la forte
opposizione dell’amministrazione Reagan, dopo una serie di proteste e pressioni
sia internazionali sia interne, nel 1986 il Partito Repubblicano si divise sulla
questione e venne, alla fine, deciso di interrompere il Constructive engangement,
apportando un decisivo colpo alle finanze del Sudafrica.
Altra nazione che fu di sostegno al regime di Pretoria è stata Israele, aspetto
che necessita di una specifica trattazione.
Dopo la fine della guerra dello Yom-Kippur, nel 1973, Israele dovette affrontare
un maggior isolamento diplomatico e un’opinione pubblica internazionale
piuttosto severa nei suoi confronti, rispetto a quanto fino a quel momento
vissuto in termini di ostilità da parte dei paesi arabi, dei regimi
marxisti-leninisti e dell’Indonesia (anche in presenza di paradossali e ambigue
situazioni, per cui, come suddetto, avvenivano contatti e commerci senza alcun
formale riconoscimento, così come accadeva per il Sudafrica, accomunando, in
questo senso, i due paesi).
Ci furono vari atteggiamenti in proposito: dall'Iran, di fatto un alleato anche
se non ufficiale di Israele, che per bocca dello Shah dichiarò pubblicamente
l’intenzione di schierare le proprie forze armate a fianco di quelle dei paesi
arabi coinvolti in un futuro eventuale conflitto come quello da poco conclusosi,
ad un crescente movimento intellettuale turco che chiedeva al governo di Ankara
di rimodulare la politica nazionale verso lo stato ebraico, pretendendo che
venisse denunciato il patto di alleanza con Tel Aviv (una vera spina nel fianco
di Siria e Irak), fino ad arrivare al Giappone che, onde evitare ulteriori
danneggiamenti derivati dall'embargo petrolifero attuato dall'OPEC, raccomandava
caldamente ad Israele di cercare una soluzione alla pluridecennale contesa con i
suoi vicini.
Tra queste diverse e, fattivamente, lontane posizioni, vi era quella della
semplice interruzione delle relazioni diplomatiche fino ad allora strette tra
alcuni paesi ed Israele, proprio per evidenziare la distanza che si voleva
dimostrare verso quella nazione, ritenuta guerrafondaia, imperialista,
oppressiva, sionista (ovviamente) e perfino razzista, non nel senso tradizionale
del termine, anche perché ebrei e arabi erano (e sono) entrambi popolazioni
semite.
Per quanto riguarda il continente africano, nel 1973 Israele intratteneva
rapporti con 33 stati e ben 29 di questi decisero di troncarli.
Una delle nazioni che lo non fece fu la Repubblica Sudafricana, la quale già
accoglieva un’ambasciata israeliana, ma non aveva una propria rappresentanza a
Tel Aviv; subito dopo aver espresso il suo sostegno ad Israele, il governo di
Pretoria inviò un ambasciatore nell'allora capitale israeliana e da lì in poi si
instaurò fra le due nazioni una singolare condizione, che produsse un
atteggiamento e uno sviluppo dell’import-export assolutamente inatteso.
Furono presto conclusi fra le due nazioni scambi commerciali e culturali,
contratti di cooperazione energetica e scientifica, oltre ad un incremento del
turismo, ma venne anche avviata una proficua collaborazione in campo militare,
in quello della sicurezza e in quello nucleare.
Per cui il Sudafrica riforniva di materie prime Israele, tra le quali vi era il
carbone ma anche l’uranio (si parla di più di 550 tonnellate nel complesso della
fornitura) a sua volta ricevendo, fra l’altro, equipaggiamenti militari.
Vi erano poi scambi d’informazioni riservate tra i rispettivi sistemi
d'intelligence, cosa che rappresentava la ciliegina su una torta costituita dal
reciproco avvicendamento di tecnici, istruttori e personale specializzato,
relativo a vari progetti industriali civili e militari, compreso, come detto, il
campo nucleare e le ricadute belliche di questo.
Questa assistenza bilaterale fece si che, per esempio, il Sudafrica si dotasse
in breve tempo di sofisticati sistemi di sorveglianza elettronica, mai riusciti
ad acquistare in nessuna altra parte del mondo a causa dell’embargo dettato
dalle Nazioni Unite e la cui autonoma realizzazione in loco avrebbe comportato
lungo tempo; ma cosa ancora più importante, scienziati sudafricani si recarono a
lavorare presso la centrale nucleare di Dimona, collaborando anche alla
realizzazione dei progetti israeliani per ottenere un vettore missilistico
adatto al trasporto di ordigni nucleari, mentre omologhi israeliani lavorarono
presso il centro di ricerca di Pelindaba ed è certo che non furono estranei al
progetto della (tuttora unica in Africa) centrale nucleare di Koeberg.
Secondo alcune fonti, già nel 1977 era stato pianificato un test nucleare
congiunto nel deserto del Kalahari, che non sarebbe avvenuto a seguito di
esplicite richieste da parte di vari governi del consesso mondiale.
Ci sarebbe poi stato il cosiddetto “incidente Vela”, quando un satellite
statunitense dell’omonima costellazione, specificatamente messa in orbita per
rilevare esplosioni nucleari, il 22 settembre 1979 segnalò un doppio flash
derivante da una possibile detonazione di quel genere. L’avvistamento avvenne in
un’area al confine tra gli oceani Atlantico ed Indiano (in effetti proprio nel
secondo) a sud del Sudafrica, ma tuttora vi è incertezza se si sia davvero
trattato dello scoppio di un ordigno termonucleare.
Se lo fu, sarebbe stato abbastanza contenuto come potenza e ad ogni modo, il
presidente sudafricano De Klerk nel 1993 dichiarò che tre anni prima la propria
nazione aveva smantellato sei dispositivi per la fissione, ma che altresì non
era mai stato immagazzinato esplosivo termonucleare e che il Sudafrica non aveva
mai previsto di fare test nucleari (sembra, però, non abbia mai risposto
all'ipotesi, fatta attraverso la stampa, di un test congiunto israelosudafricano).
Tutto questo per dire che Israele e il Sudafrica, fisicamente molto lontani,
erano giunti a questa concreta alleanza strategica e di intensa collaborazione a
seguito dell’isolamento che ambedue le nazioni stavano provando sulla propria
pelle, proprio per le politiche interne ed estere perseguite.
E a causa di ciò, pur facendo parte della sfera occidentale ricevevano da questa
poca assistenza nei confronti dei vicini ostili, caratteristica geografica che
li accomunava ulteriormente dato che anche per il Sudafrica, da quel punto di
vista, le cose peggiorarono dopo il 1975.
Questa emarginazione fece si che quel rapporto diventasse fondamentale ai fini
della reciproca sicurezza.
A ciò si aggiungeva una vera e propria, per certi versi assurda, visione storica
e ideologica: non soltanto nel loro passato i due popoli erano stati ostili
all'espansione e al dominio britannico e li avevano combattuti, ma sia gli ebrei
che gli Afrikaneer si sentivano vittime di persecuzioni.
Non si possono certo paragonare le sofferenze subite nei pogrom o quelle
inflitte dai nazisti nei lager a ciò che patirono i boeri nei “lager”
britannici, anche se le morti per inedia in questi ultimi non furono poche, ma
ciò dava un senso di appartenenza che contribuì a rendere solidi i legami.
E quale esempio da citare di quanto sono paradossali i rapporti umani, il
premier sudafricano Vorster, che nel 1977 si recò nello stato ebraico dove
incontrò, non ufficialmente, i massimi vertici israeliani, era stato tra coloro
che nel 1939 si erano adoperati per evitare che Pretoria dichiarasse guerra a
Berlino e addirittura internato durante il conflitto, per le sue evidenti e
conclamate simpatie naziste.
Proprio nel 1977 le Nazioni Unite decretarono il totale embargo militare nei
confronti del Sudafrica; Israele lo ignorò, sostenendo che gli accordi in essere
erano precedenti all'entrata in vigore del blocco, assicurando che non ne
avrebbe stipulati altri nuovi, ma evitando di accennare che quelli esistenti non
avevano alcuna data di cessazione.
Tutto questo pur rischiando gravi conseguenze con gli USA in termini di aiuti
militari; infatti il Partito Democratico, al governo con Carter e in maggioranza
al Congresso, avevano approvato provvedimenti contro il regime dell’apartheid,
secondo i quali gli Stati Uniti avrebbero sospeso qualsiasi fornitura bellica a
chiunque intrattenesse rapporti economici con il Sudafrica.
Le cose, come detto, cambiarono durante le successive presidenze a guida
repubblicana, con Reagan che mantenne l’embargo economico e militare verso il
Sudafrica, ma consentiva l’immissione di capitali nel paese, restando
politicamente schierato a fianco di questo nel cercare di contenere
l’espansionismo comunista in quell'area del mondo.
Ma anche questa politica, come abbiamo, visto, cessò, proprio quando Pretoria
avrebbe avuto bisogno di un appoggio più sostanziale, venendo pure a mancare
quello di Tel Aviv.
Israele, infatti, sebbene in presenza di divergenze interne al governo sulla
questione, nella seconda metà degli anni 80 aveva intrapreso un cammino di
flemmatizzazione nei rapporti con il Sudafrica, assumendo posizioni critiche
verso l’apartheid.
Ormai lo stato ebraico aveva raggiunto una totale indipendenza strategica,
potendosi permettere di minacciare chiunque con la propria capacità nucleare,
trovandosi in una situazione di superiorità rispetto alle nazioni apertamente
ostili e, pertanto, la collaborazione con il Sudafrica, alleato che era stato
fino ad un certo punto comodo ma eticamente “scomodo”, non risultava più
necessaria, anzi, rischiava di diventare sempre più controproducente in termini
di esposizione internazionale.
Rappresentativo il fatto che nel 1985 il il Consiglio ebraico sudafricano
approvò una risoluzione che rigettava l'apartheid, mentre nello stesso anno
nascevano due nuove organizzazioni ebraiche locali tendenti a dialogare con la
comunità nera.
E la fine degli anni 80 sarebbe stato proprio un momento critico per il
Sudafrica segregazionista, concretizzandosi la fine degli investimenti
finanziari americani e britannici, l’inizio del progressivo ritiro di quanto
fino a quel momento “iniettato” nell'economia di quel paese ed il contemporaneo
venir meno della collaborazione militare israeliana.
Tutto questo avrebbe pesato non poco nel conflitto che vide i Cubani appoggiare
in modo determinante l’Angola subito dopo.
Non dico che si trattò di un complotto a livello mondiale per eliminare del
tutto quel regime segregazionista, ma le evidenti conseguenze di determinate
scelte, frutto a loro volta di dinamiche proprie delle esigenze diplomatiche ed
internazionali, furono sfruttate a proprio favore dai nemici del Sudafrica,
provocandosi quei cambiamenti che avrebbero, alla fine, mutato profondamente
l’architettura sociale di quella nazione.
.
Tommaso Mazzoni gli ha replicato:
Perché il Regime sopravviva, i bianchi devono essere più della metà della popolazione; però paradossalmente, l'essere maggioranza assoluta tranquillizzerebbe i bianchi che non avrebbero bisogno del regime di Apartheid.
.
Chiudiamo per ora con questa proposta di Rivoluzionario Liberale:
L'europeizzazione è quel fenomeno avvenuto dopo il 1945 in territori extraeuropei, dove alla cultura indigena si è completamente sostituita quella europea, con sostituzione di popolazione, lingua, religione, cultura.
La cosa che ho notato che il sistema è molto critico, nel senso che è avvenuta la completa vittoria europea, e il conseguente genocidio nativo (voluto, o tramite i virus o semplicemente culturale) o la completa sopravvivenza della cultura extraeuropea, con talvolta la cancellazione della comunità europea, con le buone o con le cattive.
Classificazione degli scenari:
completa vittoria europea:
America ==> quasi tutta
Australia e Nuova Zelanda ==> tutta
completa sopravvivenza extraeuropea:
Mondo arabo-mussulmano ==> sempre (con la parentesi israeliana)
Africa ==> ovunque tranne che in Sudafrica
India ==> totale
sud est asiatico ==> totale
Inoltre esistono alcuni situazioni di permanenza di conflitto:
* Sud Africa
* Israele
* Caucaso (russi = europei)
* paesi latinoamericani con forti percentuali di nativi (Messico, Guatemala,
Perù, Bolivia, Paraguay)
Ma gli scenari in "pareggio" sono una minoranza.
La componente europea era demograficamente forte ed è stata cacciata in Algeria, Rhodesia, Eritrea, Somalia, Libia, Indonesia.
Interessante lo scenario Sudafricano, rimasto in condizioni di criticità.
Quali POD bisogna dunque assumere affinché l'europeizzazione non avvenga?
.
Per farci pervenire il vostro parere, scriveteci a questo indirizzo.