La glaciazione di Sant'Antonio

di Lord Wilmore


Mo' vi racconto una storia. Tutti voi avete certamente sentito parlare del "fuoco di Sant'Antonio". Perchè tale malanno ha proprio questo nome? Tutto deriva da un'antica leggenda...

Un giorno, a causa dei peccati degli uomini, il Signore Dio tolse loro il fuoco. Una terribile glaciazione investì la Terra, nevicava dovunque, i raccolti andavano a male e gli uomini morivano di freddo. Essi allora decisero di chiedere aiuto a Sant'Antonio, che stava nel deserto della Tebaide in eremitaggio, e vi si recarono a pregarlo affinché facesse qualcosa per loro. Sant'Antonio, nonostante avesse già quasi cento anni, ebbe compassione di loro e, siccome il fuoco era all'Inferno, decise di andare a prenderlo. Naturalmente non era un'impresa facile, perché i diavoli non gli avrebbero permesso di portare fuori il fuoco impunemente: speravano infatti di corrompere gli uomini, costringendoli a cedere loro le loro anime in cambio del fuoco.

Sant'Antonio AbateCiò nondimeno, con il suo inseparabile porchetto e con il suo bastone di legno di ferula, Sant'Antonio si presentò alla porta dell'Inferno e bussò.

"Apritemi! Ho freddo e mi voglio riscaldare."

I diavoli alla porta videro subito che quello non era un peccatore ma un santo, e ribatterono:

"No, no! Ti abbiamo riconosciuto, sei Sant'Antonio! Non ti apriamo, tu potresti benissimo essere venuto per rubarci il fuoco e portarlo agli uomini!"

"Come dite? Sono un po' sordo, non vi sento", replicò il Santo egiziano, facendo il finto tonto. I demoni aprirono un po' di più la porta per gridare a quello scocciatore di andar via, ma subito nella fessura della porta si intrufolò il porchetto.

Cari miei, appena dentro l'animale si mise a scorrazzare con una tale furia da mettere lo scompiglio ovunque, rovesciando cataste e passando tra le gambe dei demoni senza che nessuno riuscisse ad agguantarlo.

Ad un certo punto, i diavoli non ne poterono più. Finirono perciò per rivolgersi al santo, che era rimasto fuori dalla porta.

"Quel tuo porco maledetto ci mette tutto in disordine! Vienitelo a riprendere, ma bada di non toccare nulla e di non prendere nulla!"

Sant'Antonio entrò nell'inferno, toccò il porchetto col suo bastone e quello se ne stette subito quieto.

"Visto che ci sono", disse Sant'Antonio, "mi siedo un momento per scaldarmi."

E si sedette su un sacco di carbone, proprio sul passaggio dei diavoli.

Infatti, ogni tanto, davanti a lui passava un diavolo di corsa. E Sant'Antonio, col suo bastone di ferula, giù una legnata sulla schiena!

Ad un certo punto i diavoli, arrabbiati, esclamarono:

"Questi scherzi non ci piacciono. Adesso ti bruciamo il bastone!" Infatti lo presero e ne ficcarono la punta tra le fiamme.

Il porco, in quel momento, ricominciò a buttare all'aria tutto: cataste di legna, uncini, torce e tridenti. E i diavoli avevano un bel da fare a mettere a posto. Non ci riuscivano e non riuscivano neppure ad acchiappare quel... diavolo di porchetto.

"Se volete che lo faccia star buono", propose Sant'Antonio, "dovete ridarmi il mio bastone."

Gielo ridiedero ed il porchetto stette subito buono. Dopo un po' il santo col suo bastone se ne uscì, ed i diavoli tirarono un sospiro di sollievo.

Ma il bastone era di ferula, ed il legno di ferula ha il midollo spugnoso. Se una scintilla entra nel midollo, questo continua a bruciare di nascosto, senza che di fuori si veda. Così i diavoli non si accorsero che Sant'Antonio aveva rubato loro il fuoco nel bastone.

Appena fu fuori, Sant'Antonio salì su una montagna altissima, alzò il bastone con la punta infuocata e la girò all'intorno, facendo volare le scintille, e cantò:

"Fuoco, fuoco, per ogni loco;
per tutto il mondo, fuoco giocondo!"

Da quel momento, con grande contentezza degli uomini, ci fu il fuoco sulla Terra. Al Signore Dio piacque la furbizia di Sant'Antonio, e così chiuse un occhio. La glaciazione ebbe fine, e Sant'Antonio tornò nel suo deserto a pregare.

Lord Wilmore

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A questo punto interviene Enrica S.:

Il nostro Milord mi ha fatto venire in mente un'ucronia. E se una glaciazione avesse davvero colpito la Terra diciamo in un momento qualsiasi degli ultimi 3000 anni? Intendo non la Piccola Glaciazione, una glaciazione vera con gran parte dell'Eurasia e del Nordamerica coperte di ghiacci spessi centinaia di metri, e vastissimi laghi di deglaciazione sui bordi della calotta polare. Scegliete voi il periodo storico che più vi piace. Quali le conseguenze sulla civiltà umana?

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Generalissimus le domanda:

E se l'epoca fosse proprio il 350 d.C.?

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Lord Wilmore propone:

I Germani e gli Unni, e forse anche gli Slavi e i Balti, sarebbero costretti ancor più a migrare verso sud, distruggendo probabilmente entrambi gli imperi romani e l'impero sasanide. Chi se ne avvantaggerebbe, secondo te?

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La parola passa al solito Bhrihskwobhloukstroy:

Se si dà tempo all'acqua degli Oceani di accumularsi ai Poli e sui Ghiacciai montani – ma sarebbe meglio utilizzare in pieno i 3000 anni disponibili, perché è un processo lento – il livello del mare scenderebbe di 100 o 200 m e quindi la perdita di zone abitabili sarebbe compensata dall'emersione di (relativamente bassi) fondali marini, in concomitanza con la formazione dei Grandi Imperi dell'Antichità.

Le prime conseguenze più vistose sarebbero il Giappone parte della Cina, l'Indonesia in continuità territoriale oltre che culturale (perciò forse anche politica) con l'India, l'Arabia inclusa negli Imperi Persiani, un Egeo molto più ristretto (di conseguenza alla Persia invece che ad Atene?), Italici Venetici e Dalmatici confinanti nell'Alto Adriatico (poi annesso da Roma), Barriera Alpina praticamente invalicabile ma ‘Corridoio Intemelio' un pochettino più ampio e agevole, Britannia indistinguibile da Gallia e Germania, Europa Centrale ridotta a tundra, Mar Nero di nuovo chiuso e più ristretto a Settentrione (quindi Scizia più estesa verso Sud).

La Nazione Germanica abortirebbe e così pure i Balti, gli Slavi sarebbero limitati al Gruppo Meridionale, la competizione geopolitica nello Spazio Indomediterraneo si concentrerebbe intorno al Mediterraneo stesso (a causa dell'espansione dei Deserti), praticamente si evidenzierebbero tre aree invece di due (Cina, India, Mediterraneo).

L'abbassamento del livello del mare richiede comunque parecchi secoli, se già cominciamo 1350 anni dopo il punto più remoto nel tempo il processo si completa in Età Moderna, quindi al tempo degli Unni gli effetti sarebbero più o meno quelli di una Piccola Glaciazione... Praticamente abbiamo già due ucronie abbastanza diverse fra loro.

Per continuare momentaneamente su quella che comincia dal 1000 a.C., l'inabitabilità dell'Eurasia centro-settentrionale elimina molte Migrazioni dei Popoli e quindi si mantengono gli Imperi classici, però una certa parte della popolazione che nella nostra Storia ha abitato l'Eurasia settentrionale nasce in Eurasia meridionale (compatibilmente con la sostenibilità ambientale, ma siamo nell'Età del Bronzo, quindi l'effetto demografico è quasi pari alla somma di tutta la popolazione eurasiatica concentrata nella fascia centro-meridionale). Ci sarà anche minore differenziazione linguistico-culturale (per esempio, molti Germani storici nasceranno e vivranno come Celti; senza migrazioni cimmerie e scitiche in Europa Centrale non si formerà proprio un'individualità linguistica germanica).

Le popolazioni altaiche vivranno nelle condizioni di quelle uraliche e quindi parteciperanno molto meno alla Storia evenemenziale dell'Eurasia; anche gli Arabi saranno molto più radi, come i Berberi. Nel complesso tutto sembra puntare a un deciso rafforzamento delle compagini politiche classiche.

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Interviene Federico Sangalli:

Ho una mezza idea per saltare o almeno ridurre i mille anni necessari a causare una glaciazione e causare un evento più improvviso: un 'eruzione del Vulcano di Yellowstone. Questo potrebbe innescare un'Era Glaciale in un qualunque momento storico, compreso il 350 d.C., con tutte le conseguenze del caso.

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Ma Generalissimus lo stoppa:

Oh, frena, frena, con quello estingui la razza umana, altro che glaciazione!

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Bhrihskwobhloukstroy ci mette una pezza:

Si tratta di due questioni diverse: una (questa) è la causa della divergenza, l'altra sono i tempi di abbassamento del livello del mare; anche se la causa dell'abbassamento fosse improvvisa, ci vogliono secoli per far ghiacciare ai Poli l'acqua evaporata dagli Oceani.

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Federico torna alla carica:

Nah, oggi saremmo più nei guai, dipendenti come siamo dalla nostra civiltà tecnologica, ma nel IV secolo erano abituati ad una vita più dura, e comunque il risultato finale tra glaciazione e glaciazione causata da eruzione vulcanica non cambierebbe molto, solo che la seconda è molto più repentina. Comunque pensavo più ad un "rigurgito" che spari nell'atmosfera qualche migliaio di tonnellate di ceneri e lapilli tali da innescare il Grande Freddo più che un'esplosione vera e propria.

Le rovine del Foro Romano sotto le nevi della Glaciazione di Sant'Antonio (immagine realizzata con Bing Image Creator)

Le rovine del Foro Romano sotto le nevi della Glaciazione di
Sant'Antonio (immagine realizzata con Bing Image Creator)

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A questo punto, ridiamo la parola ad Enrica S.:

Ho voluto provare ad immaginare una cronologia della glaciazione pensata da Generalissimus; ecco come sarebbero andate le cose, secondo me. Chi vuole, può proporre cronologie di glaciazioni ambientate in altre epoche e provocate da altre cause.

33 d.C.: Gesù Cristo piange su Gerusalemme e « su tutta la Terra » perchè, come riporta il Vangelo di San Matteo 24, 21-22, « vi sarà una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino ad ora, e se quei giorni non fossero abbreviati dalle preghiere dei Giusti, nessun vivente si potrebbe salvare da essa ».

70: inizia una serie di violentissime eruzioni lungo tutti i vulcani della "cintura di fuoco" attorno al Pacifico, a causa della risalita di magma dal nucleo terrestre fino in superficie. Terremoti e tsunami sconvolgono gli oceani Pacifico ed Indiano. L'Impero Cinese degli Han va in crisi, in Giappone crolla l'Impero Yamatai della regina Himiko, anche le civiltà della Mesoamerica declinano.

150: a causa dell'immensa quantità di polveri immessa nell'atmosfera dai vulcani del Pacifico, la temperatura terrestre si raffredda di oltre 5°C. I terreni cominciano a diventare improduttivi, le calotte glaciali si espandono, i ghiacci riflettono la luce solare nello spazio abbassando ulteriormente le temperature. Inizia quella che passerà alla storia come la "Glaciazione di Sant'Antonio". Il "Secolo d'Oro" dell'Impero Romano sotto il Principato Adottivo degli Antonini ha bruscamente termine, alla morte di Antonino Pio i suoi figli adottivi Lucio Vero e Marco Aurelio devono affrontare le popolazioni germaniche, slave e baltiche che abbandonano l'Europa centrosettentrionale, divenuta fredda e inabitabile, e premono sui confini romani per raggiungere i climi più temperati del Mediterraneo.

160: anche sulle coste settentrionali del Mediterraneo ormai gli inverni si sono fatti così rigidi, che l'erudito romano Aulo Gellio pubblica il suo capolavoro, le "Notti Artiche", in forma di conversazioni tenute nel gelo delle notti invernali, rischiarate solo dal lume di una lucerna. Intanto gli Unni devastano l'India.

180: alla morte di Marco Aurelio i Germani sfondano le difese dell'Impero Romano, che crolla di schianto. Roma è messa a sacco dalle armate dei Quadi e dei Marcomanni, Commodo muore nell'assedio. Il generale spagnolo Massimo Decimo Meridio, che ha sposato Lucilla, figlia di Marco Aurelio, passa il mare con quanto resta del Senato e rifonda la civiltà romana a Cartagine, dove i Senatori superstiti lo proclamano nuovo Imperatore. Anche Papa Eleuterio lascia Roma, insediandosi a Cartagine. I Franchi occupano la Spagna romana, gli Angli e i Sassoni la Gallia, i Marcomanni l'Italia, i Visigoti la Grecia, i Vandali la Tracia, gli Ostrogoti la penisola Anatolica. I Romani perdono fiducia negli antichi déi, accusati di non aver alzato un dito per salvare l'Impero, e si volgono a nuovi culti: Mitra, Iside e soprattutto al nascente cristianesimo, che inizia così la sua inarrestabile ascesa.

210: Lucio Artorio Casto, veterano di Massimo Decimo Meridio, conquista l'Arabia, approfittando del declino dei Parti che subiscono gli attacchi dei Goti, espulsi progressivamente dai Balcani e dall'Anatolia dalla pressione degli Slavi. L'Impero Romano si espande anche verso la Mauritania lungo le coste dell'Atlantico e verso la Nubia lungo il corso del Nilo. Intanto i ghiacci eterni ricoprono la Scandinavia, la Germania settentrionale e le isole Britanniche.

230: gli Slavi schiacciano i Marcomanni occupando l'Italia, Roma viene ricostruita come città slava. Anche Goti e Vandali sono spinti dai Balcani verso l'Oriente. Gauterico, Re degli Ostrogoti, occupa Ctesifonte ed abbatte definitivamente l'impero dei Parti. Artaserse, della casa di Sasan, fonda l'Impero Sasanide nei nostri Pakistan e India nordoccidentale.

232: San Paolo di Tebe, primo eremita del cristianesimo, si ritira in solitudine nel deserto della Tebaide a pregare Dio perchè faccia cessare la glaciazione, considerata conseguenza della Sua ira. Lo storico greco Cassio Dione pubblica una "Storia di Roma" che rappresenta una fonte particolarmente dettagliata per il trasferimento dell'Impero sulla riva sud del Mediterraneo e gli eventi ad esso connessi.

246: Filippo l'Arabo è il primo imperatore romano proveniente dall'Arabia. Egli ordina la circumnavigazione dell'Africa, portata a termine al terzo tentativo. I mari cominciano ad abbassarsi perchè l'acqua è intrappolata nei ghiacci, mentre le piogge acide dovute ai fumi scaricati in atmosfera fanno andare a male i raccolti e provocano diffuse carestie; ciò stimola i Romani ad espandere i loro confini alla ricerca di nuove terre da sfruttare.

251: a Coma in Egitto nasce il futuro Sant'Antonio Abate. I Romani conquistano l'isola di Sri Lanka e si spingono fino all'Indonesia, battezzata Terra del Fuoco per via delle continue eruzioni vulcaniche. In Cina meridionale si riorganizza il Regno Wu, mentre quella settentrionale è inabitabile, come gran parte del Giappone.

254: muore Origene di Alessandria, autore del primo grande sistema di filosofia cristiana. Per lui la glaciazione non è un castigo di Dio ma una prova con cui il Signore vuole saggiare se gli uomini sono degni di accogliere il Verbo di Cristo.

260: l'imperatore Valeriano viene catturato dal Re Endubis di Axum mentre combatte contro gli Etiopi; morirà in prigionia. Il Canada e la Regione dei Grandi Laghi si ricoprono di ghiacci, migrazione verso sud degli Indiani d'America.

265: una nave romana sbaglia strada durante la circumnavigazione dell'Africa e scopre il Brasile. L'imperatore Gallieno (figlio di Valeriano) lo battezza Atlantide; inizia la colonizzazione romana delle Americhe. Fondazione della città di Ianuaria, prima città romana nel Nuovo Mondo, sul sito di Rio de Janeiro.

270: i Romani colonizzano le coste della Somalia e del Kenya. Il generale Marco Claudio Tacito si spinge nell'interno ed è il primo a scorgere la « Grande Montagna Bianca », il Kilimangiaro.

276: Sant'Antonio distribuisce tutti i propri beni ai poveri, emigrati in Egitto dall'Europa a causa della glaciazione e delle invasioni, e si ritira in eremitaggio nel deserto della Tebaide. In Messico collassa la civiltà che ruota attorno alla grande città di Teotihuacan, a causa del peggioramento del clima e dell'arrivo da nord dei popoli in fuga dai ghiacci.

280: Chandragupta espelle gli Unni dalla Valle del Gange e fonda l'Impero Gupta. Continue guerre con i Sasanidi dell'altopiano iranico. I Tibetani sono costretti ad abbandonare i loro altopiani, che sono invasi dai ghiacci.

285: Sant'Antonio fonda la prima comunità monastica cristiana della storia sul Monte Pispir, in Egitto, sul sito di un'antica fortezza romana abbandonata. Egli e i suoi monaci pregano incessantemente perchè il grande freddo abbia termine e l'Europa torni abitabile.

293: il 1 febbraio, con l'Editto di Alessandria d'Egitto, l'imperatore romano Diocleziano concede libertà di culto ai cristiani in tutto l'Impero Romano.

298: il Re slavo Lech unifica la penisola italiana sotto il proprio scettro e si proclama Re dei Polacchi e dei Romani.

300: il teologo berbero Ario predica che Cristo non è coeterno al Padre ed è in posizione subordinata rispetto a lui, e perciò viene scomunicato da Papa San Marcellino. Il goto Wulfila tuttavia si converte all'arianesimo e predica tale dottrina presso gli Ostrogoti che controllano Siria, Mesopotamia e Persia occidentale. Conversione in massa dei Goti all'arianesimo.

302: viene scoperto il Rio de la Plata, battezzato Golfo Poseidonio. In Spagna viene messa per iscritto per la prima volta la leggenda dell'eroe Sigfrido e dell'Oro dell'Ebro, che porta maledizione su chi lo possiede.

304: Nicola di Mira (Asia Minore) è incaricato da Papa San Marcellino di rievangelizzare l'Europa. Questi prima converte al cattolicesimo Re Lech, primo sovrano slavo di tutta l'Italia, poi si sposta nelle Gallie tra gli Angli e i Sassoni e diventa Vescovo di Parigi, la città più settentrionale abitata dai Romani e dai Germani.

307: Ilarione, mistico di colore figlio di cittadini romani della Somalia, visita Sant'Antonio che gli dà consigli su come fondare una comunità monastica a Merca, città marittima sulle coste somale, dove viene costruito il primo monastero della cristianità in Africa Nera.

315: nasce Sant'Ilario di Novum Limonum (la nostra San Paolo del Brasile, Limonum è l'antico nome di Poitiers), futuro evangelizzatore dell'Atlantide.

318: l'imperatore romano Costantino I riconquista Sicilia, Sardegna e Corsica e si converte al cristianesimo. Gli Algonchini conquistano l'attuale Messico e danno inizio in esso a una civiltà cittadina.

325: Concilio di Babilonia (antico nome del Cairo), in cui viene condannata l'eresia ariana. Esplorazione da parte dei Romani del Mar delle Antille. Il navigatore romano Massenzio, amico di Costantino I, scopre Cuba, da lui definita « l'isola più bella che occhio umano abbia mai visto ».

327: Costantino I strappa agli Ostrogoti la Palestina e fonda la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Secondo la tradizione Sant'Elena, madre di Costantino I, rinviene la croce su cui fu crocifisso Gesù.

330: i Romani costruiscono empori commerciali sulle rive del Golfo di Guinea. L'ammiraglio Licinio attraversa via terra il canale di Panama e scopre l'Oceano Pacifico. San Paolo di Tebe muore tra le braccia di Sant'Antonio.

343: muore San Nicola di Mira. La tradizione lo assocerà al culto natalizio ed egli sarà venerato nelle Gallie, e poi in tutto il mondo, con il nome di Santa Claus (da lui, avvolto in una grande pelliccia verde, deriva l'iconografia di Babbo Natale).

346: con l'Editto di Cirene il cristianesimo diventa religione di stato dell'Impero Romano. Lo Shah Sasanide Shapur II dura fatica a cacciare gli Unni dal suo regno.

350: il navigatore arabo Cosma Indicopleuste scopre il continente Australiano, da lui battezzato Nuova Arabia; inizia la colonizzazione romana dell'Australia occidentale. Il Re degli Ostrogoti Ermanarico sconfigge e uccide in battaglia Kama Tarkhan, Re degli Unni, e per questo sarà detto il Grande. Gli Unni spariscono dalla storia.

352: secondo la tradizione, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio Papa Liberio sogna la Vergine Maria che gli chiede di erigere una chiesa in Suo onore nel luogo che gli indicherà la mattina seguente. È in corso uno degli inverni più rigidi che si siano mai visti, e Cartagine è coperta di neve, ma il mattino dopo un'ampia area della città è trovata sgombra dal ghiaccio, e su di essa è spuntata l'erba e sono sbocciati i fiori. Il Vescovo di Cartagine ordina la costruzione in quel luogo di una grande basilica che diventerà Santa Maria Maggiore, capostipite di tutti i santuari mariani del mondo, ed istituisce il 5 gennaio la festa della Madonna della Primavera.

355: Marcomero, Re dei Franchi, deve affrontare guerre continue con gli Angli e i Sassoni che premono sul confine dei Pirenei a causa del peggioramento del clima nelle Gallie.

357: il 17 gennaio muore a 105 anni Sant'Antonio Abate. Il Vescovo di Cartagine, Papa Liberio, lo proclama Patrono da invocare contro i disagi della glaciazione. Su di lui, fondatore del monachesimo cristiano, fioriscono immediatamente le leggende, tra cui quella secondo cui si sarebbe recato all'inferno per rubare al demonio il fuoco con il quale rischiarare le notti dell'era glaciale.

Enrica S.

Salvador Dalì, "La glaciazione di Sant'Antonio" (1946), olio su tela, cm 119,5 x 89,7, oggi al Museo delle Belle Arti di Nuova Cartagine

Salvador Dalì, "La glaciazione di Sant'Antonio" (1946), olio su tela,
cm 119,5 x 89,7, oggi al Museo delle Belle Arti di Nuova Cartagine

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Enrico Pellerito si mostra soddisfatto:

Davvero ben fatta, questa ucronia.

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Ecco invece il parere in proposito di Bhrihskwobhloukstroy:

Non resisto poi alla tentazione di mettermi dalla parte dei ‘Barbari': se il movimento avviene fra il 150 e il 350, probabilmente gli Slavi non vengono distinti dai Germani Orientali (sono proprio i secoli del superstrato gotico sugli Slavi), per cui la sequenza potrebbe essere costituita prima dai Germania Orientali (Visigoti, Ostrogoti, Vandali, accompagnati dai Venedi slavi o, meglio, a quest'epoca ancora "baltoslavi"), poi dai Germani Settentrionali (in particolare gli Eruli).

In Gallia, temo che anche Lutezia finisca per trovarsi in un ambiente simile alla tundra: in tal caso i Germani Occidentali (compresi i Sassoni e gli Angli) vengono assimilati dai Galli e tutti si spostano verso i ‘Rifugi' mediterranei in Provenza (che ha il clima della Norvegia) e Spagna (tuttavia inabiltabile nell'interno). In Italia – diventata molto più difficile da raggiungere, per il blocco delle Alpi – rimane posto per i Marcomanni (se riescono a passare da Est; altrettanto varrebbe per i Longobardi) o, anche meglio, per gli Svevi da Ovest. I Polacchi (Poljani), insieme ai Venedi, sono mescolati ai Vandali in Tracia.

Notevolissima l'inversione storica fra Ermanarico e gli Unni! Ma forse questi ultimi possono sopravvivere lo stesso, anche perché dal Tibet e dall'India non avrebbe avuto senso attraversare i deserti dell''Īrān (del tutto proibitivi in queste condizioni, anzi lo stesso Impero Sāsānide si deve dislocare ben a Sud-Est verso l'India) per andare a farsi sconfiggere in Anatolia; in un Emisfero Boreale immerso nella Glaciazione, la Terra Promessa è l'Indonesia, che gradualmente riemerge con foreste lussureggianti...

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E Perchè No? aggiunge:

Ed in Cina? Gli Han colonizzano il Sud dello Yantze assai prima rispetto alla nostra Timeline e lasciano il Nord alle tribù nomadi. Il Giappone non sorgerà mai come nazione e l'arcipelago rimane il paese degli Emishi. Solo l'isola di Kyushu si cinesizza, e solo la parte meridionale della Corea si sviluppa. L'espansione della Cina nelle dinastie seguenti andrà verso il Sud-Est asiatico e l'Indonesia.

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Ma Bhrihskwobhloukstroy obietta:

Non resterà arcipelago a lungo; il livello del mare si abbasserà fino a far emergere il ponte col Continente (a Nord). E tutta l'Indonesia sarà un Subcontinente emerso.

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Perchè No? esulta:

Oh, come mi piace. Immagino già la conquista cinese o la creazione di regni vassalli nell'area, l'impero di Srivijaya diventerà una grande potenza, gli Han potrebbero sottomettere e cinesizzare i Malesi e altri popoli fino agli Aborigeni australiani. Come mi piacerebbe vedere Romani e Cinesi entrare in contatto diretto sulle rive di Aceh o nell'Oceano Indiano...

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William Riker invece si informa:

Mi sono venuti in mente i poveri Inuit della Cultura Dorset I. O si estinguono perchè fa troppo freddo persino per loro e sono troppo ben adattati al clima artico per emigrare più a sud, oppure diventano i nuovi padroni dei nostri Stati Uniti settentrionali. Tu che ne dici? E i Lapponi? (pardon: i Sami)

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E Bhrihskwobhloukstroy ipotizza:

Opterei per la migrazione verso Sud in entrambi i casi: se emigra la fauna, emigrano anche loro, direi (perlomeno dopo la glaciazione è avvenuto il contrario: i cacciatori hanno seguìto le prede)

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William torna alla carica:

Buona idea. Penso che si ritireranno nelle aree di Germania e Polonia ora occupate dalla tundra, e da cui i Germani e gli Slavi sono emigrati verso Sud.

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Bhrihskwobhloukstroy non è da meno:

Hehehe, in effetti i Lapponi sono stati più presenti in Germania durante la Guerra dei Trent'Anni, quindi nella Piccola Glaciazione (anche se non era al suo picco)...

In ogni caso, quando il clima peggiora c'è sempre una parte della popolazione che rimane (anche spostarsi dal freddo al caldo è pur sempre uno spostarsi e quindi un trauma, c'è chi piuttosto si adatta); ovviamente l'abilità nel clima freddo non è genetica (a parte che per i Neanderthaliani), è trasmessa culturalmente e quindi anche molti Scandinavi, Tedeschi, Inglesi ecc. rimarrebbero sul posto, specializzandosi nella caccia e nella pesca (specialmente poi nella tundra, dove il clima non è artico): così hanno fatto – addirittura pur essendo neoimmigrati – i Russi in Siberia! Tanto, con la popolazione diradata c'è spazio per tutti...

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Ora è il momento di passare la parola a Federico Sangalli:

Mi unisco ai complimenti per l'ottima Ucronia di Enrica e raccolgo l'invito a immaginare una glaciazione in un altro momento storico. La mia proposta é la seguente:

Anno 1000: La gente festeggia la scampata fine del Mondo ma Papa Silvestro II ammonisce: la punizione sarà terribile se l'Umanità sprecherà il generoso perdono concesso dal Signore. Sembra che il suo monito terminasse con la frase:
« Un avvertimento giunge infine
Mancate alla Parola e sarà la Fine
333 primavere passeranno veloci
Ma Lui vi ascolterà e sentirà le vostre voci
E se non si udrà dei sinceri Mi Pento
Allora il castigo arriverà portato da gelido vento »

Ma Silvestro II muore appena due anni dopo e i suoi avvertimenti vengono presto dimenticati nei travagli medievali.

1333: Intorno a questa data centinaia di vulcani entrano in fase eruttiva in tutto Mondo, inondando l'atmosfera di gas, ceneri e lapilli. Gravissimi danni subiscono i Maya e gli Inca, nonché le civiltà asiatiche, mentre in Europa desta molta preoccupazione la contemporanea eruzione dell'Etna e del Vesuvio: qualcuno inizia a ricordare le parole di più di tre secoli prima.

1400: I raccolti iniziano a marcire mentre le temperature si abbassano rovinosamente: fame e miseria dilagano. In molti luoghi scoppiano rivolte contadine, si bruciano i castelli e si incendiano i ghetti,alla ricerca di un capro espiatorio.

1415: La Battaglia di Agicourt vede la totale disfatta degli inglesi, stremati dal gelo e dalla fame e con le corde degli archi lunghi rese inefficaci dal ghiaccio che vi si é accumulato sopra. Lo stesso Re Enrico V viene catturato: con il Regno decapitato l'Inghilterra cade nel caos. Una spedizione norvegese raggiunge l'Islanda, la cui colonia aveva cessato di inviare tributi e notizie, e trova l'intera comunità morta assiderata. Delle otto navi ne tornerà solo una mentre le altre sette e scompaiono nelle violente tempeste di ghiaccio e neve che iniziano ad abbattersi sull'Europa Settentrionale.

1422: Muore Carlo VI di Francia, il Benamato, e poco dopo anche Enrico V d'Inghilterra, ormai il caos impera in Europa, la Laguna di Venezia addirittura si trasforma in una lastra di ghiaccio. Folti gruppi di persone iniziano ad abbandonare il Nord Europa diretti verso Sud.

1429: Una contadina di nome Giovanna d'Arco giunge alla corte di Francia e convince Re Carlo VII a guidare il popolo verso Sud per cercare salvezza, dicendogli di avere avuto una visione da Dio che gli ordinava di portare in salvo i francesi e l'Umanità. In Germania la situazione precipita e l'Imperatore ne approfitta per eliminare i Grandi Elettori i cui stati sono stati ormai invasi dai ghiacci e sono collassati nei disordini. Ormai nessuna notizia giunge più da Scandinavia e Isole Britanniche.

1433: Muore Sigismondo di Lussemburgo, Re di Boemia, Croazia,Ungheria, Germania e Sacro Romano Imperatore, senza eredi maschi. Collasso definitiva dell'area germanica: suo cognato Alberto V d'Asburgo, Arciduca d'Austria, ne rivendica formalmente l'eredità ma si guarda bene dall'avventurarsi a Nord e si asserraglia nei suoi domini alpini. De facto assumerà il nuovo titolo di Imperatore d'Austria. Intorno a questa data la Polonia e l'Area Baltica sono ormai spopolate e sommerse dai ghiacci mentre i russi, più testardi ed abituati al gelo, resistono per ora.

1442: Orde di profughi francesi varcano i Pirenei e si riversano in Spagna, costringendo Alfonso V d'Aragona a rinunciare alla conquista di Napoli. L'Italia se la cava un po' meglio grazie al bastione austro-alpino ma molti tedeschi riescono comunque a passare, costituendo aree a maggioranza germanica(Friuli, Trento, Bergamo, Brescia, Sondrio, Bormio, Valtellina, Val d'Ossola, Grigioni).

1447: Muore Filippo Maria Visconti, Duca di Milano. Ormai l'Impero é collassato e la sua autorità é inesistente, l'Italia é nel caos a causa delle sommosse e del flusso di profughi tedeschi, slavi e francesi: i milanesi eleggono Duca il condottiero Francesco Sforza perché protegga la penisola e la città meneghina. I Savoia hanno abbandonato la loro regione omonima, invasa da profughi francesi e svizzeri, e sono riparati a Torino, mentre Venezia, bloccata dai ghiacci e saccheggiata da bande di fuggitivi germanici e soldati allo sbando, declina rapidamente. Il Papato, specie sull'onda dell'isteria da punizione divina, ha retto abbastanza bene anche se ha perso Avignone, i principati ecclesiastici tedeschi, il Principato di Trento e il Patriarcato di Aquileia. Ungheresi e slavi migrano a Sud scacciando i turchi dai Balcani nella Battaglia di Kosovo Polje.

1453: Costantinopoli resiste all'assedio dell' "Armata degli Straccioni", i profughi magiari e slavi provenienti da Nord, che non sono dotati di cannoni od armi da fuoco ma sono per di più contadini male armati, ma la Grecia é persa e nel tentativo di difendere la Tracia e l'Attica cadono entrambi fratelli dell'Imperatore, Demetrio e Tommaso. Buona parte della Persia, l'Asia Centrale e parti d'India e Anatolia sono invasi dai mongoli dell'Orda d'Oro, dai tartari e da altre popolazioni delle steppe in fuga dal gelo. Anche i russi iniziano a spostarsi profughi verso Sud.

1454-55: A Lodi si tiene una riunione dei regnanti della penisola ma a cui partecipano anche altri sovrani: sono presenti il Duca di Milano Francesco I Sforza, il Re di Napoli Renato I d'Angiò, il Re d'Aragona e Sicilia Alfonso V, il Signore di Firenze Cosimo de Medici, il Duca di Piemonte Luigi I di Savoia, il Marchese di Mantova Federico I Gonzaga, il Doge di Venezia Francesco Foscari, il Doge di Genova Giovanni Giustiniani Longo, il Re di Francia Carlo VII di Valois, l'Imperatore di Costantinopoli Costantino XI Paleologo, l'Imperatore d'Austria Federico III d'Asburgo e Sua Santità Papa Niccolò V. Il Trattato di Lodi serve principalmente per cercare di rimettere un po' d'ordine in questo Mondo devastato. Venezia é la più colpita perché è la più debole e molte nazioni hanno mire sulle sue terre: i possedimenti orientali passano a Bisanzio, la Dalmazia ritorna ad essere popolata da città-stato ungheresi sotto protettorato serbo, Aquileia passa all'Austria, Trento e le terre fino all'Adda a Milano e le terre romagnole sotto il Po sono sotto influenza pontificia. Gli Angiò sono riconosciuti legittimi sovrani di Napoli e gli Aragonesi di Sicilia. Nascono ufficialmente i Ducati di Piemonte(Savoia), Mantova(Gonzaga) e Firenze(Medici). La Savoia e Nizza sono riconosciute alla Francia, mentre Genova, grazie ai molti prestiti erogati e alla decadenza di Venezia, ottiene concessioni in molti porti mediterranei e un protettorato sul Giudicato d'Arborea(Sardegna). Viene inoltre deciso di creare la Lega Mediterranea, ufficialmente in funzione anti-islamica, nel tentativo di unire le forze. Come primo "Capo" della Lega(titolo comunque più formale che reale) viene investito Sua Santità Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che, dotto umanista, sarà noto anche come uno dei fondatori, con Niccolò V, della Biblioteca Vaticana, che raccoglierà, grazie al l'instancabile opera di monaci e monasteri, buona parte della Sapienza umana, salvandola dalla devastazione incombente.

1466: La situazione climatica inizia a stabilizzarsi con una solida coltre di ghiaccio che copre tutti i territori a Nord della Loira, il Benelux, la Germania centro-settentrionale, la Polonia e i territori a Nord della Moscova. I russi sono ormai migrati verso il Volga, il Don ed il Caucaso. Alla morte di Giovanni II d'Aragona le Cortes, grazie alla massiccia presenza immigrativa francese, eleggono e confermano Re Renato I d'Angiò, Re di Napoli, che diventa così anche Re di Sicilia ed Aragona nonché Conte di Provenza. Nel frattempo muore anche Papa Pio II e il nuovo Capo della Lega diventa il Duca di Firenze Lorenzo I De Medici, detto il Magnifico, grazie alla propria abilità diplomatica. L'influenza e la forza della Guardia Variaga Bizantina, composta perlopiù da soldati ungheresi, slavi, scandinavi e tedeschi, crescono sempre di più in una città precariamente organizzata come Costantinopoli, enorme e dunque con grandi problemi sociali e sottoposta ai continui raid delle popolazioni turche e balcaniche. Alla morte dell'Imperatore Costantino XI Paleologo senza eredi, la Guardia riesce ad imporre il proprio capo, Vladimir Tepes di Valacchia come Imperatore col nome di Vlad I. I borgognoni, sotto la guida di Carlo il Temerario, si stabiliscono infine in Svizzera, sconfiggendo le resistenze elvetiche.

1492: Muore Lorenzo I, Duca di Firenze, suo fratello Giuliano gli succede come Duca e come Capo della Lega. L'Ammiraglio genovese Cristoforo Colombo inizia a propagandare l'idea di aprirsi la via verso Oriente: tale via fornirebbe sicuramente un grande supporto economico all'ancora depressa area mediterranea e permetterebbe di compattare i vari popoli in vista di un obiettivo comune è superiore, cioè la liberazione della Terrasanta. L'idea trova ampia diffusione. Frattanto nasce il neonato Regno di Spagna, grazie al matrimonio tra Isabella di Castiglia e Giovanni II di Portogallo.

1500: Papa Silvestro III (Pio III in HL) proclama il primo Giubileo della Storia, ricordando le parole di cinque secoli prima e facendone un'occasione per espiare i propri peccati. Nella stessa occasione esorta i regni cristiani a riconquistare la Terrasanta. Muore Vlad I, Imperatore di Costantinopoli, immediatamente scoppia una rivolta contro il suo sanguinario dominio. La Dinastia Valacca viene scacciata e si aprono le porte ai russi, i quali hanno varcato il Caucaso e si sono insediati in Anatolia e che sono guidati da Ivan il Terribile, che è anche imparentato coi Paleologhi. Egli diventa dunque Imperatore come Ivan I, dando inizio alla Dinastia dei Rurik.

1506: Navigando verso l'Africa nel tentativo di doppiarla e giungere in India, il navigatore portoghese Pedro Cabral incappa in una tempesta ed approda in una terra sconosciuta, il Brasile. Intanto Papa Giulio II, successore di Silvestro III al soglio pontificio e di Giuliano de Medici come Capo della Lega, lancia, guidandola quasi personalmente, l'XI Crociata, con la partecipazione di Ivan I di Costantinopoli, dei vari regnanti italiani e di Massimiliano I d'Asburgo. La spedizione é anche, nei fatti, una migrazione climatica di centinaia di migliaia di persone dalle fredde e sovrappopolate terre dell'Europa Meridionale verso le calde coste arabe.

1508: A 410 anni dalla Prima Crociata, i soldati della Lega liberano Gerusalemme, approfittando della decadenza del Sultanato Mamelucco. Nel frattempo però muore Ludovico I Sforza, Duca di Milano, detto il Moro, senza eredi legittimi e sia Massimiliano I sia Luigi XII rivendicano il trono meneghino, mentre la Lega lotta nel tentativo di tenere entrambi fuori dall'Italia.

1513-14: Muore Giulio II e con lui anche le speranze della Lega di vincere la guerra che infatti si conclude disastrosamente. La Pace di Ferrara ridefinisce i nuovi rapporti di forza: la Francia ottiene Milano e include Genova e Piemonte nella sua area d'influenza, l'Austria in cambio può occupare le zone germanizzate di Brescia, Bergamo, Sondrio, Valtellina e Bormio e ottiene nella propria area d'influenza Venezia e Mantova, lo Stato Pontificio cede la Romagna agli Asburgo e Benevento ai francesi, mentre il Ducato di Mantova guadagna Parma e Piacenza. Inoltre il nuovo Pontefice Leone X, della famiglia De Medici, é ben deciso a riorganizzare i confini a salvaguardia della sua famiglia così rafforza il Ducato di Firenze, cedendogli la potestà di molte città toscane e appoggiandone l'annessione di Siena, Pisa, Lucca e Carrara, e lo eleva al rango di Granducato di Toscana. De facto con la Pace di Ferrara si scioglie, cinquant'anni dopo la sua nascita, la Lega Mediterraneo. Approfittando del conflitto intanto Ivan I rileva le varie conquiste crociate e ottiene tutti i territori fino al Sinai.

1517: Il teologo tedesco Martin Lutero inizia a predicare contro il Cattolicesimo, indicando nella corruzione della Chiesa la vera causa della punizione divina e dando inizio allo Scisma Protestante; poco dopo Lutero cadrà combattendo contro i cattolici e verrà sostituito dal predicatore svizzero Huldrych Zwingli. La protesta religiosa si fonde in breve con un ritorno di fiamma di nazionalismo elvetico e si diffonde rapidamente. Muore Massimiliano I, Imperatore d'Austria, gli succede suo figlio Carlo I, il quale eredita anche il Regno di Spagna, seppur sotto la reggenza della Regina Madre Giovanna la Pazza. Nello stesso periodo la morte dell'ultimo erede degli Angiò permette al Re di Francia Francesco I di ereditare le Corone d'Aragona, Sicilia e Napoli. In America la Spagna da inizio alla colonizzazione del Continente ma si limita ad occupare fortini lungo le coste, dall'Argentina allo Yucatàn, ed inizia a commerciare con le popolazioni americane, inserendosi nei perenni conflitti tra le varie città-stato atzeche e Maya.

1527: Un tentativo di rivolta dei veneti italofoni contro la sempre più invadente presenza germanica viene represso duramente nel sangue con l'invio di un'armata di mercenari lanzichenecchi: con il Sacco di Venezia termina brutalmente l'indipendenza della Serenissima, che viene direttamente annessa ai domini Asburgici con il nome di Venedig,mentre Carlo I può fregiarsi anche del titolo di Duca di Venezia.. La sottomissione della città lagunare é anche la risposta strategica all'allargamento dei domini francesi in Italia. Prime missioni commerciali e peschiere verso l'America del Regno di Navarra che può contare sull'abilita dei navigatori baschi e sui porti di Santander e Bordeaux. Solimano diventa Sultano dei turchi: sotto di lui i turchi riusciranno ad uscire dal periodo di crisi in cui sono caduti dopo le guerre contro mongoli e russi. La capitale é Baghdad.

1558: Con la quasi contemporanea morte di Giovanna la Pazza e Carlo I di Spagna ed Austria, gli succede suo figlio Filippo. Egli s'impegna in una immediata lotta contro la diffusione dello Zwinglianismo che, oltre alla Svizzera, sta prendendo piede anche in Ossola, Valle d'Aosta, Savoia e Lombardia Settentrionale, oltre a dare il via a violente guerre di religione nella confinante Francia. I turchi, in piena riscossa nazionale, terminano la conquista dell'ormai in disgregazione Impero Timuride,da cui nascono poi il Khanato di Kabul (di Buchara in HL) e l'Impero Moghul.

1572: Filippo I d'Austria e II di Spagna lancia la sua crociata contro l'unica potenza islamica ancora presente nel Mediterraneo, quella Nord Africana. In breve tempo Don Juan d'Austria conquista tutta la fascia costiera dal Marocco alla Cirenaica. In Francia continuano le guerre di religione.

1589: Con l'assassinio del predecessore il Re di Navarra Enrico IV diventa anche Re di Francia e unifica le due corone. Con lui, cattolico estremamente tollerante, terminano le Guerre di Religione e si dà un notevole impulso all'espansione marittima: una spedizione navale salpata da Santander sbarca in una fredda e desolata terra oltreoceano la quale, ricoperta da un soffice manto di neve, appare agli esploratori europei come una terra libera ed incontaminata: da qui il nome Virginia. Essi poi, spingendosi più a Sud, incontrano gli abitanti di quei luoghi: il gran Regno Cherokee degli Appalachi dalle case di pietra e le città, il Regno Seminolé della secca ed asciutta Florida e la Confederazione del Grande Fiume, formata da Irochesi, Huroni, Abebaki, Shawnee ed altri popoli migrati a Sud durante la glaciazione che tuttora ricopre Canada e Stati Uniti settentrionali.

1600: Secondo Giubileo della Storia: per contrastare lo Zwinglianismo viene deciso che i Giubilei si terranno d'ora in poi ogni 50 anni, salvo Giubilei speciali indetti dal Pontefice in carica. Nonostante l'instancabile opera dell'Inquisizione contro gli eretici (tra le vittime illustri figurano il matematico Paolo Sarpi e l'Arcivescovo di Spalato Marcantonio l'Apostata), é un'importante occasione per mostrarsi mecenati delle arti. Papa Clemente VIII e sopratutto il suo successore Paolo V s'adoperano per abbellire Roma: l'adunata di artisti porta alla prima rinascita culturale dalla glaciazione. Con la morte di Ivan il Terribile la Dinastia Rurik entra rapidamente in crisi e si estingue in una violenta guerra civile: Austria e Francia subito si contendono il diritto di influenzare la scelta del nuovo sovrano ma con la Convenzione di Lucca essi concordano di appoggiare la candidatura dei Gonzaga, ultimi discendenti dei Paleologhi, nella persona del Duca di Mantova e Monferrato Vincenzo I, che diventa Imperatore. In cambio il Ducato di Mantova passa agli Asburgo mentre quello di Monferrato é spartito tra la Francia e il Piemonte.

1611: Uno scienziato toscano di nome Galileo Galilei, compiendo alcuni esperimenti presso Pisa, si accorge improvvisamente che il porto della città si sta interrando e successive valutazioni gli confermeranno come molte altre zone costiere europee stiano subendo lo stesso processo. Sebbene egli ne attribuisca le cause ad una gigantesca marea indotta dai movimenti lunari, non sa ancora di essere il primo uomo ad accorgersi dell'abbassamento generale dei mari e degli oceani dovuto alla glaciazione...

Federico Sangalli

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Bhrihskwobhloukstroy commenta:

L'abbassamento del livello dei mari va di pari passo con l'accumulo dei ghiacci: c'è troppa discrepanza fra l'accumulo dei ghiacci – in soli 133 anni! – addirittura fino alla Loira (precisamente fino a tal punto mai accaduto in alcuna glaciazione vissuta dall'Uomo) e l'inizio dell'abbassamento – avvertibile solo con esperimenti – dopo 278 anni (nel frattempo Venezia dovrebbe distare dal mare almeno 500 km).

Attenzione a una censura quasi psicanalitica: l'Imperatore nel 1455 era Federico III (Massimiliano è nato quattro anni dopo). Direi però che, come tutti gli altri Regni si espandono a Sud, anche l'Impero fa lo stesso (quindi gli Imperatori restano del Sacro Romano Impero, non solo d'Austria; che gli Elettorati siano coperti di ghiaccio è eccessivo, come per la Loira), casomai sono le città della Dalmazia a serbocroatizzarsi più che magiarizzarsi (diventano ungheresi solo politicamente), nonostante l'ondata delle migrazioni (anche queste un po' troppo epiche, i ghiacci non sono un incendio, lo spopolamento è solo graduale).

Anche ad Agincourt: se ghiacciano le corde degli archi ghiacciano anche le armature...

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Federico a questo punto spiega:

"Coperti da solida lastra di ghiaccio" é un termine generico per dire ridotte a luogo deserto e ghiacciato stile nord Canada. Gli Stati più settentrionali non vengono necessariamente sommersi dal ghiaccio ma collassano nel caos con le conseguenti carestie, rivolte e devastazioni. Quando al Sacro Romano Impero potrebbe sopravvivere ma in pratica limitato ad Alpi ed Italia settentrionale e con un autorità minima: per sottolinearlo ho pensato d'introdurre(o meglio d'anticipare) l'Impero d'Austria.

Per Agicourt devo obiettare che in HL gli inglesi avevano possibilità estremamente scarse visto che erano la metà dei francesi e stremati da una lunga marcia e parecchi assedi in tutta la Normandia. Vinsero solo grazie agli archi ma qui sono ancora più disastrati e con gli archi fuori uso, ovviamente anche i francesi avranno il loro bel freddo ma la Francia sta più a Sud, non avevano marciato, hanno più rifornimenti e sono comunque più del doppio. Da ultimo ammetto la mia propensione alla teatralità, che mi ha spesso portato a partorire numerose distopie, ma vorrei farti notare Guido come, almeno per una volta, abbia deposto le mie "armi risorgimentali", condannando mio malgrado la Lega Italica(qui Mediterranea) alla sconfitta e popolando viceversa la mia Storia di imperi.

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E Bhrihskwobhloukstroy replica:

Anch'io ho notato pure le particolarità elencate (su «armi risorgimentali» e Imperi), per il Sacro Romano Impero quel che intendevo era che, mentre la Francia l'Ungheria e la Russia praticamente si trasferiscono a Sud e vincono sùbito, il Sacro Romano Impero a Sud già c'è, quindi non può essere ridotto a un'«autorità minima»: a parte che i territorî a Nord, per quanto disabitati, restato in suo incontrastato potere (come l'Eurasia settentrionale era ed è rimasta alla Russia da secoli), proprio a Sud delle Alpi la concentrazione di uomini e mezzi produce in questa ucronia – esattamente come per i Francesi, gli Ungheresi e i Russi – un'accresciuta autorità (non ci sono dispute per la Polonia e l'Ungheria, niente Crociate Hussite né Guerre fra Elettori), non punterei tanto sull'Austria Alpina che anzi risulterà abbastanza diradata di Abitanti (anche se non certo completamente spopolata, per contro, è chiaro), quanto piuttosto proprio sulla Lombardia e, qui, sulla Regione dei Laghi Insubrici e sulla Brianza più che su Bergamo e Brescia, che sono separate da una catena montuosa in più (le Alpi e Prealpi Orobiche); l'intero Bacino dell'Alto Danubio (Baviera e parte della Svevia) confluisce naturalmente, per una via comodissima, al Maloja e da qui si riversa attraverso la Bregaglia in Val Chiavenna, nel Bacino Lariano e in Brianza.

Non vedo, proprio in questa ucronia, margini per un Ducato Sforzesco: Milano è geograficamente destinata a essere la nuova Sede dell'Imperatore...

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Lucasauro invece propone:

E se la famosa glaciazione incominciasse al tempo di Re Davide?

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Lord Wilmore gli replica:

I popoli Celti si riversano nel Mediterraneo e in Africa Settentrionale, i Cimmeri in Medio Oriente e Palestina. Così realizzi una tua vecchia idea dell'interazione tra Ebrei e Cimmeri. Per gli Israeliti la vedo dura. Mi sa che Gerusalemme nel 586 BC la distrugge un capotribù cimmerio, anziché Nabucodonosor (Conan il Barbaro, magari).

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Lucasauro insiste:

E al tempo di Gesù, che situazione avremmo?

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Lord Wilmore non si fa pregare:

Impero cartaginese esteso dal Golfo di Guinea all'Anatolia, dopo che Annibale ha sgominato i Celti. Gesù Cristo è crocifisso per ordine del governatore cartaginese. San Pietro diventa il primo Vescovo di Cartagine. San Paolo evangelizza l'Africa. Maometto e i Califfi si volgeranno verso l'Asia. Ah, giusto: l'acqua è intrappolata nei ghiacci, il livello del mare si abbassa, la Sicilia si unisce all'Italia e all'Africa, i Mediterranei sono due!

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E ora, la parola a William Riker che ha scritto per noi una "intervista impossibile":

Intervista a Costantino il Grande

"Gentili telespettatori, buona domenica. Oggi a In Mezz'Ora abbiamo con noi uno dei più grandi imperatori nella Storia romana: vincitore dei barbari, trionfatore nella guerra civile, primo imperatore cristiano e fondatore di Costantinopoli, l'odierna Istanbul. Il nostro ospite, come avrete già intuito, è l'Imperatore Costantino il Grande. Buona domenica, Sua Maestà Imperiale."
"Buona domenica, ma Lei è stata troppo buona, dottoressa Annunziata."

"In che senso, scusi?"
"Lei mi ha chiamato Sua Maestà Imperiale, come Napoleone Bonaparte e la Regina Vittoria di Hannover. Io sono più modesto, mi basta che mi chiami Princeps e successore di Giulio Cesare Ottaviano Augusto."

"Come preferisce, Princeps. Da dove vuole cominciare con questa intervista?"
"Direi di iniziare dal giorno in cui fui acclamato Augusto dall'esercito alla morte di quella mezza canaglia di mio padre, nell'Anno 1059 ab Urbe Condita.

"Ecco, a proposito di questo, all'epoca vigeva il sistema tetrarchico ideato da Diocleziano, per cui il compito di nominare un nuovo Cesare, e non Augusto, per la Gallia sarebbe toccato a Flavio Severo, Cesare per l'Italia e successore designato di suo padre Costanzo. La sua fu quindi un usurpazione?"
"Dal punto di vista dei miei avversari lo fu, perchè Flavio Severo non avrebbe mai scelto me, giudicato troppo vicino ai cristiani (anche mia madre Sant'Elena seguiva quella fede che, devo ammettere, era molto affascinante). Ma, da quando Giulio Cesare si proclamò Dittatore a Vita, mettendo de facto fine alla Repubblica Romana, la stragrande maggioranza degli Augusti ascese al trono con metodi che si sarebbero detti tipici degli usurpatori, fin da quando Sulpicio Galba costrinse al suicidio Lucio Domizio Enobarbo Nerone. I cristiani comunque dicevano e dicono che la mia non fu un'usurpazione perché fu il loro Dio a volere la mia ascesa al trono, al posto dei Cesari pagani, e a fare in modo che gli altri coimperatori mi riconoscessero come successore di mio padre."

"Capisco il punto di vista dei cristiani, Princeps, ma il riconoscimento degli altri coimperatori fu soltanto l'accettazione di una situazione che era sfuggita al loro controllo e a cui dovevano fare buon viso a cattivo gioco. Se lei non fosse stato acclamato imperatore a Eburacum, sarebbe stato ugualmente il successore di suo padre?"
"Non se non avessi sconfitto il mio principale rivale, Massenzio, il figlio di Massimiano Erculeo, nella battaglia di Saxa Rubra il 28 ottobre del 1065 ab Urbe Condita. I fedeli in Cristo ovviamente sostengono che anche quella vittoria fu voluta dal loro Dio, il quale aveva deciso di affidare a me il governo del mondo. Ma credo che nutrano un'eccessiva fiducia nel sottoscritto."

"Che tra l'altro il 28 ottobre coincide anche con l'anniversario di un altro evento della storia di Roma, certamente non voluto da Dio. Ma andiamo avanti. In Gallia lei ottenne molte grandi vittorie contro i barbari. Nel 1062 ab Urbe Condita, mentre lei era impegnato contro i Franchi in una di queste campagne, suo suocero, l'ex Augusto Massimiano, si ribellò contro di lei. Lei lo sconfisse e gli risparmiò la vita, ma l'anno seguente dopo un'altra rivolta Massimiano si suicidò. Princeps, può dirci di più su questa rivolta e sulle sue cause?"
"Lo fece proprio per sostenere le pretese di suo figlio Massenzio. Nell'aprile di due anni dopo, tuttavia, per sete di potere tentò di deporre il proprio stesso figlio, ma fallì e si rifugiò nel mio campo trincerato a Treviri, sul Reno. Nel novembre del 1061, per mettere ordine nel caos in cui era precipitato l'Impero dopo il fallimento della macchinosa successione tetrarchica, Diocleziano lasciò il suo buon ritiro di Spalato ed organizzò la conferenza di Carnunto in Pannonia, cui partecipai anch'io. In essa Diocleziano e Galerio obbligarono Massimiano a rinunciare alle sue pretese al trono ma, due anni dopo, egli cercò di nuovo di soffiarmi il titolo imperiale, dato che ero impegnato nella campagna sul Reno che lei ha nominato, dottoressa Annunziata. Sa, purtroppo alcune persone non riescono ad accettare di non essere più al potere. Sfortunatamente per lui suscitò pochi entusiasmi e fu catturato dai miei partigiani a Marsiglia. Io gli offrii di scegliere tra una decapitazione in pubblico e il suicidio; lui preferì tagliarsi le vene.

"Tutto qui? Lo racconta con una freddezza che fa paura."
"Per governare il mondo occorre essere freddi e lasciare da parte gli scrupoli. Comunque non lo condannai mai alla damnatio memoriae, a differenza di quanto aveva decretato suo figlio carnale Massenzio. Non provo per lui né amore né odio; semplicemente, lui ha perso ed io ho vinto."

"Davvero lei dimostra una saldezza di nervi degna di un altro Princeps, quello di Machiavelli. Vuole fornirci qualche spiegazione sul perché suo suocero si sia rivoltato a lei, fondamentalmente contro ogni logica? Solo perché non riusciva ad accettare di non essere più Imperatore? E soprattutto: Massimiano si suicidò o fu suicidato?"
"Lo racconta nei dettagli lo storico cristiano Firmiano Lattanzio. Io ero disposto a perdonare Massiminiano, ma lui aveva deciso di uccidermi nel sonno; tuttavia sua figlia Fausta, che all'epoca era anche mia moglie, mi svelò il piano del padre. Io allora feci entrare un eunuco nel mio letto; Massimiano entrò nella stanza e uccise lui al mio posto, pugnalandolo nonostante fosse a due spanne dalla sua stessa figlia. Io saltai fuori dal buio con i miei uomini, lo feci arrestare e gli offrii un onorevole suicidio. Egli accettò. Può non credermi, ma è andata così."

"In effetti altri storici non cristiani non credono a questa versione, ma non importa. Nel 1065 - il 312 dopo Cristo secondo l'attuale calendario - lei scese in Italia e sconfisse suo cognato, Massenzio, che morì nella battaglia da lei citata prima, presso il Ponte Milvio. La tradizione tramanda che prima della battaglia vide una scritta nel cielo sotto una croce luminosa che diceva « In Hoc Signo Vinces », ed essa avrebbe ispirato sia la sua vittoria su Massenzio che la sua conversione al cristianesimo. È corretto?"
"Le cose non andarono esattamente così. Mia madre disse che avrebbe pregato il Dio di Gesù Cristo per la mia vittoria e, indicando la croce che aveva al collo, aggiunse: « Grazie a questo segno vincerai ». Io ringraziai il Nazareno, perchè ho sempre rispettato gli déi di tutti i popoli che ho governato, ma Lui non mi mandò alcuna scritta dal cielo. Il fatto è che molti dei miei soldati adoravano Mitra, com'era normale tra i legionari del tempo - anch'io ho partecipato più volte alle cerimonie nei mitrei - e il loro labaro era simile alla croce cristiana. In seguito i cristiani che avevano assistito a quell'evento pensarono che io avessi inastato le loro croci, e così nacque la leggenda della scritta in cielo che mi avrebbe ispirato. Una leggenda che io non ho fatto nulla per contrastare, perchè l'appoggio dei cristiani mi è sempre stato prezioso, essendo ormai maggioritari in molte province dell'Impero, a dispetto delle persecuzioni scatenate da Diocleziano e dallo stesso Massimiano. E comunque, Lucia, lei sa che anche un altro mio rivale, Licinio, giurò e spergiurò di aver avuto una visione molto simile, prima di affrontare Massimino Daia. Vede, lei vive in un mondo molto diverso da quello in cui vivevo io e non può capire, ma nella tradizione romana i sogni premonitori e le visioni che annunciano grandi vittorie hanno sempre giocato un ruolo talmente importante, che secondo tutti i manuali di retorica in assenza di sogni o visioni lo storico può, e anzi deve, inventarsene di sana pianta... Non c'erano mica i telegiornali e le pagine Internet, al mio tempo!  Usavamo altri sistemi, per affermare di essere stati scelti dagli dèi."

"Allora, Princeps, vorrei approfondire proprio questo punto. È un caso che nella Gallia pagana, anziché di croci e visioni cristiane, la sua propaganda parlava di come la battaglia di Ponte Milvio fosse stata decisa da un esercito di cavalieri celesti discesi dall'Olimpo e guidati da suo padre Costanzo redivivo?"
"Se sta insinuando che mi sarei inventato tutto... eeeh, mi sa che ha proprio ragione. Come le ho spiegato, io non avevo la grancassa dei vostri mass media a supportare la mia causa, come ce l'hanno i suoi contemporanei Joe Biden, Vladimir Putin e Xi Jinping; inoltre, come un giorno ha detto quel Machiavelli da lei citato, il fine giustifica i mezzi. O sbaglio?"

"Dal suo punto di vista certamente no, Princeps. Posso chiederle esattamente quando sarebbe diventato cristiano?"
"A dir la verità credo di non esserlo mai diventato, dato che ho portato per tutta la vita il titolo di Pontefice Massimo della religione tradizionale romana. Solo in punto di morte ho accettato che il vescovo Eusebio di Nicomedia mi battezzasse nella sua religione. Sa, non si mai: magari avevano ragione i cristiani..."

"Va bene, Princeps: allora, quando la gente ha cominciato a credere che lei fosse cristiano?"
"Esattamente non lo so nemmeno io. Forse subito dopo la mia vittoria su Massenzio, per via della faccenda dei labari scambiati per croci, oppure l'anno dopo, quando ho promulgato con Licinio l'editto di Milano. Ma non ne sono sicuro, perchè fino al 1071 la divinità più presente sulle mie monete era il Sol Invictus, e la mia monetazione presentava simboli pagani ancora fino al 1078, quando ho avuto l'idea di convocare il Concilio a Nicea per dirimere le controversie tra i cristiani, che si stavano scannando tra di loro."

"Posso farle presente che l'editto di tolleranza verso i cristiani era stato già emanato da Galerio nel 1064, e non da lei e Licinio?"
"Certo che può farmelo presente. Ma mi ha fatto comodo che Eusebio di Cesarea cancellasse dalla sua opera storica quell'editto, parlando solo del mio. Mi fa piacere, dottoressa, che lei non abbia peli sulla lingua neanche nell'intervistare un Imperatore."

"Allora, visto che non ho peli sulla lingua, posso chiederle della guerra con Licinio e del perché violò la pace con lui?"
"Semplicissimo: perchè si era stufato di condividere il potere con me. Aveva nominato Aurelio Valerio Valente come proprio Cesare, di fatto dimostrando di non riconoscermi più come il legittimo Augusto d'Occidente. Anche lui è stato sfortunato, perchè l'ho battuto nella battaglia di Mardia e lo ho costretto a cedermi l'Illiria e a far uccidere Valente. La pace con lui durò sette anni: nel 1077 ci riprovò, si scontrò ad Adrianopoli in Mesia con il mio esercito ma non riuscì ad approfittare della sua netta superiorità numerica, e poi fu battuto anche da mio figlio Crispo in una battaglia navale nell'Ellesponto. Disastrosamente sconfitto nella battaglia di Crisopoli, presso quella che lei chiama Scutari), fu tratto prigioniero dinanzi a me, ma come avevo fatto con Massiminiano, lo graziai a patto che si ritirasse a vita privata a Tessalonica. Nel 1078 però complottò una rivolta con l'aiuto di tribù barbare danubiane. Fu il suo ultimo errore, perchè lo feci giustiziare senza troppi complimenti."

"E allora, Princeps, dato che ha una memoria di ferro, cosa ci può dire della morte di suo figlio Crispo e di sua moglie Fausta? È vero che li ha fatti uccidere perché avevano una relazione?"
"Così dice la voce che feci mettere in giro. Ma Crispo aveva fretta di diventare il mio successore, e a Fausta era saltato per il capo il grillo di appoggiarlo e di sposarlo, naturalmente dopo essere rimasta vedova di me."

"Mi dica, Princeps, il massacro dei suoi fratelli e nipoti seguito alla sua morte fu davvero ordinato dai suoi figli? È un caso se suo nipote Giuliano la odiava?"
"Quegli scavezzacolli assetati di potere! Beato l'imperatore cui è sopravvissuto un figlio solo, come Carlomagno. Non ha avuto i miei problemi di successione!"

"Infine, Princeps, cosa risponde a chi la accusa di aver sperperato denaro pubblico in tangenti e donativi per costruire una base di consenso clientelare?"
"Che non sono stato il primo e nemmeno l'ultimo. O forse nell'ipertecnologica Repubblica Italiana in cui vive lei le cose vanno tanto diversamente?"

"Oh no, perbacco, non sa quanto ha ragione. Signori e signore, ringraziamo l'Imperatore Costantino, Primo del suo nome. L'intervista è finita, a domenica prossima con un'altra puntata di In Mezz'Ora. Salve atque Vale." [Sigla]

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Dato che sopra si è parlato di Sant'Elena, madre di Costantino il Grande, ecco un altro racconto legato alla vita di quest'ultima. È un contributo che dobbiamo a Dorian Gray.

L'imperatrice Sant'Elena

L'imperatrice Sant'Elena

La maledizione di Sant'Elena

Tutto ebbe inizio intorno all'anno 250 circa d.C., quando Caio Flavio Valerio Costanzo detto Cloro ("il pallido"), potente ufficiale dell'esercito romano, conobbe in una taverna di Drepanum (in Anatolia) una giovane donna, cameriera o locandiera, forse di stirpe celtica dell'antica Galazia anatolica.

Costanzo Cloro se ne innamorò e la rese sua concubina. Alcuni dicono che la sposò, ma la notizia non è certa e neppure probabile, considerata la diversissima estrazione sociale della coppia.

Se anche non poté sposarla, Costanzo Cloro fece di tutto per nobilitare Eilan, a partire dalla romanizzazione del suo nome, che divenne Helena (nome fatale, dai tempi dell'Iliade!).

Elena, come ora la chiameremo per comodità, assunse anche il cognomen di famiglia, cioè Flavia Costanza, dopo aver dato alla luce, nel 272, un figlio maschio di nome Costantino.

Elena Flavia Costanza volle che Costantino fosse allevato alla corte di Nicomedia, nella reggia dell'imperatore Diocleziano, prevedendo per il figlio una luminosa carriera.

Inoltre, come tutte le donne di origini oscure che assurgono alla gloria, cercò di far dimenticare il suo passato.

La più importante scelta della sua vita, e carica di conseguenze epocali, fu la decisione di aderire ad una religione nota per la severità dei suoi costumi, ossia il cristianesimo.

Scelta coraggiosa, se consideriamo che Diocleziano, l‘Augustus maximus, era un grande persecutore dei cristiani.

Ma la concubina di Costanzo Cloro era considerata una "intoccabile": il suo compagno era divenuto infatti prefetto del pretorio di Massimiano Augusto, Tetrarca e reggente della pars occidentalis dell'Impero.
Il momento principale della carriera di Costanzo Cloro si ebbe quando, nel 296, riuscì a sedare una pericolosa ribellione in Britannia. Fu allora che le truppe lo acclamarono "imperator".

Al reale imperatore, Diocleziano, che ormai trascorreva una vecchiaia dissipata nel suo palazzo privato di Spalato, la notizia non piacque affatto, perché poteva mettere in crisi il complesso sistema della Tetrarchia da lui ideato, cioè la divisione dell'impero in quattro parti, rette da due Cesari e due Augusti. Tale sistema prevedeva che gli eredi, i Cesari, fossero ufficialmente adottati dagli Augusti. Pertanto, per salvare la facciata, ordinò al collega Massimiano, Augusto d'Occidente, di adottare Costanzo Cloro come Cesare e Tetrarca delle Gallie, e di dargli in moglie la figlia più grande, nata dal primo matrimonio, Teodora Massimiana.

La condicio sine qua non del patto politico era che Costanzo lasciasse definitivamente Elena e non riconoscesse Costantino come erede.

Detto fatto: Costanzo Cloro mollò Elena e sposò Teodora, da cui ebbe poi due figli.

Elena Flavia Costanza non la prese bene e, per mostrare che non si arrendeva facilmente, assunse il cognome onorifico di Giulia, in quanto "ex moglie", seppur solo more uxorio, di un Cesare.

E poi, nell'attesa della riscossa, meditò in segreto il suo disegno politico e religioso.

Nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono dalle loro cariche di Augusti in favore di Galerio e di Costanzo Cloro, che però morì prematuramente l'anno seguente, a Eburacum (l'odierna York). Alcuni arrivarono a dire che era stata la vendetta morale di Elena.

La morte di Costanzo infatti creò la crisi immediata della Tetrarchia.

Elena Giulia Flavia Costanza convinse il figlio Costantino, che si trovava pure lui in Britannia, a reclamare l'Impero per diritto di nascita, contro il legittimo Cesare, Valerio Severo.

Le truppe acclamarono Costantino "imperator" e marciarono con lui sulle Gallie.

Qui Costantino, seguendo le orme del padre, si alleò con il vecchio Massimiano Augusto, di cui sposò una figlia più giovane, nata dal secondo matrimonio, Fausta, e divenne così Cesare e Tetrarca delle Gallie.

Quando però si trovò in disaccordo con Massimiano, non esitò ad accusarlo di tradimento e a farlo uccidere senza pietà, per poi proclamarsi Augusto d'Occidente.

Gli si opponeva Massenzio, figlio di Massimiano, insediatosi a Roma.

Costantino, esortato dalla madre, marciò su Roma. Fu in questa occasione che Elena suggerì al figlio la condizione per la vittoria: aderire al cristianesimo e alla Croce. Forse fu lei stessa a pronunciare la fatidica frase "In hoc signo vinces".

Elena sapeva che il Cristianesimo era forte e poteva consolidare il potere di suo figlio.

Massenzio fu sconfitto dai costantiniani al Ponte Milvio, presso le mura della Città Eterna, e morì annegato nel Tevere.

Costantino fu benedetto dal Vescovo di Roma, Silvestro, che lo riconobbe Imperatore d'Occidente. Le leggende dicono anche che Silvestro lo guarì da una grave malattia con le sue preghiere. E' probabile che Elena abbia avuto un ruolo fondamentale nel mettere in giro queste voci, dati i suoi rapporti strettissimi con papa Silvestro.

E Costantino, per rendere grazie a Dio delle vittorie conseguite, giunto a Milano, nuova capitale dell'Impero d'Occidente, nel 313, concesse, come è noto, libertà di culto a tutte le religioni, ma di fatto ostacolò tutti coloro che non aderirono al Cristianesimo, reso poi da Teodosio religione di stato.

Così fu aperta di fatto la via che portò nel giro di pochi decenni all'instaurazione del cristianesimo noi lo conosciamo secondo il Credo del Concilio di Nicea, presieduto dallo stesso Costantino nel 325.

Diocleziano era morto nello stesso 313, l'anno fatale, dopo aver assistito al fallimento di tutte le sue scelte politiche e alla morte del suo stesso erede Galerio, nominando poi come nuovo Cesare dell'Impero d'Oriente un certo Massimino Daia.

Negli ozi di Spalato, Diocleziano vedeva sfaldarsi tutta l'opera della sua vita e dei suoi quarant'anni di regno, in particolare la Tetrarchia e la lotta al cristianesimo, vanificati da Costantino e da sua madre.

Massimino Daia fu sconfitto dall'usurpatore Licinio, che lo costrinse al suicidio.

Elena esortò Costantino a partire alla volta dell'Oriente, per approfittare del momento caotico dell'insediamento di Licinio.

Pregò molto Elena, consapevole di essere la donna che avrebbe trasformato l'Impero in un'unica grande Ecclesia.

Costantino, forte delle preghiere materne e dell'abilità dei suoi veterani, si recò in Oriente e, dopo una guerra durata dal 317 al 324, sconfisse e uccise anche Licinio, e si trovò ad essere l'unico sovrano dell'Impero.

Fu allora, nel meraviglioso e ricco Oriente, che Costantino concepì il disegno di trasferire la capitale suprema a Bisanzio, trasformandola in Costantinopoli, un eterno monumento a se stesso e un baluardo dell'ortodossia cristiana.

Lasciò la reggenza di Roma e dell'Occidente a sua madre, cui diede l'appellativo di Augusta, riservato alle genitrici dei principi.

Elena Giulia Flavia Augusta, Imperatrice Madre Dei gratia, aveva però un ultimo sogno ancora da realizzare: diventare Santa.

Per questo fece enormi elargizioni al solito vescovo di Roma Silvestro (uno dei papi più longevi e fortunati della storia), prelevandole naturalmente dall'erario di Roma, e riempì la corte di preti, aprendo una stagione che avrebbe avuto nel Medioevo la massima fioritura.

Ma non bastava. Per aumentare la sua aura di gloria e purezza, Elena Augusta compì un pellegrinaggio in Terrasanta dove "per miracolo" trovò un chiodo della Vera Croce su cui fu martirizzato il Salvatore.

Vuole la leggenda che Elena, supportata da Eusebio di Cesarea e mal sopportata da Atanasio di Alessandria, si recò subito dal vescovo di Roma, Silvestro, affinché facesse riconoscere e benedire ufficialmente la sacra reliquia.

Nel 329, Flavia Giulia Elena Augusta Imperatrice spirò nella sua reggia di Treviri e subito si aprì il processo di canonizzazione della donna che aveva convertito un Impero, segnando la storia dell'umanità.

Fu fatta Santa. I suoi resti mortali sono conservati in un'urna nella Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, a Roma. Ma la sua storia non finisce qui.

Il pio Teodosio formalizzò il cristianesimo come unica religione ammessa al culto, e suo figlio, il devoto Onorio, imperatore d'Occidente trasferì il famoso chiodo della Vera Croce a Milano, e lì la lasciò, quando fuggì, inseguito dai Visigoti, per rintanarsi a Ravenna, l'ultima capitale. 

Sua sorella Galla Placidia, ipocrita bigotta e ambiziosa, cercò di emulare Elena assumendo la reggenza per suo figlio, l'inetto Valentiniano III, a cui pare che Dio non avesse perdonato l'ordine di far uccidere il generale Ezio, vincitore di Attila, con le sue mani. La leggenda dice che un cortigiano avesse urlato all'imperatore: "Valentiniano, ti sei tagliato la mano destra con la sinistra".

L'impero cadde in mano agli Eruli, agli Ostrogoti, ai Bizantini e infine ai Longobardi, che ricavarono dal chiodo della Vera Croce un diadema, che poi fu adornato di pietre preziose.

Era la cosiddetta Corona Ferrea, con cui si adornarono tutti coloro che, dai Longobardi fino a Napoleone, vennero consacrati Re d'Italia.

Triste fu la sorte di molti dei re Longobardi, ariani, che cinsero veramente la Corona Ferrea, mentre felice fu il regno di Teodolinda, un'altra piissima emula della Santa Imperatrice Elena.

Gli imperatori del Sacro Romano Impero furono devoti al Papato solo fino ad Enrico III, dopodichè sappiamo che l'Imperatore Enrico IV ed i suoi successori divennero per la Chiesa il Nemico, l'Anticristo, il 666, la Bestia dell'Apocalisse.

Le dinastie si succedettero nella disgrazia: Salii, Hohenstaufen, Asburgo.

Carlo V d'Asburgo, che pure fu un fervido cattolico, pagò la terribile macchia del Sacco di Roma del 1527, da parte dei suoi Lanzichenecchi, con il fallimento del suo disegno di Impero universale.

Ultimo a cingere la Corona Ferrea e a cadere nella maledizione fu Napoleone Bonaparte.

Conquistata l'Italia, l'Empereur, che non era per nulla pio e gradito ai Papi, prese nelle sue mani la Corona Ferrea, a Milano, e pronunciò la memorabile frase: "Dio me l'ha data, e guai a chi la tocca!"

Ma Dio forse non era molto d'accordo ed escogitò la più coerente delle punizioni. Dove morì infatti Napoleone?

Nell'isolotto di Sant'Elena, esule e sconfitto.

Sì, proprio lei, Sant'Elena Flavia Costanza Giulia Augusta Imperatrice, la cui potenza postuma fece così scalpore che da allora nessuno osò più toccare la Corona Ferrea, la quale attualmente riposa in pace, dimenticata da tutti, nel Duomo di Monza.

Dorian Gray

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Nota dell'Autore: Sant'Elena Imperatrice è una figura che mi ha sempre appassionato molto, e quindi ho compiuto diverse ricerche su di lei, ma tutte impostate in maniera "alternativa" all'agiografia ufficiale della Santa.
Io ho voluto, una volta tanto, attingere da fonti meno accreditate, che ora sarebbe lungo elencarvi, ma che certamente erano molto fantasiose.
In verità riguardo ad Elena ci sono molte leggende e poche certezze: io ho raccolto una parte di queste leggende "apocrife" ed ho tentato di abbozzare una sorta di "Codice Sant'Elena", anche come base di un eventuale romanzo, impresa che però ho abbandonato perché troppo ardua.
La maggior parte delle fonti ufficiali su Elena provengono da Eusebio di Cesarea, che era il vescovo amico personale di Costantino, ed Eusebio non avrebbe scritto una mezza riga su Elena senza l'approvazione di Costantino.
La storia della Corona Ferrea è interessantissima, anche perché, pur sapendo tutti che, secondo la datazione al carbonio-14, la manifattura risulta essere di epoca longobarda, quasi tutti sono affascinati dall'idea della forgiatura sacra e del fatto che Elena avrebbe dichiarato che solo chi credeva in Dio poteva cingere quella corona senza temere sciagure.
Mi scuso comunque personalmente con la buonanima di Sant'Elena per aver rivelato il mestiere che faceva a Drepanum, molto prima di diventare santa!!

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William Riker aggiunge di suo:

Anche su San Clemente si racconta una bella leggenda medioevale.

Nella chiesa di San Clemente a Roma, risalente all'XI secolo, c'è un affresco ormai quasi del tutto cancellato che racconta la leggenda di Papa Clemente, terzo successore di San Pietro e probabilmente citato nella Lettera di San Paolo ai Romani. Essa narra che una mattina una nobildonna uscì di casa molto presto, e suo marito Sisinnio, geloso e collerico, la seguì con i tre servi Albertello, Carboncello e Gosmario, credendo che andasse a trovare un amante. In effetti si infilò in casa del cugino dell'imperatore Domiziano, lui fece irruzione credendo di sorprendere la moglie con il suo drudo, e invece... scoprì che in quella casa San Clemente stava celebrando la Messa domenicale. Sisinnio andò su tutte le furie:

"Mia moglie una cristiana? Avrei preferito che avessi davvero un amante!"

E il Papa: "Fratello, perchè non ti unisci a noi? Udirai solo parole di pace e di amore..."

Ma lui: "Taci, cristiano! Preferirei essere cieco e sordo, che vedere e sentire te!"

Primo prodigio della giornata: Sisinnio divenne all'istante cieco e sordo, e i tre servi dovettero riportarlo a casa a braccia. Quel pomeriggio, dietro preghiera della moglie, il Papa con due diaconi si recò a casa di Sisinnio, gli impose le mani, ed egli tornò a vedere e a sentire. Tuttavia, anzichè essergli grato, esclamò furibondo: "Per Ercole, io vedo e sento te!" E, ignorando le suppliche della moglie, ordinò ai tre servi di legare il Papa e i due diaconi e di trascinarli in carcere.

Secondo prodigio della giornata: Sisinnio e i servi persero la ragione, e scambiarono per i tre cristiani tre fusti di colonne abbattute nel peristilio di casa sua. Le legarono con corde e cercarono faticosamente di trascinarle via. Nell'affresco i pagani si esprimono nella lingua del popolo, cioè il volgare italiano, e questo affresco mostra una delle prime testimonianze scritte della nostra lingua:

"Fili de pute, traite! Albertel, trai! Fa live de retro co lo palo, Carvoncelle!"

Il Papa, andandosene, si esprime invece nel più nobile latino con una sentenza passata alla storia:

"Propter dvritiam cordis vestri, saxa trahere mervistis!"

Io ho appesa in salotto una riproduzione dell'affresco, comprata appunto presso la basilica di San Clemente nel 2007.

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Prima di chiudere, parliamo di un altro santo: San Valentino, patrono di Terni, degli innamorati e degli epilettici. Questo lo dobbiamo a Caterina Lenti.

La vera storia di San Valentino

San Valentino, patrono di Terni, degli innamorati e degli epilettici, nacque nel 176 d.C. a Interamma Nahars (antica Terni) e morì martire a Roma, nel 273. Fu convertito al Cristianesimo e ordinato Vescovo da San Feliciano di Foligno nel 197. Nel 270, Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell'oratore Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani. Sollecitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo; anzi, tentò di convertire l'imperatore al Cristianesimo. Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale, affidandolo ad una nobile famiglia, ma Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L'impero proseguì nelle sue persecuzioni contro i cristiani e i vertici della Chiesa di Roma e, dato che la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città, lungo la via Flaminia, per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Valentino morì decapitato nel 273 per mano del soldato romano Furio Placido, agli ordini dell'imperatore Aureliano.

Copertina della biografia a fumetti di San Valentino pubblicata dal "Giornalino" nel 2004

Copertina della biografia a fumetti di San Va-
lentino pubblicata dal "Giornalino" nel 2004

La storia del Santo si riallaccia ai Lupercali, rituali romani di origine antichissima, festeggiati il 15 febbraio, dedicati al dio Fauno Luperco e Giunone. Tuttavia, dal IV secolo a.C., nella festa fu introdotto un rito della fertilità, retaggio del culto della dea Madre professato dagli Oschi, un popolo italico proveniente dalle valli del Volturno e del Sangro, che fu poi inglobato nella leggenda di Romolo e Remo. La leggenda narra che, presso il Tevere, all'ombra di un fico detto ruminale, durante la stagione calda, i pastori portavano i buoi e gli armenti e, in un recinto dedicato alla dea Rumina, protettrice dei lattanti, facessero offerte di latte sull'altare a lei dedicato. Pare che una mattina apparve Fauno Luperco, una divinità delle selve e dei boschi, cacciatore di ninfe, fratello di Fauna, la Madre Terra. Presto queste due figure vennero sostituite da Pan, Dio del Panico, al seguito di Dioniso e personificazione della dimensione selvaggia e incontrollabile della natura, e dalle "Grandi Madri" romane: Ruma, Rea Silva, Fauna e Acca Laurentia, a loro volta incarnate nella mitica Lupa. Durante questa festa, in un'urna venivano posti i nomi degli aspiranti "fauni" e di altrettanti vergini fanciulle, le "lupe-ninfe", che dovevano essere fecondate. Un fanciullo estraeva da una sorta di "urna della fertilità" le coppie sacre che per un anno intero avrebbero vissuto insieme in intimità, affinché il rito fosse concluso. In una società minacciata da morte, guerre, pestilenze e carestie, l'amore veniva percepito come potenza e forza necessaria indispensabile per la sopravvivenza, in grado di celebrare la vita che continua in tutta la sua potenza.

Per via della loro licenziosità, gli "indecenti " Lupercali vennero soppressi da papa Gelasio I, nel 496 d.C. La Chiesa, nel tentativo di dare una patina cristiana a quei riti ormai radicati nella popolazione romana, li anticipò al 14 febbraio, attribuendo al martire ternano Valentino la capacità di proteggere fidanzati e innamorati indirizzati al matrimonio e ad un'unione benedetta dai figli. Ancora una volta, dunque, si tratterebbe di una festività pagana, talmente radicata nella cultura popolare che la Chiesa, incapace di sradicarne il culto, ha dovuto istituzionalizzarla, dotandola di connotati cristiani. Al giorno d'oggi, il 14 febbraio, si celebra in tutto il mondo il "Valentine day", ma in realtà il nuovo Calendario Liturgico celebra in questo giorno i Santi Cirillo e Metodio, figli del magistrato Leone, detti "gli Apostoli slavi", gli "Evangelizzatori degli Slavi" che Giovanni Paolo II ha proclamato nel 1980, copatroni d'Europa, con S. Benedetto da Norcia, patrono principale dal 1964. Sin dall'alto Medioevo, il culto religioso riservato a San Valentino venne diffuso essenzialmente dai Benedettini, primi custodi della Basilica di Terni, che ne tramandarono immagini e gesta nei diversi monasteri italiani, sino a raggiungere Francia e Inghilterra: in tali Paesi sorse parallelamente la tradizione di un patronato sui fidanzati, dovuto a una coincidenza di calendario: la festa cade in un periodo dell'anno in cui la natura comincia a risvegliarsi dal letargo invernale.

San Valentino, annunciatore dell'imminente primavera, viene a volte rappresentato con un sole in mano. Un filone della critica letteraria, invece, attribuisce la responsabilità della diffusione di tale patronato al poeta inglese Geoffrey Chaucer che, in "The Parliament of Fowls" (Parlamento degli Uccelli), un poema allegorico da lui presumibilmente composto durante il soggiorno in Italia dal 1372 al 1380, è stato considerato dagli studiosi una delle prime testimonianze letterarie in cui San Valentino è chiamato a sovraintendere al risveglio dell'amore. In esso, la ricorrenza è collegata al fidanzamento di Riccardo II d'Inghilterra con Anna di Boemia.. tesi smentita da alcuni studiosi, che datano il fidanzamento di Riccardo II al 3 maggio, giorno dedicato ad un altro Santo omonimo del martire, San Valentino di Genova. Per uno strano gioco di parole, San Valentino viene considerato anche il protettore degli epilettici, in base alla credenza medievale, d'origine tedesca, dovuta alla semplice assonanza del nome del Santo (in tedesco "Valentin " si pronuncia "Falentin") con il verbo "fallen" (cadere). Dal 1967, ebbe origine una festa che si teneva il 14 febbraio, dove veniva impartita ai bambini la "benedizione di San Valentino", che avrebbe dovuto scongiurare l'insorgere del "mal caduto", in cui si invocava la protezione del Santo per i bimbi epilettici.

Tante le leggende intorno al "Protettore degli innamorati", ma una spicca più di tutte: quella dell'Amore Sublime, che narra di un giovane centurione romano pagano, Sabino che, in nome del suo amore per Serapia, una bella fanciulla di famiglia cristiana, si rivolse al vescovo Valentino per avvicinarsi alla religione della sua amata e ricevere il battesimo. Purtroppo Serapia, nel corso dei preparativi per le nozze, si ammalò di tisi e Valentino, chiamato al capezzale della ragazza moribonda, supplicò il Santo affinché non fosse separato dalla sua amata. Valentino battezzò il giovane e unì i promessi sposi in matrimonio ma, nel levare le mani in alto per la benedizione, un sonno beatificante avvolse i due cuori per l'eternità. Per alcuni un'inutile festa commerciale, improntata al consumismo, per altri una fonte di stress, di apprensioni e aspettative… per tutti gli innamorati, un'occasione in più per riflettere, per mantenere viva la fiamma che si è accesa al loro primo incontro, ricordando il perché si sono scelti e continuando a farlo nelle piccole cose quotidiane, nelle attenzioni e negli sguardi complici che suggellano, ogni giorno, la loro voglia di stare insieme. In fin dei conti, come ci ricorda il Vangelo secondo Filippo: « L'amore non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: – Questo è mio – o – Quello è mio, – ma dice: – Questo è tuo. »

(tratto da questo sito)

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