Sul suo impero non tramonta mai il sole!

Cominciamo con quanto ci ha scritto Bhrihskwobhloukstroy il 28 giugno 2019:

Esattamente 500 anni fa a Francoforte il Re Cattolico d'Aragona e Re Vicario di Castiglia Carlo I. d'Asburgo è stato eletto Re dei Romani dai Sette Elettori del Regno di Germania (non tutti tedeschi).

Non è stato certo il punto più vicino all'unificazione del Mondo, nemmeno dal punto di vista dell'Arcicasa d'Austria, ma se ciò fosse avvenuto sarebbe oggi considerato l'inizio dell'Unificazione.

La Storia ha dimostrato che quel sogno – l'Unificazione del Mondo – non si è potuto (finora) realizzare (e che quindi sarebbe stato più proficuo cercare almeno di tenere unite la Germania, l'Italia, l'Ungheria e la Slavia Romana, poco ma meglio del niente di adesso); ha altresì dimostrato che ciò che i Potenti hanno preferito – la divisione del Mondo – è quello in cui viviamo: se qualcuno preferisce – e so che ce ne sono molti – la situazione attuale all'alternativo scenario ucronico che ho per più di cento volte delineato, è come se non fossimo d'accordo che uno più uno fa due, quindi che anche le ucronie sono la... prosecuzione della guerra con altri mezzi.

In questo momento sto scrivendo da un palazzo costruito poco più di cent'anni fa a ridosso (appena più a monte) della Villa (o Palazzo) di Andrea Doria a Fassolo. 500 anni orsono la villa era ancora dei Lomellini, ma se avessi ricevuto la notizia dell'Elezione Imperiale mi sarei sùbito messo a sognare: trent'anni più tardi (per la precisione ventinove e mezzo), colui che poco tempo dopo sarebbe diventato il nuovo proprietario della villa avrebbe davvero offerto la Repubblica alla Corona di cui il nostro Imperatore era Sovrano (la Spagna) e il cui figlio (nel 1519 non ancora concepibile) era già Duca dello Stato (Milano) che era stato a lungo Signore della Dominante (Genova) e pochi anni più tardi divenuto a tutti gli effetti Re d'Inghilterra e Irlanda (nonché Titolare di Francia).

Meno di sette mesi più giovane di Andrea Doria, non avrei potuto sperare di vivere abbastanza a lungo per vedere l'Imperatore e Re di Boemia, d'Ungheria e del Triregno eletto anche Re di Polonia e Granduca di Lituania (come allora si diceva), ma lo avrei potuto immaginare in base al Patto di Mutua Successione fra Asburgo e Jagielloni (per quanto, al momento, della sola Ungheria e Boemia).

Come l'altro mio quasi coetaneo e conterraneo, il Cancelliere Mercurino Arborio di Gattinara, avrei assistito alla ricostituzione dell'Impero d'Oriente con i «Teucri» Ottomani e avrei previsto quella dell'Occidente con i Discendenti del Dardano Enea. Se avessi dovuto immaginare il Mondo mezzo millennio dopo, mi sarei di sicuro anzitutto raffigurato l'Imperatore come Signore delle Indie entro il primo Anno Santo successivo (1525), Riunificatore delle Chiese Cattolica e Ortodossa entro il secondo (1550) e dell'Impero Romano entro il terzo (1575); in realtà il primo scenario si è realizzato (con l'Unione Iberica) cinque anni più tardi di quest'ultimo, allorché si sono poste le basi (con l'Elezione di Massimiliano II a Re di Polonia-Lituania) per il secondo scenario, dunque sarei già partito con uno o due quarti di secolo di prematurità, per cui a livello di mezzo millennio avrei sognato che il 28. giugno 2019 la Monarchia di Dante fosse una realtà definitiva. Se qualcuno mi avesse predetto che l'ultima, degenere versione di Reich Millenario sarebbe finita in un mucchio di rovine 425 anni (e qualche mese) dopo, l'avrei considerato un ciarlatano superstizioso e demente; se qualcuno avesse ipotizzato che i luoghi fatti conoscere agli Europei appena dieci anni prima da Sebastiano Caboto sarebbero diventati la sede dell'Impero più potente di tutti i tempi all'altezza del 2019, l'avrei compatito con un misto di pietà e di disprezzo. Che il mio Signore di quel momento, il Re Cristianissimo (e principale Candidato alternativo all'Elezione Imperiale), ne potesse essere – insieme ai suoi Successori – uno dei principali responsabili indiretti mi sarebbe poi sembrata un'offensiva eresia; che il terzo Candidato (da due anni più tardi Difensore della Fede) e i suoi Successori ne fossero gli altri principali responsabili indiretti mi sarebbe sembrato un delirio irrazionale.

E invece la Storia è andata proprio così e oggi, invece di vivere in uno Stato Mondiale che cerca di affrontare sul serio i pericoli del Pianeta, contemplo l'Inferno in Terra da ogni parte intorno a me. Questo pensiero mi rende manifesto che tutte le belle parole e le oleografiche favole sul Diritto e la Giustizia che mi sono state raccontate fin da bambino sono rantoli senza senso emessi da cadaveri in decomposizione.

Tuttavia c'è da dire che l’Elezione che oggi si ricorda – prima e unica volta in cui il Re universalmente riconosciuto di una Potenza dell’Europa Occidentale è stato Imperatore – conteneva le premesse per uno sviluppo spettacolare, che è stato ostacolato da tutti. Il primo intoppo è stata la decisione del Parlamento Inglese di vincolare la Successione di Filippo (primogenito di Carlo) alla moglie Maria la Cattolica sul Trono d’Inghilterra alla nascita di un figlio (eventualità mai applicata nei casi precedenti): se Filippo II (di Spagna) fosse rimasto, qual era, anche Re d’Inghilterra e Irlanda (dal 1558 in poi), in Francia dal 1598 avrebbero regnato i Guisa e in Scozia sarebbero rimasti gli Stuart (tutti fatti ovvî e stranoti, ma la sorpresa viene dopo) e con ogni verosimiglianza in Svezia sarebbe rimasto il ramo cattolico dei Wasa anche dopo il 1599; di conseguenza, anche in Russia sarebbe rimasta la Dinastia Polacca (gli stessi Wasa) pure dopo il 1612, ma soprattutto nell’Elezione del 1669 o al più tardi in quella del 1674 sarebbe diventato Re di Polonia-Lituania Carlo V di Lorena.

Bell’elenco di Dinastie, si dirà: Germania (e Ungheria), Spagna (nel frattempo estesa al Portogallo) e Inghilterra-Irlanda, Francia, Svezia, Russia, Polonia-Lituania (queste ultime tre-quattro unite fra loro). Ebbene, il fatto clamoroso è che in quattro tappe (1701, 1745, 1825, 1916) questi nove o dieci Regni sarebbero confluiti nell’Eredità di un unico Monarca (a seconda dei casi, Francesco Ferdinando d’Asburgo-Lorena-Este o suo cugino Carlo d’Asburgo-Lorena, nonno dell’omonimo attuale politico austriaco cinquantottenne). Particolare cruciale aggiuntivo: per la successione delle quattro tappe, non avrebbero avuto luogo le Indipendenze Americane.

Non insisto sul fatto che nessuna guerra avrebbe potuto impedire tutto questo meccanismo; è tutto basato su persone realmente esistite e su regole sempre ferreamente funzionanti. Ciò che salta all’occhio è che oggi gli Stati al Mondo sarebbero otto in tutto, Danimarca, Navarra, Turchia, Abissinia, Siam, Cina, Giappone, mentre tutto il resto (Americhe, Africa, gran parte dell’Europa, Siberia, Persia, India, Oceania) costituirebbe la Monarchia Universale Cattolico-Cesareo-Apostolica.

Prima di gridare di orrore bisogna considerare due corollarî:

1) la Monarchia Universale avrebbe il potere di imporre un’unica moneta a tutto il Mondo;
2) il Mercato del Lavoro sarebbe, con le buone o con le cattive, uniformato alla legislazione della Superpotenza (come del resto già oggi in parte).

Vediamo rapidamente che cosa significherebbe:

- niente oscillazioni sui cambi;
- costo del lavoro uniforme;
- niente Migrazioni (ognuno ha lavoro e guadagna lo stesso a casa propria; sembra un paradosso, ma se si appartiene allo stesso Stato si migra di meno, in questo caso per niente del tutto);
- disponibilità finanziaria letteralmente illimitata per la Spesa Pubblica.

A prescindere da ciò che possiamo pensare di un Mondo così (in assoluto o semplicemente rispetto a quello in cui viviamo oggi), credo che sia comunque evidente che le questioni implicate ci interessano quasi quanto quelle sul sogno di Laplace (ricostruire la storia deterministica di tutto l’Universo) o sul Multiverso....

Bhrihskwobhloukstroy

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Ed ora, ecco a voi alcune ucronie dedicate a quel grande personaggio che fu Carlo V. Nella prima, di Jeck86, egli vuole condurre una nuova crociata:

POD: Carlo V non cresce nelle Fiandre ma in Spagna. Durante la sua giovinezza il suo idolo non sarà Carlo Magno ma il Cid. Invece di aspirare alla corona imperiale vuole condurre una nuova crociata.

Nel 1522, invece di farsi eleggere imperatore del Sacro Romano Impero, arma un esercito di lanzichenecchi che dall'Austria scendono in Ungheria, all'epoca sotto il dominio ottomano.

Per finanziare la guerra, Carlo si è fatto prestare molto denaro dai Banchieri Fugger.

Carlo V non ha fatto nulla per essere eletto Imperatore ed il titolo è stato dato a Francesco I di Francia.

L'esercito Ottomano si scontra con l'esercito avversario in Transilvania e lo mette in rotta.

I giannizzeri partono verso nord all'inseguimento dell'esercito Austriaco. Ma l'esercito austriaco non è comandato da Carlo ma dal Generale Georg von Frundsberg.

Carlo, in tutto questo tempo, era in Spagna ad armare una flotta. Prende gli ottomani in contropiede ed invade la Palestina.

Le truppe ausiliarie ottomane sono facilmente sconfitte e Carlo dilaga in Terrasanta.

I giannozzeri, che erano arrivati ad assediare Vienna, lasciano un piccolo presidio sul posto e si dirigono ad incontrare il sovrano asburgico in Palestina.

Nel frattempo Carlo, grazie alla fedele fanteria spagnola, si è impssessato di tutto il medio oriente.

Gli ottomani arrivano a Gerusalemme, l'esercito spagnolo si rifugia dietro le mura che proprio il sultano Solimano aveva fatto ricostruire.

I giannizzeri pongono l'assedio. Ma proprio quando la città sta per arrendersi giunge la notizia: "Istanbul è stata conquistata dal nemico".

Carlo infatti, saputo che l'esercito ottomano arrivava in oriente, si era imbarcato con un piccolo contingente, era partito per Costantinopoli, spacciandosi per mercante europeo era entrato in città con un pugno di uomini e l'aveva conquistata in una sola notte.

Solimano, (detto, nella nostra timeline il Magnifico), sultano turco si era, nel frattempo mosso con i giannizzeri da Vienna a Costantinopoli.

Ivi si era fermato per reclutare nuove truppe lasciando che fosse il suo vizir a comandare l'esercito regolare in oriente.

Con la conquista della Città è preso prigioniero e firma la pace. A Carlo va tutta la parte europea dell'impero Ottomano. Il sultano è rilasciato in cambio di tutti i soldati spagnoli rimasti in Terrasanta.

La guerra contro il Turco è stata una scommessa azzardata, ma una scommessa che Carlo ha vinto ed in meno di 2 anni perchè il precedente sultano, Selim I, era morto proprio nel 1520 e Solimano non aveva ancora il pieno controllo del suo impero.

Greci ed ungheresi lo salutano come un liberatore. Carlo si fa incoronare Basileus di Bisanzio dal patriarca di Costantinopoli. Ai mussulmani è consentito professare la loro fede a patto di pagare una piccola tassa.

Solimano viene ammazzato in una congiura di palazzo e con lui i suoi discendenti. Il nuovo sultano è l'ammiraglio Khayr al-Din detto Barbarossa.

Il Papa, Giulio de' Medici, è furente con Carlo. Lo accusa di aver utilizzato la Terra Santa come moneta di scambio per ottenere l'eretica Bisanzio. Inoltre non sopporta che Carlo V sia stato incoronato dal patriarca di Costantinopoli. Lo scomunica accusandolo di eresia.

In realtà le cause sono altre:il Papa teme una supremazia asburgica in Europa, dall'altro lato non vuole formare una lega con i francesi per paura che la supremazia in Europa sia la loro.

Il sovrano asburgico manda a dire al papa che le guerre che intende combattere non sono finite. Si tratta, nelle idee di Carlo, di una velata minaccia come a dire: Stai zitto, sennò ti tocca il sacco di Roma.

Ma Giulio de' Medici non brilla per intelligenza e Carlo V non si sa spiegare. Il papa capisce fischi per fiaschi. Pensa che Carlo voglia dare inizio ad una serie di nuove crociate antiturche.

Come ai tempi delle crociate manda in tutta Europa i suoi migliori oratori per predicare una nuova crociata. Stavolta gli inviati di Roma non vendono più indulgenze ma galvanizzano la gente in un nuovo spirito di crociata. Si tratta di una mossa azzardata perchè, Lutero ha pubblicato le sue tesi. Uno degli inviati pontifici viene scannato nella pubblica piazza da cavalieri luterani fanatici. Una folla inferocita si riversa allora contro i luterani ed hanno così inizio, in Germania, le guerre di religione.

I cattolici di Germania pensano che la crociata sia rivolta contro i Luterani. Carlo V pensa: Che se ne occupi Francesco I!

Per inciso, l'unico sovrano che risponde alla chiamata di una nuova crociata è il re di Polonia Sigismondo I Jagellone che strappa ai Turchi le rive settentrionali del mar nero. 

Frattanto il re di Francia interviene in Germania dalla parte dei Cattolici ma, oltre che un pessimo sovrano, è anche un pessimo generale.

Carlo V impiega questo tempo per fortificare e riorganizzare il suo impero mantenendovi una stabile pace religiosa.

Papa Leone X de' Medici non accetta alcuna mediazione con i Luterani. Nel 1523 Leone X muore (2 anni dopo rispetto alla nostra timeline): è stato un Papa disastroso, dopo aver scatenato in Europa il male delle guerre di religione con la storia delle indulgenze non ha fatto nulla per risolvere la situazione.

Nello stesso anno, un fanatico luterano uccide il re Francesco I di Francia. Carlo V propone un concilio di cattolici, luterani e ortodossi che si tenga a Trento per vedere di risolvere la situazione.

Il concilio avrà anche il compito di eleggere un nuovo papa che possa compiacere tutte e tre le Chiese.

Il concilio di Trento dura 18 anni, vi partecipano alcuni Protestanti come Lutero e Melantone, alcuni umanisti come Erasmo da rotterdam, tutti i cardinali cattolici e tutti i patriarchi ortodossi.

1° fase:ciascuna setta espone le proprie opinioni.
2°fase:si formano le fazioni
3°fase:tutti contro tutti
4°fase: due fazioni in gioco. Conciliati contro scismatici:da un lato vi sono coloro che vogliono superare i conflitti e ritrovare l'unità delle chiese anche a prezzo di qualche cambiamento nel dogma ufficiale, dall'altra vi sono Luterani intolleranti, controriformisti cattolici e patriarchi isolazionisti.

Il partito trasversale dei concilianti alla fine riesce a conquistare il 51% dei voti accordandosi su alcuni punti teologici: libero arbitrio, natura puramente simbolica dell'eucarestia, negazione di transustanziazione e consustanziazione, possibilità di celebrare la messa in latino, possibilità di celebrare la messa in lingue diverse dal latino, inutilità delle diatribe sulla natura e sostanza del Cristo, le indulgenze sono simonia, tutte le diocesi sono da considerarsi di pari importanza, il Papa è primus inter pares tra gli altri vescovi e solo perchè è stato eletto democraticamente da tutti i cardinali, streghe ed eretici non devono essere bruciati ma spediti in esilio nelle terre pagane così che facciano lo stesso lavoro di Wulfila il Goto.

La maggioranza conciliante sceglie come papa Erasmo da Rotterdam (che nella nostra timeline fu insegnante privato di Carlo V durante la sua infanzia e che, in questa ucronia, morirà ultracentenario).

Adriaan Florenszoon Boeyens, che fu un altro precettore di Carlo V, è nominato segretario di stato vaticano (nella nostra timeline fu papa col nome di Adriano VI; durante il suo pontificato attaccò la corruzione della curia e, casualmente, morì dopo un solo anno di pontificato. In questa timaline non viene eletto papa e campa fino a 100 anni).

All'uscita dal conclave, Carlo V, fa scannare coloro che non hanno accettato la mediazione. Le teste più calde e gli ideologi della guerra religiosa sono stati così eliminati, ma la guerra è appena iniziata.

In questi anni la riforma ha perso la sua natura religiosa diventando una questione politica. Ne hanno approfittato i principi luterani per secolarizzare i beni della chiesa e per emanciparsi dall'imperatore.

Alberto di Hohenzollern, gran maestro dei cavalieri teutonici, tenta di secolarizzare l'ordine convertendosi alla religione protestante e viene assassinato dai suoi stessi luogotenenti che, di seguito, intervengono in Germania dalla parte dei Concilianti. 

I principi concilianti formano una lega, nominano una dieta ed eleggono come imperatore di Germania Carlo V il quale esita a mettersi a capo dei loro eserciti.

I luterani costituiscono una loro lega anticattolica, detta di Smalcalda, ideano una propria dieta imperiale ed eleggono, come proprio imperatore, Federico il Savio di Sassonia ex favorito del papa Leone X nella corsa al trono imperiale(certo che leone aveva proprio fiuto per gli amici!).

Federico il Savio era stato colui che aveva protetto Lutero per utilizzarlo come scaletta verso il potere imperiale (Nella nostra timeline, nonostante tutto, rimase un cattolico). La Francia non si schiera ne contro i luterani ne con Carlo V. Il primo atto del nuovo re, Francesco II (che nella nostra timeline morì giovanissimo), è cacciare dal suo paese tutti gli ugonotti francesi. Egli si considera tutti colpevoli dell'omicidio del padre ma non va oltre questo.

Nel 1542 l'impero Ottomano si è definitivamente ripreso dallo scacco ricevuto dall'imperatore Carlo V. Al potere adesso c'è l'ammiraglio Barbarossa che ha fatto costruire una flotta enorme, impegnata per lo più in spedizioni piratesche in tutto il mediterraneo ma, è anche riuscito a strappare ai cavalieri Ospitalieri l'isola di Rodi.

I cavalieri vagano per il Mediterraneo senza un quartier generale. Carlo, che si sente un nuovo crociato, dona loro l'isola di Malta ed essi lo ripagheranno diventando una spina nel fianco dei pirati turchi.

Nell'anno successivo Carlo V vince la grande battaglia navale di Lepanto in cui la coalizione composta da Impero Spagnolo, Repubblica di Venezia, Stato Pontificio, Repubblica di Genova, Ducato di Savoia e cavalieri di Malta spazza via la grande flotta ottomana. L'imperatore Khayr muore in battaglia all'età di 76 anni.

Carlo avrebbe voluto incontrarlo vivo, purtroppo può solo fare un solenne funerale al defunto imperatore pirata.

La lega cattolica perde una battaglia dopo l'altra ed i luterani stanno per conquistare il predominio nell'impero mentre la riforma si espande a macchia d'olio in Inghilterra e Scandinavia.

Finalmente Carlo V si decide ad intervenire in Germania con tutto il suo esercito che comprende lanzichenecchi, fanti spagnoli, Cavalieri nobili di Germania e Ungheria ed un numeroso contingente ricavato da una leva in Grecia.

La lega luterana è spezzata di schianto. Carlo stesso non potrebbe mantenere a lungo un tale esercito se non fosse per l'oro che Cortes e Pizarro hanno rubato agli Amerindi.

Nel 1558 Carlo V si fa incoronare imperatore di Germania. Vinta definitivamente la guerra, è ora di pensare alla pace. Carlo è disposto a concedere il perdono per l'eresia solo a coloro che prenderanno le armi contro i Turchi.

Egli deporta, quindi, migliaia di persone verso lo stretto dei Dardanelli e poi la sua flotta li sposta in Turchia.

Ai principi Tedeschi, ai preti che si sono spretati, ai cavalieri che hanno combattuto contro Cristo spiega chiaramente che non c'è più posto in Europa per loro e che la loro unica possibilità è restarsene in Anatolia o raggiungere Gerusalemme, come preferiscono.

Essi lo fanno:approfittando del fatto che l'impero ottomano aveva perduto due guerre che gli erano costate molto e versava perciò in una situazione di grave crisi riescono a conquistare la terra santa e crearono la terza grande nazione protestante oltre a Inghilterra, Danimarca e Svezia.

Ivi la popolazione luterana si unisce alle altre sette cristiane per lungo tempo sottomesse ai mussulmani come copti, maroniti, nestoriani ecc.

Carlo si impossessa dei principati tedeschi abbandonati che, sommati ai suoi domini ereditari, alle colonie, e ai territori strappati ai turchi sono più di quanto possa governare.

Crea quindi in Germania un grande senato di tutti i principi rimasti:la Dieta perpetua di Regensburg alla quale partecipano anche tutti gli stati Italiani.

Non entrano nella dieta l'impero Asburgico ed il Regno di Napoli che fa parte dell'impero Asburgico. Ai Cavalieri Teutonici Va il Brandeburgo, Don Giovanni d'Austria, figlio naturale e generale di Carlo V, ottiene la Sassonia, il Magdeburgo, Hannover e, dopo la morte di Carlo V avvenuta nel 1558, il titolo di imperatore tedesco, la Baviera annette Württemberg e Palatinato.

Alla morte di Carlo V, il figlio Filippo II ottiene Spagna, Portogallo, Belgio, Napoli, Sicilia, Sardegna e la Grecia più le colonie Americane.

Al fratello Massimiliano va l'impero Austriaco (Austria, Ungheria, Boemia, Slovacchia, Illirico).

Vengono anche generosamente compensati i Generali di Carlo V con vari possedimenti in Germania.

Talmente grande è l'impero di Carlo V che può permettersi di donare persino al più disgraziato dei suoi fanti un fazzoletto di terra.

Infatti, per ripopolare la Germania e per colonizzare le Americhe, applica il sistema degli stratioti che ha appreso da alcuni suoi consiglieri Greci.

Ma si ingannerebbe chi pensa che dopo la straordinaria prova data da Carlo V per gli Asburgo saranno tutte rose e fiori. Lo strapotere delle potenze Asburgiche è mal tollerato dai sovrani protestanti e dalla Francia.
Questi Attriti daranno presto inizio alla guerra dei trent'anni al termine della quale la Francia si troverà padrona di Alsazia e Lorena mentre la Danimarca guadagnerà l'Holstein e la Svezia otterrà la Pomerania.

La crisi demografica seguita alla guerra di religione provocherà carestie ed epidemie in tutta Europa. Il governo spagnolo perderà ben presto gran parte di ciò che Carlo ha conquistato.

Nei libri di storia di questa timeline il nome di Carlo V verrà scritto in lettere maiuscole assieme a grandi conquistatori come Carlo Magno e Napoleone, e lo stato protestante di Gerusalemme che egli ha contribuito a creare sopravvivrà per lungo tempo.

Jeck86

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Veniamo ora all'ucronia di Demofilo:

La figura di Carlo V mi ha sempre affascinato: forse perchè nel mio vecchio libro di storia delle scuole superiori ho un suo ritratto nella tela ad olio del 1556 di Frans Franken, "L'abdicazione di Carlo V", dove il "Carlo Magno del XVI secolo" è ritratto sul suo trono mentre divide il suo impero, attorniato dal fratello Ferdinando e dal figlio Filippo. Ecco cosa ho pensato mentre guardavo questo quadro...

Nel giro di un paio d'anni Carlo d'Asburgo, firmatario della pace di Noyon, eredita dal nonno paterno, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, l'Austria, il Tirolo, la Stiria, la Carinzia e la stessa corona imperiale del Sacro Romano Impero; dalla nonna paterna, Maria di Borgogna i Paesi Bassi, le Fiandre, la Franca Contea e Artois; dal nonno materno, il re di Spagna Ferdinando, l'Aragona, Napoli, la Sicilia e la Sardegna mentre dalla nonna materna, la regina Isabella, la Castiglia e le colonie nel Nuovo Mondo. Suo padre infatti, Filippo I d'Asburgo, detto il Bello, era morto a soli ventotto anni e sua madre, Giovanna la Pazza, era stata chiusa in un convento.

Di fronte all'aggressività della vicina Francia e di Francesco I, Carlo muove guerra a Parigi per avere il controllo della Lombardia, porta per l'invasione della penisola. Durante la battaglia di Pavia del 1525 i francesi sono duramente sconfitti e lo stesso Francesco I è fatto prigioniero e portato in catene a Madrid dove Carlo V gli chiede, in cambio della libertà, tutta l'Italia del Nord, eccetto la Repubblica Serenissima di Venezia, e la Borgogna, già richiesta dalla sua defunta madre. Il sovrano francese accetta ma ben presto decide di vendicarsi creando la lega di Cognac con alcuni stati italiani come Genova, Venezia, Firenze e lo stesso nuovo papa Clemente VII.

Questa alleanza antimperiale viene piegata dalle armate di Carlo V che vendica l'appoggio papale con il famoso sacco di Roma e la successiva occupazione di Genova, affidata al vassallo Andrea Doria, di Venezia e di Firenze dove ritornano i fedeli Medici del duca Alessandro.

Nel 1530 lo stesso Clemente VII incorona nella basilica di San Pietro a Roma Carlo V re di Roma e dell'Italia Unita: lo stato della chiesa è in sostanza occupato e lo stesso pontefice controllato a vista (Lorenzo Valla fa il resto...).

Con la pace di Roma del 1530 quindi la penisola ritorna ad essere unita e Carlo V si concentra sulla Germania dove da più di un decennio i principi tedeschi protestanti reclamano autonomia dal potere centrale imperiale.. Nel 1531 l'imperatore riesce a catturare Martin Lutero, la notte di Natale lo porta a Roma dove il pontefice lo perdona personalmente invitando i "fratelli protestanti" a ritornare all'ovile. Di fronte però alla resistenza della maggior parte dei luterani, Carlo V affila la spada e compie una carneficina: durante la Campagna di Germania (1532-1536) riesce a ristabilire l'ordine nella federazione imperiale e a sconfiggere per l'ennesima volta Francesco I a Strasburgo nel 1547.

La pace di Aquisgrana rappresenta la fine dell'indipendenza per il regno transalpino, controllato a vista; nello stesso anno si spegne il re francese che nella sua eredità assegna il paese a Carlo V. Questi così diventa anche re di Francia, incoronato dai vescovi francesi nella cattedrale di Reims con l'olio santo di re Clodoveo nel gennaio 1548.

A questo punto l'unificazione dell'Europa occidentale è un fatto compiuto, e lo sguardo del re si rivolge verso l'Inghilterra: il figlio Filippo infatti sposa Maria Tudor, regina d'Inghilterra, e alla sua morte, nel 1558, l'isola con la vicina Irlanda si unisce all'impero degli Asburgo; il figlio Filippo allora sposa Maria Stuart, regina di Scozia. Dopo aver conquistato il Portogallo, assoggettando anche la grande maggioranza delle sue colonie, nel 1560 Carlo avvia una profonda riforma in senso federale del suo impero universale cristiano su cui il sole non tramonta mai, affidando il governo delle singole realtà nazionali a suoi vassalli e governatori fidati.

Nel 1565 l'imperatore fonda in Messico Nuova Aquisgrana, capitale delle colonie imperiali in America organizzandole ed affidandole al controllo del fratello Ferdinando, mentre al figlio Filippo è affidato il controllo della penisola iberica. Nel 1568 respinge i turchi di Solimano il Magnifico da Vienna e con le sue armate li sconfigge in Ungheria, a Mohàcs, riuscendo ad arrivare con i suoi eserciti fino a Belgrado.

Nel 1572 firma un trattato di pace con i regni protestanti di Danimarca e Svezia in funzione antiturca e nel 1575 il regno della Polonia, il ducato della Prussia e il granducato della Lituania esprimono la volontà di entrare nella federazione del Sacro Romano Impero, la Nova Res Publica Christiana. Nel gennaio 1576 una spedizione navale fa breccia fino a Cipro e in Terra Santa: Carlo V entra a Gerusalemme dopo un assedio durato nove mesi ed è incoronato Re di Gerusalemme nel settembre dello stesso anno.

La notte di Natale del 1577, all'età di settantasette anni, Carlo V d'Asburgo è incoronato Re e Imperatore del Sacro Romano Impero nella basilica di san Pietro a Roma e benedetto da papa Gregorio XIII, ricevendo il titolo di "Servo di Dio". Carlo V si spegne a Madrid nella notte tra il 28 e il 29 dicembre 1592, alla veneranda età di novantadue anni.

Demofilo

Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.

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Questo è il parere in proposito del grande Bhrihskwobhloukstroy:

Nel XVI secolo la Geopolitica spagnola aveva bisogno di controllare l’ingresso alla Cisalpina, avere un collegamento con Napoli e garantirsi un percorso sicuro per i Paesi Bassi da un lato e l’Austria dall’altro. Partiamo dall’idea che dopo Agnadello tutta la Repubblica di Venezia (nell’estensione del 1509) si sottometta all’Impero, secondo la proposta del Senato riferita da Antonio Giustinian, ambasciatore presso Massimiliano I; l’avevo riportata il 15. aprile 2016: «[…] Adunque, supplicando in nome del principe, del senato e del popolo viniziano, con umile divozione ti preghiamo oriamo scongiuriamo: degnisi tua Maestà riguardare con gli occhi della misericordia le cose nostre afflitte, e medicarle con salutifero rimedio. Abbraccieremo tutte le condizioni della pace che tu ci darai, tutte le giudicheremo eque oneste conformi alla equità e alla ragione.

Ma forse noi siamo degni che da noi medesimi ci tassiamo. Tornino con nostro consenso a te, vero e legittimo signore, tutte le cose che i nostri maggiori tolsono al sacro imperio e al ducato di Austria. Alle quali cose, perché venghino più convenientemente, aggiugniamo tutto quello che possediamo in terra ferma: alle ragioni delle quali, in qualunque modo siano acquistate, rinunciamo. Pagheremo oltre a questo, ogni anno, alla Maestà tua e a’ successori legittimi dello imperio, in perpetuo, ducati cinquantamila; ubbidiremo volentieri a’ tuoi comandamenti decreti leggi precetti. Difendici, priego, dalla insolenza di coloro co’ quali poco fa accompagnammo l’armi nostre, i quali ora proviamo crudelissimi inimici, che non appetiscono non desiderano cosa alcuna tanto quanto la ruina del nome viniziano: dalla quale clemenza conservati chiameremo te padre progenitore e fondatore della nostra città, scriveremo negli annali e continuamente a’ figliuoli nostri i tuoi meriti grandi racconteremo. Né sarà piccola aggiunta alle tue laudi, che tu sia il primo a’ piedi del quale la republica veneta supplichevole si prostra in terra, al quale abbassa il collo, il quale onora riverisce osserva come uno dio celeste. Se il sommo massimo Dio avesse dato inclinazione a’ maggiori nostri non si fussino ingegnati di maneggiare cose di altri, già la nostra republica piena di splendore avanzerebbe di molto l’altre città della Europa; la quale ora, marcida di squallore di sorde di corruzione, deforme di ignominia e di vituperio, piena di derisione di contumelie di cavillazioni, ha dissipato in uno momento l’onore di tutte le vittore acquistate. […]» Inoltre, se gli Svizzeri mantengono Milano, non potranno praticare la Neutralità Perpetua perché saranno sempre in guerra contro la Francia (e per questo motivo tollerati dagli Asburgo di Spagna e d’Austria). Al ritiro francese da Piemonte e Savoia, non sarà restaurata la Dinastia (che comunque conserverà Nizza, Vercelli e Aosta e poi avrà anche Asti), ma di necessità Carlo V dovrà infeudare il Ducato e il Principato alla Corona di Spagna (al massimo i Savoia potranno fare da Governatori, privilegio eccezionale nei confronti dei Grandi di Castiglia), nel 1549 Genova sarà unita al Piemonte Spagnolo, il 23. agosto 1584 non verrebbe firmato (né a Chambéry né altrove) alcun contratto fra il Barone di Asso e della Valassina Paolo Sfondrati (noto allora come Sfondrato), storicamente ambasciatore a Torino e procuratore speciale di Filippo II. e Carlo Emanuele I “Testa di Fuoco” di Savoia per preparare il matrimonio celebrato l’11. marzo 1585 nella Cattedrale di Sarragoza (Zaragoza) fra questi e la secondogenita del Re e della terza moglie Isabella di Valois, Caterina Micaela d’Asburgo (nata il 3. ottobre 1568), con la promessa del Ducato di Milano (né in questo caso del Piemonte e della Savoia) per il primo figlio nato dal matrimonio (Filippo Emanuele, tuttavia premorto al Duca) e dunque nemmeno la riserva dei diritti al Trono di Spagna in linea femminile – a preferenza dei rami laterali – in mancanza di eredi maschi, il che impedirebbe anzitutto la rivendicazione da parte sabauda dell’Eredità di Carlo II d’Asburgo-Spagna nel 1700. Bresse Bugey Dombes e Pays de Gex non saranno ceduti alla Francia e nella Guerra dei Trent’Anni il Monferrato andrà sì al Piemonte, ma spagnolo; nel frattempo gli Asburgo d’Austria conserveranno l’Alsazia, cercando anzi di ingrandire l’Austria Anteriore, e nel 1659 la Spagna non potrà cedere la Franca Contea. Tutto ciò causerà uno stato di guerra continuo, perché il controllo di tutti questi territorî sarà per gli Asburgo vitale più ancora che difendere Vienna dai Turchi. Nel 1648 il distacco dei Paesi Bassi dall’Impero sarebbe inevitabile, quello della Svizzera no. Nella Guerra di Successione Spagnola, nella quale il ruolo di Milano sarà rivestito dalla catena Piemonte-Savoia-Bresse-Franca Contea (che andranno dunque all’Austria, se altrettanto vale – come nella Storia vera – per i Paesi Bassi), quindi con ruolo marginale dei Savoia (sempre rimasti ad Aosta, Vercelli, Asti e Nizza, ma non confinanti con la Francia, bensì stretti fra Spagna e Svizzera), perché non ci saranno scontri a cavallo della catena alpina, bensì operazione principalmente a Ovest delle Alpi Occidentali (come regolarmente nei Paesi Bassi e nella Penisola Iberica). Senza il contratto fra Filippo II e Carlo Emanuele I del 1584, nel 1713 i Savoia non otterranno la Sicilia né quindi la dovranno commutare con la Sardegna nel 1718-1720.

Nella Guerra di Successione Polacca, Carlo Emanuele III (stretto fra Austria e Svizzera) non potrà allearsi con la Francia e quindi non avranno luogo le Battaglie di Colorno, Parma e Guastalla, il Generale Mercy raggiungerà Napoli e le Due Sicilie rimarranno austriache (come anche la Sardegna); la Lorena sarà assolutamente irrinunciabile come collegamento coi Paesi Bassi (dato che l’Alsazia è rimasta austriaca) e Stanislao Leszczyński potrà essere compensato solo in Slesia (intelligentemente, per poi evitare l’alleanza franco-sassone o franco-prussiana nella Guerra di Successione Austriaca). Nella contemporanea Guerra Austro-Russo-Turca, grazie all'assenza di sconfitte nella Guerra di Successione Polacca, l'Austria vincerà le Battaglie di Banja Luka (4. agosto 1737) e Grocka (21.-22. luglio 1739) e respingerà l'assedio ottomano di Belgrado (luglio-settembre 1739), perciò conserverà i confini del Trattato di Passarowitz.

L’incameramento di Mantova dopo la Guerra di Successione Spagnola determinerà anche quello di Guastalla nella Guerra di Successione Austriaca e naturalmente anche della Toscana e più tardi di Modena.

Nella Guerra di Successione Polacca, La Politica delle Secondo- e Terzogeniture non sarà praticabile, perché senza Milano (e Parma) il collegamento fra la Liguria e Mantova (entrambe austriache) non sarebbe nello stesso Stato strettamente inteso (Modena ha potuto rimanere Terzogenitura perché la Toscana era solo Secondogenitura, altrimenti sarebbe stata incorporata).

Con la Corsica asburgica dal 1549, Napoleone è austriaco e le Guerre della Rivoluzione Francese non conducono allo scioglimento del Sacro Romano Impero, Venezia rimane Città Imperiale, Maria-Luisa porta in dote Lucca, che all’estinzione dei Bonaparte – il 28. giugno 1860 (Napoleone III non esiste) – passa all’Imperatore. In Germania, con la persistenza dell’Impero non si crea un dualismo alla pari fra Austria e Prussia, l’Imperatore resta quello d’Austria e prima o poi si arriva a una riforma che crea una struttura paragonabile a quella del Secondo Reich del 1871, ovviamente secondo prospettiva e orizzonti großösterreichisch, che qui sono estesi fino alla Corsica, la Sardegna, le Due Sicilie e le Isole Ionie (queste ultime sempre veneziane). La Polonia rimane spartita come nel 1795; senza Guerre Napoleoniche, le Colonie Spagnole e Portoghesi in America rimangono tali (nei confini del 1783) e si trasformano in Commonwealths sul modello britannico.

Negli anni della Triplice Alleanza storica, i suoi territorî coincidono col Reich, con l’aggiunta della Svizzera (qui di dimensioni doppie, ma da sempre rimasta completamente circondata da altri territorî dell’Impero) e d’altra parte senza lo Stato Pontificio (chea sua volta non ha la Romagna, conservata da Venezia); il confine occidentale dell’Impero (tranne che nei Paesi Bassi veri e proprî, dove è quello del 1789) è rimasto come nel 1481. In particolare, il territorio del Regno d’Italia è in questo caso articolato fra Dominî Austriaci diretti (dai Paesi Bassi alla Lorena, l’Alsazia, la Franca Contea, Bresse Bugey Dombes e Pays de Gex, Savoia, Piemonte, Monferrato, Liguria, Mantova, Guastalla, Modena-Reggio-Massa, Lucca, Toscana, Corsica, Sardegna, Due Sicilie tranne la Puglia Veneziana ma con Malta), Stati Sabaudi (Aosta Vercelli Asti Nizza), Svizzera e Alleati (Ginevra, Vallese, Grigioni ecc.) e Venezia (nell’estensione del 1509). L’Undicesima Guerra Russo-Turca termina col Trattato di Santo Stefano; senza Bismarck Cancelliere Imperiale non si ha il Congresso di Berlino del 1878 (ma per l’appoggio in tal caso della Grande Austria e del Regno Unito la Romania passa ugualmente a Carlo I di Hohenzollern-Sigmaringen), senza Guglielmo II Imperatore non si deteriorano i rapporti fra Impero e Gran Bretagna, la rivalità anglo-russa cresce parallelamente a quella austro-russa, hanno luogo le Guerre Balcaniche ma senza Serbia, quindi la Bulgaria conserva la Macedonia e resta alleata della Russia (l’Albania finisce spartita fra Austria, Bulgaria e Grecia). Lo Stato Pontificio è praticamente sotto custodia austriaca. Gli Stati Uniti sono limitati alla Costa Atlantica, non avviane alcuna Guerra Ispano-Americana, anche le Filippine rimangono nell’Impero Coloniale Spagnolo.

Sia la Serbia sia la Bosnia-Hercegovina sono austriache, non vi è alcun Attentato di Sarajevo. La Bulgaria è protetta dalla Russia, la Grecia e l’Egitto dal Regno Unito, l’Impero Ottomano (che conserva Libia e Dodecaneso) dalla Francia; la Persia è spartita fra Russia e Impero Britannico e la Cina fra gli stessi e Francia, Giappone e Sacro Romano Impero (con le minori Concessioni). Non scoppiano né la Prima Guerra Mondiale né le Rivoluzioni Russe, non si diffonde la Spagnola.

A Francesco Giuseppe I succedono Rodolfo (qui III), Francesco Ferdinando e Carlo (qui VIII); l’Imperatirce Zita (ammesso che si chiami così) è di Borbone-Spagna anziché Borbone-Parma. Non scoppia (almeno in Europa) la Seconda Guerra Mondiale, si arriva tuttavia ugualmente all’Arma Atomica; il Mondo si regge sull’Equilibrio fra le sette Grandi Potenze, Stati Uniti, Impero Britannico (che conserva l’Irlanda), Portogallo, Spagna, Francia (Seconda Repubblica) con le relative Colonie e Protettorati (compreso l’Impero Ottomano), Sacro Romano Impero, Russia (ostacolata dalla Francia in Turchia e perciò senza una particolare Alleanza Franco-Russa), mentre i Punti di Divergenza potrebbero non bastare a evitare al Giappone la catastrofe della Guerra nel Pacifico, in questo caso non contro gli Stati Uniti ma contro la Coalizione Coloniale Europea costituita per l’occasione da Spagna, Olanda, Portogallo, Sacro Romano Impero, Regno Unito e Francia (su questa base, con l’aggiunta della Russia, nascerà la Società delle Potenze Unite, Consiglio Permanente simile alle Nazioni Unite ma molto più ristretto come numero di Paesi Componenti, anche se territorialmente altrettanto esteso.

Nella seconda parte del XX secolo non hanno luogo le Decolonizzazioni, quindi il ruolo degli Stati Uniti è molto meno egemonico che nella Storia nota (non aderiscono alla Società delle Potenze Unite), mentre conservano un ruolo primario i quattro o cinque grandi Imperi Coloniali, Britannico Portoghese Spagnolo Francese e (a suo modo) Russo. Il Sacro Romano Impero è la minima fra le Grandi Potenze (ha le Colonie Tedesche, l’Eritrea e la Somalia), l’Olanda è la massima fra le Medie Potenze, seguita dalla Danimarca (cui rimangono la Norvegia, l’Islanda, le Fær Øer e la Groenlandia), dalla Svezia e pur sempre dal Giappone. Il Siam e l’Etiopia (come la Liberia) sono in qualsiasi momento indipendenti, l’Arabia Sa‘ūdita è Protettorato Britannico. Non si ha una Crisi del Petrolio come quella che conosciamo, tuttavia in prosieguo di tempo la posizione delle Potenze non Coloniali diventa sempre più debole, ma l’Europa resta divisa: Regno Unito, Portogallo, Spagna, Francia, Olanda e Russia sono realmente indipendenti, la Danimarca riesce comunque a mantenere una vera Neutralità, in Europa Sudorientale persistono i rapporti di Protettorato (britannico sulla Grecia, russo sulla Bulgaria, francese sulla Turchia); Svezia, Romania e Sacro Romano Impero (con lo Stato Pontificio), isolati e non autosufficienti, si confederano in Unione Mitteleuropea (anche se, da parte svedese, al prezzo dell’abbandono della Politica Anticoloniale che nei decenni precedenti aveva costituito il fondamento della vicinanza diplomatica agli Stati Uniti), alla quale si pongono l’obiettivo di far aderire Danimarca e Olanda, verosimilmente riuscendovi fra gli Anni Novanta del XX secolo e il primo decennio del Duemila.
Oggi dunque l’Europa si potrebbe presentare come da un lato una piccola Unione Mitteleuropea a sei (Sacro Romano Impero [i cui undici principali Stati sono Austria, Prussia, Hannover, Sassonia, Baviera e Palatinato, Assia Elettorale, Baden, Württemberg, Svizzera, Venezia e Dominî Sabaudi di Aosta, Vercelli, Asti e Nizza, oltre agli Arcivescovi-Elettori e agli altri Territorî Ecclesiastici], Stato Pontificio, Romania, Svezia, Danimarca, Olanda, con le relative – poche – Colonie: quelle tedesche e olandesi, Eritrea, Somalia e Groenlandia), dall’altro le cinque grandi Potenze Coloniali – Regno Unito, Portogallo, Spagna, Francia, Russia – con i relativi Imperi e Protettorati (britannico sulla Grecia, russo sulla Bulgaria, francese sull’Impero Ottomano): la Grande Svizzera e la Grande Repubblica di Venezia sono due Länder (la Svizzera a sua volta Alleanza Perpetua di Confederazioni) dei principali undici – fra i quali tuttavia prevale di gran lunga l’Austria, maggiore di tutti gli altri messi insieme – dello Stato più esteso (il Sacro Romano Impero) dell’Unione Mitteleuropea a sei, la minore delle sei Grandi Potenze europee.

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E ora, la terza ucronia dedicata a Carlo V, di Federico Sangalli:

Alla morte di Massimiliano d'Asburgo, lo stallo tra Francesco I di Francia e Carlo I di Spagna (entrambi con notevoli risorse finanziarie e temuti dalle altre potenze che si oppongono a una possibile un'idea fazione franco-imperiale o ispano-imperiale, giudicata troppo potente) porta all'elezione di Federico III il Saggio di Sassonia, un moderato riformista già presidente del consiglio di reggenza imperiale sotto Massimiliano candidato realmente proposto proprio da Leone X come compromesso tra i due (e che in HL fallì davanti al successo delle tangenti di Carlo). Sennonché Federico, ora IV come Sacro Romano Imperatore, è anche il grande protettore di Lutero dell'HL e permette al predicatore tedesco di propagandare le sue idee in lungo in largo nonostante le forti proteste del Papa. Nel 1521 muore Leone X ma il suo successore, suo cugino Giulio de Medici con nome di Clemente VII, continua la linea dell'opposizione (il mancato contrasto tra Francesco e Carlo ha permesso l'immediata elezione di Clemente senza il passaggio di Adriano VI). Nel 1525 muore Federico IV e il Pontefice cerca di far eleggere un candidato più fedele al suo "incarico" di Difensore della Fede ma le divisioni tra Francesco e Carlo (nessuno disposto a far diventare l'Imperatore l'altro) e il desiderio dei Principi tedeschi, ingolositi dalla prospettiva di mettere le mani sui beni ecclesiastici e sui denari delle decime (sostanzialmente il successo protestante non fu dovuto al fatto che i tedeschi non volessero pagare tangenti alla Chiesa quanto al fatto che volevano riceverle loro, tant'è vero che si adoperarono più per massacrare i contadini che protestavano per le nuove tasse che per invadere territori cattolici), fa sì che il fratello minore ed erede di Federico IV, Giovanni il Costante, diventi Imperatore come Giovanni I. Giovanni è apertamente luterano e nel 1529, con il Proclama di Speyer, proclama la Riforma Protestante Religione dell'Impero e del suo sovrano. Clemente VII passa tre giorni alternando crisi epilettiche e imitazioni di Augusto alla "Giovanni, Giovanni, rendimi la sacralità dell'Impero". Erasmo da Rotterdam commenta "Il Sacro Romano Impero è appena diventato il Sacrilego Germanico Regno". Il Papato monta su immediatamente una Lega Santa comprendente Francia, cattolici tedeschi, Spagna e Stati Italiani. L'Inghilterra è aggiunta in cambio dell'annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona ma in Spagna quando i Comuneros insorgono prendono prigioniero Re Carlo (che risiede in Spagna e non in Germania) e lo costringono ad abdicare in favore di sua madre, Giovanna I la Pazza, la quale simpatizza apertamente per gli evangelici luterani e ne permette la diffusione a corte. Da Roma partono più scomuniche che missionari, molte altre Bolle Papali vengono bruciate pubblicamente, il Papa usa il suo antico privilegio medievali in quanto protettore del Regno di Sicilia/Napoli per sottrarlo al dominio spagnolo mentre dichiara decaduti dai rispettivi titoli Giovanna e Giovanni. Giovanni delle Bande Nere viene fatto temporaneamente viceré per rimandare le rivendicazioni francesi sul Mezzogiorno a dopo la fine della guerra. Guerra che va male per "l'Impero Luterano": in Germania i cattolici sono in rivolta e bisogna schiacciare anche i contadini che hanno scambiato gli ipocriti proclami dei principi per promesse di cambiamento sociale, la Francia e l'Inghilterra marciano in Borbogna, in Italia i franco-papalini, aiutati dai veneziani desiderosi di togliersi la minaccia imperiale dal collo, prendono Milano mentre gli ottomani, alleati di Francesco I, premono in Ungheria. Senza le colonie americane di Carlo e il loro oro, Giovanni I ha anche seri problemi ad assoldare le armate mercenarie. La sua unica speranza è dividere gli avversari con la diplomazia, cosa che gli riesce particolarmente bene: prima fa notare ad Enrico VIII che sta sprecando soldi e soldati per una guerra che non gli frutterà niente e lo convince a disertare in cambio di un tributo. Poi, persa de facto l'Italia, semina zizzania tra i rimanenti contendenti: il Papa non vuole passare dal padrone tedesco a quello francese, la Francia non vuole che il Papa metta il becco in quelle che ritiene "questioni interne" (cioè Milano, Napoli e buona parte del resto d'Italia), Venezia non ha in simpatia il Papa e le sue mire in Romagna e neppure la Francia e il suo alleato ottomano. Francesco I pretende la consegna immediata dei territori rivendicati, Clemente VII si oppone, si giunge alla rottura. Con un ribaltamento di fronti un armistizio è stipulato con l'Impero e Francesco marcia contro il Papato mentre Venezia rimane neutrale ma Giovanni delle Bande Nere gode della fedeltà di moltissimi mercenari sulla piazza e i soldi dei Medici bastano e avanzano a mobilitare gli svizzeri: la Battaglia di Pavia vede l'annientamento dell'esercito francese e la cattura dello stesso Francesco I. La Pace di Roma è molto dura: la Francia deve rinunciare a tutte le sue rivendicazioni in Italia, specie Milano, che va a Francesco II Sforza, e Napoli. Nel regno partenopeo il Papa deve dare la corona a un uomo di fiducia e la scelta ricade sullo stesso Giovanni, uno di famiglia insomma. Il modello è quello sforzesco: un capitano di ventura diventa sovrano di un territorio riconosciuto dal suo superiore (l'Imperatore nel caso di Milano, il Papa per Napoli per via del vassallaggio) legittimandosi con il matrimonio con la discendente dell'ultimo Re, nello specifico con Anna di Laval, Principessa di Taranto e nipote dell'ex Re di Napoli Federico I. Francesco, liberato, giura vendetta ma nel 1532 muore Giovanni I e gli succede suo figlio Giovanni II, un luterano ancor più fanatico che rifiuta ogni pace e compromesso, compresa la possibilità un un Concilio Generale della Cristianità tra cattolici e protestanti che discuta delle differenze (lo fece anche in HL) e la Francia spera di approfittarne attaccando nuovamente l'Impero. Nel 1534 però muore anche Clemente VII: al Conclave le fazioni dei "francesi", vista come amica del nemico, ed "imperale", che de facto non esiste, sono fuorigioco e vince così la fazione "italiana" che elegge il suo leader Ippolito de Medici col nome di Giulio III. A pesare sono state anche le pressioni di Giovanni delle Bande Nere, nominato seduta stante Gonfaloniere dello Stato Pontificio. Il giovane Pontefice, appena ventitreenne, è decisamente sui generis: figlio illegittimo di Giuliano de Medici, Duca di Nemours e fratello di Leone X, e di Pacifica Brandani (che tutti noi conosciamo come "La Gioconda"), era stato allevato dallo zio e poi da Clemente VII. Aveva sviluppato una forte rivalità con il cugino Alessandro per il governo di Firenze e quando questi era diventato Signore della città toscana Clemente per compensazione lo aveva fatto Cardinale a 18 anni e nominato Arcivescovo di Avignone per allontanarlo dalle beghe fiorentine. Fu poi Legato in Umbria e amministratore delle diocesi di Monreale, Casale e Lecce, nonché Vice-Cancelliere del Collegio Cardinalizio. Nominato Nunzio alla Corte Asburgica viennese e più portato alla guerra che alla religione, aveva preso personalmente parte alla difesa delle città durante l'assedio ottomano del 1529. Tornato a Roma aveva messo insieme una vera e propria corte nella sua villa al Campo Marzio. Uomo colto, esuberante, irrequieto ed ambizioso, il giovane e prestante Ippolito si era poi perdutamente innamorato di Giulia Gonzaga di Sabbioneta, a cui aveva dedicato la traduzione dell'Eneide di Virgilio, e che, pochi mesi prima del Conclave, aveva salvato dalle grinfie piratesche quando l'algerino Barbarossa aveva attaccato Fondi proprio per catturarla e donarla a Solimano il Magnifico, data la sua leggendaria bellezza. Giulia ha riunito intorno a sé un circolo mecenatico frequentato da molti rinomati letterari, come Pietro Bembo, Ariosto, Bernardo e Torquato Tasso e Pietro Aretino, ma anche religiosi "poco ortodossi" o ai limiti dell'eresia come il Vicario cappuccino Bernardo Ochino, il predicatore spagnolo Juan Valdés e il Cardinale inglese Reginald Pole. Influenzata dalle loro idee, consigliera spesso l'amante in merito: ben presto infatti Giulio III dà disposizioni allo stesso Pole e ai due suoi colleghi cardinali Gaspare Contarini e Erasmo da Rotterdam di prendere contatti con le varie fazioni protestanti per favorire una riconciliazione. Ma intanto nel 1535 muoiono sia Alessandro de Medici, Duca di Firenze, probabilmente avvelenato, sia Francesco II Sforza, Duca di Milano: in ambo i casi, grazie a testamenti di dubbia autenticità, specie nel secondo caso, Giovanni delle Bande Nere viene indicato come erede. Francia e Venezia immediatamente rompono l'alleanza e attaccano. Ma, mentre i francesi sono impegnati anche contro spagnoli ed imperiali e hanno le casse dello stato dissanguate, una torma di mercenari svizzeri varca l'Adige e marcia sulla Serenissima: il tristemente noto Sacco di Venezia decreta la fine dell'indipendenza della Repubblica, il cui Maggior Consiglio è costretto ad eleggere Doge (Duca) lo stesso Giovanni delle Bande Nere. La guerra a tre tra Francia e Impero Ottomano, Impero e Spagna e Papato, Possedimenti Medicei, Austria Asburgica ed Inghilterra si trascina tra varie battaglie inconclusive per oltre un decennio finché finalmente nel 1547 si arriva alla svolta. Nella decisiva Battaglia di Mühlberg le armate di Carlo d'Austria (ex Carlo I di Spagna), alla guida della Lega Cattolica tedesca, annientano le armate protestanti e ne catturano tutti i leader, compreso l'Imperatore Giovanni II in persona. Costretto a rinunciare a tutti i suoi titoli, è quindi processato, condannato a morte per eresia e ribellione e giustiziato insieme agli altri nobili luterani. Con loro muore de facto la causa imperial-protestante: ciò che resta della Dieta elegge infatti prontamente Carlo come nuovo Imperatore col nome di Carlo V, il quale come primo atto rimuove per fellonia tutti i nobili che hanno sostenuto "l'usurpazione protestante". Lo stesso anno muore Francesco I di Francia: con l'Impero e il Blocco Romano ora dalla stessa parte, la Francia non ha possibilità di vittoria e quindi, sebbene le rivendicazioni e i conflitti proseguiranno per un altro quarto di secolo, la guerra passa sulla difensiva e va via via spegnendosi. Giulio III, il cui appoggio al nuovo Imperatore è fondamentale,ottiene grandi concessioni da Carlo V: Giovanni delle Bande Nere vede riconosciuti tutti i suoi titoli ed è nominato Vicario Imperiale d'Italia, l'unico modo per avere ancora controllo sulla Penisola ormai medicizzata e per includere Venezia nell'impero e Giulio III ottiene anche che i possedimenti dei Gonzaga passino alla sua amante Giulia Gonzaga di Sabbioneta (gli altri membri della famiglia hanno avuto "incidenti"), dietro cui consiglio indice poi il Concilio di Trento per discutere le mozioni protestanti e riunificare la Cristianità. Proprio mentre si dirigeva a Trento, Giulio III muore di malaria (ma si parla anche di avvelenamento) nel 1549, il che porta al soglio pontificio Reginald Pole col nome di Adriano VII. Nel 1558 muoiono quasi contemporaneamente lo stesso Adriano VII, Giovanna I di Spagna e Carlo V: de facto si sancisce la divisione dei beni asburgici, con Ferdinando, fratello di Carlo, più tollerante verso le minoranze religiose e più in linea con le politiche materne, che diventa Re di Spagna e Filippo, figlio di Carlo, che al contrario diventa Imperatore, dando inizio a una grande Contro-Riforma per eliminare gli ultimi scampoli di luteranesimo. Giovanni Gerolamo Morone viene eletto Papa come Pio III e porta a termine il Concilio di Trento, sancendo la riconciliazione e la fine del Secondo Scisma d'Occidente. La sua mediazione porterà anche nel 1669 alla Pace di Metz, che sancirà la fine della cosiddetta Guerra dei Cinquant'anni. Quattro anni prima Giulia Gonzaga è morta senza eredi sopravvissutigli e i suoi possedimenti sono stati divisi tra i Medici e il Papato. Seguirà mezzo secolo di pace, sotto il Buon Re Enrico IV di Francia e Navarra è una serie di deboli Imperatori. In Spagna l'eresia luterana, inizialmente tollerata, sarà infine sradicata a seguito della Defenestrazione di Barcellona del 1618. Sotto il pontificato di Papa Bellarmino (Pio V), Galileo Galilei scoprirà la forma del nostro sistema solare. A fine Seicento le ambizioni di Re Luigi XIV di Francia riaccendono le rivalità in Europa che culminano con la Guerra di Successione Austriaca nel 1700, alla morte di Carlo X: alla fine il compatto sostegno europeo porta sul trono Carlo d'Asburgo-Spagna, futuro Carlo II di Spagna, il quale crea per la prima volta "un Impero su cui non tramonta mai il Sole". Durante la Guerra di Successione Polacca dovrà giocoforza sostenere Federico II di Prussia contro Stanislao I, il candidato francese. Alla sua morte senza eredi maschi nel 1740 scoppia la Seconda Guerra di Successione Austriaca: la pace vedrà come accomodamento finale Maria Teresa diventare Regina di Spagna col marito Francesco Stefano, Duca di Lorena, i quali rinunciano però alla Sardegna, che vai ai Medici, e alla Lorena, che va a Stanislao I e poi alla Francia. L'Impero e i possedimenti austro-olandesi vanno invece ai Wittelsbach. In tutta questa confusione i Savoia sono condannati per fellonia e perdono i loro feudi che vanno ai Medici: si rifaranno nel 1801 quando succederanno agli Stuart sul trono d'Inghilterra, Scozia ed Irlanda. Nel 1778 la Guerra di Successione Bavarese insanguina nuovamente l'Europa e porta infine Giorgio I di Hannover sul trono imperiale. Malato di mente, Giorgio I sarà incapace di affrontare i gravi eventi della Rivoluzione Francese che porteranno infine Napoleone Bonaparte ad abolire il Sacro Romano Impero nel 1804, spingendo il Vicario Imperiale Giovanni de Medici a proclamarsi Re d'Italia e annettendo Genova e buona parte dello Stato Pontificio. Al Congresso di Vienna Federico Guglielmo di Polonia, Francesco II di Spagna, Klemens von Metternich in rappresentanza di Giorgio I d'Austria-Boemia-Hannover, Luigi XVIII di Francia, lo Zar Alessandro I di Russia e Re Vittorio I d'Inghilterra ratificarono la nascita del Regno d'Italia insieme a quella dell'Impero di Hannover e del Commonwealth Polacco-Lituano-Prusso-Sassone. Il resto, come si suol dire, è Storia.

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Non può mancare anche in questo caso la risposta del nostro Bhrihskwobhloukstroy:

(La ‘Soluzione Ottomana’ è stata proposta ormai tre volte, in modo sempre più dettagliato e convincente; viene respinta con argomentazioni senz’altro rigorose, il cui rigore poi però non trovo applicato con la stessa acribia quando si tratta di Francia e Impero.

Per quanto riguarda la Francia, mi stupisce che non vinca contro uno Schieramento avversario che in tal caso non dispone degli stessi mezzi di Carlo V all’apice della sua potenza e anche che i Medici nel 1804 non siano mai stati conquistati da Napoleone; siccome però l’ultima versione proposta dell’ucronia contiene una conseguenza che è a sua volta un Punto di Divergenza dirompente come pochi altri, mi limito in questo messaggio ad alcuni ritocchi in proposito.) Dopo la Battaglia di Mühlberg (24. aprile 1547), Giovanni Federico I di Sassonia (Giovanni il Magnanimo), ferito, è stato preso prigioniero e condannato a morte, con commutazione della pena in detenzione a vita ed esilio a Worms previa abdicazione (in favore dell’odiato cugino Maurizio, Riformato dal 1536), salvo essere poi liberato il 1. settembre 1552 (in conseguenza della Pace di Passavia del 2. agosto con l’Imperatore Ferdinando I), dopodiché Maurizio è morto l’11. luglio 1553 per le ferite nella Battaglia di Sievershausen due giorni prima, contro Alberto Alcibiade di Hohenzollern, Marchese di Brandenburgo-Kulmbach / Brandenburgo-Bayreuth (dallo stesso 9.luglio era diventato Elettore di Sassonia Augusto I, fino alla morte l’11. febbraio 1586) e Giovanni il 3. marzo 1554 (come Duca di Sassonia, ma non più Elettore), con successione da parte dei figli Giovanni Federico II (pretendente all’Elettorato, ma bandito appunto dall’Imperatore Massimiliano II nel 1566) e Giovanni Guglielmo (fino alla Divisione di Erfurt del 6. novembre 1572; Duca di Sassonia-Weimar fino al 2. marzo 1573).

Il fatto che nessun Riformato sia mai stato eletto Imperatore (perfino Federico II si è dichiarato Anti-Imperatore, Capo della Lega dei Prìncipi, secedendo dall’Impero) è dovuto al dovere per l’Imperatore di Difendere la Fede (inequivocabilmente Cattolica), quindi la Fellonia sarebbe attribuita a tutti gli Elettori attivi (quelli contrarî non prendevano parte al Voto) di Giovanni Federico, ma dopo l’Elezione di Carlo V a tutti gli Evangelici Riformati. In effetti il Reichstag non potrebbe mai – se completo – votare la Reichsexekution per tutti i Principi Riformati dell’Impero o anche soltanto per quelli che hanno partecipato alla Lega di Smalcalda; il massimo che un neoeletto Carlo V potrebbe fare sarebbe di colpire gli Avversarî più forti. Ma andiamo con ordine; prima credo che sia necessaria una modifica nelle Elezioni dei Re dei Romani (che comunque non altera l’ucronia) e un’altra, prima e più sostanziale, che riguarda la Spagna.

Se Carlo di Gand nel 1520-1521 (o si ritarda al 1529?) è stato esautorato dalla Tutela per la madre Giovanna in Castiglia e León, era comunque già e sarebbe rimasto unico Re Cattolico d’Aragona (felicissima – lo ammetto con malinconia – di emanciparsi da Madrid) e di Sicilia nonché Re di Napoli, quindi queste ultime Corone sfuggono a Giovanni dalle Bande Nere, che al massimo può aspirare a diventare Viceré (come avevo suggerito ieri); mai infatti alcun Papa in quelle condizioni taglierebbe le gambe all’unico Difensore della Cattolicità rimasto in tutta la Spagna (e uno dei pochi in Germania). Non è poi un cambiamento drammatico (la pressione sul Conclave si può esercitare lo stesso dalla posizione di Gonfaloniere di Santa Madre Chiesa); anche il Titolo di Vicario Imperiale non è ereditario (lo è solo nei Feudi di cui il Vicario sia già investito), va rinnovato a ogni nuovo Imperatore (a differenza di quello di Viceré) e a ogni morte del diretto Interessato (figuriamoci se in un Impero basato su un Regno Elettivo il Vicario – ossia il Viceré dell’Imperatore – può essere ereditario...), ma abbiamo visto che le vicende successive non impedirebbero il rinnovo da parte di ogni nuovo Imperatore a ogni Erede Mediceo (questo è anche positivo in quanto non altera la Genealogia dei de la Trémoïlle come Discendenti di Anna di Laval e dunque ci permette di tener buona l’esistenza di molti più Personaggi storici).

La Successione in Castiglia e León non è a discrezione del Sovrano; dopo Giovanna (che muore il 12. aprile 1555, quindi un anno prima dell’Abdicazione e tre prima della morte di Carlo) il Successore è il Primogenito, a meno di rinuncia volontaria (non c’è Indisponibilità della Corona), nel qual caso l’Erede diventa Ferdinando.

Il particolare elettorale è che alla morte di Giovanni il Costante, nel 1532, la maggioranza degli Elettori (compreso il mediatore Ermanno V di Wied, Arcivescovo di Colonia) era – come già nella vera Elezione del 1531 – cattolica e non avrebbe quindi eletto, perlomeno in quel momento, Giovanni Federico I il Magnanimo (Elettore di Sassonia), ma d’altra parte sarebbe stata irremovibile (come di fronte a Carlo V riguardo a Filippo II) nella richiesta di un Re e Imperatore tedesco. Nel 1532 Ferdinando d’Asburgo era già Re d’Ungheria (per quanto solo dell’Ungheria Reale) e di Boemia dal 17. dicembre 1526 (e Arciduca d’Austria dal 28. aprile 1521), quindi era indubitabilmente Principe Tedesco tanto quanto il fratello maggiore Carlo, in Germania Signore dei Paesi Bassi e Conte Palatino di Borgogna (dal 25. settembre 1506). Se Carlo ha già rinunciato ai proprî Diritti in Castiglia e León e quindi Ferdinando ne è già Erede, si può postulare che, in quella precisa fase cronologica e con quegli Elettori (non però nel 1547!), sia Carlo sia Ferdinando siano considerati come soprattutto Monarchi Spagnoli più che Prìncipi Tedeschi (anche la tolleranza di Ferdinando in materia religiosa potrebbe essere uno svantaggio agli occhi della Maggioranza costituita dagli Elettori Cattolici) e che quindi il Candidato più titolato diventi stato Ludovico V il Pacifico del Palatinato. Il Rovesciamento di Fronte avviene perciò con due anni di anticipo (1532 anziché 1534) e nel 1535 perlomeno Milano (che ha conservato Asti anche dopo il 1531, senza diventare Dote delle Nozze di Beatrice del Portogallo – cugine e cognata di Carlo d’Asburgo – con Carlo III di Savoia) va al Palatinato.

Ludovico il Pacifico sarebbe morto abbastanza presto (1544) e il suo fratello e successore come Elettore, Federico II il Saggio, in quanto Riformatore non avrebbe avuto i voti della maggioranza degli Elettori, perché l’altro Candidato Luterano, Giovanni il Magnanimo, Capo del Partito Riformato, avrebbe comunque votato per sé; tuttavia, in quel momento si sarebbe data una maggioranza Evangelico-Riformata (Gioacchino II Ettore aveva introdotto cinque anni prima il Luteranesimo nel Brandenburgo) e dunque dal 1544 Giovanni Federico può diventare Re dei Romani (o, come ormai si sarebbe preferito dire, Re di Germania o dei Teutoni, per ironia della Storia antica denominazione spregiativa da parte pontificia).

Le Guerre d’Italia, come abbiamo visto o intuito, avrebbero un andamento alquanto diverso e il principale Avversario di Francesco I sarebbe, almeno dal 1535, Ludovico il Pacifico con Giovanni dalle Bande Nere (non ho capito fino a quando viva, in questa ucronia; alla morte di Francesco I, il 31. marzo 1547, ha 49 anni), contro cui il Re Cristianissimo ricorre a Solimano il Magnifico, mentre Carlo d’Asburgo è più direttamente coinvolto soprattutto nella Settima Guerra d’Italia, com’è ovvio non in Toscana bensì nel Nord della Francia, in alleanza con Enrico VIII. Se anche ammettiamo che, nonostante la minaccia ottomana fosse in questo caso attutita (sia perché i Savoia assediati a Nizza nel 1543 dovevano chiedere l’aiuto di Ludovico il Pacifico e non di Carlo, sia perché alla difesa dell’Ungheria provvedeva direttamente Ferdinando come Erede di Castiglia e quindi anche primo Detentore dell’Oro Americano), la guerra si concluda come nella Storia reale, Arriviamo così alla Giornata di Mühlberg e alle sue conseguenze.

Siccome è possibile che, come Riformato, anche Maurizio di Sassonia, pur rivale del cugino, si schierasse con l’Imperatore (come ha fatto storicamente, ma in questo caso con e non contro il cugino), non alterando d’altronde le proporzioni degli Schieramenti in modo tale da mettere in dubbio la Vittoria della Lega Cattolica, dobbiamo lasciare aperta la possibilità che anche i Dominî della Linea Albertina dei Wettin vengano confiscati.

In ogni caso, Carlo (ormai V), non ancora minacciato dal ventottenne nuovo Re di Francia (Enrico II, da soli venticinque giorni) né da Solimano, può condurre la propria Politica Interna con libertà molto maggiore che nella Storia reale (ricordiamo che potrebbe perfino aver concluso con maggior successo la Settima Guerra d’Italia... in Francia Settentrionale) e quindi, se non confisca tutti i Beni dei Prìncipi Riformati, con ogni verosimiglianza colpisce in questo modo i più potenti (che in questa ucronia, con un ‘Imperatore’ Luterano, sarebbero stati in maggior numero nella Lega – senza tuttavia poter modificare l’esito finaile – e perciò più numerosi a essere sconfitti): gli Elettori Palatino (con Milano, in tempo per non essere più oggetto di contesa fra Carlo V e Francesco I) e di Sassonia (con o senza il Ducato Albertino), i Margravî del Brandenburgo (con i Suffeudi di Mecklenburgo e Pomerania) e di Ansbach (con Bayreuth), il Langravio d’Assia e i Duchi del Württemberg (come realmente accaduto nel 1520-1534 e in qualità di Suffeudo fino al 1599) e di Braunschweig (/ Brunswick)-Lüneburg. Ai Prìncipi nel Reichstag non sarebbe parso vero di potersela cavare sacrificando semplicemente una decina di alti papaveri... Nello stesso momento, tutti gli Elettorati Laici – la Maggioranza del Collegio, quattro su sette – sarebbero ormai dell’Arcicasa e quindi dal 1547 l’Impero sarebbe di fatto Ereditario.

Reichstag e Papato pagano volentieri il prezzo, con la situazione europea in cui si ritrovano.

La maggior parte della decina di Feudi incamerati rientrava nell’antico Ducato di Sassonia, ma al momento di dover investire il Primogenito Filippo di un Regno per celebrare il Matrimonio con Maria la Cattolica Carlo V avrebbe potuto soltanto riesumare l’altomedioevale Titolo di Regno d’Austrasia (in cui ricadevano i Paesi Bassi, il Palatinato e l’Assia). A questo punto devo integrare l’ucronia con alcune necessarie conseguenze di vastissima portata, passate sotto silenzio.

Anzitutto, con Reginald Pole Papa dal 1549 (e ancora per dodici ore dopo la morte di Maria la Cattolica il 17. novembre 1558) e senza Paolo IV, Filippo d’Asburgo resta Re d’Inghilterra e Irlanda (Pretendente anche di Francia) iūrĕ ŭxōrĭs; su questo non possono sussistere dubbî di sorta. È una delle rarissime combinazioni in cui questo è conseguenza diretta e lineare del Punto di Divergenza (in questo caso dell’ucronia da cui parto). Non avrà luogo l’Unione Iberica, perché Filippo – che diventa comunque Erede degli Aviz – è Re d’Aragona, Sicilia e Napoli (oltre che d’Inghilterra e Irlanda e d’Austrasia, nonché Sacro Romano Imperatore, dato che Ferdinando non è stato eletto Re dei Romani né il 5. gennaio 1531 né mai), ma non di Castiglia e León (che è suo cugino Massimiliano, anche Re di Boemia e d’Ungheria Reale).

Inoltre, se il Concilio di Trento si conclude (sempre nel 1563?) nientemeno che « sancendo la riconciliazione e la fine del Secondo Scisma d'Occidente», Carlo IX ed Enrico III di Valois non vengono assassinati e quindi quest’ultimo ed Enrico IV (che ugualmente scampa al tragico destino) salgono al Trono più tardi.

Da ciò consegue altresì che in Polonia-Lituania non fa in tempo a essere eletto Massimiliano d’Asburgo (dettaglio comunque irrilevante), mentre Sigismondo III Vasa rimane anche Re di Svezia pure dopo il 24. giugno 1599 (fino alla morte, il 19. aprile 1632) e così ugualmente i suoi Successori, fra i quali è cruciale Ladislao IV, che anche dopo il 21. febbraio 1613 – grazie all’Unione Polacco-Svedese – continua o torna a essere Car’ (“Zar”) di tutte le Russie. Questa è forse la conseguenza più impressionante, perché dal 19. giugno 1610 si crea in Europa Nord-Orientale un colossale Blocco di Potenza.

Nel frattempo, Sacro Romano Imperatore è Filippo I (II come Re di Germania) fino al 13. settembre 1598 e poi il figlio Filippo II (il nostro III di Spagna, nato il 14. aprile 1578) fino al 31. marzo 1621.

Alla sua morte, il figlio Filippo (nato l’8. aprile 1605) – regolarmente Re d’Inghilterra e Irlanda (Pretendente di Francia), Austrasia, Portogallo, Aragona, Sicilia e Napoli, – avrebbe avuto solo sedici anni e quindi come Asburgo si sarebbe dovuto eleggere il Re di Castiglia e León e di Boemia e Ungheria Reale Ferdinando I (per noi II), con gli stessi voti del 28. agosto 1619. Durante il suo Regno, il 22. dicembre 1636, è stato eletto Re dei Romani suo figlio Ferdinando III (nato il 13. luglio 1608), divenuto Imperatore il 18. novembre 1637 (Ferdinando II è morto il 15. febbraio 1637); alla sua morte senza Eredi maggiorenni (2. aprile 1657) si è pensato a Filippo IV di Spagna (in alternativa al Re-Sole), che, in questa ucronia, potrebbe succedere come Filippo III direttamente (per Patto di Famiglia) a Ferdinando I (il nostro II) dopo il 15. febbraio 1637 e in ogni caso a Ferdinando II (il nostro III) dopo il 2. aprile 1657, regnando fino al 17. settembre 1665 (evidentemente senza mai perdere il Portogallo), allorché avrebbe lasciato come Erede in Inghilterra e Irlanda, Austrasia, Portogallo, Aragona, Sicilia e Napoli il figlio infante Carlo I/II (nato il 6. novembre 1661), per cui sarebbe stato necessario eleggere comunque come Imperatore Leopoldo I (di Castiglia e León e di Boemia e Ungheria Reale), poi sopravvissuto allo stesso Carlo II.

In Polonia, dopo i nove mesi di Interregno seguìti all’abdicazione dell’ultimo Wasa, Giovanni II Casimiro V (16. settembre 1669), Michele I Korybut Wiśniowiecki ha prevalso (19. giugno 1669) su Carlo V di Lorena, che alla morte del Rivale (10. novembre 1673) si è ricandidato, di nuovo senza successo (21. maggio 1674 eletto Giovanni III Sobieski). Nel nostro scenario, non avrebbe avuto luogo il Diluvio (essendo impossibili l’Invasione Svedese e quella Russa) e Giovanni II Casimiro V non si sarebbe dovuto dimettere; alla sua morte (16. dicembre 1672) si sarebbero sfidati sicuramente Carlo V di Lorena ed eventualmente Michele Korybut Wiśniowiecki, ma, anche ammesso che vincesse comunque quest’ultimo, il suo Regno sarebbe durato appunto meno di un anno, col che si torna all’Elezione del 1674. In questa ucronia, a causa dell’Unione con la Svezia e la Russia, la Nobiltà Polacca è crucialmente meno forte nei confronti di quella Lituana, che quindi ha tutte le possibilità di far passare al Sejm la Legge Pac (pronuncia [pˈaʦ]) contro la Candidabilità di Polacchi nativi o Piasti: Giovanni Sobieski, già restio a presentarsi, non si sarebbe più nemmeno dovuto porre il problema e Concorrenti sarebbero rimasti Carlo di Lorena e Luigi di Borbone (Principe di Condé); Federico Guglielmo non sarebbe Elettore Palatino e non apparterrebbe all’Alta Nobiltà Europea. La Polonia-Lituania-Svezia-Russia, doppiamente minacciata dall’Impero Ottomano (in Ucraina e, qui, anche in Russia), non avrebbe certamente votato un Candidato di Luigi XIV (Alleato della Turchia), per cui Carlo di Lorena, all’epoca Principe senza terra (il Re-Sole aveva di nuovo invaso il suo Ducato quattro anni prima, dopo che nel 1661 era terminata la ventisettennale precedente Occupazione Francese), sarebbe stato con ogni verosimiglianza eletto Re della Confederazione e si sarebbe servito di Giovanni Sobieski come proprio principale Generale, sia al secondo Assedio Turco di Vienna (1683) sia sul Reno (1690), evitando quindi di ammalarsi e morire precocemente a 47 anni il 18. aprile 1690.

Data l’estinzione di tutti i Discendenti di Filippo III (il nostro IV) che non avessero rinunciato alle Corone d’Inghilterra e Irlanda, Austrasia, Portogallo, Aragona, Sicilia e Napoli e poiché l’unica altra linea (femminile) primogenita da Filippo II (il nostro III) sopravvissuta, quella di Anna d’Austria, non poteva rivendicare la Successione al Trono (avendovi Anna rinunciato nell’ottobre 1615 per il trattato di Fontainebleau del 3. aprile 1611), Erede legittimo sarebbe stato Leopoldo, non in quanto vedovo di Margherita Teresa (1651-1673) figlia di Filippo III (IV), ma in quanto figlio di Maria Anna di Spagna (1606-1646) quartogenita di Filippo II (III) e moglie di Ferdinando II (III), che questi fosse o no Imperatore. Non è il caso di immaginare una Successione da parte sabauda, perché, anche se si fosse dato qualcosa di analogo al contratto storicamente firmato a Chambéry il 23. agosto 1584 fra il Barone di Asso e della Valassina Paolo Sfondrati (noto allora come Sfondrato), Ambasciatore a Torino e Procuratore Speciale di Filippo II (molto probabilmente in questa ucronia l’Ambasciatore e Procuratore non sarebbe stato un lombardo), e Carlo Emanuele I “Testa di Fuoco” di Savoia per preparare il matrimonio celebrato l’11. marzo 1585 nella Cattedrale di Sarragoza (Zaragoza) fra questi e la secondogenita del Re e della terza moglie Isabella di Valois, Caterina Micaela d’Asburgo (nata il 3. ottobre 1568), tale contratto prevedeva, oltre alla dote di 500.000 scudi e la promessa del Ducato di Milano per il primo figlio nato dal matrimonio (Filippo Emanuele, tuttavia premorto al Duca), la riserva dei diritti al Trono di Spagna in linea femminile – a preferenza dei rami laterali – in mancanza di eredi maschi: al momento Filippo II aveva solo tre figli superstiti (su undici fino ad allora – e in generale – avuti), Caterina Micaela, Filippo III (nato il 14. aprile 1578, quindi allora di soli quattro anni) e Isabella Clara Eugenia (12. agosto 1566 – 1. dicembre 1633), moglie dell’Arciduca Alberto d’Austria e madre di figli che non hanno mai raggiunto l’età adulta., per cui la preferenza poteva essere intesa solo su questi ultimi e i loro eventuali discendenti, ma non sulle discendenti in linea femminile dell’erede maschio sopravvissuto (Filippo III, in questa ucronia II).

Successore di Carlo V di Lorena in Svezia-Polonia-Lituania-Russia sarebbe stato, chiaramente, il figlio Leopoldo (1679-1729) e, alla morte di questi, il di lui secondogenito maschio (più anziano superstite) Francesco Stefano, che certo fin da bambino era stato scelto come futuro Sposo di Maria Teresa, ma nel 1725-1726 (Fidanzamento di Maria Teresa con Carlo di Borbone) non era più tale; solo dal 1731 si sarebbe ripreso il progetto e il Fidanzamento sarebbe stato sancito ufficialmente il 31. gennaio 1736, per arrivare al Matrimonio il seguente 12. febbraio (perfettamente in tempo per incamerare l’Eredità Medicea dopo il 9. luglio 1737: una contrapposizione fra il pur considerevole Blocco Mediceo – comunque sempre subordinato al Rinnovo dei Vicariati – e quello di Inghilterra-Irlanda, Portogallo, Castiglia-León, Aragona, Due Sicilie, Impero, Svezia-Polonia-Lituania-Russia supererebbe i limiti del grottesco).

Dato che non si potrebbero candidare Nobili Polacchi, Stanislao Leszczyński non sarebbe mai stato eletto e quindi (oltretutto senza Terza o Grande Guerra Nordica, per cui non cambierebbe l’esito dell’eventuale Guerra di Successione Anglo-Austrasiano-Portoghese-Aragonese omologa della nostra Guerra di Successione Spagnola), vengono meno se non altro i presupposti per una Guerra di Successione Polacca (dove comunque Federico II di Prussia non si sarebbe mai potuto candidare al Trono, anche nella nostra Storia, perché non era cattolico né disposto a convertirsi ma soprattutto perché, oltre a non essere ancora Re, non era ancora nemmeno del tutto riabilitato, se non esteriormente, col padre) dunque anche quelli per la sconfitta imperiale nella Settima Guerra Austro-Turca (coincidente con la Quinta Guerra Russo-Turca, 1736-1739, vinta dalla Russia) e si modifica sostanzialmente anche quella di Successione Asburgica (per noi Austriaca).

Ricapitoliamo infatti il destino delle Dinastie Elettorali: gli Hohenzollern sono rimasti solo Duchi di Prussia (senza aver occasione di emanciparsi dal Vassallaggio alla Polonia), i Guelfi (Hannover) sono privi della massima parte dei loro Territorî storici, così pure i Wettin in Sassonia (come minimo dimezzati e senza Dignità Elettorale), che fra l’altro non diventano mai Re di Polonia-Lituania; i Wittelsbach perdono l’unico Elettorato (il Palatinato) prima che quelli di Baviera vi possano – per meriti nella Guerra dei Trent’Anni (che qui si limita alla Guerra di Successione Mantovana e alle Fasi Danese e Francese) – subentrare (alla loro estinzione con la morte di Massimiliano III Giuseppe nel 1777 il Ducato passa alla Linea del Palatinato-Zweibrücken, con ventidue anni di anticipo). Jülich, Kleve e Berg sono stati incamerati dall’Imperatore (Filippo II, il nostro III di Asburgo-Spagna) già nel 1709; anche nel Regno Longobardo della Nazione Gallesca, i Feudi Vacanti vanno all’Imperatore come Rappresentante del Sovrano (il Regno di Germania), non al Vicario né tantomeno alla sua Dinastia, quindi così avviene anche per Parma il 20. gennaio 1731 e poi al più tardi il Monferrato, Mantova e Guastalla il 15. agosto 1746 (anziché solo Mantova nel 1708 per Fellonia, qui non compiuta).

Ebbene, nella Guerra di Successione Asburgica non sarebbe contestabile – data la Prammatica Sanzione del 19. aprile 1713 (che violava il Patto di Mutua Successione del 12. settembre 1703, ma era stata nel frattempo riconosciuta da tutti gli Stati interessati) – né l’Ereditarietà di Maria Teresa in Inghilterra e Irlanda, Portogallo, Castiglia e León, Aragona, Due Sicilie e Ungheria né tantomeno il Regno (dal 1729) di Francesco Stefano di Lorena in Svezia, Polonia-Lituania e Russia; non essendo Elettori né i Wittelsbach né gli Hohenzollern né i Wettin né gli Hannover, il massimo che potrebbe succedere il 24. gennaio 1742 sarebbe che vengano sospesi per incertezza successoria i Voti dei quattro Elettorati Laici (Asburgici) e decidano solo i tre Ecclesiastici, dei quali per Francesco Stefano sarebbero Franz Georg von Schönborn-Buchheim (Arcivescovo di Treviri) e Philipp Karl von Eltz (Arcivescovo di Magonza), contro Clemente Augusto I di Wittelsbach-Baviera, Arcivescovo di Colonia (che, pure, il 13. settembre 1745 ha poi votato per Francesco Stefano), per Carlo Alberto di Baviera: il Re di Svezia, Polonia-Lituania e Russia (Principe dell’Impero e Tedesco come Duca di Lorena, non essendoci stata alcuna Guerra di Successione Polacca) viene eletto Re dei Romani per due Voti contro uno. Anche ammesso che tutti gli altri Stati (Francia, Scozia, Danimarca-Norvegia, Impero Ottomano e magari pure la ribelle Prussia con Federico) si coalizzino contro l’enorme accentramento di Potere negli Asburgo-Lorena, gli Stati di questi nell’Impero (corrispondenti nella nostra Storia alle Provinc[i]e Unite, Paesi Bassi Austriaci, Lorena, Hannover, Jülich-Kleve-Berg, Assia, Brandenburgo, Mecklenburgo, Pomerania, Sassonia Elettorale, Ansbach e Bayreuth, Palatinato, Württemberg, Boemia, Austria, Venezia, Milano, Monferrato e Mantova, Parma, Toscana) vanno comunque a loro (grazie all’Elezione di Francesco Stefano), contro Baviera e Turingia (e i Ducati Danesi). Se Carlo Emanuele III di Savoia si arrischia a schierarsi con Luigi XV, con la sua Fellonia perde tutti i Dominî (compresi quelli eventualmente recuperati dalla Francia con la Pace di Cateau-Cambrésis nel 1559; la Sardegna è sempre rimasta aragonese), altrimenti si aggiunge alla Lega Imperiale (altrettanto gli altri Vassalli, in Germania e in Polonia).

Può darsi in teoria che una Guerra dei Sette Anni si combatta fra Asburgo e Francia (rimasta alleata di Federico di Prussia), ma appena otto anni dopo la Sconfitta nella Guerra di Successione Asburgica è molto più probabile che la Francia si ‘allei’ (ossia stipuli un Patto di Non Aggressione) con la Potenza che ormai da mezzo secolo la circonda completamente. Ciò, del resto, le garantisce il mantenimento delle Colonie. Se la Prussia si conserva fedele come Feudo Polacco, non acquisisce comunque il Margraviato di Ansbach e Bayreuth, Imperiale dal 1547.

Vedo che Genova rimane indipendente dai Medici; dal 1731 al 1769, tuttavia (e senza Guerra di Successione Austriaca), è l’Impero a garantire la Corsica alla Dominante e quindi Napoleone nasce e cresce austriaco. La Rivoluzione Francese è meno probabile, se avviene lo stesso le guerre che ne sono conseguite finiscono già con la Prima Coalizione e come minimo vengono restaurati i Borboni (al massimo invece subentrano come Re gli Asburgo-Lorena in quanto Eredi dei Guisa, che comunque non hanno preso parte alle – qui inesistenti – Guerre di Religione nella seconda metà del XVI secolo; magari proprio secondo la diverse volte ricordata idea dell’Abate Sieyès nel 1799 di sostituire il Direttorio con l’Arciduca Carlo di Austria-Teschen). Se c’è stata una Rivoluzione Americana, entro il 1812 gli Stati Uniti vengono riconquistati e non hanno mai luogo le Indipendenze Latino-Americane.

Agli Stuart di Scozia succedono regolarmente i Savoia e poi, attraverso Maria Beatrice, dal 15. settembre 1840 il figlio ventunenne Francesco Ferdinando Geminiano V d'Asburgo-Este e dal 20. novembre 1875 la nipote di questi Maria Teresa d'Austria-Este (2. luglio 1849 – 3. febbraio 1919), i Wittelsbach.

So benissimo che non era questo l’obiettivo (come il mio non era quello); però è un Mondo migliore (meno guerre fino a questo punto e perlomeno niente più guerre in Europa – né quindi Guerre Mondiali – in séguito, il Colonialismo può essere molto minore (in Africa e Asia), in America scompare lo Schiavismo e non si verificano le massicce Colonizzazioni demiche europee nel XIX e XX secolo. Oltretutto è un’ucronia riveduta e corretta per maggior precisione. Adesso quindi sfido tutti gli Insoddisfatti a dimostrarmi che il loro Mondo è preferibile.

Ci sarebbe anche da precisare un po’ la Guerra di Successione Spagnola (qui Guerra di Successione Anglo-Austrasio-Aragono-Portoghese), presumibilmente in cinque fasi: 1) Assestamento iniziale (Filippo di Borbone Re, Ribellioni in Irlanda, Olanda, Palatinato, Tredici Colonie, Brasile; i Viceré Medicei nelle Due Sicilie e i Württemberg si dichiarano per Leopoldo, l’Impero Ottomano appena sconfitto resta neutrale); 2) Alleanze Internazionali (Danimarca con la Francia, Scozia con gli Asburgo) e prime invasioni (Francesi contro Scozzesi nelle Colonie Inglesi in Nordamerica; Medici a Milano; Polacco-Lituano-Russi e Prussiani in Pomerania, Brandenburgo, Mecklenburgo); 3) Scontri settoriali (Irlanda e Scozia contro Inghilterra; Castiglia contro Portogallo e Aragona; Sicilia contro Sardegna; Paesi Bassi Settentrionali contro Meridionali; Turingia e Sassonia Ducale contro Sassonia Elettorale e Assia; Austria, Baden, Württemberg contro Baviera; Brandenburgo contro Hannover; Svezia contro Danimarca; Intervento Ottomano e reazione Russo-Polacco-Ungherese; Francia contro Savoia e Palatinato): Guerra Civile in Inghilterra (Tories e Whigs contro Borbonici), invasione castigliana del Portogallo, svedese della Norvegia, francese del Piemonte e del Palatinato; 4) Danimarca e Turchia escono dal conflitto, Franco-Bavaresi e Austro-Lorenesi si scontrano direttamente in Germania: Sud (dal Piemonte alla Baviera) e Ovest occupato dai Borboni, Est e Nord dall’Austria e dalla Svezia-Polonia-Lituania-Russa, che sono superiori per risorse; invasione castigliana della Catalogna; 5) Carlo VI Imperatore, la Scozia esce dal conflitto (annettendo la Northumbria), il Re-Sole ottiene la Pace lungo i confini anteriori allo scoppio delle ostilità e il riconoscimento di Filippo come Re d’Inghilterra (non d’Irlanda né Principe di Galles). Inizia uno scontro dinastico (in questo caso non confessionale) in Scozia fra gli Stuart e gli Hannover, per quanto questi ultimi siano dotati di pochissimi Possedimenti nell’Impero.

Dopo la morte di Luigi XIV, Guerra della Quadruplice Coalizione (Asburgo, Lorena, Medici, Hannover) contro Filippo d’Inghilterra e Giacomo (VIII) Edoardo Stuart: Gran Bretagna divisa in quattro Regni (Scozia Stuarda al Nord, Scozia Guelfa nel Centro-Nord, Inghilterra Borbonica nel Sud-Est, Britannia Asburgica nel Sud-Ovest [Galles, Cornovaglia]), ognuno con Colonie in Nordamerica).

Le ostilità riprendono dopo un quindicennio (al posto della Guerra di Successione Polacca), in questo caso con Luigi XV al fianco di Filippo d’Inghilterra e Giacomo Edoardo, che si spartiscono il Regno di Giorgio II di Hannover; continuano durante la Guerra di Successione Asburgica, in cui sul Continente il soverchiante Blocco Asburgo-Lorenese (Portogallo, Castiglia-León, Aragona, Due Sicilie, Impero, Ungheria, Svezia-Polonia-Lituania-Russia) impedisce alla Francia di intervenire in Inghilterra, dove gli Iberno-Britannici di Maria Teresa conquistano e annettono l’intero Regno di Inghilterra (Borbonico ed ex-Hannoveriano) con le rispettive Colonie e, nella Battaglia di Culloden (o suo omologo), infliggono una definitiva sconfitta agli Stuart, che cedono la Scozia a Giorgio II. I Borboni d’Inghilterra diventeranno Re di Francia (se la Monarchia, come probabile, vi rimane) il 24. agosto 1883.

La Guerra dei Sette Anni si svolge fra Scozia e Francia, soprattutto in America Settentrionale; Maria Teresa difende il nuovo Alleato, che quindi mantiene le proprie Colonie, sia pur riducendo a favore della Nuova Spagna le rivendicazioni in Louisiana Occidentale.

Nelle Colonie Scozzesi non hanno luogo Ribellioni, quelle nelle Colonie Inglesi vengono represse al più tardi entro l’inizio del secolo successivo.

Ops... mi sono dimenticato di aggiungere che fra la Guerra di Successione Asburgica e la Guerra dei Sette Anni potrebbe avvenire un nuovo Rovesciamento Dinastico in Scozia.

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Passiamo ora alla quarta idea di Never75:

Nel 1547 a Mühlberg i principi protestanti non litigano prima dell'attacco definitivo degli imperiali e a essere sconfitto (e catturato) è lo stesso Carlo V.
Ovviamente la vittoria viene interpretata come provvidenziale per i protestanti. Il luteranesimo conquista senza molta difficoltà anche le aree tedesche rimaste cattoliche. Carlo V viene liberato dietro un ingente riscatto ma è costretto a dimettersi dalla carica di imperatore e si limita a fare il re di Spagna.
Giovanni Federico di Sassonia è acclamato nuovo imperatore e il luteranesimo diventa in pratica la religione maggioritaria negli Stati tedeschi.
Il papa coglie l'occasione per sospendere il Concilio che, francamente, non avrebbe mai voluto neppure aprire. 
La Francia rialza la testa e, se anche non riesce a invadere il Milanese, si annette senza difficoltà il Ducato di Savoia, il Marchesato di Saluzzo e quello del Monferrato che entrano a far parte a tutti gli effetti della Monarchia Francese. Come cambia la storia d'Europa?

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Gli risponde stavolta Federico Sangalli:

Dunque, vediamo se ho capito bene: nel 1547 Carlo V viene catturato e costretto ad abbandonare la carica di Imperatore del Sacro Romano Impero, al suo posto viene eletto Giovanni Federico I di Sassonia, il protettore di Martin Lutero. Egli favorisce la diffusione del Protestantesimo e, nonostante le urla del Papa, continua a stampare Bibbie in tedesco. Senza Carlo il Concilio, il cui senso era: noi ti forniamo la motivazione e la giustificazione e tu agisci, si scioglie con un nulla di fatto e la Controriforma non prende il via. Di conseguenza anche Svizzera, Belgio e Polonia diventano protestanti mentre si formano grandi comunità protestanti a Firenze e Venezia, seguite da Torino, Milano e Genova. Nel 1554 muore Giovanni Federico I, Carlo V avanza la candidatura del fratello Ferdinando ma stavolta non ha il denaro dei Fugger e tutti pensano alla tremenda repressione che gli Asburgo potrebbero compiere per vendicarsi, per cui sale al trono Giovanni Federico II, figlio del defunto imperatore. Egli continua l'opera del padre, promuovendo la diffusione del Protestantesimo e stabilendo un'alleanza nel 1585 con Elisabetta I d'Inghilterra (e qui mi verrebbe in mente un possibile matrimonio ucronico, ma per ora non divaghiamo) in funzione anti-spagnola e nel 1588 l'ammiraglio imperiale Gian Andrea Doria sconfiggerà l'Invincible Armada nel suo fallito tentativo di invadere le Isole Britanniche. Alla Spagna non resta altro che arginare la crescente potenza ottomana nel Mediterraneo, facilitata dalla debolezza della Lega Santa. Giovanni Federico II muore nel 1595, gli succede il figlio Giovanni Casimiro I di Sassonia. Il suo regno viene ancora oggi ricordato come un periodo di splendore. Egli fece edificare l'imponente castello imperiale di Coburgo in stile rinascimentale e fece costruire la tomba di famiglia dai Sassonia-Coburgo in marmo ed alabastro alta dodici metri, un capolavoro dell'arte dell'epoca. Tuttavia la sua decisone del 1618 di riformare la giustizia, proclamandosi Summus Episcopus e affermando il predominio protestante causò la sollevazione dei territori cattolici che culminò con la Defenestrazione di Monaco, evento che diede il via alla Guerra dei Vent'Anni, divisa in:

> Fase bavarese (1618-1625): l'esercito imperiale conquista gran parte della Baveria e della Boemia, su cui regnavano gli Asburgo. In entrambi i territori viene eletto Re Federico di Palatinato, ma gli altri stati protestanti si oppongono a un così vasto conglomerato di potere.

> Fase Austriaca o Italiana (1625-1629): Massimiliano I di Baveria fugge in Austria e chiede aiuto agli Asburgo i quali scendono in campo supportati dal Papa e da alcuni stati italiani. Tuttavia le loro forze sono ripetutamente sconfitte grazie all'appoggio anglo-svedese.

> Fase Spagnola (1630-1635): La Spagna scende in campo e coglie una serie di sfolgoranti vittorie nella Germania Meridionale. Tuttavia la caduta di Von Tilly nella Battaglia di Rain e l'assassinio di Wallenstein mette nuovamente in difficoltà l'alleanza cattolica. Muore l'Imperatore Giovanni Casimiro I senza eredi, per cui la Corona Imperiale passa l fratello Giovanni Ernesto I.

> Fase Finale: Dopo il rifiuto della Francia, ancora turbata da sanguinose guerre di religione, l'Alleanza Cattolica preme per la pace e la morte senza eredi nel 1638 di Giovanni Ernesto I apre la questione della successione imperiale nonché di un riordinamento all'interno dell'Impero per cui lo stesso anno viene firmata la Pace di Westfalia che permette la libertà religiosa su tutto il suolo imperiale. Si convoca così la Grande Dieta di Worms, onde provvedere al riassestamento imperiale. Condizioni della Dieta di Worms:

-gli arcivescovati di Colonia, Treviri e Magonza perdono il posto di Grandi Elettori, sostituiti da Wuttenberg, Assia e Baviera .
-Massimiliano ritorna come sovrano di Baviera, a maggioranza cattolica, mentre la Boemia protestante passa a Carlo I Luigi, figlio di Federico Vdi Palatinato, morto nel 1632, che unisce i due regni.
-Tuttavia il Palatinato perde il proprio posto di Grande Elettore che viene ceduto all'Austria.

Quindi i Gran Elettori sono: Wuttenberg, Assia, Baviera, Brandeburgo, Sassonia, Boemia, Austria. Al termine della Dieta Carlo I di Palatinato viene eletto Imperatore col nome di Carlo VI (1638-1680). Alla sua morte gli succede il figlio Carlo VII, ma questi muore nel 1685 e la corona dovrebbe passare al ramo cattolico della famiglia, imparentato con gli Asburgo. Onde evitare ciò i quattro principi protestanti eleggono Carlo I d'Assia-Kassel, fratello del nipote della moglie di Carlo VII, il quale sale al trono col nome di Carlo VIII. Come continuarla?

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MorteBianca commenta:

Se fossi Carlo V non spezzerei mai il mio impero! Invece erigerei delle corti nel Sud America concedendo la nobiltà ad ex principi indigeni ed avviando la nascita di piccoli parlamenti nelle colonie, finanzierei i commerci marittimi e la pirateria nel Mediterraneo e nel Mar Baltico.

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Gli replica ancora una volta Bhrihskwobhloukstroy:

Ferdinando I è diventato Arciduca d’Austria il 28. aprile 1521 ed è stato eletto Re dei Romani il 5. gennaio 1531, quando era già Re di Boemia e d’Ungheria dal 17. dicembre 1526. Filippo II è nato il 21. maggio 1527, quindi la sua Elezione avrebbe potuto aver luogo solo dal 22. maggio 1545 in poi, con una Maggioranza di Elettori del Partito Evangelico-Riformato (ancora per un anno perfino l’Arcivescovo di Colonia Ermanno di Wied) e col voto dello stesso Ferdinando I come Re di Boemia, un compito pressoché impossibile...

Si sarebbe dovuta aspettare la Deposizione dell’Elettore di Colonia e premiare in qualche modo Ferdinando, ma come se non con territorî? D’altra parte, per non fare Spartizioni col fratello sarebbe stata necessaria una Legge di Indivisibilità dei Beni dell’Arcicasa più stringente che lo stesso Prīuĭlēgĭŭm Māiŭs.
Gli accordi erano che dopo Ferdinando venisse eletto Filippo II, invece è stato eletto Massimiliano I figlio di Ferdinando I (28. novembre 1562). Se tuttavia fossero stati rispettati gli accordi, è possibile che il successivo Imperatore fosse Filippo II (III di Spagna, 1598-1621), ma alla morte di questi (31. marzo 1621) il figlio Filippo IV (nato l’8. aprile 1605) avrebbe avuto solo sedici anni e quindi come Asburgo si sarebbe dovuto eleggere Ferdinando II, con gli stessi voti del 28. agosto 1619.  Durante il suo regno, il 22. dicembre 1636, è stato eletto Re dei Romani suo figlio Ferdinando III (nato il 13. luglio 1608), divenuto Imperatore il 18. novembre 1637 (Ferdinando II è morto il 15. febbraio 1637). Alla sua morte senza Eredi maggiorenni (2. aprile 1657) si è davvero pensato a Filippo IV (in alternativa al Re-Sole); se fosse stato eletto, avrebbe regnato fino al 17. settembre 1665 (magari con i mezzi per recuperare il Portogallo), lasciando il figlio infante Carlo II (nato il 6. novembre 1661), per cui sarebbe stato necessario eleggere comunque Leopoldo I, poi sopravvissuto allo stesso Carlo II.

Data l’estinzione di tutti i Discendenti di Filippo IV che non avessero rinunciato alla Corona di Spagna (cui in questa ucronia sarebbero stati uniti tutti i Feudi Imperiali Asburgici tranne la Boemia) e poiché l’unica altra linea (femminile) primogenita da Filippo III sopravvissuta, quella di Anna d’Austria, non poteva rivendicare la Successione al Trono (avendovi Anna rinunciato nell’ottobre 1615 per il trattato di Fontainebleau del 3. aprile 1611), Erede legittimo sarebbe stato Leopoldo, non in quanto vedovo di Margherita Teresa (1651-1673) figlia di Filippo IV, ma in quanto figlio di Maria Anna di Spagna (1606-1646) quartogenita di Filippo III e moglie di Ferdinando III. Il contratto firmato a Chambéry il 23. agosto 1584 fra il Barone di Asso e della Valassina Paolo Sfondrati (noto allora come Sfondrato), ambasciatore a Torino e procuratore speciale di Filippo II., e Carlo Emanuele I. “Testa di Fuoco” di Savoia per preparare il matrimonio celebrato l’11. marzo 1585 nella Cattedrale di Sarragoza (Zaragoza) fra questi e la secondogenita del Re e della terza moglie Isabella di Valois, Caterina Micaela d’Asburgo (nata il 3. ottobre 1568), prevedeva infatti, oltre alla dote di 500.000 scudi e la promessa del Ducato di Milano per il primo figlio nato dal matrimonio (Filippo Emanuele, tuttavia premorto al Duca), la riserva dei diritti al Trono di Spagna in linea femminile – a preferenza dei rami laterali – in mancanza di eredi maschi (al momento Filippo II aveva solo tre figli superstiti (su undici fino ad allora – e in generale – avuti), Caterina Micaela, Filippo III (nato il 14. aprile 1578, quindi allora di soli quattro anni) e Isabella Clara Eugenia (12. agosto 1566 – 1. dicembre 1633), moglie dell’Arciduca Alberto d’Austria e madre di figli che non hanno mai raggiunto l’età adulta., per cui la preferenza poteva essere intesa solo su questi ultimi e i loro eventuali discendenti, ma non sulle discendenti in linea femminile dell’erede maschio sopravvissuto (Filippo III).

Il Patto di Mutua Successione del 1703 (ancora regnante il padre Leopoldo I) fra Giuseppe I e Carlo VI prevedeva che, in caso di estinzione di entrambe le linee maschili, tutto andasse – fino a eventuale estinzione – ai Discendenti delle figlie di Giuseppe I, quindi anziutto a Maria Giuseppa moglie di Federico Augusto I il Forte, Re (Augusto II) di Polonia-Lituania (perciò le Potenze Europee hanno accettato la Prammatica Sanzione del 19. aprile 1713!) e madre di Federico Augusto II (Augusto III di Polonia), in questo caso Erede di Spagna, Ungheria e Boemia (per la Prammatica Sanzione anche l’Austria, indivisibile dagli altri Dominî Asburgici) e quindi eleggibile come Imperatore dopo la morte di Carlo VII. Alla sua morte (5. ottobre 1763) gli sarebbe succeduto il figlio quarantunenne Federico Cristiano, morto tuttavia dopo meno di due mesi e mezzo (17. dicembre 1763) lasciando orfano Federico Augusto III non ancora tredicenne (23. dicembre 1750 – 5. maggio 1827), per cui l’Impero sarebbe andato a Giuseppe II d’Asburgo-Lorena magari proprio lo stesso giorno del 27. maggio 1764 (a meno che fosse eletto suo padre Francesco III Stefano di Lorena, qui solo Granduca di Toscana, morto poi il 18. agosto 1765 e al quale sarebbe succeduto appunto Giuseppe II con i voti degli stessi Elettori, tutti ancora in vita, compreso Federico Augusto III come Elettore di Sassonia e Boemia; il Candidato alternativo sarebbe stato Federico II di Prussia). Federico Augusto III si sarebbe potuto candidare Imperatore dopo la morte di Giuseppe II il 20. febbraio 1790 contro il fratello di questi Pietro Leopoldo (che non avrebbe avuto il proprio voto come Re di Boemia, il quale sarebbe stato Federico Augusto III, di certo avversato da Carlo Teodoro di Baviera) o, dopo la sua morte (1. marzo 1792), contro il figlio Francesco II. Se ammettiamo che Federico Augusto III accettasse la Corona di Polonia nel 1791, entro il 1792 il grande Impero Ibero-Germano-Austro-Boemo-Ungaro-Polacco-Lituano-Sassone si sarebbe ricomposto e molto probabilmente sarebbe stato un temibile avversario per la Francia Rivoluzionaria e Napoleonica (con Federico Augusto III / Augusto IV assai meno amichevole rispetto alla Storia reale). È possibile che l’Impero arrivasse fino a oggi, ma con la Disputa Ereditaria in Casa Wettin ancora irrisolta...

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E ora, la parola a feder:

Dunque, non so se vi fosse mai balenata in mente la questione (probabilmente no), ma nel mentre che stavo preparando il mio esame di storia del diritto moderno, mi sono incappato nel processo evolutivo dell'ordinamento giuridico istituito dai conquistadores spagnoli nei territori che avevano sottratto agli indios americani. Inizialmente (e dunque per circa venti anni), tutti quei territori vennero considerati proprietà personale della corona, tanto che i loro abitanti erano legalmente considerati niente più che oggetti nelle mani dei sovrani. Ferdinando d'Aragona doveva saperlo bene, dal momento che, morta la moglie Isabella, attinse a piene mani dalle ricchezze delle colonie per finanziare i suoi progetti politici, sovvenzionando eserciti, pagando i suoi ministri, comprando l'amicizia di influenti personaggi iberici e stranieri.

Purtroppo per il re di Spagna, la pacchia finì quando, dopo la morte di Ferdinando, a quest'ultimo subentrò il ben più magnanimo Carlo I (da noi, V), che, fiammingo ed europeo com'era, si riteneva poco interessato all'amministrazione delle faccende d'oltremare. Così tanto che egli accettò di sollevare la persona del sovrano dalle "incombenze" generate dalla cura dei sudditi americani, costituendo un nuovo regno (per l'appunto, il Regno delle Indie) come accessorio di quello di Castiglia. Forse alcuni di voi già lo sanno, ma meglio essere chiari: in materia di diritto, per "accessorietà" di una proprietà si indica la qualificazione per cui uno specifico bene è vincolato a seguire perennamente la sorte giuridica di quello a cui è legato, generandone una sorte di sudditanza. Insomma: legalmente, il proprietario del Regno di Castiglia (il re, insomma) era automaticamente titolare anche del Regno delle Indie, senza attendere l'investitura di qualcuno (com'era, invece, nel caso delle cortes per il Regno d'Aragona). Tutto questo complesso territoriale andava poi a formare la capacità patrimoniale della corona spagnola, di cui era titolare il sovrano.

Ma come si collega questo spiegone giuridico alla storia? Ebbene, è molto semplice. Se le Indie erano ora soggette alla situazione della Castiglia, ciò doveva traslarsi anche sul piano legale. Significa, in parole povere, che il diritto vigente in Castiglia diveniva per direttissima diritto vigente anche nelle Indie, e non viceversa. Tale sistema generò molte storture (ad esempio, un provvedimento del re dedito a correggere una particolare situazione della Castiglia molto spesso andava involontariamente a ripercuotersi sulle Indie, creando inefficienza), ma fu anche foriero di alcuni pregi. In primis, grazie a questa prima, seppure imperfetta, tutela giuridica degli abitanti, questi passavano dall'essere considerati oggetti a sudditi (per noi moderni, non un grande miglioramento, ma almeno erano considerati esseri umani). Dunque, né gli amministratori locali, né il re di Spagna poterono più sfruttare fino alla morte gli indigeni con la stessa facilità di prima, sostenendo le condizioni di vita nelle provincie. Più tardi, vennero fondati anche i vicereami, come apice della catena di funzionari simil-feudali istituita dalla Spagna nel Nuovo Mondo, e le audencias, corti di giustizia con vaste sfere di competenza. Fino al '700, i viceré erano solo due, così come le audencias, per un territorio che andava dalla California all'Argentina, portando a una situazione di enorme disagio nelle cause (immaginate se per tutta la Russia ci fossero solo due tribunali), ma ormai la situazione si era cristallizzata, e non se ne fece più niente.

Qui interviene lo spirito ucronico. E se il Regno delle Indie non fosse mai stato istituito, lasciando i domini americani nella incontrastata potestà del sovrano? Quali e quanti sviluppi avrebbe potuto sostenere la corona di Spagna, senza incontrare alcune limitazioni? Il Siglo de Oro incontrerà maggiori fortune, o magari la decadenza spagnola sarà più lenta?

D'altra parte, forse potremmo assistere a un genocidio totale della popolazione. Il quechua oggi potrebbe essere estinto, al pari delle altre lingue indigene. Forse, di fronte ad una situazione totalmente intollerabile, gli indios potrebbero decidere per reiterare le loro sollevazioni, finché non avessero cacciato gli spagnoli dalle loro terre (penso soprattutto alle Ande).

Voi che ne pensate?

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Generalissimus poi ha tradotto per noi questa ucronia:

E se Arturo Tudor fosse diventato re?

Conoscete Re Artù, giusto? Il leggendario re d’Inghilterra addestrato da Merlino che regnò su Camelot e combatté fianco a fianco con i cavalieri della tavola rotonda? Beh, lui è un’invenzione, ma sapete che l’Inghilterra rischiò di essere governata da un re di nome Arturo? E no, non sto parlando di quel presunto leader Romano-Britannico che combatté contro gli invasori Anglo-Sassoni, sto parlando di Arturo Tudor.
Era il figlio maggiore ed erede di Re Enrico VII d’Inghilterra e di sua moglie, Elisabetta di York.
Nato nel 1486 e chiamato come il leggendario re, Arturo Tudor veniva considerato dai suoi contemporanei come la fine simbolica della Guerra delle Due Rose e l’inizio dell’epoca d’oro dei Tudor.
George R. R. Martin ha basato gli eventi de Il Trono di Spade su quelli della Guerra delle Due Rose, perciò probabilmente potrete indovinare da soli quanto fu sanguinoso quel conflitto e quale fosse il peso sulle spalle del giovane Arturo.
Per far sì che l’epoca d’oro dei Tudor si verificasse davvero, Arturo ottenne la migliore educazione che potesse ottenere un ragazzo del 15° secolo non nato nell’orribile povertà piagata dalle malattie, e tutto considerato Arturo crebbe bene: era noto come una specie di intellettuale, tra le altre cose imparò lingue come il Latino, e anche se non era un atleta era un abile arciere.
Era anche alto e bello e possedeva una personalità amichevole e gentile, inoltre andava d’accordissimo con i suoi fratelli e sorelle minori, il che è sempre una cosa in più visto che le rivalità tra fratelli in una famiglia reale possono facilmente condurre ad una guerra civile.
Nel frattempo il padre di Arturo lavorò per negoziare un patto matrimoniale benefico con la Spagna, con lo scopo di forgiare un’alleanza Anglo-Spagnola contro la Francia.
I colloqui si dimostrarono fruttuosi, e la figlia di Isabella I e Ferdinando II fu mandata a sposare il giovane Principe del Galles nel 1501.
Anche se non si sa che cosa pensasse l’uno dell’altro la coppia reale, Arturo trovava la sua nuova sposa carina, e scrisse ai suoi suoceri che era contento di lei, ma forse lo fece solo per essere educato.
Purtroppo non avremo mai la possibilità di scoprire cosa pensava davvero Arturo della vita da sposato, pochi mesi dopo il matrimonio Arturo si ammalò e morì nel 1502 all’età di 15 anni.
Ci sono alcuni dibattiti su come sia morto, venne data la colpa alla malattia del sudore, che alcuni storici moderni associano all’hantavirus, ma alcuni storici francesi sospettano che il padre di Arturo abbia avuto un ruolo nella sua morte prematura.
Anche se non ci sono forti prove che Arturo fosse un ragazzo di salute malferma, alcuni pensano che fosse un bambino debole, e suo padre potrebbe aver pensato che non sarebbe stato abbastanza fisicamente adatto a diventare re, così cospirò perché quel disadattato del suo figlio maggiore venisse ucciso, di modo che potesse succedergli il suo figlio minore più atletico.
Questo supera la fantasia macabra di qualsiasi film degli anni ’80, ma gli storici rigettano questa teoria, e sospettano che Arturo sia morto a causa di una qualsiasi delle malattie che infuriavano nell’Inghilterra del XVI secolo.
Ma che dire della giovane vedova di Arturo? Beh, si decise che la cosa migliore per lei e l’alleanza con la Spagna fosse farle sposare il fratello minore di Arturo, e fu così che Caterina d’Aragona sposò il futuro Re Enrico VIII d’Inghilterra, che alla fine divorziò da lei e separò la Chiesa inglese da quella Cattolica.
E il resto, come si dice, è storia, ma se la storia non fosse andata in questo modo? E se Arturo fosse vissuto fino a diventare re? Cosa sarebbe successo poi? Beh, uno scenario vede Arturo non morire nel 1502, Caterina rimane incinta e dà alla luce un figlio.
In seguito Arturo diventa re dopo la morte di suo padre nel 1509, prendendo il nome di Arturo II, visto che il leggendario Artù è stato il primo a portare quel nome.
Il regno di Arturo si trasforma davvero nell’epoca d’oro che molti prevedevano da tempo, la sua leadership saggia e responsabile arreca prosperità all’Inghilterra, la sua amministrazione austera incoraggia il commercio, specialmente con le terre appena scoperte oltre l’Oceano Atlantico.
Le arti e le lettere fioriscono e la monarchia fa doni generosi alla Chiesa Cattolica, assicurandosi che l’Inghilterra e il suo crescente impero coloniale rimangano fedeli a Roma fino alla fine dei tempi.
Ci sarebbero voci di dissenso, ma verrebbero messe rapidamente a tacere dal fratello di Arturo, Enrico, che difenderebbe con zelo il suo amato fratello sia sul campo di battaglia che fuori da esso, creando una partnership che cementerà il ruolo dei Tudor in Inghilterra.
La sfida più grande per Arturo verrà comunque dall’estero: la Riforma Protestante investirà l’Europa, specialmente la Francia, che si sentirà messa in pericolo dall’alleanza Anglo-Spagnola e dal crescente potere del Sacro Romano Impero degli Asburgo.
I suoi re diventeranno Calvinisti e inizieranno una serie di guerre di religione che Arturo e i suoi successori saranno costrette a combattere.
Le Isole Britanniche non scamperanno a questo conflitto, specialmente quando gli Irlandesi si convertiranno al Protestantesimo e cercheranno di sganciarsi dai loro occupanti inglesi.
Ciononostante questa sarà solo una piccola nuvola passeggera che oscurerà i raggi del sole nascente dei Tudor.
Vi è sembrato troppo ottimista? Beh, ecco uno scenario diverso sul quale meditare: Arturo non muore da giovane, diventa re dopo la morte di suo padre nel 1509, prende il nome di Arturo II perché il leggendario Re Artù è stato il primo a portare quel nome, e ciò si dimostrerà ironico, perché sembra che anche il regno di questo Arturo finirà in tragedia.
La salute del giovane re peggiora col passare degli anni, e avvertendo la sua debolezza i nobili di tutto il regno si ribellano, costringendo Arturo a combattere diverse costose battaglie per abbatterli.
Caterina non riesce a dargli un figlio maschio, e ci sono voci che il vero padre delle figlie di Arturo sia suo fratello Enrico, cosa che crea una spaccatura tra i due fratelli.
Sapendo che la dinastia Tudor potrebbe morire davanti ai suoi occhi, Arturo tenta di divorziare da Caterina e di prendere una nuova moglie che possa dargli un figlio maschio, ma il Papa si rifiuta di concedere il divorzio e Arturo separa la Chiesa inglese da quella di Roma.
Arturo sposa diverse mogli, nessuna delle quali riesce tuttavia a dargli un figlio, e quando riesce finalmente ad avere il figlio maschio che ha sempre voluto, Stefano, che si scoprirà essere di salute malferma come il padre, Arturo muore.
Nel frattempo Enrico, che non ha mai abbandonato la Chiesa Cattolica ma è fuggito sul continente quando suo fratello ha cercato di arrestarlo per tradimento, torna con un esercito di crociati per rovesciare suo nipote, mettere sé stesso sul trono e far tornare l’Inghilterra sotto il controllo papale, scatenando la Guerra di Successione Inglese, così devastante che dividerà per generazioni a venire le Isole Britanniche.
Con questo scenario sono andato da un estremo all’altro, ma ho un’ottima ragione per averlo fatto: il problema è che non sappiamo molto di Arturo Tudor, dato che morì giovane venne messo in ombra dal suo molto più famoso fratello, perciò tutto è possibile quando cambiamo la sua storia.
Avrebbe potuto essere un buon re? Avrebbe potuto essere un pessimo re? O sarebbe stato assolutamente mediocre? Avrebbe mantenuto l’Inghilterra sotto il controllo del Papa? O avrebbe fondato una Chiesa inglese proprio come suo fratello? C’è una pletora di possibilità, perciò fatemi sapere nei commenti cosa pensate avrebbe fatto Re Arturo II, e se volete leggere un altro romanzo ucronico su questo quasi re date un’occhiata a Modificazione H. A. di Kingsley Amis.

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Anche stavolta Federico Sangalli vuole dire la sua:

Penso che Arturo II avrebbe vissuto bene, a lungo e cattolico. Non saprei se avrebbe avuto figli o figlie da Caterina d’Aragona, ma comunque non penso che Enrico avrebbe potuto succedergli: infatti, ironia della sorte, l’uomo che da Re causò lo Scisma Anglicano da giovane pare fosse destinato, come molti secondogeniti, alla carriera ecclesiastica. Nello specifico i Tudor lo volevano come Arcivescovo di Canterbury. Questo gioco in parte un ruolo nelle vicende successive perché Enrico, avendo ricevuto un’infarinatura di educazione ecclesiastica da piccolo più che quella adatta a un monarca, era convinto (o era stato convinto dalla Bolena e da Cranmer, a seconda delle interpretazioni, anche se probabilmente un po’ lo pensava già prima, se crediamo all’idea che in quel libretto contro Luterò che gli valse il titolo di Defensor Fidei ci sarebbe anche farina del suo sacco) di poter padroneggiare le Sacre Scritture alla pari se non meglio del Papa e dei Dottori della Chiesa, cui la disputa sul passo del Levitico che fu il pretesto di tutta la faccenda. Passo che peraltro riguardava proprio ciò di cui discutiamo: tale passo vietava di sposarsi con la moglie del proprio fratello ed Enrico pensava che la mancanza di figli maschi fosse da interpretare come una maledizione per aver sposato la vedova di Arturo. Tuttavia un altro passo dell’Antico Testamento prescrive proprio questo (il matrimonio della vedova con il cognato se celibe), allo scopo di assicurare il mantenimento della vedova e l’unità della famiglia. La Chiesa considerava caso per caso ma di base riteneva possibile il matrimonio se quello precedente era stato celebrato ma non consumato. Sicché una parte delle dispute che precedettero lo scisma fu rappresentata, nella causa davanti al nunzio papale Cardinal Campeggi, da testimonianze e contro-testimonianze sulla consumazione del precedente matrimonio: Enrico portava nobili che giuravano che Arturo si fosse vantato implicitamente della sua notte di nozze ed Enrico stesso giurava che Caterina non fosse vergine al momento del secondo matrimonio, Caterina portava ancelle che giuravano di come Arturo si fosse sentito poco bene e così era stato deciso di raggiungere la residenza di campagna dove sarebbe poi morto senza consumare il matrimonio e la stessa Caterina giurava di essere rimasta illibata fino al matrimonio con Enrico. Come tutti i divorzi difficile capire la verità.

Ma, a parte questo excursus, è chiaro che Enrico come Arcivescovo avrebbe potuto avere tutte le amanti d’Inghilterra ma sarebbero stati tutti figli illegittimi per cui, in assenza di eredi del fratello, sul trono ci sarebbe andata Maria Stuart. Ma sarebbe stato divertente vedere Enrico lo Scismatico che, come Arcivescovo, sanzionava il rogo per Cranmer e gli altri luterani che in HL fornirono l’humus ideologico al suo Scisma.

Dopodiché credo che l’autore di spinga un po’ oltre nell’immaginare un automatismo Inghilterra cattolica = Francia e Irlanda protestanti. Per la prima bisogna considerare che senza il sostegno inglese (che anzi sarebbe dalla parte dei Guisa) gli Ugonotti potrebbero fare una brutta fine. Nel secondo la conseguenza più immediata sarebbe che entrambe le isole rimangano cattoliche e poiché Londra non sta imponendo nulla che non ci sia già (a differenza dell'Anglicanesimo) si potrebbe anche continuare così. Semmai il punto è che con l’Inghilterra cattolica le Province Unite avranno la vita molto ma molto difficile e la colonizzazione delle (future) Tredici Colonie sarebbe completamente diversa.

La cosa si potrebbe anche portare all'estremo: Arturo re ed Enrico papa!  Come fratello di un Re e primate di un regno, la berretta cardinalizia sarebbe d'obbligo, e poi suppongo che Carlo V e Francesco I (soprattutto il primo) potrebbero dare istruzioni ai rispettivi cardinali di votarlo nella speranza di guadagnarsi in un colpo solo Inghilterra e Papato alla loro causa. Nel conclave del 1521-1522 Enrico VIII perorò la causa di Thomas Wolsey, che però non arrivò in tempo a Roma. Forse in questa occasione Arturo II appoggerebbe Enrico? Egli vivrebbe fino al 1455 perché non si rovinerebbe la salute dopo uno dei suoi amati tornei. Tra i nomi in lizza direi Teodoro III, Costantino II, Adriano VI/VII. Il padre dello Scisma Anglicano finirebbe così per passare alla Storia come l'iniziatore della Controriforma, un bel colpo di scena!

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E ora, un'idea di Ainelif:

Il Regno di Navarra e Paesi Baschi

Nell' 824, dopo lunghe guerre contro i Franchi di Carlo Magno e le truppe musulmane di al-Andalus, il regno di Pamplona diventa Regno di Navarra sotto la corona del suo primo regnante Inigo I Iniguez Arista.

I Jimena e gli Arista, principali dinastie del regno di Pamplona, si uniscono con il matrimonio tra Fortunato Garcés e una consorte imparentata col primo monarca di Navarra Inigo I, si pongono sotto il protettorato di Granada e battono il Re Alfonso III delle Asturie, trovandosi per molti secoli sempre ai ferri corti con il vicino regno di Leon.

Nel 1512 i soldati del Regno di Spagna, ormai unificato dai Re Cattolici Ferdinando d'Aragona ed Isabella di Castiglia, assediano Pamplona con l'intento di scacciare la dinastia Jimenez Arista dopo secoli di resistenza ed annettere l'ultimo lembo di territorio iberico fuori dal controllo di Madrid. Però in questo caso una diversa Regina Caterina di Navarra si sposa col Re Luigi XII di Francia, ponendo il suo reame sotto la protezione francese ed impedendo alle truppe spagnole di conquistarlo.

Nel 1715 il Regno di Navarra cessa di essere sotto le dipendenze della Corona francese con la morte di Luigi XIV e si ritrova a dover affrontare le truppe della Spagna di Filippo V; dopo un furioso assedio Pamplona è nuovamente annessa, ma la resistenza anti-spagnola durerà quasi un secolo. Nel 1808 con le invasioni napoleoniche viene fondata una repubblica sorella filo-francese poi annessa a Parigi. I Jimenez Arista ritornano in possesso del trono col Congresso di Vienna, impedendo alla monarchia spagnola di avanzare richieste di incameramento.

Re Enrico IV di Navarra reggerà le sorti della Navarra dal 1815 al 1848. Parte dei cittadini emigra verso l'America. Durante la Primavera dei Popoli scatenatasi in Francia e poi in tutta Europa i navarrini insorgono chiedendo una Costituzione e riforme radicali; la monarchia accetta per non fare una brutta fine, il Regno di Navarra da monarchia assoluta diventa una monarchia costituzionale con un Parlamento e un Primo Ministro eletto da tutti i cittadini maschi maggiorenni. Successivamente inizia l'industrializzazione.

La Navarra si dichiara neutrale nella Prima guerra mondiale. Con l'avvento al potere di Miguel Primo de Rivera in Spagna nel 1923, il governo di Pamplona a stento riesce a mantenere caratteristiche democratiche e parlamentari, schierandosi sempre con le democrazie francese e britannica.

Dopo il 1931 e la nascita della Repubblica in Spagna, la Navarra conosce grandi manifestazioni di protesta fomentate da anarchici e socialisti; il Re Enrico VI è convinto della necessità dell'impianto federale dello Stato, concede una nuova Costituzione (1933) ed opera riforme radicali: concede ampi diritti ai sindacati e lavoratori, la diminuzione delle ore di lavoro in fabbrica e miniere, accessi gratuiti alle scuole elementari. Nel 1935 lo Stato è rinominato Regno di Navarra e Paesi Baschi, riconoscendo una capitale amministrativa della regione basca a Bilbao e il bilinguismo ispano-basco.

Durante la Guerra civile spagnola i franchisti occupano Pamplona, ma la corte e il governo fuggono a Donostia (San Sebastian) non accettando compromessi con il Caudillo. Nel 1939 quando i repubblicani sono sconfitti, le truppe nazionaliste sono pronte ad invadere il regno indipendente accusato di aver accolto molti oppositori anticlericali e antifascisti; lo stesso Franco definisce il Re navarrino un "re comunista", ma scoppia la Seconda guerra mondiale e il Caudillo teme incidenti internazionali che lo trascinino in una grande guerra cui la Spagna è impreparata. E così, Madrid rinuncia definitivamente ad annettere la Navarra al proprio territorio.

Nel secondo dopoguerra, gli Stati Uniti allargano alla Navarra il Piano Marshall, accettato dal governo navarrino-basco che trasforma un'economia ancora principalmente agricola in un'economia industriale e competitiva, il boom economico trasforma molte città navarrino-basche con l'immigrazione dalle campagne alle città: sono gli anni del benessere e del consumismo, qui come in tutto l'Occidente.

Nel 1973 la Navarra entra nell'Unione europea insieme a Danimarca, Regno Unito e Irlanda. Un anno dopo muore Re Enrico VI, acclamato come un eroe nazionale avendo difeso la democrazia, la libertà individuale dei suoi cittadini e respinto gli attacchi di Francisco Franco. Nel 1988 viene eletto il primo governo di centrodestra dal 1935. Negli anni '90 i vari governi navarrino-baschi saranno retti da una coalizione di socialisti ecologisti navarrini e nazionalisti baschi.

Nel 2002 il Regno di Navarra e Paesi Baschi adotta l'Euro, sostituendolo alla Marca navarrino-basca. Negli anni 2000 si vede aumentare l'immigrazione dal Marocco, Algeria, Tunisia, Senegal e Mauritania per l'alto benessere economico e la grande richiesta di manodopera. Nel 2005 muore la Regina Caterina II, le succede il giovanissimo Re Inigo III, così chiamato come richiamo alle antichissime tradizioni monarchiche. Le località balneari sul golfo di Biscaglia richiamano milioni di turisti da tutto il mondo per i locali di tendenza, le discoteche, i bar tradizionali, il surf, i musei, escursioni nella natura e il cammino di Santiago de Compostela.

La duplice bandiera di Navarra e Paesi Baschi

Regno di Navarra e Paesi Baschi
In Spagnolo: Reino de Navarra y País Vasco 
In Basco: Nafarroako-Euskadi Erresuma
Capitale: Pamplona
Superficie: 17.625 kmq
Abitanti: 2.786.681 
Densità: 200 ab/kmq
Forma di governo: Monarchia costituzionale
Lingue ufficiali: Spagnolo, Basco
Religioni: cattolici 80%, protestanti 3%, atei e agnostici 5%, altre confessioni e credenze 10%
PIL pro capite: 32.614 €
TLD: .nb

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C'è poi la proposta di Federico Pozzi:

Solimano il Magnifico (noto fra i turchi con l'appellativo ancor più venerabile di "legislatore") ebbe diversi figli da diverse concubine, ma il suo primogenito Mustafà era il suo prediletto. Solimano lo adorava, ma la sua concubina Roxelana, di cui Solimano era perdutamente innamorato, convinse il sultano che suo figlio primogenito stesse complottando contro di lui (accuse che col senno di poi possiamo definire false), e Solimano fece uccidere suo figlio. Nel 1561, a seguito di altri intrighi di palazzo, fu ucciso anche il secondogenito Bayezid, e sul trono salì Selim II, che tra il popolino turco era conosciuto con l'infamante (doppiamente per un mussulmano) soprannome di "Ubriacone" (ayyas), e che Solimano giudicava inadatto a reggere l'impero per il carattere debole e volubile. In effetti fu una pedina sia di vari visir e pashà, sia di sua madre. Ma se Solimano avesse come al solito dato prova di lungimiranza e avesse risparmiato il figlio, permettendogli di salire al trono? Mustafà era stato accanto al padre in tutte le sue campagne militari fino al 1553, data in cui fu strangolato; come sarebbe cambiato il governo della Sublime porta se al posto dell'inetto Selim II fosse salito al trono Mustafà o Bayezid? Lo stato turco sarebbe comunque entrato nella parabola discendente? I sovrani avrebbero comunque perso il potere a discapito dei pashà o dei visir?

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Diamo di nuovo la parola a Federico Sangalli:

In realtà sembra che Mustafà stesse effettivamente complottando contro il padre, ma ponendo che non sia così egli sale al trono nel 1566 alla morte di Solimano I. In primis non sospende la campagna d'Ungheria, visto che Solimano era morto durante l'assedio di Szigetvàr, e non firma il Trattato di Adrianopoli ma, riorganizzatosi durante l'inverno, continua l'avanzata nel 1567, giungendo a compiere il terzo assedio di Vienna nel 1570. Qui gli Ottomani sono sconfitti per un pelo dalla mobilitazione europea ma la Pace di Bratislava costringe l'Impero a riconoscere il controllo ottomano su quasi tutti i Balcani. Egli rinforza poi la flotta e si annette il Marocco, ultimo stato barbaresco rimasto indipendente. Gli ottomani riescono a limitare le perdite nella Battaglia di Lepanto, in cui entrambi i contendenti cantano vittoria. Tuttavia la "vittoria" porta la fragile coalizione di nazioni europee a sciogliersi e questo lascia il Mediterraneo in gran parte sotto il dominio ottomano. Desideroso di vendetta, Mustafà I ricrea una potente flotta e prende finalmente Malta nel 1581. Egli espugna poi tutte le rimanenti colonie veneziane e devasta pure il Friuli: Venezia declina rapidamente e viene spartita tra Milano, Stato Pontificio e Impero. Infine egli si annette il Khanato di Crimea, imponendo il controllo della Sublime Porta su tutto il Mar Nero. Ripresa la guerra contro la Persia, la costringe a cedere definitivamente Mesopotamia e Caucaso e in pratica la vassalizza. Nel 1588 il Re di Spagna Filippo II, stanco dei saccheggi dei pirati barbareschi, che si sono spinti fino a saccheggiare Cadice, costruisce l'Invincible Armada e la invia contro gli Ottomani, riuscendo faticosamente a sconfiggerli nella durissima Terza Battaglia di Malta, grazie soprattutto ai cannoni. L'anno dopo tuttavia entrambi gli stati, esausti, firmano la Pace di Tangeri che sancisce una tregua di 25 anni tra Spagna e Impero Ottomano e cede Canarie e Malta al governo di Madrid. Mustafà il Grande detto anche il Giusto muore infine il 6 novembre 1590 all'età di 85 anni. Gli succede il fratello Bayezid col nome di Bayezid III.

Coadiuvato dall’abile Gran Visir Memhet Sokollu, Bayezid III affronta l’Impero nella Lunga Guerra Turco-Asburgica (1591-1604), sconfiggendolo ripetutamente e morendo nel il 25 settembre 1603. Egli inoltre getta le basi della futura Alleanza Anglo-Turca (inizialmente in funzione anti-spagnola), con il Trattato di Bursa, che regolamentava i rapporti con l’Inghilterra. Gli succede il figlio secondogenito Osman II, il cui governo è ricordato per l’affermazione dell’Impero come grande potenza e per l’annessione della Persia sawafide. Alla sua morte, avvenuta il 25 marzo 1525, gli succede il figlio Abullah I. Egli si dimostra però ben presto un erede inetto, un fantoccio nelle mani dei suoi cortigiani, e il grande malcontento porta a una grande sollevazione popolare nel 1648 e alla sua morte l’anno seguente. Il Gran Visir Memhet Koprulu riesce a prendere e si proclama Sultano col nome di Memhet III, schiacciando poi brutalmente la rivolta dei persiani. Alla sua morte nel 1558 gli succede il figlio Memhet IV il quale però non era abile come il padre è venne pertanto rovesciato l’anno dopo. Venne quindi ripristinata la Dinastia regnante nella persona di Mohamed I, nipote di Abdullah. Egli iniziò una serie di riforme, creando in particolare un’assemblea di notabili col compito di aiutarlo a governare, e intervenne in Ucraina in supporto del cosacco Petro Doroshenko, nominandolo poi governatore del Khanato d’Ucraina.

Alla sua morte però il figlio Orhan II tentò di abolire le assemblee ma questo provocò la sollevazione delle provincie e il fratello Murad III riuscì facilmente a rovesciarlo e lo esiliò in Crimea. Murad III detto il Riformatore concesse nel 1701 la Carta dei Notabili, con cui si istituivano assemblee governative anche per le provincie. Queste assemblee avevano compiti amministrativi ed erano sorvegliate dalle spie del Sultano perché svolgessero il loro lavoro in favore del popolo. Questo documento è ancora oggi ricordato come il fondamento della moderna monarchia costituzionale ottomana. Alla sua morte nel 1702 sale al trono Osman III il quale, a differenza del padre, è più interventista e partecipa alla Guerra di Successione Spagnola dalla parte dei francesi, non riuscendo tuttavia a cogliere molti successi e morendo nel 1727. Il nuovo Sultano Mustafa II partecipa alle Guerre di Successione Polacca e Austriaca, ottenendo la Slovacchia e parte della Galizia. Fu il momento di massima espansione dell’Impero Ottomano.

Sotto il suo successore Mehmet V, succedutogli nel 1760, infatti la Persia si rivoltò (1780) a causa del grave regime fiscale. Le guerre di Persia rappresentarono uno spreco enorme di risorse e quando la Russia e l’Austria entrarono in guerra nel 1788 Mehmet V preferì firmare la Pace di Manisa con cui concedeva l’indipendenza a parte della Persia. Lo scoppio della Rivoluzione Francese intanto aveva convinto Vienna e Mosca a chiudere i conflitti in Oriente e Mehmet V se la cavò a buon mercato (Pace di Bucarest), mantenendo lo Staus Equo. Neutrale durante le guerre napoleoniche, morì nel 1820 e gli succedette Mohamed II, il quale, bisognoso di soldi per rimpinguare le casse dello stato a seguito delle spese belliche, concesse alla Gran Assemblea il potere di porre il veto sulle ogni tassa imposta dal Sultano. Dopo il breve regno di Murad IV (1830-1837), il nuovo Sultano Solimano II decise di trasformare la Gran Assemblea in un Parlamento vero e proprio con suffragio limitato per età e censo, abolendo inoltre la schiavitù nel 1843, nonostante le forti proteste dei mercanti. Nel 1865 con un Editto Reale egli si confermò Capo Supremo della Religione Musulmana o Califfo ma lasciò di fatto ogni potere in mano al Gran Muftì di La Mecca, sia per accontentare gli Arabi sia per tenere lontano dal cuore dell’Impero un possibile elemento d’instabilità. Egli partecipò alla Conferenza di Berlino, ottenendo gran parte del Sahara e del Sudan nel 1884 e collaborò per “accerchiare” il gran malato d’Europa cioè la Russia.

Dopo la sua morte nel 1901 e il breve regno di Ahmet I (1901-1910), salì al trono Bayezid IV il quale, riprendendo la tradizionale alleanza con l’Inghilterra, datata 1601, forma la Triplice Intesa insieme a Francia e Inghilterra. La Russia preferisce unirsi alla Triplice Alleanza con Austria e Germania. La Prima Guerra Mondiale provocò il crollo dell’Impero Russo e il suo spezzettamento mentre l’Impero Ottomano fu investito dal golpe dei Giovani Turchi guidati da Mustafa Kemal, il quale diede il via ad un ambizioso progetto federalista che riuscì a porre termine alle annose tensioni etnico-religiose. Alla morte di Kemal nel 1938 il nuovo Sultano Bayezid V introdusse il suffragio universale e accettò l’applicazione del Codice Kemal, con cui si concedevano pari diritti alle donne. L’Impero Ottomano dovette poi subire l’invasione nazista il 22 giugno 1941 ma fu proprio la vittoria ottomana nella Battaglia di Groznij a segnare un punto di svolta nella guerra. Istanbul poté così sedere come vincitrice al tavolo di Pace di Postdam, al termine della quale iniziò un periodo di guerra fredda tra Occidente (NATO, Europa e USA) e Oriente (Impero Ottomano, Cina, India e paesi emergenti del Terzo Mondo). L’attuale sovrano è Mustafa III.

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C'è spazio per un'altra ucronia di Federico Sangalli:

Il 10 agosto 1535 Carlo V, Sacro Romano Imperatore e Re di Spagna, stava ritornando dalla sua spedizione contro i barbareschi di Tunisi, transitando per l'Italia. Quel giorno egli si fermò con il suo seguito presso il paesino di Padula, vicino a Salerno, ove i monaci certosini del vicino convento prepararono per il sovrano una leggendaria frittata di ben 1000 uova! Con una tale pietanza a dir poco pesantuccia, cosa sarebbe accaduto se Carlo V fosse morto d'indigestione?

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Gli replica sorridendo Findarato Anàrion:

Scusate se dissacro, ma sulla frittata di mille uova mi è venuto in mente Bulldozer:

Locandiere: Salve, che cosa prende?
Bulldozer: Una frittata.
Locandiere: Con una o due uova?
Bulldozer: Dodici!
Locandiere: Ehm... dodici?!? La vuole con le cipolle?
Bulldozer: Er... no, troppo pesante.

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C'è anche la pensata di Alessio Mammarella:

Tutto parte dalla disfida di Barletta. Mettiamo che, durante le trattative di pace, il racconto di questo duello abbia appassionato tanto Luigi XII quanto Ferdinando il Cattolico. Pertanto, conclusa la pace i due sovrani si accordano per risolvere mediante duelli all'ultimo sangue tra i regnanti le dispute future tra i loro due paesi.
Poco dopo i due sovrani avrebbero aderito alla Lega di Cambrai contro Venezia. Forse cercheranno di convincere gli altri litiganti a seguire il loro metodo, ma lo scetticismo degli altri sovrani prevale anche a causa del fatto che è difficile individuare un capo della Lega. Sarebbe al limite il Papa, ma quest'ultimo, essendo un religioso, non avrebbe mai potuto partecipare a un duello all'ultimo sangue.
Successivamente però, Carlo V e Francesco I avrebbero potuto riprendere l'idea.

Pavia, 1525. Carlo V e Francesco I si affrontano in un duello all'ultimo sangue:

- se vincesse Carlo, al di là delle conseguenze già note (territoriali, finanziarie, ecc...) significherebbe la morte del Re di Francia e l'avvento al trono dell'infante Francesco, di 7 anni, sotto la reggenza presumibilmente della madre Claudia di Francia;

- se vincesse Francesco, le conseguenze territoriali sarebbero da valutare (perché in HL i francesi hanno perso quella guerra) mentre a livello dinastico non ci sarebbero gli Asburgo di Spagna (discendenti diretti di Carlo V). Il fratello Ferdinando prenderebbe il suo posto. Che accadrebbe in questo caso? I domini asburgici resterebbero tutti uniti, oppure Ferdinando li dividerebbe in due parti come fatto in HL dal fratello?

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Tommaso Mazzoni chiosa:

Parliamo di Giulio II, non darei per scontato che non accettasse il duello; E comunque i campioni non gli mancavano.

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Alessio sorride:

Quindi Giulio II contro Leonardo Loredan? Chissà che match!

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Anche Bhrihskwobhloukstroy ha da dirci la sua:

Se Carlo V muore nel 1525, la soluzione è sicura: dato che la divisione operata da Carlo V. non procedeva da una sua decisione, bensì dal fatto che Ferdinando I. era Re dei Romani già dal 1531 (che Carlo V. non volesse dividere le Corone è provato dal fatto che l’accordo prevedeva che dopo Ferdinando I. sarebbe stato eletto Re dei Romani Filippo II.!), è inaggirabile la conclusione che, in caso di subentro di Ferdinando all’Eredità Spagnola (Aragonese direttamente e Castigliana alla morte di Giovanna), non vi sarebbe più stata alcuna divisione (tant’è vero che il primogenito di Ferdinando, Massimiliano II., è diventato sia Imperatore sia Re d’Ungheria, mentre i fratelli hanno avuto solo l’Austria Ulteriore e Interiore).

Anche se non era implicato per forza dalla domanda, aggiungo che non ci sarebbe probabilmente stata l’Unione Iberica (né, come ovvio, quella temporanea fra Spagna e Inghilterra-Irlanda), ma in compenso, al momento dell’Elezione a Re di Polonia-Lituania, Massimiliano II. in questo caso avrebbe avuto tutti i mezzi per sconfiggere Stefano Báthory e comunque nel 1588 invece della fallimentare spedizione dell’Armada Invencible le Forze Asburgiche avrebbero vinto la Battaglia di Pitschen/Byczyna, assicurando il Trono di Polonia-Lituania a Massimiliano III. e di conseguenza agli Asburgo (dunque in ogni caso dal 1618 in Unione Personale fra Spagna, Impero, Ungheria e Polonia-Lituania e perciò sùbito vittoriosi nella Guerra dei [non più] Trent’Anni) anziché ai Wasa, i quali, invece, avrebbero mantenuto la Svezia (verosimilmente col Cattolicesimo) e acquisito permanentemente la Russia, dopodiché, alla morte (16. dicembre 1672) di Giovanni IV. Casimiro (storicamente II. di Polonia), lo scontro per la sua Successione sarebbe stato in Svezia e Russia anziché in Polonia-Lituania e avrebbe visto la vittoria di Carlo V. di Lorena (non ci sono altri Candidati più forti). Ovviamente niente Guerra di Successione Spagnola né Polacca, Guerra di Successione Austriaca più breve con incameramento pressoché sicuro della Baviera e forse anche della Sassonia (il Brandenburgo e la Prussia non esisterebbero già più dal secolo precedente). Giuseppe II. regnerebbe dalla Patagonia alla Siberia, spartirebbe l’Impero Ottomano con la Francia di sua sorella e del cognato e avrebbe modo di imporre le proprie Riforme alla maggior parte del Mondo. Tutto questo nel caso che Carlo V. fosse morto nel 1525.

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Dal canto suo, aNoNimo ci ha domandato:

Come riuscire a costruire a metà '500 un Sacro Romano Impero come quello nella mappa qui sotto, i cui Principi Elettori sono tutti i principali monarchi d'Europa?

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Aggiungiamo l'idea di Basileus TFT:

Da tempo partecipo ad un gioco online dove vari player usano uno Stato del '500 e si confrontano con i loro obiettivi e strategie. Questo ha portato alla creazione di diverse allostorie che ora vi propongo:

- La Russia unificata da Novgorod: per giochi di alleanze a partire del 1450 Novgorod ha la meglio su Mosca, arrivando ad annetterla interamente nel primo decennio del 1500. La Russia nasce un po' in ritardo e come repubblica.

- Castiglia e Papato si coalizzano per spartirsi l'Aragona attorno al 1450. Il Papa ottiene Napoli e le province limitrofe, diventando molto più potente che nella nostra Timeline.

- Gli ottomani non attaccano i Mamelucchi ma puntano tutto ad Occidente, piegano prima l'Ungheria e poi arrivano a saccheggiare Vienna nel 1520.

-Nella guerra fra Polonia e Teutoni per Danzica i Teutoni ottengono una sconfitta molto maggiore e sono relegati da subito alla Prussia orientale. Con una Polonia più grande e una Prussia minuscola come cambia la storia?

-Milano sconfigge Venezia nella guerra per Bergamo e assesta un duro colpo alla Serenissima, senza un valido avversario ad oriente attorno al 1500 invade il Piemonte e occupa Torino (la Francia non interviene in Italia).

- L'eredità di Borgogna è in un contesto diverso. Non si verificano i matrimoni fra Castiglia e Austria e la Borgogna viene divisa fra Francia e il rinato ducato fiandrino.

- Alla fine dell'Unione di Kalmar, la Norvegia si coalizza con la Svezia ed entrambe ottengono l'indipendenza.

- I commerci anseatici rimangono forti quando la Lega sconfigge la Svezia nella guerra per i fondi commerciali sul ferro dello Jamtland. Con il monopolio effettivo dei metalli nel Baltico, la Lega riesce a durare?

- La Spagna ritarda la conquista americana di quasi 50 anni a causa di una fallita spedizione contro il Marocco al posto del Portogallo. Cosa cambia? E gli Aztechi?

- Il Portogallo ottiene per primo le Canarie.

Come cambia la storia d'Europa se alcune o tutte queste situazioni si verificano?

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C'è anche spazio per la proposta di Iacopo:

Filippo II, sovrano sul cui operato ho spesso espresso le mie poco onorevoli considerazioni, fu, come molti suoi ascendenti e discendenti, un pessimo padre. Tutta la vicenda del suo primo figlio, Don Carlos Principe delle Asturie, morto prima che il successore di Filippo fosse anche solo concepito, lo dimostra.
Su Don Carlos si sono spesi fiumi di inchiostro (e di note: Verdi compose un'opera lirica), e se la metà delle cose riportate è vera, si trattava di un individuo singolarissimo.
Fin da bambino focoso, selvaggio, violento, ma anche sopraffatto dalla libidine, crudele, calcolatore... E goffo, grottesco nei modi e negli intenti, forse folle. Pare fosse gravemente deforme, zoppo e gobbo, malaticcio, affetto da continue febbri, e sfortunato. Forse vedere un figlio così ridotto misurarsi con la personalità carismatica e la figura esaltante del bastardo Don Giovanni potrebbe aver acuito l'odio sordo che credo Filippo provasse per quest'ultimo. Ma Carlone Giovanni avevano in realtà ottimi rapporti. Carlo forse amò solo lui, la zia Giovanna (poi Regina del Portogallo) e il precettore Honorato Juan Tristull.
Di fatto, quando Filippo decise di rinchiudere suo figlio e gettare la chiave (vizio di famiglia, questo), Giovanni fu l'unico a portare il lutto.
Non che Filippo non avesse qualche ragione: Carlo bramava battaglie, e si era dotato di un vero e proprio arsenale nei suoi appartamenti, pronto a lanciarsi in un velleitario colpo di Stato. Fu Filippo stesso a guidare il manipolo che espugnò le stanze del figlio, nel 1567.
Volarono parole, coltellate (Carlos era facile al coltello) e pare anche archibugiate.
E se Filippo ci fosse rimasto secco? Dopo tutto non era impossibile.
Quasi di certo Carlos sarebbe morto pochi secondi dopo, ma anche se ciò non fosse accaduto nessuno lo avrebbe potuto immaginare sul trono.
A Filippo sopravvivrebbero dunque due figliolette di meno di due anni. Fine.
Chiaramente la Spagna non avrebbe potuto rimanere senza un sovrano, e dunque si sarebbero formati tre partiti, con tre pretendenti: i mariti delle due sorelle di Filippo e la wild card della situazione.
Il primo pretendente sarebbe stato Massimiliano II, all'epoca già Imperatore sposo di Maria. Il secondo Sebastiano del Portogallo, figlio di quella Giovanna zia e tutrice di Don Carlo. Il terzo sarebbe lo stesso Giovanni d'Austria.
Con chi si schierebbero le potenze europee? E cosa ne sarebbe della Lega Santa?

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Gli risponde Alessio Mammarella:

PoD non semplice da approcciare. Mentre rifletto sulla situazione, vorrei dire che secondo me le informazioni che disponiamo sui sovrani e sui principi del tempo provengono spesso dalle corti in cui vissero e dalle corti non può che venire una verità propagandistica. Guarda caso i principi diseredati e assassinati dai loro genitori erano sempre deformi, malati di mente o ingiustamente ribelli. Si potrebbe fare anche l'esempio del figlio di Pietro il Grande. Non faccio fatica a pensare che Carlos avrebbe potuto essere un buon sovrano...

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Così la pensa invece il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Se Don Carlos viene ucciso, il resto è algebra: Regina diventa automaticamente Isabella Clara Eugenia (nata il 12. agosto 1566), forse sotto la Reggenza di sua madre Isabella di Valois, alla cui morte (3. ottobre 1568) tornano Reggenti – come già dal 1. ottobre 1548 al 12. luglio 1551 – la zia Maria d’Austria (21. giugno 1528 – 26. febbraio 1603) e, finché fosse vissuto, il marito e cugino Massimiliano II. (31. luglio 1527 – 12. ottobre 1576), già Imperatore dal 25. luglio 1564.

Dal 1563 nella stessa Corte abitava Rodolfo II. (18 luglio 1552 – 20. gennaio 1612), che dal 1568 è stato fidanzato per vent’anni con Isabella Clara Eugenia e di certo lo sarebbe stato anche qui, solo che in tal caso si sarebbe ritrovato Re Consorte di Spagna (di quattordici anni maggiore della moglie e maggiorenne ben prima di diventare Re in Germania nel 1575 – allorché il padre è stato eletto Re di Polonia e Granduca di Lituania – nonché Imperatore l’anno dopo) e probabilmente coinvolto nella Successione Portoghese, per cui con ogni verosimiglianza non avrebbe annullato il fidanzamento.

Negli stessi anni (a partire dal Punto di Divergenza, 1567), in Francia si sono combattute sette Guerre di Religione, la Seconda (1567-1568), la Terza (1568-1570), la Quarta (1572-1573), la Quinta (1574-1576), la Sesta (maggio – settembre 1577), la Settima (1579-1580) e la lunghissima Ottava (1585-1598): la Guerra di Successione Spagnola anticipata coincide con quasi tutte le Guerre di Religione in Francia.

Anche il Matrimonio di Caterina Michela (Catalina Micaela) sarebbe stato evidentemente diverso, quasi per esclusione con Alberto VII. d’Austria. Ciò apre l’eventualità che la discendenza legittima di Filippo II. si estingua, anche in linea femminile, il 1. dicembre 1633 (alla morte della Regina Isabella *II.), in piena Guerra dei Trent’Anni, con Ferdinando II. (9. luglio 1578 – 15. febbraio 1637), tre anni prima dell’Elezione di Ferdinando III. (13. luglio 1608 – 2. aprile 1657) a Re in Germania (come Ferdinando IV.). Entrambi – la cui Genealogia non risulta alterata– sono i legittimi Eredi di Spagna; da Leopoldo I. (9. giugno 1640 – 5. maggio 1705) – incluso – in poi, però, le Genealogie (sia degli Asburgo sia dei Borboni, con Luigi XIV., 5. settembre 1638 – 1. settembre 1715) risultano alterate e quindi per me l’ucronia diventa intrattabile: non sono in grado di proporre uno scenario rispetto agli innumerevoli alternativi e non sono neppure granché incline ad attribuire maggiore verosimiglianza a eventuali altre proposte.

L’unico risultato certo è che Spagna e Impero si riuniscono dapprima fino al 20. gennaio 1612 e poi definitivamente dal 1. dicembre 1633 e non ci sono né Richelieu né Mazzarino che lo possano impedire, per cui non solo le Genealogie, ma anche la Geopolitica (con una stabile Austrispania, forse perfino Austriberia) risultano assai diverse dalla Storia reale.

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Chiudiamo per ora con quanto ci scrive Iacopo:

7 Febbraio 1613.
I boiari sono riuniti a Mosca, in trepidante attesa dell'arrivo del giovane Michele, figlio di Fëdor, designato come nuovo Zar.
Tutti si aspettano di veder scendere dalla slitta un giovanotto cicciottello e un po' imbranato... Con quale sorpresa i loro occhi increduli si posano su un giovane monaco cicciottello molto ma molto imbranato!
Sua madre la monaca Marta infatti lo ha spinto a prendere i voti (e il nome di Antonio), sperando così di salvarlo dall'elezione a Zar, che ai suoi occhi appare come una condanna a morte.
I boiari sono perplessi e furibondi. Accarezzano pure l'idea di far fuori il giovanotto e sostituirlo con un contadino ottenebrato.
Nell'accampamento polacco Ladilsao Wasa in persona legge la lettera che descrive questi eventi a Fedor/Filarete, deridendolo crudelmente.
È proprio Filarete a trovare la soluzione a questo impasse: secondo i suoi consigli comunicati con una lettera segreta sfuggita ai suoi carcerieri, il giorno di Pasqua del 1613 nella sobor dell'Intercessione della Theotokos alla presenza dell'icona della Madonna di Kazan', Cristo Redentore viene eletto Zar di tutte le Russie e sua madre Maria Madre di Dio riceve la corso a di Regina di Russia.
Tali prestigiosi sovrani ringalluzziscono le armate russe e riducono i conflitti interni. Nel 1619 è regolarmente firmato la tregua coi polacchi e Filarete torna a Mosca, dove è eletto Patriarca.
Dato che i legittimi Sovrani di tutte le Russie non possono partecipare all'amministrazione quotidiana degli affari del Regno, tali incombenze materiali sono lasciate alla gestione del Patriarca.
Filarete sarà Patriarca dal 1619 al 1633.
Gli succede il figlio Antonio fino al 1645.
Dal 1645 al 1652 è patriarca il grigio Giuseppe. Dal 1652 al 1681 Nikon il Grande, seguito da Gioacchino fino al 1690. Dopo Adriano, che muore nel 1700, non è facile sapere chi sarà Patriarca.

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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