di Lord Wilmore
Ottobre 792: Carlo, re dei Franchi, non ancora proclamato Imperatore d'Occidente, corona finalmente il suo sogno e sposa Irene, basilissa dei romani, Imperatrice d'Oriente. Diviso dai tempi di Diocleziano, l'Impero romano torna una cosa sola. Un contingente franco si insedia a Costantinopoli. Ed è proprio quel contingente che, alla fine del mese, sventa un tentato putsch di Niceforo, che viene esiliato a Lesbo.
Dopo aver sposato Irene, Carlo Magno rinuncia alla costruzione della cappella palatina di Aachen (Aquisgrana) e pensa invece di risiedere a Roma con la consorte Irene. Ma una parte dell'impero bizantino rifiuta la presenza dei Franchi, e si allea con gli Arabi che cercano di invadere l'Anatolia. Allarmato dalle notizie che gli giungono dal Bosforo per mezzo del suo rappresentante in Oriente, il fedelissimo Helmgaud, nel febbraio del 793 Carlo attraversa i Balcani, sgomina definitivamente il Khan degli Avari e sottomette i Croati ed i Serbi, riprende il controllo della città di Costantino mentre Irene governa da Roma d'intesa con Papa Adriano I, poi si spinge in Anatolia e sconfigge gli Arabi ad Iconio (maggio 794). La sua marcia prosegue inarrestabile: occupa Tarso, Antiochia (novembre 794), Tripoli e libera il Santo Sepolcro (Pasqua 796), poi torna sui suoi passi e a Palmira si scontra con l'esercito inviatogli contro dal califfo di Baghdad (agosto 797). Lo scontro finisce in pareggio ed i due imperatori decidono di stabilire il confine sull'Eufrate.
Poi Carlo procede, entra in Egitto, occupa il Cairo e lo libera (dicembre 798). Si imbarca ad Alessandria e fa ritorno a Roma, dove Adriano I, amicissimo di Carlo che aveva chiamato in Italia contro i Longobardi, è morto il giorno di Natale del 795 dopo quasi 24 anni di regno: ora regna Leone III, eletto su indicazione di Irene, che non ha certo rinunciato alla pratica bizantina di immischiarsi nelle faccende della Chiesa. Questi il 25 aprile 799 subisce un'aggressione da parte dei suoi nemici, i nobili Pascale e Campolo, fieri avversari suoi, di Irene e dei Carolingi, cui non perdonano di aver portato la capitale nell'Urbe, sottraendola così al loro controllo. Irene fugge a Ravenna, del resto antico possedimento bizantino, e Carlo, che si trova in Inghilterra meridionale per completare la sottomissione di quella terra, avviata da suo figlio Pipino nel giugno 796, quando ha reso vassallo il regno sassone del Wessex, rientra precipitosamente a Roma, libera Leone III che è stato malmenato ed imprigionato, fa processare Pascale e Campolo e li fa rinchiudere in un monastero. Irene rientra nell'Urbe accolta da due ali festanti di folla, ma il trionfo che Carlo intende celebrare nella capitale, proprio come uno degli antichi imperatori romani, deve essere rimandato perché egli deve accorrere in Sassonia, ancora una volta ribellatasi al suo dominio, e quindi in Pannonia, dove sottomette definitivamente i riottosi Croati, per poi rendere vassalla la Bulgaria e riportare il confine sul Danubio. Carlo rientra a Roma solo il 24 novembre dell'800, e può finalmente celebrare il suo trionfo. Con l'assenso di Irene, la notte di Natale dello stesso anno Papa Leone lo incorona Imperatore dei Romani nella Basilica Vaticana.
Carlo ed Irene decidono di dedicarsi interamente all'organizzazione del loro vasto impero, ma il sovrano deve impegnarsi in altre imprese belliche: nell'estate dell'803 è costretto a varcare il Mediterraneo per sconfiggere gli Aghlabiti che devastano le coste europee con la loro pirateria e tentano di rioccupare l'Egitto, dato che Carlo ha tagliato loro la strada per la Mecca. L'anziano imperatore, accompagnato dal fedele figlio ed erede Pipino, riesce ad occupare Tunisi ed Algeri e a sottomettere gli Aghlabiti, ma Pipino purtroppo muore nell'assedio di Biserta. Dopo aver celebrato un nuovo trionfo a Roma, Carlo rifiuta di nominare erede l'ultimo figlio Ludovico, giudicato troppo neghittoso e bigotto nelle sue manifestazioni religiose (infatti passò alla storia come "il Pio", e lo nomina solo re del regno vassallo d'Occitania. Lui che si è sempre rifiutato di dare in sposa le sue figlie, concede la figlia Rotruda in sposa a Costantino, figlio di Irene, assicurando continuità alla dinastia (marzo 806). Carlo muore il 28 gennaio 814 dopo aver schiacciato un ultimo tentativo di ribellione dei Bulgari e dopo aver stabilito i confini settentrionali con i Danesi e quelli orientali con i Polacchi (813). Gli succede Costantino, che dimostrerà di non essere indegno della fiducia concessagli: gli Arabi spagnoli infatti si sottomettono a lui nell'815 divenendo un regno vassallo di Roma. Irene si spegne invece nell'818.
L'impero romano di Carlo e Irene
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La rinascenza avviata da Carlo pone fine anzitempo al medioevo feudale. Grazie al contatto con gli Arabi recristianizzati, si diffondono in Europa le cifre indiane e rinasce l'algebra. Ma già nell'817 Costantino deve sconfiggere Ludovico che tenta di togliergli il trono ma lo vince e lo esilia in Norvegia; regna fino all'843. Lotario, giovane figlio di Costantino e di Rotruda, gli succede e nell'845 sconfigge gli Ungari e spinge le frontiere fino alla Russia meridionale, rendendo vassalla la città di Kiev, ma deve affrontare le invasioni vichinghe dal nord, cominciate all'indomani della morte di Carlo, e le pretese di Canuto il Grande, re di Danimarca, Svezia, Norvegia e Scozia, salito al trono nell'839. lo scontro si risolve con una vittoria per parte ed un trattato di pace ed amicizia nell'851. Alla morte di Canuto nell'860, tuttavia, il suo impero si sfascia e la Scozia passa nella sfera d'influenza dell'impero greco-carolingio.
Appare inevitabile a questo punto lo scontro con il vicino impero dei Cazari, di religione ebraica, e con il califfato di Baghdad, di religione musulmana, esteso dall'Eufrate fino all'Indukush; ma accade un fatto imprevisto. Nel gennaio 869 i Mongoli calano come una furia dalle steppe dell'Asia centrale, distruggono l'impero dei Cazari radendo al suolo Itil, la sua capitale sul basso Volga, Lotario dà loro asilo in Anatolia e nei Balcani per sfuggire agli invasori, il califfo Abd-al Mumin offre a sua volta asilo a parte di loro in Persia. Ma i Mongoli si abbattono anche contro i due imperi superstiti, e nel loro urto giungono fin sull'Adriatico ad ovest, fin sul Golfo Persico ad est. Allora i due ex nemici si coalizzano: le truppe congiunte cristiane e musulmane più i rinforzi Cazari scacciano i Mongoli e li ributtano al di là del Volga e del Sir-Darja (871). Nella battaglia decisiva a Sebastopoli in Crimea (sic!) si distingue per ardore guerresco il castigliano Rodrigo Diaz de Vivar, che gli arabi, impressionati dal suo valore, ribattezzano il Cid (sidi = signore). Cristiani e musulmani decidono di fare pace perpetua (come la Federazione e i Klingon, NdR) e di spartirsi le sfere d'influenza del mondo: ai musulmani toccano l'Africa orientale, l'India e l'Indocina, ai cristiani la Russia, la Cina e l'Africa Occidentale. L'impero dei Cazari è ristabilito, ma subisce l'influenza grecocarolingia. Lotario dà in sposa sua figlia Ildegarda al califfo di Baghdad, mentre suo figlio Carlo II sposa la nipote del califfo, Fatima. Carlo II succede al padre nell'877 ed incarica il marinaio persiano Simbad, che lavora al suo servizio, di compiere la prima circumnavigazione dell'Africa. il leggendario marinaio parte da Bordeaux, costeggia tutta l'Africa, raggiunge l'India e prosegue fino in Cina, riportando le navi stracariche di spezie ed aprendo i mari al commercio mondiale. Carlo II muore prematuramente nell'888 e gli succede il fratello Rodolfo, ma anche il suo impero è breve. Sotto il lungo regno di Carlo III, figlio di Rodolfo (895-945), le navi carolinge scoprono l'America, e si stabiliscono relazioni commerciali e diplomatiche con le città stato Maya dello Yucatan, mentre gli Arabi scoprono e colonizzano l'Australia. Nel 903 è inventata la stampa a caratteri mobili, nel 910 arriva in occidente l'uso della polvere da sparo, nel 920 si diffonde la teoria eliocentrica secondo cui il Sole è al centro dell'universo, e la ricerca scientifica riceve impulso. Sotto il successore di Carlo III, Ottone di Sassonia, sposo di una figlia di Carlo che non ha eredi maschi, comincia l'era nota come Umanesimo. E nell'anno mille, allorché Papa Silvestro II proclama il primo Giubileo della storia, vi assicuro che tutto gli uomini temono, fuorché la fine del mondo...
Lord Wilmore
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Ed ora vediamo alcuni notevoli commenti elaborati dall'amico *BhriHskwo-bhlôukstrôy intorno alla mia invenzione ucronica:
« Nella presente ucronia, se si accetta che le dinamiche imperiali portino, nel settore occidentale dell'Eurasia, il Califfato e il riunificato Impero Romano a fronteggiarsi per l'egemonia, si danno due alternativi stadî ulteriori (estremi; tutto le altre possibilità sono comprese in mezzo): vittoria totale islâmica (araba) o vittoria totale 'romanà (franco-bizantina). Quest'ultimo é solo una brutta copia (o anticipazione) delle memorabili pagine scritte da Franco Maria (unica eventuale variante di qualche rilievo: dopo un ritardo dell'inizio delle ostilità, cavallerescamente rinviato fino alla morte di Harun ar-Rashid nell'809, l'esercito Crociato punta direttamente su Baghdâd, alla [narratologicamente richiesta dal contesto "estremizzante"] vittoria franco-bizantina segue una spedizione uguale a quella di Alessandro Magno fino all'India, raddoppiata poi, al ritorno, dalla conquista dell'Egitto e dell'Africa con una rapidità persino molto maggiore di quella che aveva caratterizzato l'avanzata araba nel 641-711).
Lo stadio che invece prevede un successo estremo per gli Arabi richiederebbe un rinnovo dei vincoli almeno di alleanza tra il Califfato Abbaside (dall'Egitto alla Persia) e l'Emirato Omayyade di Córdoba una triplice offensiva, dalla Siria e Anatolia orientale verso il Bosforo, da al-Andalûs (Spagna) verso la Francia e soprattutto dalla Tunisia Aghlabitica per mare contro Sicilia e Sardegna nonché sulle coste tirreniche e liguri fino alla Provenza. Il successo della triplice manovra (anche in questo caso per ipotesi) porta alla conquista di Roma e Costantinopoli, con fuga dell'élite bizantina presso i Bulgari e i Cazari e di quella franca presso i Regni Germanici in Europa (centro-)settentrionale. Il Terzo e il Quarto Cristianesimo cessano virtualmente di esistere come Imperi e diventano come il Secondo Cristianesimo (quello Paolino-Copto-Nestoriano ecc.), confessioni (anzi ormai religioni) etniche indistruttibili ma senza alcuna intenzione espansiva. Entrambi gli stadî (o scenarî) sono soggetti, come nel controfinale del capitolo di Barry Strauss, all'ipotesi di una sconfitta totale di fronte ai Mongoli nel 1242 (che cancella le ipotesi di espansione fino in America ecc.).
Dei Mongoli (e fino a Tamerlano / Timur Leng) vengono alternatamente sottolineate, a seconda degli autori, la cieca distruttività (fine del sistema di irrigazione dell'Altopiano Iranico e conseguente declino dell'Asia centrale e della Persia; stragi talmente estese da provocare il tracollo di qualunque progresso tecnologico ed economico) o l'efficienza sia militare (nelle conquiste, nelle riprese da momentanei arresti) che poliziesca (impedimento della guerra endemica tra Principati Russi; solo nel periodo mongolo una ragazza sola con una borsa carica d'oro avrebbe potuto attraversare in tutta sicurezza l'intera Asia dall'Anatolia alla Cina).
Bisogna tuttavia tener presente che il culmine delle conquiste operate dai Mongoli é stato rappresentato dalla riunificazione della Cina, da un lato, e dalla (quasi totale) unificazione dell'India, dall'altro. Entrambe sono state imprese difficilissime (non frequenti o addirittura rare nella Storia) e seguite da periodi di grande splendore e civiltà. Si può quindi ipotizzare con qualche verosimiglianza che anche nel Mediterraneo, se non altro almeno una volta conquistati l'Egitto e la Spagna, dallo sconvolgimento (ed effettiva brutale semplificazione) dal panorama internazionale le favorevoli condizioni per la nascita di Stati forti e sicuri (perché privi di nemici immediatamente vicini) sarebbero nate civiltà fiorentissime e non molto diverse da quelle conosciute nella nostra Storia.
Passiamo ora ai Cazari. Prima una considerazione, su Bisanzio (o l'Impero Romano) e i Turchi. Dall'XI. secolo (con culmine nella sconfitta di Romano Diogene, Imperatore Bizantino, a opera dei Selgiuchidi nella Battaglia di Manzikert del 1071) é divenuto chiaro che almeno una delle due sponde (settentrionale e meridionale) del Mar Nero avrebbe visto permanentemente qualche Impero di popolazioni delle steppe, in particolare Altaiche (più in generale, mi piacerebbe che il "Medioevo", in effetti durato in Asia a seconda delle zone dagli Unni ai Manciù, fosse chiamato "Periodo delle Egemonie [di popoli dalle lingue] Altaiche", perché avrebbe molto più senso per la Storia eurasiatica). Bisanzio ha cercato, ma senza successo, di impedirlo, poi i Ta(r)tari prima e gli Ottomani dopo hanno attuato una conquista sistematica ei entrambe le sponde. La Russia (attraverso gli Slavi balcanici e la Grecia) ha tentato la 'riconversione etnicà della maggior parte del bacino del Mar Nero, fra l'altro (ri)russificando la più turchizzata (o altai[ci]zzata) della sponde (quella settentrionale!) attraverso i Cosacchi (e questa é stata a suo modo una preparazione e un modello per il feroce genocidio degli Armeni, iniziato - come opportunamente richiamato da Bhrig - già a metà Ottocento), ma alla fine il risultato ha compreso anche una reazione uguale e contraria da parte turca in Anatolia. Con riguardo a questo fenomeno di lunghissimo periodo (da Attila ad Atatürk) si possono opporre considerazioni razionali ai già accennati motivi per cui Bisanzio, nel X. secolo, ha deciso di tradire l'alleanza coi Cazari e di sacrificarli alla Rus' e ai Peceneghi. Dato che, in aggiunta, in questa ucronia non sussiste il contrasto franco-bizantino per l'egemonia in Europa nord-orientale (Russia, Polonia, Boemia, Moravia, Ungheria, Croazia, Serbia, Bulgaria), che ha avuto conseguenze smisurate sulla Storia Europea, pregherei di evitare a qualunque costo, anche con una congiura di palazzo, la guerra contro i Cazari, oppure di concluderla rapidamente e di riprendere la politica matrimoniale, fondendo la dinastia carolino-isaurica con quella dei Qâghân di Itil e Sarkel (in parallelo a quanto avvenuto tra Bizantini e Bulgari in quegli stessi secoli nel nostro ergocronotopo).
Ancora una seconda breve considerazione: il Califfato così ristretto (anche se storicamente si é ristretto molto maggiormente non più tardi che un secolo dopo, prima con l'indipendenza dei Samanidi in Battriana e poi con l'espansione dei Ghaznavidi in India e soprattutto con le secessioni dei Fatimidi in Egitto e dei Buwayhidi in Persia, fino all'arrivo dei Turchi e alla costituzione dell'Impero dei Selgiuchidi) é ormai diventato essenzialmente iranico. Come l'Impero Romano d'Oriente, romano ma greco, si é progressivamente trasformato in un Regno Ellenistico medioevale, così il 'Califfato d'Orienté (quello d'Occidente é rimasto saldamente degli Omayyadi in Spagna!) si trasforma rapidamente in una sorta di Impero Neopersiano ("'Irâq"), islâmico ma con ruolo minoritario degli Arabi e però credo comunque infiltrazioni turche consistenti. I suoi due obiettivi sono la Riconquista del Mediterraneo (quasi un progetto giustinianeo) e la Conquista dell'India.
Suppongo che l'Autore sia incline a un anticipo dell'Epopea Mongolica, che sarebbe precisamente la prima ipotesi da formulare. Tuttavia vorrei per il momento segnalare alcune questioni che nel conflitto franco-bizantino (qui esorcizzato, al prezzo di tramutare in conflitto l'alleanza tra Carolingi e Abbasidi) avevano avuto un peso: l'egemonia sui Bulgari; Venezia; Grimoaldo III di Benevento; più remotamente (ma più importante per i Franchi) l'Emirato di Córdoba. Data la personale preferenza per le fantastorie estreme (in questo caso si tratta di estremo unificante - l'Impero Neoromano - e non frammentante) e anche perché credo che fosse anche l'intenzione originaria di Bhrig di sperimentare un 'Medioevò alternativo meno contrassegnato dalla dispersione di centri di potere che si rovesciano continuamente a vicenda, propongo che Venezia e Benevento siano trattate come le poleis greche autonome nell'Impero Roman, che il Khanato dei Bulgari diventi Regno Alleato e in prospettiva sia destinato a confluire nell'Impero come Provincia a sé e che lo stesso valga, successivamente, per i Principati Slavi e Slavo-Variaghi che di certo si formeranno. L'Emirato di Córdoba e gli Idrisidi del Maghreb sembrano non assimilabili, così come Bisanzio (e temporaneamente Nicea e Trebisonda all'epoca dell'Impero Latino d'Oriente) non é mai stata assorbita in quanto tale - ma solo conquistata - dai vicini che l'hanno di volta in volta circondata. In alternativa all'ennesima spedizione militare (Seconda - o già Terza? - Crociata) da parte dei Franchi, oserei fantasticare che, sulla base dell'effettivamente esistito rapporto privilegiato tra Córdoba e i Cazari, la diplomazia (franco-)bizantina utilizzi questi ultimi per spingere fino ai limiti del realizzabile un avvicinamento e un'assimilazione tra la civiltà (moz)arabica e il Khanato, nella prospettiva remota di giungere a una comunione culturale e politica tra Córdoba, Roma, Costantinopoli e la Quarta Capitale che prima o poi dovrà coagularsi in area Ponto-Caspica (Itil alla foce del(la) Volga nel Caspio o Sarkel a quelle del Don nel Mar d'Azov).
Comunque nel frattempo sarebbe desiderabile che, se proprio devono arrivare i Mongoli, si anticipi anche il periodo - a loro antecedente - del Sultanato di Delhi (ponendo fine con molto anticipo alle lotte egemoniche tra i Regni indiani di Pâla, Gurjara-Pratîhâra, Râshtrakût.a [il cui predominio era già in declino dall'800], Pallava e Câlukya orientali) e che possibilmente l'India sia unificata dallo stesso Califfato Persiano di Baghdâd. Ugualmente, sarebbe auspicabile che anche in Estremo Oriente una dinamica analoga a quella mediterranea portasse dapprima a compimento, in una fusione territoriale, l'alleanza tra Cina T'ang e Impero Uyghuro (787-840, iniziata ovviamente con un matrimonio tra il Qâghân e una figlia dell'imperatore Dezong [tradiz. Tê-tsung]); poi che, all'abdicazione di Shuzong nell'806 dopo un solo anno, gli succeda non il figlio Xianzong [tradiz. Hsien-tsung], ma il figlio del Qâghân uyghuro e sia questi a iniziare la Restaurazione, sposando la figlia del re del Tibet Mu-ne-btsam-po e lasciando libertà religiosa sia per il manicheismo uyghuro che per il buddhismo tibetano. Alla morte di Mu-ne-btsma-po, il Tibet, invece di sfasciarsi, vedrebbe salire al trono la dinastia sino-uyghurica e questo esorcizzerebbe per qualche secolo le intemperanze dei Popoli delle Steppe in Mongolia (Kirghizi, Qarluqi, Kitan / Liao) dunque anche l'esplosione di Temü^jin / Cinggis Khân.
Così avremmo in tutta l'Eurasia tre soli grandi Imperi: uno Occidentale Cristiano-Ebraico-Sciita con quattro Capitali (Córdoba, Roma, Costantinopoli, Itil / Sarkel), ed uno Centrale Sunnita-Zoroastriano-Hindu-Buddhista con cinque Capitali (Baghdâd, Samarra, Ghaznî, Delhi, Kanauj) e uno Orientale Nestoriano - Manicheo - Buddhista - Taoista - Confuciano con quattro Capitali (Ordu Baliq, Chang'an, Luo Yang e Lhasa). Questo per ora é il massimo di unificazione pensabile, mi sembra la soluzione estrema. Tre invece di uno é forse un po' deludente, ma l'occasione irripetibile era passata nel 751 (Talas). Si noti comunque la tolleranza religiosa (che all'epoca significa preparazione culturale a un'espansione politica). Se uno dei tre Imperi dovesse prevalere sugli altri, l'ipotesi relativamente meno assurda sarebbe che quello Centrale guadagnasse terreno. Nel Mediterraneo si avrebbe una Riconquista musulmana e il Cristianesimo e l'Ebraismo potrebbe essere nuovamente e più profondamente interpretati come autentiche e preziose Anticipazioni dell'Islâm; in Estremo Oriente il Buddhismo percorrerebbe la stessa avanzata che ha conosciuto storicamente, ma convivendo con le altre Religioni senza marginalizzarle.
La prevalenza dell'Impero Orientale sarebbe molto più difficile e forse avrebbe bisogno di essere veicolata da una superiorità militare assoluta come quella dei Mongoli (e forse, per l'appunto, a tempo debito, proprio quella). Mongoli non più distruttori ma "solo" invincibili (e portatori della Civiltà Cinese, che avrebbe naturalmente già permeato in breve tutto l'Impero Orientale) sarebbero arrivati, come nelle ipotesi lineari, fino all'Atlantico e l'effettiva rapidità delle comunicazioni avrebbe moltiplicato i Marco Polo per un... Milione.
La più impensabile sembrerebbe la vittoria dell'Impero Occidentale (Cristiana ed Ebraica), ma é quella che storicamente, sia pure dopo molti secoli e non in forma unitaria, é avvenuta. Dunque non é per niente vietato pensare all'Iperimpero con inizio da Carlo Magno (tanto più se era possibile già con inizio da Pompeo a addirittura da Alessandro)... »
Matrimonio di Carlo e Irene (immagine creata con openart.ai)
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In seguito Generalissimus ha tradotto per noi un'altra versione di questa ucronia:
Con l’avvicinarsi
della fine del I millennio sembrò che anche l’equilibrio del potere europeo
stesse iniziando la sua transizione passando dalle mani dell’Impero Romano
d’Oriente di Bisanzio in declino al Sacro Romano Impero appena formatosi nel IX
secolo d. C.
Nonostante il declino bizantino esso avrebbe continuato ad esistere in rivalità
con la sua controparte occidentale per diversi altri secoli prima di soccombere
definitivamente al collasso.
A quel punto il Sacro Romano Impero iniziò a mostrare i segni del proprio
declino quando venne sorpassato dai regni più centralizzati di Francia,
Inghilterra e Spagna, ma con le due entità che reclamavano il titolo imperiale
di Roma e che avevano molto da guadagnare dai reciproci punti di forza capaci di
compensare le debolezze dell’altro, dobbiamo ovviamente chiederci perché non
misero mai da parte le loro divergenze e si siano unite per assicurarsi la mutua
sopravvivenza nonostante diversi tentativi fatti da entrambe le parti nel corso
degli anni.
Per rispondere a questo esploriamo prima un po’ della storia alle spalle dei due
imperi: i Bizantini dovevano le loro origini all’espansione di Roma nelle terre
tradizionalmente greche dei Balcani meridionali.
Il Levante, l’Egitto, l’Anatolia e la Grecia vera e propria formavano il nucleo
del vecchio mondo greco.
Fin dall’inizio questa regione era stata culturalmente distinta da Roma e fece
molto per conservare la sua lingua, i suoi costumi e la sua cultura.
Per un po’ sembrò perfino che i Romani stessero attingendo dalla cultura greca
piuttosto che tentando di integrarla nella loro, e questo creò a sua volta una
specie di dualità culturale all’interno dell’impero.
Vedete, quando i Romani arrivarono a dominare virtualmente tutta l’Europa
occidentale e il Nord Africa si ritrovarono senza importanti partner
commerciali, tranne che per qualche tribù germanica.
I territori greci, invece, avevano sbocchi su tre continenti, confinavano con i
regni persiani e arabi e avevano accesso alle ricche terre dell’India attraverso
una rotta marittima.
Chiaramente la Grecia aveva un potenziale enorme per diventare il nuovo centro
dei commerci di Roma, ma perché avesse davvero successo bisognava investire in
essa, svilupparla e coltivarla.
Questo avrebbe dato inizio al processo graduale in cui Roma spostò la sua
attenzione dai domini occidentali al più proficuo oriente, trascurando di
conseguenza i vecchi territori occidentali e contribuendo al loro declino.
Questa transizione dall’occidente all’oriente arrivò al punto che la capitale
dell’impero venne spostata nella città orientale di Costantinopoli, e quando
l’occidente alla fine cadde a causa delle orde barbare i Bizantini rimasero una
continuazione diretta del vecchio impero, tentando nel corso degli anni di
riconquistare alcune delle terre occidentali perdute, ma mai ottenendole di
nuovo interamente.
I territori germanici erano finiti sotto l’occupazione di molti regni germanici,
i più grandi dei quali erano quello dei Longobardi in Italia, quello dei
Visigoti in Iberia e quello dei Franchi nella regione della Gallia.
Fu sotto la guida del re franco Carlo Magno che i Longobardi vennero conquistati
e il Regno Franco si espanse fino ad includere una grande maggioranza
dell’Europa occidentale.
Fu durante questo stesso periodo che l’Impero Bizantino finì sotto la leadership
di una certa Irene d’Atene, una nobildonna manipolatrice e ambiziosa che fece
accecare e alla fine uccidere suo figlio, l’erede al trono.
Il papa ebbe delle riserve a riconoscere Irene come legittima, non solo a causa
delle sue azioni, ma anche perché stava regnando da sola in quanto donna.
Tutto ciò, accoppiato con la sensazione che Bisanzio era troppo preoccupata
delle questioni locali per proteggere la Chiesa occidentale, un’istituzione
storica di Roma, portò il papa a cercare un nuovo protettore.
il re dei Franchi venne incoronato Imperatore dei Romani il giorno di Natale
dell’800.
Papa Leone III sperava che Carlo Magno restaurasse l’impero d’occidente, ed egli
adesso era il vero successore dell’intera Roma mentre Irene ora era illegittima.
Dopotutto lei doveva solo essere una reggente fino a quando suo figlio non
avesse raggiunto la maggiore età, e le sue azioni contro questo legittimo erede
potevano essere benissimo viste come un’usurpazione del trono da parte di
qualcuno che non aveva i requisiti per regnare.
Nonostante la rivalità che emerse tra i due imperi negli anni seguenti, questo
non impedì un tentativo di alleanza o di unione tra i due.
Alcuni affermano che Carlo Magno, cercando di legittimare il suo dominio come
Imperatore dei Romani, fece una proposta di matrimonio a Irene con l’intento di
unire i loro regni, altri affermano che Irene, riconoscendo la situazione sempre
più in deterioramento per Bisanzio e la possibilità di essere essa stessa
detronizzata, cercò di far affluire gli eserciti e le risorse occidentali di
Carlo Magno in oriente e alla fine restaurare l’Impero Romano con Costantinopoli
al suo centro.
Qualunque fosse il caso sembra che entrambe le parti avessero degli incentivi
perché questa unione funzionasse, ma semplicemente non si realizzò mai.
Per quanto riguarda Carlo Magno si pensa che questo matrimonio venne scoraggiato
dal papa, che asserì esplicitamente che Irene era illegittima e che si sarebbe
rifiutato di riconoscere il suo status a qualsiasi titolo.
Le motivazioni di Carlo Magno sono ampiamente dibattute, dato che fino a questo
punto aveva apparentemente espresso interesse solo nelle questioni locali ed era
stato ritenuto più vicino alle tradizioni germaniche.
Comunque, dopo la sua incoronazione, sembra che adottò la causa della
restaurazione di Roma, facendo ripartire l’impero d’occidente dopo un lungo
periodo di dormienza.
Questa politica, però, non venne continuata dai suoi successori, che invece
rimisero l’enfasi sul concentrarsi sul Regno Franco.
Per quanto riguarda Irene si dice che uno dei suoi consiglieri più fidati o
respinse bruscamente la proposta di Carlo Magno a Irene o che lo stesso
consigliere persuase Irene a dirsi contraria ad essa.
Questo consigliere stava complottando per rovesciare Irene per conto del proprio
fratello e non voleva rischiare che l’impero di Carlo Magno rinforzasse
l’autorità imperiale di Irene.
Per inciso, la paura che il trono potesse essere usurpato da questo stesso
consigliere in realtà ebbe un ruolo nello spingere altri membri del governo di
Irene ad esautorarla nell’Ottobre di quello stesso anno, ma se questo cambiasse?
E se Irene e Carlo Magno riuscissero a discutere della questione senza
interferenze esterne e raggiungessero un accordo per riunire l’Impero Romano? Al
di fuori delle implicazioni politiche ci sarà probabilmente anche una grande
reazione sociale: il pubblico bizantino avrà delle riserve a dare il benvenuto a
quello che potrebbe percepire come un selvaggio imperatore germanico, e allo
stesso modo gli uomini di Carlo Magno non saranno entusiasti di dover
potenzialmente servire una donna straniera, per non parlare delle tensioni
religiose che nasceranno fra le Chiese orientale e occidentale, anche se Irene
fece qualche progresso nel trovare un terreno comune con l’occidente dopo aver
abolito l’iconoclastia, restaurando il culto bizantino delle icone, ma detto
questo, c’era ancora molto lavoro da fare per evitare ulteriori distacchi tra le
due Chiese e il verificarsi del Grande Scisma della nostra TL.
Conoscendo le ambizioni sia di Carlo Magno che di Irene, i due avrebbero senza
dubbio stipulato un accordo con i loro programmi in mente, ma oltre che di
mantenere il loro potere condividerebbero l’ambizione di riportare Roma alla sua
gloria precedente, forse sarebbero in disaccordo più su se essa debba essere
guidata dall’occidente o dall’oriente.
È importante
ricordare che Irene era una donna greca di provenienza nobile con legami e
simpatie con le vecchie tradizioni e costumi che stavano venendo gradualmente
erose mentre Bisanzio divergeva sempre di più dalle sue radici, ella dimostrò un
immenso desiderio di ri-ellenizzare i Balcani e riportare la civiltà ad uno
status quo Greco-Romano, una cosa che si fonderebbe bene con la spinta di Carlo
Magno per far risorgere Roma come era una volta, perciò il loro accordo non sarà
uno nel quale Irene cederà qualche potere, ma piuttosto uno nel quale essa
assumerà lo status di co-imperatrice e supervisore dell’oriente, mentre Carlo
Magno sarà l’imperatore al comando e supervisore dell’occidente, un qualcosa che
ricorderà la vecchia diarchia romana e il desiderio originario di Augusto che
l’impero venisse governato da due imperatori, che adesso governeranno uno da
Aquisgrana, ma che presto si trasferirà a Roma, e uno da Costantinopoli.
Da quest’unione Irene guadagnerà l’accesso alle risorse di Carlo Magno con la
scusa di proteggere il loro impero condiviso dagli Arabi, ai quali doveva pagare
dei tributi, e dai Bulgari con le quali le tensioni sembravano in ascesa.
Gli uomini di Carlo Magno non saranno entusiasti di questo esito, ma rimarranno
ottimisti, dato che considerata l’età di Irene e la mancanza di eredi
sopravvissuti, sarà quasi garantito che i figli di Carlo Magno ereditino
l’impero.
Sarà solo una questione di tempo e durante questo tempo l’afflusso di soldati
franchi in oriente alla fine costituirà una grossa presenza all’interno di
Bisanzio, facendo ulteriormente prevedere il futuro dell’impero.
Carlo Magno porterà a termine ulteriori lente espansioni militari, concentrando
la crescita territoriale verso terre che potrebbero aiutare a connettere
l’oriente con l’occidente, ovvero i territori dell’Italia meridionale e della
Croazia, ma userà gli eserciti che gli rimangono per difendere l’impero dalle
ondate di attacchi danesi dal nord, anche se, come è avvenuto nel nostro mondo,
questi conflitti arriveranno ad una rapida fine dopo la morte del re danese.
Come nella nostra TL, Carlo Magno metterà enfasi sulla politica interna,
restaurando la città di Roma per prepararla a farla diventare la nuova capitale
dell’impero, promuovendo l’istruzione in occidente per uguagliare e superare gli
standard orientali, facendo rispettare con forza la disciplina all’interno della
Chiesa per fornire al pubblico delle forti fondamenta morali e riformando
l’economia che utilizzava da tempo monete d’oro svalutate.
La standardizzazione e le riforme economiche vedranno Carlo Magno abbandonare
gradualmente le monete d’oro in favore di quelle fatte d’argento puro.
Nel nostro mondo furono la perdita di Venezia a sfavore di Bisanzio e una
susseguente carenza d’oro che alla fine ispirarono questa transizione, ma il
processo era stato messo in moto dal padre di Carlo Magno, ed è molto probabile
che lo avrebbe portato avanti nonostante tutto, non vedendo l’attuale sistema
aureo come abbastanza stabile da farci affidamento.
Anche se Carlo Magno avrebbe portato all’inizio di un’era di prosperità per
l’impero, nell’811 i suoi tre figli maggiori saranno morti, lasciando che il
solo Ludovico il Pio acquisisca il potere.
Ad oriente Irene si ritroverà occupata con ribellioni interne, incursioni arabe
e una guerra con la Bulgaria.
I Bizantini vedranno un generale successo in questi conflitti grazie al sostegno
franco sia per mezzo delle armate di Carlo Magno che dei territori di confine
franchi che minacciano il fianco occidentale della Bulgaria.
Anche Irene arriverà ad un’età avanzata, e senza successori diretti si prenderà
l’impegno di preparare Ludovico il Pio, che adotterà il nome latinizzato di
Ludovicus Pius Felix, perché assuma il controllo totale di entrambi i domini
imperiali, anche se solo temporaneamente.
Alla morte di Carlo Magno Ludovico, proprio come nella nostra TL, purgherà
qualsiasi aspirante rivale al trono rimasto e qualsiasi nobile che considererà
di scarsi principi morali.
Nella nostra TL Ludovico fece diversi passi falsi sulle questioni morali, la sua
pietà lo lasciava spesso pieno di sensi di colpa e disposto a perdonare gli
sbagli.
Questo lo fece apparire debole agli occhi degli altri nobili e perfino del
clero, che pensavano che la sua sensibilità non si addicesse ad un sovrano.
Graziò ex esiliati e li rimise nelle loro posizioni di potere, inoltre dimostrò
insicurezza nella successione ai regni imperiali da parte dei suoi figli, cosa
che li portò a muovere guerra contro di lui e poi l’uno contro l’altro.
Anche se è improbabile che la pietà di Ludovico e il suo carattere possano
essere cambiati dall’istruzione di Irene, è probabile che questa lo incoraggi ad
abbandonare la tradizione franca della spartizione territoriale per trasmettere
invece il regno indiviso a solo uno dei suoi figli, e a prendere tutte le misure
necessarie per impedire una guerra di successione.
A parte il senso di colpa che dovrà sopportare per aver bandito o giustiziato i
suoi rivali, sarà anche costretto ad agire più duramente con i suoi figli nel
caso sfidassero le sue decisioni sulla successione.
In questo caso rinuncerà alla tradizione della spartizione territoriale e
passerà il regno unito al suo figlio maggiore, Lotario I, così come il padre di
Ludovico aveva fatto con lui.
I fratelli di Lotario verranno relegati allo status di grandi nobili, anche se
non avranno alcun potere politico significativo, ed è probabile che almeno
alcuni di essi verranno esiliati da Lotario quando questi ascenderà al trono.
Conoscendo bene la minaccia che possono porre dei rivali anche se in esilio,
Ludovico cercherà di ristrutturare le forze armate, così da renderle meglio
addestrate, organizzate, disciplinate e soprattutto leali solo all’imperatore.
L’obiettivo sarà creare un esercito professionale permanente che in qualsiasi
momento possa marciare in piena prontezza per affrontare i nemici dell’impero.
Verranno imposte quote d’arruolamento ad ogni paese, villaggio o città a rischio
di attacchi, un numero prestabilito di uomini fra i 16 e i 40 anni verrà
coscritto per due decenni di servizio con la promessa di terre come ricompensa
per aver servito per quei 20 anni.
Ai legionari verranno forniti uniforme ed equipaggiamento, verranno date
istruzioni codificate e verranno premiati con un pagamento basato sul loro rango
e le loro prestazioni.
A parte le questioni di successione e le forze armate, Ludovicus Pius Felix,
come recita il suo nome, deciderà di riformare la Chiesa per farle raggiungere
uno standard più alto di moralità e obbedienza.
Nel nostro mondo Ludovico, nonostante la sua religiosità, si scontrò con i
membri del clero riguardo le loro discutibili devozione e interpretazione della
fede.
Nel nostro mondo incaricò San Benedetto d’Aniane di gestire queste riforme da
vicino e in questa TL porterà le cose ancora più avanti restituendo la carica di
pontefice massimo all’imperatore.
Questo in pratica renderà l’imperatore non un semplice difensore della Chiesa,
ma il suo più alto sacerdote, per il dispiacere del papa.
Incoronando Carlo Magno il papa ha creato un precedente secondo il quale la
Chiesa aveva l’ultima parola nella salita al trono di un imperatore rendendo il
papa una parte essenziale nella creazione di un re.
Ludovico cercherebbe di eliminare questa cosa, asserendo che l’imperatore, che è
stato scelto da Dio per dominare sulle sue terre e proteggere la sua Chiesa,
dovrebbe essere al di sopra di tutte le altre cariche nella scelta di un
successore ideale e rimanere al sicuro dalle decisioni corrotte del basso clero.
Difatti solo pochi decenni dopo la corruzione diventerà un problema importante,
contribuendo al declino dell’impero, ma stavolta le cose sono diverse.
Ludovico riuscirà ad usare la sua devozione religiosa per guadagnare abbastanza
supporto per restituire il titolo di sacerdote più alto all’imperatore, ma
questo creerà una spaccatura all’interno della Chiesa e innescherà diverse
insurrezioni che sopprimerà senza esitazione, permettendogli di consolidare
ulteriormente la sua autorità clericale.
Lotario I, che adotterà il nome latinizzato di Lotharius, a 18 anni verrà
mandato a Bisanzio perché regni come co-imperatore, imparando in prima persona
quello che è necessario per una buona leadership, la cultura della metà
orientale dell’impero e il funzionamento interno del governo.
Lotario verrà allevato non come un Franco, ma come un Romano, gli verranno
insegnati il Latino, il Greco e il Franco, crescerà con la migliore educazione
disponibile nell’impero e gli verrà instillato un profondo senso di
responsabilità nei confronti dell’impero, dei suoi cittadini e non della Chiesa
ma di Dio stesso.
Lotario presto succederà a suo padre, prendendo una moglie bizantina per
cementare ulteriormente l’integrazione di Regno Franco e Bisanzio, e nominerà
suo figlio Ludovico II il Giovane perché regni come co-imperatore in oriente una
volta raggiunta la maggiore età.
Il ragno di Lotario I sarà caratterizzato da guerre quasi costanti e verrà
riconosciuto da molti come il primo regnante di discendenza franca ad avere
poteri e caratteristiche simili a quelle dei primi imperatori di Roma.
L’identità franca di Lotario verrà profondamente sepolta sotto un’educazione e
un’identità romana, e le riforme di suo padre che hanno permesso questo
renderanno Lotario bersaglio per assassinii e rivali che aspirano al trono.
L’esilio non sarà più sufficiente quando alcuni Franchi inizieranno a vedere il
nuovo ordine imperiale come un tradimento della loro cultura, radunando così una
formidabile opposizione contro Lotario I, ma la resurrezione delle ben
organizzate legioni di Roma fornirà al nuovo imperatore la schiacciante potenza
necessaria per sconfiggere i suoi nemici e in seguito sopprimere e integrare
ulteriormente con la forza le culture locali nell’identità romana unita.
Dopo il successo delle legioni in quella che sarà un’enorme guerra civile,
queste verranno schierate in maniera più ampia contro le minacce e i rivali
confinanti, a cominciare dalla Bulgaria, che fungerà da banco di prova prima di
rivolgere l’attenzione contro il loro principale avversario, il califfato
Islamico.
Dopo la morte di Lotario I la minaccia vichinga a nord, soppressa in precedenza
da Carlo Magno, diventerà un grave problema per tutto l’impero quando i
Vichinghi inizieranno a navigare fino al Mediterraneo, razziandone le coste
settentrionali e migrando nella regione della Rus’ di Kiev, permettendogli di
attaccare l’impero da tutti i lati anche se non in grande numero.
Una variante del feudalesimo continuerà perciò a svilupparsi come nella nostra
TL, dato che per difendersi meglio contro questi raid le persone si rivolgeranno
in cerca di protezione ai governatori locali delle provincie piuttosto che
all’imperatore a Roma, incoraggiando la creazione di eserciti locali separati
dalle legioni imperiali.
Decenni dopo, la frammentazione del califfato Abbaside in Arabia permetterà
all’impero orientale di riguadagnare terreno in Siria, Egitto e Mesopotamia.
Isolando gli stati islamici minori in Nord Africa dal califfato orientale, la
costa nordafricana diventerà il bersaglio principale dei raid e attacchi romani,
permettendo una graduale riconquista dell’Iberia e la sua trasformazione in un
vassallo di Roma.
Il Nord Africa verrà presto Cristianizzato, e con la presenza romana stabilita
ancora una volta nelle terre vicino-orientali della Mesopotamia e del basso
Caucaso, l’afflusso in massa dei Turchi che avrebbero invaso la regione nella
nostra TL si stabilirà invece nel Caucaso e nella Persia settentrionali.
La guerra con i Vichinghi e i Musulmani continuerà fino al XII secolo, quando
gli Scandinavi si Cristianizzeranno e svilupperanno una coesistenza pacifica con
i Franco-Romani.
Nel frattempo i Musulmani diventeranno sempre più divisi e vedranno i Romani
guadagnare molto terreno in Nord Africa e nel Vicino Oriente, ma Roma si
ritroverà di fronte un avversario ancora più grande solo un secolo dopo sotto
forma dell’Impero Mongolo.
I Mongoli cacceranno i Romani dalle loro terre orientali appena acquisite, ma
verranno tenuti a bada dalle fortificazioni dell’Anatolia e del basso Levante,
dove le due potenze rimarranno in una posizione di stallo per molti anni.
I decenni seguenti saranno segnati da continue difficoltà e Roma, mantenendo i
suoi territori intatti, riuscirà a sopravvivere ai Mongoli, che si
frammenteranno loro stessi un secolo dopo.
Nonostante la vittoria militare Roma rimarrà ad affrontare un’altra piaga
lasciata dai Mongoli: la Peste Nera.
Il livello di organizzazione migliore all’interno dell’impero offrirà durante
questa crisi sia vantaggi che svantaggi: da una parte ci sarà una maggiore
capacità di tenere le strade libere da pile di cadaveri e di mettere in
quarantena le regioni dove potrebbero esserci dei focolai, per non parlare dello
standard più alto di pulizia generale, ma dall’altra parte la maggiore quantità
di viaggi e la densità di popolazione più alta di un simile impero, soprattutto
all’interno delle sue città, faciliteranno il diffondersi della peste.
Alla fine, anche se Roma può aspettarsi impatti significativi ad opera della
peste, senza importanti minacce nell’immediato futuro è probabile che rimanga in
piedi e per lo più intatta.
Dopo aver apparentemente superato le sfide più grandi dei primi millenni, adesso
Roma sarà libera di avanzare a grandi passi, mettendo i suoi occhi su
promettenti nuove terre, ma le cose non rimarranno spensierate a lungo: l’alba
del nuovo secolo porterà nuove sfide mai viste prima.
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L'impero romano di Ottone III e Zoe
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Aggiungiamo la proposta di Basileus TFT:
L'occasione di unire Romani e Germani è capitata solo due volte nella Storia, ed
in entrambe non è stata compiuta: una, con Carlo Magno e Irene, che abbiamo
analizzato qui sopra; l'altra con Ottone III.
Ottone era una persona unica del suo tempo, per certi versi molto simile al più
famoso Federico II; figlio dell'ex imperatore del Sacro Romano Impero e quindi
signore dei Germani, oltre che della nobile Teofano, appartenente a una delle
maggiori famiglie di Costantinopoli.
Il piccolo Ottone III crebbe sotto l'influenza della madre, che fu imperatrice
reggente per suo conto, e importò in Germania molti usi e costumi dell'Impero
d'Oriente, oltre che artigiani, artisti e letterati. Parlava latino e greco, ed
era affascinato dal mito dell'antica Roma, che sognava di riportare alla gloria
e restaurare.
Un'occasione irripetibile si presentò quando andò in porto la trattativa per il
matrimonio con Zoe, nipote del basileus Basilio II, che non aveva figli ed alla
sua morte avrebbe lasciato il trono direttamente a Zoe stessa, oppure al
fratello (e a Zoe tre anni dopo).
In questo modo la coppia si sarebbe trovata a regnare insieme sui Romani e sui
Germani, e il loro figlio sarebbe diventato unico signore di una terra che
andava dal Belgio alla Siria.
Ottone spostò la capitale a Roma e riuscì perfino a supportare un Papa da lui
favorito, che si chiamò Silvestro, proprio come il papa che aveva battezzato
Costantino, e questo era un modo esplicito per affermare che “l'impero Romano è
tornato”. Il sovrano impose l'uso del latino e del greco a corte e cercò, con
scarso successo, di regnare dalla nuova capitale, perchè dopo qualche problema e
solamente un anno dopo, contrasse la malaria e morì, lasciando noi uomini
moderni con molte ipotesi su come sarebbe potuta andare.
Ottone avrebbe potuto regnare veramente su un impero unito? Chi avrebbe fatto
opposizione? Ebbene, i nemici tradizionali di Ottone furono gli aristocratici di
Roma, che non desideravano avere l'occhio dell'imperatore puntato sui loro
affari, ma di certo le armate imperiali avrebbero avuto facilmente ragione di
loro.
Benchè l'imperatore fosse molto più simile ad un sovrano orientale nei modi, che
ad uno tedesco, non abbiamo indicazioni di grosse rivolte durante il suo, per
quanto breve, regno. Per quanto riguarda l'impero di Basilio, il sovrano aveva
già avuto ragione di tutti i suoi oppositori e si prospettavano anni
assolutamente tranquilli all'orizzonte.
Sicuramente la capitale doveva essere spostata a Roma, perchè i tedeschi non
avrebbero accettato di essere governati dall'Oriente e viceversa, perciò la
città dei Cesari sembrava la scelta più sensata (e in linea con la politica di
Ottone).
Probabilmente la Germania sarebbe stata governata da un uomo di fiducia
dell'imperatore, un suo facente funzioni, come poteva essere suo cugino Enrico,
suo cugino e duca di Baviera; mentre un buon vicario d'Oriente poteva essere il
mansueto Costantino, padre di Zoe, e poi dalla sorella di lei Teodora e dai suoi
mariti.
Proprio Teodora sarebbe stata la nemica numero uno di Ottone, e avrebbe di certo
fatto leva con l'aristocrazia anatolica e il senato di Costantinopoli per
prendere il trono.
Tuttavia, vuoi per l'incapacità dei suoi mariti, vuoi per l'ottimo lavoro
pacificatore di Basilio, alla vista dell'armata di Ottone e Zoe i sostenitori di
Teodora avrebbero ben presto abbandonato la loro beniamina, che sarebbe finita
in un convento.
Per alcuni potrebbe sembrare strana un'unione di questo tipo, ma ricordiamoci
che nel Medioevo e nell'antichità l'etnia e la cultura non costituivano
assolutamente una variabile da considerare per dominare un territorio; ciò che
contava era il rispetto degli usi dei propri sottoposti, l'integrità religiosa e
un sangue nobile che giustificasse il regno.
Ricordiamo per esempio Carlo V, imperatore di Spagna nato e cresciuto nelle
Fiandre che, inizialmente, non parlava lo spagnolo o per esempio l'imperatore
Zenone, nato come Tarasicodissa e arrivato a Costantinopoli insieme ad una tribù
di “barbari”.
Ottone III aveva tutte le carte in regola per regnare su entrambi gli imperi:
colto e rispettoso dei costumi locali, supportato dal Papa e ben visto dal clero
orientale (come dimostrano la sua adorazione per San Nicola), senza opposizione
apparente da parte di usurpatori validi. Nelle vene aveva il sangue della
potentissima dinastia Ottoniana re d'Italia e Germania, degli Zimisces e dei
Foca, entrambi imperatori dei Romani.
Insomma, sarebbe stata sicuramente una storia interessante.
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Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.