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Capitolo 1
"E queste, ragazzi, a
grandi linee erano le vicende della Rivoluzione Francese, almeno dal punto di vista
degli umani; infatti ora Askaragon ci dirà come l'hanno percepita i Demoni."
Il ragazzo aprì gli occhi rosso rubino, improvvisamente sveglio, e sulla pelle
nero fumo del suo viso si disegnarono molte rughe di preoccupazione, tuttavia,
lungi dal concedermi la soddisfazione d'averlo colto in castagna, l'adolescente
sulfureo sorrise mostrando i denti, perlacei e appuntiti, si alzò, e venne alla
lavagna; per quanto fosse impreparato, Askaragon aveva una naturale propensione
per il teatro, tratto comune della sua specie; Afferrò un gesso con la lunga
coda che terminava con tre piccoli uncini ossei.
Ebbi un piccolissimo sussulto interiore pensando a quei tre uncini, avendo avuto
un dolorosissimo incontro ravvicinato con i loro fratelli maggiori, presenti
sulla coda di uno Staffilatore Soldato;
Quella piccola manifestazione interiore di sgomento fu percepita da molti dei
miei studenti appartenenti a specie diverse dalla mia, come Phillip, giovane
licantropo sovrappeso, Lee, timida vampira o Terakasiel, colui che stava
osservando il giovane Demone come se si aspettasse di venire attaccato da un
momento all'altro;
Augurai lunghe notti insonni nel bagno a chi aveva pensato di mettere tra gli
altri, un Demone Staffilatore e un Angelo Grigori nella stessa classe al primo
anno, in una classe che già includeva Nani, Elfi, Draghi,Giganti, Vampiri,
Mannari assortiti, Mutaforma, Gnomi, Immortali, Sirene, Abitatori del Profondo,
Sidhe, Pixie, Orchi, Goblin, Arpie, Minotauri, Coboldi Migo e Progenie Stellari
oltre a un paio di umani ed altre specie assortite; 49 alunni, una follia.
Assistetti all'esibizione di Askaragon, il quale fu abbastanza bravo nel
delineare l'impatto che l'evento ebbe sulla sua specie, a parte attribuirsi il
dubbio merito delllo scoppio della rivoluzione e del tertore, che provocò il
giusto intervento di Alberto, il primo della classe, il quale disse "Scusa Ask,
ma tu hai 416 anni, significa che nel 1789 avevi 186 anni, quindi eri
fisicamente e mentalmente un bambino di sei anni, quindi non potevi certo essere
un Diavolo Tentatore; al massimo, rovesciavi i secchi di latte alle massaie."
L'osservazione provocò le risate della classe, ma quello che fece arrabbiare il
giovane Demone fu l'untervento sarcastico di Terakasiel, il quale, con la voce
riverberante tipica degli Angeli, fece notare "si, quando non veniva preso a
vergate sul sedere da qualche Angelo Guardiano per la chiara violazione
commessa"
A quel punto quando notai la pericolosa e crepitante alta tensione attorno alla
coda di Askaragon, e il fatto che Terakasiel aveva aperto le grandi ali
azzurrine, e c'era del fuoco nel suo palmo destro, decisi di intervenire.
"Es-kai ter Liakarr!" Il tempo nella stanza si arrestò immediatamente, mentre io
mi frapponevo fra i due adolescnti soprannaturali "Basta così!"
Alzavo la voce così raramente che quando lo facevo la sorpresa era di solito
sufficiente ad attrarre l'attenzione dei miei alunni, e quella volta non fu
diverso; entrambi cessarono di incanalare la parte più pericolosa del proprio
potere, e mi guardarono.
Il giovane Demone aprì bocca per primo "Magister, se pensa che permetta a questo
pennuto bigotto e presuntuoso di mettermi in cattiva luce allora è più illuso
dell'Astro del Mattino." disse con acrimonia.
"E se tu pensi che io ti permetta di avvelenare i nostri compagni con le tue
bugie, allora sei ancora più illuso di lui, blasfema progenie del Caduto!"
rispose l'angelo , più freddo, ma non meno arrabbiato.
Io afferrai le penne di una delle ali dell'Angelo e la coda del Demone, tirai
leggermente e dissi "Ora ascoltatemi bene, Terakasiel ibn Azariel al-Muraquib e
Askaragon Linguasvelta Codalunga, esiliato della LXI legione; non posso
obbligarvi ad essere amici ma quello che posso fare è obbligarvi a seguire le
regole della classe e del Trattato di Gerusalemme; siete entrambi minorenni e
siete sotto la mia autorità di Magister e garante per l'Integrazione; non ci
saranno zuffe, tantomeno scontri con fulmini e fuoco che mettano a repentaglio
la salute degli altri studenti; Askaragon, hai giustamente definito l'ex sovrano
della tua razza un illuso, quindi evita di cadere ancora nelle sue trappole;
Terakasiel, da un membro, seppur novizio, del coro degli osservatori, mi aspetto
maggiore autodisciplina!"
Le mie parole , e il leggero fastidio che il mio gesto aveva provocato loro,
sembrarono sortire l'effetto sperato, vidi un po' di vergogna dipingersi sul
volto dell'Angelo, e la coda del giovane Demone abbassarsi notevolmente.
Lasciai la presa "Ora, tornate alle vostre posizioni, quando il tempo
ricomincerà a scorrere, mi aspetto che entrambi siate composti; Terakasiel, il
prossimo sei tu, sono curioso di conoscere il punto di vista dei Cori Angelici."
"Ras-kai ter Liakarr" Il tempo riprese a scorrere, e dopo che Terakasiel ebbe
fatto il suo intervento, molto dettagliato seppure un tantino troppo distaccato,
il che rese controversa l'analisi finale; la campanella di fine lezioni ci venne
in soccorso.
"Pegan-kai ter mar Gailan" pronunciai la formula di moltiplicazione, e subito di
me ci furono altri sei esemplari, e tutti e sette ringraziammo il Signore per i
magici poteri che ci consentivano di svolgere l'arduo compito.
Io personalmente mi preoccupai di tenere d'occhio i sette più problematici dei
miei, relativamente giovani, pupilli; Askaragon, la Llilin Aliya, Marta, un
esuberante sedicenne con la passione per i cattivi ragazzi, Narya, un Elfa
sorprendentemente diretta, il cui miglior amico era Snorg, un Orco di oltre due
metri educato e sensibile, Ludo, un Drago Verde, la cui forma umana era quella
di un ragazzo pallido sui quattordici anni, occhi e capelli verdi a cresta
smeraldo, con abiti di cuoio nero che sembravano usciti da un film degli anni
'sessanta e poi c'era Carlo; Carlo non era il suo vero nome, impronunciabile da
lingua mortale, anche se noi Magister ci arrangiavamo con Bhakragglllogjhakw, e
certamente il suo vero aspetto non era quello di un sorridente quindicenne
caucasico dagli occhi azzurri, e dai capelli ricci e neri; Carlo era una
Progenie Stellare, l'ultima specie senziente a firmare il trattato di
Gerusalemme, il suo vero aspetto farebbe perdere il senno a molti umani, ma noi
Magister siamo già folli di nostro, e la benedizione del Signore ci permette di
apprezzare ogni aspetto della creazione.
Decisi di farmi una chiacchierata proprio con il nativo di R'lyeh dopo aver
recitato un rapido "Gal-kai" formula che mi avrebbe avvisato di qualsiasi
comportamento preoccupante da parte degli altri sei.
"Bhakragglllogjhakw" dissi, rischiando di mordermi la lingua "grazie per lo
sforzo Magister" mi rispose allegramente lui, "ma Carlo va benissimo" .
Io gli sorrisi e dissi "andiamo a vedere cosa ha preparato il cuoco" lui annuì,
sorridendo a sua volta "oggi credo che ci sia cucina Relyehana, nel menù"
Aveva ragione, non ho idea di come avesse fatto ma il nostro Aristide aveva
incluso la cucina della città sommersa, che emerge solo quando le stelle si
allineano, nel menù; I miei sensi arcani da Magister mi confermarono che non
c'erano anime incluse nei piatti, e io mi insultai mentalmente per essere stato
vittima degli stessi pregiudizi contro cui combatto; a mia discolpa mi si deve
riconoscere che la dieta psicofaga era davvero diffusa fino a tempi recenti
nella città degli Antichi, fino a quando l'ambasciatore Mhhogrtrjebwjanwkha,
colloquialmente Valerian, non ha siglato il Trattato di Gerusalemme.
Carlo mi guardò un po' dubitabondo e mi spiegò: "Sa, Magister, apprezzo la
cucina di Aristide, ma questo corpo non mi permette di godermela al cento per
cento."
Gli sorrisi e dissi "Sevar-kai!" Carlo sparì alla vista di tutti, meno che a
quella dei Magister e di coloro che non avevano problemi a venire a patti con le
"linee sbagliate" Così Carlo potè assumere il suo vero aspetto, con il corpo
bulboso grande come un elefante indiano con almeno una mezza dozzina di
tentacoli lunghi come pitoni e con ali membranose lunghe trei metri. Presi un
paio di porzioni da Giganti e occupai uno dei tavoli riservati a questi ultimi,
dove Carlo poté accomodarsi, seppure con un po' di fatica; Carlo era ancora
piccolo e in via di sviluppo; avrebbe raggiunto la sua taglia definitiva solo
fra un paio di secoli, e infatti aveva un robusto appetito consumando
rapidamente le gigantesche scodelle di bizzarro, ma saporito, devo riconoscerlo,
nutrimento.
Quando ebbe mangiato, Carlo riprese aspetto umano, e io lo resi nuovamente
visibile; oggi, aveva voglia di parlare il mio tentacoluto allievo, delle
tradizioni del suo popolo, estremamente affascinanti; se solo fosse così loquace
anche con gli altri ragazzi; tuttavia, con mia grande gioia notai che Marta si
era avvicinata a noi ed iniziò a bombardare di domande Carlo, il quale,
piacevolmente colpito, iniziò a parlare con lei.
Stava andando tutto bene quando, dalle finestre esterne della sala da pranzo si
iniziarono a sentire grida e proteste; appena le parole furono intellegibili, Io
e gli altri Magister chiudemmo le finestre e insonorizzammo la sala; ma il danno
era fatto e il malumore era palpabile.
In quanto Magister Senior di Firenze ero io a capo dell'Istituto per
l'Integrazione, ed era mio dovere difendere i miei ragazzi; Quindi uscii in
piazza per affrontare la manifestazione; erano sempre loro; un branco di
bigotti, xenofobi ed ipocriti, nascosti sotto innocui nomi come Associazione
Genitori Preoccupati, in realtà organici ai partiti estremisti; lui, sempre lui,
Alvaro degli Albizzi, segretario Regionale della Lega Umana, accompagnato dallo
scomunicatissimo don Ignazio Bartucci, il capo dei Figli di Eva, una
congregazione eretica che considera tutte le razze non umane progenie del
diavolo e noi Magister servi dell'anticristo.
"Non permetterai che uno che pratica la magia viva fra voi" esordì appena mi
vide "Non chi mi chiama Signore ma chi fa la volontà del Padre mio" gli risposi
a muso duro "Signori, vi ho chiesto molte volte di evitare questo orario, dove i
ragazzi mangaiano e socializzano e possono sentire i vostri insulti. Adesso non
ve lo chiedo più, esigo che lasciate questa piazza, e non vi facciate più
ritorno in questo orario!"
"Egregio Magister" mi si rivolse degli Albizzi con la sua solita falsa
cordialità, imitazione perfetta del comportamento del suo maestro, il Seminatore
d'Odio in felpa a capo della Lega Umana Italiana; "Io capisco la sua
preoccupazione ma lei deve consentire a querste persone il diritto
costituzionale di esprimere il loro dissenso per la violenza che subiscono, a
causa della legge che obbliga i loro figli a frequentare il suo istituto".
Mi sforzai di sorridere a quella Vipera "Onorevole degli Albizzi, non mi risulta
che la costituzione preveda il diritto all'insulto e anzi stabilisca
l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge"
"Quelli che difende la dentro sono abomini e demoni, che corrompono la nostra
gioventù" mi sbraitò addosso il falso prete." Io gli sorrisi, probabilmente
slogandomi la mandibola per lo sforzo "Abomini e demoni? E i 10 angeli a quale
delle due categorie appartengono?" Il falso prete ragliò di nuovo " Falsi o
caduti, comunque collusi con il maligno!" Potevo sentire i Tentatori
sghignazzare senza bisogno di settare i miei sensi arcani su di loro; "qui
quelli collusi con il maligno siete voi; chi sento ragliare di nuovo, non farà
altro, per le prossime 24 ore!" li avvisai, ma la saggezza non era la sua dote
principale, e così attaccò un terribile pistolotto tentando di esorcizzarmi, per
altro massacrando il latino. "Danacus-kai!" mi limitai a dire e sotto gli occhi
terrorizzati della folla , si trasformò in un asino. Quando se ne rese conto
ragliò e scalciò furiosamente. "Qualcuno vuole aggiungere altro?" dissi,
guardando degli Albizzi negli occhi; mi guardò con odio e livore impotente, e
poi strozzando in gola un "non finisce qui" se ne andò seguita dalla masnada
intollerante.
Tornai dentro la scuola, e nel refettorio, l'applauso unanime che ricevetti mi
fece capire che, casualmente l'isolamento acustico doveva essersi interrotto, e
uno dei miei colleghi, magari Guglielmo da Baskerville che mi guardava con un
sorriso sornione, doveva aver trasmesso tutta la scena su un grande schermo
improvvisato.
Probabilmente il Gran Consiglio mi avrebbe fraternamente ammonito di non dare
troppo spettacolo in futuro, ma tutti loro sapevano che se c'era qualcosa che
non dovevano tocarmi erano i miei ragazzi.
Capitolo 2
Qualcuno potrebbe
legittimamente pensare che da quando, sei anni fa, il mondo è diventato il set
di un film Fantasy, e io ne sono diventato un protagonista, i giochi di ruolo
Fantasy abbiano perso l'attrattiva; quel qualcuno , però, si sbaglierebbe; anzi
il fatto che la magia esistesse davvero e soprattutto il fatto di esserne ora
provvisti in tre, in un gruppo di otto, aveva reso se possibile il gioco ancora
più affascinante; due dei miei migliori amici erano diventati Magister, poche
settimane dopo di me; fra noi usavamo ancora i nostri nomi di battesimo, e non
il soprannome che ogni Magister sceglie il giorno dell'ordinazione; quindi per
me Prometeo era sempre Tommaso e Isaac Newton era sempre Luca. Ma loro due, con
la scusa che io ero Senior, mi chiamavano sempre Prospero;
Dopo una lunga settimana di lotta e di vita quotidiana, più o meno
soprannaturale ritrovarsi fra amici a giocare intorno ad un tavolo, bevendo e
mangiando cose poco salutari, e ringraziando il metabolismo arcano che consuma
una quantità di zuccheri e grassi spaventosa, era una vera benedizione.
Certo alcune brutte abitudini erano dure a morire, come quella della bestemmia,
ma a differenza di sei anni prima, non ero più quasi da solo a censurare quel
comportamento sbagliato, irrazionale ed inelegante; non esistono Magister Atei,
o Agnostici, e i miei due amici avevano avuto un bello shock quando erano stati
chiamati nell'ordine.
Quindi non potei fare a meno di sorridere, quando Luca rimproverò Fede, che
nonostante i cambiamenti di questi sei anni aveva mantenuto intatto il proprio
incorreggibile cinismo;
La magia era una grande responsabilità, ma sarebbe ipocrita negare il fatto che
essa abbia una grande quantità di lati positivi.
Uno di questi lati positivi era l'abilità di fermare e rallentare il tempo, così
da poter condensare in poche ore sessioni lunghissime, e poi dormire
altrettanto, cosa che ci aveva permesso di recuperare alla causa uno degli
amici; altro innegabile vantaggio era il teletrasporto, che mi consentiva di
andare a recuperarne un altro addirittura in Svizzera.
Bloccare il tempo troppo a lungo era sconsigliato e poco salutare, ma
rallentarlo era abbastanza facile anche da solo, e noi eravamo in tre; il
contrappasso era che, quando il tempo era solo rallentato l'imprevisto poteva
accadere, e si sa, un Magister è in servizio permanente; quindi, quando il mio
telefonino squillò, capii che c'era qualcosa di serio, anche perché, Lee, la mia
allieva Vampiro, non era tipo da usare il numero arcano d'emergenza per futili
motivi.
"Dimmi pure" chiesi frenando la preoccupazione "M-magister, che Nyx sia lodata,
per favore mi aiuti..... vogliono farci del m-male". La voce della ragazza era
carica di paura ed angoscia, e mi fece entrare in modalità babbo lupo. "Arrivo
subito! Sevar-kai" e divenni invisibile, per poi gridare Teri-kai sel!"
L'istante dopo, mi teletrasportai alla sorgente della telefonata, quello che
vidi, prima mi fece gelare il sangue, poi me lo fece ribollire.
I genitori di Lee, i lineamenti distorti dal dolore, erano legati con catene
d'argento, mentre i loro aggressori, omoni con cappucci verdi, si preparavano a
piantare dei paletti nel loro cuore; a rendere la cosa più atroce avevano
catturato un altro ragazzo vampiro, Ty, il fratello maggiore di Lee, e lo
avrebbero decapitato di fronte ai suoi genitori; Lee, mi informarono i miei
sensi, tremava di paura nascosta sotto il letto, da dove mi aveva chiamato.
"Gioite fratelli, perché oggi facciamo un passo in più sulla strada della
purezza!" disse un'altro dei mascherati, più magro; conoscevo quella voce,
l'avevo sentita giusto due giorni prima, quando avevo adattato l'aspetto del suo
proprietario alla sua personalità"
"Dunque non hai imparato la lezione, falso prete!" dissi, uscendo
dall'occultamento.
"L'anticristo!" gridò istericamente il miserabile bigotto, tremando come una
foglia. "Uccidetelo!"
Una parte di me compatì quei tre energumeni senza-cervello, che si erano fatti
irretire da quel ciarlatano, eretico e scomunicato; l'altra parte, però, si
ricordò di cosa stavano per fare a quella famiglia innocente e non esitò "Raggra-kai!"
Il primo si irrigidì, completamente paralizzato, e prima che il secondo mi si
avvicinasse, avevo già invocato "Sarra-kai!" e quello era caduto a terra comeun
sacco di patate, addormentato. Il terzo però era un po' troppo vicino con quel
pesante mazzuolo, dunque ricevette un trattamento um po' meno elegante degli
altri due, i miei occhi brillarono di verde, e un diretto alla mascella
potenziato dal potere magico lo mandò a raggiungere il suo complice.
Il falso prete tremava come una foglia e i miei sensi arcani mi informarono che
si era pure urinato addosso; ma, prima che potessi stordirlo, gli stessi sensi
mi informarono di una grave interferenza spirituale; una massa vorticante di
tenebra e fuoco si insinuò nel petto di Ignazio Bartucci, e linee nere
iniziarono a formare una ragnatela che deformò il viso dell'ex parroco
cattolico;
Sospirai "ci mancava pure un demone Possessore, stasera!" dissi, ma nel
frattempo, avevo mandato un segnale d'allarme ai Magister fiorentini. Era in
questi momenti che rimpiangevo di non essere un sacerdote. Mormorai una
preghiera a San Teofilo e ai Santi Re Magi, protettori speciali dell'Ordo
Magistri, e innalzai una barriera arcana a difesa della mia anima.
"Sentiamo, con chi ho il dispiacere di avere a che fare, stavolta? Capitano
della III Legione o della CLVIII ? Che era almeno un capitano, lo avevo capito
dall'aumento della massa muscolare del possessore; la III e la CLVIII legione
Infernale erano quelle operative in toscana. "III legione!" rispose con
preoccupante calma e ancora più preoccupante sincerità il Demone, la cui voce
era molto più musicale di colui che stava possedendo.
"Ma il grado è sbagliato" aggiunse con un sorriso, dopodichè mi sbatté
dolorosamente contro il muro, non persi conoscenza solo grazie alla magia che
assorbì il grosso del danno.
"Fammi indovinare, Colonnello ? Tir-kai" Lui si irrigidì un momento, dopodichè
si scrollò di dosso la formula esorcizzante, dimostrandomi di appartenere
all'aristocrazia infernale "Duca" Mi disse, scoccandomi una violenta scarica di
fulmini.
Ma con una prontezza di riflessi che senza magia mi sarei sognato, invocai uno
scudo di luce "Sal-kai Lal!" che bloccò la scarica, risparmiandomi la fine di
Fetonte.
Un Duca infernale sarebbe stato abbastanza impegnativo se fossi stato preparato
e fresco, ma quella sera avevo già consumato energia magica e non ero affatto
pronto.
Ringraziai il signore per aver avuto l'umiltà di chiedere aiuto, perché mentre
il Demone si lanciava contro di lui il tempo si fermò; i Duchi Infernali
potevano liberarsi dal blocco temporale, ma non gli diedi il tempo e lo
teletrasportai insieme a me stesso e ai quattro Magister che mi avevano soccorso
nella cappella dell'Istituto dell'Integrazione.
Il nervosismo nel Duca nel trovarsi in terra consacrata era palese, ma bisogna
riconoscere che mantenne un certo aplomb, mentre provvide a stendere il povero
Prometeo con un violento assalto psicocinetico; Ma Isaac aveva conoscenze di
Judo, il che combinato con un "Ton-kai!" incantesimo di inversione della gravità
mandò il corpo posseduto a sbattere contro il soffitto, per essere bloccato a
mezzaria da un "Vil-kai!" sospensivo della gravità da parte di Magistra Marie
Curie, una giovane donna bionda.
A quel punto intervenne Magister Aquinates Juniore, che era un sacerdote ed
iniziò ad esorcizzare il Duca che fu separato dal corpo dell'ex sacerdote;
assunse la sua vera forma, era un umanoide alto oltre due metri, con lunghi
capelli neri, scaglie blu e due lunghe e nere corna da caprone; vestiva in abiti
eleganti neri, come un gentiluomo del 1700, dove spiccava un simbolo, quello di
una vipera avvolta attorno ad un calice ricolmo di vino.
"Davorath, Duca della Decadenza!"Pronunciò padre Aquinates, ottenendo un
espressione di stizza dal Duca; una volta che il suo nome è pronunciato, un
demone Infernale perde buona parte dei suoi poteri per un po'.
" A te la scelta! Il ritorno negli Inferi o il giudizio del Tribunale degli
Esiliati!" Il Padre lo disse con voce ferma; e il Duca, sorprendentemente scelse
la seconda; mentre i gradi inferiori farebbero qualsiasi cosa per non tornare
nel regno dell'etterno dolore, per citare il sommo poeta, di solito i membri
della più alta gerarchia vi facevano ritorno senza problemi, ma a quanto pare,
Davorath era di tutt'altro avviso. "Così sia!" In cinque, Prometeo si era
rialzato, vincolammo facilmente Davorath in un vecchio calice. Troppo
facilmente.
"OK" chiesi ai miei colleghi "Perché un Duca Infernale dovrebbe praticamente
consegnarsi nelle nostre mani?"
Prometeo mi guardò " non ne ho idea, ma se fossi in voi darei un'occhiata alla
testa di questo disgraziato!" disse indicando l'ex reverendo Bartucci.
Lo analizzammo con i nostri sensi arcani e scoprimmo con nostra enorme sorpresa
che Davorath, un Duca Infernale, demone plurimillenario, aveva violato uno dei
tre principali tabù dei Demoni possessori.
"Ha lasciato dei ricordi dell'Inferno nella sua testa?" La rivelazione ci agitò
tutti alquanto. "D'accordo, Padre Aquinates, indaga!" dissi io al mio collega
sacerdote "Marie, contatta il Consiglio, questa faccenda è complicata" Entrambi
annuirono.
"Voi due tornate a casa mia, torno a finire la sessione fra poco" Isaac e
Prometeo annuirono, e tutti ci teletrasportammo via, dopo aver messo a posto.
Io mi fermai a casa di Lee, dove Guglielmo da Baskerville aveva liberato e
curato la famiglia vampirica, e aveva portato i tre energumeni alla polizia.
Lee mi chiese"Magister torneranno?" Io sospirai " Non posso garantirti di no,
Lee, ma una cosa posso dirla con certezza: se torneranno tornerò anch'io."
Offrii a Lee una pinta di sangue fresco evocato dal nulla e mi assicurai che si
fosse tranquillizzata, prima di tornare a casa mia; lei mi ricompensò con un
sorriso con i canini di fuori che mi riempì di gioia, seppure una piccola parte
molto sepolta di me ne fu un po' inquietata.
Tornato a casa mia finii la sessione di gioco e congedai i miei amici; prima di
andare a dormire decisi di pregare e meditare un po'. Speravo che questa fosse
una di quelle sere e infatti non mi sbagliavo. Sentii la presenza celestaile
nella stanza e aprii gli occhi; La bellissima donna con le sei grandi ali
dorate, mi sorrise "Magister!" io le sorrisi, e nella lingua Primeva dei Cieli
mi azzardai in un saluto "Lujean lonual Nikeliel-mila" Lei sorrise: "gli accenti
non saranno mai il tuo forte Prospero, ma "Falajan tenual, Menilas Prospero!"
Poi si fece seria: "Noi dobbiamo parlare!"
Capitolo 3
Se un Angelo del Primo Coro
decide di visitarti di persona, senza nemmeno aspettare che tu sia addormentato,
puoi essere certo che la cosa sia importante; la mia tutrice nelle vie del
Magister, Nikeliel, non faceva eccezione.
Il suono della sua voce mi metteva, come sempre, a mio agio. Esistono ben pochi
suoni piacevoli come la voce di un angelo, anche se quello che mi diceva non era
tranquillizzante per niente "Qualcosa sta cambiando, e non in meglio; recenti
eventi ci spingono a supporre che, a soli sei anni dalla rimozione del Velo,
siamo vicini ad un nuovo sconvolgimento; qualcosa di inimmaginabile."
Se nemmeno gli Angeli avevano un'idea certa di quello che stava per accadere,
era certamente preoccupante.
"C'è stata una brusca accelerazione negli esilii, nella Città Dolente; in
particolare prima e seconda generazione."
Il mio cellulare ricevette un messaggio, e la mia mentore mi fece cenni di
guardarlo; lo feci e trasalii; era del Consiglio degli Anziani dell'Ordine, e
confermava i miei sospetti; c'erano stati casi simili in tutto il mondo decine
di migliaia.
Nikeliel mi guardò: "Magister, ho avuto l'ordine specifico di dirti questo:
Estote Parati!" Ciò detto, aggiunse con un sorriso: "mentre i tuoi nonni ti
augurano buona fortuna e ti raccomandano di trovarti una brava ragazza!"
Arrossii. Quell'Angelo riusciva a farmi sentire un ragazzino tutte le volte. Si
sollevò in aria di una decina di centimetri e poi mi disse: "Sinias alosi vaj,
Menilas Prospero."
Io le risposi "Eli sala vaj, Nikeliel-mila!", e lei scomparve lasciando dietro
di sé odore di lavanda e incenso, un suono fievole di campane a festa.
Mi massaggiai le tempie, cercando di venire a patti con la situazione. Non ci
ruiscii e andai a letto, dove i miei sogni furono un'infinita conferenza con
vari membri dell'Ordine;
Mi svegliai riposato ma estremamente sconfortato, poiché non avevo fatto alcun
progresso; tecnicamente era il mio giorno libero , ma solo all'istituto; mi
recai alla sede Fiorentina del Tribunale degli Esiliati.
Avevo tenuto una lezione su quell'istituzione giusto la settimana scorsa e
quindi avevo ricordi molto freschi su di essa; così avevo ben presente chi era
il Giudice in carica a Firenze; Tansarx, un Demone Staffilatore capitano, che
appariva spesso come un uomo anziano dai lunghi baffi bianchi, stile imperatore
cinese, vestito con gusto, e che portava i baffi anche nella sua vera forma,
nella quale però era molto più alto, torreggiando su di me con corna d'ariete e,
soprattutto la lunga e temibile coda uncinata, che in questo momento stava
usando per mettere a posto uno schedario.
"Magister!" mi disse con la sua voce ferma e asciutta non appena entrai nel suo
ufficio, un luogo molto ordinario per essere la sede di un potente Demone.
"immagino tu sia qui per il giudizio di Davorath", disse puntando verso un
calice circondato da croci.
"Si!" gli risposi. "Presumo tu sia stato informato del "piccolo errore" commesso
dal qui presente Duca.
"Errore la mia coda", rispose sbuffando il vecchio demonio. "Un Possessore del
suo rango, semplicemente non lo fa, un errore del genere!" disse, "come si
guarda bene da possedere un mortale di fronte ad un Magister pronto alla lotta."
"Quindi sei d'accordo con me, voleva farsi catturare" gli dissi mentre si
versava con la coda un bicchiere di un liquido denso rossastro che i miei sensi
arcani riconobbero come Vino Stigeo. " Ne vuoi un sorso, Magister?"
Io rifiutai con un sorriso "Magia e super-alcolici sono un pessimo mix, Tansarx.
Il Giudice annuì e tornò al punto:
"Si, Magister, si è fatto catturare, e, evidentemente voleva essere processato
dal Tribunale."
Lo guardai: "mi chiedo perché!"
Il vecchio Esiliato mi guardò in tralice: "Isola la tua mente, Magister, io sono
un telepate di terz'ordine e tu sei più trasparente di Jaraggan."
Arrossii, e creai una barriera magica attorno ai miei pensieri. "A proposito,
come sta il tuo nipotino?"
Lo sguardo del demone divenne impercettibilmente più dolce. "Si chiede quando lo
zio piccolo con gli occhiali, e la pelle rosa tornerà a cena; se lo chiede anche
Jarmaya", sorrisi. "Non penso che Askaragon ne sarebbe altrettanto entusiasta."
Il Giudice sbuffò: "Se il ragazzo ti dà problemi, non esitare ad informarmi, se
pensa di essere troppo grande per una sculacciata, beh, si sbaglia di grosso."
"Non esagerare dai, tieni la coda a posto" lo ammonii. "Comunque, tornando al
nostro Duca, vorrei interrogarlo prima del Processo."
Lui mi guardò " Sarebbe altamente irregolare Magister; ma tanto so che se ti
dico di no, bloccheresti il tempo e lo faresti lo stesso, quindi per evitare di
creare un incidente fra l'Ordine e l'Autorità Demoniaca in Esilio, ti dico di
si."
"Akazak karrraggaz tarrbat!!" L'infernale era una lingua orribile, gutturale e
gracchiante, e mi fece rizzare i pochi capelli sulla cima della testa; a quelle
parole un cerchio di rune rosse si accese attorno al calice.
Vi entrammo dentro entrambi e io rimossi le croci e il sigillo. Il fatto che il
Duca infernale uscendo dal calice che lo imprigionava non tentò né la fuga né di
invadere il mio corpo, ma assunse la sua forma corporea, depose subito a suo
favore.
"Kezza'tagga'revvak Drakka Davorath!" Lo salutò Tansarx con una certa cortesia.
Il mio "Zeggah Drakka" era decisamente piu secco, più che altro, perché parlare
l'infernale mi lasciava sempre un gusto amaro in bocca.
"Kezza' tagga'revvak Minnosk Tansarx, Kezza' tagga'revvak Shattan Prospero!" ci
salutò entrambi il Duca infernale, ricambiando inaspettatamente la cortesia del
Giudice ed estendendomela: "abbiamo molte cose di cui parlare!"
Capitolo 4
"Come ormai avrete capito, mi
sono fatto catturare apposta." Ancora una volta, la sincerità del Duca Infernale
mi sorprese e acuì in me la sensazione che la faccenda fosse davvero grave.
"E riguardo ai ricordi lasciati nella testa del bigotto, ovviamente anche quella
è stata una mossa voluta; ora come ora, non è nel mio interesse che simili,
triviali seminatori di discordia prosperino. "
"E questo ci porta alla domanda fondamentale", disse il Giudice, guardando il
Duca negli occhi. "Qual è questo interesse?"
"La sopravvivenza, ovviamente", rispose il Duca. "La mia, primariamente, e del
resto dell'universo, incidentalmente."
"Spiegati!" dissi io, ansioso di sapere, ma a quel punto successe qualcosa di
davvero strano; il volto del demone si contorse dal dolore e sul suo petto
comparve, come incisa a fuoco una stella a cinque punte rovesciata. Con un urlo
belluino, il Duca Davorath svenne.
"Lucifero, pazzo maledetto!" Imprecò il Giudice "Ha usato un Sigillo del
Tiranno, per mandarlo in coma", mi spiegò. "Ma il Sigillo del Tiranno
richiede..." A quel punto tutti e quattro i nostri occhi si spostarono sul
soffitto al di sopra del cerchio di rune: "...un attivamento a distanza
ravvicinata!" lo dicemmo insieme, dopodichè io focalizzai la mia vista, per
permettere ai sensi arcani di superare l'occultamento soprannaturale e lo vidi,
grande quanto un grosso gatto, il classico diavoletto rosso con le ali, piccole
corna e la coda a punta triangolare, appeso come un ragno al soffitto; Un Demone
Sabotatore;
Tansarx fece appello alle sue prerogative demoniache per individuarlo e con uno
scatto della sua lunga coda lo staccò dal soffitto e lo immobilizzò al suolo
"Sei in arresto, figliolo!" disse il giudice, facendogli apparire un paio di
manette ornate con rune rosse ai polsi sottili; poi lo prese per la coda
facendolo strillare con voce acuta: "lasciami andare, brutto traditore codardo!"
"L'unico posto in cui andrai sarà una cella runica, a meno che tu non voglia
dirci come spezzare quel sigillo!" gli disse.
"Nessuno può spezzare quel sigillo" replicò, ma io risposi: "stai mentendo,
Oghillak." il demonietto si irrigidì ma mentì di nuovo: " non mi chiamo Oghillak!"
Io gli sorrisi "ti chiami Oghillak Manosvelta della DXLIV legione; sono un
Magister, non puoi mentirmi", gli spiegai con calma.
"Su, Oghillak, risparmiati un bagno in un fonte battesimale e rispondi alla
domanda: come si spezza quel Sigillo?" Oghillak si contorse nello sforzo di
trovare una risposta evasiva, ma poi cedette. "Solo un Principe Infernale può
rimuoverlo."Feci cenno a Tanserx di lasciargli la coda e poi gli chiesi: "Chi ti
ha ordinato di metterglielo, Oghillak?"
Lui cercò di nuovo di svicolare, ma quando usavo il nome proprio gli rendevo le
cose difficili. "Una voce dagli inferi, non l'ho riconosciuta, ma sicuramente
qualche pezzo grosso", e a quel punto lasciò andare una bestemmia
particolarmente brutta, tanto da fare alzare le sopracciglia anche al Demone
Esiliato che mi stava accanto; io risposi semplicemente "Camra-kai" e lui perse
la voce. "Così va meglio."
Tanserx chiamò un paio di guardie che portarono il Sabotatore in una cella. Poi
imprecò: "Ma porco Lucifero e tutti i suoi fedeli, e adesso?"
Io avevo rapidamente contattato l'Ordine e avevo avuto conferma che in tutto il
mondo i Demoni catturati la scorsa notte erano stati messi in condizione di non
poter parlare.
"Adesso, cerchiamo di venire a capo di questa faccenda", gli dissi. "Per ora, tu
consultati con gli alti papaveri dell'ADiE, magari esiste una soluzione! Io
adesso, ho bisogno di mangiare qualcosa!"
Mi teletrasportai in un ristorante la vicino che frequentavo spesso da quando
ero un Magister.
Notai due dei miei allievi ad un tavolo, oggi erano liberi anche loro, e notai
con piacere che Carlo e Marta continuavano a socializzare; seduti ai tavoli
c'erano svariati non umani, soprattutto Mannari, nella loro classica forma
ibrida, metà animale e metà umana; conoscevo il proprietario ma oggi lui non
c'era, c'era un ragazzo più giovane, il quale si avvicinò al tavolo e, mentendo
spudoratamente disse: "mi dispiace, ma tutti i tavoli sono riservati."
A quel punto, seguendo la regola non scritta di noi Magister, che era di non
farci mai gli affari nostri in pubblico, mi alzai e dissi: " Non ci sono tavoli
riservati."
Lui mi guardò malissimo: "E lei di cosa si impiccia?" Io gli sorrisi: "Sono un
Magister, figliolo, e quindi, se sento una menzogna, per altro pronunciata per
motivi piuttosto futili, è mio dovere farlo notare."
Lui parve scosso dalle mie parole. "Inoltre ti faccio notare che la
discriminazione razziale, oltre ad essere illegale, va contro la politica del
locale; se non ci credi, faccio una telefonata al signor Mario e te lo faccio
dire da lui."
Al pensiero di poter perdere il lavoro fece buon viso a cattivo gioco, finse di
controllare sull'I-pad e disse, falsamente mortificato: "signori sono davvero
spiacente, ho confuso la tabella delle prenotazioni di oggi con quella di
domani, per farmi perdonare, acqua e birra le offre la casa."
Tornai al mio posto soddisfatto e ripresi a mangiare il mio terzo piatto di
spaghetti alla carbonara.
Intanto ripresi a meditare sulla situazione corrente; era evidente che in
pentola bolliva qualcosa di grosso.
"E non sai quanto, Magister", disse una voce burbera, accompagnata da un odore
pungente di formaggio stagionato. Io sospirai.
"Hork, se ti azzardi ancora a leggere i miei pensieri ti alluviono la caverna di
acqua calda saponata" L'umanoide verdognolo e peloso, dal lungo naso
bitorzoluto, poco più basso della media umana e con grandi orecchie da
pipistrello, sogghignò, mostrando i denti storti e giallastri. "Allora smettila
di pensare con le finestre aperte!"
Rialzai le barriere intorno alla mia mente, quella era gia la seconda volta quel
giorno che mi veniva fatto notare quanto fossi trasparente. Per fortuna non
giocavo a poker.
"Una birra?" gli chiesi. "Una sola?" mi ripose sedendosi.
"Stavi dicendo?" gli domandai. Fece il finto tonto ma bastò un accenno
all'incantesimo per lavare rapidamente le persone per farlo ricordare: "Oh
certo, la faccenda corrente; beh, come ben sai qua sotto", mi disse
picchiettando i piedoni al suolo, è un porto di mare, tutti coloro che non si
sentono i benvenuti quassù sono i benvenuti a Firenze-di-Sotto."
Annuii. "Altra cosa che sai, è che il sottoscritto, in quanto Gran Portavoce del
Popolo delle Caverne a Firenze-di-Sopra, è una persona piena di ottimi
conoscenti." annuii di nuovo.
"Uno di questi buoni conoscenti mi ha confermato un aumento dell'attività
straordinaria dei Demoni Infernali; Sabotatori, Possessori, Staffilatori,
Cacciatori e perfino Assassini, hanno di molto superato Distrattori, Tentatori e
Corruttori."
Io riflettei un attimo su quelle informazioni. "Mmm, sembrano i preparativi per
un'invasione in grande stile, ma come pensa di vincere? L'80 % delle razze
senzienti, comprese quelle magicamente più avanzate, sono alleate."
"La stessa domanda che mi sono posto io" mi rispose lui. "Ma sono sicuro che tu
saprai dare una risposta." Un rumoroso rutto segnalò la sua soddisfazione per la
birra e riempì di raccapriccio una giovane Donna-Cigno che stava soavemente
degustando il proprio pranzo.
La ragazza si voltò indignata e apostrofò Hork: "Cerca di dominarti, lurido
Troll!"
Io mi misi la mano sul volto, giacché Troll era una parola considerata molto
offensiva dai Grangra, il Popolo delle Caverne, e perchè fra loro e le
Donne-Cigno non correva affatto buon sangue.
Hork si voltò verso di lei, la pelliccia improvvisamente ispida come le spine di
un porcospino. "Un Troll, piumino da strapazzo, è una bestia simile ad un
gorilla scaglioso con gli artigli alto quasi tre metri, che caccia qualsiasi
cosa sia in grado di uccidere; mio nonno è stato ucciso da un fottuto Troll!
Quindi, no, io non sono un Troll, e se ti azzardi ancora una volta a chiamarmi
Troll, mi assicurerò che tu impari cosa significa davvero la parola lurido!" e
per enfasi lanciò sulla ragazza qualche goccia dell'olio puzzolente che veniva
secreto dalle sue mani,
La Ragazza-Cigno, bella ed efebica con i suoi capelli argentei e le bianche ali
sulla schiena, non era certo una stupida, ma le difettava il buon senso, e
quindi iniziò a cantare e, con quelle magiche note generò un secchio pieno di
essenze profumate che cadde in testa ad Hork.
Il Grangra strabuzzò gli occhi e si preparò a rispondere al sanguinoso insulto
in maniera appropriata, ma a quel punto intervenni io. "Sha-mi-kai!" Entrambi
furono all'istante colmi di una profonda serenità d'animo, e quindi si
limitarono a ripulirsi, secondo i propri standard, e addirittura accettarono di
sedersi entrambi al mio tavolo. "Signorina, normalmente le Donne-Cigno non
lasciano i propri laghi, quindi deduco che lei abbia una ragione migliore che
litigare con un Grangra"
La Ragazza -Cigno annuì. "Il mio nome è Shanti e sto cercando un Magister di
nome Prospero"
Io sorrisi. "Bene, è il suo giorno fortunato" dissi baciandole una mano: "felice
di conoscerla." Lei mi sorrise a sua volta e mi diede una lettera, era una carta
delicata e decorata elegantemente, sigillata con un cigno bianco incoronato;
aprii, lessi e sospirai. "Sarò felice di averla in classe, signorina." le dissi.
"Grazie Magister". La ragazza se ne andò e non un minuto troppo presto, dato che
l'incantesimo pacificatore ha durata limitata, e Holk mi guardò con livore, ma
poi si calmò sorridendo sardonico cosa che mi fece sbiancare. "Oh si, ora che mi
ricordo, ho un compito ufficiale anche io", disse, prendendo dalla folta barba
una sporchissima sacca di pelle che conteneva una pergamena unta e spiegazzata
con un sigillo di una sostanza maleodorante vagamente simile ad un pugno.
Lo aprii, lo lessi e prima che potessi dire o fare qualcosa, con una scurrile
pernacchia, Holk si era già reso invisibile e dileguato.
"Maremma lilla!" imprecai a modo mio, "non è possibile!!! Dalla caduta del velo,
Donne-Cigno e Grangra non hanno mai voluto partecipare ai programmi
d'integrazione, e dopo sei anni, lo stesso giorno, i pezzi grossi di ambo le
razze decidono di iscrivere entrambi uno dei loro ragazzi alla mia classe, una
delle più affollate e complicate del mondo?" Il mio piccolo sfogo attrasse un
po' di attenzione, e io cercai di calmarmi; da un punto di vista teorico, quella
era un'ottima notizia, ma dal lato pratico... Grangra e Donnne-Cigno sono razze
semi-isolazioniste e fiere di esserlo con un bagaglio culturale estremamente
pesante, e nessuna voglia di adattarsi; mentre una Progenie Stellare, alieno
come poteva essere, capiva la necessità di passare per un umano per evitare
isterismi, Grangra e Donne-Cigno, pur vicini agli umani in molte cose,
assolutamente no.
Tornai a casa e preparai la lezione di domani, dopodichè telefonai ai miei
genitori, e ripromettendo a mia madre di andare a casa loro domenica, e mettendo
a tacere ancora una volta la fortissima nostalgia che sentivo per la mia
famiglia, mi misi davanti al computer, a scrivere un po'. Scrivere mi aiutava a
chiarirmi le idee.
Il giorno dopo sarebbe stato molto complicato. Ma nessuno mi aveva detto che
quel giorno non era ancora finito.
Capitolo 5
Ero appena riuscito a
prendere sonno, quando il mio telefono squillò; era il numero arcano d'emergenza
e dall'altra parte c'era Carlo.
"Pnakn khyta! Taphugh h'htar Ophnagn Prospero!" Ora, i Magister conoscono tutte
le lingue, ma il Releyano è una delle lingue più difficili del creato, e
figuriamoci capirla al telefono con un adolescente in preda al panico, quindi
optai per una soluzione pratica. "Railka-kai!"
L'incantesimo di comprensione dei linguaggi funzionò perfettamente e capii:
"Aiuto Magister Prospero; La stanno portando via!" stavo per fare esattamente
quanto avevo fatto due notti prima ma stavolta mi fermai; Carlo era si un
Adolescente, ma una Progenie Stellare, anche molto immatura, sulla carta poteva
tener testa ad una pattuglia di forze speciali addestrate;
Quindi stavolta avvertii subito l'Ordine e feci una cosa che di solito non
facevo mai, vestii la tunica verde e azzurra dell'Ordine, che aveva svariate
rune magiche tessute sopra; nel frattempo cercai di approfondire con Carlo la
situazione. "Mi hanno messo in una specie di gabbia fatta d'acqua, dalla quale
non riesco ad uscire"
"Che aspetto hanno?" gli chiesi. "sembrano umani, con tuniche bianche e rosse."
A quelle parole ringraziai il Signore per non essermi precipitato là alla ceca.
Coordinai l'intervento con l'Ordine, tuttavia decisi di coinvolgere anche
qualcun altro, visto che secondo me era una trappola per noi Magister.
Apparimmo in otto, ma non perdemmo tempo a renderci invisibili. "Confratelli!"
ci diede il benvenuto una donna dai lunghi capelli neri, la figura femminile
evidenziata dalla tunica bianco-rossa. "Il Quarto Circolo non appartiene più al
nostro Ordine." le dissi "I nostri scopi restano uguali" disse " opinabile,
sicuramente i vostri mezzi violano lo spirito, se non la lettera dei nostri
voti!" le risposi: "minacciare due ragazzini innocenti, per esempio come
contribuisce a mantenere la pace?"
"Sei un po' ingenuo se consideri un servo dei Grandi Antichi un ragazzino
innocente", lei mi rispose. "E tu un po' arrogante se pensi di giudicare
qualcuno che non conosci!"
"Non è possibile salvare tutti, Magister", mi disse, mentre continuavo a
studiarla, facendo lo stesso. "Demoni, Orchi, Progenie Stellari, fra gli altri,
sono intrinsecamente corrotti, e dovrebbero essere contenuti, e non integrati."
Io non potei trattenere un moto di stizza "Questa è una bestemmia! Il nostro
Ordine ha il dovere di dare una chance ad ogni essere senziente; noi siamo i
servitori della conoscenza, noi siamo la voce della ragione, noi siamo i
tedofori della speranza!" sapevo di stare facendo il suo gioco, ma quella donna
stava calpestando i miei ideali più sacri.
"E quando il male è volontariamente ignorante, sordo alla ragione e cieco alla
speranza? Io dico che allora noi dobbiamo diventare la spada della verità, lo
scudo dei deboli, e lo strumento della vendetta delle vittime innocenti!"
"E chi ti ha eretto a giudice, giuria e carnefice? Chi ti ha proclamato divina
vendicatrice? Noi siamo Magister! Siamo maghi, maestri e mastri; noi insegniamo,
indaghiamo, mediamo, proteggiamo, creiamo e scopriamo, noi educhiamo,
conserviamo, consigliamo ed aiutiamo, non giudichiamo, non aggrediamo e non
vendichiamo!"
"Vedo che la tua stessa benevolenza ti acceca; beato te che mai hai conosciuto
il dolore delle vittime eil rimorso del fallimento, ti auguro di non conoscere
mai né l'uno nell'altro. Oggi però, al fine di salvare questa fanciulla" e idicò
Marta, "dovrai rinunciare a quest'essere" ed indicò Carlo. Cominciarono a
salmodiare in Sumerico, ed io e gli altri Magister cademmo in ginocchio.
Carlo iniziò a gridare, in maniera sempre meno umana mentre veniva costretto a
riprendere la sua forma naturale, mentre Marta portava la sua mano alle tempie.
Proprio mentre il rituale stava per concludersi, proiettili studiati per
superare le difese magiche colpirono alle gambe un paio di membri del Quarto
Cerchio. Un gruppo di uomini e donne in divisa dei carabinieri con la sigla
N.O.A.M.S. irruppe nel piazzale dell'Isolotto dove il rituale era in corso. La
donna e gli altri Magister rinnegati, esclusi i feriti cercarono di dileguarsi
ma a loro volta furono bloccati dai Magister, ma la donna ed alcuni altri
riuscirono a fuggire.
Mi rialzai, ignorando il dolore e prestai soccorso a Carlo e Marta; la giovane
Progenie Stellare aveva ripreso il suo terrificante aspetto naturale ma a
nessuno dei presenti interessava; I Carabinieri dei Nuclei Operativi
Anti-Minacce Soprannaturali presero in consegna i rinnegati mentre io mi occupai
di Carlo; i danni fisici che aveva subito erano nulla di fronte ai danni
psichici, ma si sarebbe ripreso; chiamai il console releyano, N'jagamkahattthnp,
detta Nadia, che provvide a portare l'adolescente al sicuro. Marta era
spaventatissima, preoccupata a morte per il suo amico e traumatizzata, ma la
compagnia dei suoi genitori la tranquillizzò.
Quando riuscii a tornare a casa, mancava poco all'alba e dovetti rallentare il
tempo per dormire un po'.
No, decisamente la giornata non sarebbe stata facile, proprio per niente.
Capitolo 6
Il giorno dopo, in classe, la
tensione era palpabile: nel giro di una settimana c'erano state ben due
aggressioni ai danni di loro compagni. Paradossalmente però i due grandi rivali
della classe Askaragon e Terakasiel una volta tanto sembravano d'accordo.
"Se mi capitano a portata di coda li faccio a pezzi!" dichiarò il giovane Demone
mentre la classe discuteva degli eventi della sera prima e a sorpresa Terakasiel,
con un trasporto che raramente gli avevo sentito usare, aggiunse: "E faresti
bene; io non esiterei ad arrostirli!"
Il Signore scrive diritto anche sulle righe storte, pensai, e forse qualcosa di
buono poteva scaturire dalla follia dei miei ex-confratelli.
"Va bene, ragazzi, oggi parliamo di..." invocai un'illusione e comparvero delle
mappe del mondo: "geografia", sorrisi "Ora, ragazzi, questo è come noi umani
vediamo il mondo." era la mappa ufficiale del 2012.
"Ora, il nostro mondo, con la Caduta del Velo, si è dimostrato un po' diverso:
"E questa, ragazzi, è
soltanto la superficie", dissi loro. "Ci siamo anche accorti che il nostro mondo
oltre a molte terre emerse in più conteneva numerosi reami nascosti. Uno per
tutti, i Regni-di Sotto del Popolo delle Caverne. E chi potrebbe parlare di
queste terre se non il Tark Kalk Kronk Boccanera?" Invitai il mio nuovo allievo
Grangra a raggiungermi alla cattedra. Tark era un Gangra sorprendentemente
timido e piuttosto pulito, per gli standard del popolo sotterraneo.
Quando esordì con un peto la classe, con solo qualche eccezione, sghignazzò e
lui sorrise: "La tradizione Grangra l'abbiamo rispettata", poi riprese: "Ora, i
Regni di Sotto. Sono una confederazione che riunisce tutti i 634 regni Grangra."
Estrasse dalla folta peluria una grande mappa, meno unta dello standard Grangra,
e me la fece appendere alla parete.
Nonostante la cartapecora puzzolente su cui era disegnata, la cartina mostrava
nel dettaglio la rete di cunicoli che attraversava il mondo e faceva dei Grangra
i padroni del sottosuolo. Indicò un sistema di caverne: "Qui sotto vivono i
miei, questa è l'Italia di Sotto."
Aveva preso un'altra cartina che mostrava Firenze-di-Sotto; dopo un altro rutto,
ormai assodato, tipico intercalare Grangra, proseguì: "Firenze-di-Sotto si trova
a cinque chilometri dalla superficie, ed è una delle città-stato Grangra più
grandi del mondo; oltre 60.000 Grangra vivono tra le sue solide murai" Askaragon,
da buon demone, non riuscì a trattenersi: "Un po' pochini", commentò.
Tark gli schioccò un sorriso a sessantaquattro denti, rigorosamente storti e
gialli, e spiegò: "Per un popolo che genera un figlio ogni 50 anni, siamo anche
troppi. E tu dovresti saperlo bene." I demoni avevano un grosso problema di
fertilità, anche se ampiamente compensato dalla semi-immortalità.
Askaragon annuì ,ma prima che Tark potesse riprendere sentii un suono simile ad
un'esplosione nella palestra dell'istituto. Congelai i ragazzi nel tempo, e
uscii dall'aula, dopo averla circondata da un campo di interdizione che avrebbe
mantenuto i ragazzi al sicuro fino al mio ritorno.
Raggiunsi la palestra, la cui porta era aperta; l'odore era un misto di zolfo e
metano, e questo significava una cosa sola..... Draghi!
Si, Draghi Rossi, per essere precisi, quattro, in forma draconica ovvero
lucertole alate grandi come cavalli che di fronte al resto della loro classe si
stavano esibendo nel loro sport preferito, Pallafiamma; una specie di pallavolo,
che però si gioca con una palla di fuoco di drago concentrato, altamente
esplosivo; la palestra è attrezzata per essere insonorizzata ed ignifuga, ma una
palla di fuoco che colpisce il soffitto reiterate volte un po'di rumore lo fa,
specialmente se mi lasciano la porta a aperta; dopo aver resistito alla
tentazione di trasformare il collega responsabile di quella classe in un tappeto
e sbatterlo, tornai in classe.
Feci ripartire la lezione, come se nulla fosse, anche se gli alunni più
percettivi si accorsero di quello che avevo fatto, ma non indagarono, e gliene
fui grato.
Gli eventi dell'altra notte erano ancora vividi dentro di me; anche se non era
morto nessuno, mi sentivo in colpa, e sapevo che avrei dovuto fare qualcosa.
Già, ma che cosa?
Capitolo 7
La lezione proseguì senza
altri incidenti, e dopo pranzo mi riunii ai miei colleghi Magister
dell'Istituto; eravamo sette uomini e otto donne e discutemmo lo stato delle
varie classi. Maria Montessori, una delle nostre Magistre piu brave, ci informò
allora di un problema occorso: un giovane Elfo di nome Allwyn non veniva più a
lezione da alcune settimane; "l'anno scorso" ci spiegò " Allwyn non era mancato
nemmeno un giorno; quest'anno, invece, è venuto solo il primo giorno, e i miei
sensi arcani mi hanno avvisato che c'era qualcosa che non andava ma non ha
voluto parlarne; ma sono sicuro di aver intravisto dei lividi.
"D'accordo, dobbiamo indagare, ma tu, Prometeo, verrai con me! Hai una testa più
fredda della mia, e, che Dio non voglia, se dovessimo scoprire che qualcuno
picchia il ragazzo, mi impedirai di violare il Primo Voto in maniera grossolana;
sono abbastanza stanco di vedere ragazzi minacciati e maltrattati!"
I miei colleghi annuirono, e Prometeo mi assicurò: "Vai tranquillo, Prospero;
male che vada, la scomunica dall'ordine la si prende insieme!"
L'altro argomento della discussione era l'organizzazione dell'annuale Cena
Inter-specie dell'Istituto, un'occasione di convivialità e di incontro
culturale.
"Bisognerebbe trovare un modo per includere anche chi ha necessità alimentari
particolari, quest'anno", propose Prometeo; io annuii.
Al termine della riunione, io e Prometeo ci recammo all'Ospedale di Careggi,
sezione Pazienti con Anatomia non Umana; La camerata in questione era quella per
le taglie Enormi, dai 4,5 ai 6 metri di altezza. Qui, il nostro Carlo, nella sua
forma naturale, si stava riprendendo; il padre di Carlo, nome umano Franco, era
una persona piuttosto amichevole per essere un colosso di 5 metri con una selva
di tentacoli davanti alla bocca ed ali immense da pipistrello e una possibile
dieta psicofaga, almeno nel passato.
"Ci sono novità?" chiese a noi due.
"Non ancora!" risposi. "L'unica informazione riguarda il rito usato su suo
figlio." Spiegai: "se non fosse stato interrotto, avrebbe causato in lui una
catatonia permanente." I tentacoli di Franco fremettero dalla rabbia. "E la
ragazza avrebbe sviluppato un'intolleranza arcana per la vostra specie." I
fremiti aumentarono.
"Quindi lo scopo di quei pazzi era impedire che quella Marta potesse sviluppare
un'amicizia con la mia specie?"
Annuii. "Per i sogni di Azathot, ma bisogna essere crudeli per fare una cosa del
genere!" sbottò.
"Sono d'accordo!" risposi.
" Beh, non ci sono riusciti", mormorò Carlo dal letto, si era appena svegliato.
Io e Prometeo gli sorridemmo. "Marta è gia venuta a trovarmi", disse Carlo, e i
suoi tentacoli assunsero una strana posizione arricciata, probabilmente
l'equivalente di un sorriso."Ne sono lieto", gli dissi: "presto tornerete
entrambi in classe. Inoltre ti informo che l'incanto di protezione che scherma
le menti non abituate dagli effetti collaterali del vostro vero aspetto è stato
esteso al nostro istituto, quindi quando tornerai non avrai bisogno di
camuffarti da umano." L'arricciamento si fece più intenso.
Una creatura insettoide grande quanto un umano vestito da infermiere entrò nella
stanza. "L'orario delle visite è finito, signori, chi non è parente di un
paziente è pregato di accomodarsi in sala d'attesa." Io e Prometeo annuimmo al
Migo-infermiere e lasciammo l'ospedale, per recarci in Piazzale Michelangelo
dove si trovava la Villa dei Caelwaynn, la famiglia di Allwyn. Un cameriere
umano ci aprì e ci annunciò al padrone di casa con evidente titubanza.
L'aristocratico Elfo sembrava uscito direttamente dai film di Peter Jackson, non
fosse stato per gli abiti moderni e per lo sguardo; nemmeno lo sguardo dei
Demoni mi aveva mai inquietato come quello di Lowayn Caelwaynn. Ci sorrise, ma
il suo sorriso non arrivava agli occhi e ci disse: "Buongiorno Magister. come
posso aiutarvi?"
"Vorremmo parlare con suo figlio Allwyn." Lui scosse il capo: "Mi dispiace, ma
non sarà possibile, Allwyn è ad Avalon, perché ha contratto una malattia rara
curabile solo sull'Isola dell'Eterna Primavera!"
L'aristocratico Elfo mentiva molto bene, tanto da ingannare anche i sensi
arcani, almeno in superficie; ma essendo già in sospetto, sia io che Prometeo
avevamo lanciato un incantesimo per non essere ingannati, e quindi fummo
consapevoli della sua menzogna. "Beh, me ne dispiaccio" gli dissi. "Se mi
permettesse di usare il bagno ne sarei felice. "Certo, usate pure il bagno di
servizio al primo piano!" assentì con sussiego. Mentre il servitore mi scortava
in bagno, Prometeo iniziò ad adulare l'Elfo distraendolo con uno sperticato
elogio del superiore gusto artistico del suo popolo.
Io intanto percepii un conflitto nell'animo del cameriere e quindi dissi "Lain-kai!"
subito l'incantesimo calmante ebbe effetto, e la paura fu messa a tacere. "Magister,
io... io devo dirle di non fidarsi di Lord Lowayn! Non so dove sia, ma il
signorino Allwyn non è mai uscito da questa casa, e non è mai stato malato!"
Annuii, e entrai nel bagno, mi chiusi dentro e dissi "Olwar-kai" il mio corpo
restò seduto sul water mentre la mia mente, il mio spirito e la mia magia
assunsero forma argentea; in forma Astrale, potei facilmente esplorare la villa,
e, elusi i sistemi di sorveglianza, individuai una cella sotterranea; qui,
incatenato al muro in condizioni a dir poco pietose, trovai il giovane Elfo.
Tornai rapidamente nel mio corpo materiale, uscii dal bagno e scesi le scale.
Potevo sentire Lowayn vantarsi delle conquiste del suo popolo; sentii forti
difese magiche provenire dalla porta dello studio privato del Lord; "Zaki-kai!"
un gessetto comparve dal nulla ed iniziò a tracciare rune sulla porta con una
calligrafia infinitamente migliore della mia; attivai le rune con la mia magia,
e le difese magiche furono soppresse; aprii la porta e in pochi istanti
individuai un meccanismo che fece aprire una libreria; quello che non avevo
messo in conto era che ci fosse un sistema d'allarme mondano, collegato alla
porta segreta. Maledii la mia stupidità, bloccai magicamente la porta ed entrai
nella sala sotterranea percorrendo una scala a chiocciola, dove trovai la cella
di Allwyn.
Disattivate le difese magiche aprii la porta della cella del ragazzino, che solo
per gli orecchi a punta si distingueva esteriormente da un ragazzino di undici
anni umano; il suo corpo era ricoperto di lividi e ferite, ebbe appena la forza
di alzare la testa e di chiedermi "Chi siete?" con una voce flebile e impaurita.
"Sono un Magister, piccolo, e tra poco sarai fuori di quì", gli dissi aprendo i
ceppi che lo incatenavano.
Mi cadde riverso fra le braccia, mormorai un "Sai-kai" per lenire il dolore che
provava, e lo portai fuori; non potevo teletrasportarmi da là dentro, quelle
difese magiche erano legate alle fondamenta della casa e fuori dalla mia
portata.
Arrivai nello studio giusto in tempo mentre la porta veniva sfondata e Lord
Lowayn entrò nella stanza, una spada di pregevolissima fattura nella mano destra
e uno scettro ligneo ornato di rune, altrettanto pregevole e crepitante di magia
nell'altro: "Lasci andare mio figlio, Magister!"
"Non ero io a tenerlo prigioniero!" puntualizzai, mentre mettevo a sedere il
bambino su una sedai, dopo averlo protetto magicamente.
"Quello che ha fatto è contrario a tutte le leggi", sbuffò.
"Le leggi umane non hanno valore per me." Io lo guardai: "non mi risulta che le
leggi degli Elfi consentano il sequestro di persona e la tortura dei bambini."
Ancora una volta sbuffò: "stavo solo disciplinando mio figlio! Del resto non
potevo tollerare tutte quelle nozioni di uguaglianza con le quali gli avete
riempito la testa al vostro istituto l'anno scorso, e lui si rifiutava di
obbedirmi!"
"Shàllias vanara!" lo insultai in Elfico, il che, effettivamente ebbe l'effetto
voluto. "Ti vanti di appartenere ad una civiltà plurimillenaria, già antica
quando noi umani abitavamo nelle caverne, eppure ti accanisci con la ferocia di
una belva idrofoba sul tuo stesso figlio; nemmeno gli Orchi sono mai arrivati a
simili bassezze!" A quelle parole mi lanciò un raggio infuocato che si infranse
sulle mie difese, e poi mi mi si lanciò addosso, usando la spada.
Le lame elfiche potevano facilmente attraversare le difese magiche, ma io
trasformai la mia pelle rendendola simile al diamante; Poi colpii con violenza
l'elfo schiantandolo contro la parete. Gli calciai via lo scettro magico dalle
mani, e provai ad immobilizzarlo magicamente, ma non me ne diede il tempo, mi
fece cadere a terra, attivò la piena potenza magica della sua lama e mi sferrò
un fendente che sarebbe stato fatale se mi avesse colpito. Ma così non fu,
perchè prima che potesse farlo venne colpito in piena testa da un pesante vaso
lanciato dal suo maggiordomo.
"Lord Lowayn, io mi licenzio!" disse l'uomo contemplando il suo ormai ex datore
di lavoro steso sul pavimento."E il mio nome è Gianpaolo, non Servo, né Umano!"
Dopo aver neutralizzato l'ignobile aristocratico, affidai a Gianpaolo il giovane
Allwyn, e mi presi cura del povero Prometeo che era stato messo fuori
combattimento dall'Elfo appena era scattato l'allarme.
Chiamammo i Carabinieri del NOAMS e due Magister affiancati ai servizi sociali e
tornammo, esausti e soddisfatti alle nostre case. Questa vicenda peraltro mi
aveva dato un'idea per la lezione del giorno dopo.
Capitolo 8
Il giorno seguente sorpresi i
miei ragazzi portando in classe tre testimoni di integrazione più o meno
riuscita. "Permettetemi di presentarvi Marco, mio vecchio amico", che avevo
scoperto da poco essere un Pipistrello Mannaro, "oggi chef di successo;
Gianpaolo, il cameriere, che ha accettato di diventare genitore affidatario di
Allwyn, giovane Elfo", e che era stato assunto due anni prima dalla madre di
Allwyn, "vivendo per oltre due anni fra Firenze ed Avalon", prima che la donna
si ammalasse e morisse, e Lorwayn prendesse il controllo di tutte le attività di
famiglia e decidesse di imporre al figlio un educazione xenofoba, che il
ragazzino aveva rifiutato; "e Mukatar," il Migo, anzi Mi-go, come era corretto
dire, infermiere che lavora nel reparto anatomia non umana e malattie
sovrannaturali di Careggi."
I ragazzi iniziarono subito a fare molte domande, alle quali i miei ospiti
risposero volentieri; l'esperimento fu indubbiamente un successo, dopodichè
congedai i miei ospiti e chiesi ai ragazzi di scegliere per la prossima volta un
amico di specie umana, e di parlare di lui.
All'ora di pranzo, Padre Aquinates venne a chiamarmi e mi portò nella cappella:
"Guarda se riesci a convincerlo, deve mangiare e riposarsi."
Ignazio Bartucci stava recitando il rosario in ginocchio, ma quando mi vide
smise all'improvviso, si gettò ai miei piedi mormorando scuse.
Lo feci rialzare, potevo percepire chiaramente il suo dolore; percepivo
chiaramente anche che, pur non avendo accesso conscio ai ricordi che il Duca
Infernale gli aveva lasciato nella mente, era perfettamente al corrente della
verità sull'inferno, e sul fatto che le sue azioni lo stavano conducendo
direttamente là.
"Padre Ignazio", scosse il capo. "No, non sono più un padre, sono un eretico, un
assassino e uno scandalizzatore; meglio sarebbe per me che mi si legasse una
macina al collo e mi si buttasse nel fiume!"
"Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva!" Gli risposi
io. "Apra il suo cuore a Dio, e vedrà che lui non esiterà ad entrarvi."
Lo lasciai con Padre Aquinates per la confessione.
"Sarebbe più facile così, non trovi?" Mi fece notare Isaac mentre uscivo.
"Sarebbe anche una violenza inimmaginabile al libero arbitrio di ciascuno!" Gli
feci notare io.
Lui annuì e andammo a pranzo insieme. "Ecco cosa avrei in mente per la gita di
dopodomani....." approvai la sua idea, ma, qualcosa, nel profondo del mio
spirito, mi rendeva inquieto. Cosa fosse, l'avrei scoperto ahimé solo troppo
tardi.
Capitolo 9
Quello precedente era stato,
finalmente un giorno tranquillo, che avevo trascorso in famiglia, nella casa dei
miei nonni in campagna, mangiando in allegra compagnia; a vederli tutti riuniti
e in salute, ringraziai il signore una volta di più per i suoi molti doni,
inclusa quella magia che tanto bene aveva fatto alla mia famiglia; i miei nonni
materni erano vivi ed in buona salute, stesso dicasi per la sorella di mio padre
e suo marito; mio zio materno era libero da quel disturbo bipolare che tanto lo
aveva fatto soffrire, e mio cugino era libero da quella malattia rara e
terribile che è la Sindrome di Dravet, e aveva fatto progressi rapidissimi nel
recupero di quanto aveva perduto negli anni a causa di tale male.
La mia famiglia era riunita, di fronte ad abbondanti porzioni di tortelli
mugellani, i migliori di tutti e ancora una volta non potei fare a meno di
pensare che la caduta del Velo avesse sì causato molti problemi, ma ne avesse
anche risolti molti altri, permettendo all'umanità grandissimi progressi nella
qualità della vita.
"Zio, zio!" mi chiamò il figlio di mia cugina: " zio ci fai vedere una magia?"
Io sorrisi, e con una parola lo feci levitare, con sua grande gioia.
Sì, quella era stata una bella giornata che mi sarei ricordato a lungo; tornato
a casa la sera, dopo aver riportato a casa i parenti che vivevano più lontano,
dormii con soddisfazione.
Il giorno dopo, io ed Isaac Newton portammo le nostre classi in gita alla nuova
Specola, un museo nato di recente con il preciso scopo di aumentare la reciproca
conoscenza fra umani e non umani.
Era un edificio molto bello, costruito mescolando alta tecnologia e magia, ed
era diretto da un membro del Consiglio degli Anziani dell'Ordine dei Magister,
autonominatosi Linneo; costui era un insigne antropologo prima della caduta del
Velo, e oggi come allora era in prima linea per diffondere la conoscenza
reciproca fra i popoli.
L'edificio della Nuova Specola sorgeva al posto di un'area industriale dismessa
su quattro piani e quattro ali, che circondavano uno splendido giardino
botanico.
Il direttore Linneo in persona ci accolse nell'atrio sorridendo "Benvenuti a
tutti!" Io e le mie dieci copie salutammo il direttore, così fecero Isaac e le
sue.
Il direttore ci contò, dopodiché a sua volta si moltiplicò e ci divise in
quattro gruppi, mandando ciascuno in un ala; l'ala est era la prima per il mio
gruppo, ed era l'ala riservata alle specie senzienti non umanoidi.
Tuttavia, mentre mi avviavo dietro al direttore non potevo fare a meno di
pensare alla sensazione di due giorni prima; ahimé, non mi stavo preoccupando
invano.
Capitolo 10
"Magister, le dispiace....?"
Mi chinai verso il pavimento dove sorrisi a Jamal, uno dei miei studenti, un
Naga, ovvero un serpente dal volto umano, molto interessato a come noi umani
vedevano la sua specie; ma per un serpente di circa due metri, era complicato
stare al passo di bipedi e quadrupedi, specie su e giù per le scale e quindi,
dopo aver aumentato magicamente la mia forza lo feci arrotolare attorno al mio
busto; contrariamente alla vulgata il corpo verde-oro del Naga non era né
viscido né ruvido come la carta vetrata, sembrava piuttosto del cuoio ben
lavorato.
I Naga avevano una notevole forza nelle loro spire, ma il ragazzo, per fortuna,
non aveva intenzione di strangolarmi, e potei tranquillamente trasportarlo al
secondo piano tramite la scalinata panoramica; c'erano gli ascensori ma
oggettivamente l'uso delle scale era molto più suggestivo, inoltre alcuni pezzi
della collezione erano disposti sulle scale.
Jamal guardava rapito e il suo entusiasmo era contagioso. "Sembra quasi che tu
non abbia mai visto nulla del genere, Jamal." Lui emise un leggero sibilo di
imbarazzo. "In effetti, Magister, è così." Non avrei insistito, ma lui,
spontaneamente, mi rivelò:
"I miei hanno lasciato l'India per una faida prima che io nascessi e, al di
fuori della mia famiglia non so quasi nulla delle tradizioni e della cultura
Nagaji. Si, alcune cose le conosco, ma non ho mai visto una delle nostre città,
per esempio, e conosco poco della nostra arte, i miei non avevano molti Nasha."
Io annuii, e lo sguardo mi cadde su uno dei sunnominati cristalli, che i Naga
usavano come noi usiamo i libri; erano a forma di spirale, e, come segnalavano
le didascalie, il colore codificava il tipo di informazioni raccolte nel
cristallo, che poteva essere letto dai Naga attraverso la lingua.
Marta, che era nel gruppo con noi, sembrava invece interessatissima alla sezione
dedicata alle Progenie Stellari; guardai Isaac che prendeva ampi respiri come
una persona in preda al mal d'auto, le intelligenze spiccatamente matematiche
come la sua facevano difficoltà ad adattarsi al design Releyano; il fatto che le
sale fossero incantate in modo da essere più grandi all'interno che fuori,
sicuramente non aiutava.
Fu quando arrivammo alla sezione Unicorni che tutti i miei sensi Arcani
impazzirono.
Sia Isaac che Linneo erano nella stessa situazione, percependo quanto me
l'imminente distorsione nello Spazio-Tempo.
L'anziano mi guardò: "Portate i ragazzi al sicuro!" Subito ci accorgemmo che
l'intero edificio era stato interdetto al teletrasporto, e allora blindammo
magicamente i ragazzi nelle sale sicure, e ci preparammo a combattere.
Prima di vederli, ne percepimmo la malevolenza. Erano tanti; forse un'intera
colonna, 666 Demoni, la gran parte Staffilatori ed Assassini, ma anche
Cacciatori e Torturatori; il Colonnello in persona era schierato in prima linea,
e sudai freddo, perché ahimé lo conoscevo dai tempi dell'addestramento.
E ovviamente Shaggat si ricordava bene di me; ora, avere davanti a me, ritto fra
due file di tizzoni d'inferno di varie dimensioni, anche un umanoide di quasi
tre metri, dalla pelle color cenere, con una coda uncinata lunga quasi sette
metri, enormi corna da ariete bitorzolute, e una spada mostruosamente grande e
seghettata, crepitante di fulmini, con il seguente bestione, che ringhiando mi
puntala spada contro e mi dice: "Divorerò la tua carcassa e defecherò la tua
anima fra le fiamme dell'Inferno!", devo ammetterlo, mi turbò alquanto; ma devo
dire che nulla mi poteva rincuorare di più che vedere il suddetto bestione
beccarsi, insieme a tutta la sua banda, l'equivalente sonoro dell'eruzione del
Krakatoa nella forma di un possente impulso sonico esploso da Isaac nelle loro
orecchie.
Sono abbastanza sicuro che il Demone non sentì Linneo mentre dichiarava:
"Spiacente, il ristorante è chiuso! Dar-mar-kai" e distruggeva brutalmente la
forma corporea di quasi tutti i soldati semplici facendoli implodere.
Ora, i Magister non sono soldati, ne tantomeno guerrieri; detto questo, non è
mai una buona idea farci girare i corbelli, e in quel momento, al pensiero di
quello che quel macellaio sulfureo avrebbe potuto fare ai miei alunni mi aveva
fatto decisamente perdere le staffe.
"Dar-zerok-itar-kai!" L'aria intorno a Shaggat esplose violentemente, mandando
il Colonnello della IV Legione a sbattere su una parete.
Evitai le fauci di un Cacciatore e gli Artigli di un Torturatore, e mandai un
paio di linee demoniache a sbattere sulla ricostruzione di una radura-rifugio
degli Unicorni Azzurri himalayani, il che mi valse un mezzo rimprovero bonario
da parte di Linneo.
Ce la stavamo cavando abbastanza bene, poi mi resi conto di una cosa allarmante;
stavamo combattendo con poco più di cento demoni nella vasta sezione dedicata
agli Unicorni, anche sottraendo i soldati semplici annientati all'inizio; dove
diavolo erano gli gli altri?
I ragazzi sarebbero dovuti
essere al sicuro, in linea teorica; il problema è che i Demoni Sabotatori erano
molto bravi a mettere in crisi le teorie nella pratica.
Lavorando di concerto, un gruppo numeroso di quelle piccole vipere stava
sfondando le difese.
Queste erano le informazioni succintamente comunicatami dalle mie copie lasciate
a difesa delle classi. "Maremma lilla!" esclamai; "Linneo, Isaac, dobbiamo
uscire dallo stallo, o riusciranno a prendere i ragazzi."
Sul volto di Linneo si dipinse una cupa determinazione, e io capii
immediatamente le sue intenzioni. "Troviamo un altro modo!" Ma i Demoni
attaccarono in una nuova ondata costringendoci alla difensiva.
"Isaac, Prospero, spezzate quella barriera", Linneo ci ordinò, dopodichè tracciò
una runa circolare sulla sua fronte; una luce verde brillò negli occhi del
magister-antropologo.
Un'improvvisa ondata di forza mandò gran parte dell'armata demoniaca a sbattere
contro il muro. L'energia magica proruppe dal corpo di Linneo il cui abito si
lacerò mentre lui si trasfigurava.
"Quindi è questa la forza dei Magister anziani!" notò Shaggat, con una sobrietà
rara per il Demone. "Bene Magister, accetto la sfida!" disse caricando Linneo
con la sua spada in pugno, mentre Linneo evocava dal nulla una spada di luce,
bloccando il primo affondo.
Io ed Isaac iniziammo ad attaccare l'interdizione demoniaca dall'esterno; il
problema è che trovammo qualcuno che ci stava ostacolando, direttamente dal
piano astrale.
A quel punto entrai nel piano Astrale e li vidi, i quattro Demoni Corruttori,
gli stregoni delle armate infernali, e attirai la loro attenzione. "Dar-tevar-kai!"
L'esplosione ebbe l'effetto desiderato e ora avevo la loro attenzione: tutta la
loro attenzione. Alti quasi due metri, i Demoni Corruttori hanno l'aspetto di
umanoidi fatti di ombre con quattro occhi rossi sul loro volto; erano
decisamente inquietanti, mentre fluttuavano verso di me, salmodiando in
Infernale.
Concentrai la mia attenzione su quello più vicino "Ka-azgral-kai!" Subito sparì,
costretto alla forma corporea e prontamente incenerito da Isaac. I Demoni
Corruttori sono molto deboli nel piano materiale.
Gli altri tre alzarono le difese, e ripetere il trucco era impossibile, ma ne
avevo un altro.
"Zin-tav-kai" Un disco di luce argentea dal diametro di un metro decollò dalla
mia mano e saettò tranciando il cavo argenteo che partiva dalla nuca del demone
tranciandolo. Immediatamente il Demone con un urlo belluino fu inghiottito da
una spirale di fiamme ed oscurità.
Era un gioco che si poteva fare in due, e i due demoni mi lanciarono contro
simili attacchi, costringendomi alla difensiva; perdere il Filo d'Argento
avrebbe significato la mia morte, e quindi dovevo difendermi.
Poi, all'improvviso, ci fu una risonanza astrale, un fenomeno simile ad un
terremoto, o ad un maremoto.
Avevo vinto, e tornai subito al piano materiale; l'interdizione era caduta e
immediatamente provvidi a portare al sicuro i miei studenti.
Linneo e Shaggat nel frattempo erano al culmine della loro battaglia, nero icore
e sangue rosso si mescolavano mentre colpi violenti degni di un duello medievale
erano intervallati da scariche d elettricità e potenti incantesimi offensivi;
"Hai perso Shaggat, i ragazzi sono salvi!" Linneo esclamò, e Shaggat ringhiò:
"forse, ma le vostre vite saranno un eccellente premio di consolazione.
Rimuovere i limiti ha un prezzo, Magister, e tu, probabilmente morirai lo
stesso. Permettimi di aiutarti nel processo!" All'improvviso, fintando
l'assalto, lo avvolse nella coda e lo immobilizzò. I Demoni iniziarono a sparire
tutti e questo mi mise in allarme " A questa distanza, e con tutte le energie
che avete investito, siete spacciati tutti e tre! " Il suo corpo iniziò a
crepitare e io sapevo ciò che stava per fare.
Resi l'anima al Signore, solo Linneo aveva abbastanza energia per
teletrasportarci via tutti e lui era bloccato, ma io potevo fare qualcosa per
Isaac: "tua moglie non ti perdonerebbe mai se ti facessi uccidere, amico mio!"
con le ultime forze lo teletrasportai via, quindi chiusi gli occhi e mi preparai
a morire, quando la forma corporea di Shaggat esplose violentemente, con la
forza di una tonnellata di tritolo. Ma prima dell'esplosione udii con chiarezza
le parole "Barmet-kai!"
Quando riaprii gli occhi, non ero morto, e capii perchè vedendo il corpo del
demone completamente congelato, come se la violenta esplosione fosse stata
ricacciata indietro e soffocata; il corpo del Magister Linneo sembrava intatto,
ma io sapevo che non lo era; i miei sensi arcani confermarono tale certezza,
vidi un giovane dai capelli rossi, dal volto carico di misericordia, e
compassione, con grandi ali bianche che toccava il corpo di Linneo, e vidi
Linneo trasfigurarsi e ringiovanire.
"Arrivederci, Magister!" mormorai, mentre le lacrime solcavano il mio volto.
"Lui mi sorrise, ed entrambi sparirono in una luce accecante. Mi inginocchiai, e
piangendo, pregai il Signore, lodandolo per l'altruismo del Magister che aveva
dato la sua vita per salvarci tutti, e in particolare me.
La Guerra Luciferina era iniziata, e questa non era che la prima vittima,
purtroppo.
"No!" Lo dissi con tutta la
fermezza che potevo manifestare, nonostante fossi ancora scosso per la morte di
Linneo.
Il Consiglio dei Magister si era riunito nel piano astrale in sessione
straordinaria, e aveva preso atto dell'aggressione diretta scatenata
dall'Inferno. Gli angeli del Paradiso erano intervenuti ma avevano scoperto, con
grande costernazione, che l'Inferno era riuscito ad aggirare i piani di
transizione, il piano astrale, il regno delle ombre e il mondo dei sogni.
In pratica aveva aperto portali direttamente nella dimensione materiale. Come ci
erano riusciti, gli Angeli non avevano potuto dircelo.
Il consiglio propose l'interruzione delle lezioni, ed era a quello che io avevo
opposto il mio più fermo rifiuto. "C'è un motivo per cui il primo obiettivo di
Satana siamo stati noi!" esclamai: "interrompere le lezioni vorrebbe dire fare
il suo gioco!"
"Questo però", intervenne Magister Paracelso, il Presidente del Consiglio degli
Anziani, "esporrebbe ad alti rischi i ragazzi!"
Fissai quell'uomo anziano e dallo sguardo gentile. " Magister, sa meglio di me
che nessuno meglio di noi può difenderli." Lui annuì. " dici il vero!" Poi
aggiunse: "avremmo bisogno però di più alleati!"
"Il Trattato di Gerusalemme non prevede un'eventualità del genere" puntualizzò
un Magister: "abbiamo bisogno di creare un'alleanza militare!" disse un'altra.
"Ogni Nazione, umana o no, ha iniziato a prendere delle contromisure per la
magia e le minacce sovrannaturali", fece notare un Anziano, "ma nessuno di loro
collabora volentieri con l'Ordine, almeno a livello generale! Collaborano con i
Magister locali, con un po' di fatica, ma qui parliamo di un'alleanza militare
generale."
"Questo è un buon inizio ma non basterà!", replicai io con decisione: "se
vogliamo vincere, ci servono anche i non umani!"
"Magister, inserire gli scambi culturali obbligatori e le collaborazioni
intellettuali nel Trattato di Gerusalemme è stato gia abbastanza difficile" mi
chiese Paracelso. "Come potremo far combattere fianco a fianco popoli che si
odiano da millenni, anche ammesso che riusciamo a riunire le nazioni umane, cosa
che non è scontato affatto?"
"Faremo quello che facciamo meglio, Magister" gli ribattei io: "li faremo
ragionare, e se non ci riusciremo..... bareremo!"
Il consiglio e gli altri colleghi approvarono con una risata il mio riferimento
al motto non scritto dell'Ordine.
"D'accordo, Magister" si arrese Paracelso: "mi pare chiaro che a contattare i
Grangra ci devi pensare tu!" Io sospirai ma me lo aspettavo, ero in buoni
rapporti con molti esponenti d'alto rango del governo di Firenze-di-Sotto che
era una delle città più importanti della Confederazione.
"L'alleanza dovrà essere la più ampia possibile", riprese Paracelso, "chiunque
non sia alleato dell'Inferno deve stare dalla nostra parte."
Il mio istinto iniziò a martellare come un allarme anti-incendio. "Magister, non
puoi intendere quello che temo!" gli replicai. "Non dopo quello che è successo
tre giorni fa!"
Paracelso sospirò: "Mi dispiace, Prospero, ma non c'è scelta; dobbiamo parlare
anche con loro!" molti Magister si unirono alla mia indignazione, ma alla fine
la linea di Paracelso fu approvata. "Tratteremo anche con il Quarto Circolo!"
Fossi stato uno con il vizio della bestemmia, avrei tirato giù il Paradiso
intero; per mia fortuna, mi limitai a tornare nel mio corpo e a fare esplodere
un paio di soprammobili, perchè non ero affatto contento. No, per niente.
Capitolo 13
I funerali di Linneo si
svolsero in contemporanea a quelli di tutte le vittime dell'assalto satanico in
una diretta mondiale e furono prese imponenti misure di sicurezza; ammirai la
compostezza della moglie del defunto, una donna minuta, capelli d'argento e
occhi cerulei.
Padre Aquinates celebrò il rito, e tenne un'omelia molto bella, in cui mise in
risalto i valori per cui Linneo aveva dato la propria vita, quei valori
minacciati dall'intolleranza e dal desiderio di potere; mentre pregavo, non
potevo fare a meno di notare l'ipocrita presenza di numerosi esponenti della
Lega Umana.
Pregai il Signore di darmi la pazienza, e non la forza, se mi dava la forza
facevo una strage, e non sarebbe stato per nulla appropriato.
Nonostante ciò, fu una splendida cerimonia, dopo la quale decisi di approfittare
della presenza del mio vecchio amico Holk.
"Magister!" mi salutò con un gran sorriso dai denti gialli appena usciti dal
cimitero. "Nonostante le circostanze, rivederti è sempre un piacere."
"Kamza Tei, Karakka-Taiku Holk" Lo salutai io in maniera formale nella sua
lingua, per esplicitare subito le mie intenzioni. Holk comprese "Kamza Tei
Maggara Prospero." Aggiunse un pernacchione e poi disse "bando alle formalità,
Magister, cosa ti serve dal popolo delle caverne?"
Lo guardai e risposi: " il vostro coraggio, amico mio! Siamo in guerra, e per
quanto io sappia che la Confederazione preferisce la neutralità, temo che
stavolta non sia un'opzione. Inoltre, c'era il figlio del vostro Re con noi,
probabilmente uno dei bersagli principali."
Holk mi guardò e rispose con un tono preoccupantemente serio. "Magister, non
chiedi poco! Noi Grangra siamo tutt'altro che un popolo di pacifisti ma
sfoghiamo la nostra propensione all'uso della forza fisica con lo sport, la
caccia e altre attività più piacevoli della guerra; Sono secoli che il nostro
esercito non combatte una guerra vera."
"E questo fa di voi una delle specie senzienti più sagge e illuminate del mondo,
amico mio, nonostante le vostre discutibili abitudini igieniche", gli risposi,
"ma le circostanze sono cambiate", aggiunsi. "Se l'Inferno non si accontenta più
di tentare di corrompere le anime dei mortali, ma ora punta a conquistare
direttamente il mondo fisico, non lascerà liberi i Grangra."
Lui mi guardò in tralice, forse per capire se credevo a quello che stavo dicendo
o meno.
"Non ti garantisco nulla, Magister!" disse poi, "ma farò il possibile." Io
annuii: "è tutto quello che ti chiedo."
Decisi di passare la giornata in famiglia, e non mi lamentai nemmeno per un
secondo, conscio del rischio corso appena due giorni prima.
La paura di divenire un orfano mi aveva sempre accompagnato, sia da piccolo che
da grande; da grande sapevo che era nell'ordine delle cose, ma la paura era
sempre lì ad accompagnarmi.
La giornata successiva tornai in classe deciso a non permettere al Male di
sconfiggermi attraverso la subdola arma della paura.
"Ragazzi!" esordii quando tutti furono seduti, "affrontiamo l'elefante nella
stanza!" Aggiunsi, guardandoli negli occhi uno per uno: "siamo in guerra!"
Ci furono dei mormorii, ai quali posi fine continuando. "Satana ha deciso di
provare a prendere con la forza ciò che di solito prende con l'inganno, ma vi
ripeterò ciò che un grandissimo essere umano disse prima che io nascessi. Non
abbiate paura! E come un'altro grande uomo disse molto tempo prima, l'unica cosa
di cui dovete avere paura, è la paura stessa!" Feci una piccola pausa, poi
proseguii:
"Non posso farvi promesse, per quanto riguarda le vostre famiglie e i vostri
amici; non posso nemmeno promettervi che a voi non succederà mai niente; ma una
cosa posso promettervela, e ve la prometto a nome dell'intero Ordine dei
Magister: quando sarete in questa scuola, sotto la nostra responsabilità, che
Dio abbia pietà di coloro che vi minacceranno, perchè certamente noi non ne
avremo alcuna!"
Quello stesso discorso, più o meno, risuonò in ogni aula della scuola e in ogni
aula di ogni scuola gestita dai Magister in tutto il mondo, lo sentii
chiaramente nella mia mente dato che noi Magister avevamo aperto una rete di
comunicazione fra di noi come ulteriore misura di sicurezza; in quel particolare
momento eravamo in perfetta sintonia, e quella determinazione i miei ragazzi
poterono leggerla sul mio volto.
Iniziai la lezione, non immaginando, ma intuendo ad un certo livello, che avrei
avuto modo di mantenere la mia promessa anche troppo presto.
Capitolo 14
"Probabilmente Magister Isaac
Newton potrebbe spiegarvelo meglio di me, ma la Magia non è altro che una delle
forze fondamentali, come la gravità o l'elettromagnetismo; la forza magica mette
in connessione la volontà, la materia, lo spirito e l'energia; ogni essere
vivente è di per se una sorgente di magia." Vidi le mani alzate e mi fermai:
"Sì, Alberto?"
"Allora perchè la maggior parte degli esseri umani e degli animali non può
usarla?" mi chiese lo studente più intelligente della classe.
"Per lo stesso motivo per cui avere un'arma non significa essere in grado di
usarla, mentre se nasci con gli artigli, sai usarli per istinto", spiegai io.
"Gli esseri umani non sono in grado di attingere alla loro magia, di solito."
Altre mani si alzarono. "Di solito?" mi chiese Lee, timidamente.
"Ci sono persone che ci riescono inconsciamente: episodi di precognizione,
chiaroveggenza, psicocinesi le manifestazioni più comuni", spiegai: "questo in
genere succede a causa di qualche tipo di trauma o di esposizione al magico",
aggiunsi; "a volte, alcuni possono attingere a tali poteri consciamente, e fino
a 6 anni e 2 mesi fa il Velo, la barriera posta a protezione del mondo degli
uomini circa 4000 anni or sono dall'Onnipotente, interferiva, impedendo a tali
capacità di essere usate in maniera sistematica."
"Prima del Velo le cose erano diverse; La Magia era studiata e praticata come le
altre scienze, e quelle che per oggi sono pseudoscienze, come l'Alchimia e
l'Astrologia, erano altrettanto serie; dalla caduta del Velo l'incidenza della
magia spontanea fra gli umani è molto aumentata", aggiunsi, e come a darmi
ragione, Marta mosse una mano e sollevò in aria il suo diario.
"Mi chiedevo quando ce l'avresti detto, Marta", le dissi sorridendo." Lei
arrossì: "lo sapeva Magister?" Le risposi annuendo: "Che avevi aggiunto un altro
talento alla già impressionante lista di quelli che già possiedi? Si, lo sapevo;
i Sensi Arcani di noi Magister sono sensibili a questo tipo di variazioni; cosa
esattamente tu sapessi fare , l'ho scoperto adesso."
A quel punto però percepii qualcosa che stava cercando di penetrare le difese
della scuola. Fermai il tempo e radunai gli altri Magister. Ci riunimmo
all'ingresso della scuola dopo aver rafforzato le difese negli altri punti
d'accesso. Lasciammo quindi che il misterioso intruso entrasse. Quando lo vidi
non riuscii a trattenere un'imprecazione.
"Dammi una buona ragione per non incenerirti sul posto", le dissi non appena ne
riconobbi le forme sensuali e i capelli corvini.
"Magister, dovresti sapere che io e te non siamo nemici" mi rispose, con quella
voce da sirena che ricordavo fin troppo bene.
"Ecate, « dea » Olimpica della Magia, delle notti senza luna, dei cani..." Lei
mi interruppe: "e protettrice dei bambini."
Io sbuffai, e diversi altri Magister con me: "Ha parlato quella che faceva
mordere i ragazzini disobbedienti dai cani feroci!"
Lei sorrise in quella maniera che trovavo insopportabile: "Ognuno sceglie il
metodo educativo che trova migliore; detto ciò mi concederai che non ho mai
permesso che si uccidessero ragazzini quando ho potuto impedirlo."
Glielo concessi, era la verità. "Questi ragazzi comunque non hanno bisogno della
tua protezione", le feci notare.
"Al contrario, ne hanno eccome; pensi di poterli proteggere dalla guerra?
l'unico modo per non farne delle vittime è farne dei guerrieri; io posso
addestrarli!"
A quelle parole la pazienza mi venne meno, e la forza decisamente no. "Dran-kai!"
Un fulmine investi l'Immortale che mi stava di fronte illuminandola come un
albero di natale; ma gli Immortali non sono immortali per modo di dire, quindi
Ecate era ancora in piedi, con un acconciatura decisamente più originale, e
decisamente irritata, come intuii dal fatto che passò dall'italiano al greco
antico:
"Magister, ho provato ad usare le buone, adesso ho perso la pazienza"; con un
solo gesto generò un onda d'urto che mise due magister fuori combattimento, ma
io la conoscevo bene e non fui fra quelli.
"Ecate, quel fulmine era solo un avvertimento! Non ti permetterò di togliere a
questi ragazzi quel che resta della loro infanzia ed adolescenza; non mi importa
delle tue buone intenzioni; ho visto i frutti avvelenati delle tue azioni, non
ti permetterò di farlo di nuovo" Nazan-kai!"
Evocai un sigillo di fuoco e luce che ebbe l'effetto sperato di rallentarla, e
alla fine, insieme, la bandimmo nell'Ade, dove abitualmente aveva dimora; almeno
per un mese di Ecate non mi sarei dovuto preoccupare, pensavo, ma avevo di nuovo
quella spiacevole sensazione alla base del collo che, di solito, era un pessimo
auspicio.
Capitolo 15
Tornai in classe dopo la "discussione" con Ecate, sbloccai il tempo e ripresi la lezione: "Parlando di magia, è impossibile non parlare di una delle sorgenti più pure della magia, la fede; la fede permette alla volontà umana di relazionarsi con l'eternità, e questo accade indipendentemente dall'oggetto della fede stessa; tuttavia, la fede come l'amore è più potente se è un rapporto reciproco; quindi la fede in qualcuno è più potente della fede in qualcosa, specialmente quando quel qualcuno ricambia la fede con un sentimento sincero, di lealtà, di amore o d'amicizia; la fede smuove le montagne, ed è attraverso la fede che un Immortale diventa una divinità".
"Quindi se io cominciassi ad adorare Anna, qui, lei diventerebbe una dea?" Chiese Harak, un intelligente piccolo coboldo, lineamenti canini rivestiti da scaglie di lucertola, con una lunga coda.
" Si, esatto" gli risposi.
"Non ti azzardare", lo fulminò subito Anna, gli occhi azzurri accesi di luce; "è un lavoraccio, quello della divinità, se vuoi farlo con coscienza; e quel tipo di potere finisce per dare alla testa".
Io annuii sorridendo: "contrariamente a quanto si crede, essere una divinità non vuol dire affatto poter fare tutto quello che si vuole; non vorrei abusare della celebre frase di Benjamin Parker, ma è vero che grandi responsabilità arrivano da grandi poteri." Poi proseguii: "essere una divinità consente ad un Immortale di attingere al grande potere della fede dei suoi seguaci, ma così facendo si assume dei precisi doveri; ascoltare le preghiere, provvedere una guida morale e assistenza materiale, in qualche forma e garantire ai fedeli una soddisfacente eternità dopo la morte." Aggiunsi: "inoltre, il modo in cui i seguaci ti percepiscono condiziona l'essenza stessa dell'Immortale venerato."
"Magister, e se una divinità restasse senza seguaci?" chiese allora Carlo, che in classe preferiva la forma umana.
"In tal caso, a seconda di come si è preoccupata per l'eternità dei suoi seguaci, questo potrebbe essere o non essere un problema per il potere dell'Immortale; anche se, l'improvvisa astinenza da venerazione sicuramente avrebbe contraccolpi psicologici", gli spiegai io.
"E se una divinità manca ai propri doveri?" mi chiese allora Snorg.
"Ebbene, pagherà un prezzo; come Askaragon potrebbe spiegarvi meglio di me, svariati membri dell'alta aristocrazia infernale sono divinità decadute."
Askaragon, sorprendentemente attento, annuì e disse: "è vero; e sono alcuni dei peggiori elementi dell'Inferno, mostri del calibro di Pazuzu, Camazotl, Mammon, Belzebub, Orco e....." fece una pausa teatrale da buon demone, e poi pronunciò quel nome "Moloch!"
Quel nome mi fece ribollire il sangue nelle vene; Moloch era abominevole perfino per gli standard infernali.
"Mi pare che sia citato anche nella Bibbia", disse Alberto.
"Infatti", gli risposi io.
"Moloch era il dio del Fuoco dei Cananei; e aveva gusti ben precisi in termini di sacrifici", aggiunse Askaragon prima che potessi fermarlo: "Bambini".
Parecchi studenti impallidirono. "Il sacrificio dei bambini non è ahimé un unicum, nella storia degli immortali, ma ciò che differisce, ad esempio, il dio delle Acque Azteco Tloteotl da Moloch è il destino delle anime di questi ultimi," spiegai.
"Il primo riserva loro un giardino fiorito dove stilla latte dai fiori, il secondo..." continuò Askaragon. "Senza eccessivi particolari grafici, grazie", intervenni.
"Li usa come combustibile", spiegò. "Ora, anime innocenti non possono essere torturate per l'eternità, perciò le piccole vittime di Moloch alla lunga si scaricano delle energie che a lui interessano, quindi perdono interesse per lui obbligandolo a liberarle; ma ciò non rende meno disgustoso il suo comportamento"
Moloch era da sempre l'oggetto del mio risentimento personale, fin dai tempi dell'addestramento, ed era per me impossibile nascondere il disgusto; per fortuna Askaragon tenne per se un dettaglio, ovvero quello che veniva fatto ai bambini prima del sacrificio, per distruggere la loro innocenza. Trattenni a stento la rabbia per quella particolare categoria di peccati, e decisi di portare la lezione in un'altra direzione.
Tuttavia il volto di Moloch, ghignante ed eruttante fuoco, non abbandonò i miei pensieri; credo che fosse il mio istinto da Magister che mi avvertiva di qualcosa; per questo finite le lezioni decisi di recarmi al Tribunale degli Esiliati per parlare con Tansarx, al quale confidai i miei dubbi.
"Mmmm, Magister, penso che il tuo istinto non sbagli", disse il vecchio demone, dopo avermi ascoltato. "E se così fosse, forse abbiamo un modo per sbrogliare il mistero di Davorath!"
Io gli sorrisi: quella era la prima buona notizia che ricevevo in parecchi giorni, e sperai con forza che fosse anche vera.
Capitolo 16
Tansarx mi offrì l'usuale bicchiere di vino stigeo che rifiutai, dopodichè mi disse "Se effettivamente è Moloch il responsabile del Marchio del Tiranno sul duca Davorath, allora possiamo farlo spezzare dal suo diretto superiore; e no, Magister, sono vecchio, ma non, come dite a Firenze, rincitrullito, per ora; non mi sto riferendo all'attuale superiore"
Dopo aver di nuovo posto una barriera magica intorno ai miei pensieri, ci riflettei su; effettivamente, la gerarchia degli immortali non veniva meno, neanche in caso di decadenza. "Allora, Moloch era una divinità Canaanea; apparteneva quindi alla discendenza di El; Ora, El si era da tempo ritirato dal mondo, lasciando il nome a Qualcun Altro; ma tecnicamente, il capo del pantheon Canaaneo sarebbe Hadad."
"Già" mi disse il giudice annuendo. Io lo guardai: "Te la senti di fare un viaggetto in Israele?"
Lui sbuffò: "Si, ma che non ti venga in mente di spingermi nel Giordano." Io annuii divertito: il Giordano era un fiume sacro, e come tale leggermente caustico per gli Esiliati.
"Va bene, prepara il nostro ospite. Io contatto l'Ordine, avremo bisogno di tutto il supporto che potremo ottenere" annuii allora io concentrandomi.
Magister Paracelso concordò sulla bontà del mio piano: "Delle intuizioni di un Magister bisogna fidarsi" mi disse. "Magister Shelomon, Anziano Capo dei Magister in Israele, vi aspetterà li con un paio di rinforzi."
Io annuii: "Grazie, magister", mentre interrompevo il contatto e mormoravo la preghiera classica agli angeli custodi, la quale, in bocca ad un Magister, permette all'angelo custode, di solito invisibile e immateriale, di materializzarsi; il mio si chiamava Kazuel ed era un Serafino, alto due metri, sei ali verdi, lunghi capelli neri e occhi dorati, senza pupilla.
"Mi sono sempre chiesto perchè noi Magister abbiamo dei Serafini per angeli custodi" gli dissi sorridendo.
"Perchè vi cacciate in tanti di quei guai che nessun coro inferiore potrebbe supportarvi", mi rispose lui divertito, con quella voce allo stesso tempo possente e dolce.
"Si, immaginavo qualcosa del genere " gli risposi io. "Lujean lonual Kazuel-milo", aggiunsi in celestiale, e lui mi rispose: "Falajan tenual, Menilas Prospero!" Poi aggiunse: "allora cosa ti serve?" con quel suo senso pratico tipico degli Angeli Custodi esperti.
"Devi portarmi qui Alaktariel", gli dissi.
"Alaktariel? D'accordo, Magister" Scomparve e nel giro di pochi secondi era di ritorno con la giovane Grigori bionda che gli avevo chiesto.
"Alajel nei, Menilas Prospero?" mi chiese lei con un inchino.
"Mesijan, Alaktariel-meal" le replicai io sorridendo. "Bando alle formalità, sei stata una delle mie prime allieve e tuo fratello è in classe con me adesso; ho bisogno del tuo aiuto, Alaktariel."
Lei annuì, una spada le comparve al fianco, intanto Tansarx tornò con un contenitore a forma di calice sigillato con un tappo su cui erano incise numerose rune; aveva anche indossato un'armatura, e Alktariel, con mio grande orgoglio, gli sorrise con reale gentilezza. Egli ricambiò il sorriso e mi fece un cenno con la testa.
"Bene, possiamo andare!" dissi allora, lanciando su me stesso tutta una serie di incantesimi a lunga durata; poi misi una mano sulla spalla di Alaktariel e toccai il fianco di Tansarx. "Mil-nax-Kai!" promunciai, e in un istante, tutti e tre sparimmo da Firenze e ci ritrovammo al Magisterium Centrale di Gerusalemme.
Ci accolse un uomo alto, prossimo all'ottantina, ma pieno di vitalità, con corti capelli bianchi e lunghi baffi dello stesso colore.
"Shalom, Magister Prospero, Mesijan, Alaktariel-Meal, Kezza' tagga'revvak Minnosk Tansarx!" ci salutò.
"Shalom, Magister Shelomon!" ricambiai io; Tansarx e Alaktriel ricambiarono il saluto, dopodichè Magister Shelomon chiamò a se una giovane Magistra e quello che ad occhi non esperti sembrava un giovane uomo dai tratti arabi, alto ben oltre due metri.
"Loro sono Magistra Myrian e Joseph" disse Shelomon; "vi accompagneranno nella vostra impresa."
Io sorrisi: "avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile.".
Capitolo 17
"Spiegamelo di nuovo, Magister, perchè non possiamo viaggiare con la magia?" mi chiese Tansarx, che persino nella sua forma umana doveva stare parecchio rattrappito, dopo che il fuoristrada sul quale viaggiavamo prese l'ennesima buca. "Perchè prima di tutto, innescherebbe eventuali contromisure poste in essere dal nostro avversario" risposi detergendomi il sudore dalla fronte "seconda di poi, non si può accedere ad un reame Immortale con la magia" almeno non con la magia che potevamo utilizzare noi..
Il giudice sbuffò ma annuì; al volante Joseph non aveva ancora spiccicato una parola, mentre Miryam era estremamente loquace, ma anche estremamente piacevole da ascoltare.
"Quindi sono due anni che fai parte dell'ordine, Magistra?" le chiesi a conferma di quanto aveva accennato e lei annuì ma subito cambiò argomento "In seguito alla caduta del Velo queste terre sono quelle che hanno subito più cambiamenti"; io sorrisi "già, diciamo che quando i messaggeri del tuo Dio si presentano in piume e ossa e ti informano senza mezzi termini che Lui non gradisce che nei Suoi luoghi santi si versi sangue, tendi a dar loro ascolto." Tutti i presenti annuirono sorridendo.
Arrivammo al confine con il reame a cui volevamo accedere e ci fermammo; poi io recitai la formula passpartout "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole!" e l'aria vibrò, mentre un portale di pietra compariva e si spalancava; subito due grossi tori alati con benevoli volti umani ci diedero il benvenuto. "Il Regno Immortale del Monte Hermon da il benvenuto ai visitatori." Disse lo Shedu di sinistra con un sorriso.
"Noi siamo Shaz ed Egramot", disse lo Shedu di Destra, "i guardiani della Porta dell'Hermon; vi condurremo al Trono delle Saette, ove il sommo Hadad risiede." aggiunse lo Shedu di sinistra.
Ma prima che avanzassimo ci fu un tremito nell'aria e tutti noi andammo in posizione difensiva. Avevamo fatto benissimo, perchè, in quel momento due figure femminile alate comparvero e riuscimmo a stento a evocare scudi per bloccare le fiamme che ci scaricarono addosso; Tansarx assorbì senza difficoltà il colpo.
"Tsk, ragazzine ci vuole benaltro che questo fuocherello per fare del male a me!" esclamò il vecchio demone che aveva ripreso la sua forma naturale e ora torreggiava sulle nuove arrivate, che erano due donne piuttosto sensuali, con pelle rossa e larghe ali da pipistrello; indossavano vestiti piuttosto succinti, avevano lunghi capelli neri, grandi occhi verdi e piccole corna nere sulla fronte.
I due Shedim si rifugiarono sotto le proprie ali, cercando di sottrarsi allo scontro, essendo per natura creature pacifiche e non violente.
Con uno scatto, la lunga coda di Tansarx, rapida come un serpente guizzò in aria, avvolgendo entrambe le Succubi, che furono immobilizzate in una morsa d'acciaio, e gemettero di dolore. Ma Io mi girai, perchè dubitavo che le due Succubi fossero l'unica minaccia; infatti alle mie spalle comparve un umanoide peloso, alto oltre 4 metri, con la testa di capra, armato di una gigantesca ascia, che si sarebbe abbattuta su di me se una mano non l'avesse fermata; era la mano di Joseph, il quale sotto i nostri occhi era cresciuto di dimensioni, trasformandosi in un umanoide d'argilla, poco più basso del mostruoso aggressore, al quale sferrò con l'altra mano un pugno violentissimo diretto al mento, facendolo volare a terra, lungo disteso, qualche metro più indietro.
Avevo gia qualche dubbio sul nostro accompagnatore, che non era un magister, e adesso sapevo. "Beh, in effetti, Magister Shelomon è rabbino e ha antenati praghesi" dissi, prima, di scagliare un fulmine sul Sa'ir che si stava rialzando; grazie alla distrazione fornita dal loro compagno caprino, le due Succubi si erano liberate dalal coda di Terrax erora svolazzavano fuori dalal loro portata.
"Fate attenzione, dubito siano solo tre", dissi, ed infatti altre due forme scure si materializzarono; erano demoni soldato, come Tansarx, grossi e dalla coda uncinata, ma evidentemente appartenevano alla guardia personale di Moloch, perchè erano avvolti da fiamme e soprattutto, avevano piccoli teschi a decorar loro il petto.
Mi sentii ribollire il sangue. "Adrak-Kai!" gridai, e dalle mia mano destra emanai un raggio verde smeraldo che colpì la forma corporea di uno dei demoni e la ridusse in polvere; dopodichè appoggiai un ginocchio a terra ed ansimai, spossato, quello era un incantesimo estremamente dispendioso in termini di energia. Ovviamente l'altro demone mi sferrò una violenta codata; istintivamente, usai la magia per attutire il danno, ma almeno 4 costole si incrinarono. Ormai ero in ginocchio ma prima che il demone potesse vibrarmi un altro colpo la voce di Myriam gridò "Saal-Kai!!!" e uno scudo di luce mi avvolse fermando l'impatto della coda.
Intanto, in cielo, Alaktriel stava agilmente tenendo testa alle due succubi, menando fendenti con la sua spada di fuoco argentato. Usando il potere delle rune sulla mia veste del Magister ripristinai un poco le mie energie; includendo quello gia sconfitto erano cinque, quindi se l'esperienza non mi ingannava..."Es-kai ter Liakarr."
Bloccai il tempo, ma mi resi subito conto che non sarebbe durato; la creatura che si stava manifestando era un umanoide poco più basso del Sa'ir, con testa di uccello rapace e quattro grandi ali piumate nere.
"Pazuriel!!!" esclamai.
A quel nome ci furono svariate esclamazioni di sorpresa, da parte dei miei alleati. Tansarx mi guardò:
"Magister, lascialo!"
Io lo guardai, annuii,e interruppi l'incantesimo, ma la mia aura di magia verde-azzurra fu sovrascritta da un'altra, nera e molto più forte.
Una risata malevola risuonò nel cielo del Monte Hermon, mentre una nuova forma si materializzava. Era una donna dal corpo prosperoso, dalle succinte vesti rosse, la cui testa sembrava incrociata con quella di una belva feroce, ornata di gioielli dalle forme orrende, fra cui spiccava un teschio di ossidiana.
Prima che potessimo reagire, ci fece tutti volare per aria con un battito delle nere ali da avvoltoio. Tutti tranne Joseph, che si scagliò su di lei con i suoi possenti pugni:
"Lamashtu! In none dell'Altissimo, io ti distruggerò, divoratrice d'innocenti!"
La regina demoniaca sollevò la mano e una barriera invisibile bloccò l'assalto del nostro nobile Golem.
"Risparmiati i proclami; i miei ringraziamenti al magister per aver messo fuori gioco il mio fratellino impiccione." disse con voce divertita la decaduta divinità sumera.
"Tansarx, devi riequilibrare il campo!" gridai.
Il vecchio demone esiliato si erse in tutta la sua considerevole altezza, la sua coda emise scintille, e po, da esse partì un fulmine globulare, una sfera crepitante di energia, che incenerì le due succubi e anche l'ultimo demone dalla testa di capra. Poi l'anziano giudice si accasciò esausto.
"Vecchio traditore" esclamò Lamashtu furibonda, mentre con un fendente degli artigli staccava un braccio d'argilla al valoroso Joseph: "della tua testa farò un calice in cui brinderò alla salute mia e di Moloch!"
Scagliò una vampa di fuoco nero su Tansarx che fu bloccato con un incantesimo protettivo da Maryam. Io allora iniziai ad elaborare un piano, e cominciai a lanciare incantesimi per distrarre la spaventosa regina infernale. Lei per grazia del Cielo non si avvide del mio reale intento, e ridendo si limitò a schivare, temendo di più la spada infuocata di Alaktriel che la mia magia, tanto da sacrificare il suo ultimo alleato, un demone soldato, caricandolo di energia maligna e facendolo esplodere in faccia alla giovane grigori, che svenne e cadde, presa al volo da Joseph nonostante egli avesse ormai un solo braccio.
Ma il mio ultimo incantesimo "Leyr-Kai" non era diretto a Lamashtu, con suo sommo raccapriccio. Le quattro ali da volatile di Pazuriel, anche noto come Pazuzu, iniziarono a sbattere e un vento fortissimo iniziò a soffiare contro la divoratrice.
Ora, in condizione normali un Magister cercherebbe di disfarsi di entrambi i demoni, ma in quel particolare caso la natura stessa di Pazuzu lo rendeva un alleato.
Pazuzu grdò e vidi Myriam istintivamente portarsi una mano sul ventre. Il grido di Pazuzu era terribile per chiunque ma letale per le donne incinte. Lamashtu infatti gridò di dolore. Myriam mi guardò con una domanda silenziosa negli occhi.
"Pazuzu, per quanto pericoloso per le puerpere e latore di siccità, ha un singolo elemento a suo credito, che però lo rende unico fra i Principi Stanieri dell'Inferno", iniziai.
"Pazuzu protegge i bambini," mi prevenne lei, e io annuii: "Se hai meno di 16 anni Pazuzu non solo non ti sfiora ma sarà anche violentemente protettivo nei tuoi confronti. Ora Lamashtu divora infanti e Moloch è Moloch, dunque...
Non terminai la frase, e Myriam condivise con me, che a stento mi reggevo in piedi, la sua energia magica. Poi si rivolse ai nostri compagni feriti mentre io scagliavo con rinnovato vigore la mia magia su Lamashtu, che ben presto si trovò in difficoltà contro il fratello, più fresco ed estremamente determinato. Notai che Lamashtu difendeva con determinazione quel teschio d'ossidiana che aveva al collo e finalmente compresi.
Ma Myrian aveva capito prima di me. Un incantesimo polverizzante partì dalle sue mani e ridusse in polvere l'orrido monile. Pazuzu ghignò:
"Sorella, sembra che il tuo tempo sul monte Hermon sia giunto al termine. Ora che la magia che rendeva te ed i tuoi invisibili è stata infranta..."
Pazuzu non dovette terminare la frase, perché il cielo tremò e il tuono esplose con fragore, mentre faceva la sua comparsa un umanoide possente e maestoso, vestito di nubi tempestose che formavano un'armatura spessa intorno a lui, seduto su un Toro alato grande come un elefante ma che sembrava un normale toro a fianco del suo cavaliere. La pelle sembrava di bronzo e di oro, una corona di puro diamante cingeva la sua testa con un disegno di testa di toro e i suoi occhi erano zaffiri che rilucevano di furia celeste
"LAMASHTU!!! COME HAI OSATO INVADERE IL MIO REGNO?" tuonò Hadad, signore degli dèi Cananei.
Una saetta di potenza immensa travolse la Divoratrice d'Innocenti:
"RITORNA NELLE TENEBRE PER TE PREPARATE, E DÌ AL TUO AMANTE E COMPLICE E AL VOSTRO FOLLE SIGNORE CHE IL MONTE HERMON NON TOLLERERÀ DI NUOVO LA VOSTRA ARROGANZA."
A quelle parole Lamashtu fu inghiottita da una voragine di fuoco ed oscurità che si richiuse su di lei.
Hadad si rivolse a noi con voce molto più soave, il suo aspetto si ridusse di dimensioni pur restando regale e statuario, e le nuvole della sua armatura divennero candide e formarono un'elegante veste:
"Benvenuti, miei graditi ospiti, e benvenuto anche a te, Pazuzu." Poi aggiunse sorridendo: "Ci sarà tempo per fare domande, Magister, ma prima è tempo che gustiate l'ospitalità del Monte Hermon, che da troppo tempo non viene condivisa."
Capitolo 19
Il Re degli déi Canaanei, Ba'al Hadad, il Signore del Monte Hermon sorrise amabilmente mentre ci guidava fra le sale splendidamente decorate del suo palazzo. "Sedete e ristoratevi" disse offrendoci una vasta tavola imbandita. "Il trono delle Saette vi da il benvenuto, e vi chiedo scusa se non ho potuto soccorrervi prima" Io sorrisi "meglio tardi che mai, Sommo Hadad, il Caduto, la perfida Lamashtu e il malvagio Moloch sono gli unici da biasimare." Il Re del Monte Hermon sorrise e chiamò ad alta voce " Khothar!", un massiccio uomo dalla pelle bronzea con una sacca di attrezzi da artigiano apparve " egli è mio fratello, dio degli artigiani, e ricostruirà il braccio al vostro compagno." Poi chiamò di nuovo " Shadrafa!!" e comparve un giovane dagli occhi dorati e dal brillante sorriso, "Questi è mio figlio, il dio della guarigione." Khorat facilmente ricostruì il braccio di Joseph, forte e resistente più che mai, mentre Shadrafa, con erbe ed incantesimi ci restituì a tutti salute e vitalità. Solo Pazuzu non sentì il bisogno di ristorarsi, e si sedette, e bevette un sorso da un calice di vino. "Ora miei graditi ospiti, credo di conoscere la ragione della vostra visita. Credo di potervi aiutare, ma un re non può prendere certe decisioni a cuor leggero. Spezzando il sigillo del Tiranno, di fatto dichiarerei guerra all'Inferno" spiegò "Fin dai tempi precedenti l'innalzamento del Velo, una politica di neutralità ha mantenuto la pace fra i regni eterni, quando questa politica è stata infranta ci sono stati gravissimi lutti. Sarei un re indegno della mia corona se non consultassi il Concilio Eterno prima di prendere la decisione" Sospirai, lo avevo messo in conto ma speravo di evitarlo tuttavia feci buon viso a cattivo gioco "Spero mi consentirete di parlare in presenza del concilio per perorare la nostra causa" chiesi con gentilezza "Certamente si, Magister." Mi rispose il signore del Monte Hermon. "Ma ora mangiate e riposatevi. "
Accogliemmo l'invito del Signore del Cielo Tonante e approfittammo della sua generosa ospitalità. Fra un boccone ed un altro decisi di farmi una chiaccherata col nostro imprevisto alleato. Pazuriel, o Pazuzu mi guardò a metà fra il rassegnato e lo sprezzante "Fai le tue domande magister" mi disse " L'inferno non te la farà passare liscia per questo, lo sai. Quindi perchè?" Fece un profondo sospiro " Sai perchè sono diventato un Principe Straniero dei Demoni, Magister? Perchè Helel, quello che tu chiami Lucifero o il Caduto, mi aveva offerto la possibilità di punire chi fa male a bambini e ragazzi. Poi, all'improvviso scopro che quel dannato aveva fatto la stessa offerta a quella maledetta " e non ripeterò l'epiteto con cui la descrisse "di mia sorella Lamashtu. Solo che a lei aveva promesso di potersi abbuffare di coloro che io volevo proteggere. Fu la mia prima rivolta contro il Trono dei Dannati, e si concluse con il mio imprigionamento in un amuleto sepolto sotto la città di Urik, dal quale mi liberai solo mille anni dopo. Allora il Velo era stato appena intessuto, e qualche interazione era ancora possibile con l'umanità. Mi trasferii in Egitto dove per qualche secolo vissi in pace. Ma Lamashtu non poteva permetterlo, e qundi uccise la mia famiglia umana e mi riportò in catene all'inferno. Per mia somma costernazione alle fila dei Principi Starnieri demoniaci s'era unito il peggiore di tutti, quella carogna di Moloch, e per umiliarmi Satana mi vincolò proprio a lui." mi mostro un tatuaggio cancellato parzialmente sualla spalla. "Fu una schiavitù insopportabile Magister, tu non hai idea di cosa quel perverso mi abbia costretto a fare. " L'angoscia era visibile sul volto di Pazuzu e io sospirai. " Sai come veniamo addestrati noi Magister, Pazuzu? " Gli chiesi lui scosse il capo piumato " In pratica veniamo portati da vivi nel Terzo Cielo del Paradiso, ove per noi trascorrono oltre sette secoli con qualche prezioso intervallo, mentre sulla terra trascorrono solo due mesi" continuai "in questo periodo veniamo istruiti direttamente sagli Angeli e ci vengono spiegati i vari segreti dei reami eterni e di quelli che un tempo erano nascosti. Combattere i Demoni è una delle lezioni più complesse che gi vengono impartite. Nel corso dell'addestramento ebbi un incontro ravvicinato proprio con Moloch" mentre ne parlavo rivissi nella mia mente quei terribili momenti, le immagini con le quali il Verme della Gehenna tentò di distruggere la mia mente. "Sono sopravvissuto con la mia mente intatta solo per grazia di Dio, quindi credimi se ti dico che posso immaginare quello che hai passato" Pazuzu mi guardò con occhi diversi "Non sono una persona buona, Magister. Ho fatto cose deplorevoli anche senza essere asservito al volere di Moloch. Ma Moloch... Moloch va oltre l'abisso della corruzione. Non esiste una maledizione nelle lingue eterne o in quelle mortali per una tale perfidia, perciò mi rivoltai di nuovo e venni imprigionato fra le fiamme sulfuree. Quando il Figlio dell'Antico di Giorni" e pronunciò quelle parole con uno strano tremolio della voce, inusuale per un demone non esiliato, "discese all'Inferno, il caos che ne seguì causò devastazioni inaudite e indebolì catene e legami. Comprese le mie. Fuggii dall'Inferno e chiesi soccorso, il nemico del mio nemico è mio amico e Ba'al Hadad odiava profondamente suo nipote Moloch per il suo tradimento. Mi diede asilo, ed eccomi qua." Annuii. "Ho ancora qualche contatto nei reami inferiori, però, e quindi ho saputo che Moloch era direttamente coinvolto in questo strano attacco al mondo materiale mi sono tenuto pronto. Il mio accordo con Hadad non mi permette di lasciare il Monte Hermon, ecco perchè non ho tentato di contattare direttamente voi Magister. E del resto non credo che mi avreste creduto" sospirai "credo che non lo avremmo fatto, non prima di verificare" ammisi "Comunque ora le cose sono diverse" aggiunsi "oggi siamo qui e ti dobbiamo la vita. E le mie scuse, paralizzandoti ho quasi vanificato il tuo aiuto" mi guardò come se stesse per dirmi qualcosa di molto cattivo, invece mi disse "non te ne faccio una colpa, per quanto ne sapevi tu, io ero un nemico" e poi aggiunse "anche io, se avessi dato l'allarme prima di buttarmi nella mischia, avrei potuto far finire tutto molto prima" ammise.
Io mi stupii di quello che stavo per dire ad un demone non esiliato ma, offrendogli la mano dissi " Sei dalla parte giusta" Pazuzu per un attimo sembrò assumere un aspetto più umano, mentre mi stringeva la mano poi tornò all'aspetto da volatile che lo contraddistingueva e finimmo il pasto e ci dirigemmo ai nostri alloggi ove avemmo tutti una buona notte di sonno.
All'indomani, ci trovammo nella Sala Grande del Palazzo del Tono delle Saette,
ove tutto era pronto ad accogliete i membri del Concilio Eterno, il parlamento
degli antichi dei Canaanei. Sedevano sui loro splendidi troni, Anat, la sposa di
Hadad e regina del Monte Hermon, vestita di una splendida veste rosssa di fiamme
e rubini, dea della guerra e della passione, Arsay, dea del mondo dei morti, e
loro figlia, pallida e festita di bianco, con una corona di ossa, Asherah, la
dea della terra e Madre degli dei del monte Hermon, una donna anziana dalla
pelle color ossidiana con occhi gentili, due smeraldi puri, Ashima, dea del
fato, sorella di Hadad, dalla pelle dorata e dalle vesti cangianti, Astarte, dea
della caccia e dell'amore, sorella di Arsay, con quattro braccia e occhi di
fuoco, Ba'alat Gebal, la dea della scrittura e della conoscenza, sorella di
Hadad, dalla pelle simile al marmo e vestita con pergamene scritte. Ba'al
Zaphon, fratello di Hadad e cistode del regno dei morti e giufice dei defunti,
con la classica bilancia in mano, e le vesti simili a paramenti funebri.
Chemosh, l'altro fratello di Hadad dalla nera armatura, dio della guerra e della
distuzione, dagli occhi neri senza pupille, Dagon, il dio del raccolto e della
fertilità, padre di Hadad, e suo predecessore come re di questo Pantheon, il
gioviale e pasciuto Gad, dio della fortina e della prosperità, Ishara, la dea
della magia e delle stelle, madre di Hadad, che aveva tutte le stelle del
firmamento nei suoi occhi, e poi Ishat, la sventurata sposa del decaduto Moloch,
dea del fuoco gentile ed utile, e poi Kothar, che avevamo già conosciuto,
Marqod, l'allegro dio della danza dai lunghi capelli e dalle ali argentate,
Misor, il dio dei mercanti dai cui capelli cadono blocchi di sale emonete d'oro,
figlio di Hadad, il tetro Maweth, dalle ali nere, il dio della morte fratello
del decaduto Belzebub, e figlio di Ba'al Zaphon, Nikkal, la dea dei frutti e dei
frutteti, vestita di foglie e di fiori , la più dolce delle figlie di Hadad,
Resheph, dio delle malattie, fratello gemello di Shadrafa che già avevamo
incontrato, ma dagli occhi di un verde malsano e non dorati, sedeva vicino al
fratello, Shapash, la dea del sole, dai capelli di fuoco, sorella di Hadad,
Sydyk, dio della giustizia, figlio primogenito di Hadad,Tallai,dea del freddo e
dell'inverno, loro sorella, con mia sorpresa riconobbi nell'anziano alla sua
destra Yaw, il dio dell'ordine, delle forze armate e dei governanti, anche lui
come El aveva da tempo abbandonato il mondo materiale per cedere il suo ruolo a
Qualcun Altro, se oggi era qui... Mi forzai a continuare la rassegna certe cose
si sarebbero rivelate a tempo debito se Colà ove si puote cià che si vuole si
fosse voluto. A completare il consiglio, c'erano il dio del mare e dei fiumi
Yam, dalla barba di alghe e vestito di acqua turbinante e il dio della luna
Yarik, fratello di Hadad e sposo di Nikkal, un imponente e massiccio individuo
dalla pelle d'argento.
Hadad, seduto sul suo trono di ambra sfavillante di fulmini, il Trono delle Saette, si preparò a dare inizio alla sessione "Visto che siamo al completo... " Ma fu interrotto da una voce sgradevole che fece rizzare i pochi capelli sulla mia testa e arruffare le penne di Pazuzu, e impallidire la povera Ishat. "Al completo, zio? Direi di no, manco ancora io" disse prendendo forma, un alto umanoide dalla pelle rossa e nera, con corna da caprone e un manto ed un'armatura di fiamme, con l'aggiacciante cintura di piccoli teschi e volti di bambini urlanti che apparivano intorno a lui, un sorriso malvagio ed occhi più neri di una notte senza luna "Moloch!" fu l'unanime esclamazione di tutti i presenti.
Capitolo 20
Il tensione nella sala del Concilio Eterno del monte Hermon si poteva tagliare con un coltello. Sentimmo il potere degli dei riverberare, e io vidi Pazuriel combattere con ogni fibra del suo essere contro il suo istinto che in questo momento avrebbe voluto che lui si lanciasse contro Moloch, il più abietto di tutti i Demonii. Io, allora, gli appoggiai una mano su una spalla e riuscii, in qualche modo a farlo calmare.
"Nipote, come osi profanare questo luogo con la tua presenza?" Tuonò Ba'al Hadad, Re del Monte Hermon, che tremò in risposta alla sua furia. "Beh, Zio, avete convocato un'assemblea plenaria del Concilio Eterno, e io ne faccio parte. " Rispose con grande faccia...di bronzo il demone del Fuoco Perverso. "Tu sei un Principe dell'Inferno" rispose adirato Hadad. "Quello è il tuo posto, ora!" Moloch sorrise in maniera falsa e disgustosa "Ma Zio, io non sono stato esiliato da questo reame. Me ne sono andato di mia sponte e nessuno ha mai pronunciato un giudizio contro di me" Imprecai dentro di me, quel dannato aveva fatto i compiti a casa. "Potrai certamente farlo, dopo che questo consiglio avrà discusso il punto all'ordine del giorno" disse Moloch mellifluo. Per un attimo sperai che Hadad se ne infischiasse delle regole, e lo precipitasse fra le fiamme inestinguibili, come aveva fatto con Lamashtu. Ma il signore del Monte Hermon sospirò. "E sia, nipote. Ma non dubitarne, tu sarai giudicato!" Un trono di ossidiana decorato con teschi e rubini apparve fra gli altri , e Moloch si sedette. "Il Concilio Eterno del Monte Hermon può avere inizio!"
A quelle parole pronunciate da Hadad, mi sedetti sullo scranno riservatomi in quanto ospite, e attesi che il Re parlasse. "I fatti sono semplici, numi del monte Hermon! Mi è stata fatta una richiesta dal qui presente Magister. Accoglierla ci metterebbe in conflitto con l'Inferno. Cosa ritenete meglio fare?" Con quelle parole Hadad diede inizio alla discussione. Dopo alcuni borbottii prese la parola Baa'al Zephon "Con conflitto, o sommo Hadad, mio nobile fratello, tu intendi una guerra con il Cieco Regno?" Hadad annuì "Ovviamente noi non prenderemmo le armi per primi ma ho pochi dubbi sul fatto che l'Astro Caduto del Mattino consedererebbe questo un atto di guerra." "Il Regno di Mot confina direttamente con il Regno dell'Eterno Dolore. Quindi sarebbe il primo ad essere attaccato. L'idea di dover combattere mio figlio mi è alquanto sgradita" Allora si alzò la dea Anat e disse " ben ti comprendo fratello mio, ma come tu stesso un tempo sentenziasti, tuo figlio ha tradito il nostro reame, e se partecipasse all'attacoo sarebbe lui da biasimare esu di lui solo ricadrebbe ogni conseguenza." Allora parlò Chemosh dalla nera armatura e disse " Perchè dovremmo prendere parte ad una guerra che non ci riguarda? I mortali ci hanno voltato le spalle molti secoli fa. Se gli Angeli dell'Antico di Giorni non sono in grado di difenderli, bene, questi non sono affari del Monte Hermon. Magari potrebbe essere la volta buona che i figli di Adamo ed Eva si ricordino dei loro primi protettori. Sono due millenni che non ricevo sacrifici, e prima di alzare la lancia per loro, vorrei almeno che me lo chiedessero!" Sospirai, sapevo che quello sarebbe stato l'argomento più difficile da scardinare. "Zio, ci sono cose che fai perchè sono giuste non perchè ne ricavi un guadagno"Disse Sydik dalla spada dorata. Ringraziai mentalmente il Principe degli dei della sua sincera perorazione ma purtroppo non bastò ad ottenere una maggioranza favorevole.
E fu a quel punto che Moloch chiese la parola "Fratelli e sorelle Elohim, ascoltate le mie parole, io non vengo da voi come un nemico ma come un figlio, fratello e marito, vengo portando parole di amicizia e di alleanza. Un tempo i mortali di queste terre ci veneravano e ci adoravano, ci rispettavano e ci temevano, ci amavano e ci invocavano e adesso a malapena si ricordano di noi. Ma non deve essere per forza così. Il Principe di questo Mondo sta per reclamare ciò che è suo ma nella sua generosità è disposto a condividerlo con chiunque si schieri con lui. E ciò che egli chiede al Monte Hermon è davvero poco, semplicemente che gli Elohim mantengano la propria neutralità. In fondo, il Dio degli Ebrei è colui che ci ha sconfitti e umiliati ripetutamente, cosa gli dovete? " dette quelle parole tacque, e sorrise in maniera tronfia, mentre si sedeva, mentre nella mia mente trasmetteva il pensiero "tu non credea ch'io loico fossi?"
Per un attimo mi sentii
sconfitto. Poi guardai il vecchio Yaw, dalla lunga barba bianca che parlò con
una voce calma e profonda che sembrava provenisse da secoli remoti e da spazi
siderali " Hai parlato bene, nipote. Ma perpoter prendere una decisione tanto
importante è necessario ascoltare entrambe le parti in causa" Io allora mi
riscossi, e quando Hadad mi diede la parola, raccolsi le idee, presi un sospiro
e mi alzai in piedi "Prima di tutto, mi sento in dovere di ringraziare Ba'al
Hadad, signore del Monte ermon, di aver ammesso un comune mortale a parlare di
fronte a questa augusta assemblea. Sono il primo ad avere questo privilegio e lo
considero un grande onore. " feci una pausa e guardai Moloch " Parlando al
vostro cospetto, io sento che tutto tranne la vostra personale simpatia, è
contro di me. Ai vostri occhi io sono un nemico, che viene a chiederi un favore
pur consapevole che ad opera del suo Signore siete stati sconfitti e umiliati e
trattati come demonii. Mura sono crollate, templi sono stati abbattuti, statue
sono state spezzate e altari sono stati rovesciati. Ma chi ha coltivato
l'inimicizia fra i popoli della terra di Canaan e le dodici tribù d'Israele? Chi
seminato la zizzania fra Ebrei e Filistei? Chi ha usato i culti di Asherah e di
Hadad per dividere il popolo ebraico? Sempre la stessa persona, il Caduto, che
oggi mandail suo ambasciatore che un tempo fu suo strumento in queste azioni
deplorevoli, offrendovi gloria e potere, in cambio di un " e feci con le mani il
gesto delle virgolette "piccolo favore". "Ora, voi conoscete, o Elohim, l'ordine
a cui appartengo. E conoscete colui che si fa' vanto del titolo di Primo
Traditore. Decidete dunque voi con chi schierarvi e di chi fidarvi" finalmente
tacqui, ma non mi sedetti, perchè Hadad si alzò in piedi e disse " Avete udito e
avete compreso. Ora è tempo di prendere una decisione. Chi è favorevole ad
aiutare il Magister Prospero, alzi la mano"
E subito si levarono in cielo le mani di Sydik e dei suoi fratelli, e la mano di
Yaw, dall'antica saggezza. E poi una dopo l'altra, da Shapash ad Anat, da
Astarte a Yarik, dalla dolce Ishat, che guardò il suo malvagio marito con gesta
di sfida, passando per Mikkal, Gad, Yam, Marquod, Misor, ma anche Resheph, Ba'al
Zaphon, Chemosh e Maweth, insomma tutti, compreso lo stesso Hadad, votarono in
mio favore.
Sentii un sorriso affacciarsi sul mio volto quando mi voltai verso Moloch. E fu allora che una mano mi afferrò alla gola.
Continua...
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