2008
4 novembre: elezioni presidenziali negli Stati Uniti: il candidato repubblicano John McCain, senatore dell’Arizona e reduce del Vietnam
,batte il candidato democratico Barack Obama, che aspirava a diventare il primo presidente di colore della storia USA. Alla sua sconfitta ha contribuito lo scontro fratricida con Hillary Clinton, candidata alle primarie del Partito Democratico, che ha favorito il Partito Repubblicano.
15 novembre: riunione del G20 a Washington per tentare di arginare la crisi economica mondiale.
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2009
20 gennaio: giuramento a Washington di John McCain come 44º Presidente degli Stati Uniti, davanti a oltre 2 milioni di persone.
3 aprile: 4 aprile: 21º summit della NATO, dove è stato celebrato il 60º anniversario dell'organizzazione. A Strasburgo, in Francia e a Kehl, in Germania.
4 aprile: Albania e Croazia divengono membri della NATO.
24 aprile: ha inizio la pandemia influenzale del 2009, che si diffonderà dal Messico al resto del mondo, provocando migliaia di morti.
25 maggio: la Corea del Nord afferma di aver condotto dei test nucleari. Dura condanna da parte della comunità internazionale, in primis USA, Corea del Sud e Giappone.
13 giugno: Mahmud Ahmadinejad è riconfermato Presidente dell'Iran. Gli oppositori accusano i brogli e sorgono nel Paese manifestazioni e instabilità.
28 giugno: Colpo di Stato in Honduras: esiliato dall'esercito il Presidente Manuel Zelaya. Gli subentra Roberto Micheletti, sostenuto da McCain. Venezuela, Nicaragua, Bolivia, Cuba e Ecuador condannano duramente il golpe, così come Cile e Brasile.
8 luglio: 10 luglio: summit del G8 a L'Aquila, in Abruzzo.
10 agosto: continuano gli attentati kamikaze in Iraq: 46 morti tra Baghdad e Mossul; 9 giorni dopo ve ne saranno altri 100. Gli USA se ne guardano bene dal ritirarsi dal paese mesopotamico, nonostante il conflitto sia sempre più impopolare.
20 agosto: tra attentati che fanno decine di vittime e minacce dei talebani, si svolgono le elezioni presidenziali, vinte, tra presunti brogli, da Hamid Karzai.
4 settembre: almeno 54 morti in un bombardamento raid della NATO contro i Talebani, tra cui però, afferma la polizia afghana, decine di civili.
2 ottobre: a Copenaghen il Cio dichiara che sarà Rio de Janeiro, sponsorizzata da Lula, a ospitare le Olimpiadi del 2016.
13 novembre: viene resa pubblica la notizia della scoperta di acqua nel sottosuolo lunare.
25 dicembre: Un uomo nigeriano cerca di far esplodere un ordigno in un volo da Amsterdam a Detroit. Successivamente si scoprirà che l'uomo era legato ad
Al-Qaida.
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2010
12 gennaio: alle 16:53 (ora locale) un terremoto ad Haiti di magnitudo 7.0 Mw causa oltre 200.000 vittime (stime governative al 2 febbraio). Per l'ONU sono colpite dal sisma, direttamente o indirettamente, quasi 3 milioni di persone. Tutto il mondo invia aiuti e squadre di soccorso.
26 gennaio – Baghdad: un attentatore suicida con un'autobomba uccide almeno 17 persone e ne ferisce altre 80 vicino a un edificio del Ministero dell'Interno iracheno.
3 marzo – Ba'quba, Iraq: tre kamikaze si fanno esplodere contro l'ufficio della prefettura, una caserma della polizia e il pronto soccorso di un ospedale, causando 30 morti e 50 feriti.
26 marzo – Mar Giallo: una corvetta militare della Corea del Sud affonda in seguito ad una violenta esplosione. Secondo un'inchiesta congiunta multinazionale, la causa sarebbe un siluro lanciato dalla Corea del Nord, che rigetta le accuse e inasprisce i rapporti diplomatici con la Corea del Sud.
8 aprile: rinnovo dell'accordo START II sul disarmo nucleare, scaduto a dicembre, da parte di Stati Uniti d'America e Russia. Fissata una diminuzione ulteriore del 30% degli ordigni atomici.
1 maggio: Giungono a un punto morto i negoziati sul nucleare iraniano. Gli USA insistono che l’Iran deve rinunciare alle sue ambizioni atomiche, ma quest’ultimo afferma che il suo programma nucleare ha scopi puramente pacifici, cosa a cui il presidente McCain non crede affatto.
8 maggio: McCain mette in allarme i bombardieri USA schierati nel Golfo Persico, in vista di eventuali azioni contro l’Iran. Il presidente USA si è convinto che se l’Iran dovesse dotarsi della bomba atomica ciò darebbe il via a una corsa al nucleare nel Medio Oriente, specie da parte dell’Arabia Saudita, rivale di Teheran nella regione.
21 maggio: Dagli Stati Uniti d'America arriva la notizia che un gruppo di scienziati guidati da Craig Venter avrebbe creato la prima forma di vita sintetica.
2 giugno: In un discorso alla nazione McCain rivolge un ultimatum all’Iran, dandogli un mese di tempo per abbandonare il suo programma nucleare, altrimenti sferrerà una invasione su larga scala. Ahmadinejad non si fa intimidire e promette battaglia, giurando che respingerà ogni tentativo di invasione.
7 giugno: l’Unione Europea, come al tempo della guerra in Iraq, si spacca in due tra interventisti e neutralisti: del primo gruppo fanno parte Francia, Italia, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Inghilterra, Romania e Svezia; del secondo fanno parte Spagna, Portogallo, Austria, Grecia, Ungheria, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
12 giugno: il presidente McCain annuncia che l’attacco all’Iran sarà condotto da una coalizione formata da Afghanistan, Albania, Angola, Azerbaigian, Bulgaria, Colombia, Corea del Sud, Cechia, Danimarca, Repubblica Dominicana, Eritrea, Estonia, Etiopia, Georgia, Regno Unito, Honduras, Italia, Arabia Saudita, Kuwait, Lettonia, Lituania, Macedonia, isole Marshall, stati federati di Micronesia, Paesi Bassi,Palau, Panama, Filippine, Romania, Ruanda, Singapore, isole Salomone, Stati Uniti d’America, Tonga, Turchia, Uganda e Uzbekistan per un totale di 37 stati. Grandi assenti sono Australia, Ucraina, Giappone e Spagna, che pure avevano appoggiato la guerra in Iraq. Russia e Cina annunciano che porranno il veto in ambito ONU ad ogni iniziativa bellica contro l’Iran ma McCain non se ne dà per inteso e tira dritto per la sua strada.
18 giugno: in varie città del mondo (Parigi, New York,Seul, Roma) si svolgono manifestazioni contro l’imminente guerra, ma queste non smuovono i governi dai loro propositi.
26-27 giugno: a Toronto (in Canada) si svolge il G 20.
1º luglio: il Belgio assume la presidenza di turno dell'Unione europea.
5 luglio: Inizia l’operazione “Alexander the Great”, vale a dire l’invasione dell’Iran da parte della coalizione a guida USA. Bombardamenti aerei sulle principali città iraniane, compresa la capitale Teheran. Russia e Cina condannano l’attacco e sottobanco foraggiano il regime degli ayatolllah.
7 luglio: dopo due giorni di attacchi aerei parte l’offensiva di terra, dall’Iraq, guidata dal generale David Petraeus. Questi si aspetta una guerra-lampo come quella in Iraq del 2003, ma è una illusione: sin dal primo giorno gli americani devono sostenere pesanti combattimenti.
30 luglio – Russia: inizia una serie di vasti incendi che nelle settimane successive provoca oltre 52 vittime. La capitale Mosca viene più volte invasa da una nube di fumo. A rischio alcune centrali nucleari e l'area contaminata di Černobyl'.
10 agosto: l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara terminata la pandemia di influenza H1N1, affermando che l'attività influenzale in tutto il mondo è tornata al tipico andamento stagionale.
20 agosto: attentato all’ambasciata americana a Baghdad, rivendicato da un gruppo estremista sciita legati all’Iran: 27 morti e 90 feriti.
1 Settembre: Gli USA chiedono alla Russia di partecipare all’invasione dell’Iran, ma questa rifiuta seccamente.
5 ottobre: Dopo una dura lotta gli Americani entrano a Teheran. Ahmadinejad fugge a Mashad, nell’ovest del paese e sprona il popolo alla resistenza contro il “Satana americano”. Nelle zone occupate i pasdaran della rivoluzione danno vita a una feroce guerriglia contro le truppe occidentali che miete numerose vittime.
31 ottobre: Baghdad, Iraq: attentato da parte di Al-Qaida contro una chiesa siro-cattolica durante la messa domenicale: 57 morti; alcuni fedeli presi in ostaggio.
28 novembre: il sito WikiLeaks rilascia oltre 251.000 documenti diplomatici del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, inclusi oltre 100.000 documenti contrassegnati come "segreti" o "confidenziali".
27 dicembre: Bloody Monday, come denominato dagli storici attuali: il presidente iraniano Ahmadinejad, consapevole che la guerra sia ormai perduta, ordina il lancio di un ordigno nucleare sperimentale su Teheran. La bomba ha la stessa potenza di Little Boy (l’ordigno lanciato su Hiroshima il 6/8/1945) e causa 200.000 morti e 617.000 feriti. Sebbene il presidente McCain affermi che “L’attacco su Teheran è la prova inconfutabile del carattere bellico del programma nucleare iraniano” la strage alimenta il fronte contrario alla guerra. In tutti gli USA si svolgono manifestazioni di protesta contro l’amministrazione repubblicana, colpevole di aver mandato al
macello innumerevoli giovani americani in una terra straniera.
31 dicembre: ultimata l’occupazione dell’Iran ma la guerriglia antioccidentale prosegue endemica, tanto nelle città quanto nelle zone montuose.
Ahmadinejad e l’ayatollah Ali Khamenei fuggono in Turkmenistan e da lì
raggiungono Machačkala sul mar Caspio, dove il governo della Federazione Russa ha offerto loro asilo.
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2011
9 gennaio: in Sudan del Sud si svolge il referendum per l'indipendenza, con la quasi unanimità dei consensi. Il successivo 9 luglio nascerà il nuovo Stato.
14 gennaio: in Tunisia, dopo violente proteste per i diritti civili e contro l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, cade la dittatura di Ben Ali. È l’inizio della primavera araba, che investirà il Nord Africa e il Medio Oriente.
24 gennaio: Putin si rifiuta di estradare Ahmadinejad e Khamenei verso gli USA. Raffreddamento dei rapporti tra Mosca e Washington.
25 gennaio: in Egitto, a causa anche della caduta del regime tunisino, iniziano delle sommosse popolari contro il regime trentennale del Presidente Hosni Mubarak.
11 febbraio: si dimette dopo 30 anni di governo il presidente egiziano Hosni Mubarak.
24 febbraio: il leader della Libia, Mu'ammar Gheddafi, risponde al sollevamento del popolo inviando l'esercito che spara sulla folla. Si contano almeno 6.000 morti nella sola Tripoli, mentre a Zuara (occupata dai ribelli) la stima della stampa libica è di 23 morti e decine di feriti.
17 marzo: Il Consiglio di sicurezza dell'ONU approva, con l'astensione di Russia e Cina e senza alcun voto contrario, l'imposizione di una no-fly zone sulla Libia, oltre ad ulteriori sanzioni economiche.
19 marzo: iniziano i bombardamenti della Comunità Internazionale contro il regime libico.
24 aprile: Creazione di un governo di transizione iraniano guidato da Mir-Hosein Musavi, già primo ministro del paese dal 1981 all’89 e avversario di Ahmadinejad alle elezioni presidenziali del 2009. Khamenei dal suo esilio in Russia lo bolla come “Traditore e servo degli invasori occidentali” ed esorta il popolo ad abbatterlo con ogni mezzo. Il nuovo governo iraniano vara una nuova costituzione laica e democratica, confermata dagli elettori in un successivo referendum.
2 maggio: Osama bin Laden, emiro di Al-Qaida ed organizzatore degli attentati dell'11 settembre 2001, viene ucciso ad Abbottabad, in Pakistan, dai
Navy Seals americani.
9 luglio: il Sudan del Sud ottiene l'indipendenza dopo un referendum svolto tra il 9 e il 15 gennaio 2011.
20 agosto- 29 agosto: inizia a formarsi l'Uragano Irene negli Stati Uniti.
11 settembre: inaugurazione, in occasione del decimo anniversario, del National September 11 Memorial
& Museum, memoriale in onore degli attentati dell'11 settembre.
20 ottobre – Libia: dopo 8 mesi di guerra civile, viene ucciso Mu'ammar Gheddafi con il figlio Mutassim. Il Consiglio Nazionale Libico guidato da
Mustafa Abd al-Jalil assume il potere. Inizia per il paese un periodo di instabilità cronica che dura tuttoggi.
31 ottobre: la Terra raggiunge i sette miliardi di persone.
12 novembre: il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rassegna le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Gli succede l’economista Mario Monti, che come suo primo atto ritira le truppe italiane dall’Iran.
29 novembre: a Teheran un gruppo di guerriglieri attacca l'ambasciata britannica, causando numerose vittime.
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2012
6 gennaio: Gli USA inviano truppe in Siria a sostegno della ribellione contro la dinastia Assad, che governa il paese sin dagli anni ’70. Russia e Cina protestano vivacemente ma il presidente McCain tira dritto nella sua decisione.
6 febbraio: giorno del giubileo di diamante della regina Elisabetta II del Regno Unito, salita al trono il 6 febbraio 1952.
13 aprile: Kwangmyŏngsŏng-3, un satellite d'osservazione nordcoreano, esplode in volo subito dopo il lancio, la comunità internazionale condanna la Corea del Nord.
16 giugno: Liu Yang, 34 anni, è la prima donna astronauta cinese. Si trattiene 10 giorni a bordo della stazione spaziale "Palazzo Celeste 1".
27 luglio: 12 agosto: si svolgono i trentesimi Giochi olimpici. La città scelta per ospitare l'evento è per la terza volta Londra.
6 agosto: il Mars Science Laboratory, nominato Curiosity e lanciato il 26 novembre 2011, atterra su Marte.
11 settembre: attentato al consolato statunitense di Bengasi nel quale perde la vita l'ambasciatore americano in Libia Chris Stevens.
6 novembre: elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America: John McCain viene riconfermato alla presidenza. Sulla sua vittoria hanno pesato l’uccisione di Bin Laden e l’intervento in Libia. Il suo avversario democratico Barack Obama (già candidato nel 2008) si ritira dalla vita politica.
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2013
11 gennaio: la Francia interviene militarmente in Mali per fermare l'avanzata dei ribelli islamici legati ad al-Qaida.
11 febbraio: Papa Benedetto XVI annuncia le sue dimissioni dall'incarico di pontefice. Il successivo conclave elegge nuovo papa
l'Arcivescovo di New York Timothy Michael Dolan, 63 anni, primo Pontefice nato negli Stati Uniti d'America, che prende il nome di Francesco.
Qui sotto, una sua foto poco prima dell'elezione.
29 marzo: il regime nordcoreano proclama lo stato di guerra contro la Corea del Sud. McCain schiera la 7° flotta davanti alle coste coreane, mentre la Cina invita al dialogo.
3 aprile: lo stato maggiore dell'esercito nordcoreano annuncia pubblicamente il via libera ad un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. McCain perde la pazienza e ordina un raid su Pyongyang. 250 vittime, compresa la first lady nordcoreana Ri Sol-ju e il di lei figlio neonato KimJu-ae. Furioso, il dittatore nordcoreano Kim Jong Un giura vendetta. Pochi danno credito ai suoi proclami, ma ben presto gli scettici avranno un’amara sorpresa.
10 giugno: Cade il regime di BasharAssad in Siria, dopo che i ribelli supportati dalle truppe USA hanno preso la capitale Damasco. Il dittatore deposto viene catturato e imprigionato nella prigione diSaydnaya. Ironicamente è la stessa prigione dove lui incarcerava i dissidenti.
25 giugno: la Corea del Nord sferra un attacco nucleare a sorpresa su Seul colpendo il bersaglio e totalizzando 77000 morti e 268000 feriti. Gli USA per ritorsione nuclearizzano Pyongyang. Kim Jong Un evapora insieme a 800.000 coreani (senza contare 1 milione e centomila feriti). Anarchia tanto nel nord quanto nel sud visto che lo scambio nucleare ha decapitato l’entourage politico e militare delle due nazioni.
27 giugno: L’ONU si riunisce al palazzo di vetro in seduta d’emergenza. Argomento principale è ovviamente la crisi in Corea: volano parole grosse tra USA e Cina. La seconda, pur biasimando le provocazioni nordcoreane condanna senza mezzi termini il bombardamento atomico su Pyongyang e richiama il suo ambasciatore da Washington. I secondi invece accusano apertamente la Cina di aver spalleggiato per decenni il regime nordcoreano.
3 luglio: colpo di Stato militare in Egitto. Il presidente Mohamed Morsi viene deposto e messo agli arresti domiciliari. Il generale Abd al-Fattah al-Sisi prende il potere, instaurando una dittatura che dura tuttora.
10 agosto: serie di attacchi terroristici in diverse città dell'Iraq, tra cui Baghdad, Karbala, Nassiriya e Kirkuk, causano più di 70 morti nel giorno di festa dopo il Ramadan.
15 ottobre: a Bohol, nelle Filippine, un terremoto di magnitudo 7,1 della scala Richter provoca più di 170 morti.
20 novembre: in Giappone, l'attività di un vulcano forma una nuova isola di circa 200 metri.
Novembre/Dicembre: Fuga di massa dei coreani verso la Cina e il Giappone, complice l’instabilità crescente della loro penisola. Pechino dà inizio a un massiccio schieramento militare ai confini con la Corea, mentre Tokyo invia alcune unità navali nel mar del Giappone per monitorare la situazione.
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2014
7 gennaio: freddo record negli Stati Uniti d'America e nel Sud del Canada, con temperature scese fino ai -53 °C nello Stato del Montana.
22 gennaio:La Russia di Putin rifiuta di riconoscere il nuovo governo siriano, presieduto da George Sabra (già leader del CNS), bollandolo come islamista.
28 febbraio: la Russia invade militarmente la Penisola di Crimea, regione autonoma dell'Ucraina.
9 marzo:Intervento militare cinese in Corea: 780.000 soldati cinesi varcano il fiume Yalue dilagano nella penisola. L’operazione militare, denominata
Hua Mulan, ha l’obiettivo di ripristinare l’ordine nella penisola. Giappone e USA protestano vivacemente perché temono che Pechino voglia imporre un protettorato sulla Corea ma i secondi sono impantanati in Medio Oriente e non hanno alcuna intenzione di aprire un nuovo fronte di guerra e il primo non se la sente di fronteggiare il colosso asiatico.
17 marzo: in seguito al referendum del 16 marzo, la Crimea viene annessa alla Russia con il 96,6% di voti a favore.
24 marzo: il Regno Unito, gli Stati Uniti, l'Italia, la Germania, la Francia, il Giappone e il Canada, durante una riunione straordinaria, decidono di sospendere la Russia dal G8. Vengono inoltre decise una serie sanzioni economiche contro di essa come ritorsione per l’invasione dell’Ucraina.
15 Maggio: New York: viene inaugurato il museo dedicato agli Attentati dell'11 settembre 2001; verrà aperto al pubblico 6 giorni più tardi.
18 maggio – Libia: il generale Khalifa Haftar attua un colpo di Stato bombardando Bengasi ed occupando Tripoli. Il Parlamento viene dichiarato sciolto, mentre le Forze armate e le milizie islamiste si scontrano.
3 giugno: elezioni presidenziali in Siria:confermato George Sabras.
29 giugno – Iraq: viene fondato il Califfato della Siria e del Levante, con Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Il portavoce del gruppo islamico ISIS proclama la sovranità su Siria, Iraq, Iran, Afghanistan, Giordania, Palestina, Libano, Kuwait, Cipro e la Cilicia.
1º agosto – Libia: la Brigata Ansar al Sharia, milizia radicale islamica, proclama la fondazione di un Emirato islamico a Bengasi. Il generale Haftar si ritira in Egitto.
23 novembre: la prima donna italiana astronauta, Samantha Cristoforetti, inizia il viaggio verso lo spazio.
2 dicembre: i leader delle grandi religioni del mondo riuniti in Vaticano firmano l'accordo comune per la lotta alle grandi schiavitù moderne.
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2015
1º gennaio: Nasce l'Unione economica eurasiatica a cui aderiscono Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan e Kirghizistan
(sopra, la sua bandiera).
22 gennaio: una rivolta condotta dagli zayditiḤūthī (sostenuti dall’Iran) depone il presidente dello Yemen 'Abd
Rabbih Mansur Hadi dopo un assalto al palazzo presidenziale di Sana'a.
14 febbraio: la città libica di Sirte viene parzialmente occupata dai militanti dello Stato Islamico.
14 e 15 febbraio: a Copenaghen, due attentati terroristici colpiscono un centro culturale e una sinagoga, provocando la morte di due persone e il ferimento di cinque agenti di polizia.
16 febbraio: le Forze armate egiziane conducono attacchi aerei contro un ramo del gruppo militante islamico ISIS in Libia, come rappresaglia per la decapitazione di un gruppo di oltre una dozzina di cristiani egiziani.
5 marzo: 8 marzo: i siti archeologici di Nimrud, Hatra e DurŠarrukin in Iraq vengono demoliti dallo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.
12 marzo: lo Stato Islamico dell'Iraq e il Levante accetta l'alleanza di BokoHaram (gruppo integralista nigeriano), annettendo effettivamente il gruppo.
25 marzo: una coalizione di nazioni arabe guidata dall'Arabia Saudita interviene militarmente nello Yemen per contrastare l'offensiva degli Huthi.
21 maggio: la città di Palmira viene conquistata dallo Stato Islamico. Nello stesso giorno si apre il processo all’ex dittatore siriano Assad.
25 giugno: lo Stato Islamico lancia una nuova offensiva contro la città siriana di Kobane, da cui era stato espulso in gennaio, uccidendo 233 civili.
24 luglio: la Turchia inizia attacchi aerei contro il PKK nel Kurdistan iracheno e contro l'ISIS in Siria.
13 agosto: un camion bomba esplode in un mercato di Baghdad, in Iraq: l'attentato, rivendicato dallo Stato Islamico, provoca 67 morti e 150
feriti.
23 settembre: John McCain accoglie Papa Francesco nel South Lawn della Casa Bianca, durante la sua visita pastorale negli Stati Uniti d'America, un vero ritorno a casa per lui.
30 settembre: La Russia è costretta a sgombrare la base navale di Tartus in Siria, dopo che truppe siriane e americane hanno accerchiato la base, intimando ai russi di ritirarsi. Sale la tensione tra Mosca e Washington.
13 novembre: una serie di attacchi terroristici nel centro di Parigi, rivendicati dall'ISIS, causano 130 mortie oltre 300 feriti.
27 dicembre: il generale coreano Ri Yong-gil, 63 anni, già capo di stato maggiore dell’armata del popolo coreano (forze armate nord coreane), con l’appoggio cinese proclama la nascita della Repubblica Coreana Unita, di cui ovviamente si proclama presidente. La capitale è posta a Busan, visto che Seul e Pyongyang sono ancora invivibili causa radiazioni. Il nuovo stato è di fatto un protettorato cinese, guardato con ostilità da giapponesi e americani. Inoltre essa deve far fronte a una serie di problemi, come l’integrazione di 24 milioni di coreani del nord, che fino a due anni prima vivevano in una sorta di cupo medioevo. Nel suo discorso di insediamento Ri annuncia l’inizio di una nuova era per la Corea, e pressato da Pechino decide di adottare il modello economico cinese.
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2016
6 gennaio:Completato il ritiro delle forze militari USA dalla penisola coreana, la cui presenza era sgradita sia a Pechino che al governo di Busan. Si tratta di una grave perdita di influenza per Washington.
31 gennaio: un triplice attentato scuote la città di Damasco in Siria: 60 vittime e oltre 100 feriti. Gli attentati, rivendicati dall'ISIS, sono causati da un'autobomba e da due kamikaze esplosi in aria.
22 marzo: gli attentati a Bruxelles causano 34 morti e 300 feriti.
29 aprile: Elezioni presidenziali in Iran, le prime dopo la caduta del vecchio regime: Musavi è confermato presidente.
26-27 maggio: 42° vertice del G7 a Shima in Giappone.
7 giugno: Hillary Clinton, senatrice dello stato di New York, diviene la prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti d'America.
3 luglio: Un'autobomba kamikaze dell'ISIS esplode a Baghdad, in Iraq, nei pressi di un locale e un centro commerciale, provocando la morte di almeno 125 persone e oltre 150 feriti.
14 luglio: Una strage terroristica a Nizza, rivendicata dall'ISIS, causa 85 morti e oltre 200 feriti.
18 ottobre: il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta si reca in visita
di stato alla Casa Bianca di Washington, accolto da John McCain nell'ultimo
evento ufficiale della sua presidenza.
8 novembre: Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America: vince Hillary Clinton, sconfiggendo nettamente il candidato repubblicano Donald Trump. La vittoria della Clinton mette fine a 16 anni di dominio repubblicano alla Casa Bianca. È il primo presidente donna.
19 dicembre: attentato terroristico a Berlino in un mercatino di Natale, rivendicato dallo Stato Islamico.
25 dicembre: Bashar Assad viene condannato all'ergastolo per crimini contro l’umanità. Dura condanna da parte della Russia di Putin, che bolla
la condanna come “una barbarie inaccettabile”.
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2017
3 gennaio: Tre attentati terroristici a Baghdad, in Iraq.
3 gennaio: Tre attentati terroristici a Baghdad, in Iraq.
20 gennaio: Insediamento del presidente eletto Hilary Clinton negli Stati Uniti d'America. Nel suo discorso inaugurale ella dichiara che la presenza militare americana nel Medio Oriente continuerà fino a quando l’ISIS non sarà debellato completamente. Dure critiche gli giungono da Mosca, che accusa apertamente gli USA di aver destabilizzato in maniera irreparabile l’intera regione, creando terreno fertile per l’ascesa dello stato islamico.
22 febbraio: La NASA comunica la scoperta di sette pianeti simili alla Terra, ma in un altro sistema solare.
26 aprile: la sonda Cassini compie l'ultima manovra della missione con un tuffo negli anelli di Saturno.
7 maggio: Elezioni presidenziali in Corea, le prime dopo l’unificazione. Ri Yong-gil, alla guida del nuovo partito “Corea Unita” vince le elezioni ed è confermato alla presidenza. Accuse di brogli elettorali piovono sia dai partiti dell’opposizione che dall’OSCE.
9 maggio: l'ex Presidente John McCain è a Milano dove incontra il sindaco
Giuseppe Sala ed è l'ospite d'onore alla terza edizione di Seeds & Chips - The Global Food Innovation Summit, il vertice internazionale sulla food innovation che si
tiene alla Fiera di Rho-Pero.
24 maggio: 28º vertice della NATO a Bruxelles, in Belgio.
3 giugno: Attentato terroristico a Londra. Tre uomini a bordo di un furgoncino bianco
investono alcuni passanti che passeggiano sul London Bridge per poi accoltellare i passanti. I tre, che
indossano cinture esplosive false, sono uccisi dalla polizia. Papa Francesco, il
Presidente Hillary Clinton e l'ex Presidente John McCain deplorano il vile atto
terroristico e si dicono vicini alle famiglie delle vittime.
1 luglio: all'ex Presidente John McCain viene diagnosticato un male incurabile.
Per questo egli si ritira a vita privata.
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2018
25 agosto: l'ex Presidente John McCain muore nella sua casa di Cornville, in
Arizona, quattro giorni prima del suo 82° compleanno. Per ordine del Presidente Hillary Clinton gli vengono tributati
solenni funerali di stato e il suo corpo è tumulato nel Cimitero di Arlington
insieme a quello degli eroi degli Stati Uniti d'America.
FINE
Chi vuole farmi sapere che ne pensa, mi scriva a questo indirizzo.
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E ora, ecco a voi un'altra ucronia presidenziale americana di MorteBianca:
Go, Bernie, go!
Post Primaries: Evoluzione della politica americana
e rottura del dualismo Democratico-Repubblicano
Sin dall'inizio delle primarie appariva evidente la totale asimmetria (già solida con Obama) fra Repubblicani e Democratici. In precedenza erano stati quasi completamente anonimi, in linea generale i candidati si "Somigliavano un po' tutti" agli occhi dell'opinione pubblica, oppure il risultato era talmente scontato da risultare banale (Esempio pratico, i Bush). Già con le primarie democratiche per il 2008 le cose cambiarono, nel PD si videro sfilare il primo potenziale afroamericano (Obama) presidente e la prima presidentessa d'America (Clinton). Il Partito Repubblicano, a prescindere dalla vittoria (di Obama), non è riuscito minimamente ad apparire altrettanto interessante, per ben due volte (Con McCain e Romney).
Le nuove primarie tuttavia cambiarono tutto: il Partito Democratico portava (di nuovo) la Prima Donna, ma a sorpresa si mostrò uno sfidante per quella che sembrava una partita persa contro un vincitore annunciato, Bernie Sanders, il Senatore indipendente con la carriera più lunga della storia e orgogliosamente "Socialista" si era proposto per le primarie del Partito Democratico.
"Prima il primo nero o la prima donna, ora la prima donna o il primo ebreo socialista?" Commenta scherzosamente un passante.
La Clinton, nonostante la pretesa di leader democratico, si attesta su posizioni abbastanza conservatrici si numerosi temi, ha votato favorevolmente a praticamente tutti gli interventi americani e le sue idee in termini di tasse, minimum wage, sanità e cittadinanza è più vicina ai repubblicani che ai democratici, in questo è totalmente surclassata dal rivale socialista che invece si attesta su posizioni a dir poco estreme per la politica americana.
Ma se queste primarie sembrano vivaci e pimpanti, sono nulla rispetto a quelle repubblicane. Per la prima volta il risultato risultava davvero inaspettato e attirò l'attenzione mondiale grazie ad un personaggio: Donald Trump. Il milionario infatti (come sottolineato da numerosi analisti) ha adottato un modo di fare politica radicalmente diverso da tutti gli altri: ha costruito una Personalità chiara e riconoscibile, in pochi mesi tutti sapevano chi era Donald Trump e in cosa credeva, nel bene e nel malissimo. In secondo luogo aveva imparato ad utilizzare la pubblicità (tutta, anche quella cattiva) e i media moderni a suo vantaggio, diventando il candidato più chiacchierato, e mostrandosi estremamente ostile agli altri candidati atteggiandosi a "Bullo" per poi violare numerose regole che tutti ritenevano ovvie, scegliendo a quali eventi presentarsi e come farlo in modo imprevedibile ma studiato. Le sue idee sono le più conservatrici che il PR ha visto da diversi decenni: Buttare fuori tutti i messicani (ritenuti ladri-stupratori), costruire un grande muro al confine del Messico (facendolo pagare al Messico), impedire ai musulmani di entrare in America (e, quando entreranno, di indossare badges identificativi) e tutta una serie si affermazioni filo-fasciste, se non addirittura il quotare direttamente Mussolini. I suoi sostenitori sono a dir poco peculiari. Uno su cinque si dichiara contrario alla Legge che Lincoln approvò contro la schiavitù, il KKK e altre associazioni White Power, e si sono manifestati numerosi atti spontanei di squadrismo. Inoltre l'età "mentale" dei suoi sostenitori è la più bassa (complice che lo è anche l'età del linguaggio che usa, il più semplice fra tutti contro quello universitario di Bernie Sanders).
I suoi rivali però sono accaniti: Ben Carson è afro-americano ed è un celebre neurochirurgo (Doppio schiaffo morale ad Obama quindi), Ted Cruz è il primo ex cittadino Canadese, su posizioni più "moderate" di Trump (fino a poco prima sarebbe stato un estremista: favorevole alla pena di morte (di cui è un sostenitore appassionato), controllo delle armi quasi nullo, sostenitore dell'idea che la famiglia sia composta da un uomo e una donna e che il matrimonio omosessuale debba tornare illegale). Marco Rubio è invece potenzialmente il primo ispano-americano (e quindi si pone in contrapposizione ideologica a Trump come esempio di integrazione degli ispanici nella società americana, anche conservatrice), poi c'è Jeb Bush (Fratello del precedente, Bush, il più moderato come ideologia) e John Kasich. Per molto tempo si pensava che Romney avrebbe riprovato alle elezioni.
Ognuno di loro ha un supporto particolare. Di Trump abbiamo già parlato. Carson è sostenuto dagli afro-americani delusi da Obama e i repubblicani che "Vogliono dimostrare al mondo di non essere razzisti", oltre che i neri d'america repubblicani. Rubio invece dagli ispano-americani (molto popolare al Sud quindi) conservatori, Cruz da tutti i repubblicani su posizioni "Conservatrici ma non quanto Trump", Bush invece è sostenuto da grandi monopoli, la sua famiglia (che poco non è) e tutta la classica gerarchia del GOP.
Le primarie sono una spietata corsa in cui uno dopo l'altro cadono come tessere del domino. Trump continua a mietere voti, destando preoccupazione nel Partito Repubblicano (Che teme sia di non riuscire a gestire l'imprevedibile Trump, sia che questo diventi motivo d'imbarazzo), sia negli Stati Uniti (che temono di cancellare in cinque minuti l'impressione positiva data con Obama), sia nel mondo intero (perché le affermazioni di Trump ricordano a molti giornalisti un Hitler agli inizi). Alla fine a rimanere in sella sono soltanto Carson, Trump, Rubio, Cruz, Bush e Kasich, i "minori" sono distrutti.
Nel PD il destino è molto meno misterioso, la Clinton continua ad essere in vantaggio, Sanders la segue a ruota, gli altri muoiono dolorosamente. A sorpresa però Sanders guadagna molti più punti di quanti ci si aspettasse, stravince in numerosi stati (arrivando a sei stati di fila ad Aprile) e continua i suoi discorsi infuocati. La stampa e i media in generale non gli danno molto spazio (cosa che desta ilarità nell'opinione pubblica e nello stesso Sanders, che avrà da dire in seguito "Se mai avessi un dibattito con Trump, la CNN direbbe che ha vinto la Clinton".
Secondo gli esperti ciò che piace tanto di Sanders non è solo l'ideologia così sinistrorsa (e le sue promesse "appetibili") ma il suo modo di fare. La Clinton rappresenta la guida tradizionale del Partito Democratico, una donna ricca, moglie di un ex presidente, politica "da una vita", milionaria e finanziata da molti gruppi di potere (molti dei quali terrorizzati da Trump), Sanders appare come l'uomo comune che invece si organizza da solo, si finanzia con l'aiuto dei soli sostenitori ed enti no profit, fa campagne per le strade, parla con la gente comune dei problemi comuni, critica apertamente "The top 1%". A prescindere dall'ideologia dunque è evidente che uno è un piazzista, l'altra è una salottista. Sanders sale negli indici (pur rimanendo sempre sotto), la Clinton scende (pur rimanendo sempre sopra) vincendo soprattutto i Superdelegati. A fronte dei discorsi di Trump sui messicani, muri e guerre e di Sanders sulla disoccupazione l'ultraconservatore Dennis Prager dice "Pur non condividendo le idee di Trump, voterei per lui in caso vincesse le primarie, perché non potrà mai fare più danno di un democratico" e si lancia poi in una filippica di 42 minuti contro Sanders, sostenendo che sia l'esempio lampante del decadimento morale del Partito Democratico che ormai accetta "Qualsiasi estremismo irrazionale al proprio interno".
Nonostante l'affermazione possa sembrare estremista, raccoglie il favore di numerosi conservatori che non sono disturbati molto da Trump, ma parecchio dalla minaccia reale di un presidente socialista.
Intanto le primarie proseguono: Bush è il primo a mollare, in generale i repubblicani sono stufi della Monarchia Bush (che ha lasciato ricordi troppo pesanti presso la società civile americana ma soprattutto all'estero) e dell'idea che il Partito sia gestito solo da grandi famiglie monopoliste. Carson è il secondo (non ha la furia estremista di Trump,, la sicurezza di Cruz o la popolarità di Rubio) e a sorpresa "Appeasa" Donald Trump, sostenendo che abbia "Un lato cerebrale che vedremo più spesso". Rimangono in corsa dunque Trump, Rubio, Cruz e Kasich, tutti si aspettano che Romney tiri fuori la candidatura a sorpresa.
Intanto Sanders continua ad inseguire la Clinton, il New York Times commenta con una vignetta che le folle della Clinton sono le sue guardie del corpo, le folle di Sanders sono invece la gente comune. Inoltre la Clinton vince principalmente nella Bible Belt ultra-conservatrice.
Nel Partito Repubblicano la sfida si fa stretta: dopo una sconfitta terribile nel suo stato natale (la Florida) anche Rubio cede il testimone e Appeasa Cruz, ritenuto ormai l'ultima speranza per i Repubblicani moderati (Kasich ha vinto meno di Rubio e quindi è ritenuto una causa persa, di fatto il ritiro di Rubio ha ammazzato anche lui). Ancora una volta i Repubblicani rinunciano all'idea di dimostrare al mondo di essere aperti a qualcosa che non sia un maschio bianco e "Americano". Kasich si ritira qualche giorno dopo. Romney ormai (anche volesse entrare) non ha i numeri.
Bernie Sanders incontra a sorpresa il Papa in Vaticano poco prima delle elezioni negli stati con maggiore densità di Cattolici, afferma "Mi piace molto Francesco", con cui condivide le idee sull'ambiente e la disuguaglianza economica. La Clinton invece organizza numerose serate da piazza. Alla fine le primarie danno ragione a Sanders, che spopola in tutti i paesi ad alta densità cattolica (nonostante l'articolo di Catholic Answer contro "Il Socialista Abortista"), adesso Sanders ha più delegati ma meno superdelegati. La vittoria a New York è schiacciante, la Clinton non supera bene neanche i dibattiti di metà Aprile. Ormai siamo agli sgoccioli.
Nel Partito Repubblicano lo scontro giunge al culmine: Trump è ancora in vantaggio, cavalcando la paura del terrorismo, la demagogia o il semplice scherzo. Cruz invece cerca di recuperare richiamando i delegati degli ex avversari. Milioni di dollari vengono investiti sulla campagna di Cruz nel tentativo di salvare la politica stabilita, ma il vantaggio resta.
Alla fine le primarie del Partito Repubblicano le vince Donald Trump, che si conferma candidato conservatore d'America. Il mondo trattiene il fiato, gli anti-Trumpisti (fra cui numerosi ex repubblicani) si spaccano in "Clintoniani e
Sanderiani".
Le ultime primarie, quelle di DC, danno ragione ancora una volta a Sanders, nonostante tutto sommato la Clinton abbia fatto una buona prestazione. Al Summit Democratico i Delegati di Sanders sono la maggioranza, ma i superdelegati sono con la Clinton, inoltre le alte gerarchie del partito sono più in linea con la Clinton che con il socialista del Vermount. Ma i polls parlano chiaro: Sanders attira più favore popolare e più persone nelle piazze, in caso di elezioni la carta "Socialista" può essere uno sfavore, ma per fronteggiare Trump (che è un gran piazzista) la quasi silente Clinton non basta.
I tentativi della Clinton di "Ripetere il Nevada" (Ossia convincere i delegati di Sanders a votare per lei, cosa del tutto legale) non va a buon fine, Sanders viene proclamato a sorpresa candidato per il Partito Democratico. Prager viene ricoverato d'urgenza in un ospedale (pubblico) per un quasi infarto. Gli Americani per la seconda volta preferiscono altro ad un candidato femminile.
Commenta ironico un passante "ho atteso 18 anni per vedere lo scontro fra un milionario del KKK e un vecchio nonnino socialista".
Al dibattito si capisce che lo scontro sarà divertente: Donald Trump fa quattro tipi di uscite, quelle sugli stereotipi, quelle volgari-non politically correct, quelle contro Bernie Sanders (per le idee, per la persona, per il fisico) e quelle contro i Democratici, Obama et similia. Bernie Sanders risponde a tono a suon di "Data" e accusa Trump di incitare la popolazione all'odio e alla violenza.
Le elezioni sono abbastanza imprevedibili su alcuni aspetti. Sebbene nella Bible Belt Trump spopoli (i "White old southern rich dudes" lo avrebbero votato ad occhi chiusi in ogni caso) Sanders spopola in numerosi paesi che hanno in precedenza sostenuto Rubio o Bush. L'Arizona (che aveva dato ragione alla Clinton) e altri stati "Democratici conservatori" danno ragione a Trump. Insomma c'è stato uno scambio di voti, i Repubblicani moderati che avrebbero voluto passare alla Clinton e i democratici conservatori che avrebbero voluti passare a Cruz.
Ecco la distribuzione demografica: Sanders piace ai giovanissimi (che riempiono le sue piazze), specialmente gli universitari e agli anziani in pensione. Piace ovviamente ai Vermountiani e gli Ebrei (Una buona porzione almeno, vedi Prager), gli Ispano-americani (che per l'ennesima volta si rivolgono al Partito Democratico), a molti afro-americani (che stavano già iniziando a votare Repubblicano ma, dopo l'ascesa di Trump, hanno rapidamente virato a sinistra), i Nativi e i Musulmani (per ragioni ovvie). 3/4 dei cattolici d'America si dichiara a sostegno di Sanders più perché "Non è Trump" che per le sue idee, nonostante le proteste di Catholic Answers. trump ha grandissimo successo presso la Bible Belt, in Texas in particolare, presso i protestanti (anche se una buona porzione si separa timorosa) ed è il maggiore candidato della storia ad attingere dall'estrema destra (numerosi neo-nazisti e membri del KKK si recano alle urne per la prima volta), così come il suo rivale per l'estrema sinistra (che invita il PCA e il PSA a sostenerlo). Molte persone votano Sanders semplicemente per arginare il fenomeno Trump (non solo repubblicani moderati), altri votano Trump per via del suo fascino esotico e anti-politico, il suo parlare contro le gerarchie burocratiche politiche e il suo dire quello che pensa (ma proprio tutto).
Lo scontro prevedibilmente è condito da satira, flame, sostegno accanito e irrinunciabile da entrambe le parti. Da un lato manifestazioni in stile anni 60, scioperi e organizzazioni che sostengono Sanders, dall'altro episodi di violenza contro i primi da parte dei Trumpisti. Ma la campagna di Donald Trump è condita anche dalla sua vita privata. Escono fuori nuovi scandali sul maltrattamento delle precedenti mogli, storie di sesso e pornografia in relazione alle figlie, saltano fuori tutti i problemi finanziari e le truffe (esemplare la bancarotta e la Trump "University"), le sue dichiarazioni violente o steroetipate (sempre meno frequenti man mano che il Big Day si avvicina) diventano virali e stavolta non gli portano successo, gli Anonymous si mettono in moto e pubblicano alcuni documenti privati che parlano di Evasione fiscale e lavoro in nero. La campagna elettorale di Trump è un continuo correre inseguito da Sanders e dall'FBI.
Alla fine il GOP è seriamente indeciso se dichiararlo ineleggibile (e suicidarsi ad elezioni in corso, ormai le primarie sono fatte) o sostenerlo per partito perso. Alla fine però la campagna viene interrotta dai numerosissimi processi che paralizzano Trump, di cui si discute l'ineleggibilità su più livelli (Sia per i reati a suo carico, sia per alcune affermazioni ritenute anti-costituzionali).
Gli stessi analisti che avevano parlato di Trump come un "bad Guy" dei reality TV, una persona che dice in faccia ciò che pensa, inganna i rivali, rompe le regole e ha il fascino del male "Arriva sempre in finale, ma alla fine non vince". Il Maccartismo americano non riesce a prevalere sul timore del Fascismo e la paura di essere odiati quanto e più della dinastia Bush. Sanders sembra, ai critici, incompetente ed estremista e capace di portare l'America alla bancarotta, ma non ha la carica morale negativa di Trump. Le elezioni man mano mostrano questo risultato. Lentamente, percentuale per percentuale, Sanders supera Trump, che diventa sempre di più un fenomeno minoritario in maniera proporzionale alla politica dello stato in cui ci sono state le elezioni.
Le ultime affermazioni di Trump "Se non verrò eletto l'ISIS distruggerà la Statua della Libertà" non raccolgono il favore popolare o della dea bendata, e così Sanders viene eletto Presidente degli Stati Uniti, giurando su una Torah (nonostante si sia dichiarato "Non praticante") e primo Socialista della storia. Prager fa un video di due ore in cui urla frasi sconnesse e minaccia di andare in Israele.
La NRA urla ai propri aderenti di nascondere le armi in casa.
Inizia il "Piano Sanders" costituito di Cinque Fasi:
1) Militar Review. Invece che di Spending Review si parla di Militare, perché gli Stati Uniti spendono una enorme porzione degli introiti statali in spese militari, più delle successive 25 potenze militari, quasi tutte alleate. Sanders proclama "Ingombranti, costosi eserciti da invasione non hanno posto nella guerra del ventunesimo secolo. L'esercito americano deve aggiornarsi, deve essere veloce, deve essere tecnologico, deve essere silenzioso, deve essere Smart". Enorme taglio della spesa militare e riforma dell'esercito (da oggi gli omosessuali "aperti" possono arruolarsi tranquillamente). L'esercito americano svende agli alleati o ad imprese civili le navi e si smilitarizza in larga parte, grande ritiro delle truppe da numerose basi NATO in Europa (ritenuta ormai sicura dalla minaccia nazista o comunista), l'Esercito stesso viene ampiamente riformato, ora è più simile a quello europeo, un esercito di pochi specialisti volontari. maggiore impegno viene messo invece nelle nuove tecnologie: aerei non rilevabili ai radar guidati da droni, armi di precisione, nano-armature capaci di attutire i danni, iniezioni che fermano emorragie, armi non-letali elettriche o a sonnifero. L'esercito diventa una sorta di "CIA estesa e appesantita", occupandosi molto meno di invasioni in grande stile e più di spec ops, infiltrazione, sabotaggio e guerriglia intelligente. La tattica contro l'ISIS è la nascita di una coalizione internazionale, con pesanti sanzioni contro le nazioni sospettate di finanziamento che non fanno entrare delle commissioni ONU neutrali e missioni speciali per bombardare le basi militari ISIS con il supporto russo ed eliminarne i leader. La nuova politica militare americana è interventismo solo quando c'è una chiara ed evidente minaccia terroristica. Stabilizzazione dei rapporti con l'Iran, peggioramento di quelli con l'Arabia Saudita (sotto sanzioni per la cosa dell'ISIS). Anche i rapporti con Israele si deteriorano, Sanders sostiene apertamente la causa Palestinese, fine del finanziamento allo stato di Israele e al rifornimento di armi (in generale, ma specialmente con Israele), riconoscimento dello stato Palestinese, Saners torna a proporre la Teoria dei Due Stati. L'unione Europea, la Russia e la Cina lo appoggiano, Israele è da sola, senza finanziamenti, senza armi e gli USA dichiarano che non interverranno a difenderla se non in caso di invasione estera da paesi "Standing Tall" (La Palestina viene considerata territorio occupato illegalmente). Il governo conservatore israeliano crolla, i Laburisti vanno al potere, si lavora per restituire l'autonomia alla Palestina e per creare due stati in una federazione: Palestina, Israele e Gerusalemme città aperta e indipendente. Prager viene trovato nudo a lottare contro un barbagianni ubriaco.
Grande supporto dalla comunità internazionale per il Presidente Pacifista (che paradossalmente fa maggiore uso della CIA di entrambi i Bush messi assieme), elogio dai presidente del Consiglio Italiano Matteo Renzi che parla di "Riforma sostanziale del sistema geopolitico americano, sish".
La quantità di denaro ricavato dalla riforma delle spese militari è immensa, l'Istituto Cato che lamentava "L'eccessivo Stato Sociale americano" rimane imbarazzato nel notare l'estinzione di metà del debito pubblico con parte del denaro recuperato. Ma iniziano anche i tagli alle spese a sostegno dei monopoli e delle grandi imprese (Corporate Wellfare). Inizia il piano tasse di
Sanders.
2) Tax reforms. Avviato il nuoco corso: tasse a sistema proporzionale basato sul reddito, i più ricchi pagano in maggiore percentuale, i più poveri pagano di meno. Minimum Wage alzato a 16 Dollari e passa. Pesanti sanzioni e multe per gli evasori (con gli estremi c'è la confisca dei beni e il carcere). In linea generale come "confine" da usare come sistema di riferimento Sanders utilizza quello del reddito medio della Classe Media, che in questo modo è quella che percepisce meno tasse rispetto a prima, sopra se ne percepiscono uguali o di più. Sono particolarmente tassate le aziende che portano le proprie attività all'estero o che depositano il capitale in Paradisi fiscali, e ovviamente i Monopoli "Del 1%". Se a questo si aggiunge il denato ottenuto dalla spesa militare e la riforma del Corporate Wellfare il governo Sanders ha ottenuto una quantità molto ingente di entrate, con le quali il governo si Affranca di una buona porzione del suo debito. Sanders inoltre inaugura una commissione governativa per discutere la questione sulla Federal Reserve, la decisione finale del governo è quella di Nazionalizzarla "Non è possibile che una azienda privata venda al governo americano e alle sue maggiori banche e corporazioni i dollari che usiamo, con gli interessi". Ovviamente la cosa non è semplice, oltre alla protesta della FR, L'istituto Cato e altri Think Tank liberali e di tutto il Partito Repubblicano c'è anche una forte opposizione fra diversi economisti e accademici, ma ormai il dado è tratto. Riprendendo le bozze della legge elaborate da Kennedy (che si ispiravano a loro volta alle idee di Jackson, Jefferson e Roosvelt) la nuova legge sancisce che la Federal Reserve è sotto il controllo del governo Americano che la amministra con una nuova commissione di economisti (molti dei quali di scuola Neo-Keynesiana), pur mantenendo una porzione indipendente aperta agli investimenti (che però sono regolati per legge, in proporzione, fra enti privati e pubblici).
Pur essendo la più "privata" al mondo, la Federal Reserve è ora una banca pubblica.
(Alternativamente: con una legge diversa il governo riprende il diritto di stampare cartamoneta e rompe il monopolio della FR, che successivamente diminuisce di moltissimo il proprio potere economico anche a causa del piano tasse del governo Sanders, e finisce per diventare una Banca privata minore, seppure ancora molto ricca).
3) Social Wellfare. Con queste entrate (una buona parte delle quali sono previste e non ancora fattualmente in mano al governo) il governo si avvia lo stato sociale promesso: oltre al già citato Reddito minimo, c'è la Sanità pubblica gratuita e universale, la revisione del debito degli studenti, l'obbligo alla scuola pubblica (Dove il Creazionismo ora viene insegnato solo come la religione cattolica in Italia, solo negli stati che votano Si ad un Referendum indetto poco dopo (Alcuni la mantengono) e sostituibile a scelta dello studente con altre materie pur essendo questa di default la scelta scolastica.Le pensioni vengono alzate e l'età pensionabile abbassata, la pensione è ancora basata sui contributi (Tasse+Lavoro) pur essendo distribuita in modo diverso. Maggiori fondi alle istituzioni di Social Security e lotta alla povertà, con programmi di reintegro nella società lavorativa dei disoccupati e dei giovani. I fondi di lotta alla povertà sono commisurati al tempo speso in lavori minori e dopo un po' si esauriscono se l'individuo non cerca un lavoro. Questo origina però una grossa porzione di "Parasytes" che vivono a spese dello stato facendo un tot di lavoretti ogni tot di tempo giusto per percepire ciò che lo stato versa, per poi tornare a fare i disoccupati. I controlli per queste cose assorbono molto capitale. Numerose altre sono le norme dello stato sociale, che diventa una vera e propria Rete di Wellfare per ammortizzare le possibili crisi e redistribuire il reddito. Anche come Wellfare e tasse gli Stati Uniti sembrano ora una nazione più europea.
Dennis Prager viene arrestato con l'accusa di evasione fiscale, occultamento di evasione fiscale, incitamento all'evasione fiscale e complicità.
4) Civil and Statal Rights and Reforms. Le Gun Laws vengono applicate dal nuovo governo. Portare un'arma negli Stati Uniti, pur essendo più facile che in tutta Europa o nel Canada, diventa ora difficilissimo. Anche Minor Felonies possono pregiudicare per sempre il portare una qualsiasi arma, bisogna inoltre passare un lungo test medico, accertamenti psicologici e psichiatrici, esami della biografia e della fedina penale, test su test e lunghissimi tempi di attesa. La quantità acquistabile è regolata e limitata, e ci sono forti tasse per chi porta armi. La quantità rivendibile poi è limitatai dai negozi (anche questi fortemente tassati), così come la quantità producibile (Anche le aziende che producono armi vengono tassate, tranne quelle che le vendono all'esercito). Non vale per armi non letali, elettriche o sonnifere. Dura protesta da parte della NRA, alcuni texani si trincerano in casa armandosi dei loro fucilozzi, il governatore del Texas minaccia di invocare la costituzione nazionale e chiedere la secessione, ma non trova il sostegno politico o la via costituzionale per farlo. Le armi da tutti gli Stati Uniti vengono forzosamente prelevate, con numerosi incidenti e proteste (si inizia a temere la dittatura socialista). Inoltre si crea uno strano parallelismo con la War on Drugs, solo che stavolta i possessori d'armi non sono considerati a priori criminali pericolosi. Purtroppo però, come nella WOD, le gangs si alimentano del commercio illegale di armi. Tutto sommato però la criminalità e gli omicidi scendono vertiginosamente, e così anche le stragi nelle scuole. Ormai comprare armi è lungo, difficile, riservato a pochi, poco costoso, poco utile, visto male e ricorrere ai mezzi illegali è pericoloso.
Il Missouri, ultimo stato a non concedere le adozioni alle coppie omosessuali (ma le Stepchild si), con un referendum rende gli Stati Uniti "Gay Friendly" al 100%, Sanders mima il suo predecessori con l'Hashtag #Lovewins. Proteste dagli ambiti conservatori. Alcuni orfanotrofi si svuotano. Catholic Answers annuncia che il Papa scomunicherà ufficialmente Sanders, ma nulla segue.
Iniziano una serie di referendum a livello statale anche per decidere la legalizzazione delle droghe leggere (che, a fine terapeutico, sono garantite a livello federale appena si riceve in Via Libera dalla Corte Suprema). Vengono messe in atto le leggi definitive per le Quote Rosa (fondamentalmente solo il Partito Repubblicano evita di rispettarle), nel team di Sanders sono ugualmente presenti donne e uomini, per un terzo ci sono uomini di colore, per un terzo ispanoamericani e ci sono diversi omosessuali.
Pesanti tassazioni verso le emissioni di CO2, gli Stati Uniti accettano i protocolli di Kyoto dopo decenni di orecchie da mercante. Fondazione di numerosi enti per la proliferazione dell'energia solare ed eolica, l'obiettivo del Presidente è rendere gli Stati uniti più autonomi da petrolio e carbone (il primo troppo dipendente da contingenze estere per essere affidabile) entro il 2040.
Dura condanna alla Cina, non seguita da azioni fattuali. Riforma del sistema carcerario con la riscrittura delle leggi sulla Droga, adesso che il possesso è regolato in numerosi stati. La droga era la causa maggiore del sovraffollamento delle carceri. Inoltre Sanders attua 6 decreti svuotacarceri. Il triste primato di "nazione con più prigionieri per capita" è finalmente ceduto ad altre nazioni.
Istituita una commissione unitaria per la lotta al razzismo nelle forze di polizia, reso obbligatorio in tutti gli stati l'elmetto con la telecamera non disattivabile, aperti e chiusi numerosi fascicoli contro amministrazioni poliziesche corrotte, violente, colluse, razziste o combinazioni delle precedenti. L'accusa di "Incarcerazione preferenziale su base razziale" è gravissima e può portare a seri provvedimenti. Ora nelle carceri i neri non sono più così mostruosamente più numerosi degli altri gruppi.
5) Progress. Forti investimenti sulla ricerca, soprattutto quella spaziale, quella sulle staminali, più fondi allo Human Brain Project, più borse di studio e finanziamenti per università e studenti eccellenti, il governo americano compra i diritti di Google della Macchina Intelligente ed inizia la sua commercializzazione, unita all'utilizzo dei nuovi pannelli fotovoltaici ed eolici per alimentare lo stato, investimenti statali nelle aziende che portano innovazione tecnologica commercializzata per il grande pubblico, in particolare appunto Microsoft e Google.
Gli Stati Uniti, a tutti gli effetti, sono ora una nazione più simile al vicino Canada e all'Europa rispetto a ciò che erano prima. Intanto però la politica americana viene sconvolta.
I numerosi democratici "Non Sandersiani" che hanno iniziato a votare contro i decreti governativi si sono messi sotto la guida della Clinton, sostenuta anche dai repubblicani moderati contrari al dictat di Trump, che urla dall'opposizione. La Clinton forma un gruppo "di mezzo" fra Democratici e Repubblicani che sostanzialmente propone e vota ciò e come dice lei,, questo gruppo di mezzo ha ovviamente posizioni intermedie, classificabile come "Eticamente conservatore, economicamente liberal". Insomma attira paradossalmente proprio i cristiani e i cattolici che hanno votato Democratico per questioni economiche ma su Aborto e omosessualità si sentivano repubblicani, tutti quei politici che cercavano compromessi fra i due partiti, i trasformisti e coloro che avevano idee "Miste" in certi temi si uniscono a questo polo di centro, che diventa appunto il Center Party (CP), con a capo la stessa Clinton, che ottiene molto favore appunto presso i moderati.
Il Partito Repubblicano, scosso da questa perdita (Non tanto i politici passati al Center Party, ma il sostegno popolare dei conservatori), convoca un Summit straordinario dove però si consumano le posizioni estremiste fra Pro-Trumpisti e Anti-Trumpisti (coloro che, pur non volendo confluire nel Center Party, sono più moderati di Trump).
Alla fine Trump porta via una grossa fetta sia di politici sia di elettori, i più conservatori e i "Giovani attratti dalla trasgressività", e porta con sé anche il sostegno del KKK, del Partito fascista e di quello Nazionalsocialista nonché i vari gruppo White Power e neo-confederali. e federa tutti insieme i suoi sostenitori nel National Party (NP), di estrema destra, ideologia nazionalista, interventista e conservatrice (dirigista).
Il Partito Repubblicano, liberatosi dell'ingombrante presenta ma dilaniato dalla divisione, è ora in mano a Cruz, che però è sconvolto dalle critiche e i dibattiti interni al Partito fra coloro che condannano la eccessiva staticità su posizioni eticamente dubbie e la mancanza di laicità del partito e coloro che accusano gli altri di essere Liberal.
Alla fine il Partito Repubblicano si spacca in due. Una parte (in mano a Cruz) mantiene il nome Partito Repubblicano, di ideologia conservatrice (su temi come aborto ed eutanasia, omosessualità ecc), legati ai paleo-conservatori e i protestanti, e un'altra che fonda il Liberal Party, di ideologia liberale e liberista scevra da dogmi di natura ideologico-culturale. Lasseiz-Faire, niente tasse, big gov e niente interventismo nel governo (o all'estero), libertà per quanto riguarda droghe, omosessualità e armi, che sono cose "Personali", ma libertà anche da conservatorismi ideologici.
Questo è il partito supportato non tanto dai conglomerati protestanti quanto dalle corporazioni, la carica di Presidente la assume Jeb
Bush.
Anche il Partito Democratico non è esente dal cambiamento dopo il governo Sanders. Una parte del partito (la più moderata) è critica della scissione e non supporta le misure eccessivamente socialiste di Sanders, ritenendosi più fedele alla solita linea (e per questo incompatibili anche con la Clinton). Così Sanders e i suoi (la Sinistra del PD) si separano, convocano una costituente e creano il Partito Socialdemocratico Americano, poi invitano Comunisti, Socialisti e Green Party e fondano il Popular Front, di ideologia socialista democratica e ambientalista.
Infine c'è un'ultima scissione, numerosi membri del Partito Repubblicano pur dichiarandosi non Liberali (e quindi favorevoli al conservatorismo) criticano l'eccessivo ruolo del governo federale, preferendo il ruolo statale. Questa costola del Partito Repubblicano (accusata di governalismo) prende anche consensi dai dissidenti del Partito Liberale ma soprattutto da una grossa fetta dell'elettorato e i seguaci di Trump, per l'esattezza tutti i neo-confederati che non sono razzisti e non amano l'eccessivo totalitarismo del governo che Trump propone.
Quindi i neo-confederati, i dissidenti di Repubblicani e Liberali fondano insieme il Partito Federalista, di ideologia conservatrice ma estremamente attaccato al potere degli stati contro quello federale. Benché non proponga un ritorno alla Confederazione molti lo sostengono, invece ogni accenno al razzismo è tolto. Si propone l'idea "Bella" di Confederazione, una nazione agricola, onesta, virtuosa, liberale e autonoma.
Tutti i partiti minori sono assorbiti da questi: i centristi e filo-dem sono assorbiti dalla Clinton, i social-comunisti, i verdi e simili da Sanders, i nazionalisti e simili da Trump, il Partito Liberale e il Tea Party da Bush, i circoli conservatori da Cruz e gli autonomisti dai Federalisti. Gli ex esponenti del Partito Repubblicano si dividono: molti sostengono Cruz, alcuni (I Bush) i Liberali, Carson con imbarazzo passa ai Federalisti (Cruz gli stava antipatico, Bush era assicurato con carisma, Trump era un imbarazzo, restava solo questo).
La politica americana, da che era un dualismo fra Democratici e Repubblicani nelle loro posizioni sempre uguali è stata completamente riformata in una politica europea, con tanti partiti e tante sfumature. Da destra a sinistra: il National Party (Trump), il Republican Party (Cruz), il Federal Party (Carson), il Liberal Party (Bush), il Center Party (Clinton), Il Democratic Party (Dove resta un imbarazzato e impopolare O'Malley) e il Popular Front (Sanders). Anche in termini di politica estera, economica, sociale e diritti gli Stati Uniti sono molto cambiati ed irriconoscibili sotto molti punti di vista. Il primo governo post-Sanders è quello Clinton che porta la prima donna presidente, un governo di coalizione centrista fra Centro, Democratici e Liberali. La Clinton governerà per due mandati grazie al trasformismo, sarà poi sostituita dal Governo Trump (Nazionalisti, Repubblicani e Liberali con l'appoggio esterno dei federalisti) che crollerà per le assurde pretese.
Seguirà un governo Democratico (Democratici e Socialisti con supporto esterno del Centro) che porterà Sean Patrick Maloney al governo, il Primo Omosessuale della storia.
Alla sua elezione Prager verrà ricoverato nell'ospedale carcerario dell'Arizona (dove sta scontando le pene aggravate dalle accuse razziste e omofobe che ha fatto nei suoi libri scriti in carcere) dopo essere affogato nel leggere la notizia sul giornale.
MorteBianca
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Lo stesso autore ha poi aggiunto questa boutade:
Discorso del Presidente Bernie Sanders a seguito della firma del Ventottesimo Emendamento, che pone fine al capitalismo e sancisce la nascita ufficiale degli Stati Socialisti Uniti d'America.
"Figli miei, nipoti miei, pronipoti miei e possibili figli dei suddetti. Trecento anni fa i nostri padri fondatori crearono una nazione basata sulla proposizione che tutti gli uomini sono creati uguali. Generazioni dopo Abramo Lincoln, in questo stesso edificio, fece il suo primo discorso in favore dell'abolizione della schiavitù, per rendere quell'uguaglianza reale. Generazioni dopo donne, neri e poveri ottennero il diritto di voto. Quest'oggi si conclude questo cammino, l'uguaglianza da oggi in poi sarà formale e sostanziale. Gli Stati Uniti si liberarono trecento anni fa dal dominio feudale e monarchico, passando al Capitalismo e alla Democrazia. Ed oggi ci liberiamo dal dominio capitalistico, per passare al Socialismo. Da questo momento l'uguaglianza e la libertà saranno al centro della nostra essenza in quanto nazione e del nostro credo in quanto civiltà. I vili oligarchi che hanno sostenuto Donald Trump, l'Ultimo Presidente, si sono macchiati di tradimento verso il popolo e verso la nazione. In nome delle politiche liberiste hanno svenduto i diritti dei lavoratori, e per mantenere salda la presa sulla politica hanno aizzato i poveri contro altri poveri. Le deportazioni dei nostri fratelli Messicani, i campi di internamento dei musulmani, l'incarcerazione di centinaia di migliaia di donne colpevoli del reato di Aborto, rinominato sotto Trump omicidio minorile, l'istituzione a livello federale della Pena di Morte e l'affollamento di Guantanamo Bay sono solo alcuni dei crimini che spinsero le milizie rivoluzionarie nel Nord ad iniziare la lunga guerriglia che ci ha portato alla libertà. Mentre la Legge Marziale veniva imposta e Trump rivelava i suoi veri colori, ossia il Verde del denaro, l'arancione della sua pelle e il nero del fascismo, imponendo leggi sempre più restrittive sulle libertà comuni e fornendo armi ai suoi zeloti, gli Snakes (la cui bandiera portava l'orrendo simbolo del serpente a sonagli pronto a mordere il piede del Governo) che hanno gettato la nostra nazione nel caos come predoni. Quando Trump invadeva il Messico del Nord ed obbligava il governo collaborazionista a pagare il Muro, e proprio di fronte a quel muro veniva salutato con il braccio alzato dai Sudisti, suoi fedelissimi, la nazione fu spezzata in due nella nuova Guerra Civile fra Nord e Sud, e ancora una volta nel Sud si sono consumate le peggiori atrocità verso le persone dalla pelle e la cultura differente. Quelle stesse corporazioni che hanno supportato Donald Trump nella sua ascesa e che hanno ottenuto così tante libertà sotto il suo governo saranno giudicate dal tribunale del Popolo, e le loro proprietà saranno redistribuite nelle Cooperative. Coloro che, come il Commissario Proletario Bill Gates, hanno invece sostenuto la rivoluzione e messo a disposizione i propri beni per i lavoratori trattandoli con rispetto, manterranno il controllo dei mezzi di produzione come amministratori per lo Stato in quanto fiduciari. Le armi che le corporazioni hanno venduto al governo nazionalista e ai seguaci di Trump, nonché ai folli estremisti che hanno compiuto stragi, atrocità e crimini sotto il suo Impero, saranno finalmente debellate. Fratelli, unitevi a me nella celebrazione della nascita degli Stati Socialisti Uniti d'America (USSA in lingua originale), Proletari di tutto il mondo, Unitevi!"
.
Sempre MorteBianca ha un'altra idea ancora: il Presidente Johnson!
Durante le primarie per le elezioni del 2016, i Repubblicani sono fortemente divisi: gli ultra-conservatori e paleo-cristiani con Cruz (I più radicali), i liberali e le grandi compagnie con Bush (la vecchia guardia), le minoranze più aperte al compromesso con Rubio (La nuova generazione), i nazionalisti e gli alt-right con Trump (I giovanissimi). Molti Repubblicani (come molti Democratici) sentono di non essere adeguatamente rappresentati dalle vecchie generazioni: sempre più repubblicani sentono di non avere problemi con gli omosessuali, con i neri, con le minoranze o con le donne. Molti repubblicani sono sempre meno religiosi, danno meno importanza a questioni tipo Aborto e più importanza a questioni tipo Isolazionismo. Insomma già molti repubblicani si sentivano disillusi dalla piattaforma ultra-conservatrice del partito prima, e con Trump gli animi vengono esacerbati. Con la vittoria di Trump alle primarie molti grandi nomi repubblicani si rifiutano di endorsarlo, fra questi Cruz, Bush, Rubio e parecchi altri. Trump avrà vinto le primarie, ma non ha una base solida nel suo stesso partito. Tuttavia riescono ad indicare una alternativa: il Partito Libertario.
Questo infatti, nel corso dei decenni, ha raccolto praticamente tutti i dissidenti repubblicani, ex sindaci e governatori, senatori e figure di spicco. Chiunque avesse perso il potere nel Partito, si fosse distaccato per visioni politiche o semplicemente fosse stato "rottamato" trovava posto nel Partito, dandogli sempre maggiore notorietà.
Il Partito Libertario, proprio per le ultime elezioni, presenta un candidato Presidente e Vicepresidente entrambi ex repubblicani ed entrambi ex politici di successo.
E proprio per queste elezioni numerosi repubblicani sconfitti puntano a Johnson come alternativa a Trump. Immediatamente si allinea con lui la famiglia Bush, proclamando la fine dei "vecchi principi" di natura teocratica e socialmente conservatrice, imbracciando l'ideologia liberale sia economicamente (Stato poco rilevante, poche tasse uguali per tutti, meno regolazioni, meno stato sociale) sia socialmente (ognuno fa quello che vuole). Anche Cruz e Rubio, a denti stretti, fingono di ignorare la piattaforma gay, drug and abortion-friendly, concentrandosi sulla difesa del diritto a portare armi e la demolizione dello stato sociale di Obama. Johnson, come Trump, attacca i "cuckservatives" (conservatori ultra-ortodossi di stampo protestante) giudicandole come mummie di una destra ormai morta, e di come la destra americana debba aprirsi al sedicesimo secolo.
"Il problema", dice Johnson in un'intervista, "non sono più omosessuali, neri e donne come dicono le vecchie guardie repubblicane, o messicani e musulmani come dice Trump. Il problema del ventunesimo secolo è un'economia che crolla, uno stato che divora le nostre vite private, un Obamacare che sta distruggendo l'economia e la sanità".
Tuttavia Johnson, pur continuando ad attaccare i paleo-conservatori (cosa che gli fa guadagnare un video di "Scomunica" da pragerU) e i nazionalisti xenofobi di Trump, non è stolto e modifica la sua piattaforma in senso leggermente conservatore, per recepire meglio i suoi nuovi sostenitori.
Johnson non riesce a vincere le elezioni ovviamente, Trump vince comunque, ma riesce a prendere il 10%, cosa che gli permette di ottenere i fondi dallo stato come "Minor Party", così da prepararsi in anticipo alle prossime elezioni. Johnson continua a fare propaganda elettorale per quattro anni di fila, raccogliendo i pezzi del cadente governo Trump fino alle sue dimissioni forzate. Johnson parla a tutti quei conservatori delusi da Trump e dai suoi insuccessi (e imbarazzati dai suoi disastri), e al tempo stesso a tutti i politici libertari che vogliono essere rieletti. Alle elezioni del 2020 i Repubblicani sono praticamente morti, nei sondaggi prendono al massimo il 15% e sono in aperta guerra civile fra Nazionalisti (Trump) e Teocon (Pence). I Democratici invece, benché cerchino di giocare il "te l'avevo detto" sul disastro Trump, non riescono a riprendere la demografia fortemente pro-trumpista che li ha spazzati via dalla scena politica e sono ancora divisi fra i più centristi e conservatori (gli ex clintoniani) e i socialdemocratici.
Il nuovo candidato, Tim Kane, non ha il nome della Clinton (né la sua capacità politica), né la forza argomentativa da piazzista di Sanders, ed è più che altro una figura di mezzo fatta in fretta e furia per contrastare Trump. I Democratici sottovalutano Johnson fino a metà delle elezioni (quando i sondaggi lo danno come stravincente).
Kane è visto come la Clinton, il supposto meno peggio privo di carisma, Trump si riprende da una presidenza disastrosa che ha umiliato gli Stati Uniti a livello internazionale, Johnson si presenta come il candidato di mezzo: Liberale socialmente (e così si attira tutti i Democratici pro-LGBT, pro-Aborto e legalizzazione delle droghe leggere), conservatore economicamente (promette meno tasse per tutti, flat tax al 12%, deregolazioni che creeranno posti di lavoro).
Alla fine delle elezioni anche i Repubblicani si ritirano, appoggiando Johnson e ponendo fine alla loro rilevanza politica (nel corso delle prossime 6 legislature scompariranno completamente) e affidando la destra americana ai Libertari. Molti democratici "Clintoniani" e conservatori economicamente appoggiano Johnson in funzione centrista per arginare i Sandersiani, che invece iniziano a sabotare tutto votando Steins (nella speranza di ottenere un "Effetto Johnson").
Nel 2020, Johnson stravince le elezioni (cosa curiosa, ha vinto sia in Texas sia in California, i due stati per la prima volta votano lo stesso partito da generazioni), supportato dai pochi repubblicani rimasti e dai Democratici conservatori, e giura come nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Subito inizia a proclamare che la presidenza di Trump, benché negativa, non fu totalmente erronea nelle legislazioni. Johnson recupera molte delle idee "buone" a suo dire di Trump: rinegozia i trattati NATO (scusandosi con l'Unione Europea per il suo predecessore) trasformando la NATO in una semplice alleanza difensiva, senza alcuna pretesa di "Esportare la democrazia" o di "guerra fredda" contro Terrore, Russia o Cina. Ritiro completo delle truppe da Afghanistan e Iraq, le truppe restano però in Siria e Libia. Viene creato un Patto di Libero Commercio Trans-Atlantico con l'Europa, e uno Trans-Pacifico con l'Alleanza Asiatica e la Cina, rafforza la NAFTA trasformandola in Unione Nord Americana (ma rifiuta l'idea di una moneta unica) regolando la circolazione di merci e persone con il suo vicepresidente Rubio, e firma anche un Patto Commerciale Unito PanAmericano. Tutte le nazioni NATO pagano proporzionalmente per la difesa comune.
Al suo secondo mandato Johnson sconvolge il mondo dichiarandosi in favore di una Unione Mondiale economica che abbatta ogni barriera e dazio. Al tempo stesso, negli Stati Uniti, la speculazione è alle stelle e i monopoli post-Trump divorano i piccoli imprenditori grazie alla debolezza del governo in materie economiche, e il Minimm Wage (già abbassato a 5 dollari con Trump) diventa 2,40.
E poi?
MorteBianca
.
Diamo ora la parola a Dario Carcano:
Volevo condividere con voi una breve riflessione sulla politica americana, e su come la naturale involuzione dei Northern Democrats alla John Fitzgerald Kennedy abbia generato i Neocon che hanno dominato il partito repubblicano da Reagan fino all'avvento di Trump.
Ma andiamo con ordine: chi
erano esattamente i Cold War Liberals (che spesso chiamerò Northern Democrats in
contrapposizione ai Southern Democrats segregazionisti)? Parliamo dei
democratici che hanno dominato la politica statunitense nel corso del Fifth
Party System (1932-1976), dominato dall'eredità di Franklin Delano Roosevelt e
del suo New Deal, che ha rivoluzionato l'approccio del governo statunitense
all'economia portando alla casa bianca quattro obiettivi riassunti dallo stesso
FDR nelle Four Freedoms: mentre tre sono le tradizionali libertà costituzionali
americane (libertà di culto, di parola e dalla tirannia) l'elemento di novità è
la quarta di queste libertà, la libertà dalla miseria.
I Cold War Liberals, che hanno controllato la Casa Bianca con le presidenze
Truman, Kennedy e Johnson (tutti presidenti appartenenti a questa corrente
ideologica) usavano attivamente gli strumenti del New Deal per migliorare la
vita degli americani, ridurre la povertà e le disuguaglianze economiche; il Fair
Deal di Truman, la New Frontier di Kennedy e la Great Society di Johnson sono
tutti stati programmi molto espansivi in politica sociale, che si proponevano
obiettivi molto ambiziosi (l'eradicazione della povertà, della disoccupazione,
l'abbattimento delle disuguaglianze economiche).
Al tempo stesso però i
Northern Democrats sono stati molto interventisti in politica estera, e tutti i
presidenti appartenenti a questa corrente politica hanno (seppur in diversa
misura) portato avanti una politica estera molto aggressiva e ferocemente
anticomunista e antisovietica (la guerra in Corea, la baia dei Porci, la crisi
dei missili cubani, l'escalation in Vietnam).
Ed è proprio la guerra, quella in Vietnam, a segnare la caduta dei Northern
Democrats: sia per l'assenza di risultati militari, sia perché molti degli
obiettivi più ambiziosi della Great Society di Johnson non sono raggiunti a
causa del conflitto che drena risorse dalla spesa sociale.
Nixon vince le elezioni con un programma essenzialmente Paleoconservatore,
promettendo legge e ordine sul fronte interno, e una politica estera
isolazionista che ponesse fine alla guerra in Vietnam. Al tempo stesso però,
Nixon porta avanti alcuni dei programmi più popolari della Great Society di
Johnson (Medicare, Medicaid, Older Americans Act, Elementary and Secondary
Education Act).
Sull'onda dello scandalo
Watergate, nel 1976 Jimmy Carter viene eletto presidente. Carter non appartiene
ai Northern Democrats, e nel corso della sua presidenza non si avrà nessun
grande programma espansivo come quelli dei suoi predecessori democratici,
respingendo al mittente una proposta di Ted Kennedy per creare un sistema
sanitario nazionale; questo sia per ragioni ideologiche (come detto prima,
Carter è più a destra rispetto ai suoi predecessori democratici) ma anche e
soprattutto per ragioni pratiche: sono gli anni della crisi petrolifera e della
Stagflazione.
Proprio la Stagflazione è l'evento che archivia definitivamente l'egemonia
keynesiana nella politica economica statunitense iniziata con FDR e il New Deal,
avviando l'egemonia delle tesi monetariste di Milton Friedman in corso ancora
adesso.
Parallelamente, il collasso della New Deal Coalition causata dalla perdita di
potere dei sindacati, dalla spaccatura tra Democratici segregazionisti e
anti-segregazionisti, e in generale dalla mutata situazione sociale, generò un
rimescolamento delle carte nella politica statunitense che portò alla fine del
Quinto sistema partitico, e alla nascita del Sesto (che non saprei dire se sia
ancora in corso o sia finito con Trump, ma vabbé).
Da un lato, i Southern
Democrats ostili alla segregazione aderirono in massa al Partito Repubblicano,
che con la presidenza Reagan avrebbe liquidato la propria ala moderata e
liberale (i Rockefeller Republicans, da Nelson Rockefeller), completando la
Southern Strategy di Nixon e Goldwater.
Dall'altro lato, molti giovani formatisi nel Partito Democratico (tra i quali
Paul Wolfowitz, Elliott Abrams, Douglas Feith, Richard Perle e - last but not
least - Jeane Kirkpatrick) fusero la politica estera aggressiva e interventista
tipica dei Northern Democrats come Harry S. Truman, John F. Kennedy, Lyndon B.
Johnson, Henry M. Jackson e Zbigniew Brzezinski, alle politiche economiche
neoliberiste che si stavano affermando in quegli anni, e passarono da un Partito
Democratico in crisi d'identità al Partito Repubblicano sostenendo la
candidatura di Ronald Reagan, e costituendo uno dei pilastri della coalizione
che lo portò alla Casa Bianca.
Siccome molti di loro erano stati democratici fino alle elezioni del 1980, questi giovani vennero chiamati Neoconservatives, ossia Nuovi Conservatori, recuperando un termine che era stato usato alla fine degli anni '60 per definire i democratici critici da Destra della Great Society di LBJ, come per esempio Daniel Patrick Moynihan.
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MorteBianca approva:
Lo scambio di posizioni si è
effettivamente ultimato proprio con la guerra.
I due partiti (un tempo praticamente opposti) scambiarono per prima cosa il
Wellfare.
I Dem restavano ancora Interventisti e Razzisti, però divennero i sostenitori
dello Stato Sociale e dei poveri, mentre i Repubblicani erano ormai diventati da
tempo il partito delle elites.
Questo favorì il secondo scambio: quello razziale. Essendo gli afroamericani
statisticamente più poveri iniziarono al Nord a votare Democratico. La questione
razziale passò dall'essere partitica all'essere geografica (Dem e Rep del Nord
erano antirazzisti, Dem e Rep del Sud erano razzisti). Per i tempi di Kennedy
però il partito aveva già deciso a livello di classe dirigente di adottare
definitivamente la lotta antirazzista. La cosa fu completata dal lato Dem con
Johnson, dal lato Rep con Nixon e definitivamente con Ronaldo Reaganno.
Ai tempi di Nixon, del vecchio partito Democratico restava solo quell'interventismo
Wilsoniano.
Questo si perse definitivamente con la presidenza Reagan, in cui i Dem si
riscoprirono il partito meno interventista dei due. Da qui sorgono i dissapori
che porteranno all'ascesa di Trump (che tra le altre cose prometteva un
isolazionismo americano, cosa poi mai mantenuta ovviamente: in tale promessa
c'era il tentativo di recuperare i Repubblicani isolazionisti dissidenti).
.
E Dario lo ringrazia:
Sì, alla fine i repubblicani con Reagan sono diventati l'esatto opposto di quello che erano con Lincoln, mentre la sconfitta del 1980 ha gettato i democratici in una profondissima crisi d'identità da cui sono usciti solo nel 1992 con la vittoria di Clinton, la cui politica centrista e relativamente isolazionista è diventata il riferimento dei Dem fino alla vittoria di Obama nel 2008 (che comunque, è stato in gran parte un continuatore di Clinton su molti temi).
In un certo senso, credo che Trump vada letto come un desiderio dell'elettorato repubblicano di tornare alle origini del GOP, non solo in politica estera ma anche in politica sociale ed economica; lasciando perdere ciò che poi ha effettivamente fatto alla Casa Bianca, le promesse di Trump erano di lasciarsi alle spalle le divisioni razziali e riunire il paese dietro una forte identità americana che includesse bianchi, neri, ispanici e donne, di disimpegnarsi all'estero smettendo di buttare soldi in guerre inutili affinché gli americani godessero dei frutti della propria ricchezza, e di muovere guerra all'establishment finanziario che aveva causato la crisi del 2008.
Che poi queste promesse siano state mantenute o meno è un altro paio di maniche, ma è un fatto che gli elettori repubblicani lo abbiano votato per queste ragioni (altrimenti non si spiegherebbe - per esempio - perché Trump abbia sistematicamente migliorato il voto repubblicano tra le minoranze).
.
La palla passa a Federico Sangalli:
Mi unisco ai complimenti. È
una disamina molto esauriente. Per chi si occupa di Storia, alternativa e non, è
molto utile perché aiuta a sfatare o, meglio, a correggere alcuni miti che
caratterizzano tutt’ora la percezione di alcuni elementi della storia
statunitense: che Kennedy fosse una colomba pacifista (fu un Presidente
pragmatico che credeva nella convivenza con l’Unione Sovietica ma anche un
convinto anti-comunista e un uomo pronto a usare la forza più brutale quando lo
riteneva necessario. A parte la Baia dei Porci il destino di Diem e Goulart
stanno lì a dimostrarlo); che Johnson fosse un cowboy texano fascista, piazzato
alla vicepresidenza per accontentare i segregazionisti e poi elevato alla Casa
Bianca per invadere il Vietnam (a parte la faccenda dell’omicidio JFK, che resta
ancora nebulosa, LBJ era figlio di politico populista vicino a William Jennings
Bryan, fu uno dei due senatori a non firmare il Southern Manifesto con le
desegregazione, firmò il Civil Rights of 1965 e progettò la Great Society
leggendo libri socialisti. Per quanto la sua conduzione del conflitto vietnamita
sia stata abominevole, è semplicemente sbagliato collegare questa a una qualche
fede politica di estrema destra); che Carter fosse una specie di
socialdemocratico (il buon Jimmy è stato tante cose fantastiche durante la sua
presidenza - un progressista, un difensore dei diritti umani, un ambientalista
ante litteram - ma era un uomo del Sud in una società che stava affogando
nell’inflazione e credeva che il keynesianesimo ne fosse la causa. Il suo
approccio economico fu caratterizzato da tentativi di spending review, austerità
e, nella sua ultima finanziaria, aumento delle spese militari, la sua
conversione a socialista é successiva).
Questa trattazione aiuta anche a comprendere meglio alcuni snodi importanti
della politica americana. Per esempio, come la Guerra in Vietnam abbia fatto
crollare la visione dei Cold War Liberals perché rivelò l’insostenibilità sul
lungo periodo di una alta spesa pubblica domestica combinata con un altrettanto
forte impegno economico estero (Keynes sosteneva che una grande spesa pubblica
non fosse sostenibile sul lungo periodo e la riteneva uno strumento per evitare
le crisi del Capitalismo, non un modo per sostituire quest’ultimo. Se ci
pensiamo, su un piano strettamente economico la spesa militare è spesa pubblica,
solo che improduttiva perché senza alcun ritorno neppure parziale. Di fatto si
può quindi dire che Johnson abbia portato gli Stati Uniti a un livello di spesa
pubblica così alto e sbilanciato da provocare un deprezzamento del dollaro che
in pochi anni causò la fine di Benetton Woods e l’avvento della Stagflazione).
Data l’impopolarità della guerra, il primo istinto fu di rinunciare alla spesa
militare a favore di quella domestica. La candidatura di McGovern nel 1972 si
basava su questa idea e fu un disastro epocale. Quattro anni dopo la guerra era
finita e con essa (avrebbe detto Lenin) la possibilità di mobilitare le masse
contro il sistema. L’interventismo era ancora impopolare ma la sconfitta del ‘72
aveva reso poco potabile la “via domestica”. Prevaleva soprattutto la
disillusione verso il governo (che con Johnson e Nixon aveva ripetutamente
mentito e imbrogliato i cittadini fino allo scandalo Watergate), le istituzioni
e un Sogno Americano che sembrava aver tradito le sue promesse. In questo
contesto fu chiamato un outsider come Carter, un politico sconosciuto a livello
nazionale, privo di esperienza diplomatica o congressuale e dunque poco avvezzo
ai giochi di Washington. La Presidenza Carter è interessante proprio come fase
di transizione. Il primo democratico non interventista alla Presidenza dai tempi
di Grover Cleveland, Carter formò una corte di consiglieri equilibrati,
incarnata dal binomio Cyrus Vance (Segretario di Stato, colomba) - Zbigniew
Brzezinski (Consigliere per la Sicurezza Nazionale, falco). In un primo momento
la sua indole pacifica lo indusse a prediligere la linea cooperativa: firmò
trattati di disarmo coi sovietici, restituì il Canale ai panamensi, costrinse
Israele a ritirarsi dal Libano e a sospendere il sostegno militare a Somoza,
cercò di aumentare gli investimenti agricoli in Africa e di riformare i servizi
segreti, riuscì a essere l’artefice della pace tra Egitto e Israele. Laddove
però Carter vedeva progressi i falchi videro solo una catena di sconfitte a
favore di nemici che ora assediavano l’America su tutti i fronti: i sandinisti
presero il potere in Nicaragua, il primo governo marxista rivoluzionario dai
tempi di Castro; il generale Park, un fido alleato e garante anti-comunista, fu
assassinato dopo che Carter disse ai militari sudcoreani che il paese avrebbe
perso il suo appoggio se non avessero fatto qualcosa per correggere le politiche
autoritarie del regime; l’URSS aveva intrapreso un progetto di flotta oceanica
che pareva una sfida dal controllo americano dei mari. La svolta si ebbe nel
1979-1980, con la Rivoluzione Islamica in Iran e la successiva invasione
sovietica dell’Afghanistan. Da un lato il sostegno alla linea morbida evaporò
mettendo le colombe in una difficile situazione. Dall’altro lo stesso Carter,
che aveva creduto che tutto il lavoro fatto fino ad allora servisse a creare una
fiducia tra Washington e Mosca solo per trovarsi i carri armati sovietici a
Kabul senza preavviso, si sentì tradito e iniziò a considerare la sua politica
di apertura un fallimento. Le dimissioni di principio di Vance in quei concitati
mesi, motivate dalla sua contrarietà al crescente “anti-sovietismo viscerale”,
ne sono la dimostrazione. A seguito di questa svolta Carter autorizzò una
risposta militare in Iran, ordinò il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca e
l’embargo al grano contro l’URSS e approvò un aumento delle spese militari. Ma
era troppo poco, troppo tardi: non solo Carter perse le elezioni ma la sua
sconfitta fu nuovamente attribuita a una linea di politica estera poco incisiva
(tant’è che ancora oggi tra gli operatori politici Carter è sinonimo di un
leader poco carismatico afflitto da difficoltà economiche e una politica estera
problematica). Come descritto da Dario, una parte dei democratici passò coi
repubblicani e divenne i Neocon, fornendo al GOP il retroterra intellettuale
(“la Fine della Storia”, “l’Impero del Male” e altre baggianate simili) con cui
giustificare la loro naturale inclinazione a tirare bombe. I democratici nel
frattempo sbandarono nella confusione. Nel 1984 proposero Mondale in continuità
con Carter ma anche con la New Deal Coalition e presero un’altra sportellata
clamorosa. Di fatto in quegli anni fu presa la decisione che il partito cercava
di evitare da quasi tre lustri, cioè la scelta tra spesa militare necessaria a
mantenere ed espandere l’impero americano e la spesa pubblica domestica. Si
scelse la prima. Già nel 1988 il candidato democratico Michael Dukakis si
presentava come un tecnocrate capace di saper gestire bene l’economia. La
popolarità di Reagan era ancora in giro ma quattro anni dopo la trasformazione
fu completata da Bill Clinton, che completò la transizione del Partito
Democratico a mano sinistra dell’impero americano (dove i repubblicani fanno la
destra ovviamente).
Ancora un paio di curiosità
interessanti.
Moynihan fu definito “neoconservatore” perché in disaccordo con le modalità di
erogazione della spesa domestica dei progetti di Johnson, tuttavia sulla
politica estera fu molto più moderato. Eletto senatore, egli lesse gli eventi
degli anni ottanta non tanto come il sintomo di una debolezza economica
dell’URSS (argomentazione poi divenuta prevalente nell’odierna lettura
economicista che diamo degli eventi) ma come il graduale ritiro di un impero
etnico - quello russo - che sceglieva di ripiegare entro le sue frontiere per
affrontare le crescenti problematiche etniche e demografiche al suo interno. Per
questo egli teorizzò che la Russia fosse un impero in naturale decadenza e che
Mosca dovesse essere lasciata in pace in quanto l’appoggio ai nazionalismi
interni e l’allargamento dell’Alleanza Atlantica avrebbero indotto i russi a
identificare le loro difficoltà con una minaccia esterna e spinto il vecchio
orso ferito ad adottare un atteggiamento aggressivo. Purtroppo nessuno lo
ascoltò.
Infine, è importante notare che mentre quella “reaganiana” rappresenta la
canonica e più importante migrazione di Neocon dai democratici ai repubblicani
ne esiste un’altra, direi ante litteram e piuttosto consistente. Tra il 1940 e
il 1950 infatti un numero rilevante di esponenti democratici e anche della
sinistra radicale (soprattutto trotzkista) passò con i repubblicani. È il caso
per esempio di James Burnham, comunista, amico di Trockij, che passò dal
denunciare Stalin a denunciare l’Unione Sovietica fino a diventare uno dei
padrini ideologici della Destra. Max Eastman, Whittaker Chambers, John Dos
Passos e molti altri seguirono il suo esempio. Lo stesso Ronald Reagan fu un
entusiasta alleato dei socialisti e fan del New Deal fino a che non percepì che
il Partito Democratico, dopo aver sconfitto la prima grande minaccia alla
libertà americana (la Germania nazista), fosse debole sulla seconda (l’Unione
Sovietica). Mentre questa “migrazione” fu più contenuta rispetto a quella dei
Neocon e non diede personale amministrativo al GOP, essa giocò un ruolo chiave
perché i suoi esponenti inculcarono nel pensiero conservatore una serie di idee
che sarebbero diventate delle architravi del loro visione del mondo. Per
esempio, il prolifico Burnham predisse la transizione del Capitalismo da
industriale a manageriale e la divisione del mondo in tre imperi in lotta fra
loro (entrambi i concetti influenzarono profondamente Orwell e 1984). Egli
teorizzò anche, per la prima volta, la costituzione degli Stati Uniti a “impero
globale” capace di esercitare una egemonia unilaterale sull’intero pianeta,
senza altre potenze con cui doversi rapportare. Mentre il messianismo è sempre
stato un concetto caro alla cultura politica americana (i due Roosevelt e Wilson
ne soffrivano con sfumature diverse), in relazione col suo storico
eccezionalismo, questo non era mai stato strutturato né come egemonico né come
globale. Per realizzare tale idea Burnham condannò la teoria del containment
(cioè del contenimento dell’Unione Sovietica mediante accerchiamento, dottrina
ufficiale degli Stati Uniti tra il 1946 e il 1981) e ideò quella opposta del
rollback (che si basava invece su una politica estera più aggressiva volta a
favorire un “arretramento” del blocco comunista, favorendo un cambio di regime
all’interno dell’Urss stessa). Sarà proprio Reagan, tra coloro che defezionarono
dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad abbandonare il containment in favore del
rollback. Più in generale, questo passaggio non comportò solo nuove strategie ma
anche nuovi modi di pensare. La Destra americana, come tutti i conservatori,
tendeva ad avere una visione piuttosto statica dell’esistente. I nuovi arrivati
e in special modo gli ex trotzkisti unirono i valori conservatori imperiali a
una concezione più dinamica. Per esempio, la Globalizzazione de “la Fine della
Storia”, esportatrice di valori e riferimenti politici e incentrata
sull’egemonia unipolare di una superpotenza altrettanto dedita a esportare il
suo modello in tutto il mondo e con ogni mezzo, non è altro che il mito della
Rivoluzione Permanente trotzkista dove però la Rivoluzione Americana (e i suoi
valori e i suoi punti di riferimento) ha rimpiazzato quella di Ottobre come
radice ideologica del modello.
La migrazione post-bellica insomma preparò il terreno ideologicamente e
culturalmente alla più corposa defezione dei Neocon negli anni ottanta,
riuscendo in pochi decenni a trasformare una dottrina minoritaria e marginale,
nata tra i rimasugli della sinistra radicale migranti a destra, nel credo
dominante e trasversale dell’impero americano.
Ok, ok, ho finito, scusate per l’ennesimo attacco di logorrea :-)
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Chiudiamo per ora con questa ucronia, tradotta per noi da Generalissimus:
E se nel 1995 il Québec avesse votato a favore dell'indipendenza?
Col Kurdistan iracheno e la
Catalogna che di recente hanno votato per l’indipendenza, penso che sia un
grande momento per discutere di un altro famigerato referendum
sull’indipendenza: il 30 Ottobre 1995 il popolo del Québec si recò ai seggi per
votare in un referendum che avrebbe determinato il suo futuro col Canada.
Il mio amico Tristan di Step Back History ha fatto un video eccellente su di
esso che copre l’antefatto e le conseguenze.
Andate a controllarlo se ne volete sapere di più, ma se volete una breve
panoramica: i Cattolici francesi colonizzano il Québec, la Francia perde una
guerra e cede il Québec agli Inglesi in cambio di alcuni scogli nei Caraibi, ai
Francesi Cattolici del Québec non piace particolarmente essere parte del Canada
pieno di Anglofoni Protestanti e le cose vengono a capo dopo che il sovranista
Parti Québécois arriva al potere in Québec nel 1994, promettendo un referendum
sulla sovranità per l’anno successivo.
Il quesito posto al popolo del Québec nel 1995 era il seguente: “Sei d'accordo
sul fatto che il Québec dovrebbe diventare sovrano dopo aver fatto un'offerta
formale al Canada per un nuovo partenariato economico e politico nell'ambito del
disegno di legge che rispetti il futuro del Québec e dell'accordo firmato il 12
giugno 1995?” Se vi sembra vago, beh, è perché lo è, ma ne parlerò di più dopo.
Sfortunatamente per coloro che speravano che il sì gli avrebbe dato un mandato
per provare ad ottenere l’indipendenza, il no ebbe successo con un margine
dell’1%, mettendo fine alle speranze di un Québec libero nel futuro prossimo.
Ma se il Québec avesse votato sì? Cosa sarebbe successo, poi? Beh, ad essere
onesti nessuno lo sa, nemmeno quelli che promuovevano il sì.
Da quello che posso dire, né il campo del sì né quello del no avevano dei piani
coerenti su cosa fare nel caso il Québec avesse votato sì.
All’epoca c’erano interpretazioni ampiamente differenti sul senso reale del
quesito referendario: secondo alcuni significava maggiore autonomia all’interno
del Canada, mentre altri affermavano che significasse vera e propria
indipendenza dal Canada.
Jacques Parizeau, il Premier del Québec dell’epoca, era un membro della seconda
fazione, e pianificò di chiedere immediatamente l’inizio di negoziati col Canada
sull’indipendenza del Québec.
Parizeau voleva che i negoziati iniziassero il prima possibile per impedire
tentativi canadesi di bloccare l’indipendenza e nella speranza di tagliare fuori
dai colloqui i membri del suo partito che volevano solo una maggiore autonomia.
Presumibilmente, lo scenario nella migliore delle ipotesi di Parizeau sarebbe
stato un Québec indipendente, così da poter far passare le sue leggi sulla
protezione della cultura francese ma tenerlo comunque legato al Canada tramite
una moneta e un mercato comuni.
La Francia lo riconoscerà immediatamente, cosa che renderà i negoziati col
Canada più facili e aprirà la strada per l’entrata finale del Québec nelle
Nazioni Unite, nella NATO e nel NAFTA.
Ovviamente, come spiegherò adesso, sarà un sogno impossibile: Parizeau affermò
che se il governo canadese si fosse rifiutato di negoziare egli avrebbe
proceduto ad una dichiarazione d’indipendenza unilaterale, e rifiutarsi di
negoziare è probabilmente quello che farà il governo canadese.
Dopotutto il Québec costituisce un quarto della popolazione del Canada, e genera
miliardi di ricavi per esso, perderlo sarebbe un disastro per l’intero paese,
perciò è probabile che il governo canadese non riconosca il risultato del
referendum per via dell’incredibile ambiguità del quesito.
Probabilmente deferirà il referendum alla Corte Suprema, che forse sarà
d’accordo col governo.
Questo probabilmente forzerà la mano a Parizeau, che farà la sua dichiarazione
d’indipendenza unilaterale che minacciava nel caso non si fossero verificati i
negoziati.
Col proseguire di questa crisi il primo ministro canadese dell’epoca, Jean
Chrétien, probabilmente si dimetterà, dato che il popolo del Canada perderà la
fiducia nella sua capacità di guidarlo attraverso questo momento problematico.
Potrebbe anche formarsi un governo di unità nazionale costituito da membri di
diversi partiti e zone del Canada, così da tenere insieme il paese, ed esso avrà
bisogno di tutta l’unità possibile nei mesi a venire.
Perché, vi starete chiedendo? Beh, ho trovato prove che il Saskatchewan aveva
creato un comitato per indagare sulle sue opzioni nel caso il Québec avesse
votato sì al referendum, ed è probabile che altre provincie facciano la stessa
cosa, istituire dei comitati che discutano di un proprio tentativo di secessione
o… Perfino di entrare a far parte degli Stati Uniti! Il peggior incubo di ogni
Canadese! Potrebbero anche provare a formare un’unione di tutte le provincie
occidentali del Canada, ovvero la Columbia Britannica, l’Alberta e il Manitoba.
Questa regione ha una grande fazione a favore della secessione a causa del suo
essere più conservatrice del resto del Canada e dei suoi rancori di lunga data
riguardo al fatto che il governo è dominato dalle provincie più popolose
dell’Ontario e del Québec.
Se questo accadrà, è probabile che il Canada Occidentale provi a sottrarre a
quello che rimarrà del Canada i territori settentrionali, ovvero lo Yukon, i
Territori del Nord-Ovest e il Nunavut.
C’è anche la domanda di cosa accadrà alle Province Marittime di Nuovo Brunswick,
Terranova e Labrador, Nuova Scozia e Isola del Principe Edoardo: un Québec
indipendente le isolerebbe dal resto del Canada, perciò dovranno iniziare a
ripensare il loro futuro col Canada anche se non vorranno, e potrebbero
considerare la secessione, la formazione di un’unione tra di loro o associarsi
agli Stati Uniti.
Lo ripeto, questa balcanizzazione del Canada potrebbe anche non accadere se il
resto del mondo avesse qualcosa da dire al riguardo.
Il fatto che conta è che la comunità mondiale non guarderà con troppa gentilezza
alla dichiarazione di indipendenza unilaterale, qualsiasi nazione che oggi ha
una grande minoranza incentrata in un’unica regione che sogna l’indipendenza non
darà sostegno al Québec, perché questo non farà che incoraggiare le sue
minoranze inquiete, perciò non riconosceranno il risultato del voto e
bloccheranno ogni tentativo del Québec di aderire alle organizzazioni
internazionali, così come l’Unione Europea non avrebbe permesso alla Scozia di
unirsi ad essa nel caso avesse votato sì al suo referendum sull’indipendenza nel
2014 della nostra TL.
Anche gli Stati Uniti probabilmente non sosterranno il piano del Québec per
l’indipendenza: secondo documenti della Casa Bianca l’allora presidente Bill
Clinton non aveva piani per riconoscere il Québec come indipendente se avesse
vinto il sì.
In una dichiarazione preparata nel caso di un sì, Clinton avrebbe affermato:
“Dato che i Canadesi dovranno lavorare sul loro futuro assetto costituzionale, è
prematuro considerare la questione del Québec”.
Perciò il Québec può dare tranquillamente un bacio d’addio al NAFTA a causa del
disinteresse degli Stati Uniti.
Oltre a questo, l’incertezza creata dalle relazioni del Québec col Canada
probabilmente causerà una picchiata dei mercati azionari, e la situazione non
farà che peggiorare nel caso le altre provincie canadesi decidessero di
percorrere la stessa strada del Québec.
Il desiderio del resto del mondo di evitare altri problemi probabilmente
incoraggerà il Québec a cercare una maggiore autonomia piuttosto che
l’indipendenza completa.
Altri gruppi di attori che probabilmente spingeranno per questo saranno la
minoranza Anglofona immigrata e le comunità aborigene: nella nostra TL una
maggioranza di elettori di etnia francese nel Québec votò sì al referendum, ma
una vasta maggioranza dei non francesi votò contro al referendum.
Questi gruppi non sarebbero stati contenti della vittoria di un sì, e
probabilmente avranno paura che i loro diritti non sarebbero stati rispettati in
un Québec indipendente, e considerando che nella nostra TL Parizeau diede la
colpa della vittoria del no ai non francesi, le loro paure sono probabilmente
giustificate.
Perciò le aree del Québec dove il no ottenne la maggioranza minacceranno di
impedire qualsiasi negoziato o persino di tornare in Canada se non otterranno
quello che vorranno.
Infatti un Québec etnocentrico al quale non è importato niente del resto del
mondo e ha semplicemente spinto per l’indipendenza potrebbe non essere una buona
ricetta per un governo stabile, non sono sicuro se vedremo scoppiare un qualche
genere di violenza o guerra in Canada, penso che sia una possibilità, ma a mio
modesto parere lo scenario più plausibile dopo una vittoria del sì è un Québec
che ottiene una maggiore autonomia all’interno del Canada, ma questo non
significa che la storia non venga cambiata: infatti probabilmente vedrete un
aumento dell’interesse verso la secessione in tutto il mondo, e alcuni tentativi
potrebbero addirittura avere successo, come il suddetto referendum scozzese.
Si potrebbero vedere movimenti secessionisti diventare più mainstream perfino
negli Stati Uniti.
Questo significa che qualcuno di questi esperimenti statunitensi avrà successo?
Forse no, visto l’abietto fallimento della ribellione a favore della schiavitù
del 1861, ma chissà che impatto avranno negli anni a venire in questa TL.
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