Stavolta la discussione è partita da questa proposta ucronica di William Riker:
Niente crisi di Wall Street nel 1929; boom economico anticipato agli anni trenta; la Fiat Topolino (e non la 500) diventa l'auto di massa per gli italiani. Quale POD può portare a questa circostanza?
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Sandro Degiani allora è partito a ruota libera come lui solo sa fare:
Dunque, colgo l'ispirazione ma solo per fornire le basi "economiche" alla nuova Ucronia....
La crisi di Wall Street del '29 fu causata da un concomitanza di cause ma innescata dalla incapacità degli USA di gestire il dopoguerra e le masse di uomini che si erano resi disponibili per il mercato del lavoro.
Non dobbiamo dimenticare che con la Prima Guerra Mondiale un grande risultato positivo e storico era stato raggiunto... l'emacipazione femminile aveva sfondato le barriere psicologiche ed infranto ogni tabù primitivo. Con gli uomini al fronte le donne avevano fatto ogni mestiere: tramviere, muratore, operaio, postino, avevano guadagnato il diritto a portare i pantaloni (nel senso letterale del termine, non si può lavorare in un cantiere sui ponteggi con la gonna..!!)
Questa conquista non poteva essere ritrattata a guerra finita e reduci rientrati... le donne oramai sapevano e volevano lavorare, conquistarsi una indipendenza economica che comportava anche una indipendenza psicologica dai mariti e dai padri.
Ormai la frittata era fatta e non si potevano riavere indietro le uova....!!
La Grande Guerra aveva impoverito la Gran Bretagna e tolto alla sterlina il suo ruolo di moneta di riferimento nello scenario mondiale.
Le sue Colonie si erano rese indipendenti o lo stavano per fare, la sua Marina commerciale era stata trascurata in favore di quella di guerra, il suo mercato interno era collassato e non si riprendeva. Già nel 1920 la sterlina era svalutata rispetto al dollaro del 22%. Inflazione e recessione erodevano ogni giorni di più salari e facevano precipitare lo standard di vita britannico verso livelli di "povertà" che non aveva mai conosciuto.
Invece di riconoscere lo stato di crisi, solo per non affievolire il prestigio della City l'Inghilterra, invece di rivedere il mutato rapporto della sterlina col dollaro, e stabilizzare il valore della sterlina alla nuova parità determinatasi, adottò una forte politica deflazionistica che le permise di ripristinare nel 1925 il rapporto con il dollaro alla parità prebellica, segnando il ritorno alla convertibilità aurea, sia pure integrata dall'apporto di monete forti (Gold Exchange Standard).
L'attuazione di questa politica deflazionistica, determinando una caduta dei prezzi interni e dei tassi di profitto e di interesse rispetto a quelli esteri, indebolì le esportazioni e favorì largamente le importazioni, contribuendo a precipitare l'economia britannica in una grave crisi, che non mancò di avere i suoi risvolti sociali, come attestano i gravi conflitti nel mondo del lavoro che culminarono nel lungo, estenuante sciopero dei minatori del 1926.
La Borsa di Londra (punto mondiale di riferimento) durante la Guerra era passata in secondo piano e Wall Street aveva visto spostarsi sulla sua Borsa tutti gli operatori mondiali grazie al fatto di essere collocata in un paese che non era "territorialmente" in guerra e in pericolo di invasione.
Partì quindi speculazione selvaggia su una Borsa "giovane ed inesperta", molto più euforica e portata all'ottimismo della prudente, conservatrice e cauta boersa inglese, fino a portarla al collasso. Solo poche settimane prima, nell'estate del 1929, la Borsa di Wall Street era euforica e gli analisti prevedevano ulteriori rialzi... anche se gli analisti già da un anno avevano messo in evidenza i sintomi di una futura crisi borsistica.
In questo clima di speculazione selvaggia erano i privati e gli inesperti alla ricerca di facili guadagni che rischiavano di più e furono quelli vennero travolti dal Crollo del '29.
Del tutto diversa la condizione degli Stati Uniti. Con le sole eccezioni del 1924 e del 1927, gli USA registrarono un boom ininterrotto fino all'ottobre 1929. A stimolare l'economia americana furono molti fattori: - l'espansione dell'industria edilizia e delle industrie da questa indotte; - una serie di innovazioni, basate sullo sfruttamento di nuovi prodotti (l'automobile, grazie all'adozione di nuovi sistemi di produzione) e delle industrie collegate (petrolifere, della gomma, dell'acciaio, delle costruzioni stradali, dei trasporti stradali, ecc.); - lo sviluppo dell'industria elettrica, la cui produzione raddoppiò tra il 1923 e il 1929; - l'impulso notevole alla razionalizzazione dei processi produttivi, con l'adozione, nelle industrie dei prodotti di massa, di un'organizzazione scientifica del lavoro, o «taylorismo», mirante ad eliminare i tempi morti, e a ridurre al minimo i movimenti inutili (un esempio per tutti fu l'adozione della catena di montaggio da parte della Ford agli inizi del secolo).
Il reddito nazionale aumentò, fra il 1923 e il 1929, del 23% laddove la popolazione, in seguito alle leggi restrittive dell'immigrazione del 1921, aumentò solo del 9% e la forza di lavoro solo dell'11%. Questa maggiore disponibilità di capitali fece degli Stati Uniti il paese più prospero del mondo. E furono proprio queste abbondanti disponibilità che consentirono agli USA di concedere cospicui prestiti non solo all'Europa ma anche all'America latina, al Canada e ad alcuni paesi asiatici (si parla in tutto di quasi 30 miliardi di dollari). La maggior parte dei prestiti fu concessa ai paesi europei dopo che essi erano riusciti a domare l'inflazione che li avevano afflitti nel dopoguerra. Inflazione che era stata di tale ampiezza e gravità che si era dovuto provvedere a sostituire le monete esistenti, creandone delle altre, dopo aver assicurato loro congrue ed effettive garanzie (dalla corona allo scellino in Austria; dal marco al renten-mark in Germania; dal rublo al rublo-cervonetz in Russia).
Dato che il sistema monetario prebellico era ancorato all'oro si ritenne che bisognasse ritornare all'oro. E poiché era la moneta inglese il punto di riferimento delle altre monete europee, il fatto che essa puntasse a ripristinare il rapporto prebellico col dollaro non fu senza conseguenza per gli altri paesi occidentali. Anche se non si ebbe un vero e proprio ritorno al Gold Standard, ma si arrivò ad un Gold Exchange Standard, nel senso cioè che si equipararono all'oro le valute pregiate estere, il risultato non fu meno grave. Le riforme monetarie, mano mano che si succedevano creavano (o scoprivano) il vuoto nelle economie interessate.
Così quando l'Inghilterra nel '25 tornò alla parità entrò in crisi; allo stesso modo, quando nel '27 la lira si allineò alla sterlina ebbe inizio la crisi anche in Italia (cfr. A. Musco). Eppure fu dopo questa generale sistemazione delle monete europee svoltasi tra il 1925 e il 1927 che gli Stati Uniti intensificarono i loro prestiti ai vari Paesi europei. Nei soli anni 1925-1929, gli Stati Uniti prestarono all'estero circa tre miliardi di dollari. E a poco a poco una gran parte dell'oro del mondo si andò a concentrare a Fort Knox (che nel 1929 ha già il 38% dell'oro del mondo).
In Europa la Germania era stata il maggior beneficiario dei prestiti americani, e grazie a questi aveva potuto riprendersi rapidamente dal collasso del marco nel dopoguerra. Per fronteggiare le sue esigenze di sviluppo, la Germania aveva utilizzato molti dei prestiti americani a breve termine per investimenti a medio e a lungo termine, confidando che, dato il ritmo e l'intensità dello sviluppo dell'economia statunitense, questi prestiti non sarebbero stati rapidamente ritirati. E in quale migliore mercato investire se non proprio New York? Sempre più capitali a breve termine, l'hot money («moneta calda»), furono attratti pertanto dal boom della borsa di New York.
Ma l'aumento delle quotazioni alla borsa di New York non era collegato all'aumento dei dividendi delle azioni, cioè dei profitti delle corrispondenti società, bensì a un puro gioco di speculazioni. Dal momento che i prezzi crescevano appariva vantaggioso comprare per rivendere, senza preoccuparsi della bontà dei titoli. Per il possesso di questi titoli l'investitore piccolo come quello grosso ricorreva alle banche per ottenere i finanziamenti necessari al completamento dell'operazione. Fu così che tra il 1925 e il 1929 il numero dei valori scambiati raddoppiò (incurante dell'aumento del tasso di sconto del governo statunitense del 1924).
Nell'autunno del 1929 gli Stati Uniti, che tenevano in piedi e unito il sistema economico internazionale, cominciarono a richiamare drasticamente i capitali sottraendoli, quindi, alle attività in cui erano investiti. E la crisi si allargò a macchia d'olio.
FIN QUI LA STORIA... ADESSO VEDIAMO DI CAMBIARE LE BASI E POI VOI SBRIGLIATE I CAVALLI DELLA FANTASIA...
I920, la Grande Guerra è finita da due anni.... la Germania sta già facendo ripartire la sua macchina industriale... l'Inghilterra e la Francia si dibattono in gravi difficoltà economiche. La Russia ha appena avuto la sua Rivoluzione e sta ricostruendo la sua politica estera.
Lenin ha una visione dell'Europa socialista ed unitaria e lancia la sfida... tutte le potenze europee si siedano ad un tavolo e mettano in gioco le loro risorse e capacità al fine di creare una Grande Europa.
David Lloyd George, primo ministro inglese, si dimostra molto disponibile ma Georges Clemenceau non vuole sedere ad un tavolo assieme agli odiati tedeschi. Per fortuna la crisi economica Francese lo travolge con il suo governo.... nel 1921 l'ex presidente Raymond Poincarè lo sconfigge così sonoramente che Georges Clemenceau si ritira dalla politica e và a vivere in Guyana . Raymond Poincarè vorrebbe usare la mano forte con la Germania ed annettersi l'Azazia e la Lorena, ma i suoi consiglieri lo consigliano che la regione potrebbe diventare la prima area di libero scambio europea e la più ricca economicamente dell'intero Vecchio Continente.
Nel 1920 le elezioni politiche in Germania portano alla carica il centro-cattolico Konstantin Feherenbach, convinto europeista e pacifista che ha dichiarato che non vuole precipitare in una nuova Tragedia la Germania, la soluzione dei problemi tedeschi è nella collaborazione e non nella contrapposizione delle nazioni.
Poincarè e Feherenbach si incontrano a Strasburgo nel 1922 e firmano un trattato di collaborazione economica che vede Alsazia e Lorena diventare territori ad amministrazione congiunta franco-tedesca e con regime fiscale e dazi estremamente favorevoli.
Nel 1923 Hindenburg, presidente della Germania comincia ed intravede una possibilità di riscatto pacifico per la Germania ma è intimorito dalla proposta Russa di Lenin di unione europea che viene rilanciata ogni sei mesi con caparbietà e teme che rischi di spostare ad Est il baricentro dell'Europa.
Contatti con l'Inghilterra e l'Italia rilevano terreno favorevole per una "Convenzione Europea". L'idea di Lenin viene rilanciata da Francia, Germania, Italia ed Inghilterra e diviene l'argomento politico centrale delle discussioni.
Giolitti piglia la palla al balzo e propone Roma come sede dell'incontro.
La sede viene accettata e si fissa per il 14 Aprile 1924 la data.
Lenin muore il 24 Gennaio ma da sette mesi è invalido e non può vedere il suo obiettivo che si stà realizzando. Ma nel suo Testamento spirituale, la famosa "Lettera al Congresso" Lenin indica come priorità assoluta per la Russia essere attore della scena Europea, diventarne fulcro e motore, non isolarsi ma collaborare con le altre nazioni, per la vittoria del socialismo e il riscatto dell'uomo. Lenin un'anno prima aveva rotto ogni rapporto con Stalin e lo aveva emarginato dal partito per la questione del rozzo rimprovero che Stalin fece alla moglie Nadejda per la lettera indirizzata a Trotzky. .
Il 21 dicembre Lenin detta a Nadejda una lettera indirizzata a Trotski, in cui si dichiara soddisfatto della decisione del plenum circa la conferma dell'intangibilità del monopolio del commercio estero e suggerisce che venga posta al congresso del partito la questione del consolidamento di tale commercio e delle misure da prendere per migliorarne l'efficienza.
Avendo saputo di questa lettera, Stalin, al telefono, rimprovera duramente Nadejda d'aver trasgredito l'ordine di riposo assoluto impartito dai medici. Nadejda reagisce inviando il 23 dicembre una lettera a Kamenev, allora vice-presidente del consiglio dei ministri: "Stalin s'è permesso ieri un attacco assai rozzo nei miei riguardi, sotto il pretesto che avevo autorizzato Ilich a dettarmi una breve lettera - ciò che io ho fatto col consenso dei medici. Non è da oggi che sono membra del partito, ma in 30 anni non avevo mai sentito nulla di simile. Gli interessi del partito e dello stesso Ilich mi stanno a cuore tanto quanto a Stalin. So bene ciò di cui si può o non si può parlare con Ilich, poiché so che cosa lo preoccupa, lo so meglio di qualunque medico, in tutti i casi meglio di Stalin... Non sono di marmo e i miei nervi sono al limite":
La Krupskaia non disse niente a Lenin dell'incidente, per cui è da escludere ch'essa l'abbia influenzato nel ritratto che di Stalin egli fece in una nota del 4 gennaio 1923. Solo il 5 marzo egli viene a conoscenza dell'incidente, per il quale dettò subito una lettera indirizzata a Stalin: "Compagno Stalin, voi avete avuto l'impudenza di chiamare mia moglie al telefono per insultarla. Benché essa vi abbia promesso di dimenticare l'incidente, il fatto tuttavia, per mezzo di lei, è venuto a conoscenza di Zinoviev e Kamenev. Io non ho intenzione di dimenticare così facilmente ciò che è stato fatto contro di me: va da sé infatti che quanto viene fatto contro mia moglie è come se fosse fatto contro di me. Ecco perché vi chiedo di farmi sapere se siete disposto a ritirare ciò che avete detto e a scusarvi, o se invece preferite interrompere le relazioni tra noi. Con i miei rispetti, Lenin".
Lenin non si scusò ma anzi dichiarò che Lenin non era oramai in grado di prendere decisioni perchè la malattia gli aveva ottenebrato la mente. Il riuultato fu che una delle ultime decisioni prese da Lenin fu di spedire Stalin in una remota località della Siberia dove pochi giorni dopo venne ritrovato assiderato in un bosco.
Lenin nel suo Testamento Spirituale indica anche il suo successore in una coppia di persone con poteri divisi: Bucharin e Piatakov. Bucharin seguirà la politica interna e Piatakov quella estera.
Nel 1924 si incontrano a Roma cinque nazioni: Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Russia.
Giolitti affida la missione di rappresentare l'Italia ad un giovane politico socialista, tale Benito Mussolini.
Il risultato è la creazione di area di libero scambio da rendere realtà in cinque anni... in questa area affluiranno dalla Russia le materie prime, dalla Germania le competenze industriali e parte della mano d'opera, dalla Francia e dall'Inghilterra i capitali, l'Italia gestirà il commercio da e verso l'esterno grazie alla sua posizione privilegiata nel Mediterraneo.
L'inghilterra inizia una politica di inflazione pilotata mentre Italia e Francia mettono in campo severe politiche economiche. L'obiettivo è una "moneta unica" da varare nel 1930 ad economie e bilanci livellati. Il 1929 arriva con una economia europea sane e in crescita. La Borsa di riferimento europea è quella di Roma, I Capitali non arrivano più dagli USA ma anzi vanno dall'Europa verso l'America a cercare nuovi campi di investimento.
Gli USA per reagire varano una politica protezionistica nei confronti dell'Europa voluta da con Franklin Delano Roosevelt. L'Europa risponde fregandose altamente e gli USA si chiudono in uno splendido isolazionismo politico ed economico ed escono dalla scena mondiale.
L'Italia "Mercante Mondiale" conosce una nuova epoca di Rinascimento artistico ed economico, la Germania con illimitate materie prime che arrivano dalla Russia , può finalmente sfruttare la propria industria e l'operosità dei suoi figli per inondare il mercato di tecnologia inarrivabile per qualità e prezzo.
La Francia e l'Inghilterra diventano i banchieri del Pianeta, una posizione sancita dal matrimonio nel 1926 di Elisabetta I di Inghilterra con il barone Edmond de Rothschild. Elisabetta porta in dote l'Oro della Banca d'Inghilterra, Edmond in pacchetto societario che comprende le 100 aziende più ricche del pianeta e la l'esperienza finanziaria e la spregiudicatezza di tre secoli di banchieri partiti nel 1764 dal ghetto di Francoforte ed ora seduti sul trono di Inghilterra.
(La data non è un caso... è un anniversario, anzi un centenario, i Rothschild avevano salvato dalla bancarotta la Banca di Inghilterra nel 1826 e i WIndsor non lo avevano dimenticato).
Bah... ho cominciato da una parte e sono finito in un'altra... è così che funziona con le ucronie? ^__^
Però, ora che ci penso, se un sistema economico è una rete a feedback, questo lo rende intrinsecamente caotico: ciò oltre all'autostrutturazione (ergo il capitalismo vince sempre sul socialismo) però lo rende soggetto a "catastrofi", le cuspidi. Quindi la crisi è connessa proprio nella natura stessa dell'economia... In una forma o l'altra si verifica sempre.... Poi non è detto che sia una brutta cosa: senza le estinzioni di massa, l'evoluzione non sarebbe diversa?
Magari intorno agli anni '40 possiamo metterci un traumatico ingresso della Cina nella scena economica mondiale dopo che Chiang Kai Shek, sconfitti i Signori della Guerra nel 1928, riesce a sradicare il comunismo dalla Cina e far impiccare nel 1930 Mao Tze Tung in Piazza Tien A men.
La Cina inizia una vorticosa ascesa industriale ed economica a tassi da capogiro e crea un mercato Comune Orientale che va dalla Corea fino alla Indocina. Nel 1942, dopo 13 anni di continua crescita al tasso del 15 % annuo, la Cina è pronta allo sbarco nel Mercato Europeo... in 5 anni le economie dei paesi dell'Europa sono messe in ginocchio.
La politica di Wellfare Europea deve essere drasticamente ridotta ed i salari bloccati mentre una paurosa inflazione ne decurta il potere di acquisto. Nel 1960 l'operaio medio europeo ha visto il suo potere di acquisto dimezzato, la disoccupazione tocca il 17 %, le pensioni sono da fame e gli anziani vivono di stanti. Ma nel 1962 la Rivoluzione Robotica parte da Grugliasco (sobborgo di Torino). Unendo i nuovi "Cervelli Elettronici" che il genio italico ha sviluppato ad Ivrea presso la Olivetti con i manipolatori automatici del Consorzio Macchine Utensili (acronimo COMAU) nasce il primo robot in grado di imparare ed eseguire compiti complessi. Si chiama "Leonardo".
L'Italia rinuncia al brevetto verso i paesi membri della Comunità Europea e viene rilasciata licenza libera di costruzione dei robot in tutta l'Europa.
Il basso costo e l'immensa risorsa costituita dalla mano d'opera orientale viene compensata con il costo nullo e la precisione della manodopera cibernetica. Nel 1970 l'Europa ricomincia a recuperare il terreno perduto e a crescere costantenemte oltre il 6%.
I cinesi cercano di copiare i robot ma nel 1972 la fabbrica che li costruisce viene messa a ferro e fuoco dalla folla inferocita che teme di perdere il benessere conquistato duramente. L'ondata luddista travolge la complessa ma fragile rete economica dell'intero oriente. Nel 1973 Corea, Giappone e Birmania alzano la testa e dichiarano la loro indipendenza politica e industriale rispetto alle scelte della Cina. I questi paesi i robot sono banditi, la folla inneggia alla scelta che privilegia l'umano rispetto alla macchina. I politici cinesi capiscono che se scelgono la via del robot perderanno il consenso popolare e chinano la testa I (non prima che il Ministro dell'Industria venga assassinato in diretta TV durante un dibattito sull'impiego delle macchine nella produzione da uno spettatore rimasto disoccupato perchè il suo lavoro veniva svolto da robot).
Nel 1980 l'economia mondiale è di nuovo tranquilla. A un Occidente tecnologico che sforna quantità immense di prodotti tutti perfettamente identici si contrappone un Oriente manuale e orientato alla personalizzazione del prodotto...
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A questo punto, William Riker ha avuto un'altra idea:
Se qualcuno vi chiedesse di nominare l'uomo che più di ogni altro nella storia ha avvelenato esseri umani, difficilmente vi verrebbe in mente il nome di Thomas Midgley. Eppure sulla sua coscienza pesano le morti e le malattie di milioni di persone. Fu lui infatti, per conto della General Motors, a individuare un modo geniale per aumentare l'efficienza dei motori a benzina: aggiungere piombo tetraetile al carburante. Si sapeva fin dall'antichità che il piombo è altamente neurotossico (ne parlava già Dioscoride al tempo di Nerone), e nel settore automobilistico erano già in uso alternative meno pericolose, come l'etanolo. Ma queste alternative non erano brevettabili e avrebbero prodotto ben pochi profitti, e così la General Motors decise di puntare sull'idea di Midgley, con guadagni enormi. Solo un geochimico poco noto, Clair Patterson, negli anni sessanta dimostrò finalmente la pericolosità per la salute delle 200.000 tonnellate di piombo scaricate in atmosfera ogni anno. Patterson fu boicottato e ridicolizzato a lungo, ma alla fine la scienza gli diede ragione e le leggi cominciarono a ridurre le emissioni di piombo nei gas di scarico delle auto. Midgley non venne mai a sapere di avere avvelenato il pianeta: morì il 2 novembre 1944, a 55 anni, strangolato dal complicato meccanismo a pulegge che aveva ideato per alzarsi dal letto in cui giaceva, afflitto dalla poliomielite. Ma che accade se la poliomielite lo contagia da bambino ed egli non ha mai la possibilità di aggiungere il piombo tetraetile come antidetonante alla benzina? Come cambia la faccia del mondo, considerando che egli inventò anche il freon, il primo dei clorofluorocarburi che contribuirono a distruggere il buco dell'ozono?
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Gli replica Bhrihskwobhloukstroy:
Quest'idea sembra contenere tre possibili sviluppi:
1) quali Case rivali (p.e.
Chrysler) ne avrebbero approfittato
2) quali Personalità importanti sono precocemente morte a causa delle emissioni
di piombo
3) quante possibilità c'erano che qualcun altro avesse la stessa idea prima che
arrivassero gli studî di Patterson.
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E ora, la parola a Generalissimus, che ha tradotto per noi questeucronie:
E se la Grande Depressione non fosse mai avvenuta?
Gli anni ’30 furono un
decennio di grandi sforzi e difficoltà per gli Stati Uniti.
L’economia era collassata, terribili siccità e tempeste di sabbia devastarono le
terre coltivabili degli Stati Uniti, e la politica, la cultura e l’economia
stavano subendo cambiamenti radicali in un mondo già turbolento.
La Grande Depressione cominciò negli Stati Uniti, e, a causa di un delicato
ciclo economico tra gli USA e le potenze europee, gli effetti del crollo dei
mercati del 1929 si irradiarono nel resto del mondo, anche se viene detto che
molti stati subirono una recessione economica più breve e meno grave rispetto
agli Stati Uniti, che incapparono in una stagnazione fino a quando il paese non
entrò nella seconda grande guerra, rinvigorendo finalmente le sue industrie.
Fu durante questo periodo che il paese pose tutta la sua fiducia nella
leadership del Presidente Franklin Delano Roosevelt, eleggendolo per quattro
volte consecutive, fino a quando non morì in carica a pochi mesi dal suo quarto
mandato.
Roosevelt fece campagna elettorale promettendo il cambiamento e il pragmatismo,
non aveva un piano definito in mente per risolvere i guai della depressione, ma
era disposto a provare ogni opzione disponibile fino a quando qualcosa non
avrebbe finalmente funzionato, traendo ispirazione dalle politiche sia
progressiste che conservatrici del suo predecessore Herbert Hoover e da varie
nuove ideologie d’oltreoceano.
Il risultato di ciò fu il primo New Deal.
Come potreste immaginare, questa rapida sperimentazione non produsse una cura
per la depressione, ma vari trattamenti che migliorarono le pessime condizioni
dell’epoca in vari gradi, non riuscendo alla fine a porvi termine, e con alcuni
che addirittura affermano che fu questa strategia sperimentale che allungò la
durata della depressione negli Stati Uniti mentre i paesi europei recuperarono.
Non aiutò neanche il fatto che la natura giocò un brutto tiro agli Stati Uniti
intorno allo stesso periodo.
All’inizio degli anni ’30 le Grandi Pianure statunitensi subirono una grande e
lunga siccità a causa dell’esaurimento del soprassuolo e della distruzione
causata dalle attività agricole intensive derivate dall’aumento della domanda
durante la prima grande guerra e gli Anni Ruggenti.
Queste terre una volta fertili vennero ridotte a sabbia, questa sabbia veniva
raccolta dai forti venti della regione delle pianure e si trasformava in enormi
tempeste di sabbia che devastarono la regione per anni.
Estendendosi dal Texas a sud ai Dakota nel nord, dall’Iowa ad est al Wyoming ad
ovest, il granaio d’America fu fuori servizio per quasi un intero decennio,
portando il paese dallo stato di sovrabbondanza solo alcuni anni prima ad enormi
carestie.
Le fabbriche e i negozi che rifornivano gli agricoltori chiusero, dato che essi
avevano a malapena il denaro per nutrire loro stessi, figuriamoci migliorare il
loro equipaggiamento.
Milioni di persone divennero profughi a causa del Catino di Polvere, e molti
emigrarono nelle città alla ricerca di migliori opportunità, mettendo ancora più
sotto pressione i servizi pubblici di quelle città e rendendo la competizione
per i posti di lavoro ancora più difficile.
Tutte queste circostanze si sommarono in un decennio che mandò in stallo lo
sviluppo statunitense in tutti i settori, e costrinse gli USA a cambiare rotta e
tornare all’intervento estero in un disperato tentativo di sfuggire a questa
voragine economica.
Ma se tutto questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Grande Depressione e
tutte le difficoltà degli anni ’30 come le conosciamo non avvenissero? Per non
alterare radicalmente la storia di praticamente tutta l’Europa fin dall’inizio,
proporremo uno scenario in cui avviene comunque un crollo del mercato azionario
che si irradia lo stesso in tutto il mondo, ma diversamente dalla nostra TL gli
Stati Uniti riescono a porre fine a questa recessione economica prima che
diventi una depressione.
Supporremo anche che il Catino di Polvere non avvenga mai, per impedire al paese
di tornare immediatamente in declino economico, mandando a monte lo scopo di
questo scenario.
Essenzialmente gli anni ’30, invece di far deragliare gli Stati Uniti,
rimarranno un periodo di continua crescita e stabilità per il paese.
Col senno di poi sappiamo che Hoover avrebbe potuto fare alcune cose prima per
impedire alla crisi di aggravarsi e potenzialmente fermarla sul nascere.
Hoover era esitante a risolversi a misure estreme di intervento governativo,
dato che voleva evitare la stessa espansione del potere governativo che ci fu
sotto le precedenti amministrazioni progressiste di Roosevelt, Taft e Wilson, ma
voleva anche evitare l’approccio assolutamente lassista delle amministrazioni
conservatrici Harding e Coolidge, che egli pensava non avessero semplicemente
fatto abbastanza.
Hoover aveva una visione sinergica di lavoratori e imprese che lavorano fianco a
fianco, col governo che agisce come mediatore neutrale che garantisce un gioco
onesto.
Questa visione, però, impedì a Hoover di approcciarsi alla crisi con estrema
efficacia.
Non aiutò neanche il fatto che Hoover affrontò la crisi con troppo ottimismo.
Egli pensava che gli Stati Uniti avevano già affrontato crisi economiche prima,
e presunse che questa poteva essere risolta senza un approccio estremo.
Ovviamente questo non fu il caso, e col tempo si risolse ad utilizzare gran
parte del potere federale.
La depressione stava andando fuori controllo e stava solo venendo resa peggiore
da un’incertezza sul ruolo delle imprese private e pubbliche nella situazione.
Il governo stava interferendo con la capacità delle imprese private di risolvere
i problemi della depressione e, viceversa, le imprese private stavano
interferendo con la capacità del governo federale di fare lo stesso, una cosa
che continuò anche sotto l’amministrazione di Franklin Delano Roosevelt
nonostante le sue politiche più federali, ma stavolta le cose vanno in maniera
diversa.
I consiglieri e le commissioni di ricerca di Hoover lo informano che il crollo
dei mercati si trasformerà quasi certamente in una depressione, a meno che egli
non assuma temporaneamente poteri federali d’emergenza per stabilizzare il
problema.
Essendo stato ripetutamente avvertito di una simile catastrofe sin dal suo
servizio nell’amministrazione Coolidge, Hoover accondiscende con esitazione e
chiude le banche per impedire una corsa agli sportelli, valuta i fondi
disponibili al momento e assicura che i depositi bancari rimarranno disponibili
per incoraggiare la gente a lasciare i suoi soldi nel sistema bancario
nonostante la paura finanziaria.
Gli investimenti e i progetti pubblici verranno aumentati per impedire carenze e
andare incontro ai bisogni del pubblico, i beni in surplus verranno acquistati
dal governo per mantenere i prezzi stabili, in pratica verrà fatto tutto quello
che può essere fatto, e in qualche modo il paese riesce a emergere dalla
recessione entro il 1931.
Non dovendo più affrontare la colpa per aver gestito male il crollo, la
reputazione di Hoover sarà drasticamente migliorata, ma affronterà comunque
delle critiche perché il crollo è avvenuto e per i mezzi estremi col quale l’ha
risolto, anche se, detto questo, la sua popolarità rimarrà molto più alta di
quanto sarebbe stata se la depressione fosse continuata.
Inoltre, senza le condizioni della depressione, è improbabile anche che
avvengano i disastri in termini di pubbliche relazioni come l’incidente del
Bonus Army, o perlomeno non nella stessa scala del nostro mondo.
Hoover riuscirebbe a passare gli anni precedenti alle elezioni del 1932 a
migliorare la politica nazionale come voleva fare in principio e definire gli
Stati Uniti come il pilastro del successo nel mondo mentre molti altri paesi
europei sono ancora in difficoltà economica, aumentando la sua popolarità nel
processo.
Senza la depressione anche il sostegno allo sfidante di Hoover nelle elezioni
del 1932, Roosevelt, ne verrà influenzato, dato che Roosevelt aveva costituito
la sua reputazione per questa campagna su come avrebbe risposto alla depressione
nello stato da cui proveniva.
Preso in considerazione tutto ciò, e data l’assoluta vittoria a valanga che
Roosevelt ottenne nel nostro mondo, le elezioni saranno comunque contese per
quanto riguarda il voto popolare, ma alla fine favoriranno Hoover nel voto
elettorale.
Una continuazione dell’amministrazione Hoover probabilmente cementerà il
prosieguo della dominazione Repubblicana del paese, visto che è stato il partito
più importante dalla fine della Guerra di Secessione Americana, con solo
Johnson, Cleveland e Wilson ad interrompere questo trend lungo diversi decenni,
anche se, detto questo, ci sarà anche un riallineamento politico intorno allo
stesso periodo che potrebbe interrompere il dominio Repubblicano nelle
successive elezioni.
Come già detto, Hoover successe a due amministrazioni conservatrici che
succedettero a tre amministrazioni progressiste, e questo fu lo scisma più
evidente non solo nel Partito Repubblicano, ma in entrambi i partiti.
I conservatori dell’epoca erano in generale dei laissez-faire per quanto
riguardava l’economia, anche se favorivano il protezionismo e dei dazi alti e
cercavano in gran parte di non intervenire nella politica al di fuori del
continente, mentre i progressisti erano in generale a favore dei lavoratori e
preferivano il coinvolgimento e la competizione con le altre grandi potenze del
mondo.
C’erano ulteriori piccole differenze ideologiche in entrambi i partiti, ma in
gran parte quelle principali erano queste.
Hoover era evidentemente una figura di mezzo, diversamente dall’assolutamente
conservatore Coolidge o dal progressista Teddy Roosevelt, un po’ come il suo
desiderio di promuovere la cooperazione tra gli operai e le imprese.
Egli cercò di ibridare le politiche conservatrici e progressiste per promuovere
alla fine gli interessi di tutti gli Statunitensi, anche se nella nostra TL
questo venne messo in ombra dalle misure radicali che Franklin Delano Roosevelt
impiegò, facendo apparire così Hoover come niente più di un conservatore
laissez-faire al confronto.
Da presidente, Hoover continuerebbe a guidare il paese in una direzione
largamente non interventista, migliorando le relazioni con l’America Latina in
quella che alla fine sarà una Politica di Buon Vicinato anticipata.
Hoover alzerà le tasse ai ricchi come fatto durante il suo primo mandato, e a
sua volta abbasserà i dazi attraverso alcuni accordi commerciali multilaterali
di cui beneficerà in gran parte l’economia degli USA nel suo complesso, fornendo
al contempo più beni statunitensi a basso costo alle nazioni estere che ancora
soffrono per gli effetti della depressione.
L’eccezione a questa regola saranno i prodotti agricoli, come parte dello sforzo
di Hoover per aiutare gli agricoltori che hanno difficoltà a trovare prezzi
adeguati per i loro raccolti, una cosa che lo aiuterà ulteriormente ad
assicurarsi il sostegno del Midwest e del sud.
I regolamenti per le imprese saranno già stati ridotti durante l’amministrazione
Coolidge, ma sotto Hoover verranno appaiati con protezioni complementari per i
lavoratori e politiche per promuovere il sincronismo tra i sindacati e le
imprese, portando forse alla creazione di un’organizzazione simile alla National
Recovery Administration.
Le elezioni del 1936 coglieranno il paese in un momento di prosperità in ascesa
attribuita al successo di Hoover e dei Repubblicani, che in generale formeranno
una coalizione più socialmente conservatrice ma economicamente progressista nel
tentativo di ottenere il sostegno dei Democratici del sud più conservatori.
Questi voti non saranno necessari per il successo, ma aiuteranno piuttosto a far
sì che i Democratici non abbiano la possibilità di vincere sottraendo il
sostegno degli stati più affidabili.
Considerato che i probabili candidati del Partito Democratico saranno o
l’estremamente progressista Franklin Delano Roosevelt o il Cattolico Al Smith,
ci si può aspettare che i Repubblicani vincano anche questa elezione, a meno che
non schierino un pessimo candidato o i Democratici non schierino un nuovo
candidato che possa stuzzicare il gusto socialmente conservatore del sud, gli
interessi affaristici del nord e gli interessi progressisti dell’ovest.
Ora, c’è anche una serie di cambiamenti completamente unici che avverranno come
conseguenza dell’assenza del Catino di Polvere.
Il Catino di Polvere avvenne a causa di una combinazione di fattori: eccessivo
sfruttamento del suolo a causa di dissodamento troppo in profondità e
distruzione del soprassuolo con conseguente perdita di materia organica.
Per via di questi metodi agricoli sconsiderati e aggressivi usati all’epoca,
l’equilibrio del suolo venne sconvolto, e quando arrivò la siccità il terreno si
trasformò letteralmente in sabbia.
Anche se la distruzione del suolo non può essere fermata del tutto dalla
tecnologia dell’epoca, potrebbero essere utilizzate delle colture di copertura
per comprare tempo fino a quando non verrà inventato qualcosa del genere.
Le colture di copertura sono essenzialmente raccolti sacrificali che gli
agricoltori piantano sapendo che non frutteranno niente, ma servono
semplicemente a ricostituire il suolo andando a comporre strati di materiale
organico e permettendo ai nutrienti di essere più utilizzabili per il raccolto
successivo che verrà piantato.
Tutto questo avrebbe potuto essere evitato tramite l’uso di pratiche agricole
migliori dopo la Grande Guerra.
Con l’arrivo della ricchezza e dell’euforia degli anni ’20, gli agricoltori
potrebbero decidere di reinvestire nella loro terra e in equipaggiamento
piuttosto che spendere in beni di consumo moderni e vizi come facevano e ancora
fanno, permettendogli di ricostruire il soprassuolo esaurito aumentando il
materiale organico e convertendosi dalla lavorazione del terreno tradizionale
arando, dissodando e coltivando con la moderna lavorazione verticale o il sod
seeding.
Se più persone restano nei campi, la produzione dei campi e delle fattorie
regionali aumenterà, e più posti di lavoro resteranno disponibili agli operai
delle città, ammesso che ci sarà mai una recessione economica.
Se non ci sarà mail il Catino di Polvere molti coltivatori si sentiranno quasi a
prova di proiettile dopo essere sopravvissuti ad un anno di siccità con solo
piccole perdite.
Il reinvestimento sarà molto probabilmente il tema dell’agricoltura per le
generazioni a venire, gli Stati Uniti diventeranno un faro di prosperità per
molte delle masse europee, che staranno affrontando a loro volta carenze,
chiusure e ancora peggio nell’est, con carestie come l’Holodomor.
Un gran numero di persone abili nell’agricoltura, nell’allevamento degli animali
e nella silvicoltura si sposterà nel corso degli anni ’30 nel nordest e nel
Midwest statunitensi.
Le nazioni europee vedranno una fuga di cervelli dei loro più abili e ambiziosi
inventori nel campo dell’agricoltura, gli industriali inglesi e tedeschi se ne
andranno verso mercati più promettenti, e i contadini ucraini fuggiranno dalla
cattiva gestione del sistema sovietico.
Questo non solo aggiungerà un pilastro all’industria statunitense, ma abili
lavoratori dei campi che aiuteranno nella produzione e nella gestione di
raccolti e bestiame.
Gli inventori inglesi dietro la Massey Ferguson e la J. C. Bamford si
stabiliranno nel nordest, con gli innovativi fondatori tedeschi della Fendt e
della Claas che si trasferiranno nell’Illinois settentrionale per essere più
vicini ai loro cugini culturali e industriali Deere & Company, International
Harvester, Caterpillar e Allis-Chalmers.
Gli agricoltori ucraini si sparpaglieranno nel Midwest, trovando lavoro dove
possono.
Col campo agricolo degli Stati Uniti che verrà rafforzato ancora di più da un
influsso di immigrati specializzati, questo permetterà a compagnie come
International Harvester, Deere & Company, Caterpillar e Allis-Chalmers di
diventare i giganti tecnologici della loro epoca, trasformando forse l’Upper
Midwest nel centro industriale più importante del mondo, sorpassando
l’Inghilterra settentrionale e la Renania e rivaleggiato solo dal nordest e dal
Medio Atlantico.
Una TL in cui gli Stati Uniti non subiscono mai le difficoltà della Grande
Depressione né i devastanti effetti del Catino di Polvere è una dove il paese
non ha praticamente rivali nella sua potenza economica, grazie alla sua
produzione sia industriale che agricola, con diversi singoli stati che
concorrono contro paesi come il Regno Unito, la Francia e la Germania, senza
neanche menzionare gli effetti benefici che le politiche di Hoover avranno sul
paese senza la Grande Depressione ad ostacolarle.
Le imprese avranno mano libera nel fare quanto necessario per produrre prodotti
di qualità per un profitto ottimale, mentre ai lavoratori verranno assicurate
condizioni sicure, un lavoro affidabile e stipendi puntuali tramite una maggiore
capacità negoziale.
I redditi più alti del paese verranno tassati, e quel denaro verrà utilizzato
per ridurre o eliminare il deficit federale, non costringendo mai il paese ad
assumere la radicale strategia del debito iniziata sotto Roosevelt e conservando
così il potere d’acquisto del Dollaro Americano.
Dato l’apparente ritorno del paese al non interventismo, è improbabile che gli
Stati Uniti si facciano coinvolgere nella seconda grande guerra, e dato che il
semplice fornire sostegno alla Gran Bretagna nella prima grande guerra trascinò
gli Stati Uniti in quel conflitto, è dubbio se in questa TL ciò avverrà sulla
scala della Legge Affitti e Prestiti.
L’assenza di un qualsiasi sostegno degli USA sarà invalidante per l’Inghilterra
e l’Unione Sovietica nella loro lotta contro la Germania, anche se,
fortunatamente per loro, la fuga di cervelli e agricola generale che sarà
avvenuta in Europa come conseguenza della prosperità statunitense diminuirà
significativamente la capacità della Germania di sostenere un esercito così
grande su un’area più estesa senza una manifattura domestica di macchine
agricole o altre industrie importanti.
Questo potrebbe voler dire che la Germania si accontenterà di uno stallo col
Regno Unito, si ritirerà dalla Francia, manterrà la Polonia, ma non invaderà mai
l’Unione Sovietica.
Questo potrebbe far sì che la Germania tenti comunque di combattere una guerra
su due fronti, ma alla fine verrà sconfitta quando le sue linee di rifornimento
collasseranno, oppure la Germania riuscirà a far arrendere gli Inglesi per fame
in anticipo, considerato che anche gli Inglesi saranno influenzati
negativamente, e la Germania in seguito dirigerà la sua attenzione concentrata
su un’invasione dell’Unione Sovietica, che adesso non avrà i vitali aiuti dagli
Stati Uniti.
Quello che è certo è che senza gli Stati Uniti la Seconda Guerra Mondiale avrà
delle caratteristiche drasticamente diverse.
La guerra nel Pacifico potrebbe avvenire comunque, ma dato che una riduzione nei
rifornimenti generali sarà un fattore chiave differente in questa versione
alternativa del conflitto europeo, si può presumere che finirà prima e non si
sovrapporrà con una potenziale ma improbabile guerra Nippo-Americana.
Buongiorno a tutti, cari
abbonati e spettatori, oggi cambieremo la storia della più grande crisi
economica del 20° secolo, il crack del 1929, che sfociò nella Grande Depressione
degli anni ’30, che come sapete ha buttato in strada milioni di persone, ha
portato al potere Hitler e ha condotto alla Seconda Guerra Mondiale, delle
gioiosità che in questo episodio andremo dunque a cambiare completamente, ma
prima di partire con lo scenario, ebbene, come d’abitudine, un piccolo riassunto
della storia vera: come numerose crisi, quella del 1929 iniziò con una bolla
speculativa.
Durante gli anni ’20 andava tutto bene, l’economia cresceva esponenzialmente
come le borse, in particolare quella di Parigi, e Joséphine Baker ballava il
Charleston al Folies Bergère.
Durante questo periodo gli Stati Uniti videro la loro produzione industriale
crescere del 50%, solo che in quel momento la borsa di New York, che non
rifletteva normalmente l’evoluzione della produzione, crebbe del 300%, e divenne
molto velocemente del tutto sconnessa dall’economia reale.
Questa follia speculativa culminò quando gli investitori accettarono in massa a
credito delle azioni col solo fine di rivenderle il più rapidamente possibile,
provocando a partire dal 1926 un’impennata totalmente incontrollabile delle
borse americane ed europee.
Una minoranza di investitori prevede il comparire di una bolla speculativa.
I valori delle azioni delle imprese ormai non rappresentano più la realtà.
All’inizio del 1929 i segni premonitori della crisi si fanno più palesi, e
mentre la borsa non smette più di crescere la produzione cala, perché ormai gli
investitori preferiscono speculare col loro denaro invece di investirlo in cose
concrete.
Il 3 Settembre 1929 l’indice Dow Jones statunitense raggiunge il suo livello più
alto, livello che non raggiungerà più prima del 1954, ma l’economia degli USA
senza fiato finisce per arrivare alle orecchie degli azionisti, che non vedendo
più alcuna prospettiva di crescita dell’economia iniziano vendere tutte le loro
azioni, cosa che conduce ad altre vendite, poi ad altre vendite fino a quando
non si innesca un ingranaggio.
Dal 24 al 29 Ottobre 1929 è il crollo: un’ondata di panico si impossessa degli
investitori, e tutte le borse affondano miserabilmente.
Durante le settimane che seguono, la crisi finanziaria farà perdere agli
investitori l’equivalente del decuplo del budget federale statunitense.
La banca di investimenti Goldman Sachs, per esempio, vede le sua azioni passare
da un valore di 104$ nel 1929 a 1,75$ nel 1932, e dalla crisi finanziaria alla
crisi economica il passo è breve.
Le imprese, già sottofinanziate a causa della speculazione, subiscono in pieno
il calo degli investimenti e falliscono a migliaia, portandosi appresso le
banche nel 1931 e causando la disoccupazione di milioni di persone.
La povertà esplode e la miseria è ovunque.
All’epoca le economie dei paesi del mondo non era affatto interconnessa come
oggi, dunque la crisi ci mise qualche tempo a propagarsi in Europa, prima in
Gran Bretagna e poi in Germania, dove ebbe gli stessi effetti devastatori che
negli Stati Uniti.
Il commercio mondiale cala di due terzi, compaiono fallimenti a cascata e
disoccupazione di massa.
Nel 1933 il 25% della popolazione in età da lavoro degli Stati Uniti è ancora
senza impiego, nelle campagne centinaia di migliaia di lavoratori migranti
vagano sulle strade e le rivolte causate dalla fame vengono represse nel sangue,
molti predicono la fine del capitalismo.
In Europa la crisi colpisce in pieno la Germania, già resa fragile da una
Repubblica di Weimar instabile e dalle frequenti rivolte Comuniste.
Il valore del Reichsmark precipita negli abissi, donandoci foto memorabili di
persone che vanno a comprare il pane con carriole piene di banconote.
La crisi del 1929 fu innegabilmente un trampolino per Adolf Hitler, che
approfittò della rabbia e della disillusione del popolo tedesco nei confronti
della Repubblica di Weimar, e dunque per estensione nei confronti del sistema
democratico, considerato responsabile della crisi, per farsi nominare
cancelliere nel 1933.
In Spagna la crisi aggrava le tensioni politiche, cosa che porterà alla guerra
civile del 1936.
Anche l’America del Sud, fortemente dipendente dalle sue esportazioni, vedrà la
sua economia andare all’aria.
Il Giappone al contrario viene poco influenzato, e l’Unione Sovietica, molto
poco connessa agli scambi globali, non subisce affatto gli effetti della crisi.
Una crisi economica scatenata da degli speculatori ha dunque finito per far
piombare il mondo nel caos e nella guerra, e come in tutte le crisi economiche
seguenti, come quella dei subprime nel 2008, sono le azioni avventate e puerili
di un’infima minoranza che gettano nella miseria una maggioranza di persone.
Ma come tutte le cose anche questa ebbe termine, e ogni paese ebbe un approccio
differente.
La Germania, per esempio, si lanciò in una politica di massicci investimenti
pubblici (costruzione di autostrade e sviluppo dell’industria pesante) che fece
entrare il paese in un’economia di guerra.
In Francia il Fronte Popolare impostò le prime misure sociali, in particolare
ferie pagate e settimana di 40 ore lavorative, e tentò di fare affidamento
economicamente sul proprio impero coloniale come l’Inghilterra.
Negli Stati Uniti il Presidente Franklin Delano Roosevelt diede il via al suo
celebre New Deal nel 1933, un piano di grandezza monumentale che autorizzò lo
stato ad intervenire in maniera senza precedenti nell’economia.
Le banche di deposito e di investimento vennero separate per evitare che le
speculazioni influissero troppo sull’economia, vennero lanciati immensi
programmi d’investimento nei lavori pubblici e alla fine vennero istituite delle
misure sociali, come un sussidio ai disoccupati, l’istituzione di un welfare, un
salario minimo o ancora l’abbassamento delle ore di lavoro, ma queste misure da
sole non bastarono a far ripartire l’economia statunitense, anche se permisero a
milioni di persone di uscire dalla miseria.
È la Seconda Guerra Mondiale che farà veramente ripartire la macchina e che
imporrà il dominio economico degli Stati Uniti durante tutto il 20° secolo.
Come avete potuto vedere, dunque, la crisi del 1929 non ha avuto effetti solo
sull’economia e la disoccupazione, ma ha anche avuto un ruolo immenso nei
problemi che hanno scosso l’Europa negli anni ’30, che hanno finito per portare
alla Seconda Guerra Mondiale, ma adesso, cari abbonati e spettatori, poniamoci
la seguente domanda: e se la crisi del 1929 non avesse mai luogo? E se questo
crollo dalle conseguenze così importanti non si fosse mai prodotto? Questo è
quello che vedremo nel seguito di questo video.
Allora, se cambiamo la storia nel 1929, l’anno del crollo, sarà difficile
evitarlo.
In questo momento le carote sono state già cotte da molto tempo, e una
recessione duratura dell’economia è inevitabile, anche se gli effetti della
Grande Depressione avrebbero potuto essere limitate da delle decisioni che nella
realtà non sono mai state prese, ma sì, durante gli anni ’20, gli anni folli,
l’ottimismo degli investitori era in bella vista e gli Statunitensi rimasero in
gran parte contrari all’interventismo dello stato federale.
In breve, cambiare la storia nel 1929 avrebbe permesso di limitare la Grande
Depressione, ma non di evitare il crollo.
All’epoca l’economia statunitense in certi luoghi era in declino ben prima del
1929.
Anche gli economisti di oggi hanno diverse teorie sull’insieme dei fattori che
hanno scatenato la crisi, quindi mi arrischierò ad evocare delle ipotesi
probabili o improbabili che avrebbero potuto evitare tutto questo o come minimo
ritardare di qualche decennio la crisi.
La prima è decisamente annullare la Prima Guerra Mondiale, che ha reso l’Europa
e gli Stati Uniti molto più dipendente l’una dagli altri, soprattutto la
Germania, fortemente indebitata nei confronti dello Zio Sam.
La seconda è vietare negli anni ’20 l’acquisto di azioni a credito o limitarlo
fortemente, non creando così la bolla speculativa che ha portato al crollo del
1929, e terza, il Presidente Hoover, salvando alcune banche e non aumentando i
dazi nel 1930, avrebbe potuto, secondo certi economisti, attenuare parecchio gli
effetti della crisi perché non si trasformasse in depressione duratura, così che
l’economia sarebbe entrata in recessione, ma in maniera molto più limitata che
nella realtà, evitando così la Grande Depressione, ed è questo scenario che
seguiremo, a mio avviso il più probabile: una caduta dell’economia, ma limitata
molto velocemente dall’intervento del governo federale statunitense, che in
questo scenario reagisce rapidamente e bene, impedisce anche che la borsa crolli
completamente, e quindi non scatena mai la crisi bancaria del 1931 e la Grande
Depressione.
Ecco il POD, adesso vedremo le conseguenze.
Fiuu, una grossa paura, ma l’economia non è affatto a terra e la gran parte dei
mobili si è salvata.
In questo scenario delle imprese sono fallite, ma la diffusione del panico è
stata evitata, e nel 1931 l’economia ritrova una certa stabilità, e beneficia
anche di una forte crescita.
Gli anni ’30 di questo scenario sono molto diversi dalla nostra realtà, negli
Stati Uniti per esempio le strade non si ricoprono affatto di migliaia di
lavoratori migranti, perché la disoccupazione non raggiunge mai il 25%.
Conseguenza diretta di un crollo limitato e dell’assenza della Grande
Depressione, Roosevelt non viene mai eletto nel 1932, cosa che permette al
Presidente Hoover di ottenere un secondo mandato.
Nel 1933, dunque, non vengono mai costruite 110.000 scuole, 100.000 ponti e
800.000 Km di strade.
Nel 1933, senza i finanziamenti del New Deal, non inizia mai la costruzione
dell’iconico Golden Gate Bridge di San Francisco, così come non vedono mai la
luce tutta una serie di infrastrutture monumentali.
Ancora peggio, mentre le infrastrutture statunitensi restano vetuste, i gruppi
mafiosi e criminali si rinforzano.
La proibizione dell’alcool negli Stati Uniti, presente dal 1920, non viene mai
eliminata dal Presidente Hoover, perché egli non cerca affatto di rimpinguare le
casse dello stato con nuove tasse, e così i criminali che controllano la
produzione illegale di alcool continuano a riempirsi le tasche e rafforzano il
controllo che hanno su certe città come Chicago.
Per tutti gli anni ’30 di questo scenario le mafie dell’alcool uccidono e
corrompono, diventando nel frattempo sempre più potenti grazie ai ricavi
colossali.
Paradossalmente, quindi, è probabile che senza la Grande Depressione gli Stati
Uniti finiscano con meno infrastrutture e più criminali rispetto alla realtà.
In Europa gli avvenimenti si concatenano come nella realtà, ma senza la Grande
Depressione e i suoi effetti sulla Germania, il partito Nazista di Adolf Hitler
rimane minoritario e non riesce affatto ad imporsi attraverso le varie elezioni.
Il baffuto dunque non diventa mai cancelliere nel 1933, e bene o male la
Repubblica di Weimar sopravvive, malgrado l’agitazione politica e il degrado.
Da qui l’ignoto: se fosse rimasta a tempo indefinito, la democrazia avrebbe
potuto benissimo finire per radicarsi in Germania, nel caso contrario, se
l’agitazione sarà troppo grande, penso che un colpo di stato militare, per
esempio di un generale in pensione, avrebbe potuto trasformare la Germania degli
anni ’30 in una sorta di dittatura che comunque non avrebbe avuto niente a che
vedere col regime Nazista.
Questa avrebbe potuto negoziare o esigere dagli Alleati una revisione del
Trattato di Versailles, ma non penso che sarebbe stato possibile neanche un
riarmo così spettacolare come quello che ha messo in piedi Hitler.
La Grande Depressione fu anche vista da molta gente come il fallimento del
modello capitalista e la conferma che allora bisognava cercare altri modelli
societari, e così, in questo scenario, il Socialismo e il Comunismo non
approfittano mai della legittimità che gli ha donato la Grande Depressione.
In Francia il Fronte Popolare non arriva mai al potere nel 1936, e non instaura
mai le riforme sociali per le quali oggi è conosciuto, dunque addio ferie pagate
e 40 ore settimanali.
In Spagna la guerra civile tra Nazionalisti e Repubblicani non arriva mai, e la
monarchia sopravvive per qualche anno ancora, malgrado la sua instabilità
cronica.
L’opposizione Repubblicana, senza sostegno, ha difficoltà a farsi conoscere.
L’Unione Sovietica, dal canto suo, invade comunque la Finlandia nel 1939, e si
fa escludere dalla Società delle Nazioni.
In Asia, come nella realtà, il Giappone insegue le sue ambizioni, e dopo una
sconfitta contro l’Unione Sovietica invade la Cina nel 1937.
In Africa le colonie europee vedono un investimento minore che nella realtà,
perché le potenze occidentali non hanno affatto bisogno di concentrarsi sui loro
imperi coloniali come effetto della Grande Depressione.
Arriviamo dunque alla fine degli anni ’30, e anche se l’Europa ha numerosi
problemi, la potenza della Germania e della democrazia non restano limitate, e,
in seguito all’invasione della Finlandia, la Francia e il Regno Unito sarebbero
al limite della guerra con l’Unione Sovietica.
In questo scenario la Seconda Guerra Mondiale avrebbe dunque potuto benissimo
scoppiare direttamente ad oriente.
Arriviamo al decennio importantissimo che furono gli anni ’40.
Anche se certi economisti si aspettano un altro crollo economico, in questo
scenario non arriva mai.
Senza il New Deal l’economia degli Stati Uniti rimane ampiamente non regolata e
stagnante.
A causa dei suoi effetti disastrosi il proibizionismo avrebbe sicuramente finito
per essere eliminato, ma il paese resta afflitto da una criminalità che si è
infiltrata in tutti gli strati della società.
La stagnazione economica ha fatto calare un’atmosfera cupa in un paese
conosciuto per il suo ottimismo.
Gli Europei in viaggio in questi Stati Uniti degli anni ’40 alternativi
rimangono scioccati dallo stato delle infrastrutture e dall’insicurezza delle
grandi citta, ma non c’è niente di meglio di una bella guerra per far ripartire
l’economia.
A mio avviso gli Stati Uniti di questo scenario non si sarebbero affatto
immischiati in un eventuale conflitto in Europa, ma entreranno comunque in
guerra all’inizio degli anni ’40 contro il Giappone.
L’impero del Sol Levante sarebbe sotto embargo statunitense, e non potrebbe
recuperare risorse che conquistando ogni giorno più territorio, e così, a mio
parere, le Filippine Americane si sarebbero ritrovate in un momento o in un
altro sulla strada dei Giapponesi e sarebbero state invase, facendo entrare in
guerra lo Zio Sam.
Beninteso, alla fine il conflitto sarebbe stato vinto dagli Statunitensi grazie
alla loro monumentale potenza industriale, ma il tutto in condizioni diverse
rispetto alla realtà.
Innanzitutto gli Stati Uniti non avrebbero affatto beneficiato dell’aiuto degli
Europei, visto che i loro interessi non sono minacciati o non verranno occupati.
In seguito la guerra sarebbe durata molto più a lungo, e non si sarebbe conclusa
affatto con la nuclearizzazione di Hiroshima e Nagasaki, per il semplice motivo
che qui gli Stati Uniti non sono mai riusciti a recuperare gli scienziati
Nazisti per costruire la loro piccola bomba.
La Guerra Nippo-Americana qui non viene inglobata in un conflitto mondiale, è
una guerra a parte che termina in un bagno di sangue per entrambi i campi e con
la conclusione di una pace a vantaggio degli Stati Uniti molto più rapidamente.
Malgrado la sua sconfitta, il Giappone avrebbe potuto benissimo conservare il
suo governo e continuare ad imporsi come una delle grandi potenze asiatiche.
In Europa la paura crescente dell’Unione Sovietica spingerà sicuramente la
Francia e la Gran Bretagna ad autorizzare un riarmo limitato della Germania.
Se la Repubblica di Weimar sarà ancora in piedi, la vecchia rabbia nei confronti
dei Tedeschi avrebbe potuto essere dimenticata, e il limite di 100.000 uomini
imposto all’esercito tedesco dal Trattato di Versailles ammorbidito.
Stalin avrebbe scatenato una guerra in Europa invadendo gli Stati Baltici e la
Polonia? Non è sicuro, anche se il suo obiettivo era di espandersi verso ovest
al fine di acquisire una zona cuscinetto per proteggere l’Unione Sovietica in
caso d’invasione, anche con un’Armata Rossa potente avrebbe avuto forti
difficoltà ad affrontare un’alleanza delle democrazie occidentali.
In Europa, dunque, negli anni ’40 ci sono due possibilità: scoppia la guerra tra
le democrazie e l’Unione Sovietica, e centinaia di migliaia di soldati vengono
inviati a difendere la Polonia, oppure i due schieramenti entrano in una specie
di Guerra Fredda e nessuno scatenerà ostilità che devasteranno l’Europa.
Dal canto suo, l’Italia Fascista, isolata, avrebbe potuto tentare di invadere la
Jugoslavia, per esempio, ma non avrebbe potuto fare grandi cose.
In Spagna la guerra civile avrebbe potuto finire per scoppiare, ma stavolta
opporrà monarchici e repubblicani, dunque Franco non ha alcun ruolo importante
in questo scenario.
Tutt’altro che instabili, gli anni ’40 di questo scenario non avrebbero visto
scoppiare alcuna Seconda Guerra Mondiale, ma invece diverse guerre separate tra
di loro in Europa e in Asia dall’ampiezza molto minore che nella realtà.
Senza Seconda Guerra Mondiale abbiamo già un ordine mondiale capovolto.
Negli anni ’50 non c’è nessuna ONU, nessuna NATO, nessun Patto di Varsavia,
nessun Piano Marshall ecc.
La Società delle Nazioni, inutile e impotente, resterebbe sicuramente l’unica
istituzione internazionale in piedi.
In Europa, senza il trauma della Seconda Guerra Mondiale, i sogni di unità sono
lontani.
Se in questo scenario l’Unione Sovietica non ha finito con l’inglobare l’Europa
occidentale, allora la Francia e l’Inghilterra sarebbero rimaste a lungo delle
grandi potenze, e gli Stati Uniti, ancora isolazionisti malgrado la guerra col
Giappone, sarebbero stati ben lontani dall’avere la stessa importanza della
realtà, sia militarmente che economicamente.
Chi avrebbe potuto sviluppare per primo l’arma nucleare? Prima del 1940 i
Francesi erano ad un buon punto, perciò in questo scenario le prime bombe
potrebbero essere benissimo fatte in Francia, rapidamente seguita dagli Stati
Uniti e dall’Unione Sovietica.
La Francia allora sarebbe rimasta nella Terza Repubblica, e De Gaulle, senza
guerra mondiale, sarebbe rimasto un militare in anticipo sui tempi, e non
sarebbe mai diventato presidente della Quinta Repubblica.
Per quanto riguarda i movimenti indipendentisti, in questo scenario sarebbero
più limitati.
In Indocina, senza invasione giapponese e senza un esercito francese indebolito
dalla guerra, la colonia non chiederà l’indipendenza che più tardi, dunque
niente Guerra d’Indocina e niente Guerra del Vietnam.
La Cina avrebbe potuto benissimo non diventare mai Comunista, e l’Algeria di
questo scenario avrebbe potuto rimanere francese.
Anche l’India avrebbe ottenuto la sua indipendenza molto più tardi, di fatto,
senza la Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito e la Francia restano potenti e
imperialiste, cosa che avrebbe cambiato completamente la storia della
decolonizzazione.
In Germania un Hitler che sta invecchiando avrebbe finito per essere estromesso
dalla direzione del Partito Nazionalsocialista, che rimane ancora minoritario e
non è stato mai vietato.
In questo mondo gli ideali Nazisti rimangono autorizzati nel dibattito pubblico,
semplicemente perché l’Europa non ha subito alcun trauma a causa di Hitler.
Politicamente il continente qui è molto più estremista.
A mio avviso la corsa allo spazio non avrebbe mai avuto luogo, degli Stati Uniti
isolazionisti non avrebbero mai avuto l’interesse a lanciare dei costosi
programmi spaziali, e in questo scenario, dopo gli anni ’50, i loro lanci si
sarebbero limitati all’invio di satelliti, sicuramente non dei viaggi con
equipaggio, visti come troppo cari e inutili.
In breve abbiamo visto in questo video che la grande Depressione degli anni ’30
ha avuto delle conseguenze enormi sulla storia recente.
In questo scenario a mio avviso sarebbe stato inevitabile lo scoppio di un’altra
bolla speculativa negli anni ’40 o ’50 che avrebbe gettato un mondo molto
diverso nella povertà e forse nella guerra.
L’economia funziona per cicli, e le crisi fanno parte di questi cicli, dunque in
un sistema di crescita infinita questo genere di avvenimenti è destinato a
ripetersi ancora e ancora, penso che oggi la maggioranza delle persone se ne
renda conto.
Che si tratti di oggi o degli anni ’30 la domanda principale non sarà mai se ci
sarà o meno una crisi economica, ma quando ci sarà la prossima crisi economica.
Quello che ci possono insegnare la crisi del 1929 e anche le crisi più recenti è
che le loro conseguenze vanno ben al di là del semplice mercato, e influiscono
sulla geopolitica mondiale in maniera importante e spesso imprevedibile.
.
Questo è il commento in proposito di Perchè No?:
Bene l'ammissione che la
guerra ha aiutato a recuperare gli USA più del New Deal (cosa di norma negata
spesso). e che spesso per pochi avidi ci rimettono molti innocenti, ma mi sembra
che qualcosa non torni.
C'è una guerra USA-Giappone, ma il Giappone definiva la sua guerra "per la
Liberazione della Grande Asia", dunque contro le potenze occidentali tutte
insieme, essendo gli USA solo il nemico più potente da sconfiggere.
Se la guerra scoppia lo stesso, non dovrebbe essere limitata solo agli USA, ma
anche contro le colonie europee, forse non tutte insieme in una sola volta ma in
un conflitto piu largo e lungo, fatto di guerre locali dove il Giappone
aiuterebbe (ben più che nella nostra TL) i movimenti indipendentisti in Asia,
India e Indocina incluse. Forse ciò potrebbe produrre una sorta di guerra fredda
anti-coloniale.
E degli USA piu isolazionisti forse non vorrebbero fare una guerra per la Cina,
e non imporrebbero un embargo sul Giappone.
In generale non sono d'accordo con l'idea che la decolonizzazione sarebbe molto
più tardiva. L'indipendenza dell'India non sarebbe stata rimandata di più di un
decennio, l'Indocina e l'Africa del Nord non avrebbero aspettato molto di più e,
direi se la Francia non ha niente da dimostrare dopo la Seconda Guerra Mondiale,
sarebbe forse meno pronta a combattere lunghe guerre di decolonizzazione.
O, al contrario, se gli USA difendono la Cina e il "blocco imperialista" rimane
troppo forte, il Giappone potrebbe riorientarsi contro l'URSS, e in questo caso
trovare sostegno in Occidente: meglio una Manciuria giapponese che rossa, o
qualcosa del genere...
.
Generalissimus è poi tornato alla carica con un'altra traduzione:
Architettura alternativa: edifici che non sono mai esistiti
Le strutture da sole possono
essere influenti, simboli veri e propri che fanno da riflesso alla regione nella
quale si trovano, ma per ogni Torre Eiffel, Burj Khalifa o Empire State Building
ci sono molte strutture iconiche che non sono mai state costruite, abbandonate
nel regno delle ombre degli “edifici di concetto”, o “opere incompiute”.
Non so perché questi progetti di edifici cancellati mi hanno sempre affascinato,
ma lo fanno, perciò sedetevi bambini, sto per parlare di roba inutile.
1) Un’icona di New York alternativa.
Ad ergersi sulle strade di Barcellona c’è una cattedrale, e anche se può
sembrare uno strano mix fra un termitaio e qualcosa uscito da Guerre Stellari,
penso che abbia una sua bellezza unica, ma non è questo l’edificio di cui voglio
parlare.
Sì, è in costruzione dagli anni ’80 dell’800, ma almeno esiste.
Ora, ciò che mi interessa è l’architetto dietro la cattedrale, Antoni Gaudí.
Nel 1908 egli propose una struttura simile che non vide mai la luce.
Infatti il progetto non fu scoperto fino agli anni ’50, un progetto per un hotel
che se fosse stato completato avrebbe definito lo skyline di New York decenni
prima della costruzione dell’Empire State Building.
Il suo nome era Hotel Attraction, benché se fosse stato costruito molto
probabilmente avrebbero cambiato il nome.
Se fosse stato completato l’Hotel Attraction sarebbe stato il centro di New
York, una montagna di edifici curvi con una stella brillante in cima, e al
centro di quella montagna un insieme di sale da ballo decorate elaboratamente ed
esterni con incisioni dettagliate.
Sarebbe stato il centro principale della ricchezza cittadina, ed è per questo
che Gaudí alla fine abbandonò il progetto, ma se non lo avesse fatto e lo avesse
portato a termine l’hotel sarebbe stato costruito su un grande lotto di terra
inutilizzato di Manhattan, sul bordo dell’isola, uno spazio che nella nostra TL
alla fine avrebbe ospitato il World Trade Center.
Grazie alla costruzione di un singolo edificio la cultura e il simbolo di New
York cambiano completamente e il bersaglio di un futuro attacco non esiste.
Ma quello che intriga di più è come questo avrebbe potuto influenzare
l’architettura nel XX secolo.
La gente guarderà al nuovo edificio più alto del paese come il futuro o lo
liquiderà come un pugno nell’occhio? Dopotutto questa era un’epoca dove la
stessa Torre Eiffel venne respinta dal proprio popolo prima che… Lo sapete, alla
fine ci facesse i soldi, ma se fosse stato costruito e accettato, gli elementi
di design di questo singolo edificio influenzeranno gli Stati Uniti per almeno
qualche altro decennio.
Chissà, forse le città con skyline curvi e arrotondati ed elaborate facciate
decorate definiranno gli anni ’20 e ’30.
2) Un nuovo centro del Comunismo.
Immaginate di essere l’Unione Sovietica negli anni ’30: siete il primo stato
Comunista del mondo, congratulazioni! Come celebrereste questo fatto? Costruendo
un monumento gigantesco, ovviamente! E così volevano fare anche i Sovietici.
Il suo nome era Palazzo dei Soviet.
Dopo un concorso architettonico i piani finali del centro dell’Unione Sovietica
arrivarono a consistere di una torre più alta dell’Empire State Building e della
Torre Eiffel con in cima una statua di Lenin alta 90 metri.
Il progetto finale andò in una direzione notevolmente diversa rispetto a quello
che vediamo normalmente nell’architettura dell’epoca sovietica.
Sarebbe stato costruito in stile neoclassico per emulare gli antichi imperi.
I Sovietici ne iniziarono la costruzione intorno alla fine degli anni ’30,
demolendo addirittura la Cattedrale di Cristo Salvatore per fare spazio.
Alcuni oggi dubitano che una struttura di queste dimensioni avrebbe potuto
essere costruita, specialmente se con acciaio sovietico, ma comunque non conta.
Il progetto arrivò solo alle fondamenta quando la Germania invase, e tutte le
risorse vennero utilizzate per lo sforzo bellico.
In seguito, con la ricostruzione e altri progetti, la terra destinata al grande
palazzo venne abbandonata per decenni fino a quando la chiesa demolita negli
anni ’30 non fu ricostruita negli anni ’90.
Perciò, presumiamo che venga costruito davvero: questo palazzo, che dubito
abbiate mai visto prima, sarebbe il centro del potere sovietico.
Icone come la Piazza Rossa verrebbero sovrastate da questo palazzo, e sarebbe la
prima cosa che verrebbe in mente all’occidente durante la Guerra Fredda.
Gli edifici riescono sempre a farsi strada nella propaganda nemica.
Una volta caduta l’Unione Sovietica, non riesco a immaginare che il nuovo stato
russo sprechi risorse per provare ad abbattere la statua di Lenin, perciò forse
rimarrà un ricordo incombente del XX secolo della Russia.
3) Il parcheggio del pericolo parigino.
Amico, benvenuto in una nuova era, un’era di automobili! Non sono fantastiche le
automobili? Ma certo che lo sono! E se ci fosse un modo per usare la tua auto
per arrivare in un bel posto panoramico? La soluzione è semplice! Prendi il tuo
macinino degli anni ’30 e guida su un pilastro curvo e inclinato che arriva a
600 metri d’altezza per godere di una bella vista dell’esposizione universale!
Andiamo, non essere timido! Sì, questo era un vero progetto dell’architetto
Eugène Freyssinet per l’Expo 1937, una continuazione della tradizione francese
di costruire grandi torri alle esposizioni universali, ma invece della Torre
Eiffel di 270 metri (non so perché continuo a tirare fuori la Torre Eiffel)
questa doveva essere una nuova spirale in puro cemento alta 700 metri, e gli
anelli che la circondavano avrebbero dovuto essere strade sulle quali la gente
avrebbe guidato quasi fino in cima per arrivare ad un osservatorio.
Chiamata Phare du Monde, era un monumento al modo in cui le auto avevano
trasformato la vita, e quale modo migliore di godersi la vista se non causare
indirettamente ingorghi mortali su una strada a spirale? Cosa scioccante, questo
progetto venne abbandonato, ma se fosse stato costruito Parigi avrebbe ospitato
due enormi strutture costruite unicamente per eventi temporanei.
Diversamente dalla Torre Eiffel, però, dubito che avrebbe avuto lo stesso
prestigio di simbolo iconico dei Francesi nel mondo, questa in fondo sarà una
gigantesca torre di cemento degli anni ’30, ma sarebbe divertente.
4) L’autostrada più brutta.
Immaginate di andare a Manhattan, guardare in alto e vedere un’autostrada…
Proprio in mezzo all’isola.
Negli anni ’60 l’America andava pazza col costruire nuove autostrade, in tutti
gli Stati Uniti interi quartieri e distretti venivano rasi al suolo e migliaia
di persone venivano lasciate senza casa per fare spazio a nuove strade.
Uno di questi piani prevedeva la demolizione di migliaia di case per costruire a
Manhattan un sistema di autostrade e di edifici collaterali che sarebbero stati
una piaga per l’isola.
Sì, sto parlando delle due peggiori parole che potrete mai sentire per un
edificio: architettura Brutalista.
L’autostrada sarebbe passata attraverso Manhattan, tagliando l’isola in tre
parti, con un hub centrale e gli edifici circostanti costruiti in uno stile
Brutalista che avrebbe fatto arrossire qualsiasi autore di distopie.
Allora cosa successe? Beh, ci fu una reazione negativa, ovviamente, e alla fine
non se ne fece più nulla.
Se fosse stata creata, la nostra visione moderna di New York verrebbe
accompagnata da grandi edifici di cemento e un obbrobrio di autostrada che ci
passa attraverso in stile Los Angeles.
OK, riassumiamo tutto.
Ci sono molti edifici che semplicemente non esistono, e non perché sono idee
folli o c’è stata un’invasione Nazista, ma semplicemente perché l’economia
subisce recessioni, gli investitori si ritirano e la costruzione è più costosa
di quanto immaginato in precedenza.
Non so perché ho fatto questo video, ma ero semplicemente in cerca di un motivo
per parlare di qualcosa che trovo interessante, non state a pensarci troppo.
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Perchè No? dal canto suo aggiunge:
Io ho sempre sognato di vedere i monumenti di Etienne-Louis Boullée progettati durante la Rivoluzione Francese. Se la Repubblica si fosse mantenuta forse sarebbero stati costruiti. Un'architettura monumentale classica che di dimensioni stupende. Ecco suo progetto di Arco di Trionfo e il suo progetto più famoso, il cenotafio di Newton.
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Chiudiamo per ora con la proposta di Andrea Villa:
Al Capone paga le tasse...
Contrariamente a quanto si crede di solito, molti contrabbandieri di alcolici negli anni '20 pagavano (anche regolarmente) l'imposta federale sul reddito. Come scrive John J. Binder nel suo libro Al Capone's Beer Wars: A Complete History of Organized Crime in Chicago During Prohibition, “non tutti [i contrabbandieri di alcolici] si rifiutarono di pagare le proprie tasse al governo, e lui [Al Capone] avrebbe dovuto seguire questo esempio…”
Nel 1923 quasi cinquemila contrabbandieri di alcolici in tutto il Paese pagavano le tasse sul reddito. John Torrio (il predecessore e mentore dello stesso Capone), Hirshie Miller, Maxie Eisen e Frankie Lake lo fecero ripetutamente, anche con l’aiuto di agenti come Eddie Waters, uno zelante agente delle entrate fiscali di Chicago, che continuamente cercava di convincere i gangster più recalcitranti (tra cui il fratello di Capone, Ralph) affinché compilassero le loro dichiarazioni dei redditi. Waters stesso aiutava i contrabbandieri a compilare i propri moduli per le tasse in modo tale che non dovessero dichiarare le loro fonti dei redditi.
Lo stesso governo americano favoriva la situazione: nel 1927 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva dichiarato che era legale, per il governo americano, riscuotere le tasse provenienti da attività illegali (caso in questione: vedi questo link). Il giudice Holmes, che aveva presieduto il caso, aveva dichiarato:
“Non vediamo alcun motivo di dubitare dell'interpretazione della legge, né alcun motivo per cui il fatto che un'impresa sia illegale dovrebbe esonerarla dal pagamento delle tasse che, se fosse legale, dovrebbe pagare. Poiché il reddito dell'imputato è tassato, lo statuto, ovviamente, richiede una restituzione... Nella decisione che ciò è contrario alla nostra Costituzione, siamo dell'opinione che la protezione del Quinto Emendamento sia stata spinta oltre.
Se la forma di restituzione fornita richiedeva risposte che il convenuto aveva il privilegio di non fare, avrebbe potuto sollevare l'obiezione nella restituzione, ma non poteva in tal caso rifiutarsi di fare alcuna restituzione. Non siamo chiamati a decidere cosa, se del caso, avrebbe potuto rifiutare. La maggior parte degli elementi non giustificava alcun reclamo. Sarebbe un'applicazione estrema, se non stravagante, del Quinto Emendamento affermare che essa autorizza un uomo a rifiutare di dichiarare l'importo del suo reddito perché di natura illegale. Ma se l'imputato desiderava verificare questo o qualsiasi altro punto, avrebbe dovuto verificarlo nella restituzione, in modo da poterlo trasmettere. Non poteva disegnare un circolo di prestigiatori intorno all'intera questione con la sua stessa dichiarazione che scrivere una qualsiasi parola sul governo in bianco lo avrebbe messo in pericolo per la legge.... In questo caso, l'imputato non ha nemmeno fatto una dichiarazione, si è semplicemente astenuto dal fare una restituzione”.
In altre parole, Capone avrebbe dovuto dire “Ho guadagnato tot milioni di dollari” e pagare le tasse relative, senza essere costretto a dire che aveva guadagnato tali soldi attraverso il contrabbando, la gestione di case da gioco o bordelli, se la risposta lo avrebbe incriminato.
Supponiamo quindi Capone paghi le proprie tasse. A questo punto dobbiamo ricordare una cosa: Eliot Ness e i suoi “Intoccabili”, per quanto senza alcun dubbio danneggiassero i profitti di Capone con le loro retate, non hanno mai creato seri problemi al gangster; Ness, infatti, non ha mai avuto nulla a che fare con l'accusa di George E. Q. Johnson, che incriminò Capone per evasione fiscale, ciò che ha effettivamente mandato Capone in prigione. Senza tale accusa, che fu determinante (soprattutto in un periodo e clima politico dove la gente era più propensa a mandare in galera gli evasori fiscali che i gangster) Johnson sarebbe riuscito a trovare una nuova arma per mandare Capone in carcere? O più probabilmente, Capone sarebbe rimasto libero? Ricordate che, nel 1925, l'aliquota massima dell'imposta sul reddito era stata ridotta al 25% (grazie, Andrew Mellon!) quindi Capone ne risentirebbe molto finanziariamente.
Ora, se Capone riesce, grazie a questo POD, a rimanere in libertà, quali possibili conseguenze potrebbe avere ciò per la città di Chicago? Capone aveva avuto già sentore della fine del Proibizionismo, e si stava espandendo in tutti i possibili settori economici (anche quello del latte!) in previdenza a ciò. Come sarebbe continuata la parabola di Alphonse Capone? Si sarebbe ritirato in Florida e avrebbe lasciato il comando della sua banda al suo vice Frank Nitti? O magari si sarebbe dato alla politica?
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A replicargli è l'esperto Federico Sangalli:
La considerazione con cui il mio parere viene tenuto in conto in queste discussioni è altamente immeritato ma cercherò di essere all'altezza. Capita a fagiolo il fatto di aver visto, tre sere addietro, l'ultimo film di Martin Scorsese, "The Irishman", splendido spaccato degli intrecci tra mafia italoamericana, mala irlandese e sindacati corrotti nell'America degli Anni Settanta, cosa che mi ha spinto ad approfondire un poco l'argomento.
Al Capone rappresentò per la Mafia di Chicago il culmine, l'apogeo, il punto ideale di massima forza, quando potevano tranquillamente andarsene in giro ad ammazzare la gente e a tirare le bombe nei seggi elettorali per favorire un certo candidato sindaco senza che nessuno potesse fermarli. In un certo senso Capone fu il Totò Riina di Chicago, spregiudicato, violento, pronto a sfidare apertamente lo stato. I suoi successori (e anche i successori di Riina, bisogna dire) furono molto più propensi a tenere un basso profilo, concentrandosi su profittevoli attività illegali ma senza il tentativo di mettersi apertamente in concorrenza con lo stato per il controllo del territorio. Un suo mancato arresto potrebbe dunque far durare più a lungo la fase "guerrafondaia" della Mafia italoamericana.
Inoltre bisogna considerare che Al Capone avrà poco tempo: quando arrivò al Penitenziario di Atlanta nel maggio 1932 gli furono diagnosticate ufficialmente la sifilide e la gonorrea, oltre ai postumi di una dipendenza da cocaina, che lo portarono a un tale stato confusionale da esporlo al bullismo dei suoi compagni di cella. Nel 1934 fu trasferito ad Alcatraz proprio per sottrarlo alle mire dei detenuti ma le cose non migliorarono visto che due anni dopo fu pugnalato da un altro carcerato, arrabbiato per il suo rifiuto di partecipare ad uno sciopero dei prigionieri. Capone nell'occasione dimostrò ancora buone condizioni di salute, visto che riuscì a afferrare l'assalitore e a scaraventarlo contro il muro nonostante le ferite inflittegli a colpi i forbice (aveva comunque 37 anni), ma era la salute mentale del vecchio boss a declinare: nel 1938 gli fu diagnosticata la degenerazione mentale dovuta alla sifilide e l'anno seguente fu rilasciato per motivi di salute. La penicillina lo aiutò a rallentare il decorso della malattia ma non si poteva fare altro e nel 1946 il medico stabilì che aveva le capacità mentali di un bambino di dodici anni. Ormai malato e derelitto, abbandonato dai suoi vecchi colleghi del crimine, morì per un colpo apoplettico nel 1947, dopo due infarti e una broncopolmonite, all'età di 48 anni, e il suo funerale avvenne quasi in segreto poco fuori la Chicago su cui aveva tanto spavaldamente regnato, il che ci insegna che, come al solito, il Crimine non paga.
Ora, immaginando anche che Capone (e Nitti e i suoi collaboratori) non venga arrestato, la sifilide lo costringerà comunque a ritirarsi per la fine degli Anni Trenta. Supponendo che Capone non venga comunque incriminato per qualcos'altro, che conseguenze avrebbe questo?
Beh intanto la Cupola di Chicago stava perdendo terreno politicamente in favore della Mafia irlandese: nel 1930 il principale alleato politico di Capone, il Sindaco William Hale Thompson, venne sconfitto dal democratico Anton Cermak, che corse con un programma anti-corruzione. Sebbene assassinato da un anarchico che voleva uccidere Franklin Delano Roosevelt nel 1933, la vittoria di Cermak segnò l'inizio del predominio ella macchina politica democratica a Chicago. Il declino del Proibizionismo e la sua abolizione nel 1933 spingevano verso una diversificazione economica: in questo campo, oltre alle iniziative ricordate da Andrea, la Cupola mirava ad espandersi nei settori del gioco d'azzardo, per il quale avrebbe avviato redditizie attività a Las Vegas e sulla West Coast, del racket, del traffico di droga e dell'infiltrazione nei sindacati. Quest'ultimo settore, forse il più redditizio, era stato preso da Al Capone nel 1933 quando avevano fatto incriminare il boss irlandese Roger Touhy, detto "il Terribile", per un falso rapimento, ereditando la sua rete di accordi con il leader irlandese del Sindacato Nazionale degli Autotrasportatori, Daniel J. Tolbin.
Possiamo immaginare Capone continuare questi contatti e investire poi a Las Vegas. Capone era anche uno dei sette membri (gli altri sei erano i capi ella Cinque Famiglie di New York e il capo della Cosca di Buffalo) della Commissione, l'organo direttivo della Mafia italoamericana stabilito da Lucky Luciano nel 1931 dopo la sanguinosa Guerra Castellammarese. In questa veste Capone potrebbe usare il suo peso per appoggiare, nel 1935, Dutch Schultz, capo criminale newyorchese che voleva assassinare il procuratore speciale Thomas Dewey (e futuro Governatore e due volte candidato repubblicano alla Presidenza, nel 1944 e nel 1948),colpevole di condurre indagini contro di loro. Gli altri capi vietarono l'azione, nel timore di attirarsi le mire delle autorità federali, ma Schultz rifiutò di ubbidire e fu così assassinato dai sicari mafiosi. Tuttavia Capone, un uomo che aveva avuto l'audacia di travestire i suoi da poliziotti per fargli sterminare impunemente dei suoi concorrenti nel celeberrimo Massacro di San Valentino, potrebbe essere d'accordo con Schultz e il suo peso come padrone di Chicago potrebbe bastare almeno ad assicurare a Schultz la vita. Luciano si rifiuterebbe di ascoltare quello che considererebbe un violento cocainomane ma lo stallo potrebbe durare a sufficienza da permettere a Schultz di uccidere Dewey. Come previsto, la morte del procuratore di New York scatena una dura reazione da parte delle autorità, che colpiscono duramente la Cinque Famiglie. Tra Luciano e Capone si aprirebbe un'incolmabile abisso ma Luciano viene arrestato nel 1936 e condannato a parecchi decenni di carcere per essere dietro il più grade mercato di prostituzione d'America (l'inchiesta che in HL portò avanti Dewey). Lo stesso anno il capo della Cosca di Buffalo, Stefano Magaddino, rimane ucciso in un attentato orchestrato da Capone e da boss rivali (in HL fallì per poco, uccidendo la sorella al suo posto). Con Luciano e Magaddino fuori gioco si rompe l'alleanza tra questi due boss del crimine e i loro colleghi Vincent Mangano, Joe Bonanno e Joe Profaci, capi delle rispettive Famiglie a New York, o meglio, non ha più i numeri della maggioranza della Commissione. Capone negozia quindi una tregua: il vice di Magaddino, Angelo Aquisto, lo sostituisce a capo della Cosca di Buffalo in cambio del sostegno alla candidatura del consigliere John Montana per un posto da deputato al Congresso (in HL non venne eletto per poco); Capone accoglie e protegge Vito Genovese, vice di Luciano, salvandolo da un'imputazione d'omicidio e evitando, con la sua fuga in Italia, che venga sostituito dal terzo in linea, Frank Costello, più vicino a Luciano. Riconoscente Genovese gli rimane alleato. La nuova alleanza tra Capone, Genovese, Aquisto e l'ultima Famiglia di New York, quella di Tommy Gagliano, assicura una nuova maggioranza nella Commissione, consegnando a Capone l'agognato titolo di Capo dei Capi. Mossa controversa, che potrebbe scatenare una nuova guerra, ma tanto Capone si ritira poco dopo, nel 1938, a cause dalla sifilide: Frank Nitti gli succede a capo della Cupola di Chicago, mentre gran parte del potere effettivo passa nelle basi del nuovo vice boss, Paul Ricca detto "Il Cameriere". Nitti, Ricca e il di lui braccio destro Tony Accordo, detto "Grande Tonno", prediligono tutti un basso profilo dopo le guerre di mafia degli Anni Venti e Trenta e così pian piano la Commissione torna nell'ombra. Cinque anni dopo è Genovese a trattare con il Governo Americano per fornire il sostegno necessario all'Operazione Husky, in modo tale da lasciare Luciano lì dov'è. Poco dopo Costello viene eliminato da Genovese, che inizia la sua scalata anticipata verso il potere. Lo stesso anno Nitti viene incriminato per aver imposto il pizzo agli studios di Hollywood ma, visto che non è mai finito in prigione per evasione fiscale assieme a Capone, non è diventato claustrofico e non si suicida per il terrore di essere rimandato in prigione. Finisce dietro le sbarre, diventa claustrofico e poi esce, mentre Ricca continua a mandare avanti gli affari come prima. Dopo la guerra la Commissione espande i suoi traffici ma le alleanze cambiano: con l'uscita di Capone i Magaddino riprendono influenza a Buffalo, mentre nel 1951 i Fratelli Mangano vengono eliminati dal loro vice, Alberto Anastasia, che ne prende il posto. Lo stesso anno muore Gagliano che è sostituito dal suo fedele vice, Tommy Lucchese. Lucchese, Anastasia, i Magaddino e Genovese fanno tutti parte della nuova fazione "liberale-americana", aperta al traffico massiccio di stupefacenti e all'alleanza con non-italiani, contrapposta a Nitti, Profaci e Bonanno, che invece appartengono alla fazione "conservatrice-siciliana", più legata alle vecchie tradizioni mafiose. Genovese è all'apice del suo potere ma lo stesso anno viene incriminato dalla Commissione Kefauver, formata dal Congresso, per i suoi legami col potente politico democratico Carmine DeSapio e le sue attività di corruzione elettorale, e inizia un lento declino.
Il 1957 è un anno decisivo: la Commissione McClellan, coadiuvata da un giovane avvocato di nome Bobby Kennedy, infatti lancia una campagna contro il crimine organizzato. Nitti, incriminato, si uccide piuttosto che andare in prigione di nuovo, come fece in HL nel 1943. Ricca, non potendo nominare Accardo, sotto indagine per evasione fiscale, né Sam Giancana, che secondo il regolamento non potrebbe passare da vice del vice a boss direttamente, con riluttanza diventa il leader effettivo della cosca di Chicago. Lo stesso anno (o al più nel 1958) l'umiliante fiasco del Summit di Apalachin, quando la polizia sorprese una riunione generale della Commissione ad Apalachin, New York, trattenendo in prigione per giorni oltre sessanta boss, indebolisce sempre più il dominio di Genovese, che lo aveva organizzato. La riunione se non altro ratifica l'ammissione delle Cosche di Philadelphia, guidata da Angelo Bruno, e e Detroit, presieduta da Joseph Zerilli, nella Commissione. Infine sempre nel 1957 Jimmy Hoffa Sr diventa Presidente del Sindacato Autotrasportatori, trasformandolo nella banca della Mafia e usando la capacità del sindacato di concedere prestiti e custodire denaro per finanziare sottobanco i casinò e le altre attività della criminalità organizzata. Nel 1959, dopo essere sopravvissuto ad un tentativo di assassinio da parte del suo vice Carlo Gambino, Anastasia si allea con il vice di Genovese, Anthony Strollo, ed insieme eliminano Genovese stesso, sostituito poi da Strollo. Lo stesso anno Paul Ricca è condannato per evasione fiscale e cede il controllo della Cupola di Chicago a Sam Giancana, purché con la costante approvazione di se stesso e Tony Accordo. Nel 1960 la Commissione decide di favorire i Repubblicani, che politicamente hanno una posizione più dura su Cuba, nella speranza di riprendersi i casinò che Castro gli ha gentilmente sequestrato, nonostante i tentativi del padre del candidato democratico alla vicepresidenza, Joseph Kennedy Sr, di ottenere il loro sostegno. Effettivamente i repubblicani vincono e l'anno dopo, in occasione della Crisi della Baia dei Porci, invadono l'isola, permettendo, almeno in parte, almeno momentaneamente, alla Mafia di riprendersi le loro proprietà a Cuba. Nel 1962 Joseph Profaci muore, cedendo il controllo della sua Famiglia al suo fido luogotenente, Joseph Magliocco. L'anno dopo Joseph Bonanno, capo di una Famiglia storicamente sempre alleata con i Profaci-Magliocco, si allea col nuovo leader in una cospirazione volta ad eliminare i loro avversari in seno alla Commissione, cioè Lucchese, Peter Magaddino e alcuni altri boss minori. Magliocco incarica il suo miglior sicario, Joseph Colombo, di fare il colpo ma invece Colombo li tradisce e svela tutto alla Commissione: Bonanno scappa in Canada e scatena una guerra di mafia, Magliocco confessa tutto e gli viene permesso di ritirarsi, mentre il controllo della sua Famiglia viene dato allo stesso Colombo come ricompensa. Nel 1968 Bonanno stringe un accordo per avere salva la vita in cambio della rinuncia alla guida della sua famiglia, che passa ad una serie di boss minori nominati dalla Commissione finché non prende il potere Carmine Galante detto "Il Sigaro", un uomo clinicamente psicopatico, che scatena una nuova guerra di mafia per impossessarsi del mercato degli stupefacenti, finché la Commissione non lo fa assassinare nel 1979, sostituendolo con Philip "Rusty" Rastelli. Nel mentre però gli USA si ritirano da Cuba dopo anni di guerriglia e i Barbudos guidati da Che Guevara si riprendono L'Avana, bombardando i casinò e tutti i mafiosi che gli capitano a tiro per l'occasione. Per la Mafia è un duro colpo a cui si aggiungeranno l'offensiva generale della prima metà degli Anni Ottanta. Ma prima i cambi di vertice: con il ritiro di Alberto Anastasia la Famiglia Mangano passa nelle mani del suo vice Aniello Dellacroce; Joseph Colombo viene ucciso nel 1972 dal boss rivale Joseph "Crazy Joe" Gallo, poi assassinato a sua volta, e sostituito da Carmine Persico; con la morte dello storico boss Tommy Lucchese l'omonima Famiglia passa al suo fido luogotenente Anthony Corallo; dopo la morte di Joseph Zerilli e l'arresto di suo figlio Anthony il cugino di quest'ultimo Jack Tocca assume il controllo della Cosca di Detroit; dopo essere stati incriminati per vari reati finanziari a fine Anni Sessanta i Magaddino cedono il controllo della Cosca di Buffalo a Joseph Todaro Sr; dopo la morte del boss Anthony Strollo gli succede Anthony "Fat Tony" Salerno; dopo la momentanea ripresa dei casinò cubani Ricca e Accordo condonano a Gincana il suo stile lussurioso purché vada a farlo a L'Avana, in modo da curare i nuovi affari, Giancana sopravvive e succede ai due boss dopo la morte di Ricca nel 1972 e il ritiro di Accardo. Ricapitolando a metà Anni Ottanta la Commissione è composta da: Aniello Dellacroce (Mangano-Anastasia), Philip Rastelli (Bonanno), Angelo Bruno (Philadelphia), Carmine Persico (Profaci-Colombo), Anthony Corallo (Gagliano-Lucchese), Jack Tocca (Detroit), Joseph Todaro Sr (Buffalo), Anthony Salerno (Luciano-Genovese), Sam Gincana (Chicago). Ed è a questo punto che la situazione degenera: intanto gli affari non vanno bene. La perdita di Cuba pesa e con una Guerra del Vietnam notevolmente ridotta a causa dell'impegno cubano non si è neppure sviluppato il famoso Triangolo d'Oro che esportava eroina negli Stati Uniti (e, in assenza della Crisi Cubana per l'impossibilità, da parte sovietica, di mettere lì i missili, la permanenza di Chruscev al potere sul lungo periodo ha evitato l'invasione dell'Afghanistan, per cui anche la Mezzaluna d'Oro sviluppata dai guerriglieri dopo la frammentazione dello stato afghano è molto più ridotta), per cui il traffico degli stupefacenti è più costoso, più competitivo e incentrato sulla cocaina colombiana. La decisione del New Jersey di legalizzare il gioco d'azzardo a fine Anni Settanta/primi Anni Ottanta è una potenziale miniera d'oro ma il boss di Philadelphia, Angelo Bruno, sotto cui ricadrebbe l'area in questione, si rifiuta di dividere la torta, creando tensioni. Nel 1976 poi Bobby Kennedy trova la sua strada per la vicepresidenza e da lì inizia una campagna contro i finanziamenti illegali che le cosche ottengono dai sindacati corrotti, in particolare contro Jimmy Hoffa Sr, che nel 1980 viene arrestato e nel 1983 condannato a tredici anni di carcere, sostituito da Harold Gibbons, un progressista che cerca di purgare la corruzione dal zincato autotrasportatori. Ma è solo l'inizio poiché nello stesso periodo l'agente dell'FBI Joseph Pistone, con l'alias di Donnie Brasco, diventa il primo agente ad infiltrarsi con successo nella Famiglia Bonanno (prima del 1972 J. Edgar Hoover vietava il lavoro sottocoperta perché temeva che i poliziotti si facessero corrompere). Il disonore è tale che i Bonanno sotto esclusi dalla Commissione, che però così rimane in numeri pari, potenziale fonte di stallo. Il colpo di grazia arriva nel 1985 con il monumentale Processo alla Commissione, detto anche "il Caso dei Casi" (una specie di Maxi Processo in salsa americana): dopo un attento lavoro di sorveglianza ed intercettazioni Aniello Croce, Anthony "Fat Tony" Salerno, Philip "Rusty" Rastelli, Anthony Corallo e Carmine Persico, cioè i capi della Cinque Famiglie di New York, a cui si aggiunge Sam Gincana, capo della Cosca di Chicago, sono arrestati assieme ad una pletora di loro collaborator e nel 1986 saranno tutti condannati a un secolo di carcere ciascuno. Il processo de facto distrugge la Commissione che non può lavorare con sei membri su nove dietro le sbarre: i vari boss minori e vice boss iniziano a lottare per il potere ed emerge la nuova figura di John Gotti, che, preso il potere nella Famiglia Mangano-Anastasia-Dellacroce, scatena una brutale guerra di mafia. Il Procuratore Rudy Giuliani è assassinato, così come Harold Gibbons, capo del sindacato autotrasportatori, e Angelo Bruno, capo della Cosca di Philadelphia. Sarà anche fortemente sospettato per l'assassinio del Presidente Bobby Kennedy nel 1987. Il sanguinoso regno di Gotti come nuovo, aspirante Capo dei Capi, terminerà quando il suo vice Sammy Gravano lo consegnerà all'FBI nel 1991. Jimmy Hoffa Sr uscirà di prigione nel 1993, dopo una commutazione di pena ottenuta tramite generosissime donazioni al Partito Repubblicano, e riuscirà, pur ultra ottantenne, a riprendere la guida del suo sindacato, stavolta però per purgarlo dagli interessi mafiosi, che, mentre era in carcere, hanno cercato di escluderlo per mungerlo a proprio piacimento. Si ritirerà nel 2000 e morirà poco dopo, succeduto dal figlio James Jr. A New York Giuliani non diventerà mai sindaco, per cui i democratici continueranno a dominare las cena politica con una lunga serie di sindaci (David Dinkins 1989-1997, Ruth Messinger 1997-2005, Mark Green 2005-2013, Bill Thompson 2013-2021). La cinematografia ne risentirà: non ci sarà nessun film sugli "Intoccabili", ma probabilmente ce ne sarà uno su Eunice Carter, la procuratrice donna afroamericano che sostituirebbe Dewey nel processo che manderà Luciano in prigione; non ci sarà nessun The Irishman, almeno non senza l'omicidio Hoffa, sostituito forse da un film più centrato sugli Anni Ottanta e l'ascesa di John Gotti, in aggiunta al film già fatto sul personaggio da John Travolta; il Padrino sarà diverso e vedrà la rivalità tra le Cinque Famiglie di New York e la Cupola di Chicago come sfondo principale. In Colombia Escobar diventerà ricchissimo, ancora più della nostra TL, grazie al monopolio del traffico di stupefacenti e diventerà il grande sponsor di regimi come quello di Noriega a Panama: personaggi come Escobar, Noriega ed El Capo, in una TL dove probabilmente Bin Laden è stato ucciso in Sudan nel 1998, rappresentano oggi la maggiore minaccia a livello internazionale, con tanto di raid di droni in America Latina. Ma saranno le gang e i cartelli ispanici a dominare, relegando le vecchie famiglie italoamericane al ruolo di ultima ruota del carro. Alla fine il sole tramonta sul regno incontrastato della mala americana.
P.S.: non c'è la minima possibilità che Al Capone entri in politica, non con un POD così tardo almeno. Tutti sapevano benissimo chi era Al Capone e lui non si preoccupava certo di nasconderlo: non avrebbe senso per lui sottoporsi alle attenzioni pubbliche necessarie per candidarsi quando può esercitare molto più potere come capo mafia e usando eventualmente fantocci polittici come il Sindaco William Hale Thompson. Per cui non vedo alcuna possibilità per lui di candidarsi. Comunque parlando della parte politica ecco i Presidenti USA di questa linea temporale alternativa (avendo già scritto molto, non spiegherò tutti i passaggi):
33
Harry Truman (D-Missouri)/ Vacante 1945-1949
34 Harold Stassen (R-Minnesota)/ Leverett
Saltonstall (R-Massachusetts) 1949-1953
35 Harry Truman (D-Missouri)/Adlai Stevenson (D-Illinois)
1953-1961
36 Nelson Aldrich Rockefeller (R-New York)/
Thurston Morton (R-Kentucky) 1961-1965
37 Hubert Horatio Humphrey (D-Minnesota)/ Terry
Sandord (D-South Carolina) 1965-1969
38 Thurston Morton (R-Kentucky)/ George Romney (R-Michigan)
1969-1977
39 Morris King Udall (D-Arizona)/ Robert Francis
Kennedy (D-Massachusetts) 1977-1985
40 Robert Francis Kennedy (D-Massachusetts)/ Albert Arnold Gore Jr (D-Tennessee)
1985-1987
41 Albert Arnold Gore Jr (D-Tennessee)/ Vacante 1987-1989/ Michael Dukakis (D-Massachusetts)
1989-1993
42 Jack French Kemp (R-New York)/ Lamar Alexander (R-Tennessee)
1993-2001
43 Lamar Alexander (R-Tennessee)/ John Kasich (R-Ohio) 2001-2009
44 John Forbes Kerry (D-Massachusetts)/ Richard
Gephardt (D-Missouri) 2009-2017
45 Michael Bloomberg (R-New York)/ Joseph Robinette
Biden (R-Delaware) 2017-2021
46 Barack Hussein Obama (D-Illinois)/ Joseph
Patrick Kennedy III (D-Massachusetts) 2021-...
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