Il Gran Regno di Gallia

di Dorian Gray e di Lorenzo


52 a.C.:

Giulio Cesare, mentre assedia la città di Alesia, capitale degli Arverni, popolazione gallica guidata dal re Vercingetorix, viene a sua volta assediato e, grazie ad un assalto congiunto tra gli assedianti esterni e le truppe di Alesia, si trova intrappolato e subisce una disfatta. Durante la battaglia, rendendosi conto di non avere possibilità di fuga, Cesare decide di sfidare direttamente in duello Vercingetorix, che non si tira indietro. Dopo un lungo e incerto combattimento, il re gallico riesce a sconfiggere e a uccidere il grande Cesare, le cui spoglie sono mandate nella provincia narbonese affinché se ne celebrino i funerali e le sue ceneri vengano poi riportate a Roma alla vedova Calpurnia. Nello stesso anno erano morte prima Giulia, unica figlia di Cesare, sia Aurelia, madre di Cesare. Calpurnia chiede a Marco Antonio di recitare l'orazione funebre, nella quale risulta che i lasciti testamentari di Cesare sono impossibili da rispettare in quanto tutte le sue ricchezze sarebbero dovute derivare dalla conquista definitiva della Gallia. In questo modo il pronipote Caio Ottavio, un bambino di 11 anni nominato erede, rifiuta l'adozione, preferendo rimanere fuori dalla politica, anche a causa della salute cagionevole e dell'asma di cui soffre. Antonio si trova a capo della fazione dei Populares, assieme ad Emilio Lepido. Essendo morto anche Crasso a Carre, l'anno precedente, Pompeo rimane l'unico Uomo Forte a Roma, e decide di farvi ritorno, lasciando la provincia ispanica. Cicerone, amico di Pompeo, si offre come mediatore tra le varie fazioni politiche. Ne risulta che gli Optimates scelgono Pompeo come proprio protettore e gli danno carta bianca nel trattare con i capi dei Populares.

Ne emerge un Secondo Triumvirato: Rei Publicae constituendae, ufficializzato dal Senato come vertice del potere repubblicano. Ad Antonio e Pompeo viene assegnato anche il consolato e al primo vanno le province Cisalpina, Narbonese e Illirico, mentre al secondo viene affidato tutto l'Oriente, e a Lepido la Spagna e l'Africa.

Pompeo si reca in Siria, affidando a Cicerone la guida degli Optimates in Roma.

Nella Gallia, intanto, la vittoria di Vercingetorix viene festeggiata da tutte le tribù che Cesare aveva sottomesso. Il re degli Arverni invita tutti i re delle altre tribù ad Alesia, per avvertirli che Antonio ha in progetto l'idea di riprendere il progetto di Cesare per estendere il dominio romano sui Galli ancora liberi. In una riunione concitata tenutasi ad Alesia, viene stabilita una comune strategia di difesa contro eventuali attacchi romani e si decide di affidare il comando supremo delle truppe in caso di guerra allo stesso Vercingetorix, che viene nominato Condottiero di tutta la Gallia. Il suo progetto è quello di sfruttare la minaccia romana per cercare di centralizzare su di sé sempre nuovi poteri e onori, offrendo in cambio ai Galli protezione dallo straniero, pace e prosperità.

In Oriente Pompeo si stabilisce ad Antiochia di Siria e chiama a raccolta i reges clientes del Ponto, della Cappadocia, della Galazia, dell'Armenia, della Cilicia e della Giudea e chiede loro di offrirgli tributi e truppe per ricreare una armata in grado di affrontare l'Impero dei Parti.

51 a.C.:

Consolato di Emilio Lepido e Marco Tullio Cicerone (console per la seconda volta). Antonio, in segreto, recluta truppe nelle sue province. Il Senato offre a Pompeo il massimo sostegno politico ed economico per preparare una spedizione contro i Parti, al fine di vendicare l'uccisione di Crasso e di recuperare le aquile romane finite nella capitale del regno, Ctesifonte sul Tigri. Pompeo organizza uno dei più imponenti eserciti mai realizzati nella storia romana anteriore. Vercingetorix, frattanto, viaggia per la Gallia per esporre a tutti la sua proposta di creare una Federazione Gallica stabile al fine di contenere non solo le velleità espansionistiche di Antonio, ma anche quelle dei Germani, che sempre più di frequente varcano il Reno e cercano di stabilirsi in terra gallica. Il progetto trova consensi, ma anche resistenze, e durante l'inverno in Gallia vi è un grande dibattito al riguardo.

50 a.C.:

Consolato di Lucio Emilio Lepido Paolo (fratello del triumviro) e Servio Sulpicio Rufo (pompeiano). A marzo gli eserciti incominciano a muoversi. Antonio si dirige verso Gergovia. Pompeo muove da Antiochia verso Ctesifonte. L'avanzata di entrambi gli eserciti procede senza ostacoli per circa un mese.

Antonio viene sconfitto e ucciso dall'esercito gallico confederato guidato da Vercingetorix, che però consente ai Romani di riportare a Marsiglia le spoglie del comandante e le insegne aquilifere, con un messaggio di pace indirizzato ai Consoli e al Senato di Roma. Nel messaggio, Vercingetorix si offre come garante della pace tra Galli e Romani, dichiara di non avere alcuna mira espansionistica ai danni delle province romane, compresa la Narbonense e la Cisalpina, e infine si offre come "amicus et socius Populi Romani" per il contenimento dei Germani entro i confini naturali del Reno e del Danubio. I Consoli discutono la questione in Senato, dove Cicerone convince la maggioranza a votare a favore della ratifica di questo trattato di pace.

Vercingetorix, forte dei successi ottenuti, durante una riunione dei re gallici per esporre le condizioni della nuova pace, viene onorato col titolo di "Gran Re dei Galli".

Nel triumvirato il posto di Antonio viene ricoperto dal popularis Aulo Irzio, ex legato di Cesare, che in quegli anni scriverà il trattato "De Gallia", ove racconta gli usi e costumi dei Galli, appresi durante la sfortunata guerra di Cesare contro i Galli.

Pompeo sconfigge le truppe dei Parti presso Dura Europos e marcia verso Ctesifonte. La corte del Re dei Parti Orode II fugge a Ecbatana, la capitale estiva. A Ctesifonte restano solo alcuni ambasciatori Parti con il compito di restituire a Pompeo le aquile romane e la città, purché si stipuli un trattato di pace per la spartizione del regno.

Pompeo occupa Seleucia sul Tigri, la città gemella di Ctesifonte, e da lì conduce le trattative per la pace. Avanza richieste molto onerose per i Parti e cioè la cessione delle satrapie di Assiria, Media, Atropatene e Mesopotamia. Orode II accetta, anche se all'interno della dinastia Arsacide serpeggia il malcontento.

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Il Gran Regno di Gallia nel 50 a.C.

Il Gran Regno di Gallia nel 50 a.C.

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49 a.C.:

Consolato di Aulo Irzio (popularis) e Gaio Claudio Marcello (optimatis). Irzio si occupa della pacificazione della Hispania. Marcello si occupa della pacificazione delle Gallie Romane e dell'Illyricum. Lepido controlla Africa, Sicilia, Sardegna e Corsica. Pompeo, da Ctesifonte, ottiene per suo figlio maggiore Gneo il governo delle province di Asia, Bitinia e Cilicia, mentre per suo figlio minore Sesto il governo di Macedonia, Acaia ed Epiro. A Roma, come sempre, l'arbitro è Cicerone.

Pompeo consolida il dominio romano sulle zone conquistate, creando le province di Assiria e Mesopotamia, governate direttamente da lui assieme alla Siria, di modo che tutti i domini orientali di Roma sono in mano sua e dei suoi figli. Suoi alleati sono il re del Ponto, Farnace; il re di Galazia, Deiotaro; ed i re di Armenia e della Media Atropatene.

La Media resta sotto il dominio di Orode II, re dei Parti, che tiene corte ad Ecbatana, anche se le trame di parenti, nobili e satrapi continuano a serpeggiare, fomentate da emissari di Pompeo.

Vercingetorix crea degli organi politici unitari per la Gallia, e cioè il Consiglio dei Re e dei capi-tribù, il Consiglio ristretto che lo affianca nel gestire la politica estera e militare della Gallia e la carica elettiva di Grande Re. Durante lo stesso anno respinge più volte i tentativi dei Germani di valicare la linea di confine Reno-Danubio. I Rezi e i Norici, popolazioni galliche autonome, diventano alleati del Regno di Gallia, così come il Regno di Britannia e il regno di Eire.

48 a.C.:

Consolato di Publio Servilio Vatia Isaurico (optimatis) e Gaio Antonio (popularis), fratello del defunto triumviro e marito della sua vedova, Fulvia.

Il Gran Re dei Parti Orode II muore avvelenato e gli succede il figlio Pacoro I, ostile ai Romani, che prepara una grande guerra di rivincita contro Pompeo.

La strategia di Pacoro è particolare, nel senso che decide di attaccare i Romani da un luogo inaspettato, e cioè attraversando i confini dell'Arabia Felix, conquistando la Giudea e, con l'alleanza del re egiziano Tolomeo III, assalire direttamente Antiochia, mentre Pompeo è ancora a Ctesifonte. I figli di Pompeo però non si fanno trovare impreparati e riescono a fermare l'avanzata del nemico prima che possa cingere d'assedio la capitale della Siria. Nello scontro, duro per entrambe le parti, i figli di Pompeo riescono a prevalere. Pacoro e Tolomeo III sono catturati e spediti a Roma. Gli altri soldati sono fatti schiavi. Mentre Pompeo padre torna ad Antiochia per riportare l'ordine e suo figlio Gneo torna nelle sue province, l'altro figlio Sesto è incaricato di condurre una campagna militare per mettere sul trono di Giudea ed Egitto sovrani fedeli a Roma. In Giudea viene insediato Erode Antipatro, un dinasta ellenistico convertitosi all'Ebraismo, mentre in Egitto viene nominata regina regnante la vedova e sorella di Tolomeo III, e cioè Cleopatra VII. Tra Sesto Pompeo e Cleopatra nasce una relazione amorosa dalla quale vengono generati negli anni alcuni figli. I due però non si sposeranno mai, per evitare uno scandalo a Roma e ad Alessandria. Cleopatra viene unita in matrimonio con il fratello minore Tolomeo XIV.

Ad Ecbatana Fraate IV, fratello di Pacoro, viene incoronato re dei Parti, ma deve affrontare la rivolta delle province della Persia e della Battriana.

In Gallia il Gran Re Vercingetorix garantisce un altro anno di pace e prosperità al regno, il che fa aumentare la sua popolarità presso tutte le tribù galliche e gli permette di consolidare sempre di più le istituzioni centrali per la creazione di un vero e proprio stato gallico unitario.

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Il bacino del Mediterraneo nel 48 a.C.

Il bacino del Mediterraneo nel 48 a.C.

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47 a.C.:

Consolato di Gneo Pompeo Minore (optimatis) e Lucio Antonio (popularis, fratello di Marco e Gaio).

Il Re dei Parti Fraate IV, viene sconfitto e ucciso dal satrapo di Persia, che si autoproclama Gran Re col nome di Dario IV Achemenide e pone la capitale a Shiraz. Subito manda ambasciatori a Pompeo Magno, offrendogli la provincia di Media e la città di Ecbatana in cambio della pace perpetua e dell'amicizia del popolo romano. Pompeo accetta e propone di sancire il trattato ad Ecbatana insieme a Dario IV.

L'evento viene festeggiato come momento di pace da entrambi i popoli, e infatti i Medi male avevano tollerato il regime dei Parti Arsacidi.

A Roma Gneo Pompeo Minore ordina che sia chiuso il tempio di Giano e sia eretto un altare alla pace. I populares, tuttavia, non sopportano il crescente potere dei Pompei e prendono contatto con alcuni personaggi illustri della nobilitas che sono ostili alla dinastia pompeiana, e cioè Marco Giunio Bruto, suo cugino Decimo Bruto e Gaio Cassio Longino, ostile a Pompeo per avergli ripetutamente negato il governo della Siria. La congiura ottiene l'appoggio segreto di Emilio Lepido ed Aulo Irzio.

Sesto Pompeo, ad Alessandria, costruisce una grande flotta. Da Cleopatra gli nasce il figlio Tolomeo Pompeo Filopatore Filometore.

In Gallia scoppia la rivolta dei Venedi e dei Bacaudae, a nord, e dei Vascones, a sud. Vercingetorix, dopo aver convocato l'assemblea dei re minori, conduce vittoriosamente le due spedizioni, e stronca nel sangue ogni resistenza, accusando i ribelli di tradimento. I Vascones si trasferiscono nel nord dell'Hispania e i Venedi si rifugiano in Britannia presso i Dumnoni (odierna Cornovaglia). I rapporti tra Britannia e Gallia si fanno più tesi, ma Vercingetorix convince il re britanno Teuhant che i veri nemici sono i Germani.

Vercingetorix presenta il proprio figlio Celtillos II come Re degli Arverni e lo associa al governo della Gallia. I re degli Edui e dei Sequani manifestano la loro perplessità al rischio di creare una monarchia ereditaria, ma Vercingetorix assicura che il Gran Re, dopo la sua morte, dovrà essere eletto dall'Assemblea dei capi.

46 a.C.:

Consolato di Sesto Pompeo Egiziano e di Marco Emilio Lepido. I due consoli si detestano tra loro, anche perché ritornano a Roma dopo anni passati a spadroneggiare nelle proprie province. Lepido diventa il centro di una cospirazione contro i Pompei, alla quale si unisce anche Marco Porzio Catone Minore. A Cicerone viene riferito che potrebbe esserci in atto una simile congiura e lo comunica a Sesto Pompeo, il quale a sua volta scrive al padre di tornare a Roma, schiacciare l'opposizione e instaurare un regime autoritario simile a quello di Silla.

Pompeo Magno riceve la lettera con molto ritardo e rifiuta di tornare a Roma "quia puto graviores esse Orientis curas". E infatti è occupato a romanizzare l'organizzazione della nuova provincia di Media, affiancata a quella di Mesopotamia.

Gneo Pompeo Minore fa nominare come governatori di Epiro, Acaia, Macedonia, Asia, Cilicia e Siria dei suoi clientes e alterna il soggiorno invernale ad Antiochia con quello estivo ad Atene.

Caio Antonio, governatore dell'Illirico, si trova a dover combattere una guerra difensiva contro i Dalmati, per la quale gli viene in aiuto anche suo fratello Lucio, governatore della Cisalpina e della Narbonense.

Aulo Irzio, governatore della Spagna, deve combattere una guerra contro i Cantabri ed in questo viene aiutato dai Galli di Vercingetorix, i quali subiscono continue incursioni da parte dei Baschi, che vivono nella zona orientale della Cantabria.

Vercingetorix inoltre stringe accordi con i capi-clan che controllano le Alpi, i quali entrano a far parte del Gran regno di Gallia, in cambio di protezione contro sia i Romani che gli Elvezi.

Tra gli Elvezi e i Rezi scoppia una guerra, di cui vorrebbero approfittare gli Alemanni. Anche in questo caso Vercingetorix si offre come mediatore tra Elvezi e Rezi, aggregando i primi al Gran regno di Gallia e definendo un territorio di influenza per i secondi. Di fronte alla pacificazione, gli Alemanni restano entro i confini della linea Reno-Danubio.

I Norici vengono convinti da Vercingetorix a non entrare in guerra contro i fratelli Antonii a fianco degli Illirici, per non sguarnire il Norico dalla protezione contro i Germani.

Di fatto l'influenza politica del Gran Re di Gallia va dalla Britannia fino al Norico.

45 a.C.:

Consolato di Marco Tullio Cicerone (terza volta) e Gaio Vibio Pansa (popularis). Cicerone viene a conoscenza della congiura che si sta ordendo ai danni dei figli di Pompeo e consiglia loro di recarsi subito in oriente presso le province a loro affidate. Poi, dopo aver ottenuto l'appoggio del partito "pompeiano" e di quello degli Optimates, pronuncia una famosa orazione contro i alcuni congiurati, ma non tutti, per evitare di coinvolgere personalità che stimava, come Catone e Bruto. L'orazione attacca dunque particolarmente i due fratelli Lucio e Gaio Antonio e il triumviro Marco Emilio Lepido, il quale fugge nella Cisalpina, dove lo attendono gli Antonii per organizzare un esercito.

L'orazione ciceroniana "Contra coniurationem inimicorum Patriae" è ricordata per il famoso incipit: « Utinam hic tu Magne ad tuendam nunc esses rem publicam Pompei! Quanta cura tu Romam in ea quidem extrema tempestate defenderet! Esset aliae auctoritatis prudentiaeque horatio tua, tamquam te solo praesente, res publica firma et solidam stetisset! »

Si arriva ad una battaglia: il console Pansa, affiancato da Gaio Claudio Marcello come Magister Equitum, conduce dieci legioni contro le cinque che sono asserragliate nei dintorni di Modena sotto il comando di Aulo Irzio e di Lucio Antonio. Nella battaglia (de pugna apud Mutinam), inizialmente dall'esito incerto, cadono sia Pansa che Irzio, e Marcello, preso il comando delle legioni filo-senatoriali, annienta le truppe degli antoniani. Lucio e Gaio Antonio sono uccisi in battaglia. Emilio Lepido si arrende e chiede perdono. Nel processo sarà condannato ad un esilio perpetuo nell'isola di Pandataria (odierna Ventotene). La provincia d'Africa viene assegnata a Catone Minore. La Narbonense, la Cisalpina e l'Illirico a Marcello. La Spagna a Marco Giunio Bruto. L'Oriente viene riconfermato sotto il controllo dei Pompei. I Populares sono estromessi da ogni carica.

In Gallia Vercingetorix sconfigge più volte i Germani che tentano di valicare i confini del Reno e del Danubio. Ne consegue che le popolazioni germaniche iniziano a migrare verso est.

Come continuarla? Se avete suggerimenti in proposito, scrivetemi a questo indirizzo.

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Anche Lorenzo ha voluto fornire la sua versione di questa ucronia, partendo dallo stesso POD:

E se Cesare fosse stato sconfitto ad Alesia? In questa ucronia ho voluto esplorare la possibilità in cui Roma non sfrutta la possibilità della piena realizzazione imperiale e rimane una repubblica stagnante. Come potrà affrontare gli interminabili problemi dei primi secoli d.C., e soprattutto, sarà possibile intendere uno sviluppo della storia simile al nostro?

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52 a.C.:

Cesare viene sconfitto e ucciso ad Alesia. Le undici legioni coinvolte nella battaglia sono perdute e immediatamente sciolte. Tutte le tribù galliche che avevano precedentemente giurato fedeltà a Roma passano istantaneamente dalla parte di Vercingetorige. E’ la più grave sconfitta della storia romana. Marco Antonio e Labieno sono fatti prigionieri e si perdono le loro notizie.
Vercingetorige reclama per sé la corona di re delle Gallie. Quell’unità politica dei popoli celti, nell’attuale Francia, nord della Spagna, sud dell’Inghilterra e parte dell’odierna Germania, che la frammentazione tribale prima delle battaglie contro Roma era impossibile, è ora una realtà. Vercingetorige è furbo e mantiene parte delle strutture istituzionali romane che Cesare aveva istituito nel suo breve periodo di reggenza della zona, ma le integra con usanze tradizionali celtiche e chiama a sé tutti i popoli che lottano per la libertà contro Roma.
Nonostante la situazione critica in cui versano i limina settentrionali della repubblica, il senato non ha il potere di intervenire. Gli ultimi esponenti del gruppo dei populares vengono perseguitati e distrutti, nel nome di una restaurazione della libertà repubblicana e del mosmaiorumora così importante. La Repubblica sopravvive, ma è molto debole. Le guerre civili hanno termine.

51 a.C.:

Re Orode II di Persia, della dinastia partica degli arsacidi, muove guerra a Roma, colta in un momento di debolezza, e forte del suo precedente successo a Carre contro Crasso. Il Senato incarica Pompeo il Grande di risolvere quest’ulteriore problema. La guerra è vinta, ma a costi scandalosi, che indeboliscono ulteriormente le già dissestate casse romane. Celebrato il suo quarto e ultimo trionfo, Pompeo decide di ritirarsi a vita privata.

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35 a.C.:

sono eletti consoli Sesto Pompeo, figlio di Pompeo il Grande, e Gaio Ottaviano Turino. Ottaviano verrà ricordato come uno dei più saggi politici di Roma. Non riuscirà a restituire alla Repubblica il suo antico splendore, ma ne tamponerà le ferite. A Roma il culto stoico esplode con molta potenza; l’apatia del saggio sembra la soluzione perfetta per non lasciarsi demoralizzare dalla debolezza in cui versa la potenza romana.

8 a.C.:

sale al primo consolato Tiberio Claudio Nerone, figlio di una delle più onorevoli famiglie romane. E’ un uomo dalle tendenze accentratrici.

29 d.C.:

durante il consolato di Gemino e Tiberio, Gesù Cristo di Nazareth predica e viene crocifisso.
Dal momento che al contrario della nostra Timeline, qui non c’è una figura imperiale divina che sussume su di sé anche il titolo di pontifex maximus, il culto cristiano non viene immediatamente identificato come un tradimento del culto imperiale. Le persecuzioni contro di esso sono quindi più deboli.

91-92 d.C.:

Prima Guerra Gallica. Con l’aiuto delle popolazioni basche, Vercingetorige III, re di Gallia, scende in Spagna salutato dalle popolazioni celtiche sottomesse a Roma. Il Senato affida a Nerva il titolo di dictator per affrontare questo gravoso problema. La guerra si conclude con un nulla di fatto da entrambe le parti, anche perché i baschi saltano da una parte all’altra a seconda delle circostanze.

177-180 d.C.:

Seconda Guerra Gallica. Una coalizione gallo-germanica, facente capo ad Abiorige IV, re di Gallia, scende in Italia attraverso le Alpi, puntando direttamente su Roma. Le legioni della Repubblica riescono a respingere, dopo dure lotte, questa nuova minaccia presso Milano. Ma dopo aver riscacciato i nemici fuori dalle Alpi, nel 181 d.C., non osano spingersi più in là.

227 d.C.:

Un’altra minaccia. Ardashir di Sasan, ex vassallo del regno partico, riunisce la Persia e spodesta il vecchio re. Reclama su di sé il titolo di Shahansha, si richiama con forza allo Zoroastrismo e reclama la vecchia sfera d’influenza achemenide per la Persia in tutto il Medio Oriente. Un’alleanza romano-egiziana lo ferma prima che riesca a conquistare la Grecia.

III secolo d.C.:

il Cristianesimo si spande a macchia d’olio fra i nemici di Roma, in particolare nel regno egiziano, da sempre sensibili agli stimoli religiosi, e presso il regno gallico.

284 d.C.:

Tolomeo XXI Filopatore, faraone d’Egitto, si converte al Cristianesimo. Pochi anni dopo Vercingetorige IX farà lo stesso. Sono i primi stati che accettano il Cristianesimo come religione ufficiale.

322 d.C.:

Una spedizione persiana, diretta in Egitto, viene fermata da una coalizione romano-egiziana.

324 d.C.:

Un’altra spedizione persiana, comandata dal giovane imperatore Shahpur II, strappa definitivamente il Medio Oriente e la Grecia a Roma, e la consegna, dopo tanti agognati secoli, all’Impero Persiano. E’ la più grande tragedia della storia romana dopo Carre e Alesia. Il mediterraneo smette di essere un mare interno e tutto sembra tornare ai tempi delle guerre puniche, in cui bisogna combattere per mare un nemico economicamente strapotente. Si rinsalda l’alleanza romano-egiziana, ma sempre nel rispetto della reciproca indipendenza.

325 d.C.:

Cleopatra XIV organizza il Concilio di Alessandria, in cui i vescovi di tutta la cristianità si incontrano per stabilire alcune linee dottrinali di base. il Cristianesimo adotta definitivamente il greco come lingua ufficiale. Il vescovo di Alessandria comincia a considerarsi Patriarca, e istituisce l’ortodossia cristiana della Trinità nonché dell’Unica Natura di Cristo. All’ortodossia monofisita alessandrina si contrappone un ramo scismatico gallico-germanico. Al contrario della nostra Timeline il Cristianesimo si sviluppa soprattutto fuori dall’istituzione romana, e quindi non ne eredita il concetto di “diocesi” e di divisione territoriale. Lo stato egiziano si pone alla guida del mondo cristiano.

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E poi? Anche se ammettiamo che nel V secolo calino i barbari goti e unni, essi prenderanno come riferimento e obiettivo anche il regno di Gallia, e non avranno un “sostrato” istituzionale romano da sfruttare. Il Medioevo farà proprio il binomio “barbari-cristianesimo” e la riscoperta della romanità propria dell’Umanesimo non avverrà mai. A questo punto la storia potrebbe andare avanti non so per quanto, ma il punto sembra ovvio: senza un fattore di stimolo e unificazione, l’età dei regni antichi può andare avanti all’infinito. Forse l’intervento del Cristianesimo può introdurre la nozione di progressione storica e culturale e stimolare, dopo molto tempo e molta fatica, lo sviluppo della tecnica. In ogni caso il mondo sociale sarebbe completamente diverso.

Come continuare? Se avete suggerimenti in proposito, scrivetemi a questo indirizzo.

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Questo è il commento dell'amico Perchè No?:

Ho appena letto le versioni di Dorian Gray e di Lorenzo di un Regno di Gallia unito dopo Alesia, e vorrei chiedervi come sarebbe stato possibile questo. Tutte le versioni si accordano su un'organizzazione più o meno federale, ma questo mi sembra anacronistico in quest'epoca. E poi tutte queste ucronie mi sembrano assai ireniste: tribù nemiche da generazioni, in guerra ancora all'epoca di Cesare (non tutte erano dalla parte di Cesare, per esempio gli Edui hanno cambiato schieramento solo all'ultimo momento), dominate da personaggi ambiziosi, si abbracciano e trovano anche il tempo di negoziare la loro alleanza come in un congresso continentale ante litteram!

Si dovrebbe piuttosto immaginare un'egemonia basata su qualche grande tribù dominata da uno clan regale che instaura l'ordine con la forza e la repressione. Possiamo immaginare il regno di Vercingetorige come un punto di partenza (se conclude il suo regno senza essere deposto o assassinato come suo padre) di un processo di concentrazione del potere e di creazione di uno regno su tempi scala di almeno un secolo, con la possibilità della creazione di regni secessionisti per le tribù più potenti (Remi al Nord, Edui, etc.) Soprattutto non me lo vedo questo regno estendersi alla Spagna, dove le tribù non hanno niente in comune con il Nord. Al contrario la Britannia potrebbe essere integrata assai presto, vista la sua importanza come centro religioso druidico. Avevo già immaginato tempo fa questo processo, facendolo iniziare quasi un secolo prima Cesare con il personaggio del re degli Arverni Bituito.

Vorrei avere il vostro parere su questa idea di unificazione gallica, soprattutto per quella che sarebbe la sua eredità (politica, culturale o religiosa) fino ai nostri giorni. Per esempio, quale sarebbe il risultato del contatto tra druidismo e cristianesimo, senza accontentarsi di una semplice conversione?

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Al quale risponde Bhrg'hros:

He he, questa è una delle mie ucronie preferite!

Certo l'unificazione in un'epoca così tarda richiede operazioni di forza su larga scala, con ripetuti tentativi di secessione che però devono fallire per esigenze logiche, se l'ucronia deve arrivare allo scopo.

Se iniziasse prima sarebbe molto più facile e tuttavia il problema resta sempre duplice: un centro non mediterraneo sarebbe, all'epoca, un fattore di debolezza e d'altra parte la concorrenza romana (come prima quella cartaginese) sarebbe temibilissima.

La Britannia sarebbe verosimilmente rientrata tra gli obiettivi di integrazione e in prosieguo di tempo anche l'Irlanda, ma a maggior ragione sia la Spagna sia, più ancora, la Cisalpina (entrambe hanno quasi tutto in comune con la Gallia Transalpina!) e in prospettiva la Penisola Italica.

Le direttrici imperiali sarebbero quelle dell'espansione celtica nell'Età del Ferro; la storia di Roma insegna che l'unificazione 'nazionale' sarebbe avvenuta solo a condizione di creare un enorme Impero, altrimenti sarebbe stata divorata (come è avvenuto) da Potenze esterne.

La necessità di una Religione monoteistica si sarebbe creata al contatto con un Impero in espansione (Persia o Macedonia), altrimenti sarebbe bastato e avanzato il Druidismo.

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Perchè No? gli replica:

Grazie per il tuo parere, che considero sempre ottimo. Infatti, pensandoci ancora un po' non vedo perché si dovrebbe avere la creazione di un soggetto unitario chiamato Gallia. Le Gallie dopotutto sono un'invenzione romana (di Cesare secondo alcuni). Non é ovvio che le tribù celtiche dell'Europa occidentale potevano immaginarsi unite. È vero però che Vercingetorige si era proclamato re dei Galli e che suo padre Celtill aveva la stessa ambizione (secondo i suoi nemici), ma sappiamo esattamente cosa significava questo titolo in termini di estensione territoriale per esempio?

Non sarebbe più verosimile immaginare la creazione di diversi regni gallici separati e forse uniti in maniera temporanea, davanti a una minaccia esterna, da un grande re? Cosi si potrebbe avere un regno di Arvernia (una delle tribù più potenti), un territorio per i Galli Veneti sulla costa atlantica, un regno celtibero (il nome che in Francia diamo ai Celti di Spagna), un regno degli Edui, uno degli Allobrogi, ecc. con alcuni tra loro sotto protezione romana.

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E Bhrg'hros aggiunge:

Prima dell'espansione romana si erano create dipendenze tra popoli, in particolare sedici aggregazioni, di cui:

- due in Cisalpina (tutta la Cispadana sotto i Boi e tutta la Transpadana sotto gli Insubri)
- due tra la Alpi Occidentali e il Rodano (i Salluvii sulla costa e i Voconzi all'interno)
- una sull'alto Rodano (attuale Vallese), costituita da Nantuati, Veragri, Seduni e Uberi
- una in Aquitania (tutti i popoli tra i Pirenei e la Garonna tranne i Biturigi Vivisci presso le foci nell'Atlantico)
- sette nella Celtica Transalpina vera e propria (Arverni, coi Cadurci, Gabali, Vellavii e Allobrogi; Edui, con i Segusiavi, Ambarri, Madubii, Boi e Aulerci Brannovici; Elvezi, coi Tigurini, Tougeni e Rauraci; Sequani, con gli Elvii in discontinuità territoriale; Lingoni, con i Leuci, Catuvellauni e Tricassi; Mediomatrici, con i Triboci e i Nemeti; Veneti, con tutta l'Aremorica fino alle foci della Senna)
- una nella Belgica in senso stretto, guidata dai Suessioni (estesa anche ai Belgi in Britannia)
- due sull'alto Danubio (Vindelici dalle sorgenti fino all'attuale confine austro-bavarese; da lì in poi e con tutta l'attuale Cechia i Boi).
Gli altri popoli (cioè tra la Senna e la Garonna sul versante atlantico e tra il Rodano e i Pirenei sul versante mediterraneo della Transalpina) erano già abbastanza estesi di per sé; in Cisalpina probabilmente i Liguri avrebbero potuto arrivare costituire una confederazione (come i Veneti), ma sono stati sottomessi a Roma troppo presto.

Tutti questi sarebbero divenuti Regni in prosieguo di tempo, ma non dobbiamo sottovalutare le spinte centripete che periodicamente creano gli Imperi. Nel caso dei Celti Continentali, la grande disgrazia è consistita nell'interposizione di Roma tra loro e i Regni Ellenistici nonché Cartagine.

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Ridiamo la parola a Lorenzo:

Allora, il mio parere sull'argomento è questo:

1) naturalmente l'idea che nasca uno "stato gallico federale" è ridicola, poiché l'idea di stato federale implica la nozione di sovranità territoriale e di stato moderno (cosa all'epoca impossibile, tanto per la civiltà romana che per le tribù celtiche)

2) è chiaro che un tale regno sarebbe un aggregato di tribù più o meno ampio tenuto insieme con la forza. E la storia ha svariate volte dimostrato che i pesci piccoli tendano a mangiarsi a vicenda piuttosto che coalizzarsi contro il pesce grosso (se non alleandosi con esso, come alcuni galli furbescamente fecero). Neanche un "regno" come quelli orientali dell'epoca era un'opzione per i galli. PERO' non è solo una necessità per la nostra storia supporre che, al di là della più o meno traballante figura di Vercingetorige, ci fosse a un certo punto un riconoscimento da parte di un gruppo più o meno ampio di galli di considerare possibile un'alternativa non solo militare ma culturale alla civiltà di Roma, ponendosi in sostanza come un punto di riferimento per l'europa continentale.

3) con la sconfitta di Alesia se ne va la possibilità di qualunque provincia in Germania, inferiore o superiore che sia.

4) In relazioni a questo: ci furono svariate calate di popolazioni germaniche durante l'impero. Marco Aurelio combatté contro alcuni di questi, Valente contro altri, e così via. Fra germani e celti c'era poco da spartire, se non, appunto, la logica cannibale del predone. Piuttosto che sbranarsi a vicenda, però, è possibile che queste forze si unissero per colpire un obiettivo molto più ghiotto (Roma) soprattutto considerando la fragilità del sistema repubblicano in cui si trovava.

5) Se Cesare fosse stato sconfitto ad Alesia, con lui se ne sarebbe andata gran parte del gruppo avverso al senato, nonché la credibilità politica di questo "nipote di Mario" che con un colpo di mano prende su e pretende di conquistare tutte le gallie. La stessa concezione accentratrice del potere degli ottimati sarebbe forse andata perduta, e con essa la Roma potente e imperiale che conosciamo noi. L'ucronia sarebbe cioè accettabile perché la confusione politica che ci sarebbe in gallia non sarebbe inferiore a quella che ci sarebbe a roma. E roma non avrebbe la possibilità di reagire alla minaccia.

5.1) Non penso tuttavia che la gallia cisalpina possa essere inserita in questo regno. Certo, rimarrebbe una zona problematica per Roma, ma la difendibilità via terra della penisola (in quanto "zona intorno a Roma" - la diocesi italiana storicamente nasce con Diocleziano) dipendeva dal tenere le alpi. DI conseguenza, l'avrebbero difesa come zona di confine.

6) per la religione: il druidismo sarebbe un ottimo collante. E' anche vero che la storia ha dimostrato la grande permeabilità dei barbari al cristianesimo (soprattutto nella sua variante ariana), e questa tendenza potrebbe venire accentuata nel caso in cui la rivalità fra barbari e romani venisse sottolineata da una divisione politica. Questo a meno che la nascita di una qualche forma di "politica celtica" non istituzionalizzi il druidismo rendendo difficoltose le infiltrazioni cristiane tanto in Gallia quanto a Roma (ma a parità di condizioni, meno difficoltosa in gallia che a Roma).

Per questi e per altri motivi io penso che la possibilità di un "regno di gallia" con le dovute precisazioni, non sia un'assurdità.

NOTA: naturalmente per noi, che vediamo la storia con una prospettiva posteriore (italiana), ci è difficile immaginare una repubblica romana estesa dalla penisola iberica alla Giudea e al tempo stesso priva della Gallia Cisalpina. Presumo che uno scenario del genere sia però possibile, tenendo conto di un fatto: quando a confini politici non corrispondono precisi limiti geografici (come le Alpi) gli spostamenti di eserciti sono più semplici e tali confini vacillano con più facilità.

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Bhrg'hros gli risponde:

Tu intendevi dire che, se Cesare fosse stato sconfitto ad Alesia, probabilmente la repubblica sarebbe sopravvissuta e i populares sarebbero rimasti un elemento di disturbo - anche ammesso che Cesare o Marco Antonio sopravvivessero alla battaglia. Si tratta di un grandissimo tema; a parte le singole personalità (forse anche Gaio Cassio Longino o i figli di Pompeo Magno, senza Cesare e Antonio, avrebbero cercato di forzare il mos maiorum?), resta l'interrogativo di fondo se la Repubblica Romana andasse incontro a una ristrutturazione di tipo monarchico ellenistico (il punto cruciale riguarda la designazione dei Governatori delle Province: sarebbe emersa la necessità di un governo più stabile in ciascuna?)

Nello scenario descritto, una federazione gallica potrà prima o poi manifestare un centro di potere unificato, cioè con una prospettiva "geopolitica", capace di focalizzare lucidamente gli sforzi bellici contro Roma. Senza alcuna centralizzazione assoluta (d'altra parte una certa centralizzazione è dimostrabile persino in compagini effimere come gli Imperi delle Steppe) - oserei pensare che l'onda dell'Imperialismo (formatasi nel sistema regionale del Vicino Oriente antico e portata ai massimi livelli per la prima volta dalla Persia) avrebbe presto raggiunto (insieme alla parallela onda dell'urbanesimo) anche la Gallia Transalpina e che questa sarebbe stata percorsa dalla tensione tra ambizioni espansionistiche immediate (appunto verso la Cisalpina e, in secondo luogo, a Sud dei Pirenei) da un lato e istanze di aggregazione avanzate dalle periferie più o meno distanti (dapprima gli Aremorici e i Belgi, poi i Britanni sudoccidentali e così via fino ai Caledoni e addirittura ai Goideli ibernici). Se uno dei momenti di massima contraddizione dell'Imperialismo romano è consistito nell'incompatibilità tra compulsione alle conquiste (alla rincorsa di obiettivi da predare per ripianare le distruzioni delle precedenti) e costi logistici (di fatto si trattava di portare avanti una compagine più grande di una dozzina di volte rispetto alle normali dimensioni di una Monarchia ellenistica), un suo 'alleggerimento' a Ovest (e a Nord) avrebbe dato via libera da un lato a un impegno più serrato a Est del Levante mediterraneo (in pratica, la resa dei conti tra Romani e Parti), dall'altro alla formazione di un analoga compagine ipertrofica in Occidente (l'Impero delle Gallie), finché la formazione di centri di potere ben distribuiti (come avvenuto nell'Alto Medioevo) non rendesse definitivamente impossibile qualsiasi politica egemonica.

Io poi ho la mania di impostare la discussione in direzione prospettica (dal passato remoto al passato prossimo) anziché retrospettiva (dal presente al passato) e quindi la fase romana repubblicana risulta schiettamente leggibile a partire dai secoli e millenni precedenti, nei quali la frontiera celto-italica era a Sud delle Alpi (più o meno dalle foci dell'Arno e del Serchio al tratto finale del Po e dell'Adige e alle Dolomiti).

Infine, le linee di espansione di tutte le piccole e grandi potenze della Penisola Italica, prima e dopo Roma, sono state in grandissima maggioranza rivolte verso Meridione e Oriente, mentre le eccezioni (conquiste verso Settentrione e Occidente) si inquadrano regolarmente nella reazione a tentativi di espansione da parte cisalpina/transalpina o addirittura transpirenaica (i quali appunto erano indirizzati a loro volta verso Meridione e Oriente). In altri termini, la Repubblica Romana avrebbe potuto di per sé fare tranquillamente a meno delle Gallie e delle Spagne (e di fatto si è limitata fino a Cesare e Augusto al minimo indispensabile in quelle direzioni), mentre era molto più intensamente interessata all'Africa, Illirico, Macedonia, Grecia, Asia, Siria, Egitto e persino all'Armenia e alla Partia; le conquiste in Gallia, Spagna e nel bacino danubiano sono state di solito condizionate da esigenze di tutela delle comunità alla frontiera settentrionale o, nel caso della Spagna, occidentale.

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C'è anche il parere di Iacopo:

Nella nostra Timeline la vittoria di Cesare procurò a Roma almeno due secoli di tranquillità sul fronte occidentale. Una sconfitta quindi non avrebbe, secondo me, offerto l'occasione di aumentare l'impegno ad Oriente. Già con una situazione di assoluto favore ad ovest, i romani non riuscirono mai a concludere un risultato definitivo in medio oriente, figuriamoci se una potenza concorrente li avesse impegnati in Europa!

Ammesso che Vercingetorige riesca ad unificare le Gallie in un Impero (se ciò non accade, la conquista romana è semplicemente rimandata), il confine con Roma diventa caldissimo: la situazione ricorderebbe un po' quella delle guerre bizantino-persiane, col fronte che si sposta avanti e indietro, senza che nessuno dei due contendenti riesca a prevalere, con conseguente logoramento.

In questa continuity, Roma cerca di accerchiare il nemico espandendosi nel Norico e alleandosi ai Germani, mentre le Gallie tenderebbero ad espandersi nel bacino del Danubio (mi tornano in mente i Britolagi), alleandosi con Burebitsa e i Geti. Alla lunga i Balcani diventerebbero romani e la Germania gallica.

Il destino dell'Egitto sarebbe cruciale: questa potenza potrebbe avere tutte le risorse per diventare l'ago della bilancia della Storia, ma la sua leadership di eunuchi dal sangue debole e malato rimescolato a se stesso, probabilmente non reggerebbe il confronto con Roma. Alla lunga l'Egitto diventerebbe una provincia in tutto tranne che nel nome. Questo è importante, perchè la flotta romana, storicamente, fu pilotata da marinai egiziani. La talassocrazia romana ricoprirebbe, nell'ucronia, il ruolo di "guardaspalle" che la conquista delle Gallie ha avuto nella RTL.

E poi? Sono abbastanza sicuro che i Sasanidi non metterebbero piede in Europa. Privi di flotta e tradizioni navali, difficilmente potrebbero tenere la Grecia per più di qualche anno. è invece possibilissimo che puntino sull'Egitto, storicamente molto più affine alla Persia, e migliore per lanciare un attacco al nemico romano. La conquista dell'Asia Minore non sarebbe ne rapida ne facile: è possibile che la penisola anatolica diventi il secondo fronte di Roma, con rapide avanzate e ritirate precipitose.

In questa situazione il cristianesimo si diffonderebbe preferibilmente verso est, magari in forma più semitizzante (giudaica? nestoriana?) lasciando Roma e le Gallie disponibili per l'equivalente dell'islam. In ogni caso nel quarto secolo avverrebbe la resa dei conti, con Persiani, Egiziani e popoli delle steppe (ed eventualmente Germani) uniti per far crollare le due nazioni d'occidente.

Il risultato potrebbe essere favorevole alle Gallie (con la creazione di un impero celto-germanico simile a quello Carolingio, con in più la Spagna) o a Roma (con una serie di staterelli celto-germano-latini alleati o neutrali verso un centro romano o neo-romano (Bisanzio sarebbe, ovviamente, perfetta), o a nessuna delle due, con la frammentazione d'Europa.

Quali sarebbero le variazioni culturali in questa ucronia? Roma probabilmente resterebbe una Repubblica. In una situazione di grave crisi, il Senato prenderebbe rapidamente il sopravvento, fornendo un saldo appiglio anche morale. Le forme del potere diverrebbero via via più oligarchiche, mentre le province sarebbero amministrate da governatori dal potere assoluto. Senza un potere imperiale personificato da una sola persona, le lotte di successione e le guerre civili si ridurrebbero, probabilmente.

Le Gallie attraversano il mutamento maggiore. Alla lunga, per tenere testa al nemico romano, dotato di governo provinciale, ideologia di stato e legioni, dovrebbero sviluppare strutture almeno analoghe. Dal punto di vista militare la cavalleria farebbe il suo debutto molto rapidamente. Non credo che il Druidismo possa rappresentare una valida spina dorsale ideologica: le religioni pagane antiche erano già in crisi molto prima dell'inizio di questa vicenda... e i druidi erano perdipiù refrattari all'uso di tecnoche abbastanza fondamentali per una religione organizzata, come la scrittura. In mancanza di meglio Vercingetorige ed i suoi eredi avrebbero potuto optare in un mix di monarchia ellenistica e germanica, basata su una forte idealizzazione del sovrano come dio o suo rappresentante. Quale sarebbe stata la capitale delle Gallie? Una proposta apparentemente strana potrebbe essere... Lutetia.

Infine, la Persia. La conquista del Medio Oriente e dell'Egitto renderebbe ancora più fondamentale l'elemento semitico dell'impero, con conseguenze religiose (cristianesimo, gnosticismo) e linguistiche. Probabilmente si ripeterebbe la vecchia divisione Arsacide...

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Così replica Bhrg'hros:

È sempre un piacere leggere i Tuoi splendidi contributi! Se posso intervenire con qualche brevissima opinione (del tutto personale) da un'angolatura eurasistica, purché sia intesa per quello che è, una forma purtroppo molto modesta di partecipazione - entro i limiti della mia scarsa competenza - a una discussione entusiasmante:

1) Geopolitica iranica: acutissima osservazione sulla forza di polarizzazione da parte dell'etnia persiana, che ha di fatto preparato quasi tutto il terreno all'identità islāmica, egemonizzando fin da sùbito dopo l'Impero Neobabilonese la copertura politica delle compagini etniche di lingua aramaica. Relativizzerei le "affinità storiche" - indubbie e incontestabili, ci mancherebbe - tra Egitto e Persia per mezzo del fatto complementare che, da un punto di vista egiziano, Persia e Roma apparivano quanto mai simili in opposizione all'Egitto! La percezione etnica e nazionale deforma i rapporti oggettivi, che comunque registrano una reale somiglianza tra le due iperegemonie imperiali.
Tutti gli strumenti di una talassocrazia mediterranea sarebbero stati a disposizione dei Sāsānidi già con la sola Siria-Palestina; una conquista persiana di Bisanzio è concepibile anche in forme durature, a maggior ragione il controllo dell'Anatolia (certo tutto da conquistare, questo è verissimo).
Parallelamente, un'eventuale Grande Coalizione tra Egiziani, Persiani, Popoli delle steppe ed eventualmente Germani mi sembra ammissibile solo come contingenza estemporanea; se la massima tensione era tra l'Impero in grado di unificare il Mediterraneo (Roma) e quello in grado di unificare il Vicino e Medio Oriente (Persia), tutti gli altri attori tenderebbero a distribuirsi secondo la propria convenienza oggettiva, quindi Germani con Roma (in posizione di crescente forza), Popoli delle Steppe più occidentali con la Persia, Popoli delle Steppe centroasiatiche con Roma, Egitto al centro dello scontro come posta in gioco.

2) Nazioni europee: fino al Tardo Impero Romano il quadro più probabile delle aggregazioni etniche in Nazioni nel Continente e intorno al Mediterraneo prevedeva diciassette grandi unità regionali (Libici, Punici, Egizî, Siro-Aramei, Armeni, Greci, Illiri, Daci, Balto-Slavi, Germani Orientali, Germani Occidentali, Germani Settentrionali, Goideli, Britanni, Gallo-Belgi, Ispani, Italici) e una quindicina di gruppi 'minori' più o meno coesi (Ebrei, Pisido-Isauro-Licaoni, Cappadoci, Paflagoni, Lici, Frigi, Traci, Dalmati, Pannoni, Aquitano-Vasconi, Corsi, Sardi, Siculi; forse residualmente Apuli ed Etruschi), senza contare tutte le popolazioni di area caucasica e quelle ugrofinniche. Per semplificare un quadro del genere sono necessarî sconvolgimenti storici di portata eccezionale come quelli conseguenti alla più lunga guerra che la Storia ricordi - i quattro secoli di conflitto tra Romani e Persiani (a loro volta seguiti all'interminabile tensione tra Roma e i Parti; non certo da fraintendere come presunto Scontro di Civiltà tra Oriente e Occidente, ma al contrario come crisi suprema dell'unità indomediterranea) - e ogni scenario che in qualunque modo eviti tale guerra rafforzerebbe la continuità delle Nazioni 'inerziali' sopra elencate.

3) Religioni 'nazionali': non riesco a distinguere così nettamente tra forme di Cristianesimo più "semitiche" e Islām; entrambi (o le rispettive versioni adattate a questa ucronia) dovrebbero tipicamente caratterizzare una parte consistente del 'repertorio' confessionale entro l'Impero Persiano, mentre per Roma e le Gallie sarebbero più economiche forme di una qualsivoglia Religione Imperiale (Mithraismo, lo stesso Cristianesimo o altro) fortemente rimodellate su sincretismi locali (particolarmente fecondo mi sembrerebbe un Mithraismo druidico, ossia una coordinamento dei culti locali celtici secondo uno schema interpretativo unitario fornito dalla detta trasformazione iranica della religione tradizionale indoeuropea).

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E ora, un'idea di Alfio:


"Code Geass" per davvero

di Alfio

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nella britannia del 50 a.C. appare un "Vercingetorige" dei britanni, chiamato "Eowyn", un potente re Celtico, un grande capo che unifica le tribù britanniche e le guida contro i Romani di Giulio Cesare, e le tribù britanniche unificate da questo "Vercingetorige" britannico, respingono l'invasione romana della Gran Bretagna, che non entra a far parte dell'Impero Romano, rimanendone fuori, e questo condottiero, viene nominato "Re di Britannia" e viene fondato il primo "Regno britannico", nel MedioEvo, dalle parti di Stonehenge, viene scoperta una pietra, chiamata "Sakuradite", chiamata nell'medioevo "Pietra Filosofale", in questa "Timeline", nella terra, e diffusissimo questo potentissimo minerale usato come fonte di Energia, e Marco Polo, nel suo Viaggio in oriente, giunge fino in Giappone, dove scopre larghi e vasti depositi di "Sakuradite".

La storia poi prende il suo normale corso, fino al 1603, quando in Inghilterra, alla morte di Elisabetta I, non succede Giacomo I, al suo posto succede Enrico IX, che sancisce la stabilità della Dinastia dei Tudor.

Nel 1775-1781 gli inglesi vincono la guerra di Indipendenza Americana (qui chiamata "Ribellione di Washington") sconfiggendo il neonato esercito statunitense, e il Nordamerica rimane una colonia inglese.

Napoleone, dopo la rivoluzione francese, inizia le "guerre Napoleoniche" , solo che in questa "Timeline" Alternativa, Napoleone sconfigge l'Inghilterra, e riesce a invaderla, e Napoleone vince pienamente le guerre Napoleoniche, creando un "Grande impero Europeo", ma viene sconfitto in Russia.

1790-1805: Napoleone Bonaparte sconfigge l'ammiraglio Nelson nella battaglia navale di Trafalgar e invade l'Inghilterra,che viene unificata all'Impero Francese di Napoleone, e i nobili inglesi si ritrovano scacciati dall'Inghilterra e fuggono nel Nordamerica, questo evento viene chiamato "Umiliazione di Edinburgo", i Nobili inglesi fuggiti in Nordamerica, pongono le basi per la creazione dell' "Impero di Britannia", che inizia la sua ascesa ed espansione nel mondo.

Nel XIX secolo, con la rivoluzione industriale, avviene la creazione di quella che viene chiamata "Euro-Universe", una potente coalizione di stati e imperi Europei, che attraverso espansioni coloniali, conquista l'intero continente africano. L'ideologia Base dell' Impero Britannico è il "Darwinismo Sociale", e sulla "legge del più forte" e i Britanni sono considerati superiori in ogni cosa rispetto ai popoli dei paesi conquistati, trattati come esseri inferiori, è fortemente diffuso un capitalismo e consumismo portato agli estremi, ma allo stesso tempo, i mass media e i mezzi di informazione sono posti sotto un rigido controllo e sistema di censura da parte delle autorità britanniche, malgrado ciò,le Multinazionali e le corporazioni hanno un grande e vasto potere.

Nel 1905, dopo una insurrezione, in Cina viene destituita la monarchia Qing e sale al potere un nuovo imperatore, e questo porta alla creazione della "Federazione cinese".

Nel XX secolo nell'Impero Britannico avviene un grande Boom economico e tecnologico, fino a disporre di un potente apparato bellico, industriale e tecnologico, con cui si crea un vasto e potente esercito, e dopo inizia delle espansioni e guerre di conquista imperiali.

Nel 1942-1945 si combatte la "prima guerra del Pacifico" tra il potente impero Nipponico e l'impero britannico, dove l'impero del Giappone viene sconfitto, provocando la fine dell'Imperatore giapponese e la salita al potere di una democrazia liberale.

Nel frattempo, il "Impero di Britannia" continua la sua Ascesa e la sua creazione di un impero globale potente.

Nel 2010 l'impero di Britannia, tenta una Invasione del Giappone, la guerra tra il Giappone e la Britannia viene chiamata "seconda guerra del Pacifico" dopo duri e aspri combattimenti, le macchine da guerra britanniche ( i "Knightmare Frame" che somigliano a grossi robottoni da combattimento) hanno la meglio sui militari giapponesi e le macchine da guerra nipponiche, e il Giappone, viene annesso all'impero britannico e chiamata "Area 11", ma i britanni hanno invaso il Giappone, per impossessarsi dei suoi ricchi e prosperi giacimenti di "Sakuradite", minerale usato come fonte di energia.

Nel 2010, il mondo è diviso in quattro Megastati, che controllano grosse fette del mondo:

In Giappone si scatenano una serie di rivolte e insurrezioni contro l'occupazione britannica, un forte e acceso movimento indipendentista giapponese, che guida azioni militari e attentati contro i militari britannici.

Nel 2018, la federazione cinese viene sciolta e sono creati gli "Stati uniti Cinesi".

Nel 2018, per contrastare il crescente potere dell'Impero britannico, la Euro-Universe e la Federazione cinese si uniscono e creano l'"Alleanza degli Stati Uniti", ma dopo una guerra tra l'impero britannico e la "Alleanza degli stati uniti" si prospetta un mondo di Pace.... Quanto durerà?

Per farmi avere il vostro parere, scrivetemi a questo indirizzo.


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