Historikon Libra sulle
Imprese di Maurizio Augusto
d
i Filippo Longobardico

Maurizio Augusto

Nota sull’autore: Poco o nulla sappiamo di Filippo Longobardico, salvo che fosse, come egli ammette, di stirpe Longobarda per nascita, ma romano per cultura.
Sappiamo che fu praefectus per Italiam fino all’anno del signore 695 cioè fino a quando regnò, per la prima volta, Giustiniano II, ma non sappiamo molto altro.
Sembra, almeno stando a storici successivi che usarono il suo lavoro, che egli fosse nato in Tuscia ma la città d’origine è ignota, Leone il saggio, che lo cita in uno scritto lo dice di Pistoia, Marcello di Efeso invece di Firenze, permane il dubbio tuttora.
Non si sa neppure dove riposi il corpo, anche se Leone sostiene di averne visto la tomba mentre visitava l’Italia.
Historikon è il testo fondamentale per comprendere gli eventi che portarono alla cosi detta IIa Basileia.

 

Praefactio

 

Poiché molti si sono accinti, o nobile signore, a scrive quello che fu compiuto dai tuoi avi e le grandi imprese che furono da loro perseguite, mi è sembrato giusto narrarti quello che so dato che ho fatto molta ricerca ed ho speso energie e tempo, come è giusto che si convenga per tale meritoria impresa, onde sapere l’esatta verità circa le guerre e le vittorie che i tuoi, quale annuncio delle tue venture, fecero sul nemico.

 

Su Maurizio Augusto

In quegli anni, correva l’anno 4871(602 N.d.c) dalla fondazione del mondo, regnava ancora Maurizio Augusto.

Questi era un sovrano pio e giusto, benché troppo molle con gli eretici monofisiti, ma soprattutto era un valente generale e grande diplomatico, aveva non solo respinto gli slavi in molte terre della Basileia, ma anche aveva raggiunto la pace con la Persia ed aveva stretto amicizia con Crosroe II Parviz, stimato da tutti uno dei più grandi re della Persia.

Tuttavia la necessità di portare la guerra lo costrinse, proprio in quel fatale anno, a condurre la guerra agli Slavi oltre il Danubio, azione questa pari a quella di un Traiano o di un Giuliano.

Benché egli fosse coraggioso e valente, meno assai lo erano i suoi subordinati, uno di questi chiamato Foca, di cui si mormora avesse origini men che romane ma barbare, prese la parola tra gli altri mentre si avvicinava l’inverno e disse “Invero l’Augusto è impazzito e Dio, per il sostegno agli eretici, gli ha tolto il senno”, difatti Foca era fervido ortodosso e nemico implacabile degli eretici “ora dunque, fratelli, si prendano le armi e si rovesci l’eretico, si torni a godere del caldo sole della Romania invece che del freddo inverno della Barbarie”.

Cosi disse e subito i capi dei manipoli lo elevarono sullo scudo e lo acclamarono augusto, con alte grida volevano la morte di Maurizio.

Fu forse un caso, oppure il volere del buon Dio, che in quel momento l’imperatore fosse uscito con un manipolo di fedeli in avanscoperta, onde individuare le posizioni degli avari, contro i quali il piissimo augusto combatteva una guerra spietata.

Quando cavalcando verso il campo si accorse che i soldati si erano ribellati, dunque su consiglio di Marsicino, uno che dice era nella sua guardia del corpo, lasciate le truppe a svernare si diresse a più non posso verso la capitale.

 

Sulla rivolta di Phoca

 

Quando giunse alla capitale vi trovò i figli, Teodosio e Tiberio con le truppe raccolte tra le genti dell’Asia minore, specie tra i ribelli Isauri e tra i mercenari Alani.

Anche l’amico Cosroe inviò all’Augusto duemila fanti e 500 cavalieri da usare in guerra a difesa del trono.

Intanto Phoca entrava nella Basileia, inseguito anche da moltissimi e moltissimi Avari i quali erano desiderosi del premio supremo, cioè la capitale dell’impero.

Per molte regioni della Mesia e della Macedonia, Phoca fece scempio di molte città e villaggi e dietro a lui gli Avari uccidevano quello che lui aveva lasciato.

Il Patriarca Sergio credette, o cosi disse in seguito, che Attila fosse stato resuscitato per i peccati dell’impero.

Comunque Phocas non riuscì ad entrare nella città, e l’empia alleanza, si mormorava, con i feroci Barbari.

Ecco allora che un prodigio divino, o cosi mi pare di capire, avvenne in favore dell’Augusto.

I barbari che insieme all’usurpatore, o sulle sue tracce, saccheggiavano le province, videro sei falchi volare sui loro cavalli e interpretarono il segno come il momento di volgere le bestie e tornare da dove erano venuti, non prima d’aver fatto un ultimo guadagno.

Attaccarono Phocas alle spalle e presero il tesoro che portava seco e anche molti mercenari come prigionieri.

Della sorte dell’usurpatore ci son discordi racconti; alcuni dicono che fuggi nelle sclavinie o tra i Bulgari, alcuni dicono morisse nella battaglia fuggendo da pavido quale era, alcuni ancora che trovò grazia presso l’Augusto e fosse fatto diacono di una lontanissima chiesa dell’Armenia, ma sono voci e non è possibile sapere quella che è più vera.

 

Del regno di Maurizio

 

Maurizio Augusto regnò ancora per dieci anni e fu sovrano illuminato e giusto quanto pochi, benché la sua vendetta contro i partigiani di Phocas fosse tremenda.

Si narra che un anno, per Natale, facesse uccidere 6000 Isauri che avevano sostenuto l’usurpatore e si dice anche che facesse accecare i comandanti delle guardie, scutati e nobilissimi, per aver sostenuto Phocas.

Raccontano, ma di per me non ho trovato traccia, che anche il Patriarca fosse sostenitore di Phocas ma che non venne ucciso per non esacerbare il popolino della capitale che già rumoreggiava.

Mentre faceva queste cose, però, fece anche molte opere di grande importanza per la Basileia, estese il sistema degli esarcati anche all’oriente, creandone uno in Palestina, che confinava con i turbolenti Saraceni, ed uno in Assiria, che confinava con i Persiani.

Poi per meglio amministrare l’impero lo divise in piccole province, che chiamò Temi, e affidò il comando di queste a degli ufficiali detti Strateghi, i quali, contrariamente all’uso, assommavano in se caratteristiche militari e civili, ma data la pericolosità di queste istituzione, ed ammaestrato dall’esperienza di Phoca, Maurizio le pone solo nella Grecia e nel Peloponneso ed in alcune aree dell’Italia.

Altre cose fece l’Augusto che non sto a raccontare ma una invece vorrei dipanarla, egli era fervente ortodosso, ma riteneva che la pace fosse il bene supremo a cui aspirare e perciò ordino, nell’anno 4878 dalla creazione, dispose che i Monofisiti avessero libertà di culto in ogni dove nell’impero e che non fosse possibile ne arrestare, ne ammazzare uno perché apparteneva a questa religione.

Fece anche molte altre cose, come ricostruire fortezze e combattere gli Avari che per due volte sconfisse nelle Sclavinie.

Poi inviò un rappresentante dell’impero a Roma e lo fece nominare Esarca dal Pontefice e anche qua nel foro fece costruire una grande colonna sulla quale pose una statua, i maligni dicevano del figlio Tiberio, invece egli esclamava rappresentasse Roma.

Egli, per primo, fece usare il greco negli atti pubblici dell’impero, ma ordinò che fosse usato il latino per le province occidentali.

Ne si può tacere che Maurizio Augusto accrebbe l’amicizia che aveva con Crosroe ed al re persiano propose di agire assieme contro i barbari saraceni, i quali, benché a parole si dicessero amici dei due imperatori coi fatti erano rapaci e traditori.

Libro cosi dalla minaccia dei persiani, benché avesse sempre un occhio aperto su quelle terre, poté con coraggio e perizia militare riprendere molte città della Tessaglia tra cui la nobile Tebe dalle cento porte, L’imperatore, tornato vincitore, celebrò un trionfo nella capitale l’anno prima di Morire.

 

Sulla Morte di Maurizio Augusto

 

Nell’anno della creazione 4781 il pio Augusto morì, e si ricongiunse con le anime grandi di coloro che lo avevano preceduto sul trono.

Sebbene l’impero fosse pacifico, poiché gli slavi pagavano tributi, Cosroe venne a Costantinopoli per visitarne il feretro.

La plebe di Costantinopoli pianse a lungo ma poiché la morte era stata pacifica e avvenuta nel letto e nessuno poteva essere accusato della morte dell’imperatore, non ci furono le classiche agitazioni.

Il Patriarca non avrebbe voluto celebrare il funerale, ma gli strepiti della folla che gridava “Maurizio Augusto, eterno e vigile”, i soldati della guardia e i due imperatori Tiberio e Teodosio che si avvicinavano armati di tutto punto alla cattedrale della città lo costrinsero a cambiare idea.

Il Primo gesto di Teodosio Augusto fu quello di deporre l’insolente prete e sceglierne uno più adatto alla dignità dell’impero.

Ma per tornare alla morte di Maurizio, questa fu accolta con costernazione da molti governatori tuttavia alcuni invece tramavano nell’ombra come avrò a narrarvi.

 

Su Teodosio e Tiberio Augusti

 

Ma intanto per volontà di Maurizio Augusto i suoi due figli, Tiberio, il minore, e Teodosio il maggiore, furono coronati imperatori dei romani dopo che l’esercito, dando alte grida di felicità, e lanciando molti evviva, gli aveva elevati sugli scudi.

Il primo a ricevere il diadema, il manto ed i calzari purpurei fu Teodosio che gli ricevette dalle mani del patriarca in Agia Sophia tra i canti dei coristi e le acclamazioni della gente.

Tiberio invece prese una nave, trentacinquemila uomini e gli portò in Italia dove giunse a Roma e vi incontrò il pontefice, questi gli pose sulla testa il diadema e gli calzò gli stivali, fatto questo Tiberio raggiunse Ravenna e vi si installò come Augusto dell’occidente, secondo il volere del padre suo.

 

Rivolta di Eraclio e come Tiberio Augusto la placò

 

Fu in quei giorni che Eraclio, detto il vecchio poiché aveva un figlio dello stesso nome, esarca di Cartagine, preso dalla smania del potere che aveva intravisto alla rivolta di Phocas, e dal disgusto per l’appoggio che i due Augusti davano ai monofisiti, raccolte le truppe e pagato un grosso riscatto ai Garamanti, in tale maniera egli pensava di lasciarsi le spalle coperte, e poi si fece levare sugli scudi dalle sue truppe.

Molti lo acclamarono augusto ed anche il Papa gli inviò una lettera nel quale si diceva che questi era stato scelto da Dio per deporre gli eretici.

Tiberio Augusto fu, invero, preso alla sprovvista ma non per questo si fece prendere da spavento, degno figlio dell’Augusto Maurizio.

Questi dunque come prima cosa inviò il Comes Ezio a Roma affinché deponesse il Papa e convocasse un sinodo, che a Roma si chiama concistoro, per eleggere un nuovo Papa, ma di questo parleremo dopo.

Poi, fece fortificare la punta della Sicilia e preparare una grande flotta.

Con questa, mettendosi alla testa delle sue truppe Tiberio attaccò l’Africa.

Teodosio Augusto, poiché temeva e per il fratello e per l’impero, ordinò che un esercito dovesse lasciare, presso Durazzo, la parte orientale e raggiungere quelle del fratello che intanto svernavano in Sicilia.

Tuttavia, come se di questa mossa fosse stato preavvertito, e si Teodosio(III) nel dubbio fece decapitare una decina di comandanti e tre comes dell’oriente, Eraclio il vecchio inviò il figlio, Eraclio il giovane nella punta più occidentale della Sicilia, ove aveva loco la fortezza di Lilibeo, che gli antichi ci tramandano essere una fortezza punica.

Qua con grandi stragi e molti saccheggi, Eraclio il giovane riuscì a tenere in scacco le forze di Tiberio (III) ma non quelle del Comes Eliodoro he comandava la spedizione inviata dall’Augusto della pars orientalis.

Nella battaglia del monte demone Eraclio venne catturato e l’esercito respinto, inoltre Eliodoro inviò presso i Garamanti un messaggero che parlò loro con questo tono “O nobili di questa fiera gente, l’Augusto Teodosio, signore del mondo, vi chiede se siete una stirpe coraggiosa”, al che molti predoni del deserto levarono gli scudi e vi battevano sopra le lance, onde mostrare il loro valore all’inviato dell’Augusto che continuò “Ora si sappia che Teodosio Augusto ammirato dalla vostra forza e dal vostro coraggio vi domanda se volete diventare sudditi della potenza romana”, al che molti di loro si sdegnarono ma gli anziani fecero cenno di tacere.

Cosi allora continuò Eliodoro “Si sa dunque che voi accettereste d pattugliare contro altre genti il confine, faceste barriera contro i nemici del popolo romano e con grandi doni veniste ad abitare oltre il limes”.

A questa proposta i capi dei garamanti si esaltarono e dicevano Teodosio e Tiberio i più felici tra gli uomini e lodando le loro proposte accettarono molto denaro e attaccarono alle spalle Eraclio.

Come continuarla?

Filobeche

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Passiamo alla proposta di Generalissimus:

Sembra che l'Imperatore Tiberio II Costantino volesse dividere in due l'Impero Bizantino una volta passato a miglior vita.
Le provincie occidentali dell'Impero, incluse Italia e Africa, sarebbero passate al genero Germano, mentre quello che sarebbe diventato l'Imperatore Maurizio avrebbe ereditato le provincie orientali.
Come sappiamo, le sue volontà non furono rispettate, ma cosa accadrebbe se gli eventi prendessero proprio questa piega

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Risponde William Riker:

Germano da solo non riesce a mantenere il controllo dell'Italia e dell'Africa, finito il periodo dell'anarchia dei Duchi i Longobardi travolgono l'impero bizantino d'occidente, occupano Ravenna e minacciano Roma. Maurizio è tenuto impegnato da Slavi e Persiani, il Papa Geregorio Magno non si fida né dei Merovingi, poco propensi ad avventure extra-francesi, né dei Visigoti di Recaredo appena convertiti al cattolicesimo, e così chiama in suo aiuto i Bavari, il cui duca Garibaldo in breve conquista i territori Longobardi del nord Italia. I Bavari assimilano sia i Longobardi che i Latini, fusione tra Baviera ed Italia in un'unica entità territoriale, mentre i Longobardi sopravvivono a Spoleto e a Benevento; Maurizio riconquista invece Puglia, Calabria e Sicilia (e nominalmente Sardegna e Corsica); l'Africa sarà preda degli Arabi. Come immaginare la storia di un Regno Unito di Italia e Baviera, la cui prima regina sarà una certa Teodolinda? Io ci provo:

Re d'Italia dal 589, dinastia degli Agilolfingi:

589-616 Teodolinda
616-626 Adaloaldo
626-644 Gundoaldo
644-661 Ariberto
661-662 Godeberto
662-680 Bertarito, sottomise l'odierna Austria
680-716 Teodone I, pubblicò un codice di leggi
702-719 Teodeberto
711-719 Teobaldo, rese tributari i Longobardi del Sud d'Italia
716-719 Tassilone I, conquistò la Provenza togliendola ai Franchi
719-725 Grimoaldo
725-736 Ugoberto, sconfisse ad Arles gli Arabi che dalla Settimania cercavano di invadere la Provenza (da cui la famosa ballata di Fabrizio de Andrè, "Re Ugo ritorna dalla guerra...")
736-748 Odilone
748-768 Tassilone II, sconfisse e uccise in battaglia Pipino il Breve, usurpatore del regno dei Franchi, ma cadde egli pure nello scontro
768-814 Teodone II il Grande, dopo la morte di Pipino conquistò il Regno dei Franchi, sottomise gli Alamanni, riprese Barcellona agli Arabi, distrusse il Khanato degli Avari e nell'800 fu incoronato Imperatore Romano d'Occidente da Papa Leone III.

E poi?

Eraclio I trasferisce la capitale a Roma e proclama la rinascita dell'Impero Romano (immagine creata con openart.ai)

Eraclio I trasferisce la capitale a Roma e proclama la rinascita dell'Impero Romano (immagine creata con openart.ai)

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La parola passa ad Enrico Pizzo, che ha avuto una nuova, grande idea:

Ismailio I Imperatore d'Occidente

Nella Primavera del 619, nonostante la dolorosa perdita dell'importante fortezza di Iulia Concordia, l'Esarca Eleuterio aveva eseguito con successo l'incarico affidatogli dell'Imperatore Eraclio.
L'autorità Imperiale era stata infatti ristabilita in tutte le città dell'Esarcato e la " pace " coi Longobardi ristabilita senza che fosse stato aumentato l'importo del tributo, 36000 Solidi, che i Romani si erano impegnati a pagare annualmente.
Nessuno ormai è in grado di dire il perché, fatto sta che un volta rientrato a Ravenna Eleuterio cambiò il suo nome in Ismailio, ordinando la coniazione di moneta d'oro a lui dedicata, usurpando così le prerogative dell'Imperatore.
L'usurpazione avrebbe dovuto essere perfezionata a Roma da Papa Bonifacio V, che avrebbe incoronato Eleuterio Ismailio come Imperatore della Pars Occidentalis romana.
Ismailio, tuttavia, aveva gravemente sottovalutato la fedeltà ad Eraclio dei suoi ufficiali.
Nell'Estate del 620, mentre era in viaggio verso Roma, giunto presso la guarnigione di Castro Luceoli l'Esarca fu decapitato e la sua testa, chiusa in un sacco, inviata a Costantinopoli.
E se invece Eleuterio non sopravvalutasse il carisma che poteva esercitare sui suoi uomini scegliendo, prima di iniziare il viaggio, di eliminare tutti coloro di cui non fosse sicuro di potersi fidare meno che ciecamente?
Come potrebbe cambiare la Storia Italiana?

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Gli risponde il nostro Bhrihskwobhloukstroy:

Lo schema sarebbe più o meno il seguente: non pretendo che sia il più probabile, ma solo che sia il più probabile di quelli che possiamo costruire senza inventarci i personaggi, perché l’alterazione delle genealogie è sempre dietro l’angolo. La Dinastia di Ismailio I. o eventuali altre che le subentrino mantengono lo Stato come una sorta di somma di Papato e Venezia (compresa la Dalmazia), senza che la somma delle due forze sia sufficiente a superare quella contraria e superiore dei Re dei Franchi Orientali e Longobardi (che non si chiamano Sacri Romani Imperatori); naturalmente Ottone III. non dimorerà mai a Roma, non so se Ottone II. morirà allo stesso modo, ma tutto il resto dovrebbe essere abbastanza inalterato, compresa la Lotta per le Investiture.

Un cambiamento si comincia ad avere con Manuele I. Comneno, che non conquista Ancona (insisterà invece ulteriormente nella lotta contro i Normanni) e non sostiene la Lega Lombarda (ovviamente alleata dell’Impero d’Occidente), ma le velleità secessioniste dei Papi. Altrettanto farà il Barbarossa, che quindi a Legnano potrà vincere contro una Lega che ha bensì il sostegno omologo a quello di Venezia (qui Ravenna), ma non dell’intero Papato né soprattutto di Bisanzio: fra le conseguenze della Vittoria di Legnano ci sarà – paradossalmente – lo stesso l’indipendenza del Ducato Romano sotto il Papa, ma stavolta dall’Impero di Ravenna anziché di Germania. Questa sarà la politica di tutti gli Svevi, che non finiranno scomunicati e, all’estinzione (prima o poi) della Dinastia, passeranno ai loro Successori anche il Regno (unito) di Sicilia e, in Germania, il Ducato di Svevia con la Svizzera della nostra Storia (nonché, dall’11. novembre 1442, il Ducato di Spoleto, che qui rimane agli Urslingen): al posto dello scontro col Papato ci sarà quello fra gli Svevi e l’Impero d’Occidente (dal 1204 ampliatosi con l’Impero Latino d’Oriente della Storia reale), che – date le proporzioni e senza (il pretesco pretesto del)la sacralità dello Stato della Chiesa – si risolverà con la conquista del secondo da parte del Regno dei Franchi Orientali, dei Teutoni e dei Longobardi (quello Latino di Costantinopoli da parte dei Paleologi).

A Ravenna tuttavia emergerà – esattamente come nella Storia vera – la Dinastia feudale dei Da Polenta, dapprima solo collezionatori di Comuni in cui governare come Podestà, ma soprattutto durante il regno di Venceslao abbastanza potenti da diventare il più forte concorrente dei Visconti e crescere nel XV. secolo (come Venezia, ma appunto più a Sud, in questo caso non tanto in Emilia – dove confinava direttamente con Milano – bensì in direzione di Roma); senza Venezia come rivale (anzi, con la stessa come soggetta), Ostasio III. e suo figlio Girolamo non muoiono nel 1447 (allorché, fra l’altro, Milano – che evidentemente nel 1360 ha recuperato Bologna e nel 1426 ha conservato Vercelli, nel 1428 Crema, Bergamo, Brescia e Verona e nel 1435 Genova, ma nel 1445 ha perso Perugia – torna al Sovrano feudale Federico III. [qui anche IV. pure in Lombardia], che ha buon gioco a calarvi dalla Svizzera, tenendo sotto controllo i Da Polenta da Treviso e Padova a Nord e da Spoleto a Sud), ma portano la Dinastia fino ai primi anni dell’Evo Moderno.

Allora tuttavia avviene il colpo di scena. Roma, continuamente minacciata di (ri)annessione da Ravenna, con Alessandro VI. si affida – come storicamente – a Luigi XII. e annienta i Da Polenta, sostitudendovi Cesare Borgia, che in questo caso riesce a sopravvivere molto a lungo e con successo alla morte del padre , sia pure con qualche ridimensionamento, alla Crociata che Giulio II. gli scatenerà contro; sua figlia Luisa porterà la Corona Imperiale d’Occidente al primo e, durevolmente, alla Casa del secondo marito, Filippo di Borbone, barone di Busset, la cui Dinastia esiste tuttora, con Carlo di Borbone (nato il 4. agosto 1945).

Da notare il meccanismo degli accerchiamenti: il Papato, finché confina con l’Impero d’Occidente (che arriva a Perugia), non ha lo stesso interesse a contrastare l’Unione del Regno dei Franchi Orientali, Teutoni e Longobardi con quello di Sicilia (per inciso: mai sdoppiato), che invece rappresenta la massima minaccia per il medesimo Impero d’Occidente, il quale tuttavia dal 2. agosto 1589 – oltre ad acquisire la forza sufficiente a togliere Ferrara (vitale per il collegamento con Venezia) a Cesare d’Este – stringe a propria volta nella morsa borbonica il Regno dei Franchi Orientali, dei Teutoni e dei Longobardi, i cui Sovrani d’altronde (con Carlo V. e, da Filippo II. a Carlo II. di Spagna in Unione Dinastica) accerchiano la Francia (l’assenza della Svizzera ha determinato una successione incontestabile e integrale degli Asburgo a un più anziano Carlo il Temerario, in cambio della permanenza dei Valois nel Delfinato e in Provenza; la Sicilia, Spoleto e Milano, comprese Asti, Piacenza, Parma e dal 1. febbraio 1511 Modena, come la Svizzera e Padova, Treviso, Feltre, Belluno, Pordenone &c., in quanto Paesi Ereditarî del Re dei Romani, sono passati insieme a Trieste e l’Austria a Ferdinando I. dal 21. aprile 1521, mentre Siena è per ovvie ragioni rimasta a Filippo II. anche dopo Cateau-Cambrésis e il Württemberg a Rodolfo II. come Feudo Imperiale subinfeudato a Federico di Mömpelgard]). La Francia, invece, stavolta non può contare sull’alleanza con l’Impero Ottomano, mortale nemico di quello di Ravenna (ancor più che degli Asburgo).

In sintesi, si sarebbe avuto un Papato più tardo e molto più piccolo – limitato al Ducato Romano – e, al posto di Venezia, una simile Potenza nel resto dello Stato Pontificio e comprendente la stessa Venezia (benché senza il Dominio); ciò avrebbe avuto, come contraccolpi (oltre all’inesistenza del nome di Sacro Romano Impero e alla persistenza di quello di Impero Romano d’Occidente), il consolidamento di un Blocco austriaco a Sud dalla Sicilia a Napoli a Spoleto e a Nord da Genova alla Svizzera (comprese) e da Vercelli – attraverso la Lombardia, l’Emilia e la Marca Veronese e Trevigiana – a Bologna e Pordenone (con la persistenza del Patriarcato del Friuli nell’Impero).

La Francia avrebbe effettuato molte delle conquiste della Storia reale (ed effettuato gli stessi scambi territoriali coi Savoia), ma partendo – per le ragioni viste – da una linea più arretrata, per cui entro la fine del lungo regno del Re-Sole sarebbe arrivata al Ducato di Borgogna anziché alla Franca Contea e all’incorporazione dei Feudi Imperiali del Delfinato e della Provenza, ma non dell’Alsazia; analogamente, nella Spartizione della Spagna dopo la Guerra di Successione Spagnola, non sarebbero disponibili né le Due Sicilie né il Finale né Milano (ma Siena al posto del solo Stato dei Presidî), per cui Vittorio Amedeo II. dovrà ricevere qualcosa al posto della Sicilia che non sia la Sardegna, non sottraibile a Carlo VI./III., che a sua volta deve avere qualcosa di omologo a Napoli, il Finale e la Lombardia (dato che Siena – della quale comunque storicamente lo Stato dei Presidî è già stato parte dell’Eredità Spagnola degli Asburgo d’Austria – non basta a compensare tutto ciò): a parte i Vicereami americani (che interessavano solo alla Gran Bretagna e alle Provinc[i]e Unite), poiché per avere un’equipollenza con la Storia reale bisogna trovare un Regno per Vittorio Amedeo e un Regno, un Ducato e un Marchesato per Carlo e nella Corona di Spagna erano in questa ucronia comunque compresi – oltre a ciò che già nella realtà è stato attribuito a Carlo VI. – il Regno d’Aragona (coi Regni di Valencia e di Maiorca e la Contea di Barcellona), il Regno di Navarra, la Franca Contea e i Principati di Gerona e delle Asturie, ma quest’ultimo e la Navarra erano indifendibili per un Asburgo o un Savoia e del resto alla Gran Bretagna interessava soprattutto che l’influenza francese non si espandesse nel Mediterraneo, l’unica soluzione compatibile con le effettive dinamiche geopolitiche storiche adattate a questa ucronia è la Spartizione del Regno d’Aragona, con un Titolo Regio a testa e il rimanente al Candidato più ingombrante, quindi la prediletta Barcellona (con Gerona, Besalú, Ampurias e Osona, in pratica la Catalogna) al suo amato Carlo insieme alla Franca Contea Gerona e Valencia o Maiorca, l’altra delle quali andrebbe a Vittorio Amedeo (insieme a Gerona e Besalú in Feudo, al posto di Alessandria e dell’Alta Valsesia) e comunque, dopo la Guerra della Quadruplice Coalizione, sarebbe stata scambiata con la meno difendibile (come la Sicilia con la Sardegna), per cui alla fine Vittorio Amedeo diventerebbe Re di Valencia e tale rimarrebbe Carlo Emanuele III. anche dopo la Guerra di Successione Polacca, nella quale Carlo VI. perderebbe ovviamente la Catalogna (restaurato Regno d’Aragona per Carlo di Borbone) e dovrebbe infeudare Ibiza (invece di Novara e della Lomellina) a Carlo Emanuele, ma, non potendo avere come parziale indennizzo Parma e Piacenza (già sue), conserverebbe la Toscana (per la precisione Firenze, avendo già Siena) e di conseguenza Francesco Stefano la Lorena, peraltro meno decisiva in questo contesto, dato che la Franca Contea e la Lorena sono rimaste asburgiche (l’unico compenso per Stanislao Leszczyński è che la Russia, alla morte dell’alleato Vescovo-Principe del Montenegro Danilo I. Petrović-Njegoš l’11. gennaio 1735, ne sospenda la scelta del successore, offrendo a Stanislao I. assediato a Danzica il Principato, che questi avrebbe ogni motivo di accettare il 30. giugno, invece di fuggire travestito da contadino; ovviamente Sava Petrović sarebbe comunque Metropolita di Cetinje e in ogni caso la Francia ne avrebbe assai da guadagnare in questa ucronia, nella quale guadagnerebbe un avamposto nell’Adriatico, fra l’altro preziosissimo per la difesa di Cattaro, dell’Impero Borbonico di Ravenna). Dopo la Guerra di Successione Austriaca, al posto di Parma e Piacenza ai Borboni per noi di Parma andrebbe il Regno di Maiorca, mentre al posto dell’Ossola, Vigevano e Oltrepò verrebbero subinfeudate ai Savoia Losanna e Friburgo nel(l’)Üechtland, recuperate alla fine della Guerra della Prima Coalizione (Napoleone sarebbe un Generale genovese ossia lombardo, dunque austriaco).

Le Guerre Rivoluzionarie si concluderebbero con una parziale Spartizione della Francia; la Polonia rimarrebbe spartita come nel 1795 e la Scandinavia si riunirebbe, al posto del Sacro Romano Impero il Regno dei Franchi Orientali, Teutoni e Longobardi (in breve Regno di Germania e Lombardia, con la Sicilia) continuerebbe a esistere (niente Secondo Reich, quindi, neppure come conseguenza indiretta di una Guerra Austro-Prussiana) e non ci sarebbero Imperi Bonapartisti in Francia (la Seconda Repubblica si sovrapporrebbe alla Terza). A una vera e propria Guerra Franco-Prussiana non si potrebbe arrivare, anche se non ne è esclusa una fra la Seconda Repubblica e la Germania. L’Impero Romano d’Occidente farebbe parte dello schieramento conservatore (rivale del Regno Unito nel Mediterraneo), ma al contempo rappresenterebbe uno dei due punti di riferimento per i Neoguelfi (rivale dell’Austria sul Continente, dall’Italia ai Balcani).

In tutto ciò, niente impedisce l’Attentato di Sarajevo, fino all’eventuale coinvolgimento della Francia, ma non del Regno Unito (il Belgio è austriaco); Impero d’Occidente neutrale (circondato dall’Austria), Impero Ottomano alleato dell’Austro-Germania contro la Russia, Bulgaria neutrale. Pace di Brest-Litovsk; senza Intervento Statunitense, l’Austro-Germania vince la guerra e non ce ne sarà una seconda, finché poi l’Equilibrio del Terrore congelerà i confini.

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Enrico si informa:

Una domanda, Professore: perché "Re dei Franchi Orientali"?
Questa denominazione implica che lo sviluppo del Regno Franco sia simile a quello in HL, ma in questa TL i Franchi non si espandono a sud delle Alpi né Carlo diventerà Imperatore.
Ammetto che per quello che non ha a che fare con l'Italia tutto si svolgerebbe come in HL, incluse le guerre contro i Sassoni, ma nell'843 la geografia del Regno sarebbe comunque diversa e non potrebbe suggerire una diversa suddivisione?

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E Bhrihskwobhloukstroy gli spiega:

La condizione essenziale (anche se un po‘ persa di vista dalla Storiografia) per l’unione permanente fra i Longobardi e il Regno di Germania è l’offerta della Corona Ferrea a Rodolfo II. di Borgogna nel 921; il matrimonio di sua figlia Adelaide con Ottone Magno ne è la conseguenza.

Gli scontri con i Normanni e i Magiari farebbero comunque emergere rispettivamente i Robertingi e i Duchi di Sassonia, che nel 987 avrebbero entrambi convenienza a evitare l’elezione a Senlis di un Caroling(i)o come Re di una parte purchessia nata dalle spartizioni del Regno dei Franchi: a quel punto la divisione tra Franchi Occidentali (la componente solo romanza) e Orientali sarebbe sancita.

Certo, resta sempre la possibilità di un’elezione di Carlo di Lorena; in tal caso, da Enrico IV. di Franconia in poi il Regno di Carlomagno (della Storia reale) potrebbe essere di nuovo in gran parte unificato (e del tutto col Barbarossa)...

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E ora, la pensata di Enrica S.:

Ardagasto, re degli Anti (Sarmati slavizzati), non viene sconfitto dall'imperatore Maurizio nel 585 durante la sua incursione in Tracia, ma anzi travolge le truppe bizantine al comando di Prisco e si stanzia stabilmente in quella che è la nostra Bulgaria, sottraendola all'Impero Romano d'Oriente. Che accade all'arrivo dei Bulgari? Questi ultimi dove si stanzieranno?

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Le replica Michal I:

O si uniscono con gli Anti, oppure sloggiano e vanno in Romania.

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Enrica S. però puntualizza:

Ma lì si scontrano con gli Avari. Qualcuno (Liutprando? Carlomagno?) potrebbe allearsi con i Bulgari per eliminare gli Avari, ed allora i Bulgari si stanzierebbero nella puszta e quando arriveranno gli Ungari sarà uno scontro di Titani.

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Michal I si gratta il mento:

E magari si riesce a far stare in piedi la Grande Moravia, se gli Ungari si fermano lì... tutto si fa più interessante...

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Interviene Paolo Maltagliati:

Sì, ma nel caso Liutprando si scontrasse e vincesse, con l'aiuto bulgaro (bulgari non ancora slavizzati, del resto), contro gli Avari, la Pannonia, perlomeno quella occidentale, potrebbe rimanere romanza.

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Prende allora la parola il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Storicamente in Bulgari hanno favorito il latino balcanico (protoromeno) fino alla Conversione al Cristianesimo nel Patriarcato di Costantinopoli; in Pannonia quest'ultima Conversione sarebbe stata molto meno verosimile (e abbastanza più probabile l'inclusione nel Patriarcato di Roma) e, se ammettiamo che avesse luogo ugualmente la Rivolta dei Boiari contro il Cristianesimo, la lingua turco-tatara dell'élite scomparirebbe ugualmente.
Il dilemma rimarrebbe fra il completamento della Romanizzazione (più o meno come in Romania), il sopravvento della Germanizzazione (come in Austria) o la prevalenza del sostrato preromano non direttamente, ma attraverso la Slavizzazione (come in Croazia).
Teniamo presente che, senza Bulgari, è probabile che un Regno degli Anti in Dacia e Mesia avrebbe prodotto la stessa formazione etnica slava che storicamente gli Avari e quindi la politica di Michele III. sarebbe stata molto meno slavofila.
Se poi consideriamo ineluttabile la confluenza dei Longobardi nei Franchi e in prosieguo di tempo uno spostamento del nucleo dell'Impero verso i Ducati Tedeschi, l'esito più probabile sembra l'inclusione della Bulgaria Pannonica fra le Marche Orientali Bavaresi (con residui romanzi come nelle Alpi) e in prospettiva una maggiore germanizzazione della stessa residua Slovenia e perfino della Croazia (la Pannonia, senza Magiari, sarebbe rimasta di lunga croata).
D'altra parte, è molto verosimile che anche la Slovacchia diventasse una Marca della Boemia, come la Moravia.
In pratica e con massima semplificazione:
- Austria (bavarese) fino a Belgrado;
- Boemia fino ai Carpazi;
- Bulgaria slava (col nome di Slovenia) estesa a tutta la Romania.

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È ora il turno di rubberduck3y6:

Vi mostro una mappa (pubblicata in questo sito) che mostra un impero bizantino, noto come "Romania", che non solo è sopravvissuto ma anzi ha prosperato, diventando di nuovo una delle grandi potenze mondiali e costituendo un proprio impero coloniale centrato sull'Oceano Indiano. Le doppie linee rosse sono ferrovie. Che ne pensate? Come arrivare a questa situazione?

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Gli risponde William Riker:

Dunque, secondo me i PoD necessari sono molti. Non c'è bisogno che l'Islam non nasca come ne "L'Agente di Bisanzio" di H. Turtledove, e infatti sulla cartina sono segnati degli stati islamici, però bisogna supporre come minimo che i Bizantini siano stati più furbi, evitando di perseguitare i Monofisiti che prima aprirono le porte dell'Egitto ai Persiani e poi agli Arabi. Giustiniano inoltre ha conquistato senza colpo ferire l'Africa e le isole del Mediterraneo, poi ha concluso in fretta anche la Guerra Greco-Gotica cooptando gli Ostrogoti e accettando che Totila restasse sul trono come re vassallo o come governatore dell'Italia bizantina. In tal modo i Goti potrebbero addirittura combattere pro Bisanzio. Senza gli orrori ventennali della Guerra Gteco-Gotica l'Italia è meglio in salute e in grado di resistere all'invasione Longobarda, che riesce a togliere ai bizantini solo la Pianura Padana.

Gli Arabi si sostituiscono ai Persiani Sasanidi ma si infrangono inutilmente contro le difese bizantine in oriente, alla fine scelgono di espandersi in anticipo verso l'Asia. Più tardi conquisteranno l'Etiopia, dove i cristiani resteranno una minoranza come oggi in Egitto, e da lì penetreranno in Africa settentrionale conquistando anche la maggior parte dell'Egitto; ritirata bizantina da Tunisia, Algeria e Spagna per meglio difendere l'Italia e le sue isole. Niente potere temporale del Papato, che conserva il suo grande prestigio ma solo sul piano religioso. Alla fine dell'VIII secolo Carlo Magno conquista i Longobardi della pianura padana e forse il Regno Visigotico di Spagna, conservatosi più a lungo, quindi si autoincorona Imperatore Romano d'Occidente ma il Basileus contesta questo titolo. L'imperatore Basilio II respinge il tentativo arabo di conquistare il Santo Sepolcro e la Siria, lascia perdere i Bulgari (che non sono mai penetrati a sud del Danubio o vi hanno creato solo uno stato vassallo di Costantinopoli) e riconquista l'Egitto, minacciando la stessa Arabia. Poi si sposa, ha un figlio degno di lui e i discendenti conservano i possedimenti asiatici, fermando a Manzicerta l'avanzata dei Turchi e respingendo l'invasione dei Peceneghi e dei Cumani.

L'Impero Romano d'Occidente si spezza in Regno di Castiglia, Regno d'Aragona, Regno di Portogallo,, Regno di Francia e Impero di Germania + Longobardia, stato di guerra permanente con i bizantini, però Ottone di Sassonia si coalizza con loro contro gli Ungari e infligge agli invasori asiatici una sconfitta definitiva. Anche i Normanni sono respinti dall'Italia meridionale e si insediano in Provenza. Roma e Bisanzio continuano le scaramucce teologiche, ma senza alcuno scisma. Il 1204 vede il fallito tentativo dei Bizantini, coalizzati con i Normanni di Provenza, di assediare Barcellona e di conquistare il Regno d'Aragona. Nel 1242 Batu Khan tenta di conquistare l'Impero Bizantino e assedia Costantinopoli, ma la morte del Gran Khan Ogoday salva la Città dei Re. Più tardi Tamerlano sconfigge i bizantini ad Ancyra e prende prigioniero il Basileus, ma alla sua morte il suo impero si sfascia e Bisanzio riprende possesso delle terre perdute. Niente Ottomani, il Nord Africa resta soggetto a dinastie autoctone. Intanto, a partire dall'Egitto, i bizantini cominciano ad esplorare l'Oceano Indiano. Gli Inglesi vincono la Guerra dei 100 Anni ed annettono la Francia; ascesa di Mosca nell'Europa orientale. Intanto Bisanzio adotta l'uso delle armi da fuoco.

Quando nel 1453 il Basileus Costantino XI respinge l'assedio della Città dei Re da parte della flotta spagnola e reagisce imponendo dazi esorbitanti sul commercio delle spezie, gli occidentali hanno la sensazione che la via della Seta e delle Spezie è loro preclusa e cominciano la stagione dei grandi viaggi di esplorazione. Quando Spagna e Portogallo si spartiscono il mondo in zone di influenza (più tardi si aggiungeranno gli Inglesi), Bisanzio intensifica l'esplorazione e la colonizzazione dell'Africa Orientale e dell'Oceano Indiano fino all'Australia e da qui penetrando nel Pacifico e giungendo fino in Giappone. L'ultimo tentativo di conquistare l'impero bizantino viene effettuato dai Safavidi di Shah Ismail I, che però a Cialdiran incassano una tremenda sconfitta perchè i Romei a differenza loro usano le armi da fuoco. Mentre Lutero separa Germania, Francia, Inghilterra e Scandinavia da Roma, Mosca resta paradossalmente in comunione con il Papa anche se con riti bizantini.

Galileo Galilei insegna l'eliocentrismo a Costantinopoli e le sue idee vengono subito approvate. Atanasius Kircher decifra correttamente i geroglifici egiziani con due secoli di anticipo. Il Basileus Michele XIV porta l'Impero al suo apogeo e sarà ricordato come il Basileus Helios. Nel 1700 l'Impero Bizantino conosce la stagione dell'Illuminismo e della Rivoluzione Industriale: invenzione della macchina a vapore e diffusione capillare delle ferrovie in tutto l'Impero. Nel 1750 il Basileus abolisce la pena di morte su tutti i territori della Romania.

Che ne pensate?

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Enrico Pellerito annuisce:

Plausibilissima, mi piace.

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Diamo la parola al grande Bhrihskwobhloukstroy:

Mi permetto di proporre qualche dettaglio per giustificare la strana anomalia dell’Italia quasi del tutto in posizione ‘aggettante’ rispetto al baricentro dell’Impero (Bizantino). Il Punto di Forza di Bisanzio è stato che Roma e Venezia rimanessero parti integranti dell’Impero e poi l’assorbimento dei Normanni (in questo modo non ci sarebbe neppure bisogno di alterare ulteriormente la Storia mandandoli in Provenza). Niente Pāctă Cŏnuĕntă del 1102 fra Ungheria e Croazia (o comunque l’Unione viene annullata da una Riconquista Bizantina o, al più tardi, intorno al 1525 Bisanzio conquista Croazia e Liburnia invece dell’Ungheria vera e propria). La Sicilia però ha conosciuto qualcosa di analogo ai Vespri Siciliani, la Sardegna è andata ugualmente all’Aragona, la Corsica a Genova e la Toscana non è mai stata contesa, ma è rimasta longobarda (i Longobardi hanno quindi preso anche la Toscana; la situazione nel VI secolo è comunque cambiata nell’arco di duecento anni). Il confine bassomedioevale fra i due Imperi è dunque stato ad andamento squisitamente latitudinale: a Bisanzio i territorî che per noi sono stati il c.d. Regno di Napoli, lo Stato Pontificio e Venezia, tutto il resto al Sacro Romano Impero.

L’Espansione Bizantina ricomincia nel XV secolo: Conquiste Veneziane e (Ri)conquiste Pontificie (mai in contrasto fra loro), fino all’intera Emilia; nel frattempo però Alfonso il Magnanimo (anche senza pretesti ereditarî) conquista Napoli e Luigi XII Bergamo, Brescia e Verona. Alla fine, Carlo V ha gli stessi Possedimenti diretti e indiretti della nostra Storia, tranne il fatto che l’Austria non ha la Carniola (ma Milano ha in più Bergamo, Brescia e Verona). Un’enorme Divergenza scatta inevitabilmente nel 1575, allorché Massimiliano II non ha rivali in Polonia-Lituania (perché l’Impero Ottomano non c’è e l’Impero Bizantino non ha conquistato l’Ungheria né quindi controlla la Transilvania). La Polonia resta asburgica, la Svezia cattolica e i Vasa Carí di Tutte le Russie, come tante volte abbiamo visto; analogamente, ai Vasa succedono i Lorena e quindi sia la Guerra di Successione Spagnola sia quella di Successione Austriaca sono vinte nettamente da Carlo VI e rispettivamente Maria Teresa (ossia: «Lombardia», «Ungheria», «Galizia» e «Russia» sono tutte lo stesso Impero, nella cartina).

Gli ultimi cambiamenti a favore di Bisanzio avvengono nel cinquantennio prima dell’anno in cui è ambientata la cartina. La Settima Guerra Austro-Turca = Quinta Guerra Russo Turca (che non si sovrappone all’inesistente Guerra di Successione Polacca) si conclude in pareggio (come anche storicamente, se sommiamo la sconfitta austriaca e la vittoria russa), ma con spostamento di confini: agli Asburgo tutti i Principati Transdanubiani (Valacchia e Moldavia) e la Crimea, a Bisanzio le Due Sicilie (già nel 1718-1720 la Sardegna) e pure la Toscana. Nella Guerra di Successione Austriaca, invece, Genova conosce vicende più o meno uguali alla Storia reale, con Balilla &c., ma alla fine diventa Protettorato Bizantino (non vedo altro modo per giustificare un confine così difficile da difendere altrimenti, se fosse stato fisso da dodici secoli).

La situazione del 1750 è dunque propria di quell’anno, non uno di meno e (al limite) non uno di più...

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C'è spazio anche per la proposta di Dario Carcano:

S'Isula

All'attenzione di Sua Santità, il Patriarca della Città.
Sono passati circa due mesi da quando vi ho scritto la mia ultima lettera. Allora ero ancora a metà del viaggio, in attesa di poter finalmente giungere sull'Isola.
Da allora sono riuscito a completare questo viaggio di cui voi mi avete incaricato, e posso finalmente svolgere il compito che mi è stato assegnato da voi, Santità, nel nome del nostro Più Pio Signore, ossia diffondere la Buona Novella tra le popolazioni dell'Isola.
Tuttavia, Santità, permettemi di dire che, dalla prima idea che mi sono fatto, temo che questo compito non sarà facile.

In questo periodo che ho trascorso qui sull'Isola, ho voluto innanzitutto farmi un idea dell'ambiente di questo avamposto dei domini del nostro Più Pio Signore.
Mi spinto anche oltre la frontiera, nelle terre dei barbari, dove ho incontrato comunità di monaci che cercano di portare la Buona Novella a queste genti selvagge. Ho appreso che, dopo la recente sconfitta militare che le nostre truppe gli hanno inflitto, i barbari hanno accettato di battezzarsi per poi, subito dopo, tornare ai propri culti pagani.
Culti pagani nei quali, ho appreso sempre dai monaci, nei periodi di siccità si usa immergere crani umani nell'acqua, così che gli antenati possano suscitare la pioggia; in alcune zone dell'Isola, al posto dei crani si usano le cornacchie, considerate messaggeri di morte.
Gli antenati defunti hanno un ruolo fondamentale nella religione dei barbari; non solo sono considerati in grado di provocare la pioggia, ma i barbari tengono grandi cerimonie in cui gli antenati sono invocati per chiedere consigli, presagi e guarigioni.
Nonostante sulla carta i barbari abbiano accettato la Buona Novella e ricevuto il battesimo, i monaci mi riferiscono che queste superstizioni sono ancora ampiamente praticate, e che gli isolani sono un popolo battezzato, ma non cristiano.

Ciò che mi scoraggia ancor di più, Santità, è il fatto che ai funzionari del nostro Più Pio Signore la nostra missione di evangelizzazione sembra non interessare. Da più persone ho infatti appreso che molti funzionari, sia militari che civili, sono disposti ad accettare pagamenti dai capi barbari per chiudere un occhio sulle loro pratiche religiose.

Detto questo, Santità, non ho intenzione di tornare nella Città finché non avrò concluso la mia missione.
Spero che la mia prossima lettera vi sia portatrice di notizie migliori, e che in futuro ci sarà possibile rivederci di persona.

Θεός σε φυλάττη!

Eusebio di Callipoli

Nota: preciso che la lettera è una mia opera ucronica, in cui immagino quale avrebbe potuto essere l'impressione di un ecclesiastico romeo inviato in Sardegna.
La 'Santità' a cui è indirizzata è il Patriarca di Costantinopoli, e 'Più Pio Signore' è una perifrasi usata per riferirsi all'Imperatore.
La campagna militare cui si fa riferimento è quella condotta dal dux Zabarda nel 594, e i monaci sono i basiliani, che ebbero un ruolo fondamentale nella cristianizzazione dell'Isola.

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