di Demofilo
Come sapete uno dei grandi temi al centro della discussione politica nei primi anni cinquanta del XX secolo in Italia è la questione della "Legge Truffa": ecco cosa sarebbe successo se...
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27 maggio 1951: tornata di elezioni amministrative in importanti centri e realtà locali italiane. Sono circa diciotto milioni gli italiani e le italiane chiamati ad esprimere una preferenza relativamente all'elezione dei consigli comunali della propria città: sono alle urne Milano, Firenze, Bologna e Napoli. La Democrazia Cristiana, che ha conquistato il capoluogo lombardo, quello fiorentino (portando a Palazzo Vecchio Giorgio La Pira) e quello bolognese (roccaforte delle sinistre), deve registrare il calo elettorale che la porta, dallo straordinario 48,5% delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 ad un magro 39,1%. Nel capoluogo partenopeo il partito dello scudo crociato vede infatti la sconfitta vista la forte affermazione della destra guidata dall'armatore napoletano Achille Lauro, capo del Partito Nazionale Monarchico, il quale aveva conquistato la maggioranza dei voti grazie ad un'alleanza con il Movimento Sociale Italiano, i rimasugli della destra qualunquista e il Partito Liberale Italiano. Tale risultato viene confermato anche in altre realtà del centro-sud.
5 luglio 1951: nella sede della Democrazia Cristiana, a piazza del Gesù a Roma, si tiene il consiglio nazionale del partito presieduto dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi nel quale si analizza il calo elettorale e la sconfitta elettorale nel centro-sud. Il vice-segretario Giuseppe Dossetti, leader di "Cronache Sociali" ricorda che la "Democrazia Cristiana ha conquistato il consenso in realtà a noi avverse con Milano e Bologna, senza dimenticare l'elezione del caro Giorgio a Firenze" ma allo stesso tempo chiede "una virata riformatrice" al governo. Il consiglio nazionale affida al presidente De Gasperi la gestione del partito, dando allo statista "carta bianca" per risolvere le questioni interne al partito e garantire la governabilità al paese.
16 luglio 1951: in seguito alla batosta elettorale e alle dimissioni del ministro del bilancio, il democratico cristiano Giuseppe Pella, contrario al piano di liberalizzazioni proposto dal governo per il commercio con l'estero, De Gasperi rassegna le dimissioni nelle mani del presidente della repubblica, il liberale Luigi Einaudi. Iniziano le consultazioni al Quirinale.
26 luglio 1951: nasce il settimo esecutivo guidato da Alcide De Gasperi, con l'appoggio della Democrazia Cristiana e del Partito Repubblicano Italiano, l'astensione del Partito Socialista Democratico Italiano e del Partito Liberale Italiano. Al democratico cristiano Ezio Vanoni viene affidato un superministero che ha delega per il bilancio, il tesoro, le finanze e la programmazione economica. Di fronte ad alcune domande dei giornalisti De Gasperi assicura che il piano di liberalizzazione del commercio con l'Europa verrà approvato prima della fine dell'anno.
8 ottobre 1951: De Gasperi durante il consiglio nazionale del partito mette ai voti una mozioni che porta alla segretaria Giuseppe Dossetti. Forti discussioni interne al partito e critiche da parte della destra interna, in particolare il "ribelle" Giuseppe Pella e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giulio Andreotti. Dopo circa sette ore e mezzo di riunione Dossetti viene eletto segretario con l'appoggio di tutti i gruppi e l'astensione di parte della destra; uscendo dal consiglio il ministro dell'interno Mario Scelba dichiara ai giornalisti che "l'amico Giuseppe farà un ottimo lavoro come segretario". Lo stesso giorno Pella lascia la direzione del partito e il seggio da deputato abbandonando la politica.
1 novembre 1951: il ministro del commercio estero, il repubblicano Ugo La Malfa, decide la riduzione di alcune tariffe doganali e l'abolizione dei tetti alle importazioni dai paesi della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio: è avviata così la tanto discussa liberalizzazione degli scambi con l'estero.
1 febbraio 1952: il Senato della Repubblica, dopo la precedente approvazione della Camera dei Deputati, approva in forma definitiva la
cosiddetta "Legge Scelba" elaborata dal ministro dell'interno che impedisce la formazione di un nuovo partito di chiara ispirazione fascista. Tale provvedimento faceva parte del piano elaborato da De Gasperi per bloccare le destre, vera novità nei primi anni cinquanta: in realtà questo favorirà il consolidamento, soprattutto nel Sud, del Partito Nazionale Monarchico e la rinascita dell'Uomo Qualunque el commediografo Guglielmo Giannini, riesumato dopo la batosta elettorale del 1948. In questo modo anche in Italia nasce una destra conservatrice mentre quella di chiara matrice neofascista ne deve assecondare le scelte.
22 aprile 1952: don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare e padre nobile del popolarismo cattolico democratico in Italia, con un articolo a "Il Popolo", quotidiano organo di stampa della Democrazia Cristiana, benedice il "nuovo corso" avviato da Dossetti, "apprezza la politica" di De Gasperi e sostiene la tesi secondo la quale la "Democrazia Cristiana è partito di centro che guarda a sinistra". In particolare don Sturzo dichiara che "Roma, città santa, non può avere un sindaco fascista".
25 maggio 1952: tornata di elezioni amministrative con circa dieci milioni di italiani e italiane chiamati al voto. La Democrazia Cristiana, alleata con i socialdemocratici, i repubblicani e i liberali riesce a confermare la sua forza elettorale a Roma, con l'elezione a sindaco del democratico cristiano Umberto Tupini, e altri centri sia al nord che al sud. Premiata quindi la linea Dossetti e sconfitte sinistre e destre.
18 ottobre 1952: il Consiglio dei Ministri vara il progetto di una nuova legge elettorale maggioritaria che assegnerebbe il 65% dei seggi, 380 per la precisione, al partito o coalizione che superi il 50% dei voti, lasciando alle minoranze circa 205 seggi. Tale provvedimento, elaborato dal ministro Scelba, era per l'ennesima volta rivolto contro la destra neofascista del Movimento Sociale Italiano. Si dicono favorevoli i socialisti democratici e i repubblicani mentre contrari i liberali. Le destre, con Lauro, Giannini e Almirante chiedono di essere ricevuti dal presidente della repubblica vista la forte disapprovazione nei confronti della riforma elettorale.
4 dicembre 1952: a Montecitorio inizia la discussione sulla nuova legge elettorale che il leader dell'Uomo Qualunque Giannini ha definito "Legge
Truffa". I lavori dureranno circa un mese. Le sinistre socialcomuniste partecipano poco alla discussione della riforma elettorale viste alcune divergenze nate all'interno del Partito Comunista dopo il viaggio del segretario Palmiro Togliatti a Mosca e alcune ipotesi di sostituzione con altri esponenti del partito più filosovietici. Il Partito Socialista intanto deve registrare l'ennesima uscita di scena di un gruppo di esponenti del socialismo democratico unitario e riformista guidati dall'ex
partigiano Sandro Pertini. Il gruppo si unisce al Partito Socialista Democratico Italiano di Giuseppe Saragat insieme alla corrente di Giuseppe Romita. Polemiche da parte di alcuni giornali di sinistra contro la poca partecipazione delle sinistre al dibattito.
31 dicembre 1952: il presidente della Camera dei Deputati, il democratico cristiano Giovanni Gronchi, respinge circa 205 ordini su 216 presentati dalle destre in opposizione della "Legge Truffa". Saragat rivela al Corriere della Sera che i socialcomunisti mon intervengono spesso nella discussione poichè tale legge elettorale sarebbe fatale solo per le destre e non per la sinistra. Polemiche e smetite.
14 gennaio 1953: mentre la Camera dei Deputati approva la legge elettorale maggioritaria con i voti della coalizione degasperiana, l'astensione delle sinistre e il voto contrario delle destre e dei liberali, nelle strade di Roma avvengono dimostrazioni contro la "Legge Truffa" da parte di gruppi facenti parte la destra neofascista e scontri con la Celere che provocano circa un centinaio di arresti. Da ricordare il leader qualunquista Giannini che si incateva davanti a Montecitorio contro tale provvedimento.
29 marzo 1953: dopo un mese circa di discussioni a Palazzo Madama, il Senato della Repubblica approva la "Legge Truffa" dopo l'approvazione del famoso emendamento richiesto dal repubblicano Ferruccio Parri che abbassa a 55% il premio di maggioranza per la coalizione che supera il 50% dei suffragi. Nello stesso è presente una variazione per l'elezione del Senato su base regionale, come dice la Costituzione, richiesta da Emilio Lussu. Votano a favore i partiti di governo, contrarie le destre mentre i socialisti e comunisti abbandonano l'emiciclo durante la votazione. In questo caso il Partito Liberale vota a favore della legge.
30 aprile 1953: la Camera dei Deputati approva in via definitiva la nuova legge elettorale maggioritaria con il premio di maggioranza al 55% e l'elezione del Senato della Repubblica su base regionale. Il presidente De Gasperi dichiara che in questo modo "il prossimo governo durerà quanto una legislatura".
2 maggio 1953: il presidente della repubblica Luigi Einaudi scioglie le camere dopo aver controfirmato la nuova legge elettorale. Si apre la campagna elettorale.
7 luglio 1953: lunghe file davanti ai seggi per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Si registrano incidenti soprattutto al Sud ma tutto procete regolarmente. La Democrazia Cristiana, coalizzata con il Partito Socialdemocratico di Giuseppe Saragat, il Partito Repubblicano di Ugo La Malfa e il Partito Liberale di Bruno Villabruna, vince le elezioni e supera la fatidica soglia del 50%. Al partito dello scudo crociato vanno il 40,8% dei suffragi, il sole che sorge dei socialdemocratici conquista il 6,2%, l'edera repubblicana il 3,4% e il tricolore liberale il 2,3% dei voti arrivando al 52,7% dei voti. Contro ogni previsione il Partito Comunista e il Partito Socialista, che si ripresentavano uniti nella lista del Fronte Democratico Popolare, ricevono circa il 20,7% dei consensi. Bocciata sia la linea troppo poco battagliera contro la "Legge Truffa" di Palmiro Togliatti e Pietro Nenni, sia una sinistra socialcomunista viste le rivelazioni inedite sui crimini stalinisti. Vera novità è invece il Blocco Nazionale, lista unica che unisce il Partito Nazionale Monarchico, l'Uomo Qualunque e il Movimento Sociale Italiano che conquista
inaspettatamente il 26,6% dei voti.
13 luglio 1953: Alcide De Gasperi giura per l'ottava volta come presidente del consiglio nelle mani del presidente della repubblica Luigi
Einaudi.
Conclusioni: come avete visto anche in questo caso non c'è un POD unico, ma una serie di variatio che garantiscono una timeline alternativa
ucronizzata. Naturalmente il successo della Dc al Nord e la sconfitta la centro-sud: in realtà nel 1951 il partito bianco conquista soltanto Firenze e non ha maggioranza a Bologna e Milano. Si continua con l'uscita di scena di
Pella, il liberalista per eccellenza, che abbandona la Dc lo stesso giorno nel quale
Dossetti, l'anima sociale dello scudo crociato, diventa segretario per iniziativa dello stesso De Gasperi: nella nostra timeline Pella resta ministro e Dossetti se ne va. In secondo luogo a destra riappare Giannini e il suo Uomo Qualunque riabilitato dalle elezioni amministrative del 1951 con il conseguente rafforzamento del versante conservatore italiano vista l'intesa tra monarchici, qualunquisti e missini: immagino un Achille Lauro stile "imprenditore prestato alla politica" con collegamenti putroppo con i nostri tempi. Abbiamo Sturzo che esorcizza ogni vittoria delle destre e Roma, le sinistre socialcomuniste sconvolte dalla morte di Stalin e dalla scoperta delle sue purghe che perdono terreno e grazie alla "Legge Truffa" a partire dal 1953 abbiamo un sano e costruttivo bipolarismo tra un centro-sinistra
(Dc, Psdi, Pri, Pli) e destra (Pnm, Uq, Msi).
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Sentite cosa ha da dirci Lord Wilmore:
Questa è la mia lista dei Presidenti ucronici (molto ucronici) della Repubblica Italiana:
1946-1948
Benedetto Croce (PLI)
1948-1955 Giuseppe Romita (PSI)
1955-1962 Alcide de Gasperi (DC)
1962-1969 Ugo La Malfa (PRI)
1969-1976 Pietro Nenni (PSI)
1976-1983 Aldo Moro (DC)
1983-1990 Enrico Berlinguer (PCI)
1990-1997 Giovanni Spadolini (PRI)
1997-2004 Tina Anselmi (PPI)
2004-2011 Pierferdinando Casini (Popolo delle
Libertà)
2011-2018 Romano Prodi (L'Ulivo)
2018-... Paola Severino (Indipendente)
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Federico Sangalli vuole dire la sua:
Ecco alcuni fanta-Quirinale che mi sono venuti in mente:
Il
Presidente a vita
Formalmente il mandato
presidenziale dura sette anni, ma di fatto si afferma subito la prassi della
rielezione garantita in nome della stabilità:
1
Enrico De Nicola 1946-1959 Partito Liberale
Presidente Supplente Cesare Merzagora 1959
Indipendente
2 Attilio Piccioni 1959-1976 Democrazia Cristiana
Presidente Supplente Giovanni Spagnolli 1976
Democrazia Cristiana
3 Giovanni Leone 1976-1978 Democrazia Cristiana
(rassegna le dimissioni a causa dello Scandalo Lockheed)
Presidente Supplente Amintore Fanfani 1978
Democrazia Cristiana
4 Sandro Pertini 1978-1990 Partito Socialista
Presidente Supplente Giovanni Spadolini 1990
Partito Repubblicano
5 Giulio Andreotti 1990-2013 Democrazia Cristiana/
Partito Popolare/ Democrazia Europea/ Unione di Centro/ Indipendente
Presidente Supplente Pietro Grasso 2013 Partito
Democratico
6 Franco Marini 2013-2021 Partito Democratico
Presidente Supplente Maria Elisabetta Alberti Casellati
2021 Forza Italia
7 Giuliano Amato 2021-… Indipendente
Il
Premier-Presidente
In modo simile al tentativo di
Draghi di andare al Quirinale ogni elezione della storia repubblicana sfocia con
l’elezione del premier in carica (dove in possesso dei requisiti, in caso
contrario viene eletto il Presidente del Senato in carica), la rielezione non è
prevista:
1
Alcide De Gasperi 1948-1954 Democrazia Cristiana
Presidente Supplente Cesare Merzagora 1954
Indipendente
2 Cesare Merzagora 1954-1961 Indipendente
3 Amintore Fanfani 1961-1968 Democrazia Cristiana
4 Giovanni Leone 1968-1975 Democrazia Cristiana
5 Aldo Moro 1975-1982 Democrazia Cristiana
6 Giovanni Spadolini 1982-1989 Partito Repubblicano
7 Giulio Andreotti 1989-1996 Democrazia Cristiana/
Partito Popolare
8 Romani Prodi 1996-2003 L’Ulivo
9 Silvio Berlusconi 2003-2010 Forza Italia
10 Renato Schifani 2010-2017 Forza Italia/ Popolo
delle Libertà/ NCD
11 Paolo Gentiloni 2017-… Partito Democratico
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Interviene anche il monarchico Tommaso:
L'Italia "Malese"
A questo punto ecco la mia
proposta di un'Italia Repubblicana ma organizzata alla Malese, e quindi composti
da Stati monarchici in cui il Presidente è eletto fra uno dei sovrani in carica
degli Stati Costituenti (deve avere più di 50 anni). Mandato settennale non
ripetibile. Il Papa è escluso per non minare la laicità dello stato.
1945-1952:
Ferdinando Pio Maria di Borbone Due Sicilie (Re
Ferdinando III delle Due Sicilie)
1952-1959: Elia Roberto Carlo Maria di Borbone-Parma
(Duca Roberto II di Parma)
1959-1966: Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di
Savoia-Carignano (Re Umberto IV di Sardegna)
1966-1973: Francesco Giuseppe Ottone Roberto Maria Antonio
Carlo Massimo Enrico Sisto Saverio Felice Renato Ludovico Gaetano Pio Ignazio di
Asburgo-Lorena (Re Ottone I del Lombardo-Veneto)
1973-1980: Goffredo Maria Giuseppe Pietro Ferdinando
Umberto Antonio Roberto Leopoldo Enrico Ignazio Alfonso di'Asburgo-Lorena
(Granduca Goffredo I di Toscana)
1980-1987: Roberto Carlo Ludovico Massimiliano Michele
Maria Antonio Francesco Ferdinando Giuseppe Ottone Umberto Giorgio Pio Giovanni
Marco d'Aviano d'Asburgo-Este (Duca Roberto I di Modena)
1987-1994: Carlo Ugo Maria Sisto Roberto Luigi Giovanni
Giorgio Benedetto Michele di Borbone-Parma (Duca Carlo IV di Parma)
1994-2001: Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto
Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia-Carignano (Re
Vittorio Emanuele IV di Sardegna)
2001-2008: Carlo Maria Alfonso Marcello di Borbone-Due
Sicilie (Re Carlo I delle Due Sicilie)
2008-2013: Lorenzo Ottone Carlo Amedeo Taddeo Maria Pio
Andrea Marco d'Aviano d'Asburgo-Este (Duca Lorenzo I di Modena)
2013-2020: Leopoldo Francesco Pietro Ferdinando Maria
Giuseppe Goffredo Giorgio Carlo Ottone Ridolfo Michele d'Asburgo-Lorena-Toscana
(Granduca Leopoldo III di Toscana)
2020-in carica: Carlo Tommaso Roberto Maria Francesco
Giorgio Onorato dì Asburgo-Lorena (Re Carlo II del Lombardo-Veneto)
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E ora, la proposta di Dario Carcano:
II Repubblica in salsa gronchiana
Giovanni Gronchi, come presidente della Repubblica, agì spesso contro il parere del governo e della dirigenza della DC; in particolare, cercò di imporre una politica estera di equidistanza tra i blocchi, personale e parallela a quella governativa, mentre sul fronte interno cercò di far entrare i socialisti nella maggioranza di governo. Un momento di grave crisi tra il presidente e il governo si ebbe nel marzo del 1957, quando il Presidente Gronchi scrisse personalmente una lettera indirizzata al Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower contenente rilevanti obiettivi di politica estera. La lettera fu redatta senza consultare preventivamente il governo ma soltanto trasmessa per la controfirma successiva del ministro competente. Tale prassi, oltre ad essere irrituale, avrebbe ingenerato un pericoloso precedente interpretativo della norma costituzionale italiana, autorizzando de facto il Presidente della Repubblica ad indicare al Governo le linee da adottare in politica estera. Onde evitare pericolosi «scivolamenti» verso il presidenzialismo, pertanto, l'allora Ministro degli Esteri Gaetano Martino, previo scambio di note con il Presidente del Consiglio Antonio Segni, decise di ritenere il messaggio del Capo dello Stato e di non inoltrarlo al destinatario statunitense. E se invece Gronchi fosse riuscito a convincere il ministro Martino a controfirmare la lettera al presidente degli Stati Uniti? Si tenga presente che la costituzione italiana e quella della V repubblica francese attribuiscono, più o meno, le stesse prerogative e gli stessi poteri al capo dello Stato, solo che nella prima prevale una lettura parlamentarista e nella seconda una fortemente presidenzialista. Un precedente come quello della lettera di Gronchi avrebbe potuto seriamente legittimare un ruolo forte del presidente della Repubblica nell’indirizzo politico del governo, e porre le basi verso una svolta semi-presidenzialista che si sarebbe compiuta con l’introduzione dell’elezione diretta del capo dello Stato, magari già alla scadenza del mandato di Gronchi nel 1962. Quindi, come cambia la storia italiana se, dopo l’episodio della lettera, Gronchi riesce a indire un referendum costituzionale sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, trasformando la repubblica parlamentare italiana in una repubblica semi-presidenziale?
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La Repubblica delle Donne
Diamo ora la parola a William Riker:
Mi è venuta un'idea pazza: la Repubblica delle Donne! In altre parole, cosa sarebbe accaduto se... tutti i Presidenti della Repubblica Italiana fossero stati delle donne? Ecco la mia proposta in merito:
1946-1948: Maria Tecla Montessori (Chiaravalle, 31/10/1870 – Noordwijk, 6/5/1952), indipendente
1948-1955: Camilla Ravera (Acqui Terme, 18/6/1889 – Roma, 14/4/1988), PSI
1955-1962: Maria De Unterrichter Iervolino (Ossana, 20/8/1902 – Roma, 27/12/1975), DC
1962-1964: Angela Maria Guidi Cingolani (Roma, 31/10/1896 – Roma, 11/7/1991), DC
1964-1971: Angelina Merlin, detta Lina (Pozzonovo, 15/10/1887 – Padova, 16/8/1979), PSI
1971-1978: Angela Gotelli (Albareto, 28/2/1905 – Albareto, 21/11/1996), DC
1978-1985: Leonilde Iotti, detta Nilde (Reggio Emilia, 10/4/1920 – Poli, 4/12/1999), PCI
1985-1992: Franca Falcucci (Roma, 22/3/1926 – Roma, 4/9/2014), DC
1992-1999: Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25/3/1927 – Castelfranco Veneto, 1/11/2016), DC, poi PPI
1999-2006: Rosa Russo Iervolino (Napoli, 17/9/1936 – vivente), PPI
2006-2015: Emma Bonino (Bra, 9/3/1948 – vivente), Partito Radicale
2015-in carica: Rosaria Bindi (Sinalunga, 12/2/1951 – vivente), PD
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Federico Sangalli ha voluto fare la stessa cosa con i Presidenti USA dal dopoguerra ad oggi:
32 Eleanor Roosevelt (D-New York) 1933-1945
33 Frances Perkins (D-New York) 1945-1953
34 Claire Booth Luce (R-Connecticut) 1953-1961
35 Jacqueline Bouvier Kennedy (D-Massachusetts) 1961-1963
36 Muriel Himphrey (D-Minnesota) 1963-1969
37 Anne Chennault (R-Louisiana) 1969-1974 (*)
38 Margaret Chase Smith (R-Maine) 1974-1977
39 Ella Tambussi Grasso (D-Connecticut) 1977-1981
40 Phyllis Stewart Schlafly (R-Illinois) 1981-1989
41 Jeane Duane Kirkpatrick (R-Oklahoma) 1989-1993
42 Hillary Rodham Clinton (D-Illinois) 1993-2001
43 Elizabeth Hanford Dole (R-North Carolina) 2001-2009
44 Carol Moseley-Brown (D-Illinois) 2009-2017
45 Sarah Palin (R-Alaska) 2017-2021
46 Kamala Harris (D-California) 2021-...
(*) Tecnicamente Anne Chennault, essendo nata a Pechino ed essendosi naturalizzata americana dopo il matrimonio con Claire Chennault, non sarebbe eleggibile alla Presidenza degli Stati Uniti, ma francamente non trovavo alternative per simulare il reazionario e traditore Nixon.
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Anche Perchè No? ci ha provato con la IV e V Repubblica Francese:
1947-1954 : Irène Joliot-Curie, SFIO (socialista, non una politica, ma dello stesso partito di Auriol, figura neutrale durante la guerra con grande popolarità e rispetto all’estero, figlia di Marie e Pierre Curie)
1954-1958 : Louise Weiss, destra (non era veramente in politica dunque il partito é incerto, ma anche Coty é stato eletto per caso)
1958-1969 : Genevieve de Gaulle-Anthonioz, gollista (non è mica facile trovare un De Gaulle-donna!!)
1969-1974 : Germaine Poinso-Chapuis, Movimento Repubblicano Popolare (gaullista, prima donna ministra sotto la IV repubblica, può corrispondere a Pompidou)
1974-1981 : Françoise Giroud, UDF (centro-destra, faceva parte del primo governo Chirac nominato da Giscard d’Estaing, non é che avessi una vasta scelta)
1981-1995 : Lucie Aubrac, Partito Socialista (nella nostra TL comunista ma non potevo tralasciarla, immaginiamo dunque che la sua posizione politica é cambiata. Diversa di Mitterrand in quanto sarebbe stata una figura ben più morale)
1995-2007 : Simone Veil (ex presidente del parlamento europeo, avrei dato un occhio e un braccio per vederla presidente nella nostra TL)
2007-2012 : Michèle Alliot-Marie, UMP (destra, spesso descritta come la più accanita oltranzista del suo partito, attivissimo ministro della difesa al suo tempo e pillastro della presidenza Sarkozy)
2012-2017 : Ségolène Royal, Partito Socialista (beh, dovevo metterla da qualche parte, no ?)
2017- : Najat Vallaud-Belkacem, En Marche! (quest’ultima non fa quasi più politica ma era una figura chiave della presidenza Hollande e in questa TL potrebbe tentare il colpo di poker riuscito da Macron)
Per i tre ultimi mandati il
problema é che ci sono altri nomi di donne di talento e/o con ambizioni
presidenziali, e ormai rispettiamo il 50/50 nei governi degli ultimi anni. Altre
scelte sarebbero state possibilie.
Altri nomi che avrei voluto inserire: Christiane Taubira, Christine Lagarde,
Edith Cresson (prima e unica donna premier in Francia), Rachida Dati, Nathalie
Kosciusko-Morizet (discendente dell’altro Kosciusko), Martine Aubry, ecc.
Mazarine Mitterand Pingeot avrebbe potuto avere fortuna, se si fosse messa in
politica (con lo slogan "meglio una figlia illegittima di Mitterand che una
figlia legittima di Le Pen"), ma era totalmente disinteressata ad essa. Le
piccole storie di famiglia non hanno quasi più peso nella vita politica
francese: Sarkozy divorziato e risposato all'Eliseo, Hollande e le sue diverse
compagne, Macron e la sua moglie/ex-professoressa... Nel capitolo delle figlie,
Claude Chirac (figlia di Jacques Chirac) é stata una sua importante assistente e
aveva un vero peso politico (amica di Sarkozy, lo ha aiutato prima di
distaccarsene) come Eminenza Grigia del padre.
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A questo punto tocca a Lord Wilmore proporre i Primi Ministri del Regno Unito delle Donne:
1940-1945: Clementine Ogilvy Spencer-Churchill, Baronessa Spencer-Churchill, (1885-1977), Partito Conservatore (governo di unità nazionale)
1945-1951: Ellen Cicely Wilkinson (1891-1947), Partito Laburista
1951-1955: Clementine Ogilvy Spencer-Churchill, Baronessa Spencer-Churchill (1885-1977), Partito Conservatore
1955-1957: Edith Maud Pitt (1906-1966), Partito Conservatore
1957-1963: Patricia Hornsby-Smith, Baronessa Hornsby-Smith (1914-1985), Partito Conservatore
1963-1964: Irene Mervyn Parnicott Pike, Baronessa Pike (1918-2004), Partito Conservatore
1964-1970: Barbara Anne Castle, Baronessa Castle di Blackburn (1910-2002), Partito Laburista
1970-1974: Priscilla Buchan, Baronessa Tweedsmuir di Belhelvie (1915-1978), Partito Conservatore
1974-1976: Barbara Anne Castle, Baronessa Castle di Blackburn (1910-2002), Partito Laburista
1976-1979: Shirley Williams, Baronessa Williams di Crosby (1930-), Partito Laburista
1979-1990: Margaret Hilda Thatcher, Baronessa Thatcher (1925-2013), Partito Conservatore
1990-1997: Gillian Patricia Shephard, Baronessa Shephard di Northwold (1940-), Partito Conservatore
1997-2007: Ann Taylor, Baronessa Taylor di Bolton (1947-), Partito Laburista
2007-2010: Jacqueline Jill Smith (1962-), Partito Laburista
2010-2016: Justine Greening (1969-), Partito Conservatore
2016-2019: Theresa Mary May (1956-), Partito Conservatore
2019-in carica: Priti Sushil Patel (1972-), Partito Conservatore
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William Riker chiude con i Cancellieri della Repubblica Federale delle Donne Tedesche:
1949-1963: Elisabeth Schwarzhaupt (1901-1986), CDU
1963-1966: Zita Zehner (1900-1978), CSU
1966-1969: Aenne Bauksiepe (1912-1997), CDU
1969-1974: Katharina Focke (1922-2016), SPD
1974: Gisela Babel (1938-), FDP (ad interim)
1974-1982: Antje Huber (1924-2015), SPD
1982-1998: Dorothee Wilms (1929-), CDU
1998-2005: Anne Frank (1929-2019, HL 1929-1945), SPD
2005-in carica: Angela Merkel (1954-), CDU
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Se volete farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.