Federico il Navigatore

Cosa sarebbe successo se Federico II il Grande
di Prussia avesse perso la guerra per la Slesia ?

di Rivoluzionario Liberale

1740 sale al trono il giovane Federico di Prussia alla morte del padre, acceso militarista.

1740-1742 guerra di secessione austriaca, la Prussia guadagna la Slesia.

POD: 1744-1745 2° guerra di Slesia, Federico II viene sconfitto nettamente ad Hohenfriedberg ed a Soor, dalle preponderanti truppe Austro-Sassoni.

1745 trattato di Dresda, la Prussia cede la Slesia all’Austria.

L’Inghilterra vince comunque la guerra dei sette anni.

La Prussia é ridotta al territorio del Brandeburgo della Pomerania e della Prussia orientale, mancano le miniere della Slesia, e Federico sa che non può più competere con giganti come Austria, Russia, Svezia, Francia.

Si decide di cercare le materie prime altrove, per poter fare crescere il paese.

Si costruisce un ottima flotta, sulla base della buona organizzazione militare.

Federico viene chiamato con l’appellativo del re-marinaio, in contrapposizione del padre re-sergente.

Si esplora l’Africa centrale, la Nuova Guinea, l’Australia occidentale.

1747 Terminano i lavori a Sanssouci la residenza del re di Prussia, più contenuta di quella reale.

1755 fondazione della prima colonia di Neu Königsberg nell’Australia occidentale.

Anni '60 scoperte miniere di ferro e carbone nel deserto australiano, colonizzazione prussiana del territorio, Neu Königsberg raggiunge presto 30.000 abitanti.

1758-64 L’esploratore scozzese naturalizzato prussiano David Livingstein esplora il centro dell'Africa.

1766 Fondazione di Neu Berlin nel Congo.

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La Germania nel 1770 (grazie a dDuck)

1772 Prima spartizione della Polonia, vi partecipano Austria e Russia. La Prussia è troppo debole via terra e non rivendica territori in cambio di una pace duratura.

1786 Muore Federico II, sarà detto il Navigatore. Gli succede Federico Guglielmo II.

1793 Seconda spartizione della Polonia.

1792 – 1797 prima coalizione contro Napoleone.

1795 Terza spartizione della Polonia.

1795 Neu Königsberg raggiunge i 100.000 abitanti. L’Austria raggiunge lo sbocco su mar baltico (von zee nach zee) e la Russia si amplia, la piccola Prussia decide di avvicinarsi all’ Inghilterra.

1796-97 prima campagna di Napoleone in Italia.

1997 muore Federico Guglielmo II, gli succede Federico Guglielmo III.

1799 novembre, colpo di stato di Napoleone, é console di Francia.

1799-1802 seconda coalizione.

1805 terza coalizione.

1807 quarta coalizione, vi partecipa la Prussia, dopo la vittoria di Napoleone che entra a Berlino, umilianti condizioni imposte dal francese.

1809 quinta coalizione, Napoleone sconfigge l’Austria e crea le province illiriche.

1812 invasione della Russia da parte di Napoleone.

1812 sesta coalizione e sconfitta di Napoleone a Lipsia (Battaglia delle Nazioni), le armate di Austria, Russia, Prussia ed Svezia sconfiggono la armata Francese con gli alleati Polacchi e Sassoni.

1815 Napoleone, tornato in Francia (100 giorni), viene sconfitto a Waterloo.

1819 Congresso di Vienna, la Prussia vincitrice, gli vengono affidati le province del Reno e la Westfalia, che preferisce permutare per i porti di Amburgo e Brema che manterranno una forte autonomia all’interno del regno, gli vengono affidate le Guyane olandesi e francesi che vengono unite nella colonia della (Nuova Pomerania) Neu Pommern. Nasce la Deutschbund.
La fine delle guerre napoleoniche permette allo stato baltico di dedicarsi ad un ulteriore sviluppo marittimo.

1822 fondata in Nuova Guinea (Frederichland) il porto di Neu Hamburg.

1825 fondata sull’oceano indiano la città di Neu Bremen.

1828 unificate le colonie del Tanganika, del Kongo e del Kamerum, nella colonia della MittelAfrika, i prussiani non compiranno massacri dei belgi (e dei tedeschi stessi), alle tribù sconfitte gli sarà dato l’onore delle armi.

1830 tensioni di confine con Portogallo e Olanda, per i possedimenti coloniali, mediazione britannica, trattato di Londra delle “quattro repubbliche marinare atlantiche”.

1832 trattato australiano con l’Inghilterra, l’Australia verrà divisa tra prussiani ed inglesi, la parte prussiana prenderà il nome di Neu Preussen (Nuova Prussia).

1839 con l’immigrazione da vari stati tedeschi Neu Koenigberg raggiunge i 200.000 abitanti.

1840 muore Federico Guglielmo III, gli succede Federico Guglielmo IV.

1841 Neu Berlin raggiunge i 300.000 in maggioranza neri, é la capitale industriale dell’Africa, nel 900 l’Africa supererà l’Europa per produzione industriale.

1848 Rivoluzioni liberali, chiedono unita e liberta.

1861 muore Federico Guglielmo IV detto il re minatore, per la costante ricerca di materie prime, gli succede Guglielmo I.

1864 tensione con la Danimarca per rivendicare lo Schleswig e l’Holstein, due ducati di lingua tedesca, l’Inghilterra media, ed il kaiser rinuncia, i ducati rimarranno danesi con una certa autonomia (trattato di amicizia nordica), spedizione prussiane-danesi esploreranno l’artico.

1866 guerra con l’Austria, sconfitta prussiana a Sadowa, l’Austria annette la Baviera, i ducati del Baden e del Württemberg, la Prussia deve restituire i territori guadagnati alla Sassonia con il congresso di Vienna, l’Austria si preparerà ed unificare il mondo tedesco.

1867 incoronazione di Francesco Giuseppe, Kaiser di Germania, a Monaco.

1867 gli stadi di Hannover, Oldemburgo, Meckemburgo e Prussia si federano nella confederazione nella Nuova Lega Hanseatica.

1870 guerra Franco-Austriaca, e sconfitta austriaca a Sedan, la Francia annette la Saar ed il Lussemburgo (alleati dell'Austria) ed il Belgio vallone, occupata la Baviera, forte pagamento dei danni di guerra da parte di Vienna.

1878 Kongokonferenz in Berlin, confermata la Mittelafrika Prussiana.

1888 muore Guglielmo I , gli succede Federico III che governa solo 99 giorni, alla morte di quest’ultimo gli succede Guglielmo II.

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La situazione europea nel 1914 (grazie a dDuck)

1914 assassinio dell’arciduca Ferdinando d’Austria a Venezia. L’Austria dichiara guerra all’Italia. Scoppia la prima guerra mondiale Austria, Impero Ottomano, e Russia (blocco conservatore) contro Francia, Inghilterra, Giappone ed Italia. La Prussia é neutrale.

1917 Affondamento del Lusitania da parte degli U-boot austriaci, Gli Stati Uniti entrano in guerra con l’intesa.
Rivoluzione di ottobre, Lenin rovescia il regime degli zar.

1919 Trattato di Versailles. L’Austria è umiliata e smembrata.

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La situazione europea nel 1919 (grazie a dDuck)

1924 Hitler tenta il Putsch a Monaco, fallisce e viene imprigionato.

1933 Hitler sale al potere in Austria.

1939 Hitler compie l’anschluss con la Baviera. Tensioni tra Mussolini ed Hitler per i confini sul Brennero.

1940 Hitler attacca la Sassonia, la Francia e l’Italia dichiarano guerra all’Austria.

1941 Finisce la seconda guerra mondiale, che sarà chiamata Guerra Alpina, con poche migliaia di morti, il Giappone non attacca Pearl Harbour, francesi e italiani arriveranno presto a Vienna, Hitler si suicida nel bunker, l’olocausto sarà molto limitato e gli ebrei troveranno rifugio in nella multietnica Prussia. Mussolini governerà fino a novant’anni, poi in Italia si tornerà alla democrazia con il nuovo presidente del consiglio Andreotti.

1950 Si forma la comunità europea, con Francia, Italia, Olanda, stati tedeschi, il francese é lingua ufficiale.

1960 Le colonie africane si staccheranno pacificamente dalla Prussia, e formeranno un Gemeinwohl, cioè un Commonwealth di lingua tedesca.
La piccola, ricca e tollerante Prussia entrerà nel consiglio nordico con Svezia, Danimarca e Norvegia.

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...E in America?

Gli USA si fermano al Mississippi, non avanzano ulteriormente, nella Middle America resiste il vasto stato francofono della Louisiana, con Texas e California in mano ai messicani. Agli inizi dell'800 gli USA annettono la Florida e accedono al golfo del Messico, sorgono a grande potenza ugualmente ma con poco più di un terzo dell'area della nostra timeline. Probabile guerra si secessione come nella HL, ma senza Texas e Louisiana.

Bandiera della Louisiana

Come si sviluppa la storia del 900? Gli USA sono comunque la prima potenza del pianeta (spazio ne hanno abbastanza), tre milioni di kmq, cioè circa 10 volte l'Italia. Panama sarà aperto ugualmente, ma da un consorzio di nazioni. Il peso della guerra contro i giapponesi sarà quasi esclusivamente nelle mani di GB, Australia e Nuova Zelanda con l'appoggio USA. Gli USA sperimentano la prima atomica nelle Badlands, a meno che la spopolata e alleata Louisiana o il Messico partecipino al progetto.

La California sarà molto diversa da come la conosciamo, più simile al Messico o a un qualsiasi paese latino americano. Hollywood si svilupperà in Florida, la Silicon Valley in Georgia, la Microsoft in Carolina o in Virginia. Sarà famoso il Tour de Louisiane di ciclismo.

La musica Country si chiamerà "Le Pais" e si svilupperà in francese, il Rock in inglese, il Grunge nel New England anziché a Seattle...

Rivoluzionario Liberale

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Auf Wiedersehen, Friedrich!

di Bhrihskwobhloukstroy

I tre principali azzardi di Federico II. mi sembrano l’attacco proditorio alla Slesia nella Guerra di Successione Austriaca, l’iniziativa di dichiarare per primo le ostilità nella Guerra dei Sette Anni e l’idea della Prima Spartizione della Polonia; senza Federico II., mi pare molto inverosimile che chiunque altro potesse fare altrettanto. Ciò non eviterebbe di certo la Guerra di Successione Austriaca e forse neppure la Guerra dei Sette Anni (che però, senza la Questione della Slesia, non partirebbe dal piano di Kaunitz di accerchiare la Prussia da tre lati e quindi neppure dal Rovesciamento delle Alleanze, per cui vedrebbe piuttosto i tradizionali schieramenti di Francia e Prussia contro Gran Bretagna-Hannover, Olanda e Austria, con la Russia a fianco di queste ultime ma Elisabetta simpatizzante per la Francia), verosimilmente neanche la Guerra di Successione Bavarese, ma potrebbe non innescare il processo delle Spartizioni della Polonia e perciò lasciar sviluppare il Piano Greco di Caterina II. e del Principe Potëmkin; naturalmente, con una persistente rivalità fra Prussia e Austria quest’ultima non potrebbe partecipare agli utili di un eventuale successo del Piano Greco (che quindi andrebbero tutti alla Russia), ma in ogni caso l’intero processo provocherebbe conseguenze epocali sia in Polonia-Lituania sia nell’Impero e di qui da un lato in Scandinavia, dall’altro in Italia, mentre la riuscita del Piano Greco modificherebbe sostanzialmente la Storia sia della Russia sia dell’Impero Ottomano.

Per la Polonia-Lituania, scongiurare le Spartizioni (che richiedono il concorso di Russia, Prussia e Austria, in questo contesto ancor più difficile che nella Storia reale, data la mancanza dello scompaginamento delle carte da parte di Federico II.) significa sopravvivere fino al XIX. secolo, con ogni probabilità di nuovo coi Wettin da Federico Augusto III in poi. Noi siamo abituati a considerare – ottocentescamente – le attuali Bielorussia e Ucraina come parti della Russia, ma all’epoca vi prevaleva la Confessione Uniate, mentre la Russia considerava proprî territorî nazionali irredenti piuttosto quelli degli Ortodossi all’epoca nel Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ma che erano stati Patriarcati Autocefali slavi (Peč per la Serbia – comprese Valacchia e Moldavia –e Tărnovo per la Bulgaria; la lingua ufficiale della Chiesa Serba nel XVIII. era lo slavo ecclesiastico russo – non quello serbo! – e anche la Valacchia e la Moldavia usavano lo slavo ecclesiastico come lingua liturgica), nonché casomai la Restaurazione dell’Impero Bizantino; è quindi del tutto naturale che un Impero Russo impegnato in questo grande progetto (da Caterina II. a Nicola I.) lasci in subordine le aspirazioni panslaviste generali, privilegiando l’unificazione di tutti gli Ortodossi (compreso il settore orientale, con l’Ossezia e la Georgia, che infatti è stata sùbito annessa senz’altro al Patriarcato di Mosca).

Per il Sacro Romano Impero, la prima conseguenza è che la Slesia rimane, con ogni verosimiglianza, per intero all’Austria (in particolare alla Corona di Boemia). All’epoca relativamente marginale, ma decisiva in prosieguo di tempo, è la condizione della Corsica; durante la Guerra dei Sette Anni le Truppe Francesi se ne sono – logicamente – ritirate e fino al 1764 si verifica la contingenza (unica in tutta la Storia dell’Impero) che l’Imperatore è il Granduca di Toscana e ha pure qualche conto in sospeso con Genova: senza il Rovesciamento delle Alleanze, assicurare all’Impero anziché alla Francia il controllo dell’isola diventa un imperativo di primaria importanza ed è quindi oltremodo probabile che alla fine la Superba dia in pegno il proprio Regno insulare a Firenze (che si avvale delle Forze di tutto l’Impero) invece che a Parigi. Con l’aggiunta che i Buonaparte erano iscritti alla Nobiltà Toscana, la prima o poi inevitabile rottura fra Pasquale Paoli (comunque di origine borbonica e simpatie britanniche) e Napoglione porterà quest’ultimo a fare carriera militare nei Dominî Asburgici.

Se la Guerra dei Sette Anni porta la Francia alla perdita delle Colonie, viene meno qualsiasi possibile ostacolo alle Rivoluzioni Americana e Francese, con tutto ciò che ne consegue. È ovvio che la nicchia storicamente occupata da Napoleone sarà libera per qualunque suo omologo (ci sono state innumerevoli discussioni sul tema), ma perlomeno Marengo avrà un esito capovolto e le Guerre dalla Seconda Coalizione in poi rischiano seriamente di non iniziare neppure, a prescindere dal fatto che in Francia sia abbia o meno una Restaurazione della Monarchia (che comunque terminerebbe nel 1848, anche se in questo caso senza il qui inesistente Luigi Napoleone). Pressoché di sicuro, il Sacro Romano Impero non verrà sciolto; di certo non ci sarà il Blocco Continentale e dunque in ultima analisi la Russia (più assorbita, come detto, dalle Guerre Russo-Turche) non avrà occasioni per conquistare la Finlandia, mentre la Svezia tornerà all’Unione Personale con la Danimarca-Norvegia. Ritengo altresì probabile che nel 1812 termini l’Indipendenza degli Stati Uniti d’America e, senza l’Occupazione Francese della Penisola Iberica, gli Imperi Coloniali Americani della Spagna e del Portogallo perdurerebbero fino al XX. secolo, con conseguente mantenimento della Monarchia in entrambi gli Stati; mi spingerei a pensare che l’Irlanda si limiti a ottenere la Home Rule, rimanendo nel Commonwealth come Dominion (tutto questo, ripeto, è solo una possibilità, che mi sembra più probabile del contrario, ma non completamente garantita).
Nella Prima Restaurazione, l’Austriaca Lombardia reincamererebbe i Feudi Imperiali subinfeudati ai Savoia e annetterebbe di sicuro la Valtellina e la Valchiavenna, probabilmente (e comunque pressoché di sicuro entro il 1847) anche l’Engadina, dato che (senza Napoleone come Generale Francese) Venezia rimarrebbe indipendente e neutrale; Genova sarebbe trasformata in una Secondogenitura Asburgica. Nel 1848, Venezia – pur investita dalla Rivoluzione – difficilmente verrebbe coinvolta in conflitti con Potenze esterne; Carlo Alberto verrebbe comunque sconfitto e deposto (tantopiù in quanto Novara e Alessandria sarebbero già tornate lombarde da mezzo secolo), ma la Ribellione dell’Ungheria impedirebbe anche in questo caso all’Austria di intervenire nello Stato Pontificio, ormai Repubblica Romana, la quale quindi – senza Napoleone III. e con una Francia rimasta Repubblicana – avrebbe tutte le possibilità di sopravvivere, probabilmente fondendosi con Venezia (e conquistando la tuttora superstite Repubblica di Ragusa?) in una Repubblica Italiana di stampo mazziniano. Se ammettiamo che la personalità di Garibaldi, nonostante le (poche) modifiche intervenute nella sua storia personale, sia la stessa che conosciamo, è quasi obbligo concoludere che, stante il medesimo atteggiamento britannico nei confronti dei Borboni delle Due Sicilie, la Spedizione dei Mille (stavolta da Civitavecchia) porti ugualmente all’Annessione del Regno all’Italia, qui in forme repubblicane (sempre unitarie). Se nella Prima Restaurazione il Contado di Avignone fosse stato restituito alla Santa Sede, il Papa vi si potrebbe rifugiare (dopo una prima fuga nel Napoletano), ma è da mettere in conto che la Repubblica Francese prima o poi se ne riapproprî e che quindi il Papa preferisca Trento se non addirittura Salisburgo (tutta la Reichskirche sarebbe immutata).

Arriviamo all’epoca della Guerra di Crimea. La Russia ha ormai annesso da decenni la Bulgaria (dal Piano Greco), i Principati Danubiani (dal 1812) e la Serbia (dal 1830 circa) e l’Austria non ha alcuna possibilità di contrastarne l’espansione ai danni dell’Impero Ottomano; in compenso, nell’Impero Federico Guglielmo IV. è uno dei Sovrani prussiani più leali di tutti i tempi, la Rzeczpospolita è stabilmente il centro del Potere dei Wettin e gli Ebrei ’Aškənāzīti che maggioritariamente vi risiedono, di lingua jiddisch, sono ormai dal secolo precedente in via di assimilazione alla Nazione Tedesca, che almeno dal 1848 preme anche a livello parlamentare (dove sussiste) per l’inclusione della Polonia nel Reich. In queste condizioni, si può considerare sicuro un Accordo dei Due Imperatori per la spartizione delle zone di interesse: Restaurazione dell’Impero Bizantino (con la Grecia) sotto la Russia; Grande Austria con l’Impero esteso alla Prussia (Orientale) e alla Polonia-Lituania (forse sotto il nome di Reichsbund ‘Federazione Imperiale’, in pratica un Secondo Reich esteso a tutti gli Stati compresi nel Sacro Romano Impero; con Umberto I. ne entrerà a far parte anche il Regno di Sardegna per intero), laonde la Guerra dei Ducati non porterà alla Guerra Austro-Prussiana.

Mentre il Regno Unito e la Francia proseguono nelle rispettive espansioni coloniali come nella Storia reale, anche la Repubblica Italiana (che, a parte i piemontesi, [austro]lombardi e toscani, ha quasi tutti gli stessi Primi Ministri del Regno d’Italia storico) attua un proprio programma imperialistico, dapprima lungo le linee della Restaurazione Veneziana a Creta e a Cipro, poi – con l’albanese di Sicilia Crispi – annettendo l’Albania (con interessato appoggio delle altre Potenze) nelle ultime fasi dell’espansione russa nella Turchia Europea, infine con la Guerra di Libia (incluso il Dodecaneso). Data la genovesità dei Rubattino e l’Unione Personale fra l’Austria e Genova con Francesco Giuseppe, l’Eritrea sarà Colonia Austriaca (quindi del Reich), mentre la Somalia andrà all’Italia.

Immagino che la morte di Rodolfo d’Asburgo sarà uguale, ma Francesco Ferdinando non verrà ucciso (né a Sarajevo né altrove), si può escludere la Prima Guerra Mondiale e quindi sia una Rivoluzione Russa tale da rovesciare la Monarchia sia la fine dell’Impero Ottomano, che anzi verrà sostenuto in ogni modo dal Regno Unito, dalla Francia e dal Reich (tantopiù dopo la probabile annessione di tutta l’Armenia Turca da parte della Russia) e si riorganizzerà come Califfato Ottomano di Baḡdād in Stato Nazionale della Nazione Sunnita (quale all’epoca era percepita da tutti i diretti interessati, compreso Musṭāfah Kemal). Non vedo motivi di Revanchismo in Francia (che non ha mai perso né l’Alsazia né la Lorena; semplicemente, non ha ottenuto la Corsica né –stabilmente – Nizza e la Savoia, tantomeno il Belgio); il Mondo si articola in una dozzina di Stati Sovrani (Unione Scandinava, Regno Unito, Olanda, Svizzera, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Reichsbund, Russia, Impero Ottomano, Giappone) e pochi altri Protettorati di una o più Potenze Coloniali (Marocco, Egitto, Abissinia, Arabia, Persia, Afḡānistān, Siam, Cina) e non ci sono le condizioni per lo scoppio di una Guerra Mondiale (neanche l’omologa della Seconda). I Microstati sono quasi tutti dentro il Reich (compresi il Lichtenstein, Monaco e San Marino) tranne Andorra (il Monte Athos è Protettorato Russo).

Mussolini (in qualsiasi veste ideologica) potrebbe tentare una Marcia su Roma ed essere arrestato (come Hitler storicamente), poi scarcerato e forse andare al Potere negli Anni Trenta, ma prima o poi lo perderebbe (immagino a favore di Don Sturzo od Orlando – che non si chiamerebbe Vittorio Emanuele – se non Nitti o Salvemini o perfino un superstite Matteotti. Prima o poi il Papa tornerebbe da Trento (o Salisburgo o Avignone?) a Roma e allora nascerebbe lo Stato della Città del Vaticano.

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Gli ha risposto Perchè No?:

Per la Francia, hai scritto che ci sarebbe una restaurazione e poi una Francia repubblicana fino a oggi. Posso immaginare una Francia senza Napoleone imboccare la via di una Repubblica stabilizzata (consolato secondo il progettto di Siéyès) e finire per restaurare una monarchia (parlamentare). In quale anno si potrebbe fissare questa restaurazione? Restaurazione di Luigi XVIII o trasmissione diretta agli Orléans? Perché dovrebbe tornare repubblicana nel 1848 (anche se mi piacerebbe vedere la continuazione della II Repubblica)?

Senza la guerra del 1870 e la sconfitta della Francia si può pensare che la Francia sia meno interessata alle avventure coloniali. Ci sarebbero delle colonie in Africa e Asia ma forse non la costruzione di uno vasto impero coloniale (penso a tutta l'Africa subsahariana e il Madagascar, l'Indocina in modo minore). Il problema é che la Francia rimarrebbe più interessata agli affari in Europa e vorrebbe dire la sua nel Mediterraneo, sopratutto se, repubblicana, continuerebbe a considerarsi pronta ad aiutare lo sviluppo delle idee repubblicane e progressiste nei paesi vicini.

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E Bhrihskwobhloukstroy è tornato alla carica:

Anzitutto mille grazie per la gentilissima risposta! Sono rimasto consapevolmente nel vago per quanto riguarda le date variate rispetto alla Storia reale, perché un conto è il riconoscimento di una – abbastanza evidente – tendenza, altro conto l’individuazione di una precisa cronologia, naturalmente possibile e proponibile, ma per forza su un piano di (ancora) maggiore ipoteticità. È quindi con inevitabile grossolanità che penserei che la concepibile Restaurazione in assenza di Napoleone in Francia potesse avvenire al più tardi dopo che fosse passato (dall’anno di palesamento della Divergenza, il 1799) più o meno altrettanto tempo che dall’inizio della Rivoluzione (un decennio, quindi nel 1809). È innegabile che si tratta di una stima peggio che approssimativa, tanto per dare un’idea della prospettiva in cui tutto il resto è pensato.

Per quanto riguarda appunto tutto il resto, il principio di queste ucronie a singolo Punto di Divergenza è, nel mio caso, di lasciare inalterato (nei limiti del possibile) tutto ciò che non è, direttamente o indirettamente, coinvolto dalle conseguenze di tale Divergenza. Napoleone ne è coinvolto (per un’idiosincratica contingenza storica, la situazione della Corsica durante la Guerra dei Sette Anni) e perciò questa ucronia diventa non solo senza Federico II., ma anche senza Napoleone francese, il che a sua volta provoca ulteriori conseguenze fra le quali la verosimile precoce eliminazione degli Stati Uniti (e in generale delle Indipendenze Americane) dalla Storia (oltre alla totale inesistenza di Napoleone III.), laonde tutto il XX. secolo risulta sostanzialmente diverso; per il resto, tuttavia, fin dove è possibile opterei per lasciare inalterato il massimo, quindi per esempio l’attribuzione dello Stato Libero del Congo (che non avevo citato) a Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha (pur nell’inesistenza di un Belgio indipendente) e, per lo stesso principio, anche la Storia della Francia quando non toccata dall’‘espunzione’ dei Bonaparte: dunque Restaurazione con Luigi XVIII., successivo subentro del Ramo di Orléans e, tutto sommato, Seconda Repubblica nel 1848, la cui collocazione cronologica mi pare indipendente dalla presenza o meno di Napoleone I. (e anche di Napoleone III.) nel ruolo che la Storia reale gli ha riservato. In altri termini: anche senza Napoleone I. come Primo Console e Imperatore e senza l’esistenza di Luigi Napoleone, intorno al 1848 si sarebbero ugualmente accumulate le cause che storicamente hanno portato all’Abdicazione di Luigi-Filippo e ciò che ne è seguìto (o sbaglio?), ma resto comunque apertissimo a qualunque modifica e correzione.

Nel caso, a questo punto la Seconda Repubblica potrebbe davvero continuare fino a oggi: senza un Napoleone I. Imperatore viene a mancare – credo – lo stesso ruolo storico di un secondo Imperatore (fosse anche di una famiglia diversa dai Bonaparte), che in questa ucronia mi pare più difficile da concepire; come visto, non ci sono alcune condizioni necessarie della Prima Guerra Mondiale e vengono meno pressoché tutte quelle della Seconda (perfino il Giappone, senza l’esistenza degli Stati Uniti, avrebbe una Storia Contemporanea radicalmente diversa); infine, senza Stati Uniti, senza Seconda Guerra Mondiale e senza Organizzazione delle Nazioni Unite (lascio in sospeso per il momento il ruolo, comunque insufficiente per quanto grande e importante, dell’Unione Sovietica, qui abbastanza poco probabile), l’Algeria – che sicuramente sarebbe diventata francese – molto verosimilmente non si renderebbe mai indipendente da Parigi, per cui anche il ruolo di de Gaulle sarebbe abbastanza diverso da perlomeno revocare in dubbio la fondazione della Quinta (nel nostro caso Terza) Repubblica.

L’Impero Coloniale: il nesso con l’Alsazia-Lorena, ovviamente innegabile (ma altrettanto ovviamente secondario in tutti i casi in cui la Colonizzazione di una determinata regione d’Oltremare era iniziata prima della Guerra Franco-Prussiana), quando diventa un’implicazione in senso tecnico (ossia la negazione dell’una – la Guerra Franco-Prussiana – comporta quella dell’altro, l’Impero Coloniale) mi pare, più che un fatto storico, l’estrema conseguenza di un espediente retorico bismarckiano elaborato per evitare una (rischiosa) Politica Coloniale del Secondo Reich. Se nel 1870 erano già francesi l’Algeria, il Sénégal. la Guinea (Francese), il Gabon, il Madagascar, la Cocincina, la Cambogia e la Polinesia (Francese), l’acquisizione del resto dell’Africa Subṣaḥāriana mi pare una conseguenza geopolitica inevitabile; nello specifico può essere invece discutibile il Protettorato sulla Tunisia, che all’epoca era da secoli legata alla presenza di famiglie genovesi o connesse e che quindi nella nostra ucronia potrebbe diventare l’unica espansione del Reich sulla Sponda Meridionale del Mediterraneo, che a questo punto risulterebbe entro il 1912 quasi speculare a quella Settentrionale, con la Spagna nel Marocco Settentrionale, la Francia nel resto e in Algeria, l’Austria in Tunisia, l’Italia in Libia e il Regno Unito in Egitto (l’asimmetria consiste naturalmente nella presenza britannica – qui senza Malta, rimasta ai Cavalieri e in questo caso probabile Protettorato Italiano da Garibaldi in poi – rispetto a quella russa in Grecia).

In questa eventualità, la Seconda Repubblica e la Repubblica Italiana confinerebbero soltanto in pieno Ṣaḥārā, una situazione quasi ideale per cementare la verosimile Alleanza nata fin dal 1849 e che, in negativo per la politica crispina in Albania (in rivalità con la Russia) e in positivo per l’Alleanza dei Due Imperatori (fin dagli Anni Cinquanta del XIX. secolo), sostituirebbe la storica Alleanza Franco-Russa (senza peraltro pregiudizio per la francofonia della Nobiltà Russa, contrapposta alla germanofonia e germanofilia dei residui Ebrei rimasti inclusi nell’Impero Russo). In pratica, tutti i motivi di screzio fra Italia e Francia vengono qui dirottati sul Reich, che territorialmente si interpone fra le due Repubbliche.

La più importante conseguenza mi pare però che proceda dalla scomparsa degli Stati Uniti d’America. In questa ucronia, la Francia rappresenta la principale Potenza portatrice della Missione di diffondere la Democrazia e i Diritti dell’Uomo, che si tratti degli Imperi Iberoamericani (nel contesto della verosimile Alleanza Latina fra Portogallo, Spagna, Francia e Italia, in singolare alternativa al Reichsbund dove invece sussiste l’impiego ufficiale della lingua latina in tutte e tre le componenti principali, Impero, Ungheria e Polonia-Lituania) o dell’Impero Cinese o perfino dell’ancora a lungo isolazionista Impero del Giappone, per non dire dell’informale infiltrazione di Cultura Illuminista e potenzialmente Repubblicana attraverso la Francofonia nell’Impero Russo. Nei confronti del Colonialismo, questa impostazione – a differenza dell’Imperialismo Statunitense – non punta tanto alle Indipendenze (che potrebbero innescare una crisi geopolitica in grado di travolgere anche la Francia), quanto alla trasformazione delle Colonie in Territorio Metropolitano (anche in America Latina nonché ovviamente nel Commonwealth), con tutti gli aggravî finanziarî che ne conseguono per le Capitali Europee (e le relative ricadute sulle spese militari, che perciò si devono orientare a politiche strettamente difensive – come la costruzione di linee fortificate lungo i confini fra la Francia e il Reich dal Mediterraneo al Canale della Manica – anziché a piani di Guerra-Lampo); in Africa, Indocina, Polinesia &c. ciò sarebbe del tutto compatibile con la Missione Civilizzatrice della Repubblica in un contesto antropologico che rimane pur sempre la Cultura Europea dell’Ottocento, con tutti i suoi aspetti di Etnocentrismo per quanto mitigati dai Principî Universalistici.

Con l’Impero Britannico, la Francia condividerebbe l’insistenza sulla Libertà di Navigazione degli Oceani, in ciò con l’interessata collaborazione delle Potenze Coloniali minori (il Reich e l’Italia) o continentali (la Russia, che dalla Grecia alla Corea disporrebbe di ininterrotta continuità territoriale ma impiegherebbe comunque meno tempo attraverso il Canale di Suways/Swēs, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano e inoltre avrebbe l’Alaska, Krepost’ Ross in Nuova Elvezia [California] e Kauaʻi).

In Europa, Parigi insisterebbe sui Confini Naturali (il Reno e le Alpi), mentre sul piano istituzionale intratterrebbe rapporti privilegiati con le Repubbliche (oltre alla già citata Italiana, la Svizzera e le Provinc[i]e Unite). In Spagna e Portogallo, a parte nostalgie dinastiche borboniche, la Francia patrocinerebbe i Partiti Repubblicani, specialmente nei momenti di crisi del progetto di Unione Latina a causa dell’interferenza della politica austriaca di Alleanza Cattolica. Oggi, tuttavia, il principale incubo sarebbe rappresentato dal fatto che, se il trentasettenne Cesarévič (“Zarevich”) Giorgio (Geórgij) Michájlovč di Hohenzollern-(Holstein-Gottorp-)Románov (Erede della sessantacinquenne Caríca [“Zarina”, dal 1992] Maríja Vladímirovna Románova) rimanesse celibe, succedendo alla madre e sopravvivendo, come probabile, all’oggi settantaquattrenne zio Francesco Federico Cristiano di Prussia, senza figli maschi, alla morte dello Car’ Geórgij = Júrij IV l’Impero Russo andrebbe al Re di Prussia ed Elettore del Brandenburgo Giorgio Federico I (nato il 10. giugno 1976) o uno dei suoi figli, di cui primogeniti sono i gemelli Carlo Federico e Ludovico Ferdinando (nati il 20. gennaio 2013). Questo altererebbe paurosamente i rapporti internazionali, già squilibrati per il fatto che il Reichsbund avrebbe teso – dopo la crisi della Guerra dei Ducati e al più tardi dal 1916 – ad aggiungere una politica di Unione Mitteleuropea col Regno di Danimarca, Norvegia e Svezia-Finlandia alla tradizionale Alleanza con le Provinc(i)e Unite, se possibile estesa alla Teutonic Connection con l’Impero Britannico (anche in forma di Protezione dell’Impero Ottomano) e alla citata interferenza ‘cattolica’ in Spagna e Portogallo nonché a una rivalità – sempre con la Francia – in Svizzera (del resto quasi circondata dal Reich, essendo Neuchâtel e la Savoia – entrambi, si noti, territorî linguisticamente romandi e non tedeschi – nell’Impero). In una formula, le Parole d’Ordine della contrapposizione Parigi-Vienna sarebbero Repubblica, Centralismo, Laicità, Modernità, Lingue Neolatine (soprattutto Francofonia) contro Monarchia, Federalismo, Religione, Tradizione, Lingua Latina (e latente Pangermanesimo, qui in solo apparente paradosso con una strizzatina d’occhio all’Ebraismo Bundista).

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Perchè No? ha puntualizzato:

Grazie per la risposta, è molto interessante e, come ho detto, preferisco se c'é la Repubblica di Lamartine piuttosto che la Repubblica di Thiers. La Francia aveva colonie prima del 1870 ma per l'Algeria c'era una differenza maggiore. Prima del 1870 era una colonia poco importante e senza obiettivi di sviluppo notevoli. Dopo il 1870 é stata una colonia di popolamento dove sono stati inviati numerosi Alsaziani e Lorenesi fuggiti dalla Germania, sono i "Pieds-Noirs" con chi si sono mescolati molti Italiani, Spagnoli e altri francesi. Nella TL, niente bisogno di lanciare questa politica di popolamento. L'Algeria non diventerà una parte del territorio metropolitano e si decolonizzerà più facilmente senza il il milione di Europei che la popolavano nel 1960. Sopratutto se in questa TL in Francia é la II Repubblica a governare, molte di queste colonie potrebbero essere decolonizzate in anticipo e/o entrare in una cooperazione francofona.

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E Bhrihskwobhloukstroy ha replicato:

Naturalmente la conseguenza riguardante gli Stati Uniti e in generale le Americhe dipende strettamente dalla cronologia alternativa a Napoleone Imperatore e sarebbe concepibile una versione dell’ucronia molto più conservativa rispetto alla Storia reale, almeno per quanto riguarda l’Emisfero cosiddetto Occidentale (per pura convenzione, dato che non esistono un Polo Ovest e un Polo Est).

Più stringente mi pare la Divergenza per quanto riguarda la Corsica (e quindi anche Napoleone), perché davvero la Francia l’ha potuta annettere sostanzialmente grazie al Rovesciamento delle Alleanze e alla Guerra dei Sette Anni (anzi, si può dire che è stata /stato l’unico guadagno territoriale che, sia pure indirettamente, ne ha avuto).

Per riassumere, comunque, si potrebbe affermare che Federico II. ha avuto la responsabilità storica (più o meno consapevole e voluta) di innescare le Spartizioni della Polonia (e quindi la fine della Rzeczpospolita) e di provocare un processo che, iniziato con l’estromissione dell’Impero dalla Corsica, ha finito per portare indirettamente allo scioglimento dell’Impero stesso e (ancor più indirettamente) alla perdita della Finlandia da parte della Svezia senza che tuttavia quest’ultima si riunificasse con la Danimarca e, come conseguenza remota, alla definitiva emersione di una Potenza Transoceanica che in ultima analisi ha conquistato gran parte dell’Europa ed è diventata la massima Potenza Mondiale. Senza Federico II., la Germania (si noti il paradosso), la Scandinavia, la Polonia, la stessa Russia, perfino la Turchia e oserei aggiungere la Francia e la Gran Bretagna sarebbero oggi geopoliticamente più soddisfatte; l’Italia lo sarebbe forse di poco, il Giappone si troverebbe in una condizione tutto sommato paragonabile all’attuale, ma con una Storia molto meno tragica alla spalle. Con una buona dose di sicurezza, mi sento di poter considerare che anche l’America Latina sarebbe in condizioni preferibili; altrettanto certamente, per gli Stati Uniti la sorte sarebbe stata peggiore (ma molto migliore per gli Amerindî e in generale le Popolazioni Locali delle Americhe). Perfino la Prussia – senza le due Guerre Mondiali – starebbe meglio, nel senso che esisterebbe ancora (così pure l’Impero Ottomano): tutto ciò se Federico II. fosse morto giovane. La Cina sarebbe invece probabilmente ancora oggi divisa fra le Potenze Coloniali. Quindi Federico II. (a prescindere dalla sua consapevolezza e più ancora dal fatto che al suo tempo non poteva assolutamente prevedere la gran parte di queste conseguenze) meriterebbe grandi monumenti e un sincero culto soprattutto negli Stati Uniti e in Cina, mentre altrove (a parte la maggioranza dell’Italia; nel Nord-Ovest e in Sardegna però sì) mi aspetterei che fosse considerato una personalità storica sciagurata.

Tuttavia, questa in realtà non è un’ucronia a Punto di Divergenza fisso e conseguenze da indagare (non è neanche un’informazione che volevo condividere...); è il miglior Punto di Divergenza che mi è stato possibile rintracciare per giustificare l’esito che primariamente mi interessava: una Geopolitica in cui le classiche recriminazioni storiografiche siano ridotte al minimo. Anzitutto, la Polonia-Lituania: come evitarne la fine? E che sviluppi avrebbe avuto? Questo mi pare che ne possa rappresentare il contesto più credibile e l’eliminazione della figura storica di Federico II. è in tal caso indispensabile.

Poi l’Unione Scandinava e la sopravvivenza di un Regno di Germania unito (anzi, del Sacro Romano Impero, compreso il Reichsitalien): qui naturalmente basterebbe una sufficiente alterazione di Napoleone I. (ma se partissimo da questa la Polonia sarebbe già spartita, non solo perché la Prima Spartizione sarebbe già avvenuta, ma soprattutto perché la Seconda e la Terza risulterebbero comunque inevitabili; lo abbiamo visto in moltissime ucronie, comprese quasi tutte quelle senza Rivoluzione Francese).

Nella Storiografia Italiana, la fine della Repubblica di Venezia e le Repressioni del 1849 (Venezia e Repubblica Romana) sono perenne motivo di lamentazione: senza Napoleone III. (perché senza nemmeno interventi asburgici o borbonici) si salva per definizione la Repubblica Romana, senza Napoleone I. (come Generale Francese) si salva anche Venezia (prima e, indirettamente, anche dopo, in quanto – a parità di tutto il resto – non ci sarebbe il Lombardo-Veneto).

Le tre principali direttrici della Geopolitica russa sono il Panslavismo, l’Unione di tutti gli Ortodossi e l’Eurasismo. Il Panslavismo ha molte versioni e quella russa è incompatibile con quasi tutte quelle polacche, quindi o l’una o l’altra; le altre due direttrici invece non sono in contrasto con nessuna delle recriminazioni storiografiche citate e finora e presuppongono l’una il successo del Piano Greco, l’altra l’assenza della Prima Guerra Mondiale.

La Prima Guerra Mondiale rappresenta altresì l’irreparabile catastrofe per la Storiografia Ungherese: da allora in poi l’Ungheria come una sorta di altro Sacro Romano Impero plurinazionale ha cessato di esistere.

Similmente, la più grande sciagura della Storia Contemporanea turca è la fine dell’Impero Ottomano, non tanto come istituzione (l’ha voluta un settore della stessa società turca), quanto come estensione e di conseguenza come consistenza della Nazione (Sunnita: Turchi, Curdi e Arabi insieme). Già alle Scuole Elementari si impara che la causa (immediata) ne è stata la Prima Guerra Mondiale.

Cause decisive (di per sè sufficienti) della Prima Guerra Mondiale sono state anzitutto la Rivalità Austro-Russa nei Balcani, il Militarismo Prussiano del Secondo Reich e il Revanchismo dopo la Guerra Franco-Prussiana. L’Imperialismo Austriaco nei Balcani, benché giù evidente in Giuseppe II., è stato azzerato per tutto il periodo di Metternich (e anche con Schwarzenberg non aveva alcuna forza); con Francesco Giuseppe è tornato a rappresentare la principale direttrice Geopolitica dell’Austria(-Ungheria) a causa – secondo quando dichiarato dallo stesso Protagonista – del meccanismo reso famoso da Cesare Balbo: compensare l’Austria per la perdita del Lombardo-Veneto e l’espulsione dall’“Italia” (intesa come espressione geografica!). È comunque innegabile che anche la Sconfitta nella Guerra Austro-Prussiana e la fine della Confederazione Germanica abbiano contribuito, attraverso l’affossamento del Progetto Grande-Tedesco (anzi, Grande-Austriaco di Schwarzenberg), a riorientare l’Imperialismo di Vienna verso l’unica direttrice possibile residua. Dunque le Guerre Austro-Sarde, la Guerra Austro-Prussiana e la Guerra Franco-Prussiana sono la premessa ineggirabile della Prima Guerra Mondiale.

Altrettanto note sono le devastanti conseguenze della perdita degli Imperi Coloniali in America per le Monarchie della Penisola Iberica: ma le Indipendenze Americane (altro nome per lo stesso fenomeno storico) sono inseparabili dalla prima di tutte, quella degli Stati Uniti d’America.

Abbiamo così completato il giro: in Spagna e Portogallo il massimo trauma storico è la perdita dell’Impero Coloniale in America, in Francia è stato un incubo la Guerra Franco-Prussiana, per il Risorgimento la repressione della Repubblica Romana (e di Venezia), a Venezia la fine della Serenissima, in Germania lo scioglimento del Sacro Romano Impero, per l’Austria la fine della Duplice Monarchia (coincidente per l’Ungheria con lo smembramento dello Stato), per la Turchia la fine della Nazione Ottomana, in Polonia le Spartizioni, in Svezia la perdita della Finlandia, per la Danimarca quella della Norvegia e, prima ancora, la rottura mai ricomposta dell’Unione di Kalmar; per la Russia, il fallimento dell’Unione degli Ortodossi e, come per la Grecia, della Restaurazione dell’Impero Bizantino (la cui conquista a opera di Maometto II. è la massima catastrofe nazionale).

C’è un modo per salvare gli Imperi Iberoamericani, il Confine sul Reno per la Francia, la Repubblica Romana, la Repubblica di Venezia, Nizza e Savoia al Piemonte, la Corsica alla Toscana, il Sacro Romano Impero, la Grande Austria, l’integrità territoriale dell’Ungheria, l’Unione di Kalmar, la Finlandia alla Svezia, la Confederazione Polacco-Lituana, la Restaurazione dell’Impero Bizantino e contemporaneamente l’Impero Ottomano, ma anche l’Indipendenza della Svizzera e dell’Olanda in forme repubblicane, la Spedizione dei Mille e, ciliegina sulla torta, la scelta isolazionista del Giappone (oltre ovviamente a evitare la Seconda Guerra Mondiale e le Bombe Atomiche che vi hanno posto fine nel modo più tragico)? Se possibile, perfino evitando il grosso della Colonizzazione Europea nelle Americhe e quindi salvando il salvabile dopo il Genocidio degli Amerindî?

Ebbene, tutto questo è ciò che ho voluto mettere insieme in una sola ucronia con un unico Punto di Divergenza, fra l’altro non scelto da me ma trovato, nel Gruppo che rappresenta l’altra manifestazione di questa stessa Lista, già da un anno e mezzo a questa parte dal nostro Generalissimus.

Chiaramente, molte altre recriminazioni restano aperte: l’appartenenza dei Tedeschi del Baltico e a maggior ragione di Lettonia e Livonia, il Panslavismo integrale, i Ducati Danesi, l’Irlanda, la Scozia, la Bretagna, il Paese Basco, l’Unità Serbo-Croata, quella dei Romeni, i Musulmani Balcanici... Qualcuna, come la Catalogna, potrebbe ancora trovar posto in questa ucronia (se in un’eventuale Guerra Civile Spagnola – pur senza previa perdita dell’Impero Coloniale in America – la Catalogna secedesse dalla Spagna, magari trovando appoggio nei tanto rimpianti Asburgo, ancora oggi pubblicamente legati alla Causa).

In generale, comunque, ho scritto un po’ come se questa Lista fosse un Congresso di Pace dopo qualche Guerra Europea e si dovesse dare soddisfazione al massimo numero possibile di Strategie Geopolitiche contrapposte, che a livello di studî sono continuate e rappresentate dalle diverse Scuole Storiografiche (Nazionali) e che in questa Lista trovano spesso qualche Portavoce che sull’una o l’altra si è formato (o semplicemente vi aderisce per propria personale convinzione) e se ne fa espressione trasfondendola in termini di “sogno ucronico”: la nuova Unione di Kalmar, la Polonia-Lituania senza Spartizioni, il Sacro Romano Impero, la Soluzione Großdeutsch, la Grande Austria, la continuazione della Seconda Repubblica fino a oggi, Nizza e Savoia, la Corsica, Malta, la Repubblica Romana, la sopravvivenza della Serenissima, Creta, Cipro, la Restaurazione di Bisanzio, la Nazione Ottomana &c. (le prime cinque e le ultime due le ho notoriamente portate avanti di persona in tante ucronie, quasi sempre in qualificatissima compagnia; la Seconda Repubblica è stata nientemeno che la prima menzionata in questa bella discussione; Venezia è la positiva ossessione di un grande Ucronista che non fa più parte del nostro indirizzario).

Ciò che mi ha interessato di più è stato di individuare il Punto di Convergenza (stavolta non di... Divergenza) fra aspirazioni geopolitiche apparentemente inconciliabili: così, anzitutto, la Polonia-Lituania senza Spartizioni rispetto al ‘pacchetto’ Grande Austria – Großdeutschland – Sacro Romano Impero, del tutto compatibili reciprocamente (senza il minimo compromesso da alcuna parte), come spero di aver mostrato (la soluzione sta in un rapporto di inclusione, come più in piccolo nel caso dell’integrità territoriale sabauda rispetto al Sacro Romano Impero); inoltre, il medesimo Sacro Romano Impero / Großdeutschland con la Repubblica Francese, entrambi entro confini storici del tutto accettabili e storicamente accettati anche se certo più ridotti rispetto alle rispettive massime aspirazioni; ancora, di nuovo il Sacro Romano Impero e la Grande Austria con la Repubblica Romana (di per sé coincidente coi confini dello Stato Pontificio) e la Serenissima estesa fino a Creta e Cipro; perfino Bisanzio e gli Ottomani, che in fondo per quasi due secoli hanno convissuto fianco a fianco.

Mi rendo ben conto che il punto più dolente è rappresentato dal rapporto fra Italia e Impero. Da un lato, qualsiasi Repubblica Italiana – pur con Malta, l’Istria, la Dalmazia, l’Albania, le Isole Ionie, Creta, Cipro, la Libia, la Somalia – considererebbe irrinunciabili Lombardia, Piemonte (e Valle d’Aosta), Liguria, Emilia, Trento, Gorizia, Trieste, la Sardegna (anche lasciando perdere la Corsica, Nizza e la Savoia, per non dire della Tunisia); dall’altro, per l’Impero il Regno Longobardico della Nazione Gallesca include in qualsiasi caso non solo tutti questi territorî, ma anche il Dominio Veneto, le Legazioni Pontificie e il Napoletano con la sola eccezione della Calabria Inferiore (anche lasciando perdere la Sicilia e Malta). Eppure, questa ripartizione territoriale non solo è in gran parte quella che si è dimostra storicamente più stabile, ma laddove (Due Sicilie) si discosta dalla consuetudine storica più duratura è a favore – in questa ucronia – della Repubblica Italiana (lo schema era stato discusso nell’ucronia su Italia Ovest e Italia Est lanciata da Valerio). Arriviamo dunque alla domanda: a parte i varî Irredentismi, rivendicazioni, il Grido di Dolore &c., sarebbe risultata equilibrata una divisione fra Italia Imperiale (appunto Lombardia, Emilia Occidentale, Piemonte, Valle d’Aosta, Nizza, Liguria, Corsica, oltre a Tunisia, Sardegna, Savoia, Trentino, Gorizia e Trieste al di fuori del Reichsitalien) da una parte e Repubblica Italiana (tutto il resto più Malta, Istria, Dalmazia, Albania, Isole Ionie, Creta, Cipro, Libia, Somalia) dall’altra? Ci si sarebbe assestati su una rappresentazione storiografica che non dovesse per forza vedere nella rispettiva controparte il risultato di un’usurpazione, rapina, invasione, oppressione, secessione o simili? Ci si sarebbe riconosciuti come soggetti politici entrambi legittimi?

Credo che la risposta dipenda molto dal livello di Benessere (assoluto e relativo) raggiunto. Premesso che le massime Potenze mondiali, in questa ucronia, sarebbero quelle Coloniali (quindi anzitutto il Regno Unito, la Francia – con le precisazioni fatte – e le Monarchie Iberiche) e la Russia (dalla Grecia alla Corea, alla California e alle Hawaiʻi), mentre l’Impero Ottomano sarebbe il massimo produttore ed esportatore mondiale di petrolio, a parte il Giappone (che costituisce un’ucronia nell’ucronia: come sarebbe se fosse rimasto [anche soltanto più a lungo] isolazionista), gli altri cinque Stati Sovrani (eccettuato il Congo Libero, che temo vittima precoce delle uniche politiche postcoloniali possibili) sarebbero due Repubbliche all’insegna del «klein ist reich» (“piccolo è ricco”: Svizzera e Olanda, pur con un cospicuo Impero Coloniale), una grande Socialdemocrazia nordica dalla Groenlandia alla Finlandia comprese e i due soggetti in esame, la Repubblica Italiana e il Reichsbund. L’Italia avrebbe sette regioni e mezza in meno e uno Stato (l’Albania) più quattro regioni e mezza in più, oltre alle Colonie (Libia – prima o poi con tutto il suo petrolio – e Somalia): non abbastanza per l’illusione autarchica, ma una dote del tutto rispettabile nel caso – affatto verosimile – di aggancio alla Potenza francese. Non esisterebbe una Questione Meridionale; Napoli e forse Bari o Taranto svolgerebbero il ruolo di Milano e del Triangolo Industriale. Per parte sua, l’Italia Imperiale farebbe parte – non in posizione marginale – di una compagine politica che assommerebbe gli Imperi Centrali, (con le Colonie Tedesche più la Tunisia e l’Eritrea), il Belgio, i principali granai d’Europa, l’Ebraismo ’Aškənāzītico e la grande maggioranza dell’Emigrazione storica europea verso gli Stati Uniti e l’America in generale: una concentrazione di potenza e risorse tale da permettere di competere con i grandi Imperi del Mondo. Mi immagino due rappresentanti delle città proverbialmente più rivali fra loro, Genova e Venezia (entrambe Serenissime e Dominanti, l’una Superba ma l’altra non da meno...), nessuna ormai più indipendente (l’una austriaca ma con un proprio Re coincidente col duplice Imperatore, l’altra italiana ma titolare di una delle due Repubbliche fondanti, insieme alla Capitale Roma): il Veneziano potrebbe unire l’orgoglio risorgimentale tardo-ottocentesco con la coscienza di continuare una secolare tradizione di Libertà Repubblicane all’insegna dell’operosità economica e dei successi finanziarî; il Genovese sarebbe inebriato dal proprio ruolo di cittadino del principale porto – per la distribuzione dei traffici marittimi immaginabile in questa ucronia – di un doppio Impero caratterizzato da ricchezza e progresso economico, scientifico e culturale (nonché forse potenza militare) fra i primi al Mondo. In ciascuno dei due, la fierezza della propria condizione verosimilmente prevarrebbe su qualsiasi eventuale rimpianto irredentisco nei confronti dell’interlocutore e forse – per scendere in sentimenti meno presentabili – il fastidio per la (percepita) arroganza dell’altro supererebbe il desiderio di conquista: ognuno dei due sarebbe – almeno credo – ben contento di non avere alcunché da spartire con l’altro, di non fare né aver mai fatto parte dello stesso Stato o complesso di Stati, di esserne diverso e riconosciuto tale. Figuriamoci se poi questo confronto si svolgesse in mare aperto fra una nave genovese e una veneziana: sarebbe già un miracolo se l’aggressività dei rispettivi equipaggi non portasse prima o poi a uno scontro armato; altro che fratellanza con i Connazionali “irredenti”...

Dunque sarei incline a concludere che la divisione fra Reichsitalien (nel Reichsbund; eventualmente con preferenza per il nome di “Lombardia”) e Repubblica Italiana (romana e mazziniana) si potrebbe assestare in una condizione di equilibrio stabile e così avremmo superato uno dei punti più critici di questa ucronia (anti)fridericiana.

Aggiungo che nei rapporti fra Stati ci sono comunque alti e bassi. Quale sarebbe stato il più basso fra il Reichsbund e la Francia o l’Italia? Quale il più alto? Nel primo caso, data l’improbabilità della Prima (e a maggior ragione della Seconda) Guerra Mondiale (e l’impossibilità dell’Attentato di Sarajevo), direi che la Tragedia di Mayerling del 30. gennaio 1889, col sospetto – non importa se fondato o no, importa che fosse creduto a Corte – che Rodolfo e Maria von Vetsera fossero stati uccisi su mandato di Georges Clemenceau. In un momento in cui il cinquantanovenne orbato padre fosse l’Imperatore non solo della Monarchia Austro-Ungarica, ma Sacro Romano con inclusione della Polonia-Lituania (e, nel suo piccolo, ma notevole in quanto direttamente confinante, del Regno di Sardegna) nel Reichsbund, il rischio di un conflitto europeo avrebbe raggiunto l’apice, forse più che nell’eventuale ucronico accaparramento della Tunisia da parte austro-genovese all’inizio dello stesso decennio.

Fra Reichsbund e Italia potrebbe essere il periodo in cui fossero massime le possibilità di Mussolini (forse rimasto più vicino al Socialismo, per quanto rivestito di Nazionalismo) di diventare Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato (come storicamente) o addirittura, in questa ucronia, Triumviro, verosimilmente nei primi Anni Trenta, quando nel Reichsbund sarebbe stato Imperatore un ucronicamente più longevo Carlo VIII./I. o il giovane figlio Ottone V./I. e Cancelliere probabilmente il Principe Ernst Rüdiger Starhemberg più che Kurt Alois von Schuschnigg (di Nobiltà più recente, per non parlare di Engelbert Dollfuß). È uno dei paradossi di queste ucronie di vedere Personalità storicamente alleate rivestire gli stessi ruoli ma in posizione reciprocamente antitetiche; anziché al Brennero, le Divisioni Italiane sarebbero forse state schierate fra il Serio e l’Adda (intorno a Cologno [toponimo romanissimo] al Serio, per attaccare Treviglio [appartenente all’Austriaca Lombardia] e puntare al ponte di Cassano, che magari – in assenza della Prima Guerra Mondiale – sostituirebbe la canzone alpino-veneta del «Ponte di Bassano»; qui, senza Federico II. né Napoleone né quindi Campoformio, non ci sarebbe stata nemmeno la Battaglia di Cassano del 27. aprile 1799), per scongiurare un eventuale Anschluß della Lombardia Orientale (favorito anche da Schuschnigg, nativo di Riva del Garda benché di famiglia austroslovena).

Forse il periodo migliore (a parte la Restaurazione) potrebbe essere oggi: non vedo ragioni cogenti per escludere che il Presidente della Seconda Repubblica possa essere comunque Macron e in Italia Mattarella (con Conte Presidente del Consiglio), entrambi in probabili buoni rapporti con Carlo IX./II. (meno probabile è che van der Bellen sia austriaco in questa ucronia; Kurz ha molte più possibilità, anche se penso che in un contesto come quello descritto sarebbero più verosimilmente Cancellieri il già ricordato Principe Alberto II. di Thurn und Taxis – amico del Kaiser Carlo – oppure il suo Pari Alexander von Fürstenberg; specialmente Alberto di Thurn und Taxis / Della Torre e Tasso, di Nobiltà Lombarda, potrebbe essere un abile tramite con la Repubblica Italiana, se non altro per la vicinanza geografica in tempi non irredentistici).

E ora, un po' di storiografia ucronica. In generale, in Europa si deplorerebbe l’uccisione di Federico di Hohenzollern, speculando su come sarebbe stato un grande Sovrano Illuminato. Nel Reichsitalien si insisterebbe sulla considerazione che Dante, Petrarca, Boccaccio, Leonardo, Michelangelo, Machiavelli, Lutero, Zwingli, Keplero, Galileo, Leibniz, Bach, Mozart, Kant, Goethe, Schiller, Beethoven, Hegel, Schopenhauer, Manzoni, Marx, Engels, Nietzsche, Freud fossero genî della stessa Nazione (come è vero anche in realtà...); dei Promessi Sposi si darebbe un’interpretazione spiccatamente religiosa, mentre sarebbero malviste Canossa, Legnano, Tagliacozzo, Velletri, il Balilla. Nella Repubblica Italiana ci sarebbe un po’ di imbarazzo nei confronti dei Grandi della Letteratura toscani (quindi imperiali, soprattutto Dante); sarebbero celebrati soprattutto il Bembo, il Tasso, Marino, Basile, Vico, Goldoni, Monti, Foscolo, Leopardi, Verga, Pascoli, D’Annunzio, Pirandello (e i Promessi Sposi verrebbero letti in chiave antiasburgica).

La recente discussione sugli Eredi dell’Impero Romano sarebbe particolarmente accesa fra Russia e Italia come continuatrici di Bisanzio e fra entrambe e il Sacro Romano Impero per la legittimità della Successione Carolingia. Carlomagno sarebbe conteso, come sempre, fra Impero e Francia; la Repubblica Italiana si segnalerebbe per antica ostilità (veneziana, romana e bizantina) verso i Longobardi (e i Germani in generale). Federico II. di Svevia godrebbe – tranne che nelle Marche, in Puglia e in Sicilia – di minor fortuna in Italia (maggiore invece nel Reichsitalien, con un certo imbarazzo a causa della Lega Lombarda). Particolare acrimonia si registrerebbe intorno al Sacco di Roma del 1527. Ovviamente, la Repubblica Italiana seguirebbe la Seconda Repubblica nella celebrazione delle Rivoluzioni del 1789 e del 1848, che invece nel Reichsbund sarebbero considerate da alquanto a molto negative (segnalo, per curiosità, che il Nazionalsocialismo sottolineava nel 1848 la repressione dei sentimenti großdeutsch da parte della Reazione).

La Repubblica Italiana esalterebbe Roma (un po’ meno gli Etruschi, un po’ di più i Greci, ma non troppo), che invece l’Impero bensì onorerebbe, ma vedendo nei Regni Romano-Germanici un miglioramento anziché una decadenza. La Celtomania accomunerebbe Francia e Impero (che, come il Regno Unito, sarebbe combattutto fra la valorizzazione del sostrato celtico e quella del superstrato germanico ereditario) e, dato la popolarità dell’Antiquaria fra il Romanticismo e la Belle Époque, bisognerebbe arrivare a una spartizione etnoterminologica: l’etimologia di Gaule dal germanico *Wălhō (il cui etnico *wălhĭskăz è l’antecedente diretto di welsch, parte della Nazione Germanica e “Italica” – Teutsch und Welsch – e per la precisione del Teilreich longobardo) < celtico *U̯ŏlkā (riferita ai Volci, non a tutti i Galli) permetterebbe di lasciare alla Francia tale denominazione alternativa (poi approssimativamente resa in italiano con Gallia), per riservare Celtogalazia – con Diodoro Siculo V. 32 (che avevo citato in «Rule, Britannia!») – fra Belgio, Transrenania, Alpi, Danubio e Carpazi («Quelli infatti che abitano nell’Entroterra a monte di Marsiglia e lungo le Alpi, inoltre quelli oltre i Pirenei si chiamano Celti, mentre quelli al di là della Gallia [Romana = Narbonese e Cisalpina] verso Nord lungo l’Oceano e la Selva Ercinia e tutti quelli alla periferia dell’Europa fino alla Scizia sono detti Galati»). Contemporaneamente, dato che la Russia privilegerebbe il Mito Scitico rispetto al Panslavismo, in Polonia il Sarmatismo īrānizzante rimarrebbe prerogativa dei soli Nostalgici nazionalisti indipendentisti (che si rifacevano ai Piasti, per intenderci, e che avevano eletto Giovanni Sobieski e Stanislao Leszczyński), mentre in tutta la Slavia Romana dilagherebbe il Baltoslavismo (inclusivo della Curlandia, soprattutto della Lituania e degli antichi Prussiani), fino a comprendere il riconoscimento (anticipato rispetto alla Storia reale, che lo ha visto solo nel 1968, significativamente all’apice del Patto di Varsavia) della baltoslavità dei Daci (nonché dei Traci) dunque degli Antenati dei Romeni, specialmente di Transilvania (di quelli di Valacchia e Moldavia lo erano piuttosto i Geti). Senza Imperialismo Asburgico nei Balcani e senza Dalmazia, invece, l’Illirismo rimarrebbe molto più marginale (addirittura il retovenetico potrebbe essere visto come una potenziale rivendicazione da parte della Repubblica Italiana e quindi sarebbe – come oggi – censurato); ciò che nella Duplice Monarchia veniva visto come “illirico” (il sostrato del Tirolo e della Pannonia) sarebbe riconosciuto, più correttamente (ce ne era la possibilità anche allora, non sfruttata per ragioni politiche), come celtico. La Celtomania (Celtogalatismo) contraddistinguerebbe dunque i Dominî Asburgici, dal Belgio alle Alpi, alla Corsica, alla Toscana, al Tirolo e alla Pannonia (estendendosi pure a tutto il Regno di Sardegna), mentre il Baltoslavismo unirebbe la Rzeczpospolita e i Paesi Austroslavi – ma anche la Transilvania – del Kaisertum. Nel Reichsbund, la compresenza di Tedeschi, Slavi e (Celto)Latini favorirebbe più che altrove il successo della nozione di Unità Indoeuropea (nella terminologica di allora, il “Mito Ariano”) e in particolare di indoeuropeo nordoccidentale ossia italoceltogermanobaltoslavo (che ha avuto invece successo, nella Storia reale, durante la Guerra Fredda), il cui emblema lessicale è il famoso termine istituzionale di *tĕutā (lo stesso etimo di teutsch, come allora si scriveva deutsch); probabilmente, anzi, teutonico si imporrebbe come etnico del Reichsbund e, di conseguenza, in inglese si preferirebbe Germanic a Teutonic nel senso di ‘germanico’ (dato che non esisterebbe uno Stato di nome Germany) e la Teutonic Connection geopolitica germano-britannica (tedesco-anglosassone) verrebbe chiamata Germanic Connection.

Nella Repubblica Italiana, a Venezia bisognerebbe dimenticare (come è accaduto nel Risorgimento) la tradizione secondo cui la città non avrebbe mai fatto parte dell’Impero Romano e anzi valorizzare, per includere i Greci delle Isole Ionie, di Creta e di Cipro, l’uso di Romei (come pure quello di Greci per designare anche gli Albanesi e infine annettere anche questi agli Italiani e ai Greci come “Greco-Latini”, quali erano designati allora); la nozione glottologica sarebbe la stessa che nella Storia reale è stata designata col termine di italogreco, mentre per i Sudditi dell’Impero Russo-Neobizantino sarebbe appropriata la rivitalizzazione dell’etnonimo classico Ellenosciti. Neoclassicamente avremmo dunque un’Europa di Lusitani, Iberi, Galli, Elvezi, Batavi, Britanni, Vichinghi, Teutoni (con i Celtogalati e i Baltoslavi), Italogreci ed Ellenosciti.

I Turchi(-Curdi-Arabi) sarebbero ancora, bizantinamente, Teucri (e si considererebbero, come Maometto II., Discendenti ed Eredi dei Troiani)? Data la classicistica rivendicazione asburgica di discendere da Enea, la denominazione potrebbe essere valorizzata in prospettiva mitteleuropea allorquando l’Impero Ottomano (residuo) diventasse Protettorato (anche) del Reichsbund; in tal caso, da un lato il culto di Achille sia in Grecia sia nelle Colonie in Scizia farebbe scattare la contrapposizione fra Russia e Impero Ottomano come una continuazione di quella fra Greci e Troiani e fra Achille ed Ettore, dall’altro i contrapposti Irredentismi in Italia farebbero di Turno e dei Rutuli gli Eroi della Repubblica Italiana, di contro a Enea (antenato degli Asburgo) e ai suoi alleati liguri Cupavone (figlio di Cicno, l’omologo di Achille da questi ucciso) e Cunaro, perfettamente adatti a designare il Reichsitalien (lo smacco della Tunisia farebbe vedere nello stabilimento del Protettorato da parte del Reichsbund un aggravamento dell’offesa di Enea a Didone). L’Eneide sarebbe comunque più studiata nel Reichsitalien che nella Repubblica Italiana, portata dal possesso di Itaca a venerare soprattutto Ulisse e a sottolineare nelle origini di Roma più il retaggio degli Arcadi di Evandro (sul Palatino) che di Enea; solo nella parte veneziana sussisterebbe il culto di Antenore (Fondatore di Padova e Antenato dei Veneti), ma come Troiano moderato e favorevole agli Achei nonché da questi beneficato. Dunque Achille eroe della Russia, Ulisse dell’Italia, Enea del Reichsbund, Ettore dell’Impero Ottomano; Dardania, come nome dell’Italia (soprattutto in quanto espressione geografica) tratto dal popolo di Enea, sarebbe una designazione diffusa nel Reichsbund, proibita invece nella Repubblica Italiana.

Nel probabile caso che fosse stato Garibaldi (pur senza Nino Bixio, suddito asburgico) a porre fine allo Stato dei Cavalieri, in questa ucronia ancora esistente all’epoca della Spedizione dei Mille (qui da Civitavecchia, ma sempre col sostegno della Flotta Britannica), la Storiografia italiana avrebbe qualche imbarazzo a celebrare le gesta dei Gioanniti di Malta (se non per il loro periodo rodio), che forse anziché a Roma si rifugerebbero insieme al Papa a Trento o a Salisburgo (più che ad Avignone, della Repubblica Francese, alleata di quella Italiana) e vi potrebbero rimanere anche dopo il Concordato (a Bolzano ha sede l’Ordine Teutonico, per cui si farebbero compagnia a pochi chilometri di distanza).

Il Sionismo sarebbe considerato un mezzo di penetrazione del Reichsbund (in ebraico ’Aškənāz) nell’Impero Ottomano; l’Antisemitismo sarebbe molto più diffuso nell’Impero Russo che in Mitteleuropa, dove l’Ebraismo rafforzerebbe enormemente la Nazione dominante (come per noi negli Stati Uniti dopo gli Anni Cinquanta). Questo ci porta a chiederci quale sarebbe il ruolo di Adolf Hitler (Schicklgruber): pur senza Prima Guerra Mondiale né Rivoluzione Russa né Bavarese, la sua vita privata lo avrebbe portato ugualmente ad aderire all’Antisemitismo, forse in forme più ribelli e antisociali; quanto più Mussolini fosse stato detestato nel Reichsbund, tanto più l’ormai quarantacinquenne artista avrebbe potuto nutrire un’ammirazione più o meno confessabile per il Capo di Stato nemico, mentre il suo ruolo di Politico sarebbe stato svolto da Ludendorff a Destra e dai fratelli Strasser a Sinistra e quello nella Thule-Gesellschaft sarebbe sempre rimasto di Rodolf Glauer (di cui non sarebbe stato accettato il cambio di nome in von Sebottendorf(f) dal Barone che lo avrebbe adottato), forse sotto la protezione di von Papen, il cui influsso in Turchia avrebbe maggiormente contrastato quello filobritannico di Muṣṭafā Kemāl.

Una conseguenza collaterale ma importante di questa ucronia sulla Storiografia è che, almeno nel Reichsbund, non si sarebbe imposta (se non in Scandinavia e Gran Bretagna) la periodizzazione – di matrice evangelico-riformata – di Cristoforo Cellario (Christoph Martin Keller) in Antichità, Medioevo ed Età Moderna, restando in vigore quella canonica precedente secondo i quattro Imperi Mondiali (Assiro-Babilonesi, Medo-Persiani, Greco-Macedoni, Romani) e dell’Impero Romano stesso in quattro (Pagano o Romano, Cristiano o Bizantino, Carolingio o Franco, Ottoniano o Germanico; oggi ne vediamo le incongruenze, ma all’epoca erano normali). Trovo molto interessante (e piacevolmente straniante) l’idea che nel 2019 ci si possa considerare della stessa Fase Storica perdurante dal 962 (l’attuale Kaiser, nato l’11. gennaio 1961, sarebbe l’ultimo Figlio del Millennio) e più in generale dal 200 a.C. circa (laonde i Cimbri e i Teutoni apparterrebbero alla Storia Moderna ed Enrico IV. alla Storia Contemporanea). Per contro, in Russia con la Restaurazione dell’Impero Bizantino si sarebbe potuti tornare al Calendario appunto Bizantino, per cui oggi siamo nel 7529; senza Napoleone, in Francia si sarebbe potuti rimanere o tornare (come durante la Comune) al Calendario Rivoluzionario ed essere adesso nel CCXXVIII/228 della Repubblica, mentre nella Repubblica Italiana potrebbe essere impiegato il conteggio degli anni dalla Fondazione di Roma, quindi MMDCCLXXII/2772 ă. Ŭ. c. (nel Califfato siamo nel 1441 hijrī, per l’Ebraismo nel 5780).

Concludo per questa volta con una considerazione al di fuori della Storiografia. Che nel 1885 ucronico Friedrich Trumpf emigrasse da Kallstadt a New York mi sembra un po’ improbabile; data la scomparsa degli Stati Uniti (per non dire poi della Corsa all’Oro, che sarebbe stata all’interno delle Colonie Britanniche), New York conta in questo caso come una città canadese, per cui un tedesco del Palatinato avrebbe forse avuto più motivi per emigrare ad esempio in Galizia, come qualche anno prima mia trisnonno – che in questo caso sarebbe stato suo concittadino – aveva fatto.

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Pietro Bosi ha domandato:

Comunque con il tempo le Tredici Colonie potrebbero diventare un reame del Commonwealth (non so sotto quale nome), però, se non ci sono ulteriori variazioni del confine, rimarrebbe, sulla costa atlantica ad est degli Appalachi a causa della Louisiana: repubblica affiliata all'OIF o regione d'oltremare della Francia?

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Bhrihskwobhloukstroy gli ha spiegato puntualmente:

Quando è scoppiata la Guerra dei Sette Anni, le ostilità fra Gran Bretagna e Francia erano ormai iniziate di fatto già da due anni (attacco di George Washington a Jumonville Glen del 28. maggio 1754), quindi sono convinto che, con o senza Guerra dei Sette Anni, la Guerra Franco-Indiana avrebbe comunque comportato la perdita di tutte le Colonie Francesi in Nordamerica. Al momento della Guerra d’Indipendenza (Secessione delle Tredici Colonie), la Nuova Francia era ormai scomparsa (spartita fra Gran Bretagna e Spagna) da ventitré anni e, senza Napoleone, la Louisiana non sarebbe mai tornata alla Francia, che dunque non l’avrebbe venduta agli Stati Uniti, i quali intorno al 1812 sarebbero tornati Colonia Britannica, per diventare in prosieguo di tempo Dominion (uno o più), alla fine – come il Canada e insieme a questo – riunificate in un’unica British North America e, direi, parificate alla Madrepatria nella Greater Britain, stavolta realizzabile senza ostacoli (ossia senza Stati Uniti come Potenza sovrana). Penserei dunque, per il giorno d’oggi, a una Federazione dell’America Settentrionale Britannica come parte del Regno Unito allo stesso livello della Scozia.

L’esperienza dell’Indipendenza delle Tredici Colonie avrebbe messo in guardia il Regno Unito circa la pericolosità dell’idea di tentare di staccare le Colonie Iberoamericane dalla Madrepatria attraverso l’Indipendentismo; molto più sicuro sarebbe stato continuare a sfruttare gli Imperi Iberoamericani come nel XVIII. secolo senza incoraggiare esempi che si sarebbero potuti ritorcere contro lo stesso Impero Britannico. Perfino la Seconda Repubblica andrà molto cauta sulle questioni coloniali e verosimilmente punterà a diffondere la richiesta di parificare le Colonie alla Madrepatria piuttosto che un’Indipendenza in stile statunitense. Un parziale parallelo si può vedere nell’Unione Sovietica storica, che ha trasformato l’Impero Russo in un’Unione di Repubbliche, mentre le Secessioni hanno avuto luogo in concomitanza con le sconfitte militari (Brest-Litovsk prima, il 1991 poi): anche il più rivoluzionario dei regimi rifugge dalla frammentazione geopolitica, che è invece un obiettivo di guerra (da impiegare con la massima attenzione).

Si può invece dubitare che il confine fra Colonie Britanniche e Spagnole rimanga il Mississippi. Fino al 1848, l’integrità territoriale della Nuova Spagna, come di tutta l’Ispanoamerica, sarebbe garantita dal Patto di Famiglia Borbonico; dopo di allora, è concepibile che i Coloni Angloamericani premano per un’espansione verso Ovest, ma il fatto che nel 1867 siano stati gli Stati Uniti e non il Canada ad acquisire l’Alaska dalla Russia induce a diffidare delle conclusioni frettolose: con la tendenza che si sarebbe diffusa dalla Francia a parificare le Colonie alla Madrepatria, un’estensione dell’America Settentrionale Britannica a spese di un Impero Coloniale già sfruttato economicamente dal Regno Unito avrebbe portato a perdite finanziarie maggiori dei guadagni territoriali. Sarebbe stato molto più vantaggioso puntare sulla penetrazione privata fino alla Nuova Elvezia, come del resto è stata anche la geopolitica degli Stati Uniti appunto dopo la Guerra contro il Messico (anche la Guerra Ispano-Americana si è conclusa in modo analogo, con l’eccezione delle Filippine).

Possiamo dunque postulare, anziché variazioni dei confini, una diffusione delle ferrovie come nella Storia reale, anche attraverso le frontiere coloniali. Di fatto, con la spartizione della Cina (intorno al 1913) dovrebbe terminare il periodo dell’espansione territoriale degli Imperi Coloniali e più in generale delle guerre di conquista (a parte i citati rischi legati alla presumibile Crisi intorno al 1934 fra Mussolini e l’Erede di Francesco Ferdinando), per lasciar spazio all’intensificazione dello sfruttamento delle Colonie: opportunamente si parla infatti di “Treno Coloniale” quale emblema della Belle Èpoque, ma anche in Europa l’Orient Express (insieme al Titanic e ai dirigibili) fa parte dell’immagine prototipica del periodo. Mi spingerei anzi a immaginare che, senza la Triplice Alleanza con l’Italia e d’altronde senza la Prima Guerra Mondiale, il traforo del tunnel del Sempione sarebbe stato anticipato rispetto al 1919 (e così pure l’istituzione del Simplon Orient Express) e in ogni caso sarebbe stata sfruttata la Galleria Ferroviaria del Gottardo (1872-1882) per collegare Parigi con Venezia e Roma attraverso il più breve tratto possibile di territorio austriaco, da Como a Treviglio attraverso Milano (poi ancora per poco a Trieste e a Fiume sulla linea verso Costantinopoli) se non addirittura sulla sola ferrovia Como-Lecco (per entrare in Italia a Vercurago, sotto il Castello dell’Innominato): questo sarebbe stato il principale collegamento fra le due Repubbliche “Sorelle” di Francia e Italia (direttemente confinanti, come detto, solo fra Algeria e Tripolitania), laddove il legame della Toscana con la Pianura Padana sarebbe stato attraverso la Cisa (per ferrovia) e l’Abetone (lungo la strada di Antoniotto Botta Adorno) anziché il Mugello (a parte la Romagna Toscana – comunque non padana – che faceva di Predappio un castello di confine; sempre lungo il Confine Pontificio-Granducale, credo che la Repubblica di Cospaia si sottometterebbe comunque allo Stato della Chiesa il 26. giugno 1826, per cui non rimarrebbe un’area extraterritoriale fra l’Impero e la Repubblica Italiana, mentre San Marino, come detto, continuerebbe a rappresentare un’exclave imperiale nel Patrimonio di San Pietro, similmente ad altri Feudi in Alsazia e Lorena: saremmo arrivati alla costruzione di un Muro di San Marino per 61,2 km² della Repubblica come per i 479,9 di Berlino Ovest?).

Colgo l’occasione della Toscana per completare l’accenno fatto in precedenza alla Questione Etrusca. Carlo Battisti e Giacomo Devoto, come Sudditi Imperial-Regi, insegnerebbero ugualmente all’Università di Firenze, ma la “Scuola Mediterraneistica” (antiindoeuropea perché germanofoba e dunque antiariana) si svilupperebbe piuttosto a Napoli ed eventualmente a Padova: la versione “italiana” coinciderebbe con quella della Storia nota e considererebbe gli Etruschi rappresentanti del sostrato mediterraneo (presunto) preindoeuropeo, fino al punto di ritenerli precedenti agli Italici (indoeuropei) e ai Latino-Venetici, allorché invece la Scuola Fiorentina ucronica tenderebbe, almeno a lungo andare, a privilegiare del Mediterraneismo l’aspetto alternativo alle etimologie (neo)latine, inquadrandolo però dapprima in una più grande unità ario-mediterranea e in prosieguo di tempo specificamente nella classe anatolica della famiglia indoeuropea (in accordo con l’orientamento dell’Etruscologia europea e specialmente tedesca), in tal modo lasciando spazio a un subsostrato indoeuropeo preetrusco coincidente di fatto col paleoligure in quanto lingua celtica. L’eredità celtogalatica sarebbe infatti una delle principali bandiere del Nazionalismo imperiale, accanto al Baltoslavismo, che per parte sua eviterebbe la contrapposizione novecentesca fra Tesi Occidentalista e Tesi Orientalista a riguardo della Protopatria degli Slavi, dal momento che la Protoslavia verrebbe concepita come una vasta area (tardoindoeuropea) baltoslava meridionale fra i Germani, i Celti, gli Sciti-Sarmati-Alani (īrānici) e i vicini baltoslavi settentrionali (Protobalti) e meridionali (Daco-Misî e poi Traci, fino ai Frigi e forse, per loto tramite, agli Armeni).

Chiusa la digressione di Storiografia Ucronica, ritorno agli equilibrî geopolitici senza gli Stati Uniti d’America. Ritengo inevitabile, anche senza Stati Uniti, che magari non già nel 1945, ma in ogni caso presto o tardi sarebbe stata realizzata la Bomba Atomica; la prima Potenza a detenerla sarebbe stata / stato verosimilmente il Reichsbund (se non altro per la provenienza dei Fisici che storicamente vi hanno contribuito) se non l’Impero Britannico, ma con ogni probabilità la tecnoloogia nucleare si sarebbe diffusa – come nella Guerra Fredda – anche alle altre Potenze e con ciò si sarebbe arrivati all’Equilibrio del Terrore, che avrebbe ulteriormente contribuito a congelare i confini se non anche i conflitti. Fra l’altro, senza il Patto Atlantico e con un Mussolini ancora socialista (benché al contempo nazionalista), almeno dopo la fase mussoliniana la Repubblica Italiana sarebbe stata divisa fra uno schieramento cattolico (probabilmente chiamato proprio Democrazia Cristiana) e uno socialdemocratico (di cui farebbe parte anche Enver Hoxha, in questa ucronia scritto quasi certamente Hogia e forse detto Lucio come traduzione di ’Anwar; non esisterebbe invece Benedetto detto Bettino Craxi o perlomeno sarebbe una persona diversa, perché difficilmente la famiglia paterna di suo padre Vittorio si sarebbe trasferita a Milano e quindi non avrebbe avuto luogo il matrimonio con Maria Ferrari di Sant’Angelo Lodigiano).

Che cosa potrebbe succedere nel 1968, col Maggio Francese (che, come quasi tutta la Storia della Francia, considero quasi invariato in questa ucronia, dove ciò che cambia sono soprattutto il Reichsbund – in luogo di una quindicina di Stati della nostra Storia più parti di ulteriori cinque – e in parte la Scandinavia, la Russia, l’Italia e l’Impero Ottomano; il Regno Unito già meno, se non per il fatto che al posto degli Stati Uniti abbiamo gli Imperi Coloniali Britannico, Spagnolo e Russo)? Come sarebbero stati gli Anni Settanta senza Guerra Fredda fra Alleanza Atlantica e Patto di Varsavia (e con la Cina spartita fra le Grandi Potenze Coloniali)? Nei grandi Imperi mondiali (Impero Britannico, Francia, Spagna, Portogallo, Russia, ovviamente senza esclusione delle Colonie Olandesi e del Reichsbund) si sarebbe pur sviluppata – a prescindere da più o meno strumentali finanziamenti da parte di Potenze rivali – qualche forma di guerrilla separatista, con probabili infiltrazioni terroristiche anche in Territorio Metropolitano; in Europa, è possibile che – come nella Storia reale – la neutrale Svizzera e forse la Nuova Unione di Kalmar (se non legata al Reichsbund nel contesto di un’Unione Mitteleuropea) restassero relativamente tranquille, ma già nel Reichsbund temo che si sarebbero dovuti fare i conti col fenomeno del Terrorismo Politico: invece della Rote Armee Fraktion ci potremmo aspettare una sorta di Grande-Armée-Fraktion e, nel Reichsitalien (in particolare il Triangolo Industriale storico), al posto delle Brigate Rosse le Brigate Tricolori, in entrambi i casi con segreto ma ovvio appoggio da parte delle vicine Repubbliche. Inoltre non mancherebbe il Terrorismo di segno opposto, magari sotto forma di una sorta di Gladio non atlantista che potrebbero anche essere i veri e proprî Uscocchi (ancora realmente presenti ai funerali di Ottone d’Asburgo-Lorena nel luglio del 2011), micidiali Irregolari croati (in grado di compiere stragi paragonabili a quelle che abbiamo conosciuto) storicamente operativi nel Settore Adriatico e qui anche in Lombardia, donde sconfinerebbero in Veneto – per ricongiungersi coi commilitoni adriatici – e altrove (come i Croati nel Lombardo-Veneto e nei Ducati durante il XIX. secolo).

Al più tardi con la caduta dell’eventuale citato Muro di San Marino si dovrebbe concludere la possibile ucronia stagione degli Anni di Piombo e avrebbe inizio la già menzionata fase di miglioramento delle relazioni fra Repubbliche Francese e Italiana da un lato e Reichsbund dall’altro; non si tratterebbe tuttavia della fine di una Guerra Fredda con vittoria netta di uno dei due schieramenti, per cui non mi pare verosimile la fusione delle due ipotizzabili Organizzazioni Sovranazionali (Unione Latina più o meno incompleta – le Monarchie Iberiche e i rispetti Imperi Coloniali sarebbero casomai in varia misura legate esternamente al Regno Unito nonché al relativo Commonwealth of Nations – e Unione Mitteleuropea con o senza Impero Ottomano) né tantomeno l’allargamento dell’una all’altra (intera o in parte): tutt’al più si potrebbe arrivare a un’Area Economica Europea integrata a qualche livello, ma pur sempre divisa in due Blocchi Politico-Militari.

Credo insomma che si configuri un Mondo dove l’Impero Britannico svolgerebbe il ruolo degli Stati Uniti, la Russia sarebbe decisamente più potente di oggi (anche se non proprio ai livelli della Guerra Fredda storica), la Cina sarebbe ancora spartita, il Giappone isolato o almeno isolazionista e l’Europa divisa fra Unione Latina (Repubbliche Francese e Italiana) e Unione Mitteleuropea (Reichsbund, Olanda, Scandinavia), con la Svizzera come sempre neutrale, il Portogallo in orbita britannica, la Spagna amica di tutti (dei Latini, degli Inglesi e della Monarchia Cesareo-Apostolica; manca solo la Russia) e l’Impero Ottomano co-Protettorato Britannico-Mitteleuropeo. Apparentemente, in Europa la prevalenza territoriale è dell’Unione Mitteleuropea, ma la sola Repubblica Francese, coi suoi enormi Territorî Metropolitani d’Oltremare (anche se non in America Settentrionale), si colloca a un livello di potenza superiore, benché non al punto di poter attaccare i rivali.

Per la cronaca, dato che i Savoia sarebbero tuttora Re di Sardegna con tutti i relativi Stati Continentali in Fusione Perfetta (senza però Genova né i Suffeudi Imperiali Lombardi e Monferrini), questi ultimi nell’àmbito del Sacro Romano Impero, la controversia fra Vittorio Emanuele (qui Principe di Piemonte) e Amedeo d’Aosta sarebbe stata regolata dall’Imperatore a favore di quest’ultimo, per l’ovvio precedente (che non potrebbe essere rimesso in discussione) di Francesco Ferdinando e dei suoi Eredi (nonostante le differenze specifiche nei dettagli delle rispettive Leggi di Successione Sabauda e Asburgica) e anche perché in questo contesto, senza l’argomento dell’Abdicazione di Umberto II. in quanto sottopostosi al Rĕfĕrĕndŭm fra Monarchia e Repubblica, viene meno la possibilità per Vittorio Emanuele di dichiararsi Re al posto del padre. In pratica, oggi nella Repubblica Italiana ci sarebbero i Triumviri (uno dei quali con ogni probabilità Sergio Mattarella, gli altri forse Luca Zaia e Alessandro Di Battista come rappresentante sia del Movimento Cinque Stelle sia della componente romana della Repubblica), mentre nel Reichsitalien, oltre all’Imperatore e Re Carlo IX./I. e a parti i Feudi Imperiali minori, regnerebbero a Firenze Sigismondo I. di Toscana e a Torino appunto Amedeo X. di Sardegna (la cui numerazione continuerebbe come sempre quella dei Conti, poi Duchi, di Savoia); Lucca sarebbe tuttora (come San Marino) Repubblica.

Dalla Storiografia Ucronica procede anche l’Ucronia Ucronica: l’idea che ci si sarebbe fatti delle cosidette ‘occasioni mancate’ (oppure dei pericoli scampati). Nel caso di Federico II., mi pare certo che molte ucronie sarebbero risultate coincidenti o quasi con le nostre, per esempio nella prospettiva di un matrimonio con Maria Teresa o in quella che in realtà favorisce Enrico di Hohenzollern, facendone il Re di Dacia (magari con possibile ipoteca su Costantinopoli) o soprattutto Re degli Stati Uniti, che allora ci immagineremmo estesi a tutto il Nordamerica Britannico e pronti, dopo la confluenza per Unione Personale con la Prussia, a conquistare anche la Nuova Spagna, il tutto trionfalmente nell’àmbito del Reichsbund... In un quadro più realistico, altre ucronie si concentrerebbero sulla Guerra di Successione Austriaca, ma vedendo una partecipazione del giovane Federico – eternamente grato agli Asburgo per aver avuta salva la vita – accanto a Maria Teresa (anche nel caso che non l’avesse sposata) al fine di spartirsi con lei la Sassonia, compresa la Prussia Reale (ossia Occidentale) dalla Polonia; poi potrebbero arrivare a concepire una saldatura della Guerra Franco-Indiana con un conflitto nell’Impero (la nostra Guerra dei Sette Anni), ma senza Rovesciamento delle Alleanze (anzi, con un Rovesciamento delle Alleanze ucroniche), per cui Federico attaccherebbe l’Elettorato di Hannover neutralizzando l’intervento a favore di quest’ultimo da parte della Coppia Imperiale mercé l’attacco di Luigi XV. ai Paesi Bassi Austriaci e magari anticipando la Ribellione di Washington.

Le Spartizioni della Polonia (in tal caso ucroniche) sarebbero concepibili, perché le aspirazioni prussiane sulla Pomeriania Occidentale erano evidenti e le mire russe e asburgiche sulla Rzeczpospolita addirittura tradizionali (rispettivamente da due e quattro secoli). È presumibile, invece, che il destino della Corsica non verrebbe indovinato, anzi si penserebbe che l’isola andasse a Carlo Emanuele III., come al solito altalenante fra un’Alleanza e l’altra; credo che nessuno riuscirebbe a riconoscere in Napoglione Buonaparte il potenziale Primo Console e Imperatore dei Francesi (o comunque, se qualcuno lo pensasse, ammetterebbe di volare con la fantasia e tutti noi altri interverremmo a ribadire l’improbabilità della sua idea). Con ciò, oltre a non essere mai in grado di anche soltanto immaginare un Napoleone III., perderemmo l’occasione di individuare nel 1812 la definitiva perdita degli Stati Uniti da parte del Regno Unito e di conseguenza l’Egemonia Americana che si è venuta a creare, al posto di quella Britannica, attraverso le due Guerre Mondiali (solo in negativo con la Prima). Tanto per renderci conto del livello, sarebbe come se uno proponesse un’ucronia in cui il Colonnello russo (luterano e di origini sassoni) Pável Ivánovič Péstel’ (figura carismatica e poi fatale della Congiura dei Decabristi) diventasse Imperatore dei Tedeschi (cui dopo meno di un quarantennio di Restaurazione succederebbe un suo [presunto] parente Paolo III. non esistito nella Storia reale) e il Conte Michaíl Michájlovič Speranskij fondasse una Repubblica Federale in Siberia (di cui era Governatore), destinata a diventare nel giro di un secolo e mezzo la massima Superpotenza del Globo, egemone sulla stessa Russia residua: di certo non la annovereremmo fra le ucronie più verosimili, per cui altrettanto faremmo della Storia reale se formulata in termini di Alternativa controfattuale entro questa ucronia.

Insomma, i nessi causali fra Federico II., Napoleone e gli Stati Uniti emergono da questa riflessione come una sorta di disorientante colpo al bi(g)liardo, che ha dirottato il prevedibile corso della Storia su una traiettoria al di fuori degli schemi razionali (ma che a noi che ci siamo nati appare invece del tutto logica e che spesso abbiamo la tentazione di scambiare con una Necessità di Natura). Non che la Francia non avesse mire sulla Corsica (anzi...), però sarebbe bastato un ulteriore ritardo di un paio di appena tre decenni (quasi niente, rispetto ai secoli che erano già trascorsi) per modificare del tutto il ruolo di Napoleone; così pure, l’Indipendenza Americana non era certo un’utopia irrealizzabile, ma è stata alquanto precoce rispetto ai tempi che ce ne si sarebbe potuti immaginare (le sue probabilità sarebbero aumentate col passare del tempo) e d’altra parte senza quella precisa cronologia alta avrebbe mancato l’Acquisto della Louisiana e perciò ritardato decisamente se non compromesso il raggiungimento del Pacifico, con tutto ciò che ne è conseguito.

Quel che mi premeva di sottolineare è che la Storia stava andando in gran massa verso un altro – pur sempre provvisorio – esito (almeno alla nostra quota cronologica), molto più eurocentrico (l’America ancora spartita fra quattro Potenze del nostro Subcontinente e gli Imperi Coloniali nel resto del Mondo ancora in pieno sviluppo), anche perché senza (ancora) il ritorno dell’Estremo Oriente – perlomeno entro i nostri giorni – alle tradizionali posizioni di relativo primato. L’Europa, che constava di dieci Stati Sovrani all’inizio del XVII. secolo, ne avrebbe avuti altrettanti (undici se si includono l’intero Bacino del Mediterraneo e il Vicino Oriente) all’inizio del XXI., mentre oggi perfino contando l’intera Unione Europea e i relativi Protettorati come unico Stato siamo a una ventina (una cinquantina se si sciogliesse l’Unione, che finora resta solo Sovranazionale).

Naturalmente né Federico II. né Napoleone né i Presidenti degli Stati Uniti (Washington e Successori) potevano sapere che sarebbe andata così; ma – mi chiedo – miravano a frammentare il (Sub)continente o no? Napoleone apparentemente no, Federico II. e i Presidenti Americani sicuramente sì e, siccome precedono Napoleone, l’attuale esito è una loro vittoria, con la differenza che la Prussia non esiste più (anche se, di fatto, la Germania Federale di oggi ne è in notevole parte l’Erede), mentre gli Stati Uniti sono più potenti che mai. Se quindi volessimo prevedere il Mondo fra due secoli e mezzo, potremmo perlomeno dire che la tendenza in corso (come prima di Federico II. era di riassestare l’Europa su una decina di Stati) è di conservare l’Europa e il Mondo divisi fra molti Stati Sovrani, alcuni potenti (sempre di meno come numero e di più come livello), tutti gli altri limitati a margini di iniziativa molto minori, a meno che nel frattempo si inneschi o si sia già innescato un processo più o meno latente che di nuovo ribalti l’andamento storico in modo imprevedibile.

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Sempre sul tema di Federico il Grande, ecco l'idea di Massimo Berto:

Se la Zarina Elisabetta Petrovna non fosse morta improvvisamente il 5 gennaio 1762 e il generale Pëtr Aleksandrovič Rumjancev-Zadunajskij avesse distrutto la Prussia nella Guerra dei Sette Anni, che Europa ci sarebbe ora?

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Gli risponde Tommaso Mazzoni:

Con annessione integrale di tutti i Dominî Prussiani? Se sì, significa che ogni processo di unificazione Germanica avrebbe dovuto passare o dalla Guerra fra Austria e Russia, o dall'unificazione dei due troni per via matrimoniale.

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E Iacopo aggiunge:

Ma quindi il Brandeburgo passerebbe passerebbe ai Romanov? Gli Imperatori di Russia sarebbero anche Elettori? Forse una secondogenitura sarebbe il modo migliore di evitare un'escalation. Mi chiedo se a) la presenza di un elettorato russo non potesse far sentire incerti gli Asburgo della loro posizione nell'Impero (con conseguenze sia nel 1806 che nel 1815) e b) se la Russia, essendo subentrata ala Prussia, non possa prenderne il posto che nell'unificazione tedesca.

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Interviene il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Dal 1815, in effetti, la Confederazione Germanica è stata di fatto un Protettorato Russo. Nello sconcertante panorama dell'adolescenza geopolitica delle Potenze Moderne (XVI.-XIX. secolo), l'Impero Russo fa indubbiamente parte della Schiera dei Militaristi (come la Francia e la Prussia), che risolvono quasi ogni vertenza col Ricorso alla Forza, però si contraddistingue per un'interpretazione del Ruolo di Egemone in forme per così dire paternalistiche, dal momento che si sobbarca quasi sempre tutti i costi di tale condizione e soprattutto presenta non dico sempre (un controesempio sarebbe proprio la Guerra dei Sette anni), ma perlomeno spesso una notevole coerenza nelle Alleanze (fatto salvo il frenetico cambiamento da parte degli stessi Alleati).

D'altra parte, gli Asburgo - in genere alquanto avari di riconoscenza - hanno esibito con un'incomprensibile coerenza, fino all'autodistruzione, il puntiglio del rispetto scrupoloso di ogni Trattato, anche ampiamente superato e obsoleto. Già storicamente i conflitti austro-russi sono stati particolarmente rari; un'Alleanza intraimperiale dei Due Imperatori (o ‘Imperatrici’, se consideriamo tale Maria Teresa), tanto più se innestata sul Rovesciamento del 1756, avrebbe forse permesso una svolta della Storia Europea ben più radicale che la Rivoluzione Francese. Sempre per essere noioso e ripetitivo, la Repubblica Europea di Rousseau si fondava proprio sulla convergenza di Impero, Russia e Francia, con buona pace (letteralmente) della Prussia, esattamente ciò che si configura in questo scenario: la Repubblica Europea come realtà politica dal 1763.

Forse si può valorizzare l’ipotesi del Brandeburgo alla Russia, perfino con un Punto di Divergenza più vicino alla Storia nota (ma le due prospettive sono relativamente indipendenti l’una dall’altra).

Cominciamo col Punto di Divergenza. L’aspetto fondamentale è che la Russia annienti la Prussia invece di far pace per attaccare la Danimarca e riconquistare il Ducato di Hostein-Gottorp. Questo si può ottenere anche ammettendo per Elizaveta Petrovna la stessa durata di vita che ha avuto storicamente, basta che qualcuno (per esempio ella stessa, col carattere passionale che la contraddistingueva) obblighi Carlo Pietro Ulrico - magari con una dichiarazione ufficiale e l’automatica decadenza dalla Successione in caso di fedifragio - a «cancellare qualsiasi forma di Sovranità del sedicente Re di Prussia sui suoi Dominî».

Con ciò, Pietro III. è costretto perlomeno a rimandare la riconquista del Ducato avito; in compenso, con i Dominî Prussiani interamente occupati dalla Russia, l’Elettorato di Hannover è senza difese e cade in mano russa. È a questo punto che possiamo immaginare - ma appunto indipendentemente dal Punto di Divergenza - che la Spartizione della Prussia (visto che sempre di Spartizione si tratterebbe) differisca in cinque punti dalla proposta che avevo avanzato per l’Ucronia di Kunersdorf (adesso parto con una disamina un pochino tecnica, ma... a fin di Bene):

1) la Russia ottiene la Prussia Orientale, la Pomerania Posteriore, il Brandenburgo (con l’Elettorato) e la Frisia Orientale;

2) la Svezia riottiene la Pomerania Anteriore Prussiana, non la Pomerania Posteriore, tuttavia è compensata con un Elettorato aggiuntivo (detto «di Bassa Sassonia», dal nome del Circolo Imperiale cui appartiene);

3) la Sassonia incamera quasi tutta la Sassonia Prussiana (senza Altmark), quindi l’Arcivescovato di Magdeburgo, il Vescovato di Halberstadt e le Signorie di Halle, Mansfeld e Hohnstein; NON cede, di conseguenza, le Lusazie all’Austria;

4) l’Austria riottiene tutta la Slesia (e basta, ma poi vedremo le conseguenze);

5) la Gran Bretagna può riavere l’Elettorato di Hannover a condizione di restituire - come espiazione della propria Fellonia e in particolare per aver contravvenuto (con la forza delle armi) al divieto di reclutarvi Truppe - la strategicissima Signoria di Hadeln (alle spalle di Cuxhaven, sul Mare del Nord, e che si era per tale motivo rivoltata contro l’Elettore proprio nella prima fase della Guerra) all’Imperatore (v. qui appresso) e tutte le Colonie alla Francia, ma ricevendo come compenso dalla stessa Spartizione della Prussia il Principato Vescovile di Minden (più esteso e confinante a Sud-Ovest), la contigua Contea di Ravensberg e, più a Ovest, le Contee di Tecklenburg e Linden, quindi in complesso quasi dieci volte tanto rispetto alla perdita di Hadeln;

6) la Francia ottiene il miracolo di riavere tutte le Colonie dall’Impero Britannico, in più i Ducati di Kleve e di Gheldria Superiore, la Contea di Dortmund, Mark e il Principato di Neuchâtel dalla Spartizione della Prussia e la Dignità Elettorale (detta del Basso Reno, dal nome del Circolo Imperiale della maggior parte dei Feudi) - ma con l’impegno di votare sempre in conformità all’Elettore di Hannover (che a sua volta era legato all’impegno di votare sempre secondo le indicazioni asburgiche) - onde riequilibrare il Collegio degli Elettori, ormai costituito da Sei Cattolici (gli Arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri, il Principe di Baviera e il Re di Boemia più il Re di Francia) e Cinque Non Cattolici (Sassonia [in teoria considerato Protestante], Brandenburgo [v. sotto], Hannover, il Conte Palatino e il Re di Svezia);

7) grazie all’opera mediatrice di Caterina, investita di Hadeln dall’Imperatore, avviene - come logica anticipazione del Trattato di Carskoe Selo (27. agosto 1773) - l’accordo con la Danimarca per lo scambio della Contea (poi Ducato) di Oldenburgo con la rinuncia da parte russa alle rivendicazioni sul Ducato di Holstein-Gottorp, qui ucronicamente con l’eccezione del Castello di Gottorp/Gottorf, di cui viene gratificato Pietro III. in cambio della Subinfeudazione (Afterlehen) di Hadeln alla Danimarca (sempre col privilegio di non arruolare Milizie, che certo alla Russia risulta un sacrificio trascurabile), il che appunto determina l’anticipo di un decennio del Trattato (e garantisce una vita assai più lunga a Pietro III.);

8) nell’àmbito di questa Politica, che vede lo Car’ amministrare direttamente Oldenburgo (insieme alla Frisia Orientale) senza delega al cugino Principe Federico Augusto Vescovo di Lubecca, Caterina II. ottiene in Suffeudo (prima di ereditarlo in forma di Feudo Femminile [Kunkellehen] come da Storia vera nel 1795, tre anni prima di morire) le Signorie di Jever e Kniphausen (sul Litorale fra la Frisia Orientale e Oldenburgo) e con ciò si ha una robustissima exclave russa fra le Provinc(i)e Unite e Hannover, nella quale Pietro III. trasferisce di fatto la propria Capitale rinominando Oldenburgo «Neu-Gottorf», popolarmente però (col pretesto ufficiale della Cappellania Cattolica destinata a diventare nel 1807 la Chiesa Cattolica di S. Pietro) «Sankt-Petersburg» (con duplice allusione allo Car’ e alla sua Capitale di provenienza) e che riceve dal Sovrano un enorme sviluppo, diventando di fatto la nuova Capitale dell’Impero Russo sotto i due Sovrani Tedeschi e sul Mare del Nord anziché nel Golfo di Finlandia.

Ulteriore conseguenza dell’allungamento della vita e del Regno di Pietro III. è che sul Trono di Polonia-Lituania non sale l’amante di Caterina, Stanislao II. Poniatowski, ma il Successore del defunto Augusto III. (Federico Augusto II. Wettin di Sassonia), Federico Augusto III. (storicamente divenuto Duca di Varsavia con Napoleone nel 1807, ma Principe Elettore di Sassonia dal 1763). Pietro III. comunque mantiene la devozione a Federico II., che anzitutto rimane Capo della Chiesa Evangelico-Riformata del Brandenburgo e in Prussia (il giuramento stilato da Elisabetta non aveva previsto questo particolare e non lo nomina), inoltre riesce a prendersi almeno una rivincita sulla Sassonia spingendo - come nella Storia vera - Caterina II. (e a maggior ragione Pietro III.) e Maria Teresa alla Prima Spartizione della Polonia, esattamente nelle stesse modalità, ma facendosi investire della Prussia Occidentale (in quanto non ancora compresa nei Dominî nominati dal Giuramento) come Feudo Prussiano (al di fuori dell’Impero), mentre il Distretto della Netze va direttamente alla Prussia Russa come collegamento territoriale col Brandenburgo.

Con una proposta a sorpresa, Pietro III. offre l’incorporazione della Prussia (compresa quella Occidentale e tutto ciò che ha acquisito dalla Polonia) nel Sacro Romano Impero; Federico spera in questo modo di potersi candidare alla successiva Elezione Imperiale (dove in teoria potrebbe puntare al massimo sui Voti - oltre quello scontato del Brandenburgo - della Sassonia scontenta ma in questo caso impotente di fronte alla Successione Bavarese, per la quale non può scatenare l’omonima Guerra nel 1778-1779, della Svezia con la promessa della Pomerania Posteriore ormai non più indispensabile come sbocco al mare del Brandenburgo e dei Tre Arcivescovi Arcicancellieri se disposti a votare un Imperatore ‘Non Confessionale’), ma premuore di quattro anni (1786) a Giuseppe II. (Imperatore dal 1765 come da Storia vera).

Qui termina la parte un po’ tecnica. Il risultato è quanto mai simile alla Storia reale, solo con quattro o cinque motivate anticipazioni (Carskoe Selo, Jever, l’aumento del Collegio Elettorale, S. Pietro a Oldenburgo, l’estensione della Germania alla Prussia ex-Polacca, senza tuttavia la Posnania).

Altre conseguenze, stavolta sulla Storia di Francia e per il fatto che la Guerra dei Sette Anni termina con una concretissima Vittoria (oltre che con una ancor più miracolosa neutralizzazione della Sconfitta nelle Colonie), credo che possano essere, fra le altre, proprio l’idea di Perchè No? su Luigi XVI. Navigatore (nella versione più estesa) e, grazie a questa, tutte e tre le ipotesi da lui stesso proposte nell’Ucronia sull’Affare della Collana. Tutte e quattro insieme sono veramente in grado di delineare una Storia in cui ragionevolmente (e non vogliamo seguire la Ragione per quest’Epoca?) la Rivoluzione non ha né motivo né modo di scoppiare.

Ancora, per rendere russo-prusso-rousseau(v)iana tutta quest’ucronia, diamo uno sguardo complessivo all’Impero. Nel Collegio degli Elettori si trovano il Re Apostolico (con ben due voti, dato che non ha avuto luogo la Guerra di Successione Bavarese) e i Sovrani di Russia, Svezia, Regno Unito e Francia (questi ultimi due legati al voto asburgico); la Prussia come potenziale Controimperatore è scomparsa e l’Elettore di Sassonia è ancora Re di Polonia-Lituania, ridotta da una sola Spartizione. Nel Reichstag siede anche il Re di Norvegia e Vassalli dell’Impero a Sud delle Alpi sono i Re di Sardegna e (per lo Stato dei Presidî) delle Due Sicilie. I Sovrani di otto fra le principali Potenze europee sono quindi Condòmini nell’Impero. Tutto è pronto perché risulti ragionevole prendere in seria considerazione il Piano di Pace Perpetua dell’abate Castel de Saint-Pierre ripreso da Rousseau: una Lega dei Sovrani d’Europa (mancano Spagna e Portogallo, che possono essere coinvolti rispettivamente attraverso un Patto di Famiglia Borbonico e il Protettorato Britannico in formazione) dove gli Stati di ciascuno siano garantiti da tutti (per cui vi aderirebbero immediatamente Olanda, Svizzera, Venezia e Stato Pontificio, sùbito seguìti dalla Sublime Porta, che capirebbe all’istante di rappresentare altrimenti la prima Vittima designata), di fatto una Santa Alleanza anticipata di 35 anni e dove tutte le Colonie Europee in America rimarrebbero col consenso generale alle rispettive Metropoli.

Non è un’Ucronia Irenistica, perché la situazione porterebbe verosimilmente a un anticipo del Colonialismo in Africa Nera e del Grande Gioco in Asia, però almeno mi sembra al contempo accettabile per tasso di Realismo e interessante per discostamento complessivo dalla Storia.

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Lapidario è il commento di Enrico Pellerito:

Splendida elaborazione.

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Ed ecco un'altra ucronia dedicata a Federico II di Prussia da Camillo Cantarano:

Federico II di Prussia, colui che ha creato il militarismo germanico e che ha reso la Prussia una delle maggiori potenze europee, cercò di scappare a 18 anni verso la Francia, per sottrarsi al padre. Dopo essere stato scoperto decise di non andare avanti, ma una volta in Prussia fu processato, e nove mesi di prigionia deformarono il suo carattere, trasformandolo in quel sovrano bellicoso che conosciamo. Ma se invece riesce a scappare, come cambia la storia?

1730: Federico II di Prussia fugge in Francia, dove si ritira come privato cittadino. Il re sergente intima la sua consegna, ma Federico si appella al re e riesce a ricevere l'asilo politico. Scoppia la guerra franco-prussiana. Le più grandi potenze europee si astengono dal conflitto, che si trasformerebbe in una vera e propria "guerra mondiale", una guerra dei sette anni anticipata.

1731: La Francia consegue alcune delle vittorie più brillanti della sua storia, arrivando dopo tre mesi a Berlino. Lì il re sergente decide di arrendersi, e cede il Brandeburgo fino a Berlino alla Francia. Governatore di questa zona sarà Federico.

1740: Federico Guglielmo muore e lascia il regno ad Augusto Guglielmo. Nello stesso anno scoppia la guerra di successione austriaca, a cui partecipa la Francia a favore di Carlo di Whittelsbach. La Francia sottrae alla Prussia tutto il suo regno ad eccezione della Prussia Orientale, per non sguarnire il campo. L'Inghilterra decide di fare fronte comune con la Francia e con la Spagna, sua alleata, per consolidare il suo predominio in Europa. Viene conquistata parte della Prussia Orientale, e la Prussia viene trasformata in un ducato. Inoltre viene presa la Slesia, regione importante dal punto di vista commerciale.

1742: viene firmata la Pace di Aquisgrana con le seguenti clausole: riconoscimento della sovranità inglese sulla Slesia e abbandono della Prussia Orientale; occupazione di tutto il regno di Prussia da parte dei francesi, ad eccezione di una zona al confine con il corridoio di Danzica; riconoscimento del re di Francia come elettore di Brandeburgo.

E poi?

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Passiamo alla pensata di Michal I:

Federico II, dopo la Battaglia di Kunersdorf del 12 agosto 1759, cadde in uno stato di depressione che durò qualche giorno, fino al 15 Agosto, prima di riprendersi e tornare a comandare l'esercito. Ma se non si riprendesse?

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Gli replica così Bhrihskwobhloukstroy:

L'ucronia su Kunersdorf mi sembra una delle più dirompenti, perché - se sfruttiamo al massimo le sue possibilità - può portare sùbito alla Spartizione del Brandenburgo-Prussia, con quest'ultima direttamente alla Russia per Diritto di Guerra e tutto il resto all'Impero per Fellonia, ma a sua volta redistribuito per investitura fra Sassonia (Brandenburgo - con l'Elettorato - e Sassonia Prussiana, in cambio della restituzione Lusazie all'Austria, che ovviamente recupera anche la Slesia), Svezia (Pomeranie) e Francia (tutto il resto).

Non è verosimile che ciò porti a un diverso esito della Guerra dei Sette Anni fuori d'Europa, ma è molto probabile che la Sassonia a questo punto svolga il ruolo della Prussia nella Prima Spartizione (1772) della Polonia (mirando alla Prussia Occidentale per compensare in parte la perdita della Polonia stessa), mentre la Russia punterebbe come ovvio anzitutto alla Samogizia (per ottenere la contiguità territoriale con la Prussia Orientale; si noti che tutti gli Junker di quest'ultima si troverebbero nelle stesse condizioni dei Tedeschi del Baltico, praticamente l'Impero Russo diventerebbe concretamente la vera Prussia).

Più clamoroso sarebbe il possibile successo totale di Caterina II. nella Sesta Guerra Russo Turca (1768-1774), che coinvolgerebbe anche Francia e Austria più alleate che mai (anche se l'Austria, in questo contesto, con ogni verisimiglianza costituirebbe l'anello di congiunzione anche con la Gran Bretagna a causa dell'Elettorato di Hannover): da qui la Storia cambierebbe completamente, con le Reggenze di Algeri e Tunisi, la Tripolitania, l'Egitto e le Isole del Mar Bianco (Egeo) alla Francia, Bosnia Rumelia Valacchia e Moldavia all'Austria e tutto il resto alla Russia.

Le tappe successive sarebbero le Guerre di Successione Bavarese, che Federico Augusto III. di Sassonia è abbastanza forte da scatenare nella speranza di vincere, ma non abbastanza forte da riuscire a 'pareggiare', per cui, con epocale paradosso, gli Elettori Cattolici diventerebbero 7 su 9 proprio grazie a un Imperatore come Giuseppe II. (che accumulerebbe quelli di Boemia, Baviera e, per Fellonia, Sassonia e Brandenburgo).

Date per uguali le vicende francesi dopo il 1789 (ma solo per amore di vicinanza, perché ci sarebbero elementi per revocarle in dubbio), l'Austria e l'Impero subirebbero ugualmente sconfitte in serie da parte di Napoleone I., ma non in uguale misura (perché non ci sarebbero defezioni intempestive dalle Coalizioni né guerre interne all'Impero); inoltre, le Spartizioni della Polonia nel 1793-1795 sarebbero direttamente fra Austria (- Sassonia - Brandenburgo) e Russia, già pronte nella divisione fra Lituania (Russia) e Polonia (Austria). Anche ammessa la fine dell'Impero nel 1806, verrebbe pressoché di certo restaurato nel 1814-1815 e, senza questioni sassoni e prussiane, si perverebbe al Großösterreich entro il 1853. Nel frattempo l'Impero Russo avrebbe tolto alla Francia le Isole del Mar Bianco (Egeo), lasciando comprensibilmente all'Austria le Isole Ionie; al posto della Guerra di Crimea, il conflitto fra Russia e Francia-Gran Bretagna potrebbe avere come posta l'Egitto; per l'Austria non ci sarebbe alternativa all'alleanza con la Russia e la conseguenza sarebbe l'inclusione della Confederazione Italica (a Presidenza Pontificia) nella Triplice Alleanza (Impero-Svizzera-Italia), in contrasto insanabile con Napoleone III. senza neppure bisogno di attendere la candidatura di un Commissario Imperiale (Hohenzollern o Savoia) per il Trono di Spagna (teniamo presente che il Blocco Austro-Russo avrebbe integralmente fra i proprî effettivi l'equivalente dell'Esercito Prussiano).

Come sempre, una situazione a quattro Potenze (i Quattro Imperatori) arriverebbe al dilemma: Gran Bretagna + Francia contro Russia + Triplice Alleanza (Austria) oppure Gran Bretagna + Austria contro Francia + Russia? Rispetto alla Storia reale, qui la Francia avrebbe motivi serî di contesa (coloniale) con la Russia (a cominciare da Grecia ed Egitto) e d'altra parte la Triplice Alleanza avrebbe molte più ragioni di aspirare alla fine della Francia che a ingovernabili annessioni a spese della pur incombente Russia (inoltre il Panslavismo sarebbe un'arma a doppio taglio - data la perfetta parità di partenza - sia per l'Austria sia per la Russia, quindi sconsigliabile come tema geopolitico finalizzato ad aprire conflitti; piuttosto, la stessa Alleanza Austro-Russa sarebbe di per sé il Panslavismo - e, per inciso, Pangermanesimo [nell'accezione ristretta di Gesamtdeutschtum] - Realizzato). Perfino la Gran Bretagna, se ispirata alla medesima Geopolitica che è stata storicamente di Mackinder, darebbe la precedenza al supporto della Francia, essendosi ormai arrivati alla seconda fase (Heartland sotto controllo delle due Potenze dell'Europa Orientale), lo scontro fra Heartland e Anello Esterno per il Rimland.

Per tutto ciò, credo che sarebbe più probabile un conflitto (o una serie di conflitti) a livello mondiale fra Potenze Atlantiche (Europee) da un lato e ‘Slavo-Tedesche’ dall'altro per l'egemonia totale in Europa, con grave dilemma degli Stati Uniti fra Greater Britain (non si parlerebbe di Teutonic Connection) e tradizionale alleanza con la Russia. Data la relativa inferiorità dell'Intesa Franco-Britannica nel settore conteso (Europa Occidentale), è possibile che gli Stati Uniti scelgano di schierarsi in aiuto del potenziale Perdente e con ciò saremmo quasi alla situazione attuale.

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Aggiungiamo l'idea di Generalissimus:

Pietro il Grande vince la Guerra russo-turca del 1711, conquista Moldavia e Valacchia e ne fa un regno vassallo sotto la guida di Dimitrie Cantemir, d'ora in poi noto come Re Demetrio I di Romania. Inoltre grazie a questo risultato Pietro il Grande mantiene Azov e Taganrog e può continuare a interferire quanto gli pare negli affari della Confederazione Polacco-Lituana, mentre Carlo XII di Svezia probabilmente viene fatto andare via anche prima dall'Impero Ottomano. Quali le conseguenze di questo risultato?.

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Al quale risponde Paolo Maltagliati:

I Russi potrebbero raggiungere veramente l'obiettivo agognato di Costantinopoli, nel corso del XVIII secolo. l'Austria rischierebbe seriamente un isolamento diplomatico. pertanto il ribaltamento delle alleanze voluto da Kaunitz potrebbe avvenire addirittura prima. d'altronde a questo punto una guerra in grande scala tra Austria+Francia vs Prussia+Russia è un evento ancora più inevitabile e decisivo per i destini europei. resta da capire dove si metteranno i britannici in tale contesto, anche se non penso che muteranno priorità geopolitiche e si schiereranno contro i francesi come nella nostra Timeline. Se supponiamo un successo dei secondi (ben più grande rispetto alla nostra guerra dei 7 anni) potremmo tranquillamente pensare ad una Polonia quasi interamente russa, Galizia compresa. Potrebbero esserci gli estremi per l'indipendenza ungherese, per quanto non gli dia più del 20 % di possibilità. anche perché Prussia e Russia ci terrebbero a che l'alleato non prendesse troppo vantaggio. Detto questo, resta da vedere cosa accade all'Italia: frustrata nelle sue ambizioni germaniche e balcaniche, rimarrebbe l'Italia come direttrice più logica di espansione. al congresso di Vienna potremmo avere Piemonte e Liguria austriache. I francesi si tengono la Savoia e i Savoia regnano sulla sola Sardegna. Il Sud Italia in tale contesto magari non sarebbe mai stato nemmeno borbonico. anche in caso che lo sia, un pesante influsso austriaco sarebbe verisimile. la cosiddetta "Unità d'Italia" sarebbe un progetto di marca asburgicam a questo punto (non mi stupirebbe una vera e propria Traslatio Imperii nel corso delle vicende ottocentesche, se vogliamo portare la vicenda alle sue estreme conseguenze). Ma forse ho esagerato, la politica dell'equilibrio mi impone questo dubbio.

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C'è anche l'idea di Enrica S.:

La morte di Carlo XII di Svezia è avvolta dal mistero. Dopo la batosta rimediata a Poltava, tentò di rifarsi attaccando di nuovo la Norvegia, ma l'11 dicembre 1718, mentre ispezionava le trincee durante l'assedio della fortezza di Fredriksten, fu ucciso da un proiettile che gli trapassò il cranio da parte a parte. L'ipotesi che fosse stato ammazzato da un cecchino danese suscitò più di un sospetto: Carlo XII, letteralmente innamorato dell'arte militare, aveva trascinato il suo popolo in una serie ininterrotta di guerre dispendiose e logoranti, che avevano falcidiato un'intera generazione di svedesi, e molti ricchi aristocratici erano contrari alla tassa del 17 % sul capitale introdotta poco prima dal sovrano. Per questo ci fu chi parlò di assassinio da parte di un sicario svedese, anche se di questo non sono mai state raccolte le prove. Quando morì, Carlo XII aveva solo 36 anni (anche il padre e il nonno erano morti giovani). Ma se quella volta il cecchino o il sicario falliscono, e Carlo resta saldamente sul trono? Ha speranze di poter evitare il Trattato di Nystad e di restaurare la potenza svedese?

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Cui risponde Yoccio Liberanome:

Assolutamente. Carlo era un vero prodigio militare anche se talvolta un po' irruento. Magari eviterebbe una seconda avventura russa, che per poco non gli costava la vita, e verrebbe a patti con Pietro mantenendo la Finlandia, qualche territorio baltico e orienterebbe la Svezia verso un'egemonia più centro-europea, conquistando Danimarca e Svezia. Probabilmente alla sua morte senza un successore alla sua altezza l'Impero si sfalda, anche a casa della sua debolezza demografica, ma forse la Svezia riesce a mantenere la Norvegia e una parte della Finlandia.

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E Bhrihskwobhloukstroy rincara la dose:

È molto probabile che sarebbe entrato nella guerra di Successione Polacca, a favore di Stanislao Leszczyński, contribuendo alla sconfitta dell'Impero, poi però nel 1740 è possibile che stupisse il Mondo schierandosi a favore dell'apparentemente indifesa Maria Teresa contro Sassonia (ovviamente) e Prussia (per simili ragioni geopolitiche) e creando un disperato imbarazzo in Stanislao I., diviso fra l'amico e il genero.
Il colmo però sarebbe di vederlo coinvolto a 96 anni nella Guerra di Successione Bavarese come possibile Candidato a subentrare a Carlo Teodoro nello stesso Palatinato (pur di mantenere l'Elettorato nello Schieramento Protestante), ma di nuovo contro la Sassonia e la Prussia.

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Anche Generalissimus dice la sua:

E con un po' di fortuna oggi sul trono svedese ci sarebbe ancora un Palatinato-Zweibrucken invece di un Bernadotte. Carlo XII, poi, era anche uno scienziato.

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Passiamo ora alla proposta di Paolo Maltagliati:

Qualcuno di voi ha mai pensato che un momento determinante per il nostro risorgimento (diciamo più in generale per la storia futura d'Italia) siano state le guerre di successione del XVIII secolo?

lasciando per ora in sospeso le più popolari del genere, ossia se gli austriaci avessero mantenuto il regno di Napoli e se non ci fosse stato l'intervento di Alberoni tale da indurre lo scambio Sicilia x Sardegna dei Savoia poniamo per un istante l'obiettivo sulla pace di Vienna, conclusione della guerra di successione polacca.

Pochi sanno che fu difficilissimo comporla, perché, nonostante tutti fossero contrari a proseguire con le azioni militari, nessuno voleva cedere su alcuni punti. Il più scottante era la sorte di Francesco di Lorena. Non che all'Austria non dispiacesse lasciare l'egemonia sulla penisola italiana ai Borbone, ma quello che meno poteva sopportare era più una questione di principio: era che il (ancora in forse) genero di sua altezza imperiale fosse signore di nulla!

Detto questo, la trovata di dare la Toscana ai Lorena come compenso fu di Federico Guglielmo di Prussia. Trovata che fu un vero colpo di genio e che, se non mise d'accordo proprio tutti, quantomeno era la soluzione di compromesso più accettabile.

Ma era così inevitabile che al re in Prussia venisse questa pensata? e, più in generale, se non fosse venuta a lui, era così inevitabile che sarebbe venuta a qualcun altro? Qualcun altro, è bene sottolinearlo, tanto autorevole da far accettare la cosa a Carlo di Borbone?

Eh, sì, perché l'eredità medicea e quella di Parma erano state promesse, secondo un accordo di massima, proprio a quello che sarebbe poi divenuto re di Napoli. Che, sotto sotto non fu molto contento di non regnare su Parma, dato che era il figlio preferito di mammina (Elisabetta Farnese), che lo aveva fatto innamorare più dell'italia sopra il Tevere che quella sotto di esso... Anche perché non era proprio ignoto ai re dell'epoca (che pure tendevano a sopravvalutare la loro capacità di influenzare la società) che il potere baronale nel sud fosse una noiosa gatta da pelare.

Ad ogni modo, poniamo che Carlo insiste per avere quello che gli avevano già promesso, Toscana + Parma. Il regno di Sicilia e di Napoli torna alla Spagna. Ed il povero Francesco Stefano? nonostante l'idea iniziale fosse di fare di lui il governatore generale dei paesi bassi austriaci, per controbilanciare il peso borbonico in Italia, lo si mette come governatore generale del ducato di Milano: aumenta infatti la cura e l'attenzione per quest'ultimo, che smette di essere solo merce di scambio per l'aiuto militare sabaudo.

Ulteriore svolta avviene dopo la guerra di successione austriaca. Filippo di Borbone, fratello di Carlo che nella nostra Timeline diventa duca di Parma e Piacenza, diventa re di Napoli e Sicilia. A questo punto anche il ducato di Milano cambia forma: in cambio dell'assenso sulla successione teresiana, l'Austria è "costretta", tra altre clausole, anche a farlo diventare appannaggio di Francesco Stefano in unione personale momentanea e irripetibile con l'impero. Alla sua morte, nel 1765, il ducato che peraltro Maria Teresa stessa ama moltissimo, viene dato a Pietro Leopoldo, che imprimerà un'ulteriore svolta "illuminata" nella gestione del ducato.

Nel frattempo, per compensare il fatto che l'Austria non intende cedere ulteriore terreno milanese ai Sabaudi, a questi ultimi viene data, ad Aquisgrana, la repubblica di Genova, già occupata militarmente dagli austriaci, che almeno su questo fronte non vogliono cedere(non sia mai che il reggimento rehbinder del baron litron abbia combattuto proprio per niente!). Per quietare le proteste francesi, a Parigi viene concessa, previo pagamento di un riscatto in denaro, l'isola di Corsica.

Dopo la tempesta napoleonica, al congresso di Vienna del 1815 la repubblica di Venezia viene unita al ducato lorenese di Milano per creare il Regno Lombardo-Veneto, retto da Leopoldo I (II come duca di Milano), forse il miglior sovrano della penisola all'epoca, amato anche dal popolo.

E il nostro risorgimento? Viste le condizioni, non so se si realizzerà mai l'unità della penisola. Il massimo che si può ottenere è, credo, la divisione in due blocchi, uno pro Francia ed uno pro Austria, che si faranno guerra (perlopiù fredda) per il predominio politico. Il vincitore (ammesso che ne venga fuori uno) sarà determinato da come saranno sfruttati gli eventi esterni all'italia. Voi che ne dite?

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Gli risponde Bhrghowidhon:

Sì, sì, verissimo, il Risorgimento è stato una variante delle Guerre di Successione e in larghissima misura determinato da queste; più in generale, ancora una volta risulta che i due punti cruciali sono da un lato il grande Regno formatosi nel Meridione della Penisola e dall'altro i residui della frammentazione della 'Regione' (corrispondente ai Ducati del resto dei Regni nati dall'Impero Franco) più grande nel Regno d'Italia ex-longobardo, appunto la Lombardia in senso proprio (= Bacino Padano e Liguria Marittima).

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È il turno dell'ucronia propostaci da Massimiliano Paleari, un tempo frequentatore abituale del nostro sito:

La Guerra dei Sette Anni fu a buon titolo la prima vera guerra mondiale dal momento che fu combattuta sia in Europa che in Africa, America e Asia. Coinvolse le principali potenze dell'epoca e vide da una parte una inedita alleanza tra la Francia e l'Austria (fino ad allora nemiche) più la Russia, dall'altra l'Inghilterra e il piccolo ma combattivo Regno di Prussia. Fu una guerra mondiale anche in senso moderno, perché non legata a questioni dinastiche ma unicamente a motivazioni di "potenza" (sia territoriale che commerciale). Due le principali cause scatenanti del conflitto per quanto riguarda il teatro europeo: il desiderio dell'Austria di riottenere la Slesia dalla Prussia e quello dell'Inghilterra di mettere in sicurezza l'Hannover, terra di origine dei regnanti britannici. A livello mondiale la storica rivalità tra la Francia e l'Inghilterra per l'egemonia sui territori extraeuropei (specie in Nordamerica, ma anche in India e in Africa) e conseguentemente per il predominio commerciale. La guerra si concluse con la completa vittoria dell'Inghilterra che, estromettendo i Francesi dal Nordamerica e da altri territori extraeuropei, assunse senza più dubbi il ruolo di potenza egemone mondiale (ruolo che tutto sommato svolse almeno fino al 1914), mentre la Prussia, pur non ottenendo compensi territoriali, riuscì non solo a non essere smembrata (come era nell'intenzione soprattutto dell'Austria), ma conservò anche la Slesia, confermandosi così come una potenza regionale con la quale tutti i potenti vicini dovevano fare i conti e lanciando una pesante opzione sul futuro della Germania. Sconfitte furono la Francia, condannata al ruolo di "eterna seconda" sugli oceani, e l'Austria, che si avviò a un lungo processo di estromissione dagli affari tedeschi a scapito della Prussia. La Russia, uscita anzitempo dal conflitto, giocò (per sua volontà) tutto sommato un ruolo ancora relativamente marginale, ma fu chiaro fin da allora il peso della presenza o meno della Russia nel campo di uno schieramento europeo. Ma le cose dovevano andare per forza così? Ecco una tabella che mette a confronto i fatti reali con una storia alternativa della Guerra dei 7 Anni:

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LA NOSTRA TIMELINE

UNA TIMELINE ALTERNATIVA

Il 29 agosto 1756 Re Federico di Prussia, sentendosi accerchiato, attacca preventivamente la Sassonia alleata della Francia e dà inizio così al conflitto

Idem

Ottobre 1756: vittorie prussiane, contro i Sassoni nella battaglia di Pirna vicino a Dresda e contro gli Austriaci nella battaglia di Lobositz in Boemia

Ottobre 1756: le armate austriache e sassoni riescono a congiungersi e affrontano insieme i Prussiani che avevano già occupato Dresda; vittoria, anche se non risolutiva, degli austro/sassoni; i Prussiani sgomberano Dresda

In America settentrionale nel 1756 (Valle dell'Ohio, Regione dei Grandi Laghi) i Francesi guidati dal maresciallo Louis Joseph De Montcalm e alleati con le tribù indiane mantengono l'iniziativa

Idem

Nel 1757 William Pitt il Vecchio assume la guida del governo inglese e subito dà più mordente all'azione della Gran Bretagna nel conflitto, aprendo un nuovo fronte contro la Francia nell'Hannover e inviando truppe in America

Idem

18 giugno 1757: gli Austriaci sconfiggono i Prussiani nella battaglia di Kolin in Boemia; occupazione austriaca della Slesia e (temporanea) di Berlino

Idem

Il 26 luglio 1757 i Francesi sconfiggono pesantemente nella battaglia di Hastenbeck gli Inglesi; occupazione francese dell'Hannover e del Brunswick

1757: Luigi XV dà retta alla "corrente coloniale" presente a Corte e decide di dare prima la priorità al conflitto nelle lontane Americhe; un corpo di spedizione di 10000 uomini viene inviato al di là dell'oceano, mentre in Germania i Francesi si limitano a qualche puntata appena oltre il Reno senza impegnarsi a fondo. Non si registrano scontri di rilievo tra i Francesi e gli Inglesi sul suolo europeo

5 novembre 1757: grande vittoria prussiana contro i Francesi a Rossbach

La battaglia semplicemente non si tiene. I Francesi si limitano a presidiare fortemente la linea del Reno costringendo i Prussiani i i loro alleati a guarnire la zona di truppe

5 dicembre 1757: vittoria prussiana contro l'Austria nella battaglia di Leuthen; la Slesia torna sotto contorllo prussiano

Idem

1758: in America gli Inglesi, che hanno ricevuto dalla madrepatria notevoli rinforzi, passano progressivamente all'offensiva

Grazie ai rinforzi ottenuti da Parigi, Montcalm può contenere validamente i tentativi controffensivi degli Inglesi, sia nella Valle dell'Ohio che nella Regione dei Grandi Laghi. La milizia della Virginia subisce anzi una dura sconfitta ad opera del contingente francese sbarcato e delle tribù indiane ad esso alleate

1758-1759: in India gli Inglesi occupano le posizioni tenute dai Francesi

Idem

1758-1760: gli Inglesi occupano le posizioni francesi in Senegal

I Francesi ricevono rinforzi via mare e riescono a tenere i forti da loro controllati in Africa Occidentale, respingendo gli assalti inglesi

1758-1760: gli Inglesi occupano la Martinica e Guadalupa nell'America Centrale

Idem

25 agosto 1758: sconfitta russa a opera dei Prussiani nella battaglia di Zorndorf

Idem

Pesante sconfitta prussiana a Kunersdorf il 12 agosto 1759

Idem

Settembre 1759: conquista inglese dell'intero Quebec

Nelle 13 Colonie molti iniziano a chiedersi perché continuare a combattere contro i Francesi. La milizia della Virginia cessa unilateralmente i combattimenti e firma un armistizio "privato" con Montcalm. La reazione delle truppe regolari inglesi provoca uno scontro aperto tra queste e la milizia, appoggiata dai Francesi

1760: vittorie prussiane contro gli Austriaci a Liegnitz e Torgau

Idem

1760: gli Inglesi prendono Montreal; la Francia è praticamente estromessa dal Nordamerica

Altre Colonie seguono l'esempio della Virginia e si schierano con i Francesi. Gli Inglesi si rinchiudono a New York, assediati dalle truppe regolari di Montcalm. A settembre la città capitola. Gli Inglesi sono stati completamente estromessi dal Nord America. Unione Dinastica tra le 13 Colonie (che ottengono ampi margini di autonomia) e la Francia nella figura del Sovrano. Il resto del Nordamerica è controllato direttamente dalla Francia

1761: malgrado le vittorie e l'indubbio genio militare, Federico di Prussia, pressato da Francesi, Austriaci, russi e Svedesi, è ormai alle corde

Idem

1762: la morte della Zarina Elisabetta Petrovna a cui succede il nipote filoprussiano con il nome di Pietro III salva Federico di Prussia. La Russia firma un trattato di pace con la Prussia, a cui ne segue un altro analogo con la Svezia che restituisce tutti i territori occupati. Federico puà adesso concentrare gli sforzi contro l'Austria. Questa, rendendosi conto di non potere continuare la guerra da sola, intavola trattative di pace con la Prussia basate essenzialmente sull'ante quo prebellico.

La Zarina non muore proprio alla vigilia della sconfitta definitiva di Federico di Prussia, oppure il nuovo Zar Pietro III continua la guerra contro la Prussia. Federico è costretto ad una resa infamante. L'Austria riottiene non solo la Slesia ma anche altri territori prussiani da antica data. La Russia si annette prematuramente la Prussia Orientale. Federico deve abdicare e la Prussia, che è costretta a cedere anche i possedimenti a ovest ed è amputata persino a spese della Sassonia, è ridotta ad un piccolo e insignificante Stato nell'orbita austriaca

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Le conseguenze di tutto ciò sono le seguenti. In Europa Centrale cambia tutto senza la Prussia e il ruolo da lei giocato nel corso del secolo seguente. Nessuna unificazione tedesca a regia prussiana quindi. L'Austria mantiene un ruolo egemonico su tutta la Germania e concentrerà le proprie energie in questa direzione piuttosto che verso i Balcani.

In Francia sarebbe scoppiata ugualmente la Rivoluzione Francese con un bilancio statale più in ordine grazie ai proventi del commercio e alle materie prime nordamericane? Forse sì, ma avrebbero prevalso i fautori moderati della Monarchia Costituzionale, che avevano già sotto gli occhi l'esempio delle 13 Colonie governate da Luigi XVI, ma sotto forma di Sovrano "Costituzionale". E come è possibile immaginare la storia del XX Secolo con un'America a grande maggioranza francofona, legata ancora alla madrepatria o indipendente poco importa? Probabilmente questa America francese si sarebbe interessata di più e prima alle sorti del Vecchio Continente.

Come si vede, c'è materiale a sufficienza per cambiare radiclamente e più volte la timeline che conosciamo da allora fino ad oggi...

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Gli replica Paolo Maltagliati:

E se, viceversa, la Francia perdesse sì il Nordamerica ma riuscisse a sconfiggere gli inglesi a Plassey prima e a Wandiwash dopo? Vorrei infatti ricordare che i francesi, durante la prima metà del XVIII secolo, erano in considerevole vantaggio sugli inglesi in India. Fondamentale vedere se sarà una rampa di lancio per il dominio economico del mondo come fu per l'Inghilterra. E allora la rivoluzione scoppia da un'altra parte...

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Questo è il parere in proposito di Massimiliano Paleari:

Eh sì, non è facile individuare POD credibili che consentano la nascita di 5-6 medie potenze sul suolo nordamericano. Forse una vittoria francese nella Guerra dei Sette Anni porterebbe ad una indipendenza anticipata delle 13 Colonie. Detto questo, senza una consistente migrazione francese nella valle del Mississippi/Missouri e in quella dell'Ohio, la pressione verso ovest dei coloni anglofoni avrebbe finito comunque per sommergere gli spopolati territori francesi. Cosa ci possiamo inventare per rendere credibile una forte migrazione francese? Possiamo forse ipotizzare che gli émigrées della rivoluzione francese (federalisti, monarchici, chouans, girondini, etc..) provino a costruire nelle immense terre dell'Ovest americano una seconda Francia. O viceversa, sono i Bonapartisti dopo Waterloo a trovare qui rifugio.

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E Paolo batte il ferro finché è caldo:

Se devo essere proprio sincero, una vittoria francese non rischierebbe che attuare un semplice processo di sostituzione (francesi al posto degli inglesi), per quanto la demografia delle 13 colonie giocasse nettamente a vantaggio di una sopravvivenza di uno stato inglese oltreoceano (io per esempio trovo molto "ucronico" il fatto che Kaunitz sia riuscito a schierare nello stesso fronte Impero e Francesi).

Quel che mi piacerebbe creare è un punto di divergenza mediamente serio (molti autori ucronici americani hanno disegnato americhe balcanizzate, ma la stragrande maggioranza di esse è frutto di lavori superficiali, antistorici e, spesso, di marcato sadomasochismo Dixie) che permetta di creare una situazione di stallo con potenze medio-grandi. (senza impegnarmi troppo: Canadà/Louisiana/New England/(CSA?)/(confederazione irochese?)/Victoria/grande Messico/nuova Russia).

Non che la cosa sia estremamente facile, anche perché la remora principale solita è: "e se la situazione europea arrivasse ad essere, in una tale sequenza storica, simile alla nostra ad un punto tale da portare Hitler (o chi per lui) al potere in Germania, con tutte le conseguenze del caso".

In realtà non è un ragionamento del tutto esatto, perché è dettato dalla nostra, volontaria o meno, tendenza a simmetrizzare (non pensiamo "quadridimensionalmente" direbbe Doc di ritorno al futuro).

Tuttavia riempire a posteriori, anche mentalmente, "il buco" di una superpotenza che ci è familiare, specialmente se tale superpotenza si é scontrata, in ultima analisi con successo, contro altre superpotenze dai tratti certamente più ripugnanti secondo la nostra morale comune attuale (Nazi e URSS), fa in modo che le alternative ucroniche più battute siano quelle, come ho già detto, di "sostituzione semplice" degli inglesi con qualcun altro (al 70% francesi)...

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C'è poi la pensata di Marco Fumagalli:

La cartina qui sotto mostra una fanfaronata propagandistica statunitense pubblicata durante la Grande Guerra: come sarebbe potuta risultare l'America, se i Prussiani avessero vinto. Come si vede, gli Yankees avevano la coscienza sporca e temevano di fare la fine dei Nativi Americani. Ora però mi chiedo: quali PoD bisogna introdurre, per arrivare oggi a degli Stati Uniti completamente germanofoni fin dalla prima colonizzazione, e con la Nuova Prussia al posto della Nuova Inghilterra?

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Gli risponde aNoNimo:

Sicuramente il Sacro Romano Impero avrebbe dovuto sostituirsi al Regno Unito nella colonizzazione della Costa Orientale, come mostra questa cartina:

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E ora, la parola a Lorenzo L. Martelli:

In concomitanza col voltafaccia russo nel 1762, l'Impero Ottomano entra in guerra a fianco della Prussia invadendo l'Austria. Di conseguenza anche la Serenissima Repubblica di Venezia rompe il tradizionale isolamento che la sta portando ad una inarrestabile decadenza e dichiara guerra alla Porta. Che accade?

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Gli replica Dario Carcano:

L’ingresso della Turchia nella Primissima Guerra Mondiale era la speranza di Federico II dopo la disfatta di Kunersdorf; magari, con un alleato in più, la Prussia può ripassare all’offensiva e invadere la Boemia, e arrivare alle trattative di pace con l’occupazione della Sassonia e della Boemia ancora in atto. Quindi, sarebbe difficile che l’Austria non debba cedere ancora qualcosa alla Prussia, e magari la Sassonia cesserà di esistere come Regno autonomo, o sarà fortemente ridimensionata (come in HL dopo il congresso di Vienna).
Per quanto riguarda la Turchia, magari qualche successo in questa guerra potrebbe rallentarne la decadenza.

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E Generalissimus aggiunge:

Buon per Venezia.
Con le successive guerre dell'Austria contro la Sublime Porta l'alleanza con l'Austria verrebbe rinnovata e Venezia otterrebbe nuovi territori fino a quando nel 1792 una squadra navale al comando dell'Ammiraglio Emo non riconquisterà Caffa.
Poi verrebbe comunque Napoleone, ma forse c'è la possibilità che la Serenissima sopravviva.

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Prende la parola Bhrihskwobhloukstroy:

Al Consiglio Reale del 2. gennaio 1783 a Versailles, il principale punto all’Ordine del Giorno era il Progetto di Giuseppe II, all’epoca idillicamente alleato con Caterina II, di scambiare la Baviera (tutta, compreso il Palatinato) con i Paesi Bassi Austriaci (anch’essi nella loro integrità). L’Imperatore aveva in mente anche ulteriori scambi, in particolare fra la Secondo- e Terzogeniture Asburgiche da un lato e i Dominî delle Case del Baden e del Württemberg dall’altro. Qualsiasi mutamento nella geografia dell’Impero è stato invece respinto, soprattutto per la contrarietà di Berlino, cui Parigi in quel momento era vincolata; inoltre è risultato decisivo, a Versailles, l’argomento che l’Austria si sarebbe così troppo rafforzata sia sul Reno (nei confronti dell’Alsazia) sia a Sud delle Alpi. Durante la Guerra dei Sette Anni, invece, l’unico ostacolo sarebbe stato il Secret du Roi (la Diplomazia Personale di Luigi XV), ma nel momento in cui la Russia era fuori dal conflitto o, peggio, mentre Pietro III era alleato di Federico II, l’eventualità di veder passare i Paesi Bassi Meridionali ai Wittelsbach sarebbe stata probabilmente preferibile, anche al prezzo di ritrovare Maria Teresa sul Reno.

Sappiamo inoltre che l’Alleanza di Giuseppe II con Caterina II prevedeva, dal 1781-1782, un Piano di Spartizione dell’Impero Ottomano, che per quanto riguardava la Russia si concretizzava nel cosiddetto “Piano Greco” del Principe Potëmkin (espansione di San Pietroburgo fino alla Grecia; Costantino sul Trono di Costantinopoli) e che per il resto riservava all’Austria Chotyn, l’Oltenia, Nicopoli, Vidin, Belgrado e tutti i territorî a Ovest della Linea da qui all’Adriatico, incluso il Golfo di Drin, inoltre il Dominio di Terra Veneziano, l’Istria e la Dalmazia in cambio della Morea e di Creta e Cipro; alla Francia, come dal tempo di Leibniz, l’Egitto (da parte francese, il Piano del 1738 del Ministro degli Esteri di Luigi XV René-Louis de Paulmy de Voyer d’Argenson prevedeva la spartizione dell’Impero Ottomano in un Impero di Costantinopoli e nei Regni di Macedonia, Grecia, Palestina, Siria, Egitto, Barberia, Marocco nonché lo scavo di un canale dal Mediterraneo al Mar Rosso). Ciò che ha fatto fallire gli attacchi austriaci alla Turchia è stata la minaccia prussiana alle spalle, che in questa ucronia è proprio quanto si avvera e quindi paradossalmente dovrebbe facilitare il rientro della Russia a fianco dell’Austria con l’approvazione della Francia in quanto già alleata di quest’ultima. Data la cobelligeranza, dal 1762, anche della Spagna, il Piano di d’Argenson sarebbe risultato anche più attraente e dunque Versailles avrebbe fatto in modo di far rientrare anche la Svezia, mentre naturale alleato contro la Turchia sarebbe risultato Karīm Ḫān-eh Zand, che all’epoca in effetti era già in guerra contro la Sublime Porta in Mesopotamia; la sua rivalità con l’ultimo degli ’Afšārīdi, Šāh-Ruḫ, gli può portare l’alleanza dell’Imperatore Moḡūl Šāh Jahān III e del vero padrone dell’India al momento, ’Aḥmad Šāh Durrānī, vincitore dei Mărāṭʰā nella Terza Battaglia di Pānīpătă il 14. gennaio 1761.

Lo Schieramento Alnôbiak(Wôbanakiak)-Spagna-Francia-Impero-Svezia-Polonia-Russia-Venezia-Zand-Durrānī-Moḡūl può davvero superare quello opposto Irochese-Portoghese-Britannico-Prussiano-Ottomano-’Afšārīde-Mărāṭʰī e quindi per Venezia il pericolo napoleonico sarebbe diminuito, data la restrizione al solo Dogato e l’espansione in Morea, a Creta e a Cipro. Anche per l’Austria verrebbero meno alcuni svantaggi, forse la Guerra di Successione Bavarese, sicuramente la questione dei Paesi Bassi (e la conseguente mancata partecipazione alla Seconda Spartizione della Polonia) e l’ostilità di Massimiliano Giuseppe di Wittelsbach.

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E ora, aggiungiamo il suggerimento di Andrea Villa:

Per Dio e la Libertà

Salute e felicità a tutti voi, amici delle ucronie! Andrea è tornato! E, come al solito, ho con me un’idea per un ucronia ispiratami da una fonte esterna. In questo caso la fonte è Uncharted. Nell’ultimo capitolo di questa straordinaria saga si ipotizza che numerosi pirati, corsari e bucanieri famosi dei Caraibi (tra cui Anne Boy, Henry Avery, Thomas Tew e Adam Baldridrige), rendendosi conto della precarietà della loro situazione all’indomani della fine ufficiale dell’epoca d’oro della pirateria, abbiano deciso di mettersi d’accordo per fingere la propria morte o scomparsa, abbandonare i Caraibi alla volta del Madagascar e lì fondare una città che possa essere il loro rifugio e salvezza: Libertalia. Tale città, che secondo alcuni storici sarebbe realmente esistita (anche se con meno sfarzo e gloria nelle sue origini e meno mistero sulla sua fine), sarebbe stata, sull’esempio di Nassau, una democrazia utopistico - anarchica con economia di tipo socialistica - utilitarista, almeno, fino a che una ribellione causata dagli abitanti contro i fondatori della città (dieci dei più famosi pirati della storia con a capo Avery) non portò a una violentissima guerra civile che distrusse sia Libertalia che la vicina New Devon, residenza dei pirati fondatori.

Ora, tralasciando gli aspetti del gioco, che succede se la storia di Libertalia è realtà? Che succede se davvero i pirati più famosi e pericolosi dei Caraibi si rendono conto dell’utilità di un riparo dove potersi rifugiare e sentirsi accolti? Come si evolverà la storia della prima colonia piratesca in Madagascar? Cadrà alla fine, sconvolta da guerre civili all’interno o conquistata e rasa al suolo da una potenza straniera? Oppure, potrebbe riuscire a sopravvivere fino ai giorni nostri? Se sì, come si evolverebbe questa società anarchica ante-litteram? Quali territori potrebbe controllare? E, udite udite, quali potrebbero essere le conseguenze per il mondo di questa democrazia in un mondo di re e corone?

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Gli risponde Generalissimus:

Magari oggi viene considerata uno stato canaglia dagli USA, che hanno già pianificato di attaccarla come punizione per il suo appoggio ai pirati somali... In effetti, se mantiene la sua libertà e indipendenza, potrebbe anche dare asilo a diversi individui e/o gruppi scomodi ad altri stati, più tutta una serie di tipetti poco raccomandabili che va da Bartholomew Roberts a Olivier Levasseur (che probabilmente non vanno neanche incontro al destino di HL). Anche se va considerato il fatto che non si può andare avanti all'infinito esclusivamente con la pirateria, perché se un giorno o l'altro qualcuno la fa fuori dal vaso non ci vuole niente a ritrovarsi davanti casa una flotta Anglo-Franco-Ispano-Olandese pronta a radere al suolo la tua capitale.

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E ora, la proposta di Never75:

The Spanish America

La guerra anglo-spagnola (1739-1742), altresì detta "Guerra dell'orecchio di Jenkins", si concluse fondamentalmente in un ritorno allo status-quo e fu, date le aspettative, nei fatti una sconfitta inglese.
Le ambizioni del Regno Unito infatti erano altissime. L'assedio di Cartagena de Indias, se riuscito, era il preludio a un'occupazione militare di tutta l'America Spagnola.
Nei fatti le forze messe in mare dai britannici erano imponenti: quasi 200 navi, circa 30.000 uomini e 2000 cannoni.
Quella che doveva essere una sorta di replica a parti invertite della Invencible Armada di Filippo II si risolse stavolta in una disfatta britannica.
Nonostante i primi successi iniziali britannici, la resistenza oltre i limiti di Cartagena, la "guerrilla" spagnola e la controffensiva navale di Blas de Lezo y Olavarrieta (vedi foto accanto) costrinsero questi ultimi a una ritirata epocale. Del resto fu anche la dimostrazione che, benché ridimensionata rispetto al passato, la Spagna era ancora una potenza militare temibile e ciò lo dimostrerà anche sul Continente tre anni dopo con la battaglia di Velletri.
Ma se le cose fossero andate meglio per gli inglesi che, sulla carta, erano più avvantaggiati militarmente, cosa avrebbe comportato l'occupazione inglese dell'America Centrale e Meridionale? Aldilà del, pur importantissimo, fattore linguistico, come verrebbero gestite le nuove colonie da Sua Maestà abitate prevalentemente da cattolici e da ispanofoni? Si assisterà anche qui, come nel Québec, a una ricolonizzazione anglosassone? Sarebbero più appetibili delle 13 colonie del Nord per gli emigrati europei?
E, soprattutto, una Spagna ancora più debole di quella della nostra HL (leggi: senza l'oro e l'argento spagnoli) come si rapporterebbe alle guerre successive continentali?

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Gli replica Fabio Roman:

Sicuramente per gli statunitensi una eventuale lotta per l'autonomia sarebbe più difficile, così come sarebbe meno facile espandersi anche una volta conquistata l'indipendenza, considerata la maggiore presenza britannica in loco (vedi guerra del 1812, già potrebbe essere un problema sopravvivere per quello stato così giovane). A meno che la ribellione alla corona sia più estesa, fatto che sul breve termine potrebbe anche favorire la nascita di un nuovo stato democratico, che però incontrerebbe presto tensioni etnico-razziali e probabilmente non resisterebbe ad una guerra di secessione.

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William Riker aggiunge:

Londra invece potrebbe favorire i coloni angolofoni del nord a scapito di quelli ispanofoni del sud. Ciò provocherebbe una sollevazione ancor più generalizzata delle colonie ex spagnole in corrispondenza della Rivoluzione Francese, anche se in certe parti (Messico?) non sarebbe guidata dai Liberali ma dai Sanfedisti che porterebbero avanti una crociata contro gli Inglesi protestanti. Simòn Bolivar si appoggia a Napoleone che interviene in forze in Sudamerica. Se ciò evita la spedizione di Russia, il Corso resta in sella più a lungo, ma anche se cade come nella HL la macchina si è ormai messa in moto e, mentre le 13 colonie del Nord restano britanniche, gli Stati Uniti d'America potrebbero nascere proprio in America Latina, realizzando il sogno di Bolivar di una Federazione estesa da Panama alla Terra del Fuoco; Messico e Brasile indipendenti come nella HL. A questo punto il Nordamerica britannico sarebbe un grande Canada esteso dalla Baia di Hudson fino ai confini della Florida. Gli Stati del Sud possono tentare la Secessione da Londra usando come motivazione l'abolizione della schiavitù, ma ci riusciranno? La storia contemporanea cambia completamente il suo corso, basti dire che nessun paese americano (escluso il Nordamerica britannico, meno militarmente potente) interverrebbe nella WWI, che finirebbe per sfinimento di ambo le parti con conseguenze del tutto divergenti...

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E ora, la parola al grande Bhrihskwobhloukstroy:

Certamente (come già è stato scritto nell’altro Gruppo, in cui non ho più da anni la possibilità tecnica di intervenire) questa Divergenza per la Spagna favorierebbe grandemente le sue Rivali in Europa, soprattutto l’Austria. In parte, naturalmente, sùbito, durante la Guerra di Successione Austriaca ormai in corso (anzitutto nella Battaglia di Camposanto e poi appunto in quella di Velletri), dopodichè però quasi tutto il resto nel XVIII secolo andrebbe allo stesso modo (le conseguenze più importanti sarebbero il recupero del Regno di Napoli – solo questo – da parte degli Asburgo – la Sicilia ai Savoia – e la mancata cessione di Parma-Piacenza e di conseguenza Guastalla, poi la spartizione di Genova fra Carlo Emanuele III – il Ponente – e Maria Teresa – il Levante – con la Corsica anticipatamente sotto Sovranità del Regno Unito – per sottrarla ai Savoia – e quindi Napoleone Generale Britannico); le maggiori divergenze arriverebbero però durante e dopo la Guerra della Prima Coalizione, senza Spedizione a Malta e in Egitto e soprattutto con Vittoria Austriaca a Marengo e Anglo-Russa in Olanda (quest’ultima spartita fra Regno Unito e Prussia quando Paolo I si ritira ugualmente): come già nella Storia reale i Savoia – Alleati! – hanno perso tutte le Conquiste degli ultimi cinque secoli (e il Papato addirittura la Sovranità Suprema su quelle del XIII secolo), a maggior ragione la Francia, anche se non fosse stata spartita fra i Vincitori, avrebbe pressoché certamente perso tutte le conquiste degli ultimi cinque secoli (di fatto degli ultimi quattro) o comunque, proprio come ipotesi assolutamente minima, quelle dei Re Borboni (dunque degli ultimi duecento anni esatti), in questo caso per Legge di Adiacenza tutte – comprese Bresse, Bugey, Dombes e Gex – a vantaggio dell’Austria, che solo in tal modo avrebbe potuto finalmente conseguire la da sempre perseguita Continuità Territoriale con i Paesi Bassi (attraverso Savoia-Bresse &c.-Franca Contea-Alsazia-Lorena), oltre a incamerare i Feudi dei Wittelsbach per Fellonia e a occupare qui l’intero Stato Pontificio (compresa Roma, sempre da Napoli stavolta non Borbonica), che perciò dovrebbe cedere la Romagna e Bologna e per il resto rientrerebbe nell’Impero. Con la Francia sconfitta e la Spagna fuori dal novero delle Potenze (oltre che secondo principale Nemico del Regno Unito), l’Equilibrio risulterebbe accettabile ai Vincitori perché l’espansione asburgica compenserebbe quelle enormi da parte russa e prussiana in Polonia, soprattutto del 1793 (quando avvenute a esclusione dell’Austria), e rispetto alla Gran Bretagna sarebbero comunque pur sempre di gran lunga inferiori alla parte di Eredità Spagnola alla fine toccata al Regno Unito (l’intero Impero Coloniale in America, oltre a quello Francese).

Nel 1801 avremmo dunque un Mondo dominato dal Regno Unito e dall’Impero Russo, con la Cina avviata verso una fase calante e l’Europa suddivisa fra undici Potenze (grandi o medie): Regno Unito-Hannover, Russia, Austria/Impero, Prussia (soprattutto fuori dall’Impero), Svezia, Danimarca (entro pochi anni riunite), Francia, Spagna, Portogallo, Sardegna-Sicilia e comunque l’Impero Ottomano. Di queste undici medie o grandi Potenze, l’unica ulteriormente articolata (e quindi ‘equilibrata’, nel senso di “ridimensionata”) al proprio interno è il Sacro Romano Impero, con ancora la Chiesa Imperiale e i Feudi Minori (fra i Maggiori, gli Elettorati sono [ri]saliti a tredici, di cui in fondo soltanto tre – in prosieguo di tempo quattro – in mano alla Dinastia dell’Imperatore); questi ultimi sono in Italia la solita settantina, solo che anche l’ormai ridotto Stato Pontificio (negli stessi confini che aveva prima di essere soppresso per la seconda volta da Napoleone) è di nuovo Feudo Ecclesiastico dell’Impero, mentre tutto il resto (a parte la Corsica Britannica e Sardegna e Sicilia Sabaude) è asburgico, fra Dominî Diretti (dell’Imperatore o Secondo- e Terzogeniture) e Avvocherie Vescovili (Trento, Bressanone).

Come si presenta un tale Ottocento? In Italia, l’Unificazione è già avvenuta con gli Asburgo (l’unica differenziazione è fra Dominî Diretti, Feudi Ecclesiastici e Feudi Imperiali Minori, che non sono altro che una Mediatizzazione a favore dell’Imperatore), per cui dal punto di vista ‘irredentistico’ gli unici contrasti possono essere fra Italici (o Lombardi) Imperiali da un lato e Indipendentisti Sardo-Siculi o Lealisti Britannici in Corsica dall’altro. La Francia è divisa in due (due terzi a un terzo) fra Monarchia Borbonica Restaurata (a Occidente) e Impero Federale Elettivo Costituzionale e Parlamentare (a Oriente; il Belgio, col Lussemburgo, rimane austriaco): è facile immaginare a chi andrà la relativa preferenza dei Liberali (il Bonapartismo non esiste per definizione). Il Portogallo conserva il Brasile; Spagna e Regno Unito saranno assorbiti dai rispettivi sforzi di recuperare o mantenere l’Impero in America (con l’Austria in posizione ambigua fra quella di Principale Alleato degli Hannover e di Principale Potenza Cattolica, il cui Imperatore è Supremo Signore Feudale di Roma), la Scandinavia dal contrasto fra Unionisti e Separatisti (in Svezia e in Norvegia; è possibile, ma non certo, che la Finlandia sia comunque stata conquistata dalla Russia nel 1809). I Polacchi sono una Minoranza trascurabile in Russia (nei confini occidentali del 1795), mentre sono divisi fra Prussia (dove prosegue la Politica Fridericiana di Germanizzazione) e Austria (dove il polacco è rimasto lingua ufficiale e le Strutture del Regno proseguono sotto il nome di Galizia e Lodomiria): anche in questo caso, è chiaro a chi andranno le simpatie dei Nazionalisti (i cui sforzi saranno di annettere all’Austria le parti prussiana ed eventualmente russo-lituana dell’antica Rzeczpospolita). Nell’Impero Ottomano, Bulgari e Greci saranno sostenuti soprattutto dalla Russia, mentre Rumeni e Serbi saranno divisi fra Russofili (Ortodossi, Slavofili) e Austrofili (a parte i Fedeli Sudditi della Sublime Porta). In Ungheria, i Nazionalisti sono presumibilmente antiasburgici o comunque antiaustriaci (se, in generale, ammettono l’Arcicasa purché in Unione solo Personale), mentre tutte le Nazionalità non Magiare sono, pressoché senza residui, schierate con Vienna contro Budapest. In Germania, come da Storia nota, ci potrà essere un contrasto fra Piccolo-Tedeschi e Grandi-Tedeschi, ma con questi ultimi molto più forti (tutti i Cattolici vogliono la conservazione della Reichskirche, i Localisti quella dei Feudi Imperiali contro il rischio di Mediatizzazione, i Nazionalisti hanno il Pangermanesimo già realizzato dagli Asburgo, gli Imperialisti scelgono per forza come punto di partenza la Grande Austria). Obiettivamente, il Punto di Riferimento dei Movimenti Nazionali è, in cinque casi (tre + quattro mezzi) su sette, l’Austria (senza rivali in Italia, Francia e Polonia; ambigua in America, con rivali in Germania, Ungheria e Serbia-Romania); lo stesso Panslavismo sarà più Asburgico (fra Austroslavismo e Panslavismo Polacco) che Russo.

Diamo per certo l’Eurasismo in Russia e lo sfogo colonialista in Francia e Spagna verso l’Africa e il Sud-Est Asiatico; se nasce un Secondo Reich è direttamente come Riforma del Sacro Romano Impero; ammettiamo pure che i Savoia introducano la Legge Salica in Sicilia come in Sardegna, che non ci siano guerre franco-tedesche e quindi neppure possibilità di ulteriori annessioni da parte asburgica e che infine nella Turchia Europea gli eventuali nuovi Stati possano essere tutti come nella Storia reale, quindi con espansione austriaca solo in Bosnia-Hercegovina (addirittura, che Rodolfo e Francesco Ferdinando muoiano come sappiamo): la Grande Guerra Europea non si evita, ma l’Impero Britannico (con l’America) ne resta fuori e gli Imperi Centrali (due dei quali sotto il medesimo Imperatore, Carlo VIII/I), col Belgio già a disposizione e in più un confine franco-imperiale ininterrotto fino al Mediterraneo, vincono su entrambi/e i/le Fronti. A Oriente il confine diventa quello di Brest-Litovsk (/ Brest-Litowsk / Brześć nad Bugiem / Brest / Beras'ce / Brestas / Lietuvos Brasta), con in più l’estensione dell’Unione Mitteleuropea fino ad almeno l’intero Impero Ottomano (probabilmente anche alla Scandinavia); in Francia la somma dei progetti annessionistici della Pubblicistica dell’epoca (Konstantin Frantz, Ernst Hasse, Ludwig Reimer, Daniel Frymann, Adolf Sommerfeld) unita al punto di partenza già avanzato costituito dall’ucronico confine imperiale del 1801 (coincidente come minimo con quello di prima del 1601) significa né più né meno che l’incorporazione dell’intera Francia nel Reich.

Se riteniamo che la Storia della Spagna prosegua immutata fino alla Guerra Civile compresa e che Edoardo VIII sia ugualmente costretto ad abdicare, ci ritroviamo (come già accaduto altre volte) con Carlo I/VIII – o già Ottone I/V – Imperatore di fronte a Stalin, prima che venga messa a punto l’Arma Atomica. Le quattro Potenze sono: Impero Britannico, Mitteleuropa, Unione Sovietica e Giappone; quanto di più simile alle quattro Panregioni di Haushofer. Scoppierà una Seconda Guerra Mondiale? Con questi precisi Protagonisti, mi pare che le probabilità siano maggiori per il no che per il sì, per cui si può arrivare al 1989 senza neppure la Guerra Fredda (basta la Proliferazione Nucleare per garantire l’Equilibrio). Trent’anni dopo, l’ossessione britannica sarà ancora di tenere le altre tre Potenze le une contro le altre...

Nota Bene: tengo a specificare che tutte le annessioni austriache a spese della Francia ammontano semplicemente alla superficie territoriale di quelle prussiane nella sola Seconda Spartizione della Polonia (quella da cui l’Austria è rimasta esclusa), a loro volta solo un quarto di quelle russe, a loro volta circa un settantesimo di quelle britanniche nell’ucronico esito della Guerra dell’Orecchio di Jenkins, quindi stiamo trattando di quisquilie dal punto di vista mondiale e anche europeo (a meno che si voglia condividere il Complesso di Superiorità nei confronti della Polonia da parte di una certa Dinastia...)

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Non si può non citare quest'altra idea di Generalissimus:

Forse l'ultima possibilità di intervenire nelle vicende europee per la decadente Repubblica di Venezia, e uscire dall'immobile neutralità che la isolava dal progresso economico e dalla politica internazionale, fu la Guerra dei Sette Anni.
Ma, ingannata dal temporaneo boom economico dovuto al defilarsi di tutti i suoi concorrenti per prendere parte al conflitto e che le fece per di più illudere di poter fare a meno di qualsivoglia riforma in qualsiasi campo, la Serenissima, come accadeva ormai dalla Seconda Guerra di Morea, rimase inattiva.
Eppure avrebbe potuto perfino beneficiare da un'eventuale sconfitta della Francia, perché sarebbe potuta tornare leader nei mercati orientali del pepe.
Perciò, cosa accadrebbe se Venezia partecipasse alla Guerra dei Sette Anni al fianco di Inghilterra e Prussia? Alla fine della fiera potrebbe benissimo ottenere qualche territorio oltremare, ma sicuramente avrebbe un compito difficile, visto che si troverebbe di fronte l'Austria di Maria Teresa... E se invece si schierasse proprio dalla parte dell'Austria e della Francia?

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Così gli spiega il nostro Bhrihskwobhloukstroy:

Il risultato varia molto a seconda che si assuma come Nodo di Divergenza Secondario la partecipazione di Venezia alle Guerre Austro-Russo-Turche o no. Dato che questo Nodo di Divergenza Secondario sembra (almeno a me) un'idea verosimile, partirei da questa eventualità.

Se l'Austria conserva la Serbia anche dopo il 1739, al momento della Guerra di Crimea sa che un'ulteriore espansione ai danni della Sublime Porta le verrebbe permessa più da una spartizione di quest'ultima condotta insieme a Nicola I che da un'alleanza con le Potenze Occidentali e quindi attua come minimo una Politica di Neutralità benevola nei confronti della Russia. Non importa che poi le Potenze Orientali (anche la Prussia sarebbe coinvolta nella Neutralità) non vincano (nel caso che risultassero comunque militarmente più forti quelle Occidentali insieme all'Impero Ottomano); l'essenziale è che non perdano, che la Guerra di Crimea si concluda se non altro con un nulla di fatto.

Nel frattempo, Venezia diventa Libera Città Imperiale conservando anche dopo il 1815 tutto il proprio territorio (anche le Isole Ionie, se possibile) e con l'Imperatore come Doge ĕx ŏffĭcĭō. A sua volta con la benevola Neutralità russa, l'Austria realizzerà entro il 1860 il progetto di Großösterreich e di séguito la Triplice Alleanza con la Confederazione Italica e la Svizzera. Se la Politica Estera non viene determinata da Bismarck, è possibile evitare la Guerra Franco-Prussiana; sul Trono di Spagna può rimanere Amedeo I (perché i Savoia non hanno il Regno d'Italia) e anche la Spagna Sabauda aderirà verosimilmente, più o meno negli stessi tempi della Romania (v. sotto), alla Triplice Alleanza.

Senza Guerra Franco-Prussiana, il Secondo Impero si può mantenere anche con Napoleone IV, che a sua volta può vivere fino a 75 anni (una media fra i 65 del padre e gli 85 del presunto nonno naturale, il Conte di Flahaut) sposando Beatrice di Sassonia-Coburgo-Gotha nella seconda metà degli Anni Settanta. Quasi sicuramente, la Politica Austriaca sarà di cercare come sempre un'Alleanza Dinastica con la Francia, si può ipotizzare fra il 1900 e il 1901 attraverso il Matrimonio dell'ucronico Napoleone V (nato poco prima del 1880) con l'Arciduchessa Elisabetta Maria d'Asburgo-Lorena (1883-1963).

È chiaro che l'Undicesima Guerra Russo-Turca (1877-1878) sarà anche Austro-Veneto-Turca e a questo punto la Bulgaria manterrà i Confini di Santo Stefano, l'Austria e Venezia occuperanno sicuramente la Bosnia-Hercegovina e anche il Sangiaccato di Novi Pazar, nonostante evidentemente non sussista la necessità di impedire un'Unione fra Serbia e Montenegro. L'Alleanza delle Potenze Orientali (Russia, Austria e Prussia), pur senza il nome di Dreikaiserbund (Alleanza dei Tre Imperatori), continuerà oltre il 1887 perché l'Austria non avrà margini per opporsi a un'ulteriore espansione russa a spese della Turchia (e comunque senza Serbia indipendente la minaccia russa per l'Austria sarebbe drasticamente ridimensionata); un compenso alle mire russe sul Bosforo e i Dardanelli sarebbe l'ingresso della Romania (che si è comunque formata perché la combinazione della Guerra di Crimea e di quella Russo-Turca del 1877-1878 è stata identica a quella storica) nella Triplice Alleanza (quella Austro-Italo-Elvetica), come anche più o meno nello stesso periodo farebbe la Spagna Sabauda.

Venezia attraverso l'Austria cercherà di recuperare almeno Creta (visto che non Cipro non sarebbe possibile a causa della Gran Bretagna) e comunque nel 1908 avverrebbe l'annessione dei territorî ottomani occupati. Se, come probabile, Creta andasse alla Grecia, è da attendersi che entro il 1913, allorquando la situazione internazionale è già tesa, l'Albania verrà annessa al Reich Austro-Tedesco.

Con questa distribuzione di Alleanze (Cordiale Intesa tra Francia e Gran Bretagna, con appoggio degli Stati Uniti e in difesa dell'Impero Ottomano residuo nonché a fianco del Giappone; Triplice Alleanza Austro-Italo-Elvetica + Romania e Spagna e Alleanza Austro-Russo-Prussiana delle Tre Potenze Orientali), è difficile che scoppi una Guerra Mondiale. Russia, Gran Bretagna, Francia e Giappone hanno ancora margini di espansione in Cina, mentre in Europa la Triplice Alleanza si può trasformare dal 1916 in Mitteleuropa con l'adesione di Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia e Norvegia.

Se facciamo una media fra l'età del padre (l'Arciduca Carlo Ludovico, 1833-1896) e del nonno paterno (l'Arciduca Francesco Carlo, 1802-1878) di Francesco Ferdinando, questi potrebbe vivere fin verso il 1932/1933; la morte per sifilide dell'Arciduca Ottone a quarant'anni non permette previsioni sulla sopravvivenza di Carlo I (o VII?) senza polmonite a Madera, per cui la stessa media (nel suo caso dal nonno e bisnonno paterni) farebbe stimare una sua permanenza sul Trono fino al 1956/1957, allorché gli succederebbe un quarantaquattrenne Ottone (è da discutere se I o V); nel 1931 (circa) Napoleone V (più che cinquantenne) diventerebbe Imperatore dei Francesi.

Ci chiediamo quindi se fra il 1914 e la scoperta dell'impiego militare dell'energia nucleare (al più tardi, come ci impone la Storia, nel 1945) potesse scoppiare una Guerra Mondiale, tenuto conto che in Francia sarebbe stato Imperatore Napoleone IV (cinquantottenne nel 1914, fino a circa 75 anni nel 1931, poi Napoleone V) e in Austria / Mitteleuropa Francesco Ferdinando (quasi cinquantatreenne all'ascesa al Trono, 21. novembre 1916, fino a circa settant'anni nel 1933) seguìto da Carlo I/VII (a partire da circa 45/46 anni di età).

Mi sembra abbastanza probabile che una sorta di Belle Époque potesse continuare fino a una Grande Crisi come quella del 1929; più critica sarebbe la situazione verso il 1933, con un Imperatore fra i 50 e i 55 anni in Francia e uno di 45 anni o poco più in Austria / Mitteleuropa (in quell'anno, Hitler aveva 44 anni, Mussolini 50, Stalin 55). Nicola II avrebbe avuto 64/65 anni e, come avevamo visto a proposito di Venezia Spagnola, sua Erede sarebbe stata, dal 1924/1929, Ol’ga, secondo i suoi desiderî sposata con un Principe russo.

Per quanto riguarda l'Italia, i punti che oserei considerare acquisiti sono:

1) se l'Austria non recupera i Paesi Bassi Meridionali, è inevitabile che riceva un compenso (lo ha avuto nella Storia vera, a maggior ragione lo avrebbe in un'ucronia dove è più forte che nella Storia) e, siccome in Polonia non è possibile e in Turchia non è proponibile (e la Germania è immodificabile), per forza avviene a Sud delle Alpi;
2) qui le rivendicazioni austriache (già nel 1799-1800) erano il Piemonte, la Romagna (e in generale le Legazioni) e il Regno di Napoli, più o meno in questo ordine (decrescente) di preferenza, di realizzabilità e di opportunità;
3) storicamente realizzate, sia pure per breve tempo, sono state le rivendicazioni sul Piemonte e, solo in forma indiretta, sulle Legazioni;
4) il Senno di Poi suggerisce inequivocabilmente che sia l'Austria (com'è ovvio) sia probabilmente la Gran Bretagna (sul lungo periodo) avrebbero preferito compensare l'Austria col Piemonte (specialmente in vista di un contenimento di eventuali ritorni napoleonici in Francia) anziché con una qualsiasi delle altre rivendicazioni.

Perciò il compenso sarebbe a spese dei Savoia (neanche poi tanto, sia perché già erano stati spodestati dalla Francia, sia perché pure erano stati spodestati dalla stessa Austria nel 1799-1800). Tuttavia, gli stessi Savoia – che sicuramente manterrebbero la Sardegna – dovrebbero essere a loro volta compensati e la loro prima rivendicazione era la Sicilia, dove gli stessi Borboni erano al momento esautorati. Certo, questi sarebbero stati furibondi che il prezo della loro Restaurazione a Napoli fosse la cessione della Sicilia, ma non ci sarebbero state alternative e la Spagna non avrebbe avuto la forza di opporsi né la Francia un motivo di preferire i Borboni ai Savoia in Sicilia o la possibilità di scegliere come vicini i Savoia anziché gli Asburgo (del resto meno pericolosi, fra l'altro, dei Savoia); il Regno Unito notoriamente avrebbe preferito i Savoia ai Borboni in Sicilia.

Credo che dunque possiamo concordare sull'ipotesi che nel 1815 la sistemazione territoriale in questo quadrante sarebbe stata:

- Regno di Sicilia e Sardegna ai Savoia;
- Regno di Napoli ai Borboni;
- Regno di Liguria a un Arciduca d'Asburgo-Austria come Secondogenitura;
- Regno di Lombardia (compresi Piemonte, Nizza e Savoia) all'Austria;
- Ducato di Venezia all'Imperatore;
- tutto il resto (in quest'area) come nella Storia nota.

Nel 1848-1849 non vi sarebbe alcuna Guerra Austro-Sarda, tantomeno nel 1859. La Presidenza della Confederazione Italica sarebbe a Roma, la Capitale a Vienna o Milano; dalla fine del 1916 il Ducato di Modena e Reggio sarebbe unito personalmente all'Austria-Ungheria (come fin dall'origine la Lombardia e probabilmente proprio insieme a quest'ultima), ma ormai si tratterebbe di riaggiustamenti interni a una compagine geopolitica ormai integrata come il (e con, fra l'altro, anche il territorio corrispondente al) Secondo Reich (nonché da quell'anno in poi estesa a Romania, Spagna, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia e Grecia).

Se adesso torniamo al 1933, la trentottenne Ol’ga Nikolaevna può avere una figlia più o meno tredicenne perfettamente destinabile al Matrimonio Interdinastico con l'Arciduca Ottone (nato il 20. novembre 1912): l'augusta Coppia potrebbe convolare a Nozze, tanto per scegliere una data simbolica, il 1. settembre 1939, la vigilia del cinquantaseiesimo compleanno dell'Imperatrice dei Francesi Elisabetta Maria, cugina paterna del nonno paterno omonimo dello Sposo.

Con questi Matrimonî si prefigura l'adesione della Francia all'Alleanza delle Potenze Orientali (adesso davvero Alleanza dei Tre Imperatori) e della Russia – anziché l'Impero Ottomano – all'Unione Mitteleuropea, in cui la Francia potrebbe entrare fra la fine dell'Impero di Napoleone V (entro gli Anni Cinquanta) e l'inizio di quello del suo Erede.

Negli Anni Sessanta sarebbero fuori dall'Unione Mitteleuropea il Regno Unito (forse ancora con l'Irlanda?) e il Portogallo. Non si vedono gli estremi per un processo di Decolonizzazione, quindi un'eventuale Crisi del Petrolio (col residuo Impero Ottomano come maggior Paese produttore) negli Anni Settanta coinvolgerebbe insieme all'Europa in blocco anche i rispettivi Imperi Coloniali dei Paesi Aderenti, soprattutto Francia, Spagna, Olanda, Austria-Venezia e Sicilia-Sardegna.

L'assenza delle due Guerre Mondiali configura per la seconda metà del XX secolo un Mondo dalla struttura politica abbastanza diversa da quella che conosciamo. Ciò che salta all'occhio è la persistenza delle Monarchie, come mi pare che sia dimostrato dai Paesi che non hanno perso né la Prima né la Seconda Guerra Mondiale (e che erano Monarchie nel 1914), a eccezione della Grecia (la Jugoslavia rappresenta innegabilmente un caso a parte, essendo nata dopo la Prima e oggi non più esistente); in questa ucronia – ovviamente non solo per Venezia, ma perché la situazione permette appunto di evitare le Guerre Mondiali – si notano in particolare otto Imperi: Britannico(-Indiano), Francese, Austro-Tedesco (come centro del Mitteleuropa), Russo, Ottomano, Etiopico, Persiano, Giapponese (a rigore non sembra che si creino divergenze sufficienti a mutare il passaggio della Cina da Impero a Repubblica).

A livello di Equilibrî di Potere Mondiali, però, ciò che risulta fondamentale è che senza le Guerre Mondiali non si applica la Geopolitica di Mackinder o di Spykman, ma una variante più simile a quella delle Panregioni di Haushofer: non c'è una vera e propria Eurafrica, perché questa Panregione risulta divisa in due fra Eurafrica Mitteleuropea (la potremmo chiamare “Mitteleurafrika”) e Anello Esterno (Greater Britain), quest'ultimo articolato in Panamerica e Impero Britannico, mentre la Panrussia risulta molto strettamente unita al Mitteleuropa e la Sfera di Co-Prosperità Asiatica è minoritaria in Cina e assente in Indocina e Indonesia (entrambe spartite fra Impero Britannico e Mitteleuropa).

Concretamente, gli Stati Uniti non hanno avuto possibilità di intervenire in quello che chiamano Emisfero Orientale e quindi devono aver valorizzato più che nella Storia vera la propria egemonia nelle Americhe, senza comunque scalzare l'Impero Britannico dalla posizione di Prima Potenza Mondiale; insieme, la Greater Britain detiene il controllo quasi totale degli Oceani e in ogni caso l'Alleanza dei Tre Imperatori non può competere a questo livello.

Con l'esaurimento della Spartizione della Cina e della Persia (dove rimane l'Istituzione Monarchica, trasformata in senso più esplicitamente imperiale), tutte le Potenze hanno raggiunto il limite della propria capacità di espansione e ciò permette sia al Giappone sia al residuo Impero Ottomano (Anatolia senza Regione degli Stretti; Levante; Mesopotamia; coste occidentali e orientali della Penisola Arabica) e col tempo anche all'Impero d'Etiopia di svolgere un ruolo di Anfizone geopolitiche fra i due Blocchi principali, la Greater Britain (compresa la Panamerica) e l'Alleanza dei Tre Imperatori (Mitteleuropa esteso agli Imperi Francese e Russo).

Il raggiungimento dell'Equilibrio Mondiale si può riconoscere nel momento dell'adesione dell'Impero Francese all'Alleanza delle Potenze Orientali – divenuta perciò Alleanza dei Tre Imperatori – e, definitivamente, all'Unione Mitteleuropea, fra la fine degli Anni Cinquanta e gli Anni Sessanta. Questo risultato è dovuto, forse in misura decisiva, al fatto che la Francia è rimasta un Impero, perciò sensibile a forme di Alleanze Dinastiche di lungo periodo, dapprima naturalmente col Regno Unito e la conseguente Cordiale Intesa, ma nel corso del XX secolo – constatata l'impossibilità di ricorrrere ad avventure belliche in Europa senza mettere a repentaglio l'esistenza stessa della Grande Nation – anche (attraverso la naturale Politica di Amicizia verso la Russia) e poi soprattutto con l'altra Potenza Centroeuropea, l'Austrogermania e in generale il Mitteleuropa (dove il prefissoide Mittel- perde progressivamente la propria funzione oppositiva rispetto al resto del Subcontinente).

L'Unione Mitteleuropea è caratterizzata da Istituzioni Parlamentari federali e da una comune Politica Estera e di Difesa (quindi da un Comando unitario delle Forze Armate); non c'è una persona singola al vertice dell'Unione, le stesse funzioni di rappresentanza sono esercitate dal Congresso dei Capi di Stato (i Tre Imperatori e i Re di Spagna, Grecia, Romania, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia e Norvegia; i Sovrani di Lussemburgo, Montenegro e delle Tre Confederazioni della Triplice Alleanza sono rappresentati dall'Imperatore di Germania e Austria, mentre lo Car' [“Zar”] di Bulgaria è rappresentato dall'Imperatore e Autocrate di Tutte le Russie).

Il Sovrano del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth nonché Imperatore dell'India è invece Collega del Presidente degli Stati Uniti d'America e del Consiglio Panamericano nel quadro dell'Unione della Greater Britain, anch'essa dotata di un Comando unitario delle Forze Armate e con una Politica Estera e di Difesa comune, ma senza Istituzioni Parlamentari federali aggiuntive rispetto al Parlamento dell'Impero Britannico da un lato e all'Assemblea delle Nazioni Americane dall'altro.

L'unica Istituzione veramente mondiale sembrerebbe essere il Tribunale Internazionale dell'Aia (ammesso che sia collocato all'Aia anziché, per esempio, ad Addis Abäba), eventualmente esteso a ulteriori forme di Congresso Permanente per la Pace.

Senza l'egemonia di un'unica Superpotenza, anche il Segreto Bancario (per arrivare alla Venezia del 2017) diventa più facile da esercitare, tuttavia dubito che possa sussistere in uno Stato saldamente inserito nell'Impero di Germania e Austria, a sua volta al centro della Triplice Alleanza, dell'Unione Mitteleuropea e dell'Alleanza dei Tre Imperatori: avrebbe effetti alquanti dirompenti perlomeno sulla Politica Fiscale e il Diritto Tributario Imperiale e dell'Unione...

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Non si può non citare l'ucronia di rubberduck3y6, tratta da questo sito:

La Nuova Francia sopravvive

Dopo le sconfitte del 1757, la Gran Bretagna non riesce a rovesciare completamente il corso della guerra franco-indiana, non facendocela a penetrare nel cuore della Nuova Francia lungo la valle del San Lorenzo, sebbene riesca a catturare la Louisiana più scarsamente popolata e l'Illinois; e così, le guerre in America del Nord si concludono con la Francia che mantiene il controllo della colonia del Canada.

La pressione dei coloni americani per consentire l'insediamento di nuove colonie come Vandalia, Transilvania e Charlotina al di là degli Appalachi fa crescere il loro malcontento quando il governo britannico rifiuta di concedere loro le mappe delle nuove colonie. Questo, insieme ad altre questioni come i livelli di tassazione e la mancanza di rappresentanza nel parlamento britannico, porta infine alle colonie meridionali che si dichiarano libere dal dominio britannico ed alla creazione nel 1783 di una nuova nazione, gli Stati Uniti d'America. Le colonie settentrionali tuttavia, con la minaccia sempre presente di una rinnovata ostilità francese e la mancanza di un accesso diretto alle terre più ad ovest, rimangono fedeli alla Gran Bretagna e diventano un rifugio per i lealisti dalle colonie più a sud. Dopo anni di combattimenti, gli inglesi finalmente riconoscono l'indipendenza degli Stati Uniti e poco dopo costituiscono il Dominion del New England, garantendo autogoverno e rappresentanza politica alle colonie leali.

Almeno in parte ispirata dagli americani, nel 1803 in Francia esplode la Rivoluzione contro il governo assolutista del re Luigi XVI. Un primo tentativo di monarchia costituzionale non ha successo quando il re cerca di fuggire in Canada. Sebbene sia catturato e giustiziato, suo figlio Luigi Carlo riesce a scappare e instaura un governo francese rivale a Québec Ville, rivendicando il trono con il nome di Luigi XVII. Il suo successore Luigi XVIII, riconoscendo il pericolo di un'ulteriore rivoluzione in Canada e la perdita della Francia metropolitana nelle mani dei repubblicani, proclama la nascita del Regno del Québec. Inoltre, risolve una lunga disputa territoriale con gli Stati Uniti circa la contea dell'Illinois.

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Bhrihskwobhloukstroy gli replica:

Secondo me la Nuova Inghilterra conserverà con le unghie e coi denti i Territorî del Nord-Ovest come collegamento territoriale con i Paesi della Compagnia della Baia di Hudson. Se poi la Rivoluzione Francese scoppia nel 1803 e c'è un periodo di Monarchia Costituzionale, la prima eventuale guerra contro una Coalizione Antifrancese o Antirivoluzionaria sarà al più presto nel 1806 (come nel 1792 dal 1789) e, se la carriera di Napoleone inizia sùbito, non potrà salire al Potere prima del 1809. Siccome tuttavia in Canada c'è la Monarchia, Napoleone al Potere non ha alcuna convenienza a farsi cedere dalla Spagna la Louisiana (col rischio di favorire il Re, che le è più vicino) e d'altra parte in quel momento gli Stati Uniti sono vicini alla Francia e perciò alla Spagna, mentre d'altro lato il Regno Unito non ha il tempo né i mezzi né la priorità di conquistarla.

Se al tempo di Luigi XVIII la Francia è repubblicana, Napoleone è caduto o non è mai diventato Imperatore; la Spagna è comunque ormai nella Coalizione Antifrancese (col Regno Unito e la Russia) e sarà strettamente alleata della Dinastia Borbonica del Québec. Gli Stati Uniti sono perciò bloccati ai fiumi Ohio (a Nord del quale sono i Britannici) e Mississippi (a Est del quale gli Spagnoli) e al massimo possono aspirare, per il momento, alla Florida (storicamente solo nel 1819-1820, quando già erano da 14 anni arrivati al Pacifico!).

Gli Stati Uniti sono diventati una Grande Potenza grazie all'immensa Base Territoriale che ci sono procurati (come se in Europa il Sacro Romano Impero avesse conquistato tutta la Russia Europea) e l'hanno potuto fare anzitutto grazie agli Acquisti dalla Gran Bretagna nel 1783 (che qui non avvengono, anzi il risultato stesso della Rivoluzione è dimezzato) e dalla Francia nel 1803 (per la particolarissima situazione europea, che qui è in – fatale – ritardo di quattordici anni e forse non arriva mai), dopodiché nel 1845-1848 erano in posizione di forza rispetto al Messico, mentre in questo caso avrebbero contro l'intero Impero Spagnolo (non ce l'hanno fatta contro quello Britannico...) e probabilmente anche quelli Russo e Britannico nonché la Nuova Francia, una situazione completamente diversa dalla Storia nota. Perciò gli Stati Uniti rimarranno una Federazione di Creoli (in senso etimologico, Coloni Europei diventati Indipendenti) paragonabile al Cile.

La Spagna che conserva l’Impero non va incontro alle Guerre Civili; fra il 24. agosto 1883 al più presto e il 29. settembre 1936 al più tardi, il Regno del Québec diventa parte dei Dominî della Corona di Spagna. In Europa, qualunque sia la successione degli avvenimenti nel XIX secolo, senza Intervento degli Stati Uniti nell’eventuale Prima Guerra Mondiale (e però con Rivoluzione Russa, anche – benché non solo – per il fatto che le Rivoluzioni Americana e Francese hanno avuto luogo) si perverrà entro il 1945 allo spostamento sugli Urali del confine fra Unione Sovietica e Sacro Romano Impero / Unione Mitteleuropea / Imperi Centrali / Terzo Reich.

La Geopolitica Mondiale avrà comunque come punti fissi la tradizionale Alleanza Russo-Americana (in questo caso fra Stati Uniti e Unione Sovietica, nella Storia reale entrata in crisi solo con la Guerra Fredda, che qui non c’è o almeno non coinvolge anzitutto gli Stati Uniti), l’altrettanto logica Alleanza Franco-Russa (Franco-Sovietica), evidentemente contrapposta alle due Grandi Potenze loro nemiche, l’Impero Spagnolo e il Sacro Romano Impero / Unione Mitteleuropea / Imperi Centrali / Terzo Reich (le quali dunque saranno legate dalla più solida convergenza di interessi geopolitici che si possa immaginare). È uno schema che non rientra né in quelli di Mackinder o Spykman né in quello di Haushofer; anche il ruolo dell’Impero Britannico rischia di essere ambiguo e incerto, per quanto comunque guidato dall’obiettivo di impedire in qualsiasi caso la prevalenza di un Blocco (Franco-Russo-Americano o Ispano-Germanico) sull’altro.

Il Giappone ha tutto lo spazio per costruire la Sfera di Co-Prosperità Asiatica; prima o poi, inoltre, si perverrà alla scoperta dell’utilizzo strategico dell’Arma Nucleare, che dovrebbe prevenire una Terza Grande Guerra (in questa ucronia le Grandi Guerre sarebbero probabilmente ‘solo’ Europee, non Mondiali). Si presenta interessante...

L’Intesa Anglo-Nipponica Londra-Tōkyō, verosimilmente estesa al Portogallo (col Brasile), ha il dominio dei mari (pur conteso da Francia, Spagna e Germania), controlla in modo diretto la parte relativamente maggiore delle Terre Emerse e, massimamente conservatrice, media fra la Triplice Alleanza Ispano-Austro-Germanica o Asse Madrid-Vienna Berlino e la Società delle Nazioni Repubblicane (Stati Uniti – Francia – Unione Sovietica); in ciascuna di queste ultime tre (per quanto, nel complesso, rappresentino il Blocco meno potente) si concentra la convinzione di portare avanti il compito di una Missione Universale e quindi l’inclinazione ai cambiamenti, che spesso consisterebbero nella Rivincita rispetto alle Grandi Guerre Europee.

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E adesso, la proposta "noir" di William Riker:

Ucronia ispirata a un articolo di "Scientific American" dell'agosto 2018. L'ultima grande epidemia di peste in Europa risale al 1720, e uccise 120.000 persone a Marsiglia e nel sud della Francia. Dopo di allora si registrarono solo sporadiche epidemie locali che coinvolsero una sola città, come quella di Messina nel 1743, ma non più pandemie come quelle che avevano colpito il continente nei secoli precedenti, dalla peste di Marc'Aurelio a quella di Giustiniano, dalla Peste Nera del 1347 fino a quella di manzoniana memoria. Perchè?

Come ha accertato il ricercatore Arnaldo D'Amico, il merito va ascritto all'esodo di una specie di ratto, il ratto grigio (Rattus norvegicus) che nel 1720 abbandonò l'India, sua terra d'origine, a causa di un terremoto che generò un'esplosione demografica di quei roditori, cibatisi delle vittime del sisma. Da lì essi emigrarono attraverso la Russia in Europa, dove soppiantarono il preesistente ratto nero (Rattus rattus). Infatti i ratti grigi trovarono l'ambiente ideale per proliferare nel nascente sistema fognario, dato che prediligono gli ambienti umidi, a differenza dei ratti neri che prediligono quelli secchi, come tetti e granai. Ancora oggi il ratto grigio è la specie di maggior successo nel mondo dopo l'uomo, avendo colonizzato ogni ambiente tranne l'Antartide. Ora, ogni specie di ratto è infestato da una particolare specie di pulce, ma le pulci del ratto nero, quando il loro ospite muore di peste, tendono a passare volentieri all'uomo, mentre le pulci del ratto grigio, alla morte del loro ospite, infestano solo altri ratti. Fu così che le terribili pandemie di peste ebbero fine nel vecchio continente.

Ma che accade se quel terremoto nella lontana India non ha luogo, il ratto grigio resta confinato laggiù, i ratti neri continuano ad imperversare in Europa, e in essa la peste è un flagello tuttora, dato che non ne è mai stato messo a punto un vaccino efficace per la somministrazione di massa? Che accade se durante le guerre napoleoniche, o durante la Grande Guerra, un terzo della popolazione del Vecchio Continente muore di peste, capovolgendo gli esiti finali di quei conflitti? Gli ultimi casi di peste in Europa furono registrati nel 1944 a Taranto, per colpa di una nave alleata giunta in porto con un morto a bordo; che accade se da lì si diffonde una pandemia che mena strage nell'Europa in ginocchio a causa dei combattimenti?

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Cui risponde Generalissimus:

Le ucronie dove la peste infuria e falcia il 90% della popolazione europea (o comunque altre percentuali inverosimili come questa) sono parecchie, l'esempio più famoso è "Gli Anni del Riso e del Sale" di Kim Stanley Robinson.
Dunque, dopo Marsiglia toccherebbe a Svezia e Prussia, dove, dopo la Grande Guerra del Nord, morirebbe circa un milione di persone o più, quei paesi sarebbero praticamente dei deserti.
La Grande Peste del 1738 farebbe 100.000 vittime in Austria e Ungheria.
La peste russa del 1770-72 si estenderebbe a tutto il paese, ucciderebbe un sesto della popolazione e le rivolte da essa causate sarebbero molto più estese, e spianerebbero la strada a Pugacev.
Il più influenzato sarebbe l'Impero Ottomano, dove la peste rimase un evento consueto fino al 1850, veniva colpita almeno una città una volta all'anno e potevano arrivare a morire fino a 2/3 della popolazione di quella data città, perciò, trovandosi ad affrontare epidemie di peste più virulente, la Sublime Porta sarebbe nei guai fino al collo.
Tralasciando quello che potrebbero causare le Guerre Napoleoniche e quella di Crimea, si arriva al 1855, dove in Cina e India morirebbero 24 milioni di persone e la peste influirebbe sulla Rivolta dei Taiping.
Poi toccherebbe di nuovo alla Cina nel 1867, nel 1882 e nel 1894.
Altre epidemie in Giappone e India nel 1896, poi Waldemar Haffkine inventerebbe il suo vaccino.
Nel 1898 la peste farebbe strade nel Madagascar.
La peste poi si sposterebbe nel Nuovo Mondo, dove nel 1899 colpirebbe il Paraguay, le Hawaii e il Sudafrica, influenzando la guerra contro i Boeri.
Nel 1900 toccherebbe a San Francisco e alla California, e questo porterebbe a persecuzioni contro la comunità cinese.
Anche l'Australia verrebbe colpita, per non parlare della Russia, dove ai ratti neri si aggiungerebbero i bobak e nel 1905 lo Zar rischierebbe di cadere.
Altra epidemia in Venezuela, Perù, Ecuador, Bolivia e Brasile nel 1908.
Cuba verrebbe colpita nel 1912 e poi, con la Prima Guerra Mondiale, tra spagnola e peste si assisterebbe ad uno scenario da apocalisse.
Durante la Guerra Civile cinese i Giapponesi userebbero la peste come arma batteriologica in Cina con effetti che definire devastanti sarebbe riduttivo.
L'epidemia di peste partita da Taranto nel 1944 metterebbe in grande difficoltà le operazioni Alleate in Italia.
Nella Francia e Gran Bretagna in ricostruzione degli anni '50 si diffonderebbe la cosiddetta "Peste di Camus". E chi più ne ha, più ne metta!

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Ecco ora la domanda postaci da Enrico Pizzo:

Fino alla fine del XVIII secolo il lungo lavoro necessario per pulire le fibre da semi ed altri corpi estranei rendeva il cotone un prodotto estremamente costoso. L'inversione di tendenza si ebbe nel 1793 con l'invenzione della sgranatrice che consentì di aumentare da 1 a 15 le libbre di cotone che un operaio puliva in una giornata di lavoro. La conseguenza immediata di questo fu il brusco calo del prezzo del cotone, e quindi l'intensificarsi della sua coltivazione, che di riflesso comportò l'aumento del personale necessario e, almeno nel sud degli USA, l'aumento del numero degli schiavi. Ipotizziamo però che la sgranatrice non venga realizzata a fine XVIII secolo, relegando il cotone per alcuni altri decenni nelle coltivazioni marginali. Come potrebbe cambiare la Storia?

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Gli replica MattoMatteo:

Il primo, e più importante, cambiamento è appunto il fatto che lo schiavismo nel sud degli Usa sarà molto meno massiccio che in HL.
Inoltre l'economia del sud sarà meno incentrata sul cotone, e più su altre colture (grano, mais?); ci potrebbe persino essere un maggiore impulso all'industrializzazione.
La minore necessità di schiavi potrebbe rendere il sud meno restio ad accettarne la liberazione, quindi probabilmente non ci sarà nessuna guerra di secessione.
Con un sud maggiormente industrializzato (quasi al pari del nord), e una nazione che non ha consumato inutilmente risorse in una guerra interna, gli Usa sarebbero molto più forti ed avanzati; questo potrebbe consentirgli di annettere il Messico (magari non tutto, solo una parte)... e magari anche una parte del Canada?

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Ed Enrico Pellerito aggiunge:

Trovo corretta l'analisi di MattoMatteo, ma si può pure pensare che il problema della schiavitù non si risolva nel modo prospettato, perché la produzione agricola meridionale, o la stessa industrializzazione, necessiteranno sempre di una forza lavoro che, dal punto di vista culturale, almeno in un primo periodo potrebbe sempre basarsi su un rapporto di schiavitù.
Probabile, comunque, che anche in questo quadro finisca per imporsi una logica sociale ed economico-finanziaria di abbandono del concetto di schiavitù come patrimonio aziendale, diventando questo la proprietà terriera o l'apparato industriale e configurandosi il sistema del salario come molto meno impegnativo per i "padroni".
In politica estera, a piangerne le conseguenze anticipatamente le tribù indiane (la frontiera verrà meno una ventina di anni prima), ma non credo che gli Americani saranno interessati ad espandersi in maniera eccessiva ai danni del Messico, forse solo in parte proprio come dice Matteo; il loro imperialismo verrebbe esercitato con mezzi solo apparentemente più subdoli, per imporsi, attraverso l'imposizione, nel caso anche sostenuta militarmente, di governi amici nei Caraibi e nell'America Latina, cercando di estromettere qualsiasi ingerenza e interferenza europea, applicando strumenti quali il protettorato e il protezionismo.
Non so se davvero gli USA si sentiranno in grado di sfidare anche il più forte impero di quel periodo, invadendo ed occupando il Canada o porzioni di questo, certo potranno mostrarsi molto più solidi, ma a parer mio, almeno nel XIX secolo eviterebbero conflitti di ampia portata.

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E ora, l'idea di feder:

Friedrich der Blöd

Temendo per la sorte in cui sarebbe potuto cadere il suo impero, impegnato nella dura guerra coi prussiani, in caso fosse morta prematura, Elisabetta Petrovna di Russia ascolta i consigli del suo medico, il quale gli prescriveva alcune medicine atte ad attenuare l'effetto dell'ipertensione che gli stava rovinando la vita; conseguentemente, la zarina non muore prematuramente a soli 52 anni, e la guerra prosegue sotto la sua capace leadership. A Kunersdorf, località posta praticamente sulle porte della Germania, Federico II subisce una prima, serissima sconfitta; di lì a poco, austriaci e russi marciano su Berlino, concludendo il conflitto. Il re (titolo chiaramente abolito) è inizialmente fatto prigioniero, dal momento che sua maestà cattolica ovviamente non harispetto alcuno per un principe calvinista che regna su una popolazione in massima parte luterana. Egli tuttavia presto, con la connivenza di alcuni agenti britannici riesce a fuggire verso Londra; poco cambia, ad ogni modo, per le sorti del regno. I fratelli di Federico, che a dir vero lo hanno sempre odiato, accolgono con sollievo la scomparsa dell'ingombrante sovrano; con la minaccia della spada, accettano di convertirsi al cattolicesimo, divenendo tra i più fedeli generali di Vienna. Al piccolo Federico Guglielmo, nipote orfano del grande zio, viene attribuita la Prussia ducale, insieme con la mano di Maria Elisabetta, la più bella fra le figlie della coppia imperiale; così facendo il territorio rimarrà a lungo sotto lo scacco degli Asburgo, i quali si approfittano della compiacenza di Federico, universalmente noto, fra la bassa gente, come der dicke Lüderjahn (il grassone buono a nulla!). Sotto di lui ogni ricordo di passate ambascerie britanniche verrà rimosso, la macchina militare prussiana sarà progressivamente smantellata, i primi impianti industriali approntati da Federico II saranno dati alle fiamme e, insomma, gli Hohenzollern recederanno da qualunque proposito di ascesa. Per giunta, approfittando della compiacenza del marito, uomo vile e mollaccione, l'astuta Maria Elisabetta diventerà di fatto l'uomo forte della corte di Königsberg, con la qualifica di longa manus della madre nel lontano nord; preparerà, in fin dei conti, l'annessione. Ma stiamo già precorrendo i tempi.

Menzionato il declino della Prussia vera e propria, non resta che discorrere del destino toccato in sorte alle altre località dell'ex-regno. Prima di ogni cosa, dopo più di vent'anni la Slesia torna a Vienna e la Pomerania alla Svezia, mentre la Sassonia ottiene l'exclave di Cottbus, come riparazione per i danni subiti in guerra. Per il resto, l'imperatore fa valere il diritto di fellonia, declassando Federico II e tutti i suoi eredi dai domini che la casata aveva detenuto entro i confini dell'impero: a Francesco Stefano va il Brandeburgo a titolo personale, permettendogli dunque di rifarsi della perdita della Lorena. Anche la Polonia ottiene quei territori prussiani a oriente che esulavano dai confini imperiali. In fin dei conti, dalla scomparsa della Prussia guadagnano tutti; perfino i francesi, che diventano più baldanzosi nel condurre un conflitto oltreoceano che per loro era già molto compromesso. A Londra giungono proprio le lagnanze dell'ex-Federico II, che è giunto a impetrare pietà presso Giorgio III in virtù della comune fratellanza protestante; gli inglesi ascoltano, ma intanto fanno promesse da mercanti. L'umore del Parlamento, guidato dal whig duca di Newcastle, sarebbe quello di continuare la guerra; ma l'opposizione del re, timoroso di perdere l'Hannover di fronte alle vittoriose armate austriache o a quelle francesi, genera una crisi di governo. Nuovo primo ministro diventa il tory Stuart, terzo earl di Bute; questi, subissato di critiche non resta al potere per nemmeno un anno (il tempo necessario a firmare la pace) prima di venire rimosso sull'onda del malcontento. Alla Gran Bretagna sono riconosciuti importanti aggiustamenti: l'India, in primo luogo, insieme a una grossa fetta della Louisiana (abbastanza per collegare le colonie della costa orientale con le basi di caccia installate nella baia di Hudson). Di conseguenza, Luigi XV può salvare la faccia, presentando la vittoria contro la Prussia come "un trionfo della Madre cattolica" e facendo passare la magra figura nelle colonie in sordina; in America, la Francia mantiene Nouvelle-Orleans e la zona circostante, oltre che la Nuova Francia (odierno Québec), cioè le zone più ricche e densamente abitate. L'alleanza con Elisabetta e soprattutto Maria Teresa, vera vincitrice del conflitto, si rafforza...

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Diamo ora la parola a Tommaso Mazzoni:

E se nel 1759 Caterina II fosse morta di parto?

Recentemente ho rivalutato la figura del nipote/figlio adottivo di Elisabetta di Russia, il quale aveva un animo liberale e riformatore, e in senso veramente democratico non il riformismo assolutista di Caterina; senza Caterina, il conte Orlov difficilmente ha la possibilità di mettere in atto il suo colpo di stato, e il buon Pietro può mettere in atto le sue riforme; con l'alleanza della Prussia è molto facile che Pietro riesca a ottenere l'ambito ducato nativo; come cambia la storia della Russia? Per altro, è probabile che il povero Ivan VI sia mandato a finire i suoi giorni serenamente in un convento, poi probabilmente nei suoi progetti c'era anche l'abolizione della Servitù della Gleba, seppur in maniera graduale; era nelle sue intenzioni aprire il Senato ai rappresentanti della borghesia e dare maggiori responsabilità all'assemblea, nei suoi provvedimenti c'era sicuramente la libertà religiosa, prontamente rimossa da Caterina; Che Russia sarebbe se Pietro III il Magnanimo campa almeno fino al 1792? Per altro anche la personalità di Paolo potrebbe essere diversa, senza il conflitto con la madre e l'assassinio del padre; Pietro III non credo avrebbe appoggiato la spartizione Polacca, sappiamo tutti che delle corna poco gli importava, sappiamo anche che voleva bene a Paolo e non l'avrebbe disconosciuto, e quindi non è implausibile un buon rapporto con il Poniatowski; siccome Maria Teresa era contraria, e Federico il Grande la guerra con Russia ed Austria non l'avrebbe fatta (si, è vero, a Pietro Federico stava simpatico ma non tanto da farsi manipolare) evitiamo le spartizioni di Polonia, anche se è possibile che in sede di costituente venga individuato un erede diverso dal Re di Sassonia. Chissà con una Polonia ed una Russia costituzionali (e alleate) se l'aria d'Europa invece di incendiarsi possa rinnovarsi pacificamente; comunque anche se la Rivoluzione scoppia lo stesso, niente Santa Alleanza e l'Austria, se resta assolutista, se la deve vedere da sola contro i popoli in sommossa. Siccome gli Asburgo non sono scemi è più facile che capiscano l'aria che tira, idem per gli Hohenzollern.

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Gli risponde Federico Sangalli:

Il regno di Pietro III sarebbe senza dubbio benefico per la Russia (anche peggio che in HL francamente poco si poteva fare...), che potrebbe modernizzarsi con secoli d'anticipo, cercando di imitare la Prussia, lo stesso Pietro III sarebbe ricordato come un secondo Pietro il Grande. Riottenuto il Ducato dell'Holstein-Gottorp forgerebbe una ferrea alleanza con Inghilterra e Prussia, in contrapposizione a Francia, Austria ed Spagna (più saltuariamente Svezia, Danimarca ed Impero Ottomano). Non saprei dire che rapporto potrebbe instaurare con Varsavia ma storicamente quando Berlino e Mosca vanno molto d'accordo la Polonia dovrebbe iniziare a preoccuparsi, quindi la spartizione rischia di essere al massimo rimandata, forse al Congresso di Vienna. Aggiungiamo anche che Pietro III era proprio sfegatato di Federico II quindi questi potrebbe anche convincerlo a procedere alla spartizione. Paolo I non emetterà mai le Leggi Paoline, non escludendo così la successione femminile dal trono (cioè, se la Russia Imperiale sopravvive al 1917 probabilmente sarà una delle figlie di Nicola II ad ereditare al posto di Alexei).

Ma forse il punto più incerto è la stessa successione e mi permetto di fare una piccola aggiunta: e se Paolo muore assieme alla madre, com'è più probabile data l'epoca, oppure viene riconosciuto illegittimo? Chi succede al Pietro III?

L'unico altro ramo dei Romanov sono i fratelli e sorelle di Ivan VI, all'epoca sotto chiave e da tempo in cattiva salute e non abituati a poter avere persino la libertà di muoversi (quando poi furono esiliati in Danimarca si lamentavano di questo). Se la linea viene mantenuta a Pietro III succederebbe Pietro IV, fino al 1798, e poi Caterina II, fino al 1807, anno in cui i Romanov si estinguerebbero ufficialmente.

A questo punto lo Zemsky Sobor che fa? A chi offre la Corona zarista? Molte famiglie russe potrebbero sgomitare per l'ambita meta oppure si potrebbe ripiegare sugli altri rami degli Holstein-Gottorp: uno ha dato i Re di Svezia pre-Bernadotte e dunque tenderei ad escluderlo date le poco amichevoli relazioni tra le due nazioni all'epoca e la volontà di entrambi di escludere gli eredi che fossero già stati adottati dall'altra nazione (cosa che avvenne più volte nel XVIII Secolo), l'altro i Duchi dell'Oldenburgo e potrebbero essere proprio loro alla fine gli eredi. Il vuoto di potere non rischierebbe di aprire le porte a Napoleone? E se i rivoluzionari decabristi sfruttassero la neonata borghesia post riforme per prendere il potere con successo?

E il tutto con tutte le implicazioni di avere una sorta di piccolo Hannover in salsa russa nella Germania Settentrionale.

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Tommaso puntualizza:

Paolo di Russia era nato da gia cinque anni nel 1759, non per nulla ho fatto morire Caterina di parto nel 1759 con Anna. Se non erro, Pietro, pur consapevole che Paolo ed Anna non fossero figli suoi, non li ha mai disconosciuti, indi per cui non vedo perché cambiare. Ma se qualcuno ha fonti più specifiche mi faccia sapere. In quanto alla Polonia forse la I spartizione non può essere evitata in effetti, se la Prussia insiste.

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C'è anche questo interessante PoD di William Riker:

Lo scorbuto, chiamato peste grigia dai marinai che non ne capivano la natura e le cause, imperversò sulle navi per secoli, mietendo migliaia di morti tra i marinai (non tra gli ufficiali, che godevano di un'alimentazione migliore), e influenzando decisamente le scoperte geografiche e la colonizzazione, giacché alcuni Conquistadores ebbero successo solo perchè le loro navi erano state colpite casualmente meno di altre dallo scorbuto. Creduto una sorta di infezione (quando non una punizione divina) e curato invano nei modi più stravaganti, continuò a falciare le ciurme fino all'Ottocento inoltrato. Eppure Sir James Lancaster, figura di spicco della marina commerciale britannica, aveva casualmente trovato la soluzione dell'enigma. Il 1 agosto 1601, dopo quattro mesi di navigazione, nelle tre navi al suo seguito era comparso lo scorbuto, ma non nella sua, perchè aveva somministrato a ogni marinaio tre cucchiai al giorno di succo di limone. Egli non era un medico, e il suo rapporto restò sepolto negli archivi della Royal Navy. Solo nel 1747 il medico di bordo James Lind ripeté la stessa scoperta, e il suo amico James Cook riuscì a navigare in 12 anni per 300.000 km, quasi quanto la distanza della terra dalla luna, senza che un solo suo uomo contraesse lo scorbuto, perchè aveva imbarcato a bordo barili di limoni e lime (da cui il nomignolo di "limey" dato ai marinai britannici). In realtà la "peste grigia" è una fatale carenza di vitamina C, come dimostrerà definitivamente Albert Szent-Györgyi, Premio Nobel per la Medicina nel 1937. Ma che accade se fin dal primo seicento gli inglesi si accorgono che gli agrumi sono il toccasana contro lo scorbuto, e cominciano ad imbarcarne a quintali sulle loro navi, imitati ben presto dalle altre potenze marinare? In quale modo ciò rivoluzionerà la storia della marineria?

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Gli replica il nostro Bhrihskwobhloukstroy:

Un mio vicino di studio è specializzato nella Storia del Commercio degli Agrumi nel Seicento e sul ruolo di Genova in tale attività, per cui mi avvalgo delle sue ricerche: già la produzione era molto fiorente, se però ipotizziamo che la domanda cresca fino al culmine naturale credo che possiamo tranquillamente postulare un'esplosione economica della Monarchia di Spagna e della Repubblica di Genova inserita nel suo sistema produttivo, commerciale e finanziario, soprattutto con l'innesco di un circolo virtuoso, per cui quanto più aumentavano i successi coloniali transocieanici inglesi tanto più aumentava il ritorno economico per la Monarchia Cattolica.

Le conseguenze geopolitiche sarebbero anzitutto sulla Germania e poi, di riflesso, sulla Polonia-Lituania, che si collocherebbe definitivamente in orbita asburgica e con ciò porterebbe in dote il primato della produzione di cereali. Di fatto si creerebbe un'egemonia simile a quella statunitense che conosciamo, ma centrata sul Blocco Austro-Spagnolo.

Naturalmente, anche l'Impero Ottomano ne trarrebbe un decisivo beneficio, in questo caso a spese della Persia e, non potendo soverchiare l'Avversario in Europa, troverebbe con ogni verosimiglianza uno sbocco per la propria potenza in India, che a lungo andare dunque potrebbe restare preclusa al Colonialismo Britannico, mentre è tutta da rivedere la Politica dell'Unione Iberica nei confronti della Cina, il gigante mondiale del consumo di agrumi.

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Chiudiamo per ora con quanto ha scritto in proposito Dario Carcano:

Fu un fulmine a ciel sereno quando quotidiani e i telegiornali uscirono col titolo “La peste a Milano”.

“I giornali esagerano sempre; sono morti due vecchi immunodepressi e loro parlano si epidemia. I giornali devono vendere, i telegiornali fare ascolti.”

“I mezzi di informazione hanno bisogno di soldi, quindi le lobby dei farmaci li pagano per gonfiare le notizie. Così la gente si allarma e compra i farmaci; anche se non ne ha bisogno.”

“Hanno chiuso le scuole. Dicono per contenere il contagio ma non ci credo; mi hanno detto che questa storia della peste è tutta una montatura per sviare l’attenzione. I politici si fanno gli affari loro e i nostri figli non possono andare a scuola.”

“Ieri vicino alla casa dei miei genitori la folla ha quasi linciato un medico. Usciva da una casa dove era stato a visitare un appestato; almeno così diceva lui. Gli hanno urlato contro ogni genere di ingiuria, accusandolo di essere uno di quelli che vuole ci sia la peste per far fare soldi alla lobby dei farmaci. Hanno fatto bene; quelli come lui dovrebbero essere appesi al primo lampione.”

“Per fortuna esistono persone ragionevoli! Oggi il Ministro ha detto che la peste non esiste, e che i bambini potranno presto tornare a scuola.”

“Oggi a mio figlio è uscito un grosso rigonfiamento sotto un’ascella. E’ molto scuro, e anche le punte delle sue dita hanno iniziato a diventare nere. Non so cosa sia, sarà una malattia infantile.”

“Mio fratello è morto di peste. I monatti sono venuti a prenderlo moribondo a casa ed è morto poco dopo al lazzaretto. Perché non hanno fatto nulla per impedire che l’epidemia diventasse pericolosa?”

“E’ colpa dei terroristi islamici! Arrivano sui barconi assieme ai migranti portandosi dietro unguenti con cui diffondono il contagio. E’ uno scandalo che la politica non faccia nulla dopo aver permesso la diffusione del contagio!”

“Hanno preso un untore! Era un africano che camminava vicino ad un muro; lui ha detto per ripararsi dalla pioggia. Figurarsi! Lo hanno visto mentre metteva una mano su una porta, quindi da una finestra hanno chiamato aiuto. Sono arrivati e lo hanno preso; non lo hanno portato alla polizia, tanto si sa che gli untori li liberano. Lo hanno impiccato ad un lampione.”

“Oggi ho visto i monatti portare via una famiglia morta di peste. Ci si accorge della gravità di una epidemia quando i morti li portano via non con le ambulanze, ma sui camion dei rifiuti.”

C. uscì di casa una mattina per andare al lavoro; andando verso l’auto passò davanti ad una schiera di cadaveri morti di peste, disposti lì in buon ordine in attesa che i monatti venissero a prenderli. La prima volta quella vista e soprattutto l’odore di morte dei cadaveri gli aveva provocato un conato di vomito; ora nulla. Ci si era abituato, e ai cadaveri non ci faceva più caso.

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Generalissimus ha aggiunto:

Manca una parte:

"Oggi sono arrivati i camion della Croce Rossa.
Si sono posizionati fuori dal Parco Sempione, da alcuni sono scesi frotte di medici, mentre da altri dei volontari hanno scaricato delle scatole di cartone.
Hanno iniziato a parlare con i megafoni, invitando la gente a mettersi in fila per la vaccinazione gratuita contro la peste.
Ancora con questa storia? Non solo dobbiamo sorbirci questa pagliacciata della peste, ma addirittura vogliono obbligarci a farci vaccinare?! Lo sanno tutti che i vaccini fanno più male che bene, e poi chi ha mai sentito parlare di un vaccino contro la peste? Se davvero fosse peste non ci sarebbe scampo per nessuno, altro che vaccino, qui c'è sotto qualcosa.
Sì, c'è sicuramente sotto qualcosa, hanno trovato la scusa perfetta per infilare qualche chip o dispositivo di controllo sotto la pelle a tutta la popolazione di Milano, poi toccherà a Napoli, a Torino, a Venezia… Fortuna che i Milanesi non sono stupidi, dopo un quarto d'ora un centinaio di persone ha iniziato una sassaiola contro i loro camion, costringendo quei ciarlatani ad andarsene, e hanno pestato quei pochi idioti in attesa del vaccino o che erano appena stati vaccinati.
Dio benedica i No-Vax!"

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Per dirci che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.


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