La Nuova Toscana

di Enrica S.


Nel 1608, il Granduca Ferdinando I di Toscana compì l'unico tentativo di colonizzazione dell'America da parte di uno stato italiano. A tale scopo inviò una spedizione, al comando di due capitani inglesi, in Sudamerica con lo scopo di creare una colonia toscana tra i possedimenti spagnoli e portoghesi, in una terra ancora di nessuno dove ora c'è la Guyana Francese. Tornati l'anno dopo a Livorno, i due inglesi erano pronti ad imbarcare dei toscani per fondare la colonia, ma l'intraprendente Granduca era morto da pochi mesi ed il successore, il malaticcio Cosimo II, decise di non intraprendere l'avventura. Ma supponiamo che...

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1609: Ferdinando I, sofferente di gotta, non partecipa al banchetto che nella HL ne provoca un improvviso aggravamento delle condizioni di salute e non azzarda nemmeno quella battuta di caccia che il 7 febbraio ne causa la morte: quando la spedizione del capitano inglese John Thornton fa ritorno, il Granduca è ancora in buona salute (non ha ancora sessant'anni) e da il via libera alla spedizione, che viene guidata dall'ingegnere fiorentino Baccio da Filicaia, il quale ha già pronti i progetti per la costruzione di una città.
Il 18 ottobre, storico sbarco del capitano Thornton alla voce di quello che per noi è il fiume Caienna. Viene subito posta la prima pietra della nuova città, che sarà chiamata Borgo San Giovanni (dal nome del Santo Patrono di Firenze), nel sito della nostra Cayenne. La spedizione è formata da 150 persone, i primi coloni italiani in terra d'America. Mentre Baccio da Filicaia sovrintende la costruzione del primo nucleo cittadino, Thornton si spinge verso l'interno, e dopo due giorni di marcia con 20 uomini raggiunge una collina che domina la palude costiera e la compra dal capo Galibi locale, dando così il via alla dominazione toscana nella zona e fondando Forte Medici. I rapporti con la popolazione locale sono buoni, a differenza dei francesi nella HL: i toscani non praticano la schiavitù, e preferiscono che a sfruttare le risorse naturali siano contadini liberi immigrati dall'Italia.

1610: il 29 settembre nasce ufficialmente la Colonia della Nuova Toscana, con capoluogo Borgo San Giovanni. Partono altri 900 coloni alla volta di quell'angolino di Sudamerica nel quale si aspira la C. Il primo ministro del granducato, l'abile e progressista Belisario Vinta, amico di Galileo Galilei, istituisce la Compagnia Granducale Toscana delle Indie Occidentali. Vinta è abile a destreggiarsi fra le grandi potenze: si appoggia alla Spagna contro il Portogallo, che vorrebbe il rispetto del vecchio Trattato di Tordesillas, e contro la Francia, che aveva mire sulla regione (nel 1604 è fallito un tentativo di colonizzazione da parte di Re Enrico IV). L'Inghilterra vede con favore che i francesi siano esclusi dalla regione, e l'ultima parola la mette Papa Paolo V, che dietro pressioni spagnole riconosce il diritto dei Medici di insediare una colonia nella regione, « allo scopo di convertire gli indigeni alla Vera Fede » (gli intenti economici sono sottintesi). In onore dell'abile primo ministro, il secondo comune della Colonia, la nostra Boura, è chiamato Borgo Vinta.

1667: gli olandesi conquistano la colonia del Suriname. Il confine con la Nuova Toscana è fissato sul fiume Marrone (HL Maroni, in lingua locale Marowijne). La Nuova Toscana ha raggiunto i 1500 abitanti, ancora in buone relazioni con gli aborigeni, i Caribici e gli indiani Arawak. Lo zucchero, il pepe, il caffè, il cacao ed il legname costituiscono la base dell'economia.

1699: Tommaso Bonaventura della Gherardesca, già Canonico della Metropolitana di Firenze, è eletto da Papa Innocenzo XII primo Vescovo della Nuova Toscana. Il 4 marzo 1703 sarà promosso Arcivescovo di Firenze.

1740: Francesco Stefano di Lorena, da poco asceso alla carica di Granduca di Toscana dopo la morte di Giangastone, l'ultimo dei Medici, rompe il tabù ed acquista schiavi neri in Africa per coltivare le piantagioni di zucchero, benché il successo sia limitato dalle forti piogge tropicali e dalla conformazione paludosa del territorio.

1804: approfittando dell'occupazione francese di Firenze, le truppe coloniali portoghesi occupano la Nuova Toscana.

1815: il Congresso di Vienna restituisce al Granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena il possesso della colonia della Nuova Toscana. La popolazione di quest'ultima è ora di 3000 coloni, più alcune migliaia di schiavi neri africani, oltre ovviamente agli indigeni. Ad essi si aggiungono poi i cosiddetti Marroni, discendenti da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni e rifugiatisi lungo le rive del fiume Marrone, che vivono in tribù secondo lo stile di vita dei loro antenati.

1848: il Granduca Leopoldo II di Lorena abolisce la schiavitù, ma gli schiavi neri importati in Nuova Toscana restano in condizioni di assoluta miseria, e continuano in pratica la soggezione ai loro padroni bianchi.

1849: dopo i mori rivoluzionari del '48, Leopoldo II prende la decisione di stabilire una colonia penale nella Nuova Toscana, allo scopo di ridurre il costo delle prigioni in patria, di allontanare i patrioti liberali da Firenze e di contribuire allo sviluppo della colonia. La colonia penale è stabilita su un'isola al largo di Borgo San Giovanni, chiamata Isola del Diavolo, la più piccola e la più settentrionale delle Isole della Salvezza. Napoleone III usa invece come bagno penale l'isola di Riunione ed alcune isole della Polinesia francese.

1854: a Firenze viene approvata una legge secondo la quale i detenuti devoano restare nella Nuova Toscana, dopo il loro rilascio, per un tempo uguale a quello passato ai lavori forzati; per coloro che hanno scontato pene superiori agli otto anni, la legge prevede che dovranno rimanere per il resto della loro vita. A questi prigionieri viene assegnato un terreno in cui insediarsi. E così, la Nuova Toscana diventa un ricettacolo di liberali, rivoluzionari e progressisti. Tra gli altri finiscono nella colonia per le loro idee liberali il livornese Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), Giuseppe Montanelli (1813-1862, nonno del famoso Indro Montanelli), Ubaldino Peruzzi de Medici (1822-1891), Vincenzo Malenchini (1813-1881) e Bettino Ricasoli, soprannominato il Barone di Ferro (1809-1880).

1860: l'11 e 12 marzo si tiene il plebiscito che decreta a larga maggioranza l'annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna. La Nuova Toscana viene formalmente annessa al Regno di Sardegna. Molti dei patrioti là incarcerati, tra cui Guerrazzi e Montanelli, rientrano in patria dopo l'amnistia generale proclamata da Vittorio Emanuele II.

1862: Bettino Ricasoli diventa primo Governatore Generale della Nuova Toscana per conto del governo dell'Italia unita. Al posto di Ricasoli, dopo la morte di Cavour diventa subito presidente del consiglio Urbano Rattazzi. La colonia penale resta in vigore, con le stesse dure regole stabilite dai Lorena (incluso l'obbligo di risiedere in essa a vita per chi ha subito pene superiori agli otto anni), ed anzi anche i condannati recidivi, pur se per reati minori, d'ora in poi verranno spediti all'Isola del Diavolo. Essa comincia ad essere utilizzata per i “Briganti” meridionali che partecipano alla guerriglia del Sud contro il neonato stato unitario; moltissimi vi moriranno di malaria o di febbre gialla. Tra i primi vi finisce il generale Girolamo Calà Ulloa (1810-1891), reo di aver tradito l'esercito piemontese per quello di Francesco II di Borbone.

1878: l'anarchico lucano Giovanni Passannante, che il 17 novembre ha attentato alla vita di Umberto I, finisce all'Isola del Diavolo e vi morirà il 14 febbraio 1910, sicuramente in condizioni meno disumane della prigione in cui è stato chiuso nella HL.

1894: Giovanni Giolitti, che il 15 dicembre 1893 è stato costretto a dimettersi da Presidente del Consiglio dopo lo Scandalo della Banca Romana, è nominato governatore della Nuova Toscana per allontanarlo il più possibile da Roma. Tornerà a capo del governo solo il 3 novembre 1903.

1896: una disputa territoriale su una vasta regione di confine della Nuova Toscana orientale causa un incidente diplomatico tra Ialia e Brasile; dopo violenti scontri tra i coloni, e dopo la creazione in tale area di uno stato indipendente filo italiano che però ha breve vita, la contesa viene risolta a favore del Brasile grazie all'arbitrato del governo svizzero. Il secondo governo guidato da Antonio Starrabba di Rudinì è costretto alle dimissioni.

1916: Borgo San Giovanni, capoluogo della Nuova Toscana, è bombardato da una cannoniera tedesca durante la Grande Guerra.

1925: Benito Mussolini instaura in Italia il regime fascista; sotto di esso, l'Isola del Diavolo diviene una delle prigioni più sinistramente famose della storia. In Nuova Toscana finiscono antifascisti, mafiosi, delinquenti comuni, omosessuali, transessuali. Per finire all'Isola del Diavolo basta essere sorpresi a fischiettare “Bandiera rossa”, possedere una foto di Giacomo Matteotti, avanzare critiche al regime, incappare in zelanti delatori pronti a denunciare anche la loro madre pur di ricevere un compenso in denaro. Nel suo libro “La catena”, Emilio Lussu ricorda il caso di un venditore ambulante finito in Sudamerica perché il suo tentativo di vendere al ribasso la mussolina, una tela sottile di cotone, viene giudicato come un gesto di sfida all'omonimo capo del Governo e un appello alla rivoluzione! Circa 5.000 prigionieri arrivano in Nuova Toscana tra il 1926 ed il 1939; tra i più famosi, Filippo Turati (1857-1932), Ferruccio Parri (1890-1981), Carlo (1899-1937) e Nello Rosselli (1900-1937), Altiero Spinelli (1907-1986), Randolfo Pacciardi (1899-1991) e Amadeo Bordiga (1889-1970). I deportati vi giungono dopo viaggi a dir poco allucinanti: l'antifascista Enrico Griffith (1906-1930) racconterà di aver impiegato 40 giorni per giungere da Parma all'Isola del Diavolo, « con i condannati sempre ammanettati e incatenati a gruppi di cinque ». Nella prigione viene mandato anche un gruppo di donne detenute, con l'idea che sposino i galeotti liberati e costretti a restare in Nuova Toscana. La pratica si rivela fallimentare e viene interrotta a partire dal 1937.

1930-31: dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931 si svolge la Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile guidata dal gerarca fascista e trasvolatore Italo Balbo con 12 idrovolanti Savoia-Marchetti S.55A partiti da Orbetello alla volta di Rio de Janeiro. Il gerarca (passato alla storia per aver ordinato l'assassinio di don Minzoni) fa scalo con i suoi idrovolanti anche nel porto di Borgo San Giovanni, accolto dal locale podestà.

1933: il Duce visita personalmente la colonia di Nuova Toscana, ponendo la prima pietra del nuovo insediamento di Mussolinia (nella HL Apatou).

1941: il 19 gennaio una flotta britannica attacca il porto di Borgo San Giovanni e costringe alla resa la locale guarnigione fascista. La Nuova Toscana è occupata dagli inglesi, l'Italia fascista perde la sua prima colonia dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Gli antifascisti detenuti all'Isola del Diavolo vengono liberati, ma non i criminali comuni né gli omosessuali (l'omosessualità è un reato anche nel Regno Unito).

1943: gli inglesi costruiscono l'aeroporto di Borgo San Giovanni, che nel dopoguerra diverrà l'Aeroporto Internazionale Neotoscano. Nel 2012 il traffico giungerà a 400.025 passeggeri.

1945: il 25 aprile ha fine la Seconda Guerra Mondiale per l'Italia, molti antifascisti deportati all'Isola del Diavolo rientrano in patria. Alcuni però restano a vivere in Nuova Toscana: gli scrittori Carlo Levi (1902-1975) e Cesare Pavese (1908-1978, HL 1908-1950) vi si stabiliscono in via definitiva. Il primo scriverà il bestseller “Cristo si è fermato a Borgo” (San Giovanni, ultima fermata prima dell'Isola del Diavolo), il secondo sposerà una donna indigena, non si suiciderà ed entrerà a far parte dell'amministrazione della Colonia.

1949: sono passati solo quattro anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma il blocco di Berlino Ovest e il colpo di stato in Cecoslovacchia hanno mutato profondamente il quadro internazionale. Ora l'Italia sconfitta non è più un nemico da umiliare, ma un alleato prezioso sullo scacchiere della guerra fredda. La neonata Repubblica, guidata da Alcide de Gasperi, è ammessa nella NATO e le vengono restituite alcune delle sue colonie: la Somalia è affidata all'Italia come mandato fiduciario dell'ONU, e il Presidente USA Harry Truman costringe il Regno Unito a indire un referendum, con il quale i cittadini neotoscani decideranno del loro futuro: unione all'Italia, indipendenza o amministrazione fiduciaria britannica? Nonostante l'impegno in prima persona di Clement Attlee, vince la prima con il 56,1 % dei suffragi, visto che essa è abitata in larga maggioranza da italiani, quasi tutti antifascisti confinati là dal regime, o da discendenti di italiani, e i britannici sono costretti a sgomberare la Nuova Toscana, restituendola a malincuore all'Italia. L'ingegnere democristiano Guido Corbellini (1890-1976) è il primo governatore italiano della regione nel dopoguerra.

Bandiera della Nuova Toscana Stemma della Nuova Toscana

Targa della Nuova Toscana

Bandiera, stemma e targa della Nuova Toscana

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1950: nella giungla della Nuova Toscana viene girato il film comico "Totò Tarzan", diretto da Mario Mattoli, parodia dei lungometraggi dedicati al mito di Tarzan.

1951: il Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi abolisce definitivamente la colonia penale sull'Isola del Diavolo, che diverrà un museo visitato da turisti di tutto il mondo, e le concede una larga autonomia sotto forma di un parlamento locale di 60 membri e di un governo locale (il governatore nominato da Roma ha solo funzioni puramente rappresentative).

1953: alle elezioni politiche del 7 giugno in Nuova Toscana, il Partito Comunista Neotoscano ottiene il 42,1 % dei voti, il Partito Socialista Neotoscano il 25,6 % e la Democrazia Cristiana Neotoscana il 13,8 %. La Nuova Toscana si configura così come il territorio più “rosso” della Repubblica Italiana; il risultato contribuisce a non far scattare il premio di maggioranza previsto dalla cosiddetta “Legge Truffa”. Il comunista Torquato Baglioni (1895-1968) è nominato governatore della colonia.

1957: viene istituito un Campionato di Calcio riservato alle squadre neotoscane; la prima edizione è vinta dalla Dinamo Borgo. La Nuova Toscana non ha però una Nazionale di Calcio, in quanto i suoi cittadini hanno la piena cittadinanza italiana e possono giocare nella Nazionale Azzurra.

1961: nel clima di generale decolonizzazione, il Terzo Governo Fanfani abolisce la Colonia della Nuova Toscana ed istituisce il Territorio d'Oltremare della Nuova Toscana. Il suo governo sarà eletto dai cittadini del Territorio, e non più nominato da Roma.

1963: lo scrittore Cesare Pavese, segretario del Partito Comunista Neotoscano che non si è certo suicidato il 27 agosto 1950, è eletto governatore della Nuova Toscana.

1964: il governo italiano apre un centro spaziale a Corazza (sul sito della nostra Kourou), 60 km a nordovest di Borgo San Giovanni. Da esso il 15 dicembre viene lanciato il satellite artificiale San Marco 1, grazie a questa impresa, l'Italia diventa la terza nazione al mondo dopo URSS ed USA ad aver effettuato un lancio orbitale!

1970: la Nuova Toscana è eretta a Regione d'Oltremare della Repubblica Italiana, naturalmente a Statuto Speciale. Essa comprende 22 comuni e, come la Val d'Aosta, non ha province: le competenze provinciali sono svolte dalla Regione d'Oltremare. La targa automobilistica è NT. In tal modo, la Nuova Toscana diventa parte integrante del territorio metropolitano italiano. Maripaola è perciò il più grande comune d'Italia con 18.761 km².

1974: sulla scia degli “anni di piombo” in Italia, nasce in Nuova Toscana un movimento armato marxista che chiede l'indipendenza da Roma, il Partito Comunista Combattente della Nuova Toscana, finanziato dall'URSS. Di esso fanno parte soprattutto discendenti degli schiavi neri.

1975: l'11 gennaio a Borgo San Giovanni nasce Matteo Renzi, da una famiglia della piccola borghesia neotoscana. Suo padre Tiziano Renzi sarà consigliere comunale di Borgo San Giovanni tra il 1985 e il 1990 per la Democrazia Cristiana Neotoscana.
Il 15 aprile viene fondata l'ESA (European Space Agency) con il compito di coordinare i progetti spaziali di 15 paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Germania Ovest, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Il suo quartier generale è a Parigi, mentre il centro operativo si trova a Noordwijk, nei Paesi Bassi. Quando si tratta di scegliere un sito di lancio per i vettori europei, la spunta Corazza in Nuova Toscana, perché si trova a solo 500 km a nord dell'equatore, e la velocità di rotazione terrestre imprime una velocità aggiuntiva al razzo di circa 460 m/s. Inoltre, manovrare i satelliti all'orbita voluta è più semplice quando il lancio è effettuato vicino all'Equatore. Nasce così il Centro Spaziale Neotoscano Azeglio Bemporad, in onore dell'omonimo astronomo fiorentino (1875-1945), vittima delle leggi razziali di Mussolini perché ebreo.

1976: il quinto governo presieduto da Aldo Moro approva il “Piano Verde”, un piano di sviluppo per potenziare l'economia neotoscana: il paese sudamericano conoscerà un rapido boom.

1979: nel corso del primo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II (che in tutto ne compirà 104), dal 25 gennaio al 1 febbraio, il Pontefice venuto da un paese lontano visita la Repubblica Dominicana, il Messico e la Nuova Toscana, che nonostante sia un “paese rosso” lo accoglie a braccia aperte. Papa Wojtyla consacra la nuova cattedrale di Borgo San Giovanni, dedicata a San Giovanni Battista.
Il 24 dicembre viene lanciato con successo da Corazza il primo vettore europeo Arianna 1.

1984: il 4 agosto viene lanciato per la prima volta da Corazza il nuovo vettore europeo Arianna 3 (sembra strano, ma l'Arianna 3 parte prima dell'Arianna 2).

1986: dal 1 al 9 luglio Giovanni Paolo II nel corso del suo infaticabile pellegrinaggio visita la Colombia, Saint Lucia e, per la seconda volta, la Nuova Toscana.
Il 30 maggio viene lanciato per la prima volta da Corazza il nuovo vettore europeo Arianna 2, ma il lancio è un fallimento. In tutto verranno lanciati solo sei Arianna 2.

1988: il 15 giugno da Corazza viene lanciato il primo vettore Arianna 4, più versatile dei precedenti. In tutto i lanci di questo fortunato vettore saranno 104.

1990: il 12 agosto a San Lorenzo sul Marrone, al confine tra Nuova Toscana e Suriname, da discendenti di schiavi africani nasce Mario Balotelli, uno dei personaggi più famosi nati nella Nuova Toscana, futuro campione di calcio: dopo aver cominciato nella squadra della sua città natale, giocherà nell'Inter, nel Manchester City e nel Milan, ed ovviamente nella Nazionale Italiana di Calcio, con la quale vincerà il Campionato Europeo del 2012.

1996: dal 5 al 13 febbraio Giovanni Paolo II visita Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Venezuela e, per la terza ed ultima volta, la Nuova Toscana.

1997: forti manifestazioni indipendentiste in Nuova Toscana sono represse dalla polizia; il Presidente del Consiglio Romano Prodi si rifiuta di far svolgere in questo clima un referendum per l'indipendenza della regione d'oltremare. L'arresto del leader indipendentista Gianvittorio Castori, accusato di violenze e vandalismi, rappresenta il canto del cigno dell'indipendentismo neotoscano.

1998: il 21 ottobre viene effettuato il primo lancio riuscito dalla base di Corazza del nuovo vettore europeo Arianna 5, tuttora in attività. Il Centro Spaziale Europeo a Corazza ha trasformato questo angolo di Nuova Toscana in un piccolo Cape Canaveral, e richiama un gran numero di lavoratori sia dall'Italia che dai paesi sudamericani vicini.

2002: il 1 gennaio in Nuova Toscana, come in tutta Italia, entra in vigore l'euro: l'adesione italiana da subito alla moneta unica è stata possibile anche grazie alle ricadute economiche del turismo neotoscano e del Centro Spaziale di Corazza. La Nuova Toscana è la più vasta area extraeuropea facente parte dell'Unione Europea.

2003: il 19 settembre va in onda su Rai2 la prima puntata del reality show “L'Isola dei Famosi” ambientata sull'Isola di San Giuseppe, una delle tre Isole della Salute (di questo arcipelago fa parte la terribile Isola del Diavolo).

2004: alle elezioni del 12 e 13 giugno, Matteo Renzi è eletto Governatore della Nuova Toscana alla guida di una lista di Centrosinistra. Netta sconfitta dei partiti indipendentisti (Nuova Toscana Libera e Forza Nuova), che insieme rastrellano meno del 10 % dei voti.

2005: il 12 febbraio viene lanciato per la prima volta da Corazza il vettore europeo Arianna 5 ECA, versione migliorata dell'Arianna 5. Il personale dell'ESA ammonta oggi a 1.900 persone, e il budget per il 2012 è di 3,5 miliardi di euro. Attualmente il Direttore generale dell'agenzia è il francese Jean-Jacques Dordain.

2007: dal 9 al 15 maggio 2007 Papa Benedetto XVI visita il Brasile e la Nuova Toscana.
Matteo Renzi è eletto Segretario del Partito Democratico Neotoscano.

2008: le elezioni politiche del 13 e 14 aprile vedono la netta vittoria del Partito Democratico Neotoscano con il 51,4 % dei voti totali, in controcorrente con i risultati in madrepatria.

2009: il 9 giugno nelle elezioni comunali del capoluogo neotoscano Matteo Renzi ottiene il 47,57 % dei voti contro il 32% del candidato del centrodestra Giovanni Galli, con il quale va al ballottaggio. Il 22 giugno successivo viene eletto Sindaco di Borgo San Giovanni con il 59,96% dei voti. Nel 2010, secondo i sondaggi, sarà il sindaco più popolare d'Italia.

2011: secondo il Censimento Italiano di quest'anno, la Nuova Toscana ha una popolazione di 221.500 abitanti. Solo il 54,4 % degli abitanti è nato in essa; dei restanti, il 17,1 % è nato nell'Italia metropolitana e il 28,5 % in altri stati (principalmente Brasile, Suriname e Cuba). Il gruppo etnico più numeroso è quello creolo, composto dai discendenti degli schiavi africani, mescolatisi in parte con i coloni italiani: si stima che i creoli siano il 50-60 % del totale. Segue la comunità europea, composta principalmente da italiani, che costituisce il 14 % della popolazione. La comunità asiatica si compone principalmente di cinesi (3,2 %). Nell'interno del paese vivono invece gli amerindi (3-4 % della popolazione totale), divisi in varie tribù: Aruachi, Caribi, Emerilli, Galibi, Palikuri, Wayampi e Wayana. Ad essi si aggiungono poi i Marroni, discendenti da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni e rifugiatisi lungo le rive del fiume Marrone, oggi divisi in tre gruppi: Paramacca, Aucani (entrambi diffusi anche nel vicino Suriname) e Boni.

2012: in un comizio tenutosi a Firenze il 13 settembre Matteo Renzi decide di candidarsi alle Elezioni Primarie del Partito Democratico Italiano. Suoi sfidanti sono il segretario del PD Pier Luigi Bersani, il presidente della regione Puglia e presidente di SEL Nichi Vendola, il consigliere della regione Veneto Laura Puppato e l'assessore al Bilancio del comune di Milano Bruno Tabacci. Per la sua campagna elettorale, Renzi organizza un tour per l'Italia a bordo di un camper, che lo porta a toccare, tra settembre e novembre, tutte le province italiane.
Nel primo turno delle primarie il 25 novembre Renzi ottiene il 44,9% con 1.395.096 voti complessivi, posizionandosi a sorpresa davanti a Pier Luigi Bersani, che rastrella il 35,5 % con 1.104.958 voti. Renzi risulta il candidato più votato nelle cosiddette "regioni rosse": Toscana, Umbria, Marche e Nuova Toscana.
Al secondo turno delle primarie, svoltosi il 2 dicembre, Renzi trionfa su Bersani, ottenendo 1.706.457 voti (pari al 39,1 % del totale), contro 1.095.925 (il 60,9%) del segretario del PD. Bersani ha vinto solo in Emilia Romagna, mentre in tutte le altre regioni italiane ha vinto Renzi, con un ampio distacco soprattutto in quelle meridionali.

2013: alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, la coalizione di Centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola, il Centro Democratico di Bruno Tabacci, i Socialisti di Riccardo Nencini e formazioni minori) vince con un largo margine in quasi tutte le regioni (in Nuova Toscana supera il 70 %) e conquista una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato. Il 5 marzo Matteo Renzi è incaricato dal Presidente Giorgio Napolitano di formare il nuovo governo con un programma comprendente la diminuzione delle tasse per il lavoro dipendente con aumento di 100 euro dello stipendio netto in busta paga, da finanziarsi tramite il taglio del 15 % delle spese della pubblica amministrazione; la creazione di 450.000 potenziali posti di lavoro; il sostegno creditizio alla piccola e media impresa da finanziarsi tramite il ricollocamento dei fondi europei; diritti civili per le coppie omosessuali sul modello delle civil partnership inglesi; l'introduzione di una serie di meccanismi volti ad attirare in Italia investimenti esteri, come agevolazioni fiscali per i primi anni di insediamento; la lotta alla corruzione con l'introduzione di pene più severe; la lotta all'evasione fiscale concentrata sui grandi evasori e gli evasori totali; la riduzione drastica dei rimborsi ai partiti; e, naturalmente, l'approvazione in tempi rapidi di una nuova legge elettorale. Renzi è il primo Presidente del Consiglio italiano proveniente dalla Nuova Toscana.
Dopo queste elezioni, soltanto il 5 % degli abitanti è ancora favorevole all'indipendenza della Nuova Toscana dall'Italia, per via dei vasti sussidi concessi dal governo di Roma. La Nuova Toscana è però afflitta dal cronico influsso degli immigrati illegali e lavoratori clandestini delle miniere d'oro provenienti dal Brasile e dal Suriname; inoltre le miniere d'oro illegali producono inquinamento da mercurio, nonostante la guerra scatenata contro di esse dal Corpo Forestale Neotoscano. Il confine col Suriname, segnato dal fiume Marrone, corre attraverso l'impenetrabile foresta tropicale ed è difficile da tenere sotto controllo da parte delle Guardie di Frontiera e della Guardia di Finanza. Restano inoltre endemiche le piaghe dell'alcoolismo e delle malattie sessualmente trasmissibili. Ma, anche grazie all'"effetto Renzi", la Nuova Toscana resta uno dei paesi dallo standard di vita più alto di tutta l'America Latina.

Enrica S.

Mappa della Nuova Toscana

Mappa della Nuova Toscana

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Per dirci che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.

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Ed ora, l'idea di Paolo Maltagliati:

E se il Principato di Seborga conseguisse l'indipendenza, mantenendola fino ai nostri giorni?

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Gli risponde Bhrghowidhon:

La questione che arroventa il clima intorno a Seborga è duplice: anzitutto e nella sostanza, tutta la Repubblica degli Otto Luoghi o Ville di Ventimiglia (Camporosso, Soldano, San Biagio, Vallecrosia, Borghetto S. Spirito, Vallebona, Bordighera, Sasso) vanta gli stessi diritti di Seborga (dal 1729 ai Savoia, come Dolceacqua – in sèguito Marchesato – e Perinaldo dal 1524, Prelà e Borgomaro dal 1575, il Principato di Oneglia dal 1576, Montegrosso Pian Latte dal 1578/1581, Albenga nel 1625 e 1746, Zuccarello nel 1614-1617 e dal 1625, Rezzo, Pornassio e Carrosio dal 1735, Loano dal 1736, Arnasco e Stellanello dal 1738, il Marchesato del Finale tra il 1743 e il 1748, la Pieve di Teco nel 1744, Sanremo per pochi giorni nel 1753); inoltre, il titolo di "Principato" risulterebbe attribuito (dal XIII. secolo) senza fondamento giuridico (la proprietà è stata del Monastero dell'Isola di Lerino / Lérines dalla donazione da parte del Conte di Ventimiglia Guido Guerra nel 954 fino al 1697).

L'esistenza della Repubblica degli Otto Luoghi (1683-1797) si è svolta tutta nella Storia di Genova (Repubblica Ligure 1797-1800, 1800-1805), cui Ventimiglia e le sue Ville sono state sottoposte dal 1251 al 1805 (nel 1514-1562 sotto il Banco di San Giorgio), comprese le Signorie dei Visconti (1350-1355 e 1421-1436), del Re di Francia (1359-1410), del Duca di Milano (1421-1435), dei Grimaldi di Monaco (sotto le direttive del Re di Francia, 1435-1464, poi degli Sforza), direttamente degli Sforza (in sèguito alla guerra coi Grimaldi fino al 1478 e nel 1488-1499), nuovamente francese nel 1499-1505, 1507-1512/1514, 1515-1522, 1527-1528, 1805-1814. Il periodo dei massimi contrasti è stato dal 1251 al 1365, fra i Guelfi (guidati dalla famiglia De Giudici e alleati con gli Angiò di Provenza) e i Ghibellini (guidati dai Curlo, sotto l'autorità dei Conti di Ventimiglia, e alleati con Genova e i Visconti). In precedenza, si registra continuità ininterrotta (sia per Ventimiglia e le sue Ville sia, fino al 954, per Seborga) del Comitato di Ventimiglia con la Diocesi cristiana (suffraganea fino al 1797 dell’Arcidiocesi di Milano) e il Mūnicipium romano di Album Intimilium, istituito nel 49 a.C. dopo quarant’anni di Diritto Latino in base alla Lēx Pompēia dē Trānspadānīs (89 a.C.), che trasformava in Colonie (fittizie) le Cīuitātēs foederātae della Cisalpina, alleate di Roma da circa un secolo (gli Intemelii dalla sottomissione del 180 a.C.).

Su questo sfondo storico, la controversissima Tesi su Seborga (954 Castrum Sepulcri) è che si tratti del Sepolcro di una Persona massimamente importante e non nominabile, consacrato con la Cristianizzazione sul luogo di una sepoltura megalitica celtica (introdotta da una popolazione celtica stanziatasi fra i Paleoliguri) e che per questi motivi il Luogo non sia mai toccato dalle vicende politiche e addirittura venga nominato con reticenza e rispetto. Agli avversarî di questa Tesi, a questo punto, interessa mostrare che tutta la zona e in generale i Paleoliguri sono ugualmente celtici e i luoghi dove sono stati rinvenuti monumenti ipoteticamente megalitici hanno toponimi indoeuropei con fonetica storica celtica.

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Diamo ora la parola a Generalissimus, che ha tradotto per noi queste ucronie:

E se la Scozia avesse avuto un impero coloniale?

Nella nostra TL la Scozia non ebbe mai colonie, la sua giurisdizione non si estese mai oltre quel freddo terzo delle Isole Britanniche spazzato dai venti, e se ci pensate è piuttosto strano: la Scozia ebbe un grande impatto sull’Impero Britannico, spesso offriva i migliori reggimenti, popolò enormi parti dell’impero e ospitava alcuni dei migliori mercanti.
La posizione della Scozia nell’Atlantico settentrionale la rende ideale per il commercio oceanico, e se Portoghesi, Belgi e Olandesi ebbero degli imperi coloniali, perché non gli Scozzesi? In realtà c’è un’eccezione sul possesso di un impero coloniale da parte della Scozia: nel 1698 William Paterson, il fondatore della Banca d’Inghilterra, tornò nella sua natia Scozia per provare ad arricchire la sua povera nazione.
Sapeva che a causa della geografia la Scozia avrebbe dovuto rassegnarsi alla povertà, a meno che non avesse guardato all’estero, così fondò la Compagnia Scozzese per il Commercio in Africa e nelle Indie.
Lavorò per qualche tempo nei Caraibi, diventando molto esperto della regione, capì le opportunità che in futuro avrebbe offerto il Canale di Panama, e comprese che il controllo scozzese dell’Istmo di Panama avrebbe facilitato il trasporto di beni tra i Caraibi e il Pacifico per commerciare con l’Asia orientale.
Scelse la regione del Darién, nella parte orientale di Panama, lontana dai centri di potere spagnoli nella parte centrale del paese.
Il piano fu un fallimento disastroso, soprattutto perché tutto quello che poteva andare storto andò storto: prima della missione uno degli amici di Paterson si intascò gran parte del denaro, durante la missione un’epidemia uccise un’enorme segmento della popolazione, un uragano investì l’insediamento, le navi con i rifornimenti non arrivarono mai, il cibo marcì a causa di un immagazzinamento non corretto ecc., inoltre nessuno aveva previsto i contrattacchi spagnoli, e la colonia e l’insediamento ebbero dei leader pessimi.
Alla fine gli Inglesi si rifiutarono di commerciare con la colonia o di darle un qualsiasi aiuto di qualsiasi genere.
Inghilterra e Scozia si trovavano in unione personale, e in quel momento l’Inghilterra era in guerra contro la Francia e si era alleata con la Spagna, e quindi non voleva mandare in frantumi quest’alleanza riconoscendo agli Scozzesi il diritto di stabilirsi a Panama, perciò in questa TL accade il contrario: il tempo è ottimo, le navi con i rifornimenti arrivano in tempo e i migliori e più intelligenti leader scozzesi governano la colonia.
Nella nostra TL gli Scozzesi riuscirono a respingere diversi attacchi spagnoli, ma col tempo gli Scozzesi non riusciranno più a sconfiggere queste incursioni, perché gli Spagnoli penseranno che permettere a così tante basi di pirati di esistere nell’impero sia troppo.
Oppure possiamo immaginare un altro POD dove l’impero spagnolo non riesce ad affrontare la situazione per tre anni fino alla Guerra di Successione Spagnola, dove gli Inglesi dichiareranno guerra alla Spagna.
Così facendo gli Inglesi difenderanno la colonia contro gli Spagnoli, e considerato quanto era inefficiente l’impero spagnolo non lo trovo improbabile.
Perciò, e se gli Scozzesi avessero avuto un impero coloniale? Come cambierebbero i confini? Come sarebbe il mondo? Come sarebbe la cultura? Questa è la domanda di questa ucronia.
Se la colonia avesse successo, i commerci seguirebbero inevitabilmente a ruota.
Tre anni dopo la fondazione della colonia ci fu la Guerra di Successione Spagnola, dove praticamente tutta l’Europa, Francia esclusa, dichiarò guerra alla Spagna, e non ci sarebbero problemi nel commerciare con gli Scozzesi, che stanno danneggiando i territori spagnoli.
Il piano commerciale scozzese era praticamente quello spagnolo che esisteva in precedenza, una rotta commerciale che andava dalla Cina all’Europa attraversando la colonia spagnola delle Filippine, arrivava nel Messico spagnolo o a Panama e terminava in Europa.
Questo piano esisteva già e avrebbe potuto ancora funzionare, il commercio spagnolo, però, non arrecava benefici a tutta l'Europa, perché gli Spagnoli creavano contratti commerciali preferenziali con alcune compagnie e non permettevano alle loro colonie di commerciare con alcuna altra nazione, perciò le altre nazioni cercheranno di commerciare con la colonia del Darién scozzese, che proverebbe a commerciare in modo più libero.
Nella nostra TL il collasso della colonia del Darién portò ad un’enorme recessione in Scozia, perché metà di tutto il denaro della Scozia era stato investito nel progetto, qualcosa di simile alle perdite della Grande Depressione in America nella nostra TL.
Questo fu uno dei fattori principali che portò all’Atto di Unione, col quale Scozia e Inghilterra si unirono per formare la Gran Bretagna.
L’Atto di Unione venne in parte ratificato perché il governo inglese corruppe i nobili scozzesi con pagamenti riparatori per le loro perdite nello Schema di Darién.
In realtà nello Schema di Darién venne investito così tanto denaro che la faccenda sarebbe finita in una bolla economica anche se nelle giungle di Panama sarebbe stata scoperta la città di El Dorado, e questo perché non si sarebbe riuscito a ricavare un enorme profitto immediato per giustificare tutto il capitale investito, ma la recessione non sarà neanche lontanamente paragonabile a quella della nostra TL e sul lungo termine la colonia aiuterà l’economia scozzese.
Nella nostra TL l’Atto di Unione non entrò in vigore appena venne ratificato, la maggior parte degli Scozzesi era violentemente contraria ad esso e quasi tutti gli Inglesi non provavano alcun sentimento particolare nei suoi confronti.
Il motivo per cui nacque furono le ragioni suddette, ma anche perché da qualche tempo gli Inglesi avevano paura che la Scozia diventasse un trampolino di lancio per un’invasione francese dell’Inghilterra.
Scozia e Francia erano alleate di vecchia data e la Scozia era rimasta neutrale durante la Guerra di Successione Spagnola, inoltre c’era il timore che il parlamento scozzese eleggesse come suoi re la dinastia rivale degli Stuart, che era di origine scozzese.
Perfino nella nostra TL l’Atto di Unione rischiò di non superare la prova del parlamento scozzese, e in questa TL, con un’economia scozzese forte grazie al successo dello Schema di Darién, l’Atto di Unione non passerà e la Scozia rimarrà un paese separato all’interno dell’unione personale con l’Inghilterra.
Come menzionato prima, la Scozia non rimase coinvolta nella Guerra di Successione Spagnola per non andare direttamente in guerra contro il suo vecchio alleato, la Francia, ma in questa TL, per combattere gli Spagnoli e far sopravvivere la sua colonia a Panama si unirà alla coalizione alleata formata da Inghilterra, Olanda e Austria contro la Francia e la Spagna.
Questo avrà pochi effetti sulla guerra, ma come piccolo premio per la sua partecipazione alla guerra gli Inglesi costringeranno gli Spagnoli a cedere la regione del Darién agli Scozzesi, dato che verso la fine della guerra il governo spagnolo era una barzelletta.
La Compagnia Scozzese non voleva colonizzare solo il Darién, voleva che esso facesse parte di un’enorme catena di colonie commerciali scozzesi che si estendesse in tutto il mondo, stava pianificando di creare avamposti commerciali in Africa e India, dove esattamente non è specificato.
Verosimilmente, quasi nessuna nazione europea era coinvolta sulle coste africane, perciò non ho proprio idea di dove si stabiliranno effettivamente gli Scozzesi, probabilmente si faranno coinvolgere dal redditizio commercio di schiavi sulla costa occidentale dell’Africa, vendendo schiavi al loro possedimento nel Darién e contrabbandando schiavi nelle colonie inglesi e spagnole.
A proposito del Darién, la costa della colonia sarà composta da una spessa giungla piena di malattie con un clima insalubre per gli Europei, perciò la regione non sarà molto popolata e inizierà a riempirsi di piantagioni di zucchero molto redditizie e a sviluppare un’economia basata per lo più sugli schiavi neri.
I monti dell’interno del Darién, invece, sono piuttosto freschi, e quella regione verrà colonizzata da agricoltori scozzesi, probabilmente allevatori di pecore delle Highland abituati a lavorare sulle montagne.
Nel frattempo nasceranno colonie scozzesi sulla costa orientale dell’India, dato che quella occidentale sarà stata già reclamata da varie altre nazioni europee, e così gli Scozzesi si ritroveranno sulla stessa barca degli Inglesi, che provarono a fare la stessa identica cosa.
Essendo alleati gli Inglesi e gli Scozzesi collaboreranno, ma gli Inglesi domineranno a causa del fatto che la loro nazione sarà più grande, e spingeranno gli Scozzesi nella periferia.
Dato che nel 18° e nel 19° secolo gli Scozzesi collaboreranno per conquistare l’India, gli Scozzesi diventeranno periferici, ottenendo una o due provincie del Raj britannico, e gli Inglesi domineranno una vasta maggioranza dell’India.
Paterson, che sapeva individuare i luoghi con strozzature strategiche, probabilmente capirà l’importanza strategica dello Stretto di Malacca, una regione ancora non reclamata da nessuna potenza europea e che controllava tutti i commerci dell’Asia orientale, e forse gli Scozzesi colonizzeranno lo Stretto di Malacca o l’attuale Singapore.
Nella nostra TL, nel 1714, la dinastia Stuart, originaria della Scozia, venne sostituita dalla dinastia tedesca degli Hannover.
Il parlamento scozzese accetterà questo fatto, in parte perché gli Hannover erano tedeschi e non lo vedrà come un segno dell’imperialismo inglese, inoltre nella nostra TL gli Scozzesi amavano gli Stuart perché l’inizio del 18° secolo era stato tremendo per la Scozia, e quindi avevano un ricordo nostalgico degli Stuart, e in più il parlamento scozzese accettò qualunque re scegliesse il parlamento inglese, perciò probabilmente questa tendenza continuerà.
Gli imperi inglese e scozzese, essendo governati dallo stesso monarca, collaboreranno e saranno alleate.
Entrambe le nazioni opereranno esattamente sotto principi mercantilistici, e questo vuol dire che i mercanti scozzesi non potranno commerciare con l’impero inglese e viceversa, ma gli eserciti inglese e scozzese difenderanno l’uno le colonie dell’altro e questo renderà le colonie scozzesi molto sicure quando la marina inglese inizierà a dominare gli oceani.
Il denaro dell’impero affluirà nelle mani della nobiltà e della classe mercantile scozzesi.
Dato che la Scozia era una nazione con forti disuguaglianze, solo le classi superiori riusciranno ad investire nell’impero e questo renderà il porto principale della Scozia, Glasgow, molto ricco, come avvenne nella nostra TL sotto il dominio inglese.
I mercanti di Glasgow saranno ricchi come quelli di Bristol o Londra, perciò sotto questo aspetto le cose non saranno molto diverse in questa TL, mentre i nobili investirono molto nello Schema di Darién ma non nelle successive avventure inglesi, perciò, una volta ottenuta la loro ricchezza, solidificheranno la loro posizione nel regno migliorando le infrastrutture rurali e ingrandendo gli eserciti dei loro clan.
Nella nostra TL, per quelli di voi che non lo sanno, Carlo Edoardo Stuart fu un erede al trono inglese cacciato dal potere che i Francesi tentarono di rimettere sul trono istigando una ribellione degli Highlander contro il governo centrale.
In realtà la cosa quasi funzionò, il suo esercito arrivò a 60 chilometri da Londra prima di essere sconfitto perché una spia inglese diede false informazioni sulle posizioni dell’esercito avversario.
I Francesi rischiarono questo azzardo perché sapevano che gli Highlander erano scontenti a causa dell’Atto di Unione e della recessione, e che potevano scatenare la loro rivolta.
In questa TL la Scozia sarà un paese ricco e prospero, i Francesi non cercheranno di dare il via ad una rivolta e Carlo Edoardo Stuart non invaderà mai l’Inghilterra.
La sconfitta di Carlo Edoardo Stuart e della sua rivolta distrusse la cultura delle Highland scozzesi, le forze inglesi bandirono deliberatamente elementi della cultura delle Highland come il tartan, le cornamuse e il Gaelico, ma questo non accadrà in questa TL, inoltre le rivolte alla fine distrussero la struttura sociale delle Highland: gli Highlander seguivano una strana forma di feudalesimo dove i vassalli, invece di pagare una somma di denaro procuravano degli uomini che potessero combattere negli eserciti dei clan.
Quando gli eserciti dei clan vennero distrutti e la nobiltà si anglicizzò, i nobili non videro più alcun motivo nel mantenere i contadini come vassalli se questi non potevano più combattere negli eserciti dei clan, di conseguenza avvennero grandi sforzi per cacciare i contadini scozzesi dalle loro terre e rimpiazzarli con molto più redditizie pecore, a causa del commercio di lana, ed è per questo che oggi le Highland sono così spopolate e in America c’è il quintuplo delle persone di discendenza scozzese rispetto alla Scozia, perché i contadini sono emigrati in massa nelle colonie.
Ci furono due migrazioni principali dalla Scozia nella nostra TL: quella dei Lowlander del sud della Scozia, che emigrarono nell’Ulster e nell’Irlanda del Nord e sugli Appalachi in America a fine 17°-inizio 18° secolo, potrebbe ancora avvenire in questa TL, con i Lowlander che emigreranno verso le colonie anglofone per via dell’Atto di Unione, perché i Lowlander sono anglofoni dalla nascita e perché fu una migrazione causata dalla povertà, e non da motivi politici di qualche tipo.
La seconda migrazione fu quella degli Highlander dal nord della Scozia a fine 18°-inizio 19° secolo verso il Sudafrica, gli Stati Uniti settentrionali, il Canada, la Nuova Zelanda e l’Australia.
Questa venne causata dalla distruzione della struttura sociale scozzese, perciò in questa TL non avverrà.
La struttura sociale delle Highland potrebbe sopravvivere fino all’industrializzazione, quando l’espansione delle città delle Lowland attirerà molti giovani Highlander delle campagne e l’aumento della velocità nei viaggi farà sì che la gente viaggerà di più, vedrà più clan e si mescolerà con essi, distruggendo la struttura dei clan, che però, anche così, potrebbe sopravvivere in una forma basilare fino ad oggi, anche se pesantemente indebolita.
L’industrializzazione tende a presentarsi assieme all’ascesa del nazionalismo e fanno parte dello stesso processo.
In questa TL la duplice monarchia sopravvivrà fino a quando il nazionalismo nel 19° secolo non chiederà di tagliare i legami con gli Inglesi.
Ci sono due modi in cui questo potrebbe avvenire: quello violento, in cui gli Inglesi verranno cacciati con la forza, o quello in cui gli Inglesi concedono pacificamente agli Scozzesi un monarca imparentato con la corona inglese che regni sulla Scozia, quale dei due modi si verificherà dipende da cosa accade agli anglofoni all’epoca e dalla relativa reazione del parlamento inglese.
Se la Scozia si ribellerà con violenza per separarsi dall’Inghilterra allora la potentissima marina inglese conquisterà immediatamente tutti i possedimenti coloniali scozzesi.
Nel frattempo, in patria, gli Scozzesi riuscirono a respingere qualsiasi invasione inglese, perciò non vedo perché non riuscirebbero a farlo di nuovo, e anche se non avranno più l’impero, come ho detto brevemente prima, la nuova organizzazione mercantile esistente ricostruirà la sua ricchezza trovando nuovi modi per guadagnare denaro, proprio come l’Europa e il Giappone sono riusciti a recuperare economicamente dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Gli Scozzesi probabilmente ricreeranno un piccolo impero coloniale in Africa alla fine del 19° secolo dalle ceneri di quello vecchio.
Gli Scozzesi rimarranno neutrali nelle guerre mondiali e diventeranno una piccola, tranquilla e ricca nazione europea come l’Olanda.
Se Inglesi daranno agli Scozzesi un monarca imparentato con la corona inglese, entrambe le nazioni rimarranno alleate e collaboreranno per formare un impero congiunto.
Dato che gli Scozzesi verranno coinvolti prima in Africa, otterranno un’enorme fetta di essa durante la Spartizione dell’Africa.
Durante le guerre mondiali gli Scozzesi combatteranno dalla parte dell’Intesa e degli Alleati.

La Scozia! Forse la conoscete come la parte settentrionale della Gran Bretagna nonché come la patria di un popolo e di un regno che nonostante sconfitta dopo sconfitta dopo sconfitta dopo sconfitta dopo sconfitta chiedono ancora la libertà al loro vicino meridionale, e ovviamente, quando arrivò l’era coloniale, anche la Scozia cercò una propria espansione coloniale nelle Americhe, stabilendo, ma poi abbandonando rapidamente, delle colonia in Nuova Scozia, New Jersey e Carolina del Nord, e mentre questi sforzi fallirono, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, l’Olanda e il Portogallo iniziarono tutti a reclamare le loro quote del Nuovo Mondo.
La Scozia si ritrovò presto impossibilitata alla colonizzazione dagli altri imperi europei, che non volevano un altro concorrente sullo scenario continentale americano.
Questo lasciò l’economia scozzese in declino in seguito a degli embargo da parte dei suoi concorrenti, ma con un ultimo disperato tentativo di salvare la sua economia la Scozia mise insieme circa un quarto di tutti i fondi rimasti nel paese e organizzò un viaggio a Panama per stabilire la colonia della Nuova Caledonia, dalla quale avrebbero creato delle rotte commerciali veloci, ma il Canale di Panama non esisteva ancora, né c’era la tecnologia per costruirlo, perciò la Scozia avrebbe dovuto sviluppare prima la regione e poi trasportare i beni da una costa all’altra.
Nella nostra TL gli Scozzesi non fecero niente del genere, le montagne e le giungle tropicali erano molto più dure di quanto si aspettassero, e molti semplicemente abbandonarono la colonia, come fatto in precedenza, o soccombettero a causa delle malattie tropicali, mentre la Spagna, che reclamava già Panama, si riprese semplicemente la terra.
La Scozia era a pezzi, affamata e in lotta per la sopravvivenza, perciò l’Inghilterra si fece avanti e disse: “Ehi, Scozia! Penso che sia carino che tu mi permetta di consumarti!” La Scozia cercò disperatamente di evitare questa proposta, ma essa stava chiedendo praticamente la carità ai piedi dell’Inghilterra.
L’Atto di Unione passò, e la Scozia divenne una parte della Gran Bretagna, ma cosa succederebbe se tutto questo cambiasse? Il piano scozzese per colonizzare Panama era noto come Schema di Darién, e prendeva il nome dal Golfo di Darién.
Era un’operazione mal pianificata e mal finanziata, e alla fine si dimostrò più una fonte di perdite che di guadagni.
Per correggere questo errore faremo si che in questa TL la Scozia, diversamente dalle precedenti spedizioni fallite al nord, mandi squadra dopo squadra di viaggiatori a gettare le basi per una completa operazione di colonizzazione a metà degli anni ’90 del ‘600.
Inghilterra e Spagna molesteranno ancora l’insediamento, le navi inglesi lavoreranno per danneggiare i viaggi e le spedizioni inviate dalla Scozia verso la colonia e la Spagna assedierà la colonia per terra e per mare, ma anche se la marina scozzese lasciava molto a desiderare, i suoi reggimenti erano i più organizzati e resilienti dell’epoca, se la Scozia avesse investito di più per creare una colonia militare le sue capacità difensive nelle Americhe sarebbero state abbastanza forti da scoraggiare ulteriori aggressioni della Spagna.
E così, in base a questa strategia, la Scozia invia per primi cacciatori, cartografi e operai, poi una guarnigione di soldati a controllare e difendere la colonia mentre questa prende forma, e infine pionieri, mercanti e simili.
Con l’arrivo del 1700 la Spagna si ritrova alla ricerca di un nuovo erede al trono, nascono dei disaccordi e come nella nostra TL scoppia la Guerra di Successione Spagnola, con Austria, Inghilterra, Olanda e Portogallo dalla parte degli Asburgo d’Austria, mentre Francia e Spagna sostenevano il pretendente borbonico Filippo, al quale il precedente re spagnolo aveva lasciato l’impero nel suo testamento.
Nella nostra TL la Scozia rimase per lo più al di fuori del conflitto, ma questa volta si farà coinvolgere nella guerra.
Entrambe le parti ne ricaveranno pochi benefici, ma per i suoi sforzi le verrà concessa una significativa porzione della terra intorno alla colonia del Darién, così da creare una zona cuscinetto protettiva tra essa e la Nuova Spagna.
Col continuare della TL le cose rimangono più o meno le stesse della HL, con un’unica eccezione: l’Atto di Unione non viene mai firmato, e quindi l’Inghilterra si irrita molto col suo vicino.
Gli Scozzesi avevano una vecchia alleanza con la Francia, e poiché si sono alleati con l'Inghilterra contro la Francia nella Guerra di Successione Spagnola, l’Inghilterra e il resto d'Europa potrebbero pensare che gli Scozzesi non siano degni di fiducia, soprattutto l’Inghilterra, perché confinava con la Scozia ed era preoccupata che formasse alleanze contrarie agli interessi della corona.
Questo condurrà a ripetuti atti d’aggressione nei confronti della Scozia e della sua marina in espansione ma ancora altamente sottosviluppata, una marina che potrebbe ulteriormente espandere le rotte scozzesi verso l’Asia con la creazione di una colonia sulle coste della Nuova Guinea.
Per alcuni questa sarà un’era di pace e di continua crescita per l’impero scozzese, ma per altri sarà chiaro che le tensioni tra i due imperi, quello inglese e quello scozzese, arriveranno ad un punto d’ebollizione, e che questo non è il momento dell’espansione, ma della modernizzazione e del rendere sicura la terra che la Scozia già possiede, ma mentre l’espansione continuerà in Nuova Guinea, nelle Falkland e sulle coste dell’Australia per stabilire nuove colonie commerciali, la Nuova Caledonia e Panama si svilupperanno in delle colonie le cui infrastrutture stanno finalmente iniziando a rendere la regione accogliente per gli Scozzesi meno avventurosi e anche per altre popolazioni celtiche dall’Irlanda, dal Galles e dalla Cornovaglia, creando una comunità molto diversa da quella delle colonie del New England a nord.
Nella regione si parlerà ancora comunemente l’Inglese, ma ad essere più prominente sarà il Gaelico Scozzese.
Immediatamente dopo la creazione della colonia la Scozia affronterà comunque una crisi finanziaria, ma la sua volontà di non perdere tutto darà alla colonia il tempo necessario per diventare il forziere che pensava potesse diventare, e non molto tempo dopo questa decisione inizierà a dare i suoi frutti tramite la produzione e il commercio di zucchero non solo verso l’occidente ma verso tutto il mondo.
I mercanti scozzesi verranno considerati alcuni dei migliori del mondo, rivaleggiando perfino con quelli olandesi, ma le loro navi saranno ancora arretrate.
L’Inghilterra non apprezzerebbe una concorrenza che le porterebbe via metà dei profitti e continuerebbe a far crescere la rivalità.
Nel 1730 vedremo quella che diverrà nota come la Prima Guerra Imperiale Anglo-Scozzese, dove verrà messo a rischio il dominio di entrambi gli imperi.
Dopo l’attacco inglese ad un mercantile scozzese molto lontano dal raggio delle rotte commerciali inglesi, la marina inglese spazzerà via senza esitazioni la flotta atlantica scozzese e bloccherà la Nuova Caledonia, così come le loro colonie portuali nell’Argentina meridionale, ma in patria gli Scozzesi avanzeranno in territorio inglese grazie alle loro forze terrestri solo per essere fermati all’ultimo minuto da guarnigioni difensive dotate di armamenti superiori.
Gli Inglesi emergeranno vittoriosi e conquisteranno la preziosa Nuova Caledonia, lasciando agli Scozzesi solo le Falkland come porto sudamericano.
Con l’hub dell’impero commerciale catturato, l’Australia scozzese e la Nuova Guinea vedranno meno commerci e diventeranno delle residenze permanenti per i mercanti e i soldati scozzesi di stanza lì, creando due nuove colonie in espansione nel Pacifico nei decenni successivi alla guerra.
A proposito di colonie, anche questa volta gli Stati Uniti dichiareranno nel 1776 l’indipendenza dall’Inghilterra, che dopo la guerra scozzese, la Guerra dei Sette Anni, la Guerra d’Indipendenza Americana e la colonizzazione dell’India sarà esausta, al punto che quando inizieranno le rivoluzioni ispirate da quella statunitense, anche la Nuova Caledonia e la Nuova Caledonia del Sud riusciranno ad ottenere la loro indipendenza nel 1786, diventando nazioni indipendenti leali alla corona scozzese in modo simile ai dominion del Commonwealth inglese.
Gli Inglesi, arrabbiati per questo, si incaponiranno nel loro voler asserire il dominio coloniale sulla Scozia riconquistando Panama grazie alla loro superiorità navale, ma non riusciranno a conquistare oltre le regioni costiere della Nuova Caledonia, stabiliranno la Colonia del Capo per competere con i solitari porti commerciali scozzesi nella regione e renderanno terra inglese l’intera Australia Occidentale, e anche se questo assottiglierà di nuovo le linee di rifornimento inglesi, potrebbero riuscire di nuovo a tenere testa agli Scozzesi.
Ma appena arriverà l’inizio dell’800 Napoleone prenderà il potere e inizierà le sue campagne attraverso l’Europa.
Le forze europee della Coalizione, con un’Inghilterra molto più indebolita, non avrebbero possibilità.
La Scozia e la Francia ricreerebbero un’alleanza per mandare al tappeto gli Inglesi, così che la Francia non avrà bisogno di sprecare truppe in una guerra navale con l’Inghilterra.
Entro il 1810 l’impero francese dominerà la maggior parte dell’Europa occidentale continentale, mentre la Scozia invaderà e farà capitolare l’Inghilterra.
La Francia invierà una forza della marina per dimostrare al re quanto sarà brutta la situazione dell’impero se non si arrenderà.
La Scozia reclamerà molte delle terre inglesi che in origine erano celtiche, incluse l’Irlanda e il Galles, ma si annetterà anche l’intera Australia e stabilirà l’Impero Celtico, comprendente Nuova Caledonia, Nuova Caledonia del Sud, Australia, Nuova Guinea, Colonia del Capo e gran parte dell’Inghilterra.
I pochi coloni inviati dall’Inghilterra in Australia, molti dei quali galeotti, verranno inviati in Nuova Zelanda, che diventerà de facto una colonia inglese.
Il Canada, essendo in gran parte autonomo ma ancora leale all’Inghilterra, rimarrà ovviamente com’è, mentre ciò che rimane delle ambizioni coloniali inglesi verrà diretto verso l’India, così come fecero gli Olandesi con l’Indonesia, una singola grande colonia con alcuni minuscoli porti commerciali su varie isole e coste.
Come il nostro mondo vide un’era di drastico dominio inglese, così la scena politica e culturale sarà dominata dalle culture francese e celtica, dato che Napoleone installerà la sua dinastia familiare sui troni dei suoi stati clienti.
I vari dialetti Gaelici, così come la cultura celtica, prospereranno in questo mondo, dato che la Scozia diventerà un titano finanziario e industriale nei decenni a venire, ed è qui che per il momento terminerò questo video.

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Paolo Maltagliati ha voluto provare a dare seguito a quest'ucronia:

The Darién Scheme

Verso la fine del 1690 gli scozzesi, prostrati dal fatto di avere un'economia di gran lunga inferiore rispetto ai “fratelli maggiori inglesi”, ricchi e prosperi, decisero che era giunto il momento di fare qualcosa. Organizzarono una spedizione per la colonizzazione della zona del Darién, nel cuore del vicereame spagnolo della nuova Granada.

Ma il piano era mal progettato e i coloni della “Nuova Caledonia” dovettero fronteggiare malattie, clima malsano, nativi, attacchi spagnoli e l'ostilità palese del nuovo sovrano inglese, Guglielmo III, senza tenere conto delle lotte intestine tra scozzesi. Alla fine, dei 3000 uomini reclutati, ne tornarono in patria poco meno di 200.

POD: Ma cosa succede se il piano viene organizzato meglio e alla fine ha successo? Quale futuro attenderà gli scozzesi di Nuova Caledonia?

Perché alla fine il folle piano riesca a dare vita a qualcosa di duraturo occorrono diverse alterazioni della nostra timeline:

1) la catena di comando: il generale Drummond era noto all'epoca per essere un uomo d'azione, e, di solito a chi tiene i cordoni della borsa di un tale progetto, tali personaggi spirano una certa fiducia. Ma Drummond era noto anche per un'altra ragione, molto meno lusinghiera: aveva contribuito al famoso “tradimento di Glencoe”(in un pub del posto ancora vi è un cartello che reca la scritta “divieto d'accesso ai Campbell”, anche se ormai è più che altro una trovata turistica) in cui i Mc Donald, cattolici e giacobiti erano stati trucidati dal clan dei Campbell, presbiteriani e orangisti. Con i coloni della spedizione non si comportò molto meglio, dato che dopo alcune delle innumerevoli difficoltà incontrate, decise di tornare in patria con i suoi accoliti abbandonando il forte al suo destino.

2) la posizione: nella zona del Darién, certo, gli scozzesi erano sicuri che avrebbero incontrato scarse resistenze da parte spagnola, certo. Ma c'era una ragione per cui anche gli iberici disertavano quel posto: nativi molto pericolosi e clima insopportabilmente malsano. Più sicuro sarebbe stato fondare la colonia su una delle isole antistanti, che componevano l'arcipelago disabitato di San Biagio.

3) il favore inglese: Né gli inglesi, né tanto meno gli olandesi, i grandi dominatori del contrabbando nei Caraibi, volevano anche solo lontanamente sentir parlare di un nuovo concorrente, seppur piccolo. Inoltre va detto che in quel momento infuriava la guerra della grande alleanza, con gli inglesi ai ferri corti con il re Sole, che, particolare non del tutto trascurabile, aveva l'onore di aver dato una considerevole mano a Giacomo II Stuart a tentare di riprendersi il trono inglese partendo dall'Irlanda. In quel contesto Guglielmo III non voleva nemmeno sentir parlare di mettersi anche contro gli spagnoli per quattro pezzenti.

Ma che succede se, invece, a Guglielmo III viene in mente un'idea per utilizzare tale progetto per i suoi fini?

Dopo tutto fu lui ad iniziare il tentativo di pulizia etnica delle Highlands. I gaeli di Scozia, quegli incorreggibili giacobiti papisti, non potevano essere deportati, più o meno forzatamente, in modo più o meno discreto, in quell'angolo sperduto di mondo a farsi massacrare da indiani, malaria e spagnoli, che avrebbero fatto il lavoro sporco per lui?

L'unico problema sarebbe stato far andar giù la cosa agli scozzesi lowlandish di Glasgow, che certo, da buoni presbiteriani non volevano che il loro progetto economico si trasformasse in una sorta di colonia penale. Ma di fronte alle difficoltà, messi alle strette dalle condizioni disperate, forse avrebbero accettato anche queste condizioni, in cambio della sopravvivenza del loro insediamento.

Ed ecco che l'arcipelago di San Blas verrà rinominato di “Nuova Caledonia”. Gli scozzesi otterranno, dopo aver respinto diverse volte gli spagnoli (ne uccideva più la malaria che i cannoni di forte St. Andrews), la proprietà sulle isole in cambio della promessa di non mettere piede sulla terraferma. Dopo un iniziale boicottaggio commerciale da parte degli inglesi, Guglielmo III mise in opera una sorta di ricatto: per far sopravvivere l'insediamento, gli elementi dei clan di Highlanders giudicati più “nocivi” per la Gran Bretagna sarebbero stati deportati lì. Inoltre gli inglesi avrebbero sbloccato i capitali degli azionisti inglesi del “progetto Darién”(che il governo di sua maestà aveva congelato) in cambio dell'”Union Act”, che sanciva la nascita del Regno Unito(nella nostra timeline, alcuni storici sostengono che il fallimento finanziario della compagnia fu tale da mettere sul lastrico la limitata economia del regno di Scozia ed essere una delle ragioni per cui alla fine Edimburgo si convinse ad acconsentire all'unione).

Bandiera della Nuova Caledonia inglese

Bandiera della Nuova Caledonia inglese

Detto, fatto. Col tempo l'arcipelago di Nuova Caledonia si popolerà di Sinclair, McLeod, Fraser, Cameron, McDonald e Duffie. E anche qualche Stuart verrà a dargli una visitina. Carlo Edoardo, infatti, dopo la battaglia di Culloden del 1745, chiederà al governo inglese di essere esiliato lì. “Quando un re perde tutto, vuole solo tornare a casa. E casa è dove il suo cuore può riposare, in mezzo agli uomini cui deve fedeltà”. Probabilmente non furono veramente parole sue, ma rimangono un verso delle più struggenti sonate di cornamusa dei giacobiti.

In realtà, nel loro “esilio”, i rudi uomini del nord non se la passavano poi tanto male. I rapporti con gli indiani Guna furono perlopiù di natura pacifica (pochi bianchi = bianchi poco arroganti, perlomeno all'inizio), anche se non mancarono i soliti screzi così comuni nella storia delle sopraffazioni bianche a danni delle popolazioni indigene, compresi i problemi con il vaiolo. Di navi che passavano di lì, poi ve n'erano tante e fare soldi come porto franco o come contrabbandieri e pirati (i labirinti di piccole isole erano un ottimo posto per nascondersi). I governi di Madrid li odiavano, ma con gli ispano americani locali avevano relazioni piuttosto buone.

Quando ci fu la rivoluzione americana, anche a qualche Neocaledone venne qualche pensiero di ribellione nei confronti delle giubbe rosse. Ma prevalse la ragione: Carlo Edoardo convinse tutti che sarebbe stato un puro suicidio per loro, così piccoli e insignificanti, peraltro guardati da vicino dalla marina britannica, tentare di imitare le 13 colonie.

Ma i fermenti rivoluzionari non volevano lasciare quell'angolo di mondo: in principio di '800 fu la volta delle ribellioni nell'America Latina. Ci furono dei momenti di tensione con i neogranadini, che, però si risolsero presto.

Altri momenti di tensione furono al principio del ventesimo secolo. I movimenti di liberazione irlandese, inevitabilmente, non potevano non avere riflessi in isole in cui vivevano ancora degli eredi viventi degli Stuart. Dopo che casa Stewart (dopo la solenne rinuncia ai titoli la casa regnante riprese il proprio nome originario) venne colpita da un ordigno, venne messa un bomba anche nella caserma inglese di Mathieson. Un clima di tensione complicato dalla crescente ricchezza della piccola colonia, che, dal momento in cui venne costruito il canale di Panama, vide il traffico nel porto di St. Andrews (uno dei pochi scali portuali decenti nella zona) aumentare.

Con la guerra mondiale e la grande rivolta irlandese, le voci a favore di un autogoverno si moltiplicarono. L'Union Jack sulla bandiera della colonia non era particolarmente gradita, come il fatto che ogni tanto gli inglesi provassero a mandare delle task forces per far applicare la legge linguistica (divieto dell'uso pubblico del gaelico di Scozia. Lo scoto, nella variante dorica, era invece tollerato) o quella confessionale (divieto del rivestimento di cariche pubbliche da parte dei cattolici. A conti fatti era quasi dannosa per l'autorità statale, dato che alla fine tutti si rivolgevano all'informale “consiglio delle isole”, perfino gli scoti di St. Andrews).

Dopo tanta attesa, alla fine, però, gli inglesi decisero di lasciar perdere. A conti fatti non valeva la pena insistere.

L'arcipelago di Nuova Caledonia ottenne finalmente l'autogoverno nel 1929 (questione di crisi?).

Ha una propria nazionale di calcio (una delle più scarse della Concacaf) e di rugby (l'unica nazionale di rugby dell'America centrale ad aver mai partecipato ad un mondiale. Purtroppo viene sempre eliminata al primo turno).

Al giorno d'oggi le entrate principali di questi figli di San Columba derivano, come è facile immaginare, dal turismo.

Ecco la bandiera dello stato post-indipendenza:

Totale isole: 378; Abitate: 49
Abitanti: 11325
Capitale: St. Andrews
Lingue: Gaelico Scozzese, Scoto, Guna, Spagnolo
Religioni: Cristiana Cattolica, Cristiana presbiteriana, culti tradizionali indigeni
Forma di Governo: Repubblica parlamentare
P.I.L: 31765 $ (P.P.A, 2010)

Paolo Maltagliati

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