L'ucronia di Paolo Avitabile  

di Andrea Marcobelli


Spesso prendo spunto per le ucronie dai libri che ho letto.

In particolare, in questo caso ho preso spunto da "Il napoletano che domò gli afghani" di Stefano Malatesta, una biografia di Paolo Avitabile, personaggio poco conosciuto ma interessante (in senso storico, moralmente è un macellaio). Nella prima metà del XIX secolo, mentre quella terra cominciava a diventare il terreno del Grande Gioco tra l'imperialismo russo e quello britannico, chiamato dal maharaja del Punjab a governare la turbolenta città di Peshawar, seppe imporsi sulla popolazione (di maggioranza pashtun), riducendola all'ordine con metodi da Tamerlano, impiccando, fucilando, impalando o gettando dai minareti tutti coloro che non seguivano alla lettera le regole dell'impero sikh e del governatore in particolare. Ancora oggi nei territori circostanti il mitico Khyber Pass si mormora con un misto di orrore e rispetto il nome di quell'uomo, Abu Tabela, riduzione afghana del nome di Paolo Avitabile, oriundo napoletano. Un cannoniere di Murat che seppe diventare generale e governatore dell'imperatore sikh, sulla scia di tanti militari europei che, dopo Waterloo, andarono a offrire i propri servigi presso i potentati d'Oriente, dalla Turchia all'Indocina. La sua perizia militare contrastava violentemente con l'inettitudine di tanti suoi connazionali gallonati, che non seppero far fronte alla resistibilissima impresa garibaldina. Ma a quell'epoca Abu Tabela era già morto: poco dopo esser tornato a casa ricco e colmo di onori, nel 1850, all'età di 59 anni, Paolo Avitabile moriva, forse avvelenato dalla giovane moglie.

E se... Paolo Avitabile non fosse morto ma, tornato a casa, si fosse arruolato nell'esercito borbonico, magari senza ottenere un posto di altissimo rilevo , ma comunque contrastando in maniera efficace l'avanzata garibaldina, magari nell'Aspromonte , territorio montuoso a lui congeniale? Sarebbe sicuramente riuscito a far franare l'impresa dei Mille. E allora, che conseguenze ci sarebbero state per la politica europea? Questa è la mia ucronia.

 

POD:

1850: Paolo Avitabile, di ritorno dall'Afghanistan , scopre di essere stato oggetto di un tentativo di avvelenamento da parte della moglie. Furibondo, la fa gettare nelle prigioni borboniche (aveva un caratteraccio). A causa delle ristrettezze economiche si arruola nell'esercito borbonico, rinnegando il passato napoleonico (lo facevano in molti) e ottenendo il grado di tenente colonnello.

Negli anni successivi si distingue per esperienza (e ferocia) e gli viene affidato un reparto nell'Aspromonte.

1860: Spedizione dei Mille. Paolo Avitabile ha 69 anni ma è ancora arzillo e al comando del suo reparto in Aspromonte, che ha reso una divisione da montagna d'elite, in grado di contrastare e sconfiggere anche forze molto superiori.

Le navi dei Mille sbarcano a Marsala l'11 maggio. Due navi da guerra borboniche, giunti nel frattempo, tardano a bombardare gli invasori, poiché incerti circa le intenzioni di due navi britanniche presenti nel porto.

Il 14 maggio a Salemi Garibaldi dichiara di assumere la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele.

I Mille vincono, seppure a fatica, un primo scontro nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro circa 2000 soldati borbonici. Nel frattempo i mille sono diventati circa 1200 con l'arrivo di popolazione locale.

Aiutato da un'insurrezione popolare, tra il 27 e il 30 maggio Garibaldi conquista Palermo.

Il 20 luglio le truppe borboniche vengono sconfitte nella battaglia di Milazzo. Nei giorni successivi il Medici ottiene dal generale borbonico Clay la neutralizzazione della fortissima cittadella di Messina e del suo numeroso esercito con, in soprannumero, la liberazione della città.

Il 19 agosto Garibaldi sbarca sulla spiaggia di Melito Porto Salvo, in Calabria. Garibaldi dispone, ormai, di circa ventimila volontari, e del sostegno degli Inglesi, ma non ha fatto i conti con Paolo Avitabile e la sua divisione d'élite.

(Nella storia "reale", in Calabria i borbonici non seppero offrire una dignitosa resistenza: interi reparti dell'esercito borbonico si disperdevano o passavano al nemico. Il 30 agosto l'esercito borbonico, comandato dal generale Ghio, venne disarmato a Soveria Mannelli.)

Il 22 agosto un reparto garibaldino cade in un'imboscata del gruppo speciale di Avitabile a Brancaleone Marina, e viene completamento sterminato.

Avitabile punisce con particolare ferocia i volontari siciliani al servizio di Garibaldi.

Garibaldi prova a contrattaccare, ma il 25 agosto a Villa San Giovanni viene fermato di nuovo da Avitabile, che approfitta anche del fatto che nessun locale fornisce appoggio ai Garibaldini, dato il clima di terrore da lui instaurato.

Garibaldi è sconcertato, non pensava di trovarsi di fronte un reparto così preparato ed esperto nel combattimento rapido (che Avitabile ha "copiato" dalle incursioni afghane).

Dopo due pesanti sconfitte, e privo dell'appoggio locale, Garibaldi si viene a trovare in una situazione spinosa.

Gli Inglesi non possono scoprirsi apertamente con un appoggio diretto, così gli consigliano di allontanarsi dalla Calabria e tentare uno sbarco in Campania, supportato dalla loro flotta.

Garibaldi sbarca a Ascea il 10 luglio, mentre una rivolta popolare, fatta scoppiare dagli agenti inglesi, toglie Napoli al controllo dei Borbone.

Avitabile, divenuto popolarissimo per le sue vittorie, viene richiamato in Campania, dove, organizzatosi con una rapidità impressionante, il 15 luglio schiaccia a Battipaglia l'esercito garibaldino.

Lo stesso Garibaldi viene preso prigioniero, mentre fra il 17 e il 20 luglio le truppe di Avitabile reprimono con la solita crudeltà la rivolta napoletana, e il 20 luglio Garibaldi stesso, su incitamento di Avitabile, viene impiccato a Napoli, davanti ad una folla atterrita.

Gli Inglesi si defilano velocemente dal disastro garibaldino, e in breve tempo i Borbone riprendono il controllo anche della Sicilia, dove, nella battaglia di Enna, Avitabile distrugge anche le ultime forze garibaldine, comandate da Nino Bixio.

Gli Inglesi mantengono il controllo delle Eolie, di Lampedusa e di Linosa, che diventano fortezze dell'Impero sul modello di Malta (il Regno delle Due Sicilie non ha i mezzi per riconquistarle per via navale).

Avitabile diventa comandante in capo delle truppe borboniche, si guadagna la tristissima fama di "Massacratore dell'Aspromonte" e riorganizza l'esercito contro la minaccia piemontese, dotandolo di un addestramento valido, grande rapidità e efficienza.

Al Nord, Cavour, visto l'andazzo, sconsiglia dall'avventurarsi in nuovi disastri militari. Il Re Vittorio Emanuele , sconvolto dall'accaduto, segue il suo consiglio.

Nel frattempo, il papa Pio IX, pur deplorando, inorridito, l'estrema violenza di Avitabile e del suo gruppo, vede nel momento di debolezza dello Stato Sabaudo un'occasione per riprendere le zone passate di recente sotto controllo piemontese, e invia il generale Schimdt, capo delle guardie Svizzere, a riconquistare Bologna, l'Emilia e a conquistare la Toscana.

Il re Vittorio Emanuele decide di difendere le nuove conquiste, ma agli occhi dell'opinione pubblica internazionale passa (grazie all'influenza francese, che da ex-alleata è diventata sempre più scettica sulla necessità di uno Stato unitario italiano) per l'aggressore del Papa e della cristianità, e, grazie al determinante contributo francese e all'appaseament britannico (dato che gli inglesi temono di incorrere in nuove e disatrose sconfitte), viene sconfitto a Pavullo e a Ferrara.

La guerra sabaudo-pontificia si conclude nel maggio 1861 con la Pace di Roma: il papato torna ai vecchi confini e annette gli ex ducati di Modena e Reggio e di Toscana come danni di guerra.

Poco dopo Cavour muore (il 6 giugno 1861, come nella nostra Timeline) e il regno del Nord Italia attraversa una fase difficile.

Concentrandosi in Piemonte e Lombardia, il regno prosegue la sua politica di rinnovamento economico, ma dopo le batoste dei Mille e della guerra con il Papa, Vittorio Emanuele non ha più voglia di impelagarsi in avventure militari (tanto più che Cavour è morto e il Papa gode del sostegno francese).

Al Sud, Avitabile riorganizza l'esercito ed ottiene poteri sempre maggiori, divenendo una sorta di "Primo Console" (come Napoleone, sotto cui aveva servito), senza tuttavia urtare le sensibilità religiose della popolazioni (non ne ha alcun vantaggio).

Alla sua morte, nell'agosto 1863, il Regno Borbonico è diventato una piccola macchina da guerra (come la Prussia di Bismarck), senza però velleità politiche e senza essere mutato granché nelle condizioni di vita dei cittadini.

Nel frattempo, come nella nostra Timeline, la Prussia batte l'Austria nel 1863, occasione per una timida invasione sabauda del Veneto, prontamente respinta a Custoza.

Al termine della guerra la Prussia riesce comunque a imporre agli austriaci la cessione del Veneto a favore del Regno del Nord Italia (gli austriaci sdegnosamente lo cedono alla Prussia, che lo cede a sua volta al Nord Italia).

Pio IX riorganizza anch'egli l'esercito sul modello di quello delle Due Sicilie, e mantiene il potere temporale.

Nel 1870 la Francia crolla sotto i Prussiani, ma i Sabaudi non ne possono approfittare in quanto il loro tentativo di invadere l'Emilia viene bloccato con successo dall'intervento delle Guardie Svizzere a Piacenza.

Nel 1878 papa Pio IX muore, lasciando al suo erede Leone XIII uno stato ancora vasto e con un esercito in buone condizioni.

Leone XIII, figlio di un militare (storico), lo potenzia ulteriormente, rendendolo pari a quello del Sud o (per qualità, non certo per quantità) a quello tedesco (la Prussia si è costituita in Reich Germanico - il secondo Reich - nel 1870).

Leone XIII fa però concessioni politiche: rende lo Stato più efficiente, elimina le leggi più odiose, concede una costituzione, libera i prigionieri con grandi atti di clemenza.

Lo Stato Pontificio, a questo punto, è divenuto uno stato quasi liberale, dotato di istituzioni solide e di un buon esercito, e discretamente esteso.

Nel 1903 Leone XIII muore, e gli succede Pio X.

Al Sud, nel frattempo, le cose vanno male: dopo la morte di Avitabile l'esercito era rimasto in buono stato, ma lo sviluppo manca e (a parte alcuni timidi tentativi, come la concessione di alcune amnistie), la Politica è fortemente repressiva e reazionaria, mentre il vicino stato della Chiesa si liberalizza.

Pio X e i Borbone rimangono comunque in buoni rapporti, mentre il Nord Italia si sviluppa.

Pio X è più reazionario del predecessore, ma mantenne buoni rapporti con tutti gli stati (Nord Italia compreso), eccetto l'anticlericale Repubblica Francese.

Lo scoppio della Prima Guerra mondiale vede il Papato favorevole alla cattolica Austria, e contro Francia e Russia, così come il Sud Italia.

Il Nord Italia resta invece neutrale, in quanto minacciato da ogni parte e, seppur tecnologicamente più avanzato, in rapporti di decisa inferiorità militare.

Nella prima Guerra Mondiale gli Austriaci e i tedeschi estromettono la Russia (come nella nostra Timeline), ma subiscono pesanti sconfitte a ovest, nonostante l'appoggio di tre divisioni borboniche (e di una di Guardie Svizzere) sul fronte del Reno.

Il crollo degli Imperi Tedesco e Austriaco favorisce l'annessione, nel dopoguerra, di Trentino, Friuli e parte della Venezia Giulia (Trieste) al Nord Italia.

Nel Sud si segnalano sporadiche rivolte, represse sempre nel sangue, mentre lo Stato Pontificio si erge a paladino del quieto vivere.

Nella Seconda Guerra Mondiale Hitler, non ostacolato dai fallimentari insuccessi di Mussolini (qui semplice giornalista nato nello stato pontificio, rifugiatosi a Salò nel Regno del Nord), riesce a piegare la Russia Sovietica, a controllare l'Europa e a ingaggiare una "guerra fredda" con gli USA.

In Italia il regno delle Due Sicilie si allinea alle posizioni Naziste e invia le sue famose legioni d'elite di montagna nella Campagna degli Urali, nel 1944, contribuendo a schiacciare la resistenza sovietica; diventa insomma una sorta di Spagna franchista ancora più reazionaria (avendo come "Primo Console" dapprima Enrico De Nicola, poi un triumvirato fra Paolo Cirino Pomicino, Ciriaco De Mita e Giovanni Leone).

Il Nord si libera degli inetti Savoia nel dopoguerra e diviene una Repubblica filo-nazista con a capo Giorgio Almirante.

In tutta Europa, solo la Gran Bretagna (difesa dagli USA) e lo Stato delle Chiesa rimangono fuori dal controllo nazista. Hitler non osa attaccare direttamente lo Stato del Vaticano, per timore di alienarsi l'opinione pubblica cattolica, ancora molto forte in Europa, ma scatena piccoli "incidenti di frontiera" che nel 1962 sfociano nella Crisi dei missili di Mantova, dove fotografie satellitari americane mostrano la presenza di batterie di missili V-6 puntate direttamente contro il territorio pontificio e Roma.

Il mondo è sull'orlo di una guerra nucleare fra USA (che difendono il papato) e Germania nazista, ma il "papa buono" Angelo Roncalli, ovvero Giovanni XXIII , con acume e coraggio non comuni, riesce a mediare. Hitler é stupefatto: la sua provocazione (voleva realizzare "ostruzione mediante autodistruzione", visto che gli USA lo stanno battendo nelle ex-colonie britanniche e francesi, e non riesce a porvi rimedio) si è ritorta contro di lui, e ha perso la faccia verso l'opinione pubblica cattolica. Muore nel 1963 per la bile.

Negli anni seguenti i suoi successori Martin Bormann , Joseph Goebbels, Reinhard Heydrich (morto nel 1972 in un attentato ceco) e Baldur Benedikt von Schirach non decelerano lo sfacelo nazista nelle colonie, e devono arginare le numerosissime rivolte cattoliche in Spagna, Sud Italia, Francia e persino in Germania e Austria ("Weisse Rose").

Negli anni Ottanta il Nazista moderato Helmuth Kohl avvia una politica di rinnovamento e transito verso la Democrazia ("Erneuerung und Durchsichtigkeit", Rinnovamento e Trasparenza).

L'ultima ribellione dei vecchi nazisti è , nel 2001, la cosiddetta battaglia del Bundensrat, che si conclude con la loro sconfitta e la dissoluzione del Terzo Reich.

Angela Merkel, tedesca rifugiata nello Stato Pontificio, diviene cancelliere.

In Italia il Nord e il Sud Italia si uniscono al Regno Pontificio, che nel 2002 diventa Repubblica Italiana dello Stato Pontificio, dato che il papa Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II, dato che Giovanni Paolo I era morto prematuramente, forse avvelenato da un complotto filonazista dei Borbone; lo stesso Giovanni Paolo II sfuggì nel 1981 per miracolo ad un attentato il cui mandante era con ogni probabilità l'establishment nazista), ha dichiarato decaduta l'autorità papale in campo strettamente politico, riservandosi il potere di "benedire, istruire e confermare nella carica" il Primo Ministro italiano, attualmente il bolognese Romano Prodi. Gli ultimi strascichi di neonazismo sono in Germania , Francia (Le Pen) e Italia (Fini), ma il mondo forse si è liberato dall'incubo della dittatura.

Oggi Internet, invenzione USA nella "Guerra Fredda" contro il nazismo, ha avuto un successo strepitoso, e proprio su Internet un giovane ex-pontificio (di Jesi) emigrato, dopo la fine del Nazismo, a Trieste, scrive un bizzarrissimo racconto secondo il quale Avitabile sarebbe morto ucciso dalla moglie, lo Stato pontificio sarebbe stato assorbito dal Regno d'Italia, che ovviamente avrebbe rimediato le sue batoste nella Seconda Guerra Mondiale e sarebbe divenuto una repubblica già nel 1946, Hitler sarebbe stato sconfitto e al suo posto avremmo avuto Stalin, e il mondo di oggi starebbe proseguendo verso una spirale di odio causata indirettamente anche dai conflitti in Medio Oriente fra Ebrei e Arabi (mentre gli Stati Arabi sotto tutela americana sono stati, assieme a quello pontificio, l'unico baluardo per gli ebrei!).

Cose da pazzi...

Andrea Marcobelli

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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MorteBianca ha voluto proporre la sua versione della medesima ucronia:

Abu Taleba I Re del Sikhistan

Paolo Avitabile fu un generale bonapartista al servizio di Murat che, dopo il crollo dell'Impero Napoleonico e dello stato duosiciliano rivoluzionario, come molti si aggirò per il mondo prestando i suoi servigi ai signori di altre nazioni in cambio di denaro e cariche.

Inizialmente servì presso lo Scià di Persia, aiutandolo a reprimere rivolte e sommosse, e successivamente si trasferì in Punjab dove lavorò per l'Impero Sikh, anche qui collezionò cariche e onori. Quando gli Inglesi decisero infine di invadere l'Impero si avvalsero dell'esperienza di Avitabile sia contro i Sikh (Come occupante in vice degli inglesi) sia contro gli Afghani che in quel momento avevano frantumato l'Emirato in numerosi sotto regni a causa di lotte dinastiche (perché lui occupava la provincia Peshawar, fino a poco tempo prima Afghana ma poi occupata dai Sikh e per questo piena di rivolte filo-Afghane), che li aiutò nell'occupazione e venne ampiamente ricompensato anche qursta volta.

Ma in questa timeline Avitabile invece resta dalla parte dei Sikh e organizza la resistenza. Nel momento dell'invasione inglese Avitabile si mette d'accordo con i capi briganti e rivoltosi, chiedendo una momentanea tregua e anzi l'alleanza contro gli occupanti, promettendo loro in seguito accordi di natura politica, cariche e autonomie. La fama di Avitabile era già diffusa in tutto l'Impero, ed era noto che lui, in caso di vittoria, avrebbe passato a fil di spada chi era stato una spina sul fianco, quindi quasi tutti i rivoltosi superstiti si unirono a lui, alcuni si diedero al soldo inglese. Avitabile organizzò quindi la Guerriglia, praticò terra bruciata, fu crudele e spietato verso le spie (o sospette tali) inglese e i traditori, ma al tempo stesso condusse una efficace strategia contro gli occupanti, fra sabotaggio, guerra di logoramento e battaglie campali aperte. Avitabile prese inoltre accordo con i capi tribù chiedendo loro di entrare nel conflitto insieme a lui. Ottenne un sostanziale appoggio da parte dello Scià di Persia, sia per riconoscenza di quest'ultimo sia perché questo voleva approfittare dei moti Afghani per liberarsi del giogo AngloRusso.

Riuscì ad ottenere anche il supporto delle guerriglie Afghane che prima aveva combattuto e l'Alleanza dei vari signorotti Afghani (si dice battendoli in combattimento uno ad uno) e promettendo ad ognuno di affidargli una regione del futuro Impero. Il mito di "Abu Taleba" (così venne trasformato il suo nome) si diffuse rapidamente per tutto il paese. Taleba faceva spesso richiami alla comune storia dei popoli "Aldiquà dei monti", prometteva il ritorno di una nazione Afghana grande e potente, ed utilizzava spesso la dialettica indipendentista e dell'orgoglio nazionale per infiammare le folle. Unendo dunque la potenza dei Briganti, i Capi Tribù, ciò che restava dell'esercito Sikh, le milizie Afghane, gli alleati Persiani ed infine il supporto Russo (che chiese ed ottenne promettendo ai Russi una alleanza del futuro paese in vista del Grande Gioco contro l'Inghilterra), i suoi guerrieri erano detti "Talebani" e combattevano la guerra sacra contro il dominio occidentale (ironicamente guidati da un Italiano). Abu Taleba si proclamò Maharaja dei Sikh ed Emiro degli Afghani, unendo le due cariche in quella di "Taleba" che doveva diventare simile a Khan, Tamerlano, Mughal e Scià. Prometteva di riunire l'Afghanistan e l'Impero Sikh in una sola grande nazione. Gli inglesi non ebbero migliore fortuna. Questa volta la figura dei "Brutali dominatori" la fecero loro, e questo infiammò numerose rivolte popolari in tutta la zona. Alla fine si ottenne la pace di Peshawar, con la quale il nuovo stato (Afghanistan, Punjab, pezzi di Pakistan, India e Cina) definito Sikhistan, ottenne l'agognata indipendenza. Abu Taleba I istituisce subito una Costituzione (Ispirata al Codice Napoleonico), divide l'impero in regioni e province e affida tutto ai vari capi tribù per abbuonarseli. Per rafforzare la propria pretesa al trono sposò la moglie di uno dei più diretti discendenti dell'ultimo Emiro Afghano.

Subito firmò una alleanza di ferro con lo Scià di Persia e con lo Tzar, garantendosi una momentanea stabilità. Inizia a passare a fil di spada tutti i traditori, i filo-inglesi e i rivoltosi che non si accontentano di quanto ha ceduto. Inizia un piccolo periodo di "Stabilizzazione" nel quale Taleba rende chiaro a tutti che il suo dominio non sarà messo in discussione. Nel frattempo richiama numerosi suoi colleghi (fra cui Jean Baptiste Ventura, grande amico) ex napoleonici, mercenari e rinnegati ingaggiandoli per mantenere il controllo della nazione. L'Afghanistan diventa un ricettacolo di ex napoleonici in cerca di fortuna. Negli anni successivi la nuova nazione si ritrova spesso in guerra ora con la Russia, ora con l'Inghilterra, ma ogni volta riesce sempre ad ottenere il sostegno della rivale e sedere al tavolo del vincitore, arrotondando i confini.

Taleba muore nel 1870 sopravvivendo a numerosi attentati e tentativi di avvelenamento. Poco prima di morire decise di nominare un Primo Ministro, il suo amico e braccio destro Ventura, a cui affidò parte degli incarichi. La figura del Primo Ministro assumerà sempre maggior potere a discapito della corona, anche se per il momento è ancora secondaria. Il successore di Avitabile è il figlio Fraj-i-Khas (Francesco "tradotto" con lo stesso nome di una nota brigata Sikh) Taleba, che venne inviato a studiare a Londra sia strategia militare sia economia e storia. Il reggente rimase Ventura, che amministrò l'Impero per quasi dieci anni prima di ritirarsi e lasciare il posto al figlio di Abu Taleba. Furono fondamentali le sue riforme politiche, che diedero maggior potere ai mercenari a discapito dei capi tribù (rendendo l'esercito più meritocratico, ordinato e strutturato) e al tempo stesso facendo sposare le famiglie dei mercenari con quelle dei capi tribù per assimilare le gerarchie militari ed unificare la nazione. Strutturò un primo sistema scolastico unificato, un sistema di comunicazione e trasporti più moderno, tutto al solo fine di dare a questa nazione eterogenea un'unità maggiore. Inoltre ebbe un ruolo fondamentale nel mantenere il potere, rimuovendo terreni e cariche dai capi tribù o i sottoposti più disobbedienti, elevando i più fedeli, spostando i capi in regioni remote dell'Impero, costruendo matrimoni fra famiglie distanti, facendo educare gli eredi delle principali famiglie a corte (come potenziali ostaggi), riuscì a demolire la struttura tribale, a decostruirla, spalmarla in tutto l'Impero ed infine sostituirla con un sistema a base meritocratica ben inserito nella cultura tribale stessa, e come ciliegina sulla torta istituì degli Emissari Reali che si occupassero di tenere d'occhio i vari capi (L'Occhio di Taleba). Quando Francesco (Ultimo monarca a parlare Napoletano come prima lingua) ereditò il trono iniziò subito una serie di riforme a carattere strutturale ed economico. Studiando a Londra si era reso conto di quanto l'Impero di suo padre fosse retrogrado e primitivo, del tutto inadatto alla competizione del futuro con le altre nazioni. Quindi avviò una profonda riforma economica: utilizzò i fondi reali (ottenuti tramite pesanti tassazioni) per investire in numerosi settori per una primitiva industrializzazione, e poi privatizzò e concesse a basso prezzo le imprese alla borghesia locale e straniera, permettendo la nascita di un circolo economico autosufficiente. Mentre il paese attirava le aziende straniere e i loro investimenti Francesco Taleba nazionalizzò i siti minerari e sempre più appezzamenti di campagna, generando malcontento presso i signorotti che basavano il proprio dominio latifondista su queste proprietà e rispondendo a suon di "Sostituzioni" con guerriglieri più fedeli, parenti manovrabili o suoi generali ex napoleonici. La piccola nazione dunque iniziò ad industrializzarsi, le campagne e le industrie passarono nelle mani dei vecchi proprietari terrieri (come compenso per le espropriazioni) che diventarono capitani d'industria, ai borghesi, ma tenendosi ostilmente chiuso agli investimenti esteri (non alle compagnie), il che faceva infuriare gli inglesi che vedevano una nazione estremamente ricca di risorse che finalmente si apriva al capitalismo, ma rimanendo fortemente chiusa e autonomista. Francesco inoltre fece varare una riforma costituzionale per venire incontro al crescente potere dei borghesi. La nuova classe appena emersa infatti si opponeva strenuamente al tradizionalismo e le leggi semi-feudali imposte dai capi tribù e favorivano le privatizzazioni, e Francesco sfruttò questa diatriba di classe a suo vantaggio favorendo la borghesia stessa, affidando alle grandi compagnie titoli nobiliari, favorendo la mescolanza fra borghesi e tribali, effettuando sostituzioni favorevoli eccetera. La riforma costituzionale fu proprio il culmine di questa strategia politica, per dare maggior potere alla borghesia: riforma elettorale (suffragio censitario), riforma parlamentare, in cui il parlamento ora diventa degno di tale nome e venne diviso in una Camera Alta (dove erano accolti gli ex militari napoleonici e mercenari degni, capi tribù, autorità islamiche e sikh), fondamentalmente nominata o per merito (Nominati dal Re) o per diritto di sangue e una camera bassa eletta a suffragio maschile ristretto per censo. La nuova Costituzione permette maggiore laicità fattuale, alcune libertà basilari (quasi inesistenti sotto il dominio personalistico del padre) e numerose riforme strutturali. Le repressioni a suon di cannone delle proteste continuarono a sussistere, il modello in termini di libertà è l'Italia della Destra Storica. Aumentarono le liberalizzazioni e le privatizzazioni. Francesco Taleba chiamò inoltre ufficiali militari tedeschi e giapponesi per addestrare le proprie truppe, riformate e modernizzate con le moderne tecnologie belliche. A vincere le "Elezioni" è il Partito Tradizionalista.

Intanto Russia ed Inghilterra, stufi del gioco del verme e le due galline, decidono di accordarsi per spartirsi l'Afghanistan. La Persia ormai da tempo è in decadenza. Con lo scoppio della Guerra Afghana Inghilterra e Russia invadono contemporaneamente il piccolo impero, con l'intenzione di spartirselo. L'esercito rinnovato, unificato, addestrato e modernizzato regge l'onda d'urto, ma cede ampi territori.

Francesco avvia una fortissima guerriglia, fa terra bruciata e, come suo padre, non si fa scrupoli nel fare piovere teste fra nemici, sudditi e sospetti traditori. L'esercito, quando perde territori, non si ritira nelle città ma si da alla macchia e alla guerriglia più spietata. La Russia è quella che subisce questa guerriglia peggio, dato che vengono visti come occupanti e devono costantemente inviare uomini, tecnologie, rifornimenti e capitali a questa missione che pare decisa a non terminare. Ma la duplice presenza inglese e Russa mise in seria difficoltà la resistenza, fino a quando non entrarono in gioco l'Iran e il Giappone.
L'Iran venne convinto ad entrare in guerra per liberarsi dall'influenza russo-inglese, questa guerra veniva vista come occasione definitiva per terminare il Grande Gioco. La Russia e l'Inghilterra improvvisamente allargarono il proprio campo di occupazione, quindi le risorse vennero distribuite e la resistenza aumentò in maniera esponenziale. Il Giappone invece entrò in guerra solo contro la Russia, per espandere i propri interessi in Cina, Mongolia, Manciuria, Isole del Pacifico e Circondario. Con la vittoria del Giappone e l'enorme affaticamento militare la Russia dovette ritirarsi per problematiche interne. L'Inghilterra si ritrovò a questo punto tutta la resistenza armata concentrata, e venne rispedita in India. Con il trattato di pace di Tehran il piccolo Impero ingrandisce i propri confini a discapito della Russia e dell'India inglese (di cui ottiene gran parte dei territori a maggioranza islamica). Il nuovo impero, fortificato da questa esperienza, rimase neutrale per i successivi grandi conflitti, continuando gli investimenti e la dura chiusura all'occidente. Dopo Francesco la monarchia iniziò a perdere progressivamente potere, contro il crescente potere della borghesia (che sosteneva i Liberali, da un lato) e dei latifondisti che volevano riconosciuti i loro diritti, contrastando l'assolutismo regio. I liberali ottennero alcune privatizzazioni anche verso le multinazionali estere, e i nobili si diedero al soldo delle potenze straniere (vendendo i diritti sui propri terreni). L'Inghilterra iniziò a mettere le mani sul petrolio Sikh. In questo clima il Partito Socialista Sikh ottenne sempre maggiori consensi presso il proletariato, gli agricoltori, i più poveri, la classe media e persino i piccoli imprenditori (che vedevano nel connubio stato-nobili-alta borghesia un crescente dominio monopolistico), ciò portò all'elezione del primo ministro socialista del paese, Indo Raji Mohammed. Le sue riforme sul lavoro, sullo stato sociale (il primo, pesante tentativo di creare una rete di wellfare e una tassazione proporzionale per la redistribuzione del reddito) ma soprattutto varò una legge per nazionalizzare tutti i pozzi di petrolio e le varie risorse, in modo che i profitti della vendita di tali prodotti andassero allo stato e lo stato avesse il potere di regolare produzione e commercio.

L'Inghilterra e gli Stati Uniti ovviamente andarono su tutte le furie, e approfittarono di una serie di scandali che avevano coinvolto la corona (Abu Taleba III pareva avere una concubina indiana). Le proteste proseguirono, i liberali protestarono (assistiti dalle potenze occidentali), i conservatori protestarono e si armarono, alla fine gli Stati Uniti appoggiarono un "golpe bianco" con il quale il fratello del Re, Alì Puraja Taleba, prese il controllo della nazione con un governo totalmente Liberale. Alì era completamente filo-occidentale, sin da piccolo mentre il fratello maggiore veniva cresciuto nell'ambiente culturalmente tradizionalista allo scopo di farne un futuro Re, lui invece aveva potuto studiare all'estero e fu cresciuto come futuro rappresentante della nazione, ambasciatore. Di larghe vedute, modernista e occidentalista, scrisse al re dell'Arabia Saudita insieme allo Scià di Persia invitandolo ad aprirsi agli usi e i costumi occidentali, modernizzandosi. Celebre la frase "Lascia che le giovani arabe indossino le minigonne e vadano a ballare!" a cui il Re rispose imbarazzato "Voi non siete gli Scià di Francia e Italia, siete gli Sciò d'Iran e Sikhistan, non dimenticatelo. La nuova monarchia costituzionale liberalizzò, privatizzò e aprì ad investimenti e aquisti esteri praticamente ogni cosa, specialmente il petrolio tanto agognato, e divenne un alleato fondamentale degli Stati Uniti nella logica della Guerra Fredda. La nazione si aprì ai costumi occidentali, il Velo non era più obbligatorio (anzi, i genitori non potevano obbligare la figlia ad indossarlo). Accanto a tutte queste positive aperture, però, il Governo (non più il Re) divenne brutale nel reprimere ogni forma di stato sociale, imponendo invece una flat tax per tutti (molto pesante per i più poveri) al fine di ripagare il debito nazionale. Il governo non si fece scrupoli nel reprimere nel sangue ogni forma di rivolta, lotta sindacalista e silenziare le opposizioni di sinistra, arrestare gli intellettuali dissidenti (specie i comunisti), i Servizi Segreti in particolare erano particolarmente rinomati per la loro crudeltà nell'ottenere informazioni e per i cupi affari fatti con la CIA. Il malcontento popolare verso questo governo ultra-occidentale e ultra-liberale non si fece certo attendere, i leader del Partito Conservatore (guidati dal carismatico Abdul Shaddam), che organizzarono numerose sommosse in tutta la nazione. Queste sommosse vennero supportare dall'Unione Sovietica (in chiave anti-occidentale) e da molte delle grandi nazioni arabe. Gli Stati Uniti non poterono fare molto, e alla fine della "Rivoluzione di Settembre" Abdul Shaddam prese il potere e venne proclamato Pad'j'Shah del Sikhistan. Il regno divenne una Repubblica Islamica Tradizionalista, seppur di vedute abbastanza larghe (per via della convivenza di tante etnie e di tante religioni differenti) e virò mostruosamente a destra, nazionalizzando di nuovo i pozzi di petrolio (che da questo momento furono utilizzati come strumento per spingere le nazioni occidentali a fare questa o quell'altra cosa, specie con la questione Palestinese) e imponendo nuovamente tutti quei precetti islamisti un tempo depennati. La nazione venne rifornita inizialmente non solo dagli stati vicini ma anche dall'Unione Sovietica, e modernizzò le proprie infrastrutture nel corso di diverse generazioni pur rimanendo socialmente conservatrice. Per il resto il Sikhistan si chiuse in uno "Splendido (per così dire) isolamento", nella paranoia di possibili influenze occidentali, di cedere terreno sia ai mercati sia alle idee sia alle spie dell'occidente. Il malcontento popolare crebbe con il passare nel tempo, le forze liberali si coalizzarono con quelle socialiste chiedendo a gran voce maggiori diritti e maggiore laicità. Il Partito Comunista del Sikhistan iniziò una lunga serie di moti rivoluzionari, occupò numerose fabbriche e terreni incolti, iniziò a raccogliere folle sempre più grandi e ad organizzarsi per la rivoluzione. Dopo lunghi dibattiti alla fine Mosca decise di appoggiare la rivoluzione, invadendo dalla regione Afghana. Le forze rivoluzionarie presero il controllo del paese, venne proclamata l'Unione Socialista Sikh (formata da Repubblica Socialista Afghana, Repubblica Socialista Pakistana, Repubblica Socialista del Punjab, Repubblica Socialista del Mughal (India occidentale Islamica), Repubblica Socialista Iraniana e Regione Autonoma Uigura), con un governo a partito unico (il rinnovato Partito Comunista Unificato Sikh). La nuova nazione, oltre a completare il monopolio statale sui mezzi di produzione e la nascita di una struttura economica socialista, impose la laicità dello stato e la totale libertà da qualsiasi obbligo religioso conservatore presso la popolazione generale, un'istruzione scientifica e uno stato sociale molto pesante. Gli Stati Uniti ovviamente non rimasero a guardare e immediatamente, tramite la CIA, iniziarono ad addestrare le milizie islamiche fondamentaliste. Alcune di queste erano particolarmente estremiste, proclamando l'odio a tutti i principi non solo del socialismo ma anche della laicità, volendo imporre una teocrazia islamista molto pesante e proclamavano inoltre un odio viscerale verso l'occidente. L'addestramento proseguì comunque indiscriminatamente, fino a quando il nuovo stato socialista non venne rovesciato e sostituito dalla monarchia (ritornata al potere), tradizionalista ma filo-occidentale (modello Arabia Saudita o Libia di Idris). La nuova nazione, molto conservatrice ma allineata con gli Stati Uniti, non rimase tuttavia in questo stato molto a lungo. Gli ex sostenitori della repubblica socialista infatti trovarono una nuova figura di riferimento nel colonnello Bin Laden. Figlio di uno sceicco miliardario dell'Arabia Saudita, incontrò in Siria i testi e le teorie di Marx e ne rimase profondamente colpito, e successivamente incontrò numerosi esponenti del mondo Panarabista e del Socialismo Arabo. Bin Laden, fattosi diseredare (in modo simile a Francesco, dicono alcuni) si convinse che il Socialismo era l'unica via per ottenere una vera giustizia sociale e una futura nazione araba unita. Il Colonnello Bin Laden arringò le proprie truppe ed iniziò un lungo corso rivoluzionario fino a prendere il potere, scacciare (stavolta per sempre) la monarchia ed imporre le proprie idee sulla nazione. Nacque la Repubblica Popolare del Sikhistan, che riprese la divisione Sovietica. Bin Laden nazionalizzò nuovamente i pozzi di petrolio, creò un nuovo, studiato stato sociale per la nazione. Pur essendo di ispirazione socialista Bin Laden credeva nella proprietà privata, che infatti rimase, ma sempre sotto un forte controllo statale.

Le differente etniche vennero per la prima volta messe in conto e al tempo stesso separate in una maggiore autonomia, lo stato divenne laico ma non rinunciò al proprio spirito arabo. Bin Laden fu da sempre un fautore dell'unità Araba: dalla sua forte partecipazione alla Lega Araba al suo entusiastico sostegno all'Unione Araba e la Federazione Araba (si tentò, senza successo, di far entrare anche il Sikhistan), fu un sostenitore di Gheddafi, Assad, Nasser e Saddam, cosa che gli causò non poche controversie, e fu a sua volta sostenuto da Chavez. I suoi modi di detenere il potere però non furono sempre cristallini, anzi la notizia di repressione dei "traditori" e dei "contro-rivoluzionari" era sempre all'ordine del giorno, ma al tempo stesso c'era un sincero supporto popolare per il Colonnello (sia per lo stato sociale, sia per le riforme laiche). Gli Stati Uniti tuttavia, malcontenti per il controllo petrolifero, accusarono Bin Laden di essere un dittatore e di nascondere i terroristi di Al Quaeda nella propria nazione (benché questi siano nati per via dell'azione americana) ed infine, con un falso dossier, di detenere armi di distruzione di massa.

L'ONU venne mandata ad investigare, e non venne trovato nulla (se non dei missili di nuova generazione forniti dalla Cina). Il Presidente americano Bush tuttavia se ne infischiò, affermando che le armi erano nascoste, e fece invadere il Sikhistan con il triplice obiettivo di "combattere il terrorismo, esportare la democrazia, trovare le armi di distruzione di massa". L'invasione ironicamente fu un forte incentivo al terrorismo islamico nel paese, prima soppresso con fermezza dal governo di Bin Laden. Il Colonnello cercò di fuggire ma venne catturato, processato e impiccato, il suo cadavere venne bruciato e i suoi resti gettati in alto mare (estremamente sconveniente per un musulmano). Il Sikhistan venne bombardato estensivamente, la nazione venne invasa senza troppi preamboli, i pozzi petroliferi vennero svenduti all'occidente, il Partito Socialista Arabo (di Bin Laden) venne dichiarato fuorilegge e i suoi membri arrestati, i moti popolari anti-occidentali soppressi, e venne imposto un governo filo-occidentale fantoccio. Nacque la Repubblica Federale del Sikhistan. Ironicamente l'intervento americano infiammò i movimenti terroristici, che ora avevano il supporto popolare (il popolo si sentiva invaso, bombardato, costretto a subire la cultura occidentale), il supporto dell'esercito (molti gerarchi un tempo sostenitori di Bin Laden passarono con Al Quaeda), il supporto delle nazioni arabe e risorse sufficienti per diventare un pericolo reale. Gli Stati Uniti rastrellarono l'intera nazione per trovare le armi di distruzione di massa, ma non venne trovato nulla. Il Presidente Bush fece spallucce "Abbiamo comunque portato la libertà a questi popoli". Al Quaeda da quel momento divenne l'incubo dell'Occidente, per prima cosa gli Stati Uniti subirono un attentato alle Torri Gemelle, il Pentagono e la Casa Bianca (fallito) come vendetta per l'invasione, e da quel momento la lotta al terrorismo divenne una priorità nazionale ancora oggi rimproverata al governo repubblicano.

Oggi la Federazione del Sikhistan è preda di tensioni costanti: a Nord (Afghanistan) i terroristi che prendono piede, rivolte e sommosse anti-americane ovunque, gli stati uniti che non sembrano intenzionati a lasciare la nazione (né le sue risorse) e continuano ad inviare nuove truppe. Il popolino fra i terroristi da un lato e gli americani dall'altro non sono realmente rappresentati né protetti da nessuno, ci sono numerose milizie autonome (come l'Esercito Sikh, il Partito Comunista Paki militante, il Free Punjab) che oltre al secessionismo fanno opera di auto-tutela. Il destino del Sikhistan pare oscuro, la Federazione non viene smembrata solo perché così le nazioni instabili e da controllare diventerebbero Cinque (Pakistan, Afghanistan, Sikhistan, Punjab e un pezzo di Iran) e con probabili tensioni fra loro.

Barack Obama è stato fondamentale per porre fine alla situazione drammatica della situazione, con le sue Dieci Azioni:

1) Riduzione progressiva della presenza americana da concludersi nel 2020.
2) Parallelo addestramento di un Esercito Sikh Unito che prenda il posto dei Marines.
3) Re-inclusione di tutti quei partiti prima banditi dalla politica Sikh (l'ex Partito Socialista Arabo, il Partito Comunista Sikh...).
4) Maggiori autonomie agli stati membri e decentralizzazione.
5) Lotta intelligente al terrorismo, tramite operazioni di Black Ops, pressioni sulle nazioni che supportano il terrorismo, Droni senza pilota e ampio utilizzo dell'esercito nazionale piuttosto che dei marines (in modo da far percepire al popolo una "lotta comune" contro i terroristi, non un'invasione pretenziosa).
6) Il supporto della Russia di Putin nel contrastare il terrorismo islamico.
7) Ingenti somme di denaro per le riparazioni strutturali, totalmente a carico degli Stati Uniti.
8) Appoggio presidenziale ufficiale al candidato Socialdemocratico Amir Pashun, appoggiato dai Socialisti, autonomista e con una lunga lista di promesse elettorali a carattere indipendentista, "leggermente" anti-occidentale, di stato sociale sostanziale e di riappropriazione parziale dei diritti sull'economia e le risorse nazionali, rimettendo nelle mani del popolo la propria auto-determinazione.
9) Stop alla politica di "Invasione", alle discriminazioni sommarie presso la popolazione (presunta fino a prova contraria potenzialmente terroristica), politica di cooperazione e protezione.
10) Maggiore ruolo dell'ONU, delle nazioni arabe vicine e la Lega Araba, dell'India, della Cina (che finanziò pesantemente l'economia del Sikhistan) e della Russia, si fece dei Sikhistan un caso umanitario storico su cui era necessario far convergere aiuti, studi e impegni sociali.

Il destino del Sikhistan, seppur instabile, appare in salita da quando il capo di Al Quaeda, Talal Azur, è stato catturato dai Marines e le forze internazionali hanno iniziato a rastrellarne le basi. L'economia della nazione è in crescita, così come la sua autonomia nazionale. Dopo tutti questi colpi di stato, forse, la nazione può tornare a respirare.

MorteBianca

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Enrico Pizzo ha voluto dire la sua:

I dati del primo censimento del Regno d'Italia sono spesso riportati dai neoborbonici quando devono " dimostrare " la, presunta, superiorità economica del sud Italia prima dell'annessione.
Effettivamente nella tabella che riporta i numeri degli impiegati in " Industria ", " Agricoltura " e " Commercio " le " Province Napoletane fanno la parte del leone con 1189582 addetti.
Quello che gli amici neoborbonici dimenticano, o fingono di dimenticare, è che sotto la voce " Industria " venivano indicate TUTTE le professioni diverse da Agricoltura e Commercio.
Anche sarti e calzolai erano considerati " Industria "...
Se si confrontano i dati delle " Province Napoletane " con quelli della Lombardia il risultato è particolarmente sfavorevole alla tesi neoborbonica.
La percentuale di impiegati nell'industria è del 28,10% in Lombardia e del 30,13% nel Sud, dati entrambi positivi rispetto alla media nazionale che è del 26,65%.
Ma se guardiamo i dati degli impiegati nel Commercio abbiamo una percentuale del 6,26% in Lombardia e del 4,80% nel Sud, mentre la media nazionale è del 5,58%.
Il valore degli impiegati nel Commercio al sud è inferiore del 13,98% rispetto alla media nazionale e addirittura del 23,32% rispetto alla Lombardia...
Da questi dati io non ricavo l'immagine di un Sud ricco & prospero ma invece quella di una terra con un economia arretrata che stenta a svilupparsi.
Non basta? Gli amici Neoborbonici amano ripetere come il Regno delle Due Sicilie fosse il più florido della penisola Italiana, economicamente sviluppato e senza debiti.
Bene, recentemente mi sono imbattuto in un documento interessante che, pur con le cautele del caso, contraddice quanto da loro affermato.
Si tratta dell'Atlante di Geografia Universale di F.C. Marmocchi, stampato a Firenze nel 1838.
Nella scheda del Regno di Sardegna leggo infatti che a fronte di una popolazione di 4700000 abitanti il Governo Torinese incassava 70000000 di Franchi di tasse, 14,89 Franchi per suddito, mentre i debiti ammontavano a 100000000 di Franchi, 21,28 Franchi per suddito.
Invece il Regno delle Due Sicilie con una popolazione di 8000000 di abitanti poteva contare su entrate per solo 100000000 di Franchi, 12,5 Franchi per suddito, mentre i debiti ammontavano a ben 500000000 di Franchi, 62,5 Franchi per suddito.
Anche il confronto delle forze armate è interessante, mentre il Regno di Sardegna poteva contare su un esercito di 65000 uomini ed una flotta di 14 navi il Regno delle Due Sicilie si fermava a 50000 per l'esercito superando leggermente Torino solo con la flotta che poteva contare su 17 legni.
L'impressione che ne ricavo non è quella di un Sud prospero, bensì in difficoltà economiche e con un livello di ricchezza inferiore.
Come avrete capito, io non sposo per niente la Tesi Neoborbonica. Recentemente sono entrato in possesso di ulteriori dati che ritengo interessanti.
Dalla rete ho scaricato una pubblicazione che, tra le altre cose, riporta alcuni indicatori economici.
I confini geografici sono quelli del 2011, quindi sommando il Piemonte con la Valle d'Aosta la Liguria e la Sardegna arrivo ad una buona approssimazione di quello che era il Regno di Sardegna al 1858.
Confrontando i dati del RDS con quelli del Regno delle Due Sicilie si può calcolare quanto percentualmente il secondo fosse in vantaggio, o svantaggio, rispetto al primo.

Superficie: +49,81%
Popolazione: +119,05%
Resa per ettaro: -57,81%
Rete ferroviaria: -88,35%
Rete stradale: - 16,44%
Analfabetismo: +60,52%
Frequenza scolastica: -78,53%
Produzione seta: -40,68%
Produzione cotone: -64,47%
Produzione carta: -53,13%
Impiegati grande industria: -44,43%

Con questi dati vorrei dare il mio contributo a demolire le assurdità con cui un gruppo di " storici " ha inondato la rete, " terza flotta del mondo ", " regno senza debiti ", " 443 milioni saccheggiati ", " 36000 tonnellate d'oro rubate " e chi più ne ha più deliri...

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E Bhrihskwobhloukstroy gli ha risposto:

Mi pare che non ci sia contraddizione; bisogna solo esaminare i dati con attenzione. La ferrovia Napoli-Portici è del 3. ottobre 1839, arrivata nel 1842 a Castellammare di Stabia (30,2 km), allorché veniva inaugurato il primo tratto (Padova-Mestre, 29 km) della Milano-Venezia, seconda in assoluto e pressoché uguale come lunghezza. Naturalmente «sviluppato» può essere interpretato in tanti modi; per il 1848 non ho cifre, ma per il 1825-1830 esistono due famose tabelle sulle rendite degli Stati (si tratta quindi di ricchezza più che di sviluppo ed è ovvio che la ricchezza è anche in funzione dell’estensione dello Stato, come il Prodotto Interno Lordo; questo per stornare l’idea che Monaco e San Marino fossero sottosviluppati). Nel manoscritto del Progetto di una Confederazione Austro-Italica (1840) di Francesco d’Austria-Este, allora Principe Ereditario di Modena e Reggio, le rendite in franchi degli Stati Italiani sono così esposte (in riferimento all’anno 1825):

Regno Lombardo-Veneto 50.000.000,00
Regno Sardo 65.000.000,00
Principato di Monaco 400.000,00
Ducato di Parma 4.600.000,00
Ducato di Modena 4.000.000,00
Ducato di Lucca 1.900.000,00
Granducato di Toscana 17.000.000,00
Repubblica di San Marino 70.000,00
Stato Pontificio 30.000.000,00
Regno delle Due Sicilie 84.000.000,00

Il celebre Quadro statistico dei varj Stati d’Italia, compilato da Adriano Balbi nel 1830, «Bollettino Statistico Italiano» (N. 3), p. 313 degli «Annali Universali di Statistica, Economia Pubblica, Storia, Viaggi, Commercio» volume trentesimoprimo, Gennajo, Febbrajo e Marzo 1832, Milano, presso la Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell’Industria, è il seguente:

Regno delle Due Sicilie 84,000,000
Regno Sardo 60,000,000
Stati del Papa 30,000,000
Granducato di Toscana 17,000,000
Stato di Parma 4,600,000
Stato di Modena 4,000,000
Lucca 1,900,000
Repubblica di S. Marino 70.000
Monaco 400.000
Italia austriaca 122,000,000
Italia svizzera 550,000
Italia francese (Corsica) 1,169,000
Italia inglese (Malta) 1,900,000

Alla pagina seguente, Giuseppe Sacchi rileva che le rendite dello Stato Pontificio sono tuttavia di 43,000,000 di franchi.

Come si vede, le cifre confrontabili sono tutte uguali a eccezione del Lombardo-Veneto, perché Adriano Balbi prende in considerazione anche Trento, Trieste, l’Istria &c. (oltre, giustamente, alla Svizzera Lombarda, alla Corsica e Malta). D’altra parte, è chiaro che la Corsica e Malta non erano certo sottosviluppate, anzi facevano parte dei due Stati più industrializzati del Mondo e nel quadro di questi andrebbero considerate, così come correttamente gli Stati Sabaudi sono presi tutti insieme, senza scorporo di Nizza e della Savoia (che all’epoca non avrebbe avuto senso); ma allora si dovrebbe includere anche l’intera Svizzera e perciò anche l’intera Monarchi Austriaca, entrambe innegabilmente più sviluppate – da qualunque punto di vista – rispetto a ogni altro Stato italiano. Se dividiamo la ricchezza per la popolazione (dati del 1856-1857: 9˙117˙050 abitanti del Regno delle Due Sicilie, 5˙159˙247 del Lombardo-Veneto), vediamo che il rapporto è abbastanza simile (leggermente più alto nel Lombardo-Veneto: 9,69133674 contro 9,21339641). Sono conti approssimativi, anche perché fatti con dati non congruenti sul piano cronologico, ma credo che possano già dare un’idea.

Dicevo che non vedo una contraddizione, perché il fatto che l’Unità d’Italia sia stata un disastro per il Sud non implica che il Regno delle Due Sicilie fosse più sviluppato del Lombardo-Veneto, ma solo che il rapporto si è modificato dopo il 1861 a svantaggio delle Regioni meridionali, il che a sua volta non è in contraddizione col fatto che prima il Regno delle Due Sicilie avesse una ricchezza pro capite più o meno pari (di poco inferiore in proporzione) al Lombardo-Veneto (senza bisogno di dovergli essere per forza superiore); in assoluto, la ricchezza dello Stato era maggiore, ma in tal caso il Lombardo-Veneto va inserito nel contesto integrale del suo Stato (così come si fa per gli Stati Sardi) e allora l’Austria era più sviluppata, la Svizzera pure, la Francia molto di più e il Regno Unito più di tutti, solo che la Corsica e Malta non erano certo le parti più sviluppate della Francia o dell’Impero Britannico (né la Svizzera Lombarda rispetto al resto della Confederazione), mentre il Lombardo-Veneto era effettivamente una delle parti più sviluppate della Monarchia Austriaca.

Qui naturalmente stiamo discutendo di cifre e nessuna posizione è definitiva: man mano che recuperiamo documenti cambia anche ciò che siamo autorizzati a sostenere e più passa il tempo più le nostre considerazioni si affinano, per cui non dobbiamo nemmeno temere di contraddire precedenti sintesi, sempre provvisorie perché basate sui dati allora a disposizione.

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E adesso, la parola a William Riker:

L'imperatore d'Austria Ferdinando I d'Asburgo era meno debole di mente di quanto recita la storiografia ufficiale, se è vero che dopo la debacle austriaca a Sadowa, ripensando alle sconfitte del 1859, alla perdita del Lombardo-Veneto, all'esclusione definitiva dell'Austria dalla Germania e all'umiliazione inflittale dalla Prussia, affermò: « Ma perché mi hanno cacciato via nel 1848? Sarei stato capace anch'io, quanto mio nipote Francesco Giuseppe, di perdere tutte quelle battaglie! » Ebbene, come cambia la storia dell'Austria e dell'Italia se Ferdinando I resta sul trono vita natural durante, cioè fino al 29 giugno 1875?

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Gli replica per primo Tommaso Mazzoni:

Ci vuole un consiglio di reggenza diverso, magari Francesco II litiga con la Nuora e con Metternich, e affida la reggenza a suo nipote Leopoldo II di Toscana, il quale silura Metternich e senza la cornacchia austriaca sul collo e Leopoldo libero di assecondare i suoi istinti liberali, va tutto meglio (potrebbe non succedere un '48, con Leopoldo II alla guida dell'Austria Ungheria).

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E per secondo Bhrihskwobhloukstroy:

Le due massime occasioni perse da Metternich e poi da Francesco Giuseppe sono state la Restaurazione del Sacro Romano Impero (in accordo con Federico Guglielmo IV.) e la Confederazione Austro-Italica proposta da Francesco V. d’Austria-Este. L’Imperatrice Maria Anna di Savoia era zia di Francesco V. (e di Franceschiello, succube della matrigna Maria Teresa d’Austria-Teschen), la Regina di Prussia Elisabetta Ludovica di Baviera era la zia di Adelgonda Augusta, moglie dello stesso (nonché zia di Sissi e di sua sorella Maria Sofia di Baviera, moglie di Franceschiello): c’erano tutte le premesse – considerato anche l’energico ruolo avuto dalla medesima Adelgonda in Baviera dopo la morte del marito – perché i due progetti si realizzassero. È possibile che né Carlo Alberto né Vittorio Emanuele vi aderissero, ma è quasi certo che Umberto I. lo avrebbe invece fatto (quando ormai Ferdinando I. era ormai morto, ma magari addirittura nei due mesi intercorsi fra la morte di Vittorio Emanuele il 9. gennaio del 1878 e quella di Francesco Carlo l’8. marzo successivo).
Il momento migliore sarebbe stato quando Schwarzenberg era Presidente del Consiglio dei Ministri: Grande Austria con Sacro Romano Impero e Confederazione Austro-Italica

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Lasciamo ora spazio a questa nuovissima idea di Sandro Degiani: l’Impero Austro-Italico!

« Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa non ci tengo a piacere a tutti. »

Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, duchessa di Castiglione

La Contessa di Castiglione (1837-1899)

La Contessa di Castiglione (1837-1899)

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Come ben sappiamo, nel 1856 Cavour spedisce alla Corte di Napoleone III la moglie del cugino Conte Verasis di Castiglione con la missione di usare, lei, la più bella nobildonna d’Europa, le sue ambite grazie per portare vicino alla causa dell’Unità d’Italia la Francia e magari anche l’Inghilterra.

La Duchessa di Castiglione finisce nel letto di Napoleone III ed inizia a parlare in favore dell’Italia Unita e libera come grande paese alleato… ma a un ricevimento di corte durante il Congresso di Parigi incontra ed impressiona talmente Otto Von Bismarck.

Il grande statista, colpito dalla sua intelligenza e bellezza, le propone di accompagnarlo a Berlino per presentarla al Re di Prussia Federico Guglielmo IV.

La Duchessa non se lo fa ripetere due volte, da donna energica e ben consapevole della sua intelligenza e superiorità, prende un sua iniziativa politica. accetta e va a Berlino.

Qui al ricevimento coglie uno sguardo di desiderio nell’imperatore d’Austria e inizia la schermaglia,,civetta, resiste, cede e poi si nega, finché fa letteralmente impazzire il Federico Guglielmo IV.

Nell’alcova, suggerisce di non attendere che il Piemonte con l’appoggio di Francia ed Inghilterra si prenda con la guerra e con lo spreco di tante giovani vite umane ciò che un giorno sarà inevitabilmente suo.

Perché non fa un gran gesto, degno di un Augusto imperatore, e dona libertà alle terre d’Italia?

In cambio l’Italia potrebbe diventare la sua più fedele alleata…

Poi ritorna a Parigi e nel letto di Napoleone III e qui gli racconta che sarebbe bello che invece di scontrarsi i due più grandi personaggi d’Europa si stringessero una volta per tutte la mano e facessero un sacro patto, magari con un gesto plateale di comune accordo come appoggiare la causa dell’indipendenza dell’Italia.

Federico Guglielmo IV ci pensa su , Napoleone anche, poi contattano direttamente i Savoia che cascano dalle nuvole ma colgono la palla al balzo.

Mazzini insorge scandalizzato dal cambiamento di fronte… Cavour vede crollare i suoi disegni ma entrambi vengono messi a tacere e considerando il vantaggio di anni di lotte, enormi somme di denaro speso in armi e migliaia di vite umane.

Nasce l’Italia che entrerà a far parte dell’Impero Asburgico.quando Guglielmo I si proclamerà Imperatore dell’Impero Austro Italico. La Francia non vede ciò come una minaccia ma un diversione verso Sud degli interessi dell’Austria e la tensione sull’Alsazia cala. La Guerra Franco-Prussiana del 1866 non ci sarà…

Ulteriori sviluppi da ampliare:

Amedeo Ferdinando Maria Savoia (figlio di Vittorio Emanuele II) non diventa Re di Spagna e non fonda il ramo dei Duchi d’Aosta, ma riceve la Corona del Messico al posto di Massimiliano d’Asburgo-Lorena…il Messico retto dalla saggia mano del Savoia dopo Alamo, sconfigge gli eserciti dell’America del Nord e si tiene California, Texas ed Arizona, fondando una grande Unione degli Stati del Sud in cui poi confluiscono gli altri stati del Sud. Il confine Est si fissa sui percorsi dei fiumi Ohio, Missouri, North Platte e Humboldt. Sacramento. Kansas City e Louisville sono città di confine.
Infine, prima di passare la mano al figlio Vittorio Emanuele Savoia, Conte di Torino come ultimo atto prima di abdicare abolisce la Schiavitù nera nel 1869. 
Non si verifica la Guerra di Secessione (o guerra civile americana) ed il Nord rimane una piccola nazione industriale filobritannica, fedele membro del Commonwealth...

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Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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A questo punto, Massimo Berto ci ha domandato:

Come sarebbe oggi l'Italia se Cavour fosse morto 30 anni dopo, nel 1891?

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E così gli ha risposto Federico Sangalli:

Beh, vediamo un po'. Cavour non muore nel 1861 ma continua a governare. Nel 1864 inizia a capire che con Vienna la partita non sia ancora chiusa e se ne va di nuovo in vacanza alle terme, stavolta ad Ems (Accordi di Ems e alleanza difensiva italo-prussiana). Così l'Italia è un po' più pronta (non abbiamo fatto l'alleanza due mesi prima che scoppiasse la guerra ma due anni prima): che Custoza e Lissa siano una vittoria, un pareggio o ugualmente un disastro è indifferente perché tanto con la vittoria di Sadowa il veneto ci spetta comunque. Cavour comunque capisce che il prossimo passo è un conflitto con la Francia napoleonica, non tanto per le questioni irredentiste a Nizza e in Savoia, quanto più per le guarnigioni francesi a Roma. L'alleanza resta in piedi e quando nel 1870 Napoleone III dichiara guerra alla Prussia dopo il Telegramma del Baden, l'Italia è a fianco di Berlino anche se il nostro esercito si limita a ben poche operazioni, quali il bombardamento della Corsica e l'occupazione di Mentone, complici la superiore forza della marina francese e le difficoltà dell'ambiente alpino. A seguito di questo conflitto viene istituito il corpo degli Alpini. La pace segna il passaggio di Nizza e Savoia all'Italia, mentre gli Aosta rimangono stabilmente sul trono spagnolo (nessun passaggio di colonie era accettabile per gli USA e per l'Inghilterra). Cavour poi si rifiuta di attaccare Roma, dichiarando "Ci siamo spesi tanto per far sì che non lo facessero quelle colonne di rivoltosi (cioè Garibaldi), ora non possiamo mica comportarci come tali!". Il fratello Gustavo, persone pia e particolarmente religiosa, a mediare con Pio IX: alla fine del Concilio Vaticano I il Lazio passa all'Italia mentre al Papa resta un ampio quartiere di Roma (il Vaticano), nonché molti privilegi e garanzie che rimarranno invariati fino ai Concordati. I cattolici non hanno il non expedit e dunque partecipano alla vita pubblica formando il Partito Popolare. Dal 1875 Cavour inizia a governare con l'alternanza cioè l'allearsi on la Sinistra per votare le riforme liberali e con i popolari per stroncare quelle troppo estreme. Continua la politica di libero mercato, si forma una vasta classe media borghese, niente tassa sul macinato, l'Italia prosegue l'industrializzazione. Il Congresso di Berlino ci assegna Somalia ed Eritrea (forse anche il Togo, giusto perché i tedeschi non sono molto interessati). Tra i suoi ultimi grandi atti sono ricordati la firma del trattato di Mogadiscio che sancisce il protettorato italiano sull'Etiopia (si evita l'increscioso problema delle due traduzioni) e l'allargamento al suffragio universale. Muore il 6 giugno 1892 a 82 anni. Gli succede Giovanni Giolitti che ne continua l'opera, senza lo scandalo della Banca Romana può destreggiarsi meglio, viene adottato il Codice Zanardelli e si evita la Guerra Italo-etiope. Davanti alla crescita dei movimenti socialisti, Luigi Pelloux fonda il Partito Conservatore per formare una forza politica di destra laica. Umberto I non viene assassinato. Senza la sconfitta di Adua, l'Italia non cerca rivincita e gli Accordi di Losanna concedono l'amministrazione della Libia all'Italia, senza guerra e senza guerriglia. Giolitti porta al successo anche gli Accordi di San Mun che concedono all'Italia l'omonima baia cinese. La prima guerra mondiale vede contrapposte la Quadruplice Alleanza (Italia, Germania, Spagna, Impero Ottomano) contro la Quadruplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia, Austria) e termina con il trionfo degli alleati. La Francia è punita duramente, l'Inghilterra perde il suo impero coloniale, l'Austria è smembrata, la Russia rovesciata dalla Rivoluzione. Giolitti muore poi il 17 luglio 1928 e gli succede il suo delfino Luigi Facta. Sotto di lui tuttavia la Crisi del '29 infrangerà il settantennale predominio liberale e alla sua morte il 5 novembre 1930 le nuove elezioni vedono affrontarsi i Liberali uscenti guidati ora da Benedetto Croce, i Conservatori di Benito Mussolini, i Comunisti di Antonio Gramsci, i Radicali di Francesco Saverio Nitti, i Popolari di Don Luigi Sturzo e i Socialisti di Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Chi vincerà? Io punto sui socialisti con Turati fino alla sua morte il 29 marzo 1932 e poi Matteotti, si fa il Concordato Lateranense con il Papa e una serie di riforme socialiste. Dovendo scegliere direi anche Croce all'Istruzione e Balbo alla Difesa, così riusciamo anche ad arrivare un po' preparati quando Maurras vorrà presentarci il conto della Prima Guerra Mondiale.

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Passiamo al contributo di Daniele Novati:

Di ritorno da Nissa la Bella, mentre ero fermo nel traffico di Mentone ho pensato ad un esito diverso dei fatti di Nizza del 1871 (cosiddetti Vespri Nizzardi),. Quali POD avrebbero potuto fare in modo che l'intera contea di Nizza tornasse sotto dominio sabaudo?

Io avevo pensato a:

Credo sia una eventualità improbabile, ma ad ogni modo: quale Italia con il Nizzardo ? Quali arrotondamenti in favore della Francia dopo la 2GM (se la storia seguisse lo stesso corso della nostra linea temporale)?

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Così gli replica il solito Bhrihskwobhloukstroy:

Fra il 1815 e il 1940 l'unica occasione di una guerra vittoriosa dei Savoia contro la Francia è stata proprio la Guerra Franco-Prussiana; d'altra parte, il confronto col 1866 rende inverosimile un successo sabaudo, per cui ritengo che l'unico scenario praticabile SENZA PRECEDENTI PUNTI DI DIVERGENZA sia il seguente:

1) prima di tutto, ingresso puro e semplice del Regno d'Italia nel Secondo Reich (era istituzionalmente possibile e giuridicamente giustificabile);
- sùbito dopo, arrivare a qualsiasi prezzo alla fusione fra Secondo Reich e Impero Austro-Ungarico (prima che quest'ultimo inglobi in sé Romania, Serbia, Montenegro, Albania ed eventualmente Grecia e Bulgaria);
- fatto ciò, favorire un rapido ingresso di Romania, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia, Bulgaria, Ucraina, Rutenia Bianca (Bielorussia), Polonia e Finlandia nella Federazione Mitteleuropea (Lituania, Curlandia, Livonia ed Estonia passerebbero inevitabilmente alla Prussia e il Belgio sarebbe spartito fra gli Stati Tedeschi);
- senza la stessa urgenza, pervenire all'ingresso dell'Olanda (e delle sue Colonia) nel Secondo Reich;
- come ultima tappa a costo zero (ossia senza bisogno di alcuna Vittoria contro Francia e Gran Bretagna), trasformare l'intero Impero Ottomano in Protettorato del Secondo Reich (più che della Federazione Mitteleuropea).
In queste condizioni, l'Italia parteciperebbe gratuitamente, senza perdere nemmeno un uomo, alla spartizione di un bottino sproporzionatamente più largo di ciò che le procurerebbe qualsiasi “Giro di Walzer” o peggio.
L'unico prezzo (veramente l'unico) sarebbe di perdere, teoricamente, la completa libertà in Politica Estera. Data la ristrettezza delle alternative, quando non addirittura l'obbligatorietà delle scelte, nell'Epoca della Geopolitica Mondiale, è un prezzo che verrebbe pagato comunque (e che i Savoia non se ne siano mai resi conto, continuando a credere di vivere nel XVII. secolo, è forse il loro più grave errore storico).
Ammettiamo pure che la Vittoria (a questo punto pressoché certa) contro la Francia e l'Impero Britannico sia, per assurdo, la minima possibile (ma meno di Malta e del Somaliland sarebbe impensabile): in ogni caso, d'ora in poi la Geopolitica del Regno d'Italia sarebbe completamente compatibile con quella del resto del Reich (la Monarchia Asburgica essendo ormai all'apice delle proprie realistiche aspirazioni) e l'appartenenza alla Prima Potenza del Complesso - abbastanza unitario - Egemone sull'Europa Orientale, quindi sul Heartland, quindi sull'Eurasia, quindi sull'Isola Mondiale garantirebbe più vantaggi che un'annessione diretta dell'intero Impero Ottomano, dell'Egitto e del Sūdān (dal punto di vista economico è come un'annessione, dal punto di vista militare è meglio perché elimina più dei metà dei potenziali Nemici dalla possibilità stessa di essere tali).
Certo, una Vittoria minima della Triplice Alleanza sarebbe solo una tregua prima della Seconda Guerra Mondiale, ma, dato che prima o poi si giungerebbe alla resa dei conti, mi sembra innegabile che sia molto meglio arrivarvi entro una Compagine Politica molto più solida che una semplice Alleanza e partendo da una base che ogni Geopolitico definirebbe vincente.

2) La resa dei conti sarebbe appunto una Seconda Guerra Mondiale nella quale l'unico schieramento in grado di tutelare l'Italia - la Germania con le sue Dipendenze - avrebbe una decisiva percentuale in più di possibilità di Vittoria (rispetto alla Storia vera).
La posta in gioco esorbitava ormai la Geopolitica della Prima Guerra Mondiale ed è chiaro che un progetto come quello delle Quattro Panregioni di Haushofer non sarebbe in grado di risolvere la contesa. Quanto prima si giungerebbe alla lotta per la definitiva unificazione fra Germania e Russia e ciò comporterebbe poco dopo qualsiasi azione da parte angloamericana pur di impedirla.
Data l'evidenza storica, bisogna per forza ammettere che solo un'alleanza con la Gran Bretagna in condizioni attraenti per quest'ultimo avrebbe permesso la Vittoria sulla Russia; per essere attraenti (e d'altra parte portare la Germania ad annettersi la Russia, altrimenti il conflitto non avrebbe senso), le condizioni devono contemplare un degno bottino per l'Impero Britannico, dunque come minimo l'Impero Coloniale Francese in modo da ricostituire un passaggio diretto all'India per il tragitto più breve (senza però toccare i Possedimenti Italiani dalla Tunisia alla Somalia).
Che vantaggio potrebbe cercare l'Italia per non rimanere senza alcun guadagno? Solo - data l'assenza di alternativa - includere nella posta in gioco la stessa Francia Metropolitana Europea (l'Algeria sarebbe inevitabilmente Britannica), quindi la sua spartizione: alla Gran Bretagna metà (in continuità territoriale dalla Normandia alla Guascogna e con l'aggiunta della Linguadoca come sbocco sul Mediterraneo come via più breve per l'Algeria), agli Stati Tedeschi come minimo un ulteriore quarto (a partire da Nord-Est) purché l'intero ultimo quarto (a partire da Sud-Est) sia attribuito al Regno d'Italia.

3) Se è pensabile una Vittoria Anglo-Tedesca (incluso il Regno d'Italia) in questa prospettiva, il Mondo - anziché configurarsi come nella Guerra Fredda - si presenterebbe un po' come in 1984, ma con l'Oceania (in senso orwelliano di Impero Britanno-Americano) redistribuita fra Panamerica (Stati Uniti) e Großgermanisches Reich (Impero Britannico + Eurasia) e con l'Asia Orientale quale Terzo Attore.

4) Le ambizioni geopolitiche Britanniche e Italiane si appunterebbero sulla Panamerica (essenzialmente Settentrionale nel primo caso e Latina nel secondo), quelle del resto del Reich - ma anche, di nuovo, Britanniche - sull'Asia Orientale (Cina, Indocina, Indonesia). Per evitare lo scontro di uno contro due, il Großgermanisches Reich dovrebbe dare la precedenza a un'alleanza con la Panamerica in vista di una spartizione (generosa nei confronti di quest'ultima) dell'Asia Orientale, quindi posticipando la soddisfazione delle aspirazioni latinoamericane del Regno d'Italia (dati i rapporti di forza interni al Großgermanisches Reich, si tratterebbe di una procedura obbligata).

5) L'ultima Guerra Mondiale nella successione di Conflitti per la Geopolitica Globale sarebbe fra Großgermanisches Reich e Panamerica. Nell'impossibilità di prevederne l'esito, è invece facile delineare le linee di accordo interno al Reich: all'Impero Britannico e agli altri Stati Tedeschi anzitutto il resto dell'Asia Orientale, inoltre l'America Settentrionale e i territorî di Colonizzazione Tedesca nell'America Meridionale atlantica, il rimanente (dalla California all'Argentina Settentrionale) al Regno d'Italia.

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