Antalas, Re dell'Africa

di Falecius


Primo: Antalas, re dell'Africa.

Nell'aprile del 546 d.C. una coalizione di capi berberi guidata da Antalas annienta le forze del comandante bizantino, l'incapace Guntharith, sotto le mura di Cartagine; la città, stanca di guerre e del duro regime burocratico greco, accoglie i vincitori.

L'Africa sembra perduta per Bisanzio, impegnata nella guerra contro i Goti; ma l'Imperatore decide di costituire in Sicilia una nuova armata, costituita da veterani del conflitto contro la Persia, sotto il comando dell'abile Giovanni Trogliata, per riprendere la provincia, riconquistata da solo tredici anni.

Infatti, esplodono ben presto le rivalità tra i capi ribelli, in particolare tra Antalas e Cutsina, i due principali capi della Byzacene; mentre Ierna, capo dei Lawatas della Tripolitania, ritorna nel suo territorio e stabilisce la capitale a Leptis Magna, e Iaudas dello Aures ottiene la Numidia e, ritiratovisi, si impegna a cacciare i Greci dalle loro ultima roccaforte di Ippona Regia, i due si contendono il dominio della Zeugitana. Antalas, più forte e più popolare, sembra avere la meglio e sconfigge Cutsina, espellendolo da Cartagine e dalle zone costiere; ma nella primavera del 547 Giovanni Trogliata sbarca a Capo Bon, sicuro del suo sostegno. Antalas, insediatosi a Cartagine, ha preso nel frattempo una serie di provvedimenti per rafforzare il suo potere, di cui i principali sono un editto di tolleranza religiosa, che al tempo stesso conferma i beni della Chiesa Cattolica (un nemico che non può permettersi di avere) donandole alcune terre dell'erario imperiale, ed una legge agraria (da cui sono esentate per lo stesso motivo le terre ecclesiastiche) che espropria i grandi latifondi e divide tra gli uomini della sua tribù e di alcune alleate, i coloni e alcune migliaia di famiglie vandale le terre così ottenute e quelle imperiali non donate alla Chiesa. Questa distribuzione di terre è una mossa astuta, perché legherà alla sua causa la popolazione rurale beneficiaria; inoltre, non toccando la proprietà della Chiesa cattolica, se ne assicura la neutralità (considerata l'ostilità a Bisanzio di parte del clero, per la questione dei Tre Capitoli), mentre quella ariana lo appoggia senza riserve.

Al tempo stesso, i proprietari terrieri espropriati diventeranno suoi acerrimi nemici, come lo erano stati dei Vandali; e le scorrerie berbere dei suoi alleati gli alieneranno comunque diversi villaggi.

Giovanni trova dunque l'Africa in una situazione confusa: Cutsina prende subito le sue parti, alcune città come Neapolis e Clupea gli aprono le porte. Antalas, attaccato su due parti, avanza contro Giovanni; la battaglia si combatte a Tynes, presso Cartagine. I berberi, sulla collina dove sorge la cittadina, tentano di replicare la strategia di Annibale al Trasimeno, ricacciando i greci verso la laguna; Giovanni, intuendo la manovra, riesce a sganciarsi, e, pur subendo serie perdite, si ritira in buon ordine verso sud. Antalas decide allora di attaccare Cutsina, prima che questi possa riunirsi a Giovanni, mentre attende l'arrivo di Ierna, che, sapendo di essere minacciato da una vittoria greca, è giunto in suo soccorso da sud e si trova nei pressi di Thysdrus.

Sconfitto ancora Cutsina, Antalas non può però approfittarne: Giovanni ha infatti preso Hadrumetum, capitale della Byzacene, e sta muovendo contro Ierna. Passata la Dorsale, il capo berbero muove rapidamente verso la costa. Arriva troppo tardi: Ierna è sconfitto ed ucciso ad Hadrumetum, Giovanni occupa Thysdrus e Tapso e si prepara ad invadere la Tripolitania, ormai senza guida.

Antalas avanza allora su Thaenae, cercando di riunire alle sue forze i Lawatas rimasti; il pericolo di defezioni nel suo campo, ora che Giovanni ha ottenuto un successo, sono notevoli, e Cutsina sta continuando a saccheggiare le sue terre e raccogliere alleati tra i berberi.

Iaudas, in guerra con un capo mauro della zona di Sitif, si mantiene per ora fuori dal conflitto.

Nel 548 a Thaenae si combatte una nuova battaglia, dall'esito incerto. Giovanni consolida il suo potere sul Capo Bon, e la Byzacene orientale, e prende Thaenae e Tacapa sulla costa; ma le perdite subite gli impediscono di invadere subito la Tripolitania, mentre Antalas si ritira in sicurezza a Sufetula per riorganizzarsi. Giustiniano è poco soddisfatto dell'andamento della guerra, ma non può inviare rinforzi; e comunque, una parte dell'Africa è riconquistata, anche se il malcontento della popolazione cominicia a farsi sentire soprattutto nelle campagne attorno Hadrumetum. Antalas decide di chiudere i conti con Cutsina: in estate invade il suo territorio e lo saccheggia, permettendo risollevando col bottino il morale delle truppe, e punisce in modo esemplare i disertori; lo stesso Cutsina cade in battaglia ed Antalas rimane l'unico capo berbero in Byzacene e Proconsolare. Rientra allora a Cartagine, forte di una vittoria decisiva che rinsalda l'unità dei berberi attorno a lui, e parte per una campagna contro Pupput, Neapolis e Clupea.

Giovanni, presa Capsa nell'interno, risale il paese, e si ritira su Hadrumetum, in attesa di rinforzi per recuperare Cartagine. La riconquista della Byzacene, a parte la ben difesa Sufetula, sembra completa, ma in realtà bande berbere rendono la zona insicura e Antalas, occupato il Capo Bon, preme ai suoi confini.

Nel marzo del 549, a due anni dallo sbarco di Giovanni, i due eserciti si affrontano a Limisa. Sia i Greci che i berberi hanno successi alle spalle, ma Antalas sa che deve vincere. Giovanni è in inferiorità numerica, e il suo controllo sulla Byzacene è indebolito. La grossa guarnigione che ha dovuto lasciare a Capsa, e quella che presidia la zona di Tapso, in aperta rivolta, hanno ancora assottigliato le sue forze. Stavolta Antalas ha la meglio. La morte di Giovanni durante la ritirata greca trasforma la sconfitta in una rotta. L'inseguimento ha termine quando Antalas, una settimana dopo, prende Hadrumetum e fa trucidare i proprietari terrieri che avevano sostenuto Giovanni.

In aprile, arrivano a Thaenae i rinforzi destinati a Giovanni. Nel frattempo, Antalas ha ripreso Tapso, Thysdrus e altre località e si sta ritirando a Cartagine, da cui gli sono giunte notizie di possibili sommosse, e per concedere riposo alle sue truppe. Alcune forze berbere tuttavia riprendono il controllo della strada tra Capsa e Tacapae, obbligando la guarnigione greca di Capsa ad una difficile ritirata dalla posizione ormai intenibile.

Nel corso dell'estate, il comando greco decide di muovere con le nuove forze contro la Tripolitania, dove i Lawatas non dispongono di una guida efficace. I primi successi greci preoccupano Antalas, che ordina attacchi diversivi in Byzacene.

Lui, dal canto suo, a Cartagine sta organizzando il suo dominio. Divenuto capo di tutti i Berberi d'Africa, padrone della Proconsolare, della Byzacene, e di parte della Numidia, si rende conto che presto o tardi dovrà estendere il suo controllo alla Tripolitania e rafforzarlo sul resto del paese, se vuol impedire il ritorno dei Greci. La lega tribale che guidava deve diventare qualcosa di più strutturato, e soprattutto occorre trovare il sostegno dei nuovi sudditi, che lo guardano con indifferenza, e sbarazzarsi di quella parte dell'aristocrazia che briga con il nemico, cosa farà senza pietà, dando occasione a nuove distribuzioni di terre a servi e guerrieri berberi. Per combattere ancora occorrono tasse, e per questo Antalas divide il territorio tra vari gruppi berberi della sua lega o alleati, e le comunità rurali locali, incaricandole della riscossione, stabilendo aliquote assai più basse degli esosi prelievi imperiali. Fa costruire un flotta, utilizzando maestranze romane e vandale. Ordina lavori di fortificazione in diverse località specialmente Capsa, Clupea, Sufetula, Hadrumetum, Thysdrus, Tapso, Suffectum, Neapolis, Curubis, Hippo Diarrythus, Limisa, Theveste, Vicus Augustus. Ma soprattutto, si converte al cattolicesimo e si fa incornare dal vescovo di Cartagine, re d'Africa.

Invia una missiva al papa, chiedendo che alla sede vescovile di Cartagine sia riconosciuta la dignità patriarcale. Conferma gli editti di tolleranza, ma autorizza la Chiesa a portare avanti le sue missioni nel Sud.

Nella Byzacene, i Berberi si trovano davanti dei Greci demoralizzati e mal guidati, e quasi inaspettatamente prendono l'intera costa fino a Tacapae, prima di essere fermati dalle truppe rapidamente richiamate dalla Tripolitania. Così divise, le truppe greche non sono in grado di continuare l'avanzata e abbandonano la strada di Leptis Magna.

Vista la situazione favorevole, nel 550 Antalas prende la via del Sud.

L'anziano re d'Africa spera di raccogliere attorno a se i Lawatas, privi ancora di un capo forte e divisi tra i vari figli di Ierna, e di cacciare definitivamente i Greci. Lo assiste la nuova flotta africana, che aggiunge al suo regno l'isola Cercina e Gerba, e si ricongiunge al suo esercito presso Ghightis. I Greci sono sconfitti a Tacapae e oramai in ritirata, incalzati dai Lawatas sulla costa tripolina. Antalas si ritira nell'interno, prende Tusuros e Tisavar, ottenendo la fedeltà dei berberi locali, cristiani, e solo nel 551 irrompe nella Tripolitania vera e propria. I Greci hanno ottenuto altri rinforzi, ma non un buon generale, ed i Lawatas si stringono attorno al re dell'Africa. Sconfitti a Sabratha, evacuano Oea per ritirare le loro ultime forze verso Malta. Antalas entra a Leptis e avanza nella Sirte, prima di sciogliere il suo esercito. Il tentativo greco di riprendere l'Africa è fallito.

Antalas rientrato da trionfatore a Cartagine, attacca allora Iaudas, colpevole a suo dire di non averlo assistito contro i Bizantini. In realtà, il suo scopo è allargare il suo territorio, e sbarrare la strada ad un nuovo tentativo greco da ovest, dove Giustiniano controlla ancora una parte della Spagna e alcune zone della costa delle Mauritanie. Inoltre, teme che il capo numida possa allearsi con l'Impero in caso di un nuovo attacco, e desidera dare al suo composito esercito un'occasione di bottino. Iaudas, colto di sorpresa, è sconfitto ed ucciso, anche se la sua confederazione riesce a mantenersi indipendente nello Aurès, il resto della Numidia diventa una parte del regno d'Africa. Ulteriori campagne in Mauritania, nel 553 e 554, cacceranno i Greci ad ovest della Mulucha e uniranno la costa della Cesarense e della Sitifense all'Africa, mentre l'interno viene lasciato a capi locali che si legano ad Antalas. Quelli che non lo fanno sono attaccati e le loro terre divise tra gli alleati di Antalas, soprattutto nella Sitifense, che il re rinuncia comunque ad annettere. Anziano e provato, rientra a Cartagine proprio mentre i Bizantini riescono finalmente a sottomettere l'Italia e piegare la resistenza ventennale dei Goti; quest'ultima preoccupazione lo assillerà, prima della sua morte nel 556 d.C.

 

Secondo: il ritorno dei Greci.

Alla morte di Antalas, Carcasan, capo dei Lawatas, assunse rapidamente il controllo della Tripolitania fino al lago Tritonide e a Tacapae, rendendosi indipendente da Cartagine. Fissò la sua capitale a Leptis, seguendo l'esempio di Ierna, ma non arrivò a farsi incoronare re né a staccare i suoi possessi dalla giurisdizione ecclesiastica del metropolita di Cartagine, e neppure mise in questioni le leggi agrarie e religiose di Antalas, di cui era stato un compagno fedele.

Poteva farlo perché, nel frattempo, gli Aurasiani avevano attaccato la Numidia per vendicare Iaudas, mentre in Sitifense diversi re locali si erano staccati dalla fedeltà a Cartagine. A combatterli era un giovane capo mauro della Cesarense di nome Garmul, che negli ultimi anni si era distinto come il principale alleato di Antalas nelle regioni occidentali, tra il Chelif e la Mulucha.

I figli ed i capi più vicini ad Antalas, intanto, si contendevano il potere a Cartagine, ma dovevano anche affrontare gli eredi di Cutsina, che, morto il loro grande nemico, reclamavano la propria vendetta. Zeugitana e Byzacene furono attraversati dunque da intrighi tra fazioni, mentre un malcerto potere collegiale cercava di riempire il vuoto del grande capo.

Carcasan non intendeva entrare nel conflitto, e per tre anni si dedicò a consolidare il suo dominio, finché uno dei figli di Cutsina non prese Capsa, minacciandolo in modo più o meno diretto. Non potendo contare sulla famiglia di Antalas, entro la quale gelosie e dissidi erano degenerati in scontri aperti nelle strade di Cartagine e nella valle della Mejerda, il capo tripolino decise di intervenire con una vasta spedizione vittoriosa in Byzacene, che distrusse il potere della casa di Cutsina. Due dei suoi figli caddero in battaglia, non solo Capsa, ma anche Sufetula, Tasuros, Thaenae, Acholla e Thelepte, in sostanza tutta la Byzacene meridionale, furono in suo potere, e Carcasan era diventato l'arbitro tra i diversi eredi di Antalas.

Fu forse questo successo a cambiare il suo atteggiamento; dapprima, nel 560, attaccò e respinse gli Aurasiani, poi, forte di quest'ultima vittoria, attaccò uno dei figli di Antalas ad Ippona e discese la Mejerda, diretto evidentemente a Cartagine. Fu a questo punto che Rhegas figlio di Antalas, che controllava la regione, chiamò in aiuto i Greci.

Nel frattempo Garmul, sconfitti tutti i rivali e presa ai bizantini Cesarea, era diventato padrone delle Mauritanie, spingendosi ben ad oriente del Cheliff, e approfittava della disfatta degli Aurasiani per prendere Cirta e poi attaccare con successo lo stesso Aurès.

La fine della guerra gotica aveva liberato forti truppe greche, benché non ci fosse poi molto, nelle casse di Costantinopoli, per una nuova guerra. Ma l'appoggio di un potente clan berbero indusse Giustiniano a inviare una spedizione, comandata da Gennadios, che, sbarcata ad Hadrumetum, otteneva una prima vittoria a Vicus Augusti, risaliva presso Tebursuci e poi entrava a Cartagine. La provincia di Zeugitana fu ricostituita, alcune terre restituite ai padroni precedenti, altre lasciate agli alleati berberi.

I resti disorganizzati del vecchio clan di Cutsina si affrettarono a dare ai Greci il loro appoggio, mentre quello di Antalas si divise: una parte si unì ai Greci, altri si allearono a Carcasan o fuggirono presso Garmul.
Il comportamento di Garmul fu abile: attaccò uno dopo l'altro i gruppi e le città della Numidia, assumendone il controllo, comprese quelle legate ai due grandi clan, ma senza provocare direttamente né Carcasan (che aveva completamente abbandonato la zona dopo la sconfitta) né Gennadios.

Questi doveva affrontare rivolte nella provincia riconquistata, e al tempo stesso combattere Carcasan, tutt'altro che sottomesso anche se sconfitto ancora ad Ammaedara nel 563. Gennadios, alle prese coi Berberi nelle zone riconquistate, non poteva infatti sfruttare a fondo le sue vittorie, del resto costose.

Dopo Ammaedara, Garmul si considerò sufficientemente al sicuro da qualsiasi altra forza berbera per poter entrare nella mischia: stabilite le opportune alleanze, attaccò Theveste, la più avanzata delle posizioni greche, la espugnò e proseguì contro Thabraca, sulla costa. Disponendo del più grande esercito dell'Africa, e delle risorse delle Mauritanie, della Numidia e della Byzacene interna (dove aveva approfittato delle ritirate di Carcasan) mosse ben dentro la Zeugitana e sconfisse i Greci ad Althiburos in battaglia campale, poi di nuovo a Tebursuci e ad Hippo Diarrhytus.

Gennadios, richiamato in tutta fretta l'esercito di Byzacene, lasciò quest'area alle razzie di Carcasan, per difendere Cartagine. Fu così che i Lawatas giunsero fino a Thysdrus ed oltre, mentre Garmul lasciava il nord per ricongiungersi a loro e saccheggiare il territorio di Zama.

Gennadios riunì dunque contro di lui tutte le truppe greche, tranne alcune guarnigioni rimaste a nord e ad Hadrumetum a Mactaris, da cui poteva muovere agevolmente verso ovest o sud a seconda delle circostanze. Il suo primo obiettivo era di togliere Sufetula a Carcasan, ma l'arrivo di Garmul da nordovest gli tagliò la ritirata e lungo la strada si trovò preso tra i due eserciti berberi. A Sufes, i Greci patirono una sconfitta che avrebbe potuto diventare una catastrofe, se la morte di Carcasan in combattimento e la disorganizzazione berbera non gli avessero permesso una difficile ritirata in direzione di Hadrumetum, che trovò in rivolta e minacciata da un contingente tripolino.

Garmul lo inseguì, e prese la città senza combattere mentre i Greci ripiegavano si dintorni di Cartagine, l'unica area al riparo da insurrezioni e razzie.

Garmul mosse dunque verso sud nell'autunno del 562, deciso a raccogliere l'eredità di Carcasan, avendo per il momento neutralizzato Gennadios; sconfigge un gruppo di Lawatas a Tacapae e rimane così praticamente l'unico capo dei Berberi. I resti della vecchia flotta africana di Antalas, riorganizzati a Hippo Diarrhytus e Thaenae, si aggiungono alle sue forze, e vengono usato per inviare rappresentanti a prendere il controllo della Tripolitania. Li assisterà un piccolo distaccamento via terra, ma le zone più a sud restano un problema secondario per Garmul, che vuole sedere sul trono di Antalas, a Cartagine.

Nel 563 uno scontro ad Aggerset ferma Gennadios ai confini della Byzacene, ma Garmul non vuole proseguire, vista la capacità dell'avversario e saputo dell'arrivo di rinforzi. I Greci riprendono Hippo Diarrhytus, ma sconfitti a Membressa, ripiegano su Turris, dove nell'ultima battaglia arrestano il tentativo mauro di arrivare a Cartagine.

I due contendenti sono esausti e Garmul offre ai Greci una pace con cui riconosce loro l'estremità nordorientale della Zeugitana e la zona attorno Pupput, in Byzacene, ma richiede Hippo.

È poco, per tre anni di guerra, ma comunque Cartagine è ripresa così come le ricche terre del Capo Bon. Inoltre, Giustiniano non può inviare a Gennadios altri rinforzi e la situazione appare difficile anche in altre zone. Nel 564, Gennadios, sottoscritta la pace, lascia l'Africa, mentre Garmul si impegna in una campagna per affermare compiutamente il suo potere fino a Leptis Magna e a Ghadamis, sconfiggendo tra l'altro i Garamanti del Fezzan. Tornato, nel 566, si fa battezzare ed incoronare re dell'Africa e dei Mauri a Sufetula e vi stabilisce la sua sede; continuando in sostanza la politica di Antalas, ordina nuove costruzioni, prosegue la sua politica agricola incoraggiando la messa a coltura di nuove terre, riorganizza l'esercito e fa ampliare la flotta. Inoltre, nel 567 stabilisce la divisione del regno in province, di cui diventano governatori membri del suo clan: Byzacene, Zeugitana (con capitale Thabraca), Tripolitania, Nafusa (Ghadamis) Numidia, Sitifense, Mauritania.

Nel frattempo, succeduto a Giustiniano il giovane Costante, l'Impero subisce un duro colpo: Alboino, re dei Longobardi, invade l'Italia, occupando la Pianura Padana e diversi territori più a sud.

Garmul coglie l'occasione e nel 570 invade l'Africa greca sguarnita e assedia Cartagine, che gli apre le porte dopo quattro mesi di resistenza. Nel 571 i greci evacuano il Capo Bon.

Deciso a proseguire la guerra, il re mauro si porta ad ovest, e mentre la flotta africana razzia le coste della Sicilia e si impossessa di Malta, con un colpo di mano, prende le città bizantine della Tingitana, poi sconfigge le tribù berbere del Rif e della Ketama, nel 572-73; stabilisce la provincia della Tingitana e fa ricostruire e ripopolare la vecchia città romana di Volubilis, che diventerà a sua volta capitale di una nuova provincia (Mauritania Atlantica) nel 576. Il tentativo greco di riprendere Tingis con truppe provenienti dalla Spagna, nello stesso anno, sarà respinto dal governatore berbero.

Nel 574 Garmul rientra a Cartagine e si fa nuovamente incoronare, prende possesso del palazzo del governatore bizantino, e mentre l'aristocrazia greco-romana lascia il paese, fa inviare un forza da sbarco che devasta il territorio di Trapani ed Agrigento per sei mesi, assicurandosi così contro un ritorno imperiale.

l bottino della spedizione siciliana è enorme, malgrado un generale greco di valore, Tiberio Costantino, riesca infine a respingerla salvando Palermo dal saccheggio e evitando il rischio che alla perdita dell'Africa si aggiunga quella dell'isola.

La flotta berbera non è del resto ancora una grande forza; Garmul, di nuovo sulle orme di Antalas, si dà da fare per ampliarla, ma un conflitto navale è fuori discussione.

Falecius

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