Beowulf, Sigfrido e Re Artù!
di Jeck86
Cosa accade se Beowulf non aiuta re Hrothgar contro Grendel ma va, invece, a saccheggiare la
Francia?
Chi darà aiuto a Hrothgar? Magari Sigfrido...
Che cosa accadrebbe se questi personaggi leggendari fossero esistiti davvero?
E se fossero vissuti tutti nello stesso periodo storico?
Attila invaderà comunque la Burgundia?
Il tutto vuole essere molto ironico e poco serioso.
Come si adatteranno a questo nuovo contesto storico personaggi leggendari e storici coevi come Artù o Flavio Ezio?
Come cambia la storia dei secoli successivi?
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Chi non conosce la storia di Beowulf, Sigfrido o Artù vada in fondo al testo, dove c'è una piccola sintesi delle leggende che li vedono protagonisti.
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Immaginario castello medioevale disegnato per noi da Stefano Rabbachin
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Commedia ucronica
Beowulf, re dei Geati, corre in aiuto del re danese Hrothgar.
Feste e danze in onore dell'eroe.
-Dimmi un po', amico, contro chi è che mi devo battere?Un orda barbarica?Un cavaliere in armatura?un generale Romano?-Domanda giustamente Beowulf
-No, contro un mostruoso demone che appare di notte e sbrana la gente viva, amico.-
-Tutto qui?-
-No, poi devi uccidere anche sua madre che è una strega che sbrana la gente viva.-
-E poi basta?-
-Se ti avanza tempo ci sarebbe un drago...-
-Che sbrana la gente viva?-
-No, tranquillo. Sputa solo fiamme infernali.-
-E poi?-
-Poi, se lo vorrai, sposerai la mia bella figlia e diventerai re.-
-Meno male!-
-Ma prima dovrai convertirti al cristianesimo, non potrai più mangiare carne di venerdì e dovrai alzarti presto tutte le domeniche mattina per andare a messa fino al giorno della tua morte.-
-Ah... interessante... vado un attimo a posteggiare meglio il drakkar che ho lasciato in seconda fila.-
-Torna presto!-gli dice la figlia di Hrothgar-
-Contaci!-
Ciò detto, raduna i suoi uomini, monta sulla sua nave e parte per una spedizione vichinga in Francia dove non ci sono mostri cannibali ma solo barbari.
(l’idea della figlia di Hrothgar è mia, nella saga originale non mi sembra che ve ne siano)
Alla chiamata di Hrothgar, allora, risponde il giovane Sigfrido re dei Volsunghi.
-Salve nobile Hrothgar-
-Salve nobile... come ti chiami?-
-Sigfrido-
-AH AH AH! Che nome stupido!-
-Ha parlato il tizio con il nome che comincia per h. Di che aiuto hai bisogno?-
-C'è un tizio, chiamato Grendel, che ci da noia. Roba da nulla... una bazzecola. Lo sconfiggerei io stesso ma devo portare il cane al cinema...-
-Tutto qui?-
-Devi sistemare anche sua madre.-
-La vecchietta ha le ore contate.-
-...Già... poi ci sarebbe un'altra cosetta. Una lucertolina.-
-Basta che non sia un drago. Ne ho appena ammazzato uno e per poco non ci lasciavo le penne. Allora, che cosa è che devo fare, ancora?-
-Ti piacerà andare in chiesa.è come una discoteca.-
Grazie alla sua invulnerabilità Sigfrido ammazza Grendel, sua madre, il drago e, dopo essere stato a digiuno una volta di venerdì, anche Hrothgar.
Sposa la di lui figlia e diventa re al posto suo.
Poi vivrà a lungo felicemente.
Non sedurrà valchirie ma neppure verrà scannato in una battuta di caccia.
Frattanto Beowulf ha scarsa fortuna nel saccheggiare la Francia, la quale, dopo tante invasioni barbariche, piange miseria peggio della Scandinavia.
Decide allora di arruolarsi come mercenario nell'esercito Romano d'occidente.
Con la sua abilità in combattimento fa rapidamente carriera ed in breve tempo diventa il vice di Flavio Ezio.
Arriva Attila in Europa, impone un tributo a Bisanzio poi conquista il regno Burgundo di re Gunther.
Di tutta la corte di Gunther, riesce a salvarsi solo la sorella del re, Crimilde, che inizia una vita raminga di esilio.
Nessun regno d'Europa la vuole ospitare per paura di inimicarsi Attila.
Ad Attila di correre dietro a Crimilde non gli passa manco per la capa.
Dopo lunghe peregrinazioni Crimilde arriva alla corte del Britannico Artù.
Artù è stato recentemente mollato dalla moglie Ginevra per l'amico Lancillotto.
Da allora ha smesso di tagliarsi la barba e di lavarsi ed è finito in uno stato di depressione, abbrutimento e malattia.
I suoi cavalieri si sono divisi in due fazioni: quelli che vogliono che sul trono salga Mordred e quelli che vogliono trovare la misteriosa reliquia che ha nome Graal per curare il loro re.
Sir Kay, fratellastro del re e siniscalco d'Inghilterra, respinge brutalmente la bella Crimilde.
Artù vede da lontano la scena ed all'istante ha un colpo di fulmine.
-Che dici mai, fratello?La nostra cavalleria ci impone di portare aiuto alla signorina...-
-...Crimilde- dice Crimilde.
-Crimilde. Che bel nome!Non ho mai conosciuto nessuno con questo nome...-
-Ma, maestà, Attila non...-
-Attila è lontano e, se mai si farà vedere, mi troverà ad attenderlo in armi. Sa, signorina, che sono piuttosto forte?-
-Lo vedo. HI HI HI- ride Crimilde.
-Maestà, c'è qui Parsifal che chiede di incontrarvi.-
-Parsifal? Che vuole mai? Non ha più intenzione più cercare il Graal. Ora lo vuole cercare ora non lo vuole più. Che faccia un po' cosa gli pare e non mi disturbi. I giovani d'oggi...-
-No, è già tornato dalla sua cerca, con il Graal e vuole donarlo a voi.-
-Bene!Mettilo nello sgabuzzino con le scope vecchie.-
-Ma si tratta del calice da cui bevve Nostro Signore.-
-Un calice, dici?Allora mettetelo tra l'ergenteria. E quindi mi diceva, signorina...-
-Maestà...-
-Che c'è ancora?-
-C'è suo figlio, Mordred a Salisbury Plain con un esercito di mille uomini ansiosi di combattere contro di voi.-
-Rimanda. Non vedi che sono occupato? Sa, signorina, come sono i figli? Sono ragazzi...-
-Non è possibile rimandare.-
-Allora manda Lancillotto a combattere al posto mio!-
-Ma Lancillotto e Ginevra sono in disgrazia.-
-Per quella vecchia storia?Acqua passata. Dì a Lancillorro che se mi porta Mordred e Morgana, vivi ed in catene, lui e Ginevra hanno il mio perdono e l'assoluzione reale con tanti auguri per un futuro matrimonio.-
Sir Kay esegue, contento che suo fratello sia guarito e, soprattutto, sperando che ricominci presto a lavarsi.
Artù si rivolge di nuovo alla bella Crimilde:
-Le va di vedere la mia collezione di spade magiche?-
Frattanto Attila continua i suoi saccheggi in tutta europa ed un giorno decide di attaccare la Danimarca, dove pare vi sia un guerriero invincibile.
Presso Herot le orde di Attila si scontrano contro l'invincibile Sigfrido.
Durante la battaglia il povero Sigfrido bestemmia contro il dio dei Cristiani dicendo:
-Prima il drago ed i mostri cannibali ed ora un'intera orda Unna. Al prossimo scherzetto che mi fai mi converto di nuovo al paganesimo.-
Vince facilmente la battaglia. Attila si ritira e non attaccherà mai più la Danimarca.
Attila, però, riorganizza in fretta il suo esercito ed attacca la Francia ma viene nuovamente sconfitto dall'esercito congiunto di Flavio Ezio, Beowulf ed i Visigoti presso i campi Catalauni.
L'esercito è battuto ed Attila, nella fuga, si perde in un bosco.
Attila, che davanti al papa Leone si era quasi convertito al cristianesimo, adesso bestemmia il dio dei cristiani perchè ha messo in Germania le foreste invece di una bella steppa uniforme.
-Come era bella la Tartaria- pensa Attila.
Ma, quando ormai dispera di ritrovare la strada, vede un una radura circondata da un gran cerchio di fuoco e nel centro esatto una bella giovine addormentata ed armata di tutto punto: è la valchiria Brunilde.
Accadeva così nei tempi antichi, quando non c'erano ancora i navigatori satellitari. Ti perdevi in una foresta e non sapevi mai se avresti trovato un orco cannibale o una pentola d'oro o addirittura una casetta di marzapane.
Poi c'è il caso di Dante che ha trovato l'entrata dell'inferno. Ma quella è sfiga.
Attila si avvicina alla valchiria e la sveglia con un bacio.
Poi utilizza il metodo standard di approccio maschile alle donne.
Quello che tutti gli uomini usano per corteggiare le ragazze sin da quando, nella preistoria, hanno smesso di prenderle a botte in testa con una clava.
-Ti offro qualcosa da bere?-
Poi, la variante Unna: -Ho con me del latte di cavalla fermentato. Delicatissimo!-
Brunilde, fredda come il marmo, squadra l'ometto con gli occhi a mandorla davanti a lei.
Non è brutto, ha un che di macho, ma è più basso di lei di una testa e più.
-Se vuoi sposarmi devi prima battermi in duello. Se vincerò io ti ammazzerò.-
Attila è forte ma preferisce usare l'astuzia alla forza bruta. Ci riflette un po' su, poi risponde: -Io sono un potente re. Molti regni mi pagano ricchi tributi.-
-E allora?-risponde Brunilde.
-Posso comprarti un infinità di abiti, scarpe ed una nuova collezione di spade da guerra della serie MiracleBlade di quelle pubblicizzate dallo Chef Tony-
-Prendimi subito!- risponde Brunilde.
Frattanto, a Ravenna, Ezio, contando sulla fedeltà dell'armata di Beowulf, ha esautorato Valentiniano III di ogni potere lasciandolo imperatore solo di nom,e e lo ha spedito al confino in un'isoletta per tutelarsi contro future congiure ordite dall'imperatore stesso.
Giusta Grata Onoria, sorella di Velentiniano, ha una tresca con Beowulf che non si fa scrupoli ad ammazzare il senatore Flavio Basso Ercolano, di lei marito, ed i due si fanno sposare dal Papa in persona dopo averlo minacciato con un'ascia da guerra.
Beowulf è molto benvoluto da Ezio, ma è troppo anarchico ed incontrollabile.
Viene, quindi, convinto dal magister militum ad andarsene.
Prende i suoi uomini e Giusta Grata Onoria e se ne torna nel regno dei Geati.
Il suo regno, con l'introduzione, da parte di Onoria, di un efficiente amministrazione di tipo romano, diventa una piccola potenza regionale.
Ezio ringrazia caldamente Beowulf per tutto l'aiuto che gli ha dato fino ad ora e, prima della di lui partenza, gli dona una montagna d'oro presa dalle casse imperiali.
Ezio ha dato volentieri l'oro a Beowulf perchè pensa che la lontananza di una intrigante come Onoria sia senza prezzo.
Ezio non ha, infatti, dimenticato l'episodio in cui Onoria ha inviato un anello ad Attila, mettendo in pericolo tutto l'occidente.
Attila ritorna nella sua capitale itinerante la sua nuova fiamma, la tostissima Brunilde.
Divorzia da tutte le sue precedenti mogli, che erano di seconda mano (Presso i tartari era abitudine che alla morte di un Khan il di lui harem passasse al suo erede ed eccezione della di lui madre. Ciò avveniva per garantire la sicurezza economica alle vedove di un khan) e le licenzia con un vitalizio regale.
Si può permettere tutti quei divorzi, tanto paga Bisanzio.
Alcuni guerrieri di Attila storcono la bocca nel vedere una donna guerriera ed alcuni si lasciano sfuggire qualche parola indispettita di troppo. Brunilde non ha la mano leggera e pochissimi di loro vedranno un'altra primavera.
Con una guardia del corpo come Brunilde nessuno osa attentare alla vita di Attila, il quale, passerà il resto della sua lunga vita a consolidare l'amministrazione il suo gigantesco impero.
Dopo la partenza del suo luogotenente, Ezio fortifica la sua posizione sposando Galla Placidia, madre dell'imperatore.
I due, francamente, si detestano, ma quest'alleanza politica è utile ad Ezio per dare inizio al suo progetto politico: L'unione europea o ONU medievale.
Viene quindi creato un congresso permanente nel quale le principali potenze discutano per favorire la pace tra loro e, eventualmente, per allearsi contro un nemico comune.
Nel congresso, per gli Unni, siede lo stesso Attila.
Ezio è impegnato a respingere i vandali e ad impedire il sacco di Roma e quindi, anche per dimostrargli che non gli vuole male, spedisce Valentiniano.
Artù, che nel frattempo, grazie all'aiuto di Lancillotto, ha pacificato la Britannia e sposato la principessa Crimilde, invia tre suoi ambasciatori: Parsifal, Galahad ed il nipote Galvano, sostituito, dopo che quest'ultimo ha preso i voti monastici, dall'insignificante Bors. (Bors è un po'insignificante. Sfido chiunque a dirmi una cosa importante che ha fatto Bors nel ciclo Arturiano.Compare solo nella ricerca del Graal e fa da tappezzeria per tutto il tempo!)
Sigfrido vi spedisce il nobile Unfert (ex primo ministro di Hrothgar) principalmente perché non lo sopporta e lo vuole il più lontano possibile.
Beowulf manda come propria ambasciatrice la moglie Onoria, che è l'unica in tutto il suo regno che sappia usare la diplomazia invece di spiegarsi più speditamente con un fendente di spada.
In seguito si aggiungono anche i delegati di Bisanzio e dei Franchi.
L'Europa non è proprio in pace ma quasi...
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Due o tre cose che vanno sapute per gustarsi appieno questa ucronia:
Beowulf:
Nella saga di Beowulf, Hrothgar è un re danese la cui reggia, ogni notte, è attaccata da un mostro di nome
Grendel.
Arriva dalla Svezia l'eroe Beowulf che uccide il mostruoso Grendel.
Ma gli omicidi continuano, ed allora Beowulf riparte per ammazzare anche la mostruosa madre di
Grendel.
In tarda età Beowulf dovrà scontrarsi anche con un drago; pur riuscendo a ucciderlo, morirà anch'egli nello scontro.
Sigfrido:
Sigfrido è un guerriero germanico.
Un giorno uccide un drago e ne eredita il tesoro.
Poi si bagna nel sangue del drago e la sua pelle diventa più dura dell'acciaio.
In una foresta trova un valchiria addormentata di nome Brunilde, la sveglia ed i due si innamorano.
Diventa vassallo del re dei Burgundi, Gunther, poi gli viene fatta una fattura perchè si innamori della sorella del re,
Crimilde, ed i due si sposano.
Il re dei burgundi vuole sposare la regina d'Islanda che è proprio Brunilde.
Ella impone a tutti gli uomini che vogliono sposarla di battersi con lei e
Sigfrido aiuta Gunther ad ottenere la mano di Brunilde.
Brunilde si ricorda di Sigfrido ma Sigfrido, sotto incantesimo, non si ricorda
di lei.
L'invidioso primo ministro di Burgundia, Hagen, uccide Sigfrido a tradimento colpendolo nel suo tallone
d'achille (la spalla) .
La vedova Crimilde decide di vendicare il suo amato sposando Attila e convincendolo a distruggere la
Burgundia.
La leggenda di Re Artù:
Artù è figlio del re di Britannia Uter Pendragon.
Uter muore conficcando la propria magica spada in una roccia.
Artù è adottato da un nobile.
Artù estrae la spada dalla roccia e diventa nuovo re.
Artù consolida il suo regno sposando la principessa pitta Ginevra.
Artù fonda un ordine di Cavalieri detto della tavola rotonda.
Lancillotto è il più abile cavaliere del regno.
Lancillotto seduce Ginevra.
I due fuggono assieme.
Artù si ammala.
Approfittando del male del re, la strega Morgana, sua sorellastra, lo seduce e concepisce con lui un figlio che chiamerà
Mordred.
Mordred rivendica il trono.
I cavalieri di Artù si dividono tra coloro che parteggiano per Mordred e coloro che vanno alla ricerca del
Graal, misteriosa reliquia, per guarire il proprio re.
Parsifal trova il Graal e guarisce Artù.
Artù e Mordred combattono nella battaglia di Salisbury Plain e si uccidono a vicenda.
P.S.: Il Kumis è la bevanda tipica dei popoli delle steppe eurasiatiche ed è ottenuto dalla fermentazione del latte di giumenta.
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E ora, la grande trovata di William Riker:
La Spada nella Roccia in Italia
"La spada nella roccia" è un romanzo di Terence Hanbury White (1906-1964) da cui fu tratto il poetico capolavoro a cartoni animati Disney del 1963. Vista la materia che tratta, il romanzo è ambientato in Britannia, ed infatti il suddetto cartone animato si apre con questa notissima canzone: « A legend is sung / of when England was young, / and Knights were brave and bold: / the good King had died, / and no one could decide / who was rightful heir to the Throne. / It seemed that the land would be torn by war, / or saved by a miracle alone; / and that miracle appeared in London town: / the Sword in the Stone. »
Tuttavia, molto probabilmente la celebre spada conficcata nella pietra il cui mito dà il titolo al romanzo e al film esiste veramente tuttora presso l'abbazia di San Galgano, vicino a Siena. Di san Galgano, che si festeggia il 3 dicembre, si sa che, convertitosi dopo una giovinezza disordinata, si ritirò a vita eremitica per darsi alla penitenza. La sua conversione avvenne il giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l'arma in una croce; in effetti nella Rotonda c'è un masso dalle cui fessure spuntano un'elsa e un segmento di una spada corrosa dagli anni e dalla ruggine, ora protetto da una teca di plexiglas. Si è fatta l'ipotesi che San Galgano abbia avuto contatti con Guglielmo X, padre della famosa Eleonora d'Aquitania, madre di Riccardo Cuor di Leone; proprio alla corte di Eleonora d'Aquitania operò Chrétien de Troyes (1135-1390), autore di un ciclo di romanzi cortesi nei quali appaiono per la prima volta la Tavola Rotonda e la spada conficcata nella roccia. Per questi motivo io voglio provare ad ambientare la vicenda (e tutto il ciclo arturiano) in Italia.
La spada nella roccia presso l'Abbazia di San Galgano
Per prima cosa, l'antefatto. Secondo lo storico Aurelio Cassiodoro (485-580), principale fonte su questi avvenimenti, durante il regno di Onorio un soldato semplice, Flavio Claudio Costantino, nel 407 si fece eleggere imperatore dalle sue truppe con il nome di Costantino III, ed associò al potere i suoi figli Costante e Giuliano. Nel 411 Costantino III fu sconfitto dalle truppe fedeli ad Onorio e venne giustiziato assieme ai suoi figli, ma la giovanissima Costanza, figlia di Giuliano, scampò e fu messa al sicuro in un monastero, dove abbracciò la vita ecclesiastica. In seguito Costanza lasciò il monastero e sposò Quinto Aurelio Simmaco, console nel 446 con Flavio Ezio. Questi discendeva da Vibia Aurelia Sabina, figlia del famoso imperatore Marco Aurelio, e dunque era un esponente di spicco della nota Gens Aurelia. Da lui Costanza ebbe due figli, Costante ed Ambrosio. Il 4 settembre 476 il generale sciro Odoacre si ribellò al generale Flavio Oreste, lo uccise e depose il suo figlio tredicenne Romolo (il celebre Augustolo), rinunciando a nominare un nuovo Imperatore d'Occidente fantoccio e chiedendo all'Imperatore d'Oriente Zenone di governare l'Italia per conto suo: questo evento nella HL segna tradizionalmente la fine dell'Evo Antico e l'inizio del Medioevo. Odoacre tra l'altro fa uccidere l'anziano Quinto Aurelio Simmaco, reo di averlo accusato in Senato di aver usurpato a tutti gli effetti il trono imperiale. A questo punto sorge l'astro dei suoi figli Costante e di Ambrosio, i quali si pongono a capo dei Romani che rifiutano di farsi comandare da un barbaro di religione ariana, e dopo aver ottenuto importanti successi militari nel 485 affrontano Odoacre nella Battaglia di Monte Berico, lo sconfiggono e lo uccidono (Cassiodoro dice che la battaglia ebbe luogo nell'anno della sua nascita). Anche Costante muore nello scontro; a questo punto suo fratello Ambrosio Aureliano, definito da Cassiodoro « l'ultimo della stirpe romana », resta unico padrone dello Stivale e si fa incoronare Rex Italiae con l'appoggio del Senato e del Popolo Romano.
Ambrosio Aureliano ingaggia subito una serie di battaglie contro i popoli germanici (Sciri, Rugi, Eruli, Ostrogoti, Vandali) che premono ai confini dell'Italia per impossessarsene, ma nel 490 muore improvvisamente in circostanze misteriose. I signori della guerra si contendono l'Italia, e sembra che quanto resta dell'Impero Romano d'Occidente debba andare perduto per sempre insieme alla civiltà millenaria dell'Urbe. A questo punto però secondo Cassiodoro una mattina nel Foro Romano compare una roccia a forma di incudine in cui è conficcata una spada, la mitologica Excalibur, sulla cui elsa è scritto: « Chiunque estrarrà questa spada da questa roccia e da questa incudine sarà di diritto Re d'Italia ». Secondo un altro storico della tarda latinità, Paolo Diacono, la spada si trovava invece a Chiusdino, presso Siena, dove oggi nella HL sorge l'abbazia di San Galgano, e vi sarebbe stata conficcata dallo stesso Ambrosio Aureliano prima di morire in un'imboscata tesagli dai suoi rivali. Il nome "Excalbur" deriverebbe da "Ex Caliburnis", cioè "forgiata dai Calibi", antico popolo dedito alla metallurgia, e tale spada sarebbe appartenuta addirittura a Giulio Cesare. In ogni caso molti provano ad estrarre la spada, ma nessuno riesce a smuoverla neppure di un centimetro, ed essa alla fine viene dimenticata, lasciando che l'Italia sprofondi nel caos.
Tuttavia pochi sanno che Ambrosio ha avuto un figlio di 12 anni, Lucio Aurelio Casto, il cui nome è modificato in Lucio Artorio Casto per farlo sfuggire dalle mani dei nemici del padre; egli è affidato al suo parente Quinto Aurelio Memmio Simmaco, già console nel 485 e Praefectus Urbi, che durante le dispute sul destino politico dell'Italia si ritira dalla vita politica e si trasferisce nella sua villa fortificata sui Castelli Romani insieme al figlio Caio Aurelio Memmio Simmaco e al figlio adottivo Artorio. Quest'ultimo è trattato con durezza dal padre adottivo, che ignora di chi egli è figlio, e lo soprannomina Semola per i suoi capelli biondi. Artorio tuttavia viene preso sotto la sua ala protettrice dall'anziano Gaio Sollio Sidonio Apollinare, alto funzionario gallo-romano del dissolto Impero d'Occidente, nato a Lione ma a lungo attivo nell'amministrazione della città di Roma. Di questi si dice che fosse dedito a pratiche di magia, ma solo perchè era un grande uomo di scienza, e all'epoca il confine tra sapienza e stregoneria era davvero labile. Sidonio Apollinare istruisce il giovane Artorio nelle scienze e nelle arti, ma a un certo punto viene scacciato da Quinto Aurelio Memmio Simmaco, che lo crede solo uno stregone diabolico e calcolatore. Nel 492 l'Imperatore d'Oriente Zenone incarica il Re degli Ostrogoti Teodorico di invadere l'Italia per sottrarla all'anarchia e governarla in nome di Bisanzio, ed allora i signori della guerra romani decidono di indire nel Circo Massimo a Roma un grande torneo il 1 gennaio 493: chi risulterà vincitore sarà riconosciuto da tutti come Rex Italiae e guiderà la difesa contro gli Ostrogoti di Teodorico, percepiti come invasori peggiori dei Vandali.
Lucio Artorio Casto estrae la spada dalla roccia
Ovviamente partecipa anche Quinto, il quale spera che suo figlio Caio la spunti e sia proclamato Re; Semola/Artorio è il suo scudiero. Proprio quando la competizione sta per iniziare, quest'ultimo si rende conto di aver dimenticato la spada di Caio nella locanda dove alloggiano e torna a prenderla, ma ora essa è chiusa perchè tutti i Romani assistono al torneo. A questo punto l'ingenuo Artorio nota la spada nella roccia sul retro di un tempio pagano trasformato in una chiesa e, volendo procurare in qualche modo una spada a Caio, la estrae dall'incudine, compiendo inconsapevolmente la profezia. Quando Semola ritorna con la spada, tutti la riconoscono come la leggendaria spada nella roccia ed il torneo viene interrotto. Siccome nessuno crede che sia stato davvero Semola ad estrarla (« Questo ragazzo è un novello Sansone! »), Quinto rimette la spada nell'incudine ma, nonostante i tentativi di tutti i presenti, nessuno riesce più a tirarla fuori. Invece Semola la estrae senza alcuno sforzo apparente, tra lo stupore generale. A questo punto ricompare Sidonio Apollinare, che era ritornato per un breve periodo nella sua Gallia, e questi rivela che Artorio è in realtà figlio di Ambrosio Aureliano, e dunque lui solo poteva estrarre dalla spada assecondando il volere del Cielo. Semola/Artorio viene subito acclamato da tutti come Rex Italiae, e Quinto Aurelio Memmio Simmaco si scusa pubblicamente con lui per averlo sempre trattato duramente, ma il ragazzo non dimostra alcun rancore nei confronti suoi e di Caio, ed anzi nomina Caio suo siniscalco e il padre adottivo Capo del Senato. Sentendosi impreparato alle responsabilità della regalità, egli chiede a Sidonio Apollinare di restargli accanto in qualità di consigliere, e questi accetta di buon grado, profetizzandogli che egli diverrà una figura popolare e leggendaria nei secoli a venire.
E poi? Lucio Artorio Casto, saggiamente consigliato da Sidonio Apollinare, sconfigge e uccide in battaglia il Re degli Ostrogoti Teodorico, impedendogli di invadere la penisola. Riconquistate ai Vandali la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, egli pacifica il suo regno e stabilisce la sua residenza nella villa di campagna del padre adottivo Quinto Aurelio Memmio Simmaco, da lui ribattezzata Castelmartello (stessa etimologia di Camelot). Artorio sposa Ginevra, figlia del re dei Franchi Clodoveo, fonda la Tavola Rotonda come proprio consiglio della corona, quindi ispirato da una visione inizia a cercare in ogni dove il Santo Graal, il sacro vaso dove Gesù Cristo mangiò l'agnello la sera di Pasqua e dove San Giuseppe d'Arimatea raccolse il suo sangue sulla croce. Dopo il fallimento di Lancillotto, cavaliere sarmata al suo servizio, a individuare il Graal sarà il prode guerriero franco Parsifal o Perceval, che lo rintraccerà a Lanciano, dove lo trasportò Longino, il centurione che trafisse con la lancia il costato di Gesù Cristo e poi si convertì (Lanciano proprio dalla lancia di Longino trarrebbe il nome), e dove si troverebbe tuttora. Caio Mordedrio, figlio di una sorellastra di Artorio, si ribellerà allo zio sobillato da Costantinopoli, e lo affronterà a capo di un esercito di Longobardi; Artorio e Mordedrio si uccideranno a vicenda in battaglia in una località non meglio precisata della pianura padana. La spada Excalibur sarà gettata nel Lago d'Iseo, dove si dice dimori una fata, la Dama del Lago, mentre Lucio Artorio sarà sepolto su Monte Isola, al centro del lago d'Iseo, perennemente avvolta dalle nebbie. Siccome il Rex Italiae non ha avuto prole dalla moglie Ginevra, della guerra di successione che si scatenerà approfitterà l'Imperatore d'Oriente Giustiniano per invadere l'Italia e riconquistarla. Ma ormai Lucio Artorio Casto avrà già smesso di vivere nella storia, per continuare a cavalcare nella leggenda.
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Pubblichiamo anche l'articolo tratto da questo sito e tradotto per noi da aNoNimo:
Il Graal in Crimea
Nonostante il fatto che non ci siano quasi menzioni del Graal nell'Europa cristiana dopo il 1204 e che fosse considerato perduto per l'umanità peccatrice, allo stesso tempo possiamo trovare le prove del Graal nello stato medievale della Crimea di Teodoro, fondato dopo la caduta di Costantinopoli.
Purtroppo non ci sono fonti scritte relative al principato di Teodoro, tutte furono distrutte dopo l'invasione turca. Tuttavia, gli specialisti della storia della Crimea del XIX secolo, dopo le interviste con gli ultimi discendenti dei Teodoriti e le ricerche nei monasteri greci dell'Asia Minore, ci hanno trasmesso una serie di leggende e di storie interessanti relative al Principato di Teodoro.
Il motivo centrale di queste leggende era la misteriosa Culla d'Oro, dipinta sullo stemma del principato e appartenuta ai principi Teodoro. Oggi si conoscono più di dieci versioni di questa leggenda.
La sua storia è la seguente: nel XIV secolo il principe bizantino Teodoro era in grave pericolo perché doveva confrontarsi con due forti nemici: i Tartari di Mamay e i Genovesi di Caffa. Contro di loro combatterono battaglie all'ultimo sangue, con grande pericolo per il principato. I Genovesi chiesero ai Teodoriti di consegnare loro la Culla d'Oro, promettendo in cambio di fermare la guerra.
In quel tempo il principe greco, insieme alla sua famiglia e alla santa reliquia, si rifugiò nelle grotte del Monte Basman.
« Per le vie segrete che solo loro conoscevano, vi giunsero. I guerrieri portarono la Culla d'Oro nelle profondità di una caverna tortuosa e lasciarono il principe da solo. Si inginocchiò e pregò: "Spiriti potenti! Io e il mio popolo vi affidiamo la reliquia più preziosa che abbiamo. Vicini avidi, i genovesi vogliono togliercelo per togliere di mezzo il nostro nome, la nostra storia e la nostra libertà. I nostri guerrieri di montagna ora combattono all'ultimo sangue. Se non riescono a vincere il nemico crudele e periscono, ti chiedo di accettare il nostro santuario a tua custodia e di salvarlo per le generazioni a venire". »
In quel momento si scatenò un terribile terremoto: « Si udirono colpi nel sottosuolo, e muri ed edifici furono distrutti ». La Culla d'Oro fu sigillata nella misteriosa grotta sotto la protezione degli spiriti. Solo pochi eletti sono ammessi a vederla: gli spiriti a guardia della Culla possono scacciare o anche sopprimere coloro che non ne sono degni.
I ricercatori hanno analizzato la leggenda della misteriosa Culla. Alcuni di loro la considerano un fonte battesimale d'oro, che secondo la leggenda fu donata al principe di Mangup Isacco dall'ambasciatore del Gran Principe Ivan III di Mosca; altri ricercatori la hanno fatto risalire alle culle di pietra dell'epopea turca, e hanno persino notato la somiglianza della culla d'oro della Crimea con la culla di Gengiz Khan.
Nonostante ciò, pensiamo che la risposta alle domande sulla Culla d'Oro si possa trovare nello stesso principato di Teodoro, e il numero dei monumenti che vi sorgono è sufficiente a spiegare questa leggendaria metafora. Sorprendentemente possiamo trovare le immagini della coppa d'oro sui dipinti murali delle chiese della Crimea!
Sugli affreschi delle chiese di Sant'Eugraphios, della Dormizione, dell'Assunzione della Madre di Dio, di Giovanni il Precursore e nel monastero meridionale di Mangup, troviamo sempre la stessa rappresentazione: l'immagine del bambino nella tazza, circondato da angeli servitori e santi padri. Da notare che nella liturgia ortodossa il piatto sacrificale simboleggia la culla di Gesù bambino, e una delle leggende sulla Culla d'Oro ci dice a chiare lettere che era la Culla del Salvatore.
Colpisce la somiglianza degli affreschi delle chiese di Teodoro e delle descrizioni della liturgia del Graal. La composizione degli affreschi, che negli studi d'arte è conosciuta come "L'Adorazione del Sacrificio", mostra il sacrificio del Bambino Gesù per i peccati del mondo. Ecco perché il bambino è presente su tutti i dipinti murali della Coppa: lo stesso soggetto che possiamo trovare nei romanzi del ciclo del Graal. Il culmine della liturgia del Graal è il sacrificio sacrale del bambino nella Coppa.
« I il vescovo andò a celebrare il sacrificio della Messa. E poi prese un'offerta che era fatta a somiglianza del pane. E mentre lo levava in alto venne una figura che somigliava a un fanciullo, e il suo viso era rosso e luminoso come il fuoco, e si riflesse nel pane, sicché tutti videro che il pane era formato da un uomo di carne; e poi lo rimise nel Sacro Vaso, e fece ciò che desiderava che un sacerdote facesse durante una Messa. » (Thomas Mallory, "La morte d'Arthur")
Nel ciclo della “Vulgata", il figlio di Giuseppe d'Arimatea giunge dal cielo con il calice, nel quale fu raccolto il sangue di Cristo il giorno in cui Egli fu crocifisso. Allora vi entra il Bambino dal volto ardente, dopo di che Giuseppe ripone il Corpo di Cristo nel calice. In seguito Cristo sanguinante appare nella Coppa e dice a Galahad che il Graal è il piatto da cui ha mangiato l'offerta pasquale nel giorno dell'Ultima Cena. Nel "Perlesvaus", noto anche come "Li Hauz Livres du Graal"("L'Eccelso Libro del Graal"), un romanzo di autore ignoto databile al primo decennio del XIII secolo che si discosta in più punti dal "canone" stabilito da Chrétien de Troyes, Artù diventa il testimone del mistero più nascosto, e guardando l'altare « vede che l'eremita asceta prendeva tra le mani l'uomo nella corona di spine con mani e piedi sanguinanti. Poi il corpo dell'uomo si trasformò di nuovo in quello del Bambino ».
Il bambino nella Coppa è il Cristo sacrificale il cui sangue è stato raccolto nel Graal. Le stesse visioni le ebbero degli asceti ortodossi durante l'alto Medioevo. Ecco la testimonianza di Nifonte di Cipro, risalente al IV secolo: « Uno degli Angeli prese il coltello e immolò l'adolescente e ne versò il sangue nel Calice... Alla fine del sacrificio vide nuovamente l'Adolescente intatto, e sulle ali dell'angelo salì al cielo ». Gli fa eco un altro asceta, Arsenio il Grande: « Durante la liturgia, quando si metteva il pane durante la Santa Mensa, videro il Bambino. Appena il sacerdote stese la mano per spezzare il pane, videro l'Angelo del Signore che scendeva portando il coltello, e con esso immolò il Bambino, versò il sangue nel Calice e ne fece a pezzi il corpo ».
Il corpo del Bambino nella Coppa nella chiesa di Sant'Andrea a Threska, in Macedonia
È indubbio che queste rivelazioni divennero la base tanto per gli affreschi della Crimea quanto per i romanzi del Graal. Ma vi sono altre somiglianze tra le leggende della Crimea sulla Culla d'Oro e i romanzi del Graal. Così, quando il mondo divenne troppo peccaminoso perché la Sacra Coppa vi rimanesse, essa venne nascosta nella caverna spirituale, come la Culla in Crimea. A chi è interessato a maggiori informazioni sul legame tra la Culla e la Coppa possiamo consigliare di studiare le opere classiche del filosofo francese René Guenon "Il re del mondo" ("Le Roi du Monde", 1927) e "I simboli della Scienza Sacra" ("Symboles de la Science Sacree", 1962).
Secondo alcuni, addirittura, queste numerose "coincidenze" furono la ragione per cui i servizi segreti dell'URSS e della Germania prestarono grande attenzione alla Crimea nella prima metà del XX secolo. Nel 1926-27 un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Crittografia Segreta dell'NKVD (la polizia segreta sovietica) guidato dal noto scienziato sovietico Alexander Barchenko ha lavorato nella penisola. Lo scopo ufficiale di questo gruppo era la ricerca delle cosiddette città nelle grotte della Crimea (Mangup-Kale, Chufut-Kale e altre). Le ricerche, secondo la testimonianza dell'astrofisico Alexandr Kondiain, che era uno dei membri della spedizione, avevano un ulteriore scopo segreto: trovare una pietra miracolosa, caduta sulla Terra dalla costellazione di Orione molte centinaia di anni fa. "La pietra di Orione" è un altro nome allegorico del Graal, che risale al poema di Wolfram von Eschenbach "Parzifal", il quale descrive il Graal come la pietra caduta sulla Terra dalla corona di Lucifero. Alexandr Barchenko fu fucilato a Mosca durante le purghe staliniane il 25 aprile 1938.
Durante l'occupazione nazista della Crimea continuò la ricerca della Santa Coppa. Stavolta la caccia era guidata dal capo della «Einsatzgruppen D» Otto Ohlendorf, noto anche come "Graalritter", cioè "il cavaliere del Graal". Il suo staff ha perquisito attentamente le antiche Kenessas (sinagoghe dell'Europa dell'est) e le moschee, il mausoleo della figlia di Tohtamish Janicke-khanum, le grotte della fortezza di Chufut-Kale e le rovine della chiesa e della fortezza di Kermenchik (ora il villaggio di Vysokoe). Per la sua attività in Crimea Ohlendorf ottenne da Hitler la Croce di Ferro di Prima Classe. Tuttavia neppure lui riuscì a rintracciare il leggendario Sacro Graal. Finora la Coppa/Culla è rimasta nascosta agli occhi dei mortali nella misteriosa grotta del Monte Basman, e secondo la leggenda è custodita dagli spiriti in attesa di chi sarà degno di vederla.
Il Bambino nella
Coppa/Culla, affresco nella Chiesa
della Dormizione, in Crimea (fine del XIII secolo)
.
E ora, un'idea del Marziano:
Le ucronie di Valiant
Al Principe Valiant l'amico MorteBianca ha dedicato un'ucronia davvero meravigliosa. Io però vorrei attirare l'attenzione su un aspetto particolare del personaggio creato nel 1937 da Hal Foster. Nel corso delle sue avventure, Valiant ha incontrato quattro specie di draghi:
1) quelli che ha incontrato più di frequente. Semplici fantocci. Meri pupazzi usati per incutere terrore, costruiti da finti vampiri o finti fastasmi o finti licantropi (qualche rara volta ha incontrato anche "veri" vampiri etc.);
2) dinosauri, in qualche modo sopravvissuti fino ai suoi giorni;
3) reperti di tecnologie aliene o atlantidee, simili alle nostre "Pale meccaniche", ritrovate da ignari poveretti e misteriosamente riattivatisi. Sia nella versione " Non la sappiamo fermare", sia in quella "Nelle mani di cattivoni che hanno persino in qualche modo imparato a controllarle e se ne vogliono servire per i loro scopi";
4) rarissimamente dei "veri" draghi tipo Fafnir.
Mettiamo che a Camelot giungano richieste d'aiuto da parte delle tribù rivierasche del Loch Ness. Artù manda ad indagare lui e Gawain. Merlino pensa che, per quanto il suo discepolo sia in gamba, se la potrebbe vedere nera contro un mostro, e chiede il permesso di andarci anche lui. Lungo la strada i tre si domandano a quale delle quattro tipologie può appartenere e, nelle varie ipotesi, come è meglio combatterlo.
Ipotizziamo tutti e quattro (anzi cinque) i casi:
a) Mero fantoccio.
Chi, come, quando e perché può averlo costruito?
b) Dinosauro sopravvissuto.
Come lo si affronta? Erbivoro o carnivoro?
c) Reperto alieno o
atlantideo. Si è in qualche modo attivato e non si riesce a
fermarlo.
Come si fa a fermarlo? La magia (e/o qualche trovata tecnologica) possono essere
d'aiuto?
Magari in questa evenienza, Merlino organizzerà un riunione dei suoi allievi
e/o dei maghi più saggi e/o potenti?
c1) Reperto alieno o atlantideo che si attivato spontaneamente e poi è caduto
sotto controllo di un cattivone?
Alternativa: il cattivone ha coscientemente attivato il reperto (magari qualche
cosa di simile a un batiscafo). Magari il cattivone di cui sopra è l'howardiano
Katulos d'Atlantide risvegliatosi non nel XX Secolo, ma qualche secolo prima?
d) Un vero dragone, come il Fafnir del ciclo dei Nibelunghi. Anzi, è proprio lui, che, sfruttando qualche incrocio di caverne ha lasciato il Reno!
Alcuni personaggi della saga del Principe Valiant (da questo sito)
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Gli replica Paolo Maltagliati:
Attenzione, caro amico extraterrestre. Il Loch Ness è il resto della divisione geologica tra Scozia e Inghilterra, dato che la Scozia è un pezzettino della placca americana che è poi finito dal lato "sbagliato". In seguito è stato completamente riempito da ghiacciai durante le ere glaciali pleistoceniche. Un dinosauro lì crepava di sicuro. Un mega-anfibio poteva sempre andare in ibernazione, invece. Ma non doveva essere troppo mega. Quindi meglio escludere plesiosauri et similia.
Reperti atlantidei? Allora è un jumper occultato! ^__^
.
Anche Enrica S. ha qualcosa da ridire:
Occhio! Se Fafnir lascia il Reno e arriva in Scozia, vuol dire che Sigurd/Sigfrido non lo ha ucciso, non si è bagnato nel suo sangue e non è diventato invulnerabile (escluso il punto sulla spalla dove si è posata una foglia di tiglio), e allora i Nibelunghi non avranno quella fama di invincibilità che li caratterizza, Gunther si salverà dalla vendetta di Crimilde e la Saga non sarà scritta. Ma poi, perchè Fafnir dovrebbe abbandonare il suo oro in Germania per cercare fortuna in Scozia, dato che a quell'oro era attaccato quanto Gollum al suo tessoro?
.
Il prolifico Marziano ha aggiunto poi altre sue proposte incentrate sullo stesso personaggio:
Valiant a Bisanzio.
Il Principe Valiant, creato dal disegnatore canadese Hal Foster, esiste davvero, è nato in Danimarca (la Thule di Plinio, dove regna suo padre
Aguar), e con la sua mitica e invincibile "spada che canta" si mette al servizio dell'Impero Romano d'Oriente. Quali imprese compirà?
La spada non canta.
Tutto è andato più o meno come narrato da Foster. Salvo che, al ritorno in Britannia, Arn di Ord si fa restituire la
Flamberg. Ora, buona parte delle "Ciambelle riuscite con il buco" del Nostro, sono state in relazione alle misteriose energie della Spada, gemella di
Excalibur, o quanto meno al fatto che sia Valiant, sia molti dei suoi avversari, credevano all'esistenza di tali energie. Senza questa gruccia incantata o presunta
tale,Valiant avrà lo stesso coraggio, a volte un po' incosciente? La mancanza di questa marcia in più rispetto al nemico, quanto meno della convinzione al riguardo, tanto da parte sua, quanto da parte di tanti dei nemici che incontrerà, sarà un danno o uno sprone a far meglio?
Valiant & Ilene oggi sposi.
Ilene si innamora davvero di Valiant, convince i genitori (cugini di
Gawain) a rompere la promessa fatta a Arn e sposa il nostro eroe. La rivalità tra Lot di Ord ed il padre di Gawain non si placa, anzi peggiora. Si giunge alla guerra tra i due regni britannici. Intanto
Valiant, sposato e padre di famiglia molto giovane, non può andare tanto in giro e la sua è la "normale" esistenza di un semplice Cavaliere della Tavola Rotonda. Ma riuscirà davvero a restare alla larga dai guai?
CIAO AMORE, CIAO AMORE, CIAO
(Luigi Tenco non e' coinvolto. O no?!?) Quando Valiant giunge alla Isole Nebbiose, dopo che ha, non solo conosciuto
finalmente la regina Aleta, ma ha anche saputo che i suoi agenti segreti lo hanno più volte tolto dagli impicci, Valiant dichiara il suo amore e chiede
ufficialmente la sua mano. Aleta, stranamente fa la sdegnosa, scoppia in una fragorosa risata di scherno. Vanta la
superiorità della sua stirpe, che da 8.000 anni domina i mari, al cui confronto, non solo (ovviamente) i
Vichinghi, ma anche gli stessi superbi Romani sono dei pivellini d'infima categoria. Lo tratta con sussiego & sufficienza ostentati, sino a
risultare esageratamente petulante e offensiva. A questo punto Valiant non c'è la fa più, e senza troppi complimenti, la rapisce. Nota che le guardie
fanno resistenza, si oppongono, ma poi non più di tanto. Come sono sulla nave di
Valiant, Aleta, tutta contenta, gli salta al collo e gli comunica che, con quel rapimento, ha rispettato in pieno le usanze delle Isole Nebbiose.
Anzi, si è guadagnato l'approvazione della sua famiglia e dei suoi sudditi. Il ratto (poco più/ poco meno che "simbolico") è il costume di quelle Isole
per suggellare un fidanzamento ufficiale. Ratto che, comincia, proprio con un atto di scherno verso il futuro fidanzato, che reagisce con una
manifestazione di forza e superiorità. Sono una cultura matriarcale, ma agli uomini è consentita questa sorta di "rivincita", con il rapimento della
futura sposa. Fin qua il testo di Foster. Mettiamo che il nostro orgoglioso
Valiant, sentendosi schernito, anzi vedendo offese entrambe le stirpi da cui discende, ammutolisce, gira i tacchi e se ne va e rinnova il giuramento di
fedeltà alla memoria di Ilene. Che fa Aleta? Da regina che non può fare spazio ai sentimenti rimane impassibile? Oppure segue il cuore e
gli corre dietro perdendo pure il sandalo "more Cenerentola"? Ed il nostro
Valiant, a questo punto si gira sdegnoso, le rinfaccia che la stirpe regale ed il popolo di quelle
isole si sono cristianizzati da poche generazioni, ma per 8.000 anni e fino ad un passato recente hanno adorato
una dea in topless? E cosa ci si può attendere da tali persone? Le fa sapere del suo giuramento sulla tomba di
Ilene, e se mai gli dovesse venire
la voglia di infrangerlo, troverà sempre un vichinga o una romana, pronta? Allora "L'inferno non conosce una furia paragonabile a quella di una donna
rifiutata" (Professor Xavier, da "X-Men 3"). Aleta manda una proposta di matrimonio a Morder il Traditore, nel frattempo rimasto vedovo.
Come prosegue?
Le due
spade/1.
A Melniboné Valiant e l'assassino di Ilene (momentaneamente alleatisi), compiono una missione che salva tutto il cosmo. Le due spade
Flamberg e la sua gemella in mano all'unno DOVEVANO giungere a Melniboné. Si dovevano, tali spade, era il loro destino, scontrare contro le spade nere
Tempestosa e Luttuosa, impugnate dai campioni del Caos Elric e suo cugino. Di fronte ai due
melninboneani, che si sono stretti una mano, impugnando
nell'altra ciascuno la proprio Spada Nera, i due terrestri: appunto Valiant e l'unno, si sentono spinti a fare lo stesso. Lo scontro è titanico.
I nostri sembrano in difficoltà. Forse le energie delle spade celtiche sono giunte alla loro fine. Valiant si sente spinto ad invocare San Michele, San
Giorgio, San Pantaleone e Tutti i Santi Guerrieri. A questo punto, si ribaltano le sorti dello scontro. Anche in quel mondo i santi sentono e
rispondono. Elric e suo cugino sono sconfitti e muoiono. Valiant e l'assassino di
Ilene, si riappacificheranno definitivamente. Attila e Ezio si
impadroniscono di Melnibonè, dell'isola dei draghi e di altre terre di quel mondo parallelo al nostro.. I preti al seguito delle truppe diffondono
il Cristianesimo anche in quei lidi. Collaborando, cavalieri ed esorcisti, sconfiggeranno le forze malefiche. Una nuova cilviltà Romano-celtico- unna,
nasce in quel mondo. I preti diranno Messa :"Una Cum famulo tuo, il Nostro Papa Leone
ed i suoi Successori legittimamente eletti". Ovviamente nessuno si assumerà mai, in quel mondo, la responsabilità di modificare
"uno jota o un apice", della Fede Cristiana, così come la conoscevano;
Le due
spade/2.
Excalibur e le sue gemelle erano state costruite proprio per combattere le Spade Nere. Infatti, gli scienziati di
Melniboné stavano realizzando un sistema per viaggiare negli universi paralleli. Lo scopo di quelle spade, era, appunto, sconfiggerli. Ora, solo
Valiant (come discepolo di Merlino) e pochissimi altri, sono all'altezza di capirci qualche cosa nei lavori degli
scienziati di Melniboné. Ormai, tutti o quasi i terrestri si sono resi conto che, anche navigando o marciando per un
milione di anni, non potranno mai tornare a casa. Attila e Ezio, che sono diventati sovrani in quelle terre, hanno nostalgia di casa, ma non più di
tanto. Valiant, invece, ne soffre e vorrebbe cercare di tornare a casa. Gli scienziati locali, sapevano della nostra terra. In effetti già c'erano
stati. Migliaia di anni prima, ai tempi di Kull di Valusia, regnava su Melniboné
l'imperatrice Terhali. Una strega talmente potente e talmente crudele che, alla fine, proprio i figli organizzarono una congiura contro di lei. La
uccisero, però, anche da morta ne avevano paura. Incaricarono gli scienziati, appunto, di condurne il corpo (ma era davvero morta?!?)
il più lontano possibile. Giunti in quel posto, costruirle un sepolcro impenetrabile e
seppellirla con tutti gli onori. Ciò che realizzarono era in grado di consentire viaggi di sola andata. Un pugno di condannati a morte furono
incaricati di quella missione. Con il sarcofago dell'imperatrice, sparirono nel
nulla. Secondo i calcoli, dovevano materializzarsi in un'isola, nel mezzo
di un grande lago, sulla nostra Terra. Nessuno seppe mai se la missione era stata compiuta. Non solo il macchinario non era in grado di consentire il
ritorno (ne sarebbe dovuto, forse, essere spedito un secondo) ma, subito dopo fu distrutto e furono vietati gli studi sui viaggi
inter-dimensionali.
Elric aveva abrogato quel divieto e li aveva fatti ricominciare. Erano giunti a buon punto. Valiant si offre volontario per sperimentarlo. L'assassino di
Ilene, ormai diventato suo amico e, comunque, desideroso di, in qualche modo, risarcirlo, si offre di accompagnarlo. Cosa accade?
Torneranno sulla nostra terra? Ma sarà proprio la nostra o un'altra ancora? Ai giorni loro, o a quelli di
Kull? E dove? Sull'isola in mezzo al lago? Ma
dopo 20.000 (ventimila) Anni, è ancora come sapevano doveva essere?
Capiteranno vicino al sepolcro dell'imperatrce Terhali? Non è che, invece di
un sepolcro era un meccanismo per "ibernare" (e/o, comunque, mettere in una
sorta di "animazione sospesa")? Non è che la sveglieranno? Saranno di nuovo
le Due Spade gemelle, più le preghiere, che avranno la meglio su lei,
uccidendola, questa volta per sempre? Torneranno a Melniboné per offrire, a
chi lo vuole, di tornare sulla terra? Avranno nuove sorprese laggiù?
Va'
dove ti porta il cuore.
Ovviamente Valiant alla storia del finto rapimento non crede, anzi, il fatto stesso stesso che Aleta gli narri questa che lui reputa una bugia, lo
vede come una ulteriore conferma della natura infida di quegli isolani superbi, saccenti ed imbroglioni e fa una proposta ad
Aleta. Le dice, più o meno: " Se mi
ami, abbandona questo reame di truffatori, susseguosi pirati e donnine facili e
seguimi, come mia schiava. Ci sposeremo davanti al primo monaco che incontreremo lungo la via, e sarà chiaro di noi chi è quello che comanda".
Aleta gli risponde "E sia. La più altera e grande delle regine rinuncia al suo regno per essere tua schiava, ma sappi che questo vuol dire
che ti stai preparando a una vita di grossi guai. Negli 8000 anni della nostra storia, è successo che qualche nobildonna, ogni tanto, ha preferito l'amore ed ha seguito un uomo. Ma per lei c'è stata la damnatio memoriae ed e' stata guerra verso colui che la ha convinta a ciò. In concreto, al trono ci andrà mia sorella di 17 anni (che è corteggiata da tempo, come lo sono stata io, da principi visigoti, vandali, sassoni, bizantini e persiani). Io sarò sempre colei che una
volta era regina. Il mio busto, nella sala dove sono esposti i busti delle mie ave, da 8000 anni a questa parte (ammetto che fino a circa duemila anni fa, si tratta di figure poco più /poco meno che meramente leggendarie) ci starà sempre, ma sarà scalpellato fino a sfregiarlo. Gli agenti segreti che, fino ad ora, hanno vegliato su di te,
diverranno i nostri peggiori nemici. Io ed i futuri miei figl, non avremo nulla da temere. Nessuno ci toccherà, a me ed ai miei figli, ma per te il discorso cambia.
Dietro ogni tenda ci potrà essere un pugnale. In ogni piatto ci potrà essere veleno.
E poi?
Come
sono imbecille!
Valiant, nonostante noti che, tutto sommato, la resistenza opposta dalle guardie
è relativa, sembra fatta quasi giusto per dire "facciamo qualche cosa", uccide uno di esse guardie.
A questo punto cambia tutto. Aleta si divincola sfuggendogli e saltano fuori
numerosissimi altri guerrieri. Si battano con una foga ben diversa da prima. Valiant viene disarmato e catturato.
Aleta gli spiega l'arcano. Gli fa presente che, data l'opposizione blanda che aveva trovato all'inizio, avrebbe dovuto capire che il "Ratto" glielo stavano lasciando compiere.
Da un guerriero così valoroso come lui, ci si attendeva che fosse anche sveglio. Onestamente non si era dimostrato tale. Il morto era il padre del
boy -frend della principessina, la seconda sorella di Aleta di 13 anni. Sarà la famiglia del morto che lo
giudicherà. Aleta chiederà clemenza, ma poi si atterrà alla decisione. La famiglia del morto decide di essere clemente. A Valiant non sarà torto un capello, però sarà bandito in perpetuo dalle Isole Nebbiose e, a titolo di risarcimento, lascerà Flamberg al fidanzato della principessina.
Che ne dite?
Arn di Ord &
Ilene oggi sposi (I)
Ilene è fedele al fidanzato ufficiale e comunica a Valiant che il suo interesse nei suoi riguardi non è gradito. Come reagisce? Non è che si mette
al servizio di Horsa, Re dei Sassoni, nemico N° 1 dei Britanni di Ord e alleato degli Unni? O va direttamente da Attila?
Arn di Ord &
Ilene oggi sposi (II)
Nel corso del duello, Arn di Ord uccide Valiant. Il dolore di Gawain è immenso. Lascia la Tavola Rotonda e decide di vendicare l'amico. Si reca
nelle isole paludose, dove porta il corpo a Aguar. Stringe un'alleanza tra il proprio padre (i cui sentimenti per
Ord, causa ataviche rivalità ed odi
tribali, sono paragonabili a quelli dei Nani del Signore degli Anelli per gli Elfi) e
Aguar. Non solo. Aguar decide di portare i corpi di Valiant e di
sua madre a Thule. Sligon li riceve meravigliato. Tra i due vecchi amici/rivali si
stringe un patto: Sligon si sottomette ad Aguar, che, rimasto senza eredi, non ha difficoltà a nominarlo principe ereditario. Valiant e sua madre sono
sepolti in pompa magna e poi inizia la Grande Guerra del Nord. Una grande armata vichinga fa vela verso
Ord. Gawain ed i suoi iniziano una guerra di
logoramento del nemico. Gawain guida un'ambasceria a Camelot, chiedendo a Artù di
mantenersi fuori da questa storia. Artù risponde che Ord è sotto la sua protezione. Si offre per fare da conciliatore. Cosa accade se l'offerta
è accolta? E cosa se è rifiutata?
Ilene,
il terrore dei sette mari.
Durante la ricerca di Ilene, i due giovani sono catturati dai pirati. Hanno un brutta sorpresa. Ilene non solo non ha resistito alle voglie del
capo unno, non solo lo ha sposato, ma, in pratica è divenuta de facto lei la comandante suprema dei pirati. Sta progettando
un'alleanza in grande stile tra tutti i pirati dell'Atlantico, del Mare del Nord, del Baltico e del
Mediterraneo (e forse non solo) . In ricordo dei bei tempi, li lascia liberi, ma li fa abbandonare su una barca, non prima di aver lei cinto la
Spada Che Canta. I due giovani giungono a Camelot, dove danno l'allarme, ma non sono creduti. Si pensa che la gelosia ed il risentimento per una ragazza
che ha trovato come sopravvivere accasandosi con il rapitore (prassi
frequentissima) li ha fatti se non impazzire, quanto meno vedere le cose in modo
impreciso. Visto che a Camelot, nessuno li predne sul seriuo, i due ragazzi adottano un
"piano B". Ognuno torna nel suo regno. Arn a Ord e Valiant nel pugno di isolette
paludose, dove regna suo padre Aguar. Cercheranno di convincere almeno i propri genitori. Arn non fa molta fatica. Re Lot non aveva mai avuto molta
simpatia per Ilene, convito che, da quella famiglia e quella gente, non c'è da attendersi che atti proditori. Ord si arma. I turni di guardia sono
raddoppiati. Le fortificazioni rafforzate. Tutta la popolazione si addestra.
Valiant giunto nelle sue isolette, non ha problemi a convincere il padre. Anche li i guerrieri oliano le armi e le armature; si ristrutturano
fortificazioni, etc. Se non altro, pensano Valiant e suo padre, saremo le Termopili del Nord. La nostra reazione, ad un attacco servirà a dare il
tempo a tutti di mettersi in pre-allarme. Poi si vedrà. Intanto, Valiant ha un'idea. Tutte le forze della isole vanno mobilitate. Non solo gli uomini,
ma anche gli abitanti non umani delle paludi più interne: in primis gli Orchi. Valiant si pone guida un'ambasceria, diretta nell'interno. Il capo
degli Orchi lo rivede stupito. Ben lo conosco, lui uccise un amico di tutti loro. Valiant spiega che non debbono diventare amici, però c'è un nemico
comune, con cui confrontarsi. E quindi è interesse di tutti collaborare. Gli Orchi gli danno più retta degli uomini. Non solo. Gli svelano il loro
segreto più grande. Sorvegliano e nutrono una tartaruga gigantesca. Avete presente
"Gamera" dei film giapponesi? Appunto. La svegliano e la preparano per scendere in battaglia. Una notte, una misteriosa nave, che sembrava
derivata da quelle dell'antica Grecia, si avvicina alle isolette. Le guardie la fermano subito. Dalla nave si sentono rispondere che dei misteriosi
personaggi vogliono incontrare Valiant. Valiant, con il suo fare un po' da spaccone, si presenta subito. Scende una donna tutta
intabarrata in un grande mantello, che lo chiama: "Valiant!" E poi si toglie il cappuccio che
le copriva la testa, nascondendo pure il volto. Era l'ancella di Ginevra, che fa la spia per i Nebbiosi. Quasi tutte le donne di Camelot, avevano un
debole per quel bel giovanotto, dagli occhi azzuri e dai capelli corvini a
caschetto. La nostra spia non faceva eccezione, anzi. "E tu che fai, qua?" Risponde il nostro
principe. "Ho accompagnato la mia signora e padrona, che vuole conoscerti, e parlare
con te circa il problema pirati." "La Regina Ginevra si è disturbata a venire fin qua? E perchè? Non era più
semplice che il nostro Re Artù mi avesse dato retta?" "No Valiant. Non è la Regina Ginevra. Ti sto per svelare un grande segreto.
Un segreto che, se mai ti dovesse sfuggire una parola, la mia sorte sarebbe segnata. Per me non ci sarebbe che la morte. Io sono fedele ad un'altra
Regina. Una Regina che, per il momento non ti svelo chi è. Sappi che vuole parlare con te e con tuo padre." Quest'altra figura, anch'essa tutta
intabarrata, scende dalla nave. Le due donne salgono su una barca e vanno verso la residenza del
Re.
"Nobile Aguar, e nobile Principe Valiant, vi porgo i miei omaggi. Perdonate se
questa ambasceria si svolge in modo informale ed irrituale. In altri momenti avremmo rispettato tutti i dettami della nostra elaborata etichetta, ma
adesso non possiamo. Altezza, cosa mi sapete dire circa l'alleanza dei pirati, che si sta
formando?"
"Allora almeno Voi, nobile signora, mi credete. Signora vi dovrei rimproverare, poiché avete interferito nella fedeltà che la bellissima
Gudrun qui presente, deve alla Regina di Camelot, e che adesso è anche la mia Regina. E dovrei denunciarvi entrambe a Re Artù. Ma il momento è grave.
Non mi posso permettere di aver troppe pretese. Certo. Le cose stanno così. Così e così."
"Nobile Principe, ciò che voi mi dite, conferma i miei peggiori timori. Molte flottiglie di pirati hanno
pressochè smesso di assalire piccoli navigli e sembra che si stiano dando appuntamento tutte nei fiordi qui, qui e qui" (mostrando su una mappa i luoghi presso i quali un giorno sorgerà Trondheim).
" "Bisogna fermarli. Se li si potesse assalire alle spalle, da terra, mentre sono
fermi." "Per fare ciò si deve coinvolgere Hap Tala Alta IX, il giovane Re che regna sui Goti, i Vichinghi e gli Alani che vivono nell'interno di quelle zone. Solo che si tratta di nemici storici di noi di
Thule. Dobbiamo raggiungere quelle terre prima che la flotta pirata si sia radunata tutta. Si deve cercare di incendiare quante più navi è possibile,
mentre sono ancora ferme a riva. Purtroppo in questa stagione abbiamo il vento contrario. Già è una scommessa
riuscire ad evitare di essere intercettati. Come potremmo fare?"
"Merlino mi ha parlato di un suo progetto per sfruttare la forza che si libera quando si brucia della legna, con tutto un sistema di caldaie e
pulegge, ma ogni realizzazione non è andata oltre qualche piccolo gioco."
"Qui forse vi possiamo aiutare noi, Sir Valiant." Ha parlato Sherk
l'Orco. "Se permettete possiamo legare alla nave la Tartaruga Gigante. Con la sua
forza ci traghetterà, in modo da battere sul tempo tutti. Non so, però, se, consumando tanta energia durante il viaggio, (ovviamente tra andata e spero
ritorno) subito dopo tornerà a cadere in letargo e, quindi, se dovremo poi, nonostante tutto, affrontare invasioni e battaglie, non potremo contare su
di essa."
"Nobile Sherk, se Dio vuole, forse non ci sarà nessuna invasione da fronteggiare. In caso contrario, vedremo. Aggioghiamo la Tartaruga alla nave
e partiamo proprio adesso."
Dopo un periglioso viaggio, che, raccontarlo costituirà una storia a sé stante, i Nostri Eroi giungono sulle coste scandinave, a Nord-Ovest di
Trondheim...
(continua)
Bandiera con l'insegna
del Principe Valiant
(tratta da questo
sito)
.
A rispondergli è Federico Sangalli:
Premettendo di non essere affatto un esperto di Valiant ma un appassionato di ucronie letterarie, provo a dare un seguito ad alcune delle proposte:
a
proposito di "Arn di Ord & Ilene oggi sposi (I)"
Valiant non la prende bene e rapisce Ilene, come fece con Aleta, Regina delle Isole Nebbiose quando questa non volle sposarlo. Questo comporta un ribaltamento di ruoli nel racconto e Valiant diventa de facto un cattivo. Arn di Ord raduna subito un esercito per liberare l'amata, a cui si uniscono i cavalieri della Tavola Rotonda guidati da Re Artù di
Pendragon, di cui Ord è vassallo. Valiant dal canto suo chiama in aiuto Horsa, Re dei Sassoni, i pirati unno-vichinghi guidati da
Ulfron, il fratellastro di Artù Mordred e poi lo stesso Attila. L'esercito unno, che in questo momento sta mettendo a ferro e fuoco la Germania dirigendosi verso l'appuntamento con Ezio ai Campi
Catalaunici, raggiunge invece Calais e da lì, grazie alla flotta vichinga, sbarca in Inghilterra a Dover, portando morte e distruzione sul suolo inglese. Ezio vorrebbe dare una mano ai valorosi britanni ma l'Imperatore Valentiniano gli risponde di farsi i cavoli suoi e di lasciare che i barbari si uccidano tra loro. I due eserciti si scontrano infine nella Piana di
Salisbury(ancora oggi si pensa che Stonehenge non sia altro che un monumento in onore ai caduti della battaglia costruita dallo stesso Artù). La battaglia è durissima e Valiant in persona guida le truppe unne uccidendo diversi paladini britannici. Cadono così Tristano e
Lancilotto. Alla fine Valiant giunge faccia a faccia con Arn e ingaggia con lui un violentissimo duello. Sconfittolo, lo sta per uccidere quando interviene Gawain in sua difesa e i due duellano a loro volta. Valiant però esita nell'uccidere l'amico e Arn ne approfitta per colpirlo e ucciderlo. La morte di Valiant il Rinnegato(come sarà ricordato d'ora in poi) getta nel caos le armate nemiche che vengono sconfitte. Horsa e Ulfron vengono uccisi mentre Attila riesce a fuggire con un pugno dei suoi e due legni vichinghi. Quando però riesce a sbarcare in Gallia viene prontamente circondato da Ezio, che lo stava aspettando, e fatto a pezzi: egli si uccide piuttosto che essere condotto in catene a Roma. Arn e Ilena, novella Elena, si sposano felici mentre Re Artù, senza Mordred e Lancillotto, continua a regnare, riunendo le tribù alleate in una Confederazione di regni guidati dai
Pendragon, e adotta Arn come figlio. Alla morte di Artù Arn viene incoronato Re di Britannia. Egli interviene in favore del suo amico Ezio che, disponendo di un esercito più forte, sconfigge Valentiniano e sposa
Galla Placidia, diventando Imperatore e riformando l'impero in una confederazione di regni romano-barbarici sul modello inglese. Alla sua morte comunque l'Impero cadrà comunque nei disordini fino alla riunificazione sotto Carlo Magno che nell'800 dopo Cristo proclamerà la nascita del Sacro Romano Impero, esteso dal Portogallo all'Elba e dal Mare del Nord al Mediterraneo. Arn e Ilene genereranno molti figli, tra cui il primogenito
Artur. Artur sentirà favoleggiare del mitico regno delle Isole Nebbiose(Terranova?) ove regna la bellissima Aleta e abitato da minoici cristiani a guida matriarcale e, col padre indaffarato nel tener buone le tribù federate, deciderà di partire da solo. Dopo le solite peripezie i due si sposeranno, danno inizio, con la salita al trono di Artur II, a un vasto impero che si espanderà rapidamente sul continente americano.
a
proposito di "Ilene, il terrore dei sette mari":
Nessuno crede a Valiant e Arn e così quando una gigantesca armata pirata emerge dalla nebbia mattutina al largo delle coste della Cornovaglia nessuno ha approntato alcuna difesa. I pirati guidati da Ilena attaccano Camelot e dopo lunghi combattimenti la espugnano: Re Artù, la Regina Ginevra,
Lancilotto, Tristano e Gawain cadono uno dopo l'altro. L'Inghilterra cade così sotto l'oppressiva dominazione degli invasori che pongono Mordred a capo del nuovo regno vassallo di
Camelot. Ilena poi uccide il marito e si sposa con Ulfron, capo dei pirati vichinghi, e ottiene così il controllo sulla Scandinavia. Ilena poi ingloba i Vandali in cambio del permesso di insediarsi in Nord Africa e conquista tutte le isole europee.
Valiant e Arn fuggono a Thule ma anche questa è invasa e Sligon e Aguar muoiono. I due infine si rifugiano nelle Isole Nebbiose, dove entrambi si innamorano di Aleta e decidono di sfidarsi a duello per la sua mano. Nel bel mezzo del duello però arriva una spedizione di pirati che rapiscono Aleta; i due decidono di rimandare il duello a dopo e, insieme alla flotta nebbiosa e ai suoi alleati nativi americani, si lanciano all'inseguimento. In Europa intanto Aleta si è alleato con Attila con cui si è sposata dopo aver ammazzato anche Ulfron e ha sconfitto e ucciso Ezio e
Valentiniano, proclamandosi poi Imperatrice Romana. Ella ha poi avvelenato Attila, rimanendo l'unica dominatrice. Diversi popoli liberi e persino diversi unni si uniscono a Valiant e Arn e i due eserciti si scontrano duramente in Gallia. I due giovani affrontano e sconfiggono rispettivamente Mordred e
Horsa. Valiant affronta infine Ilena ma non riesce ad ucciderla perché è ancora innamorato di lei, venendo quindi eliminato dalla perfida regina. Arn arriva subito dopo e , visto l'amico morto, non esita e uccide
Ilene. Arn e Aleta possono così sposarsi e mettersi a capo di una vasta alleanza di popoli estesa dalle Grandi Pianure americane al Mar
Caspio.
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Sempre il Marziano poi ha lanciato un'altra corsa all'ucronia:
Vi lancio una nuova, modesta sfida, che può essere uno spin-off di quella sul Principe Valiant: ricostruire/ipotizzare la Storia (e magari anche la geografia e le scienze) delle Isole Nebbiose. Vediamo le notizie che abbiamo:
a) localizzazione da qualche parte del Mediterraneo (presumibilmente l'Egeo?);
b) cultura minoica, anzi pre-minoica, cicladica, anzi pre-cicladica, "cardica". Anzi, a questo punto possiamo ipotizzare che la cultura cicladica e quella minoica siano degli sviluppi derivati da quella "nebbiosa";
c) matriarcato e trasmissione del trono da madre in figlia o da sorella a sorella;
d) le nebbie che le avvolgono e magari qualche altro evento (che vediamo di immaginare) hanno contribuito a preservarne, non solo e non tanto l'indipendenza, ma anche e soprattutto l'identità culturale. Né micenei, né altri, fino ai bizantini inclusi erano mai riusciti a sottomerli. Forse erano anche pirati, o protettori di pirati?
e) Sono il centro di una sorta di "Talassocrazia ombra", che può narrare leggende sulle proprie origini, andando indietro fino al 7500 a.C. (più o meno), con tanto di busti di regine a partire da quei giorni (anche se, in privato, la regina non fa fatica ad ammettere che le sue ave precedenti il 1500 a.C. sono figure semi-leggendarie);
f) per quasi tutta la loro storia, le regine ed i loro sudditi hanno adorato la dea in topless dei minoici (o meglio, dei loro "missionari" avevano diffuso a Creta tale culto);
g) a cavallo tra il III ed il IV secolo la famiglia reale e la maggior parte dei suoi abitanti hanno abbracciato il Cattolicesimo. Quale figura, come si può chiamare l'apostolo?
f) mercanti e "007" dei "Nebbiosi", quanto meno nel V secolo d.C., sono presenti un po' i tutti i principali porti.
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Ecco come gli replica Basileus TFT:
Dunque, collochiamo l'arcipelago Nebbioso nel Mar Nero, oltre le foci del Danubio, creando di fatto l'unico gruppo di isole di quel mare. Le isole non sono particolarmente distanti da terra, ma le fitte nebbie da cui prendono il nome rendono difficile la navigazione senza estrema prudenza. Povere nel suolo ma ricche di legname e situate in una zona pescosa, le isole vengono abitate a partire dal 10-7 mila a.C. con i primi insediamenti urbani di pescatori e pastori. è a partire dal 3000 a.C. che si può parlare di un embrione di civiltà nebbiosa. In questo periodo la popolazione locale diventa troppo numerosa per essere mantenuta con le risorse delle isole, iniziano quindi le prime esplorazioni via mare che portano i nebbiosi fino ai Dardanelli e in seguito in tutto l'egeo, come mercanti e coloni. In un migliaio di anni le civiltà nebbiosa diventa estremamente radicata in tutto il mediterraneo orientale ed è in questo momento che nasce il matriarcato, perlomeno come forma storicamente documentata. Si presume che la scelta di una figura femminile sia data dal fatto che gli uomini, specializzati nel corso dei secoli a vivere per mare, abbiano lasciato alle donne la gestione degli insediamenti, cosa che ha ovviamente portato col tempo a sviluppare una civiltà matrilineare. Tra il 2500 e il 2200 AC la civiltà nebbiosa controlla in modo indiretto il grosso dell'Egeo e commercia fino alla Sardegna, fonte di questi guadagni è anche una numerosa flotta mercantile sviluppata in secoli di dominazione dei mari, mentre una flotta da guerra assicura il controllo dei traffici commerciali. Ma oltre ad essere grandi commercianti e navigatori i nebbiosi sono abili costruttori di città. Si pensa Bisanzio, Troia, Micene, Cnosso siano state fondate proprio da loro.
Tra il 2200 e il 2100 a.C. l'Impero Nebbioso vede un periodo di forte decadenza dato dalle spinte autonomiste delle colonie, che piano piano si stavano ibridando con le popolazioni locali e stavano creando civiltà proprie. Questo, unito ad alcune guerre civili fra varie matriarche periferiche che speravano di ottenere l'Impero per sé ha portato in pochi secoli alla caduta del potere temporale dei nebbiosi. In questo periodo nasce anche la fama di inespugnabilità delle isole, quando la flotta troiana venne distrutta da una tempesta al largo delle isole che i racconti mutarono in una perdita di rotta dovuta alla fitta nebbia con conseguente perdita del naviglio sugli scogli.
Dalle guerre civili non uscì un vincitore ma diversi Stati, chi subito o chi dopo, ognuno dei quali si riteneva erede dei nebbiosi. Citiamo per esempio la civiltà Minoica, anche se storicamente si considera continuazione dell'Impero la civiltà delle isole, poiché mantenne sia il suo peculiare stile di vita sia la sua purezza genetica, non venendo mai ibridata con le altre popolazioni. A partire da questo periodo i nebbiosi diventano famosi anche come pirati e razziatori, specialmente a danno della Tracia e delle isole egee. Fondamentale diventa il controllo della città di Bisanzio, nodo chiave che permette ai nebbiosi tutto il loro commercio e la pirateria a sud, per questo saranno coinvolti in diversi conflitti con il regno di Lidia e poi con i persiani. Ciro il Grande fu il primo a tentare di sottomettere le isole, autoproclamandosi fra l'altro legittimo erede dell'impero nebbioso, avendo fra le sue schiere discendenti diretti come i fenici o i ciprioti. Anche questa volta però le nebbie attorno alle isole fecero calcolare erroneamente la profondità dei fondali, causando la distruzione della flotta persiana. I nebbiosi stringono stretti legami con Atene e partecipano a Salamina e sono fra i promotori della Lega di Delo. Quando il tesoro della Lega viene spostato ad Atene e Melo (si chiamava così?) saccheggiata, i nebbiosi escono dalla Lega. Dopo la vittoria di Sparta si riavvicinano ad Atene, non volendo che l'Egeo diventi un lago persiano e causano notevoli fastidi con le loro scorrerie. Sono al fianco di Atene contro Tebe e vi rimangono nonostante la sconfitta. L'ascesa della Macedonia li porta ancora al fianco di Atene per subire una nuova sconfitta e perdere il controllo dei traffici commerciali nel nord dell'Egeo, oltre alle basi in Colchide, fra le poche rimaste. Successivamente Alessandro ottiene il loro appoggio contro la Persia in cambio di favori commerciali e alcune basi nell'egeo, i nebbiosi assaltano le coste persiane e contribuiscono a creare confusione permettendo la rapida avanzata di Alessandro, alcuni nebbiosi lo seguono per mappare l'India e le terre inesplorate.
La guerra dei Diadochi vede i nebbiosi combattere principalmente a favore dei Seleucidi che li ricompensano con l'isola di Lesbo che diviene la principale piazzaforte per le loro scorrerie, ma ottengono anche empori commerciali in Asia Minore. Godono di un periodo di relativa prosperità fino all'arrivo dei romani. Qui si alleano con la vecchia rivale Rodi per impedire lo sviluppo dello strapotere commerciale romano a Nasso ma falliscono. Tagliati fuori dalle principali rotte commerciali non gli rimane che intensificare l'attività piratesca, cosa che porterà su di loro l'attenzione di Pompeo, che conquisterà Lesbo e poi di Cesare che riuscirà per la prima volta a battere i nebbiosi sul mare e a conquistare l'isola maggiore dell'arcipelago. Cesare si dimostrerà clemente con loro e per evitare una guerriglia su varie isolette in una regione così lontana da Roma li trasformerà in un regno cliente con ampie autonomie. Ottaviano è poi costretto a concedergli l'indipendenza formale a patto di avere la loro flotta al fianco ad Anzio e a patto che non razzino i territori dei romani.
I successivi secoli sono di relativa tranquillità anche se di stagnazione economica. Mano a mano che l'Impero si espande diventa più difficile razziare per i nebbiosi che sono costretti a muoversi in Iberia, Circassica e zone poco redditizie.
Mantengono la loro neutralità durante l'anarchia militare e le guerre di Zenobia e per questo sono ricompensati con privilegi commerciali, tuttavia il successo dura poco. La fondazione di Costantinopoli toglie ogni possibilità di avere un commercio florido al popolo nebbioso. La povertà e l'obsolescenza tecnologica anche navale mandano in crisi la società che abbandona i vecchi dei e abbraccia il cristianesimo. Riescono a resistere alle invasioni dei popoli migratori grazie alla loro posizione favorevole. Sotto l'impero di Teodosio i nebbiosi concedono lo scalo alle navi da guerra imperiali in cambio di denaro. i romani ottengono una base operativa in una zona strategica e riescono, forse anche grazie a questo, ad impedire che Attila assalti Costantinopoli. Nonostante le condizioni dure della vita dei nebbiosi la loro tradizione marittima non viene dimenticata e Giustiniano li arruola per combattere i Vandali, anche se questa nuova ripresa è di brevissima durata. Eraclio sfrutta i nebbiosi come spie per i movimenti di Avari e Persiani, la posizione delle isole torna nuovamente utile e dopo la vittoria finale di fatto i nebbiosi accettano di essere inquadrati in una provincia imperiale.
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