L'Egitto Eterno  

di Perchè No?


Stupisce come la civiltà egiziana sia sopravvissuta fino ai nostri giorni, come ha fatto la civiltà cinese. Il momento critico si svolge durante il Quarto Periodo Intermedio. L’impero barbaro dei Persiani é stato espulso dalla Terra Santa d’Egitto nell’anno 4 del faraone Dario Codomano, dal famoso conquistatore macedone Alessandro il grande. Quest’ultimo, un uomo pio e degno dell’Egitto, sacrificò al dio Apis e venne riconosciuto come legittimo faraone, e poco dopo fu riconosciuto dal dio Ammone come suo vero figlio. Ancora oggi Alessandro é venerato in Egitto come un salvatore e un essere sopranaturale, l’eletto di Ammone, anche se non si sa perché il dio non ha scelto un Egiziano come nelle dinastie precedenti per liberare la terra d’Egitto: forse gli déi volevano che la loro terra si aprisse al mondo. Però il dio Alessandro morì lontano dalla sua terra lasciando l’Egitto senza eredi, cosi il Kemet cadde nelle mani di un avventuriero senza onore, generale del faraone, Tolomeo I il Furbo (amava chiamare se stesso Sotere, « Salvatore »).

Fu il primo esponente della malvagia e corrotta dinastia Lagide, che ha saccheggiato la terra degli Dei, governando dalla città empia di Alessandria, la città del dio Alessandro corrotta da questi sovrani eretici. Il popolo d’Egitto soffriva sotto la guida ferrea degli stranieri, i templi erano abbandonati, i preti disprezzati, l’antico ordine di Maât distrutto per far posto a déi stranieri. Però gli Dei non potevano tollerare tutto questo: dopo che il popolo d’Egitto aveva sofferto per la sua rigenerazione, essi inviarono un salvatore, il glorioso Amenardis, figlio di Hor. Sotto il regno dell’empio Tolomeo IV il Debole, lo stato del paese era tale che un re straniero, il barbaro Antioco, ne approfittò per conquistare le nostre province di Siria. Tolomeo IV non aveva più soldi per aver distribuito tutto ai codardi della sua corte, il suo esercito non era sufficiente contro le mille nazioni dei Barbari, e dunque chiese con umiltà agli Egiziani di difendere il loro paese. Questi eroi accettarono senza esitazione, anche se servivano un re straniero. In gran segreto furono allenati nelle tecniche di guerra moderna, armati e organizzati; per la sua forza e la sua intelligenza, Amenardis fu distinto come capitano. Nell’anno 5 di Tolomeo IV il re Antioco fu vinto a Raphia grazie all’eroismo dell’esercito egiziano. Antioco firmò la pace, però il furbo Tolomeo IV e suoi Greci, gelosi dalla gloria dei soldati egiziani, sciolsero i reparti salvatori, e l'eroe Amenardis dovette fuggire nelle oasi per non essere arrestato. Nella terra d’Egitto nulla cambiò, il popolo era oppresso, i Greci rubavano tutto.

Amenardis raggruppò a poco a poco i suoi compagni e nell’anno 4 di Tolomeo V (200 a.C.) scoppiò la Grande Ribellione. Amenardis II e i suoi riuscirono a liberare il paese della città santa di Uaset (Tebe) e Ammone riconobbe il liberatore come suo eletto, il quale diventòa il primo faraone egiziano da tempi benedetti di Nectanebo II. Amenardis riportò l’Alto Egitto nel suo antico ordine sottoposto alla volontà della Maât, creando un vero esercito moderno. Il Nord rimase occupato ma pronto a ribellarsi, Amenardis II dovette aspettare per far sì che gli Egiziani fossero pronti a riconquistare loro libertà. Si alleò anche con le tribù nubiane rimaste fedeli al ricordo dell’impero egiziano, e firmò un’alleanza con il re di Kush a Napata.

Lo statu quo andò avanti fino all’anno 14 di Amenardis II, quando il barbaro Tolomeo V, sempre tiranno del Nord, provò a riconquistare il Sud con l’aiuto di Antioco e di tutte le nazioni (anche la lontanissima Roma con il suo appoggio in denaro). Alla testa di un esercito di Greci si portò verso Sud distruggendo tutto sul suo passaggio. La battaglia si svolse preso la città di Ermopoli, città del dio Djehouty (Thot). Amenardis con i suoi egiziani, le tribù nubiane e il re di Kush accettò la battaglia, affidandosi ai veterani di Raphia. Prima di partire un segno divino mostrò il suo favore: uno gruppo di preti ritrova per caso la tomba dove sono stati radunati con grandi tesori tutti i grandi faraoni dell’impero: Ramesse II, Tuthmosi III e anche il liberatore Ahmosis! Un segno chiaro della rigenerazione dei tempi. Però la battaglia fu durissima e, allorché il campo regio stava per essere preso dai mercenari, il re invocò suo padre Ammone e il Grande Horo. Gli déi lo ascoltarono e accordarono un po' della loro forza al faraone, la sua pelle divenne come l’oro e respinse le frecce, il suo braccio divino si abbassò ed uccise in un sol colpo cento nemici. Sul suo carro inseguì le falangi nemiche, i Greci terrorizzati dal suo splendore divino fuggirono davanti a lui, e Tolomeo V stesso fuggì e si prese la lancia del re nella schiena. La sua morte segnò la vittoria dell’Egitto. L’esercito nemico fuggì e lasciò l’intero Egitto in ribellione, pronto a darsi ad Amenardis II.

Ad Alessandria alcuni cortigiani codardi misero il bambino Tolomeo VI sul trono e chiamarono in soccorso il re Antioco che invase il paese da Nord. Però la Grande Liberazione proseguì, Amenardis II prese Menfi e Saïs (dove onorò la memoria del faraone Amasis). Antioco disprezzò il valore dell’esercito egiziano, ma Amenardis II ricevette un’ambasciata segreta dei Romani che, pieni di malizia, gli proposero in caso di vittoria alleanza e amicizia. La battaglia decisiva ebbe luogo attorno a Alessandria dove Antioco si era trincerato. La battaglia ebbe esito abbastanza incerto e Antioco accettò di incontrare Amenardis II, per dirgli che non lascerà mai cadere Alessandria, perla dei Greci, in mani barbariche. Il re, generoso, gli rispose : « A noi non importa nulla di questa città empia, non é neanche in Egitto, non é in nessun paese, se la vuoi prendila, ma lascia a noi la terra santa d’Egitto », Un ambasciatore romano si mostrò favorevole a un accordo e la pace fu firmata. Antioco conservò per sé Alessandria e Pelusio, il resto dell’Egitto fu riconosciuto come possesso di Amenardis II, Tolomeo VI fu ucciso discretamente.

Cosi rinacque l’impero egiziano. Amenardis II regnò 50 anni e respinse Antioco IV Epifane, e riprendendo Alessandria che verrà distrutta fino alle fondazioni. Respinse anche il re di Kush e prese Napata, creando il regno vassallo di Meroe). I suoi successori riuscirono a respingere la fame di conquista e terre dei Romani, fondandosi sui precetti della religione dei loro antenati. Il re Psammetico VII ebbe una posizione neutrale nelle guerre civili romane ma si alleò con Augusto, firmando uno trattato di stretta alleanza. Amasis III con l’appoggio di Ebrei, Nubiani e diversi popoli oppressi da Roma riuscì a respingere il tirannico Nerone. La dinastia finì poco dopo con Amenardis IV in battaglia contro Traiano, ma l’Egitto indipendente rinacque come sempre con la liberazione da parte di Hor III (XXXII dinastia), con l’appoggio dei cristiani perseguitati da Caracalla. Il peso della nuova dinastia crebbe nel paese, la Bibbia e i Vangeli furono tradotti in geroglifici (il loro studio fu reso obbligatorio per volontà del Stato), cosi nell’anno 17 del regno di Iossef I il cristianesimo divenne religione di Stato e il tempio di Karnak diventa il palazzo del patriarcato di Tebe (contemporaneamente a Costantino I, alleato di Iossef).

Così passarono le dinastie e gli imperi, con fasi di occupazione, di divisione e di liberazione; la storia d’Egitto é ciclica ma la nostra civiltà permane intatta, sempre in rinascimento, guardando tutti questi paesi bambini crescere e crollare senza mai imparare niente: abbiamo rispetto solo per i Cinesi, che hanno una filosofia e una concezione del mondo assai simile alla nostra. L’Egitto é come le piramidi: il tempo ha paura di esse, e la morte non si avvicina a loro. Questo ha scritto Sethi, lo scriba storico, ai suoi amici italiani da Menfi, anno 26 del faraone Hosni I (XLI dinastia): scusate per gli errori, ma non é mai facile tradurre dai geroglifici nell’alfabeto latino...

Perchè No?

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C'è anche quest'altra proposta dello stesso autore:

Cambise ha conquistato l’Egitto in gran parte con l’appoggio di una potente flotta fenicia e cipriota appena costituita, ma anche con navi greche mandate da Policrate di Samo. Dopo la sconfitta egiziana di Pelusio l’Egitto resisteva ancora e gli assedi di Pelusio e Menfi si sono conclusi con l’intervento delle navi persiane e greche (e anche grazie a qualche tradimento). Dunque senza una potente flotta Cambise forse non sarebbe riuscito a conquistare il paese. La costituzione di questa flotta é stata permessa in gran parte dal tradimento da parte di Policrate di Samo dell’alleanza con l’Egitto. Questo tradimento é probabilmente fondato sulla paura della potenza persiana ma anche del bisogno di trovarsi un alleato contro la fazione aristocratica (e filoegiziana) di Samo e gli Spartani che volevano rovesciarlo. Ma se Policrate nel 527 a.C. é rovesciato da un colpo di Stato da parte degli aristocratici dell’isola appoggiati dalle finanze egiziane (Amasis temeva il gusto di potenza del tiranno)?

Samo e l’Egitto stringono un'alleanza e degli ambasciatori spartani sono ricevuti a Sais. Amasis manda denari per opere pubbliche nell’Heraion di Samo e per finire la ricostruzione del tempio ad Apollo a Delfi. Crescita della parte di mercenari greci nell’esercito egiziano, con anche degli Spartani; in compenso le città di origine ricevono privilegi commerciali in Egitto. Viene concessa l’indipendenza totale al fondaco di Naucrati. Queste relazioni impediscono un tentativo del persiano Cambise di impadronirsi di Cipro, dove si sviluppa nei fatti un condominio samo-egiziano. Rimanendo ai Greci, alleati agli Egiziani, le città della costa fenicia, i Persiani non possono costruire una potente flotta e fazioni indipendentiste sono pagate con l’oro egiziano e l’appoggio navale greco.

Nel 525 a.C. Cambise lancia le sue truppe contro l’Egitto, ma deve prima assediare Gaza, che resiste grazie al rifornimento greco ed egiziano. Una parte dell’esercito persiano é immobilizzato contro Gaza; Cambise e Psammetico III si affrontano a Pelusio, il potentissimo esercito persiano vince ma non può impedire ai resti dell’esercito egiziano comandati da Greci di ritirarsi in buon ordine. Inizio dell’assedio di Pelusio. Psammetico III chiede aiuto a Samo e Sparta, che mandano uomini e navi.

Nel 524 si combatte una seconda battaglia di Pelusio, l’esercito egiziano-greco libera la città. Dopo un anno nelle paludi di Pelusio l’esercito persiano é in pessime condizioni. Cambise esita a ritirarsi, quando viene a sapere di rivolte nell’impero: Babilonia si é di nuovo resa indipendente, Creso é tornato a Sardi dove si é fatto riconoscere re. Anche in Persia gli aristocratici persiani si sono ribellati, eleggendo come re Dario I. Cambise ritira il suo esercito d’Egitto ma muore in Palestina a causa di malattie e ferite. Conseguenze delle divergenza: la sconfitta militare e le ribellioni segnano il crollo dell’impero persiano. Babilonia e Lidia riformano dei regni indipendenti, le città fenicie sono libere. Dario I riduce il regno alla sola Persia e le Alte Satrapie e deve combattere le rivolte dei Medi.

L’Egitto, liberato dalla minaccia asiatica, rioccupa tutta la Palestina con accordi con i Greci per il controllo dei porti; segue la ricostituzione di un regno giudeo sotto il suo protettorato. L’Egitto può volgersi verso la conquista africana in Nubia e contro il regno di Meroe con una presenza greca sempre maggiore sul suo territorio (Psammetico III sposa la figlia di uno re spartano). Samo diventa la maggior potenza marittima, le città greche asiatiche si liberano e per resistere al nuovo regno lidio si raggruppano nella Lega di Samo che controlla già tutto il Dodecaneso e Cipro.

Dopo alcuni decenni sarà a Samo che nascerà la prima democrazia della storia. Le città greche d’Asia diventano il centro dinamico della civiltà e dell’economia greca con grande peso nella ripresa della colonizzazione, sopratutto in Anatolia; ellenizzazione completa del regno di Lidia. Sparta sarà la grande potenza greca continentale e Atene, che non ha ragione di svilupparsi, rimarrà una città secondaria e alleata. Niente guerra del Pelopponneso. Elenizzazione pacifica del Nord dell’Egitto, della Lidia, delle città fenicie e della Babilonia. Maggior sviluppo della Nubia egiziana, che entra a fare parte del mondo conosciuto e diventa punto di partenza per le spedizioni commerciali e militare in Africa. Quale ruolo per Alessandro il Macedone?

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Segue a ruota l'idea di Daniele Fabbro:

POD: Sparta ottiene, al termine della Guerra del Peloponneso, il controllo della Grecia, tuttavia in Macedonia, Re Filippo II muore in una delle tante campagne compiute ufficialmente per “difendere la grecità”. Di conseguenza non abbiamo né il primo conquistatore della Grecia né Alessandro il Grande conquistatore della Persia. La Grecia è salva ed Atene, dopo aver ricostruito il suo “impero”, lo consolida in maniera più durevole, costituendo finalmente un vero e proprio governo centralizzato. Dall’altra “parte”, Sparta ed alleati rinfocolano il loro odio nei confronti di Atene, ma questa volta la situazione è differente. Sparta e la Lega Peloponnesiaca questa volta intendono costituire un vero ostacolo per Atene ed iniziano una guerra di espansione per compensare l’imperialismo ateniese nel bacino del Mediterraneo e nel bacino del Mar Nero (a scapito di molte città-stato greche e molti barbari). Sparta si espande a nord occupando gran parte della penisola Balcanica, ottiene l’aiuto di Siracusa in cambio (forse mediante una sorta di spartizione delle sfere d’influenza?) del controllo della Sicilia. Per questo Sparta si impegna a supportare Siracusa sul suolo siciliano contro le truppe cartaginesi che non ottengono così il controllo dell’isola.

Roma trovandosi di fronte una situazione troppo complessa e con un Impero Persiano (che a sua volta si è espanso oltre l’Egitto e a nord del Caucaso) e la Repubblica Cartaginese ancora forti, decide per un’espansione prima in Hispania e successivamente a nord, verso la Gallia (anticipando Cesare) e poi in Britannia e Germania, la Repubblica Romana è quindi ancora integra e potente, molto vasta e stabile, quando Cesare sorge sulla scena politica, mentre alcune casate romane di alto lignaggio ambiscono a posizioni chiave in altre nazioni come la Lega Peloponnesiaca per i Valerii o l’Impero Ateniese per i Scipioni.

Con le tensioni crescenti tra Sparta ed Atene, la presenza di valorose famiglie patrizie a sostenerle con le loro vaste clientele e regni ed imperi non formalmente schierati tra le due alleanze, come si evolverà la storia del mondo europeo e globale?

Ed ecco ora un'altra proposta di Enrica S.:

Nel 728 a.C., approfittando del fatto che l'Egitto era in pieno caos, il signore della Nubia Piankhy superò tre cateratte del Nilo con le sue truppe, e nel giro di un anno conquistò l'intero corso del Nilo fino al Mediterraneo. Ebbe così inizio la XXV Dinastia, che governò su tutto l'Egitto per cinquant'anni, rinverdendo i fasti del Nuovo Regno. Sotto Taharqa, figlio di Piankhy, l'Impero di Egitto e Nubia si estendeva dal Delta del Nilo fino alla sesta cateratta per una lunghezza di 3000 km: sicuramente fu uno degli stati più vasti e splendidi dell'antichità. Taharqa ampliò i già grandiosi templi di Karnak, di Kawa e del Jebel Barqal, fondò la necropoli di Nuri e si guadagnò ben due citazioni nella Bibbia (2 Re 19, 9 e Isaia 37, 9), avendo preso le difese di Gerusalemme contro gli Assiri, suoi nemici giurati.

E infatti gli Assiri gliela fecero pagare cara: l'imperatore Assaraddon e suo figlio Assurbanipal invasero e saccheggiarono l'Egitto rispettivamente nel 671 e nel 663 a.C., e allora ai Faraoni Neri non restò che rifugiarsi in Nubia. L'Egitto non tornò mai più ai suoi antichi splendori. E se invece Taharqa e suo nipote Tanutamani riescono a sconfiggere e a ricacciare indietro gli Assiri, e l'impero egizio-nubiano sopravvive fino all'età ellenistica, o addirittura fino all'età romana? Come cambia la storia della valle del Nilo?

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Le replica Basileus TFT:

Se riesce a resistere fino all'epoca romana, succede quello che è successo con gli Assiri: i faraoni nubi sono sconfitti e si rifugiano nelle loro terre più a nord. Con una dominazione egizio-nubica più lunga però sicuramente i romani avrebbero maggiori conoscenze dell'area e riuscirebbero, a conquistare la Nubia e parte del Sudan, forse anche l'Eritrea nei decenni successivi alla conquista d'Egitto.

Venendo a contatto con un mercato di schiavi molto ampio i romani non vanno in contro alla crisi produttiva che porterà al loro collasso e potrebbero benissimo andare avanti uniti a tempo indefinito. In questo contesto non si sviluppa il colonato e continua l'economia schiavista, con varie speculazioni in merito.

Va bene anche per i dominii somali che, con una vicinanza più stretta a Roma, possono imporsi come mediatori delle merci fra Cina-India e l'Impero.

Inoltre, la spedizione di Nerone che arrivò fino in Uganda potrebbe in questo contesto diventare un'occupazione vera e propria per controllare le vie carovaniere dall'africa centrale al Corno.

Religiosamente, si creerebbe un sincretismo tra sciamanesimo e cristianesimo più forte e rapido, inoltre potrebbe crearsi una civiltà mista nubio-romana o sudanese-romana. L'Islam non riuscirebbe ad espandersi in Egitto e dilagherebbe nelle steppe russe o, più probabilmente, in India distruggendo l'Induismo o quasi tutto. Infine, con l'Egitto come crocevia di risorse, la nuova capitale non è Costantinopoli, ma Alessandria.

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E Perchè No? aggiunge:

Prima di parlare di Roma o del Medioevo si dovrebbe parlare delle modifiche alla Timeline dell'epoca stessa e poco dopo. Se la XXV dinastia nubiana conserva il potere, questo impedisce ovviamente l'ascesa al potere della XXVI dinastia arrivata al potere in circostanze poco chiare con Psammetico I (sarebbe stato più o meno collaborazionista degli Assiri). Senza Psammetico e poi Amasis c'é uno fatto certo, i Greci non penetrano in Egitto e non fondano Naucrati; i faraoni della XXVI avevano l'abitudine di chiamare mercenari greci che erano arrivati al punto di diventare un vero Stato nello Stato. La Grecia non avrà grano egiziano e Amasis non potrà impicciarsi negli affari greci, come sostenere il tiranno di Samo o finanziare la ricostruzione di templi greci come l'Heraion e Delfi. Senza Greci in Egitto sembra che la statuaria greca non sarebbe stata la stessa, Solone non sarebbe andato in Egitto come dice la tradizione.

Senza la XXVI dinastia, sembra poco probabile che l'Egitto tenti di nuovo di penetrare nella zona palestinese come é avvenuto dopo i crollo assiro; la storia degli Ebrei sarebbe stata anch'essa assai diversa. La stessa cultura egiziana sarebbe stata differente e forse sarebbe sparita prima, visto che la XXVI dinastia aveva sviluppato una vera sintesi dell'arte, della religione e della spiritualità delle epoche precedenti.

Piankhy e suoi successori si erano presentati come restauratori della monarchia faraonica e della potenza del dio Amon. Lo sforzo di propaganda è stato importante, insediando le proprie figlie come Divine Adoratrici (che a quest'epoca avevano del tutto preso il posto del Gran Sacerdote di Amon), restaurando templi con il loro nome e ripristinando tradizioni e donazioni. Però, dal punto di vista politico e militare, appena vinte le signorie del Delta, i Nubiani si sono ripiegati sulle loro terre, mantenendo la loro autorità attraverso i templi e alleanze locali con i signori che si erano sottomessi in cambio di essere mantenuti al loro posto. I Nubiani sembrano non avere capito la natura feudale del Medio Egitto e del Delta. Sono stati costretti e inviare regolarmente nuove spedizioni militari per imporre di nuovo la loro autorità quando le alleanze precedenti erano scadute per una ragione o per l'altra (spesso perché la monarchia nubiana non era così stabile nella sua successione). Quando sono arrivati gli Assiri, il Nord era diviso e in parte pronto ad accogliere un nuovo potere (straniero lo stesso).

Per me la cosa che mancava era una vera e propria politica di colonizzazione nubiana del Nord, almeno nel Medio Egitto. Si sarebbe dovuto rovesciare le dinastie locali sin dall'inizio e insediare un esercito di soldati-coloni nubiani e dell'Alto Egitto. Si sarebbe dovuto spostare la capitale più a Nord (Assuan?) o almeno insediare un principe nubiano come vicerè a Menfi. Il problema è che la XXV dinastia non ne aveva probabilmente i mezzi o almeno la cultura per immaginare tale politica. Sarebbe stata una conquista ben più sanguinosa che la campagna relativamente morbida di Piankhy. Insomma, il nocciolo dell'ucronia  si traduce in un'anticipazione dei metodi di dominazione alessandrino-tolomaici sull'Egitto, per cui siamo certi che, se applicata, tale strategia avrebbe garantito la prosperità della monarchia e del Paese.

Altra soluzione: la conquista nubiana si sarebbe fermata nell'Alto e Medio Egitto riconoscendo un regno indipendente nel Delta sotto Tefnakht, ma questo andava contro l'ideologia di restaurazione quasi imperiale di Piankhy.

 

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C'è anche un'altra idea di Perchè No:

Nel 217 la battaglia di Rafia, vinta da Tolomeo IV nei confronti di Antioco III, ebbe uno spiacevole effetto collaterale per i Lagidi. I soldati e gli ufficiali egiziani, ritenendosi decisivi per la vittoria, non solo incominciarono a protestare contro il fiscalismo alessandrino, ma addirittura si ribellarono in massa, creando un regno secessionista a Tebe che durò sino al 185, con due dinasti Herwennefer e Anchwennefer.

Ma se la secessione del sud dell'Egitto diviene permanente, magari alleandosi con romani e spacciandosi come regno satellite? È possibile allora che il regno tebano si mantenga in piedi, ma si deve pensare che tutte le dinastie indigene egiziane hanno avuto l'obiettivo di regnare su tutto l'Egitto. Da uno momento all'altro questi dinasti avrebbero provato a riconquistare il Delta (forse lasciando Alessandria).

Mi pare anche che l'importanza dell'Egitto per il suo grano provocherebbe lo stesso le ambizioni romane. Dunque il regno tebano deve essere limitato tra la fine del III secolo e la fine del I secolo a.C. (o al più all'epoca di Augusto).

Pare anche che questo regno sarebbe fortemente fondato sull'autorità religiosa dei sacerdoti. Erano rimasti l'unica autorità indigena con cui i Greci avevano relazioni. In quest'epoca lo sviluppo della religione egiziana porta a una sorta di enoteismo di Osiride e Iside. Si deve dunque prevedere lo sviluppo del centro religioso di Abido e forse un maggior grande sviluppo filosofico delle antiche religioni egiziane (forse si potrebbe immaginare la nascita di uno culto unico misto, fatto di filosofie greche e di fanatismo egiziano). Le conseguenze religiose mi sembrano dunque importanti.

Si deve anche pensare alla possibilità che l'esistenza di una dinastia indipendente all'epoca ellenistica incoraggi le ribellioni all'epoca imperiale. Potremmo avere delle dinastie secessioniste di breve durata soprattutto durante il III secolo d.C. (e forse una sorta di diaspora nel II secolo come avvenuto agli Ebrei). Sulla possibilità di un regno satellite e delle conseguenze per l'espansione verso Sud lascio la parola a voi.

Mi sembra interessante pensare alle conseguenze a lungo termine quando la zona sarebbe stata cristianizzata. questa tradizione di ribellione potrebbe rinascere durante la crisi monofisita, e forse l'Egitto sorgerebbe come impero rivale di Bisanzio?

Si potrebbe pensare:

a) Intorno al primo secolo a.C. una sua sottomissione ad Za Haqala di Axum per difesa contro i romani (sempre se si adotta la cronologia alta o bassa... Nel secondo caso, si deve ipotizzare o la sua sottimissione a qualche entità statale pre axumita o la sopravvivenza del regno sino a Domiziano)

b) Dato il sincretismo tolemaico che aveva portato a Serapide è possibile anche una deriva antiellenica e "fondamentalista" dei tebani

c) Bellissima l'idea di missionari osiriaci per l'Africa!

d) Axum-Tebe con il baricentro spostato più a Nord e monofisizzato potrebbe svolgere un ruolo analogo a quello dei Sasanidi. In questo caso, con la conquista dell'Egitto e l'alleanza con Vandali, le ambizioni di Giustiniano potrebbero essere orientati verso la Mesopotamia.

Poi si deve pensare che l'alfabeto greco in queste condizioni non prenderebbe mai il posto del demotico per scrivere la lingua faraonica.

I geroglifici senza dubbio cadrebbero in disuso anche se, in questo ambiente di cultura egiziana sempre rinascente, pochi specialisti sarebbero rimasti. Quale sarebbero le conseguenze se l'insieme della cultura egiziana, della sua storia, delle sue scienze conservate nel sapere umano fosse tradotto e pubblicato durante il Medioveo? Certo che Champollion dovrebbe allora interessarsi ad altre lingue (forse diventerebbe il traduttore del cuneiforme, o del Lineare B). Si potrebbe pensare quanto segue:

1) Un rilancio del geroglifico "classico" per i monumenti di rappresentanza, come legittimazione ed idea di continuità con l'egitto faraonico (in analogia a quanto fanno i Lagidi)

2) Una demotizzazione dell'Africa... Ossia l'adozione del demotico come modello base di scritture locali?

Inoltre stavo riflettendo se far convergere in un'unica Timeline gli eventi della migrazione bantù con i neotebani, vista la convergenza degli effetti.

Tra l'altro il verificarsi di un evento favorisce l'altro:

a) Uno stato neoegizio centrato su Tebe ed Axum favorisce l'acculturazione bantù
b) La presenza bantù rende più forte la potenza regionale africana, favorendo la sua espansione verso l'Arabia, i grandi Laghi ed il Mediterraneo.

Nell'ambiente tra regno neotebano e "bantuizzazione" lo stile architettonico, la pittura e i motivi a geroglifici potrebbero passare alle civiltà africane. I geroglifici col tempo sarebbero ridotti a motivi di decorazione sacra (che forse potrebbe essere ripreso in Occidente).

Ma quali sarebbero le conseguenze se le civiltà africane ereditano l'arte architettonica dell'Egitto, o almeno una forma bastarda simile all'arte di Meroe? sorgerebbero delle città africane attorno a grandi templi e piccole piramidi come a Meroe?

Mi chiedo anche (sempre mescolando la linea tebana e la linea bantù) cosa potrebbe succedere poi in Africa Orientale, quali i rapporti con l'Etiopia? Quali i rapporti con i porti e i mercanti arabi dell'Africa orientale durante il Medioevo e l'epoca moderna? Le conseguenze descritte potrebbero estendersi col tempo al resto delle etnie africane?

A proposito, sempre nell'ambito africano avevo lanciato un'idea dove Alessandro orienta le sue conquiste piuttosto in Africa che in Asia, per diversi motivi più o meno forzati. Ma l'obiettivo era lo stesso, fare entrare prima l'Africa nelle vicende storiche legate all'ambiente mediterraneo e poi europeo.

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E ora, una domanda ex abrupto di Dario Oliveri:

Superpotenza africana... sviluppi?

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Ecco come gli risponde il grande *BhriHskwo-bhlôukstrôy:

"Africano" si può intendere in varî modi: "di tutta l'Africa" oppure "centrata su una regione africana" o anche, etimologicamente, "dell'Africa in senso stretto, cioè della regione antica che oggi corrisponde alla Tunisia". Se posso optare per quest'ultima interpretazione, si pone sùbito un nuovo dilemma: in unione a "Superpotenza", l'aggettivo "africana" può significare "che comprende tutta l'Africa" oppure "che ha centro in una regione Africana" (in questo caso in Tunisia), ma si estende anche al di fuori (e non per forza comprende tutta l'Africa).

Di nuovo, mi permetto di scegliere l'ultima opzione. Dato che "Superpotenza" indica di fatto una Potenza Geopolitica di dimensioni continentali e la cui egemonia arriva in altri Continenti, direi che a partire dalla Tunisia le dimensioni continentali della Potenza in senso stretto potrebbero comprendere, nella forma più verosimile (?), l'intero Bacino del Mediterraneo e praticamente tutte le Coste Africane (quindi incluse quelle Atlantiche e sull'Oceano Indiano), inoltre - sulla base del modello fenicio-punico - le Coste Atlantiche dell'Europa (inclusi l'Arcipelago Britannico e la Scandinavia Occidentale) e il Vicino Oriente, mentre la proiezione egemonica dovrebbe includere Persia e India ed eventualmente qualche Colonia (non saprei quale altra modalità scegliere) in America.

Evidentemente, un caso storico sviluppabile ucronicamente a partire dall'Antichità (il che permette di arrivare più lontano senza troppo forzare la tipologia del divenire storico) sarebbe Cartagine, di cui però abbiamo già almeno tre volte discusso, addirittura fino al traguardo di un Impero Mondiale; proporrei quindi un'alternativa, in parte poi coincidente (per forza, ma appunto non del tutto), sempre dalla stessa Regione e però da un'epoca più antica.

Antefatto protostorico: da circa novant'anni esiste un notevole consenso intorno all'idea che le più antiche popolazioni del Mediterraneo costituissero un'unica famiglia linguistica. Tradizionalmente si ritiene che questa famiglia mediterranea fosse precedente all'arrivo delle lingue e delle popolazioni indoeuropee da un lato e camito-semitiche (afroasiatiche) dall'altro. È un fatto storico che (anche, non sempre solo) sulle sponde settentrionali del Mediterraneo si sono sviluppate le Nazioni indoeuropee degli Anatolici, (indirettamente) Frigi, Misî e Traci, Greci e Macedoni, Illiri e Dauno-Peucezio-Messapî, Dalmati, Veneto-Istro-Liburni, Latini, Italici e Siculi, Paleoliguri, Celti e Tartessî (la cui celticità è stata individuata di recente da John T. Koch). Di controversa indoeuropeità (specificamente anatolica) sono i Tirreni / Etruschi, i Minoici (con i Filistei) e gli Eteociprioti; l'affiliazione linguistica degli Iberi è ancora oggi legata alla questione genealogica del basco (per la cui indoeuropeità v. le recentissime ricerche di Gianfranco Forni, in corso di pubblicazione sul Journal of Indo-European Studies), il che coinvolge anche il giudizio sui Paleosardi (tirrenici o iberici?), mentre il coptologo Frank Kammerzell ha avanzato l'ipotesi che il Basso Egitto prefaraonico fosse indoeuropeo (come la Mesopotamia presumeroaccadica secondo Gordon Whittaker).

In aggiunta, ritengo di aver dimostrato che:

1) il lessico "mediterraneo" nelle lingue indoeuropee citate è in realtà ereditario (indoeuropeo)
2) gli Anatolici e in particolare gli Etei / Ittiti arrivavano fino alla Palestina (in conformità a quanto riportato dalla tradizione biblica)
3) uno strato toponomastico antico (apparentemente il più antico) della Libia, dell'Africa in senso stretto (attuale Tunisia) e della Mauritania (così come già si riteneva per il Bacino del Tritone, per l'area dell'Atlante e per i celebri Guanchos delle Canarie) è con ogni probabilità indoeuropeo.

Da tutto ciò risulterebbe che l'antica unità linguistica mediterranea fosse appunto indoeuropea e in tale contesto si colloca l'inizio dell'ucronia.

Punto di Divergenza: gli Afri (indoeuropei o no; se indoeuropei, il loro nome sarebbe di ricostruire per la fase protostorica come *Āprōs, italianizzabile come *Apri) sviluppano una cultura nazionale, agricola e poi urbana, cui non si sovrappongono i Fenici (o, se lo fanno, vengono assimilati; il Punto di Divergenza consiste in quest'ultima condizione, l'assenza o l'assimilazione dei Fenici). Una variante potrebbe consistere nel fatto che gli (ipotetici) Anatolici del Libano non vengono assimilati dall'ambiente semitico dell'Entroterra, bensì mantengono le proprie tradizioni linguistico-culturali etee, eventualmente con apporti egei (cretesi) come nel caso dei Filistei (soprattutto nel caso che il minoico fosse anatolico; l'alternativa è che fosse... semitico!): di conseguenza, i Fenici si configurerebbero in modo simile ai Tirreni / Etruschi, anch'essi di verosimile (benché contestata) origine anatolica (anche in senso strettamente linguistico-genealogico), ciò che forse contribuirebbe a spiegare le effettive analogie e/o complementarità storiche tra le due Civiltà. In ogni caso, l'essenziale è che a Byrsa (Cartagine), Carpis, Tunes / Tunetum (Tunisi), Byzacium, (H)adrumetum, Zama ecc. si sviluppi un'unità geopolitica (con o senza coloni anatolici precananaici) paragonabile a quella fenicio-punica.

Come Cartagine, questo Impero si estenderebbe alla Numidia e Mauritania (fino alle Canarie), alle coste (meridionali e orientali) della Penisola Iberica, alle Isole Maggiori del Mediterraneo Centro-Occidentali, alla Libia e in prosieguo di tempo anche a parte delle Coste Atlantiche (continentali, insulari e peninsulari) dell'Europa nonché ad almeno singoli punti delle Coste Atlantiche (se non persino sull'Oceano Indiano) dell'Africa. Punti di forza aggiuntivi - per contribuire a far prendere all'ucronia un corso diverso dalla Storia nota - potrebbero essere il precoce collegamento coi Libî ed eventualmente coi Popoli del Mare giunti già nel Secondo Millennio a.C. a regnare sull'Egitto; l'assunzione da parte di questi delle politiche imperialistiche egizie in Siria-Palestina (forse addirittura in questo caso in forme meno ostili - date le comuni origini e la conseguente affinità linguistico-culturale - con gli Ittiti e i particolare con gli Etei precananaici); un più intenso legame con gli Etruschi / Tirreni, in grado di approdare a una Confederazione Afro-Tirrenica prima di quella (Etrusco-)Italica di Roma. Uno scenario del genere configurerebbe un Impero soprattutto, ma non solo, talassocratico esteso su buona parte del Mediterraneo (ne resterebbero escluse, per ora, le coste galliche, adriatiche, magnogreche ed elleniche continentali, mentre quelle anatoliche, Cipro e forse persino Creta potrebbero rientrare nell'Impero) oltre che su parte delle Coste Atlantiche orientali, in grado di fronteggiare l'Impero Persiano (che per comodità ucronica supponiamo comunque presente) e di inibire la formazione di quello Macedone.

Da questo punto il modello diventa l'Impero Romano, quindi il conseguimento dell'unità geopolitica del Mediterraneo, con ampî prolungamenti atlantici, in questo caso non prevalentemente europei; anche la rivalità egemonica con la Persia (nelle sue varie forme; senza Alessandro possiamo immaginare una continuità anche maggiore di quella storica tra Achemenidi e Sāsānidi, coi Parti come 'semplice' Dinastia intermedia, benché linguisticamente īrānica nordoccidentale anziché originariamente sudoccidentale).

Per far proseguire l'ucronia è necessario che il confronto con la Persia non porti a una guerra di quattro secoli, con logoramento delle due parti e subentro del Califfato 'Islāmico come erede geopolitico della Persia, bensì a una netta prevalenza 'africa' (uso questo aggettivo, di tradizione latina e forse già indigeno, per non confondere con 'africana' in senso usuale); è altresì necessario che non abbiano luogo né frammentazioni geopolitiche (come invece accaduto al Califfato) né continui distacchi territoriali (come invece per l'Impero Bizantino) e che anche le Migrazioni dei Popoli (soprattutto Germanici e Turco-Tatari) siano assorbite nell'Impero anziché arrivare al punto di sostituirvisi.

Per i secoli successivi (corrispondenti al Basso Medioevo europeo e alla Prima Età Moderna), con l'Impero Ottomano come modello principale, si possono postulare:

1) una direttrice di espansione soprattutto in direzione dell'India (come nel caso dei Sultanati 'Islāmici, in prīmīs quello di Delhi), anche se poi passibile di arretramento di fronte alle espansioni di origine mongola più o meno diretta (compresi i Moghul);
2) una progressiva penetrazione in Africa Occidentale e lungo le Coste sia atlantiche sia orientali;
3) l'avanzamento della 'frontiera' in Europa da una linea (su modello romano) grosso modo Reno-Danubio all'Istmo Ponto-Baltico;
4) lo stabilimento, prima o poi, di Colonie sulle Coste Atlantiche americane.

Il quadrante più impegnativo sarebbe comunque costituito dall'India, dove la distribuzione soprattutto eurafricana dell'Impero Africo, singolarmente sovrapponibile all'Impero Britannico (in fasi diverse della sua Storia), può incoraggiare l'ipotesi che il conflitto coi Moghul porti alla fine all'unificazione del Subcontinente sotto un'egemonia (più o meno coloniale) di provenienza occidentale, in questo caso direttamente connessa con quella antecedente ai Moghul stessi.

Poiché l'esistenza di Imperi sovraestesi stimola la formazione di compagini rivali altrettanto grandi, in questo scenario c'è da attendersi la persistenza di una vasta Pax Nomadica di lingua altaica (turco-tatara o mongola) - più probabilmente che balto-slava - dalla (attuale) Russia (Europea) al Pacifico. È anche evidentemente che l'unità imperiale cinese sarebbe altrettanto prevedibile; è pure possibile che l'Impero Altaico Nordeurasiatico arrivi a conseguire e mantenere la propria egemonia sulla stessa Cina. In ogni caso, è verosimile che si abbia un'espansione coloniale cinese d'oltremare, sopratutto in Asia Sud-Orientale (attuali Malesia e Indonesia, probabilmente con inclusione dell'interposta Indocina), in contrasto con l'espansione dell'Impero Africo dall'India; in prospettiva ancora più a Sud e a Est, in Oceania (Polinesia, forse Australia), mentre le Americhe resterebbero, specialmente sul Versante Atlantico, prerogativa dell'espansione coloniale africa, che ovviamente nel frattempo porterebbe a termine senza rivali anche la penetrazione nell'Africa interna.

Mi pare che in questo modo si possa arrivare, col solo postulato della complessiva tenuta degli Imperi (sulla base delle continue espansioni e quindi del gettito ininterrotto di nuove risorse), a un contesto globale per il XX.-XXI. secolo in cui due Superpotenze si spartiscono il Mondo: l'Impero Africo in Eurafrica (fino all'Istmo Ponto-Baltico e alla Penisola Scandinava), nel Vicino e Medio Oriente e in India (con eventuale punta estrema nell'attuale Birmania se non in Indonesia Occidentale) nonché nella massima parte delle Americhe; l'Impero Altaico in tutto il resto dell'Eurasia (Cina, Indocina e Indonesia incluse) e in Oceania.

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E ora, la palla passa a Generalissimus che ha tradotto una nuova ucronia per noi:

E se la Persia avesse conquistato la Grecia?

Molti considerano le Guerre Greco-Persiane un momento importantissimo nella storia d'Europa, i Greci si scontrarono con i Persiani in una guerra che ebbe influssi sul destino della democrazia ecc., ma quello che dobbiamo chiederci è: cosa sarebbe successo se la Grecia avesse perso e fosse stata conquistata? Cosa cambierebbe? Beh, è di questo che parlerà questo video, ma prima di parlare delle implicazioni di una vittoria persiana dobbiamo esplorare la storia tra l'antica Grecia e la Persia.
Vi siete mai chiesti perché i Persiani invasero la Grecia? Il conflitto tra le due iniziò con la Rivolta Ionica intorno al 499 a.C.
Le città greche nella regione della Ionia erano furiose con i loro dominatori persiani, e si ribellarono apertamente contro l'Impero.
Gli Ioni erano sponsorizzati da Atene ed Eretria.
La rivolta durò circa un decennio, ma finì in fallimento per i Greci, e l'Imperatore Dario giurò vendetta contro Atene.
Dario voleva punire la Grecia continentale e vendicarsi di Atene, tutte le città greche si arresero ai Persiani tranne due: Atene e Sparta.
Furioso per questo atto di sfida, Dario invase la Grecia nel 490 a.C. e i Persiani incendiarono e saccheggiarono alcune città-stato, Eretria inclusa, distruggendo i templi e schiavizzando la popolazione.
I Persiani sbarcarono nella baia di Maratona nel tentativo di invadere Atene, ma gli Ateniesi gli andarono incontro, impedendogli di procedere verso la città.
I Persiani tornarono alle navi per cercare un nuovo percorso, ma con meno truppe persiane e nessuna cavalleria sul terreno gli Ateniesi colsero la palla al balzo e andarono all'offensiva.
I Greci ottennero una vittoria schiacciante e capirono di poter vincere una battaglia contro il più potente ed esteso Impero Persiano.
Sconfitto in battaglia, Dario fece ritirare le sue forze dalla Grecia, ponendo fine alla prima invasione.
Una ribellione in Egitto spostò l'attenzione dai Greci, permettendo loro di riorganizzarsi e ricostruire.
Dario presto morì e ascese al trono suo figlio Serse, che per due anni organizzò l'esercito in preparazione della vendetta per Maratona, e la Persia invase la Grecia per la seconda volta.
Invece di imporre semplicemente un tributo ad Atene come faceva suo padre voleva conquistare i Greci.
Per arrivare nel sud della Grecia i Persiani dovevano attraversare uno stretto passo alle Termopili.
Re Leonida e i suoi 300 veterani spartani lo difesero per due giorni prima di venire traditi.
I Greci furono sconfitti, ma entrarono nella leggenda (e nei film).
Atene fu abbandonata, la sua popolazione fuggì, e venne rasa al suolo dai Persiani.
Serse voleva la resa incondizionata dei Greci, e si scontrò con la loro marina nella Battaglia di Salamina.
Lo stretto era troppo angusto per la grande marina persiana, e come fecero una volta a Maratona, i Greci inferiori di numero andarono all'attacco e distrussero la confusa marina nemica, Serse si ritirò e i Greci vinsero la Battaglia di Salamina.
Salamina pose le condizioni per la vittoria greca negli anni seguenti, dato che i Greci riuscirono a fermare l'invasione della propria patria.
Dopo una serie di altre battaglie e scaramucce con i Persiani le due parti alla fine raggiunsero la pace semplicemente smettendo di combattere.
In Occidente la Battaglia di Maratona e le Termopili sono praticamente leggenda, ma fu Salamina ad essere più importante, e salvò la Grecia dall'occupazione persiana.
Il che ci porta alla domanda: e se la storia fosse andata diversamente? E se i Persiani avessero vinto alla Battaglia di Maratona o a Salamina? Ecco due scenari:
1) E se i Persiani avessero vinto la Battaglia di Maratona?
Diciamo che in questo scenario i Greci non riescono a impedire ai Persiani di marciare su Atene, la città verrebbe saccheggiata nel caso i rinforzi spartani venissero sconfitti dagli invasori, ma anche se sia Atene che Sparta venissero sconfitte è improbabile che i Persiani riescano a mantenere il controllo della terra che hanno conquistato.
I Persiani ebbero problemi a sedare la Rivolta Ionica, perciò è molto probabile che non riescano a mantenere a lungo la Grecia continentale.
Le rivolte in altre regioni metterebbero a dura prova le risorse persiane, ed è improbabile che in questa TL riescano a sedarle tutte.
Questo è ironico, considerato quanto è famosa la Battaglia di Maratona tra gli studiosi occidentali, ma se i Greci avessero perso questo avrebbe solo ritardato la loro inevitabile vittoria.
Per mezzo dell'effetto farfalla, il cambiamento più significativo di questa TL è la mancanza della maratona.
La maratona si basa sulla leggenda di Fidippide, che corse fino ad Atene per annunciare la vittoria.
Niente vittoria, niente maratona.
Il che ci porta al secondo e più importante scenario:
2) E se i Persiani vincessero durante la seconda invasione?
La posta in palio durante la seconda invasione era molto più alta, i Persiani volevano vendetta per Maratona, in questo scenario i Persiani vincono la Battaglia di Salamina e la battaglia terrestre di Platea, e costringono i Greci ad una resa incondizionata.
Atene, Sparta e le altre città-stato greche semplicemente non riescono più a combattere e finiscono sotto il dominio dei Persiani.
Cosa accadrebbe in questa TL? Beh, in questa TL i Persiani occupano e saccheggiano Atene come nella nostra TL.
Inizia l'occupazione persiana della Grecia e la popolazione viene soggiogata al dominio di Serse.
Atene non viene mai ricostruita come monito a coloro che osano sfidare Serse.
Se qualche altra città-stato cercherà di ribellarsi *coff*Sparta*coff*, incontrerà lo stesso destino.
Proprio come nello scenario precedente, la voglia di indipendenza dei Greci sarebbe un problema per Serse.
La Persia dovrebbe spendere più energie nel sedare i ribelli, ed è difficile dire se otterrà risultati.
Se la Persia riuscirà in qualche modo a mantenere la presa sulla Grecia, molti fuggirebbero attraverso il Mediterraneo per scampare alle persecuzioni, potrebbero nascere delle colonie greche in Nordafrica e Italia.
Se la Persia conquistasse la Grecia allora non ci sarebbe nessun Alessandro Magno a creare il suo impero.
Alessandro diffuse la cultura greca in Medio Oriente e Palestina, se questo impero non nascerà mai l'influenza persiana in Europa sarà più forte.
Il destino della democrazia sarebbe incerto, ma è improbabile che venga accantonata dalla Persia.
La cultura greca potrebbe sopravvivere proprio come fece in Ionia, semplicemente non avrebbe il successo della nostra TL.
Oltre questo punto è difficile speculare su come andrà la storia, perché a causa di questo evento cambierebbero troppe cose e sarebbe impreciso fare ipotesi, questo è solo uno scenario dei tanti.

E se i Persiani avessero conquistato la Grecia antica? Per quelli di voi orgogliosi del loro 2 in storia, i Persiani organizzarono due enormi invasioni della Grecia antica.
La prima venne fermata dalla Battaglia di Maratona e la seconda venne sconfitta con le battaglie di Platea e Salamina.
Il film 300 era ambientato durante la seconda di queste invasioni, nella Battaglia delle Termopili.
Questa TL si sarebbe potuta facilmente avverare se i Persiani avessero vinto la Battaglia di Maratona, nella quale i Greci erano la metà dei Persiani.
I Greci vinsero quella battaglia grazie alle abilità strategiche del loro generale, Milziade.
Dopo la loro vittoria i Persiani avrebbero sicuramente conquistato Atene, e poi probabilmente tutta la Grecia.
La fioritura della cultura greca ci sarebbe comunque in questa TL, perché i Persiani erano molto tolleranti verso le altre culture, e rimasero dei dominatori benevolenti, ma avverrebbe in maniera inferiore, perché molti Greci preferirebbero usare i costumi persiani, così da poter essere visti di buon occhio dai loro conquistatori.
Un esempio di qualcosa di simile nella storia reale lo si è visto quando, dopo la conquista normanna dell'Inghilterra nel 1066 molti dei nativi Sassoni cercarono di assomigliare di più ai Normanni, così da mantenere i loro titoli e ottenere dei buoni posti di lavoro.
Una Grecia conquistata significa niente Alessandro Magno, e di conseguenza nessuna conquista dell'Impero persiano e la cultura greca non si diffonderebbe in Asia centrale.
Un fatto poco noto è che i Greci e i Cartaginesi combatterono alcune guerre molto sanguinose per la Sicilia, e con la Grecia fuori dai giochi i Cartaginesi probabilmente conquisterebbero molti più territori molto più velocemente.
I Persiani dovranno tenere sotto controllo il loro impero, e probabilmente non avranno abbastanza uomini per impedire ai Cartaginesi di espandersi.
Una Cartagine molto più grande riuscirebbe a sconfiggere i Romani nelle Guerre Puniche, dove nella nostra TL i contendenti furono quasi alla pari.
Dato che quello cartaginese era soprattutto un impero navale e mercantile, non avrebbe mai invaso la Gallia e le regioni celtiche, e perciò in questa TL quelle zone rimarrebbero celtiche.
Ad esempio l'Inghilterra in questa TL rimarrebbe celtica come l'Irlanda e non germanica, questo perché non ci sarebbe il vuoto di potere lasciato dai Romani prima dell'arrivo di Angli, Sassoni e Juti.
Nel frattempo la Francia avrebbe un occidente celtico e un oriente germanico, questo perché i Germani stavano invadendo la Gallia prima del palesarsi dei Romani, e stavano ottenendo qualche successo.
Giulio Cesare, come scusa per invadere la Gallia, disse che voleva proteggere i Galli dai Germani.
Dato che i Persiani erano per lo più dei dominatori benevolenti e tolleravano molte religioni, incluso il Giudaismo, non perseguiteranno mai gli Ebrei fino a quando questi non si rivolteranno, di conseguenza non lasceranno mai il Levante e la diaspora ebraica non ci sarà mai.
Inoltre, poiché i Persiani tolleravano molte religioni non perseguiteranno mai la Cristianità, che quindi si diffonderà in tutto il Medio Oriente.
I Romani interruppero le divisioni tribali in nord Europa, perciò senza di essi l'Europa settentrionale probabilmente rimarrà molto tribale e arretrata rispetto al Mediterraneo.
In questa TL la regione più potente del mondo sarà quella del Mediterraneo, non l'Europa settentrionale.
Per esempio, in questa TL la città più grande sarà Cartagho Nova, la nostra Cartagena, e non Londra.
I Cartaginesi attaccherebbero i Persiani per espandere il loro potere nel Mediterraneo, e questo potrebbe portare ad una guerra sanguinosissima tra le due fazioni.
Nel 7° secolo, i Cartaginesi controlleranno un impero vastissimo, la peste di Giustiniano probabilmente porterà l'Impero persiano sull'orlo del baratro, e quando gli Arabi lo attaccheranno l'Impero crollerà e verrà conquistato.
Anche i Cartaginesi dovranno affrontare la peste di Giustiniano dopo la lunga guerra contro i Persiani, e probabilmente i loro territori nordafricani verranno conquistati dagli Arabi per questo motivo.
Ma i Cartaginesi, grazie alla loro potenza navale, riuscirebbero a mantenere la Spagna.
Grazie alla loro abilità marittima, in questa TL i Cartaginesi dell'Iberia colonizzeranno l'Impero azteco e quello inca.
In questa TL gli Europei del nord colonizzerebbero comunque l'America del nord, ma le loro colonie non sarebbero grandi come nella nostra TL, perché l'Europa settentrionale sarebbe arretrata, e non avrebbe il vantaggio tecnologico che aveva nella nostra TL sui nativi americani.
Le colonie degli Europei del nord arriveranno al massimo fino al Mississippi, e ad ovest di esso probabilmente i nativi continuerebbero a dominare.
La democrazia probabilmente esisterebbe ancora in questa TL, anche senza i Greci, dato che le tribù germaniche avevano una propria forma di democrazia chiamata Althing, che loro crearono separatamente, anche se non sarebbe diffusa come nella nostra TL, vista l'arretratezza dell'Europa settentrionale.

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