"De Brutto Gallico"


Così Falecius ha pensato di scrivere una "storia alternativa" dell'impero romano. Se volete inviare dei commenti o una vostra versione della stessa ucronia, siete i benvenuti: non dovete far altro che scrivere a questo indirizzo. Buona lettura!

56 a.C.: Battaglia di Gergovia. I Romani sconfiggono gli Arverni, ma il loro condottiero, Giulio Cesare, muore sotto le frecce galliche. Le legioni si ritirano dalla Gallia Celtica.

54 a.C.: Gneo Pompeo, capo del partito aristocratico e governatore della Spagna, dopo aver conquistato la Cantabria e la Vasconia passa i Pirenei per vendicare Cesare. Ottiene vittorie e prigionieri, ma le sue conquiste si limitano all'Aquitania (fino alla Gironda).

53 a.C.: Crasso viene ucciso a Charrae dai Parti.

50 a.C.: scaduto il suo mandato proconsolare, Pompeo rientra a Roma acclamato. Il Senato gli concede la dittatura a vita. 

49 a.C.: Sotto la guida di Pompeo e del cesariano Marco Antonio, iniziano i preparativi per le spedizioni contro la Partia e l'Armenia.

48 a.C.: La grande spedizione partica si suddivide in due tronconi, uno destinato all'Armenia e alla Media, che deve portare la guerra fin nel cuore dell'Iran, e l'altro che sotto Pompeo discende l'Eufrate con l'appoggio di ausiliari arabi verso la capitale nemica, Ctesifonte. 

47 a.C.: Antonio conquista l'Armenia, Pompeo l'Assiria. In Egitto divampa la guerra civile tra Tolomeo e la sorella ed ex moglie Cleopatra.

46 a.C.: Antonio sconfigge i Parti adottando le loro stesse tattiche di cavalleria, ed assedia Ecbatana. Pompeo Entra trionfalmente a Seleucia, assedia ed espugna Ctesifonte e la rade al suolo, poi prosegue fino al porto di Charax e a Susa, dove annienta le forze del regno di Elimaide.

45 a.C.: Pompeo raggiunge Persepoli. Il re di Persia, sconfitto in battaglia, si uccide ed i suoi domini passano agli Arsacidi. Caduta Ecbatana, i Parti chiedono la pace. Roma guadagna le nuove province di Sofene, Armenia Superior, Armenia Inferior, Osroene, Assyria, Chaldaea, Babylonia, Elymais. 

44 a.C.: Pompeo rientra a Roma come un eroe. Gli viene tributato un grandioso trionfo. Ad Antonio lascia il governo delle province asiatiche. 
Antonio raggiunge Alessandria d'Egitto, intervenendo nella guerra che devasta il paese. Incontra Cleopatra e se ne innamora, aiutandola a sconfiggere Tolomeo, che si rifugia presso Candace di Napata, in Nubia.

43 a.C.: A Roma, Pompeo inizia una massiccia epurazione dei populares, confiscandone le terre. Tra gli altri, ne sono vittime Giunio Bruto, Cassio, Marco Vipsanio Agrippa e il poeta Catullo (quest'ultimo accusato di immoralità). Antonio inizia a temere che stia per arrivare il suo turno e in Asia comincia ad organizzare la resistenza.

42 a.C.: Per rafforzare la sua posizione, Antonio conquista e riduce a provincia il regno di Commagene e la Palestina, intervenendo nella guerra tra Ircano ed Aristobulo, due principi Asmonei. La Giudea, Gaza, Moab e l'Idumea vanno però a Cleopatra. I Nabatei diventano un regno cliente dell'Egitto. In Gallia, il re degli Arverni Vercingetorige, conscio della minaccia romana, unisce tutte le tribù a sud della Loira in un regno e ricaccia gli Elvezi. Pompeo ordina campagne militari sulle Alpi per assicurare le comunicazioni tra Narbonese, Cisalpina e Illiria. Sottomessi i i Camuni, i Carni, i Venosti, i Lepontii, i Poenini, i Cottii, gli Allobrogi i Graioceli e i Liguri, sconfitti ma non soggiogati i Raetii.

41 a.C.: Antonio conquista il Bosforo Cimmerio. Ariovisto, capo dei Suebi, sottomette i Vindelici e gli Elvezi, arrivando a confinare col regno di Vercingetorige sulla Saona. I Raetii iniziano a pagargli tributo. 
Vercingetorige unisce alla sua confederazione i Venedi, gli Armorici, guidati dal celebre Asterix, che diventerà il suo migliore luogotenente, e i Parisii della Senna. Questo fiume sarà il confine nordorientale del suo stato. 

40 a.C.: Sigambri, Bructeri e Tencteri, alleati dei Treveri, passano il Reno ed invadono la belgica. 
Pompeo Magno muore improvvisamente nel suo letto. Il figlio Sesto pretende, ed ottiene dal senato, di succedergli come Dictator. Antonio passa l'Ellesponto e riduce la Tracia in due province ( Superior ed inferior, separate dai Monti Balcani). Il giovane Ottaviano, nipote di Cesare, temendo le persecuzioni sempre più estese di Sesto, si rifugia presso di lui.

39 a.C.: Sesto e Marco Tullio Cicerone ottengono dal Senato la messa al bando di Antonio. Questi, ricevuta la notizia mentre sta combattendo i Bessi e i Dardani nell'odierna Serbia, discende in armi in Macedonia.

38 a.C.: Le forze repubblicane sono sbaragliate dagli antoniani a Filippi in Macedonia, grazie alla cavalleria asiatica . Cleopatra invia in aiuto ad Antonio un esercito in maggioranza nabateo e giudaico, perlopiù cammellato, nell'Africa pompeiana dove ottiene grandiosi successi, prendendo Leptis magna, Sabratha e Utica.

37/36 a.C.: La guerra tra Senato e populares, che è anche guerra tra Roma ed Egitto, divampa in tutte le province occidentali. Occupata la Grecia, Antonio è raggiunto dalla flotta egiziana. E' incerto se tentare la via dello sbarco in Puglia o quella più difficile e lunga, ma meno rischiosa, dell'Illiria. Nell'esitazione consolida la sua posizione in Grecia, Mesia ed Epiro.
Le legioni pompeiane vengono spazzate via dagli arabo-egiziani sui dromedari. Numidia, Getulia e Mauretania sono ridotte a province, mentre tutta la Tripolitania viene organizzata nell'Africa Nova. Sesto tenta di corrompere il re dei nabatei Obodas (Ubayd) grazie alla mediazione di un Idumeo, tale Erode, capo dell'ala destra. Obodas resta leale a Cleopatra, ma Erode ritorna in Giudea con un pretesto e lì tenta di organizzare una rivolta pompeiana. Una legione, sotto il comando di Ottaviano, basta a stroncarlo, e tutta la sua famiglia è sterminata, insieme a quei membri del Sinedrio e capi nabatei (Tolemeo e Silleo) che l'avevano sostenuto. la maggior parte del popolo ebraico comunque è soddisfatto della politica tollerante di Cleopatra e non reagisce alla fine di Erode. 
Schermaglie tra le due flotte, in cui gli antoniani hanno generalmente la meglio. 
Antonio si risolve ad invadere con un grande esercito i Balcani. Numerose tribù illiriche, fino alla Sava, gli si sottomettono.

35 a.C.: Obodas sbarca nella Betica. Ariovisto consolida il suo dominio sottomettendo definitivamente i Raetii, i Boii e gli Hermunduri, e esigendo tributo dai Taurini.
I Salassi saccheggiano Eporedia.
Vercingetorige, preoccupato dalla crescente potenza della confederazione belgica guidata dai Treveri, dai Sigambri e dai Menapi, accoglie la richiesta d'aiuto che viene dalla minuscola nazione dei Batavi, e si allea con Ariovisto. 

34 a.C.: i Treveri vengono sbaragliati da Arverni e Suebi. La Gallia è spartita tra Vercingetorige ed Ariovisto lungo i fiumi Mosa e le Ardenne. Ariovisto, con le mani libere ad ovest e, finché dura la guerra romana, a sud, si dedica a soggiogare i Chatti, che gli si sottomettono con clausole moderate, e i Cheruschi, che invece gli resistono violentemente. Vercingetorige inizia a preparare una spedizione punitiva contro i Belgi della Britannia, ottenendo l'aiuto dei vicini Cantii. 
Antonio conquista Aquileia. L'intera Betica cade nelle mani di Obodas, che avanza nel cuore della Spagna. 
Vercingetorige invia un ambasciatore ad Antonio offrendogli appoggio e amicizia, in cambio di un futuro aiuto contro Ariovisto in caso di necessità. Antonio, ansioso di accelerare la fine della guerra (anche perchè ha seri problemi di rifornimento), accetta, purché Vercingetoringe non richieda nessun territorio della repubblica romana. 

33 a.C.: Mentre Antonio prende Padova e Verona, e poi Mantova e Brixia, i galli passano il Rodano e la Cevenne entrando nella Narbonese. Obodas è sostituito dal figlio Arethas (Harith) in Spagna, che ottiene grandi vittorie. 

32 a.C.: Sesto se la passa male. Molte sue legioni, vedendo come tira il vento, si ammutinano. Antonio prende Milano e Torino, poi, sorprendentemente, si lancia contro i Salassi, che sconfigge con grande impegno militare. Nel loro territorio deduce la colonia di Antonia Praetoria (Aosta). 
Arethas si congiunge con Vercingetorige sui Pirenei. Insieme marciano su Marsiglia. Antonio raggiunge Genova, Nizza e Cannes; tutti i suoi alleati si collegano qui con la sua forza principale (mancano solo Cleopatra, che da Alessandria amministra, e bene, tutto lo stato, e Ottaviano, di cui Antonio si fida poco e che viene lasciato a governare la Siria) e discendono la via Aurelia, svernando a Luni. 
Ariovisto sconfigge i Chauci e i Cheruschi, che però non sono ancora domati. Tuttavia suo figlio, già riconosciuto come re dell'Elvezia (la parte meridionale del regno, a maggioranza non germanica), dimostra grandi doti guerriere in una spedizione assai ardita ad est dell'Elba, da cui torna con migliaia di schiavi sassoni. 

31 a.C.: la flotta di Antonio entra nel Tirreno, mentre il suo esercito attraversa l'Etruria. Il tentativo di Sesto di presentarlo come novello Annibale nella sua propaganda, anche se ottiene qualche voce come il poeta Virgilio (che è stato privato da Antonio del suo podere nella Cisalpina), non riesce a riscuotere successo. A Vetulonia, Antonio ottiene la decisiva vittoria sui pompeiani, per terra e per mare. Prima di proseguire, però, congeda Vercingetorige e le sue truppe, ritenendo poco consono entrare a Roma accompagnato dai nemici di Cesare. Nel corso della battaglia Arethas cade. Nel suo testamento, lascia i suoi diritti ereditari sul regno nabateo a Cleopatra Selene, figlia di Antonio e Cleopatra. 
Antonio entra trionfalmente a Roma, dove gli viene concesso il trionfo su Traci, Dardani, Illiri e Salassi. Gli viene concessa la potestas tribunicia a vita, e la nuova carica di consul tertius (a fianco dei due consoli elettivi), ma rifiuta quella di dictator. 
Molti senatori, tra cui Marco Tullio Cicerone, vengono giustiziati. Sesto trova fortunosamente rifugio presso Ariovisto, assieme a pochissimi seguaci.

30-26 a.C.: riforme di Antonio. Viene attuata una serie di riforme quasi identiche a quelle proposte un secolo prima dai Gracchi: abolizione della schiavitù per debiti ( e massiccio affrancamento di schiavi in alcune aree ) e radicale redistribuzione delle terre, che praticamente elimina il latifondo; il tribuno della plebe diventa di fatto l'uomo più potente della res pubblica. la carica di consul tertius viene abolita nel 29 ed accorpata con quella di tribuno. le altre istituzioni repubblicane vengono rese più " democratiche ma lasciate sostanzialmente immutate, mentre quella di dictator è abrogata e sostituita da quella di dux bellorum, limitata al settore militare ma non collegiale come quella dei consoli, e istituibile solo in emrgenza militare ( come l'antica dittatura, che però per Antonio era troppo pericolosa). Agli equites è consentito l'accesso al Senato 8 anche perchè il vecchio patriziato ha perso con la riforma agraria la base economica del suo potere ) Il tribuno diventa capo permanente dell'esercito, anche se affiancato dai consoli. 
Antonio diventa inoltre re dell'Egitto, in quanto sposo di Cleopatra, e d'Arabia, come reggente per la figlia Cleopatra Antonia Selene, nata nel 41 ( alla morte di Obodas, nel 29). Questo gli permette di dividere la sua vita tra Alessandria e Roma, e di disporre di una base di potere esterna, anche se ormai strettamente integrata, allo stato romano. Selene si dimostra bene presto guerriera come il padre e abile come la madre: nel 26, sedicenne, sconfigge i Dedaniti e riprende la città meridionale di Hegra.

25 a.C.: le vittorie di Cleopatra Selene a Dedan, Teima e Iatripa, in Arabia, allargano il raggio dell'attività commerciale egiziana nel Mar rosso. In particolare il regno nubiano di Napata, intermediario tra Egitto ed Etiopia e già ostile a Cleopatra, vede notevolmente ridotti i suoi traffici.
Vercingetorige muore in Britannia, Dopo aver sottomesso le maggiori tribù della parte meridionale dell'isola, combattendo contro i Brigantii. Il più fortunato Ariovisto invece muore nel suo letto. Immediatamente, Chatti, Cheruschi e Nervii si ribellano al dominio suebo. 
Il regno di Vercingetorige è diviso tra i suoi figli in due parti, Arvernia a sud della Loira e Sequania a nord e a est (che include la Britannia ).
Antonio soffoca una rivolta in Getulia. 

24 a.C.: Candace di Nubia invade l'Egitto, sostenendo la rivendicazione dei figli di Tolomeo. Dopo gli iniziali successi, è respinta dall'intervento di romani e nabatei, il suo regno è invaso e conquistato.

23 a.C.: Alessandro Antonio Elio, secondogenito di Antonio e Cleopatra, è insediato sul trono di Napata, sotto la reggenza del generale romano Elio Gallo.

21 a.C.: Cleopatra Selene al comando di un esercito arabo-romano conquista il territorio dei Garamanti, che diventa la nuova provincia romana di Phazania. 

20 a.C.: visita di Cleopatra Selene a Roma, dove viene accolta con tutti gli onori ma grande sospetto degli ambienti conservatori. Antonio pensa di garantirsi la scelta del tribuno che gli succederà dandogli la figlia in sposa; questo però infrangerebbe la tradizione egiziana, che vorrebbe Selene sposa di Elio, il che a Roma è inaccettabile sia perchè riunificherebbe Egitto, Arabia e Nubia che per l'incestuosità del rapporto. Ci sono vari candidati, ma del migliore, Ottaviano, Antonio non ha fiducia. 

19 a.C.: Ottaviano lascia la reggenza dell'Arabia e si trasferisce in Italia. Antonio si lancia una campagna militare contro i Pannoni, conquistando Emona e Sirmio. 
I Suebi, alleatisi con i Chatti, sconfiggono definitivamente i Cheruschi e li obbligano a migrare con altre tribù alleate in territorio belgico, Forzando Sigambri, Tencteri, Ubii, Nervii, menapi, e Treveri ad invadere a loro volta la Sequania. 

17 a.C.: i Germani espellono i Galli dal paese ad est della Senna e arrivano fino al lago Lemano e all'Alta loira. Quel che resta della Sequania continentale è riunito all'Arvernia. Migliaia di Galli migrano in britannia. 

16 a.C.: Antonio, onorando l'antica promessa fatta a Vercingetorige, invia un sercito sul Rodano per proteggere l'Arvernia dai germani. Con l'appoggio dei Suebi, i Cheruschi ed i Belgi vengono sconfitti. Lugdunum è annessa alla res Publica. 
Ottaviano, desideroso di emulare Antonio ed assicurarsi il tribunato, inizia ad organizzare una spedizione partica. 

15 a.C.: Diventa re di Britannia Ebiorix, nipote di Vergingetorige, che nello stesso anno sconfigge Silures ed Ordovici. 
La spedizione partica di Ottaviano si risolve in un totale disastro al Passo di Behistun. Lui stesso viene ucciso e tre legioni sono perdute. Antonio chiede allora di intervenire al suo miglior generale, che è... Cleopatra Selene. 

14 a.C.: le legioni romane rifiuterebbero di combattere agli ordini di una donna. Il re di Nubia Alessandro Elio è giovane ed inetto; Antonio pone il capace Quirinio, governatore della Panfilia e conquistatore della Licia, al comando dell'esercito, ed organizza nel frattempo il matrimonio tra Lucio Domizio Enobarbo, e uno dei suoi migliori generali, vincitore dei Belgi, e Selene. Il matrimonio avviene ad Alessandria, poco prima che la ragazza parta con Quirinio per la Mesopotamia invasa dai Parti. Ebiorix sottomette definitivamente i Brigantii

13 a.C.: le legioni di Quirinio e Selene riprendono Arbila, capitale dell'Assiria, e forzano i passi degli Zagros.
I Germani stanziati da ovest del Reno iniziano ad usare l'alfabeto greco. I Vindelici si fondono con i Suebi. 

12 a.C.: i Romani prendono Rhaga (Teheran) e marciano sulla capitale partica di Ecatompilo. Dopo due battaglie, i Perti accettano la pace, restituiscono le provincie occupate e le insegne di Ottaviano, e cedono l'alta valle della diyala (Media Inferior, Luristan) e l'Atropatene (Azerbaijan) 

11 a.C.: Quirinio celebra il trionfo ad alessandria e Roma. Elio Gallo muore di una malattia sconosciuta. Alessandro Elio assume personalmente il governo della Nubia. Nuova guerra ciile tra usipeti e menapi nella belgica. Ebiorix sottomette i Picti e unifica tutta Ynys Prydein. prima spedizione galloBritanna in Hibernia.

10 a.C.: Antonio muore. Lucio Domizio Enobarbo gli succede come tribuno, ovvero l'uomo più potente di roma, ma il vero potere dietro di lui sono le principesse lagidi, sua moglie selene, regina d'Arabia, e sua suocera Cleopatra VII. Alessandro Elio diventa re dell'Egitto.
Ebiorix, impegnato a conquistare il regno irlandese del Leinster, è costretto a tornare indietro da un grande rivolta dei Caledoni. In Arvernia viene scritto il primo poema in lingua gallica, usando l'alfabeto greco.

9 a.C.: Lucio Domizio Enobarbo diventa Tribuno. La sua politica è molto conciliatoria verso quel che resta degli ottimati; inoltre, si mostra avido e violento, disgustando la moglie. Nasce Tolomeo Domizio, figlio di Selene e Lucio (o, secondo alcuni, Quirinio). 
Ebiorix sconfigge definitivamente i Picti, e sulle lor terre insedia le popolazioni britanniche dei Dumnonii, Siluri e Atrebates. 

8 a.C.: gli Arverni invadono la Belgica, con scarso successo. La regione è ormai largamente germanizzata, sotto l'egemonia dei Cheruschi che dominano su una blanda federazione tribale. Gli Elvezi si ribellano ai Suebi occidentali e agli Hermunduri. 
A Roma, Lucio riceve ambasciatori dei Suebi orientali, guidati dal giovane principe Maroboduo. 

7 a.C.: Suebi e Romani invadono la Pannonia, dividendosela lungo il fiume Drava. Il Norico è occupato dai Vandali, vassalli dei Suebi. Lucio Domizio celebra il trionfo. Selene, sempre più lontana dal marito, trascorre la maggior parte del tempo ad Alessandria o ad Antiochia presso Quirinio. 

6 a.C.: Quirinio, per rimettere ordine nel sistema fiscale della provincia di Siria e delle sue dipendenze (tra cui la Palestina), dichiara il censimento generale. Migliaia di Ebrei e di Arabi devono farsi registrare nel luogo d'origine della propria tribù. Tra questi, Giuseppe e Maria di Nazareth, la cui famiglia è originaria di Betlemme. In una stalla presso questa città viene alla luce il figlio di Maria, Gesù.
Nell'esercito serpeggia insoddisfazione per l'atteggiamento autoritario e l'ingordigia di Lucio, che peraltro ha iniziato a pretendere la divinizzazione.Anche ad Antonio è tributato culto come padre della patria, molti sono contrari a concedere lo stesso onore a Lucio. In Oriente, invece, Cleopatra Selene è venerata nell'ambito dei culti di redenzione come Iside o Demetra. 

5 a.C.: alcuni militari contattano Selene. la strana alleanza tra conservatori repubblicani, elites orientali legate ai Lagidi e popolari estremisti che venerano il ricordo di Antonio prende forma, e viene ordita una congiura contro Lucio. le due Cleopatre, madre e figlia, non partecipano direttamente ma ne sono al corrente. 
I Suebi sconfiggono i Chatti; il loro regno va dalle Alpi al mare del Nord e dal Danubio e l'Elba al Reno, anche se è poco più di una lega di tribù minata dai conflitti interni. Maroboduo inizia però ad accentrare il potere con una accorta politica matrimoniale e di alleanze, ed eliminando i capi più riottosi ad uno ad uno. A Roma si comincia a parlare di Regnum Germaniae.
Il ciclo epico della creazione e della guerra tra Asi e Vani viene scritto, in esametri, dal poeta marcomanno (un sottogruppo dei Suebi stanziato sul basso Inn ) Eteulfus, adattando l'alfabeto grecogallico e la metrica greca e latina alla lingua germanica. nel poema si glorifica come discendente del dio guerriero Donar e della dea madre Eostre Dana la linea regale sueba di Ariovisto e Maroboduo.
Lucio muore avvelenato. A Roma il senato proclama la repubblica, mentre l'Oriente romano riconosce Tolomeo Domizio come nuovo tribuno e Selene ed Elio reggenti.

4 a.C.: Selene sposa Quirinio ed occupa Roma con legioni a lei fedeli. Truppe egiziane sbarcano in Italia del sud e conquistano le città fedeli al Senato. 
Rivolta degli ottimati in Spagna.
Ebiorix riprende l'invasione dell'Hibernia
Maroboduo diventa re dei Suebi orientali e dei chatti, e passa il Reno per sconfiggere i regni degli Elvezi ( ormai largamente germanizzati ) e degli Hermunduri ( che hanno assorbito Raetii ed Edui) 
Nella Belgica comincia farsi strada il pirncipe cherusco Hermann ( arminio) 

3 a.C.: Ebiorix annette e colonizza Leinster e Meath, e sconfigge l'Ulster. Tutte le tribù d'Hibernia si coalizzano contro di lui.
Selene conquista la Gallia Romana e passa i Pirenei, dove resistono le opposizioni senatorie.
Quirinio diventa tribuno.

2 a.C.: Maroboduo raggiunge la Loira. Lo stato suebo è ormai una entità solida, e Selene inizia a preoccuparsi della sua pressione sulle regioni alpine ancora "non pacatae".
Gli ottimati vengono sconfitti a tarragona. Il Senato è abolito e con esso la Repubblica Romana cessa di fatto di esistere.
Quirinio emana la Lex de Potestate, con cui il tribunato diventa una carica ereditaria ( anche per adozione ) ed è legalizzata la speciale relazione tra il tribuno e la casa dei Lagidi d'Egitto, Nubia ed Arabia. 
Il culto di Iside Cleopatra Selene e Quirino Serapide è ufficialmente introdotto a Roma. 
Ebiorix conquista Ulster e Thomond.
incursioni di Sigambri e Menapi oltre la Senna.

1 a.C.: Selene fa avvelenare Elio. Tolomeo Domizio è proclamato erede al trono d'egitto, arabia e nubia e alla potestas tribunicia di Roma, e Selene sua coreggente assieme alla morente Cleopatra e a Quirinio.
Ebiorix conquista il Desmond.

1 d.C.: Cleopatra muore pacificamente nel suo letto, circondata dal lutto dell'Egitto. 
Ebiorix invade il Connacht e si proclama Re delle Isole. Il suo dominio si estende dalle Shetland a Jersey e dal Kent a Sligo e alle foci dello Shannon. 
Il giovane Arminio inizia una campagna per unificare la Belgica e invade l'Armorica Magna. 

2 d.C.: Maroboduo sconfigge Sassoni, Longobardi e Semnoni e si spinge fino al fiume Viadro (Oder) ma non realizza conquiste durature. I Germani iniziano ad imitare l'ordinamento militare romano. 

3 d.C.: Ebiorix è signore incontrastato delle Isole Britanniche. Stabilisce la sua capitale a Caer Lannis (Lancaster) Arminio inizia a stabilire legami con Chatti per contrastare Maroboduo, ma intanto, dopo aver annientato i ribelli Sigambri, conquista l'Armorica fino alla Loira. 

4 d.C.: Continuano le guerre di Arminio tra Senna e Loira. Molti Venedi della regione si trasferiscono nella Gallia Nova (Britannia meridionale) e ottengono assistenza da Ebiorix.
A Roma, Selene e Quirinio dominano incontrastati. Tolomeo Domizio riceve il governo della Tracia e Mesia.

5 d.C.: Gli Arverni di Gallia Vetus sono sconfitti definitivamente da Arminio e si ritirano a sud della Loira. 
nella Gallia Nova nasce per opera di alcuni druidi una letteratura locale, che utilizza un alfabeto misto di greco e latino ed una lingua diversa dal gallico, ma anche dai dialetti britanni ed iberni. la prima opera è una adattamento, a gloria della stirpe di vercingetorige, del poema germanico di Eteulfus.
I Gallobritanni dominano una rete commerciale che si estende dalla Gironda al Kattegat, includendo le terre arverne nella Gallia Vetus e i due regni germanici. 
Centro della rete è il porto fluviale di Londinium. 
Una moda grecizzante inonda le province occidentali della potestas romana. Il greco diventa lingua ufficiale accanto al latino e decine di migliaia di Greci nelle province orientali ottengono la cittadinanza. Scontri sulla frontiera Reno-Mosella che separa la Suebia di Maroboduo dalla belgica di Arminio.

6 d.C.: Selene viene ufficialmente riconosciuta come incarnazione di Iside-Artemide, e suo figlio Tolomeo Domizio come Apollo-Serapide; Quirinio è talvolta visto come Osiride, ma questo culto non diverrà ufficiale fino a dopo la sua morte.
Gli Arverni, deboli, impoveriti e gravati dai prughi della gallia invasa dai germani, compiono scorrerie in Aquitania.

7 d.C.: Selene e Quirinio decidono di porre fine alle incursioni arverne ed invadono il paese. Sconfitti, i Galli pagano tributo a Roma, ma Arminio invade da nord, e infine il loro regno, ormai distrutto, è spartito; l'Arvernia vera e propria sopravvive come stato cliente di Roma, sotto Claudio Tiberio Druso, parente sia della casa di Vercingetorige che dei Lagidi, mentre il resto del regno è spartito tra Roma e Cheruschi all'altezza dalla Charente.

8 d.C.: Quirinio rientra a Roma trionfante. Arminio attacca i Chatti, vassalli di Maroboduo, e ne annette il territorio fino al Weser. Ma la sua politica accentratrice suscita malcontento, e varie tribù cercano a Gergovia, in Suebia o presso Ebiorix un aiuto contro il crescente dipsotismo del Cherusco.

9 d.C.: Grande offensiva di Maroboduo, col sostegno romano, contro i Cheruschi. Arminio, gravemente sconfitto, si uccide. Roma si espande fino alla Loira, mentre il resto del suo regno passa, almeno teoricamente, a Maroboduo. nella Belgica però, i Cherusci e alcune altre tribù mantengono vivo il fuoco della ribellione.

10/15 d.C.: Maroboduo è pesantemente impegnato a nord a domare Chatti, Chauci, Cherischi ed Armorici, questi ultimi sostenuti da Ebiorix.

12 d.C.: L'Arvernia è ridotta a provincia in seguito ad una rivolta.
Ebiorix sbarca nella Belgica contro Maroboduo.

13 d.C.: Le tribù galliche soggette a Maroboduo si sollevano a fianco di Ebiorix. Galli e Germani si scontrano sulla Somme; Maroboduo ottiene una grande vittoria ( le sue troppe hanno adottato una modello simile a quello della legione romana, anche se la cavalleria ha un ruolo maggiore ) 
Ebiorix ripassa la Manica seguito da innumerevoli fuggiaschi, tutti i Celti a nord della Loira fuggono in Britannia o sono resi schiavi. 

14 d.C.: Maroboduo sconfigge i Cheruschi e i soliti Chatti. Nervii, Menapi e Treveri gli si oppongono ancora, ma la Grande germania è ormai una realtà pericolosa alle frontiere di Roma. Il commercio gallobritanno mantiene solo pochi caposaldi ad est, nel Chersoneso Cimbrico.
Quirinio annette l'Arvernia e concede la cittadinanza ai nobili locali e ai pochi Druidi rimasti (il druidismo è quasi sparito nell'Europa continentale, anche se la loro conoscenza comincia ad essere trascritta dai dotti della Gallia Vetus) 

15 d.C.: maroboduo annienta le ultime opposizioni nella Belgica e Armorica. Selene trasferisce la Giudea dalla giurisdizione egizia a quella romana. 
Iniziano in Mesia, sotto la guida di Selene e Tolomeo Domizio, i preparativi per l'invasione della Dacia, motivati dalle scorrerie dei locali oltre il Danubio, dalle ricche miniere d'oro e dalla paura che Maroboduo ci arrivi per primo. 
I Tocari devastano le province orientali dell'Impero Partico, incalzati dai Kushana. 

16 d.C.: Prima spedizione contro la Dacia. I Sarmati iazigi e roxolani si schierano coi Daci. Le forze romane occupano la riva nord del Danubio oltre le Porte di ferro, ma non riscono a forzare i passi dei carpazi.

17 d.C.: Maroboduo arriva da nordest a soccorrere i Romani in Dacia. Attraversato con un potente esercito il paese dei Quadi, che assoggetta a tributo, piomba sugli Iazigi e ne fa a pezzi la celebre cavalleria grazie allo schieramento compatto dei suoi manipoli. 
Selene può passare i Carpazi e prende Sarmizegetusa, riducendo l'intera Dacia a provincia, poi procede a d ovest e spazza i via i resti delle forze sarmate in fuga. Incontrato Maroboduo concorda con lui sulla Tisia come frontiera comune.

18 d.C.: I Romani attaccano i Roxolani e li respingono ad est del Boristene ( Dnestr). Selene raggiunge le città greche sulla costa del mar nero e le annette, passando poi nella provincia di Cimmeria, dove ristabilisce il dominio romano sconfiggendo i Taifali. Da qui, raggiunge il Caucaso e conquista il paese degli Eniochi (Circassia costiera) e la Colchide, che diventano una provincia romana. Il Mar nero è un lago romano. 

19 d.C.: Selene raggiunge Quirinio ad Antiochia. Maroboduo sottomette i Sassoni, i Semnoni, i Longobardi ed i Burgundi. 

20 d.C.: Muore Quirinio. Tolomeo Domizio gli succede senza contestazioni come Tribuno. Maroboduo continua nella sua politica di unificazione di tutti i Germani schiacciando i Quadi e i Bastarni. Il suo dominio arriva ormai ai Carpazi e all'Oder. 
Ebiorix stringe alleanza difensiva con i Romani. Il suo potere in Britannia è più saldo che quello del composito impero suebo, ma il suo regno è minacciato dall'infedeltà di Pitti ed Hyberni.

21 d.C.: Tolomeo Domizio sottomette i Carpi, l'ultima propaggine indipendente dei Daci. Maroboduo continua la sottomissione delle tribù ad est dell'Elba annientando i Sassoni.

22 d.C.: Muore Ebiorix, cui succede il figlio, avuto da una principessa Dumnonia, che assume il nome di Vercingetorige II
.
A Roma, Selene e Tolomeo concordano sulla necessità di contrastare Maroboduo e vengono allestite forze per una grande spedizione contro di lui.
Ambasciatori romani arrivano a Caerlannis proponendo una alleanza offensiva.
I Kushana invadono la Partia e la sottomettono. In Persia, gli Arsacidi vengono scacciati da Khusraw, che si dichiara discendente degli Achemenidi.

23 d.C.: Approfittando del caos in Iran, i Romani conquistano la Media Superior (regione di Ectabana) e la Tabaria (Gilan e Mazenderan occidentale) sotto la guida di Tolomeo, che si dimostra degno della tradizione di strateghi dei suoi antenati.

24 d.C.: Ad Alessandria, muore Selene. Tolomeo, dopo uno scontro incerto con i Kushana presso Rhagae, ritorna in patria per partecipare alle esequie della madre.
Gesù di Nazareth inizia a predicare in Galilea.

E poi?

Falecius

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Ed ecco il commento in proposito di Dorian Gray:

Anch'io avevo avuto un'idea simile, ma l'ucronia di Falecius si distingue dalla mia in quanto ipotizza che la sconfitta di Cesare avvenga prima di Alesia, già nella battaglia di Gergovia, il che lascerebbe spazio anche ad Ariovisto. Inoltre Falecius attribuisce molta forza ad Antonio e la nomina a dittatore di Pompeo. In realtà Antonio, senza un Cesare vittorioso, non era nessuno. L'unica vera battaglia che vinse fu quella di Filippi, in tutte le altre fu sempre sconfitto. E come politico valeva ancora meno. Era un bravo oratore, e questo forse lo avrebbe reso un capopopolo come Clodio e probabilmente avrebbe fatto la stessa fine. Pompeo non avrebbe mai ottenuto la dittatura: il Senato lo avrebbe proclamato Pater Patriae, e gli avrebbe affidato la guerra contro i Parti. Pompeo dunque sarebbe stato il conquistatore dell'Oriente, ma poi per motivi di età, avrebbe passato ai figli il comando e a Roma avrebbe instaurato un regime simile a quello di Augusto.

Io invece mi sono chiesto: cosa sarebbe successo se l'assedio di Alesia fosse stato vinto da Vercingetorige ed i Romani fossero stati sconfitti e uccisi, compreso Giulio Cesare? Si sarebbe fondato uno stato gallico unitario, comprendente anche la Provincia Narbonense e la Gallia Cisalpina? La Repubblica Romana si sarebbe salvata, diventando, come voleva Cicerone, un esempio di "concordia ordinum" tra Senato, Equites e Populus, concentrando le sue forze sulla difesa delle province più importanti e cioè il granaio dell'Africa, le miniere della Spagna e le ricche regioni di Grecia, Asia Minore e Siria?

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Questa è invece la risposta di Bhrihskwobhloukstroy Bhrghowidhon:

C'è un intreccio di questioni, oltre allo spettro di possibili conseguenze di Alesia: le possibilità di un impero gallico; l'esito a lungo termine delle mire espansionistiche romane nell'Europa temperata; le tendenze fondamentali dell'imperialismo di Roma nel Mediterraneo e oltre; la compatibilità tra queste ultime e i regimi politici dell'Urbe.

La presenza di un impero favorisce le aggregazioni politiche nei territorî confinanti; le stesse confederazioni galliche e germaniche sono state, nella fase più tarda, una reazione a Roma, quindi anche il tentativo di Vercingetorige mirava effettivamente a creare una compagine stabile in Gallia, verosimilmente nella forma di un confederazione, ma che andasse oltre la transitoria egemonia di un popolo (gli Arverni). Inoltre, in Gallia e nei connessi territorî altodanubiani era già da tempo maturata una società di tipo pienamente urbano e fondata su un'economia in consistente misura schiavile, quindi è lecito paragonare il possibile Regno di Gallia a - per esempio - l'Armenia (che comunque era di urbanizzazione molto anteriore) o altri Regni confinanti con Roma.

È tuttavia decisamente improbabile che un Regno di Gallia potesse conquistare la Narbonese o la Cisalpina: il massimo pericolo per la Gallia sarebbe rimasto pur sempre quello romano e di conseguenza la Gallia si sarebbe potuta garantire un'indipendenza stabile solo entrando nel novero dei Socii et Amici Populi Romani, ma con ciò avrebbe dovuto rinunciare definitivamente a qualsiasi velleità espansionistica verso il Mediterraneo (che pure sarebbe stata la direttrice geopolitica più logica). Il massimo cui potesse aspirare in tale quadrante si può cercare nei territorî alpini (più difficilmente in quelli iberici) che non erano ancora, all'epoca, stati conquistati da Augusto: la Spagna comunque era considerata da Roma come proprietà esclusiva (e i territorî di fatto indipendenti alla stregua di ribelli), mentre nelle Alpi si sarebbe verificata, nel migliore dei casi, una diffrazione di alleanze e annessioni alla Gallia o a Roma a seconda del territorio.

Va tenuto presente, soprattutto, che la Cisalpina non solo non mostrava da ormai più di un secolo alcuna tendenza al distacco da quella che formalmente era un'alleanza con Roma (casomai rivendicava una promozione politica a livello romano-italico e a lungo termine avrebbe aspirato a collocarsi al centro del potere), ma oltre a ciò - nell'impraticabilità di qualunque imperialismo cisalpino in direzione italica e mediterranea - riteneva propria sfera geopolitica lo stesso arco alpino e addirittura il ventaglio dei territorî transalpini fino al medio Danubio (come mostrato più tardi dalla politica ecclesiastica ambrosiana). In pratica, un Regno di Gallia che includesse anche la Cisalpina si sarebbe potuto creare solo con centro nella Cisalpina medesima e questo sarebbe stato realizzabile nella peculiare situazione intorno alla Seconda Guerra Punica, con da un lato la preclusione delle direttrici di espansione peninsulare e mediterranea (ormai romane e, nel caso di una fine di Roma, comunque etrusco-italiche, eventualmente con centro a Capua), dall'altro la possibilità di attrarre la Gallia Transalpina nell'orbita di una compagine politica urbana e sufficientemente centripeta.

Nella situazione della metà del I. secolo a.C., gli spazî per un'espansione della Gallia - vitale per la sopravvivenza del Regno - sarebbero stati quelli che nei decenni successivi hanno caratterizzato la politica romana nel quadrante in esame: Germania e Britannia. Un'ulteriore conferma si ha dall'analisi delle costanti della politica del Regno dei Franchi ogni volta che l'espansione in direzione mediterranea fosse bloccata (da Bisanzio o dagli Arabi). Resta comunque irrisolta la concorrenza strutturale tra la Gallia (Transalpina) e la politica che la Cisalpina avrebbe chiesto a Roma di perseguire (se non verso la Gallia Transalpina, almeno verso l'alto e medio Danubio). Nel complesso, quindi, un Regno di Gallia avrebbe avuto esistenza duratura solo a condizione di un accordo sostanziale con Roma (astenendosi da velleità di conquista in Spagna, nella regione alpina e nel bacino danubiano) e quindi svolgendo il ruolo, geopoliticamente 'controcorrente', di espandersi verso Nord e Nord-Est, tra l'altro nella funzione - che storicamente è stata di Roma (o meglio, appunto, della Gallia romana) - di propagatore dell'urbanesimo nell'Europa centro-settentrionale.

Per l'Impero Romano era dunque irrinunciabile il controllo diretto dell'intera Penisola Iberica nonché - a motivo dei proprî alleati più o meno 'annessi' (Gallia Narbonese con Marsiglia; Gallia Cisalpina) - le Alpi e l'alto e medio bacino del Danubio. D'altra parte, una volta raggiunto l'obiettivo primario di unificazione politico-militare del Mediterraneo, qualunque centro di potere in tal condizione (e pertanto, all'epoca e sinora per l'unica volta nella Storia, l'Impero Romano) si sarebbe trovato nell'obbligo - per le dinamiche del sistema geopolitico internazionale - di perseguire l'espansione verso Oriente fino, tendenzialmente, all'India, quindi in sostanza di tentare la conquista dell'Impero Partico. Che tale sia stata storicamente la massima aspirazione romana è della più chiara evidenza; non è invece sicuro se a tale scopo e per amministrare una struttura imperiale in tale prospettiva fosse indispensabile un regime politico, se non esplicitamente monarchico come il Dominato, almeno nelle forme del Principato augusteo.

Di certo non sarebbero state compatibili situazioni come quelle della tarda Repubblica, in cui si stava riproponendo una spartizione dell'Impero (con belligeranza endemica) come nelle Guerre dei Diadochi e degli Epigoni. Una complessa e al contempo ferrea organizzazione istituzionale avrebbe dovuto assicurare la rotazione delle più alte cariche e degli incarichi governativi nelle Province. In assenza di un comando di tutte le legioni unificato in una sola persona (l'Imperatore), i generali - che non potevano essere sottoposti al regime di rotazione degli incarichi - avrebbero dovuto evitare il rischio di creare Potentati regionali (prevedibilmente ad Antiochia e Alessandria e forse in altri grandi o strategici centri ellenistici, per esempio proprio Bisanzio o Nicomedia) e in prospettiva di lottare tra loro per l'egemonia, ma ciò sarebbe stato possibile solo convogliando le inevitabili rivalità in una sorta di competizione per i successi più spettacolari nell'espansione a Oriente. A loro volta, obiettivi così ambiziosi avrebbero richiesto mezzi militari di dimensioni enormi e di costi elevatissimi, intollerabili se scaricati per intero sulla pressione fiscale  nei confronti dei Provinciali e dunque possibili solo al prezzo di spietate politiche di rapina a danno dei territorî conquistati (risp. da conquistare).

Per riassumere: il Regno arvernico di Gallia sarebbe stato possibile solo come Socius et Amicus Populi Romani (quindi con la costante prospettiva di un'annessione di fatto); avrebbe dovuto lasciare a Roma, oltre chiaramente le Gallie Narbonese e Cisalpina, il controllo esclusivo della Penisola Iberica, delle Alpi e dell'alto e medio Danubio, espandendosi invece verso la Britannia e la Germania. Roma senza Imperatori avrebbe evitato guerre civili e divisioni dell'Impero solo conseguendo una serie continua di espansioni territoriali fondamentalmente predatorie attraverso l'Impero Partico fino all'India.

Un corollario: il paragone, pur notevolmente imperfetto, con l'Armenia, suggerisce che anche la Gallia sarebbe stata in grado di sopravvivere come Nazione alla fase delle grandi conversioni religiose monoteistiche, verosimilmente seguendo a breve distanza le vicende dell'Impero Romano (non è decisivo se in forme cristiane o mithrâiche o con maggiore continuità formale rispetto alle tradizioni religiose precedenti) e distinguendosene essenzialmente per le scelte linguistiche - di necessità centrate sul gallico nel caso della Gallia. Se, per non complicare ulteriormente il quadro con nuove varianti rispetto alla Storia reale, ammettiamo per ipotesi che la religione imperiale romana si stabilisse come Cristianesimo, il risultato che ci attenderemmo per le epoche successive - a meno di una pur possibilissima maggior fortuna dell'Islâm - sarebbe una sorta di grande nazione cristiana denominata probabilmente Celtica, estesa grosso modo nell'area storica della Francia (non mediterranea), della Gran Bretagna (se non dell'intero Arcipelago Britannico) e con una certa verosimiglianza anche abbastanza ampiamente in Germania. È tutto da discutere il ruolo, specialmente linguistico e di sicuro rilevante, che vi avrebbero avuto i varî superstrati (o come minimo adstrati) germanici (di fronte a un piccolo ma deciso imperialismo locale gallico in Germania, il centro 'nazionale' della Germanità sarebbe rimasto più a Oriente, in particolare nel ben noto Istmo Ponto-Baltico con possibile - ma niente affatto scontata, data la maggior orientalità dell'Impero Romano - estensione verso il basso Danubio o, in alternativa, verso la Ciscaucasia e il Caspio; è ipotizzabile che le condizioni di sviluppo della Slavità storicamente documentate sarebbero state più difficili, come pure quelle dei Balti, che nella Storia reale sembrano dovute a una sorta di vuoto geopolitico tra i Franchi, Bisanzio, i Khazari e l'Islâm).

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La replica di Dorian Gray non si fa attendere:

Voglio complimentarmi per la completezza e la correttezza di questa risposta. Come laureato in storia e appassionato di storia romana e di storia celtica concordo pienamente con le tue osservazioni.

Sicuramente la Cisalpina e la Narbonese sarebbero rimaste romane, su questo anche io non ho alcun dubbio.

E certamente la necessità di conquista della Romanità si sarebbe diretta verso il ricco Oriente, con una grande rapacità. Io vedo bene Pompeo in questo ruolo (sempre ipotizzando la morte di Cesare ad Alesia) anche perché è bene ricordare che dopo la sconfitta di Farsalo, Pompeo si era recato in Egitto con l'intento di imbarcarsi, nel Mar Rosso, verso le Indie, non avendo idea della lunghezza della penisola araba, né della scarsa ospitalità del re Tolomeo XIII.

Credo che la dinamica della Gallia avrebbe potuto essere simile a quella della Britannia dopo il ritiro dei Romani, e forse una alleanza "celtica" tra Gallia e Britannia avrebbe potuto contenere l'espansionismo dei Germani, sia Franchi che Anglo-Sassoni.

Molto interessante il paragone con l'Armenia, che è uno stato-nazione per il quale ho sempre avuto grande interesse e grande favore, nel senso che mi fa soffrire il solo pensiero di ciò che i Turchi hanno fatto agli Armeni, e avrei preferito di gran lunga una Anatolia controllata in buona parte dagli Armeni e dai Curdi. Non nascondo di avere scarsa simpatia per la Turchia e per il genocidio di massa messo in atto contro gli Armeni. Ma torniamo all'ucronia di cui stiamo discutendo. Riguardo alla religione, sappiamo che i Celti hanno vissuto con molta profondità la conversione al cristianesimo: ne è testimone San Colombano, che dall'Irlanda portò in Italia un rito benedettino riformato, nella abbazia di Bobbio, che diventerà poi il modello del monachesimo cluniacense.

Quindi certamente un cristianesimo di rito celtico avrebbe avuto una forza spirituale immensa. Basti pensare a come il cattolicesimo irlandese sia ancora vitale e vissuto come una bandiera nazionale.

Mi riservo di riflettere riguardo alle dinamiche interne di Roma. E' probabile che l'espansione territoriale a est avrebbe richiesto una forma di dominio centralistica e quantomeno simile al principato augusteo, per evitare i rischi di una lotta tra diadochi.

Una dinastia Pompeiana a questo punto è l'opzione più probabile, essendo Pompeo un politico che univa amicizie patrizie, simpatie senatoriali come quella del suo grande amico Cicerone, e popolarità presso gli equites e la plebe.

Probabilmente suo figlio Sesto avrebbe sposato una nobile e così i suoi figli, in modo da rendere la dinastia accettabile dal Senato e pronta ad essere "divinizzata" da Virgilio, che avrebbe certamente fatto sbarcare Enea nel Piceno, terra d'origine della gens Pompea, e lì avrebbe generato un figlio capostipite della gens.

Quindi avremmo avuto una Eneide alquanto diversa, ma l'avremmo avuta senz'altro, perché Virgilio aveva inizialmente simpatie pompeiane, come anche Orazio, e non cesariane, cosa che avvenne solo in seguito all'ascesa politica di Ottaviano e quindi di Mecenate. Forse Mecenate sarebbe diventato amico di Pompeo, facendosi presentare a lui da Cicerone, che conosceva tutti e faceva da mediatore con tutti.

Un caro saluto da Dorianix il Gallico ^__^

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Anche Perchè No? dice la sua, da conterraneo di Vercingetorige:

Secondo me la vittoria gallica ad Alesia avrebbe permesso la nascita di uno stato gallico che durerà alcuni anni, poi ci sarà una ribellione interna da parte dei popoli più indipendenti e potenti come gli Edui. Comunque sarebbe stata una prima esperienza, forse esempio per un futuro regno gallico. Roma sarebbe tornata a una politica di confronto organizzato tra i più potenti gruppi della Gallia, ma non credo che Roma abbandonerebbe la Cisalpina e neanche la Transalpina, dopo una sconfitta ad Alesia.

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E Dorian gli risponde:

Sì, sono pienamente d'accordo con Perchè No?. Formare un regno gallico unificato non sarebbe stato facile. Io prendo come esempio la Britannia, dove le tribù si radunavano per eleggere, tra i loro Re, quello che sarebbe stato il Grande Re, come viene narrato dalle fonti, in particolare dalla Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth.

Il primo Grande Re della Gallia sarebbe Vercingetorix, che diventerebbe quello che Artù è stato per i Britanni. Anche in Britannia c'erano guerre civili per il trono, per esempio quella tra l'usurpatore Vortigern e il re eletto Uther Pendràgon, padre di Artù.

Una alleanza tra Gallia e Britannia avrebbe permesso alla civiltà celtica di unire le proprie forze per diventare più compatti al proprio interno ed affrontare con maggiore successo la lotta contro i Germani.
La Cisalpina invece avrebbe ottenuto la cittadinanza romanza, e la Narbonense sarebbe rimasta la Provincia romana per eccellenza.

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E ora, la parola a Dario Carcano:

Se Cesare non avesse conquistato la Gallia, questa avrebbe finito col parlare in greco?

È una domanda che mi sono posto ieri sera, quando leggendo "La legione di Cesare" di Stephen Dando-Collins, monografia sulla storia della X Legione istituita da Cesare nel 61 a.C., in un passaggio sulla battaglia di Bibracte si parla di come fu ritrovato un registro, scritto in greco, coi nomi di 368.000 persone che parteciparono alla migrazione degli Elvezi.
Questo passaggio mi ha spinto a ipotizzare che, siccome gli Elvezi, come altre popolazioni galliche, non avevano un proprio alfabeto, e l'unica lingua scritta che conoscevano era il greco, per loro scrivere volesse dire scrivere in greco. Un po' lo stesso discorso che fa Barbero sui longobardi, per cui scrivere voleva dire scrivere in latino; e proprio il parallelo coi longobardi mi ha spinto a pensare che, alla lunga, come i longobardi hanno finito col parlare latino, i galli forse avrebbero potuto finire col parlare in greco, se non fosse sopravvenuta la conquista cesariana.

Poi ho fatto qualche altra ricerca, per saperne di più sull'argomento. Innanzitutto, l'autore del libro da dove prende il fatto del ritrovamento del censimento?
Siccome il dato dei 368.000 elvezi lo trovavo nella pagina Wikipedia dedicata alla battaglia di Bibracte attribuito a Cesare, quasi sicuramente in quella riga SDC riporta quanto scritto nei Commentarii cesariani, cosa di cui ho avuto conferma quando in un altra pagina Wikipedia ho ritrovato citato il fatto del censimento scritto in greco, e attribuito a Giulio Cesare.
Ma con una differenza non da poco; SDC parla di un registro scritto in greco, Wikipedia alla pagina Lingua gallica parla di un resoconto scritto in alfabeto greco.
E qui si pone la domanda: chi ha ragione? Cosa dice il testo cesariano?

Perché mentre la prima versione sarebbe una prova che i Galli (o almeno gli Elvezi) non avessero una propria lingua scritta, la seconda proverebbe l'opposto: gli Elvezi scrivevano la propria lingua, semplicemente lo facevano usando i caratteri dell'alfabeto greco.

Inoltre, non è neanche così vero che i popoli celtici non avessero un proprio alfabeto. Sempre dopo una ricerca su Wikipedia, ho scoperto che una lingua celtica, il lepontico, aveva un proprio alfabeto, il cosiddetto alfabeto di Lugano, basato sui caratteri dell'alfabeto etrusco.
Voi mi direte: ma quando Cesare invase la Gallia, il lepontico era una lingua morta già da quattro secoli, ed era stato assimilato nella lingua gallica cisalpina.
E avreste ragione.

Il punto però è un altro. Ossia il lepontico dimostra che i celti erano abituati a scrivere la propria lingua già secoli prima della conquista cesariana della Gallia, e se non lo facevano con alfabeti propri, lo facevano con alfabeti presi in prestito da altri popoli, come per esempio l'alfabeto greco o l'alfabeto latino.

Detto tutto questo, voi che risposta dareste alla domanda iniziale?

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Gli risponde Perchè No?:

Per quanto riguarda la Gallia Transalpina, i Greci erano presenti da secoli da Massalia e le sue colonie (fondazione attorno al 600 a.C.). C'era un'acculturazione limitata tra i popoli vicini e una presenza di mercanti. Beni greci erano spediti attraverso tutte le Gallie. Come hai detto è stato provato l'uso dell'alfabeto greco per scrivere le lingue locali, ma in sei secoli la cultura greca non si è imposta ai Galli direttamente (si parla di influenze profonde ma inculturate alla società gallica, per esempio i druidi visti talvolta come influenzati da Pitagora).

Nella mia vecchia ucronia di Pitea il Bugiardo avevo sviluppato l'idea con una fase di espansione di Massalia nel suo entroterra, creando una Gallia ellenizzata che prenderebbe più o meno il posto di Provenza, Occitania e Aquitania (ma era giustificato dalla potenza di Massalia dovuta alla scoperta del Nuovo Mondo e all'ascesa di una dinastia di tiranni locali).

Comunque si potrebbe immaginare una tale fase di espansione in maniera più realistica con un'ellenizzazione dei regni galli, penso in particolare agli Arverni nel III-II secolo (forse i Biturigi se avviene in una data più alta).

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La parola a Bhrihskwobhloukstroy:

In questo caso si può costruire una risposta abbastanza sicura.

Anzitutto i dati: il testo di Cesare (in particolare I 29) recita «Ĭn castrīs Hĕlŭētĭōrŭm tăbŭăle rĕpĕrtăe sŭnt lĭttĕrīs Grăecīs cōnfĕctăe», quindi di greco c'era di sicuro solo l'alfabeto. Si ritiene da altri indizi che Cesare di persona sapesse il gallico (o almeno lo capisse), già da prima della guerra, quindi l'intepretazione più naturale ed economica è che il censimento fosse scritto in gallico, appunto con alfabeto greco, come del resto avviene per decine di altre iscrizioni coeve (in gallico con alfabeto greco).

Aggiungo solo che il “leponzio” era usato ancora al tempo di Cesare (fra leponzio e gallico non ci sono differenze sensibili, quindi questo vuol dire soltanto che l'alfabeto di Lugano era ancora usato); io stesso ne possiedo un'iscrizione (di epoca romana) in casa.

Il terzo fatto è che i Longobardi, come i Visigoti, hanno progressivamente adottato il latino dal momento della Conversione al Cattolicesimo (prima usavano, verosimilmente, il gotico della Bibbia di Wulfila). Così anche le altre sostituzioni (o meno) di lingua sono avvenute sempre in concomitanza di Conversioni religiose (dell'élite di volta in volta interessata): se una parte della popolazione, sul posto, aderiva già alla nuova Religione (o Confessione), questa adottava la lingua di questa popolazione, altrimenti quella dell'élite locale. Nei Regni dei Visigoti e dei Longobardi, così come in Neustria, era già cattolica la popolazione “romana” locale, quindi si è adottata la lingua latina e di fatto l'élite ne ha assunto la versione parlata (il volgare); in Germania, compresa l'Austrasia, la maggior parte della popolazione praticava la Religione tradizionale (precristiana) e quindi si è mantenuta la lingua (anticotedesca) dell'élite localec (così pure in Frisia). Altrettanto è avvenuto nei Paesi Slavi (anche quelli in territorî già appartenenti all'Impero Romano, dove quindi un residuo di Cristianesimo già c'era, ma troppo scarso per imporsi e soprattutto troppo estraneo a quello che ormai si percepiva come ethnos slavo).

Perciò una risposta circostanziata alla domanda iniziale è: «solo nel caso che i Galli fossero tutti sterminati (o deportati) e sostituiti da popolazioni di lingua greca e che questa si convertisse a una Religione monoteistica con Sacre Scritture nella propria lingua»

Il crossover che non ti aspetti: e Lassie è il cane preferito di Giulio Cesare! (creata con openart.ai)

L'ucronia che non ti aspetti: Lassie è il cane preferito di Giulio Cesare! (creata con openart.ai)

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Generalisimus ha tradotto per noi altre ucronie:

Gneo Pompeo Magno, il rivale di Cesare

Le parole “generale romano” fanno immediatamente venire alla mente un uomo su tutti: Giulio Cesare.
Egli viene spesso ricordato come di fatto il più grande generale di Roma, anche se probabilmente altri uomini hanno dato contributi più grandi alla strategia militare romana, hanno ottenuto migliori risultati, hanno avuto una postura geopolitica migliore e hanno fatto aggiunte più grandi al territorio di Roma.
In politica Cesare viene a volte ricordato come il primo dittatore di Roma o perfino il suo primo imperatore, nonostante il fatto che non fu nessuno dei due.
Fu Lucio Cornelio Silla il primo a prendere il ruolo di Dittatore con la forza, mentre fu l'erede di Cesare, Augusto, a diventare il primo imperatore di Roma.
Questo non per ridurre affatto il ruolo di Cesare nella storia romana, infatti ha assolutamente senso che lui sia ben ricordato come è oggi, perché non solo fu fondamentale per la conversione di Roma da repubblica in rovina ad impero in ascesa, ma la sua stessa storia è un'epica accattivante e ispiratrice di un ragazzo nato all'inizio del secolo in una delle famiglie più nobili di Roma che vide la repubblica nella quale era stato allevato per credere soccombere alla corruzione, alla violenza politica, alla guerra e alla tirannia.
Il nuovo tiranno di Roma cercò poi di perseguitare questo ragazzo perché era il nipote del suo vecchio avversario, costringendolo alla fine ad arruolarsi nelle forze armate per sfuggire alle minacce alla sua vita in patria.
Quando finalmente tornò dopo la morte del tiranno, lo fece da soldato disciplinato, ma senza un centesimo.
Iniziando essenzialmente dal nulla iniziò a lavorare in ambito legale, guadagnandosi ampie lodi per le sue abilità oratorie, prima di entrare in politica, dove si sarebbe fatto strada fino al consolato.
Avrebbe poi conquistato la Gallia e combattuto una guerra civile per il futuro di Roma, una guerra che avrebbe vinto ottenendo l'opportunità di dominare Roma da solo.
C'è comunque un'altra faccia della storia: a 18 anni un giovane chiamato Gneo Pompeo fu testimone dello scoppio della guerra civile fra Silla e il suo avversario Gaio Mario, una guerra che costò la vita al padre di Pompeo.
A 22 anni Pompeo assunse il comando delle legioni di suo padre e le guidò a sostegno di Silla, che rimase così impressionato dagli sforzi di Pompeo che i due divennero intimi, con Pompeo che diventò essenzialmente il suo protetto.
Silla gli avrebbe poi affidato il compito di sopprimere tutti i dissidenti rimasti nelle regioni di Sicilia e Nord Africa, e lo fece con tale successo da guadagnarsi il titolo di Pompeo Magno, cosa di cui era molto orgoglioso e che lo paragonava ad Alessandro Magno.
È a questo punto che vediamo emergere alcune caratteristiche chiave di Pompeo: da una parte dimostrò una fortissima lealtà al suo comandante, rimanendo al suo fianco anche di fronte ad un ammutinamento, e puniva a malapena i suoi nemici, dall'altra dimostrò una grande compassione verso i civili, una cosa che gli fece guadagnare molta ammirazione e rispetto da parte delle masse.
Oltre tutto questo c'era un senso in ascesa della propria grandezza, dal plebeo più infimo al dittatore che lo comandava tutti gli ricordavano quanta importanza avesse, contribuendo alle sue crescenti aspirazioni ma anche ad un'oscurità emergente dentro di lui.
La prima volta in cui l'ego di Pompeo sopraffece la sua moralità di lealtà e compassione divenne molto chiara quando si oppose alla decisione di Silla di non concedergli un trionfo, una parata militare di solito concessa solo a politici molto più anziani e di rango più elevato.
Sembra che Pompeo avesse suggerito che Silla e la vecchia generazione, per quanto grandi fossero, avevano già goduto del picco del loro potere ed erano in declino, mentre lui, che era un militare di successo ad una così giovane età aveva solo iniziato ad ascendere a quello che sicuramente era un livello di potenza senza precedenti.
Silla rimase così impressionato dalla sicurezza con la quale Pompeo disse una cosa simile ad un uomo che avrebbe potuto facilmente esiliarlo od ucciderlo che lo premiò immediatamente con il suo trionfo.
Silla sperava che questo avrebbe tenuto a posto questo giovane promettente nel futuro prossimo, ma col passare del tempo le ambizioni di Pompeo crebbero, le sue azioni si fecero più audaci e la sua relazione con Silla andò in pezzi poco prima della morte del dittatore.
Nel periodo successivo a quello di Silla le divisioni politiche all'interno di Roma iniziarono a riemergere, e nonostante le tensioni tra i due Pompeo continuò a seguire gli insegnamenti di Silla e la sua fazione politica degli Ottimati.
Pompeo, con i suoi vasti eserciti, avrebbe poi difeso Roma dal rivale politico e generale Marco Emilio Lepido, che aveva tentato di far partire la propria marcia su Roma.
La vittoria di Pompeo in questo conflitto gli fece ottenere ancor più acclamazioni popolari e rinforzò la sua opinione di sé stesso come più grande soldato di Roma.
Fresco di quella ribellione a Pompeo sarebbe stato chiesto di sedare un'altra ribellione nella provincia dell'Hispania, che era sotto il controllo di Quinto Sertorio, un vecchio nemico di Silla che era sfuggito alla persecuzione e aveva radunato alle sue spalle le tribù locali dell'Hispania contro l'amministrazione romana.
Si può discutere del fatto che Pompeo si sia fatto assegnare con la forza a questa campagna, dato che si rifiutò di congedare i suoi eserciti all'interno di Roma a meno che non fosse stato mandato in Hispania, se non altro dimostrò ancora una volta il suo crescente senso di superiorità e desiderio di ulteriori vittorie militari, mandando ai politici il messaggio che solo lui aveva il comando sui suoi uomini, non loro, e mentre lui aggiungeva sempre più risultati al suo nome così saliva la sua popolarità tra la gente, facendogli guadagnare sempre più potere in tutta Roma.
Anche se riuscì a costringere Quinto Sertorio a ritirarsi, per tutto il conflitto il suo desiderio di gloria lo spinse ad agire in maniera non cooperativa col suo compagno generale, Quinto Cecilio Metello Pio, e col governo a Roma, rifiutandosi di essere visto come una figura secondaria del conflitto invece dell'uomo che vi aveva posto fine in gran parte da solo.
Pompeo divenne così audace che minacciò di far marciare il suo esercito su Roma se non gli fossero stati concessi ulteriori fondi per continuare ed intensificare la sua campagna.
La ribellione alla fine venne sedata, e l'Hispania venne di nuovo stabilizzata, cosa che fece guadagnare a Pompeo il suo secondo trionfo, ma prima di esso Pompeo venne chiamato a sopprimere ancora un'altra rivolta, stavolta quella degli schiavi guidata da Spartaco.
Fu qui che rubò la gloria ad un futuro alleato e rivale, Marco Licinio Crasso, il famoso uomo più ricco di tutta Roma.
I due uomini vennero eletti all'incarico di console l'anno seguente, con Pompeo che raggiunse questo altissimo incarico della repubblica senza aver servito in alcuna posizione politica precedente e ben al di sotto del limite d'età.
Da console Pompeo si allontanò ancora di più dalle sue radici politiche sotto Silla.
Anche se Silla si era dichiarato dittatore lo fece solo temporaneamente come misura estrema per far tornare sui binari la repubblica dopo anni di instabilità.
Egli desiderava soprattutto che la Repubblica Romana riprendesse a funzionare come una volta, e questo significava restituire il potere della maggioranza ai senatori patrizi e impossessarsi di nuovo di certi poteri assegnati ai plebei delle classi più basse, che Silla reputava non istruiti e moralmente deboli, facilmente sviati dall'opinione popolare e dall'emozione.
Anche Pompeo probabilmente lo riconosceva fino ad un certo grado, ma diversamente da Silla cercò di restituire il potere alla plebe, e anche se qualcuno potrebbe affermare che agì per compassione è forse più realistico dire che lo fece come astuta mossa strategica.
Pompeo sapeva di avere l'ammirazione del pubblico, essenzialmente era la celebrità più grande di Roma, ma il Senato era consapevole delle sue ambizioni e della sua natura disonesta, specialmente riguardo all'uso delle minacce militari per costringere i politici a cooperare.
Il Senato si era stancato di Pompeo e probabilmente avrebbe stroncato la sua influenza alla prima opportunità, ma questo non si sarebbe potuto ottenere fino a quando i plebei, che amavano Pompeo, avessero avuto uguale parola in materia.
Essenzialmente Pompeo sapeva di poter manipolare il Romano comune perché gli garantisse più potere, e così fece campagna per restituirgli i suoi diritti politici così da rendere sicuro il suo posto nella politica.
Nel giro di soli due anni i poteri di Pompeo vennero ampiamente aumentati.
La Lex Gabinia, una legge creata per facilitare la lotta alla pirateria, garantì a Pompeo il controllo diretto su tutte le terre 80 Km all'interno delle coste del Mediterraneo, mentre la Lex Manilia gli diede il comando diretto in Anatolia durante la guerra contro il Regno del Ponto.
Durante la sua guerra contro i pirati Pompeo divise il teatro d'operazioni in 13 distretti, ognuno sotto il controllo di un comandante che rispondeva direttamente a lui.
Essi iniziarono molto rapidamente a catturare le navi pirata, ma Pompeo, mosso a pietà da questi uomini che comprendeva essere stati costretti ad una vita di crimine dalla povertà, graziò molti di essi e li trasferì in terre orientali non occupate o sottopopolate, guadagnandosi il loro rispetto e la loro lealtà.
Ad oriente Pompeo strappò il comando a Lucio Licinio Lucullo grazie alla Lex Manilia, per il dispiacere di Lucullo, che sentì che Pompeo gli stava rubando la sua campagna mentre era già in corso, il tutto solo per aggiungere una facile vittoria militare al suo nome.
Anche se Pompeo cercava di incrementare il suo prestigio militare questa non fu una guerra facile, perché Pompeo fu essenzialmente costretto a dare la caccia al re nemico, rovesciarlo e conquistare i suoi alleati nel processo.
Quando Pompeo tornò a Roma lo fece da conquistatore del Vicino Oriente e venne premiato con un terzo trionfo, il più grande della storia di Roma.
Vi ricordo che aveva conquistato con successo centinaia di città, sottomesso 14 nuovi stati e sottratto diversi milioni di bottino ai regni sconfitti, con 75 milioni solo in monete d'argento.
La campagna fu così riuscita e redditizia che Crasso non fu più l'uomo più ricco di Roma, quel titolo adesso andò a Pompeo.
La fama e l'ammirazione saranno anche state intossicanti, ma egli desiderava ancora di più.
Egli era la mente militare più grande di Roma, e quasi certamente sarebbe entrato nella storia come l'Alessandro Magno della sua nazione.
Aveva accesso ad una ricchezza senza pari con la quale poteva finanziare praticamente qualsiasi progetto o missione desiderasse; aveva ricoperto l'incarico di console, il più alto della repubblica, ma il suo passato gli aveva dimostrato che esisteva un rango più alto al quale si poteva ascendere se si aveva il coraggio o la forza e la volontà di farlo: il rango di Dittatore.
Pompeo sapeva che se Silla era riuscito a farlo prima di lui, allora egli, con la sua vasta ricchezza, gli eserciti e il sostegno del pubblico non aveva scuse per non raggiungere le stesse altezze del suo mentore.
Quel sogno venne comunque ostacolato dalla rapida ascesa di Giulio Cesare.
Anche se all'inizio i due avevano cooperato per far avanzare l'uno la carriera dell'altro, questa rivalità divenne molto feroce, in particolare da parte di Pompeo, la cui fiducia ed ego erano state scosse dall'attenzione che Cesare distoglieva da lui attraverso la sua campagna in Gallia di enorme successo.
Temendo che anche Cesare avesse l'ambizione di prendersi la dittatura con la forza, Pompeo si allineò col Senato, che vedeva Pompeo come il male minore.
Questo sfociò in una vera e propria guerra civile al ritorno di Cesare dalla sua campagna in Gallia, quando egli si rifiutò di congedare la sua singola legione a meno che Pompeo non avesse fatto la stessa cosa,
Il Senato chiese il suo disarmo immediato a meno che non volesse essere etichettato come traditore, una cosa fuori dall'ordinario che mise in allarme Cesare, spingendolo a marciare su Roma.
L'inizio della guerra fu caratterizzato dalla fuga di Pompeo e del Senato a sud e ad est per sfuggire all'avanzata di Cesare e radunare un esercito più grande lungo la strada prima di raggiungere una provincia facilmente difendibile, anche nonostante il fatto che superassero le forze di Cesare, anche se all'inizio senza saperlo, di 10 a 1.
Quando lo scoprirono Cesare aveva già ricevuto rinforzi ed era diventato una minaccia legittima per l'esercito di Pompeo.
Nel volgere di soli alcuni mesi l'intera penisola italiana fu sotto il controllo di Cesare, l'Hispania isolata fu la successiva a cadere e la guerra arrivò finalmente nella roccaforte di Pompeo, in Macedonia, da dove faceva affidamento sul Vicino Oriente per ulteriore supporto.
Per tutta la campagna Cesare tentò di fare appello a Pompeo alla ricerca di riconciliazione e pace solo perché Pompeo rifiutasse, ben sapendo che dei negoziati avrebbero, nel migliore dei casi, messo lui e Cesare sullo stesso piano, e, nel peggiore, lo avrebbero messo al di sotto del suo rivale.
La vittoria era l'unica opzione di Pompeo, semplicemente non voleva accontentarsi del secondo posto, ma forse perché sovrastimò le proprie abilità o perché cedette sotto la pressione del conflitto Pompeo permise a Cesare di avere la meglio su di lui affrettandosi a combattere contro un nemico famoso per la sua rapidità di pensiero e la sua strategia innovativa, cadendo alla fine in una trappola e vedendo il suo esercito distrutto.
Rifiutando di arrendersi, Pompeo fuggì in Egitto, aspettandosi un'accoglienza amichevole solo per essere tradito dagli Egiziani, che temevano che avrebbe portato la guerra romana nelle loro terre.
La vita di Pompeo si concluse tragicamente lì, e Cesare pianse profondamente la perdita del suo rivale ed ex alleato.
Ma se questo cambiasse? E se Pompeo sconfiggesse Cesare? Ci furono una manciata di opportunità nelle quali Pompeo avrebbe potuto far volgere la situazione a sfavore di Cesare, la più discussa delle quali è la Battaglia di Farsalo, che essenzialmente segnò la sconfitta di Pompeo, ma nella quale Cesare era particolarmente in svantaggio, essendo a corto di uomini, rifornimenti e morale.
Vi ricordo che i suoi uomini avevano di fronte un esercito grande il doppio del loro, ma Pompeo fece l'errore di affrettarsi ad attaccare il suo nemico piuttosto che affamarlo e usare la logistica a suo vantaggio come aveva fatto in passato per ottenere la vittoria.
Questo sforzo frettoloso gli costò lo scontro e la vita, ma avrebbe potuto facilmente non essere così.
Un'altra opzione più semplice è che Pompeo e i senatori semplicemente non fuggano, ma che invece affrontino Cesare al suo passaggio del Rubicone e distruggano la sua singola legione largamente inferiore di numero prima ancora che la guerra cominci.
In entrambi i casi Pompeo non sarà così generoso con Cesare come Cesare lo sarebbe stato con lui, con tutta probabilità il passaggio del Rubicone di Cesare sarà una giusta motivazione perché egli venga prescritto, facendo sì che egli venga esiliato o giustiziato.
Pompeo temeva un rivale competente come Cesare quando egli era già a tanto così dal raggiungere il suo obiettivo, e il Senato temeva la storia non immacolata di Cesare e l'alleanza con la fazione pro-plebei dei Populares, vedendolo come una minaccia dittatoriale più grande di Pompeo, che perlomeno conosceva e col quale aveva lavorato più a lungo, pensando che fosse più ragionevole.
Detto questo, paragonando le storie di entrambi gli uomini, Cesare era assolutamente il più disciplinato ed equilibrato dei due, cosa che permise alla sua ambizione di motivarlo ma mai di sopraffarlo come era accaduto con Pompeo.
Cesare era anche rapido nel creare legami con i suoi rivali, avendo graziato i senatori che avevano combattuto contro di lui in questa particolare guerra, mentre Pompeo era noto per serbare rancore e per sminuire i suoi pari.
Se scegliamo una prima TL nella quale Pompeo sconfigge Cesare a Farsalo è probabile che egli approfitti del caos postbellico per diventare immediatamente dittatore.
La seconda opzione, nella quale Cesare viene sconfitto poco dopo aver attraversato il Rubicone, vedrebbe Pompeo continuare a consolidare gradualmente il suo potere nel corso di alcuni anni, garantendosi una maggiore autonomia dal Senato.
La sua natura diffidente e la conoscenza del fatto che i senatori erano stanchi di lui potrebbe condurre Pompeo ad iniziare una serie di purghe simili a quelle che vide durante la dittatura di Silla, se avrà davvero la possibilità di farlo, però, è oggetto di dibattito.
Spesso viene dimenticato che nonostante il fatto che i senatori si allinearono con Pompeo, essi lo vedevano comunque come un pericolo della repubblica ed un aspirante tiranno.
È quasi certo che se Pompeo avesse sconfitto Cesare e avesse continuato a consolidare il suo potere, i senatori lo avrebbero assassinato come fecero con Cesare.
È probabile che i due figli di Pompeo si sarebbero imbarcati in una missione di vendetta contro i senatori un po' come fecero Marco Antonio e Ottaviano per Cesare, gettando la repubblica in un'altra guerra civile, con i figli di Pompeo stazionati probabilmente in Hispania e Nord Africa.
Se Pompeo sopravvivrà e rimarrà dittatore ci sono poche possibilità che si imbarchi nella stessa spedizione che aveva pianificato Cesare: la costruzione di un impero che rivaleggiasse con quello di Alessandro Magno era sempre stato il sogno di Cesare, Pompeo voleva essere semplicemente l'equivalente romano, a prescindere da se l'estensione territoriale di Roma fosse superiore a quella dell'impero di Alessandro, e dopo anni di campagne e manovre politiche la sconfitta di Cesare gli avrebbe finalmente permesso di diventarlo, fare di più metterebbe solo a rischio il suo impero.
I figli di Pompeo, invece, potrebbero osare avventurarsi oltre e sorpassare il loro padre una volta che il suo tempo sarà passato.

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E se i Galli avessero sconfitto Giulio Cesare?

Oggi vi propongo un piccolo viaggio nell'antica Gallia, e più precisamente nel 58 a. C., all'inizio della famosa Conquista della Gallia, ne dovete sicuramente aver sentito parlare da parecchio.
Siamo nel 50 a. C., tutta la Gallia è occupata tranne un villagg… No, no, ferma, tutta la Gallia è occupata, assolutamente tutta.
Dietro questa citazione dell'incipit del fumetto di Asterix si nasconde una serie di campagne militari che metteranno la Gallia a ferro e fuoco per anni.
Al termine di queste campagne il Proconsole Giulio Cesare finirà per sottomettere tutta la Gallia, e in realtà non c'è stato nessun villaggio di irriducibili Galli, ma prima di affrontare l'argomento della Conquista della Gallia in questo video vi propongo di dare un'occhiata ad un po' di contesto.
Allora, già un piccolo problema è che la quasi totalità delle informazioni su questo conflitto ci arrivano da Giulio Cesare medesimo e dal suo best seller, i Commentarii de Bello Gallico.
Il racconto del conflitto nel libro è perciò un po' prevenuto, e Giulio Cesare doveva necessariamente apparire come il protagonista, il contrario sarebbe stupefacente.
Sono state intraprese anche ricerche storiche e archeologiche per dimostrare che Giulio Cesare non era altro che un gran mitomane e hanno scoperto che il libro scritto da Cesare era piuttosto vicino alla realtà (io direi per niente).
In effetti il comandante romano aveva la tendenza a promuovere molto i suoi successi aumentando se necessario il numero dei nemici e scaricando spesso le sue responsabilità sui suoi subordinati in caso di sconfitta.
Il problema è che il punto di vista dei Galli è stato completamente cancellato perché essi avevano una tradizione orale, e le parole non si conservano molto bene col passare degli anni, dunque, a parte qualche fonte contemporanea a Giulio Cesare, abbiamo libri e ricerche archeologiche che si sostengono gli uni con le altre.
La storia comune fra Galli e Romani risale a molto prima della Conquista della Gallia, all'epoca i Romani consideravano i Galli degli avversari particolarmente brutali e traumatici, lo testimonia la cronologia che vado a presentarvi.
Tutto comincia nel 390 a. C. col Sacco di Roma.
In quell'anno orde di Galli venuti da nord delle Alpi, guidate dal capo Brenno, prendono la città dopo averla ridotta alla fame.
Il Sacco di Roma è considerato uno degli episodi più umilianti della storia della Repubblica Romana.
Da quell'anno al 349 a. C. i Galli continuano a eseguire razzie, a massacrare gli abitanti di alcune regioni e a saccheggiare risorse.
Nell'anno 302 a. C. i Galli radunano una coalizione contro Roma per combattere il suo dominio, ma questa stessa coalizione, dopo numerosi massacri ebbe termine a causa di una sconfitta.
Seguì un relativo periodo di calma sul quale non abbiamo molte informazioni su quello che fecero i Galli, a parte che, tra il 235 e il 225 a. C., dei mercenari galli saccheggiarono diverse regioni e si diressero verso Roma.
Questi furono cacciati dall'Italia dalle legioni perché causarono ancora un grande spavento a Roma e ai suoi abitanti.
Dopo tutti questi attacchi i Romani cominciarono a dirsi che il mezzo migliore per fermarli sarebbe potuto essere conquistare la parte meridionale della Gallia, cosa che iniziarono a fare nel 150 a. C.
La parte cisalpina della Gallia, che se l'era un po' cercata, viene quindi conquistata e sottomessa alla Repubblica Romana, e alla fine arriviamo alla Conquista della Gallia nel 58 a. C.
La Gallia dell'epoca era frammentata fra diverse tribù e diversi popoli, tutti più o meno potenti.
I Galli non erano per niente uniti, e trascorrevano la maggior parte del tempo a pestarsi fra di loro invece che pestare i Romani.
Alcune tribù galliche erano perfino alleate con Roma, e si erano impegnate a difenderla in caso di attacco.
Malgrado tutta questa confusione e i numerosi cliché sui Galli, questo era uno dei popoli più raffinati dell'antichità, disponeva di armi molto buone che i Romani copiarono più volte e di una coesione sociale molto forte.
Anche la loro tecnologia era molto avanzata, e disponevano di una visione della donna molto egualitaria… Per l'epoca! Ed è in questo momento che arriva Giulio Cesare, l'attore principale di questa guerra.
Egli all'epoca dirigeva la Repubblica Romana in compagnia di Pompeo e Crasso in un triumvirato.
Col pretesto di proteggere i Galli alleati di Roma e di diverse ragioni di sicurezza ed economiche, Giulio Cesare, contro il consiglio del Senato, attaccò le tribù elvetiche.
Dato che aveva l'ambizione di conquistare tutta la Gallia, Giulio Cesare andò avanti sconfiggendo i Germani e i Belgi.
Avendo cura di approfittare delle divisioni interne tra le tribù galliche, il proconsole sconfiggerà presto i Galli dell'Armorica, gli Aquitani e la grande maggioranza delle tribù galliche.
Dal 58 al 52 a. C. rimase occupato da diverse rivolte e tornò varie volte per tenere a bada alcune tribù, nessuna delle quali gli darà tanto filo da torcere come quella di Vercingetorige nel 52 a. C.
Quest'uomo, un giovane della tribù degli Arverni, riuscì a radunare diverse grandi tribù e centinaia di migliaia di uomini contro Cesare.
Ben conscio che l'indisciplina era il punto debole dei Galli sul campo di battaglia contro le disciplinate legioni romane, Vercingetorige adotterà una tattica di terra bruciata e di guerriglia che per qualche tempo darà i suoi frutti.
Beh, quando l'attacco a sorpresa che stai preparando da settimane viene incasinato per colpa di soldati che non ascoltano nessun ordine e vanno alla carica nudi per dimostrare il loro valore è normale che cambi tattica.
Malgrado una vittoria di misura dei Galli a Gergovia, la Battaglia di Alesia marcherà la fine della ribellione e la sconfitta di Vercingetorige, e questo nonostante l'immensa armata di riserva gallica.
Molti elementi lasciano pensare che Giulio Cesare abbia avuto la fortuna dalla sua durante la battaglia e che degli avvenimenti un po' differenti avrebbero potuto risultare nel massacro dei Romani.
In seguito la Gallia venne progressivamente assimilata nell'Impero Romano e la provincia divenne più romana di Roma, con per abitanti i Gallo-Romani, ma cosa sarebbe successo se Giulio Cesare avesse perso la Battaglia di Alesia? Cosa sarebbe successo se la rivolta guidata da Vercingetorige fosse riuscita a sconfiggere le legioni romane e a respingerle? E se Alesia non fosse mai stata una sconfitta gallica, ma al contrario un'eclatante vittoria? Sarebbe bastato poco, alla fine Vercingetorige avrebbe potuto mettere in riserva un po' di cavalleria per molestare i Romani mentre costruiscono le loro fortificazioni, oppure l'armata di riserva gallica, che arrivò durante la battaglia ad aiutare Vercingetorige, avrebbe potuto attaccare in maniera un po' più coordinata, e questa armata avrebbe potuto anche sfondare le difese romane se Cesare non si fosse mai fatto vivo in alcuni punti per ridare coraggio alle truppe.
Prima di tutto lo scenario di questo video cambierà a seconda di se Cesare morirà o meno nella battaglia.
Qui affermeremo che le truppe romane, prese letteralmente in una morsa fra le truppe di Vercingetorige e le truppe dell'armata di riserva, finiscono massacrate, Giulio Cesare viene ucciso da un giavellotto durante lo scontro e le truppe romane rimaste fuggono verso la Gallia Cisalpina mentre vengono infastidite dalle truppe di Vercingetorige.
Questo dunque è uno scenario catastrofico per la Repubblica Romana, che perde decine di migliaia di uomini, un proconsole e il suo onore.
In seguito i Galli si uniscono tutti a Vercingetorige e fanno festa legando e imbavagliando il loro bardo e mangiando cinghiale… Il che è falso, infatti no, i Galli non si sarebbero sicuramente mai uniti sotto un unico capo.
Anche se Vercingetorige eccelleva come capo militare, riunire tutte le tribù galliche in una sola nazione sarebbe una missione impossibile, tanto erano grandi le divisioni.
In effetti solo la minaccia immediata dell'invasione romana le fece unire, e ce ne misero di tempo.
È dunque probabile che dopo la cocente sconfitta di Cesare ad Alesia i soldati dell'esercito gallico se ne sarebbero semplicemente andati a casa e avrebbero ricominciato a pestarsi fra loro come ai bei vecchi tempi.
Il prestigio e il successo di Vercingetorige, però, avrebbe portato la tribù degli Arverni a giocare un ruolo molto più importante in Gallia.
Il capo gallo sarebbe potuto anche finire assassinato da un'altra persona gelosa del suo prestigio, cosa che all'epoca succedeva assai sovente.
Cesare muore e il triumvirato che dirige la Repubblica Romana all'epoca non disporrà che di una sola persona, essendo Crasso morto in una battaglia contro i Parti nel 56 a. C.
Nella realtà Giulio Cesare, vittorioso contro i Galli, tornò a Roma contro il parere del senato e scatenò una guerra civile contro Pompeo che risultò nella proclamazione dell'impero.
In questo scenario la proclamazione dell'impero non arriva mai o arriverà più tardi, ma Roma, ancora terrorizzata dai Galli che hanno massacrato le loro migliori legioni, non verrà invasa, perché oltre alle loro dispute e divisioni incessanti, i Galli sono stati letteralmente massacrati a decine di migliaia durante la Conquista della Gallia, e questo già da prima della vittoria di Vercingetorige, perciò non saranno chiaramente abbastanza potenti da lanciare un'invasione di Roma, e malgrado il massacro delle migliori legioni della repubblica, questa potrà ancora disporre di diverse legioni rapidamente mobilitabili in Italia.
Partendo da questa situazione due opzioni, tutte e due probabili, si possono sviluppare: primo, dopo qualche mese o qualche anno d'attesa Pompeo tenta la fortuna in Gallia per vendicare l'onore perduto dalla repubblica.
Lui e Cesare si detestavano cordialmente, non avrebbe perso un'occasione per dimostrare che lui era il più grande.
Pompeo però conosceva molto meglio la parte orientale dell'impero, aveva guidato molte campagne militari, per qualche tempo aveva vissuto lì, ai suoi occhi era l'Impero Partico l'eterno nemico di Roma, il secondo dopo i Galli, e traboccava di ricchezze più della Gallia.
L'uno o l'altro scenario sarebbero dipesi semplicemente dalla reazione di Roma al massacro delle legioni romane in Gallia, questo avrebbe potuto traumatizzare i Romani un po' come il massacro di Varo nella realtà, che gli provocò il disgusto di avanzare in Germania.
Dunque affermeremo che Pompeo va a vendicare Crasso andando in guerra contro l'Impero Partico semplicemente perché questo cambierebbe più cose.
Se giammai Pompeo decidesse di tornare in Gallia, beh, i Galli non avrebbero potuto resistere per molto.
In questo scenario le frontiere di Roma si estendono di più verso l'oriente più velocemente che nella realtà, ma non verso nord.
Per quanto riguarda l'impero, verrà proclamato, semplicemente perché le vecchie istituzioni della repubblica avevano bisogno di riforme.
Una guerra civile scoppierà quindi in un momento o in un altro.
L'Egitto non verrà integrato nell'Impero Romano che con qualche decina o centinaia di anni di ritardo, e così le frontiere dell'impero di questa realtà alternativa rimarranno molto più mediterranee e non si estenderanno troppo nell'interno, almeno per il momento, perché anche se Pompeo avrebbe deciso di partire per l'oriente Roma non avrebbe mai dimenticato l'umiliazione subita dai Galli, e un giorno necessariamente si vendicherà.
In Gallia la tribù degli Arverni, resa più potente dalla vittoria contro Cesare, avrebbe potuto acquisire prestigio e diventare più potente, ma non abbastanza per contrastare Roma.
I Galli avranno anche altri problemi: i Germani attaccheranno regolarmente la Gallia per installarsi in un territorio che è molto più fertile del loro.
Se i Romani non avessero conquistato la Gallia nel 52 a. C. i Germani avrebbero molto sicuramente assoggettato la sua parte settentrionale, lasciando le tribù della Gallia centrale schiacciate fra i Germani a nord e i Romani a sud, ma in ogni caso, visto lo squilibrio delle forze, i Galli si sottometteranno ai Romani in un momento o in un altro.
Il ritardo nella conquista di quel territorio, però, avrà due importanti conseguenze: primo, la cultura gallica sarà molto meno romanizzata che nella realtà.
Il druidismo, bandito dall'Impero Romano, sarebbe potuto diventare una religione in questa realtà alternativa, e ai giorni nostri la cultura celtica avrebbe potuto essere più influente.
Il Cristianesimo nella nostra realtà ebbe molto successo nel convertire i capi barbari, ma in questo scenario questo sembra un po' più difficile.
A mio avviso questa religione si svilupperà in maniera molto diversa, e la mappa religiosa sarà parecchio differente.
La seconda conseguenza è che la frontiera dell'impero sarà molto più a sud che nella realtà, cosa che avvicinerà anche i barbari al centro dell'impero.
Nella realtà nel 285 d. C. la separazione fra Impero Romano d'Oriente e d'Occidente venne messa in pratica e divenne definitiva nel 395 d. C., e, nel 476 d. C., l'Impero Romano d'Occidente venne definitivamente abbattuto dai barbari, solo che nello scenario di questo video ciò sarebbe accaduto piuttosto prima.
Essendo i barbari più vicini a Roma che nella realtà a causa delle frontiere, questo la farà cadere molto più velocemente.
Basta che l'Impero Romano d'Occidente crolli 100 o 150 anni prima della data prevista nella realtà per provocare dei cambiamenti cataclismici nella storia.
A partire da questo punto non possiamo che rimanere estremamente vaghi.
In effetti avremmo visto un Medioevo completamente cambiamo, con delle frontiere diverse e delle culture differenti.
L'influenza dell'Impero Romano sarebbe stata molto meno grande sulla società, è impossibile prevedere come avrebbero reagito gli attori e i personaggi importanti di quest'epoca, per esempio avremmo potuto vedere una sopravvivenza delle religioni pagane nel nord dell'Europa.
Se l'Impero Romano d'Occidente cade prima, anche l'Impero Romano d'Oriente avrà molti più problemi che nella realtà a respingere le migrazioni barbare, e un suo indebolimento nel Medioevo avrebbe potuto provocare come effetto farfalla, una diffusione molto più grande dell'Islam, per esempio, nei paesi dell'Europa e del mondo.
La colonizzazione, per esempio, non si svolgerà nella stessa maniera della realtà e sarà completamente cambiata.
E siccome le idee romane sono molto meno presenti nella società il Rinascimento avrebbe potuto verificarsi più tardi e in maniera meno estesa.
Avete capito che la storia sarebbe potuta cambiare in maniera gigantesca con la morte di un solo uomo e del suo esercito, e per finire, un piccolo dettaglio che ho dimenticato di menzionare prima: se Giulio Cesare muore ad Alesia egli non comincerà mai la riforma del calendario, e oggi non avremmo 365, ma 355 giorni all'anno, con mesi che comparivano ogni quattro anni!

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E se i Romani non avessero mai invaso la Britannia?

Quando si guarda una mappa del mondo romano si vede un impero che abbraccia il Mediterraneo espansosi a nord per proteggere le sue provincie che si affacciavano su di esso, ma quando si guarda a quell'isola in alto a sinistra (la Britannia) ci si chiede perché diavolo i Romani la controllassero.
Perché i Romani hanno conquistato una piccola isola che non aveva quasi alcun valore? Perché una civiltà terrestre che riusciva a malapena a navigare sull'Atlantico si mise in testa di conquistare un'isola ai confini del mondo? Perché i Romani invasero la Britannia? Il motivo principale fu politico: Claudio era diventato imperatore di recente, e veniva ampiamente considerato un sempliciotto, perciò per consolidare il suo potere decise di fare conquiste.
Dato che la Germania e la Persia erano troppo difficili da conquistare, egli si decise per la Britannia.
C'era anche un motivo secondario, i giacimenti di stagno, ma lo stagno era di poca utilità per l'Impero Romano in un'epoca fatta di ferro.
La conquista della Britannia si svolse durante i decenni successivi e raggiunse il suo apice con la costruzione del Vallo Antonino al centro della Scozia intorno al 110 d.C.
Per iniziare questa TL, i Romani semplicemente decidono di non invadere la Britannia.
Avevano pochi motivi per farlo, ed era fin troppo facile prendere questa decisione.
Se non lo farà Claudio probabilmente non lo farebbe nessun altro, in parte per le ragioni summenzionate, ma anche perché il momento in cui l'Impero Romano aveva le energie e i leader per fare conquiste si stava esaurendo.
Prima di iniziare quest'ucronia voglio parlare brevemente delle dinamiche interne delle Isole Britanniche prima dell'Impero Romano: tutte le isole erano unite da una cultura celtica comune, ma, da quello che possiamo mettere insieme, all'interno di essa c'erano diverse importanti sottoculture celtiche.
Le isole erano divise tra molti piccoli diversi capotribù locali, ogni regione aveva il suo capo, a cominciare dal nord, dove c'erano le selvagge e primitive tribù dei Pitti.
Gran parte del resto dell'isola principale della Gran Bretagna era abitata dai Britanni, gli antenati dei moderni Gallesi della nostra TL, che parlavano una lingua antenata di quelle Brittoniche.
Il sudest era abitato dalla tribù dei Belgi, che erano da poco emigrati dal continente da quello che sarebbe diventato il Belgio.
Essi ebbero più contatti con l'Impero Romano ed erano più avanzati, avevano perfino iniziato a costruire strade e città simili a quelle dei Romani.
L'Irlanda, inoltre, aveva la propria cultura separata che aveva una labile connessione con quella delle Highland scozzesi.
Senza i Romani avremmo comunque visto l'influenza romana nelle isole, l'Impero Romano era gli Stati Uniti dell'epoca, un gigante economico che risucchiava nella sua orbita tutto quello che gli stava intorno, e questo significa che il commercio romano si diffuse molto oltre i suoi confini.
Il vino romano veniva venduto in grandi quantità fra le tribù allevatrici di cavalli in Ucraina, gli Irlandesi amavano i gioielli romani e i Germani adoravano il vetro romano.
Vedremo questo processo anche nelle Isole Britanniche, con i capotribù che scambieranno i loro beni con quelli di Roma, introducendo la cultura romana.
Questo processo in realtà nella nostra TL stava avvenendo anche prima dell'invasione romana, al punto che alcuni capotribù britanni erano vassalli di Roma e Southampton stava diventando un importante porto commerciale.
Ciò a sua volta potrebbe risultare anche in cambiamenti politici, i capotribù comprerebbero vino da Roma, ma vedrebbero anche come funzionano l'esercito romano o le idee romane di governo e unità centrale.
Questo in realtà era un processo che stava avvenendo altrove ai confini dell'Impero Romano, soprattutto in Germania.
Le tribù germaniche progredirono molto con l'Impero Romano alle loro spalle, crebbero nei numeri e si unirono al punto da diventare dei veri e propri regni.
In questa TL in Inghilterra avverrebbero processi molto simili e a beneficiarne di più saranno i Belgi del sudest.
Questo è esattamente quello che è avvenuto alla Corea e al Giappone nella nostra TL durante la stessa epoca: nessuna delle due nazioni venne conquistata dalla Cina, ma entrambe erano vicine ad essa e vennero risucchiate nella sua orbita, e fu così che adottarono la cultura cinese e avanzarono con la tecnologia cinese.
L'unificazione e la costituzione di una nazione tendono a svilupparsi assieme all'urbanizzazione, dato che per ottenere tutte le risorse necessarie ad una città e gestire la grande quantità di persone presente in essa richiede una forte autorità centrale, cosa che si può facilmente tradurre in nazioni e regni unificati, perciò, con l'espansione in Inghilterra sudorientale del commercio con l'Impero Romano, in quella zona si svilupperanno dei regni pochi secoli dopo la nascita di Cristo.
Non è facile fare previsioni dettagliate, perché molta della storia in questo periodo di tempo è stata decisa dalle battaglie e dai capi secondari, e questo rende molto difficile predire gli esiti.
In questo periodo l'Europa moderna era ancora in costruzione, per esempio, se una piccola battaglia fosse andata diversamente, la Francia sarebbe stata controllata assieme alla Spagna dai Visigoti, oppure, se gli Ostrogoti avessero perso una certa battaglia oggi l'Italia parlerebbe Greco.
Tutto ciò rende veramente difficile fare previsioni ucroniche su quest'epoca, perché piccole differenze creerebbero grandi cambiamenti, comunque ipotizzerò che lo stato celtico unito del sud dell'Inghilterra si svilupperà tra il 2° e il 6° secolo allo stesso modo in cui in quest'epoca Etiopia, Giappone, Corea e tribù germaniche si svilupparono all'ombra di imperi più grandi.
Nei successivi due secoli questo regno dell'Inghilterra meridionale, usando i suoi avanzamenti e la sua unità, probabilmente si espanderà nel resto dell'Inghilterra spingendosi verso ovest e nord, conquistando forse il fertile centro-sud del paese.
Nella nostra TL, quando l'Impero Romano si convertì al Cristianesimo lo fece anche la Britannia.
I Sassoni erano pagani, i Gallesi mantennero il Cristianesimo e lo trasmisero agli Irlandesi, che a loro volta lo trasmisero agli Scozzesi e alla maggior parte dei Sassoni.
In questa TL le isole si convertirebbero comunque al Cristianesimo per due ragioni: le religioni del Periodo Assiale distruggono sempre le religioni precedenti al Periodo Assiale, il Cristianesimo connetterebbe le isole al continente e il Cristianesimo dava ai re diritti divini che gli permettevano di solidificare i loro regni.
Nella nostra TL gli Irlandesi crearono una loro Chiesa, chiamata Cristianesimo Celtico, che aveva le proprie pratiche.
Fu a questa Chiesa che si convertirono gli Scozzesi nel nord dell'Inghilterra, ma alla fine venne incorporata nel Cattolicesimo generale tramite una combinazione di compromessi e conquiste.
In questa TL accadrebbe la stessa cosa, in modo simile a quello in cui il Rito Mozarabico venne incorporato nel Cattolicesimo nella stessa era, ma è probabile che alla conversione di tutte le Isole Britanniche il Cattolicesimo Celtico abbia più potere negoziale locale e forse avrà più autonomia e sopravviveranno più usi del posto.
Nella nostra TL i Romani mantenevano nella provincia relativamente inutile della Britannia tre legioni e diverse guarnigioni, ma in questa TL queste verrebbero ridispiegate attraverso l'impero su frontiere più utili, come quella del Reno o del Danubio.
Comunque sia, l'Impero Romano crollò soprattutto per motivi interni, il che vuol dire che senza la Britannia l'impero crollerà comunque, anche se solo qualche anno dopo.
I Sassoni si stanzieranno comunque in Britannia, dato che il collasso dell'autorità romana nella regione lascerà le spiagge indifese dalla pirateria e che i Sassoni stavano già razziando la Francia settentrionale e presto avrebbero attraversato la Manica per arrivare in Inghilterra.
I Sassoni erano dei guerrieri eccellenti, quindi possiamo ancora aspettarci che in questa TL conquistino parte dell'Inghilterra orientale, ma probabilmente alla fine i Sassoni verranno assimilati dalla cultura celtica e la cultura germanica non diventerà dominante nelle isole, e questo per un paio di motivi: prima di tutto, quando l'esercito romano andò via dalla Britannia non lasciò alcuna forza militare potente che potesse resistere ai Sassoni, e dato che i Britanni erano indipendenti da circa due secoli senza i Romani erano praticamente indifesi contro i Sassoni.
Grazie a questo fatto i Sassoni riuscirono a conquistare il terzo più ricco della Britannia in soli 20 anni, ma in questa TL i Britanni avranno a disposizione guerrieri con generazioni di esperienza acquisita combattendosi l'uno con l'altro e non ci saranno il caos derivato dal ritiro delle legioni romane e il vuoto di potere che ne seguì.
Secondo, i Romano-Britanni erano confinati nelle città romane, mentre le campagne erano celtiche.
Questo significa che non c'era un fronte culturale unito a resistere ai Sassoni e nessuna forte cultura Romano-Britannica sulla quale fare affidamento.
A causa di ciò i Britanni rimasti bloccati dietro le linee sassoni vennero assimilati dalla cultura sassone, ma in questa TL ci sarebbe una forte cultura unita alla quale potrebbero rivolgersi i Britanni, e abbiamo visto svolgersi questo processo in molte nazioni celtiche che dovettero affrontare invasori germani: l'Irlanda assimilò i Vichinghi e i Normanni, e la Scozia assimilò i Vichinghi, gli Anglosassoni e i Normanni.
I Sassoni non furono gli unici invasori dell'Inghilterra in questo periodo: i Pitti attraversarono i valli da nord e gli Irlandesi conquistarono parti di Galles e Cornovaglia, razziando le coste dell'Inghilterra, e anche i Franchi eseguirono delle razzie irrilevanti del sudest, ma ne sto parlando solo per dimostrare quante ne so.
Gli Irlandesi verrebbero comunque battuti ad occidente, ma senza la sconfitta dei Pitti ad opera dei Sassoni possiamo aspettarci che i Pitti conquistano parti dell'Inghilterra settentrionale.
Comunque, dopo questa prova del fuoco il regno dell'Inghilterra del sud o un suo stato successore sopravviverà e incomincerà ad avanzare verso nord e ovest, distruggendo o assimilando gli invasori.
Di nuovo, questa è una parte della storia difficile da predire dal punto di vista ucronico, perciò non posso entrare nei dettagli e proverò a ipotizzare alcuni trend a lungo termine: i Vichinghi razzieranno comunque le Isole Britanniche, ma proprio come i Sassoni prima di loro e i Vichinghi in Irlanda e Scozia verranno assimilati dalla cultura celtica locale.
Vedremo un trend generale a lungo termine dove il regno dell'Inghilterra meridionale userà la sua forza e unità per espandersi su tutte le isole.
Non so se Scozia e Irlanda saranno indipendenti, ma aspettatevi che il regno della Britannia meridionale diventi dominante semplicemente grazie alla sua ottima posizione geografica.
I Normanni semplicemente dipendono troppo dagli eventi della nostra TL perché esistano in questo mondo.
Perché ci sia la Conquista Normanna dell'Inghilterra il Regno di Jórvík deve cadere e devono fallire anche le sue razzie contro il Regno del Wessex, e dunque i Vichinghi dovrebbero arrivare in Francia.
Dopodiché bisogna che i loro eccellenti leader conquistino e mantengano la Normandia, la facciano restare indipendente, sconfiggano i Britanni e conquistino l'Inghilterra grazie alla loro sfortuna sfacciata, l'effetto farfalla renderebbe tutto questo impossibile.
In questa TL l'Inghilterra in generale non vedrebbe un'importante invasione straniera per 2500 anni e perciò si evolverebbe in una dimensione molto diversa dal resto d'Europa.
La moderna cultura inglese è connessa sia alla Francia, che alla Germania che alla Scandinavia a causa di centinaia di anni di conquiste culturali e politiche, ma tutto ciò in questa TL semplicemente non accadrà, similmente a come è accaduto al Giappone nella nostra TL, che adottò la cultura cinese ma non fu mai invaso, ed è per questo che la cultura giapponese è unica nel suo genere ed è molto diversa da quella di qualsiasi altra nazione sulla terra.
Questo rende difficile fare previsioni: l'Inghilterra di questa TL potrebbe sia ignorare le politiche continentali e creare un immenso impero coloniale che isolarsi e non ottenere nulla.
In generale ci sarebbero meno interferenze inglesi nelle politiche del continente, e questo potrebbe risultare in un'unificazione anticipata della Francia e in una conquista spagnola del Portogallo, ma ancora una volta l'effetto farfalla rende difficile fare previsioni.

Le Isole Britanniche erano un tempo avvolte nel mistero per gli antichi Romani, terre ai confini del mondo che venivano viste come quasi mistiche, ma dopo qualche tentativo e qualche fallimento la Britannia, come sarebbe stata chiamata, divenne solo un'altra provincia nell'Impero Romano, una provincia alla periferia che vide ribellioni e invasioni da parte di popoli che si trovavano proprio al di là di quelle mura.
I Romani ovviamente non crearono l'Inglese, non misero da soli gli Angli sull'isola, ma i Romani gettarono le fondamenta perché ascendesse quella che noi consideriamo l'Inghilterra, principalmente spazzando via i regni brittonici che c'erano prima di essi e influenzando questa terra per 350 anni… Aspettate, davvero? Così a lungo? I Romani rimasero in Britannia più o meno per lo stesso periodo di tempo che gli Inglesi passarono in Nord America, perciò, e se in una TL alternativa Roma non conquistasse mai la Britannia? Niente Vallo di Adriano, niente società romana sulle isole, nessun collasso finale di quella società nel 400 d. C.
Non è un segreto che se c'è un territorio Roma proverà a conquistarlo, ma in questa TL alternativa Roma per qualche motivo semplicemente non riesce a mantenere l'isola o perde la volontà politica di dominare la parte meridionale dell'isola.
Diciamo che l'invasione di Claudio fallisce, oppure che per qualche motivo fallisce qualche altra invasione, anche se non c'è alcuna conquista romana non è che non ci sarà affatto un'influenza romana sull'isola.
Non cambieranno la Britannia con la forza, ma influenzeranno il pensiero delle tribù e dei popoli più meridionali attraverso il commercio.
Lo abbiamo già visto nella nostra storia, dove la principale divisione politica nella Britannia preromana era se schierarsi o meno con i Romani, questo però sarà un processo molto più graduale che andare semplicemente lì e decidere al posto del popolo usando le legioni.
Probabilmente sarà difficile per i Romani stare semplicemente seduti e guardare mentre i loro alleati non ufficiali devono difendersi da soli perché sono stati fedeli a Roma, forse si faranno comunque coinvolgere militarmente di volta in volta per aiutare i loro amici.
Pensatelo come una specie di soft power, questa sarebbe la più grande estensione dell'influenza romana, ci sarebbero dei commerci e qualche semi-alleanza, ma non si andrebbe mai più oltre di così.
Un divertente cambiamento immediato derivante da una Gran Bretagna mai conquistata dai Romani è il nome stesso Gran Bretagna.
So che suona strano immaginare di chiamare queste isole con un qualsiasi altro nome, ma il nome Gran Bretagna è un esonimo proveniente dai Romani.
Beh, tecnicamente dagli antichi Greci: Gran Bretagna è il nome inglese della Britannia, e il nome latino dell'isola e anche della provincia di Britannia proviene dagli antichi Greci.
C'era qualche altro nome a volte prima dei Romani, Erodoto le chiamava vagamente “Isole dello Stagno” semplicemente perché è da lì che i Greci ottenevano lo stagno.
I Celti chiamavano quest'isola Prydain, e sembra che questa parola sia stata trasferita ai Greci come Prettania, i Romani cambiarono la P con una B in Britannia.
Alba è il nome col quale gli Scozzesi chiamano oggi la loro terra, ma in realtà al di fuori dell'Inglese anche altri gruppi avevano qualche variazione del nome Alba, e portano tutti alla parola Albione, che era un altro termine, forse originale, che i nativi utilizzavano per quest'isola.
Anche se i Romani utilizzavano il termine Britannia non fu fino ai Normanni che questo nome rimase incastonato.
Oh, che stupido, mi sono completamente dimenticato che un mucchio di persone invase quest'isola! Nel grande schema della storia inglese i Romani non furono i più culturalmente o politicamente influenti, nonostante il fatto che rimasero sull'isola per quasi quattro secoli.
Quando Roma crollò lo fece quasi da sola, in Britannia il collasso di Roma non fu il collasso di tutto, il portatore della stereotipica epoca oscura alla quale pensiamo spesso, poiché ci sono a malapena cronache riguardanti l'isola per alcuni secoli.
I villaggi rimasero abbandonati e molte persone romanizzate o fuggirono sul continente quando i razziatori entrarono nelle loro terre o tornarono ai vecchi metodi delle fortezze di collina tribali.
I leader che non riuscirono a mantenere la propria stabilità e potere per via della mancanza delle legioni romane decisero di impiegare mercenari stranieri, cosa che in molti casi portò ad un tradimento finale e alla conquista di quelle terre da parte degli Anglosassoni.
Se la Britannia non vedesse mai la colonizzazione romana allora questa destabilizzazione non ci sarebbe mai, la regione non si affiderebbe ad un impero caduto per la stabilità.
In una simile TL alternativa, quando i Romani crolleranno al di là dello stagno, questa non sarà un'esperienza trasformatrice per l'isola, dato che i Celti del sud, perché immagino di non avere un termine migliore, non si affideranno così tanto a Roma.
La storia iniziale dell'Inghilterra non è definita da secoli di conquista e assimilazione, ma siamo onesti, non c'è modo di saperlo per davvero, è assolutamente possibile che in qualche modo questi regni celtici falliscano comunque.
Quello che sto dicendo è che senza una Roma lì che alla fine cada, i Britanni hanno migliori possibilità di resistere agli Angli in arrivo, e non hanno mai una possibilità di invitarli in primo luogo.
Immaginate il Galles come una specie di… Galles esteso.
Galles e Cornovaglia sono i resti dei Britanni che un tempo avevano il potere sull'intera isola.
Il Cristianesimo arriverebbe comunque su queste terre in qualche forma o in un'altra, non è probabile che rimangano pagane in eterno, ma dato che Roma non è mai capace di eliminare veramente la fede druidica in Britannia, è probabile che questo Cristianesimo albionico prenda molte influenze da precedenti pratiche e pensieri druidici.
Senza i Romani che mettono completamente al bando le pratiche druidiche forse queste sopravvivranno fino a quando alla fine non si mescoleranno, diciamo col Cattolicesimo Romano.
Una cosa da tenere in mente è che quando si tratta della Britannia preromana nulla è certo.
Questi erano popoli che non avevano alcuna lingua scritta, e molto di quello che sappiamo di essi proviene o dall'archeologia o degli stessi Romani.
Ecco però alcune delle idee generali che ho: i Briganti erano una tribù/confederazione colossalmente influente nella Britannia preromana, pensate ad essi come ad una specie di Irochesi, che erano una raccolta di tribù più piccole, è possibile che senza interferenze possano diventare una forza davvero unificante nel centro dell'isola.
Le divisioni dell'Inghilterra potrebbero risultare così confuse che possiamo solo speculare al riguardo.
Dato che non c'è nessun Vallo di Adriano a tenere alla larga i Pitti per 300 anni non esiste nemmeno la nostra concezione di Scozia e Inghilterra.
Nella nostra TL i Pitti vennero respinti dagli Scoti, che invasero dall'Irlanda, perciò, per tutti voi Scozzesi che stanno festeggiando il fatto che l'Inghilterra potrebbe non esistere, è assolutamente possibile che non esista neanche la Scozia.
Le divisioni di questa isola con le quali abbiamo familiarità vengono spazzate via dall'esistenza dall'effetto farfalla, perciò scegliete quale stato folle potrebbe formarsi.
Anche se era una lingua tutta celtica il Brittonico era comunque una lingua separata dal Pittico e dal Gaelico, perciò ci sarà sempre un qualche genere di divisione tra queste terre.
Detto questo c'è comunque un legame culturale più stretto fra queste terre, invece di quello che abbiamo visto nella nostra storia, ovvero più o meno gli Inglesi contro tutti gli altri.
Quello che sto dicendo è che per molti di questi regni sarà più facile unificarsi, perciò sì, l'Europa perlomeno culturalmente sarà divisa tra germanica, latina, slava e celtica, con Albione e l'Eire più unite l'una con l'altra a causa della loro identità condivisa.
Parti della costa occidentale del continente potrebbero vedere comunque dei coloni che cresceranno fino a diventare dei gruppi separati, come in Bretagna o in Galizia, o è possibile che Bretagna e Galizia non esistano affatto, visto che furono il risultato di Britanni in fuga dalle invasioni degli Anglosassoni.
Non immaginate che la Britannia sarà molto simile a come era prima dei Romani, con i druidi e le fortezze di collina, probabilmente si cristianizzerà sempre.
La Britannia semplicemente salta un'era della nostra TL, un'era che fu abbastanza cruciale, perché condusse a tutte le altre ere che finirono col creare l'Inghilterra come noi la conosciamo.
Di certo non c'è alcuna conquista normanna, e non c'è nemmeno posto perché gli Angli, i Sassoni e gli Juti per razziare ed espandersi, così come per gli insediamenti Vichinghi.
Gli Angli scompariranno semplicemente dalla storia se non migrassero mai in Britannia? La loro cultura verrà assorbita una volta che i Dani arriveranno da nord? O i Sassoni e gli Angli avranno una presenza molto più forte sul continente, tenendo i Dani alla larga e forse sviluppando una storia alternativa tutta loro? Questo mette alla prova tutto quello che potremmo considerare come Danimarca o Inghilterra.
Ora, un po' come con l'Irlanda medievale posso immaginare che i Vichinghi invadano comunque, non conquistano grandi porzioni di terra come fecero nella nostra TL, ma si prendono i porti più importanti, e questo spingerà i regni brittonici ad intraprendere la navigazione e la costruzione di navi da soli.
Questa non è un'Inghilterra impegolata nelle guerre politiche della Francia medievale, dato che senza la conquista normanna non c'è alcun bisogno di rivendicare alcun trono in Francia.
A proposito, la mancanza della conquista normanna cancella qualsiasi storia inglese da quel punto in poi.
Forse quel druidismo latente influenzerà i Britanno più di quanto penseremmo, chissà, anche se mi piacerebbe andare più avanti con questo scenario penso che se mai lo farò vorrei esplorare le maggiori implicazioni sul palcoscenico globale in un video dedicato puramente alla non esistenza dell'Inghilterra.
Volevo mantenere questo video breve e concentrarmi solo sui Romani, a volte i video più brevi funzionano bene lo stesso, no? Io direi di fermarci qui.
In questa TL alternativa quello che sappiamo è che le isole celtiche sono gli ultimi resti di una cultura che una volta si espandeva su gran parte dell'Europa.
Adesso questa è nel suo piccolo angolo, vista dal resto del continente come un popolo insulare distinto, proprio come nel nostro mondo.

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Gli risponde feder:

A conti fatti, a Claudio sarebbe convenuto maggiormente rivolgersi verso la Dacia, piuttosto che la Britannia. E se anticipiamo la conquista di questo territorio, Domiziano svolge campagne di contenimento in Germania (o in Scizia?) e a Traiano non resta che completare l'opera di assoggettamento della costruenda provincia in questione.
Le sorti della res publica non cambiano più di tanto alla fin fine, dal momento che non credo in nessun caso che i Romani avessero intenzione di spingersi oltre il Chersoneso Cimbrico (Danimarca) per l'ambra e l'Elba. Il posto dei Germani sarebbe forse preso dagli Slavi, e quindi rimandiamo almeno fino al settimo secolo la caduta di Roma, presa tra due fuochi (l'uno arabo e l'altro slavo.

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E Generalissimus annuisce:

Con un po' di fortuna a Traiano non rimarrebbe che dedicarsi all'Impero Partico.

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Aggiungiamo l'arguta osservazione di Enrica S.:

Un'incredibile svarione può diventare un'ucronia. Questa vignetta è tratta dalla storia a fumetti "Paperino e l'eredità del centurione" (sceneggiatura di Rodolfo Cimino, disegni di Roberto Marini), apparsa su "Topolino" n°1849 del 5 maggio 1991. Ovviamente il Vallo Adriano non fu costruito dai Britanni per arrestare l'avanzata di Giulio Cesare nella loro terra, altrimenti si sarebbe chiamato il Vallo di Cassivellauno, ma quasi due secoli dopo dall'imperatore Adriano per arginare le scorrerie di Pitti e Scoti nella Britannia Romana. Ma se Cassivellauno (o Caswallawn) nel 48 a.C. avesse davvero avuto l'idea di costruire una simile fortificazione, e Cesare si fosse incaponito a volerla espugnare ad ogni costo? Come avrebbe potuto cambiare la storia?

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Restituiamo ora la parola a feder:

Come evitare il Medioevo?

La fatica di Falecius che leggete qui sopra mi ha fatto venire voglia di iperimpero, e quindi eccomi qui.
Premetto che non ho niente contro il Medioevo, anzi, è la mia epoca storica preferita.
Tutti sanno che una fra le più importanti cause che portarono alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente fu il declino economico: un'economia basata sugli schiavi che inizia a difettare di schiavi non può che decadere. Ma se invece invertissimo la tendenza? Più guerre di conquista, quindi più schiavi, unite ad una politica di espansione commerciale oltreoceano che apra nuovi mercati per nuove risorse, al contrario di quanto avvenne storicamente a partire dal III secolo quando l'impero romano si tramutò in un sistema chiuso, avrebbero a mio parere potuto evitare il declino dell'impero. Certo, esso avrebbe attraversato fasi di crisi, ma grazie alla maggiore disponibilità pecuniaria, sarebbe stato in grado di mantenere un apparato statale forte, capace di mettere in atto un grande reclutamento e non bisognoso di appoggiarsi alla Chiesa come stampella sociale. Il risultato è incredibile: si "saltano" più di mille anni di storia, tutto il periodo che oggi chiamiamo Medioevo, balzando direttamente da Cesare alle scoperte geografiche e conseguente colonialismo!

201-195 a.C.: Annibale, sconfitto dai romani, torna a Cartagine. Qui tenta di rinverdire i fasti della città: si fa eleggere suffeta, cioè capo del governo, e tenta di accentrare il potere nelle sue mani; per questo, egli si scontra con il Consiglio dei Cento, l'oligarchia, di stampo senatorio, che deteneva il potere nella capitale africana. Il grande condottiero riscuote diversi successi: rinvigorisce il commercio, incentiva l'agricoltura, ricostituisce addirittura un esercito; ma i consiglieri, sempre gelosi della sua capacità e anzi timorosi che il Barcide avesse intenzione di farsi incoronare Re, lo denunciano ai protettori romani. Siamo nel 195 a.C.
Dopo aver ponderato le sue alternative, il Fulmine sceglie l'esilio; ma prima di partire, egli aizza la folla a seguirlo in questo suo nuovo viaggio. Egli rileva la flotta che già aveva contribuito a ricostruire, si imbarca con i suoi fedelissimi, e fa rotta verso lo sconosciuto occidente: lo anima la volontà di fondare una nuova patria.
Fa scalo all'ancor fedele Cartagena (in punico Qart Hadasht), ma deve fuggire poiché Appio Claudio Nerone, pretore per la provincia romana di Hispania Ulterior, gli va incontro con le sue legioni allo scopo di fermarlo. Braccato fino alle Colonne d'Ercole, Annibale riceve una visione che gli ingiunge di navigare verso sud; Appio Claudio lo dà per morto inghiottito dai flutti del mare, e così rinuncia all'inseguimento. Ma i punici non sono morti per niente.

183 a.C.: il vecchio e stanco Annibale ha percorso per dodici anni le tortuose vie di Ba'al; i suoi soldati hanno combattuto a lungo le tribù della costa africana, la sua flotta è stata decimata dalle tempeste, la fiamma della virtù punica è sul punto di spegnersi; si è giunti al limite massimo di sopportazione quando le vedette cartaginesi scorgono il delta di un grande fiume: è il Niger, dai cartaginesi chiamato Kworra, e ai romani conosciuto come Grin o Nilo etiopico. Annibale si immola come ringraziamento agli dei sul terreno sacro dove sorgerà la nuova città di Hanniba'al Hadasht (città dono-di-Ba'al), per i romani Nova Carthago Nova.
Inizia la difficile storia dello Stato neopunico.

71-61 a.C.: i neopunici colonizzano quelle isole a noi note come Annobòn, Sao Tomè e Principe e Fernando Poo. Poco dopo essi, scoperto il Gabon, diventano il primo popolo di origine mediterranea a superare l'equatore.

46 a.C.: Cesare alle porte di Utica sente parlare dai locali della leggenda di Annibale oltre il mare Oceano; affascinato dal mito del grande condottiero, egli dà ordine di armare una spedizione che faccia luce sulla questione. Purtroppo egli non ne vedrà i risultati.

31 a.C.: battaglia di Azio. Il formidabile Marco Vipsanio Agrippa, agli ordini di Cesare Ottaviano, distrugge la flotta egiziana di Marco Antonio e Cleopatra. Ottaviano in Egitto prima si reca all'oasi di Zeus Ammone, a similitudine di Alessandro Magno, per vedersi riconosciuto il diritto a regnare, poi si fa nominare Faraone nel rispetto delle tradizioni di quel popolo. Infine, prima di tornare a Roma, egli dà ordine di ricostruire il canale sull'istmo di Suez, già esistente in epoca antica, per lasciare un segno della propria grandezza. Sempre in questa zona egli dispone di potenziare la colonizzazione romana in Oriente, fondando le città di Cesarea (HL: Ismailia) all'imboccatura del canale e Arida alla sua uscita. Su di un'iscrizione ritrovata ad Arida, attribuibile a questo periodo, si legge: "L'imperator Cesare Divi filius Augusto annuncia: io sono un cittadino Romano; uscendo da Roma ho conquistato l'Egitto. Ho ordinato di scavare questo canale dal Mare che è chiamato Nostrum al Mare che comincia in India. Quindi, quando questo canale è stato scavato come Io ho ordinato, le navi sono andate da Roma all'India, come Io ho voluto."

30 a.C. della spedizione cesarea nel mare Oceano torna una sola nave, con un pugno di sparuti sopravvissuti: hanno scoperto le isole Fortunate (HL: Canarie) e intessuto primitivi rapporti con i neopunici di Nova Carthago Nova, ancora vitali, ma riportano che quelle acque sono difficilissime da navigare, a differenza del tranquillo Mediterraneo. Ottaviano dà ordine di insediare coloni romani presso le isole Fortunate allo scopo di intessere commerci con lo stato neopunico e mette al lavoro i sapienti greci di Alessandria per scoprire un nuovo modello di nave adatta alla navigazione oceanica.

27 a.C.: il Senato attribuisce ad Ottaviano il titolo di Augusto. Finisce l'età ellenistica ed inizia l'età imperiale.

25 a.C.: a seguito del rilancio della penetrazione romana verso l'Europa continentale ripresa da Augusto allo scopo di poter contare su frontiere più sicure, sono sconfitti i popoli alpini che minacciavano le comunicazioni fra Gallia ed Italia. Fondata la colonia di Augusta Praetoria, prima incarnazione della futura Aosta.

24 a.C.: due navi neopuniche doppiano per la prima volta da molto tempo Capo Boccadoro, rientrando in contatto stabile con Roma. Nova Carthago Nova ottiene lo status di amica e alleata del popolo romano. A Roma conviene mantenere lo stato neopunico perché questo organizza il commercio dell'Africa centrale ed australe convogliando ricchezze verso Roma.

23 a.C.: Augusto rinuncia al consolato ed assume il potere tribunizio (tribunicia potestas) e il proconsolato (imperium proconsolare maius et infinitum).
Per dirimere le controversie tra Marco Vipsanio Agrippa e Marco Claudio Marcello, che rischiano di saltarsi alla gola per ottenere il riconoscimento di eredi da parte di Ottaviano, egli invia il primo in Spagna ed il secondo in Pannonia. La campagna iniziata da Marcello, accompagnato dal cugino Tiberio, contro gli illirici gli impedirà di prendersi quella sconosciuta malattia romana che lo condusse, dalle nostre parti, alla morte.

20 a.C.: inizia la campagna di Agrippa che ridurrà sotto il potere romano tutte i popoli ancora liberi della Spagna.
I Parti restituiscono le insegne romane perdute da Crasso ad Augusto, che così ottiene di essere celebrato come pacificatore.

18 a.C.: Augusto fa pubblicare le famose leggi anti-lussuria e anti-sfarzo per tentare di riportare la popolazione romana ai dettami del mos maiorum. Esse saranno fallimentari.

16 a.C.: Tiberio, distaccatosi dal cugino che era riuscito con successo nella sua opera di consolidamento del potere romano (il confine era stato catapultato al Danubio), conquista il Norico, ricco di miniere di oro e di ferro, permettendo all'economia romana di finanziare numerose altre guerre.

15 a.C: fondata Vindobona, l'odierna Vienna, come postazione di frontiera contro le popolazioni germaniche.

12 a.C.: Marco Claudio Marcello, che ottiene proprio in quell'anno la nomina ufficiale ad erede dopo la morte del rivale Agrippa, placa una rivolta prima di tornare a Roma, dove è cooptato nell'amministrazione. Druso e Tiberio vengono invece inviati a sottomettere la Germania fino al fiume Elba.

9 a.C.: Druso Maggiore raggiunge l'Elba. Fondata la colonia di Mogontiacum come capitale della provincia di Germania Superior; i germani, al pari dei celti, affrontano un processo di romanizzazione.

7 a.C.: nasce Gesù Cristo. Il crudele Gneo Calpurnio Pisone, proconsole per la Spagna, viene rimosso dalla sua carica da Ottaviano Augusto quando, in ossequio alla sua proverbiale avarizia, tenta di mascherare i tributi dovuti a Roma, consegnando un numero inferiore di denaro.

1: Tiberio parte per reprimere la rivolta dei germani sottomessi. Marco Claudio Marcello sposa Livilla, figlia di di Antonia Minore e Nero Claudio Druso, per ottenere prestigio politico; poi, per guadagnarsi il fulgore della gloria in armi, viene inviato da Augusto a condurre una campagna militare in Nubia. I romani approfittano dei torbidi succeduti alla morte della regina Amanishketo.

2: Marcello prende Kush ed estingue la dinastia nubiana. Il territorio è ridotto a provincia romana.

4: Roma sottomette la tribù dei Cherusci, guidati dal loro re Segimero. Il principe Arminio, figlio del re, entra a far parte dell'esercito romano.

5: Augusto riconosce come re di Britannia Cunobellino, re dei Catuvellauni, in cambio di amicizia e alleanza. Sul territorio di questa tribù sono dedotti insediamenti di truppe e basi commerciali. Tiberio ultima la conquista del territorio compreso tra il fiume Weser (Visurgis in latino) e il fiume Elba.

6: sono create le provincie romane di Iudea e Moesia.
Tiberio sconfigge la rivolta dei germani guidata dal marcomanno Maroboduo. Le insurrezioni anti-romane in Sardegna sono sedate.
I Getuli, popolazione sahariana, sono sconfitti da Gneo Cornelio Lentulo l'Augure, generale romano; egli prende il controllo delle vie carovaniere che collegano l'impero con Nova Carthago Nova, favorendo il commercio.

7: Tiberio viene nominato prima vicario e poi governatore della Germania. Egli crea un sistema tributario e impone nuove leve, creando malumori nelle tribù.

9: battaglia di Teutoburgo. Tiberio, al comando di tre legioni romane viene sorpreso da un'imboscata guidata dal traditore Arminio, soldato romano già principe cherusco; in ogni caso, il valente generale riesce a sostenere l'attacco e a contrattaccare. I germani sono annientati, e la provincia non si ribellerà più.
Augusto abbassa le tasse, con grande gaudio della popolazione romana.

11: Germanico, figlio di Tiberio, guida alcune spedizioni oltre l'Elba, per assicurare le popolazioni locali alla supremazia romana. Longobardi e Boemi sono sconfitti e pagano tributo a Roma. Nonostante i successi, Augusto rinuncia ad un'ulteriore espansione, già soddisfatto di quanto ha ottenuto; ad essa il princeps contrappone una lenta penetrazione commerciale allo scopo di ottenere la preziosa ambra.

13: Tiberio rientra a Roma e gli viene concesso il trionfo insieme al figlio Germanico.

14: Augusto muore a Nola e viene subito dichiarato una divinità. Marco Claudio Marcello gli succede nella carica, riconfermando la politica augustea di conquiste e consolidamento dei confini con l'invio della Legio I Germanica nell'odierna Slovacchia per la costruzione di ponti e strade e di Germanico in Dacia per punire quel popolo che tante incursioni aveva compiuto oltre il Danubio.

15: Odessus, l'odierna Varna sul mar Nero, si concede a Roma per meglio proteggersi dalle scorrerie sarmate e daciche; anche le città greche della Crimea compiono lo stesso calcolo politico.
Il poeta Ovidio, esiliato a Tomi, ottiene dopo diverse suppliche il perdono pubblico da Marcello e torna a Roma, dove celebra il clemente imperatore con diverse opere; Marcello elimina anche le leggi moralistiche di Augusto, e così si cattiva il favore popolare.

17: Germanico celebra il suo trionfo a Roma per le sue vittorie contro i Daci, che hanno permesso a Roma di costruire una prima rete stabile di alleati-sudditi oltre il Danubio. La Cappadocia diventa provincia romana.

18: Germanico giunge in Siria, ottiene il comando delle legioni in loco e prima dà una lezione ai rivoltosi locali, poi conclude una pace col re dei Parti che assicura al predominio romano l'Armenia.

19: Calpurnio Pisone è a fare il tiranno nella sua villa romana, indi per cui il brillante generale Germanico continua a vivere.

21: il territorio dei Quadi, nell'odierna Slovacchia meridionale, è ridotto a provincia romana.

23: l'imperatore Marcello dà inizio ad un viaggio che lo porterà lontano da Roma, allo scopo di visitare tutte le province dell'impero.

24: Numidia e Mauritania sono annesse da Roma.
Sono numerose ormai le postazioni commerciali romane nel Baltico e in Scandinavia.

25: Marcello, al momento in Grecia, decide su di una disputa territoriale fra le città di Sparta e Messene.
Lo scienziato Pomponio Mela formalizza per la prima volta un sistema di divisione per climi dell'intero globo terrestre conosciuto; egli cita territori che vanno dalla Britannia e dalla Scandinavia allo stato neopunico, ad Aksum e all'India.

29: la Tracia entra a far parte dell'impero romano su disposizione di Marco Claudio Marcello, che, trovandosi da quelle parti, guida personalmente una spedizione che prende il controllo della città di Serdica, l'odierna Sofia. Battesimo di Gesù ed inizio della sua vita pubblica.

31: l'iimperatore Marcello torna a Roma e fa imprigionare il prefetto del pretorio Seiano, che aveva abusato del potere di reggente attribuitogli proprio da Marcello. Il principe si reinsedia nell'Urbe.

33: Il 27 aprile Cristo muore sul Golgota.

35: Germanico, mandato ancora una volta in Oriente dietro ordine di Marcello, rafforza la presenza romana nella regione conquistando il Caucaso e insediando un nuovo re filo-romano sul trono d'Armenia. Nel tornare a Roma, Germanico dà supporto ai giudei contro gli arabi nabatei, che sconfigge e annette all'impero. Per questo il futuro principe verrà ricordato con favore nel Nuovo Testamento.

37: muore Marcello, e si verificano episodi di lutto spontaneo nella popolazione, che amava profondamente il suo sovrano. Germanico assume il potere e dà inizio a una svolta militarista.
Dopo diversi fallimentari tentativi, ai neopunici riesce l'impresa di doppiare il capo di Buona Speranza. Nova Carthago Nova si apre così la via verso le Indie.

38-41: Germanico è ad Alessandria con otto legioni. Egli ne affida due al comando del valente generale Vespasiano, che invia in uno spedizione terrestre lungo la costa arabica. Il principe invece guida le sue truppe verso sud, dove riporta sotto il potere romano numerose popolazioni africane che erano sfuggite alla conquista romana per il momento. La campagna culmina con lo splendido assedio della roccaforte di Aksum,il cui ultimo re è tratto in catene e deve entrare a far parte del trionfo di Germanico a Roma. Vespasiano invece coglie qualche difficoltà nell'avanzare, venendo battuto due volte in scontri di media entità dai predoni arabi; allora l'imperatore, di ritorno dalla propria campagna, si imbarca a Myos Hormos, in Egitto, e offre supporto al suo pupillo, conquistando il porto di Iada (HL: Jeddah) e ricongiungendosi con Vespasiano nell'assedio delle due piazzeforti di Macoraba (HL: La Mecca) e Iatrippa (HL: Medina). Egli poi conclude in gloria la campagna prendendo possesso del regno di Saba, denominato dai romani Arabia Felix. La presa romana sul Mar Rosso è saldissima.

42: il governatore della Dalmazia, tale Scriboniano, si ribella a Germanico, ma questi è proprio in quel periodo di ritorno in patria, quindi non ha difficoltà a deviare dal suo nostos per sbarcare nei Balcani occidentali, sconfiggere il rivoluzionario e ritornare infine in Italia. La rivolta di Scriboniano è durata cinque giorni.
Celebrato il suo trionfo sugli Arabi e sugli Etiopi, Germanico ordina la costruzione di un nuovo porto per la città di Roma. Egli intende mantenere la potenza di Roma in quelle regioni lontane non solo tramite il costoso sorvegliare degli eserciti, ma anche e soprattutto tramite il lucroso predominio economico.
Da tutt'altra parte il generale cinese Ma Yung, dopo aver represso a Tonchino la rivolta delle Sorelle Trung, annette l'intero paese dei Viet all'impero del Dragone.

43: L'imperatore Germanico dà il via alla conquista romana della Britannia. Aulo Plazio guida la spedizione alla testa di 4 legioni e di un uguale numero di ausiliari sbarcando a Rutupiae, nel Kent, e sconfiggendo a più riprese le truppe britanniche giunte a dar battaglia sul Tamigi. Il vittorioso comandante si ferma quindi sulle rive di quest'ultimo in attesa dello stesso imperatore Germanico, il quale assume il comando della spedizione e guida l'esercito romano alla conquista di Camulodonum; frattanto è Vespasiano a guidare parte delle truppe verso il Galles. Qui egli fa notare la propria abilità, e si accosta a Germanico come amico e compagno d'armi. Undici re britannici si sottomettono addirittura senza combattere a Roma; per puntellare la propria presenza militare nell'isola, i romani fondano numerose città e castelli, tra cui la futura capitale, Londinium (HL: Londra).

47: Gneo Domizio Corbulone viene messo a capo delle truppe di stanza nella Germania romana. Egli passa l'Elba, sconfigge i Longobardi che avevano tentato di staccarsi dall'influenza romana, quindi li costituisce nuovamente in regno cliente. Quindi, poiché i germani ribelli compiono azioni di pirateria ai danni delle spedizione commerciali romane verso la Scandinavia, egli fa occupare la penisola cimbrica (HL: Jutland), costituendola in provincia autonoma. Viene costruita la Fossa Corbulonis sullo stretto di Kiel, un canale navigabile che evita di dover mettere in atto la circumnavigazione della penisola ogni qualvolta che si voglia giungere a comprare l'ambra, il legname e le ricchezze minerarie nelle province settentrionali. L'insediamento di Traiectum, la futura Copenaghen, è fondata come base della flotta per mantenere il controllo del Mar Baltico. Stretti rapporti con i sovrani tribali della Scandinavia, che abbandonano presto il tentativo di sviluppare una scrittura basata sulle rune per adottare l'alfabeto latino.

48: Germanico concede ai nobili di origine gallica di entrare a far parte del Senato romano. In questa occasione il principe rende nota in un discorso la sua ideologia imperiale: compito di Roma è di "governare con giustizia il mondo e tutti i popoli".
L'imperatore cinese riprende il controllo della Mongolia interna, sciogliendo il dominio degli Xiognu.

50: fondata la Colonia Germanica Ara Iulia sul Reno, nucleo della futura città di Colonia.
Germanico, cui sono morti tutti i figli maschi, adotta ufficialmente come erede il nipote Nerone, figlio di sua sorella Agrippina minore.
L'esploratore greco Diogene, inviato da Germanico, compie una spedizione nell'Africa nera fino ai grandi laghi africani; con le popolazioni locali inizia il commercio di schiavi, cui si accompagna la lenta penetrazione romana.
I romani, chiamati in causa dagli alleati in zona, respingono un tentativo del popolo degli Iazigi di insediarsi in Dacia.
Nasce l'impero Kushan a cavallo fra Aghanistan e India.

52: terminato l'acquedotto Germanico a Roma. L'imperatore fa inoltre promulgare una legge che vieta l'uccisione arbitraria degli schiavi vecchi e storpi.
Tommaso, discepolo di Gesù, sbarca in India per predicare la propria fede. L'evento è testimone degli stretti rapporti commerciali che legano Roma, tramite l'Egitto, e l'India. Come conseguenza di questo fenomeno, il regno dei Parti sperimenta un indebolimento: proprio quell'anno le legioni di stanza in Armenia, al comando di Corbulone che è stato rinviato in Oriente, sconfiggono un tentativo partico di insediare Tiridate, fratello del re Vologase, come sovrano degli armeni.

54: muore l'imperatore Germanico e gli succede Nerone. Questi, che è affascinato dalla cultura, invia una spedizione di due centurioni verso sud per scoprire la sorgente del grande Nilo; al loro ritorno gli esploratori raccontano che ci sono molte città nel deserto somalo, in cui hanno sconfinato, ma che l'area sembra troppo povera per essere degna di conquista. Nerone annette comunque al suo impero l'insula Dioscoridis (HL: Socotra) e la città di Mogadiscio per esercitare il pieno controllo della rotta commerciale Alessandria d'Egitto-Mar Rosso-India.

58: dopo anni di addestramento e rafforzamento dell'esercito locale, Gneo Domizio Corbulone passa il confine coi parti, prendendo definitivamente il controllo di tutta la zona montuosa che va dal mar Nero al Caspio e della Mesopotamia settentrionale. A salvare la capitale partica Ctesifonte dal saccheggio è solo la resa tempestiva del sovrano Vologase, che si ritira precipitosamente dal conflitto. Il giovanissimo Gneo Giulio Agricola assume il grado di tribuno militare in Britannia.

60: i romani sono ancora una volta chiamati in causa dalle città alleate per sconfiggere le scorrerie in Dacia dei Roxolani, popolo nomade delle steppe.
Ribellione di Budicca in Britannia, sconfitta solo dal genio di Svetonio Paolino. Nerone invia una nuova spedizione in Somalia.
La superiorità tecnologica dei neopunici gli permette di sconfiggere le tribù costiere del Madagascar e della Tanzania, insediandosi in tutte queste isole come dominatori e mercanti di schiavi, spezie e avorio verso l'impero romano. Empori cartaginesi, poi trasformati in città sono Rhapta, Nicon e Sarapion, dove si spingono i più ardimentosi fra i mercanti romani.

61: Corbulone annette l'Adiabene in barba ai patti stipulati poco prima con i parti.

62: i parti contrattaccano furiosamente verso nord: due legioni romane, tagliate fuori dal sistema di fortificazioni costruito negli anni precedenti da Corbulone, sono spazzate via.

63: Corbulone infligge una sconfitta ai parti in territorio armeno, i quali decidono di ritirarsi. Tregua ed equilibrio fra le due potenze.

64: grande incendio di Roma, secondo alcuni progettato dallo stesso Nerone. Certo è che senza l'appoggio dei suoi precettori Afranio Burro e Seneca, il giovane princeps si atteggia sempre più a tiranno orientale, venendo in odio al popolo romano. Per esempio, quando ricorre il 300º anniversario della prima chiusura delle porte del tempio di Giano, l'imperatore, sia per far dimenticare la devastazione dell'incendio che per emulare l'indimenticato Alessandro Magno, si attribuisce il titolo di PACATOR, portatore di pace universale ecumenica in tutto l'impero; sono realizzati sontuosi festeggiamenti che sperperano il denaro accumulato dai suoi tre saggi predecessori. Addirittura, invita a Roma il nuovo re dei Parti Tiridate I e il "re dell'India": il sovrano Kushan, che invia tuttavia come pegno di amicizia e alleanza il frutto del saccheggio compiuto quell'anno a Taxila.

65: scoperti e massacrati i componenti della congiura dei Pisoni. L'oligarchia senatoria è ormai apertanente nemica di Nerone, che si rifugia in Grecia, terra da lui amata.

66: ribellione giudaica; per sedarla viene inviato il capace Vespasiano insieme a suo figlio Tito.

67: il notabile Galba viene candidato imperatore da una rivolta in Gallia; lo stesso anno Nerone, divorato dalla gelosia, fa uccidere l'ultimo dei grandi generali che ancora gli è stoicamente fedele, Corbulone.

68: il senato depone Nerone e sostiene Servio Suplicio Galba imperatore; il primo si fa uccidere da un liberto, mentre il secondo argina il tentativo di deporlo messo in atto da Giulio Vindice, a capo delle legioni germaniche, cui aveva promesso maggiori libertà ed autonomie per il popolo germanico tra l'Elba e il Reno. Così ha ingloriosamente termine la stirpe di Cesare e Ottaviano Augusto.

69: Galba governa con severità e parsimonia, tentando di porre rimedio agli sprechi e agli eccessi di Nerone; per questo egli viene in odio ai pretoriani, che tentano di assassinarlo. Tuttavia l'avveduto Galba scampa al tentativo di metterlo fuori dai giochi, e come ritorsione egli elimina questo corpo di guardia.
I senatori esultano, celebrando il nuovo imperatore come vero vir romano e restauratore della Res Publica, ma il princeps è furbo e, mentre dà l'impressione di governare in accordo con le decisioni dei patrizi, in realtà svuota l'istituzione senatoria di tutta la sua importanza.
In questo modo Roma e i suoi domini si risparmiano una guerra civile.

70: Roma soffre la fame per la mancanza di viveri provenienti dalle province di Africa ed Egitto causa venti contrari, e così il saggio Galba ordina di procedere ad un potenziamento dell'agricoltura delle province occidentali (Italia in primis, ma anche Gallie e Spagna), che così restano economicamente vitali.
Vespasiano e suo figlio Tito stringono d'assedio Gerusalemme, ultimo baluardo della rivolta ebraica. L'arcanum imperii non è mai svelato.
La pirateria sull'oceano Germanico raggiunge il suo culmine quando alcuni ribelli di etnia batava prendono in ostaggio un intero comando della flotta romana per un mese fra i fiordi della Norvegia; l'imperatore Galba fa ingrandire notevolmente la flotta che presidia questa zona, e da qui la pirateria germanica andrà scemando.
Galba intraprende una spedizione punitiva contro i Somali, costretti a divenire clientes di Roma.

71: costruita la fortezza di Eboracum sul confine britannico. Metà dell'isola obbedisce a Roma.
Marco Cocceio Nerva, amico personale di Galba che non ha figli, diventa console insieme all'imperatore.

72: Vespasiano, proconsole su tutto l'Oriente romano per ordine di Galba, annette la Commagene ai domini dell'Urbe.
Galba ordina la costruzione del Colosseo, originariamente Anfiteatro Servio, sull'area precedentemente occupata dalla Domus Aurea di Nerone, ed è per questo idolatrato dalle folle.

73: espansione cinese a nord e nel bacino del Tarim, di cui il principale artefice è il grande esploratore Ban Chao.
Per questa data i mercanti romani in India sono tanto potenti, ricchi e rispettati da aver costituito colonie nelle città di Kannur, Goa e tante altre. Da queste basi i romani espanderanno la loro influenza su tutto il territorio circostante, governato da piccoli regni indiani, incapaci di resistere all'onda della marea.

75: Vespasiano conquista e fortifica la città di Armazi, capitale della regione iberica. In questo contesto sconfigge e relega oltre il confine in qualità di alleati la popolazione nomade degli Alani, che aveva sconfinato in cerca di bottino.

77: Gneo Giulio Agricola è il nuovo governatore della Britannia romana. Egli estende l'influenza romana fino al fiume Clyde, in Scozia, e fa esplorare e annettere all'impero numerose isole del mar d'Irlanda. Sono scoperte a nord anche le isole Orcadi e le Shetland, identificate con la terre più settentrionali esistenti. Agricola vi insedia un piccolo presidio militare, il cui destino sarà, purtroppo, morire di freddo e stenti.

78: il re Kushan dell'India Vima Kadphises invia una delegazione a Roma per chiedere aiuto nella lotta contro l'impero partico. I rapporti tra Roma e l'India sono ormai strettissimi; tuttavia l'invito dei Kushan verrà raccolto solo da Traiano, tre decenni più tardi.

79: Galba muore alla bellissima età di 82 anni senza aver chiaramente indicato un successore. Si teme una guerra civile, ma il Senato prende in mano la situazione nominando imperatore il senatore Marco Cocceio Nerva, già console, di carattere mite e gioviale, che si inserisce sulla stessa strada del predecessore.
Agricola passa in Caledonia (nome romano della Scozia), contrastato da un forte esercito confederato formato dalle popolazioni autoctone.

80: Agricola sconfigge duramente l'armata unita delle tribù caledoni, e si spinge fino al fiume Tyne e all'estuario del Solway.
Un'enorme carovana di 30.000 persone (con al seguito 40.000 cavalli e 100.000 capi di bestiame) parte dalle native steppe orientali e si dirige verso ovest. Insieme alle tribù iraniane e ai Mongoli provenienti dalle foreste della Siberia formeranno un gruppo che più tardi sarà conosciuto in Europa come Unni.

81: Nerva procede alla romanizzazione completa delle province occidentali nominando senatori provenienti dalle aristocrazie spagnole, galliche, africane e, per la prima volta, germaniche e illiriche. La percentuale di argento nel denario romano aumenta al 92 percento rispetto all'81 percento stabilito ai tempi di Galba, sintomo della grande crescita economica di quegli anni.

84: Agricola sconfigge duramente al Monte Graupio l'ultima armata caledone indipendente comandata dal capo pitto Calgaco. In questa TL non c'è nessun Domiziano invidioso, quindi il grande generale può continuare a lavorare alla gloria di Roma. Istituita la provincia di Caledonia, mentre Agricola inizia a studiare l'invasione dell'Ivernia (HL: Irlanda).

85: la Mesia è invasa da un'imponente armata dacica e il futuro imperatore Traiano è inviato a sconfiggere l'incursione. Prima che egli arrivi, però, i romani colgono due sconfitte, e devono ritirarsi a sud.

89: dopo numerosi inconcludenti battaglie, Traiano riesce a concludere una pace con il re dei Daci Decebalo, che lo vede costretto a limitarsi a nord del fiume Danubio.
Traiano fonda Aquincum, l'odierna Budapest, come base avanzata sul Danubio.

90: i Kushan e i cinesi si scontrano in Asia centrale. I primi devono abbandonare le pretese di dominare la parte occidentale del bacino del Tarim.

92: Traiano guida una piccola campagna contro i Longobardi e i germani in Scandinavia, che sono sconfitti. Primi contatti con gli antenati degli Slavi.

93: Agricola, che si è messo a capo di un tentativo di conquista romano dell'Ivernia, muore per il freddo a Eblana (HL: Dublino), colonia da lui edificata. Le legioni che erano ai suoi ordini completeranno l'annessione nel 96; tutti i popoli celtici finiscono così per essere sudditi di Roma.

97: Nerva adotta ufficialmente come successore il valente Traiano, ora pretore.

98: Marco Ulpio Traiano imperatore, il primo proveniente dalle province. Roma, dopo il periodo di saggio governo e amministrazione dei due principi provenienti dalle fila del Senato, conosce una nuova svolta espansionistica.

99: Traiano incontra l'ambasceria di Kanishka I, re dei Kushan, che gli propone un attacco congiunto contro i Parti. L'imperatore accetta.

101: Traiano inizia la conquista della Dacia, da cui ritorna già l'anno successivo. Il confine con il Barbaricum è fissato sui Carpazi.

105: La Somalia, che aveva dato vita ad un effimero regno negli anni precedenti, è definitivamente assorbita dall'impero romano, che ne fa la nuova provincia di Puntia.

106: ultimata la conquista della Dacia, le cui ricchissime miniere d'oro permetteranno a Traiano di finanziare la sua campagna contro i Parti, il cui regno si trova ora in uno stato di debolezza e incertezza, spartito fra due sovrani diversi.

108: da molto tempo ormai, mercanti e avventurieri romani si sono spinti fin nella penisola di Malacca e in Indonesia. L'ardimentoso Traiano giunge al punto di inviare due legioni in quelle regioni lontane, che sono ridotte a province.

109: come preludio alla campagna partica, Traiano annette il regno carovaniero di Palmira.

113: inizia finalmente la grande campagna partica. L'imperatore passa l'Eufrate al comando di un immenso esercito; in tre anni giungerà fino all'Indo. I Kushan offrono supporto da est.

116: Traiano sconfigge e uccide in battaglia l'ultimo sovrano dei Parti, Vologase III. Ciò che resta degli Arsacidi si rifugia in India, dove si creano una serie di stati indo-partici. Massima estensione dell'impero di Roma, che va dalle Isole Fortunate all'Indo, dalla Caledonia alla Somalia.

117: Traiano, che ha oltrepassato l'Indo, muore l'8 agosto alla corte del suo alleato, il re Kushan dell'India Kanishka I. La notizia ci mette tre giorni a raggiungere Roma, dove sale sul trono Adriano. Qui sotto, le province dell'impero di Traiano.

L'Impero Romano al tempo di Traiano

L'Impero Romano al tempo di Traiano

118: il bottino riportato da Traiano a Roma è tanto grande che Adriano può permettersi di enunciare il più grande condono fiscale della storia: l'amministrazione centrale rinuncia a circa 1000 milioni di sesterzi di debito contratti dai cittadini romani verso lo Stato.

120: prime basi romane nelle isole Adriane (HL: Filippine).

122: Adriano, che ha abbandonato la provincia di Cimbrica perché considerata indifendibile e improduttiva, fa erigere il vallo omonimo sul confine tra impero e Barbaricum, per congiungere quel tratto sprovvisto di difese naturali tra la fonte dell'Elba e i Carpazi occidentali.

123: Ban Yong. generale cinese, ultima una volta per tutte la conquista del bacino del Tarim, divenuto importantissimo poiché in esso passa la via terrestre della seta che congiunge Oriente e Occidente. Amicizia e alleanza con i romani.

124: gli indo-parti ingaggiano una furiosa lotta con i sovrani indo-sciti, battendoli e sostituendoli nel dominio della regione occidentale dell'India. Essi tentano di chiudere i loro porti al commercio romano, ma la minaccia di un'invasione da oltre l'Indo li costringe a rigare dritto.

132: grande rivolta semitica. Gli ebrei si alleano con gli arabi per scacciare dalle loro terre ataviche gli invasori romani.

134: Arriano, governatore romano del Caucaso, batte un'incursione degli Alani. I confini dell'impero sono ben custoditi, permettendogli di prosperare.
A conclusione della grande rivolta semitica, Gerusalemme e Mocaraba sono distrutte e ricostruite come città pagane; la Pietra Nera custodita a Mocaraba viene portata a Roma, così come l'Arca dell'Alleanza ed i rotoli della Torah.

137: Un'iscrizione bilingue in greco e aramaico fa risalire a questa data l'istituzione delle tasse commerciali a Ma'rib, ex capitale del regno di Saba. Grazie al nuovo regime fiscale, questo significativo snodo commerciale dell'impero romano tra il mare Mediterraneo e l'Oceano Indiano avrebbe accresciuto ulteriormente la sua ricchezza e importanza.

138: muore Adriano, gli succede Antonino Pio.

140: soppresso dalle legioni lì di stanza un usurpatore in Iran che si diceva reincarnazione di Achemene e Arsace.

142: il Vallo Antonino viene costruito a difesa della Crimea romana. Viene istituita la professione del medico municipale (architeter) ovvero il medico pubblico cittadino, sintomo di un benessere diffuso.

144: Antonino Pio inizia l'unica campagna militare della sua vita, che spinge i confini romani fin sui contrafforti più meridionali dell'Atlante.

148: il governo imperiale cinese concede la città di Macao come base per il commercio romano in Cina.

156: delle spedizioni militari in Dacia sopprimono una rivolta.

160: documentata la presenza romana in Corea. Alcuni mercanti particolarmente ambiziosi arrivano addirittura all'altezza di Hokkaido. Questo è il punto più orientale mai raggiunto da una nave romana.

161: Antonino Pio muore, lasciando una Roma al suo apogeo. Gli succede il figlio adottivo Marco Aurelio, che si spartisce il potere con il fratello Lucio Vero.

162: Lucio Vero inizia una guerra contro i Kushan, con i quali i rapporti sono deteriorati dopo la fine del nemico comune. Marco Aurelio invece governa saggiamente da Roma.

163: Marco Stazio Prisco, generale agli ordini di Lucio Vero, riprende la città di Bactra, caduta in mano al regno indiano, e la distrugge.

164: il governatore dell'Arachosia, Avidio Cassio, attraversa il fiume Indo ed invade il territorio indiano, poi sconfigge le truppe del sovrano Huvishka. Egli insedia una colonia romana sulla costa che prenderà il nome di Barbaricum. La città battriana di Bagram, una delle capitali kushan, viene catturata dai romani, ma verrà riconsegnata ai parti, dopo la fine della guerra. Alla città di Surkh Kotal, invece, va peggio: essa viene rasa al suolo.

165: a causa della guerra contro i Kushan, dilaga un'epidemia di peste che causa milioni di morti.

166: i Longobardi, alleatisi con i Cimbri, invadono l'impero romano giungendo fino a Mogontiacum, dove vengono fermati da Marco Aurelio.
Mercanti di Antiochia giungono per la prima volta a Luoyang, capitale della Cina Han.

169: i Longobardi oltrepassano ancora una volta le frontiere romane, e Marco Aurelio, rimasto unico imperatore dopo la morte di Lucio Vero, giunge a difenderle.
Anche numerose tribù africane e arabe compiono scorrerie all'interno dei confini romani, attirati dalla prosperità del commercio.
Lo stato permanente di guerra fa riguadagnare alla via commerciale marittima dell'oceano Indiano posizioni su quella terrestre.

172: neopunici giungono fino in Australia. La notizia della scoperta viaggia velocemente e l'imperatore Marco Aurelio dà ordine di avviare anche una colonia romana.

175: Marco Aurelio sconfigge ancora i germani esterni all'impero; egli gli concede l'ex provincia di Cimbrica in qualita di clienti, promettendo truppe ausiliari.

178: l'imperatore deve recarsi alle frontiere con i popoli sarmatiche perché anche queste genti premono sui confini. Qui il sovrano morirà, lasciando la porpora al figlio Commodo, stravagante, crudele e depravato.

184: Commodo fa uccidere la moglie, colpevole di aver tentato di assassinarlo.
La rivolta dei Turbanti Gialli in Cina fa declinare il volume del commercio fra le due potenze imperiali.

185: mentre il prode generale Pertinace soffoca la rivolta delle legioni di stanza in Britannia, Commodo fa eliminare numerosi membri dell'aristocrazia senatoria con l'accusa (molto probabilmente vera) di star tramando contro di lui.

190: a seguito di una grave carestia, a Roma viene condannato a morte il prefetto Marco Aurelio Cleandro, capro espiatorio della situazione.
A Luoyang viene bruciata la biblioteca imperiale.

192: Commodo viene assassinato. Guerra civile fra tre aspiranti principi da cui emerge vincitore Settimio Severo, primo imperatore africano.
Navi neopuniche sono deviate fuori rotta da una tempesta e sbarcano in Brasile. Fine convenzionale dell'età antica e inizio dell'età moderna.

195: Settimio Severo porta guerra ai Kushan; Taxila è presa e distrutta e il centro della civiltà indo-kushan si sposta ad est, attorno all'altra capitale Mathura. Il successo in questa impresa gli varrà il titolo di Indicus Maximus.

200: la popolazione mondiale raggiunge i 257 milioni di abitanti, tra cui, approssimativamente, 60 milioni sono sudditi di Roma.

Il mondo nell'anno 200 d.C.

Il mondo nell'anno 200 d.C. (cliccare per ingrandire)

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