di Lord Wilmore
Diamo la parola a William Riker:
Il viaggio del Papa in Madagascar del 7 ed 8 settembre 2019 mi ha spinto a realizzare la cartina soprastante: l'impero coloniale malgascio! Come arrivarci?
.
Così gli ha risposto Lord Wilmore:
Ecco la mia proposta di Timeline sul Madagascar potenza mondiale. L'impero coloniale che ne è risultato è però un po' diverso da quello che ha raffigurato il Webmaster nella sua cartina (dopo il Madagascar il Papa ha visitato Mauritius, e qui e.g. l'isola resta colonia britannica)
150 milioni di anni fa: a quest'epoca, nel periodo Giurassico, si ritiene che il Madagascar si sia staccato dal supercontinente di Gondwana, e quindi dall'Africa a ovest e dall'India a est. Il conseguente isolamento è testimoniato dallo straordinario grado di endemismo delle specie animali e vegetali dell'isola. Il Madagascar è la patria degli Aepyornis o "Uccelli Elefante", alti fino a tre metri e chiamati Volompatra dai Malgasci, che si estinsero verso il 1000 d.C. Visto il colore rosso intenso del terreno, ricco di ferro, il Madagascar viene chiamato l'Isola Rossa. "Madagascar" deriva dal nome dell'isola in lingua malgascia: Madagasikara, che significa "fine della Terra", riferendosi alla distanza della grande isola dalla terraferma.
65 milioni di anni fa: gli antenati degli attuali lemuri (chiamati come gli spiriti della notte della mitologia romana, perchè animali prevalentemente notturni) cominciano a divergere dagli altri primati.
52 milioni di anni fa: i lemuri raggiungono il Madagascar, probabilmente attraverso tronchi e masse di vegetazione galleggiante che permettono loro di attraversare i bracci di mare che separano l'isola dalla terraferma, e vi occupano numerose nicchie ecologiche in completo isolamento, differenziandosi in una moltitudine di forme e dimensioni.
2000 a.C.: secondo la mitologia malgascia, i primi colonizzatori del Madagascar, da cui tutte le popolazioni indigene discenderebbero, sono un popolo di misteriosi esseri umani di bassa statura, chiamati Vazimba. Ancora oggi molti malgasci ritengono che gli spiriti degli antenati Vazimba veglino sulla loro terra, e interi clan vantano una discendenza particolarmente pura o diretta da questa stirpe leggendaria.
500 a.C.: i primi uomini a giungere sull'isola in epoca storica sono popolazioni non africane, ma di origine indonesiana e malese; da questi primi coloni discendono le etnie malgasce dai tratti somatici e culturali più evidentemente asiatico-indonesiani, come i Merina che abitano l'altopiano centrale. Secondo la leggenda, l'eroe semidivino Andrianerinerina discende dal Cielo, sconfigge i Vazimba ed inizia a regnare sui Merina, dando inizio alla dinastia dei re di questo popolo.
500 d.C.: dall'Africa partono flussi migratori di popoli bantu, che danno origine ad etnie come i Sakalava nell'ovest e i Bara nel sud; tuttavia essi abbandonano i loro originari linguaggi africani in favore della lingua malgascia, per esigenze di comunicazione con gli altri popoli dell'isola.
900 d.C.: sull'isola giungono gli Arabi, soprattutto con l'intento di commerciare in schiavi. Essi hanno numerosi contatti con le popolazioni del luogo, e molti elementi della cultura malgascia (come le pratiche astrologiche degli ombiasy, o i nomi dei mesi in lingua malgascia) testimoniano questa antica influenza araba. Etnie malgasce come gli Antemoro e gli Antanosy discendono dai coloni arabi, e praticano ancora oggi l'Islam. Il Madagascar sarebbe anche la patria del mitologico Uccello Roc, di cui si parla nei Viaggi di Sindbad il Marinaio: i viaggiatori arabi che hanno visitato il Madagascar potrebbero aver visto l'Aepyornis ed esserne rimasti impressionati.
1100: il re Andrianamelo e ai suoi successori Ralambo e Andrianjaka iniziano l'unificazione del popolo Merina in un unico regno.
1200: gli Europei vengono a sapere dell'esistenza del Madagascar da fonti arabe; lo stesso Marco Polo cita quest'isola sconosciuta e misteriosa nel suo "Milione".
1500: l'esploratore portoghese Diogo Dias, portato fuori rotta da una tempesta mentre rientrava dalle Indie diretto in Mozambico, approda in Madagascar e lo battezza "San Lorenzo" perchè vi sbarca il 10 agosto. Successivamente portoghesi, francesi e olandesi tentano di creare insediamenti stabili sull'isola; le malattie e l'ostilità degli indigeni si rivelano però ostacoli insormontabili.
1550-1750: rimasto fuori
dalla sfera di influenza delle grandi potenze europee, il Madagascar diventa il rifugio ideale per i pirati che
depredano le flotte mercantili in transito per le Indie.
Il colonialismo e la conseguente crescita della richiesta di schiavi da parte
delle potenze europee influisce pesantemente sugli equilibri interni del
Madagascar: alcuni clan malgasci iniziano a trafficare in schiavi con
l'Europa, ricevendo in cambio oro e armi da fuoco.
Questo afflusso di ricchezza
porta alla formazione dei primi regni dell'isola; in particolare, i Sakalava
dell'ovest danno vita ai regni di Menabe e di Boina; gli Zana-Malata, etnia
di origine mista indonesiano-europea, riescono a unificare tutto l'est nel
regno dei Betsimisaraka.
1610: il re dei Merina Andrianjaka con una guarnigione di mille uomini conquista la città di Analamanga, che nel dialetto malgascio degli Altopiani Centrali del Madagascar significa "foresta blu", e ne fa la la nuova capitale del regno.
1675-1710: sui Merina regna Andriamasinavalona, che dà alla città di Analamanga il nuovo nome di Antananarivo ("Città dei mille guerrieri"), in onore dei soldati di Andrianjaka.
1787: sale al trono Andrianampoinimerina, che con energia e spietatezza unifica tutti i Merina in un unico regno e pone la sua capitale ad Antananarivo. Egli si pone l'ambizioso obiettivo di conquistare tutto il Madagascar; resta celebre la sua affermazione: « Ny ranomasina no valapariako », « Il confine della mia risaia è il mare ». Tuttavia egli non riesce a sottomettere i popoli della costa.
1810: muore Andrianampoinimerina, gli succede il figlio Radama I il Grande, che stringe accordi strategici con gli inglesi, ottenendone l'appoggio militare ed economico in cambio di una serie di favori volti a ostacolare la presenza francese nella zona.
1817: Radama I abolisce il commercio degli schiavi nel suo regno, e accolse in Madagascar i missionari protestanti della London Missionary Society. Oltre a diffondere la cultura anglosassone nel paese, i missionari inglesi sono i primi a studiare un metodo di traslitterazione della lingua malgascia nell'alfabeto latino.
1824: Radama I estende i propri domini fino alle coste, diventando il primo sovrano non più solo dei Merina, ma dell'intero Regno unificato del Madagascar. Egli costruisce una flotta e comincia a commerciare attivamente con l'Africa.
1828: il 27 luglio Radama I il Grande muore mentre si trova a capo di una spedizione di rappresaglia contro i Betsimisaraka. Un gruppo di cospiratori lavora per far incoronare la pretendente al trono Ranavalona, sua prima moglie e sua cugina di secondo grado. Il mattino un folto gruppo di armati stringe d'assedio il palazzo reale di Besakana. Quando sopraggiunge una grande folla attirata dalle operazioni attorno al palazzo, i cospiratori convocano i due capi delle guardie Itsiaribikia e Imanantsimiray, ignari degli avvenimenti che stanno accadendo, che hanno assistito il re durante la sua malattia. Appena giunti sono interrogati dai cospiratori su chi il re appena defunto avesse scelto come suo successore sul letto di morte. Capita la situazione ed intuito chi la folla si aspettava di sentire proclamata regina, i due capi delle guardie decidono nonostante tutto di dichiarare la volontà reale, ovvero il diritto alla successione della figlia Raketaka al posto della prima moglie Ranavalona. Ottenute queste sgradite dichiarazioni, i capi cospiratori condannano a morte i due generali fedeli a Radama I e proclamano regina Ranavalona. Una rivolta popolare però costringe Ranavalona (che sarà detta "la Crudele") alla fuga e fa incoronare regina Raketaka I. In tal modo il Madagascar non conosce alcuna chiusura nazionalista e tradizionalista, e si apre sempre più alle novità moderne portare dagli europei e al cristianesimo.
1848: Raketaka I si converte all'anglicanesimo insieme alla maggioranza del suo popolo; i culti tribali sopravvivono solo nelle zone più isolate.
1853: viaggio di Raketaka I in Inghilterra, in Francia e in Italia. La regina occidentalizza sempre più il suo regno e vi fa impiantare le prime industrie per la lavorazione del legno e dei prodotti agricoli.
1854: la regina Raketaka I firma un trattato di amicizia e cooperazione economica anche con gli stati Uniti d'America.
1856: il Regno del Madagascar comincia la colonizzazione delle coste del Mozambico settentrionale e dell'attuale Tanzania, usando armi da fuoco fornite dagli inglesi, interessati a che colonizzatori francesi e tedeschi non penetrino nell'area.
1861: il 16 agosto muore la regina Raketaka I, compianta da tutto il popolo, e gli succede il figlio Radama II. Questi fa costruire una nuova, grande flotta ed inizia una politica imperialista nell'area dell'Oceano Indiano.
1863: rivolta nazionalista e tradizionalista contro il governo di Radama II, che schiaccia la ribellione nel sangue. Intensi commerci con la penisola arabica, con l'India e con l'Indonesia.
1868: spartizione dell'Oceano Indiano tra gli inglesi e i loro alleati malgasci. Il sultanato delle isole Maldive e le isole Chagos vengono occupate dal Madagascar, mentre le Seychelles e Mauritus diventano parte dell'impero britannico, così come le coste del Kenya.
1870: l'arcipelago delle Kerguelen e le isole Crozet sono annesse al Madagascar.
1871: comincia le sue pubblicazioni il primo giornale quotidiano dell'isola. Abolizione delle distinzioni di classe. Introduzione di un sistema postale. L'istruzione è resa obbligatoria e gratuita fino a dodici anni, allo scopo di eliminare l'analfabetismo.
1873: adozione del calendario gregoriano. Istituzione della coscrizione militare obbligatoria.
1875: occupazione delle isole Comore. La Francia, che aveva grandi interessi nell'area e mirava alla colonizzazione del Madagascar alleandosi con le etnie rivali dei Merina, invia una flotta che però viene parzialmente danneggiata da una tempesta e poi subisce un grave scacco al largo dell'isola di Mayotte da parte della flotta malgascia comandata dallo stesso sovrano Radama II. Come conseguenza i francesi sono espulsi dall'area e sono costretti a cedere al Madagascar le isole Comore, La Réunion, Tromelin, Archipel des Glorieuses, Juan De Nova, Bassas da India ed Europa.
1879: l'isola di Socotra viene annessa dal Madagascar con il beneplacito degli inglesi.
1881: il Madagascar occupa le coste della Somalia, precedendo gli italiani che avevano interessi nella regione. Forte malumore del governo di Roma, che dovrà accontentarsi dell'Eritrea.
1884: il Madagascar occupa
anche le Isole Saint-Paul e Nuova Amsterdam, nell'Indiano meridionale.
Costruzione di strade e di ferrovie, l'isola è in parte disboscata per
utilizzare il legname come combustibile e come materia prima.
1888: fondazione del Partito del Popolo Malgascio. Il Madagascar colonizza l'interno del Tanganica fino al lago Tanganica, al lago Niassa e al lago Vittoria. Spartizione di quest'ultimo con gli inglesi.
1889: promulgazione della Costituzione Malgascia sul modello di quella statunitense. La popolazione comincia ad abbandonare le campagne e a concentrarsi nelle città, Antananarivo diventa una metropoli di tipo occidentale.
1890: prime elezioni a suffragio maschile su base censuarie. Si riunisce il primo Parlamento ed è nominato un Presidente del Consiglio dei Ministri nella persona di Rainilaiarivony. Il Madagascar è la prima potenza industriale e commerciale dell'Africa.
1892: istituzione del primo Parco Nazionale Malgascio per tutelare i lemuri e la straordinaria biodiversità dell'isola.
1894: istituzione di relazioni diplomatiche tra il Regno del Madagascar e la Santa Sede. I missionari cattolici sono autorizzati ad operare e a predicare nel paese.
1894-95: guerra tra Portogallo e Madagascar, vinta dal secondo. Tutto il Mozambico diventa colonia malgascia. Il Madagascar si afferma come grande potenza militare.
1899: fondazione del Partito Socialista Malgascio come reazione alla crescente industrializzazione e alla formazione di un proletariato urbano.
1900: il Madagascar partecipa alla repressione della Rivolta dei Boxer ed ottiene una concessione nella città cinese di Tientsin.
1901: morte di Re Radama II, gli succede la figlia Rasoherina I che ne continua la politica.
1902: alleanza militare anglo-malgascia in funzione antifrancese prima, ed antiprussiana poi.
1904: guerra tra Paesi Bassi e Madagascar, vinta da quest'ultimo. Ormai la quarta isola del mondo si è affermata come grande potenza mondiale.
1905: le Indie Orientali Olandesi passano al Madagascar, tranne la Nuova Guinea Occidentale che viene spartita tra la Germania a nord e il Regno Unito a sud. L'avventuriera Margaretha Geertruida Zelle torna di conseguenza nei Paesi Bassi e poi si sposta a Parigi, dove farà fortuna come ballerina con il nome di Mata Hari (farà una brutta fine durante la Grande Guerra).
1912: annessione formale da parte del Madagascar di un settore di Antartide, l'Antartide Malgascia.
1914: il Madagascar partecipa alla Prima Guerra Mondiale come alleato del Regno Unito, combattendo i prussiani in Africa. Un contingente malgascio arriva anche in Europa sul Fronte Occidentale.
1915: trattato di Washington sulla limitazione degli armamenti nell'Oceano Indiano.
1920: il Madagascar partecipa
per la prima volta alle Olimpiadi, quelle di Anversa.
Il Madagascar è uno degli stati fondatori della Società delle Nazioni.
1921: il mandato sulla Nuova Guinea tedesca viene affidato all'Australia.
1922: muore la regina
Rasoherina I, le succede il figlio Radama III.
Fondazione del Partito Comunista Malgascio.
1925: introduzione del suffragio universale maschile e femminile.
1926: il Madagascar stabilisce relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica.
1928: prime elezioni a suffragio universale, affermazione del Partito del Popolo Malgascio.
1931: incidenti di frontiera tra il Congo Belga e Tanganica Malgascio. La mediazione della Società delle Nazioni evita la guerra tra i due paesi.
1932 : fallito tentativo di colpo di stato dei militari. Radama III purga l'esercito sostituendo gli alti ufficiali con altri a lui fedeli.
1933: scontri tra il Madagascar e il Giappone nelle acque del Pacifico tra Indonesia e Micronesia.
1935-36: l'Italia fascista occupa l'Etiopia. Il Re Radama III ingiunge agli italiani di non tentare di passare il confine con la Somalia malgascia, ma Mussolini rivendica la Somalia come parte dell'Africa Orientale Italiana. Regno Unito e Francia fanno avere al Madagascar la loro solidarietà, di conseguenza l'Italia si avvicina fatalmente alla Germania Nazista.
1937: scoppia una breve
guerra tra Madagascar e Giappone per il controllo dell'arcipelago di Palau,
guerra vinta dal Sol Levante che comincia a sopravvalutare le proprie forze.
I nazisti progettano di espellere tutti gli Ebrei europei verso il Madagascar,
ma in seguito cambieranno idea e daranno inizio alla tragedia della Soluzione
Finale.
1939: scoppio della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Inizialmente il Madagascar resta neutrale.
1940: il 10 giugno l'Italia entra in guerra a fianco della Germania ed occupa Gibuti francese, la Somalia britannica e la Somalia Malgascia. Il Madagascar dichiara guerra ad Italia e Germania.
1942: dopo l'attacco a Pearl Harbour, il Giappone comincia ad occupare tutti i possedimenti coloniali in Asia Orientale, e anche le Indie Orientali Malgasce sono invase dal rullo compressore nipponico. Il 5 marzo la capitale Batavia si arrende al Sol Levante, le truppe del Madagascar sono costrette a sgomberare. I Giapponesi si spingono a compiere una remota spedizione aerea contro il Madagascar, ma riescono solo ad arrivare a bombardare le isole di Mauritius e La Réunion. Dopo la Battaglia delle Midway il Sol Levante comincia ad arretrare.
1943: il leader indipendentista indonesiano Sukarno (pseudonimo di Kusno Sosrodihardjo) forma nelle Indie Orientali Malgasce un governo favorevole al Giappone.
1944: il 14 febbraio una rivolta antigiapponese sull'isola di Giava è stroncata nel sangue. Il 6 giugno alcuni contingenti malgasci partecipano allo Sbarco in Normandia.
1945: i Giapponesi sono
costretti a sgomberare le Indie Orientali Malgasce, ma i suoi abitanti non ne
vogliono più sapere di paesi colonizzatori e rifiutano il ritorno delle truppe
del Madagascar. Il 17 agosto Sukarno proclama l'indipendenza della Repubblica di
Indonesia. Gli sforzi del Madagascar per ristabilire il controllo completo della
zona vengono pesantemente contrastati dalla resistenza indonesiana.
La Seconda Guerra Mondiale ha fine con i bombardamenti atomici a Hiroshima e
Nagasaki. Il 26 giugno il Madagascar è uno dei 51 paesi fondatori dell'ONU.
1949: il 27 dicembre il regno del Madagascar riconosce l'indipendenza dell'Indonesia.
1950: trattato di amicizia e
di cooperazione militare tra Madagascar e Stati Uniti d'America, subentrati al
Regno Unito come superpotenza dell'occidente. Il Partito Comunista Malgascio è
posto fuorilegge.
Il Madagascar invia un contingente militare nella Guerra di Corea.
Prima partecipazione della Nazionale di Calcio del Madagascar a un Campionato
Mondiale di Calcio, quello in Brasile, che termina con l'eliminazione al primo
turno.
1953: muore Re Radama III, gli succede la figlia Raketaka II.
1956: dopo la morte di Stalin, restaurazione delle relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica. Il Partito Comunista Malgascio torna legale.
1958: in Madagascar viene abolita la pena di morte per tutti i crimini, in tempo di pace e di guerra.
1960: il 1 luglio la Somalia diventa indipendente dal Madagascar. Il 16 settembre ottiene l'indipendenza anche il Mozambico, suo primo presidente è il socialista Samora Moisés Machel.
1961: il 9 dicembre il Tanganica malgascio guadagna l'indipendenza.
1962: seconda partecipazione del Madagascar a un Campionato Mondiale di Calcio, in Cile, e seconda eliminazione al primo turno.
1963: il 25 maggio ad
Antananarivo è fondata l'Organizzazione dell'Unità Africana, sul modello della
CEE.
Il 10 dicembre Zanzibar diventa indipendente dal Regno Unito e torna ad essere
una monarchia costituzionale.
1964: il 12 gennaio fallisce la rivoluzione di Zanzibar grazie all'intervento congiunto di forze britanniche e malgasce. Zanzibar resta una monarchia indipendente fino al giorno d'oggi e aderisce alla Lega Araba, essendo stata parte del Sultanato dell'Oman dal 1698 al 1861.
1965: il 26 luglio le isole
Maldive diventano indipendenti dal Madagascar.
Prima vittoria della Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle
Nazioni Africane disputata in Tunisia.
1966: il Madagascar fa
esplodere il suo primo ordigno atomico ed entra così nel club nucleare.
Rottura delle relazioni diplomatiche con il Sudafrica a causa della politica di
Apartheid.
1967: il Madagascar invia un
contingente militare nella Guerra del Vietnam.
Il 9 ottobre Ernesto Che Guevara è ucciso nella giungla in uno scontro con
l'Esercito Regolare Malgascio, dopo essersi recato in Madagascar per fomentarvi
una rivolta marxista contro i governi conservatori.
1968: si tengono le Olimpiadi
di Antananarivo, le prime nel continente africano.
Il 12 marzo l'isola di Mauritius diventa indipendente dal Regno Unito.
1970: il Madagascar firma il trattato di non proliferazione nucleare.
1971: primo satellite artificiale inviato in orbita dal Madagascar.
1972: normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Madagascar e Repubblica Popolare Cinese.
1973: la regina Raketaka II, gravemente malata, abdica a favore del figlio Andriantsalama I.
1975: il presidente USA
Gerald Ford visita il Madagascar. Re Andriantsalama I visita gli Stati Uniti
d'America.
Il 16 settembre la Nuova Guinea nella sua interezza ottiene l'indipendenza
dall'Australia.
1976: lo scandalo Lockheed coinvolge il Primo Ministro Richard Ratsimandrava e lo costringe alle dimissioni. Comincia il lungo periodo di governo di Dennis Ratsiraka, leader del Partito del Popolo Malgascio che, vincendo ripetutamente le elezioni, resterà Primo Ministro del Madagascar fino al 1993.
1978: seconda vittoria della
Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle Nazioni Africane disputata
in casa sua.
Terza partecipazione del Madagascar a un Campionato Mondiale di Calcio, in
Argentina, e terza eliminazione al primo turno.
1982: un referendum
sull'isola di La Réunion si pronuncia contro l'indipendenza dal Madagascar.
Terza vittoria della Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle
Nazioni Africane disputata in Libia.
1989: il 28 aprile Giovanni Paolo II visita il Madagascar. Una grave crisi economica investe il paese e il Pontefice esorta la superpotenza africana a mettere al centro di tutto il lavoratore e non il profitto.
1990: il Madagascar partecipa alla coalizione voluta da George H. Bush per costringere il dittatore iracheno Saddam Hussein a ritirarsi dal Kuwait. Sono ristabilite le relazioni diplomatiche con il Sudafrica del dopo Apartheid.
1991: caduta del dittatore somalo Siad Barre, sostenuto dal Madagascar. La Somalia piomba nell'anarchia e nella lotta del tutti contro tutti. Un intervento militare malgascio patrocinato dall'ONU non sortisce alcun risultato, e la Somalia resta tuttora preda dei signori della guerra.
1992: inizia una serie di proteste popolari contro il governo accentratore e, secondo molti, corrotto di Dennis Ratsiraka. Caduto il Muro di Berlino e disgregatasi l'URSS, viene meno il ruolo malgascio di bastione anticomunista nell'Oceano Indiano e il Presidente USA George H. Bush abbandona Ratsiraka al suo destino. Questi ordina alla polizia di sparare sulla folla e ad Iavoloha muoiono oltre 30 dimostranti.
1993: il Parlamento di Antananarivo avvia la procedura di impeachment contro Dennis Ratsiraka, accusato di abuso di potere e peculato. Questi grida al golpe ma nessuno è più disposto a sostenerlo, cosicché egli è costretto alle dimissioni. Le nuove elezioni vedono la vittoria del Partito Progressista (nuova denominazione del Partito Socialista), nuovo Primo Ministro è Albert Zafy.
1994: quarta vittoria della Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle Nazioni Africane disputata in Sudafrica.
1995: il Madagascar aderisce all'Organizzazione Mondiale del Commercio.
1998: il Partito del Popolo Malgascio torna a vincere le elezioni ma Dennis Ratsiraka viene rifiutato come Primo Ministro dal suo stesso partito perchè impopolare. Nuovo Presidente del Consiglio è Pascal Rakotomavo.
1999: il governo del Madagascar fa da mediatore per porre fine alla disastrosa guerra tra Etiopia ed Eritrea.
2001: dopo i tragici attentati dell'11 settembre, il Madagascar partecipa alla coalizione internazionale che abbatte il regime dei Talebani in Afghanistan.
2002: il 9 luglio l'Organizzazione dell'Unità Africana si trasforma in Unione Africana, sempre con capitale ad Antananarivo.
2003: Pascal Rakotomavo è riconfermato premier alle elezioni legislative. Questi rifiuta di partecipare alla "Coalizione dei Volonterosi" voluta da George W. Bush per abbattere il regime di Saddam Hussein.
2004: il primo astronauta malgascio, che è anche il primo astronauta africano in assoluto, raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale.
2005: esce il film di animazione della Dreamworks "Madagascar", in cui quattro animali dello Zoo di Central Park di New York (Alex, un leone, Marty, una zebra maschio, Gloria, un ippopotamo femmina e Melman, una giraffa maschio) fuggono e riescono a raggiungere il Madagascar, vivendo avventure tragicomiche. Il film ottiene un grande successo di pubblico e avrà due seguiti nel 2008 e nel 2012.
2006: quinta vittoria della
Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle Nazioni Africane disputata
in Egitto.
Quarta partecipazione del Madagascar a un Campionato Mondiale di Calcio, in
Germania. Stavolta riesce a superare il primo turno arrivando seconda del suo
girone dietro al Brasile e davanti a Croazia e Giappone, ma negli Ottavi è
eliminata 1-0 dall'Italia che poi vincerà il torneo.
2007: un attentato rivendicato da Al Qaeda scuote Antananarivo, causando 25 morti. Sono adottate misure draconiane contro il terrorismo di matrice islamica.
2008: il Partito Progressista vince le elezioni legislative, Primo Ministro è Marc Ravalomanana.
2009: Re Andriantsalama I abdica per motivi di salute, gli succede il figlio Radama IV, tuttora sul trono.
2010: si gioca in Madagascar la 22esima edizione del Campionato Mondiale di Calcio: è la prima volta che tale competizione si svolge in Africa. Il Madagascar è eliminato nei Quarti ai rigori dall'Uruguay.
2011: il Madagascar offre asilo al dittatore libico Muhammar al-Gheddafi, invitandolo a lasciare il suo paese per evitare ulteriori spargimenti di sangue, ma il dittatore rifiuta, vuole restare al potere con la forza e alla fine viene ucciso dai suoi oppositori.
2012: falliscono i tentativi di mediazione malgascia per porre fine alla guerra civile pluridecennale che devasta la Repubblica democratica del Congo.
2013: nuova vittoria
elettorale del Partito del Popolo Malgascio, diventa Primo Ministro Hery
Rajaonarimampianina.
Il 15 aprile un attentato durante la maratona di Antananarivo causa tre morti e
264 feriti. Sono arrestati i terroristi ceceni Dzochar Carnaev e Dzhokhar A.
Tsarnaev, che vengono condannati al carcere a vita.
2014: con la mediazione del
Madagascar nasce la Repubblica Federale Libica, formata dai tre stati federali
di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Parte del paese resta però in mano alle
milizie estremiste islamiche in lotta contro il governo centrale.
Sesta partecipazione
del Madagascar a un Campionato Mondiale di Calcio, in Brasile. La nazionale
insulare viene eliminata agli ottavi dalla Germania.
2015: attentati del Daesh in territorio malgascio contro chiese cattoliche e anglicane. Rajaonarimampianina reagisce con un giro di vite che porta all'uccisione di molti militanti dello Stato Islamico ed alla cattura di un gran numero di essi; il governo malgascio inoltre finanzia la guerra dei Curdi iracheni contro il Daesh.
2016: il Sultano di Zanzibar Jamshid bin Abdullah Al Said, 87 anni, in carica fin dal momento dell'indipendenza, abdica a favore del figlio primogenito Ali bin Jamshid Al Said.
2017: sesta vittoria della
Nazionale di Calcio del Madagascar nella Coppa delle Nazioni Africane disputata
in Gabon, sconfiggendo 2-1 in finale il Camerun.
In virtù di questa vittoria il Madagascar partecipa alla Confederations Cup in
Russia, ma arriva ultimo nel suo girone perdendo con Cile e Germania e
pareggiando solo con l'Australia.
2018: il nuovo Partito dei
Giovani Malgasci vince a sorpresa le elezioni surclassando i partiti
tradizionali, travolti da una serie di scandali. Nuovo Primo Ministro è Andry
Nirina Rajoelina.
La nazionale di Calcio del Madagascar fallisce la qualificazione ai Campionati
Mondiali di Russia.
2019: il 6 settembre Papa Francesco visita il Madagascar e celebra la Santa Messa nel Campo Diocesano di Soamandrakizay davanti a 100.000 persone.
2020: l'epidemia di Covid-19 originatasi a Wuhan in Cina raggiunge anche il Madagascar, causando migliaia di infettati e almeno mille decessi. Il lockdown ordinato dalle autorità per arginare il dilagare del contagio causa la crisi del turismo e dell'industria. « Ci rialzeremo », annuncia il Primo Ministro Andry Nirina Rajoelina.
2021: un lander malgascio riesce a compiere un atterraggio morbido sulla superficie della Luna. Il Madagascar diventa così la quinta nazione al mondo dopo URSS, USA, Cina e India a riuscire in quest'impresa.
Lord Wilmore
.
Aggiungiamo quest'altra ucronia dell'Africa Australe di Enrica S.:
Nel 1886 un cartografo compilò la mappa sottostante, disegnando in colore rosa una possibile colonizzazione portoghese dell'interno dell'Africa, unificando le colonie di Angola e Mozambico. La prepotente espansione britannica all'interno del Continente Nero, con il suo programma "dal Capo al Cairo", fece naufragare questo progetto, e al governo di Lisbona restarono solo le colonie costiere che aveva tenuto per secoli. Ma se il progetto di colonizzazione riesce? Al momento della presa del potere da parte di Salazar, molti portoghesi lasciano la madrepatria e si trasferiscono nella vasta colonia, che proclamano indipendente. Nascono così gli Stati Portoghesi d'Africa, che rivaleggeranno con il Brasile grazie alla ricchezza del territorio, alle risorse minerarie e, nel secondo dopoguerra, al turismo. Il grande stato sarebbe alleato dell'URSS e della Cuba di Fidel Castro, essendo stato fondato da esuli socialisti e comunisti; il Sudafrica vi finanzierà una guerriglia di destra simile alla RENAMO. Il grande paese però potrebbe fare da esempio e da traino per molti stati del continente. Come cambia la storia dell'Africa?
.
Lord Wilmore coglie la palla al balzo:
Cara Enrica, la cartina da te proposta mi ha fatto venire in mente un'altra possibile colonizzazione dell'Africa, che ho rappresentato nella cartina qui sotto (ho cercato di fare in modo che sembrasse "d'epoca"). Credo che si possa arrivare ad essa grazie alla seguente catena di eventi:
> i Portoghesi si spingono in anticipo nel cuore del continente africano, realizzando il sogno della mappa soprastante ed unendo l'Angola al Mozambico. Tengono inoltre le isole di Capo Vergine, Sao Tomè e Principe, ed una Guinea Bissau più grande.
> la Francia non ha perso la guerra contro la Prussia, cosicché si è interessata maggiormente all'Europa che all'Africa, e mantiene il possesso solo di Algeria e Senegal, colonie "storiche", oltre a Gibuti.
> la Prussia si è consolata della mancata unificazione tedesca occupando gran parte dell'Africa, ma non la Namibia, giudicata improduttiva.
> il Regno Unito ha snobbato o quasi l'Africa, mantenendo solo Gambia, Sierra Leone e la Nigeria. Ha inoltre perso la guerra contro i Boeri, foraggiati dai Prussiani; essi hanno conquistato la Colonia del Capo e creato la Repubblica Federale Sudafricana a guida olandese, non inglese.
> la Spagna si è accordata con la Prussia ed ha occupato tutto il Marocco, oltre al Rio de Oro e alla Guinea Equatoriale.
> la Danimarca non ha ceduto i suoi diritti coloniali agli inglesi ed ha mantenuto il controllo della Costa d'Oro e del Togo, arricchendosi con la tratta degli schiavi neri.
> il Belgio ha occupato il Congo, come nella HL.
> l'Italia è riuscita ad annettere Tunisi prima dei Francesi, ha annesso la Libia ed ha vinto la Battaglia di Adua, detronizzando Menelik II ed imponendo un suo fantoccio sul trono di Addis Abeba.
> sulla scena africana si sono affacciati gli Stati Uniti d'America: la Liberia è diventata uno degli Stati dell'Unione, mentre Namibia e Madagascar sono stati annessi come colonie.
> l'Oman ha mantenuto il controllo del Sultanato di Zanzibar, mentre l'Egitto si è liberato sia della sudditanza alla Sublime Porta che dell'ingombrante presenza inglese, e controlla tutto il Sudan.
Come immaginare la decolonizzazione, in questo scenario?
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A William Riker è allora venuta in testa quest'altra idea:
Bella idea, gli USA in Africa! Che accade dunque se anche gli stati sudamericani, almeno quelli affacciati sull'Atlantico, decidono di partecipare alla spartizione coloniale della loro dirimpettaia Africa? Ad esempio la Namibia è appannaggio dell'Argentina e il Congo del Brasile (non potrà che passarsela meglio, senza il "possesso personale" di re Leopoldo).
Come conseguenza gli stati del Sudamerica potrebbero entrare subito nella Prima Guerra Mondiale, ad esempio l'Argentina dalla parte degli Imperi Centrali e il Brasile dalla parte dell'Intesa, con il risultato di trascinare assai prima gli USA nel conflitto - dopotutto l'America doveva essere appannaggio degli americani - e di dare inizio a scontri militari di proporzioni titaniche nel Sudamerica, al cui confronto la Guerra del Chaco apparirà poco più che una scaramuccia...
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Gli risponde Perché No?:
Circa una colonizzazione dell'Africa anche da parte degli Stati sudamericani ho molti dubbi. Hai nominato Argentina e Brasile, ma all'epoca sono ancora Stati in costruzione, sia del territorio (la colonizzazione dell'Amazzonia e la conquista progressiva dell'estremo Sud) che nazionale (instabilità politica). Non vedo come questi Stati neonati potrebbero diventare subito imperialisti.
Però ci potrebbe essere un'alternativa. E se dopo le guerre d'indipendenza dell'America latina la Spagna ridotta a poca cosa vuole vendicarsi ricostruendo subito un nuovo impero coloniale in Africa? Per esempio se nel 1830 é la Spagna e non la Francia a iniziare la conquista dell'Algeria? Il dominio spagnolo sarà allora ben più esteso e il suo ruolo nelle vicende internazionali ben più importante.
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Lord Wilmore aggiunge:
Ho avuto un'altra idea: un Impero Egiziano di dimensioni continentali! Che ne pensate?
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Questo è il parere in proposito di Alessio Mammarella:
Che ruolo avrebbe questo Egitto nella politica mediterranea da fine '800 in poi? Potrebbe per esempio cercare di diventare il punto di riferimento per gli arabi sottomessi all'Impero Ottomano, sobillando movimenti rivoluzionari. Ciò potrebbe farne un alleato naturale dell'Italia e delle nazioni balcaniche (non capisco invece perché mai l'Italia avrebbe dovuto aggredire l'Egitto).
Con un Egitto forte, comunque, l'Italia non si sarebbe interessata all'Africa Orientale e avrebbe guardato prima e con maggiore convinzione verso la Libia. Potremmo pensare anche che l'anno fatidico sarebbe stato il 1897, quando i Greci condussero la loro spedizione a Creta: l'Italia e l'Egitto avrebbero potuto cogliere l'occasione per aprire un secondo fronte contro i turchi in Libia. Ciò avrebbe portato a una spartizione del paese (Tripolitania all'Italia, Cirenaica all'Egitto). Forse le potenze maggiori avrebbero trattenuto Bulgaria e Serbia dall'intervenire a loro volta contro gli ottomani, ma di fatto la crisi del vecchio impero sarebbe stata accelerata.
La crisi dell'Impero Ottomano ne avrebbe provocato la fine prima della Grande Guerra oppure avrebbe determinato l'anticipo della medesima? Ecco, questa è una bella domanda.
Ipotizziamo per comodità una Grande Guerra che inizia sempre nel 1914. La rivolta araba ci sarebbe anche senza T.E. Lawrence, anzi sarebbe stata preparata lungo tempo prima. Possiamo immaginare allora che ribelli arabi e truppe egiziane riescano ad avanzare così tanto che la spedizione di Gallipoli trovi un Impero Ottomano già in crisi e non più disposto a resistere. Dunque resa ottomana e bulgara entro il 1916, truppe alleate che con molta più forza si concentrano sul fronte balcanico. Ciò potrebbe forse condurre a una resa dell'Austria-Ungheria concomitante con quella della Russia? Sono dettagli, comunque.
Una cosa che ci può interessare è come la presenza di un Egitto indipendente avrebbe influito sugli accordi Sykes-Picot. Se l'Egitto avesse reclamato la Palestina (che, pur senza continuità, per gran parte della storia umana è stata una provincia egiziana) allora l'Egitto si sarebbe trovato pienamente coinvolto nella Questione Ebraica. Incredibilmente, il movimento sionista si sarebbe trovato negli stessi panni dei suoi lontanissimi antenati che stando alla tradizione biblica uscirono dal paese d'Egitto. (Cioè, sottrassero la Palestina al controllo dell'Egitto, in una fase storica in cui la civiltà del Nilo era in crisi - III periodo intermedio).
In questo contesto, come si dovrebbero leggere gli eventi successivi? Un Egitto "minacciato" dalle ambizioni ebraiche avrebbe potuto aderire alla propaganda di Hitler, mentre invece le ambizioni sulla Libia avrebbero potuto determinare una pericolosa tensione tra Italia ed Egitto. Ecco, potremmo allora pensare che sarebbe stata l'Italia fascista ad aggredire l'Egitto, con una guerra che per certi versi avrebbe ricalcato quella d'Etiopia e per certi altri quella del 1956 (britannici e francesi, invece di condannare l'invasione fascista, avrebbero condotto un attacco opportunista per conquistare la Palestina?)
Non credo che sarebbe scoppiata allora la II Guerra Mondiale, la Germania non si sarebbe considerata pronta, però se indubbiamente l'Italia (nel suo egoistico interesse di avere anche la Cirenaica) avesse cooperato con le potenze plutocratiche ed i sionisti, forse una alleanza tra Italia e Germania sarebbe stata impossibile. La II Guerra Mondiale non sarebbe scoppiata a meno che Hitler non avesse pensato di condurla da solo insieme ad alleati minori (al massimo, la Spagna) oppure di allearsi davvero con Stalin.
Tornando all'Egitto, credo che indipendentemente dalle varie ipotesi fatte, credo che dal punto di vista territoriale dopo la decolonizzazione sarebbe più o meno identico a oggi, e potrebbe avere ancora un assetto monarchico ma in ogni caso egemonizzato dai militari.
Lista dei Sovrani d'Egitto:
Muhammad Alì (1805-1848)
Ibrahim (1848)
Abbas Helmi I (1848-1854)
Muhammad Sa'id (1854-1863)
Isma'il (1863-1895)
Abbas Helmi II (1895-1931)
Muhammad Abdel Moneim (1931-1979)
Abbas Helmi III (1979-in carica)
Erede al trono: Daoud Abdel Moneim (nato nel 1979)
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C'è anche la domanda postaci da Inuyasha Han'yō:
E se i Masai avessero dato vita a una nazione indipendente?
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E ora, la proposta di Paolo Maltagliati:
Per una ragione o per l'altra, poniamo che i Fulani non si espandano “Jihadisticamente” verso est, lungo tutto l'alto corso del Niger, fino a creare nel XIX secolo il califfato di Sokoto dopo aver spazzato via il potere delle città stato e dei regni Hausa per mano di Usman Danfodio.
Per economia di POD, la ragione più semplice potrebbe consistere in “semplici” sconfitte militari per mano degli Hausa, se, con miracoloso tempismo, le città stato si trovano unite in una confederazione al momento dell'invasione (era già successo prima che una mano forte le riunisse, peccato che siano state unioni sempre molto poco durature).
Questo limiterebbe l'espansione dei Fula agli odierni Senegal, Burkina, Guinea, Niger, Mali e regioni settentrionali della Costa d'Avorio. MA non toccherebbe, se non di pochissimo, le regioni settentrionali del Ghana e tutta la parte settentrionale della Nigeria.
Eviteremmo le stragi di Boko Aram di questi ultimi anni? Probabilmente sì. Perché? Beh, perché l'islam di una società Hausa (che potremmo definire urbana, mercantile e agricola) non rivoluzionata pesantemente dalla cultura pastorale seminomade-guerriera dei Fulani, credo si sarebbe lasciato molto meno irretire dalle sirene Qaediste degli ultimi anni 2000.
A monte, si potrebbe pensare ad un POD molto più radicale. Che nel corso del XVII, XVIII e XIX secolo rimanga un “tappo” alla loro migrazione lungo l'alto corso del Niger. Di cosa sto parlando? Semplice: della sopravvivenza di una qualche struttura imperiale duratura nella regione. Non sono schizzinoso, mi accontento di quello che volete, anche se il mio candidato “naturale” è l'impero Songhai. Poniamo che la battaglia di Tondibi del 1591 non si concluda con la pesante sconfitta che fu (contro il Marocco per il controllo delle famose saline di Taghazza).
Non snobbate la longevità delle strutture politiche di quella parte dell'Africa e nemmeno il loro sviluppo commerciale ed urbano! Certo di tempo per decadere comunque ne avrà questo impero Songhai prolungato, ma non è detto. Anzi, i Fulani potrebbero diventare, alla lunga, una “casta militare” (in parte lo erano già, in effetti), dell'impero. E con il potere che hanno all'ovest, non si sogneranno nemmeno di espandersi verso est o verso sud (nel plateau di Djallon, per fare un esempio). Potrebbero anche, finalmente, farla finita una volta per tutte con i ridicoli “imperatori del Mali” post XIV secolo.
Quando nella seconda metà del XIX secolo arriveranno i francesi, magari (ma non è detto. Potrebbe anche darsi (anzi, lo ritengo più probabile) che i Fulani, almeno linguisticamente si ”songhaizzino”, passatemi il neologismo coniato di fresco) troveranno un impero Songhai “fulanizzato” come in effetti fu il breve impero Massina/Macina della nostra TL. Ma, comunque, pochi Fulani a est dell'odierno Mali.
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Diamo ora la parola ad Inuyasha Han'yō, che così ci ha scritto il 30 giugno 2020:
Il 30 giugno 1960 (esattamente 60 anni fa) Patrice Lumumba dichiarò l'indipendenza del Congo-Kinshasa dal dominio coloniale belga, che durava dal XIX secolo. Di idee socialiste, egli divenne primo ministro del nuovo stato, e dovette fronteggiare una rivolta di matrice separatista nel Katanga, nel sud del paese, guidata da Moise Tchombe. Per fronteggiare la ribellione chiese aiuto all'Unione Sovietica, mossa che gli attirò l'ostilità delle potenze occidentali, in primis degli Stati Uniti d'America, che in piena guerra fredda non potevano tollerare che l'URSS mettesse radici nel cuore dell'Africa. Sponsorizzarono così il golpe di un certo Mobutu Sese Seko il quale prese il potere, depose Lumumba e lo fece uccidere, e instaurò una delle peggiori dittature della storia africana. Mobutu cambiò il nome della nazione in Zaire, modificò la bandiera e governò per circa un trentennio fino a quando, nel 1997, non fu costretto all'esilio in Liberia, dove morì poco dopo. Nuovo presidente divenne Laurent Desire Kabila, che cambiò nuovamente nome allo stato ribattezzandolo Repubblica Democratica del Congo, Democratica solo sulla carta, in quanto come in altri casi (Iran, Cuba, Nicaragua) si passò da un dispotismo a un altro. Laurent fu poi assassinato nel 2001, e gli subentrò alla presidente il figlio Joseph, che governò fino al 2019. Ma veniamo al POD: e se il golpe di Mobutu non fosse mai avvenuto o fosse stato sventato? Vuoi perché Lumumba non commette l'errore di invocare l'aiuto sovietico o perché proprio i sovietici (magari il KGB) neutralizzano i golpisti. In questo secondo caso Lumumba potrebbe avvicinarsi ulteriormente a Mosca, per evitare nuovi complotti ai suoi danni… Quali conseguenze sulla storia africana e sulla guerra fredda?.
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Gli risponde Federico Sangalli:
Mi si lasci precisare che Lumumba si decise a chiedere il sostegno sovietico dopo che le compagnie minerarie belghe, col sostegno del loro governo e di Francia e USA, si guardarono bene dal ritirare i propri mercenari dal paese e anzi li usarono per impossessarsi delle miniere e sostenere il tentativo secessionista del Katanga. Quando poi l'ONU decise di intervenire per pacificare la regione con quella che è tutt'oggi la più numerosa e longeva missione di peacekeeping che i Caschi Blu abbiano mai intrapreso, quei plutocrati non esitarono ad assassinare il Segretario Generale Dag Hammarskjold mentre era in visita nella regione.
Se Lumumba prevalesse nella lotta di potere avremmo un grande stato socialista e panafricanista nel cuore dell'Africa: sarebbe Lumumba a sostenere i movimenti di liberazione nazionale di Angola e Rhodesia/Zimbabwe e non il contrario e potrebbe formarsi un blocco formato da Congo (ex belga), Congo (ex francese; i due stati potrebbero federarsi), Tanzania, Zimbabwe, Mozambico, Angola e Gabon, con più forse l'Etiopia o la Somalia, che potrebbe risultare influente. Il blocco occidentale dovrebbe cercare di rafforzare i suoi alleati in zona: probabilmente l'Africa Occidentale, già tendente a governi filo-occidentali, verrebbe definitivamente americanizzata con qualche golpe ben oliato, Bokassa potrebbe rimanere al potere più a lungo, Idin Amin invece verrebbe comunque rovesciato.
Nella migliore delle ipotesi oggi il Congo somiglierebbe alla Tanzania: un paese stabile e in crescita nonostante i soliti problemi come corruzione endemica, infrastrutture da rivedere, servizi scadenti e popolazione poco urbana e poco alfabetizzata, con uno storico e forte partito socialista panafricanista che pian piano riesce a mettere a frutto le risorse del paese. Magari oggi Congo, Sudafrica, Etiopia, Nigeria e qualche altro stato potrebbero costituire una sorta di "Tigri Africane" del Ventunesimo Secolo.
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La palla passa a Dario Carcano:
La Repubblica del Tanganika
Il 14 novembre 1918 giunse in
Tanganika, presso il comando del generale Paul von Lettow-Vorbeck, la notizia
della resa della Germania.
Il Tanganika costituiva un unicum nella Prima Guerra Mondiale: colonia tedesca
rimasta isolata dalla madrepatria, per quattro anni senza ricevere alcun aiuto
le truppe di Lettow-Vorbeck, composte principalmente da ascari indigeni, avevano
resistito ad un esercito inglese molte volte superiore, guidato dal sudafricano
Jan Smuts, utilizzando tecniche di guerriglia e addirittura attaccando con
successo le colonie dell'Intesa per procurarsi viveri ed equipaggiamento.
La notizia della resa della
madrepatria voleva dire la fine di tutto. Bisognava fare i bagagli e tornare
mestamente ad una vita civile in un paese sconfitto, scosso da agitazioni
comuniste, dove pure il Kaiser se l'era data a gambe rifugiandosi nei Paesi
Bassi.
Poi però un pensiero passò nella mente di Paul: "No! Questa guerra l'abbiamo
vinta, a prescindere da cosa è successo in Patria."
E così il 25 novembre, ricevuta la conferma dell'armistizio, Paul von
Lettow-Vorbeck diramò un comunicato in cui affermava che non riconosceva il
nuovo governo tedesco in quanto lui aveva giurato fedeltà al Kaiser Guglielmo II,
e che di conseguenza proclamava l'indipendenza dell'Africa Orientale Tedesca, di
cui lui si proclamò presidente-dittatore.
Le truppe dell'Intesa tentarono una nuova offensiva, ma in pochi giorni
l'abilità di Lettow-Vorbeck mise fine a questo tentativo con un attacco alle
basi logistiche degli inglesi in Kenya, che compromise seriamente le capacità
inglesi di organizzare una nuova offensiva in tempi rapidi. Il Regno Unito e il
resto dell'Intesa dovettero riconoscere che Paul von Lettow-Vorbeck aveva vinto
la sua guerra, e rinunciare a nuove operazioni militari nell'area, riconoscendo
il nuovo Stato e Paul von Lettow-Vorbeck come suo capo.
Messa in sicurezza
l'esistenza della neonata Repubblica del Tanganika, bisognava assicurarsi che
avesse un futuro. Il paese aveva 7.700.000 abitanti, ma di questi solo 10.000
erano europei; dalla Germania arrivò un'ondata migratoria verso il neonato
Stato, alimentata dal mito del generale Lettow-Vorbeck, unico tedesco vittorioso
nella Grande Guerra, che portò nel paese africano circa 250.000 tedeschi.
Lettow-Vorbeck stabilì avrebbero goduto dei diritti politici solo gli europei e
gli askari che avevano combattuto sotto al suo comando, ossia circa 300.000
persone su una popolazione di 8 milioni; dopo qualche anno fu stabilito che
anche i figli dei matrimoni misti tra nativi ed europei erano giuridicamente
pari agli europei. Poi fu stabilito che i nativi che servivano nell'esercito
ottenevano i diritti politici.
Nel 1940 la platea di persone che godeva dei diritti politici aveva quasi
raggiunto il milione di persone, su un totale di dieci milioni di abitanti.
Lettow-Vorbeck era un sostenitore dell'eugenetica, quindi promosse in Tanganika
programmi simili all'Aktion T4 dei nazisti, e molti medici coinvolti in quei
programmi trovarono successivamente rifugio nel paese africano.
Lettow-Vorbeck si adoperò
anche per germanizzare quanto più possibile il nuovo Stato: il tedesco fu
imposto come unica lingua d'insegnamento, ed era l'unica lingua in cui era
consentito pubblicare libri, giornali e riviste. La Chiesa Evangelica Tedesca
del Tanganika, creata da Lettow-Vorbeck unendo in un'unica chiesa tutte le
denominazioni protestanti tedesche attive nel Tanganika, divenne Chiesa di
Stato, e fu obbligata ad adottare una teologia fortemente luterana (non tutte le
denominazioni erano luterane, molte erano riformate), dotandosi di una gerarchia
episcopale che aveva il suo capo nell'Arcivescovo di Tempelburg, nome con cui
era stata rinominata Dar es Salaam. Tutte le altre religioni erano perseguitate,
e i pastori della Chiesa Evangelica giravano il paese per diffondere la fede.
La popolazione si convertì abbastanza rapidamente, sia per lo zelo dei pastori
evangelici, ma anche perché gli affiliati alla Chiesa Evangelica potevano
accedere agli aiuti alimentari ed economici delle diocesi protestanti. E anche
perché diventare pastore nella Chiesa Evangelica garantiva uno stipendio e
permetteva l'accesso ai diritti politici.
Nel 1964, alla morte di
Lettow-Vorbeck, il Tanganika era ormai completamente tedesco. L'uso dello
swahili era sparito, anche grazie alla televisione e alla radio in tedesco, la
popolazione era membra di una sola Chiesa, quella Evangelica.
Nonostante fosse visceralmente anti-nazista e ostile a Hitler, Lettow-Vorbeck
era razzista e antisemita; tuttavia rispettava gli askari africani che avevano
combattuto sotto di lui, quindi non si sarebbe fece troppi problemi a
considerarli 'europei onorari'.
Tempelburg era un pezzo di Germania in Africa.
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Vi segnalo anche quest'altra idea di Inuyasha Han'yō:
Quali POD sono necessari per la creazione di uno stato africano esteso dal Sud Sudan all'Oceano Indiano?
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In seguito Generalissimus ha tradotto per noi queste ucronie:
Perché il Congo quasi si frammentò (e se fosse successo?)
La Repubblica Democratica del
Congo oggi è uno stato grande e poco gestibile che è diventato noto per essere
uno dei paesi più poveri e instabili in una regione già povera e instabile.
Decenni di pessima leadership e conflitto etnico hanno contribuito a questa
stagnazione e lasciato il paese incapace di ergersi al di sopra di queste
circostanze.
I problemi affrontati dal Congo sono stati ulteriormente aggravati dalla
geografia del paese.
Al di là delle sue dimensioni, la maggioranza del paese è occupata dalla Foresta
del Congo, il cui clima e la mancanza di sviluppo rendono l’area molto propensa
allo scoppio di epidemie.
La maggioranza della ricchezza mineraria del paese è concentrata nelle lontane
parti sudorientali, una regione con un clima più mite e un paesaggio più
gestibile, cosa che fa pensare ai locali della zona che il resto del paese li
sta mantenendo arretrati.
Naturalmente molti hanno messo in discussione la continuazione dell’esistenza
del Congo, considerato che i suoi confini coloniali arbitrari e le dimensioni
impediscono lo sviluppo in molte aree del paese, e di fatto una volta sembrò che
il Congo dovesse dividersi quando diverse regioni si staccarono dalla nazione
durante un evento noto come Crisi del Congo.
I movimenti secessionisti vennero affrontati quando il capo di stato maggiore
dell’esercito, Mobutu, prese il potere e unificò gran parte dell’esercito
congolese.
Le regioni separatiste vennero riportate nella Repubblica Democratica del Congo,
con lo Stato del Katanga nel sudest che fu l’ultimo ad essere reintegrato.
Con l’aiuto delle forze dell’ONU la regione venne portata sotto il controllo di
Mobutu, iniziando una dittatura lunga tre decenni durante la quale il Congo
divenne noto come Zaire.
Il Congo rimase così un’entità geografica unita, anche se con diverse guerre
civili e ribellioni per il controllo dello stato di tanto in tanto, ma se questo
cambiasse? E se in una TL alternativa il Congo si dividesse? Il Congo è da tempo
una regione di conflitto, anche se su scala molto più piccola, dato che le tribù
locali non sono riuscite a diventare consistenti a causa di una mancanza di
infrastrutture e agricoltura e della prevalenza delle malattie, esclusi il Regno
del Congo sulla costa e gli stati meridionali più all’interno che si trovavano
nel sudest molto meno boscoso e più ospitale.
In questi stati il potere era organizzato in quello che può essere equiparato ad
un modello feudale, con una capitale che esercitava il potere sui capi
circostanti che agivano da leader locali.
Nello specifico, nel Regno del Congo esisteva una complessa gerarchia di brutale
leadership locale.
Nel frattempo nel sudest emersero gli stati baluba e lunda, con alcune strutture
di governo feudale simili a quella del Regno del Congo, ma questi stati
differivano significativamente dal Regno del Congo per quanto riguardava il loro
sistema di giudizio e castigo, con i crimini contro l’intera comunità che
vedevano punizioni pesanti come l’esecuzione e l’esilio, mentre quelle contro
l’individuo si concentravano sulla riparazione di qualsiasi torto commesso, il
che permise a comunità forti e affiatate di formarsi prima del 19° secolo.
Nel 19° secolo le dinamiche dell’Africa subsahariana videro importanti
cambiamenti.
All’epoca queste regioni avevano da tempo relazioni con diverse potenze europee,
con molte impegnate nel commercio di avorio, oro e schiavi con gli Europei, che
all’epoca avevano solo alcuni forti costieri, ma fu con la scoperta del chinino
che gli Europei riuscirono a penetrare nell’interno del continente, dando così
inizio alla Spartizione dell’Africa, con le potenze europee che utilizzarono le
loro armi e tattiche superiori, e a volte pazienti negoziati, per conquistare
l’interno del continente.
All’inizio scoppiarono diverse guerre per le contestate rivendicazioni sul
continente che portarono Otto von Bismarck, il cancelliere dell’appena creato
Impero Tedesco, a chiedere una conferenza per risolvere le controversie e
stabilire le regole per il dominio coloniale.
Durante questa conferenza gran parte dei confini dell’Africa moderna si
solidificarono quando il continente venne spartito, ma una porzione di
territorio nota semplicemente come Congo divenne un’area di importanti dispute
nei negoziati.
Il Congo, essendo una vasta area, era ambito da molte delle potenze europee, ma
fu Re Leopoldo II del Belgio ad ottenere il territorio come compromesso tra le
grandi potenze.
Questo territorio, però, non finì sotto il governo di alcuna nazione, ma era
invece proprietà diretta di Re Leopoldo II, che durante il suo dominio impose
gli stessi codici brutali del vecchio Regno del Congo a tutto il Congo.
Questo portò alle richieste della comunità internazionale perché il governo
belga annettesse il Congo e lo togliesse dal controllo di Leopoldo, cosa che
alla fine fece nel 1908, sia per calmare lo sdegno che per ottenere una fonte di
ricavi più diretta per il governo belga.
In seguito alle due guerre mondiali il Congo iniziò a chiedere l’indipendenza.
I movimenti indipendentisti decollarono davvero negli anni ’50, dopo che vennero
introdotte delle riforme nelle colonie francesi vicine.
Questi movimenti erano in gran parte guidati da una crescente classe media di
Africani occidentalizzati che erano sia più ricchi che più istruiti delle loro
controparti delle classi più basse.
Anche se in gran parte nazionalisti nella loro ideologia, questi movimenti
differivano in gradi diversi sulla politica economica, ma il desiderio di
eliminare il dominio coloniale belga li unificava in gran parte in un singolo
fronte.
Per tutti gli anni ’50 il Congo rimase invischiato in proteste e rivolte.
Col crescere dell’animosità il governo belga capì che non poteva più mantenere
il controllo, e così invitò i vari gruppi nazionalisti ad una conferenza a
Bruxelles.
Il Congo ottenne così la sua indipendenza il 30 Giugno 1960.
Immediatamente dopo l’indipendenza emersero due partiti importanti: il primo fu
il Movimento Nazionale Congolese, o MNC, guidato da Patrice Lumumba, che era uno
dei principali promotori del nazionalismo pan-congolese e del più ampio
movimento indipendentista.
Il partito era a sostegno di un forte governo centralizzato in controllo diretto
dell’economia del paese, il che lo allineava per buona parte con l’Unione
Sovietica.
La seconda fazione era l’Alleanza dei Bakongo, anche nota come ABAKO.
Era guidata da Joseph Kasa-Vubu, e, anche se era comunque un partito
nazionalista, era più regionalista e voleva incrementare l’autonomia del popolo
Kongo, proteggere i suoi diritti e in generale adottare un sistema di governo
federale.
Questi due partiti crearono una coalizione per formare un governo di
maggioranza, ma le forti distanze tra i loro obiettivi portarono rapidamente a
lotte intestine.
La scintilla per il conflitto fu un ammutinamento dell’esercito a Léopoldville
cinque giorni dopo l’indipendenza, che costrinse i paracadutisti belgi ad
intervenire per impedire che i cittadini belgi venissero presi di mira dagli
Africani.
Questo accrebbe la tensione fra l’MNC e l’ABAKO, con i due che si scontrarono
riguardo all’intervento belga.
In seguito, l’11 Luglio, lo Stato del Katanga, nel Congo sudorientale, dichiarò
la sua indipendenza, col sostegno del governo belga che si aggiunse al caos.
Il 5 Settembre Kasa-Vubu licenziò Lumumba dalla sua posizione di primo ministro,
portando l’MNC a dichiarare illegittimo il nuovo governo dell’ABAKO.
Un alleato di Lumumba si dichiarò presto primo ministro di un nuovo governo che
prese una posizione ancora più apertamente di sinistra.
Il paese cadde nella guerra civile quando diverse regioni cercarono
l’indipendenza e altre combatterono per il controllo del governo nazionale in
quella che divenne nota come Crisi del Congo.
Lumumba, che all’inizio era stato posto agli arresti domiciliari, in seguito
fuggì e si diresse verso Stanleyville, ad est, dove si aspettava di radunare i
suoi sostenitori, ma venne inseguito dalle truppe fedeli al capo di stato
maggiore dell’esercito Mobutu, che aveva unificato l’esercito sotto il suo
controllo, prendendo di fatto il controllo del paese.
Gli Stati Uniti sostennero in gran parte Mobutu contro Lumumba, cosa che gli
permise di ottenere importante sostegno militare dalle Nazioni Unite.
Lumumba venne catturato, incapace di radunare in maniera adeguata tutta la base
dell’MNC, e venne giustiziato poco dopo.
Con tutta l’opposizione rimossa, Mobutu riunificò il Congo con l’aiuto delle
Nazioni Unite, ma stavolta le cose vanno in maniera diversa.
Fu la morte di Lumumba che permise alle Nazioni Unite di riunirsi intorno a
Mobutu, e fu il controllo dell’esercito da parte di Mobutu che permise la
formazione di un fronte unificato.
Per amore dello scenario, supponiamo che Mobutu non riesca a catturare Lumumba e
che invece muoia in un fallito tentativo di colpo di stato, cosa che permetterà
a Lumumba di mantenere il controllo delle aree della nazione in suo possesso,
lasciando il paese militarmente diviso.
Gli effetti della sopravvivenza di Lumumba implicheranno che il suo governo
rivale di sinistra manterrà molta più legittimità.
Ci si può aspettare che l’MNC conquisti gran parte del Congo settentrionale,
dove in precedenza aveva trovato la maggior quantità di supporto, ma la capitale
Léopoldville e gran parte del paese ad ovest, nei pressi della foce del fiume
Congo, rimarranno sotto il governo dell’ABAKO.
L’MNC troverà un pronto sponsor straniero sotto forma dell’Unione Sovietica,
dato che questa nella nostra TL sostenne il governo di Lumumba.
Questo permetterebbe all’MNC di mantenere una linea del fronte stabile e fare
potenzialmente conquiste a danno degli altri stati separatisti, ma con gli Stati
Uniti che continueranno a vedere Lumumba come una minaccia, il sostegno
all’ABAKO, allo Stato del Katanga e al Sud-Kasai verrà aumentato per tenere in
scacco la crescente influenza Comunista nel Congo settentrionale.
Il sostegno da Stati Uniti, Belgio, Portogallo, Rhodesia, Sudafrica e altri
porterà la guerra ad uno stallo, e con gli Stati Uniti che si faranno
coinvolgere dalla parte degli stati anticomunisti le Nazioni Unite probabilmente
non interverranno, specialmente considerato che gli interessi degli occupanti
dei seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite saranno
divisi.
Alla fine i confini si stabilizzeranno su diverse frontiere corrispondenti più o
meno alla geografia e all’etnografia dell’area, e vedremo un cessate il fuoco
nel 1965, quando più o meno terminò la Crisi del Congo nella nostra TL.
Nel nord del paese l’MNC manterrà il controllo di quella che chiamerà Repubblica
Democratica del Congo, sostenuta in gran parte da una combinazione di tribù di
minoranze e devoti membri della sinistra, tutti sostenuti dall’Unione Sovietica.
Lo stato adotterà una posizione di panafricanismo, ma vedrà la maggior parte del
potere concentrata nelle mani della sua popolazione orientale swahili.
Nel frattempo il Congo meridionale verrà diviso in tre paesi: ad ovest, dove il
fiume Congo si getta nell’Atlantico, vedremo la nascita di una Repubblica del
Congo basata sul nazionalismo etnico congolese.
Questa repubblica verrà guidata dai resti dell’ABAKO e si concentrerà
sull’autosufficienza e sull’economia di mercato, ma, considerata la storia della
regione e la preesistente infrastruttura di governo che erediterà, molto
probabilmente soffrirà di una grave corruzione che ostacolerà il suo sviluppo.
Nel centro-sud emergerà un altro stato noto come Sud-Kasai.
Il Sud-Kasai si era separato in maniera simile allo Stato del Katanga, anche se
senza altrettanto sostegno internazionale.
In questa TL, però, con i Comunisti a nord, il Sud-Kasai beneficerà di maggiori
aiuti dalle potenze occidentali.
Nella nostra TL il Sud-Kasai era guidato in gran parte dai Baluba, e così
probabilmente vedremo svilupparsi un’identità intorno alla cultura baluba.
Il Sud-Kasai potrebbe affrontare colpi di stato e ribellioni scatenati da
disaccordi ideologici e persistenti divisioni tribali tra i Baluba, ma
ciononostante il Sud-Kasai rimarrà sostenuto dalle potenze occidentali come
cuscinetto contro l’espansione Comunista in Africa subsahariana.
L’ultimo paese che emergerà dalle ceneri del Congo sarà lo Stato del Katanga,
nel ricco di minerali e prospero sudest del Congo.
Nella nostra TL lo Stato del Katanga ebbe le possibilità più alte di qualsiasi
stato separatista di ottenere la completa indipendenza, avendo il sostegno di
diversi governi e investitori europei.
Lo Stato del Katanga beneficiava anche della leadership relativamente competente
del suo primo presidente, un nativo africano che era diventato un ricco magnate
minerario che prima della guerra civile sosteneva l’autonomia regionale del
Katanga.
In questa TL alternativa lo Stato del Katanga, costituito principalmente da
Lunda, vedrà un miracolo economico simile a quello del Botswana, con la
ricchezza mineraria della nazione che verrà utilizzata per attrarre investitori
europei ed espandere le infrastrutture e l’istruzione locale.
Considerato il fatto che lo Stato del Katanga sarà a maggioranza lunda, la
preesistente cultura lunda fornirà un sostrato sociale che fungerà da collante
per la sua popolazione, che darà valore all’individualismo promuovendo al
contempo il dovere civico, come esemplificato dalla sua breve esistenza nella
nostra TL.
Come risultato di tutto questo, l’importanza dell’Africa nella Guerra Fredda
potrebbe crescere alquanto in questa TL rispetto alla nostra.
Con un grande stato Comunista nel centro del continente, guidato da un leader
piuttosto capace, possiamo aspettarci che alcuni dei movimenti Comunisti e
Socialisti nei paesi vicini avranno più successo.
L’Uganda, per esempio, vedrà una grande divergenza dalla nostra TL, perché la
nazione, durante gli anni ’60, affrontò disordini e agitazioni Comuniste da
parte di un gruppo noto come Congresso Popolare dell’Uganda.
Nella nostra TL questo gruppo fu abbastanza infruttuoso, ma con la Repubblica
Democratica del Congo, o Congo Comunista, che condivide un confine con esso, ci
si può aspettare che arrivino degli aiuti al movimento che gli permettano di
vedere maggiore successo.
Anche la Tanzania potrebbe vedere una maggiore influenza Comunista rispetto alla
nostra TL, dato che la nazione finì sotto l’Unione Nazionale Africana del
Tanganica quando si unì allo Zanzibar, una nazione che nella nostra TL aveva
visto una rivoluzione Comunista per ottenere la propria indipendenza.
Nella nostra TL essa si dichiarò ufficialmente uno stato Socialista nel 1967,
perciò è possibile che il movimento Comunista possa semplicemente
intensificarsi, specialmente considerate le sue ambizioni panafricane allineate
con quelle del Congo.
Un’ultima nazione degna di nota sarebbe il Kenya, che nella nostra TL si allineò
con l’Unione Sovietica sotto la leadership dell’Unione Nazionale Africana del
Kenya nel 1963, quando ottenne l’indipendenza.
Ci si può aspettare che questa nazione cooperi col Congo Comunista assieme ai
suoi vicini swahili.
Considerate le ricche risorse minerarie del Congo meridionale e i desideri
statunitensi di impedire l’ulteriore espansione del Comunismo nell’area, gli
Stati Uniti continueranno quasi certamente a sostenere i nuovi stati proprio
come stava facendo con la Corea e il Vietnam del Sud.
Anche se non si sa se gli aiuti verranno davvero usati con efficacia nel Congo o
nel Sud-Kasai, è probabile che questo sarà il caso dello Stato del Katanga, che
avrà già la stabilità, le risorse e le strategie necessarie per avere successo
come stato.
Lo Stato del Katanga probabilmente costruirà strette relazioni con i suoi vicini
sia durante il conflitto, come fece nella nostra TL, che dopo.
Cercherà relazioni migliori principalmente col Sudafrica, il Portogallo e la
Federazione della Rhodesia e del Nyasaland, che nella nostra TL fornirono tutti
sostegno allo Stato del Katanga.
Nella nostra TL la Federazione della Rhodesia e del Nyasaland si divise in tre
entità, il Malawi, lo Zambia e la Rhodesia.
Lo Zambia finì sotto un partito nazionalista di sinistra noto come Partito Unito
dell’Indipendenza Nazionale, o UNIP.
Nel frattempo il Malawi divenne una potenza anticolonialista e anticomunista.
Mentre l’instabilità e apparente ascesa del Comunismo in Africa preoccupò
qualche osservatore esterno, il governo statunitense in gran parte ignorò quello
che stava succedendo a causa della sua natura periferica nel più ampio conflitto
della Guerra Fredda, ma con l’Africa che stavolta avrà un ruolo molto più attivo
nella Guerra Fredda potrebbe fornire allo Stato del Katanga, al Malawi e perfino
alla Rhodesia le risorse necessarie per rovesciare il governo di sinistra
dell’UNIP in Zambia tra il 1964 e il 1970 per formare un blocco anticomunista
centrafricano.
L’impatto di ciò sarà tremendo, dato che in assenza del governo dell’UNIP in
Zambia, la Rhodesia non avrà un vicino ostile che finanzierà e sosterrà le
insurrezioni che alla fine contribuirono al suo collasso.
Inoltre, in seguito ad un intervento delle tre potenze confinanti, è probabile
che una grossa porzione dello Zambia verrà annesso dallo Stato del Katanga,
considerato che gran parte del paese aveva importanti popolazioni baluba,
concentrate soprattutto nel nordovest, mentre il sud del paese potrebbe finire
sotto un nuovo governo supervisionato dalla Rhodesia, dal Malawi o da entrambi,
dipende da come verrà spartito.
La Rhodesia, in seguito a ciò, vedrà probabilmente il riconoscimento
dall’Inghilterra quando gli Inglesi capiranno l’inutilità del chiedere il
governo della maggioranza quando il paese costituirà una stabile base di potere
nella regione e avrà il sostegno degli Stati Uniti.
La politica sudafricana cambierà drasticamente, e permetterà al Sudafrica e alla
sua coalizione di stati anticomunisti di mantenere l’Africa meridionale un
blocco solido per tutta la Guerra Fredda.
Detto questo, data la pressione demografica, è probabile che scoppi lo stesso un
conflitto per il governo della maggioranza in un momento successivo,
specialmente considerato che lo Stato del Katanga e il Malawi avranno meno
bisogno del sostegno rhodesiano e sudafricano e trasferiranno la loro
concentrazione dall’anticomunismo all’anticolonialismo.
Spostando di nuovo la nostra concentrazione a nord, durante questo periodo
accadranno altri sviluppi, principalmente nella Repubblica del Congo, dove nel
1968 della nostra TL un colpo di stato dei militari trasformò la nazione in uno
stato Marxista-Leninista.
In questa TL alternativa, però, essendo uno stato-nazione kongo anticomunista, è
probabile che il Congo cercherà di annettere le porzioni etnicamente kongo della
Repubblica del Congo, che non va confusa con tutti gli altri Congo già
menzionati.
Il risultato di ciò sarà una nuova guerra per procura che, a parte i soliti
attori Stati Uniti e Unione Sovietica, vedrà intervenire anche Cuba, proprio
come fece con l’Angola nella nostra TL, per tentare di distruggere l’influenza
occidentale nell’Africa meridionale e centrale.
.
E se i Boeri avessero vinto la Seconda Guerra Boera?
La Seconda Guerra Boera è un
po' come la Guerra Anglo-Americana: spesso viene trascurata, ha un'ampia varietà
di nomi e ha determinato la continuazione dell'indipendenza di una nazione
dall'Inghilterra.
I Boeri, comunque, non furono fortunati come gli Americani, come si può vedere
dalla mancanza di uno stato boero nell'Africa di oggi, ma stiamo andando un po'
troppo avanti.
Prima di tutto, chi erano i Boeri, e che cosa furono le Guerre Boere? La parola
Boero è di origine olandese e significa contadino.
Il titolo viene comunemente attribuito ai discendenti di coloro che si
stabilirono nella colonia olandese del Capo, che sarebbe diventata quello che
oggi è il Sudafrica.
Ad inizio dell'800 gli Inglesi si impossessarono di quella terra, che ottenne
l'autogoverno nel 1872.
All'epoca il Regno Unito aveva anglicizzato la regione, ma per tutti quegli anni
i Boeri avevano per lo più resistito all'influenza inglese, una cosa che i
Britannici tollerarono benissimo dando il via ad un periodo di ostilità fra loro
e i Boeri.
Mentre alcuni Boeri combatterono l'assimilazione nella propria patria, altri
cercarono pascoli più verdi nel senso letterale del termine, dato che erano
contadini.
Questa migrazione dei Boeri ulteriormente all'interno dell'Africa divenne nota
come Grande Trek, e portò alla creazione dello Stato Libero dell'Orange e della
Repubblica del Transvaal.
Per molti Boeri l'esistenza di questi due stati indipendenti bastò a fargli
accettare il dominio inglese nella colonia del Capo, ma poi la Gran Bretagna
fece l'errore orribile numero due tentando di conquistare i due poveri stati
indipendenti, che stavano finalmente iniziando a collaborare.
Vedete, l'Inghilterra fu felice di permettere a questi sudditi delle loro
colonie di partire per terre non mappate, perché li vedeva come dei pionieri,
non proprio nel senso rispettabile del termine, ma nel senso che potevano fare
il lavoro sporco di ripulire il terreno prima che vi si trasferisse la
popolazione inglese e lo prendesse per sé.
Perché il Regno Unito fece questo, esattamente? Beh, se non l'avesse fatto lo
avrebbe potuto fare qualcun altro, come il Belgio o il Portogallo, forse perfino
la Germania.
All'epoca era appena partita la Spartizione dell'Africa, e la Gran Bretagna in
particolare voleva terre facili da conquistare sulle quali, a suo dire, essa
aveva già delle rivendicazioni.
Perciò, per riassumere, l'Inghilterra conquista la colonia del Capo, i Boeri
sono scontenti, se ne vanno, creano dei propri paesi, l'Inghilterra tenta di
conquistare anche quei paesi e così abbiamo la Prima Guerra Boera, che
ovviamente finì in favore dei Boeri, che sfruttarono tattiche di guerriglia e il
vantaggio del terreno contro la fanteria inglese mal mimetizzata, anche se
analisi critiche di entrambe le parti avrebbero indicato che nonostante la
vittoria boera le forze inglesi avevano uno schiacciante vantaggio in termini di
addestramento, numeri e abilità, perché nonostante le credenze comuni i soldati
inglesi in Africa avevano molta più familiarità col terreno e si abituarono ad
addestrarsi in tali condizioni.
La sconfitta inglese arrivò a causa della pessima strategia, delle pessime
comunicazioni e del fatto che i leader avevano malamente sottovalutato la
preparazione dei Boeri e avevano diffuso informazioni su di loro in ritardo.
Alcuni anni dopo il Regno Unito imparò dai suoi errori e scoppiò la Seconda
Guerra Boera, che iniziò come risultato di interazioni boere con le colonie
imperiali che andavano contro gli interessi inglesi, e dopo la scoperta di un
giacimento d'oro nella regione.
Il conflitto forse fu in parte istigato dal Primo Ministro della Colonia del
Capo dell'epoca, Cecil Rhodes, che considerava l'intera Africa come un dominio
inglese e vedeva le due repubbliche boere come un ostacolo.
Fu lanciato un attacco inglese contro le repubbliche boere sudafricane, ma venne
respinto, e le tensioni tra la Gran Bretagna e gli stati boeri crebbero di
nuovo, soprattutto a causa del rifiuto dei Boeri di concedere il diritto di voto
ai cittadini inglesi all'interno delle loro nazioni, chiaramente perché temevano
che degli agenti filo-britannici avrebbero sovvertito il governo e avrebbero
ceduto le nazioni all'impero, i tentativi di mediare i conflitti fallirono e
scoppiò la guerra.
L'Inghilterra all'inizio fece gli stessi errori della Prima Guerra Boera, ma poi
ebbe la meglio, sconfisse i Boeri e annetté entrambi gli stati nell'Unione
Sudafricana.
Ma se le cose cambiassero? E se nonostante avversità astronomiche i Boeri
riuscissero in qualche modo a respingere gli Inglesi e ad assicurarsi
l'indipendenza? Forse i Boeri potrebbero dirigere la loro offensiva verso la
cattura della Colonia del Capo, che ospitava ancora una popolazione di Boeri.
La Germania, che simpatizzava per i Boeri e li aveva sostenuti nel loro sforzo
precedente, potrebbe fornire all'esercito boero armi superiori e forse un
contingente minimo di truppe di supporto che potrebbe sempre addestrare i suoi
soldati e armare i Boeri nella Colonia del Capo perché diano il via ad una
rivolta contro i loro occupanti inglesi.
Il conflitto potrebbe potenzialmente costare al Regno Unito le risorse che già
possedeva nel Capo e complicare il commercio con le aree dove infurierebbe la
rivolta, e ciò potrebbe bastare perché il Regno Unito si ritiri dagli stati
indipendenti e provi a negoziare un accordo di pace con i leader della rivolta
boera.
I Boeri potrebbero negoziare la secessione di alcune terre per creare una terza
repubblica boera autonoma, ma molto probabilmente la guerra semplicemente si
interromperà, con la Gran Bretagna che manterrà la sua terra e i Boeri le loro,
dato che qualsiasi territorio di confine potrebbe essere fonte di giacimenti
d'oro dai quali è molto improbabile che la Gran Bretagna si separi.
Nel 1902 viene stipulata la pace, un gran numero di Boeri della Colonia del Capo
emigra verso lo Stato Libero dell'Orange e la Repubblica del Transvaal per
proteggerli e contribuire a quelli che considerano gli ultimi bastioni della
loro cultura sul continente.
I tentativi inglesi di imporre la loro volontà sui Boeri daranno una forte
spinta al nazionalismo e porteranno all'esodo della popolazione boera dal Capo
verso le repubbliche, aumentando i loro numeri, aggiungendo manodopera alla loro
unità nazionale e rendendo più forte la nazione boera.
Quella boera sarà una nazione relativamente piccola in una terra molto lontana e
con pochi alleati, e cercherà di rimanere neutrale, ma un po' come l'Etiopia
rimarrà influenzata dalle potenze che la circondano.
Come l'Etiopia, le repubbliche boere avranno un forte pregiudizio anti-inglese
che le avvicinerà al Kaiser Guglielmo II dell'Impero Tedesco, che vedrà mutui
benefici nell'alleanza tra le sue colonie dell'Africa sudoccidentale e i Boeri.
Essi, grazie alla loro storia militare, forniranno protezione alle colonie,
mentre in cambio la Germania instraderà verso le repubbliche rifornimenti,
tecnologie e armi.
Dopo la guerra le repubbliche riusciranno anche a negoziare un patto commerciale
con la colonia portoghese del Mozambico, utilizzando i suoi porti per esportare
nel mondo i loro beni.
Non avendo uno sbocco sul mare, le repubbliche diventeranno pesantemente
dipendenti dal Portogallo e dalla Germania, l'unica altra potenza confinante
sarà l'Inghilterra, le cui colonie le circondano quasi completamente.
In tempi di crisi non si potrà contare nemmeno sul Portogallo, perché i
Portoghesi avevano una storia con il Regno Unito e potrebbero sostenerlo in un
embargo commerciale contro di loro, perciò le linee commerciali tedesche
diventeranno primarie e avranno una grande importanza per la nazione.
Questo diventerà sempre più significativo negli anni a venire, dato che
implicherà sicuramente un coinvolgimento dei Boeri nella Grande Guerra dalla
parte degli Imperi Centrali.
Qualcuno potrebbe suggerire che rimarranno neutrali, ma una cosa del genere
metterebbe in pericolo l'alleanza dalla quale dipendono così tanto.
Qualcuno potrebbe addirittura suggerire che i Boeri tradiranno la Germania e si
allineeranno con la Gran Bretagna per amore della sicurezza, ma questo andrebbe
profondamente contro i sentimenti dei Boeri, e richiederebbe o uno stato di
profonda disperazione o un errore di giudizio.
Ora, l'impatto del sostegno boero alla Triplice Alleanza sarà… Beh,
relativamente insignificante.
Nella nostra TL le forze coloniali tedesche si ritrovarono molto inferiori di
numero e furono rapidamente sconfitte, anche se in questa TL, a causa della
riduzione di popolazione causata dalla migrazione dei Boeri e del capovolgimento
di quelle forze contro l'Inghilterra, ciò potrebbe aprire un nuovo fronte in
Sudafrica che alla fine risulterà in una Terza Guerra Boera con un sostegno
marginale degli Imperi Centrali.
Non conta quanto a lungo i Boeri riusciranno a tenere a bada gli Inglesi, alla
fine verranno sconfitti, se non dai soli Inglesi allora certamente una volta che
verranno coinvolti gli Stati Uniti e che si libereranno risorse dall'Europa.
Gli Inglesi occuperanno le repubbliche boere come fecero con l'Africa Tedesca
del Sud-Ovest e imporranno sanzioni che, sebbene diverse da quelle imposte alla
Germania, genereranno praticamente le stesse condizioni, dato che le imprese
rimaste isolate dal commercio col Portogallo andranno completamente in
bancarotta e saranno sottomesse al Regno Unito.
La povertà aumenterà ulteriormente quando gli Inglesi diventeranno una classe
superiore intoccabile.
Col passare degli anni le repubbliche hanno visto un significativo aumento della
popolazione, che continuerà la guerriglia contro gli occupanti inglesi.
Queste operazioni verranno guidate ed eseguite soprattutto da Fritz Joubert
Duquesne, un soldato con una lunga storia di lotta contro gli Inglesi.
Combatté nella Seconda Guerra Boera, fu catturato numerose volte, sfuggendo
sempre alla presa inglese, e si infiltrò persino nei loro ranghi per ottenere
informazioni per i Boeri.
Dopo la sconfitta dei Boeri nella nostra TL, Fritz lavorò per i Tedeschi come
spia nella Prima Guerra Mondiale, sabotando le spedizioni di armi inglesi
piazzando esplosivi sulle navi solo per essere catturato in una di queste
occasioni dagli Stati Uniti, dove si finse paralizzato e scappò ancora una volta
quando i suoi carcerieri abbassarono la guardia.
Sarebbe stato catturato un'ultima volta nel 1941, quando fu arrestato dall'FBI
per aver gestito una cerchia di spie tedesche durante la Seconda Guerra
Mondiale.
In questa TL Fritz, dopo la Seconda Guerra Boera, diventa una celebrità politica
e militare, arrivando a guidare un movimento di liberazione contro la Gran
Bretagna simile a quello di Atatürk in Turchia.
Nel 1925 l'Inghilterra concederà ad un piccolo segmento delle terre boere di
stabilire una terza repubblica boera indipendente, ma come i movimenti
espansionisti tedeschi, inglesi e giapponesi rimasero impuniti, così i Boeri
negli anni sotto la guida di Fritz procederanno con l'annessione di tutti i
vecchi territori della repubblica.
L'invasione tedesca della Polonia distruggerà tutte le illusioni boere di
mantenimento della pace, e con una mossa per asserire la loro assoluta
indipendenza dal Regno Unito cattureranno la costa orientale del Sudafrica, così
da non rimanere più un popolo dipendente senza sbocco sul mare.
Scoppia la Seconda Guerra Mondiale, la Francia viene conquistata e occupata
proprio come nella nostra TL, l'Italia si affianca allo sforzo bellico della
Germania e così fa la repubblica boera.
Improvvisamente l'Africa diventa un fronte della guerra molto più importante,
l'Italia lancia una fallita invasione dell'Egitto inglese mentre i Boeri
organizzano l'invasione del Capo, ottenendo parecchio sostegno dal Partito
Nazionale a favore degli Afrikaner, e riconquistano la vecchia colonia tedesca.
Non molto è cambiato dalla nostra TL, eccetto che l'ex Sudafrica inglese si è
essenzialmente unito all'Asse portandosi dietro tutte le sue risorse, perciò,
considerato che è questo il cambiamento principale della Seconda Guerra
Mondiale, analizziamo se basterà a far vincere la guerra alla Germania: se
rimuoviamo il Sudafrica dall'equazione dello sforzo bellico inglese eliminiamo
porti importanti che connettevano la Gran Bretagna all'India e al Pacifico,
costringendo così l'impero a diventare molto dipendente dal Canale di Suez come
unico mezzo per ottenere il carburante necessario alla sua macchina da guerra.
Questo renderà la campagna nordafricana molto più importante, dato che il crollo
nelle forniture inglesi paralizzerà la nazione, lasciandola a combattere forse
fino alla fame o alla resa.
In Nord Africa gli Alleati erano di gran lunga i favoriti, dato che fu qui che
l'Italia si guadagnò durante la Seconda Guerra Mondiale la sua famigerata
reputazione di potenza militare fallita.
Le forze italiane non ottennero il sostegno adatto semplicemente perché
avrebbero distolto risorse dalla campagna della Germania contro l'Inghilterra,
il fronte non fu preso seriamente come doveva dalla Germania e questa lasciò
malauguratamente l'Italia a sé stessa, cosa che si dimostrò una mossa
devastante.
Dato che in questa TL il Canale di Suez e l'Africa sarebbero così cruciali,
probabilmente la Germania fornirà più sostegno iniziale per neutralizzare il
Regno Unito in un fronte lontano e poco accessibile.
Le truppe sudafricane, anche se in piccolo numero, furono importantissime per
gli attacchi aerei in Nord Africa della Gran Bretagna contro le forze italiane,
e contribuirono anche con divisioni di fanteria in alcune importanti battaglie,
se però queste risorse verranno utilizzate contro la Gran Bretagna le disparità
si appianano e per i Tedeschi diventa possibile catturare il Canale di Suez,
togliere risorse alla Gran Bretagna e costringerla alla resa, comunque sia,
considerando la politica contraria alla resa di Churchill, questa potrebbe non
avvenire nell'immediato.
Molti rimarranno fedeli a Churchill, ma la carenza di cibo, medicine e
carburante si acuirà, perciò potremmo iniziare a vedere crescenti rivolte e
ammutinamenti in Inghilterra.
Sir Oswald Mosley potrebbe uscire dal carcere e guidare un colpo di stato contro
Churchill, portare la pace nel Regno Unito e porre fine alla guerra, ma
probabilmente questo non avverrà in silenzio e vedremo lo scoppio di una
mini-guerra civile.
Mosley chiederà la pace col sostegno del re in esilio Edoardo VIII, al quale
garantirà la legittimità, mente Churchill si schiererà con l'ordine attuale, che
mostrerà segni di cedimento.
Il conflitto inglese con la Germania si fermerà dopo la proclamazione finale di
una dichiarazione di resa, l'India utilizzerà la destabilizzazione della Gran
Bretagna per dichiarare l'indipendenza e allinearsi con la Germania per
proteggersi da una riconquista, le colonie inglesi in Africa verranno spartite
fra Germania, repubblica boera e Italia, e le risorse acquisite dalla sconfitta
inglese forniranno alla Germania abbastanza carburante per organizzare
un'offensiva contro l'Unione Sovietica, che si allineerà con gli Stati Uniti e
il vecchio governo inglese in esilio, mentre il Giappone si schiererà contro Gli
Stati Uniti e l'URSS.
La Germania ora è molto più preparata a combattere i Sovietici, visto che non
dovranno più affrontare una guerra su due fronti e il petrolio del Nord Africa
terrà accesi i motori, così che i carri armati tedeschi possano penetrare nel
territorio sovietico.
I Sovietici combatteranno duramente come nella nostra TL, ma senza le difficoltà
che la Germania affrontò nella nostra TL, questa penetra più in profondità in
Russia.
Dopo aver sconfitto i Giapponesi gli Stati Uniti si ritireranno e chiederanno la
pace con la Germania.
Non è chiaro se la Germania la accetterà o meno, ma diciamo ipoteticamente di sì
e che questo chiuda finalmente la porta al conflitto: i Comunisti e l'Unione
Sovietica sono stati essenzialmente eliminati e non pongono più una minaccia.
La Russia europea si separerà e il resto dell'ex Unione Sovietica si dividerà in
stati più deboli facilmente controllabili dalla Germania.
I Boeri, che hanno dato inizio a questa nostra storia, ora hanno una patria che
comprende una fetta più grande del Sudafrica, incluso il Madagascar, nella quale
i Boeri creeranno una società ricca basata sul commercio, l'agricoltura e
l'estrazione di risorse, che contribuiranno di molto a rendere la repubblica
boera una delle nuove grandi potenze del mondo.
.
E se la Rhodesia fosse sopravvissuta?
La Rhodesia è stata una
colonia di popolamento in divenire.
Colonizzata per la prima volta nel 1890 da Cecil Rhodes alla testa di una
colonna composta da qualche centinaio di coloni e volontari, questo sforzo portò
sviluppi senza precedenti in una regione che da tempo nel continente veniva
considerata arretrata.
Sotto la Compagnia Britannica del Sudafrica la colonia basò la sua economia
delle esportazioni sull’estrazione dei minerali e su sviluppati ed estesi
sistemi ferroviari e telegrafici, e arrivò ad un livello di sostenibilità
attraverso un’ampia adozione dell’agricoltura e anche sulla costituzione di un
lucroso mercato del tabacco.
La colonia era divisa in tre unità amministrative: la Rhodesia Nordoccidentale e
la Rhodesia Nordorientale, che oggi costituiscono il territorio dello Zambia, e
la Rhodesia Meridionale, che in seguito divenne la Rhodesia vera e propria.
La Rhodesia Meridionale vide il maggior grado di investimenti da parte della
compagnia e il maggior livello di insediamento da parte dei coloni, e il
risultato di entrambi questi fattori fu un maggior sviluppo fra le tre unità
anche dopo che quelle settentrionali si unificarono.
La forza lavoro specializzata della colonia attrasse dall’Europa lucrose
prospettive affaristiche, e le comunità e gli sviluppi in rapida crescita resero
la Rhodesia Meridionale particolarmente prospera tra le colonie africane
inglesi.
In seguito cercò l’indipendenza durante il periodo della Decolonizzazione, ma
incontrò ostacolo dopo ostacolo.
Gli Inglesi rimasero insoddisfatti dalle proposte del governo, e il paese si
rifiutò di ammettere di essere sotto attacco di forze militanti interne ed
esterne.
La Rhodesia fu costretta ad accettare le condizioni inglesi e divenne lo
Zimbabwe, che viene visto comunemente come uno dei paesi più corrotti e
indigenti del mondo, ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la
Rhodesia sopravvivesse? Alla fine degli anni ’10 la Rhodesia aveva raggiunto un
livello di sviluppo che la qualificava per l’autogoverno o un governo
responsabile, un onore che era solo un passo indietro allo status di dominion
come quello del Canada, dell’Australia o del Sudafrica.
Furono fatte delle considerazioni per una possibile unione tra la Rhodesia
Meridionale e il Sudafrica, ma i Rhodesiani si dimostrarono particolarmente
intenzionati a diventare autonomi già allora, e così, nel 1923, la Rhodesia
Meridionale divenne formalmente una colonia inglese dotata di autogoverno,
vedendo un boom demografico due decenni dopo.
La Rhodesia Meridionale era una leader naturale nella regione centrafricana, e
così si unì alla Rhodesia Settentrionale e al Malawi nella Federazione della
Rhodesia e del Nyasaland, che divenne presto una potenza economica, ma
iniziarono rapidamente ad emergere divisioni tra i suoi stati costituenti.
Durante questo periodo di decolonizzazione europea, gran parte degli stati
postcoloniali vide la creazione di un governo nativo, e per la Rhodesia
Settentrionale e il Malawi a maggioranza africana l’idea di essere dominati
dalla Rhodesia Meridionale governata dai bianchi era considerata sgradevole.
Allo stesso modo i Rhodesiani Meridionali non erano ansiosi di porre fine al
loro status quo, visti i pericoli osservabili che la popolazione bianca avrebbe
affrontato anche in caso di piani per passare gradualmente al governo della
maggioranza.
I Rhodesiani videro di volta in volta lotte coloniali come la ribellione in
Kenya e la Crisi del Congo, dalle quali la Rhodesia Meridionale iniziò a
ricevere migliaia di rifugiati bianchi in fuga dalla violenza causata da motivi
razziali.
Nonostante la Rhodesia Meridionale fosse dominata dalla sua popolazione bianca,
diversamente dal Sudafrica i Rhodesiani non avevano implementato alcuna barriera
esplicitamente razziale alla politica come faceva l’apartheid.
La divisione delle terre era certamente l’eccezione, ma questo era stato fatto
specificamente per impedire che gli Europei si avvicinassero a certe terre
tribali, in maniera simile al Proclama Reale del 1763 inglese nelle Americhe.
Il diritto di voto della Rhodesia Meridionale, anche sotto Cecil Rhodes e la
Compagnia Britannica del Sudafrica, era basato sul merito più che sulla razza.
Rhodes si riferiva ad esso come uguali diritti per tutti gli uomini civilizzati,
e richiedeva che gli individui avessero almeno 21 anni, fossero capaci di
scrivere il loro indirizzo e possedessero proprietà o ricevessero un salario
superiore ad una certa soglia.
Questo cambiò solo nel 1969, con una nuova costituzione che separò i ruoli
elettorali in base alla razza, riservando 50 seggi dell’assemblea a eletti
bianchi e solo 16 ad eletti non bianchi e capitribù.
Anche se i seggi bianchi erano fissi, ai seggi non bianchi venne data la
possibilità di crescere col tempo, dato che la partecipazione degli Africani
all’economia della Rhodesia Meridionale crebbe.
L’intento ultimo era che i due venissero egualmente rappresentati una volta che
i seggi africani fossero arrivati a 50 e il paese fosse diventato uno stato
multirazziale, anche se gli architetti della costituzione speravano che la
popolazione bianca alla fine sarebbe cresciuta dal suo 10% fino a uguagliare o
superare la popolazione africana.
A prescindere dalle circostanze, nel 1963 le differenze tra gli stati
costituenti divennero inconciliabili.
Il Malawi non vide mai più di 10.000 coloni bianchi, meno dello 0,5% della
popolazione.
La popolazione bianca della Rhodesia Settentrionale era piccola e composta in
larga parte da lavoratori stagionali o uomini d’affari che non avevano forti
legami col territorio.
Nel frattempo, la popolazione bianca della Rhodesia Meridionale era ben
consolidata, era cresciuta fino a diventare una minoranza importante ed era
responsabile del mantenimento della maggioranza dei meccanismi dello stato.
Il Malawi e la Rhodesia Settentrionale si rifiutarono di rimanere dei
protettorati di uno stato guidato dai bianchi, e così la Federazione della
Rhodesia e del Nyasaland si divise.
Il Malawi ottenne l’indipendenza e la Rhodesia Settentrionale stabilì il governo
della maggioranza, diventando lo stato indipendente dello Zambia, lasciando
presumere alla Rhodesia Meridionale che avrebbe anch’essa ottenuto
l’indipendenza, e con la Rhodesia Settentrionale che aveva adottato il nome di
Zambia, la Rhodesia Meridionale eliminò il Meridionale dal suo nome.
L’Inghilterra, però, si rifiutò di garantire l’indipendenza alla Rhodesia fino a
quando non avrebbe stabilito il governo della maggioranza, e la Rhodesia si
ritrovò quindi in una situazione difficile.
Fin quando la Rhodesia si autogovernava non aveva molto bisogno della
supervisione inglese, ed era indipendente in tutto tranne che nel nome, al punto
che quando il Regno Unito all’inizio tentò di rimettere in riga la Rhodesia si
ritrovò incapace di far andare semplicemente avanti il paese.
Gran Bretagna e Rhodesia continuarono comunque a cercare il compromesso, ma
anche in seguito ad una dimostrazione di sostegno sia da parte di un referendum
popolare che di un incontro di capitribù, la Gran Bretagna asserì di nuovo che
questo non equivaleva al governo della maggioranza, il tutto mentre la Rhodesia
stava diventando sempre più scettica riguardo alla proposta, perché lo Zambia
adottò un’aggressiva campagna di africanizzazione e i conflitti coloniali negli
stati vicini si intensificarono.
Internamente la Rhodesia vide la nascita di due organizzazioni di resistenza
Comuniste e nazionaliste nere, note come Unione Popolare Africana di Zimbabwe e
Unione Nazionale Africana di Zimbabwe, assieme alle loro rispettive ali militari
ZIPRA e ZANLA.
Lo ZAPU, l’Unione Popolare Africana di Zimbabwe, era il successore del Partito
Democratico Nazionale, che era a sua volta il successore del Congresso Nazionale
Africano della Rhodesia Meridionale.
L’organizzazione aveva il sostegno dell’Unione Sovietica e aveva formato
un’alleanza con l’ala militare del Congresso Nazionale Africano sudafricano di
Nelson Mandela per lanciare offensive contro le forze armate e di polizia della
Rhodesia in combattimenti convenzionali.
Lo ZAPU e lo ZIPRA facevano affidamento sulle popolazioni nere urbane, e
utilizzavano questa rete per aumentare la pressione politica dall’interno della
Rhodesia.
Condusse le sue operazioni principalmente dallo Zambia e dal Botswana.
Lo ZANU, l’Unione Nazionale Africana di Zimbabwe, si era separata dallo ZAPU,
reclutava principalmente nel gruppo etnico degli Shona e vide il sostegno, fra i
suoi vari alleati, della Cina e delle forze Comuniste in Mozambico.
Lo ZANLA faceva affidamento su manodopera rurale e preferiva gli attacchi
terroristici e i raid contro i cittadini Rhodesiani, operando principalmente
dallo Zambia, dalla Tanzania e dal Mozambico.
Entrambi furono aiutati da vicino dallo Zambia, dove aveva preso il potere un
regime nazionalista africano e Socialista che aveva assunto una posizione
aggressiva contro la Rhodesia e il colonialismo nel suo complesso, sostenendo
gli sforzi nazionalisti neri in Angola, Mozambico, Rhodesia e Sudafrica, perfino
a costo di enormi perdite per l’economia zambiana, che dipendeva da questi
stati, ma comunque determinato a far ottenere il governo della maggioranza.
Le azioni di questi gruppi, ma dello ZANLA in particolare, scatenarono lo
scoppio della Guerra Civile in Rhodesia nel 1964.
Un anno dopo, nel Novembre 1965, la Rhodesia dichiarò unilateralmente
l’indipendenza dall’Inghilterra, rimanendo ad affrontare non solo una minaccia
militare ai suoi confini, ma anche la pressione internazionale da parte
dell’Inghilterra e di gran parte dell’occidente, le eccezioni furono il
Sudafrica e il Portogallo, e, in misura minore, Israele, l’Iran, il Giappone e
la Germania Ovest.
Il Portogallo aveva un interesse acquisito nel rendere sicura la regione, esso
stava vedendo ribellioni violente di natura simile all’interno delle sue colonie
di Guinea-Bissau, Angola e Mozambico, l’ultimo dei quali confinava direttamente
con la Rhodesia, mentre il Sudafrica pensava che la pressione posta sulla
Rhodesia dalla comunità internazionale alla fine sarebbe passata su di lui,
considerato il suo sistema più rigido che impediva il governo della maggioranza.
Il Sudafrica fu anche costretto ad affrontare la propria lotta coloniale solo un
anno dopo, con lo scoppio della Guerra di Confine Sudafricana.
Nonostante questo, però, nessuna di queste potenze riconobbe ufficialmente la
Rhodesia, cosa che avrebbe potuto mettere pressione sul Regno Unito perché
allentasse le sanzioni e avrebbe fatto affluire il sostegno di altri paesi
occidentali perché si opponessero alla conquista Comunista di un governo
legittimo piuttosto che vedere il conflitto come una lotta di potere in una
colonia canaglia.
Tra i tre venne stipulata un’alleanza segreta nota come Alcora, ma essa alla
fine fu di portata limitata per via dei desideri portoghesi di non attrarre
ostilità maggiori dalla comunità internazionale e non apparire che stesse
sostenendo l’apartheid, che era contrario alla politica coloniale
dell’assimilazione.
Le forze rhodesiane ottennero risultati eccezionali, e surclassavano
regolarmente i loro sfidanti in combattimento, ma erano le vittime civili ad
avere davvero importanza, e la popolazione civile bianca finì nel mirino dei
militanti, che credevano che per ogni bianco ucciso 20 avrebbero lasciato il
paese.
La Rhodesia inizialmente riuscì comunque a mantenere basse le vittime civili e a
mantenere il confine sicuro, ma questo cambiò quando la situazione nell’Africa
Orientale Portoghese si deteriorò.
La forza militare anticoloniale dell’Africa Orientale Portoghese nota come
Fronte di Liberazione del Mozambico accrebbe i suoi atti di terrorismo urbano,
danneggiando gravemente il morale delle forze portoghesi, che spesso non
potevano attaccare il Fronte di Liberazione del Mozambico per via delle sue
tattiche mordi e fuggi e l’esteso utilizzo di mine.
I Portoghesi erano comunque superiori ai loro nemici, ma non ottennero gli
stessi risultati dei Rhodesiani, subendo un tasso più alto di perdite.
Le spese in aumento e l’incapacità di proteggere i civili portarono alla fine a
proteste nella colonia e in patria, contribuendo ad un senso di disperazione nel
governo portoghese.
Questo, assieme ad altri fattori contribuenti, scatenò alla fine quella che
divenne nota come Rivoluzione dei Garofani del 1974.
Con la perdita del Mozambico la Rhodesia rimase di fatto senza l’accesso al mare
e circondata da nemici, con solo il Sudafrica a confinare a sud per un breve
tratto, ma anche i Sudafricani stavano perdendo le speranze per la Rhodesia e,
tentando di allontanare la pressione globale, si distanziarono gradualmente
dalla Rhodesia, riducendo il commercio e il sostegno allo stato, il tutto mentre
i paesi del blocco Comunista iniziarono ad aumentare i loro aiuti ai militanti,
con lo ZIPRA che entrò in possesso di sistemi missilistici sovietici.
La Rhodesia divenne sempre più disperata, aumentò gli sforzi di reclutamento,
allungò il servizio di leva e istituì addirittura un gruppo di resistenza
anticomunista all’interno del Mozambico noto come Resistenza Nazionale
Mozambicana, ma questi contributi furono troppo poco troppo tardi.
Le perdite civili continuarono ad aumentare, e attacchi più diretti a città,
infrastrutture, e soprattutto voli di linea rhodesiani resero chiara quanto era
diventata terribile la situazione, e così il compromesso venne di nuovo preso in
considerazione dal governo rhodesiano.
Venne creato un governo di maggioranza moderata nel 1978 che rinominò il paese
Zimbabwe Rhodesia, ma le amministrazioni di Margareth Thatcher in Gran Bretagna
e di Jimmy Carter negli Stati Uniti si rifiutarono ancora di riconoscere la
Rhodesia come indipendente, perché nessuno dei due gruppi militanti era stato
incluso nei negoziati, una richiesta che i Rhodesiani trovarono irragionevole,
ma avendo già fatto una concessione iniziale non potevano riportare indietro
quello che già avevano messo in moto.
Nel 1980, dopo nuove elezioni, il paese ottenne finalmente l’indipendenza non
come Rhodesia, ma come Zimbabwe, stavolta però le cose vanno in maniera diversa.
Ci furono alcuni momenti in cui la Rhodesia avrebbe potuto ottenere il
riconoscimento dell’indipendenza, cosa che a sua volta avrebbe tolto le sanzioni
al paese, permettendogli di ottenere più risorse dall’estero per combattere la
sua guerra e ricevere l’intervento esterno diretto per sedare le insurrezioni.
Il Portogallo, il Sudafrica e Israele avrebbero potuto tutti concedere il
riconoscimento, ma avrebbero rischiato di alienarsi ulteriormente la scena
internazionale, e tutti e tre si sentivano già in una posizione precaria,
inoltre non c’era garanzia che il loro riconoscimento individuale sarebbe
bastato a fare pressione sull’Inghilterra o la comunità internazionale perché
riconoscessero la Rhodesia come indipendente, e questo è quello di cui avrebbe
avuto bisogno essa per andare avanti.
La Rhodesia considerò di cercare il riconoscimento dalla Francia con l’idea che
questo avrebbe creato anche un precedente perché il Québec dichiarasse
l’indipendenza unilaterale dal Canada, ma neanche questo si manifestò mai.
La Francia certamente all’epoca avrebbe avuto più peso delle altre tre opzioni,
ma comunque non avrebbe avuto garanzie.
L’unico mezzo sicuro realistico col quale l’indipendenza rhodesiana avrebbe
potuto essere riconosciuta è se il Regno Unito l’avesse semplicemente concessa,
capendo che non aveva la capacità di far rispettare direttamente la sua volontà
alla Rhodesia, o se gli USA avessero fatto pressioni dirette sul Regno Unito
perché garantisse il riconoscimento per amore delle politiche della Guerra
Fredda.
Gli Stati Uniti all’epoca erano bloccati in una specie di paradosso, si
opponevano simultaneamente al Comunismo e al colonialismo, col secondo che
all’epoca era l’unica cosa che faceva coinvolgere l’occidente nel Terzo Mondo e
l’assenza del quale spesso portò all’ascesa di governi filocomunisti, governi
che l'America, o per meglio dire la CIA, di solito sovvertiva o sostituiva in
maniera pseudo-coloniale con regimi fantoccio che amalgamavano discutibilmente i
peggiori aspetti di entrambe le opzioni.
Gli Stati Uniti volevano idealisticamente la libertà per il Terzo Mondo, ma la
libertà fu costosa per l’occidente e alla fine non si manifestò nel modo in cui
l’occidente aveva previsto, perciò l’illusione della libertà divenne una moda
sia per salvare la faccia che per mantenere una qualche vestigia di influenza in
queste regioni.
La Rhodesia non era idealista, e riconobbe la perdita dello status quo come una
minaccia esistenziale per sé stessa e una pessima mossa da parte delle potenze
occidentali nel grande gioco della Guerra Fredda.
Se anche gli Stati Uniti o la Gran Bretagna l'avessero riconosciuta, il futuro
della Rhodesia avrebbe potuto essere molto diverso.
In alternativa, perché ricevano rapidamente il riconoscimento, possiamo supporre
che i Rhodesiani, nonostante le probabilità contro di loro, riescano a
resistere, a sradicare le insurrezioni e a mantenere i loro territori, portando
all’esaurimento gli stati vicini prima che accada a loro stessi, ottenendo
gradualmente il riconoscimento dall’estero quando diventerà chiaro che questo
stato è qui per rimanere.
Questo potrebbe essere difficilissimo, e anche se avesse successo la Rhodesia si
ritroverà in una situazione precaria, simile a quella di Israele, circondata da
tutti i lati da forze nemiche ansiose di distruggerla.
Quest’ultima opzione è, di nuovo, molto irrealistica, ma avrebbe potuto essere
raggiunta e sostenuta se il sostegno dal Sudafrica non fosse mai rallentato e se
i Sudafricani avessero aiutato i Rhodesiani a sviluppare il loro programma di
armi nucleari come deterrente per un’aggressione diretta di Zambia, Botswana o
Mozambico.
I Sudafricani di fatto testarono la loro prima arma nucleare nel 1979, quando la
Guerra Civile in Rhodesia finì, perciò, per quanto piccola, la possibilità
esiste.
Detto questo, ancora non ci sono garanzie che la Rhodesia riesca a mantenere il
governo della minoranza, finendo probabilmente sotto la stessa pressione che
subiva il Sudafrica.
L’unica vera speranza della Rhodesia in quella situazione sarebbe che la sua
popolazione bianca cresca drasticamente tra il 1979 e la fine della Guerra
Fredda, cosa che, ancora una volta, sembra estremamente improbabile.
Esploriamo invece la prima proposta: la Rhodesia, poco dopo aver dichiarato
unilateralmente la sua indipendenza, viene riconosciuta dall’Inghilterra.
C’era il potenziale che il paese ricevesse l’approvazione nel caso avesse
dichiarato l’indipendenza mentre il Regno Unito era sotto un primo ministro
Conservatore piuttosto che uno Laburista, ma anche nella nostra TL il primo
ministro Conservatore Alec Douglas-Home espresse l’opposizione al riconoscimento
della Rhodesia durante il suo periodo all’opposizione, ma la pressione
dall’interno del suo partito potrebbe cambiare le cose.
Qualunque sia il caso, la Rhodesia non subisce mai l’ostracismo internazionale,
e riesce ad ottenere il sostegno occidentale per spazzare via le forze ribelli.
Piuttosto che diventare una repubblica come fece nella nostra TL, rimarrebbe una
monarchia parlamentare, riconoscendo ancora il monarca inglese come il proprio,
un po’ come l’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada.
A causa di questo la costituzione del 1969 non entrerà in vigore, e le funzioni
politiche andranno avanti come facevano prima.
La Rhodesia non sarà un salasso di risorse delle potenze a favore del
colonialismo come il Portogallo o il Sudafrica, anzi, adesso riuscirà a
contribuire alle loro lotte per il potere, costituendo un’aperta alleanza col
pretesto di combattere il Comunismo.
Quest’alleanza si espanderà ulteriormente per includere il Malawi, che aveva una
relazione complicata con i suoi vicini, opponendosi al colonialismo ma essendo
ancor più aggressivamente anticomunista.
Con la Rhodesia rinforzata e difficile da sovvertire, il Malawi si ritroverà più
incline a collaborare con essa contro gli insorti Comunisti nel vicino
Mozambico, e lavoreranno per contenere o addirittura sostituire il regime
filocomunista in Zambia con uno nativo anticomunista, anche se questo potrebbe
ancora sostenere i movimenti nativisti all’interno della Rhodesia che non erano
espressamente Comunisti, come il Congresso Nazionale Africano in Sudafrica.
La combinazione degli sforzi rhodesiani, portoghesi, malawiani e sudafricani in
Mozambico lo pacificherà efficacemente, e porterà le attività degli insorti a
livelli trascurabili, ma questo da solo non basterà ad impedire la Rivoluzione
dei Garofani in Portogallo, che era in gran parte motivata dalle costose guerre
in Mozambico, Angola e Guinea-Bissau.
La Rhodesia e il Malawi, entrambi con interessi sulla costa del Mozambico,
eserciteranno la loro influenza sulla ex colonia, dividendola tra un regime
anticomunista africano nel nord e un porto sicuro per i Portoghesi bianchi a sud
dello Zambesi che alla fine cercherà l’annessione diretta della Rhodesia in
seguito ad un referendum.
Lo sgombero ad opera dei Portoghesi delle loro colonie scatenerà la Guerra
Civile in Angola, attirando l’intervento di tutti gli stati vicini e della Cuba
Comunista.
Le tre fazioni del conflitto erano divise in gran parte su linee tribali, con la
fazione settentrionale del Fronte Nazionale di Liberazione dell'Angola e quella
centrale dell’Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola che
adottarono posizioni nativiste anticomuniste, e presto attirarono il sostegno
delle potenze occidentali e sudafricane contro il Movimento Popolare di
Liberazione dell'Angola aggressivamente Comunista e sostenuto dai Cubani.
L’intervento cubano si sarebbe dimostrato un punto di svolta della guerra, e di
fatto nella nostra TL assicurò la vittoria del Movimento Popolare di Liberazione
dell'Angola.
In quello stesso periodo il Sudafrica era impegnato nella sua guerra di confine,
e considerato che l’Angola condivideva un confine con l’Africa del Sud-Ovest,
assicurarsi che arrivasse al potere un governo stabile e amichevole era di
grande importanza.
Con risorse che si sono rese libere perché non c’è più il bisogno di intervenire
in Rhodesia, e col probabile supporto della stessa Rhodesia ad aiutare il suo
alleato più stretto nella regione, è possibile una messa in sicurezza anticipata
dell’Angola, con l’arrivo dei Cubani che sarà troppo poco troppo tardi.
L’Angola vedrà le sue regioni più meridionali finire sotto l’occupazione
sudafricana, con i Sudafricani che cercheranno di creare una zona cuscinetto
stabile trasferendo le popolazioni portoghesi della colonia in grosse comunità
nel sudovest, mentre una combinazione di forze sudafricane e alleati nativi
metterà in sicurezza il sudest.
L’Angola centrale, che diventerà semplicemente noto come Angola, andrà a
costituire uno stato ovimbundu guidato dall’Unione Nazionale per l'Indipendenza
Totale dell'Angola, che manterrà posizioni filo-occidentali e si opporrà al
blocco Comunista, ma manterrà sottili caratteristiche Socialiste e Maoiste
provenienti dalla sua ideologia fondatrice.
L’Angola settentrionale andrà a ricostituire il Regno del Congo o una repubblica
guidata da un dittatore che sarà dominata dai Kongo dopo che avranno cacciato un
gran numero di Mbundu a sud, in Angola, durante la guerra.
Ci si può aspettare che assuma caratteristiche fortemente anticomuniste simili a
quelle del Malawi, e ci si può aspettare che abbia relazioni tese col suo vicino
meridionale.
La zona nordorientale verrà inoltre annessa dallo Zaire, che aveva ambizioni
riguardanti questo territorio per i suoi preziosi giacimenti di oro e diamanti,
ed era in una posizione migliore rispetto a quella del Sudafrica per
assicurarsela.
Essendo un’altra forza anticomunista in Africa che ha ricevuto un importante
sostegno dall’occidente, il Sudafrica e la Rhodesia considereranno questa
concessione utile per rendere lo Zaire un alleato a lungo termine che può
aiutarli a contenere ulteriormente lo Zambia filocomunista, impedendogli di
confinare direttamente con gli stati successori dell’Angola.
Il Sudafrica rafforzerà la sua presa sulla Namibia adesso che l’Angola è stato
pacificato, e così l’Africa meridionale, nel suo complesso, sarà assolutamente
assicurata al blocco occidentale, con l’eccezione dello Zambia e del Botswana,
che diventeranno dei bersagli di un cambio di regime da parte del Sudafrica, del
Malawi o della Rhodesia.
Il declino combinato del sostegno alle organizzazioni anti-apartheid in
Sudafrica come il Congresso Nazionale Africano, assieme all’accresciuta
legittimità che otterrà l’establishment sudafricano grazie ai suoi successi
nella guerra di confine e in Angola, potrebbero rafforzare la risolutezza del
pubblico sudafricano quando la fine della Guerra Fredda porterà una maggiore
pressione internazionale sul paese perché si liberalizzi.
La Rhodesia, durante questo periodo si metterà ad espandere il suo sistema di
infrastrutture nel territorio costiero appena acquisito, e si sforzerà di
migliorare la qualità della vita all’interno del paese per attrarre una maggiore
integrazione europea.
Dal 1955 al 1970 la popolazione bianca della Rhodesia si era quasi triplicata, e
molti supponevano che se non fosse stato per la guerra e per l’ostracismo
internazionale quel trend sarebbe continuato.
Certamente il governo rhodesiano aveva l’ambizione di far crescere la sua
popolazione di coloni, e avrebbe preso delle misure perché avvenisse.
L’economia crescerebbe rapidamente con l’aumentare dell’industrializzazione,
anche se nella nostra TL una buona parte di questa crescita emerse per necessità
a causa delle sanzioni imposte alla Rhodesia e un maggiore bisogno di essere
autosufficienti.
Indipendentemente da tutto, la Rhodesia sarà sulla strada verso una crescita
consistente, diversamente dal terribilmente instabile Zimbabwe della nostra TL.
Se e quando il Sudafrica finirà sotto la pressione internazionale, i due saranno
in una posizione più vantaggiosa sia internamente che esternamente, riuscendo a
fare affidamento l’uno sull’altro per il sostegno militare, anche se forse non
potranno più contare sui loro alleati se un governo paritario o della
maggioranza diventerà una questione chiave in un mondo post-Comunista.
I traguardi dei due paesi in Africa meridionale gli faranno guadagnare un
maggior grado di legittimità agli occhi delle potenze internazionali, mentre i
sostenitori dell’epoca della Guerra Fredda come il Giappone e Israele da allora
avranno acquisito un ruolo più importante sul palcoscenico internazionale, e
adesso saranno più sicuri nella loro capacità di allinearsi apertamente col
Sudafrica e la Rhodesia.
In questo modo essi diventeranno un qualcosa come, diciamo, l’Arabia Saudita o
la Turchia, dei regimi che la maggioranza dall’occidente non vede come del tutto
graditi, ma che ciononostante avranno un ruolo importante nell’equilibrio del
potere occidentale.
.
È sempre il geniale Paolo ad avanzare un'altra proposta:
Ed ecco che il vostro eroe insiste su un diverso andamento di quelle simpatiche linee rette che fecero i colonizzatori nell'ottocento nel continente nero. In questo caso, però, non è tanto sui confini che voglio discutere, ma su problemi etnolinguistici. Se, oltre alla propria, gli occidentali avessero, per ogni macrosuddivisione dei loro imperi coloniali, imposto per praticità una lingua locale “di prestigio”, al livello della scolarizzazione bassa e media? Ciò, secondo voi, avrebbe semplificato il panorama etnolinguistico africano, diluendo la coscienza etnica tribale per sovraimporre una coscienza etnica di livello più alto?
Lo stato subsahariano che va più vicino all'esperimento svolto, credo sia il Ghana, in cui le lingue Akan (mutualmente intercomprensibili, almeno a grandi linee), pur non esaurendo lo spettro linguistico dello stato, godono di uno status particolare. E va detto, in Ghana i casini politici sono stati pochi, perlomeno in confronti col resto dell'Africa subsahariana. Il confronto spicca ancor di più se il confronto si fa con i paesi del golfo di Guinea. E anche economicamente, con meno casini e guerre, si sta meglio, che dite?
Non fraintendetemi, nel caso della Costa d'Oro la situazione era già così, non è che gli inglesi abbiano fatto nulla. E non è detto che un'imposizione dall'alto di un'omogeneità linguistico-culturale riesca, per giunta nel poco tempo relativo dato dalla colonizzazione. O che non sortisca effetti di ribellione violenta che gli occidentali coinvolti domerebbero con il sangue. E non dico nemmeno che sia una cosa eticamente “buona”, anzi, pur pacifico, sto parlando di un tentativo di genocidio linguistico... Non sto giustificando affatto la mia ipotesi in virtù del bene superiore del benessere futuro, almeno dal punto di vista delle tensioni etniche e sociali, degli stati africani indipendenti. Quello che sto facendo è solo speculare sulla questione.
Per semplificare la cosa, inoltre, poniamo anche che gli stati africani “inventati” dagli occidentali siano mediamente più piccoli: non più grandi del Ghana, appunto (ho in mente soprattutto la Nigeria, in questo senso).
Che utilità immediata pratica avrebbero i popoli bianchi ad effettuare un'operazione del genere? Rendere culturalmente dominatore un popolo ed “agganciarsi” ad esso in una determinata regione, intendo. (sempre mantenendo la cultura alta e urbana in inglese e francese, capiamoci).
Se i colonizzatori fossero stati spagnoli e fossimo nel cinquecento direi per facilitare la penetrazione del verbo di Dio, ma nell'ottocento laico-massonico, tale giustificazione sarebbe qualcosa di molto debole. Magari potrebbe essere vista come una questione di ordine pubblico e sociale: fare in modo che un popolo locale divenga il braccio armato dell'uomo bianco evita a quest'ultimo di sporcarsi troppo le mani, forse.
La mia idea in realtà è molto banale: un modello di colonizzazione europeo più vicino a quello asiatico.
Prima di passare ad una casistica più concreta (spero mi perdonerete la divagazione), mi sento però in dovere di raccogliere la provocazione della domanda: “Ci sono ulteriori alternative?”
Ho premesso nella mia mail iniziale che non ritengo che il fine possa giustificare i mezzi. Se la pace sociale (potenzialmente non assicurata, peraltro, perché non è affatto detto che la K costante “violenza” non si sposti dall'interno di uno stato ai rapporti tra uno stato e l'altro) si compie a prezzo di un etnocidio, naturalmente non posso dirmi soddisfatto.
Se il fine fosse per me solo “ordine e disciplina” e fossi disposto a qualunque POD per ottenerlo allora in linea teorica e per assurdo potrei appoggiare e optare per il “metodo Herero”!
D'altro canto, uno spannometrico calcolo del rapporto costi-benefici in vite umane, mi dice che una colonizzazione europea che lasci dei confini già tracciati, politici o linguistici che siano, sia cosa più vantaggiosa possibile, se quel che vogliamo mantenere è una modifica minima degli eventi storici della nostra Timeline a livello mondiale.
Se, invece, accettiamo di lasciar perdere l'ultimo presupposto da me enunciato, allora la prospettiva eticamente “migliore”, dal mio modesto punto di vista, mi porta ad arretrare il punto di divergenza di secoli, con il mancato sviluppo della tratta degli schiavi verso l'America (ma anche la schiavitù praticata da omani e altri islamici nei secoli precedenti nell'Africa orientale). Non solo per il drenaggio in sé di forze umane subito dall'Africa, ma anche perché tale sistema ha proprio plasmato (plasmato, ribadisco. Condizionato mi sembra un termine troppo delicato) i rapporti intertribali e la costruzione di formazioni proto-statali del panorama subsahariano dal XVII al XX secolo.
Ma forse arretrerei ancor di più, pensando a qualche POD che metta in comunicazione più continua e proficua l'Africa subsahariana dal punto di vista di scambi economici e culturali con il resto del vecchio mondo (Europa e Asia). Forse addirittura un POD geologico/paleoclimatico come la comunicazione tra Mar Rosso e Mediterraneo o un Sahara più verde e attraversabile, o un Rift spaccato e quindi un grande subcontinente a metà strada tra Africa e India..
Chiusa la parentesi divagatoria, passiamo ad enunciare qualche caso esemplificativo (ehi, prendeteli con beneficio d'inventario, non ho nessuna pretesa di scientificità totale e credo che ci siano influenze di gusti personali inconsci...) di quelli che ho immaginato, nella mia veramente modesta conoscenza della storia Africana.
Partendo da ovest e andando verso est, nella fascia Subsahariana.
Il Futa, ovvero uno stato Fulani nord-orientale, che prenda le mosse dal regno di Timbo.
Confinante con esso uno stato Mande occidentale, basato sul regno Kaabu esteso tra Gambia, Casamance e Burkina occidentale. Al gruppo delle lingue Mande (che in molte zone di Gambia, Guinea, Sierra Leone, fino in Costa D'Avorio orientale, fungono dal lingua franca locale, poiché spesso tali gruppi rivestivano il ruolo sociale dei mercanti, così come i Fula quello dei guerrieri) si sostituirebbe l'egemonia di una vera e propria lingua sola regionale, come lo Swahili in Kenya e Tanzania. Possiamo immaginare il Malinke, o il Mandinka?
Purtroppo il Mali dalla metà dell'ottocento in poi non fornisce grandi spunti, dopo essere stato la culla di grandi imperi (sapete quanto io tifi per la sopravvivenza dell'impero Songhai) Pur tuttavia, sempre Fulani e Mande, sotto la veste della lingua Bambara, rappresentano linguisticamente e storicamente la parte del leone. Strano ma vero, ma nonostante sembri un incrocio di linee rette senza senso, il Mali è forse lo stato i cui confini modificherei meno. Tagliandogli tutto il nord desertico e aggiungendoci la parte occidentale del Burkina e quella occidentale del Niger, certo....
Il Burkina centrale sarebbe la casa di uno stato Mossi (sulla base dei regni Mossi che tanta parte ebbero nell'impedire all'impero Songhai prima e a quello Macina poi di penetrare verso sud-ovest).
La Costa d'Avorio sarebbe divisa grosso modo così: al nord est Kong - Senoufo, che probabilmente entrerebbe nella galassia degli stati Fula (riuniti un confederazione?) Sudovest parte dell'iperimpero (per le dimensioni africane, ovvio..) Akan/Asante, con l'eccezione della zona più vicina alla costa che sarebbe la base di uno stato Agni, basato sul regno Sanwi e Indenie.
Naturalmente, il Ghana diventerebbe uno stato Akan basato sull'impalcatura dell'impero Asante.
A est si troverebbe l'impero Dahomey di lingua Fon, inframmezzato dallo stato Ewe dei successori di Mapa terzo.
Hausa: sì, uno stato Hausa-Fulani che comprenda tutte le città stato conquistate nell'ottocento dal califfato di Sokoto. Per intenderci, Nord est della Nigeria e sud del Niger.
Sempre in tema di Nigeria, Il sud lo dividerei in tre zone, a seconda dei grandi imperi a ovest lo Yorubaland, sulla base dell'impero Oyo; al centro l'Edoland, sulla base dell'impero del Benin e a est l'Igboland sulla base dell'impero Nri.
Ma spostiamoci ora ancora ad est. Come non citare il regno Kanuri del Kanem-Bornu, basato intorno al lago Chad? a est ancora uno stato Maban, basato sul regno Ouaddai.
Tra questo e il Sudan arabico ci metterei anche uno stato Dar-Fur. E alla fine siamo arrivati alla costa del Mar Rosso partendo da quella del Golfo di Guinea...
Lascio a voi la parola, ora.
.
Il buon *Bhrg'hówidhHô(n-) aggiunge:
Concordo con entusiasmo e condivido tutto sottoscrivendo, se è permesso, ogni dettaglio! In effetti quel che salta sùbito all'occhio a chi guarda la cartina (che praticamente è per definizione quella delle Classi Linguistiche in Africa) sono le proporzioni fra i BaNtu (due quinti dell'intero Continente) e tutti gli altri Stati, quasi come una Cina rispetto al resto dell'Asia Orientale... Messa così, una Confederazione BaNtu non avrebbe niente da invidiare ad alcuna Potenza e forse in tal caso la Costante "Violenza" non sarebbe tanto fra Stati, ma fra i BaNtu da un lato e tutti gli altri dall'altro!
.
Chiudiamo per ora con il parere di Federico Sangalli:
Vorrei spiegarvi perché secondo me le prossime superpotenze verranno dall'Africa.
22esimo Secolo: il Secolo Africano?
Nell'ultima parte della storia dell'umanità, da quando la lotta per il potere si è spostata su scala intercontinentale, c'è l'unanime tendenza a battezzare i secoli con il nome del continente che è emerso preponderatamente come guida tra le nazioni. Così il XIX secolo, schiacciato tra Napoleone e la Grande Guerra, è stato senza dubbio il Secolo Europeo, quando un pugno di nazioni attorno a un tavolo sulle rive di un lago alpino disegnavano a piacimento i confini di intere regioni, umiliavano millenari imperi e regolavano il commercio mondiale come se avessero avuto una manopola del rubinetto. Il successivo XX secolo, compreso tra le trincee della Somme e l'11 settembre, è stato invece senza dubbio il Secolo Americano, quando la superpotenza statunitense è ascesa al vertice del potere globale unipolare, prima indebitando i paesi europei dopo il primo conflitto mondiale, poi affiancandoli decisivamente nel secondo e infine prevalendo nella corsa all'egemonia coi sovietici. Allo stesso modo sembra ci siano pochi dubbi tra commentatori e studiosi circa il fatto che il XXI secolo sarà il Secolo Asiatico, iniziato col rombare delle Tigri Asiatiche e con l'invasione economica nipponica e che sta procedendo a pieno ritmo sotto la spinta dello sviluppo di Cina e India. In attesa di vedere quanto durerà la mia mente si è messa a correre e mi sono interrogato su cosa verrà dopo. Per una serie di ragioni che ora proverò a sviscerare sono andato convincendomi che il prossimo polo di potenza mondiale emergerà dall'Africa.
Quando in geopolitica si
parla delle superpotenze si tendono a individuare tre caratteristiche alla base
del loro successo (il che eccede un po' il compito della geo-politica ma tant'è):
posizione geografica, risorse naturali e risorse demografiche.
La prima è stata recentemente sottoposta a una riflessione se sia ancora così
importante alla luce dei progressi tecnologici che rendono molto più agevole lo
spostamento da un lato all'altro del globo ma, come ci ha insegnato proprio di
recente l'incidente nel Canale di Suez, la disposizione geografica gioca ancora
un ruolo fondamentale nel come le nazioni si pongono nel panorama
internazionale.
Le risorse naturali, nella loro varia accezione (diversi tipi di risorse
minerarie, terreni agricoli fertili, petrolio e gas naturale, acqua potabile e
via dicendo), giocano un ruolo importante nel sostenere l'economia e la società
di una nazione a qualunque grado di sviluppo.
La crescita demografica poi conferisce ai paesi la manodopera necessaria al
funzionamento dell'industria e al contempo il bacino di mercato dove investire
le proprie risorse e i prodotti della suddetta industria.
Valutando questi tre punti il grande geopolitologo Halford Mackinder ideò la sua
grande dicotomia tra potenze marittime e potenze terrestri. Il patriarca delle
prime sarebbe stata qualcosa di simile all'Oceania di Orwell, una superpotenza
centrata sugli Stati Uniti e basata sul controllo navale delle rotte commerciali
(invero molto simile agli USA attuali). La sua naturale avversaria sarebbe
invece stato chi avesse controllato l'Heartland, cioè una potenza terrestre che
avrebbe provato a unificare l'Eurasia sotto la sua guida per poter sfidare la
rivale marittima.
Secondo Mackinder questa potenza, questo Heartland, sarebbe dovuta emergere da
un'area vasta e dai confini indefiniti (li cambio più volte nelle sue opere a
seconda dei frangenti) che grossomodo andava dall'Europa Orientale alla
Manciuria. Mackinder giustificava la tesi con la posizione strategica di questa
regione, abbastanza lontana dalle coste da essere immune dalle potenze navali ma
fornita di grandi fiumi e laghi in grado di assicurare un collegamento con
l'economia mondiale, con un'immensità di risorse naturali non sfruttate e con un
grande potenziale demografico. Secondo lui i popoli barbarici come gli Unni,
l'Impero Mongolo, l'Impero Zarista e l'Unione Sovietica erano tutte potenze
dell'Heartland, come anche collegato a questo c'era il tentativo tedesco di
conquistare lo "spazio vitale" a oriente per ben due volte.
Ma pochi sanno che Mackinder identificò non una bensì due regioni che avrebbero
potuto servire allo scopo di culla di superpotenze. Una era appunto l'Heartland,
l'altra era l'Africa nera. Secondo il grande geopolitologo questa porzione
dell'Africa aveva tutte le caratteristiche per diventare il trampolino di una
nuova potenza: un'ampia massa continentale poco abitata in cui espandersi e
svilupparsi (l'Africa subsahariana e il Sahel come le steppe euroasiatiche),
grandi fiumi in grado di collegare queste aree al resto del mondo senza esporle
a una diretta minaccia delle potenze marittime esterne come invece capiterebbe
nelle aree costiere (i fiumi Congo, Niger, Senegal, Nilo Bianco e Nilo Azzurro
come lo Yenisey, la Lena, il Volga, il Don e tutti gli altri grandi fiumi dell'Heartland),
enormi risorse naturali non sfruttati, una grande potenzialità demografica, una
posizione geografica con diversi vantaggi. MacKinder, che come molti della sua
epoca era un gran razzista, un eugenetista e un suprematista, spiegava la
mancanza di una superpotenza africana con l'inferiorità dei neri rispetto ai
bianchi e agli asiatici. Posto ovviamente che questa idea non ha il benché
minimo senso, mi sono quindi chiesto se proprio l'Africa non partorirà la
superpotenza del prossimo secolo.
Chi guarderà con scetticismo
a questa ipotesi citerà ovviamente l'arretramento del Continente Nero rispetto
al resto del mondo: infrastrutture inesistenti, forza militare bassa e
soprattutto rivolta contro sè stessi, capacità organizzative terribilmente
carenti, economie deboli e soggette alle fluttuazioni dei mercati, popolazione a
bassa tasso di alfabetizzazione, sottomissione economica neo-coloniale, declino
culturale in quanto aderenti a lingue e culture spesso esterne all'Africa (in
primis le lingue dei colonizzatori), corruzione endemica, malattie croniche.
Tutto assolutamente vero e aggiungo che l'Africa sconta un problema di
"mobilitazione" della popolazione, nel senso che i fattori di unità nazionale di
nazioni tracciate col righello dagli imperi coloniali sono ancora deboli e non
hanno finora mobilitato molto le rispettive popolazione in nome di cause
"nazionali" da combattere assieme.
Ma penso che l'esempio dell'Asia dica molto in questo senso. Mezzo secolo fa
l'Asia che oggi si appresta a entrare in grande stile nei club che contano del
21esimo secolo era considerata un mucchio di straccioni stipati in
città-formicai sovraffollati e preda di lebbra e altre malattie legate alla
scarsa igiene. Nel 1971 la Repubblica Popolare Cinese non era neanche ancora
riconosciuta come stato legittimo e non sedeva all'ONU. Quando l'India divenne
indipendente tra le scariche di mitragliatrice tra indù e musulmani i più
concordarono che il suo futuro fosse una lacerante frammentazione etno-religiosa
accompagnata da pessime condizioni sociali, un discorso che vale anche per altre
nazioni dell'area come l'Indonesia. Ovviamente ci sono delle consistenti
differenze, in primis come già detto che il grado di penetrazione coloniale e di
soppressione delle culture precedenti è stato molto più alto in Africa che non
in Asia, per cui un Sun Yat-sen poteva salire su un pulpito e parlare di
"nazione cinese" senza preamboli, mentre i leader africani si sono ritrovati a
dover "inventare" delle nazioni da zero da una società ancora molto influenzata
dai legami etno-tribali più che da quelli nazionali. Tuttavia la diffusione
endemica dei mezzi di informazione, favorita dallo stesso Occidente come veicolo
per i suoi prodotti, garantisce un'inevitabile condivisione del know how tecnico
e ideologico con gli africani, molto più, da questo punto di vista, di quanto
abbiano avuto accesso gli asiatici nel secolo scorso.
Da questo punto di vista le nuove generazioni si stanno dimostrando molto più
attive, da un lato con una chiara riscoperta dell'identità africana in senso
anti-neo-coloniale e di opposizione simil-terzomondista alle influenze
occidentali (dalle richieste di scusa degli algerini a quelle di risarcimenti
per i danni del colonialismo da parte di molti paesi africani fino alle campagne
contro l'arte africana esposta nei musei occidentali), mobilitazioni che
ricordano molto quelle di de-occidentalizzazione operate da molti governi
asiatici (la Cina è probabilmente il caso più noto) per affrancarsi in nome
dell'orgoglio occidentale, dall'altro il fatto che queste generazioni siano nate
e cresciute in un contesto nazionale, abbiano avuto un accesso al mondo esterno
grazie ai nuovi mezzi di informazione e rivendichino i loro diritti in quanto
cittadini di uno stato che i propri padri non consideravano proprio e i propri
nonni non avevano neanche sognato (si vedano le grandi manifestazioni che negli
ultimi anni hanno interessato molti stati ex coloniali, dal Mali all'Iraq,
dall'Algeria al Libano, dal Congo al Sudan fino all'Africa Occidentale e alla
Nigeria). La retorica di rivalsa anti-colonialista e di addossamento di ogni
problema struttale al colonialismo sta anche portano a una radicalizzazione
verbale e ideologica che, per quanto spiacevole e probabilmente inesatta, può
servire a mobilitare le masse dietro una narrativa di "risveglio nazionale".
Ma quali nazioni potrebbero guidare questa riscossa africana?
Tenderei a escludere l'Africa
Occidentale. Per quanto occasionalmente dinamiche le nazioni dell'area sono
troppo piccole per potersi porre come motore geopolitico di un cambiamento
continentale. Potrebbero però, con una politica di liberalizzazioni, di società
di comodo, paradisi fiscali e attrazione di investimenti stranieri, una
strategia già in atto, trasformarsi in delle sorte di "Tigri africane"
economicamente trainanti. Penso soprattutto al Senegal, a Capo Verde, alla Costa
d'Avorio e al Ghana, con Sierra Leone e Liberia come possibili aggiunte.
In Nordafrica Marocco ed Egitto sono già delle potenze regionali ma scontato il
problema di porsi in un'ottica più araba che africana e quindi non sembrano
interessati a esercitare un'influenza sul resto del continente. Anzi, mentre il
Marocco tende a cercare un rafforzamento dei legami con l'Europa e a cercare
anche lui un futuro da "Tigre" (quando, prima o poi, riuscirà a ottenere
l'organizzazione di un Mondiale che sta cercando dal 2010 sarà un segno che il
suo prestigio è stato promosso al rango di piccola potenza), l'Egitto si pone
soprattutto in una veste antagonista con il resto del mondo africano, specie per
quanto concerne la gestione del fiume Nilo.
La Nigeria ha delle potenzialità indubbie, se non altro sul piano demografico,
tenendo conto che secondo le stime supererà la Cina come popolazione entro il
2100. Inoltre è l'unica nazione a potere ambire a una guida geopolitica del
bacino del Niger e dell'Africa Occidentale. Il grande rischio è qui
rappresentato dalle profonde divisioni religiose, che rischiano di esplodere
qualora la Nigeria si dia una linea più rivolta al mondo nordafricano/islamico o
africano/cristiano. Ancora più rischioso è il fatto che il grosso dell'economia
nigeriana dipende dal petrolio, un risorsa ritenuta in declino nel 21esimo
secolo. Se allora la Nigeria ha le potenzialità per divenire l'India del 22esimo
secolo presenta anche gravi rischi, specie sul versante economico, che ne
minacciano la crescita se non diversificherà la propria economia.
L'Etiopia è forse il paese più ambizioso in questo senso, motivata forse da un
senso di unicità dovuto dalla cultura cristiana peculiare e a un forte senso
storico di identità nazionale. Le attuali riforme di modernizzazione economica
promettono molto, così come i grandi e molto popolari (sono stati pagati quasi
interamente da sottoscrizioni volontarie da parte di tutti i cittadini etiopi
piuttosto che da prestiti esteri) progetti infrastrutturali, in primis la Diga
del Rinascimento sul Nilo. Addis Abeba può vantare con le altre nazioni una
retorica africanista incentrata sull'essere stata l'unica nazione africana
autoctona a resistere al colonialismo occidentale (l'occupazione italiana è
considerata solo una parentesi temporanea e come dargli torto visto che è durata
meno di cinque anni?), una narrativa che in passato a, tra gli altri, aiutato il
Giappone a porsi come nazione leader del mondo asiatico. L'Etiopia ha buone
relazioni con l'Occidente, sta sviluppando quelle con la Cina e pianifica di
vendere grandi quantità di energia pulita all'Europa. Le recenti tensioni con
l'Egitto sulla questione della diga dimostrano che si sta già muovendo in una
mentalità da piccola potenza, orgogliosa delle proprie capacità militari già
dimostrate in Somalia e pronta a difendere i propri interessi nazionali. Il
riavvicinamento all'Eritrea, che è valsa al suo leader il Nobel per la Pace,
pone fine a un annoso contezioso col riconoscimento dell'indipendenza dell'ex
provincia ribelle e anzi ha portato i due paesi in una stretta alleanza, se è
vero che l'Eritrea sta aiutando materialmente gli etiopi a reprimere la
ribellione del Tigray. Proprio le tensioni etniche interne rappresentano il
maggior rischio per l'Etiopia del futuro ma se le supererà Addis Abeba ha le
carte in regola per contare.
Fin dalla loro indipendenza ci sono state discussioni per creare una Federazione
dell'Africa Orientale o almeno un'area di libero scambio tra Tanzania, Kenya e
Uganda, con l'eventuale aggiunta di Ruanda e Burundi, ma finora varie vicende
storiche l'hanno impedito ma negli ultimi anni questi discorsi sono tornati a
galla. Se queste nazioni formassero un polo economico proprio, stile Unione
Europea, potrebbero diventare un soggetto interessante. Il Kenya ha dimostrato
buone capacità militari contro gli al-Shaabab. L'Uganda sta costruendo una serie
di grandi dighe sul Nilo con sostegno cinese. La Tanzania sta tentando di
entrare nel mondo del terziario e la sua diversità etnica (soprattutto la
numerosa minoranza arabo-musulmana di Zanzibar) potrebbe essere un viatico per
intessere relazioni importanti. Per ora è più sulla carta che sulla realtà ma
sommati assieme questi paesi potrebbero giocare un ruolo rilevante.
La Repubblica Democratica del Congo somiglia straordinariamente alla Cina
coloniale: un territorio immenso e orograficamente difficile, attraversato da
grandi fiumi e con una grande popolazione divisa tra enormi città e migliaia di
villaggi, con grandi risorse naturali ma diviso in aree di influenza da parte di
rapaci nazioni straniere, direttamente o per tramite delle loro compagnie
commerciali. La differenza principale è che in Congo il territorio è dominato
dalla giungla laddove invece le campagne cinesi sono state il serbatoio della
rivoluzione e della nascita della Cina moderna. Tuttavia, è plausibile, in un
paese dove Lumumba ancora ispira, che prima o poi un governo più o meno
rivoluzionario prenda il potere con un programma incentrato sull'orgoglio
congolese volto a reclamare le risorse del Congo per i congolesi e contro la
schiavitù economica straniera. Con un ampio repertorio storico a cui attingere
(il Regno del Congo, Lumumba, il panafricanismo mubutista) ci sarebbe terreno
fertile per trovare riferimenti e simboli di questa riscossa. Come per la Cina
però questo potrà avvenire solo se il Congo saprà superare le sue divisioni
interne che altrimenti daranno modo ai suoi nemici e aguzzini di premere per una
parcellizzazione del territorio nazionale congolese e delle sue preziose
risorse.
L'Angola ha delle ambiziosi senza dubbio, sta anche cercando di acquistare una
piccola portaerei occidentale (si è parlato della Cavour qualche anno fa), ma la
bassa popolazione (trenta milioni di abitanti) e un'economia molto legata al
petrolio rendono complicate queste ambizioni. Gli altri paesi dell'Africa
meridionale, compreso il Madagascar, scontano simili problemi economici e
demografici.
Infine il Sudafrica sulla carta sarebbe il favorito, così tanto favorito che il
mancato raggiungimento di uno status anche solo di piccola potenza e il declino
socio-economico del paese hanno causato una profonda delusione e disaffezione
tra la popolazione. La nazione sudafricana può ancora contare su forze armate
piuttosto efficienti e uno status internazionale notevole (membro dei BRICS e
del G20) ma anche legato alla volontà degli altri membri di non apparire come
favorevoli a escludere l'Africa. Dopo l'uscita di scena di Mandela la corruzione
e l'inefficienza hanno travolto il paese, specie durante la presidenza Zuma.
Oggi la pesante crisi economica favorisce pericolose rivendicazioni etniche che
contrappongono i radicali di Julius Malema, gli zulu e l'ala zumista dell'ANC,
che auspicano una svolta cripto-autoritaria e l'espropriazione della terra dei
boeri, al partito boero apologetico dell'Apartheid, con i moderati dell'ANC del
Presidente Ramaphosa in mezzo e incapaci di frenare il declino economico
sudafricano. Non è impossibile che in futuro il Sudafrica si riprenda,
soprattutto se qualche potenza sceglierà di aiutarlo per forgiare un'alleanza
geopolitica con lui (la Cina o l'India per esempio), e in questo caso potrebbe
contare su ottimi requisiti, in particolare una percentuale di popolazione
istruita superiore a molti suoi vicini africani e legami storico-linguistici con
molti paesi del Commonwealth utili a stringere proficui accordi commerciali, ma
prima deve risolvere - positivamente - le proprie dispute interne e decidere con
che forma vuole tentare il passaggio a potenza, se come federazione multietnica
basata sul libero mercato oppure se come repubblica popolare rivoluzionaria
imbevuta di nazionalismo nero.
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