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POD: Nel 23 d.C.; un complotto messo in atto dal prefetto del pretorio Seiano e da Agrippina Maggiore, elimina Druso, figlio di Tiberio, dalla scena politica, così divenne imperatore Caligola.
In questa ucronia il complotto non va a buon fine, Druso sopravvive e eredita l’impero.
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37: Muore Tiberio, gli succede il figlio Druso: uomo di carattere violento e aggressivo, che conduce una politica estera espansionistica e mirata alla guerra; e governa con moderazione in ambito di politica interna, introducendo nuove riforme.
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CAPITOLO I – DE BELLO GERMANICO
38: Druso emana alcune riforme contro i problemi di quel tempo(declino dell’Italia, difficili rapporti tra imperatore e senato, la crisi economica, i conflitti esteri), le più importanti sono:
• La provincia dell’Italia viene affidata ai senatori.
• Le campagne vengono maggiormente controllate ed aiutate.
• Le legioni stanziate in Africa e in Oriente vengono spostate a nord per contrastare i Germani.
39-42: Druso avvia una campagna militare contro i Germani, al rientro a Roma, nel settembre del 42, aveva sottomesso Cherusci, Frisi, Catti e Longobardi; annettendo a Roma una nuova provincia, la Germania Inferiore.
42-44: Druso attua una nuova campagna militare spingendosi ancora più a nord, verso la Danimarca, popolata da Angli e Sassoni, che in due anni vengono sottomessi; nasce la provincia della Germania Superiore.
46: Druso continua la sua espansione attraverso la Germania, e attraversa il fiume Albis(Elba), dove si scontra con la tribù dei Burgundi; in una battaglia contro questi, perde la vita. Gli succede il figlio Tiberio Gemello.
47: Nel tentativo di ampliare la Germania Inferiore, Tiberio Gemello attacca Marcomanni, ma prima di partire per il nord si sposa con Livia Giulia, che gli da due figli: Caio Cesare Antonio, nel 47, e Massimo Lucio Tiberio, nel 57.
51: Nel 51 d.C. Tiberio Gemello deve rientrare, poiché gli Alemanni hanno oltrepassato il confine e si sono stanziati in Rezia, fondando un loro regno, così, Tiberio Gemello, si prende il compito di cacciarli dall’Impero.
52: Mentre Tiberio Gemello combatteva gli Alemanni in Rezia, la conquista della Germania era stata affidata a Lucio Clodio Macro, comandante delle legioni III Augusta, X Fratensis e III Cyrenaica.
55: Tiberio Gemello sconfigge gli Alemanni, e torna a Roma; intanto Lucio Clodio Macro aveva sconfitto i Marcomanni, l’unica frontiera ormai rimasta alla conquista romana della Germania erano i Quadi.
57: Tiberio Gemello invia in Germania per l’ultima volta Lucio Clodio Macro, che sconfigge i Quadi portando l’intera Germania sotto il controllo romano.
61: Lucio Clodio Macro diventa un veterano e si stabilisce in Germania, provincia assegnatali dall’imperatore al merito militare.
62: Muore Lucio Clodio Macro, nel testamento dichiara la Germania suo possesso personale e la lascia al suo fidato centurione Papirio, che fonda il REGNVM GERMANIAE.
63: Nel riportare la Germania sotto il controllo romano, Tiberio Gemello muore in battaglia; gli succede il figlio Caio Cesare Antonio.
65: Dopo ripetuti scontri Caio Antonio sconfigge Papirio che viene portato a Roma e giustiziato; la Germania torna sotto il controllo di Roma.
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CAPITOLO II – DE BELLO BRITANNICO
68: Caio Antonio organizza una spedizione di conquista in Britannia, e parte da Roma in ottobre con quattro legioni, tre guidate da lui e l’ altra, la XX Valeria Victrix, da un suo generale fidato: Gneo Giulio Agricola.
69: Sottomessa buona parte dell’isola, le quattro legioni si dividono, Britannico, nome dato a Caio Antonio, va verso nord e Gneo Agricola si dirige verso l’Hibernia.
70-71: Britannico combatte in Caledonia contro le tribù locali: Calcedoni, Scoti e Pitti, nell’inverno del 61 sconfigge questi ultimi e termina la conquista dell’isola.
72: Nel 62 le truppe di Britannico si dirigono in Hibernia, dove vengono attaccate dalla XX Legio Valeria Victrix, l’imperatore perde la vita nella battaglia e Gneo Agricola prende il controllo dell’arcipelago Britannico.
74: Massimo Lucio Tiberio, fratello di Britannico, diventa imperatore, e si reca in Britannia per vendicare il fratello; qui trova Gneo Agricola e la sua legione, e in una battaglia nei pressi di Londinum lo sconfigge.
75: Nel 65 Massimo riparte alla volta dell’Hibernia.
76: Massimo conquista l’Hibernia e ritorna a Roma.
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Le province dell’Impero Romano nel 66, dopo le guerre germaniche e britanniche
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CAPITOLO III - DE BELLO DACICO
77: Massimo, ricordato come il più grande conquistatore di tutti i tempi, dal 67 d.C. comincia alcune campagne militari che porteranno l’Impero Romano ad un espansione mai vista. Nell’inverno del 77 si dirige in Dacia.
79: Massimo ultima la conquista della Dacia e delinea il nuovo c limes romano, sui fiumi Vistula(Vistola) e Tyras(Dnestr).
80: Massimo comincia la costruzione del Valium Massimi, al fortificazione che unisce il lembo di terra tra i due fiumi che segnano il confine settentrionale dell’impero.
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CAPITOLO IV – DE BELLO GARAMANTICO
82: I Garamanti attaccano le province romane dell’Africa, approfittando della mancanza di legioni.
83: Massimo invia delle truppe in Africa, ma la situazione era già grave, e nell'83 Cirene viene distrutta.
84: I Garamanti entrano nell’Africa Proconsularis, nella battaglia di Zama l’esercito romano subisce una tremenda sconfitta e nell’estate del 84 Cartagine viene distrutta; i commerci con l’Africa diventano, perciò, molto difficili.
85: Poiché le truppe vengono inviate molto lentamente i Garamanti riescono ad avanzare in tutta l’africa, si alleano con i Nubiani e conquistano l’Egitto.
86: I Garamanti attraversano la penisola del Sinai ma vengono fermati dai Parti, che intanto avevano attaccato l’Arabia Petreia.
87: Nel 87 i Garamanti entrano in Mauretania e arrivano allo stretto di Gibilterra, ma vengono fermati dalle legioni spagnole; Massimo si rassegna e abbandona le province africane. I Parti avevano conquistato la Siria.
88: Massimo cerca di salvare almeno le province orientali e si reca in Cappadocia per combattere i Parti, che erano penetrati in Turchia dopo aver sottomesso Siria e Giudea.
89: Nel 89 la flotta romana viene sconfitta a Rodi, Massimo, tra lamentele e rivolte, abbandona le province orientali; alleandosi con i Parti e con i Garamanti.
Così facendo, però, rende i confini romani più difendibili, a nord sui fiumi Vistula e Tyras, a est sullo Stretto del Bosforo, e a sud-ovest sullo Stretto di Gibilterra.
90: Massimo rientra a Roma; questo è il periodo di massimo splendore dell’Impero Romano, poiché, con i confini difesi e delineati, l’imperatore può pensare agli affari interni, gestiti con grande abilità da Massimo.
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L’Impero Romano nel 90 d.C., dopo la conquista della Dacia e l’abbandono di Africa e Oriente
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CAPITOLO VI – DE BELLO GOTHICO
92: Per bilanciare le perdite delle province asiatiche e africane, e per la sua insaziabile sete di conquiste, Massimo avvia una spedizione per sconfiggere i Goti.
93: Cominciano le Guerre Visigotiche, Massimo riporta alcune vittorie e nell’inverno del 93 riesce a conquistare la Crimea.
94: Cominciano le Guerre Ostrogotiche, nel tentativo di conquistare i territori sul Mar Baltico, Massimo si ferisce gravemente in una battaglia contro gli Ostrogoti e torna urgentemente a Roma.
95: Dopo essere stato curato da Galeno di Pergamo, uno dei più grandi medici dell’antichità, Massimo torna a nord e sconfigge gli Ostrogoti.
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CAPITOLO VII – DE BELLO FINNICO
97: Con la conquista delle terre sul Mar Baltico, a Roma si erano aperte le porte del commercio con i popoli scandinavi, la cui ambra e il pesce favorivano la ricchezza economica romana; nella sua espansione, però, l’Impero finisce per scontrarsi con le popolazioni dei Finni.
98-100: Massimo guida le campagne militari contro i Finni, ma negli anni 97 e 98 subisce ingenti sconfitte.
Nel 99 la campagna viene affidata al generale Gaio Oppio Sabino, che sconfigge i Finni e viene nominato
Garans Septentrionis, cioè colui che doveva controllare i commerci e i possedimenti a nord.
102: Oppio scopre grandi miniere di stagno e ferro e guida delle altre spedizioni nel cuore della Scandinavia, conquistandola.
103: Oppio guida una spedizione di esplorazione sulle coste russe, ma viene catturato dagli Slavi; Massimo interviene e si reca in Russia con 6 legioni.
104: Dopo due anni di combattimenti Massimo sconfigge gli Slavi e libera Oppio, che si stabilisce a Holmia (l’odierna Stoccolma).
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CAPITOLO VIII – DE BELLO SARMATICO
105: Ormai, l’unico impedimento alla conquista romana di tutta l’Europa erano i Sarmati, popolazioni stanziate nell’attuale Ucraina, nel 104 Massimo comincia delle campagne contro questi.
106: Massimo sconfigge gli Iazigi. In estate si spinge ancora più a est e sconfigge i Roxolani, l’Impero Romano arriva fino al fiume Rahm(Volga).
107: Massimo sconfigge gli Alani e conquista il Caucaso(provincia dell’Iberia).
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CAPITOLO IX – DE BELLO PARTHICO
109: Massimo sposa la regina partica Zenobia; il senato si ribella poiché ritiene leso il mos maiorum, i pretoriani di Massimo attaccano il senato, che si prende provvedimenti e fonda, in Italia (affidata appunto ai senatori), l’IMPERIVM SENATORIVM.
110: Massimo mantiene la calma nell’Impero e sposta la capitale a Treviri. Nell’inverno attacca l’Italia e ne riprende il controllo. Il senato convoca Massimo a Roma e chiede perdono, l’Italia torna sotto il dominio dell’imperatore.
112: I pretoriani di Massimo uccidono di nascosto Zenobia, e Massimo eredita i territori del Regno dei Parti, che si ribellano, ma Massimo li sottomette in quattro anni (112-116), nei quali conquista anche la Scizia.
117: Ormai sessantenne, Massimo decide di concludere il suo principato con un ultima impresa, la riconquista dell’Africa, ed invia il generale Asellio Emiliano.
Asellio, con quindici legioni a disposizione, riconquista Cartagine e in pochi mesi riesce a riprendere il controllo dell’intera Africa, sconfiggendo i Garamanti.
Nell’estate del 117 Massimo Lucio Tiberio muore.
Se volete fornirmi suggerimenti o commenti, scrivetemi a questo indirizzo.
L’Impero Romano alla morte di Massimo, il più grande conquistatore dell’antichità
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Così gli ha risposto Leandro Sanfilippo:
Quello che segue è un testo illuminante che ho letto in rete.
Nel 117 d.C. Publio Elio Adriano divenne il nuovo imperatore di Roma. Una delle sue prime decisioni fu quella di abbandonare le province conquistate dal precedessore Traiano e creare imponenti opere difensive a protezione dei confini. Per molti fu la mossa lungimirante di un uomo che aveva capito l’importanza di preservare il proprio territorio. Adriano comprendeva come nessun impero potesse espandersi in eterno: Roma era già la forza più potente del mondo, che bisogno c’era di partire per nuove avventure impossibili, come quel folle di Traiano?
I fatti ci dicono che quello fu l’inizio della fine. L’economia di Roma si era sempre basata su un concetto fondamentale: la crescita. Le nuove conquiste territoriali garantivano continui introiti alle casse dello Stato, che era così in grado di finanziare ogni sua spesa. Quando la spinta espansiva venne meno, l’Impero si trovò presto senza soldi. Per ovviare a un problema tanto concreto e immediato, i successori di Adriano si videro costretti ad alzare esponenzialmente le tasse. Per un po’ le cose parvero funzionare, ma presto le classi medio/basse della popolazione si ritrovarono sul lastrico e le finanze pubbliche ne risentirono terribilmente. Ma nessun imperatore poteva permettersi di non pagare l’esercito e l’unica soluzione fu produrre nuovo denaro: sesterzi, denarii, aurei… furono gettati sul mercato in quantità spaventose. Poco importa che non ci fosse più né oro né argento per produrli, al loro posto fu utilizzato il rame, metallo senza alcun valore. Nacque così un mostro nuovo e implacabile, un mostro che divorava qualunque cosa d’innanzi a lui, un mostro che nel corso dei secoli metterà in ginocchio decine di paesi: l’IPERINFLAZIONE.
Ci furono delle personalità che, in epoche diverse, cercarono di contrastare questa spaventosa tragedia: Aureliano, Diocleziano, Maggioriano… ma nessuna contromisura funzionò a lungo. I soldi alla fine persero tutto il loro valore e la gente comune smise di fare figli, perché non aveva più la possibilità di mantenerli. Il crollo demografico fu impressionante e costituì una delle principali cause della caduta di Roma.
La tua ucronia è la migliore contromisura a tutto questo.
E se Roma avesse evitato la crisi del III secolo e avesse conquistato la Cina? (tratta da questo sito)
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Ecco ora la geniale proposta di Falecius:
La Caledonia e l'Islanda romane
Immaginiamo che Domiziano non richiami le legioni di Agricola dalla Caledonia. Forse i Romani non conquisteranno l'Irlanda, o almeno non subito, ma tutta la Gran Bretagna sarà nelle loro mani. Non ci sarà bisogno di presidiare quella frontiera né di erigere il Vallo di Adriano, liberando in seguito forze che si riveleranno preziose altrove. In compenso i Romani della Scozia saranno interessati ad una flotta oceanica come difesa contro gli ultimi Caledoni nelle isole Ebridi ed Orcadi, e contro gli Irlandesi. È probabile che queste isole siano conquistate, anche se difficilmente la presenza romana vi sarà particolarmente stabile o significativa. Perfino le Shetland potrebbero essere interessate da una limitata presenza romana.
Difficile dire se e quando, invece, verrà sottomessa l'Irlanda, e qui si aprono due scenari. Nel primo l'intero arcipelago britannico è conquistato. Questo era possibile già poco dopo Agricola, il quale stimava sufficiente una legione per conquistare l'isola. Pur essendo una valutazione ottimistica, senza il ritiro delle forze romane possiamo ritenere tutte le isole Britanniche ridotte in potere romano entro la fine del regno di Traiano, se a Roma si decide di lasciare mano libera ai governatori locali.
Conseguenze? Quale impatto avrà l'invasione anglosassone con una Britannia così allargata? L'Irlanda potrebbe fungere da base e serbatoio per la resistenza?
Nel secondo scenario, la Britannia è unificata dai romani mentre l'Irlanda, pur subendone maggiore influenza, resta indipendente. Dopo il ritiro romano, è possibile una maggior espansione irlandese in Scozia e Galles?
Infine, quanto l'assenza di un fronte britannico attivo agirà sul mondo romano nel suo insieme? Senza gli ausiliari Sarmati inviati nella regione, avremo la saga arturiana?
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C'è allora spazio anche per l'idea di Basileus TFT:
Perchè mai fermarsi alla Caledonia? Un'ipotesi molto remota ma affascinante è la colonizzazione romana dell'Islanda. Alcuni hanno identificato quest'isola come Thule, una terra ricca di grano e pianure fertili scoperta dall'esploratore greco Pitea (altri la identificano come l'isola estonedi Saarema), cosa effettivamente possibile viste le maggiori temperature del tempo. In Islanda sono state trovate diverse monete romane del III secolo, non si se se usate dai vichinghi, approdate li per caso oppure usate proprio dai coloni romani. Mettiamo caso che Roma decida di intraprendere una spedizione verso quest'ipotetica Thule. Le carte nautiche romane sono primitive e quindi sbagliate ma alla fine i romani giungono sull'isola con grande fortuna (un po' come Colombo in America). Tornati a casa raccontano di questa terra ricca e poco abitata e riescono ad ottenere una spedizione di stanziamento-popolamentoo (magari composta da avversari politici o reietti vari. Ecco che i romani organizzano la provincia di Thule. Come si evolve la demografia del Paese? Cosa succede dopo il 300 e il 476?
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Così gli risponde Lord Wilmore:
Si porrebbe infatti l'interessantissima questione dell'annessione da parte di Roma di un territorio praticamente disabitato: chi lo popolerebbe? Più precisamente: da dove verrebbero e che lingue parlerebbero? Candidati principali: Celti, Germani.
Inoltre, l'importante è che non si limitino all'Islanda. Soprattutto la domanda è: sfruttando l'optimum climatico, dall'Islanda i Romani potrebbero passare in Groenlandia e da qui in America, sfruttando in pratica le rotte seguite secoli dopo da Eric il Rosso e Leif Ericsson?
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E Bhrg'hros aggiunge:
Ehi, qui ci stiamo facendo prendere la mano... La scoperta anticipata di Vinland e Helluland sarebbe un impegno poco remunerativo (beninteso: possibilissima! Mi riferisco proprio ai costi e benefici per l'epoca). In pratica: l'America sarebbe stata, in qualsiasi epoca, una terra troppo costosa per un Impero che volesse - come Roma - trasferirvi risorse dall'Egitto e dal Vicino Oriente; se nella Storia moderna e contemporanea ha invece alterato gli equilibri geopolitici, è perché vi è stata operata una politica paragonabile al Nazionalsocialismo (ma in stile più grande): imperialismo illimitato, cancellazione (volontaria o no) di praticamente tutte le popolazioni preesistenti, appropriazione di risorse accumulate da altri, sfruttamento di manodopera schiavile di origine razzial-rapinatoria, trasferimenti di masse di popolazione giovane in età da lavoro, ideologia millenaristica.
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Anche Sandro Degiani dice la sua:
Carissimi, il motivo della conquista della Britannia sono le miniere di stagno della Cornovaglia. Esse sono l'unica fonte di stagno esistente in Europa, metallo fondamentale per realizzare il bronzo, lega di rame e stagno. Un volta messe le mani sulle miniere britanniche, i romani non si mostrarono interessati al resto dell'isola e con il Vallo di Adriano tagliarono fuori scozzesi e Celti.
I Romani si sono sempre spostati lungo la linea di demarcazione dell'ulivo e della vite (che in quegli anni era spostato molto più a nord anche senza l'effetto serra) sia verso Nord che verso Sud. Non si sono mai interessati a lande desolate o deserti, a meno che fossero terre dove transitavano ricche carovane o vitali per il commercio.
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Bhrg'hros però torna alla carica:
Ma, per stare al gioco, mettiamola così: cosa sarebbe stato necessario perché i Romani intraprendessero e portassero a termine la conquista dell'Islanda?
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William Riker suggerisce:
Direi un imperatore visionario che ha letto la "Medea" di Seneca e decide di lasciar perdere la Persia e provare nuove direttrici di espansione:
a) di là dall'Atlantico, alla ricerca dell'Ultima Thule;
b) a sud di capo Bajador, verso un tentativo di circumnavigazione dell'Africa per raggiungere le Indie scavalcando i Sasanidi;
c) attraverso le paludi del Sudan verso l'Africa Nera, alla ricerca delle "Montagne della Luna" e delle sorgenti del Nilo.
L'epoca di Adriano e di Antonino Pio mi pare la più propizia.
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Ed ecco il commento di Bhrg'hros:
Effettivamente molto imprevedibile come Imperatore...
(Chiedo scusa di aver generalizzato "Persia", non pensavo che restringessimo all'epoca degli Antonini e quindi ai Parti; sono sempre incline a considerare Costantino il centro dell'imperialismo romano)
L'idea della circumnavigazione dell'Africa, classicissima e credibile, avrebbe d'altra parte sollevato giustificate perplessità in relazione al motivo (pretesto?) addotto: per arrivare via mare al lato oceanico della Penisola Arabica erano sufficienti (non essendoci presidî partici interposti) le posizioni già stabilmente in mano romana in Egitto (sponda eritrea) e Nabatea, come del resto storicamente avvenuto.
Ai fini dell'ucronia che è stata qui proposta, comunque, ciò che è rilevante è soprattutto la ricerca dell'Ultima Thule (già sufficiente al di qua dell'Atlantico, ma innegabilmente estensibile alla Groenlandia e alle regioni continentali americane scoperte da Leif Eiríksson otto secoli e mezzo dopo, pur con un clima più caldo).
Il problema è però il recente rincaro della dose: "colonizzazione, non conquista. Basterebbe un piccolo insediamento. Non so come è messa l'isola a metalli però so che c'era terra fertile per il grano, per i pascoli e l'apicoltura" (fine della citazione) Certo, la conquista sarebbe solo il preludio a un'indipendenza di fatto, poiché non ci sarebbe modo di mantenere a costi ragionevoli un controllo come su una 'normale' Provincia. È vero inoltre che anche un piccolo insediamento sarebbe sufficiente a popolare l'isola, in assenza di popolazioni preesistenti (resta però l'interrogativo su cosa accadrebbe qualche secolo dopo, con gli Irlandesi e soprattutto con la migrazione norvegese). Ma allora "colonizzazione" significa "insediamento di Romani / Latini (di stirpe o almeno di lingua)" o "promozione da parte romana di insediamento di coloni provenienti dall'Impero (quindi prevalentemente non di lingua né soprattutto di stirpe romano-latina)" o addirittura "beneplacito romano a immigrazioni proveniente da territorî esterni all'Impero (per esempio la Scandinavia)"?
Mi pare di ricordare che in almeno un'occasione in questo club ucronico sia già stata proposta l'idea di una sorta di emigrazione 'repubblicana' dopo le Guerre Civili; è solo un esempio, ma la questione in generale torna a essere quella dell'inizio: cosa potrebbe indurre una colonizzazione così insolita come obiettivo territoriale? (Perfino dalla Scandinavia, popolata da dodici millenni, non era partito nessun popolamento e per altri otto secoli non ce ne sarebbero stati, fino all'arrivo in Norvegia dell'onda lunga dell'urbanizzazione e conseguente centralizzazione monarchica - beninteso in termini medioevali).
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William Riker insiste:
Però Elio Adriano poteva essere interessato all'avorio e agli animali esotici dell'Africa Nera. O magari commerciare con i ricchissimi regni del Golfo di Guinea, come la Cultura di Nok. Per quanto un viaggio paia improbabile, è sempre possibile trovare un pazzo abbastanza pazzo per iniziarlo!
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E Bhrg'hros ammette:
Giusto, infatti il viaggio è ben possibile; ricamavo soltanto sul possibile dibattito interno circa le sue motivazioni, e queste in effetti sono ineccepibili.
Primo incontro tra una legione romana e guardie di frontiera cinesi (creata con openart.ai)
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Ora, la parola a Inuyasha Han'yō:
Romanitas per davvero
"Romanitas" di Sophia McDougall è un romanzo ucronico in cui si immagina che l'Impero Romano esista ancora oggi e si sia esteso sulla maggior parte del globo terracqueo, pur conservando istituzioni arcaiche come la schiavitù e la crocifissione. Il PoD si ha quando, alla fine del Secondo secolo dell'era Cristiana, viene scoperto il complotto ai danni dell'imperatore Publio Elvio Pertinace. Nella realtà Pertinace fu ucciso e al suo posto, in seguito, diventò imperatore Lucio Settimio Severo, il quale, rafforzando notevolmente il potere decisionale dell'esercito, esautorò il Senato romano delle sue prerogative. Questo ebbe l'effetto di rendere dipendente lo stato romano dall'esercito. Per far fronte al suo mantenimento si dovettero aumentare notevolmente le tasse ai danni delle attività artigianali. Nei secoli successivi, sempre per diminuire l'impatto finanziario dell'esercito sull'economia, quest'ultimo fu composto prevalentemente da barbari. Nel romanzo si immagina che Pertinace, dopo la scoperta del complotto a suo danno, come sovrano moderato, riconferisca al Senato romano tutti i poteri di cui era stato privato dai sui predecessori, e guidi una serie di campagne militari in direzione della Persia, dell'Europa centrale ed orientale. L'Impero Romano si espanderà nei secoli successivi, grazie al contatto con la Cina e alla scoperta della cosiddetta "Terranova" (l'America), e conoscerà solo momentanee crisi da cui saprà riprendersi.
Ed ora, la cronologia degli eventi del romanzo:
933 aUc: Marco Aurelio muore. Diventa imperatore il figlio Commodo.
945 aUc: Commodo, durante il suo sanguinario regno, impoverisce Roma. Viene assassinato da un gruppo di cospiratori, tra cui il suo ciambellano, la sua concubina e Laetus, il capo dei pretoriani. I cospiratori fanno credere che Commodo sia morto per apoplessia e fanno diventare imperatore Pertinace, figlio di un liberto.
945 aUc - 957 aUc: Agli inizi del regno di Pertinace, Laetus incoraggia un complotto contro l'imperatore, ma viene scoperto. Laetus viene bandito. Pertinace mette al bando i Pretoriani, con la creazione di una forza di polizia da lui scelta, fa in modo da evitare ancora complotti a danno dell'imperatore. Pertinace toglie le tasse messe da Commodo, taglia alcune spese di palazzo, diminuisce le imposte ai contadini ed incentiva il commercio e ridà potere al Senato di Roma.
957 aUc: Morte di Pertinace. Dopo la disastrosa successione di Commodo, Pertinace fu riluttante, prima della morte, a nominare suo figlio Publio Elvio Pertinace II Cesare ed erede al trono, ma il Senato accetta la successione.
957 aUc - 973 aUc: Pertinace II continua le riforme economiche del padre, risanando le finanze imperiali. Ristruttura l'esercito, stacca le legioni dalle guarnigioni di frontiera per creare una forza più snella e mobile. Lega la paga dei soldati al tasso d'inflazione e li rende meno propensi alla corruzione e ne migliora pertanto la disciplina.
978 aUc: Il re persiano Ardashir uccide l'ultimo re dei Parti e crea l'Impero Sasanide. Lo zoroastrismo diventa la religione di Stato.
991 aUc: Continui attacchi delle tribù germaniche lungo il Reno ed il Danubio, ma l'esercito romano resiste e le ricaccia indietro. Per assicurarsi di aver disinnescato la minaccia, Pertinace II ordina alle legioni della Britannia, nonostante le proteste dei romano-britannici, di abbandonare l'isola e decide di attaccare la Germania e la Sarmazia.
983 aUc - 993 aUc: Ardashir invade l'India e la Siria romana. Poco dopo il figlio Shapur diventa imperatore.
991 aUc - 995 aUc: Pertinace conquista la Germania e la Venedia, spingendosi fino in Finnia ed in Gothia.
995 aUc - 1009 aUc: Guerre contro i Persiani. Ripresa la Siria.
1009 aUc: Morte di Pertinace II. Sale al trono Lucio Elvio Pertinace Sarmatico. Vittorie romane in Europa orientale.
1013 aUc - 1018 aUc: L'esercito romano, rinforzato da truppe germaniche e grazie all'aiuto del Regno di Palmira, attacca e conquista l'Impero Persiano.
1018 aUc - 1044 aUc: Nonostante alcune ribellioni nella Persia romana, il controllo di Roma sulla regione rimane saldo.
1044 aUc - 1066 aUc: Sotto Gaio Flavio Sulpiciano, figlio adottivo di Sarmatico, Roma perde la Persia e la Mesopotamia.
1066 aUc - 1098 aUc: Marco Flavio Sulpiciano Cruento riconquista la Mesopotamia e la Persia. Migliaia di Persiani vengono ridotti a schiavitù. Persecuzione degli Ebrei, dei Cristiani e degli Zoroastriani. Invasione e conquista dell'Arabia. Cruento esporta la religione romana nella parte orientale dell'Impero.
1098 aUc - 1234 aUc: Seconda dinastia Flavia. Riconquista della Britannia, compresa la Caledonia e l'Hibernia. Qui c'è stata una rinascita della cultura celtica, ma la nostalgia per la dominazione romana porta ad una vittoria per l'Impero abbastanza agevole. Sporadiche incursioni di Unni, i quali vengono respinti o assorbiti da Roma. Graduale espansione verso la Scizia.
1234 aUc - 1618 aUc: Dinastia Acilia. Continua la conquista della Scizia. Attraverso la Persia, inizia l'espansione verso l'India. Lunghe guerre per conquistarla. Le divinità indiane vengono romanizzate.
1300 aUc - 1400 aUc: Le rivolte in India tengono perennemente occupate le forze militari.
1400 aUc - 1500 aUc: Tentata espansione infruttuosa verso la "Sina". Continui problemi in Siria, Persia e India.
1500 aUc - 1600 aUc: Confini contesi con la Sina. In India ed in Persia, benché sottomesse, ad ogni segno di debolezza dell'Impero, scoppiano ribellioni. In questo periodo la setta dei Cristiani ha cessato di esistere e le persecuzioni ai danni degli Zoroastriani e degli Ebrei sono finite, a loro viene negata la cittadinanza romana.
1600 aUc - 1700 aUc: Dinastia Cordia. Le province nordafricane tentano di rendersi indipendenti da Roma, ma esse sono strategicamente importanti perché sono il granaio dell'Impero, pertanto in questa zona viene incrementata la presenza militare.
1700 aUc - 1800 aUc: La dinastia Song unifica e stabilizza la Sina. Roma è inizialmente preoccupata per l'aumentato potere della Sina, ma gli imperatori capiscono che Roma adesso è inattaccabile, nuovi tentativi di conquistare la Sina sarebbero costosi e soprattutto non c'è la necessità di rischiare il lucroso commercio con l'Oriente. Così le relazioni tra i due stati restano cordiali, anche perché la Sina sostiene il controllo romano sull'India.
1800 aUc - 1900 aUc: Dinastia Blandia. I romani difendono i Song contro i Jurchen. A Roma arrivano molte innovazioni cinesi, tra cui la carta moneta, le banche, certi tipi di abbigliamento, che vengono romanizzati, e la polvere da sparo.
1900 aUc - 2000 aUc: Roma parteggia per la Sina contro i Mongoli, così la dinastia Song riesce a salvarsi. Nel frattempo riescono a comprendere le applicazioni militari delle invenzioni cinesi. Primo contatto di Roma con Nionia. I prodotti orientali sono ardentemente ambiti, ma Roma ne ha scarso interesse politico, dato che sono attraversate da lotte intestine.
2000 aUc - 2100 aUc: Armati di cannoni, i Romani invadono l'Etiopia. La Sina sta a guardare con preoccupazione. Go-Daigo, imperatore di Nionia, visita Roma, viene a conoscenza delle esplorazioni e delle conquiste romane e delle applicazioni della polvere da sparo.
2100 aUc - 2220 aUc: Go-Daigo guida la Restaurazione Keemu, combatte i suoi nemici, usando le armi da fuoco. Restaura il potere dell'imperatore e riunisce la Nionia. Intanto Roma, dopo le continue conquiste in Africa, in tale zona si trova in difficoltà per le continue ribellioni proprio in questa zona. Degli esploratori romani tentano di circumnavigare il globo, ma trovano una nuova terra ad ovest, chiamata "Terranova", ma non c'è al momento possibilità per avventure militari. Grave piaga in Europa ed in parte della Sina. L'imperatore Blandio postumo muore improvvisamente. Lotta di potere mai vista in oltre mille anni.
2204 aUc - 2509 aUc: Dinastia Vincia. Prima macchina elettrostatica. Dopo un susseguirsi di imperatori che hanno durata breve, il senato porta al potere Sesto Vincio Sacerdote. Mentre Sacerdote sta assicurandosi la sua posizione, Nionia invade la Corea ed attacca il territorio cinese. Sina chiama Roma per essere sostenuta, ma l'impero non è in grado di rispondere all'aiuto, perché in lotta per la sua stessa sopravvivenza e deve far fronte alle sue spaccature interne, alle tensioni nella regione indo-persiana ed agli effetti devastanti della piaga che ha decimato la popolazione. Sina batte Nionia da sola, ma perde larghe porzioni di territorio. Le relazioni di Roma sia con la Sina sia con la Nionia sono guastate. Roma prova a riprendersi dai gravi danni degli ultimo secolo, con lo scopo di ripristinare la solidarietà romana, Sacerdote estende la cittadinanza a tutti gli abitanti dell'impero, senza distinzione di nazionalità o religione, rifiutando solo la possibilità ai liberti di accedere alle cariche politiche.
2300 aUc - 2400 aUc: Cresce la potenza di Nionia. Gli esploratori giapponesi scoprono il continente meridionale, che lo chiamano "Goshu". Quando Nionia inizia a colonizzare Goshu, Roma è preoccupatissima per la crescente potenza di questa, poiché sta diventando una temibile rivale. Roma inizia a premere affinché Nionia cessi ad espandersi e prona Sina a sostenerla. Sina, diventata uno stato cuscinetto tra Roma e Nionia, diventa sempre più introspettiva ed il governo cinese rifiuta di esporsi. Completata conquista dell'Africa. Ancora esperimenti sull'elettromagnetismo. Roma inizia l'espansione nella parte centrale e meridionale di Terranova, dilagando prudentemente anche in Mexica, Maia ed in Aravacia. Successivamente anche Nionia entra a Terranova dall'estremo Nord. A Roma inizia il dibattito se muovere guerra, ma per la disaffezione di molti, non si fa niente. C'è molta terra, con la sua popolazione, da contendere tra le due potenze.
2400 aUc - 2500 aUc: La Nionia si spinge verso sud, fino a quando Roma capisce che i suoi possedimenti in Terranova sono minacciati. La guerra ora è inevitabile e dura circa un secolo. I due eserciti si affrontano nel continente - i Romani si spingono verso nord dalla costa sudorientale della parte settentrionale del continente, obbligando gli indigeni a sostenerli. Le successive fasi della guerra - variano di intensità e sono interrotte da brevi armistizi - sono cruente, con battaglie navali nell'Oceano Atlantico e nei pressi di Nionia. Il costo della guerra viene pagato salato in termini di vite umane che si tratti di Romani, Nioniani o "Terranovani". L'imperatore Vincio Arcadio muore in circostanze sospette e Nasennio, il fratello di questi, prende il potere. L'economia romana è stata danneggiata dalla guerra. Durante un momento di tregua, negli ultimi anni del venticinquesimo secolo, c'è una prima rivolta nella provincia africana di Lundae. Il primo, lento ed inefficiente, veicolo elettrico a trazione magnetica riesce a viaggiare.
2500 aUc - 2600 aUc: La pazzia si manifesta nella famiglia Novia. Gli africani sono momentaneamente sottomessi. Nella seconda rivolta del 2503 aUc una legione romana, male equipaggiata, viene annientata nei pressi di Mausitania (Mosi-oa-Tunya). Per questo disastro, Nasennio è accusato. Oppio Novio, nipote acquisito di Nasennio, guadagna popolarità in Senato. Dopo un'epidemia di vaiolo a Roma, Nasennio si suicida senza lasciare figli. Oppio Novio sale al potere.
2509 aUc - oggi: Dinastia Novia. Roma si assicura il Nordafrica, mentre il sud si rivolta e chiede l'indipendenza. Sebbene Roma riesca a tenere la parte settentrionale del continente africano, però, la prima volta dopo secoli, perde il controllo della parte sud. Problemi appaiono in altre parti dell'Impero, poiché si presentano tensioni a Terranova ed in India. Nel 2512 Servio, il fratello di Oppio, muore di pazzia. Oppio cerca di ristabilire le relazioni internazionali. Cerca di rovesciare le fortune romane in Terranova settentrionale, dove i romani avanzano verso Nord. Il suo compito è facilitato anche da nuove tecnologie, quali il telegrafo inventato nel 2511 AUC. Ciò permette di migliorare il governo dei territori oltremare. Le linee telegrafiche vengono installate sotto l'Atlantico ed attraverso l'Africa. Trent'anni dopo arriva anche il telefono. Così Roma è in grado di rispondere molto più rapidamente in caso di future inquietudini. Ci sono tentativi per trovare il modo di volare. Militarmente Roma è più forte di Nionia, però è impossibile espellere i Nioniani da Terranova. Alla fine Roma trova un accordo con Nionia e definiscono i termini per spartirsi la parte Nord di Terranova. Secondo i trattato di "Mixigana", un enorme muro viene costruito nel continente per separare le due potenze. Il commercio riprende, ma la rivalità resta. Roma sviluppa nuovi potenti esplosivi. Nionia sembra che stia sempre guadagnando terreno nel gap tecnologico con Roma. Roma inizia ad espandersi nella Terranova meridionale. Roma migliora la rete stradale, mentre costruisce, nell'Impero, vie a trazione magnetica.
2600 aUc - 2700 aUc: Sviluppo del volo usando ali circolari, fornite di motore. Colonizzazione di Terranova settentrionale e meridionale. Corsa alle armi tra Roma e Nionia.
2696 aUc: Nascita di Tito Novio Fausto.
2702 aUc: Nascita di Lucio Novio Fausto.
2711 aUc: Nascita di Terzo Novio Fausto.
2722 aUc: Tito si sposa con Giulia Sabina.
2724 aUc: Giulia dà alla luce Novia Faustina "Macaria".
2730 aUc: Lucio si sposa con Drusilla Terenzia.
2732 aUc: Drusilla Terenzia fa nascere Druso Novio Fausto.
2734 aUc: Lucio è colpito da pazzia ereditaria.
2735 aUc: Gaio Novio Fausto Rixa muore. Tito diventa imperatore. Terzo Novio va a reprimere un rivolta Azteca, il suo coraggio gli fa guadagnare l'agnomen "Leone". Viene acclamato come un eroe, ma è turbato dalla visione di centinaia di liberi Aztechi ridotti a schiavi.
2736 aUc: Fausto divorzia da Giulia.
2737 aUc: Leone si sposa con Clodia Albina. Con approvazione senatoriale, Leone diventa cesare ed erede al trono.
2741 aUc: Clodia dà alla luce Marco Novio Fausto Leone.
2749 aUc: Fausto si sposa con Tullia "Tulliola" Marciana.
2757 aUc: A metà agosto Leone e la moglie Clodia sono uccisi in un incidente stradale nelle Alpi Galliche. Da qui in poi prende avvio la vicenda del romanzo "Romanitas".
Il mondo come è stato descritto nel romanzo "Romanitas" di Sophia McDougall
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Cediamo a questo punto la parola ad Enrica S.:
Senza Domiziano
Il 24 agosto del 79 d.C. Domiziano, fratello dell'Imperatore Tito da lui molto poco amato, si trova in villeggiatura ad Ercolano, ospite dell'amico poeta Cesio Basso. Quando il Vesuvio erutta improvvisamente, siccome Domiziano è pur sempre sangue del suo sangue, Tito ordina all'ammiraglio Gaio Plinio Secondo (meglio noto come Plinio il Vecchio) di andare a trarlo in salvo. Costretto a cambiare rotta a causa del ritiro improvviso delle acque, Plinio attracca a Stabia e da lì raggiunge Ercolano via terra, ma sulla spiaggia sia Plinio sia Domiziano trovano la morte avvelenati dalle nubi di anidride solforosa ad alta temperatura emesse dal vulcano in eruzione. Tito fa celebrare solennemente i funerali del fratello, ma sotto sotto è ben lieto di essersene sbarazzato (non gli ha mai concesso la Tribunicia Potestas). Quando, il 13 settembre dell'81 d.C., Tito morirà di malaria, chi gli succederà al trono? E come cambia la storia romana senza Domiziano?
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Perchè No? suggerisce:
Penso a Tito Flavio Sabino, cugino di Domiziano e Tito ma anche marito di Giulia Flavia, figlia di Tito. Fu eliminato da Domiziano nell'82, cosa impossibile in questa Timeline. Possiamo dunque rimanere con la stessa dinastia, cosa che il Senato avrebbe probabilmente preferito, ricordando la guerra civile. Dopo Tito Flavio Sabino, se non ha figli, c'é anche la possibilità di veder salire alla porpora suo fratello Tito Flavio Clemente, probabilmente cristiano (fu messo a morte da Domiziano nel 95 con l'accusa di ateismo, ovvero di non credere alle divinità romane e ovviamente alla figura dell'Imperatore divinizzato, accusa solitamente mossa ai convertiti al cristianesimo, visto che l'ebraismo fa pochi proseliti al di fuori degli stessi ebrei).
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Così risponde invece Federico Sangalli:
Clemente era sposato con Domitilla la Giovane, sorella di Tito. Dopo di lui vi sarebbero i suoi due figli maggiori (ne ebbe 7) che in HL furono adottati come eredi da Domiziano (bella faccia tosta. visto che ne avrebbe poi ucciso padre e zio) con i nuovi nomi di Vespasiano e Domiziano, che in questa TL potrebbero essere Vespasiano e Tito Flavio. Ragione per cui dovremmo avere (date a caso e puramente indicative):
Vespasiano I 69-79
Tito I 79-81
Sabino (o Tito II) 81-92
Clemente (o Tito III) 92-98
Vespasiano II 98-119
Tito II (o IV) 119-129
Loro sono quelli certi e confermati, dopodichè la successione vedrebbe interessati i Flavi Tiziani, discendenti di uno dei figli di Clemente. Di essi vi farebbero sicuramente parte Tito Flavio Tiziano il Vecchio (governatore d'Egitto tra il 124 ed il 133) e Tito Flavio Tiaziano il Giovane (governatore tra il 164 ed il 167), Tito Flavio Claudio Sulpiciano (console nel 170 e proconsole d'Asia nel 186, condannato a morte da Settimio Severo nel 197), Tito Flavio Tiziano (procuratore di Alessandria sotto Caracalla, condannato a morte nel 216), Flavia Tiziana (moglie dell'Imperatore Pertinace) e infine Tito Flavio Tiziano Postumo (console nel 301). Quindi seguirebbero:
Tiziano I 129-153
Tiziano II 153-175
Sulpiciano 175-205
Tiziano III 205-224
Pertinace il Giovane 224-250
Pertinace II (fittizio) 250-289
Tiziano IV Postumo 289-320
Traiano divenne generale grazie alle guerre lanciate contro Daci e Germani da quello schizzato di Domiziano e fu sempre lui a nominarlo governatore della Germania nel 96, cosicché non sarebbe ancora nella posizione adatta per impossessarsi del potere. Se Vespasiano II é furbo manda Traiano contro i Parti così da levarselo dai piedi e magari saccheggiare pure Ctesifonte e Media con Plinio il Giovane per ridare potere al Senato, se no la Storia ritorna sui suoi binari. Se per caso la Dinastia Flavia sopravvivesse mi immagino bene un Adriano, un Antonino Pio ed un Marco Aurelio intenti a duettare di filosofia e letteratura presso la corte imperiale, dotti studiosi del sapere. Commodo lo mandiamo nell'arena ma per davvero, mica con gli animali feriti e gli uomini zoppi e stanchi. Settimio Severo era molto amico di Pertinace padre, potrebbe garantire alla sua famiglia una posizione di potere durante i loro regni. Aureliano senz'altro un generale (che non viene assassinato). Tuttavia la questione religiosa di avere un imperatore cristiano già nel I Secolo é scottante: un Editto sulla Libertà di Culto é il minimo ma come reagirebbe il Senato, perlopiù pagano? Fermo restando che se fossero in grado di mantenersi al potere perlomeno l'apparato statale finirebbe per convertirsi, analogamente con quanto accaduto con Costantino.
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Per finire, ecco quest'altra interessante proposta di Mattiopolis:
Nel 97-98 dopo Cristo, una spedizione cinese di 70.000 uomini comandata dal generale Ban Chao e comprendente l' ambasciatore militare Gan Ying attraversò il regno partico accompagnata da delle guide, nella speranza di raggiungere una favolosa terra nell' estremo Occidente chiamata Taqin Guo, e stabilire rapporti con il suo leader, data la sua posizione ad un estremo della Via della Seta, in cui i cinesi erano l'altro estremo: Taqin Guo, in altre parole, è l'Impero Romano.
Ma le guide partiche, accortesi di ciò che gli inviati del Celeste Impero volevano fare, li fecero desistere descrivendo chissà quali pericoli, mentre erano a pochi chilometri da Antiochia. Infatti i Parti accumulavano fortune sui dazi imposti ai mercanti che viaggiavano per il loro territorio, ed un rapporto diretto tra Roma e la Cina avrebbe sfavorito i loro affari.
Ma se le guide non si accorgono di nulla, magari perchè i cinesi spacciano il loro viaggio come banale esplorazione di terre sconosciute? I cinesi riescono ad ottenere udienza dall'imperatore, e i due stati, troppo lontani per costituire un reciproco pericolo, allacciano rapporti commerciali, magari evitando la mediazione partica facendo procedere le carovane nelle steppe dell'Asia e della Russia invece che del Medio Oriente, o via mare.
Col passare del tempo, si aggiungono gli scambi culturali: le opere dei filosofi greci e le tattiche belliche romane raggiungono l'Oriente, mentre il pensiero di Confucio e quello di Buddha, e magari anche la polvere da sparo, raggiungono Roma.
Questo potrebbe avere conseguenze enormi: Confucio e Buddha vengono riconosciuti come saggi al pari di Platone ed Aristotele, e dato che buddismo e confucianesimo sono rispettivamente tolleranti nei confronti delle altre religioni e adatti all'esercizio del potere, queste filosofie potrebbero trovare spazio sia tra il popolino che tra l'aristocrazia, e magari Costantino si convertirà al Buddismo anziché al Cristianesimo, cambiando per sempre la storia religiosa d'Europa.
Se i Romani riescono ad utilizzare la polvere da sparo a scopi bellici, magari riempiendo della suddetta polvere le palle di cannone o i proiettili per le fionde, potrebbero avere un grande vantaggio negli scontri, riuscendo a tener testa alle orde barbare almeno quel tanto che basta per permettere la sopravvivenza dell' Impero in Europa, anche se credo che saranno inevitabili divisioni all'interno dello Stato e balcanizzazioni varie.
Forse l' Impero si vedrà ridotto alla sola Italia più isole e Provenza, mentre l'Oriente e le aree periferiche daranno vita a regni "latini" indipendenti, che vedranno la loro cultura fondersi con quella dei popoli germanici, slavi e celtici, sempre però tenendo una pesante eredità romana... il tedesco e l'inglese potrebbero essere lingue neolatine influenzate da quelle dei popoli teutonici così come il rumeno è influenzato dallo slavo.
E la Cina? Forse da Roma erediterà le grandi opere come gli acquedotti, qualche divinità, il teatro (che vivrà una seconda giovinezza in Oriente, dato che dopo Terenzio i cives si rivolsero a passatempi più "plebei"), le filosofie più stoicheggianti, e magari anche il Cristianesimo, che potrebbe venire assorbito nelle varie credenze cinesi. Se poi i due imperi si mettono d'accordo per spazzare via i Parti o chiunque governi la Persia, allora...
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