Colòn

di Paolo Maltagliati


L'esperimento di Nikola Tesla sulla corazzata americana USS Eldridge va in modo leggermente diverso... La nave della marina degli Stati Uniti appare per trenta secondi a prua della Pinta. Cambiando tutto...

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I: Il gigante grigio e l'ammutinamento

La nave cavalcava veloce i venti, Colombo se lo sentiva, le indie erano vicine. A convalidare i suoi sospetti vi erano delle prove inequivocabili! Cominciavano a comparire alghe nel mare e gabbiani nel cielo. Se quella non era la prova che tra uno, al massimo due giorni avrebbero toccato terra, si sarebbe mangiato il cappello. Ma Martin Alonso era ancora di pessimo umore. L'esperto marinaio! Lui e i suoi fratelli erano così pieni della loro scienza marittima da quattro soldi... a Roccapietra si potevano trovare ragazzini che ne sapevano di più sul governare un barca. No, forse stava esagerando, Martin era stato un aiuto prezioso e visto l'ascendente che aveva sugli uomini gli era servito a domare l'impazienza di quei pendagli da forca che gli avevano messo a disposizione come ciurma. Ma ora qualcosa era cambiato in lui, in quello spagnolo dal sangue caldo. Aveva sempre appoggiato Colombo, e ora...Era come se una vocina fosse entrata nella testa di Martin e gli avesse detto: “vuoi morire in mezzo al mare per colpa di quel matto di un italiano?” Forse c'era sempre stata, ma era cambiato il fatto che da qualche giorno anche lui gli prestava ascolto. Dalla notte in cui, tra le nebbie, un mostro marino, grigio ed enorme, aveva tagliato la strada alla Pinta e l'aveva spaccata in due come se fosse stato un ramoscello in mano ad un bambino. Era buio, e non avevano visto bene Il mostro mugghiava, e sembrava una creatura uscita dagli inferi. E qualcuno tra i superstiti giurava che vi era impressa la parola “Satanael” a lettere cubitali. Una creatura del demonio dunque? No, non poteva essere. Proprio non avevano visto bene...Ma avevano sentito, eccome. Un violento fragore, come di crepitio di un incendio, e poi le urla dei marinai. Erano riusciti a recuperarne una buona metà, ma neanche loro sembrava avessero compreso bene cosa gli era capitato, nella bocca di quale gigante del mare fossero finiti per poi essere risputati indietro. Questo era troppo per tutti. L'unico a voler andare avanti era Colombo. Ma anche se era il capitano era un uomo solo contro un'intera ciurma. Fu così che la Santa Maria fu abbordata dall'equipaggio della Nina. Il pazzo genovese decise di usare il piccolo cannone(Dio benedicesse Ferdinando d'Aragona! Quel penoso succube l'aveva più o meno spuntata sulla moglie, almeno per una volta! L'aveva fatto montare sulla caravella all'insaputa di quella tirchia, diabolica, megera di donna Isabella. Aveva sperato di non doverlo usare mai. Ma Dom Ferràn aveva avuto ragione: era sempre meglio essere prudenti) di cui disponeva per fare fuoco sulla seconda nave. Fu capace di abbattere l'uomo di guardia, che non ne voleva sapere di far fuoco sui suoi fratelli. Il colpo andò a segno una volta. E poi un'altra. Il suo bersaglio venne gravemente danneggiato, anche se per miracolo l'albero maestro rimase intatto. Intanto però Martin aveva catturato Cristoforo e Sebastiano Colombo. 
L'ex capitano genovese era ai ceppi, con l'occhio tumefatto. Anche se la ciurma era impaziente, Pinzon non voleva ucciderlo. Non ancora. Un suono uscì dalla bocca di Cristoforo. Voleva essere una risata, ma sembrava di più un rantolo, viste le condizioni della sua mascella. Poi cercò di parlare:
“Martin, lo sai bene anche tu perché ho fatto quel che ho fatto, vero? Lo sai bene che non puoi promettergli di voltare la prua e tornare in Spagna. Non con la Nina in questo stato. La sua ciurma non ci starà mai tutta sulla Santa Maria, che già porta anche metà dell'equipaggio della Pinta...dovete toccare terra per riparare la nave...”
Pinzon lo sapeva, maledizione! Non lo voleva dire ai suoi ma la verità sarebbe venuta a galla...
“Due giorni, Pinzon. Fammi questa promessa: se entro due giorni non toccherai terra sarai libero di tagliarmi la testa. Ma se la toccherai...beh, cerca di immaginare una ricompensa adeguata al bel visino che mi hai regalato!”
La ciurma rumoreggiò alla notizia che dovevano, nonostante tutto, andare ancora avanti, anche solo per un po'. Ma tutti convennero che non era possibile fare altrimenti, anche perché un viaggio in cambusa faceva notare a tutti che cibo e acqua, anche tirando la cinghia, non sarebbero bastati per il viaggio di ritorno. E due di meno non avrebbero fatto gran differenza...
Al pomeriggio del secondo giorno dall'ammutinamento Martin Alonso si avvicinò a passi lenti ai ceppi che tenevano incatenato il suo prigioniero. Sguainò la sua spada. “Due giorni sono passati, Don Colòn. E di terre non se ne vedono.”
Il genovese cercò a fatica di replicare. La bocca era secca, la voce impastata:
“Sei un po' in anticipo. Manca ancora del tempo al tramonto. Sei sicuro di non voler dare un'altra misera ora di vita ad un povero pazzo?”
“No, don Colòn, la tua follia finisce qui”, fu la risposta dell'altro.
“Terraaa!”: il mozzo fermò la spada di Pinzon a mezz'aria. E “Don Cristobal Colòn” sorrise, per quanto gli era possibile farlo.

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II: Terra

“...e dunque io prendo possesso di questa terra in nome delle cattoliche maestà di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. In nomine patri et filii et spiritui sancti.”
La piccola cerimonia si concluse presto. Ora si trattava di capire in che dannato posto erano finiti, dove trovare del cibo e della legna per rattoppare la Nina, e, soprattutto, dov'è che c'era l'oro. Colombo aveva detto che ne avrebbero trovato, e anche parecchio. Ma di città, in giro non se ne vedevano..
A Cristoforo, Pinzon aveva risparmiato la vita, ma da qui a reintegrarlo come capitano ce ne passava. Forse era meglio così: il pestaggio, due giorni senza cibo né acqua..il suo cervello non funzionava più a dovere. Ora era diventato “don Colòn el cabeza”, una sorta di santo, o profeta, o saggio, a seconda delle circostanze. Tutto l'equipaggio lo trattava con gran rispetto, quasi riverenza. Non era più il rispetto dovuto al capitano, che, forse, lui non si era mai guadagnato. Era il rispetto del nipote verso il nonno, o qualcosa di simile. In realtà Pinzon non aveva la minima intenzione di lasciarlo in vita. Al momento del ritorno a casa la regina Isabella poteva far tagliare la testa a tutti, per ammutinamento, se avesse parlato...Ma avrebbe parlato davvero? Tutto lasciava sembrare che fosse diventato un povero pazzo.
Colombo, naturalmente, riusciva ad interpretare perfettamente i pensieri del suo vice. Lui, se si fosse ammutinato, non avrebbe aspettato un minuto, avrebbe eliminato il comandante senza alcuna esitazione. Un ex comandante senza potere ma vivo era sempre un pericolo per il nuovo re della ciurma. Pinzon l'aveva finalmente capito e quella finta pazzia era uno spettacolo apposta per lui. Per convincerlo che ormai era inoffensivo. Effetto non previsto, che univa due piccioni con una fava, era che, da quando aveva azzeccato esattamente il giorno e, praticamente, anche il momento in cui avrebbero avvistato terra, i marinai lo vedevano come una specie di profeta. Il folle benedetto da Dio piaceva sempre. Il vantaggio di rastrellare i quartieri più poveri dell'Andalusia per formare un equipaggio era quello di trovare, in genere, gente molto superstiziosa. Certo, se fossero stati italiani non si sarebbero comportati così.. Ma, d'altro canto, con dei genovesi come marinai lui non sarebbe stato neanche vivo, ora. Con calma e pazienza avrebbe ripreso il controllo, era solo questione di tempo. 
Ma arrivò un evento che sconvolse sia i piani di Pinzon che quelli di Colombo. Non avevano nemmeno avuto il tempo di finire di farsi il segno di croce che si trovarono davanti un piccolo gruppetto che li fissava incuriositi. Erano un uomo, tre donne e due ragazzini. Bassi, pelle olivastra, un naso leggermente adunco. Ma la cosa che più colpì gli spagnoli è che erano completamente nudi. Ovviamente una buona metà dell'equipaggio si mise a fissare lascivamente le donne. Ma la situazione era talmente surreale che presto smisero di farlo. Avevano visto qualcos'altro che attirava il loro interesse più del sesso. I loro gioielli. Quello era oro, non c'erano dubbi. Pinzon a questo punto non sapeva cosa fare, e fece l'errore più grande della propria vita: chiese a Colombo di dargli una mano per comunicare con questi primitivi abitanti delle indie. Povero pazzo! Aveva offerto a Cristoforo un modo inaspettato per aumentare il suo potere. Ci volle del tempo per capirsi a gesti, dato che quelli non parlavano, e, del resto, sarebbe stato ingenuo aspettarselo, né spagnolo, né portoghese, né catalano, né francese, né alcuna variante di italiano, che più o meno erano tutte le lingue che Colombo sapeva e che Pinzon fingeva vagamente di capire. Alla fine quelli, che sorridevano come degli idioti, forse perché pensavano di averli davanti, degli idioti, condussero tutto l'equipaggio al loro villaggio. Era iniziata una nuova avventura per loro. E certamente più piacevole di passare un intero mese avendo intorno solo acqua.

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III: indios

Cristoforo e Martin vennero invitati nella tenda del capo villaggio, mentre gli altri se ne rimasero buoni buoni a curiosare. Erano troppo sorpresi dalla nuova situazione per tentare qualche mossa sbagliata. Poi erano così gentili! Avevano scambiato vetri colorati e chincaglieria di poco conto con i loro monili. Il che li rendeva, perlomeno dal punto di vista spagnolo, talmente stupidi da provare tenerezza per loro. Il problema fondamentale per Pinzon era non essere mangiati o avere la testa mozzata per quel poco tempo bastante per fare rifornimento e fare subito rotta per le Canarie. Colombo invece aveva visto qualcosa di differente. Quei popoli erano vicini al Cipango o al Catai di Marco Polo. Era da lì che venivano i monili. Sottomettere quei popoli sarebbe stato uno scherzo anche per la sua povera patria, figurarsi per dei soldati veri come i castigliani o i catalani. Si potevano fondare delle colonie permanenti, e poi...e poi, forse, un regno. Aveva già fatto capire a Isabella che di tutto quello che avrebbe scoperto lui ne avrebbe avuta una fetta. Ma non era una fetta che lui desiderava. Lui voleva tutto. Impaziente, superò di slancio i maldestri tentativi di approccio di Pinzon e, indicando il grande monile sul petto del capo chiese: “dove?” naturalmente non poteva capire. Ma tentare non nuoce. Il capo aveva capito che quei poveri pezzenti cercavano dei monili d'oro. Per andare ad offrirli ai grandi dei dell'ovest? Forse erano stati scacciati dalle loro terre e cercavano di fuggire e chiedere riparo a loro, ai grandi dei dell'ovest. Gli stavano simpatici, anche se erano strani e portavano tutti quegli assurdi strati di sottili pellicce. Doveva ammonirli che gli spiriti a cui volevano chiedere protezione erano piuttosto capricciosi e se erano di pessimo umore li avrebbero sacrificati per assorbire la loro energia vitale. Così narravano le leggende che sentiva, anche se lui, di persona, non aveva mai visto questi potenti. Colombo era acuto e perspicace, ma anche dotato di tutta la buona volontà del mondo, non poteva capire perfettamente una lingua mai sentita in due ore. Comprese però quanto gli bastava, cioè che a ovest, oltre il mare, nella direzione opposta da cui erano giunti, c'era qualcosa di grosso e potente. Era la conferma dei suoi sospetti, c'era il gran Khan dall'altra parte! A questo punto doveva forzare i tempi. Doveva riprendere il controllo sugli uomini per spingerli avanti, a cercare il Catai. 
Gli uomini erano tutti molto stanchi e Pinzon concesse un po' di riposo. Gli uomini obbedirono con gioia al nuovo ordine. Obbedirono talmente bene che iniziarono ad interagire con i locali e, soprattutto, le locali.“Bene! Buon Cristoforo, hai una settimana per convincerli...” pensò tra sé Colombo. Sempre interpretando il ruolo del pazzo, andava profetando di una terra, ancora a ovest, più ricca e florida di quella di cento, mille volte. E non pochi iniziarono a credergli. Una settimana dopo, Pinzon diede finalmente l'ordine: si tornava a casa. Al che Colombo stramazzò a terra, iniziò a rantolare e altre scenate del genere. Poi si mise a urlare: ci vuole cercare con me la terra benedetta, chi vuole proseguire per trovare ori e ricchezze senza fine? Alcuni degli uomini mormorarono: “in fondo non ha tutti i torti, qui si sta bene. Cosa mi aspetta di là? Pochi reales e una vita da delinquente? No, io sto col matto”.
Torres, con il suo fedele archibugio, fece un passo. Poi urlò: “Chi non ha famiglia? Chi sta col matto?” 
Molti “Io!” più o meno entusiastici si diffusero sulla bocca della ciurma. Molti altri si unirono a lui e al matto. Metà dell'equipaggio, più o meno. Torres riprese a parlare, questa volta levandosi il cappello e piegando il capo, in modo umile:
“Don Pinzon, siete stato un gran capitano, ma io non voglio tornare. Non adesso perlomeno. Tornerò quando avrò tanto oro da far aprire le gambe persino a dona Isabela!”
Gli altri che l'avevano seguito si misero a ridere.
Pinzon sudava freddo. Non sapeva minimamente cosa fare. Come aveva fatto quel pazzo italiano bastardo a convincerne così tanti? E se forse non era pazzo, ma solo molto, molto furbo? No, non poteva essere! Però la realtà che aveva davanti era comunque desolante. Alla fine, con un forte sospiro, rispose: “Sta bene. Allora io prenderò coloro che vogliono tornare e con la Santa Maria...”
A questo punto Colombo, che era rimasto in silenzio fino da quando Torres si era messo a sproloquiare, intervenne, con una voce quasi lugubre: “La Santa Maria è MIA. Voi prenderete la Nina. E' stata ampiamente riparata e c'è spazio per tutti voi.”
Quello che seguì fu un battibecco che si estese, e si estese, e si estese ancora, fino a quando uno sparo dell'archibugio di Torres risuonò per la tutta la foresta. Martin Alonso Pinzon venne accompagnato, ferito, sulla Nina e i marinai a lui fedeli salparono senza guardarsi indietro. Gli altri guardarono la nave rattoppata alla meglio diventare un piccolo punto in mezzo al mare e poi sparire completamente dall'orizzonte. Tutti coloro che erano rimasti sulla spiaggia guardarono Torres. E Torres guardò Colombo e sussurò: “bien, cabeza, adesso?”

Paolo Maltagliati

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Anche Basileus TFT vuole dire la sua:

Ecco la mia idea: le leggende europee sulla scoperta dell'America sono vere e tali popoli non solo sono esistiti veramente, ma vengono ritrovati dai primi esploratori europei nel 1500. Riusciranno a sopravvivere fino ai giorni nostri? E come sarebbero arrivati fino a quel momento? Fra le varie opzioni abbiamo:

Meglio che niente: una colonia atlantidea sopravvissuta nei Caraibi, dopo l'affondamento della madrepatria al centro dell'Atlantico.

Facciamo come papà: Telemaco e Telegono, ispirati dai racconti del padre Odisseo, salpano alla ricerca di Ogigia, ma approdano vicino alla foce del fiume Delaware, dove fondano Philadelphia, la Città dell'amore Fraterno.

L'ultima tribù: un gruppo di israeliti perseguitati, dopo lunghe peregrinazioni, si stabilisce in America passando dall'Asia, e qui costruisce una nuova Sion, guerreggiando con i nativi.

Le brillanti idee del Faraone Necao: un gruppo di antichi egizi non solo circumnaviga l'Africa, ma in un secondo viaggio riesce addirittura ad approdare in Brasile.

La seconda chance: Annibale, dopo la sconfitta di Zama, onde evitare di essere consegnato ai Romani parte con una piccola flotta verso occidente, supera le Colonne d'Ercole e fonda una seconda Cartagine in Nicaragua.

Sol Invictus: i Romani, all'epoca di Traiano, raggiungono l'attuale Messico e vi si stabiliscono.

Volkwanderung transoceanico: i Vandali di Genserico non passano in Africa, ma cercano fortuna oltreoceano e raggiungono la Florida.

Altro che leggenda: gravemente ferito nella Battaglia di Camlann, Re Artù viene portato dalla Signora ad Avalon, la Terra delle Mele che noi chiamiamo Massachusetts.

Nuova Irlanda: San Brendano di Clonfert sbarca in Pennsylvania, la battezza Isola dei Beati e vi costruisce dei monasteri.

Insciallah: Tariq ibn Ziyad non sbarca in Spagna, ma costruisce una flotta e guida le sue truppe berbere fino in Brasile.

Vinland: un regno vichingo di religione norrena, esteso a Terranova e alla terraferma immediatamente adiacente.

Alla faccia di Filippo il Bello: i Templari non vengono tutti epurati, alcuni riescono a fuggire nel New England (ricordate Oak Island?) e creano un proprio dominio in loco.

Occhi a mandorla: la flotta di esplorazione cinese giunge in Perù e crea un avamposto nella sua regione settentrionale.

Fin dalla fine del mondo: i conquistatori Maori saccheggiano la costa pacifica e giungono nei Caraibi attraverso il Lago Nicaragua.

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E Never75 aggiunge:

Mi unisco pure io al gioco. Nel 1066 Guglielmo il Bastardo perde la battaglia di Hastings.
Demoralizzato, non si rassegna alla sconfitta. Raggruppa i normanni sopravvissuti e varca l'Oceano, assegnando la Normandia al primogenito Roberto.
Approda dopo mesi di navigazione e con una flotta quasi decimata sulle coste canadesi dell'attuale Nuova Scozia.
Lì arrivati vengono accolti prima con ostilità sia dai vichinghi superstiti, arrivati prima di lui, che dai nativi Mi'kmaq. In seguito Guglielmo dimostra le sue capacità belliche e sconfigge entrambi in una scaramuccia a seguito della quale si autoproclama re della nuova nazione, prontamente ribattezzata Nuova Inghilterra, governando con pugno di ferro su normanni, vichinghi e nativi. Dopo qualche generazione i tre popoli si fonderanno in uno solo, parlando una lingua germanica innestata su elementi Mi'kmaq.

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Bhrghowidhon non può fare a meno di intervenire:

Aggiungerei ancora che i Takelma, Costanos, Miwok e Ts'msyan (Tsimshian), tutti della classe linguistica Pen-Uti e seriamente confrontati con la famiglia indoeuropea, fossero davvero Indoeuropei.

Da notare che, se tutto quanto quel che abbiamo elencato fosse stato vero, l'America Precolombiana risulterebbe pressoché indistinguibile da quella della nostra Storia...

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E ora, l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se l'America non venisse mai colonizzata?

Come tutti sappiamo, i continenti americani prima della colonizzazione da parte delle potenze europee erano la patria di numerose distinte tribù indigene, una varietà di popoli e culture modellate dai diversi paesaggi e climi: dagli Irochesi del nordest ai Dakota e Lakota delle Grandi Pianure, dagli Inuit del ghiacciato nord ai Maya del sud tropicale.
Ma anche se molti di noi hanno un’idea di chi sono questi popoli, raramente vediamo il quadro più ampio della storia antica del continente americano, in gran parte perché nella maggior parte di queste culture le cronache storiche spesso venivano diffuse come favole orali, mentre le poche che avevano sviluppato e conservato cronache scritte sono andate perdute o distrutte a causa della natura, delle guerre tribali o dell’Inquisizione spagnola.
Inoltre c’era un’ampia disconnessione tra questa vasta miriade di tribù, specialmente tra le più avanzate, il che ci lascia l’immagine di un’America precolombiana frammentata e oscura.
Ma l’arrivo degli Europei, nonostante l’assimilazione aggressiva condotta dalla Spagna, permise una documentazione e disamina incrociata della tradizione nativa, specialmente nel nord, dove si riuscì a trarre conclusioni sulla provenienza di queste tribù, le loro interazioni storiche e su cosa si basavano le loro credenze.
Ma nonostante questo, con la popolazione nativa piagata dalle malattie e schiacciata dalla competizione con le superiori armi, tecnologie e tattiche europee, queste culture si rimpicciolirono fino a diventare gruppi politici ancora più irrilevanti, venendogli in pratica negata ogni possibilità di miglioramento ed espansione autonome che altrimenti avrebbero potuto raggiungere.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa le Americhe non venissero mai colonizzate, semplicemente perché non vengono scoperte o perché l’interazione è minima, impedendo qualsiasi scambio di malattie, tecnologie e simili? Le tribù americane vengono semplicemente lasciate a svilupparsi da sole.
Questo potrebbe essere un azzardo da suggerire, dato che anche se la scoperta non avvenisse come nel nostro mondo sarebbe incredibilmente improbabile che le Americhe rimangano isolate a lungo, figuriamoci per diversi secoli, ma faremo questa eccezione per esplorare come potrebbero avanzare da sole queste tribù.
Delle diverse tribù americane di entrambi i continenti, alla fine del ‘400 solo una manciata in realtà aveva raggiunto un livello di progresso importante che potremmo considerare indicativo di uno sviluppo sul lungo termine.
Quello che invece troviamo più spesso sono cacciatori-raccoglitori nomadi al livello dell’età della pietra e contadini primitivi.
Le eccezioni più importanti saranno gli Inca e diverse civiltà centroamericane, le più famose delle quali saranno i Maya e gli Aztechi.
Esistevano anche altre importanti civiltà avanzate, forse alla pari con quelle menzionate prima, ma a questo punto erano già scomparse, come la Cultura del Mississippi, che aveva dimostrato impressionanti capacità organizzative, commerciali e costruttive.
Non è chiaro cosa causò il collasso della Cultura del Mississippi e dei suoi vicini contemporanei, ma la coincidenza di questo evento con un cambiamento climatico potrebbe suggerire che un declino delle risorse contribuì a instabilità sociale, spopolamento e agitazioni, inoltre la presenza di fortificazioni costruite di recente implicano che anche la guerra ebbe un ruolo.
Anche gli Aztechi potrebbero servire come esempio di società avanzata ma instabile, una che nel nostro mondo quasi sfuggì al collasso solo per vedere la conquista da parte del collasso.
Nonostante la credenza comune che gli Aztechi avessero il potenziale per rientrare fra gli attori più importanti del Nord America, alla fine del ‘400 l’impero, che in realtà era più una labile associazione di città-stato, stava mostrando pesanti segni di declino.
I suoi sudditi stavano resistendo sempre più al dominio azteco, che veniva riconosciuto come crudele e imprevedibile.
Questa infatti fu una cosa che gli Spagnoli utilizzarono a loro vantaggio, rivoltando gli stati clienti dell’impero contro di essi in un esito che certamente si manifesterà di nuovo senza l’intervento spagnolo, solo in maniera meno coordinata.
Il regno dell’ultimo dominatore azteco fu marcato da corruzione e disunità fra la classe nobiliare, al punto che su di essa vennero poste maggiori esclusioni per impedire a guerrieri ambiziosi di raggiungere ranghi nobiliari, abbandonando in pratica il sistema meritocratico precedentemente in vigore, e anche se quest’era non vide espansioni territoriali degne di nota questo era insignificante se paragonato alla quantità di regioni in ribellione.
Gli Aztechi videro pochissime soluzioni alla fine di queste ribellioni diverse dalla guerra continua e dall’instillazione della paura negli stati sudditi.
La guerra dopotutto era il campo principale nel quale eccellevano gli Aztechi, con grandi carenze in quasi tutte le altre materie, e questo significa che a meno che non riescano a sottomettere queste città-stato ribelli con la forza il risultato sarà un collasso dell’Impero Azteco in un lasso di tempo simile.
Ottimisticamente, esiste un rivale degli Aztechi di capacità quasi equivalenti agli Aztechi che viene spesso trascurato dalla storia, ovvero lo Stato Tarasco, che si trovava proprio ad ovest.
Questo impero non era solo una delle società più avanzate del continente, essendo all’avanguardia nella metallurgia e l’unica civiltà dell’Età del Bronzo nell’America Centrale dell’epoca, ma aveva anche combattuto e sconfitto gli Aztechi in numerose occasioni, cementandosi come potenza degna di potere e probabile contendente per il dominio della regione.
Anche se era comunque un impero che esigeva tributi come quello azteco, il Regno Tarasco era notevolmente più centralizzato e orientato verso la mutua cooperazione fra le sue terre, creando una società ben organizzata con un confine ben fortificato che attrasse il sostegno dei rivali degli Aztechi e dei rifugiati in fuga dalle recenti conquiste azteche, tattiche d’assimilazione che non si affidavano alla sola forza bruta e che creavano anche un’unione più armoniosa tra il popolo del Regno Tarasco, rendendolo non solo un pari degli Aztechi ma un’alternativa molto preferibile per diverse persone nella regione.
In una TL abbastanza lunga dove Aztechi e Taraschi devono vedersela da soli, è assolutamente probabile che la crescente disunità nell’Impero Azteco crei diverse opportunità per l’invasione Tarasca.
Forse le comunità ribelli si libereranno, o si uniranno all’impero occidentale, formando alla fine una stretta coalizione che porterà la maggior parte dell’America centrale sotto il dominio tarasco.
Muovendoci più a sud troviamo la civiltà Maya.
Non era un impero come gli Aztechi, ma una comunità labilmente connessa di città-stato sia in cooperazione che in competizione che condivideva forti legami culturali.
In vari punti durante la storia alcuni di questi stati si unirono in una forma o in un’altra, ma non avevano un incoraggiante registro di unità costante.
Ciononostante, un relativo livello di autosufficienza, ricche opportunità commerciali, innovazioni degne di nota e una struttura decentralizzata di città-stato, hanno portato molti a paragonarla all’antica Grecia.
Comunque sia, essa stava vedendo un livello di espansione relativamente piccolo, che possiamo aspettarci continui fino a quando non verrà creato un maggiore livello di unità.
Detto questo, sarà solo una questione di tempo, dato che i Maya stavano andando bene, avevano respinto delle invasioni e non avevano delle minacce confinanti che potrebbero dimostrarsi troppo forti nel futuro prossimo.
I fattori delle scarse risorse e forse del cambiamento ambientale potrebbero in realtà dimostrarsi il loro peggiore avversario, anche se allo stesso tempo questo potrebbe motivare un’espansione verso i Caraibi, che si sapevano essere ricchi delle tanto necessarie risorse.
Muovendoci più a sud sulla mappa del Sudamerica incontriamo la più grande delle civiltà americane antiche, ovvero il vasto Impero Inca, che regnava su gran parte della montuosa costa occidentale del continente.
L’Impero Inca era organizzato in quattro zone amministrative, i cui confini si incontravano nella capitale di Cusco, da dove regnava il Qhapaq Inca.
Il governo all’interno dell’Impero Inca dimostrava un livello eccezionalmente alto di organizzazione e comunicazione, perfino attraverso un dominio così ampio e senza l’uso di cavalli o ruote per il trasporto.
Grazie all’uso di estese autostrade, un sistema di magazzini per il rifornimento rapido, fermate per il riposo e stazioni per le staffette, la distribuzione degli operai e la trasmissione di messaggi poteva essere raggiunta a velocità incredibili, impedendo quella che altrimenti sarebbe potuta essere una disconnessione e disunità paralizzante all’interno dell’impero.
Anche se il sistema di assimilazione degli Inca non era raffinato come quello dei Taraschi a nord, essi avevano i mezzi per raggiungere la cooperazione delle terre appena annesse.
Accadeva spesso che gli Inca affrontassero avversari con armi simili o meno avanzate, fatte soprattutto di legno o pietra, ma fu coi loro grandi numeri che riuscirono a sconfiggere o semplicemente intimorire molti avversari fino a sottometterli.
Inoltre, dato il livello di avanzamento, sicurezza e protezione offerto dagli Inca era talmente profittevole che si assisteva più spesso ad un unione che ad una resistenza alle incursioni Inca.
Quelli che lo facevano e perdevano vedevano i figli dei nobili portati via in silenzio e allevati dal governo Inca prima di tornare a governare sulla loro tribù o città come fantoccio dell’impero.
Detto questo, la lealtà di questi territori annessi veniva spesso messa in dubbio, ed è chiaro che ci sarebbe voluto almeno qualche decennio prima che le generazioni cresciute sotto il dominio Inca venissero completamente integrate nella società unita, ammesso che potessero.
Tornando a nord vediamo una società spesso non considerata fra le culture americane avanzate, ma che stava certamente gettando le fondamenta per un impero veramente espansivo: gli Irochesi.
Questa confederazione di cinque tribù in quello che conosciamo oggi come lo stato del New York aveva messo fine a quelli che venivano visti come litigi tra nazioni fraterne per dirigere invece la loro forza contro i loro rivali, che non avevano possibilità contro la loro potenza unita.
Inoltre anche la pratica delle Guerre del Lutto provvedeva ad aumentare i loro numeri tramite l’assimilazione aggressiva di altre tribù.
Le Guerre del Lutto, o raid, erano missioni eseguite con l’obbiettivo principale di fare prigionieri per sostituire i membri delle popolazioni persi nei conflitti precedenti, o integrando questi prigionieri nella comunità irochese o giustiziandoli selvaggiamente come parte di una cerimonia di vendetta.
Comunque sia la pratica serviva per alzare il morale e il numero degli Irochesi e abbassare quelli del nemico.
La partecipazione a queste Guerre del Lutto era diventato perfino una specie di rito di passaggio per i giovani.
Quelli che portavano indietro grandi numeri di prigionieri guadagnavano grande rispetto, mentre quelli che si rifiutavano di partecipare venivano marcati come codardi dalle madri del clan, cosa che per la tribù voleva dire che non ci si doveva sposare con loro e gli veniva proibito di riprodursi.
Si pensa che l’espansione Irochese in parte fu dovuta in gran parte grazie a sviluppi di successo nell’agricoltura, ma anche le loro discordanze potrebbero aver giocato un ruolo equivalente nel renderli una forza aggressivamente espansionista, dato che non si sarebbero potuti far crescere raccolti in grande quantità per sostenere la popolazione in ascesa.
Si è scoperto che almeno all’inizio questi progetti si siano dimostrati opprimenti e spossanti per l’ambiente locale, creando grandi richieste di nuovi terreni di caccia e agricoli intorno alla regione dei Grandi Laghi, portandoli così in conflitto con le tribù di queste terre desiderate.
Queste civiltà che abbiamo nominato avevano il potenziale più grande nel periodo pre-contatto per diventare gli imperi intorno ai quali si sarebbero radunate le future società americane.
Più tardi sarebbero ascese altre tribù degne di nota nella regione delle Grandi Pianure e del Gran Bacino, ma queste tribù dovettero il loro avanzamento in gran parte all’introduzione della tecnologia europea e degli animali addomesticati nel Nuovo Mondo, facendo un uso estensivo di armi da fuoco, cavalli e altro, ma senza questi fattori le suddette tribù molto probabilmente manterranno gli stili di vita semi-nomadici primitivi per molto tempo.
L’inizio del ‘500 vedrebbe un’ulteriore espansione dell’Impero Azteco, che sopprimerà aggressivamente le ribellioni o le potenziali minacce per portare più risorse alla capitale e tentare di riasserire il controllo delle sue terre.
Questo a sua volta lascerà diverse sue città piene di risentimento, al punto che adesso ai cittadini comuni che hanno servito nell’esercito nella speranza di elevare il loro rango sociale verrà negato l’accesso alla classe nobiliare, ispirando ammutinamenti, diserzioni e frammentazioni all’interno dell’esercito, con alcuni che addirittura arriveranno a reclamare degli insediamenti per loro stessi, diventando in pratica dei capi indipendenti o signori della guerra.
A nord, proprio come nel nostro mondo, gli Irochesi conquisteranno la terra degli Uroni e della Nazione Neutrale, accerchiando completamente il Lago Ontario a loro uso esclusivo, lasciandoli senza importanti rivali a nord di cui preoccuparsi, permettendogli di spostare l’attenzione sulle vicine tribù di Mohicani, Eriez, Lenape e Susquehannock.
Le invasioni irochesi verso est motiveranno una maggiore coesione tra le cinque tribù algonchine a nordest note come Confederazione Wabanaki.
Anche se le capacità di questa confederazione scomparivano davanti a quelle irochesi, il livello primitivo di agricoltura le permetterà di sostenere una popolazione capace di respingere forti incursioni, trovando inoltre grande sostegno fra le varie altre tribù algonchine che occupavano l’area del New England.
In Sudamerica, dato che gli Inca non hanno mai avuto a che fare col vaiolo nel ‘500 e perciò non hanno perso il loro re e i suoi eredi come è successo nel nostro mondo, gli verrà risparmiata la crisi di successione e la guerra civile che seguì.
Il regnante Inca dell’epoca continuerà la sua politica di sviluppo delle infrastrutture, come la costruzione di diverse nuove strade, magazzini e altre strutture in tutto l’impero.
Detto questo, la facilità con la quale l’impero cadde in una guerra civile indica che ci fosse un grande livello di divisione e instabilità, e sarà solo una questione di tempo prima che questo si manifesti sotto forma di un conflitto simile, ma, come è successo nel nostro mondo, è assolutamente possibile che questo conflitto sia breve e forse rafforzi la comunità attraverso lo sradicamento di tutti gli elementi ribelli, lasciando il potere nelle mani di chiunque comandi il numero maggiore di soldati con la maggiore efficienza.
Infatti, se l’impero sopravvivrà, cosa che per questo scenario suggeriremo avvenga, ci si può aspettare un’espansione verso nord oppure un consolidamento dell’autorità all’interno del suo attuale territorio.
In alternativa, nel caso l’Impero inca crollasse, le sue regioni amministrative, o nella loro forma attuale o in un’altra forma riorganizzata, saranno probabilmente le succeditrici risultanti del vecchio impero, e procederanno ad espandere la loro cultura Inca frammentata nelle comunità confinanti.
Tornando all’America centrale, gli Aztechi probabilmente crolleranno a metà del ‘600 se non prima.
I Taraschi li sostituiranno in gran parte col sostegno degli Zapotechi e dei Mixtechi, anch’essi abbastanza sviluppati per l’epoca e che assieme ai Taraschi potrebbero utilizzare la tecnologia e le risorse all’interno dei domini Aztechi per progredire fino ad una specie di nuova Triplice Alleanza Azteca.
I Taraschi, con le capacità acquisite dagli ex territori Aztechi, affiancate dalla loro metallurgia in avanzamento e dall’esperienza in combattimento appena acquisita, costruiranno uno stato ben fortificato con accesso a quelle che potrebbero essere le armi e le corazze più avanzate del continente, aprendo il potenziale per delle campagne a nord per unificare con la forza le tribù di quella regione o forse spingersi a sud per annettere le divise città-stato Maya, una cosa che, se riuscita, potrebbe dar vita ad un equivalente centroamericano di Roma, o, se fallimentare, potrebbe forse distruggere entrambi.
In seguito alla caduta degli Aztechi, i Maya reclameranno le loro terre meridionali alla ricerca di nuove risorse, ma alla fine ne faranno un utilizzo minimo, guardando invece ai Caraibi per la creazione di un insediamento commerciale permanente, vedendo alla fine sviluppare questo piccolo insediamento in una tradizionale città Maya e un potenziale nuovo centro di organizzazione e unione all’interno del dominio Maya.
Dato che gli Irochesi seguiranno un percorso di espansione simile a quello del nostro mondo, la Confederazione Wabanaki e i suoi alleati formeranno un blocco di tribù algonchine più forte come baluardo contro gli apparentemente inarrestabili Irochesi a causa dell’assoluta necessità, coordinando offensive con le tribù meridionali lungo la costa e vari altri popoli algonchini nell’est del Canada.
Ad ovest gli Irochesi inizieranno ad istigare conflitti con le tribù Sioux, ma è difficile dire che risposta dovremmo aspettarci da esse in questo mondo.
Col territorio dell’Illinois sotto il controllo Irochese, adesso per loro sarà disponibile l’accesso al Mississippi, consentendogli nuove opportunità commerciali non solo lungo il fiume, ma anche con chiunque possa essere raggiunto dal Golfo del Messico, inclusi forse gli imperi dell’America centrale.
Ora, presumendo che queste civiltà riescano a rimanere stabili nel tempo, dobbiamo riconoscere che non possono diventare più grandi di così prima di diventare instabili, ma stiamo affrontando anche una serie di circostanze speciali perché praticamente nascano tutti questi imperi.
Prendiamo come esempio gli Irochesi: anche se il loro territorio è vasto, hanno mezzi rapidi per trasferirsi da un punto dell’impero all’altro, ovvero i Grandi Laghi attorno ai quali si è formato il loro impero.
Questi laghi permetteranno la creazione di grandi città costiere facilmente raggiungibili via barca, un po’ come si è visto con l’antica Grecia.
Inoltre gli Irochesi avranno una tattica di assimilazione aggressiva che aiuterà a mantenere l’unità nella confederazione tramite l’adesione ad una cultura ed identità condivisa.
Come detto in precedenza riguardo gli Inca, anche se il loro impero comprende diversi gruppi etnici e culture, i mezzi rapidi con i quali si possono spostare soldati, informazioni e ordini in tutto l’impero dimostrerà una grande capacità di mantenere la pace, anche se sarà necessaria la forza per mantenerla.
Un’altra eccezione speciale saranno i Taraschi, che riusciranno a regnare con la stessa potenza militare degli Aztechi ma con maggiore tatto politico e strategia, ostacolando i sentimenti di straniamento e abusi sotto il dominio azteco per creare un’unione più armoniosa.
Qui ci sono vari metodi all’opera per la creazione di un impero sostenibile e potente, anche se bisogna ammettere che ci sono dei pezzi mancanti qua e là, ma a difesa di questi vuoti c’è senza dubbio il fattore contribuente dell’isolamento fra questi imperi, molti dei quali dovranno reinventare la ruota quando si tratterà di governo e stato.
In questa TL alternativa non ci sarà molto tempo a disposizione per fare questo, se presumiamo che queste civiltà durino così a lungo e abbiano successo.
Le previsioni mostrano che questi mondi distanti presto diventeranno molto più vicini, dato che i Maya cercheranno risorse nei Caraibi, gli Inca avanzeranno ulteriormente a nord e gli Irochesi esploreranno il Mississippi, convergendo tutti alla fine nel Golfo del Messico e nei Caraibi e dando certamente il via ad uno scambio di culture che cambierà per sempre il continente.

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Così commenta Paolo Maltagliati:

Per una volta, apprezzo l'ucronista tradotto, anche se su alcuni passaggi non ha fatto i compiti:

1) il potenziale demografico da civiltà ormai quasisedentaria e agricola dei Powatan/Powatatomi (avrebbero assorbito loro i Lenape prima degli irochesi).
2) i Muskogee, i Cherokee, i Chikasaw e i Choctaw.
3) il periodico travaso di popolazioni nomadi dalla zona Texas/Arizona alla Mesoamerica (come del resto furono gli stessi proto-Atzechi).
4) sono d'accordo che la pletora delle tribù delle grandi pianure è entrata in un processo etnogenetico dopo lo stravolgimento dato dall'introduzione del cavallo, ma sulla costa pacifica ci sono potenzialmente omologhi promettenti di quanto si vede a est. Chessò, i Salish, per dirne una a caso.
5) mi sembra che mischi i Maya classici (600-900 d.C.) con i Maya moderni. Sono convinto che presto o tardi ci sarebbe stata una ripresa dell'urbanizzazione della regione di Yucatan e Guatemala, tanto più che l'espansione Inca verso nord avrebbe (ri)attivato la linea commerciale tra America Andina e Mesoamerica, ma all'arrivo degli spagnoli gran parte dei gloriosi insediamenti classici era in rovina.
6) i post-Chachapoya e i Muisca potrebbero rendere la vita difficile agli Inca in Colombia.
7) nulla cosmico sul Sudamerica, Tawantinsuyu a parte: tra le popolazioni sudandine (Charrua?), patagoniche, i popoli tupi, i guarani, i potiguara e i Ge, possibile che nulla abbia potenziale di creare civiltà semisedentarie poi evolvibili in strutture statuali complesse?

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E feder aggiunge:

Io punterei sui Potiguara, come partner commerciali degli olandesi/portoghesi sulla costa. Mi piacerebbe vedere i Mapuche costituire una vasta confederazione tribale nella pampa come argine (e minaccia) nomadico-barbarica nei confronti del Tawantinsuyu!

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E ora, la parola ad aNoNimo:

Utilizzando l'Intelligenza Artificiale ho realizzato il seguente rebus ( 6 ; 7 ). Sarà un caso, ma l'AI me lo ha creato usando l'aquila dalla testa bianca (Haliaeetus leucocephalus), simbolo degli Stati Uniti d'America!

Eccovi la soluzione: GIO cosa fa? Vola = Giocosa favola

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Gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

Complimenti! Quanto a rēbŭs sono sempre stato un incapace (non nel senso di Inca-Apache); ne posso solo offrire la trasposizione in indoeuropeo preistorico: *i̯ŏkŏu̯ĕntstăhₐ bʱắhₐdʱlăhₐ

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Perentoria la replica di William Riker:

Vorrei io essere un Inca-Apache come te!

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Da qui parte la proposta del nostro Perchè No?:

Qualcuno avrebbe un'idea per un'ucronia su un impero Inca-Apache del quale il nostro Comandante sarebbe cittadino (immigrato, forse)?

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L'interessato non è riuscito a fare a meno di rispondergli:

Vediamo, io ci provo:

1463: l'Inca Túpac Yupanqui, figlio di Pachacútec, riunifica l'intera regione andina è fonda l'impero di Tawantinsuyu ("le Quattro Parti del Mondo")

1475: suo figlio, l'Inca Huayna Capac, costruisce una flotta e avvia una politica marinara lungo le coste del Pacifico

1492: una nave del Tawantinsuyu viene trascinata verso nord da una tempesta e scopre il Messico. Intanto Cristoforo Colombo non riesce a convincere né il re del Portogallo Giovanni II né il re di Francia Carlo VIII a concedergli delle navi per tentare l'attraversamento dell'Atlantico, impresa ritenuta impossibile, e, deluso, fa ritorno a Genova, dove morirà dimenticato da tutti

1499: i Dineh, dagli europei chiamati Apache (francesizzazione del nome Navajo "apace", cioè "nemico"), creano una vasta confederazione tribale nita come Unione delle Sette Tribù nei territori dei nostri Arizona e Nuovo Messico

1500: aperta una via commerciale stabile tra regione andina e Mesoamerica. Intanto il portoghese Pedro Cabral sbaglia strada durante la circumnavigazione dell'Africa e scopre il Brasile, rivendicandolo a nome di Re Manuele I il Fortunato, che ha sposato Isabella I di Castiglia e ha creato una superpotenza iberica (l'Aragona è tagliata fuori dalla corsa al Nuovo Mondo)

1510: i Dineh migrano verso sud a causa della desertificazione dei loro territori d'origine e si fondono con i Toltechi e i Mixtechi. Vengono combattute guerre feroci contro l'impero Azteco

1512: il Tawantinsuyu conquista Panama e il nostro Costarica

1520: gli Aztechi sconfiggono una prima spedizione del Tawantinsuyu contro di loro

1521: alleanza tra i Dineh, il Tawantinsuyu e vari popoli mesoamericani ostili agli Aztechi, come gli Zapotechi. La capitale azteca Tenochtitlán è espugnata, l'imperatore Moctezuma II cade in battaglia. L'impero azteco è spartito tra i Dineh e il Tawantinsuyu

1533: Huáscar si rivolta contro il fratello, l'Inca Atahualpa, sobillato dagli Aztechi sottomessi, ma Atahualpa la spunta e Huáscar è ucciso

1536: Atahualpa sposa Rondine Bianca, figlia di Mano Rossa, leader della Confederazione delle Sette Tribù

1540: missionari portoghesi e francesi sono autorizzati a predicare il cristianesimo nel Tawantinsuyu

1549: Sayri Tupac, figlio di Atahualpa e di Rondine Bianca, ottiene il riconoscimento della propria supremazia da parte della Confederazione delle Sette Tribù e governa su un impero esteso dall'Arizona alla Patagonia, che sarà ricordato dagli europei con il nome di Impero Inca-Apache. Trattato di pace e di amicizia con Re Giovanni III del Portogallo, cui è riconosciuto il possesso di tutto il Brasile. Intanto i Francesi iniziano a colonizzare il Canada, gli Inglesi la Nuova Inghilterra e l'isola di Cuba, e il Sacro Romano Impero occupa il Kleinvenedig (il nostro Venezuela)

1572: l'Inca Tupac Amaru I introduce nel suo Impero la fusione dei metalli, l'uso delle armi da fuoco e un alfabeto derivato da quello latino

1578: Tupac Amaru I riceve il navigatore inglese Sir Francis Drake, autore della prima circumnavigazione del mondo tra il 1577 e il 1580. Trattato di alleanza tra il Tawantinsuyu e l'Inghilterra, Drake è autorizzato a colonizzare la California

1601: Tupac Amaru II espelle i missionari cristiani dal suo Impero, perseguita i convertiti alla nuova fede e porta avanti una politica isolazionista

1769: il capitano James Cook forza il porto di Chancay, uno dei più importanti del Tawantinsuyu, e lo costringe a riaprirsi al mondo. I missionari cristiani sono di nuovo autorizzati ad operare nell'Impero

1775: i Russi colonizzano l'Alaska e, discendendo le coste del Pacifico, giungono fino all'Oregon. Caterina II la Grande di Russia occupa Costantinopoli, dove trasferisce la capitale, e governa un impero esteso su tre continenti

1783: con la vittoriosa battaglia di Yorktown, in cui alcune armate del Tawantinsuyu hanno combattuto accanto a loro, gli inglesi sconfiggono le Tredici Colonie della Nuova Inghilterra che non riescono ad ottenere l'indipendenza, ma si giunge a un compromesso: le colonie giurano fedeltà a Giorgio III del Regno Unito, ma ottengono l'autogoverno e lo status di Dominion

1789: una rivoluzione portata avanti dai militari del Tawantinsuyu che hanno combattuto nella Guerra d'Indipendenza Americana rovescia l'ultimo Inca Tupac Amaru VI e proclama la Repubblica. Nascono gli Stati Uniti del Tawantinsuyu, destinati a diventare una superpotenza militare ed economica

1861-1865: Guerra Civile del Tawantinsuyu, il Sud batte il Nord ed impedisce che Messico e Mesoamerica si separino dall'Unione

1945: con lo sgancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il Tawantinsuyu vince la Grande Guerra del Pacifico contro il Giappone

1969: il primo uomo, un ufficiale dell'aviazione militare del Tawantinsuyu, mette piede sulla Luna

2000: il sottoscritto si trasferisce a Cuzco, capitale degli Stati Uniti del Tawantinsuyu, per partecipare alla costruzione di una centrale nucleare, conosce una bella (e intelligente) scienziata nativa, la sposa e ottiene la cittadinanza di quelli che sono gli eredi dell'Impero Inca-Apache.

E con questo, caro Perchè No?, sei servito. :)

William Riker

Che ne dite?

Aspettate, ho creato anche un'illustrazione con l'Intelligenza Artificiale: qui sotto vedete un dipinto ottocentesco in cui è ritratto lo storico accordo tra Atahualpa e Mano Rossa, che porta alla nascita dell'Impero Inca-Apache. Che ve ne pare?

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Passiamo a un'altra "utopiaucroniaggine", che nasce da un'osservazione di Enrico Pizzo:

Ho un'informazione da condividere con voi. "Seco Incandio" non è una parolaccia, ma un'espressione tipica del Veneto che indica una sete intollerabile. Lo scrivente tanto tempo fa, eoni prima che gli eoni esistessero quando il tempo stesso era solo un moccioso che frignava ed io ero il signore della Creazione, non si interessava ancora di Storia e credeva che l'espressione significasse "secco come un candito", dove il "candito" è una preparazione alimentare a base di scorza d'arancia privata dell'acqua sostituita da zucchero. Molti anni dopo lo scrivente, divenuto nel frattempo uomo maturo, ^__^ aveva iniziato ad interessarsi alla Storia, almeno quella locale, e grazie alla lettura dei primi libri acquistati scoprì un'origine del " seco incandio " molto diversa...

L'origine del detto è collegata al disastroso stato delle finanze della Veneta Serenissima Repubblica al termine della Guerra di Candia. La guerra era infatti costata alla Repubblica 120 milioni di Ducati, valuta corrente da L6S4. Ora dato che la Lira Veneta corrispondeva nel 1665 a 3,354 g di Argento a titolo 948/1000, se non ho commesso errori con la calcolatrice quei 120 milioni equivalgono a 2365,6 tonnellate di metallo prezioso... Praticamente 100 tonnellate all'anno!! Da notare che all'epoca il fisco Veneziano incassava circa 75 tonnellate di argento all'anno...

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Ed ecco i commenti che ne sono scaturiti fuori, con i rispettivi autori:

Iacopo: Un deficit del 33%? Decisamente fuori dal patto di stabilità...

Tommaso: Il Ministro del Tesoro della Serenissima convocato d'urgenza ad Aquisgrana per discutere la situazione economica!

Federico: Effettivamente Padoan non suona veneto? Inoltre bisogna assolutamente considerare il titolo del Corriere del Ducato meneghino di stamane che titolava « La Superba Repubblica di Genova e il Principato di Seborga pongono il veto alla concessione di ulteriori aiuti alla Serenissima: possibile Venexit. Il Presidente di turno della Commissione, lo scozzese Sean Connery, chiede alle nazioni di collaborare per "salvare l'Unione" »

Tommaso: Il Primo Ministro del Granducato di Toscana, Matteo Renzi, tenta la mediazione.

Iacopo: L'Arcivescovo di Magonza Wolfgang Schäuble dichiara: « Il problema non sono i Turchi ma gli Stati del Regno dei Longobardi. »

Federico: La Presidente della Lega Anseatica Angela Merkel minaccia di abbandonare i negoziati se saranno spremuti ulteriori soldi agli interessi commerciali della Lega. Al che il Cancelliere del Granducato di Polonia-Lituania, Donald Tusk, chiede l'unione dell'Europa contro le mire espansionistiche dello Zar di Moscovia Vladimir I Putin-Romanov.

Tommaso: Il Primo Ministro del Regno di Napoli, Vincenzo de Luca, intanto dichiara: « Merkel, detta Angela, la massaia Anseatica; personaggetto. »

Federico: Il Presidente della Repubblica Inglese (Commowealth anglo-gallese) Jeremy Corbyn chiede a De Luca di fare un passo indietro per salvare la collaborazione comunitaria. Il Ministro degli Esteri napoletano (indovinate un po' chi è?) rifiuta "anche pecché l'Europa é bella ma non ci vivrei". Naturalmente a questo punto viene giú il tetto del Parlamento, a Strasburgo, per le polemiche: il governo napoletano é accusato di corruzione, ignoranza, falsitá, contatti con la Mafia, crimini contro i migranti, incompetenza ed ambigui rapporti con le dittature del Gran Khan Kim III, il Monarca Apostolico di Magiaria Viktor van Orban-Doom e della sanguinaria dinastia incas dei Fujimori. Anche le Repubbliche di New York(Andrew Cuomo, appena rieletto contro Donald Trump) e Atzechia(Felipe Castro), il Segretario dell'UA Barack Obama e il Cancelliere Austriaco Arnold von Schwarzenegger presentano proteste formali. Celebre la battuta del neoinsediato Doge di Genova Maurizio Crozza che, battuto il Doge uscente Beppe Grillo, dirá: "Beh no, dai, tacciare De Luca addirittura di falsitá mi sembra un'esagerazione!"

Tommaso: In difesa del collega Napoletano, insorge il Primo Ministro del Regno di Sicilia, Salvatore Cuffaro. "La Mafia non esiste!"

Michele: Intervistato riguardo alle dichiarazioni del collega siciliano, il Primo Ministro del Lombardo-Veneto, Roberto Maroni, afferma: "L'è 'n Terun!"

Federico: Il Legato di Bologna Pierluigi Bersani chiede un passo indietro "perché non siam mica qui a smacchiare il giaguaro!" Il Presidente della Federazione di Palestina Bernard Sanders invece si appella alla pace.

Michele: Il Supremo Leader della Repubblica Reale di Boemia e Slovacchia, Miloš Zeman-Poděbrady, dichiara, assieme al Sovrano Apostolico di Ungheria, che "I muri sono belli, tutti dovrebbero averne uno personale."

Iacopo: Intanto il Palatino d'Ungheria Victor Orban ha ancora buone possibilità di essere eletto Re di Polonia e Lituania. Ma Miloš Zeman-Poděbrady non era stato implicato in uno scandalo con donnine facili e nudismo ancor più facile mentre era ospite del chiacchierato Marchese di Martesana e Brianza? Lo stesso Marchese che si faceva chianre Re di Lombardia 2, e che era detto vicino all'ancora più chiacchierato Abate della Gobba?

Michele: Il giornale "Předcetsniva Pravda" ("Verità del Presidente") mette tutto a tacere con un inchiesta sui diffusori di quella che viene definita « Pura menzogna propagandistica della Repubblica di Venezia, messa in atto contro il nostro Presidente, il Grande Miloš Zeman-Poděbrady, e la Regina Kateřina Zemanová-Poděbradiová. » Nella Principalità di Novgorod, il Principe Dimitrij Anatol'evič Medvedev festeggia il matrimonio matrilineare con la figlia dello Zar di Moscovia, la Zarina Ekaterina Putina. Nel mentre, Donald Tusk perde le elezioni della Confederazione Polacco-Lituana, e viene soppiantato da Beata Szydło, filorussa, prima donna a ricoprire l'incarico. Si aprono le elezioni per il Trono di Re di Polonia-Lituania. I candidati sono la Regina della Repubblica Reale di Boemia e Slovacchia Kateřina Zemanová-Poděbradiová I, lo Zar di Moscovia Vladimir Vladimirovič Putin-Romanov I, il Principe di Kiev Viktor Feodorovič Janukovič I, il Re della Russia Bianca Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka II, ed il Sovrano Apostolico d'Ungheria Viktor van Orban-Doom II.

Iacopo: Nel mentre la Spagna affronta una gravissima crisi dinastica e il Sultano Mamelucco al Sisi il Guerriero si vuole annettere il beilicato di Tripolitania. Mentre lo Shah Khamenei il Vecchio agonizza a Qom, il suo generale Seleimani assedia Aleppo.

Federico: Ma la Sublime Porta non sta a guardare e per "proteggere le coste siriane" il Sultano Rayyip I Erdogan minaccia di invadere Cipro, causando la pronta reazione del Presidente della Lega Delio-Attica Alexis Tsipras...

Michele: ...Il quale minaccia a sua volta di cannoneggiare le coste dell'Impero Ottomano, supportato dalle forze del Principe di Kyev Viktor I Janukovič e del regnante di Moscovia (estesa sino al Caucaso). Lo Shogun Hirohito II di Giappone dichiara che, se il Presidente della Manciuria Xi Jinping non permetterà il passaggio alle truppe nipponiche sul suo territorio per la guerra contro il Regno di Canton, allora sarà la Repubblica Popolare di Manciuria a perire per prima nella Grande Guerra Asiatica. Lo Zar di Moscovia, che si trova a Pechino in visita ufficiale, auspica la mediazione. La canzone cinese "Xiao Pingguo'er" (= piccola melina), nel frattempo, risulta la più ascoltata in Giappone, nonostante i tentativi di censura da parte del governo in quanto "antipatrottica". Nel mentre, Xiao Pingguo'er diventa virale a che in Occidente, diffusa dai liceali studenti di cinese.

Federico: Infine scoppia la Guerra per il Trono di Kyev dopo che una congiura di nobili (Congiura di Maidan) porta alla cacciata di Viktor I Janukovic ed elegge Re il Principe Poroshenko col nome di Petro II. Vladimr I di Moscovia non resta a guardare ed invade il Regno confinante per riportare l'alleato sul trono. La sorte del piccolo stato, della Polonia-Lituania, dell'Europa Orientale e dell'Europa intera sembra segnata, ma la Principessa Julia Leila Tymoshenko-Organa con una rocambolesca fuga riesce a raggiungere Parigi giusto in tempo per arrivare a Notre Dame ove offre la propria mano al Re di Francia Francesco IV d'Olanda (Hollande in francese) in cambio della salvezza del proprio popolo. Alexander Boris Johnson (il cui bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonno era il Re d'Inghilterra Giorgio II), appena incoronato Re di Londra col nome di Alessandro I, sebbene sia uno dei piú accesi oppositori dell'Unione, cinicamente decide che sia meglio essere "oppressi" dal Gran Reggente Giovanni Claudio Juncker di Lussenburgo che dall' "amico" Vladimir I,secondo l'idea: meglio piccoli nemici vicini che grossi amici vicini, e annuncia l'invio della flotta nel Baltico per frenare gli appetiti moscoviti. La flotta é guidata dalla Regina Ammiraglia Teresa I May.

Michele: La neo-eletta regina di Polonia-Lituania, Kateřina I di Boemia e Slovacchia, preme affinché si medi sulla questione Ucraina. Il Principato della Rus' Ucraina viene dunque diviso in tre parti, la Novorussia, la Rutenia e l'Ucraina. La prima entra nei territori della Moscovia, la seconda è incamerata dalla Polonia-Lituania, l'Ucraina diventa invece una Diarchia retta sia da Viktor I che da Petro II.

Tommaso: Papa Francesco, a questo punto, riesce a riunire una Dieta straordinaria della Sacra Unione Europea ad Aquisgrana; L'unico modo per salvare l'Unione è riempire il trono che da troppo tempo è vacante. Ma ovviamente nessuno vuole un Imperatore che rompa le scatole; la dieta decide di dare al papa una risposta chiaramente negativa, ma allo stesso tempo non presentata come tale: « Sarà imperatore chi potrà estrarre la Spada di san Galgano! » Ovviamente, l'impresa sembra impossibile, la lama arrugginita fa ormai blocco unico con la roccia. Ma il Papa sembra avere un asso nella manica, e la Mattina di Natale del 2016 di fronte allo scetticismo dei capi di stato della dieta, un ragazzo della periferia povera di Buenos Aires, Arturo Cabeza del Dragon, ad appena 15 anni, estrae la spada; sotto, l'elsa si rivela completamente intatta, con la scritta Pax et ustitia inscritta sopra. Mentre Piergiorgio Odifreddi dichiara che « è un trucco, la spada è fasulla! », ormai in Europa è scattata l'Arturo-mania! Renzi è il primo a twittare « Viva l'Imperatore, #la volta buona. » Il giorno stesso Arturo I è incoronato Imperatore della Sacra Unione Europea, e come primo atto, pone fine alla costruzione di muri sui confini. Inizia una nuova era per il mondo?

La Spada di San Galgano

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Chiudiamo con il commento finale di Enrico Pellerito:

Ecco come una, apparentemente semplice, "informazione da condividere", è fonte di piacevoli e sagaci interventi!

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Se vi è piaciuta, e se volete partecipare alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.


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