I Mongoli in Europa

Bandiera dell'Orda Sacra

La bandiera dell'Orda Sacra

Tutta la discussione prende avvio da questa proposta di Enrica S.:

5 agosto 1242: l'armata dell'Orda d'Oro, forte di 120.000 guerrieri mongoli addestratissimi e fedeli fino alla morte al loro condottiero Batu Khan, nipote di Gengis Khan, si scontra nella Battaglia del fiume Nidda, poco a ovest di Francoforte sul Meno, con l'esercito capeggiato dall'Imperatore Federico II di Hohenstaufen, forte di 100.000 uomini. In esso alle truppe germaniche si aggiungono quelle delle città ghibelline dell'Italia settentrionale, guidate da Ezzelino III da Romano, le forze del Regno di Sicilia guidate da Corrado e quelle del Regno di Sardegna al comando di Enzo, entrambi figli di Federico II, un contingente francese inviato da Re Luigi IX, le truppe polacche di Boleslao V il Casto e quelle boeme di Venceslao I, oltre alle schiere dei Cavalieri Templari, dei Cavalieri Ospedalieri e dei Cavalieri Teutonici. È in gioco il destino dell'Europa: Papa Innocenzo IV, eletto in fretta e furia in un clima di emergenza, ha persino revocato la scomunica contro l'imperatore Federico, pur di coalizzare tutte le forze cristiane sotto le sue insegne. Come andrà a finire?

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Tommaso Mazzoni le risponde:

Dopo ore di violenti scontri, per gli europei la sconfitta sembra inevitabile, quando ecco, la Bandiera di Santo Stefano garrisce al vento, e cinquemila cavalieri Ungheresi e Cumani comandati dal Re Bela IV piombano come falchi sul fianco destro dell'armata Mongola, menandone strage; Batu Khan viene allora ingaggiato in duello da Enzo d'Hohenstaufen, e lo uccide; Furente dal dolore, Federico II affronta a sua volta Batu Khan e gli taglia la testa; I Mongoli alla morte del loro Khan vanno in rotta e sono annientati.

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Anche Enrico Pizzo vuol dire la sua:

Non dimentichiamo il contingente Guelfo guidato da quella gran testa di Azzo VII, Marchese di Ferrara ed Este... Meglio la morte, piuttosto che lasciare che l'Europa venga salvata solo dai Ghibellini di Azzolino!!

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Perchè No? invece chiosa:

Tutto questo é interessantissimo, ma possiamo fare di più.

Prima variazione: Batu Khan vince sul fiume Nidda. Nella notte del 9 agosto i mongoli entrano a Francoforte lasciandosi alle spalle una pianura di cadaveri. Federico II è arso vivo (il sangue sacro dell'Imperatore non deve mescolarsi alla Terra). Ma il Khan dell'Orda d'Oro non può conquistare o non sa far durare questa conquista più di qualche anno. Dobbiamo allora verificare le conseguenze di un vuoto di potere in cui Federico II é stato annientato ma senza uno strapotere mongolo che abbia preso il suo posto.

Seconda variazione: Batu Khan vince e occupa il finisterrae europeo (niente valore ideologico in questo, solo mi permette di usare ancora di più l'immaginazione). Come si trasforma questa occupazione? Mi viene da fare un parallelismo con la Spagna all'epoca dell'invasione Araba. Gli Arabi non sono riusciti ad eliminare la sacche di resistenza nelle Asturie e nei Pirenei: per i Mongoli sarebbe stato lo stesso, avrebbero occupato le porzioni pianeggianti di Polonia, Germania e Francia ma la parte montuosa del continente sarebbe rimasta fuori dal loro controllo: sarebbero terre difficilissime a conquistare e occupare. Dobbiamo forse ipotizzare uno sviluppo alternativo di forti stati nelle regioni montane: Confederazione Elvetica e Baschi. le penisole montuose non sarebbero conquistate ma solo ridotte in cenere secondo l'abitudine mongola contro le forti resistenze. Il caso dell'Iberia sarebbe diverso, i Mongoli cercavano le terre con buoni cavalli, senza dubbio sarebbero stati interessati ai cavalli spagnoli. Immagino dunque Batu Khan che crea un regno vassallo apposta per ricevere cavalli come tributi. Questo regno controlla solo le pianure e diversi piccoli stati si sviluppano nelle sierre. Dopo aver devastato l'Italia i Mongoli potrebbero anche lì lasciare il potere alle città e alle signorie vassalle. Il Papa potrebbe collaborare soprattutto se il Khan o il suo successore si converte (cosa secondo me molto probabile).

La Francia sarebbe trasformata anche lei in regno tributario, ma siccome c'é gia una dinastia sacra stabile immagino re Luigi IX fuggire e trovare riparo sull'isola del Re (sull'oceano e dunque protetta contro i Mongoli), dove potrebbe condurre una resistenza organizzata ben radicata e sostenuta dalla nobiltà e dai suoi castelli. Il risultato ovvio vede i Mongoli condurre campagne di sterminio attraverso il regno di Francia, bruciando le città (lo sviluppo dello stile gotico viene interrotto immediatamente perché gli artisti sono morti). il successore di Luigi IX non avrà altra scelta che fare atto di sottomissione e tornare a Parigi come sovrano-ostaggio, costretto a sposare una principessa mongola per mescolare le dinastie e offrire ai Mongoli i vantaggi di una dinastia legittima e mongolizzata (sviluppo copiato sulle vicende della Corea). Il controllo mongolo sull'Europa finisce solo con il crollo della dinastia a causa di una ribellione tedesca, gli altri paesi europei vengono evacuati in seguito. Sviluppo probabile: il tentativo fallito di conquistare le isole britanniche usando flotte francesi, quindi kamikaze in salsa Worcester...

Infine, ecco come il fumetto ucronico "Jour J" ha sviluppato questa proposta:

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C'è anche il parere in proposito di Enrico Pellerito:

Puntualizzo che il mio pensiero al riguardo, quando iniziai a studiare questo snodo ucronico, vedeva l'effettiva conquista dell'Europa fino all'Atlantico e al Mediterraneo (essendo difficoltoso per i mongoli invadere le isole britanniche e quelle mediterranee, ma col tempo avrebbero potuto pure fare questo) per poi, valutando le obiezioni con le quali mi sono misurato cammin facendo, giungere ad una più contenuta visione dell'azione mongola, concretizzantesi in un'incursione ad ampio raggio (con tutte le conseguenze nefaste per la civiltà occidentale e il Cristianesimo) ed un successivo rientro nei territori solidamente dominati. E questo, considerando le difficoltà di manovra che i mongoli avrebbero incontrato nelle aree che si apprestavano ad invadere.

Al mio omonimo, che ha brillantemente puntualizzato sulle difficoltà logistiche che i mongoli avrebbero potuto incontrare relativamente al rifornimento alimentare delle proprie cavalcature, ricordo, comunque, che l'esercito mongolo era davvero uno strumento del tutto nuovo, non perché basato solo sulla cavalleria ma per l'applicazione innovativa di tutta una serie di strumenti operativi, logistici, tattici e strategici che misero in seria difficoltà, senza eccezioni, coloro che si trovarono ad affrontarlo. Fra l'altro i mongoli erano già avvezzi a superare valichi e fiumi e il passaggio dal Friuli si avvicina alla realtà, in quanto incursioni mongole giunsero a lambire il Friuli.

L'aspetto logistico ha un peso non indifferente in questa ucronia. Bisogna vedere se il "treno logistico" mongolo destinato al foraggio riesce a risolvere i problemi che essi avrebbero certo dovuto affrontare nelle tre aree riportate (Germania, Italia e Spagna). D'altra parte, perché non ipotizzare un impatto antropico nell'ottica mongola: già gli arabi c'erano riusciti in Sicilia trasformandola da prevalente granaio in terra produttrice di frutti da albero; un esperto in agricoltura potrebbe spiegarci se e in quanto tempo, i mongoli avrebbero potuto trasformare vaste zone destinate alla coltura in terreni da pascolo. Nulla toglie poi che la stessa struttura sociale mongola possa trasformarsi, per come già ipotizzato nelle mail pubblicate riguardo a questo argomento; di fatto una parte della loro natura nomade si era combinata con le necessità di presidio. A questo punto potrebbero anche modificare il loro concetto di alimentazione degli equini adottando sistemi diversi dal solo pascolo.

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Non possiamo non riportare l'annotazione di Bhrg'hros:

Già gli stessi Imperatori avevano un progetto che comprendeva quello stesso degli Jagiellonidi, a maggior ragione un'unità mongolica dell'Europa (o quasi, in questo caso non è decisivo) si sarebbe innestata su un progetto politico dove la distinzione fra Impero e Polonia-Lituania non avrebbe più avuto alcun ruolo se non entro scontri di potere interni. Aggiungerei a tutto quello che è stato scritto (e che è di estremo interesse, come sempre) anche un richiamo al progetto del Chānato di Crimea in congiunzione con Genova (1380) - fallito con la Battaglia di Kulikovo - di impiegare il flusso di tributi dai Principati Russi (in questo caso ben più esteso che la Russia stessa) nel circuito finanziario protocapitalistico.

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Iacopo Maffi poi fa notare:

E il Papa? Ci stiamo dimenticando Papa Innocenzo, eletto in anticipo. I Mongoli non erano barbari incolti che scelsero le religioni che davano meno scocciature, ma un esercito altamente organizzato e raffinatissimo, dotato per di più di uno dei sistemi di intelligence migliori della Storia e in grado di operare scelte politiche sorprendenti. Non è un caso che il tipo di Buddismo scelto da Kublai fosse quello tibetano, ad esempio (e faccio notare che fra tutti i buddismi, quello praticato dagli Yuan fu l'unico ad avere un clero e una gerarchia con un vertice). La conversione all'Islam dei Chagataidi fu dettata dal bisogno di uniformare un'area religiosamente piuttosto frammentata, ed ebbe conseguenze politiche enormi (per dirne una, i Mughal). La conversione degli Ilkhan fu un segno di debolezza e di decadenza del potere della dinastia. Infine L'Orda d'Oro si convertì non per la presenza di mussulmani sul suo territorio (tutto sommato secondaria), ma per un calcolo di politica estera: l'alleanza strategica con l'Egitto.

Comunque nella nostra ucronia l'Orda d'Oro vittoriosa sul fiume Nidda ucciderebbe senza dubbio Innocenzo IV, perchè ha patrocinato l'alleanza contro di essa, ma lo sostituirebbe subito dopo con un Papa suo amico, ed è probabile che in breve tempo l'intera Orda si converta al Cattolicesimo. E la sagacia dei mongoli potrebbe offrire al Soglio qualcosa di molto importante: la sottomissione dei Cristiani d'Oriente all'autorità petrina.

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Tommaso Mazzoni però non si mostra d'accordo:

Il Papa è lontano da Nidda; Prima che l'Orda arrivi a Roma, Innocenzo può scappare in Inghilterra, e inizia l'esilio Canterburino. Naturalmente Batu darà inizio a tentativi importanti per conquistare le isole britanniche; data la scarsa attitudine Mongola alla navigazione, i tentativi falliranno, grazie al Cielo.

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Enrico Pizzo obietta:

Ma il tentativo di conquista del Giappone è fallito a causa di un tifone. Fenomeni cosi violenti sono meno frequenti nell'Atlantico, forse la conquista delle isole Britanniche potrebbe riuscire ed a quel punto il Papa dovrebbe rifugiarsi in Islanda, però a questo punto il Cattolicesimo diverrebbe qualcosa di marginale.

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E William Riker sorride:

Ma no, che Islanda? Innocenzo si rifugia prima in Irlanda. Lì qualcuno gli ricorda che è esistito un certo San Brendano di Clonfert, che ha scoperto la cosiddetta isola di San Brendano, a ovest di Thule. Lui manda in avanscoperta via nave Fra Giovanni da Pian del Carpine, il quale torna indietro riferendo l'esistenza di là dall'oceano di una terra vastissima e ricchissima, abitata da gente forzuta dalla pelle rossa che è disposta a convertirsi al cattolicesimo. Il Papa Innocenzo IV non se lo fa ripetere, trasloca armi e bagagli di là dall'oceano (per i Mongoli è impossibile), e la colonizzazione europea delle Americhe comincia con due secoli e mezzo di anticipo. Il Sacro Romano Impero coinciderà con quelli che per noi sono gli Stati Uniti. Non ditemi che voi non ci avevate pensato ^_^

L'orda mongola entra a Roma (immagine creata con openart.ai)

L'orda mongola entra a Roma (immagine creata con openart.ai)

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Iacopo Maffi decide allora di scrivere una Timeline:

1240: Batu Khan e Subotai espugnano Kiev. Si preparano ad invadere anche gli altri regni e principati dell'Europa Orientale, ma nella fase di raccolta delle intelligenze qualcuno si rende conto della ricchezza demografica e culturale delle terre che li attendono a ovest. Batu comincia a riflettere.... forse quella spedizione potrebbe avere un valore che nessuno ha ancora sospettato... non solo "palestra di guerra" per giovani principi e misssione di saccheggio, ma una vera e propria missione di conquista! Batu comprende che se giocherà bene le sue carte otterrà un potere tanto grande da rivaleggiare con quello del Grande Khan Ogodei.
Batu e Subotai preparano dunque la campagna d'Occidente con grandissima cura, in vista di una conquista definitiva dell'Europa, mentre intanto distrugge la Galizia.

1241: i Mongoli piombano su Ungheria e Polonia. Batu prima dell'invasione è riuscito a far passare dalla sua parte i Cumani e a racogliere grazie a loro informazioni utilissime. Polacchi e Ordini Cavallereschi vengono umiliati a Legnica, mentre gli Ungheresi sono sconfitti e massacrati a Mohi. Orda Khan procede immediatamente a espugnare tutte le fortezze ungheresi. Per riuscire in questa impresa titanica egli arruola i contadini rimasti fuori dalle fortezze: se il popolino aiuterà i Mongoli,gli invasori si limiteranno a prendere prigionieri gli aristocratici, e ci sarà anche un donativo importante tramite la redistribuzione dei tesori custoditi nei castelli e nelle abbazie. I Mongoli usano così le contraddizioni sociali del sistema feudale contro l'Europa stessa.
Quando poi Orda o Batu si impossessano di prigionieri in quantità, li dividono secondo il famigerato sistema dei Calli: a seconda del tipo di calli che le mani del prigioniero presentano essi vengono risparmiati e mandati nei campi a coltivare foraggio (se presentano calli da lavoratori), risparmiati e integrati tra i consiglieri dell'Orda (se presentano calli da scrittura) o castrati o uccisi (se non presentano calli, e quindi sono aristocratici). Ai mercenari incontrati da Subotai viene semplicemente offerto di cambiare padrone. Grazie a questo inaspettato apporto di soldati freschi, Subotai conquista Fiume.
La Croazia viene rapidamente occupata. Batu rende chiaro ai signori slavi che avranno salva la vita e le ricchezze solo se consegneranno immediatamente Bela, cosa che essi fanno senza pensarci troppo. La Croazia dunque giura fedeltà al Khan e viene risparmiata, mentre Enrico di Slesia, Venceslao di Polonia e Bela d'Ungheria sono messi al rogo nella notte del solstizio d'Inverno.

1242: Battaglia di Lidda. I signori feudali dell'Impero e della Francia, sfiancati da secoli di rivalità tra Ghibellini e Guelfi, mettono da parte le loro rivalità per affrontare i Mongoli, ma ciò non basta. Batu conquista Praga nel cuore dell'inverno e ne fa la sua capitale (la leggenda narra dell'amore del Khan per i salumi locali, che avrebbe aumentato la sfiducia che già nutriva per il fratello mussulmano Berke).
Shibani viene lasciato in retroguardia a Kiev Orda in Ungheria perchè consolidino le conquiste e proteggano l'armata principale. 
Kadan marcia verso il Brandeburgo alla guida di cinque tumeni Cumani e Galiziani arruolati.
Subotai alla guida della parte migliore dell'armata (i veterani mongoli) parte dall'Ungheria puntando prima su Vienna, quindi seguendo il corso del Danubio.
Berke viene inviato in Italia alla guida di tutti nomadi mussulmani dell'Orda (si tratta di una sagace mossa diversiva).
Batu stesso, alla guida dell'armata più piccola, difenderà la Boemia appena conquistata.
La campagna occupa tutta la primavera del 1242 e culmina a Lidda nel cuore dell'estate. Qui le truppe tedesche, fiaccate dalla lunga ritirata dopo le sconfitte sui monti Hartz e rese ancora più esigue dalla defezione dei mercenari italiani, sono circondate e massacrate dai Mongoli. Lo stesso Imperatore Federico II viene fatto prigioniero e messo al rogo, mentre suo figlio Manfredi riesce a riparare in Sicilia. In Italia intanto Berke ha risparmiato Venezia, che si è prontamente sottomessa, e ha saccheggiato la Val Padana. Prima che possa spingersi verso Roma però suo fratello Batu gli ordina di prendere i suoi uomini e tornare a Karakorum, per partecipare al Kuriltai dopo la morte i Ogodei. Batu così si libera della presenza del fratello, ambizioso e per di più convertito a una religione che può solo causare incomprensioni coi suoi nuovi sudditi.
Alla fine dell'estate Subotai varca il Reno e sconfigge i Francesi in un'unica battaglia alle porte di Parigi. Tutti i Capetingi sono scovati e messi al rogo: solo Roberto di Clermont riesce a salvarsi, riparando tra i monti del Paese Basco. Mongoli, Kipchak e Cumani svernano in Francia, impnendo la stessa feroce legge dei Calli prevista in Polonia e Ungheria.

1243: rivolta tedesca schiacciata nel sangue. I Principi Tedeschi si sollevano contro gli invasori e innalzano il vessillo crociato. Batu e Subotai attaccano da ovest mentre Orda e Kadan li colpiscono da est. La repressione della Germania è terribile: i principati che non accettano la Legge dei Calli sono sottoposti alla Legge del Chiodo, che prevede che chiunque sia più alto del chiodo di una ruota di carro venga ucciso (per un popolo alto come i tedeschi ciò significa la morte di tutti coloro che hanno più di dieci-undici anni). Alle città viene proibita la costruzione di mura, dozzine di castelli vengono abbattuti.

1244: Offensiva delle Tre Penisole, capolavoro tattico-strategico di Subotai. piccoli gruppi di cavalleggeri entrano in Iberia e Italia attraverso i passi montani, per poi ricongiungersi nelle pianure. La leggenda nera dei Mongoli li precede, e interi contadi si ribellano e consegnano i propri sovrani feudali a forze militari che mai sarebbero state in grado di catturali da sole. Contemporaneamente un esercito di mercenari Tedeschi e Cumani attacca l'Impero Bulgaro e lo mette in ginocchio.I Re di Castiglia, Aragona, i Duchi di Milano e Savoia, persino il Re di Sicilia e moltissimi fedeltà al Khan o sono messi al rogo.

1245-1255: dieci anni di governo di Batu Khan. Sono anni frenetici per l'Europa. le sacche di resistenza sono circondate e distrutte. Decine di migliaia di soldati europei sono integrati nell'Orda, mandati a trascorrere un periodo di due anni nelle steppe per addestrarsi alle tecniche militari e all'ideologia mongole e inviati in regioni diverse da quelle da cui provenivano per presidiare il nuovo Impero di Batu.
Nel 1248 Subotai porta a termine la sua ultima campagna conquistando Costantinopoli.
I Francescani intavolano trattative a tutto campo con gli invasori e iniziano a studiare le sottigliezze della teologia nestoriana. Intanto Inncoenzo IV tuona contro i principi collaborazionisti, ma con nessun risultato.

1254: Batu decide di farla finita con Roma e manda un esercito di mercenari russi a saccheggiare la città. Il Papa è costretto alla fuga a Canterbury, dove muore l'anno successivo.

Cliccare per ingrandire

Qui sopra, una mappa del mondo dopo l'invasione mongola dell'Europa (cliccare per ingrandire). In arancione alleati, vassalli e area di influenza dell'Orda; in rosso alleati, vassalli e area di influenza degli Ilkhan.

1255: anno cruciale, nel quale si tengono due Conclavi, un Kuriltai in cui viene scelto il nuovo Imperatore-Khan..
Il Conclave di Canterbury elegge Innocenzo V, un domenicano, mentre quello di Roma sceglie il francescano Leone X. Come successore di Batu viene scelto Sartak, suo figlio. Sartak è cristiano, battezzato da un vescovo cattolico in Polonia. Con la sua scesa al potere la maggior parte di Mongoli accetta il cattolicesimo come religione dell'Orda.
Sartak scende a Roma, approfittando dell'occasione per dare molte donne della sua famiglia in spose a nobili italiani. Nella Città Eterna viene incoronato da Leone X Imperatore-Khan della Sacra Orda d'Europa. Come ricompensa per il Papa, Sartak conquista il Regno di Sicilia e lo cede in appannaggio al Soglio.
Sartak regnerà fino al 1266, ponendo la sua Capitale a Vienna. I tre principali eventi del suo regno sono la grande rivolta dei principi russi (repressa con una violenza tremenda da polacchi e cumani), la promozione di Venezia a grande polo mercantile e navale (l'Arsenale viene quintuplicato) e soprattutto la partecipazione dell'Orda Sacra alle imprese di Hulegu.
Quando Hulegu Khan conquista Baghdad nel 1258, Sartak gli propone un'alleanza temporanea: i Tumen di Sartak varcano il Bosforo e spazzano via l'Impero di Nicea, mentre Hulegu si assicura la sottomissione dei Selgiuchidi e li integra nella sua Orda. Hulegu e Sartak marciano assieme contro i Mamelucchi che sono sconfitti duramente nel 1260. Sartak riesce così a imporre all'Egitto un cambio di dinastia: i Mamelucchi d'ora innanzi saranno di origine tedesca. Subito essi fanno atto di sottomissione al nuovo Khan Kublai.

1266/1299: Periodo della Tutela di Nogai. Alla guida dell'Orda Sacra si susseguirono oprima i figli di Toqoqan, a sua volta figlio di Batu e Khan di Rutenia e Polonia (Mongke Timur e Tuda Mongke), quindi il figli do Tartu, anch'egli figlio di Batu e Khan di Francia, Tala Buga. A essi seguì Tokta, figlio di Mongke Timur. Questi giovani e inesperti principi non sono che dei prestanome per il vero detentore del potere: Nogai Khan, nipote di Batu. (Egli non poteva aspirare al potere supremo per via di una cicatrice che gli sfigurava il volto e di un occhio cieco. Nogai aveva il titolo formale di Khan di Rumelia, ed esercitava il potere diretto sui Balcani e sulla Pianura Pannonica). 
Nel medesimo periodo l'Ilkhanato era governato da una serie di khan buddisti, e la divisione dell'area mediorientale in sfere di influenza reggeva.
Nessuno dei Khan sotto la tutela di Nogai ricevette l'investitura imperiale dal papa, come era stato per Sartak-Pietro. Mantennero il solo titolo di Sacro Khan. Monke Timur e Tuda Mongke in particolare non sono nemmeno cristiani, ma praticano invece la religione tradizionale mongola. Tala Buga invece è cristiano ma non cattolico: è infatti affiliato all'eresia valdese. Lo stesso Nogai segue un'eresia, essendo un Bogomillo convinto. Durissimi in questo periodo sono i contrasti tra la Chiesa, ormai a guida francescana, e Nogai. Nonostante ciò il dialogo tra nestoriani delle steppe e francescani proseguì proficuamente.
Raid e operazioni militari contro i principi europei non ancora sottomessi si susseguivano a ritmo incalzante. Agli aristocratici erano offerte tre possibilità: la morte sul rogo, la tonsura clericale, o la sottomissione completa, che arrivava all'obbligo di prendere in sposa una donna mongola. 
In questo periodo venneroanche sovvenzionate le flotte veneziane e soprattutto quelle dell'Hansa. I mercanti tedeschi, sovvenzionati e supportati da Nogai, invasero a più riprese i Paesi Baltici. Nogai stesso guidò una spedizione congiunta contro Novgorod, che cadde e fu saccheggiata dall'esercito mongolo-tedesco.
Nel 1282 Tala Buga riaprì e arricchì la Sorbona, e ciò attirò a Parigi Duns Scoto, che sarà uno dei massimi pensatori del periodo della sintesi mongolo-europea. 
Nogai muore infine in battaglia, cercando invano di invadere le Isole Britanniche.

1299/1313: Regno di Tokta. Seconda parte del regno di Tokta, dopo la morte di Nogai Khan. In questa fase breve ma cruciale i rapporti tra Orda Sacra e Ilkhanato si deteriorarono fino quasi alla guerra aperta. L'Ilkhan Ghazan si era infatti convertito all'Islam, e aveva dichiarato che la tutela dell'Orda Sacra su Gerusalemme e sull'Egitto non poteva continuare. Non volendo rischiare la guerra aperta Ghazan sovvenziò dozzine di signorotti anatolici (per lo più turcomanni, turchi e greci, ma anche armeni e arabi) perchè si dessero alla pirateria nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Ciò che ne conseguì fu una crisi economica devastante, con i commerci con l'Egitto bloccati e perdite finanziarie immense. Alla fine del regno di Tokta Oljietu, successore di Ghazan, scacciò i Francescani da Gerusalemme e attaccò l'Orda nella regione Caspica e nei Balcani. La Lunga Guerra era iniziata.

1313-1342: Regno di Ozbeg Michele il Grande. Il nuovo Khan dell'Orda Sacra fu Oz Beg, nipote di Mongke Timur. I tempi apparivano davvero bui: i pirati anatolici avevano conquistato la Sicilia e minacciavano Roma, l'Egitto Mamelucco era in pericolo e la stessa Orda era attaccata su tre lati. La situazione appariva disperata, ma Ozbeg non era un fantoccio come i suoi predecessori: più simile a Nogai che al suo stesso padre.
Il primo atto di Ozbeg (che era cristiano nestoriano) fu quello di lasciare Praga e di recarsi, vestito di tela bianca, a Roma, implorando Papa Clemente V di concedergli il Battesimo Cattolico. Con esso (e con il diaconato), Ozbeg ricevette il nome cristiano di Michele e l'unzione a Sacro Imperatore Khan. 
Ozbeg Michele radunò un esercito di cinquecentomila uomini, il più grande dai tempi di Serse. Inoltre fornì all'anziano Doge Marco Polo ogni mezzo per reprimere la pirateria anatolica. 
La guerra contro l'Ilkhanato, per mare e per terra, durerà fino al 1335 quando, con la morte senza eredi di Abu Said (successore di Oljietu), l'Ilhanato si sfascia.
Pur continuando a gestire le operazioni militari (spesso in prima persona dalla sua imprendibile piazzaforte di Costantinopoli) Ozbeg Michele portò avanti anche un immenso lavoro politico.
Intrattenne relazioni familiari con la maggior parte dei nobili dei suoi domini, sia mongoli che europei. Patrocinò la fondazione di università e abbazie, dando grande impulso all'architettura gotica. Era amico fraterno del papa Giovanni XXII, e insieme a lui favorì sistematicamente le borghesie urbane e la nobiltà di toga. Nello stesso tempo favorì la trasformazione della nobiltà europea in una classe di militari di professione. Con lui l'Orda diventa un Impero.
Alle quattro Capitali (Parigi, Praga, Vienna e Costantinopoli) Ozbek Michele ne aggiunse una Quarta: la grande Sarai, costruita da architetti italiani e francesi alla foce del Don. 
La politica religiosa di Ozbek Michele fu particolarmente severa. Non solo perseguitò i Bogomilli balcanici e i Valdesi, ma fece assassinare molti vescovi ortodossi che rifiutavano di sottomettersi all'autorità papale, e costrinse gli altri ad acclamare Patriarca di Kiew un francescano polacco. Guidò una missione punitiva contro la Bulgaria del Volga, distruggendo quel che rimaneva di una secolare nazione islamica. Arrivò persino a perseguitare i mongoli nestoriani e gli sciamani. 
Durante il regno di Ozbeg Michele i manoscritti greci conservati a Costantinopoli e nelle altre città dell'ex Impero Bizantino furono portati a Praga e da qui a Parigi e a Roma in dono per il Papa. Iniziò così quel grande movimento di rinascita del sapere classico chiamato Umanesimo. Come segno di distensione nei confronti del Regno d'Inghilterra Ozbeg chiamò il francescano inglese Guglielmo da Ockham per ricoprire l'alto incarico di Rettore dell'Università di Praga.
Quando Ozbeg Michele si spense nel 1342 lasciava a suo figlio Giovanni Beg un impero unito, fiero delle proprie vittorie, con un sistema universitario avanzatissimo, industrie efficienti, una marina mercantile immensa, una lingua e una religione uniche. I milioni di morti su cui il Sacro Impero dell'Orda d'Oro era stato edificato, passavano quasi in secondo piano.

1342/1357: Giovanni Beg non era un prode guerriero come il padre, ma non per questo il suo controllo sull'Europa fu meno stretto. Egli intervenne con estrema fermezza contro tutti quei principi che cercavano alleanze in terra straniera. Risparmiò solo il regno di Navarra-Aquitania, come segno di riconoscenza per il Papa che aveva guarito sua moglie da una misteriosa cecità. Tra il 1343 e il 1356 condusse due campagne militari parallele ai due lati del Mar Caspio, riuscendo a installare due suoi parenti come Khan dell'Ilkhanato e del Chagatai. Queste guerre ebbero però un esito imprevedibile e tremendo: diffusero la Peste Nera nell'Orda e in tutta Europa. Gli anni del regno di Giovanni furono dunque sempre associati ad una fama lugubre, con i roghi dei ribelli a punteggiare un paesaggio già devastato dalla Grande Peste.
Giovanni perse tuti i suoi figli nella Grande Peste. Ciò, oltre a portare l'Imperatore Khan sull'orlo della follia, generò un problema di successione. Per risolverlo Giovanni emanò la Bolla D'Oro, che assegnava ad un consiglio formato da quindici Elettori il compito di scegliere il nuovo Imperatore. Gli Elettori erano: i Vescovi di Reims, Colonia, Aquileia, Cracovia, Kiev; il Gonfaloniere della Lega Anseatica, il Khan del Reno, il Khan del Danubio, il Khan del Don; il Nunzio Apostolico a Praga, il Primo Oratore del Concilio dei Principi Russi e Ruteni, il Messo del Khan di Siberia, l'Ambasciatore di Navarra e il Rettore dell'Università di Praga.

1357/1368: Guerra Civile dell'Orda Sacra.I successori di Giovanni si massacrano a vicenda, e alla fine si concorda per ricorrere nuovamente al Collegio elettorale. I Khan di questo periodo sono: Berdi Beg, Qulpa Khan, Natale Beg, Urus Beg, Gabriele Khan, Abba Timur, Ordorico, Kildi Beg, Marco Khan, Vitaliano Khan, Augusto Khan, Pietro II, Giovanni II, Peregrino di Circassia, Pietro III, Giacobbe, Timurico. Tutti questi diciassette khan mantennero per qualche anno il potere su Praga, ma nessuno riuscì mai a estendere la sua influenza su tutta l'Orda. Nel 1368 la guerra civile aveva ormai messo in ginocchio un impero un tempo fiero, ma accadde qualcosa di inaspettato che diede nuova speranza a chi credeva in un'Europa unita: la dinastia Yuan, in Cina, fu rovesciata dai Ming. I discendenti di Gengis Khan perdevano così la loro conquista più preziosa e la fonte del loro grande potere. Forti di questo rovescio della fortuna del clan gengiscanide, i Francescani convocarono gli elettori a Praga e riuscirono a mediare un accordo. Il Beglarbeg (generalissimo) Pietro III, Mamai, fu eletto Imperatore Vicario della Sacra Orda (privo del titolo di Khan, in quanto non mongolo ma cumano).

1368/1380: Regno di Mamai. L'operazione politica portata avanti con l'elezione di Mamai consisteva nell'emancipazione dell'Orda Sacra dal giogo mongolo. I discendenti di Jochi però erano ancora molto potenti e potevano contare su alleati fidati: il regno di Mamai fu costellato da ribellioni e guerre civili. In particolare i Jochidi potevano contare sull'alleanza dei principi russi (che avevano subito l'umiliazione di essere sottomessi ai tedeschi e ai lituani) e degli Shaibanidi di Siberia, oltre che, paradossalmente, dei piccoli ma agguerriti regni che resistevano da un secolo e mezzo all'invasione mongola, cioè Savoia, Elvezia, Inghilterra e Albania. Ma il più potente alleato del clan jochide era il nuovo signore dell'Asia Centrale: Timur. Questi era un revanchista gengiscanide e un mussulmano devoto, e aveva offerto rifugio a Toqtamysh, ultimo erede del clan di Batu, che per compiacerlo si era convertito all'Islam. 
Lo scontro finale tra le due anime dell'Orda Sacra avvenne in Russia nel 1380. Mamai affrontò le schiere unite dei russi, dei tatari e dei lealisti jochidi, venendo duramente sconfitto. Inseguito dai suoi nemici, fu infine fatto prigioniero dai suoi mercenari genovesi e consegnato a Toqtamys, che lo mise al rogo.

1380/1397: Regno di Toqtamysh Michele II. Il nuovo astro nascente dell'Orda Sacra poteva contare sull'appoggio incondizionato dei Russi, dei Ruteni e di tutti quei lealisti rimasti scontenti dal tentativo di Mamai, o semplicemente preoccupati dello strapotere francescano e ecclesiastico. Il Collegio Elettorale gli concesse il titolo di Khan ma non quello di Imperatore, poichè non era cristiano. 
Inizialmente i rapporti tra Toqtamysh e Tamerlano furono buoni, tanto che i due guidarono una spedizione congiunta contro gli ex alleati Russi, divenuti ora scomodi. Nel 1382 Tver e Suzdal furono date alle fiamme.
Tra il 1382 e il 1390 Toqtamysh soppresse molti ribelli, guadagnandosi una fama degna di quella dei suoi antenati. Particolarmente dura fu la repressione dei Savoia. In questo periodo la Chiesa riuscì a guadagnarsi la fiducia del Khan, che infine accettò di convertirsi. Preso il battesimo con il nome di Michele II, fu acclamato Imperatore.
Tamerlano, saputo dell'apostasia del suo protetto, andò su tutte le furie, e preparò l'invasione dell'Orda Sacra.
La guerra tra Toqtamysh e Tamerlano durò 4 anni, dal 1391 al 1395. Quattro raid furono lanciati contro l'Orda, e malgrado alcune incoraggianti vittorie, il risultato fu la devastazione totale delle steppe, della Russia e della Siberia, che furono perse per sempre. Per un momento l'Europa tremò al pensiero che un nuovo Batu si abbattesse sui suoi confini. Nel 1395 Timur rase al suolo Sarai sul Don. Per fortuna i raid degli anni seguenti si concentrarono sul Levante, e Timur morì nel 1405 senza aver mai messo piede o zoccolo di cavallo in Europa. 
Toqtamysh intanto era caduto in disgrazia , sconfitto dal Granduca di Lituania, era fuggito in Siberia presso i suoi alleati Shaybanidi. Il Collegio elettoriale si riunì nuovamente e elesse uno dei generali di Toqtamys, vittorioso conquistatore di Ginevra: Edigu.

1397/1419: Regno di Edigu Pietro IV. Con il regno di Edigu il Collegio optò nuovamente per un generale mongolo non gengiscanide, con una logica simile a quella che aveva portato al potere Mamai. Edigu portò avanti una politica di attiva persecuzioni del clan jochide: dal suo punto di vista Toqtamysh aveva tradito l'Orda, e ora tutti i suoi parenti avrebbero dovuto pagare le scelte dell'Imperatore Khan. Riconquistò anche le fortezze costiere e le regioni balcaniche che negli ultimi decenni erano cadute in mano ai Turchi Ottomani, approfittando della loro sconfitta da parte di Timur per schiacciarli definitivamente. Soprattutto, guidò tre diverse spedizioni contro i Russi e i Siberiani, stabilendo diverse colonie di Tedeschi, Polacchi e Lituani lungo i grandi fiumi del nord. Nel 1405 infine espugnò Tyunmen, capitale dei Shaybanidi, e catturò Toqtamysh che fu messo al rogo con tutti i suoi familiari, estinguendo così la linea di Jochi.
Accolse a braccia aperte i profughi Nestoriani scacciati dai Timuridi e li usò per ripopolare le zone lasciate deserte dalle invasioni del '91/'95. Le oontinue guerre in cui fu impegnato lo tennero lontano da Praga, impedendogli di consolidare il suo potere. Le varie fazioni in cui di era divisa l'Orda rimasero tranquille finchè Edigu fu al potere, ma quando infine egli morì, scoppiò la guerra civile.

1412/1438: Seconda Guerra Civile dell'Orda Sacra o Guerra Elettorale. Venticinque anni di guerre a singhiozzo, combattute indifferentemente da componenti dell'Orda o dai suoi vassalli e satelliti. Durante questa lunghissima anarchia molti potentati che erano rimasti calmi e fedeli sotto i regni di Toqtamysh e di Edigu si sollevarono, combattendo tra di loro per mettere il proprio umo sul trono di Praga. 
Le fazioni principali erano: il Khano del Reno (a sua volta diviso in Grande Fiandra, Grande Renania e Graande Baviera), l'Hansa, ill Khanato di Brandeburgo e Pomerania, il Khanato d'Oro (a sua volta diviso in Polonia, Ungheria, Boemia e Croazia), il Khanato di Rumelia, il Principato di Lituania, Rutenia e Galizia, il Regno di Albania, il Regno di Navarra-Aquitania, il Ducato di Savoia, il Ducato di Borgogna, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Genova, il Ducato d'Austria, il Regno di Bretagna, il Granducato di Tver, il Granducato di Suzdal, .il Khanato di Ural-Ityl, il Khanato di SIberia, il Khanato di Viatka.

1438/1493: Imperatori-Khan Asburgo del Consolidamento.

1493/1556: Imperatori Asburgo della Riunificazione. Massimiliano I ereditò i titoli di Duca di Borgogna e Duca d'Austria. Suo figlio Carlo li ereditò, insieme al Khanato del Reno. Ferdinando, il fratello di Carlo, ottenne per se le Quattro Corone dei Khanati d'Oro, potendo sostenere Carlo all'elezione imperiale.
Durante questo periodo i Safavidi riunirono Caucaso, Anatolia e Iran sotto il loro dominio, riuscendo anche a strappare l'Egitto ai Mamelucchi Tedeschi installando una loro dinastia di mamelucchi.

1556/1598: Terza Guerra Civile o Guerra di Religione.

1598/1610: Regno di Enrico I il Grande. Enrico era Re di Navarra-Aquitania, ma durante la Guerra di Religione riuscì a togliere a Ferdinando il titolo di Khan d'Oro d'Ungheria, Boemia, Polonia e Croazia. Sconfitti gli Asburgo lancia una grande offensiva verso oriente, per riportare sotto il controllo imperiale le regioni siberiane, occupate dagli ultimi eredi di Timur e Jochi e per tutelare le colonie tedesche, polacche e lituane.

1610/1643: Regno di Pietro V il Giusto. All'inizio del suo regno continuò le campagne del padre, annettendo definitivamente i principati russi, per poi trovarsi invischiato nelle Seconda (o Grande) guerra di religione.

1643/1715: Regno di Pietro VI il Sole. Concluse la Seconda Guerra di religione 1648, per poi combattere tra il 1655 e il 1660 la Guerra di Successione Svedese, con la quale mise un suo nipote sul trono di Svezia. Tra il 1688 e il 1697 combattè e vinse la Guerra dei Tre Kahanti, con la quale impose l'ereditarietà del titolo imperiale. Tra il 1701 e il 1713 combattè e vinse la Guerra di Successione Spagnola, divenendo così Re di Spagna e potendo assegnare ai suoi nipoti le colonie spagnole (Impero del Messico, Impero del Brasile, Regno di Nuova Granada, Regno del Perù, Regno del Plata, Regno di Angola e Mozambico). Inaugurò una profonda riforma politica e amministrativa dell'Impero. Con lui la lingua Mongola cadde in disuso anche per le iscrizioni funerarie e la numismatica.

1715/1774: Regno di Pietro VII il Beneamato. Durante il suo regno, malgrado i suoi sforzi, i Khan minori e i signori locali si imposero sul governo centrale. Egli riusciva a tenerli a bada con un misto di carisma personale e faa di ferocia, ma alla sua morte la situazione politica dell'Orda Sacra peggiorò.

1774/1815: Regno di Pietro VIII il Desiderato. Combattè la Guerra d'America (che durò per tutto il suo regno) con la quale espulse gli inglesi dal continente. Divise il Nord America nei Regni di Nuovo Danubio, Atlantico, Oregon, Canada. Riunì anche tutte le colonie insulari inglesi, spagnole e imperiali in un solo Regno Unito dei Caraibi e delle Antille. Nel coro della guerra gli l'Inghilterra conquistò l'India e l'Impero riprese l'Egitto. Queste imprese militari avevano lo scopo di tenere impegnati i Khan i signori locali, ma furono solo delle soluzioni temporanee. Nel 1789 la presa dei Khan sulla popolazione era assoluta, e l'Imperatore non aveva più alcuna autorità. Borghesia e popolo insorsero contro lo strapotere dei signori locali, invocando una restaurazione imperiali. Furono anni di torbidi, nei quali perse la vita anche la moglie dell'Imperatore.

1815/1824: Regno di Enrico II. Ottenne il trono grazie all'abdicazione del legittimo erede, Inaugurando una nuova linea dinastica. Le sue riforme posero fine alle dispute tra borghesi e nobiltà locale, favorendo i primi. L'Impero fu riformato secondo il progetto di Pietro VI, e l'aristocrazia fu quasi del tutto inglobata dalla nascente alta borghesia.

1824/1830: Regno di Michele III. Fu un sovrano crudele e paranoico, probabilmente a causa di disturbi di personalità, e fu deposto da un lontano cugino.

1830/1848: Regno dell'usurpatore Filippo "I". Apparteneva a un ramo cadetto ma riuscì a scacciare il principe minorenne. Fu l'Imperatore dei borghesi, e riuscì a completare la transizione al nuovo modello di impero. Proibì al legittimo erede di mettere piede nei territori dell'Impero, ma non cercò mai di farlo assassinare, e pretese che i suoi figli rinunciassero a succedergli.

1848/1883: Regno di Enrico III. Nei primi dieci anni di regno, ancora bambino, dovette rifugiarsi in Inghilterra, mentre l'Usurpatore faceva il bello e il cattivo tempo. Qui sposò Vittoria del Regno Unito e con lei viaggiò attorno al mondo, prima che i tempi fossero maturi per tornare in patria e riprendere il potere. Con lui il Sacro Impero d'Europa si riunisce con l'Impero Britannico. Creò e assegnò ai suoi numerosi figli alcuni nuovi Regni e Imperi coloniali: il Regno d'Egitto, il Regno del Maghreb, l'Impero di Guinea e Mali, il Regno del Sudan, il Regno del Congo, il Regno del Capo, il Regno d'Australia, Nuova Zelanda e Nuova Guinea e il Regno d'Indonesia. Unì l'Impero Indiano alla Sacra Corona.

1883/1894: Regno di Filippo I. Regnò sotto la tutela della madre Vittoria, che deteneva tutto il vero potere. Furono creati il Regno d'Indocina e il Regno di Birmania.

1894/1926: Regno di Filippo II. Dopo la morte di Vittoria regnò finalmente da solo. Impose re suoi cugini ai nuovi regni: Regno di Anatolia, Regno di Siria, Regno di Iraq, Regno d'Arabia, Impero di Persia, Regno di Uzbekistan, Regno di Mongolia, Regno di Manciuria.

1926/1940: Regno di Giovanni III. Sconfisse il Giappone ma ne riconobbe l'Imperatore. Pose suo fratello sul trono di Imperatore della Cina.

1940/1999: Regno di Enrico IV. Compì il passo finale della grande Riforma Imperiale, affidando l'amministrazione d'Europa a uomini di sua fiducia e assumendo il titolo di Imperatore della Terra. Favorì i flussi migratori e gli investimenti in ogni angolo del mondo, fondò organizzazioni fornite di autorità in specifici ambi (per l'armonizzazione economica, per l'ambiente, la cultura, l'infanzia, il dialogo tra religioni, lo sport). Per celebrare il suo cinquantesimo compleanno una missione spaziale raggiunse la Luna.

1999/oggi: Regno di Enrico V.

Ecco il mondo nel terzo millennio. In marrone ho segnato il Sacro Impero (articolato in Khanato del Reno, Khanato d'Oro, Khanato d'Ural, Khanato di Rumelia, Regno di Navarra-Aquitania e Regno di Bretagna). In arancione scuro sono segnati i Regni e gli Imperi in unione personale con il Sacro Impero. In arancione chiaro i Regni e gli Imperi governati da un ramo cadetto della famiglia Borbone. In rosso potete vedere i Regni governati da altre dinastie, comunque sottomessi ai Borbone. L'Italia è divisa in repubblica di Venezia, Repubblica di Genova e Patrimonio della Chiesa, che a sua volta comprende Istria, Sicilia e Sardegna. La lingua ufficiale del Sacro Impero è il Latino, la lingua della diplomazia e della cultura è il Toscano. In questo mondo è difficile trovare qualcuno che non parli un italiano almeno discreto. In tutto il mondo cristiano si celebra ancora la liturgia in latino.

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Anche Federico Sangalli ha voluto avanzare la sua proposta in merito ai Mongoli in Europa:

Accantonando momentaneamente i particolari sull'invasione vera e propria e sulla campagna mongola mi sposto ora più avanti e provo, cercando-perdonatemi gli errori- di riassumere il tutto, a descrivere l'Europa dopo la caduta e la cacciata dei mongoli, evento che io pongo nel 1428. Tale rappresentazione dell'Europa è invece posta direi agli inizia del 1500:

Gran Bretagna
A seguito dell'invasione mongola e del massiccio afflusso di profughi le Isole Britanniche sono state unificate nel Regno Unito di Gran Bretagna, con capitale Londra, il cui primo sovrano era stato Edoardo I, detto il Martello degli Scoti per la sua determinazione nel reprimere le rivolte indipendentiste scozzesi. Nonostante avesse respinto una debole invasione mongola nel 1288, l'isolamento commerciale dall'Europa sottoposta al dominio del Gran Khan aveva portato a una seria crisi. Quando poi Robert Bruce era riuscito ad sconfiggere ed uccidere il Principe Ereditario Edoardo, Edoardo II era stato rovesciato da una congiura che aveva portato al potere l'amante e secondo marito della regina Isabella di Francia Ruggero I Mortimer, Conte di March. Ruggero I aveva poi risolto la questione dando in sposa sua figlia Katherine al figlio di Roberto I di Scozia David. Il loro figlio Thomas sarebbe poi diventato il primo vero Re del Regno Unito di Scozia e Inghilterra o Gran Bretagna. Non potendo espandersi in Europa, gli inglesi si diressero verso le Americhe colonizzandone una vasta parte. La loro debolezza non gli permise comunque di sopraffare le popolazioni indigene per cui si limitarono ad occupare le coste. Di seguito la lista dei Sovrani dell'Isola da dopo l'invasione mongola:
Enrico III d'Inghilterra 1216-1272
Edoardo I d'Inghilterra 1272-1307 invase e occupò la Scozia, respinse i mongoli
Edoardo II d'Inghilterra 1307-1327 deposto e ucciso a seguito della sua sconfitta contro i ribelli scozzesi
Ruggero I di Gran Bretagna 1327-1337
Ruggero II di Gran Bretagna 1337-1360 nipote di Ruggero I, diede inizio alla colonizzazione delle Americhe, iniziò a rivendicare la Francia, la Spagna e le terre cristiane europee, suo figlio Edmondo morì mentre tentava uno sbarco in Normandia, portando all'estinzione del ramo principale della famiglia
Tommaso I del Regno Unito 1360-1401 figlio di Katherine Mortimer e Davide I di Scozia
Riccardo I del Regno Unito 1401-1439 sotto il suo regno furono cacciati i mongoli
Enrico I del Regno Unito 1439-1446 iniziò a rivendicare territori francesi, morì senza figli maschi
Reggenza e Regno di Anna I di Regno Unito 1446-1492 sorella di Enrico I, divenne regina dopo la morte dell'unica figlia di questi Anna, muore senza eredi maschi
Guerra Civile e Divisione del Regno in Scozia ove regna, dal 1529, Tommaso II Grey, che ha sposato la nipote del marito di Anna I, Cecilia, e Inghilterra ove dopo lunghe lotte è asceso provvisoriamente al trono Enrico II di Tudor (il nostro Enrico VIII).

Francia
Divisa in territori direttamente occupati(il Nord) e vassalli(il Sud, compreso tra le Alpi, i Pirenei e il Massiccio Centrale), la Francia fu la nazione a dare il via alla cacciata dei mongoli grazie alle prodezze di Giovanna d'Arco, che aveva sentito Dio in persona ordinarle di cacciare i barbari mongoli dal suolo francese. A seguito della vittoria ella fu proclamata Regina e pose la capitale a Reims, sposando poi Arturo III di Bretagna, detto il Giustiziere, nobile che da decenni ormai conduceva una lunga ribellione contro i mongoli e i loro fantocci Valois, che erano succeduti ai Capetingi dopo il loro sterminio ad opera dei mongoli. Nonostante la restaurazione il baricentro del regno restava il Sud e l'Ovest, le regioni meno toccate dall'invasione, pertanto la Francia si estende grossomodo tra la Somme e l'Atlantico mentre a Sud si spinge fino al Mediterraneo. Grazie alla recente guerra civile è riuscita a respingere le mire inglesi sui territori settentrionali. Di seguito la lista dei sovrani da dopo la cacciata dei mongoli:
Arturo I e Giovanna I 1438-1458
Francesco I 1458-1488 nipote di Arturo I, sotto il suo regno gli inglesi furono definitivamente respinti
Anna I 1488-1514 la Legge Salica è stata abolita dopo la salita al trono di Giovanna I, fu oggetto della così detta Guerra dei Pretendenti che volevano sposarla, spesso paragonata alla guerra di Troia. Sposò infine il figlio del vincitore, il generale Alain I d'Albret, Jean d'Albret.
Giovanni I d'Albret 1514-1516 regnò dopo la morte della moglie per suo ultima volontà testamentaria
Enrico I d'Albret al potere dal 1516.

Spagna
Se prima dell'invasione la penisola iberica era divisa in molti piccoli regni il passaggio dei saccheggiatori delle steppe non aveva certo contribuito a migliorare la situazione. I territori di Navarra, Asturie, Paesi Baschi, Valle dell'Ebro e Catalogna era vassalli del Gran Khan. Anche il Portogallo, dopo che Alfonso III aveva spodestato il fratello e legittimo Re Sancho nel 1246 con l'aiuto dei mongoli, era entrato dell'orbita del Khan. Il tracollo mongolo ebbe importanti conseguenze: in Portogallo ci fu una rivolta generale che cacciò la dinastia filo mongola e proclamò Re il nobile Nuno Álvares Pereira, poi Santo, il quale restaurò l'indipendenza portoghese. La Castiglia rappresentava un'eccezione poiché il suo sovrano Ferdinando III il Santo, noto come il "Re delle 3 religioni" per la sua tolleranza, aveva accettato di convivere con i mongoli pacificamente ed era stato risparmiato pur dovendo dare un tributo. Quello a cui Ferdinando III non aveva pensato era che nel 1369 Enrico il Bastardo si rivoltasse contro il legittimo Re, il suo fratellastro Pietro I il Crudele. La lotta fu particolarmente dura e devastò la Castiglia e gli stati confinanti e che costò la vita all'unico figlio di Enrico, Giovanni. Alla fine decisivo fu l'intervento di un condottiero francese, Bertrand du Guesclin, che aveva lasciato la Francia per sfuggire al controllo dei mongoli, il quale attirò con l'inganno e uccise lo stesso Pietro I. Rimasto senza figli, Enrico II di Castiglia decise di adottare Bertrand facendogli sposare la figlia Eleonora. La Castiglia, improntata, almeno inizialmente, sulla tolleranza da Ferdinando III ha inglobato l'Emirato di Granada, senza tuttavia espellerne ebrei e moriscos. Di seguito i Re di Castiglia da dopo l'invasione mongola:

Dinastia di Borgogna:
Ferdinando III il Santo 1230-1252 decise di collaborare con i mongoli
Alfonso X il Saggio 1252-1284
Sancho IV l'Ardito 1284-1295 completò la conquista di Granada per conto dei mongoli
Ferdinando IV il Chiamato 1295-1312
Alfonso XI il Giustiziere 1312-1350
Pietro I il Crudele 1350-1369 fu rovesciato e ucciso dal fratellastro Enrico
Dinastia di Trastamara
Enrico II il Bastardo 1369-1379 uccise il legittimo Re Pietro con l'aiuto di Betrand du Guesclin.

Dinastia di Guesclin:
Bertrando I il Francese 1379-1380 generale francese adottato da Enrico II come figlio e legittimo erede
Reggenza della Regina Eleonora I la Reggente 1380-1390 reggenza per il figlio Carlo
Carlo I il Giovane 1390-1401 incoronato appena quindicenne, combattè a lungo contro la nobiltà che non voleva un francese sul trono e morì giovane, forse avvelenato. Non avendo eredi gli successe un nipote di Enrico II, l'ammiraglio Alonso Enriquez, adottato poco prima della sua morte dallo stesso Carlo I.

Dinastia degli Enriquez:
Alfonso XII il Navigatore 1401-1429 sviluppò fortemente la marina, costruì il forte di Gibilterra e inviò le prime spedizioni in America. In quanto figlio di un'ebrea sefardita, confermò la tolleranza religiosa ed introdusse ampiamente gli ebrei all'interno del governo
Federico I 1429-1473 il Forte continuò la forte politica del padre, che permise alla Castiglia di superare quasi indenne il tracollo mongolo del 1428
Alfonso XIII 1473-1485 l'Esploratore sotto il suo regno la Castiglia si riprese dal tracollo mongolo e stabilì le prime colonie stabili in America. Non ebbe eredi e gli successe il fratello Pietro
Pietro II il Buono 1485-1492 si disinteressò alle scoperte nautiche e alle avventure coloniali rispetto ai predecessori, ma fu un buon amministratore e contribuì a consolidare le fondamenta del regno e del suo impero. non avendo figli gli successe il fratello Enrico
Enrico III il Semplice 1492-1504 non pretese mai grandi sfarzi e si tenne lontano dalle luci della ribalta, preferendo uno stile parsimonioso e una vita spartana. Morì senza figli e nominò suo successore ed unico erede il suo generale e fido collaboratore Gonzales Fernandez de Cordoba.

Dinastia dei Cordoba:
Gonzalo I il Conquistadores 1504-1515 sotto il suo regno l'Impero Inca fu costretto ad ammettere la supremazia castigliana ma, secondo la tolleranza castigliana, furono risparmiati. Alla morte divenne Re il suo luogotenente Gonzalo Rodiquez Pizzarro che ne aveva sposato la figlia Elvira.
Dinastia dei Pizzarro
Gonzalo II il Coraggioso 1515-1530 avendo iniziato la carriera come semplice fante, si lanciava spesso in ardite operazioni di guerra in prima persona. Morì sembra durante una di queste contro Tangeri ma è probabile che sia stato ucciso dal figlio Francisco.
Francesco I il Folle o il Malvagio 1530-1541 dopo aver assassinato il padre ascese al trono e impose un regime assolutistico e di intolleranza religiosa, a cui seguirono numerose rivolte, che represse con spietata ferocia. Venne ucciso in una congiura dei fratelli.
Gonzalo III il Restauratore o Pacificatore uccise il malvagio fratello Francesco e gli successe al trono, continuandone comunque la politica estera aggressiva.

Sovrani del Portogallo dalla cacciata dei Mongoli:
San Nuno Álvares Pereira 1428-1431 nobile portoghese che cacciò i mongoli e la dinastia loro alleata e fu acclamato Re
Alfonso V 1431-1460 nipote di San Nuno, noto anche come Alfonso il Grande, fu il primo vero sovrano da dopo la cacciata dei mongoli, strinse accordi diplomatici con i vicini per concentrare i propri sforzi contro il Marocco ma essi fallirono miseramente
Ferdinando II 1460-1478 fratello di Alfonso V, dopo il fallimento di una seconda spedizione contro il marocco, ne inviò un'altra verso le Americhe, dando inizio alla colonizzazione portoghese del continente.
Ferdinando III 1478-1485 strinse una solida alleanza con la Castiglia in vista di una possibile azione congiunta contro il Marocco
Giacomo I 1485-1532 nel 1513 iniziò la conquista del Marocco insieme a Gonzalo I di Castiglia ma la spedizione si arenò dopo la morte sospetta di Gonzalo II
Teodosio I al potere dal 1532, nonostante la bellicosità del suo alleato Gonzalo III, egli decise di sospendere l'invasione consolidando le sue conquiste. Da istruito uomo qual'era introdusse la tolleranza religiosa nel suo regno su modello castigliano onde favorire l'integrazione delle colonie conquistate.

Bisogna inoltre precisare che la Catalogna, dopo la breve parentesi indipendentista sotto la Dinastia degli Urgell, è stata spartita con una serie di matrimoni combinati tra Francia e Castiglia, grossomodo lungo il corso dell'Ebro. La Navarra è stata annessa alla Francia mentre Asturie e Paesi Baschi sono riuniti sotto il Regno Basco.

Italia
Sottoposta al dominio mongolo, la penisola venne divisa in due: il Nord, composto principalmente dalla Pianura Padana in buona parte occupato dai mongoli, tranne per Venezia, e il centro-sud affidato ad un Khanato d'Italia con capitale la stessa Venezia, facilmente controllabile. Dopo alcuni anni di governo diretto di mongoli o di loro inviati, il governo fu affidato alla famiglia veneziana dei Polo che lo mantenne fino al 1324, quando gli successero i Del Balzo, famiglia nobile meridionale Essi governarono l'Italia fino alla cacciata dei mongoli da parte di Francesco Sforza. Tale stato comprende la penisola italiana. Di seguito i Re d'Italia dall'ascesa dei Polo:

Dinastia dei Polo:
Niccolò I Polo 1270 circa-1294 mercante veneziano e patrizio, amico dei mongoli con cui manteneva proficui commerci, venne nominato primo "governatore " d'Italia
Matteo I Polo 1294-1309 fratello di Niccolò, gli successe a causa della prolungata assenza del figlio Marco, in viaggio verso il Gran Khan, e a causa dell'ostilità dei mongoli che non volevano che si formasse una dinastia stabile
Marco I Polo 1309-1324 figlio di Niccolò, gli successe dopo che i mongoli accettarono tale successione. Sotto di lui l'Italia uscì dalla crisi e i commerci ripresero.
Dinastia degli Orsini
Raimondo I Orsini Del Balzo 1324-1375 marito della figlia primogenita di Marco I, Fantina. Rafforzò il potere dello stato sul Sud ma si ritagliò anche sempre più autonomia dal Gran Khan.
Nicola I o Niccolò II Orsini 1375-1399
Raimondo II 1399-1406
Giovanni I 1406-1433 grazie all'autonomia creata dai predecessori, riuscì a proclamarsi indipendente ma rimase ucciso in una delle numerose rivolte scoppiate dopo la cacciata dei mongoli. Morì senza figli e passò il trono al generale Francesco Sforza. A seguito del tracollo mongolo terminò l'Età dell'Oro veneziana, iniziata con l'ascesa al trono dei Polo, a favore delle famiglie mercantili genovesi, in particolare la famiglia Colombo.

Dinastia degli Sforza:
Francesco I Sforza 1433-1466 cacciò i mongoli ed è riconosciuto come il fondatore del Regno d'Italia. Suo Primo Ministro o Gonfaloniere è Domenico Colombo(1418-1500): grazie ai suoi sforzi l'Italia si munisce di una potente flotta. Grazie al proprio potere riesce ad ottenere l'autonomia della Liguria, la nomina a Doge e a creare un impero commerciale che riunisce tutte le isole del Mediterraneo.
Galeazzo Maria I Sforza 1466-1506 figlio primogenito di Francesco, governò in maniera dispotica e crudele, specie dopo essere scampato ad una congiura nel 1476. Fece uccidere tutti i fratelli accusati di aver portato avanti un nuovo tentativo di assassinio nel 1496. Alla sua morte scoppio una rivolta popolare che incoronò Re Giovanni De Medici, detto delle Bande Nere, figlio di Caterina Sforza e nipote di Galeazzo I. Suo Primo Ministro è Cristoforo Colombo il quale invia le prime spedizioni verso le Americhe.

Dinastia dei Medici:
Giovanni II Medici 1506-1526 generale, con lui inizia la dinastia dei Medici. Inizierà una serie di guerre con la Svizzera per la Lombardia.
Cosimo I Medici al potere dal 1526. Abile amministratore e diplomatico, riuscì a firmare un accordo vantaggioso con la Svizzera ponendo fine alle Guerre Lombarde e spartendosi il territorio e affidando tutti i territori a Nord di Milano agli elvetici.

Genova
Come accennato prima, è inoltre presente il Dogato di Genova, comprendente anche la Liguria e tutti i territori insulari del Mar Mediterraneo. Di seguito i Dogi:
Domenico I Colombo 1450-1500 primo Doge, ottiene la carica grazie ai suoi servigi verso Francesco Sforza. Crea l'impero mercantile genovese e una potente flotta.
Cristoforo I Colombo 1500-1506 sotto di lui vengono inviate le prime spedizioni esplorative verso le Americhe.
Bartolomeo I Colombo 1506-1514 fratello di Cristoforo, viene eletto Doge dopo gli sconvolgimenti causati dal crollo degli Sforza. Ne continua la politica marittima.
Diego I Colombo dal 1514 figlio di Cristoforo.

Germania
Sottoposta direttamente al controllo mongolo, rimase tale finché nel 1428 non non scoppiò una vasta rivolta che riuscì a cacciare gli oppressori. Certo, la guerra non fu né facile né veloce e anzi ridusse la Germania ad un cumulo di rovine. Nel tentativo di riportare la stabilità tanto agognata i nobili superstiti si riunirono in un'assemblea generale a Francoforte per scegliere il nuovo sovrano e la scelta cadde su Giorgio di Podebradi di Boemia, sostenitore di Papa Jan Hus e autore di una proposta(1442) che prevedeva la formazione di una grande assemblea, presieduta dal Gran Khan, in cui ogni nobile o governatore provinciale e avrebbe potuto dirimere ogni controversia e sottoporre al Khan i vari problemi. Egli è dunque giustamente considerato come l'ideatore della Dieta tedesca. Alla sua morte nel 1471 senza figli la carica di governatore passò a György Dózsa, nobile ungherese e sostenitore della piccola nobiltà e dei contadini. La Dieta fu così allargata alle altre classi sociali e prese ben presto il nome di Stati Generali. Alla sua morte nel 1520 fu eletto il suo oppositore e espressione della nobiltà Jan Zapolya. Tale Impero comprende anche Cecoslovacchia, Polonia, Lituania, Benenlux , Austria e Ungheria. Di seguito i sovrani di Germania:
Giorgio I Podebradi 1450-1471
Giorgio II Dozsa 1471-1520
Giovanni I Zapolya dal 1520

Balcani
I Balcani rimasero, similmente alla Germania, sottoposti ad una durissima occupazione mongola anche a causa della fierezza dei suoi popoli, che non smisero mai di rivoltarsi e ribellarsi ai mongoli. La svolta la impresse infine il condottiero Giorgio Castriota Scandenberg il quale in breve tempo divenne il leader dei rivoltosi e riuscì nel 1444 a cacciare i mongoli, sembra non subendo mai una sconfitta e uccidendo viceversa centinaia di migliaia di mongoli. La sua vittoria riunì tutti i popoli balcanici e alla testa di una tale coalizione riprese Costantinopoli, i cui abitanti greci gli aprirono le porte. Non avendo le forze per continuare in Turchia, egli poi firmò un accordo con l'Ilkhanato che gli riconobbe il possesso di Costantinopoli e dell'Asia Minore. Venne infine incoronato Imperatore nella Basilica di Santa Sofia, pronunciando la celebre frase « Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi! » mentre accettava la corona. Il suo impero si estende dall'Adriatico al Mar Nero e dai Carpazi all'Egeo. Di seguito gli imperatori dei Balcani:
Giorgio I Scadenberg 1448-1468
Giovanni I 1468-1502 figlio di Giorgio, sposò Irene Paleologo, ultima discendente dei Paleologhi, ottenendo così definitivamente l'investitura ad Imperatore. Suo Costantino, già Arcivescovo di Costantinopoli ed erede al trono, convertì l'intero regno al cattolicesimo, facendo sparire de facto sparire gli ortodossi dalla cartina geografica. Per ovvie ragioni non ebbe figli e, quando morì nel 1500, gli successe il fratello Ferrante.
Ferrante I al potere dal 1502

Papato
Dopo la disfatta del 1242 Papa Innocenzo IV tentò la fuga ma, trovandosi a Treviri per impartire la benedizione ai crociati cristiani, non fu abbastanza veloce. Catturato, venne ucciso dai mongoli dopo il suo rifiuto ad inchinarsi davanti al Gran Khan. Fu fatto rotolare giù da una montagna dentro una botte irta di chiodi (come Attilio Regolo). I Cardinali rimasti a Roma elessero in fretta e furia Rinaldo de Conti nuovo Papa col nome di Alessandro IV nella speranza che potesse indire una nuova Crociata ma fallirono. Alessandro IV venne catturato a sua volta e deportato nella miniere ove morì pochi mesi dopo per le privazioni. Degli otto cardinali rimasti i mongoli ne ammazzarono immediatamente quattro perché avevano cercato la fuga o aveva provato a rivoltarsi. I mongoli avevano deportato gli altri nella loro capitale tra le steppe e poi a Praga ove li avevano costretti ad eleggere un Papa compiacente. Era l'inizio della cattività praghese o mongola. Il Cardinale Oddone di Monferrato, Arcivescovo di Canterbury, tuttavia riuscì a fuggire in Inghilterra e lì a formare una nuova Chiesa con sede a Canterbury stessa, ceduta dal Re d'Inghilterra al papato stesso. Si fronteggiarono così due Chiese, quella inglese e quella mongola, ma la situazione era destinata a peggiorare. Ben presto il Papa inglese divenne un fantoccio del Re d'Inghilterra così come quello continentale lo era per i mongoli. Così quando nel 1428 i mongoli furono cacciati e l'antipapa praghese fuggi ad est, molti prelati colsero al volo l'invito a trasferirsi ad Avignone da parte della Regina Giovanna D'Arco. L'Europa era divisa così tra tre Papi. Nel 1468 fu indetto un Concilio a Ratisbona ma esso elesse un quarto Papa che si contrappose agli altri tre e pose la propria capitale a Roma. Infine lo scoppio della Guerra Civile inglese ha portato all'ultimo scisma poiché Enrico II Tudors detto l'Abominevole ha preteso il controllo sulla Chiesa e decretato che solo lui poteva nominare il Papa, provocando la fuga degli ecclesiastici in Francia. Le colonie, trovandosi isolate dalla madrepatria, hanno infine deciso di proclamarsi indipendenti e hanno formato la Lega Atlantica(stile Lega Anseatica) il cui primo Presidente/Statolder è stato eletto l'olandese Erasmo da Rotterdam. Attualmente è in corso un nuovo Concilio a Colonia, che sta cercando di dichiarare definitivamente decaduti tutti gli altri pontefici e di eleggerne uno nuovo. Di seguito le liste dei vari Papi e Antipapi:

Antipapi mongoli:
Celestino V Riccardo Annibaldi 1244-1272 fu il primo pontefice a risiedere a Praga. Tuttavia permise sottobanco ai cristinai di continuare l'opposizione al dominio mongolo e la fuga in Inghilterra. Quando il Gran Khan gli chiese perché non riuscisse a far smettere le rivolte dei cristiani, egli rispose orgogliosamente "Non posso mettere a tacere la voce di Dio!".
Onorio IV Gregorio Barebreo 1272-1286 era un teologo e vescovo nestoriano e fu imposto Papa dai mongoli in sostituzione del poco malleabile Celestino V. Tuttavia ciò permise, visto che i nestoriani era considerati eretici, alla Chiesa inglese di dichiararlo decaduto e di assumere de jure la guida del mondo cristiano.
Niccolò III Girolamo Masci 1286-1292 primo francescano ad essere eletto Papa probabilmente per la loro opera di conversione e vicinanza ai mongoli. A seguito di ciò la Chiesa inglese sciolse i francescani.
Celestino VI Pietro da Morrone 1292-1305 eremita ascetico, riscuoteva parecchi consensi alla corte del Gran Khan e venne pertanto imposto sul soglio pontificio.
Niccolò IV Napoleone Orsini 1305-1342 imparentato con i governatori d'Italia riuscì grazie a questi ad essere eletto Papa.
Clemente IV Pierre Roger 1342-1352 fortemente sostenuto dai vassalli Valois
Celestino VII Jean Birel 1352-1362 non cardinale, eremita certosino in odore di santità,sostenuto dai Valois
Niccolò V Nicola Capocci 1362-1368 sostenuto dagli Orsini
Clemente V Guy de Boulogne 1368-1373 sostenuto dai Valois
Clemente Vi Jean du Cros 1373-1383 come sopra
Celestino VIII Jan Hus 1383-1420 primo boemo a diventare Papa
Niccolò VI Rinaldo Brancaccio 1383-1427 amico degli Orsini, fu l'ultimo Papa prima della cacciata dei mongoli, cercò di trovare un accordo con i loro avversari per mantenere la Chiesa unita ma venne scoperto ed imprigionato nel Castello di Praga. Questo fu uno dei motivi che scatenò la grande insurrezione cristiana. Fu seppellito in un grande mausoleo opera di Donatello ed è l'unico Papa "mongolo" ad essere valutato positivamente in Occidente.
Niccolò VII Giordano Orsini 1427-1438 sotto il suo Pontificato i mongoli furono cacciati e fu costretto ad abbandonare Praga per Kiev.
Onorio V Isidoro di Kiev 1438-1463
Teodosio I 1463-1475 tentò di porre fine alla crisi in cui versava il suo Papato imponendo una rigida disciplina ma fallì e venne probabilmente avvelenato.
Onorio VI Gerozio 1475-1489 venne ucciso dai mongoli per aver sobillato una rivolta contro di loro e aver preso parte al Concilio di Ratisbona. Ordinò la costruzione di una grande chiesa.
Onorio VII Macario al potere dal 1489, è il primo Pontefice a risiedere nella Grande Basilica del Cremlino a Kiev.

Papi inglesi (de jure):
Innocenzo V Oddone di Monferrato 1244-1251 primo Papa "britannico", Arcivescovo di Canterbury, firmò il Concordato di Reading con cui ottenne la cittadina di Canterbury
Gregorio X San Tommaso D'Aquino 1251-1274 filosofo, studioso e frate domenicano al seguito di Innocenzo V, poi Cardinale
Innocenzo VI Giovanni di Toledo 1274-1275 primo Pontefice inglese, inizia una lunga serie di pontefici inglesi
Innocenzo VII Robert Kilwardby 1275-1279
Innocenzo VIII Hugh di Eversham 1279-1287
Gregorio XI John Peckham 1287-1292
Gregorio XII Ruggero Marston 1292-1303 favorito di Gregorio XI
Innocenzo IX Walter Winterburn 1303-1305
Innocenzo X Robert Winchelsey 1305-1313 oppositore di Re Edoardo, viene eletto grazie all'appoggio della famiglia Mortimer
Alessandro V Walter Reynolds 1313-1327 con l'inizio delle lotte di potere i pontefici sono ridotti a poco più che fantocci
Alessandro VI Simon Mepeham 1327-1333
Alessandro VII John de Stratford 1333-1348
Alessandro VIII John de Ufford 1348-1349
Alessandro IX Thomas Bradwardine 1349-1349 
Alessandro X Simon Islip 1349-1366
Gregorio XIII Simon Langham 1366-1368 primo vero oppositore all'invadenza reale
Innocenzo XI Simon Sudbury 1368-1381 più conciliante con il Re, viene ucciso in una congiura
Clemente IV John Ball 1381-1381 probabile assassino di Innocenzo XI, viene eletto Papa con l'appoggio del Re ma in realtà viene ucciso su suo ordine per essere stato il mandante dell'omicidio del suo predecessore, non appena si apprestava ad incontrare il sovrano poco dopo l'elezione
Gregorio XIV Adam Easton 1368-1397 favorito di Gregorio XIII
Innocenzo XII Thomas Arundel 1397-1414
Innocenzo XIII Henry Chicheley 1414-1443 cacciata dei Mongoli
Gregorio XV Henry Beaufort 1443-1447 riprende forza l'insofferenza ecclesiastica all'oppressione monarchica a seguito dell'invito di Giovanna I di Francia a sottrarsi al predominio inglese con cui il Re d'Inghilterra vuole legittimare le sue pretese su mezza Europa. Essa che si svilupperà appieno sotto il ultra trentennale pontificato di Gregorio XVII
Innocenzo XIV John Stafford 1447-1452 
Gregorio XVI John Kemp 1452-1454
Gregorio XVII Thomas Bourchier 1454-1486 raggiungono il culmine le rimostranze religiose dovute anche alla cacciata dei mongoli, molti cardinali e prelati si trasferiscono ad Avignone, rifiutando di seguire gli ordini del Re
Innocenzo XV John Morton 1486-1500 imposto da Re, inizia una lunga serie di vendite di indulgenze per risanare le disastrate casse statali e scomunica gli "avignonesi", il quali allora eleggono un proprio Pontefice. Poco dopo scoppia la Guerra Civile inglese.
Innocenzo XVI Thomas Wolsey dal 1500 fantoccio di Enrico VII.

Papi avignonesi:
Gregorio XVIII Thomas Moore dal 1500, cardinale oppositore di Enrico VII, fuggito in Francia.

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aNoNimo aggiunge:

Guardate che cosa ho generato con l'Intelligenza Artificiale (e precisamente con openart.ai): San Francesco d'Assisi predica in Cina!

San Francesco d'Assisi predica in Cina! (immagine creata con openart.ai)

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William Riker ci prende gusto:

Anch'io ho voluto applicare l'Intelligenza Artificiale a quest'ucronia, ed ecco cosa  mi ha generato. Assistiamo all'incontro che ha cambiato la storia dell'Eurasia: San Francesco d'Assisi incontra Gengis Khan, "il Signore Oceanico" che ha messo in ginocchio un continente intero dal Mar Caspio al Mar della Cina, e lo converte al cattolicesimo! Scegliete voi la versione che preferite, tra le due migliori che BING mi ha restituito. Così Dante Alighieri rievoca l'evento:

« E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Gran Can superba
predicò Cristo e li altri che ‘l seguiro... »
(Paradiso XI,100-102)

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Franz Joseph von Habsburg-Lothringen commenta:

Immagino che avessero almeno cinquantasette anni l’uno e trentotto l’altro (portati come si poteva all’epoca...)

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E Perchè No? sorride:

Scelgo la prima perché vorrei vedere cosa succede se uno qualunque dei presenti chiede a voce alta, mentre il Khan e il Santo discutono: "Chi c**** ha lasciato entrare questo cavallo nella tenda del Khan?"

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Anche Lord Wilmore ci scherza su:

Te la immagini la scena?

Gengis Khan: "Chi ha detto una parolaccia al mio cospetto?"
Suo fratello Qasar: "E' stato quello sboccato di Belgutei!"
Belgutei: "Spione! Chi fa la spia non è figlio di Tartaria!"
Gengis Khan: "Non si dicono parolacce nella mia tenda! Tagliategli la lingua!"
San Francesco: "Maestà, non sarebbe più umano chiedergli di recitare cento Ave Maria?"
Gengis Khan ci pensa su, poi annuisce: "Va bene, straniero. Prima fategli recitare cento Ave Maria, e poi tagliategli la lingua!"

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Invece Never75 osserva:

Battute a parte, in quel momento forse la predicazione carismatica di un santo come Francesco avrebbe davvero potuto fare la differenza.
Alla fine i Mongoli (non i popoli da essi conquistati) praticavano per la maggior parte una religione sciamanica. Il Buddhismo penetrerà successivamente.
Quindi un fraticello europeo un po' matto (e quindi, per certi versi, anche più vicino agli Spiriti per loro), che parlava a uccelli e lupi, tesseva lodi di Sole, Luna, stelle, aria e vento, predicava valori comunque universali, ecc. avrebbe potuto avere un grande successo in quel preciso frangente.

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Enrico Pellerito ci ha poi segnalato quanto segue:

Un'ulteriore spiegazione riguardo alle cause del ritiro mongolo dall'Europa nel 1242 viene da questo articolo. Naturalmente la mia opinione in merito l'ho già riportata; io credo che i Mongoli fossero intenzionati a fare una grande incursione per poi tornarsene a casa, solo che anticiparono il rientro per la morte di Ogoday e il loro costume imponeva di andare ad eleggere di persona un khan in patria.
Questo del clima potrebbe anche essere stata una concausa, ma mi sembra strano che le formazioni montate mongole trovassero difficoltà a manovrare su terreni bagnati; da questo punto di vista più ostacolata sarebbe risultata la pesante cavalleria europea.
Anche la diversa via di ritirata era un fatto assolutamente normale per le operazioni dei Mongoli; se all'andata avevano razziato e le loro cavalcature si erano nutrite di tutta l'erba incontrata, logica voleva che ci si ritirasse attraverso una direttrice intonsa, sia dal punto di vista di centri da saccheggiare sia di "carburante" per i loro mezzi di trasporto.

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Diamo ora la parola a Generalissimus:

Oggi praticamente tutti gli storici concordano sul fatto che se non fosse stato per un evento completamente inatteso, ovvero l'invasione mongola e la conseguente catastrofica Battaglia di Legnica, la Polonia sarebbe uscita dal periodo della frammentazione feudale e si sarebbe unificata entro la metà del 13° secolo sotto la guida di Enrico II il Pio.
E se davvero i Polacchi riuscissero a sconfiggere i Mongoli a Legnica, magari perché Federico II di Svevia e Béla IV d'Ungheria si degnano di mandare aiuti o perché Miecislao II il Grasso, cugino di Enrico, non si ritira inaspettatamente perché ingannato da un trucco dei Mongoli? A cosa altro potrebbe portare una sconfitta mongola a Legnica, oltre ad una riunificazione della Polonia? Ci saranno conseguenze anche sulla successiva Battaglia di Mohi in Ungheria e quindi per il resto d'Europa?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Una disfatta dei Mongoli a Legnica avrebbe conseguenze importanti, a cominciare dalla Battaglia di Mohi. In HL l'esercito mongolo subì perdite durissime nell'attraversamento del ponte sul fiume Sajo, a causa dell'accanita resistenza ungherese, guidata dal fratello di Re Bela IV, Colomanno, e dell'Arcivescovo Ugrin Csàk, che furono persino sul punto di rompere le file mongole con le loro cariche di cavalleria, resistenza che i mongoli riuscirono a superare solo perché alcune truppe mongole riuscirono a guadare in un altro punto il fiume e minacciare di aggirare gli ungheresi, che ripiegarono sul loro accampamento dove vennero poi circondati e distrutti. Tuttavia subito dopo aver conquistato il ponte il capo mongolo Batu, preoccupato per le perdite, propose di ritirarsi, ma venne convinto a continuare dal suo sottoposto Subotai, che gli disse che avrebbe continuato a combattere anche senza di lui.
Ora immaginiamo che a Legnica sia stato un disastro: gli ottomila mongoli sotto la guida di Baidar, Kadan e Orda Khan sono annientati e dispersi dai polacchi e i tre comandanti muoiono in battaglia. Tenendo conto che a Mohi i mongoli erano 15-30 000, il mancato ricongiungimento con l'armata del nord risulta particolarmente gravosa in termini numerici. Dopo aver conquistato il ponte e aver sostenuto gravi perdite, Batu decide quindi di ritirarsi e non recede. Subotai va alla battaglia da solo ma viene sconfitto e ucciso dalla cavalleria ungherese.A questo punto muore Ogodei e i mongoli mezzi pesti si ritirano dall'Europa.
Senza Subotai e i suoi discendenti i mongoli non conquisteranno, almeno non così facilmente, lo Yunnan (allora Regno di Dali) e il Dai Viet (Vietnam).
Cosa più interessante, se anche Möngke Khan cade in Ungheria nel 1250 Batu Khan verra proclamato Gran Khan dell'Impero Mongolo da un kurultai un po' farlocco che lui aveva convocato sul suo territorio (in HL invece declinò l'offerta e fece eleggere Möngke al suo posto).
Batu Khan, dopo aver eliminato i contestatori della sua elezione tra gli Ogedeidi e i Chaganidi, riafferma il suo potere sull'Impero Mongolo. Alla sua morte nel 1255, suo figlio Sartaq viene brevemente eletto prima di morire nel 1257 assieme al suo erede Ulaghchi, forse avvelenati, permettendo al fratello di Batu, Berke, di reclamare il titolo di Gran Khan. Berke Khan si è convertito all'Islam nel 1252 a seguito di un incontro con dei mercanti di Bukhara e organizza l'invasione del Medio Oriente ma a differenza di quella condotta in HL dal suo rivale Hulagu Khan (fondatore dell'Ilkhanato, che ottenne la guida della spedizione perchè era il fratello di Möngke Khan) questa è molto più amichevole verso il mondo musulmano: Baghdad viene risparmiata anzi diventa la capitale del nuovo sotto-impero, il Califfo Abbaside non viene ucciso anzi ritorna in auge come istituzione religiosa in sostegno ai nuovi dominatori, Damasco non viene profanata e rimane la grande scuola religiosa del tempo finché probabilmente non verrà rimpiazzata da Baghdad, ma senza dubbio non dal Cairo. Nel 1260, senza gli errori di Hulagu, i mongoli annienteranno i Mamelucchi in Palestina e conquisteranno anche l'Egitto, creando un impero che va dal Nilo al Pacifico. Berke, che ha guidato in parte personalmente le truppe per potersi recare in pellegrinaggio nei luoghi santi dell'Islam e presentarsi come il nuovo, buon sovrano musulmano ai suoi sudditi/correligionari, deve poi ritornare in Mongolia ad affrontare gli intrighi dei Toluidi, in primis dei tre fratelli Kublai, Hulegu e Ariq Böke, che invece simpatizzano per il cristianesimo: sconfitti, i tre sono alternativamente uccisi, imprigionati o esiliati. L'Impero è di fatto riorganizzato in quattro parti: la Cina, il Tibet, la Mongolia, la Corea e la Siberia sotto il diretto controllo del Gran Khan Berke, la Russia Europea, le steppe ucraine, gli Urali e il Caucaso sotto l'Orda d'Oro, retta dal nipote di Berke, Mengu-Timur, l'Asia Centrale, lo Uiguristan e l'Afghanistan sotto i Chaganidi e infine tutti i territori tra il Nilo e l'Indo all'Ilkahnato, che va al bisnipote di Berke e suo primo generale, Nogai.
Berke muore nel 1267, dopo aver inaugurato un profondo processo di islamizzazione dei mongoli. L'opportunista Nogai, che venerava reliquie buddiste, si spacciava per un devoto tengrista, si convertì all'Islam e ebbe una moglie mongola ma battezzata cattolica e un altra di religione ortodossa in quanto figlia di Michele VIII Paleologo, potrebbe prendersi il trono ma preferisce eleggere il nipote di Berke, Mengu-Timur, per governare dietro le quinte.
Sotto Mengu-Timur Khan viene schiacciata la ribellione del Khan Chganide Kaidu. Alla morte di Mengu, Nogai lascia imporsi una serie di Khan mentre continua a mantenere molto potere, finché Tokhta Khan non cerca di rimuoverlo ma viene sconfitto e deposto nel 1300 grazie al sostegno delle truppe dell'Ilkhanato a Nogai Khan, che si insedia come nuovo Gran Khan.
Alla morte di suo figlio e successore Chaka Khan, viene eletto Oz Beg Khan, il cui padre Toghrilcha, fratello di Tohka Khan, era stato giustiziato per essersi schierato con Nogai (Oz Beg potrebbe essere fatto Khan anche subito, nel 1300, se la perdita di un occhio in combattimento-per tradizione solo un uomo fisicamente "perfetto" poteva guidare i Mongoli-e il fatto di aver avuto una nonna che faceva la concubina lo squalificassero o rendessero sconveniente la sua elezione). Con Oz Beg Khan il Gran Khan si converte stabilmente all'Islam secondo il percorso incominciato da Bere, costruendo tanto di moschee a Karakorum, la capitale dell'Impero Mongolo che così non declina e prende il posto di Ulan-Batoor. Al contrario in Cina Khambaliq non viene fondata da Kublai Khan sulle rovine di Pechino che così rimane una piccola capitale provinciale senza importanza.
A partire dal 1360 l'Impero Mongolo entra in una grave crisi a causa della guerra civile tra i nipoti di Oz Beg, che finiscono per uccidersi fra loro, inaugurando una fase di signori della guerra e khan fantoccio del potente di turno; nel mentre il costo del mantenimento di un così vasto impero, l'impopolarità della religione musulmana per larghi strati della popolazione suddita, le inondazioni del Fiume Giallo e la Peste Nera indeboliscono ulteriormente l'impero.
Nel 1368, approfittando di ciò, un contadino di nome Zhu Yuanzhang si mette alla guida dei Turbanti Rossi, una setta fanatica neo-cionfuciana, e caccia i mongoli da buona parte della Cina, diventando poi l'Imperatore Hongwu della Dinastia Ming, con capitale a Nanjing. I mongoli mantengono comunque il controllo sulla Grande Mongolia, sullo Uyguristan e su parte della Cina Interna e Settentrionale, nonché varie forme di vassallaggio su Manciuria, Corea e Tibet.
Nel 1370 Tamerlano si proclama ufficialmente Khan Chganide a Balkh e, sapendo di non poter diventare Gran Khan in quanto non discendente di Gengis Khan, appoggia Tokhtamysh, che riesce a diventare Gran Khan e successivamente punisce le rivolte dei principi russi distruggendo Mosca. Tokhtamysh ovviamente riconosce grande influenza ed onori a Tamerlano, che ottiene anche il titolo di Emiro, la guida dell'Ilkhanato e la missione di conquistare l'India. Ma da lì a poco Tokhtamysh inizia a non sopportare più il ruolo di "gran protettore del Gran Khan" che Tamerlano si è ritagliato per sé e inizia a governare indipendentemente: Tamerlano allora muova sulla Mongolia, depone Tokhtamysh e si proclama nuovo Gran Khan vantando una inesistente parentela con Gengis Khan. Tamerlano muore poco dopo mentre pianifica di sottomette i Ming.
Nel mentre Tokhtamysh si rifugia in Lituania, dove stringe un'alleanza con il Granduca Vytaus il Grande, promettendogli le terre rumene se lo aiuterà a riconquistare il trono: la contro-invasione, coincidendo con la morte di Tamerlano, da molti ritenuto un usurpatore, ha insperatamente successo.
Vytaus ottiene quanto promesso e quando Tokhtamysh muore e i suoi successori vogliono rimangiarsi la parole Vytaus riesce a farsi riconoscere sovrano da molti russi intenzionati a sconfiggere i mongoli. Dopo la vittoria vytaus consolida la sua influenza appoggiando l'ascesa di Ulegh Muhammad al titolo di Gran Khan. Muhammad stringerà un accordo con Shah Rukh, figlio e successore di Tamerlano, il quale, a differenza del padre, si comporta come un sultano musulmano piuttosto che come un capo-orda turco-mongolo: Rukh riconosce il titolo di Gran Khan a Muhammad e in cambio questi gli riconosce il Khanato Chaganide e l'Ilkhanato. Rukh pone la capitale nella ancora splendida Baghdad e i suo successore Babur conquisterà l'India, creando l'Impero Moghul esteso dal Nord Africa al Bengala, tollerante e colto.
Il Gran Khan perderà via via la sua influenza, prima sulla Corea e sul Tibet e poi anche nei territori più vicini e a vantaggio di popolazioni prima alleate, come gli Zungari nello Uyguristan e gli Jurchen in Manciuria, rimanendo solo sulla carta una sorta di primus inter pares rispetto ai vecchi clan mongoli, stile Patriarca Ecumenico di Costantinopoli nella Chiesa Ortodossa.
Gli Jurchen formeranno un vero impero con base in Manciuria, soggiogando anche la Cina Settentrionale, la Corea e la Siberia, ma, grazie al centro di potere più a Sud rispetto a Pechino, i Ming sopravviveranno nella Cina Centro-Meridionale, finché a metà Ottocento non verrano deposti dalla Rivolta dei Taiping che instaurerà uno stato teocratico, che, sopratutto dopo la morte del fondatore e delle sue blasfeme teorie, verrà accettato come Cristianesimo, forse Protestante, e avvierà una modernizzazione.
Al contrario i Jurchen decadranno finché non saranno spartiti tra le altre potenze: la Cina del Nord ai Taiping, Corea e Shendong al Giappone, il resto tra concessioni occidentali, stati fantoccio e una Mongolia nuovamente indipendente. Il Giappone riempirà rapidamente il vuoto di potere, costringendo nuovamente la Mongolia ad accettare un protettorato e allargando la sua influenza su Siberia centro-orientale e Manciuria. Segue lungo conflitto con la Cina "corrotta" dalle influenze occidentali come il Cristianesimo, durante il quale Nanjing viene brutalmente distrutta. Sarà il Generale Chiang Kai-Shek, cristiano ma seguace del nazionalista proto-socialista anti-occidentale Sun Yat-sen, ad unire il popolo cinese nella lunga lotta per vendicare il Gran Sacrilegio di Nanchino, costituendo subito dopo la Repubblica Cinese con sé stesso come Presidente, in un lungo regime autoritario a tratti teocratico che si macchiò dell'invasione del Tibet e che avrebbe visto la fine solo a fine Anni Ottanta con l'apertura alla democrazia. Oggi la Cina, seppur mutilata della Manciuria e dello Uyguristan, è una democrazia a maggioranza relativa cristiana e con una numerosa comunità musulmana. Corea (unificata), Manciuria e Uyguristan (Repubblica del Turkestan) sono indipendenti. La Mongolia, liberatasi dal dominio prima nipponico e poi cinese repubblicano, è oggi ancora retta ufficialmente dal Gran Khan, eletto dal Kurultai, ma effettivamente governata da un Primo Ministro democratico, è uno stato a maggioranza musulmana con forti minoranze cristiane, buddiste e tengriste. La Siberia è divisa tra la Manciuria, che governa anche la sponda sinistra dell'Amur, gli stati centroasxatici, che esercitano la loro influenza sulla Siberia Occidentale, e una confederazione di tribù e popoli indigeni (tuviani, tartari, proto-mongoli, tunguska,...) che rimane molto legata tradizionalmente alla Mongolia.

E il resto del Mondo?
L'Impero Moghul ha continuato a regnare nonostante la lenta decadenza e l'allargarsi dell'influenza europea: gli inglesi hanno comunque usato l'incidente dei Sepoys per sottrargli l'India, il che ha accellerato la caduta del "Malato d'Oriente". Senza il timore di mire russe sulla regione, Londra si è presa l'Egitto, la Penisola Araba, la Mesopotamia e la Persia, sotto vari fantocci, protettorati o mandati, mentre i bizantini hanno guadagnato Siria, Libano, Palestina ed Armenia. L'Egitto è poi diventato indipendente ma è rimasto monarchico perchè con la Palestina bizantina non c'è Israele e dunque nessuna sconfitta nella Guerra del 1948. La Penisola Araba è rimasta frammentata in varie tribù e staterelli clienti stile Monarchie del Golfo. In Iraq si sono succeduti vari governi finché il Califfo Abbaside, simbolo di indipendenza ed orgoglio nazionale, non ha fatto valere la sua autorità, trasformando l'Iraq, a seconda della personalità del Califfo, in uno stato teocratico o in uno a influenza religiosa, stile DC con gli ormoni. La Persia ha continuato ad essere governata dai Moghul fino alla loro caduta nel 1912, sostituiti da una fragile repubblica che ha visto il colpo di stato del Generale Reza Shah, padre di una repubblica autoritaria su modello cinese. Suo figlio, il Presidente Reza Pahlavi, è poi stato rovesciato su ispirazione del Califfo e l'Iran è diventato molto simile all'Iraq.
I Turchi Selgiuchidi in questa TL sono rimasti sul Volga al servizio dei Cazari, fino a rimpiazzarli, probabilmente mantenendo l'ebraismo come religione di stato per barcamenarsi tra Ilkhanati, Gran Khanati, russi ortodossi e lituani cattolici. Gli Ottomani poi li hanno sostituiti come dinastia regnante. Dopo la caduta dei Moghul il Khanato Turco si è impegnato in una politica espansiva volta a riportare i turchi sotto la propria ala, impossessandosi dell'Azerbaijan e ottenendo il dominio, con Enver Pasha, sull'Asia Centrale, compreso lo Uyguristan, come dominio diretto o stati clienti. Ironia della sorta, oggi la maggior parte degli ebrei sionisti che voglio un loro stato si rifugiano qui.
Nei Balcani la sconfitta dei Mongoli ha lasciato intatti gli Ungheresi e i Bulgari, che hanno proceduto a spartirsi la Valacchia. Senza interferenze ottomane, Serbia, Bosnia, Albania e Impero Bizantino sono rimasti indipendenti. L'Ungheria successivamente è stata contesa tra Asburgo e Jagielloni ma sono stati questi ultimi a prevalere, il che ha dato alla Polonia uno sbocco sull'Adriatico, grazie all'unione della crono ungherese con quella croata. La Bulgaria, con capitale la fiorente Tarnovo, ha continuato a spilucchiare territori dai bizantini, sopratutto dopo che questi hanno provato a rubare territori a Tamerlano facendo una brutta fine stile Selgiuchidi, sopratutto la Macedonia e la Tracia, fino ad ottenere un agognato sbocco sull'Egeo.
La Lituania è diventata un gigante e ha combattuto a lungo contro la Moscovia per il dominio dell'Europa dell'Europa Orientale, ottenendo almeno una superiorità territoriale dopo l'adesione di Tver e Novgorod e la trionfante vittoria di Orsha. La cattura e la prigionia di Vasily Kosoy da parte di Uleg Khan, che stavolta rifiuta di liberarlo dopo aver visto le mire moscovite durante il periodo di anarchia, portano anche al semi-collasso della Moscovia per via delle lotte intestine passate alla storia come la Grande Guerra Feudale, che elimina Mosca dai competitori per il titolo.
La lunga guerra e le alleanze dinastiche portano come in HL alla nascita del Commonwealth Polacco-Lituano, a cui poi si aggiungeranno l'Ungheria e la Croazia. In questa TL il Commonwealth si estende dalla Pomerania alla Dalmazia e dalla Crimea al Golfo di Finlandia e rimane agevolmente indipendente. Durante i Torbidi riusciranno ad imporsi anche come sovrani della Moscovia, creando infine un vasto impero nella Russia Europea, salvo per i territori turchi, ma non perseguiranno mai né una politica di espansione ad Est né una bramosa ricerca della conquista di Costantinopoli.
Gli Hohenzollern probabilmente non riusciranno mai ad affermarsi come Re di Prussia nella Prussia Orientale, sempre che ce l'abbiano ancora, e dovranno cercare il titolo regale da un'altra parte: forse conquistando la Danimarca o più probabilmente annettendo la Boemia durante i conflitti settecenteschi. L'Austria, per rafforzare la propria base in Germania, darà seguito alla proposta di scambiare coi Wittelsbach la Baviera con i Paesi Bassi Austriaci. Nasceranno due "Germania": la Prusso-Boemia, a capo della Confederazione del Nord ma prevenuto da una piena unificazione dal possedere territori non tedeschi come la Boemia, e l'Austro-Baviera, che invece guida i regni cattolici del Sud e possiede il Lombardo-Venete, della cui successiva perdita Berlino approfitta ma non al punto di annettere l'avversario. Vienna comunque manterrà rancore per anni e si schiererà con l'Intesa, rimanendo asburgica e vincitrice. La Prussia dovrà sciogliere la confederazione dopo la sconfitta e vedrà la Boemia proclamarsi indipendente come reazione ai oppressivi tentativi di germanizzazione, cadrà in piena crisi politica ed economica, partorirà un regime militare di destra che si rimangerà i trattati e attaccherà la Boemia per i Sudeti, ma verrà sconfitta definitivamente dall'intervento austro-polacco.
L'Italia qua non ha mai preso il Veneto, nonostante un'alleanza con Berlino nella Prima Guerra Mondiale (la famosa Triplice Alleanza tra Prussia, Italia e Turchi del Volga) che gli è valsa una brutta sconfitta, una conseguente dittatura militare e una nuova sconfitta al secondo turno.
Senza Guerra Fredda molti paesi del Mondo stanno meglio.
Mmmm... credo di aver finito.

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E ora, un'idea di Pedro Felipe:

Intorno al 1300 i Mongoli arrivarono a compiere incursioni in Palestina, dove entrarono in conflitto con i Mamelucchi. La notizia fu accolta con grande entusiasmo degli europei, che proprio in occasione del Giubileo vedevano la Terra Santa liberata dai Mongoli, pronti a cederla ai cristiani. I Mongoli però tornarono indietro, e la Palestina rimase in mano ai Mamelucchi. E se i Mongoli invece decidono di puntare all'Egitto, magari finanziati dagli europei? Questo sarà una facile preda per loro, che troveranno in Africa un deserto simile alle steppe natie. I Mongoli cominceranno ad attraversarlo con carovane, aiutati dai berberi: gli stati barbareschi verranno annientati, mentre più a sud anche i vari regni posti lungo il Niger verranno conquistati. Con la pax mongolica estesa anche in questi territori, Venezia e Genova porranno le loro basi in Barberia e monopolizzeranno il commercio dell' oro proveniente dall' Africa. Magari Marco Polo esplorerà l'Africa. Il Khanato d'Africa resisterà? La colonizzazione dell'Africa inizierà prima?

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Invece Iacopo propone:

L'Ilkhanato fu una struttura statale improbabile, uno Stato mongolo, buddhista, alleato della Cina Yuan, piantato in mezzo alla Umma islamica proprio a ridosso della fine delle Crociate. Per fare un paragone azzardato, è come se intorno all'anno 1000 la Francia avesse trascorso 80 anni sotto una dinastia ugrofinnica di religione ebraica.

Nonostante non avesse grandi speranze, l'Ilkhanato prosperò per la prima metà della sua storia, e fu un spina nel fianco per tutti i suoi vicini (Mamelucchi, Orda dOro, Chagataidi e Kartidi).

L'Ilkhanato andò in crisi con la morte senza eredi di Abu Sa'id Baghatur, e non si riprese mai più: lo stato di perenne guerra civile tra le varie famiglie nobili ridusse la rapidamente la regione in una condizione pessima, tanto che Ibn Battuta visitandola a 20 anni di distanza confessava il suo sconcerto. Nel giro di una generazione, venuta meno anche la Dinastia Yuan, l'Ilkhanato era svanito nel nulla.

L'inizio della crisi dell'Ilkhanato corrispose con l'apice del potere dei suoi maggiori nemici: l'Orda d'Oro sotto Uzbeg Khan poteva vantare l'esercito più grande del mondo e un servizio segreto ancora più notevole, mentre i Mamelucchi sotto il sultano di Nasir Muhammad erano la maggiore potenza del mondo islamico e godevano del prestigio dei salvatori della Umma dai Crociati.

E se Uzbeg e Nasir (anch'egli di origine kipčak, come gli uomini dell'Orda d'Oro) avessero avuto il sangue freddo di unire le forze contro l'Ilkahanto negli anni tra il 1335 e il 1342? Come minimo l'Orda avrebbe potuto conquistare tutte le sponde del Caspio, l'Anatolia mongola, il Caucaso e l'Azerbaijan, e i Mamelucchi avrebbero preso la Mesopotamia e tutta l'Arabia... E poi? La convergenza tra le due potenze sarebbe potuta andare avanti? E con l'arrivo di Tamerlano?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Ci sono tre possibilità:

- Tamerlano si accontenta, si limita a conquistare la Persia e poi decide che attaccare Mammelucchi ed Orda assieme è un po' grossa come cosa e non gioverebbe alla sua ambizione di farsi riconoscere nuovo Gran Khan. Quindi si volge contro la Cina in anticipo e la rovescia dalle fondamenta, proclamandosi con successo erede di Gengis Khan. In questa versione quello che noi conosciamo come l'Impero Moghul (da un nome arabo per i Mongoli) mantiene la sua vecchia denominazione di Impero Timuride e si estende su Cina (escluso forse l'estremo sud, che però non è considerata Cina dalla maggioranza dei cinesi), India, Asia Centrale, Mongolia, Corea e Siberia. L'Orda d'Oro mantiene le sue conquiste e incorpora i turchi (in fondo venivano da lì) che finiscono per allearsi con le popolazioni turcomanne delle steppe e del Caucaso per egemonizzare l'Orda in declino e assumermene il controllo: nascerà un Orda Ottomana? I Mammelucchi infine approfittano del declino di Timuridi ed Orda per incamerare i loro possedimenti mediorientali (Persia ed Anatolia), ottenendo così un grande impero musulmano (ricordiamo che gli ultimi Califfi Abbasidi avevano trovato rifugio proprio al Cairo per sfuggire ad Hulegu Khan) ma a guida egiziana invece che turca.

- Tamerlano pretende gli stessi territori che conquistò in HL, per cui pesta i suoi avversari e conquista Persia, Levante, Mesopotamia ed Anatolia ma si ferma, digerisce il tutto, rutta soddisfatto e si volge ad Est, morendo sulla via della Cina. I Moghul dominano solo l'India. I Mammelucchi provano a riprendersi qualcosa dopo la caduta di Tamerlano ma è probabile che i turchi emergano comunque come potenza nel vuoto di potere. Questa possibilità è quella più simile alla nostra storia.

- Tamerlano si lancia in una guerra totale o forse i suoi nemici rifiutano di accettare la sconfitta, comunque sia il fondatore dell'Impero Timuride invade l'Egitto e lo brucia, annientando i Mammelucchi, poi varca i passi del Caucaso per regolare i conti con l'Orda d'Oro, forse convinto che sottomettendo l'unico altro Khan post-mongolo poi avrà la strada spianata verso il titolo di Gran Khan. L'Orda vede aprirsi una delle sue consuete lotte di leadership dopo che Tamerlano ha triturato le forze dell'Orda e dei suoi alleati russi e il Khan Toktamish deve fuggire in Lituania, dove promette tutta la Rutenia a Vyatus il Grande in cambio del suo aiuto. Tamerlano muore mentre si appresta a seguire le orme di Batu Khan e invadere l'Europa, i cui storici si convinceranno di una protezione divina anti-mongola almeno alla pari dei Giapponesi e della loro doppia invasione navale fallita grazie al "vento divino"/kamikaze. Con la Moscovia ridotta in cenere la Lituania ha la via aperta per diventare il grande attore dell'Europa Orientale, con il pretesto semi-legale di restaurare Toktamish sul trono di un'Orda ormai defunta. I Moghul dominano un territorio potenziale dal Nilo al Gange mentre rimane l'incognita turca: rimasti in Anatolia? Migrati sul Volga-Crimea-Steppe al seguito di Tamerlano ed ereditano le ultima vestigia dell'Orda? Inizialmente sottomessi ma poi prendono il controllo dell'Impero Moghul?

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Iacopo chiosa:

La situazione di Tamerlano sarebbe problematica, perché la sua adesione all'Islam lo porrebbe in una condizione di almeno teorica sudditanza rispetto al Califfo del Cairo.

Però è vero che il blocco kipčak sarebbe poderoso: la sua egemonia andrebbe dal Mar Bianco al Mare Arabico, e dagli Stretti, dove Costantinopoli finirebbe per preferire il Cairo e Saraj a Roma, fino alle coste del Caspio. L'unica speranza di Tamerlano sarebbe invadere contemporaneamente sia la Russia che il Medio Oriente... Un'impresa ardua anche per lui. Se dovesse fallire, la controffensiva kipčak, da nord o da sud, prenderebbe Samarcanda e l'impero tinlmuride sarebbe finito.

E se Tamerlano non fosse mai esistito? Il tentativo egemonico timuride è finito sostanzialmente nel nulla, quindi per capire cosa sarebbe successo in sua assenza dobbiamo individuare i centri di potere che sono stati danneggiati dalla parabola di Timur e capire come avrebbero potuto impiegare le risorse usate per contrastarlo. Le due dinastie colpite più a fondo furono gli Ottomani e i Jochidi dell'Orda d'Oro. È da vedere se una delle due dinastie musulmane citate avrebbe potuto conquistare la Persia (come Timur) e mantenerla (a differenza di Timur) e con quali effetti. Vale la pena ricordare che un secolo dopo la morte di Timur il cuore del suo impero passò sotto la sovranità di un ramo dei discendenti di Jochi.

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Non basta. Ci sono anche le due proposte di Paolo Maltagliati:

I Cumani, dopo la grande invasione mongola, dovettero sloggiare dalle loro terre a nord del Mar Nero. Molti di loro, valenti guerrieri e cavallerizzi, fuggirono a chiedere ospitalità presso il popolo che secoli prima avevano scacciato e che nel frattempo si era "civilizzato", diventando un grande regno, ossia l'Ungheria. I sovrani magiari accettarono volentieri, poiché avere uomini forti e valenti che controllavano i passi dei Carpazi settentrionali, poco abitati, se non da genti slave, di cui non si fidavano molto, faceva sempre comodo. La terra in cui si stanziarono, oltre il Tibisco, venne ribattezzata dai magiari Kunsag. Ora, nella nostra timeline i Cumani, pur mantenendo a lungo le proprie tradizioni (i re ungheresi concedettero che rimanessero della loro fede animista con una patina sincretico-musulmana), nel corso dei secoli finirono per magiarizzarsi completamente, pur lasciando qualche impronta linguistica sull'ungherese. Inoltre San Domenico di Guzman, pervaso da zelo missionario, voleva andare a convertire proprio i Cumani, ma Innocenzo III convinse lui e Diego Acevedo a prendere la via della Linguadoca per contrastare la diffusione del catarismo. Poniamo che Domenico non si lasci distrarre. Molto probabilmente il papa troverà qualcun altro da mandare in Occitania, in quel fiorire di movimenti religiosi che fu il periodo tra gli ultimi anni del XII e la prima metà del XIII secolo. Magari riciclerà i Valdesi, riabilitandoli. Comunque Domenico andrà dai Cumani e, essendo una persona intelligente, farà quello che hanno sempre fatto i santi intelligenti quando vogliono mettersi a convertire un popolo: imparare la lingua e tradurre la bibbia, chiedendo dispense particolari al pontefice sull'uso del latino. Grazie al fatto di avere un testo scritto nella propria lingua e magari, almeno per un po', un rito liturgico particolare, la lingua e la cultura cumana non scompariranno. Certo, regrediranno, assimilandosi progressivamente sul lato ungherese, ma quello che perderanno a sudovest guadagneranno a nord-est, assimilando le popolazioni delle attuali Transcarpazia e Maramures. Il loro destino seguirà quello degli ungheresi fino al 1526, quando si sottometteranno volontariamente agli Asburgo. Nel 1918 cosa accadrà? l'ipotesi più probabile è che diventino uno stato indipendente, anche se magari "punito" a nord a vantaggio dei polacchi e a est a vantaggio dei romeni (anche se dipende da quanto presto si distaccano dal carro ungherese). Solita dittatura di stampo fascista tra le due guerre e solita occupazione da parte dell'armata rossa con annesso ingresso nell'orbita sovietica. Sarà comunque una tra le "baracche allegre del gulag", come le altre due repubbliche "asburgiche" in mano russa (non escluso un intervento cumano a favore degli ungheresi nel '56, poi represso). Nell'unione europea dal 2004 ma non nell'euro. La bandiera è a due strisce, azzurra sopra e verde sotto, con il simbolo antico del leone che ha sostituito la falce ed il martello dal 1989... (genialissima idea di Paolo Maltagliati)

E se invece i Peceneghi prima e i Cumani dopo non riescono ad eliminare totalmente i "magiari dell'est", quelli che non attraversarono i Carpazi? Mettiamo che rimangono almeno in parte nella regione che gli storici di Budapest chiamano Etelkoz, in una zona compresa tra il Siret ed il Dnepr, a sud-est della Volinia. Loro, a differenza dei cugini occidentali, diventano ortodossi, sottomessi alla Rus' di Kiev, poi, per resistere alle invasioni mongole e tatare, si alleano alla Galizia-Volinia. Si alleano o ne finiscono sottomessi? certo è che, dalla seconda metà del XIV secolo, finiscono nell'orbita Lituana prima e polacca poi. I Polacchi li usano come carne da macello per contrastare i tatari di Crimea, mostrando loro non troppa gratitudine, cosa per cui alla fine fanno come i cosacchi e passano alla sponda moscovita. Rimanendo doppiamente fregati, perché vessati sia dai russi, sia dai ruteni. Il loro sogno di indipendenza nasce nel 1918. Ce la faranno a ottenere uno stato loro, oppure rimarranno fregati come gli ucraini? (personalmente propendo per la seconda ipotesi) In ogni caso, idem come sopra: orbita/dominio sovietica/o. Nella speranza che non aiutino troppo i nazisti avanzanti per finire spazzati via come i tatari di Crimea, anche se temo che potrebbe andare proprio a finire così: immaginatevi i nazisti che si portano dietro una divisione dei "cugini" ungheresi d'occidente come liberatori. Oltretutto, non essendo slavi, non sarebbero neanche trattati così male come gli ucraini, anche se non saprei dirvi le perverse logiche delle SS come potrebbero considerare la questione. Forse riusciranno ad ottenere l'agognata indipendenza nel 1991, come "Repubblica di Etelchia". Quali e quante differenze linguistiche sussisteranno tra il magiaro orientale e quello occidentale? e tra questi due e il Siculo (ungherese di Transilvania) e lo Csango (ungherese di Moldavia)? Saranno mutuamente intelligibili oppure no?

Ecco queste cartine approssimative. In rosso /violetto (popolazione maggioritaria/presenza) Etelchia ( a ripensarci però forse ho un po' esagerato...); in Blu/azzurro (idem come sopra) Cumania.

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Rivoluzionario Liberale ci scherza su:

I Cumani non si assimilano e continuano a vivere in comunità loro, di allevamento e artigianato, e sono minoranza in Ungheria, Valacchia, Moldavia, Balcani. Poi arriva il XIX secolo e molti Cumani iniziano a migrare verso occidente: con la rivoluzione industriale il loro artigianato era già fuori mercato da tempo, e allora iniziano a vivere di furti. Il nazismo li perseguita in quanto popoli non ariani. Alcuni comuni adibiscono campi profughi per loro, al pari dei ROM, e spesso vengono confusi con essi, anche se parlano una lingua turca.

Poi arriva la Lega: « Bhhhhhhhhggggggrrrrr (la voce di Bossi), noi popoli padani non vogliamo questi invasori turchi, li rimandiamo a casa! » Alla stazione i bambini Cumani vanno a rubare il portafoglio alle vecchiette. Alcuni Cumani ubriachi con un SUV mettono sotto un vigile. Eccetera...

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Gli risponde Paolo:

Amaramente divertente (e quasi realistica, purtroppo...) Guarda, in effetti avevo pensato anch'io ad un'eventuale assimilazione con i Rom da parte degli occidentali...

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Bhrg'hros dal canto suo aggiunge:

Splendide ucronie! Sulle bellissime cartine solo un appunto: il Kunság storico si trovava proprio nel centro della pianura, nelle attuali province (megyék) di Bács-Kiskun (la Cumania Minore) e Jász-Nagykun-Szolnok (la Cumania Maggiore). In pratica la mia domanda è: perché ucronizzare la Cumania in Rutenia Subcarpatica?

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E Paolo Maltagliati chiarisce:

È dettato da una mia valutazione sulla posizione della Cumania Minore, derivata dal fatto che comunque davo per scontata una magiarizzazione della Cumania Maggiore. Poi anche perché non volevo togliere troppo spazio agli ungheresi...Evidentemente mi sono lasciato prendere la mano: ho spostato i Cumani "troppo" a nord, in un'area relativamente periferica per tutti, in cui questo popolo non interferisse "troppo" con la grande storia...

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Bhrg'hros  annuisce:

Ah, ho capito. Per parte mia, pensavo soprattutto alla Cumania Minore come zona ideale di sopravvivenza, perché le modalità di insediamento (estensivo e rado) sul territorio comportano meno resistenza da parte di componenti locali preesistenti, mentre la Rutenia subcarpatica è paragonabile al Caucaso come persistenza delle Comunità etniche storiche (è una delle regioni europee - con l'Irlanda, il Galles, la Scandinavia, la Germania Settentrionale, i Paesi Baltici, il Paese Basco, Roma [in parte], l'Albania interna e l'Attica - in cui si ha continuità ininterrotta, senza sostituzioni di lingua, dalla Preistoria a oggi).

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Paolo allora ci lavora intorno di fantasia:

Si potrebbe immaginare una situazione carpatica paragonabile ai Balcani, o peggio, al Caucaso, con una tale parcellizzazione etnica da indurre quasi necessariamente a far diventare tutta la zona tra la pianura pannonica ed i carpazi un punto caldo, anzi, caldissimo. Basta trovare un pod(questa è la parte più difficile) che permetta la sopravvivenza di stanziamenti di molti popoli che sono transitati da quelle parti in epoca medievale.

1) "Pannoni". Non mi riferisco ai Pannoni antichi, ma ad una popolazione neolatina che riesca a sopravvivere (prove archeologiche di un volgare latino nella zona di Aquincum nel V secolo ci sono). Stanziamento maggiore nella selva Baconia?

2) Popolazioni Germaniche. Propenderei per i Gepidi, assieme a resti di Eruli e Rugi che si Gepidizzano. Se sopravvivessero in qualche modo sarebbero oltretutto una manna per i linguisti, avrebbero una lingua germanica "orientale". Dunantul meridionale, sforando anche oltre la Drava, alle pendici dei colli Bilogora e Papuk?

3) Avari. Crearono un grande impero, ma rimasero arretrati per la loro tendenza isolazionistica, anti-cristiana e tradizionalista. Fossero stati più malleabili... Tra Danubio e Tibisco, spinti progressivamente a sud quando arrivano i Magiari?

4) Ungheresi. Quelli che storicamente sono risultati vincenti nella nostra TL, a conti fatti. Occuperanno la piana ungherese tra il Danubio e i monti Apuseni?

5) appunto, i Cumani. A Nord degli Ungheresi (la piana comincia ad essere piuttosto affollata...)?

Se poi contiamo a nord gli Slavi occidentali, a sud i Serbi ed i Croati, a est i Valacchi ed a ovest i prototedeschi, la situazione comincia a farsi confusa. Vogliamo fare uno sforzo masochistico e complicarla ancor di più? Ripescare, andando indietro, i celti, magari arroccati in qualche sparuta comunità montana stile allobrogico sui Tatra. Se avete altre idee... Nel frattempo proverò a pensare a quale pazza timeline potrebbe dare questo esito e quali le conseguenze dal punto di vista politico...

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Riprende la parola Rivoluzionario Liberale:

Sarebbe bella la sopravvivenza di un po' tutti questi, ad esempio mandati dagli ungheresi nella Transilvania che non si romanizza. Quindi ad esempio:

a) sopravvivono i Daci, in alcuna zone
b) presenza romanza minoritaria, al pari degli Arumeni nel sud dei Balcani
c) sopravvivono i Gepidi, con la loro lingua germanica
d) colonizzazione Szekeli, magiara (come nella HL)
e) Cumani
f) Yazigi iranici
g) i rom si stabilizzano in alcune aree
h) colonizzazione sassone

Alla fine il territorio della Transilvania e del Banato non ha un ceppo prevalente. Con l'autonomia dell'Ungheria il governo di Budapest tenta di imporre l'ungherese a tutti. Si arriva a Trianon e l'Ungheria che ne ha posseduto l'area viene smembrata, ma la Romania la rivendica.

1) Trianon decide che la T. rimane ungherese e impone al governo di B. larga autonomia
2) La T. passa alla Romania che deve gestire un'area multietnica
3) La T. nasce come stato indipendente e multietnica, la lingua ufficiale torna il tedesco
4) Nasce tutta una serie di stati.

Continuate voi...

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Bhrg'hros mette in ordine tutte queste idee:

Dunque, sinora abbiamo enumerato: tra le popolazioni prelatine, i Daci e i Celti; tra i Neolatini, i 'Pannonoromanzi' e i Valacchi; tra i Germani, Gepidi (+ Eruli e Rugi) e poi i Bavari; tra gli Slavi, i Serbi e i Croati; tra i Popoli delle Steppe, gli Avari, i Magiari, i Székelyek, i Cumani; infine gli Jazigi.

Faccio notare che abbiamo saltato tre etnie centralissime in Pannonia: i Pannoni appunto, gli Unni e i Longobardi (mi permetto di caldeggiarne la sopravvivenza; fra l'altro i Longobardi possono benissimo rimanere, così come i Goti di Crimea sono sopravvissuti almeno un Millennio più degli Ostrogoti, Visigoti e Gepidi).

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Non può mancare il nuovo contributo di Paolo:

Mi sono messo d'impegno e ho provato a raffigurare una situazione del genere su una cartina. Premetto che è piuttosto arbitraria, però è un tentativo che mi ha divertito molto.

Dopo le reazioni prodotte dalla discussione sull'"aumento del tasso di varietà locale" nell'ambito pannonico, proviamo a fare lo stesso discorso per quanto riguarda un'altra area interessante, il Baltico. Immaginiamo di raddoppiare il numero delle repubbliche baltiche sopravvissute al giorno d'oggi. Per la precisione, tre baltiche e tre baltofinniche (invece di due e una).

Baltiche: vado sul sicuro, Prussia, Lituania e Lettonia
Finniche: e qui mi sbizzarrisco, Livonia, Estonia, Ingria

Quali i punti di divergenza per arrivarci?

A livello generale, penso ad una prolungata fluidità ed instabilità politica della regione. Se invece di "egemonie" (Tedesca, Polacco/Lituana, Svedese, Russa) successive, una dopo l'altra, rimanesse area contesa a lungo.

In secondo luogo, implica una netta revisione del cammino della potenza moscovita: o un suo ridimensionamento anche molto forte, oppure una cornice completamente diversa delle sue direttrici espansionistiche. Se per esempio l'arrivo sul mar Nero fosse arrivato prima dell'espansione verso nord-ovest, idealmente l'omologo di Pietro avrebbe potuto costruire la sua capitale nell'attuale luogo in cui si trova Kerc. Comunque sarebbe una timeline che coinvolgerebbe in maniera diversa tutto il resto del mondo (Sopravvivenza dell'impero bizantino prolungata? Eliminazione anticipata di Kazan? e tantissimo altro).

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Ecco la risposta di Massimiliano Paleari:

Spunto ucronico molto interessante, anche se di difficile sviluppo:

Per ipotizzare l'esistenza odierna di queste 3 Repubbliche Baltiche in più mi pare che i pod più verosimili vadano collocati molto indietro nel tempo e collegati precisamente alle modalità di introduzione del Cristianesimo in queste terre. Per questi popoli infatti l'abbandono del paganesimo coincise con l'inizio di un processo di snazionalizzazione, dal momento che il Cristianesimo fu imposto sostanzialmente manu militari: il Cattolicesimo ai Pruzzi e ai Livoni dagli Ordini Cavallereschi (Portaspada e Teutonici) Germanici; il Luteranesino agli Ingri (già in parte Ortodossi) dai Finno/Svedesi. Se invece ipotizziamo una introduzione "più dolce" del Cristianesimo e legata in qualche modo alla creazione di "Chiese Nazionali" e di un Clero locale, allora questi popoli (forse gli Ingri no in ogni caso) avrebbero mantenuto maggiormente la propria identità etnica e linguistica. Lo sbocco più razionale sarebbe stato la nascita di una Federazione Baltica (entità statale che anche nella nostra timeline è realmente esistita anche se in maniera effimera durante il 1918 e sotto tutela tedesca) o al limite di due federazioni: una baltica propriamente detta (Pruzzia, Lituania, Samogizia, Curlandia, Semgallia, Latgallia) e una balto/finnica: Estonia, Ingria, Finlandia.

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A questo punto si intromette Iacopo:

Per quel che ho capito, non sarebbe stato ancora del tutto chiarito in che misura le affinità tra queste lingue, appartenenti a differenti rami di lingue indoeuropee, siano dipendenti da una "parentela" e quanto invece dalla vicinanza geografica dei popoli che le parlavano. Tu su questo tema che cosa pensi? E' possibile trovare in questa "lega linguistica" una lingua che potremmo considerare "centrale"? Ci sono tra queste lingue alcune che sono mutualmente intelligibili (per esempio, un serbo e un bulgaro, parlando ciascuno nella propria lingua, potrebbero capirsi)

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Subito Bhrg'hros gli replica:

La formula della Lega Linguistica Balcanica è, in sintesi, così riassumibile:

1) stratificazione dell’indoeuropeo preistorico (come nel resto dell’Indoeuropa), con espansione demica dall’Anatolia di Agricoltori Neolitici indoeuropei (7000-3500 a.C.) fra Cacciatori-Raccoglitori Mesolitici indoeuropei, poi con invasioni o comunque massicce infiltrazioni di Pastori Allevatori Calcolitici indoeuropei dalle Steppe Ponto-Caspiche (4200-2100 a.C.); questa è la lunga fase di selezione (rispetto al più ampio inventario dell’indoeuropeo comune) della maggior parte della grammatica e del lessico greco, illirico, baltoslavo-dacomisio-tracio (anche frigio), naturalmente anche veneto-istro-liburnico e celtico, nonché del fondo più antico del lessico ‘balcanico’ comune (quello diffuso in tutte o quasi le lingue balcaniche e anteriore al latino);

2) differenziazione – anche fonologica – dell’indoeuropeo balcanico (e delle regioni contermini) fra le classi greca, frigia, illirica, baltoslavo-dacomisio-tracia, veneto-istro-liburnica e celtica (II. millennio a.C.);

3) possibili migrazioni (‘pelasgica’, dorica, tirrenica &c.: ultimi secoli del II. millennio a.C.) e contatti con l’Anatolia e l’Egitto; ipotetica Lega Linguistica Paleobalcanica fra macedonico, illirico, tracio e dacomisio (e frigio?);

4) espansione coloniale e culturale del greco (I. millennio a.C., forse con inizio già prima), dal II. sec. a.C. – ma soprattutto nella prima metà del I. millennio d.C. – anche del latino; formazione della Latinità Balcanica (soprattutto il rumeno, ma non solo), Cristianizzazione e Fase Bizantina più antica (greco, protoalbanese, protorumeno, tracio [finché è rimasto], dacomisio [che partecipa alla trasformazione del baltoslavo meridionale in protoslavo]);

5) effimeri superstrati germanici orientali (anche con gli Unni); Slavizzazione del dacomisio (sotto l’egida politica degli Avari, di lingua altaica) e del tracio; espansione del rumeno (sotto l’egida politica dei Bulgari, discendenti degli Unni e linguisticamente multifarî fra turco-tataro, ’īrānico, slavo e balcanolatino). Sono i secoli (VI.-IX.) di formazione della Lega Linguistica Balcanica fra albanese, rumeno, bulgaro-macedone e serbo (con effetti visibili a livello sia lessicale sia grammaticale);

6) Missioni Bizantine fra gli Slavi, Fasi Paleoslava e (seconda) Bizantina (entrambe IX.-XIV. secolo) della Lega Linguistica Balcanica (greco, albanese, bulgaro-macedone e serbo, rumeno);

7) Turcocrazia (XIV.-XIX. secolo), Fase Ottomana della Lega Linguistica Balcanica (turco, greco, albanese, bulgaro-macedone e serbo, rumeno).

Così si può rispondere alle domande:

- le somiglianze fra albanese, greco, rumeno, bulgaro-macedone e serbo sono sia per parentela (indoeuropea; per bulgaro-macedone e serbo anche e soprattutto slava) sia per vicinanza, mentre le somiglianze del e col turco sono solo per vicinanza (contatto linguistico);

- le somiglianze che coinvolgono il turco sono una parte (minoritaria) di quelle dovute a vicinanza che coinvolgono soltanto albanese, greco, rumeno, bulgaro-macedone e serbo;

- le somiglianze dovute a vicinanza sono nel complesso minori di quelle dovute alla parentela indoeuropea e ovviamente molto minori di quelle fra bulgaro-macedone e serbo dovute alla parentela slava;

- a parte le lingue slave fra loro, le lingue che partecipano alla Lega Linguistica Balcanica (albanese, bulgaro-macedone e rumeno; greco, serbo e turco sono più marginali) non sono mutuamente comprensibili (si può capire qualche parola, ma meno che l’inglese per un italofono che non lo abbia studiato); fra bulgaro-macedone e serbo c’è più o meno la somiglianza che si ha fra italiano e spagnolo, mentre fra bulgaro e macedone è come fra toscano e còrso (anche se bisogna rilevare che macedone e bulgaro hanno l’accento di parola completamente diverso – che disturba notevolmente la comprensione immediata – e così pure la formazione dei cognomi);

- tuttavia (in parte proprio per queste ragioni), per molti secoli il plurilinguismo è stato la regola (tutti o quasi conoscevano il greco e/o il turco) e le appartenenze nazionali erano soltanto due, Musulmani (perlopiù Sunniti) e Cristiani (Ortodossi), percepite rispettivamente come Turchi e Greci (per cui un Albanese musulmano e un Albanese ortodosso si potevano benissimo parlare in albanese – ghego o tosco – ma si consideravano di Nazioni diverse), con l’aggiunta dei Serbi, che sono in gran parte sfuggiti all’identificazione coi Greci (mentre, per contro, moltissimi Rumeni erano annoverati fra i Serbi);

- questo significa che albanese, bulgaro-macedone e rumeno erano solo basiletti parlati a livello locale, da persone comunque bilingui col serbo o il greco e/o il turco (non c’era bisogno dell’intercomprensibilità, perché la comunicazione era garantita dal bilinguismo);

- hanno avuto un ruolo di lingua ‘centrale’, in ordine di tempo, il latino, il greco bizantino, il paleoslavo (non per i Greci) e il turco.

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Iacopo insiste:

Secondo te quali erano confini settentrionali del daco-misio-tracio? In particolare, esistono tracce di un tale sostrato anche oltre i Carpazi? In Galizia, in Polonia? Dovevano essere aree pochissimo popolare, ma si può ricostruire il percorso del confine tra area celtica, area balto-slava-daco-misia e area proto-germanica?

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Bhrg'hros non si fa certo pregare:

Le due principali teorie sulla Protopatria degli Slavi sono quella Occidentalista (prediletta in Polonia, perché sostiene che la Polonia sia la Protoslavia) e quella Orientalista (preferita in Germania, perché spostando la Protoslavia in Ucraina lascia disponibile la Polonia come parte della Protogermania). Queste sono le due scuole in cui ho studiato e da giovane ritenevo che la soluzione alla diatriba fosse semplicemente di unirle, dal momento che entrambe risultano incontrovertibili per la propria parte positiva né sono reciprocamente incompatibili (come invece vengono presentate). D’altra parte, il mio interesse era per il Bacino Danubiano e dunque per i Daci e i Traci (su cui la bibliografia è prevalentemente in bulgaro e rumeno) e così per molto tempo mi sono accontentato di perseguire, per quanto riguarda la Questione della Protoslavia, soltanto l’unificazione della Teoria Occidentalista e Orientalista.

All’inizio il problema più importante mi sembrava quello di distinguere con precisione il tracio dal dacio e dal getico e ho seguito l’insegnamento di Duridánov (quindi di Georgíev) soprattutto per questo aspetto; dopo di ciò, ho seguìto l’itinerario di Georgíev in relazione all’etrusco e infine sono passato, secondo il suo modello, all’Anatolistica. Poi però, verificando con più attenzione le varie teorie sui Daci e i Mesî, mi sono reso conto che le trasformazioni dall’indoeuropeo al dacomisio sono identiche a quelle dall’indoeuropeo allo slavo, ho recuperato gli studî di Duridánov sulla toponimia della Mesia e quelli di Mario Enrietti sulle solidarietà fra protoslavo e rumeno e infine ho appreso che il lignaggio genetico autosomico patrilineare degli Slavi Meridionali è in grandissima maggioranza diverso da quello comune agli Slavi Occidentali (Cechi, Slovacchi, Sorabi, Polacchi) e Orientali (Russi, Bielorussi, Ucraini). La conclusione che mi sono trovato obbligato a trarre è questa: l’unificazione delle Teorie Occidentalista e Orientalista sulla Protoslavia (ossia che la Protopatria degli Slavi andasse dalla Volga all’Elba) vale per gli Slavi Settentrionali (= Occidentali e Orientali), ma la Protoslavia si estendeva anche nel Bacino Danubiano-Carpatico e quindi era in parte ricompresa nell’Impero Romano. Non che i Russi o i Polacchi siano mai provenuti da Sud; è chiaro che rappresentano la continuità della popolazione (baltoslava) dell’Istmo Ponto-Baltico. Ma gli Slavi invasori di cui parlano le fonti bizantine sono semplicemente i Daci e i Geti e a Sud del Danubio si sono stanziati fra popolazioni (discendenti dei Mesî) che, come già sapevamo, parlavano la loro stessa lingua: in altri termini, nell’Impero Romano c’erano già gli Slavi ed erano nient’altro che i Mesî, i Daci e i Geti.

Certo, all’epoca dell’Impero Romano non parlavano ancora il protoslavo; parlavano appunto il dacomisio, che, come ci mostra la toponomastica, era identico al baltoslavo a Nord dei Carpazi. Tuttavia, è dai territorî già romani che sono partite le innovazioni che hanno più differenziato (insieme a quelle di origine ’īrānica: scitica, sarmatica e alanica) il futuro protoslavo dal resto del baltoslavo (ossia dal baltico). Ecco perché le principali innovazioni protoslave sono così simili alle trasformazioni dal latino classico al latino volgare (in particolare al latino balcanico): si sono diffuse dal latino volgare al dacomisio (tardo) e da qui al resto del protoslavo...

Quindi, per riassumere: la Protopatria degli Slavi si estendeva sì dall’Elba alla Volga (unificazione delle Tesi Occientalista e Orientalista), ma anche a Sud dei Carpazi (compresa la Bassa Pannonia), fino ai Balcani e alle Alpi Dinariche. Così si capisce perché Strabone scrivesse che i Traci sono la nazione più grande del Mondo: intendeva anche i Dacomisî e i Baltoslavi, che in effetti, tutti insieme, occupavano mezza Europa (l’altra metà essendo invece perlopiù celtica).
Dunque, visto da Sud e con la terminologia etnica greco-latina, i Traci erano compresi fra l’Egeo e i Balcani, a Nord dei quali abitavano i Mesì fino al Danubio, oltre il quale i Geti e, in Transilvania, i Daci (nei Carpazi i Coestoboci, che erano dimostrabilmente Slavi nel senso più stretto del termine); a Nord dei Carpazi la stessa comunione linguistica continuava con gli Slavi veri e proprî e, più a Nord (fra il Baltico e la Moscova), i Balti. Non c’era quindi un “sostrato”: come gli Indoeuropei danubiano-carpatici sono diventati i Daco-Misî (e Geti), così gli Indoeuropei ponto-baltici sono diventati i Baltoslavi e le trasformazioni linguistiche degli uni e degli altri sono state le stesse, dopodiché quelle dei Daco-Misî e Geti a contatto con la Latinità Balcanica hanno innescato le traformazioni dal baltoslavo al protoslavo (ciò spiega perché i nomi delle città della Dalmazia risultano essere passati dal latino volgare a una fase ancora baltoslava, a partire da cui hanno poi preso parte a tutte le trasformazioni dal baltoslavo al protoslavo: non è che i Baltoslavi si siano spostati fino all’Adriatico, sono semplicemente i Dalmati dell’Entroterra che parlavano baltoslavo e poi si sono trasformati in Protoslavi). Per fare un paragone con l’Occidente: come non c’era differenza fra il gallico e il britannico, così non ce n’era fra il dacomisio e il baltoslavo. Non è che i Daci si estendessero a Nord dei Carpazi: erano gli Indoeuropei a Nord dei Carpazi che si sono trasformati linguisticamente allo stesso modo degli Indoeuropei da cui sono discesi i Daci, i Geti &c.

Dopo la fase indoeuropea preistorica si sono diffuse, da centri diversi, trasformazioni linguistiche reciprocamente alternative: certi dialetti ne accoglievano alcune, altri altre. I confini fra i dialetti indoeuropei che hanno accolto le innovazioni germaniche e quelli che hanno accolto quelle celtiche oppure quelle baltoslavo-dacomisie sono diventati i confini fra le classi linguistiche germanica, celtica e baltoslava(-dacomisia). Il confine celto-germanico andava più o meno dal Basso Reno ai Mittelgebirge, tendendo sempre più verso Sud-Est (al punto che la Baviera settentrionale era germanica); il confine germano-baltoslavo doveva andare, approssimativamente, dal Baltico lungo il bacino del fiume Oder fino all’alto corso dell’Elba. Celti e Baltoslavo-Dacomisî confinavano sul Medio Danubio (indicativamente fra Vienna e Bratislava), in Pannonia (la Pannonia Superiore era celtica, la Pannonia Inferiore baltoslavo-dacomisia, anche se i Celti Scordisci si sono poi spinti fino alla zona di Belgrado) e, più a Sud, fra Pannonia Superiore (appunto celtica) e Dalmazia (se non era, almeno in parte, illirica), fino ai Liburni (veneto-istro-liburnici) in prossimità dell’Adriatico. La costa adriatica veneto-istro-liburnica si è massicciamente latinizzata (data anche l’affinità linguistica), i Dalmati sono diventati Slavi e poi anche i Celti alpini sudorientali si sono a loro volta slavizzati, diventando gli Sloveni (da notare che hanno assunto il nome generale degli Slavi Meridionali, appunto Sloveni).

La presenza di Colonie Greche in Occidente in fase micenea (II. millennio a.C.) è accertata per Roma, fortemente indiziata per Napoli e la Sicilia nonché, nell’Adriatico, almeno per Traù e comunque ipotizzabile in generale per tutte le località in cui la Tradizione antica riporta la memoria di peregrinazioni di Eroi di ritorno dalla Guerra di Troia. In area specificamente baltolsavo-dacomisia, il ricordo di frequentazioni pre- e protostoriche è incorporato nei Miti relativi agli Iperborei (nome generico che, nella maggior parte dei casi, si riferisce a Dacomisî e Baltoslavi); in questo caso però si tratta solo di contatti, non di Colonie.

Un aspetto delicato che vedo (spesso trascurato) nei livelli di appartenenza ‘intermedî’ è la loro sovrapponibilità. Per esempio, un Valacco del 1500 poteva con ottime ragioni considerarsi ed essere qualificato come gallesco (‘valacco’), tedesco (in particolare... boemo), serbo o greco: la somma delle appartenenze coincide con le quattro Nazioni dell’Europa in epoca ottoniana (Greci, Latini, Germani, Schiavoni). riconoscere la coesistenza di identità (apparentemente) ‘alternative’ costringe a cercare una cornice comune sovraordinata, all’epoca ‘cristiana’ (somma di romano-germanica e greco-slava), oggi appunto ‘indoeuropea’.

Sulla formazione del rumeno a Sud del Danubio non sussistono dubbi, data la toponimia locale e le attestazioni storiche (v. cartina № 4.); si può discutere sulla continuità anche a Nord del Danubio, del tutto verosimile nelle città: il punto cruciale è che il nome del fiume Olt, anticamente (come registrato in latino) Ălŭtă, presuppone la trasformazione slava (del IX. secolo) *Olŭtŭ (donde *Olŭt nel X. secolo) da *Ălŭtŭ < *Ălŭtăs, mentre se il latino Ălŭtă si fosse conservato in rumeno suonerebbe, nel migliore dei casi, †Altă (nel peggiore †Arătu). In altri termini, il nome rumeno del principale fiume che attraversa e divide in due la Valacchia è stato preso dallo slavo in rumeno dopo il IX. secolo.
D’altra parte, va osservato che proprio nel IX. secolo si è avuta la massima espansione del Khānato Protobulgaro (anche in tutta l’attuale Romania), il quale per parte sua era centrato sulle aree più latinizzate (quindi protorumene) a Sud del Danubio (anche i nomi di alcuni suoi sovrani sono schiettamente latini, come Sabino, Campagnano &c.). Non dimentichiamo, poi, che la formazione dello slavo (necessariamente centrata sulla Dacia, altrimenti non avrebbe raggiunto il baltoslavo meridionale a Nord dei Carpazi) implica la presenza rumena a stretto contatto, dunque anche a Nord del Danubio. È quindi possibile che l’unificazione del protorumeno, fra Nord e Sud del Danubio, si sia compiuta nel IX. secolo e che allora sia avvenuta l’espansione anche nelle zone (a Nord del Danubio) all’epoca compattamente slave.

È questa ampiezza di orizzonti che riconcilia le opposizioni e offre (come l’unificazione delle teorie sulla Protoslavia...) una soluzione ai conflitti di lealtà identitaria; la sua mancanza contribuisce, credo, ad alimentare i tentativi ipernazionalistici di riscatto dalla frustrazione di essere ‘prigionieri’ di una Nazione percepita come mediocre.

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Lord Wilmore invece domanda:

Secondo te gli Unni coincidono davvero con gli Hsiung-Nu delle cronache cinesi?

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E Paolo gli risponde:

Non possono essere gli Xiognu per un semplice motivo... Perché anche quelli che i Cinesi chiamano così sono popoli sempre diversi tra loro e che i cronisti raggruppano in quel nome spesso impropriamente. Xiognu, del resto è un nome attestato già come minimo dal III secolo avanti Cristo. Gli Xiognu del II secolo DOPO Cristo certo non possono essere gli stessi.

A ciò si aggiunge il fatto che non potrebbero essere lo stesso popolo per una questione di distanza: un popolo delle steppe è come un'acqua con del colorante. Ogni goccia che aggiungi, cambia la composizione. Quindi nel tragitto da un punto A a un punto B magari il nome della confederazione rimane, ma composizione genetica e linguistica mutano anche molto.

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Il parere di Federico Sangalli è diverso:

"Xiognu" è un termine piuttosto generico (potrebbe equivalere al nostro "germani"). Sarebbe interessante capire etnolinguisticamente quale fosse la componente prevalente della confederazione Xiognu, ma linguisticamente è dura: ci sono tracce di mongolo, iranico, ceppo siberiano e naturalmente ogni scuola di pensiero nazionale riconduce tali spunti alla propria nazionalità. Geneticamente sembra che gli studi in proposito abbiano appurato un legame diretto con gli Unni, ma con un maggiore commistione con gli aplogruppi asiatico orientali e nord orientali e un minore influsso di quelli europei. La teoria prevalentemente è quinti che gli Xiognu fossero dei proto-unni nati dall'unione di popolazioni scite e siberiane e che, quando questi si divisero in Xiognu Settentrionali e Xiognu Meridionali, attorno alla seconda metà del I Secolo Dopo Cristo, i primi migrarono verso la Siberia Occidentale e formarono il nucleo della futura confederazione tribale unna, mentre i secondi rimasero legati all’influenza cinese e finirono per integrarsi in Mongolia (dove in effetti c’è un’alta percentuale di riscontro genetico tra Xiognu e mongoli odierni).

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Generalissimus propone:

Modu Chanyu, il fondatore dell'impero degli Xiongnu, nel 192 a.C. ebbe l'ardire di chiedere in sposa l'Imperatrice Lü della Dinastia Han.
Costei rimase estremamente scandalizzata dalla proposta, al punto che sondò la possibilità di dichiarare guerra a quello che non vedeva altro che come un barbaro inferiore, ma poi uno dei suoi consiglieri la portò a più miti consigli quando le fece notare che l'esercito del capo degli Xiongnu era decisamente più potente di quello cinese.
Ma cosa accadrebbe se invece l'Imperatrice Lü accettasse e i due imperi si unissero?

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Ed è ancora Federico a rispondergli:

Particolare interessante: dopo la morte di Modu gli Xiognu svilupparono un sistema di governo dualistico tra il Chanyu (il Khan, in pratica), che regnava direttamente dalla capitale Longcheng (attuale Mongolia centrale) e sulla metà orientale della confederazione, e il Tuqi Wang (“Saggio Principe”), che governava l’altra metà della confederazione ed era usualmente l’erede al trono. Le regole di successione prevedevano anche che se l’erede diretto fosse troppo piccolo allora l’erede adulto, per esempio il fratello del re, assumesse il trono, cosa che alla fine portó alla nascita di numerosi rami cadetti che iniziarono a lottare per il potere.

Ora, immaginiamo che l’Imperatrice Lu accetti. Dovrebbe essere costretta, visto che in HL era tanto entusiasta da pretendere la guerra contro gli Xiognu. Forse gli stessi potrebbero infliggere ai cinesi una sconfitta ancora più umiliante a Baideng, otto anni prima, catturando o uccidendo lo stesso Imperatore Gaozu (in HL ci mancò poco). Dopo il matrimonio e l’unione dei due troni il sistema duale potrebbe svilupparsi con un Khan a Luangcheng e il Tuqi Wang a Chang’an, capitale della dinastia Han, o viceversa. Quando le lotte dinastiche inizieranno il principe che sarà meglio riuscito ad integrarsi coi costumi cinesi potrà guadagnare il loro supporto, sconfiggere i rivali e riprendere saldamente il trono, eventualmente introducendo lo successione alla cinese. L’Impero Sino-Xiognu si espanderebbe dall’Isola di Hainan al Lago d’Aral. Abbiamo tracce dei rami dinastici Xiognu almeno fino al 460 DC, per cui la nuova dinastia si guadagnerebbe un posto nella storia cinese con un regno di più di cinque secoli. Comunque sia, se diamo credito all’idea che gli Unni siano originatisi dagli Xiognu Settentrionali e sapendo che questi a loro volta si sono distaccati a seguito della guerra civile Xiognu, che qui non avverrebbe, al netto del fascino di vedere Attila al servizio di questo impero, è chiaro come anche la storia delle migrazioni “barbariche” ne risulterebbe sconvolta.

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William Riker ha avuto un'altra idea geniale:

Ardagasto, re degli Anti (Sarmati slavizzati), non viene sconfitto dall'imperatore Maurizio nel 585 durante la sua incursione in Tracia, ma anzi travolge le truppe bizantine al comando di Prisco e si stanzia stabilmente in quella che è la nostra Bulgaria, sottraendola all'Impero Romano d'Oriente. Che accade all'arrivo dei Bulgari? Questi ultimi dove si stanzieranno?

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E Bhrg'hros gli replica puntualmente:

Si sono fatte tantissime ucronie sulla persistenza dell'Impero Romano (che poi è realmente persistito, a Bisanzio), ma poche sulla persistenza degli Anti, certo meno celebri, ma altrettanto se non più importanti; non a caso, Paolo Maltagliati se ne è occupato nella sua grande Ucronia Gotica. Io proporrei questo schema di risposta: Austria (bavarese) fino a Belgrado; Boemia fino ai Carpazi; Bulgaria slava (col nome di Slovenia) estesa a tutta la Romania.

Ora però voglio sottoporvi una variante: non una vittoria degli Anti su Bisanzio, ma la mancata sovrapposizione degli Avari sugli Anti. Circa la loro affiliazione etnico-linguistica, una delle prospettive più diffuse (alle quale aderisco) è che fossero Slavi (magari mi atterrei a un più generico e prudente «Baltoslavi»). Da Boz, Booz, Box (ca. 376-380, citato da Giordane) = */Bōz(ĭ)s/ (cfr. lituano buožis, lettone buõzis ‘verga, zucca (nel senso di “testa”; termine infantile)’, in lotta con gli Ostrogoti, a Dabragezas (attivo nel 555–56) = "buon bastone" (cfr. paleoslavo žezlъ ‘bastone, asta’), che ha guidato la flotta bizantina in Crimea contro i Persiani, se non fossero giunti gli Avari era già formato un Impero protobaltoslavo che avrebbe dominato dal Danubio al Don, perfettamente in equilibrio fra Bisanzio e gli Alani (poi i Chazari).

Per me dunque la Slavia Orientale Meridionale è questa e vi associo l’ucronia seguente: verso l’830 d.C. il primo Voivoda dei Magiari («Tourkoi» nella narrazione di Costantino VII. Porfirogenito [905-959], Dē Ădmĭnĭstrăndō Ĭmpĕrĭō, capitolo XXXVIII), Lebedíās, invece di controproporre Almoútzēs o il figlio di quest'ultimo, Arpadḗs (in ungherese Árpád), accetta l’offerta del chagan dei Chazari di diventare Principe dei Magiari («Sábartoi ásphaloi»), nella regione di Atelkoúzou (ungherese Etelkőz), presso il Dnepr, dopodiché tutta la storia degli Ungari si svolge pressoché identica fino al 1867, ma in lingua rusina anziché magiara (questa sarebbe una Slavia Orientale... Sud-Occidentale). L’ucronia arrivava al trionfo del duplice Progetto Großösterreichisch e Austroslavista, all’orientamento dell’Impero Russo verso le due Direttrici Geopolitiche alternative al Panslavismo (Protezione degli Ortodossi ed Eurasismo) e con la Prussia nel «ruolo di Mediatrice fra la Germanità di Russia e la Componente Evangelico-Riformata in Germania (come alternativa al ruolo asburgico di Mediazione fra Slavia Romana e Componente Cattolica in Germania, oltre ovviamente all'Italia)» (con possibile disinnesco della Grande Guerra fra una Cordiale Intesa a due e la Santa Alleanza dei Tre Imperatori).

In questo caso viene invece a mancare la sovrapponibilità alla Storia reale (perlomeno quella fino al 1867): la persistenza dell’Impero degli Anti nelle proprie sedi (a fronte di Avari, Bulgari, Chazari, Peceneghi, Cumani, Tatari, se non nelle stesse forme dei Principati Russi) impedisce – come nell’ucronia di Ardagasto – la formazione della Romanìa neolatina (perché si slavizza) e della Croazia e Slovenia slave (perché vengono germanizzate), unita all’ucronia di Lebedìa (visto che stiamo ragionando per obiettivi e non per singoli Punti di Divergenza) vede la slavizzazione (rusina) della Pannonia (anziché in lingua ceca come nell’ucronia di Ardagasto), per cui alla fine avremo una Slavia Occidentale (Boemia e Polonia), una Slavia Nordorientale (Rutenia e Moscovia) e una Slavia Sudorientale (Antia e Sabartia/Rusinia), quest’ultima dall’Ungheria all’Ucraina (e alla Bulgaria).

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E ora, la nuova proposta di Paolo:

Uno dei miei chiodi fissi è la rilatinizzazione della valle del Danubio, alla stregua dei valacchi in Dacia. Una multietnicità essenzialmente quadruplice(slavi, tedeschi, latini, magiari) incapace di creare un regno unitario. Principati feudali in lotta tra loro e lo sviluppo di un'area urbana da caratteristiche fiamminghe, molto fiorente, anello di congiunzione tra la pianura padana, l'Europa settentrionale e il mar nero e Costantinopoli. Lo so, lo so, è molto poco fattibile, però immaginare gli elementi per la creazione di qualcosa del genere mi affascina...

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Gli risponde il solito Bhrg'hros:

Non mi sembra affatto "poco fattibile": basta dosare gli elementi che hanno causato lo stesso fenomeno sul Basso Danubio, il che per l'attuale Bulgaria è semplicissimo, ossia consiste nella nomina del Vescovo Legato Formoso (poi Papa Formoso, 891-896) o del Diacono Marino (poi Papa Marino I, 882-884) ad Arcivescovo di Bulgaria da parte di Papa Adriano II (867-872) entro il Quarto Concilio di Costantinopoli (870). Più complicato sarebbe per l'attuale Ungheria, dove in teoria sarebbe più facile postulare una mancata conversione dei Magiari (né con Santo stefano né poi), altrimenti una loro confluenza in una Compagine Politica locale già non solo cristianizzata da Clero Romano, ma in particolare dalla Missione di Aquileia (o, se da quella di Salisburgo, con prevalenza in quest'ultima dell'elemento ladino su quello marcomannico in Baviera).

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C'è anche l'ipotesi contraria di Inuyasha Han'yō:

E se invece i Mongoli non fossero mai riusciti a superare la Grande Muraglia cinese? Una delle conseguenze della mancata invasione mongola può essere una definitiva frammentazione della Cina, che all'epoca era divisa in 4 regni (Jinn al nord, Song al sud più i minuscoli regni Xi Xia e Dali). A meno che non emerga un novello Qin Shi Huangdi tale divisione potrebbe durare secoli (il periodo dei regni combattenti ad esempio durò 500 anni), tra alterne vicende come guerre o cambi di dinastie. Questo apre una serie di domande:

1) Se Marco Polo viaggia in Oriente si troverà davanti una Cina balcanizzata e non l'impero del gran Khan. Con quali conseguenze sulla stesura del Milione?
2) Ascenderà comunque la dinastia Ming (che comunque controllerebbe solo il nord del paese, povero e arretrato mentre il sud è più prospero grazie ai commerci marittimi)?
3) In questa TL la flotta di Zheng He (che qui sarà al servizio del sud) avrà maggior fortuna che nella nostra?
4) L'invasione giapponese della Corea (1592/98) può avere un esito diverso?
5) In questa TL si può immaginare un protettorato russo sul regno Qing nel Nord e un britannico sulla Cina meridionale nel XIX secolo?
6) Nel '900 il Nord diventa comunista come la Mongolia, mentre nel sud si instaura un regime di destra che decenni dopo si democratizzerà. Dopo il 1945 il Nord stringe alleanza con l'URSS, il sud con gli USA. Come cambiano la guerra fredda e la storia successiva?

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Così replica il nostro Bhrg'hros:

C’è almeno un punto in cui questa ucronia altera in modo decisivo la Storia Mondiale: senza il conflitto fra Tamerlano e la Cina Míng, è quasi certo che il primo riunifichi tutti i Khānati Mongoli e ciò potrebbe modificare la Successione dei Tīmūridi in forme più coese, che evitino la progressiva e inarrestabile frantumazione dell’Impero. In una formula, il dimezzamento della Cina nelle sue dimensioni storiche porterebbe a un rafforzamento del diretto Rivale Geopolitico dell’epoca, appunto l’Impero dei Gūrkānidi. Da questo procederebbero ulteriori conseguenze, in particolare il ridimensionamento e alla fine la scomparsa – per spartizione – sia degli Ottomani sia della Moscovia (oltre alla probabile mancata Conversione della Persia all’’Islām Šī‘īta); a trarne vantaggio sarebbero state evidentemente l’Ungheria e la Lituania (o la Polonia-Lituania), sotto le Dinastie dei Lussemburgo (e Asburgo) da un lato e degli Jagiellonidi (e poi eventualmente dei Vasa, che comunque avrebbero conservato la Svezia – perciò di Confessione Cattolica – e ulteriormente diffuso il Cattolicesimo Uniate in Russia) dall’altro. Fra il XV e il XVIII secolo l’Eredità di tutte e quattro le Dinastie sarebbe – stavolta pressoché sicuramente – confluita negli Asburgo-Lorena (anche Re Cattolici, con la Spagna che avrebbe conservato il Portogallo in un quadro generale nel quale gli Asburgo vincono la Guerra dei Trent’Anni) e nel frattempo l’Impero dei Tīmūridi avrebbe conquistato l’intera India (magari ugualmente attraverso i Moḡūl); il Secondo Impero Mongolo in Zungaria, ammesso che si formasse, sarebbe stato (ri)assorbito dai Tīmūridi (o dai loro Eredi, eventualmente lo stesso Khānato degli Oirati, qui però musulmani invece che buddhisti) anziché dai Manju (/ Mǎnzú [Mǎnzhōu]), che in questo caso sarebbero stati con ogni probabilità sconfitti e a loro volta annessi. Tutto ciò permette al Sulṭānato dei Mamelucchi di persistere per tutta la Prima Età Moderna, stretto fra l’Asia Mongolica (esclusa la Cina) e l’Europa Asburgica (per Realismo escluse Francia, Gran Bretagna e Danimarca), nel frattempo giunta fino alla Cirenaica. Le gigantesche dimensioni dei due Imperi ne consolidano sia la rispettiva forza sia il reciproco equilibrio, mentre la Cina prima o poi si dovrà riunificare (intanto si è estesa all’Indonesia e da ultimo anche a gran parte dell’Indocina, dove non è arrivata l’India dei Tīmūridi/Moḡūl).

Nel XIX secolo giunge il momento della ‘resa dei conti’ nei confronti della Cina, mentre la Gran Bretagna attacca in India (scontrandosi però a sua volta con la Cina in Malesia e Indonesia) e la Francia rafforza oltreoceano la propria Indipendenza in Europa, ma qui sarebbe simpatico se l’Ucroniarca partecipasse alla discussione (di cui resta pur sempre l’inauguratore)... Il quadro è quello di un Mondo in cui l’Impero ‘Mongolo’ (Musulmano Sunnita) domina l’intera Asia tranne la Cina (con l’Indocina e l’Indonesia) e il Giappone, mentre la Monarchia Cattolico-Apostolica l’intera Europa (tranne Francia, Gran Bretagna e Danimarca, eventualmente Papato e Venezia; Olanda e Svizzera nell’Impero) e le Americhe (eccettuato il Nord a Est del Mississippi e il Canada): nove Imperi o Stati (fra grandi e medî) in Eurasia, Nordafrica e America. Non è scontata la vittoria di una Potenza Europea, perché la Rivoluzione Industriale nasce e si sviluppa in ritardo e contemporaneamente sia l’Impero Mongolo sia la Cina vi prendono parte in anticipo...

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Chiudiamo con quest'idea di William Riker: un'ucronia dedicata a Marco Polo!

Pochi lo sanno, ma la favola di Aladino e la lampada magica, inclusa nelle "Mille e Una Notte", non è affatto ambientata in qualche paese del Medio Oriente come l'immaginaria Agrabah disneyana, bensì... in Cina. Mi sembra giusto perciò far tornare a casa il personaggio di Aladino, anche se scopriremo che in realtà egli era... italiano!!

Nel 1271 il diciassettenne Marco Polo parte da Venezia con il padre Niccolò e lo zio Matteo, diretto verso la Cina, che in quest'epoca è governata dall'imperatore Kublai Khan (1215-1294), nipote di Gengis Khan e supremo sovrano dei Mongoli e di quasi tutta l'Asia. Essendosi Marco ammalato durante il viaggio, la famiglia Polo si ferma un anno nel Khwarezm, una regione del Turkestan, finché il giovane non ha ripreso le forze; qui riceve dagli abitanti del posto il nome di Aladino, dall'arabo علاء الدين (‘Alā al-din), che significa "nobiltà della fede", e con tale nome egli si presenterà d'ora in poi agli abitanti dell'Asia (ʿAlāʾ al-Dīn Muḥammad II, sul trono dal 1200 al 1220, è stato un grande sovrano dell'Impero del Khwarezm).

Da sinistra: Marco Polo, Kublai Khan e Arig Bek/Jafar

Giunto a Pechino, capitale di Kublai Khan, chiamata all'epoca Khanbalik ("città del Khan"), Marco si appassiona alla cultura cinese, impara la lingua e comincia ad esplorare ogni angolo della città, mentre il padre e lo zio portano avanti la loro ambasceria presso la corte mongola per conto del Doge di Venezia Lorenzo Tiepolo e di Papa Gregorio X. Nel frattempo la bellissima Principessa Kokechin, nipote e figlia adottiva di Kublai Khan, si sente oppressa dai suoi doveri reali che le impongono di sposarsi con Arghun, sovrano dell'Īlkhānato di Persia, molto più anziano di lei e convertitosi all'Islam. Anche Kokechin sarebbe costretta a convertirsi all'Islam e ad assumere il nome di Yasmine (يسمين‎, "Gelsomina"), cosa che non ha alcuna intenzione di fare. Per questo Kokechin scappa di nascosto dal palazzo reale (la Città Proibita sarà costruita solo nel 1406) per andare ad esplorare il resto della città. È così che fa conoscenza con Marco Polo/Aladino, passa la serata con lui e i due si invaghiscono l'uno dell'altra.

Entra in scena a questo punto Arig Bek, fratello di Kublai, da questi sconfitto nell'elezione a Gran Khan e in seguito nella guerra civile con cui aveva cercato di prendere il potere. Perdonato da Kublai, è diventato suo ascoltato consigliere, visto il suo valore in battaglia, ma egli non ha rinunciato all'idea di rovesciare Kublai e di diventare Gran Khan di tutti i Mongoli. Egli inoltre si è convertito all'Islam e ha assunto il nome di Jafar (جعفر, "ruscello"); insieme al suo tirapiedi, l'avventuriero castigliano Iago, studiando antichi documenti è venuto a sapere dell'esistenza, nell'antico Giappone, di una misteriosa civiltà perduta la cui avanzata tecnologia potrebbe aiutarlo ad impossessarsi del potere: il leggendario Impero Yamatai, esistito mille anni prima e ben noto agli appassionati dell'anime "Jeeg Robot d'Acciaio" (tra loro ci sono anch'io). Per questo, dopo averlo visto flirtare con la principessa, Arig Bek/Jafar decide di approfittare dell'inesperienza di Marco Polo circa la storia dell'Estremo Oriente.

Approfittando del fatto che Matteo e Nicolò Polo si sono recati con Kublai nella capitale estiva dell'impero mongolo, la leggendaria Xanadu o Shangdu, Arig Bek/Jafar si traveste da vecchio saggio buddista e convince Marco/Aladino a recarsi con lui nel vicino Giappone, prospettandogli l'esistenza di un favoloso tesoro, celato in un oscuro sotterraneo posto sotto la tomba della leggendaria regina Himiko, vissuta nel II secolo dopo Cristo. Sotto la tomba i due scoprono in effetti una caverna stracarica di tesori, grazie ai quali lo straniero venuto da occidente potrà ambire alla mano della principessa. Il mongolo non entra nella caverna, perchè sa che è piena di trappole per gli incauti saccheggiatori; Marco Polo, il quale ignora il pericolo che corre, viene invece inviato all'interno alla ricerca di un misterioso manufatto che Arig Bek/Jafar vuole ad ogni costo. Si tratta di uno strano manufatto a forma di campana, la leggendaria Campana di Bronzo (l'arte Yamatai ne ha prodotte parecchie). Jafar intima al giovane veneziano di non toccare nient'altro che l'oggetto dei suoi desideri, ma dopo averlo trovato (Marco Polo lo scambia per una sorta di lampada, vista la sua forma) non riesce a trattenersi dal rubare un gigantesco rubino, e subito la Caverna comincia a crollargli addosso. Marco riesce a rifugiarsi in un antro un attimo prima di restare sepolto, ma resta bloccato all'interno, con gran scorno di Arig Bek che crede di aver perso per sempre l'oggetto che cercava. Marco/Aladino esamina il manufatto e inavvertitamente lo attiva: si tratta in realtà di un supercomputer quantistico che conserva al suo interno l'elettricità neurale di uno scienziato Yamatai, collaboratore della regina Himiko, il cui ologramma gli compare davanti. Questi gli è grato di aver riattivato la campana e di averlo liberato dopo tanti secoli, e si offre di consigliarlo in quel covo di intrighi che è la corte mongola di Khanbalik.

Grazie alle indicazioni dell'ologramma, che Marco Polo chiama "il Genio" confondendo con uno degli esseri pressoché onnipotenti della tradizione islamica (in arabo: جِنّ, "jinn"), il futuro autore del "Milione" riesce ad uscire dalla caverna con abbastanza tesori da fingersi un ricco nababbo dell'Asia centrale e così avere la possibilità di conquistare la principessa Kokechin di cui si è innamorato.

Mentre il padre e lo zio sono in Corea per conto del Khan, Marco/Aladino torna a Khanbalik riccamente vestito e si presenta a Kublai Khan come un pretendente della mano della principessa proveniente dal Medio Oriente, ma Kokechin, pensando che si tratti dell'ennesimo pretendente interessato solo al trono, lo rifiuta infuriata. Quella sera, Marco si reca da lei in incognito e le rivela di essere lo straniero che aveva conosciuto in città, e quando Kokechin gli chiede spiegazioni, lui le dice di essere sempre stato un principe e di essersi finto povero per scappare dalla noiosa vita reale. Le offre inoltre di sposarla e di portarla con sé a Venezia, cosicché ella potrà finalmente vedere il mondo che le è sempre stato negato. I due si baciano appassionatamente, ma Arig Bek/Jafar, che prima dell'arrivo di "Aladino" stava cercando di convincere il fratello Gran Khan a concedere a lui e non all'Ilkhan la mano della principessa, cerca di far uccidere il rivale; Marco si salva solo per intervento del "Genio" Yamatai e torna a palazzo denunciando la cospirazione del consigliere. Un attimo prima di defilarsi però, Arig Bek nota la "Lampada" dentro il vestito di "Aladino" e scopre la sua vera identità.

Il fratello del Gran Khan invia allora il fido Iago a rubare la lampada/campana, e il rinnegato ci riesce perchè Kokechin la crede un normale lume ad olio e gliela consegna senza sospetti. Una volta entratone in possesso, Jafar ricatta l'essere olografico minacciando di distruggere il computer a forma di lampada con lui dentro se non gli obbedirà, e con i suoi consigli ottiene abbastanza denaro da corrompere le guardie, rovesciare Kublai che viene imprigionato e farsi proclamare nuovo Gran Khan; Kokechin è costretta a sposarlo suo malgrado. NMarco Polo è ricercato, ma riesce a nascondersi. A questo punto tuttavia dalla Corea (dove hanno evitato l'arresto) tornano il padre e lo zio di Marco, i quali gli mostrano un passaggio segreto noto solo a pochi intimi di Kublai per penetrare nel palazzo reale. Marco ingaggia con lo stregone un duro scontro, che appare impari perchè il nuovo Khan ha dalla sua la "Lampada", ma il "Genio" sfida il pericolo di essere disattivato e fornisce a Jafar un consiglio ingannevole che lo porta alla sconfitta e alla morte.

A questo punto Marco libera Kublai e Kokechin e, dopo aver capito che non può più continuare a fingere di essere ciò che non è, rivela ai sovrani mongoli la sua reale identità. Kublai allora decide di compensare il giovane veneziano offrendogli Kokechin in sposa. La fanciulla mongola accetta con entusiasmo, e si converte al cattolicesimo per amore (Kokechin era già cristiana nestoriana come molte nobildonne mongole dell'epoca). Marco e Kokechin partono via mare insieme a Nicolò e a Matteo per far ritorno a Venezia, e sulla nave si baciano appassionatamente. I due saranno insieme in innumerevoli altri viaggi, dall'India all'impero del Mali, che faranno di loro i più grandi esploratori di tutti i tempi. Invece il "Genio" chiede di essere riportato in Giappone e di essere sepolto nuovamente nella sua caverna: molti secoli dopo infatti dovrà essere ritrovato dal Professor Senjiro Shiba, che lo integrerà nel corpo di suo figlio Hiroshi per trasformarlo nell'invincibile Jeeg Robot d'Acciaio e combattere la regina Himiko, tornata dal passato per riconquistare il Giappone e il mondo intero. Ma questo, per fortuna, non è argomento della mia ucronia, perchè non voglio togliere il lavoro al grande Go Nagai!

William Riker

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