L'America balcanizzata!

di Lord Wilmore


L'America del Nord è il continente con il più basso rapporto al mondo tra numero di stati e superficie totale: questo enorme subcontinente infatti comprende soltanto due Stati sovrani, il Canada e gli Stati Uniti. A dir la verità la definizione di Nordamerica non è univoca: nella cosiddetta Angloamerica, cioè nel Canada anglofono e negli Stati Uniti, esso è ritenuto quasi sempre sinonimo proprio di Stati Uniti e Canada. In altri casi, invece, anche il Messico è incluso nel Nordamerica, mentre altri lo collocano nel Centroamerica o nell'America Latina. Alcuni vi includono anche Saint-Pierre-et-Miquelon, una collettività francese che politicamente fa parte dell'Unione Europea, al largo del litorale atlantico del Canada. Altri includono nel Nordamerica anche le Bermude. Comunque, pure includendo Messico, Saint-Pierre-et-Miquelon e le Bermude, il numero degli Stati sovrani che formano l'America del Nord salirebbe fino ad un massimo di cinque: ancora un numero molto piccolo, rispetto all'estensione del continente (circa 20 milioni di Km quadrati). 

Ma questo non significa che era destino che fosse così: molte rivolte, sommosse ed aneliti di indipendenza dei popoli nordamericani hanno dovuto essere schiacciate per formare questi due grandi monoliti. A Matthew White è perciò venuta un'idea: che sarebbe accaduto se queste sommosse avessero avuto successo, e il Nordamerica oggi fosse spezzettato come l'Europa? Su sito Web di White fin dagli anni novanta si trovano parecchie soluzioni possibili a questo dilemma, nonché un elenco dei possibili POD che potevano portare a questa situazione. In questa pagina Web prenderemo in considerazione questa mappa tolta dal suo bellissimo sito, che vi invito a visitare:

Indubbiamente si tratta di un'America "balcanizzata", come lo stesso White scrive. Ma lasciamo la parola a lui stesso: « In questa realtà alternativa, l'espansione diretta a ovest dei bianchi anglo-americani è continuata pressoché come ha fatto nella nostra realtà, ma l'espansione territoriale degli Stati Uniti non è andata di pari passo con essa, ed ogni crisi di identità nazionale si è risolta invece a favore dei separatisti. Sulla cartina sovrastante sono indicate le aree che:

1) cominciarono ad amministrarsi autonomamente come nazioni sovrane;
2) presero le armi per ottenere o mantenere la propria indipendenza;
3) o almeno minacciarono di farlo. »

Un avvertimento importante: le tribù dei Nativo Americano tentarono tutte e tre queste vie, ma White si è limitato ad indicare solo tre enclavi indigene. Ed ecco i vari POD elencati da White:

a) Nel 1787, un incendio nella State House di Filadelfia uccide George Washington, Benjamin Franklin, James Madison ed altri importanti membri della Convenzione incaricata di redigere la Costituzionale. Ciò conduce ad una Costituzione radicalmente differente e ad un'unione fondamentalmente più debole.

b) Il Vermont era uno Stato indipendente fino a che non si unì agli Stati Uniti come quattordicesimo stato nel 1791. Non nella cronologia di White: « Contrario all'indirizzo che il nuovo governo federale di John Adams stava dando agli Stati Uniti, il Vermont rifiutò di aderire all'Unione, dichiarandosi una repubblica indipendente. »

c) Il presidente Aaron Burr (in realtà era allora soltanto vicepresidente, ma soltanto per breve tempo) infastidisce i francesi a tal punto che Napoleone rifiuta di vendere il gigantesco territorio della Louisiana agli Stati Uniti.

d) Nel 1812, dopo una fallita invasione degli Stati Uniti da parte degli inglesi del Canada, la Nuova Inghilterra secede. Napoleone vende allora la Louisiana superiore agli Stati Uniti, ma mantiene la zona densamente popolata intorno a Nouvelle Orléans.

e) La Louisiana francese si dichiara indipendente nel 1815, rifiutando di riconoscere la dinastia dei Borboni, che ha recuperato il trono dopo la sconfitta a Waterloo di Napoleone.

f) Le tribù native ad est del Mississippi sono cacciate dai coloni bianchi e si rifugiano in quella che più tardi si chiamerà la Terra delle Cinque Nazioni (più o meno il nostro Oklahoma).

g) Nel 1835 la Louisiana sostiene l'indipendenza del Texas dal Messico a condizione che la nuova repubblica non aderisca agli Stati Uniti.

h) I Seminole in Florida, insieme agli schiavi fuggiaschi, cacciano gli invasori statunitensi nel 1837.

i) I Mormoni fondano lo stato teocratico di Deseret all'interno del territorio messicano.

j) Il Canada superiore e il Québec si ribellano alla Gran Bretagna ed ottengono l'indipendenza nel 1837-41.

k) La querelle tra gli stati schiavisti e quelli antischiavisti in questa Timeline si risolve a favore dei primi, impedendo l'annessione dell'Oregon e dei suoi coloni agli USA. L'Oregon perciò dichiara l'indipendenza nel 1846.

l) La Corsa all'Oro in California ha luogo come nella nostra Timeline, ma induce la California e lo stato di Deseret ad ottenere l'indipendenza dal Messico (in 1852); di conseguenza il Texas spinge il confine sud fino al Rio Grande. Il Messico riesce a mantenere soltanto le nostre Arizona e Nuovo Mexico.

m) Abraham Lincoln è eletto Presidente, il Sud secede; il Nord, non avendo a disposizione il motore industriale della Nuova Inghilterra, non può battere il Sud. Le cinque nazioni ne approfittano per dichiarare l'indipendenza.

n) La cattiva gestione canadese dei rapporti con i métis, una popolazione mista di francesi e nativi) nel 1870-72 conduce ad una riuscita sommossa lungo il Red River, nasce la Nazione Métis.

o) Il manipolo del Generale Custer è annientato a Little Bighorn in 1876, e ciò porta all'istituzione della Nazione Dakota.

Non è nominato in questa cronologia di White, ma è presente sulla cartina il Dominion Marittimo, un rimasuglio britannico sul continente nordamericano (New Brunswick e Nuova Scozia); e Terranova, un Dominion britannico separato o uno Stato indipendente. Questo Nordamerica "balcanizzato" è composto di non meno di 17 o 18 stati e territori con differenti sovranità. Rispetto agli Stati Uniti della nostra Timeline, che si allunga "dal mare al sea", questi USA sono stati ridotti ad una condizione assolutamente subalterna, come è accaduto alla nostra Serbia nei confronti dell'ex Jugoslavia!

Potete visitare il Sito Web di Matthew White cliccando qui.

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Parliamo adesso dell'Alaska. Ucronia classica pensata da Perchè no?: nel 1867 l’Alaska non é venduta agli Americani e rimane russa. Nel 1917 scoppia la rivoluzione, ma i generali « bianchi » che lottavano, soprattutto l’ammiraglia Koltchak, riescono a organizzare in Estremo Oriente una piccola Russia Bianca sostenuta attivamente dagli USA e dal Giappone. Questo territorio é costituito dall’Alaska ma anche dalla penisola del Kamchatka e dalle isole del Nord del Pacifico. Nel 1922 quando nasce l’URSS gli USA convincono i generali a creare una Repubblica di Beringia, che presto si sviluppa con l’aiuto economico e l’arrivo di fuggiaschi del regime sovietico.

Negli anni trenta i legami con gli USA si raffreddano quando la Beringia, con l'obiettivo di riconquistare l’URSS, entra a far parte dell'Asse accanto alla Germania e al Giappone. Nel 1939 la Beringia non si muove per affari che non sono suoi, però partecipa all'operazione Barbarossa e poi dichiara guerra agli USA dopo Pearl Harbour. Si deve ammettere che le forze beringiane non rappresentano un grande potenziale bellico, e non riescono ad avanzare pericolosamente in Siberia; peggio, le truppe canadesi avanzano rapidamente in Alaska. La flotta americana annienta la flotta beringiana nella battaglia delle isole Attu e Kiska a fine 1942. Poco dopo tutta l'Alaska é occupato mentre i Sovietici resistono in Siberia. I Giapponesi non riescono a impedire agli Americani di sbarcare in Kamchatka e nelle isole Kurili nella primavera del 1943 (con il consenso di Stalin che non é in condizione di impedirlo), per insediarvi aeroporti capaci di bombardare l'intero Giappone: è possibile per questo che la Guerra del Pacifico finisca con mesi di anticipo).

Alla fine della guerra Stalin vorrebbe recuperare la Kamchatka, però le truppe americane la occupano. Si aprono due possibilità: gli USA possono negoziare uno scambio tra la Kamchatka e una ritirata limitata in Europa, e annettere l’Alaska. Oppure, seconda possibilità, rifiutano di lasciare la zona e ricreano la Repubblica di Beringia, uno stato fantoccio strategico nella guerra fredda con importanti basi militari e annessione delle isole Kurili. Oggi la Beringia rimane uno Stato indipendente anche se esiste un movimento di riunificazione con la Russia, però ha la sua propria cultura in gran parte americanizzata. Le azioni di spionaggio della guerra fredda in questo strano paese sono state rese popolari dal film di James Bond : « Agente 007 – Dalla Beringia con amore »...

Ecco la bandiera della Repubblica di Beringia disegnata da Perchè no?:

Bandiera della Beringia (grazie a Perché No?)

Un'alternativa possibile è la Repubblica Sovietica di Alaska, ideata invece da Never75 e da Simone. L'opinione pubblica statunitense all' epoca non era entusiasta di acquisire una "terra squallida di orsi e foche",come riportato dai libri di A.Maurois e R.Rinaldi sulla storia degli Stati Uniti.

Ora, supponiamo che nel 1867 il Congresso si opponga all'offerta russa di vendita dell'Alaska e che il presidente Andrew Johnson si rifiuti di aprire i cordoni della borsa; in tal modo l'Alaska resti zarista. Supponiamo anche che nel 1917 la Russia, nonostante il caos rivoluzionario, riesca a conservare quella provincia periferica e dimenticata da Mosca stessa. Se anche essa non sarà determinante per ricevere rifornimenti bellici dagli USA alleati, data la sua posizione ultraperiferica, enormi saranno le conseguenze a lungo termine sulla Guerra Fredda. Stalin costruirà basi militari e missilistiche a due passi dagli USA e in pieno continente americano. Anziché la crisi dei missili su Cuba abbiamo la crisi dei missili dell'Arcipelago Alessandro. In questo caso gli USA si sentono ancora più in pericolo sul loro stesso continente, accerchiati sotto minaccia missilistica a nord e sud, e concentrano la maggior parte delle loro armi, nucleari e non, al confine col Canada, che in questa Timeline svolge un ruolo di primissimo piano, trascurando alquanto lo scacchiere europeo.

Ecco la bandiera della Repubblica Socialista Sovietica di Alaska (in russo Alaskaja Sovetskaja Socialističeskaja Respublika):

Bandiera della Repubblica Sovietica di Alaska (grazie a Lord Wilmore)

Tutto ciò alla lunga provoca minori ingerenze statunitensi in Europa Occidentale, la quale è costretta quindi a difendersi quasi da sola, e deve per forza di cose cercare almeno di confederarsi e di adottare una politica estera il più possibile condivisa da tutti gli stati membri (è prevedibile che la parte da leone in tal senso la faranno il Regno Unito ed in seguito la Francia a causa dei rispettivi arsenali nucleari). Intanto gli USA collaborano ancor più strettamente con il vicino Canada, ed a lungo andare non è impossibile ipotizzare anche un'unione politica dei due colossi nordamericani. Si crea così una Federazione Nordamericana che diventa in pratica, dopo la fine della guerra fredda, la nazione più vasta, la più forte economicamente ed una tra le più popolose del Pianeta. Tale primato le può venire conteso solo dalla Nuova Unione Europea, mentre Cina ed India, ancora divise tra di loro ed incapaci di collaborare, rimangono ancora in disparte, e la nuova partita economica si gioca solo tra nazioni di popolazione europea, lasciando al Giappone un onorevole terzo posto, distaccatissimo però dai due mega-colossi occidentali.

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Aggiungiamo un'altra curiosa ucronia nordamericana di Lord Wilmore, che incredibilmente deriva da un fatto di cronaca:

La vodka Absolut ha trovato un modo infallibile per veder crollare in picchiata le proprie vendite negli Stati Uniti. Gli è bastato utilizzare in una campagna pubblicitaria messicana la cartina soprastante, che mostra come apparirebbe il Nordamerica in un "Absolut World": si tratta di un gioco di parole, dato che "Absolut World" può voler dire "il mondo della vodka Absolut" ma anche "un mondo perfetto". Come si vede, una gran parte dell'Ovest degli Stati Uniti è annessa al Messico. Inutile dire che molti americani sono arrivati a chiedere il boicottaggio della vodka svedese. In effetti gli Stati Uniti derivano dai territori strappati a più riprese al Messico, che allora era assai più vasto di oggi: nel 1836 i coloni americani hanno ottenuto l'indipendenza del Texas dal Messico, e l'annessione agli Stati Uniti del Texas nel 1845 ha provocato la guerra messico-americana del 1846-1848, in conseguenza della quale il Messico è stato costretto a cedere 525.000 miglia quadrate di territorio, cioè il 42 % del suo territorio prebellico, che costituisce il 12 % del territorio attuale degli Stati Uniti. Il Messico non ha avuto molta scelta: un esercito americano occupò Città del Messico, e alcuni pensarono addirittura all'annessione totale del Messico agli USA. Alla fine i messicani dovettero cedere i territori dell'Alta California e del Nuovo Messico, da cui ebbero origine gli attuali stati della California, del Nevada, dell'Utah e vaste zone dell'Arizona, del Colorado, del New Mexico e del Wyoming. In questa versione "Absolut" del mondo, invece, gli Stati Uniti ed il Messico hanno estensione quasi uguale. Un'ucronia interessante, che però è riuscita ad offendere così tanti Americani da costringere la Absolut a una pubblica dichiarazione di scuse.

Ma se il mondo fosse davvero "Absolut"? Come cambierebbe la storia del Messico? E quella degli USA?

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Non poteva mancare il contributo di Perchè no?:

Vi è anche una pubblicazione della serie ucronica Jour J, che riprende in qualche modo il tema dell'America balcanizzata. Stavolta visitiamo un'America francese, con capitale Montréal, ma dove Nouvelle Orléans fa le veci di New York con una statua della libertà con i tratti della Marianna repubblicana.

Dal poco che si puo capire da questo racconto, ambientato negli anni '30, la Francia ha vinto la Guerra dei Sette Anni durante il XVIII secolo con l'aiuto dei suoi alleati nativi, che così hanno guadagnato una vasta autonomia, e lo Stato Federato Irochese continua ad esistere con altri stati amerindi, protetti dalla Francia. Sembra che George Washington sia morto durante il conflitto, e la rivoluzione americana non sia scoppiata o sia stata stroncata. La Repubblica della Nuova Inghilterra si é resa indipendente dalla madrepatria durante il XIX secolo in circostanze poco chiare, ma simili a quelle che hanno reso possibile la Federazione della Nuova Francia.

Nel XX secolo la Nuova Inghilterra é uno Stato industriale ma anche corrotto, i coloni arrivati a New York sono rimasti lì e la popolazione é molto multietnica. In questa atmosfera non manca il Proibizionismo, che fa la fortuna dei capi della Mafia: Al Capone, certo, ma anche il padrino irlandese Joe Kennedy e i suoi figli.

Il nostro personaggio principale, l'allegro e spensierato Jack Kennedy, deve affrontare molti pericoli: suo padre tenta di farsi eleggere presidente della Nuova Inghilterra per instaurare un vero stato cleptocratico (mafioso), ma anche per opporsi ai fascisti delle Ali d'Acciaio di Charles Lindbergh. A tutto questo si aggiunge un ispettore irochese particolarmente brutale e ossessionato dal traffico di cognac francese; la giovane Norma Jean, fidanzata di Jack; e Jacqueline Bouvier, affascinante giornalista neofrancese.

Possiamo aggiungere che la Prima Guerra Mondiale é scoppiata piu tardi che nella HL, ed é finitia nel 1923 con l'aiuto neofrancese alla madrepatria, permettendo la conquista di Berlino, ma ciò non ha impedito più tardi l'ascesa di Hitler al potere.

Niente male questa storia, anche se la considero poco probabile. Inoltre l'idea della Nuova Francia sembra piuttosto un argomento di pubblicità, visto che l'azione si situa principalmente a New York.

Che ne dite?

Le truppe americane si ritirano dal Messico dopo essere state sconfitte nella Guerra Messicano-Statunitense (immagine creata con openart.ai)

Le truppe americane si ritirano dal Messico dopo essere state sconfitte
nella Guerra Messicano-Statunitense (immagine creata con openart.ai)

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Così gli risponde Massimiliano Paleari:

E' proprio il caso di dire: "perché no"? Una vittoria francese nella Guerra dei Sette Anni, almeno in uno dei due grandi teatri operativi extraeuropei (America settentrionale e subcontinente indiano, è un'ipotesi realistica. L'invio di più soldati "gigliati" in America (non tantissimi di più, solo un po') avrebbe potuto cambiare le sorti del conflitto. In tale scenario non è del tutto inverosimile immaginare l'inizio di un processo di legittimazione politica (agli occhi degli Europei, perché tra i nativi la cosa era data ovviamente già per scontata) per l'indipendenza degli Irochesi, e poi in prospettiva per altre Nazioni Native.

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Questo poi è il parere di MorteBianca:

Sicuramente anche l'attuale sistema elettorale americano è completamente sbagliato. Il Collegio Elettorale non è stato scritto per i Repubblicani, ma dai loro antenati ideologici effettivi ed ha avvantaggiato loro (ed esclusivamente loro. Non si è mai visto un Democratico vincere con questo trucchetto). Il Collegio Elettorale non venne creato per favorire gli stati più piccoli sopra la "tirannide" di quelli più grandi (anche perché all'epoca gli stati erano bene o male tutti piccoli), bensì è stato scritto da ricchi proprietari terrieri per impedire che il popolo avesse eccessivo potere, "livellandolo" con questo filtro intermedio che aggiustava il tiro. Negli Stati Uniti un presidente può ottenere il 51% dei seggi con il 10% dei voti se usa bene il Collegio Elettorale. Direi che non è un contro-bilanciamento (cosa comunque errata, la Democrazia si basa sul potere alla Maggioranza. Se vogliamo creare invece una Aristocrazia se ne può parlare), bensì un totale ribaltone. Ulteriore argomentazione contro il Collegio Elettorale è di natura pratica: nessuno vuole una rivoluzione armata. Ma è quello che potrebbe accadere a suon di popolo americano che si vede eletti miliardari odiati dalla maggioranza della popolazione.

Il principio democratico si basa sull'idea fondamentale che 1 vale 1. Nel momento in cui alcuni cittadini pesano anche il triplo di altri (Wyoming contro California, è uno scherzo della natura questo sistema) si creano cittadini di serie A e cittadini di serie B, con annessi interessi (basta prendere una mappa degli States e osservare dove stanno i pozzi di petrolio e poi paragonare al risultato del Collegio Elettorale ed ecco che improvvisamente il fatto che gli US siano l'unico paese civilizzato che rifiuti gli Accordi di Parigi diventa chiarissimo ed anzi necessario). Francamente Che DC sia a maggioranza democratica, repubblicana, neonazista o terrapiattista poco dovrebbe interessare a chiunque. E' un pezzo di Stati Uniti privo di diritto reale (ndr) di voto. Ossia uno stato suddito, per definizione chi obbedisce ad una regola senza prendere parte alla decisione è schiavo.

Gli Stati Uniti andrebbero radicalmente riformati. E in maniera davvero pesante. La loro costituzione è stata scritta in un periodo storico in cui la Schiavitù era considerata normale mentre il Volo un'aberrazione fantascientifica. Secondo me bisognerebbe:

- Eliminare l'Articolo 2. C'è già una "Milizia Ben Regolata" e si chiama Esercito degli Stati Uniti. Si finanzi maggiormente la polizia e il Wellfare e l'istruzione se si teme la criminalità.

- Eliminare il vetusto collegio elettorale, rendere illegale in tutti gli stati il Gerrymandering. Ogni stato vale quanto il popolo che contiene. Problemi con questo sistema? Si ridisegnino gli stati, invece di obbligare la maggioranza a fare il gioco della minoranza (ossia Aristocrazia).

- Garantire lo statuto ufficiale a DC e Porto Rico.

- Eliminare la pregiudiziale criminale sul voto. Gli Stati Uniti hanno il tasso di incarcerazione più alto del pianeta (molto più della Cina, per intenderci). Anche un crimine minore ti toglie il voto a vita. E in un paese dove 9/10 degli arrestati sono afroamericani (a parità di crimine, ndr) si capisce benissimo com'è che un paese a strettissima maggioranza bianca può eleggere uno come Trump che parla di Stupratori.

- Spezzare il duopolio democratico-repubblicano con una legge elettorale proporzionale invece dell'attuale piglia-tutto, con introduzione di un sistema di preferenze. Questo permetterebbe la nascita di altri partiti.

- Sicuramente alcuni stati andrebbero modificati. Il Texas è troppo grande e ha un peso titanico, andrebbe scorporato. Invece i piccoli paesi sperduti del Midwest rurale che temono il processo democratico potrebbero riunirsi in blocchi molto più grossi, così da pareggiare senza che si ricada nell'orrido sistema elettorale attuale.

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A questo punto si inserisce la proposta di rubberduck3y6, tratta da questo sito: l'America di Jefferson!

Ecco gli stati americani alternativi basati sulle proposte di Thomas Jefferson per il Vecchio Nordovest. Tutti gli stati ad est del Mississippi sono le 13 colonie originali o gli stati proposti da Jefferson, con quelli a nord dell'Ohio che usano i suoi nomi. Ho cercato di inserire un paio di nomi greci e latini per essere in linea con le dichiarazioni di Jefferson, ma forse non sono molto accurate... Potrebbero servire a riequilibrare la situazione?

E ora, la parola ad Alessio Mammarella:

Anch'io, come MorteBianca, sarei per la soluzione dei "grandi stati". Ho buttato lì una ipotesi, con un punto interrogativo su Alaska ed Hawaii (lasciarli come oggi, ma condannandoli all'irrilevanza, oppure inserirli in uno stato più grande? - per ora ho seguito la seconda strada). Il criterio principale che ho seguito è quello di avere almeno 20 grandi elettori per stato (considerando quelli di oggi, ma eliminando i senatori che, unendo più stati, sarebbero in soprannumero). Questi gli stati che ho immaginato con il numero di grandi elettori e (tra parentesi) gli stati attuali da cui sarebbe formato. I nomi, in alcuni casi mi convincono, in altri sono trattabilissimi:

New England NE 23 (Maine, Vermont, N. Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut)
New York NY 29
Middle Atlantic MA 32 (Pennsylvania, New Jersey)
New Columbia NC 23 (Maryland, Delaware, DC, Virginia)
Carolina CR 22 (North e South Carolina)
South Atlantic SA 27 (Georgia, Alabama, Mississippi)
Florida FL 29
Great Lakes GL 24 (Michigan, Wisconsin)
Illinois IL 20
New Ohio 27 NO (Ohio, Indiana)
East Mississippi EM 20 (West Virginia, Kentucky, Tennessee)
New Dakota ND 21 (North e South Dakota, Minnesota, Iowa, Nebraska, Wyoming, Montana)
West Mississippi WM 29 (Kansas, Missouri, Oklahoma, Arkansas, Louisiana)
Texas TX 38
West Pacific WP 22 (Oregon, Idaho, Washington, Alaska, Hawaii)
California CA 55
New Arizona NA 27 (Arizona, New Mexico, Nevada, Utah, Colorado)

Il totale dei grandi elettori scenderebbe a 468 (sempre pari purtroppo, ma ricalcolando la popolazione dei nuovi stati potrebbe spuntare fuori qualche rappresentante in meno... e poi si potrebbe sempre inserire Puerto Rico, se diventasse uno stato)

Entrando nel dettaglio, ho pensato di unire Alaska e Hawaii al "Grande Oregon" perché altrimenti quei tre stati da soli avrebbero avuto 19 grandi elettori, meno dei 20 che mi ero posto come soglia. Tuttavia potremmo anche immaginare una riduzione territoriale della California, con passaggio di qualche rappresentante dalla California al "Grande Oregon". Alaska e Hawaii si potrebbero mantenere come oggi considerando la loro particolarità geografica. Se aggiungessimo anche Puerto Rico il numero di Stati sarebbe 20 e si potrebbe tornare a questa bandiera del passato:

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Gli risponde Federico Sangalli, espertissimo di storia a stelle e strisce:

Voglio ringraziare MorteBianca per l'indomita difesa della necessaria riforma del sistema elettorale statunitense: non avrei saputo argomentarla meglio!

In effetti il sistema di ripartizione dei seggi americani non ha eguali nel resto del mondo: in Italia per dire il semplice principio di proporzionalità demografica farebbe sì che la Valle D'Aosta e il Molise non abbiano rappresentanti e per tanto gliene viene assegnato un numero minimo di base. Tuttavia va anche notato che le regioni più popolose sono leggermente arrotondate per eccesso per compensare questo leggerissimo squilibrio: leggerissimo perché riguarda solo due regioni e un numero di rappresentanti parlamentari che si contano sulle dita di una mano. Inoltre le proporzioni sono decisamente diverse: la Valle D'Aosta ha un senatore su 320, cioè lo 0,3%, mentre negli USA il Wyoming ne ha due su 100, cioè sette volte tanto, moltiplicato per la dozzina di stati del Midwest, l'Alaska e gli staterelli del New England. Questo (l'arrotondamento all'eccesso delle regioni popolose italiane nella ripartenza dei parlamentari) lo chiamo un correttivo sensato, quello statunitense lo chiamo distorsore democratico.

Una distorsione del genere in passato esisteva in Inghilterra, prima della Grande Riforma del 1832: prima di tale data infatti le circoscrizioni elettorali erano di derivazione feudale ed erano paurosamente sbilaciata nel rappresentare i proprietari terrieri. Alcune circoscrizioni erano abitate solo da qualche dozzina di persone però eleggevano anche due o tre deputati alla Camera dei Comuni. Addirittura il Conte di Gray, uno dei più importanti nobili terrieri dell'Inghilterra centrale, contava ben 11 circoscrizioni nelle sue proprietà! La riforma del 1832 eliminò le cosiddette "circoscrizioni putride", chiamate così perché erano considerate disabitate e quindi "morte", per dare vita al moderno sistema inglese (e va notato come all'epoca si fosse ancora lontani dalla concessione del suffragio universale, fu la borghesia a imporre questa riforma).

Modernamente esiste solo in un altro luogo, casualmente un'altra grande democrazia occidentale: l'Unione Europea. L'UE ha di fatto due camere, l'Europarlamento eletto dal popolo (rappresentanza per individui), e il Consiglio Europeo (e le sue derivazioni), formato dai capi e dagli ambasciatori dei singoli stati (rappresentanza per stati). La seconda è immensamente più potente della prima e assegna i propri voti uno per stato, cosicché la Slovacchia, Malta o il Lussemburgo contano quanto Germania, Italia e Francia. Sebbene la procedura di voto del Consiglio Europeo preveda anche di considerare la popolazione degli stati (le decisioni si prendono o all'unanimità oppure con una maggioranza qualificata del 67% dei voti degli stati che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea), di fatto permette agli stati piccoli di impallinare le proposte dei grossi e di dilungare terribilmente le discussioni (gli stati piccoli non propongono mai niente, per cui non è mai accaduto il contrario). Pensiamo proprio adesso, come un pugno di staterelli "frugali" (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia), abbiano fatto ostruzionismo e continuino a farlo da mesi anche se ormai, dopo tanta fatica, un accordo sulla risposta economica comunitaria alla depressione causata dal Covid è stato raggiunto da Spagna, Italia, Francia, Germania e gli stati centro-mediterranei, cioè la maggioranza numerica assoluta. Anche l'Europarlamento, che pure dovrebbe essere la camera più "popolare", è corretto in senso corrotto: i trattati assicurano che i numeri degli europarlamentari infatti sono basati sulla "progressività degressiva", cioè più il numero degli abitanti aumenta più è grande è il numero degli abitanti rappresentanti da un singolo deputato o, meglio, più diminuisce la proporzionalità tra popolazione e deputati. Gli elettori di Malta e Lussemburgo oggi hanno circa dieci volte l'influenza sugli eletti rispetto ai cittadini dei primi sei grandi paesi. Per esempio nel 2014 la Germania aveva un eurodeputato per 843 000 abitanti (96 eurodeputati su 81 milioni di abitanti circa), Malta uno ogni 70 000 (sei eurodeputati su 0,4 milioni di abitanti). E infatti anche l'Europa è paralizzata spesso e volentieri da veti incrociati e interessi particolari che ostruiscono qualsivoglia iniziativa.

Sia il sistema europeo sia quello americano hanno storicamente la base nelle origini delle rispettive strutture federali ma va considerata l'incredibile differenza numerica rispetto ad allora: nel 1789 gli USA avevano 13 Stati, oggi ne hanno 50; la Comunità Europea aveva 6 stati nel 1957, una dozzina all'inizio degli Anni Novanta, oggi sono 27. L'enorme numero di stati che si sono aggiunti nel frattempo fa sì che il correttivo, che inizialmente pesava uno zero virgola, ora rappresenti un utile strumento per modificare radicalmente i rapporti di forza interni alle istituzioni federali in barba ai risultati elettorali. Pe fare un esempio col Congresso invece che col Presidente: nel 2018 si è votato per il Midterm, in cui si sono rinnovati la Camera e un terzo del Senato. Alle elezioni per il Senato (Senate elections) i Democratici hanno ottenuto il 58,4% dei voti, diciassette milioni e mezzo di voti in più dei repubblicani, che si sono fermati poco sotto il 39%. Risultato? i democratici hanno perso 2 senatori e i repubblicani ne hanno vinti altrettanti, rafforzando la loro maggioranza al Senato. Di fatto essere democratico in Nebraska o in Georgia o repubblicano in California o a New York equivale a non essere considerato elettoralmente, ma la cosa non è equivalente numericamente parlando perché gli stati repubblicani sono moti di più.

I Padri Fondatori sapevano che le differenze dei sistemi elettorali avrebbero potuto rendere il Congresso diviso e pensarono la figura presidenziale staccata dal voto congressuale proprio per questo, ma è interessante notare come i primi Presidenti lasciassero un enorme spazio al Congresso stesso: la figura del Presidente Commander-in-Chief a cui siamo abituati è stata un trasformazione successiva, dovuta proprio ad un Congresso che via via si frazionava sempre più.

Da qui possiamo trarre con alcune considerazioni politiche:

- non si può dire che l'eliminazione dell'attuale ripartizione di seggi che favorisce i piccoli stati finisca per svantaggiare una parte politica, non più che dire che l'abolizione del segregazionismo svantaggia i bianchi o che l'obbligo per i nobili dell'Ancien Regime di andare ai colloqui di lavoro come tutti invece di campare sulle spalle degli altri sia uno svantaggio per l'aristocrazia. Se è un vantaggio sleale per l'avversario la sua abolizione non può essere definita come un'ingiustizia nei confronti del privilegiato.

- essendo gli Stati Uniti un sistema fortemente bipolare e polarizzato, la minoranza sconfitta rappresenta comunque circa due quinti della popolazione: non c'è modo, con un sistema elettorale diverso, per esempio proporzionale, che questa massa di persone non venga equamente rappresentata.

Ora, le opzioni B e C sono impossibili in quanto richiederebbero un vasto cambiamento costituzionale e ho già spiegato che cambiare la Costituzione negli Stati Uniti è più difficile che convincere Tommaso a parlar male dei Savoia.

L'opzione D è tecnicamente possibile, perché non richiede un cambiamento costituzionale, ma una trafila simile a quella per l'ammissione di un nuovo stato: il problema è che questa trafila richiede una maggioranza qualificata del Congresso e l'accettazione da parte di un numero minimo ma alto degli stati già esistenti, un procedimento non dissimile da quello della modifica costituzionale. Inoltre spezzettare o ammettere cosa e perché in America è un tema delicato negli USA: a differenza dei loro cittadini, le elitè politiche si rendono benissimo conto di come aggiungere una sedia in più possa modificare tutta l'architettura politica a Washington e ci vanno coi piedi di piombo. I repubblicani, Premio Nobel per il Gerrymandering dal 2000 ad oggi, si sono sempre opposti all'ammissione di DC e Puertorico, giacché i due territori a maggioranza rispettivamente afroamericano e ispanica sarebbero più inclini a votare democratico, nonostante i diversi referendum con cui la popolazione ha chiesto l'ammissione. Tralasciamo poi le Samoa Americane, Guam, le Isole Vergini e i vari altri possedimenti coloniali americani. Il tema dello smembramento di stati già esistenti è meno dibattuta a livello nazionale, anche perché non spartiscono uno stato dalla secessione della West Virginia in piena Guerra Civile. Va considerato infatti che ufficialmente gli USA sono una confederazione di stati, per cui l'idea che il governo federale pianifichi intenzionalmente come smembrare gli stati membri è così strana da non essere quasi presa in considerazione. Per rispondere ad un'altra domanda negli USA non c'è un campanilismo come in Europa, anche perché il campanilismo europeo ha radici storiche di cui gli USA sono privi, ma gli USA presentano alcune particolarità locali che talvolta riemergono: per esempio c'è un movimento, abbastanza popolare, per far secedere Long Island da New York ed ergerlo a stato a parte. Generalmente tuttavia le proposte di smembramento mainstream sono sostenute dalla destra (e opposte dalla sinistra) per ragioni politiche: per esempio la proposta di smembrare la California in sei stati è favorita dai repubblicani che ora sono in minoranza e non possono contestare l'attribuzione di tutti e 55 i Grandi Elettori californiani ai democratici ma che, se lo smembramento avvenisse, potrebbero controllare due dei sei stati (quello nel nord e quello nelle regioni interne), ottenendo così un terzo dei GE attualmente californiani. Idem la proposta di Long Island et simili. Al contrario la proposta di ricavare da Alabama e Mississippi uno stato a maggioranza nera ha un sostegno stranamente basso...

L'opzione A è interessante: nella versione Soft sarebbe un passo avanti, ma in definitiva non cambierebbe la possibilità di vincere le elezioni senza il voto popolare. Per esempio con questo sistema Trump avrebbe comunque vinto 244 a 194.

Ovviamente l'opzione B sarebbe quella più rappresentante l'opinione popolare, pur con le distorsioni del secondo turno, ma visto che Valerio mi ha chiesto una via di mezzo e che io l'avevo già scritta quando ho letto la sua mail ecco la soluzione di compromesso, già sollevata da Tommaso: togli i senatori dal conto e assegni i Grandi Elettori in modo proporzionale. Questo non richiederebbe neanche una modifica costituzionale perché come gli Stati scelgano i GE è esclusivamente competenza statale: una volta lo facevano con il voto delle assemblee locali, poi sono passati ad assegnarli ai vincitori del voto popolare nel loro stato, attualmente c'è una campagna che vorrebbe spingere gli stati ad assegnarli al vincitore del voto popolare nazionale a prescindere da chi vince nello stato stesso e Maine e Nebraska già assegnano i loro Elettori in modo proporzionale.

Con questo sistema (assegnando tendenzialmente i GE in bilico al primo arrivato come "premio di maggioranza") nel 2016 avremmo avuto i seguenti risultati:

Clinton (Democratica) 219
Trump (Repubblicano) 213
Johnson (Libertario) 4
Stein (Verdi) 1
MacMullin (Indipendente) 1

Tale schema, come si evince, è molto più rappresentativo, sebbene sussistano ancora rilevanti discrepanze (per esempio in Mississippi i 4 Grandi Elettori sono assegnati 3 a Trump e 1 alla Clinton anche se i democratici hanno vinto il 40% dei voti): la Clinton arriva prima, in linea con il voto popolare, con Trump che è secondo e piuttosto vicino. I terzi partiti sono rappresentanti: i Libertari ottengono 4 Elettori, due in California, uno in Texas e uno a New York, i Verdi ne hanno 1 (in California) e anche MacMullin, l'indipendente conservatore anti-trumper, ottiene un Grande Elettore grazie al suo 21% nel natio Utah. In questo schema il Collegio Elettorale sarebbe composto da 438 Elettori (435 come la Camera dei Rappresentanti di cui seguirebbe le proporzioni su base demografica, più i 3 GE di Washington DC che sono uguali perché non è uno stato e dunque non bisogna sottrarre alcun senatore), con la maggioranza a 220: la Clinton la mancherebbe di un solo voto ma credo potrebbe comunque essere confermata grazie alla convergenza di MacMullin, dei libertari, dei verdi o dei due Grandi Elettori repubblicani che in HL votarono contro Trump, senza dover così trascinare la questione davanti al Congresso dove i repubblicani avrebbero eletto Trump.

Aggiungo che la maggioranza ampiamente assoluta degli elettori (61%) è favorevole all'abolizione del Collegio Elettorale. Emendamenti costituzionali per abolirlo sono stati introdotti nel 1969, nel 2005 e nel 2016: il primo è quello che è arrivato più vicino ad abolirlo, ottenendo il via libera alla Camera e in commissione al Senato e prendendo poi 55 voti al Senato. Sfortunatamente al Senato vige un'altra regola oligarchica, il Filibuster, che permette alle minoranze di congelare l'approvazione della misura e rimandarla a tempo indefinito se questa non passa con almeno il 60% dei voti (una cosa simile al meccanismo della "minoranza di blocco" che paralizza spesso e volentieri l'Unione Europea). Salvo immaginare l'uso dell' "opzione nucleare" (cioè il passaggio di una risoluzione, che non sottoposta alle regole del filibuster in quanto non è una legge, ma vincolante con la quale il Senato abolisce il filibuster e passa ai voti a maggioranza semplice. La risoluzione è legale perché cambia i regolamenti del Senato, non leggi o articoli costituzionali. I democratici la usata per la prima volta nel 2013 per rompere l'ostruzionismo continuato dei repubblicani), il passaggio di modifiche costituzionali non è all'orizzonte, anche perché dovrebbe poi essere ratificata da tre quarti delle legislature statali, attualmente in maggioranza in mano ai repubblicani.

Il progetto più promettente in materia è il National Popular Vote Interstate Compass (NPVIC), un atto legislativo a livello statale che impegna gli stati che lo ratificano a assegnare automaticamente i loro Grandi Elettori al vincitore del voto popolare nazionale a prescindere da chi abbia vinto nel singolo stato. la cosa è legale perché la Costituzione lascia agli Stati le modalità di scelta dei Grandi Elettori (infatti per lungo tempo non erano votati dagli elettori ma scelti dalle singole assemblee statali o dai governatori). L'NPVIC entrerà automaticamente in vigore non appena sarà sottoscritto e ratificato da un numero di stati titolari di almeno 270 Grandi Elettori, cioè la maggioranza del Collegio Elettorale richiesta per essere eletto Presidente. In questo modo il sistema dei GE rimarrà formalmente in vigore ma sarà di fatto neutralizzato dal fatto che la sua maggioranza sarà a prescindere assegnata al vincitore del voto popolare. Ad oggi quindici stati hanno firmato l'NPVIC, più il Distretto di Columbia, per un totale di 196 Grandi Elettori. Se altri stati per un totale di ulteriori 74 GE lo sottoscrivessero allora sarebbe cosa fatta.

La cosa divertente è che tale concezione delle strutture democratiche è perfettamente sensata, per gli ultimi anni del Settecento: era la visione di Burke e dei grandi pensatori democratici anglosassoni, di una democrazia che poteva essere funzionale solo se le bizze del popolo potevano essere incanalate in un sistema che in pratica poteva funzionare anche senza la legittimazione popolare. Avevano davanti a loro l'esempio della Rivoluzione Francese, che nella loro visione dimostrava come il potere nelle mani del popolo significava bagni di sangue ordinati da demagoghi e avvento di dittatori militari come Napoleone. Questa idea è rimasta viva e vegeta all'interno della mentalità politica anglosassone (pensiamo per esempio al fatto che anche se tutto il governo USA morisse semplicemente il prossimo in linea di successione diventerebbe Presidente fino alle prossime elezioni, non importa chi sia e cosa pensi. In Gran bretagna la Camera dei Comuni ha il potere di prorogarsi ad interim senza conseguenze, è già stato fatto durante le due guerre mondiali). Anche in Inghilterra il sistema risentiva di questa impostazione: all'inizio dell'Ottocento la maggior parte dei parlamentari (senza menzionare la Camera dei Lords ovviamente) veniva eletta in base a circoscrizioni di epoca feudale, solitamente basate sulle delimitazioni feudali e centrate sui castelli dei nobili (non a caso localmente si chiamano contee), e erano soprannominate "le circoscrizioni marce, putride" o "collegi fantasma", nel senso che era "morte" perché i realtà lì non ci abitava nessuno a parte il nobile. Per esempio il famoso economista David Ricardo venne eletto deputato per il collegio di Portarlington nel 1819, nonostante non abitasse neppure lì: in realtà la circoscrizione, che in pratica includeva solo il maniero locale e le sue proprietà, contava una popolazione residente di appena dodici persone, le quali, come era costume dell'epoca, mettevano la carica in vendita al miglior offerente. La differenza tra gli Stati Uniti e i loro cugini inglesi è che la Gran Bretagna, a seguito di imponenti manifestazioni popolari (i cosiddetti "chartisti") pur represse nel sangue, riformò il suo sistema elettorale nel 1832, creando circoscrizioni più consone alla popolazione, mentre gli USA non sono mai riusciti a perdere del tutto il terribile vizio del gerrymandering, cioè della creazione su misura di collegi per favorire una determinata parte politica.

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Riprende la parola MorteBianca:

Come previsto Federico di costituzionalismo americano ne sa una più del diavolo, e ha effettivamente inquadrato la soluzione ideale (che io a parole e a ragionamenti mai avrei saputo raggiungere). Senza neanche passare dalla riforma costituzionale poi. Ne avevo sentito parlare da uno youtuber di questo "Movimento" localista. Allo stato attuale sarebbe Democratico suppongo.

Per motivare la massa ad eleggere politici anti-CE (anti-CE nel senso espresso da Federico) bisognerebbe causare qualcosa di politicamente gravissimo. Tipo che Trump vince davvero con il solo 10% prendendo tutti i territori chiave e conferma la maggioranza, poi se ne esce con le sue (Apertura al coronavirus, aumento dell'inquinamento, invasione del Venezuela) e il popolo alle prossime elezioni vota qualcuno che riformi radicalmente il CE e persino i Repubblicani, per non perdere i voti nei paesi rossi, sono obbligati ad includere nel loro programma di cambiare come ripartiscono i propri elettori.

Rimarrebbero quindi una minoranza di stati che persiste nel vecchio sistema (tra cui l'immancabile Texas), la quale potrà essere sfangata solo nel lungo termine, quando le continue migrazioni di ispano-americani cambieranno gli equilibri politici (e ce ne vuole. L'Alabama ha una popolazione di colore molto alta, ma per via delle leggi sul diritto di voto dei criminali e del razzismo poliziesco essere Afroamericano significa di fatto non avere peso politico, e suppongo che simili tattiche saranno usate anche contro i Messicani ancora a lungo)

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Al che Federico aggiunge:

MorteBianca mi lusinga, si tratta di un concetto piuttosto semplice e lodarmi non farà che incoraggiare la mia attitudine a buttar via tempo libero dietro a cose del genere che poi potrei raccontarvi per filo e per segno quindi a vostro rischio e pericolo.

Se ci si riferisce al movimento di Long Island comunque è generalmente repubblicano: Long Island è più conservatrice del resto dello stato di New York per cui la destra sbaverebbe per avere altri due seggi al Senato e un governatore.

La buona notizia è che l'abolizione/riforma del CE è nel programma elettorale democratico (durante le primarie tutti i candidati erano a favore, quindi è quasi certo che la Convention di agosto lo infilerà ufficialmente nel programma), la cattiva è che così è diventata ancora di più di parte con i repubblicani strenuamente contrari. Staremo a vedere se dopo o a causa di Trump il sostegno per tale misura diverrà forte (poi in realtà la maggioranza degli americani è a favore dell'elezione diretta del Presidente e del proporzionale al Congresso ma la Costituzione del XVIII Secolo ovviamente non prevede i referendum e quindi a livello federale di far votare direttamente gli americani su un tema non se ne parla, salvo modifiche).

Sulle transizioni elettorali il Texas è uno dei casi più interessanti: negli ultimi quindici anni il sostegno conservatore in questo stato è progressivamente diminuito, intaccato dall'arrivo di nuovi residenti (ispanici, ma anche da altri stati limitrofi), attirati dall'espansione delle nuove aree urbane e suburbane (Dallas, Houston, Forth Worth, Austin, El Paso) che stanno diventando via via sempre più liberali.

Osserviamo per esempio i voti repubblicani tra il 2004 e il 2016:

2004: R 61% (4 milioni e mezzo), D 38% (2,8 milioni)
2008: R 55,5% (4 milioni e mezzo), D 47% (3 milioni e mezzo)
2012: R 57% (4 milioni e mezzo), D 41%(3,3% milioni)
2016: R 52% (4,6 milioni), D 43% (3,9 milioni)

Come si può vedere c'è sempre uno zoccolo duro di conservatori, attorno ai quattro milioni e mezzo di persone, che tiene alta la bandiera della Destra in Texas, ma in percentuale hanno perso quasi dieci punti in dodici anni. E questo non perché perdessero voti numericamente, anzi, Trump è riuscito ad aggiungervi centomila voti, probabilmente quelli egli esaltati che usualmente non votano repubblicano perché "troppo moderato". No, li hanno persi perché l'affluenza è cresciuta e nuovi elettori si sono aggiunti, ma principalmente dall'altra parte. I democratici sono invece cresciuti costantemente, guadagnando oltre un milione di voti e ottenendo risultati strabilianti: prima arrivare vicinissimi a prendere la metà dei voti candidando un nero, in Texas, nel 2008; poi nel 2016 quando la Clinton, pur perdente, ha raggiunto il migliore risultato numerico mai registrato dai democratici, quasi quattro milioni di voti, proprio mentre Trump in percentuale raccoglieva il risultato più basso di questo Secolo. Gli analisti sono tutti concordi, specie alla luce del fatto che Trump ha fatto platealmente fallire il piano di cooptare gli ispanici alla causa conservatrice facendo leva sulla fede religiosa per puntare sull'uomo bianco arrabbiato: a partire dal 2024 il Texas entrerà dalla Fascia Red (SRS, Safe Red State, uno stato stabilmente repubblicano) in quella Purple (stato tendenzialmente conservatore ma che può colorarsi di blu, come Florida ed Iowa) e da lì ci si aspetta diventi Swing per l'inizio degli Anni Trenta, e allora ne vedremo delle belle...

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A questo punto si introduce nel discorso Dario Carcano:

La riforma/abolizione dell’Electoral College in realtà non è una cosa nuova. La proposta che più andò vicina a trovare una concreta realizzazione è l’emendamento Bayh–Celler del 1969, che però non era una totale abolizione ma una riforma per renderlo più proporzionale rispetto al voto popolare; invece una proposta di totale abolizione arrivò nel 1977 dall’allora presidente Jimmy Carter (il più sottovalutato dei presidenti USA), ma anche quella finì nel nulla.

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Subito ne approfitta Andrea Mascitti:

Mettiamo allora che l'emendamento Bayt-Celler passi, e che grazie ad esso anche la proposta di Jimmy Carter ce la faccia... a questo punto quale sarebbe il metodo per l'elezione del presidente, e quali presidenti ci sarebbero stati dopo Carter?

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A rispondergli è lo stesso Dario:

Fino al 2000 non cambierebbe nulla. Sarebbero eletti Reagan, Bush Sr. e Clinton. Le cose cambierebbero e di molto dopo il 2000, quando in HL Bush Jr. fu eletto presidente dopo una delle elezioni più contestate nella storia americana. Credo che senza Cheney alla vicepresidenza non ci sarebbe l'invasione dell'Iraq dopo l'11 settembre, e senza il movimento a favore del ritiro dall'Iraq è improbabile che Obama diventi presidente...

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Restituiamo la parola a Federico:

Concordo, se la Riforma Bayh-Celler fosse passata (è stato il tentativo di abolizione del Collegio Elettorale che è andato più vicino al successo), le elezioni tra il 1980 e il 2000 non avrebbero subito variazioni, anche perché in nessuna di queste tornate elettorali i due candidati arrivarono vicini nel voto popolare. Al massimo potrebbe esserci un maggior successo dei third party, in particolare la candidatura di Ross Perot, che nel 1992 prese il 18% del voto popolare, e che potrebbe rimanere in giro un po' più a lungo.

Nel 2000 Al Gore vincerebbe su Bush Jr di circa mezzo punto percentuale, cioè quasi mezzo milione di voti: la presidenza Gore (2001-2009) da un lato confermerebbe saldamente il Partito Democratico nella sua modo centrista dei New Democrats, con la continuazione di privatizzazioni ed espansione dei trattati di libero commercio, dall'altro aprirebbe anticipatamente all'ambientalismo. L'invasione dell'Iraq non avverrebbe senza dubbio, mentre quella dell'Afghanistan probabilmente sì, anche se sussiste una ragionevole possibilità (se volete poi ve la illustro) che gli stessi attacchi dell'11 settembre non avvengano o avvengano in modo molto diverso. Visto che John McCain non avrebbe mai corso contro il suo caro amico Joe Lieberman, vicepresidente di Gore, "Maverick Mac" passerà il turno nel 2004 e probabilmente anche nel 2008: il candidato repubblicano nel 2004 sarà Mitt Romney, che si imporrà con un profilo moderato (anche più moderato che in HL, visto che mentre era ancora governatore passò una riforma sanitaria statale molto simile all'Obamacare) sui candidati più conservatori (Mike Huckabee, George F. Allen, foooorse Rudy Giuliani) e i moderati minori (Fred Thompson, John Kasich, Lincoln Chaffee). Nel 2008 la recessione economica sarà il gran tema, il quale, assieme alla cosiddetta "voters fatigue", cioè la stanchezza degli elettori di votare per uno stesso partito per troppo tempo (e stiamo parlando di sedici anni di democratici alla Casa Bianca), congiurerà in favore di una vittoria dell'opposizione: date le condizioni è ragionevole pensare che Hillary Clinton non si candidi e lascia Lieberman, John Kerry, John Edwards, Dick Gephardt, Howard Dean e Joe Biden combattere per la leadership democratica. Come giustamente fatto notare da Dario, senza il movimento anti-guerra in Iraq anche Obama starà fuori dalla contesa. I repubblicani, con Romney bruciato, avranno varie opzioni per tornare alla Casa Bianca: McCain sarebbe quella evidente ma nuovamente non correrà se Lieberman sarà il candidato democratico, una possibilità piuttosto seria. Huckabee e Allen correranno quasi certamente di nuovo ma senza particolare successo. L'ex governatore George Pataki potrebbe essere una possibilità, assieme al suo collega Mark Sanford, ma Jeb Bush mi sembra il meglio posizionato per prendersi la nomination. Non ho una particolare fiducia nel fatto che i repubblicani possano risolvere la crisi economica senza farne pagare il prezzo alle classi a minor reddito, oltre alla loro attitudine ad approfittare della Primavera Araba per attaccare Iraq e Libia, per cui mi aspetto una vittoria democratica nel 2012, presumibilmente con Hillary Clinton come candidata. Dall'tronde la vittoria di Gore rafforzerebbe la presa della corrente clintoniana sul partito. Obama di converso si farà un nome proponendo riforme sanitarie e poi, quando la Clinton inizierà ad invadere paesi mediorientali a partire dalla Siria per punire Assad per l'uso di armi chimiche (Obama stesso andò a tanto così dall'ordinarlo, su suggerimento del Segretario di Stato Kerry, ma poi prese la coraggiosa decisione di fermare l'invasione), diventerà il referente dei contrari alla guerra. Nel 2016 Trump avrà largo successo, motivandolo con l'opposizione alla presidenza Clinton e la reazione ai trattati di libero commercio di Gore da parte di agricoltori e operai scontenti, e vincerà le primarie del partito, a meno che l'establishment dello stesso non si coaguli attorno ad un candidato condiviso, presumibilmente l'ex vicepresidente di Bush, quasi certamente Tim Pawlenty (altri candidati: Marco Rubio, Teddy Cruz, Chris Christie, Sarah Palin, John Kasich, Bobby Jindal). La Clinton sarà impopolare ma Trump probabilmente di più e la sua campagna sarà ancora più scoordinata (Bannon e il suo piano di prendere di mira i colletti blu arrabbiati saranno al servizio della Palin infatti): Hillary potrebbe così vincere un secondo mandato. Nel 2020 il vicepresidente uscente Evan Bayh sarà l'agnello sacrificale del partito di fronte ad una estremamente probabile vittoria repubblicana, incarnata forse da Rubio o da un altro repubblicano più moderato eletto negli ultimi sei anni (Scott Brown? Bill Haslam? Purtroppo richiederebbe un'analisi molto ampia di tutte le variabili in campo). Non vedo modo per tenere indefintiivamente il carismatico Obama fuori dall'agone presidenziale, anzi mi aspetto che diventi lui al posto di Bernie l'idolo dei progressisti americani e non e che poi sia il frotnrunner nel 2024.

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MorteBianca riprende:

Ecco come secondo me sarebbero distribuiti oggi i partiti americani, dall'estrema destra all'estrema sinistra, con annessi leader e breve storia, in caso di legge elettorale diversa:

Partito della Libertà Americana (Donald Trump. Il Partito nasce per iniziativa di George Lincoln Rockwell e rapidamente raduna attorno a sé tutti i partiti dell'estrema destra americana, rimanendo in larga parte marginale. Con l'emergere del movimento Tea Party molti repubblicani e molti Whig radicalizzati si riuniscono in un movimento di protesta apolitico, che rapidamente vede in vari esponenti estremisti delle figure di riferimento. Il partito però esplode grazie all'Alt-Right ed il supporto di 4Chan e Gamergate, riuscendo alle elezioni del 2016 a sfondare grazie a Donald Trump. Il Partito oggi ha ammorbidito le sue posizioni, ritenendo di lottare per i bianchi "senza per questo odiare le altre razze" e favorisce una "Pulizia Etnica Pacifica". Il Partito è ufficialmente negazionista, nazionalista, conservatore ed isolazionista)

Partito Whig (Ted Cruz. Fondato da integralisti della Bibbia e della Costituzione, ritiene i Repubblicani troppo compromessi, senza però arrivare ai livelli dei libertari. Protendono per uno stato federale debole, liberismo fiscale, isolazionismo, conservatorismo accanito, soprattutto sull'immigrazione)

Partito Repubblicano (Marco Rubio. Nato in polemica anti-razzista ed anti-schiavista, si evolve sempre di più come il partito pro-business e pro-stati. Quando i Democratici favoriscono gli afro-americani viene avviata la Southern Strategy per prendere i voti dei democratici razzisti al Sud, il partito si ricicla come conservatore, isolazionista ed economicamente liberista. Oggi si rivolge principalmente agli Ispano-Americani cattolici delusi da Papa Francesco)

Partito Liberale (Hillary Clinton. Partito centrista, socialmente liberale e progressista, economicamente conservatore e liberista. L'opposto simmetrico del Partito Federalista)

Partito Federalista (George W. Bush. Il Partito più vecchio ancora in vita. Si caratterizza per un ruolo maggiore del governo federale sugli stati, ma rimane economicamente e politicamente conservatore, nazionalista e Hawkish in ambito geopolitico)

Partito Democratico (Joe Biden. Nasce come partito Democratico-Repubblicano (che si oppone al federalismo), si coagula attorno alla figura di Jackson, inizialmente difensore del Sud e dello schiavismo, diventa poi sempre più diviso tra una fazione Nord ed una Sud, ma in entrambi i casi si oppone al liberalismo Repubblicano propendendo verso una forma di progressismo economico tipica del New Deal. I democratici in seguito abbandonano anche il segregazionismo, diventando antirazzisti. Si caratterizza per una posizione di centro-sinistra)

Partito Progressista (Barack Obama. Fondato da ex Repubblicani ostili all'enstabilishment, guidati dall'ex presidente Roosevelt, fu strumentale per la nascita del successo democratico. Il partito in effetti nasceva come costola repubblicana dalle posizioni molto progressiste e si è evoluto con il tempo diventando sempre più anti-politico, populista e con posizioni decisamente molto progressiste su vari temi)

Partito Verde (Bernie Sanders. Il Partito nasce con posizioni ambientaliste, sorto dalla disillusione dei Democratici e dei Progressisti che si sentivano ignorati su questo tema in quanto non abbastanza mainstream. Ben presto i Verdi hanno iniziato ad inseguire i Democratici da sinistra anche su altri temi, diventando de facto la formazione socialista di riferimento americana. Sotto Bernie Sanders e con l'età di voto di molti Millennials il partito cresce abbastanza da diventare un punto di riferimento. L'ideologia ufficiale è quella della Socialdemocrazia Verde, il Femminismo e l'Antirazzismo).

Politicamente lo scacchiere attuale vede un Fronte Popolare composto da Progressisti, Democratici e Verdi (capeggiato principalmente dai Progressisti) mentre all'opposizione c'è un Fronte Nazionale composto da Libertari, Whig e Repubblicani, capeggiato dai Whig. Per molto tempo c'è stata una grande coalizione al centro fatta da Repubblicani, Liberali e Federalisti. Tale coalizione è crollata sotto numerosi scandali ed oggi i partiti centristi prendono molto meno e sono divisi tra loro. Il Partito Verde è dato in lieve salita, il partito Libertario in lieve discesa, sta emergendo molto il Partito Repubblicano, è praticamente morto il Partito Federalista, che però è ancora capace di stare in parlamento.

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E Federico commenta:

I socialisti americani hanno avuto una storia ricca, vivace e fertile, molto più, per dire, rispetto ad altri paesi anglosassoni come Canada, Australia e Nuova Zelanda, tuttavia non sono mai riusciti a sfondare, limitandosi ad eleggere alcuni sindaci e una manciata di deputati. Il tentativo di formare un terzo polo a sinistra da parte dei socialisti in solitaria è sempre fallito e il maggior successo fu quando si unirono ad altri progressisti per formare il Partito Progressista nel 1924 (formalmente era Partito Progressista dei Lavoratori e dei Contadini, ma i socialisti partecipavano ufficialmente alle Convention, avevano la tessera del partito di diritto e si impegnavano ad appoggiare tutti i ticket presidenziali). Sennonché l'avventura di La Follette Sr non andò dopo il 1924, poi FDR attirò tutti i voti di sinistra con il New Deal e infine il Maccartismo fece il resto. Dall'tra parte lo stesso Eugene Debs era un ex democratico con tanto di tessera che passò al socialismo solo quando il Presidente Cleveland fece sparare sugli scioperanti dello Sciopero Pullman.
Quindi sì, effettivamente il partito socialista americano ha avuto dei risultati gloriosi ma mai decisivi , se non quando si alleato con altre forze di sinistra non socialiste.

Paradossalmente poi un ticket Gore-Sanders o viceversa avrebbe del potenziale: da un lato un giovane senatore del Sud economicamente centrista, liberale quanto basta, con una forte connotazione ambientalista, e dall'altra un senatore più anziano del Nord, economicamente socialista, progressista e altrettanto ambientalista. Il Balancing sarebbe adeguato. Ovviamente un ticket del genere darebbe il meglio con i due politico agli esordi, quindi in un periodo tra il 1988 (prima candidatura presidenziale di Gore, Sanders era deputato all'epoca) e il 2016.

Volendo però essere precisi, se la definizione è "tutti i partiti americani sopravvivono" ci sarebbero anche il Partito Anti-Massonico, il Partito Nullificazionista, il Partito del Suolo Libero, il Partito Costituzionalista, il Partito Liberale Repubblicano, il Partito Popolare, il Partito Proibizionista, il Partito Populista, il Partito dei Diritti degli Stati, il Partito Indipendente Americano, il Partito Riformista e sopratutto il Partito Libertario. Facendo una sintesi (molti di essi rappresentano lo stesso elettorato in epoche diverse) avremmo un Alleanza Nazionale tra Libertari, Whig, repubblicani, federalisti, libertari, con nullificazionisti, proibizionisti e neo-sudisti che sussistono come componenti ideologiche e correnti della coalizione e i costituzionalisti a dare appoggio esterno, e un Fronte Popolare tra democratici, progressisti, verdi, con anti-schiavisti, anti-massonici, anti-corruzione, movimenti contadino-laburisti e socialisti incorporati al proprio interno e i liberali a dare appoggio esterno. Virtualmente al centro il Partito Riformista nell'accezione di Ross Perot e Jesse Ventura, ma con tendenze verso il Fronte Popolare.

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E Alessio aggiunge:

In un paese in cui l'elettorato religioso ha sempre avuto una certa importanza... ci siamo immaginati partiti socialisti, fascisti, liberali... ma non abbiamo pensato a una Democrazia Cristiana.

Basandomi sulla descrizione di MorteBianca, penso che il suo partito Whig e il suo partito Repubblicano (che peraltro risultano alleati nella sua visione) potrebbero dare origine a un partito di quel tipo...

Believers' Costitutional Party
- conservatorismo in materia legale (diritto di portare armi, fisco leggero...)
- conservatorismo in materia sociale (no all'aborto, no alla droga ecc...)
- isolazionismo in politica estera
- atteggiamento diffidente verso l'islam
- atteggiamento diffidente verso le nuove tecnologie, timori per la privacy, tendenza al complottismo

Possibili esponenti di questo partito potrebbero essere, oltre ai menzionati Ted Cruz e Marco Rubio (di tendenze molto liberali, diciamo un Andreatta della DC americana), Ben Carson (famoso medico e anche lui candidato alle primarie repubblicane del 2016), Mike Huckabee, e l'indistruttibile Ron Paul.

Un partito del genere lo vedrei in rapporto di odio-amore con il partito Federalista (stesse posizioni in materia economica, differenze sulla politica estera e quella sociale) e in grande concorrenza con il partito Democratico per gli elettori afroamericani del sud (i politici democratici direbbero: votate per noi, perché believers sono razzisti; believers risponderebbero:votate per noi, perché i dem sono anti-cristiani... Oprah Winfrey e le cantanti R'n'b contro i telepredicatori battisti e pentecostali.).

Secondo la ricostruzione di MorteBianca, a sinistra il partito Progressista dovrebbe essere quello più forte, il partito Verde quello più in crescita... dunque il partito di Biden potrebbe prendere schiaffi nella sua tradizionale competizione con i "democristiani" ed essere in un certo senso l'anello debole della coalizione di sinistra. A proposito... quale coalizione?? Immaginiamo una America multipartitica per poi assemblare i partiti in coalizioni di centrodestra e centrosinistra all'italiana?

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Anche feder ha proposto una sua "America balcanizzata":

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E ora, la parola a Generalissimus, che ha tradotto per noi queste ucronie:

E se gli Stati Uniti fossero un paese del Terzo Mondo?

C’è una nazione cristiana in maggioranza bianca, colonizzata da una nazione dell’Europa occidentale; ha combattuto una guerra d’indipendenza contro l’Inghilterra e poi ha combattuto una guerra civile per i diritti degli stati nel XIX secolo; ha avuto una grande popolazione di schiavi, ma poi ha abolito la schiavitù; si è poi espansa verso ovest attraverso le praterie, e ha combattuto e sconfitto tribù native che utilizzavano i cavalli; la sua cultura è associata ancora oggi ai cowboy e alle tenute recintate; poi è diventata una superpotenza agricola e ha accolto molti immigrati, soprattutto dall’Italia, dall’Irlanda, dalla Germania e qualche Inglese; all’inizio del XX secolo era una delle nazioni più ricche della Terra; la sua cultura è famosa in tutto il mondo, specialmente per quanto riguarda la sua musica, le danze e il cibo.
Vi do un indizio: non sto parlando degli Stati Uniti d’America.
Infatti sto descrivendo l’Argentina, anche se tutto quello di cui ho deciso di parlare si applica anche agli Stati Uniti.
Gli Americani credono di essere unici nel loro genere al mondo, ma come ho appena dimostrato, l’Argentina è paurosamente simile.
All’inizio del XX secolo la gente metteva l’Argentina e gli Stati Uniti nella stessa categoria: erano entrambe nazioni in crescita, ricche e promettenti.
L’Argentina in realtà aveva uno standard di vita uguale a quello della Francia, e ci si aspettava che diventasse una potenza dominante o perlomeno una nazione molto ricca.
Avanti veloce di cento anni: gli Stati Uniti sono la potenza mondiale dominante, con basi militari in ogni continente e un’economia equivalente ad un quarto di quella mondiale, mentre l’Argentina è una nazione del Terzo Mondo considerata una trappola mortale per gli investitori e i risparmiatori locali, una nazione nota per le sue terrificanti dittature tanto quanto l’America è nota per la sua esportazione della democrazia.
Questo ci porta ad un punto che molti Statunitensi ignorano: essi pensano che la ricchezza e il dominio mondiale americano fossero predestinati, quando in realtà non dovevano esistere affatto.
Se le cose fossero andate in modo diverso l’Argentina avrebbe potuto essere nei panni degli Stati Uniti e viceversa.
Se le cose fossero andate in modo diverso, gli Stati Uniti avrebbero potuto essere una nazione del Terzo Mondo, un paese povero guidato da un regime instabile.
Una breve nota a margine: so che la parola Terzo Mondo è un termine che offende qualcuno perché lo considerano un insulto per le persone che vivono in quei paesi, ma onestamente è il miglior termine che abbiamo.
Alla gente piace dire “paesi in via di sviluppo”, ma come si fa a chiamare la Somalia, una specie di mondo di Mad Max traslato nella vita vera e casa di pirati, e il Congo, che è in una sanguinosa guerra civile dagli anni ’90, paesi in via di sviluppo? Primo, Secondo e Terzo Mondo descrivono piuttosto bene le decisioni che hanno diviso il mondo tra nazioni ricche alleate degli Americani, ex nazioni Comuniste mediamente ricche e tutte le altre ex colonie povere.
Oh Dio, sproloquiare sull’uso delle parole politicamente corrette è stancante, non possiamo tornare a parlare di storia, che è un argomento che comprendo davvero e che non può offendere nessuno a morte? Per scoprire come gli Stati Uniti sarebbero potuti diventare un paese del Terzo Mondo dobbiamo capire perché essi ebbero successo e l’Argentina fallì.
Nel 1900 gli Stati Uniti e l’Argentina sembravano esteriormente molto simili, ma in realtà questa era solo una facciata che nascondeva le vere debolezze dell’Argentina, debolezze che in precedenza l’America era riuscita ad evitare, perciò ora proverò a condurre gli Stati Uniti su un percorso simile a quello dell’Argentina, comparando la storia di entrambe mentre vado avanti.
La grande differenza tra gli Stati Uniti e l’Argentina è che i primi furono colonizzati dall’Inghilterra e la seconda dalla Spagna, imperi molto diversi che crearono nazioni diverse.
Come stile genitoriale la Spagna era un genitore violento: tutte le colonie spagnole alla fine hanno avuto un brutto destino, basta guardare all’America Latina e alle Filippine.
Questo perché gli Spagnoli fecero il peggior lavoro possibile come colonizzatori, divisero le terre in enormi proprietà quasi medievali chiamate encomienda, costringendo la popolazione nativa a lavorare come schiavi.
Queste encomienda erano grandi come interi paesi, a volte decine o centinaia di chilometri quadrati.
A volte dividevano la popolazione in un sistema di caste razziali, con gli Spagnoli nati in Europa in cima e i nativi di sangue puro o di razza mista in fondo.
Distrussero l’iniziativa economica dando alle compagnie spagnole con base in Europa il monopolio delle industrie locali e scoraggiando la crescita economica..
Esse prendevano le ricchezze minerarie dell’America Latina e le esportavano semplicemente in Europa, senza far affluire il ricavato nell’economia locale.
Non diedero alla popolazione nativa e nemmeno ai colonizzatori bianchi alcuna parola nel governo, decidendo tutto direttamente da Madrid.
L’economia stagnò, perché le uniche persone con i soldi facevano parte della piccola classe aristocratica, non c’è da meravigliarsi se le colonie spagnole erano così malmesse quando divennero paesi indipendenti.
Gli Inglesi erano più negligenti, in generale lasciavano fare alle colonie quello che volevano, e questo portò in genere a economie laissez-faire e a governi locali.
Ciò a volte ebbe buoni risultati, basta guardare al successo che hanno avuto gli Stati Uniti e l’Australia, e altre volte ha portato alla morte per fame di milioni di Indiani e all’oppressione dei neri sudafricani.
Comunque sia, le colonie inglesi hanno un ruolino di marcia migliore di quelle spagnole, perciò come possiamo rendere gli Stati Uniti più simili ad una parte dell'Impero Spagnolo? Beh, se il governo inglese non avesse oppresso le colonie lo avrebbero fatto i governi locali, di fatto ne abbiamo un esempio proprio qui in America: la Virginia e in misura molto minore tutto il sud.
Dato che questa cosa offende un buon 15% dei miei fan, lasciatemi spiegare: la Virginia venne fondata da aristocratici inglesi per ottenere più terra.
La legislatura veniva intimidita dagli aristocratici, che a loro volta davano terra ad altri aristocratici inglesi perché tenessero in vita il sistema.
Gran parte della Virginia era divisa in enormi tenute dedicate alla coltivazione del tabacco e gli Inglesi poveri che arrivavano diventarono affittuari.
Quando i più poveri si trasferirono ad occidente o morirono a causa delle condizioni tropicali, gli aristocratici importarono degli schiavi e li oppressero.
All'epoca della Guerra d’Indipendenza americana in Virginia votava solo il 40% dei maschi bianchi, mentre la percentuale nel resto delle altre colonie era quasi del 100%.
Il resto del sud è una storia leggermente diversa: i possessori di schiavi Ugonotti e della Virginia si stabilirono nella Carolina del Sud e nelle Barbados per incrementare i loro possedimenti.
Nel Profondo Sud l’economia era dominata dagli schiavi, dal cotone e dal riso, e diversamente dalla Virginia gli aristocratici si erano arricchiti abbastanza di recente, e questo significa che nutrivano sentimenti migliori verso i bianchi poveri e fecero squadra con loro contro la grande popolazione nera.
L’economia non si sviluppò mai in questa regione, non ci fu mai un’industrializzazione, le sue basi economiche erano le stesse dell’Argentina, puramente agricole.
Come rendiamo così parti maggiori degli Stati Uniti e il sud ancora peggiori? Prima di tutto sbarazziamoci del nord, o almeno dei fattori culturali che permisero al nord di diventare la superpotenza industriale dell’America, dobbiamo fare così per rendere gli Stati Uniti un paese del Terzo Mondo.
Il nord venne colonizzato principalmente dai Puritani del New England e dai Quaccheri della Pennsylvania, entrambi i quali divennero famosi per la loro potenza industriale.
Entrambi i gruppi erano dissidenti religiosi che lasciarono l’Inghilterra per ottenere la libertà religiosa.
In questa TL ciò non accade, l’Inghilterra, come la Francia e la Spagna, vieta ai dissidenti religiosi di stabilirsi nelle colonie e continua la loro oppressione, gli Anglicani avranno il controllo di tutto nelle colonie.
Invece di farvi stabilire dissidenti religiosi, il re d’Inghilterra opta per un controllo più diretto e divide i territori delle colonie tra i suoi nobili preferiti, invece di lasciare che i nativi si gestiscano da soli.
In America si creano grosse spaccature, i nobili chiamerebbero coloni dall’Inghilterra per affittargli le loro terre, e questi diventerebbero loro servi.
Il commercio degli schiavi africani ci sarà comunque se ci sarà ancora bisogno dei neri per lavorare nelle piantagioni di cash crops del sud, visto che il loro adattamento alle malattie tropicali li renderà lavoratori migliori dei bianchi, che morirebbero in fretta a causa di esse, e inoltre anche le colonie spagnole commerciavano in schiavi africani.
L’economia e le città non si svilupperebbero mai nel modo in cui hanno fatto, sarebbero composte semplicemente da schiavi e nobili.
Nella nostra TL Filadelfia è sempre stata una città molto produttiva, nota per la sua industria del ferro, e i porti della costa est producevano un terzo delle navi dell'Impero Britannico.
Il New England non diventa mai un centro della cantieristica navale, e potremmo peggiorare ancora di più le cose facendo fare agli Inglesi quello che fecero gli Spagnoli e far sì che a gestire l’economia delle colonie siano dei monopoli gestiti da Inglesi.
I Britannici nominano come governatori delle colonie degli Inglesi che non investono in esse, e la crescita della presa dei governatori manterrebbe le colonie sotto il loro tallone.
Questa è una cosa che Re Giacomo II cercò davvero di fare nella nostra TL, ovvero cercare di mettere le colonie sotto l’autorità centrale di governatori da lui nominati, ma perse il potere a favore degli Olandesi e il suo esperimento fallì.
Nella nostra TL la legislatura delle colonie prima della rivoluzione era gestita dalle colonie stesse, e ciò significa che nella nostra TL gli Stati Uniti furono ben capaci di gestirsi da soli.
Questo concesse agli Americani molta esperienza di autogoverno, una cosa che l’America Latina non ha mai avuto.
In questa TL ci sarebbe comunque la Guerra d’Indipendenza Americana, visto che i proprietari terrieri americani pianteranno comunque una grana con gli Inglesi per quanto riguarda le tasse.
La nobiltà americana sarebbe lì già da 150 anni, e questo significa che si considererà americana piuttosto che inglese.
La rivoluzione procederà come nella nostra TL, con gli Americani che otterranno l’indipendenza nello stesso modo.
La Virginia, analogamente alla nostra TL, sosterrebbe la Rivoluzione.
Negli Stati Uniti di questa TL la democrazia si svilupperà in modo molto differente.
Nella nostra TL alla gente, specialmente a quella di sinistra, piace parlare di come la repubblica americana dei primi tempi non fosse democratica e che fosse una democrazia solo per i maschi bianchi.
Questa frase in realtà è incredibilmente sopravvalutata in quasi tutti gli stati, la vasta maggioranza, e in molti casi l’intera o quasi tutta la popolazione maschile bianca poteva votare.
Tutto ciò sarà molto diverso in questa TL: con la disuguaglianza così diffusa, le classi superiori penseranno a loro stesse come ad un gruppo separato, e riterranno opportuno non dare il voto alla classe operaia.
Quando guardiamo all’analogo della nostra TL, la Virginia, troviamo la stessa situazione: la Virginia era di gran lunga il meno democratico di tutti gli stati, con solo circa il 41% della popolazione maschile bianca che poteva votare.
Questa era la norma nella nostra TL, quando le cose non andavano addirittura peggio.
Gli Stati Uniti di fatto erano la grande eccezione dell’epoca: nella seconda nazione più democratica della Terra, l’Inghilterra, solo il 3% della popolazione aveva il diritto di voto e dopo di essa c’era la Scozia col 2%.
Gli Stati Uniti di questa TL saranno molto meno democratica di quella della nostra TL, la classe dei proprietari terrieri dominerà la politica americana, tenendola lontana dalle classi più basse diversamente dalla nostra TL, dove il sistema politico americano ottenne il voto delle classi medie e basse, che erano di gran lunga più importanti dal punto di vista numerico.
In questa TL la politica americana vedrà probabilmente una divisione simile a quella dei paesi dell’America Latina cento anni fa, con un grande partito centralista e un piccolo partito regionalista.
Non riuscivo a capire se le forze armate americane in questa TL sarebbero state migliori o peggiori: da una parte fra le nazioni del Terzo Mondo delle pessime forze armate sono la norma, dall’altro la parte militarmente migliore dell’America è sempre stata la più rurale e i leader migliori sono venuti dalla Virginia, la parte più aristocratica dell’America.
Voglio dire, devo menzionarvi Washington, Robert E. Lee, Stonewall Jackson e così via? Pensate a come il sud riuscì a combattere così bene senza avere le industrie contro un nord che aveva il triplo dei suoi uomini.
E così ho fatto un compromesso: le cose che richiedono un’industria, come la marina, la sussistenza e l’artiglieria saranno peggiori, mentre tutte le cose basilari come la cavalleria, la fanteria e le tattiche saranno ottime.
Questo significa che gli USA vinceranno con molta difficoltà la Guerra Messico-Stati Uniti, conquistando dal Messico i territori che ora fanno parte degli USA, ma non avranno le capacità logistiche per invadere il Messico dal mare e catturare Città del Messico.
La guerra si trascinerà per cinque anni, fino a quando i Messicani non si arrenderanno e capiranno che non possono vincere.
Un altro fattore interessante è che la maggior parte degli uomini che costruirono le ferrovie provenivano dai programmi di ingegneria dell’esercito, perché West Point era il miglior istituto scientifico dell’America.
Senza di esso e con in più la mancanza di industrializzazione dell’America, di cui parlerò poi, l’America non avrà mai la rete ferroviaria che ebbe nella nostra TL.
L’America Latina è nota per la geografia divisiva, l’Amazzonia, le Ande le pampa ecc. dividono l’America Latina in tanti mini-continenti che possono essere connessi solo via mare.
Onestamente tutto ciò potrebbe benissimo applicarsi all’America, le Montagne Rocciose, i deserti e le Grandi Pianure sono tutti territori vasti e aspri che sono difficili da percorrere.
Il fatto che la California faccia parte dell’America mi sciocca continuamente, perché è molto isolata.
In questa TL gran parte della popolazione statunitense si troverebbe ad est delle Montagne Rocciose e il sistema ferroviario non sarebbe ad un livello abbastanza buono per unire davvero l’America.
La costa occidentale sarà praticamente indipendente, e non scherziamo neanche sul fatto che gli Americani possano comprare l’Alaska! Prima di andare avanti, volgiamo lo sguardo al nord per vedere come il nostro vicino settentrionale, il Canada, se la sta cavando in questa TL: riesco a sentire i compiaciuti Canadesi che pensano a come in questo mondo dove gli Stati Uniti sono poveri essi diventeranno la potenza nordamericana dominante, con i poliziotti a cavallo che occuperanno militarmente Chicago e i dollari canadesi che diventeranno la moneta di riferimento di tutto il continente… Purtroppo, questo non avverrà mai.
Prima di tutto, e questo farà molto male ai nazionalisti Canadesi, il Canada anglofono fu creato dagli Americani: l’Ontario venne colonizzato da lealisti americani che fuggirono a nord dopo la rivoluzione.
Venivano soprattutto dalle colonie del Medio Atlantico, come la Pennsylvania, il New Jersey e il New York, ed è per questo che l’Ontario meridionale ha una cultura così simile a quella del Medio Atlantico o del Midwest.
Perciò, se gli Stato Uniti fossero una nazione allo sbando, il Canada verrebbe costituito a sua immagine, questo Canada fondato da Americani sarà altrettanto diviso in classi e non democratico della nazione dalla quale è derivato.
Secondo, se gli Inglesi hanno avuto una mano così pesante nella colonizzazione dell’America ci sono ottime possibilità che faranno la stessa cosa in Canada.
Il Canada avrà un’economia basata sulle esportazioni che invierà prevalentemente materiali grezzi all’Inghilterra in cambio di prodotti finiti, e questo fa sorgere la domanda sull’Australia e la Nuova Zelanda: l'Impero Britannico del XIX secolo avrà la stessa mano pesante e sarà tanto oppressivo quanto quello del XVIII e XVII secolo? L’Australia e la Nuova Zelanda finiranno nei guai come gli Stati Uniti e il Canada? Onestamente non conosco la risposta, non riesco a fare proiezioni sulla politica inglese così lontano nel futuro.
In pratica abbiamo gratuitamente fatto sì che gli Stati Uniti non si industrializzino e siano economicamente deboli attraverso una combinazione di fattori come lo sfruttamento economico inglese, la divisione tra classi ecc., perciò come saranno degli Stati Uniti che non si sono industrializzati? Andiamo a controllare.
La mancata industrializzazione vuol dire che il nord rimarrà debole durante la storia americana, i Grandi Laghi e il New England rimarranno l’estremo nord degli Stati Uniti, col clima freddo che scoraggerà lo sviluppo.
Il cuore degli Stati Uniti si troverà nel sud, dove la faranno da padrone le ricche piantagioni basate sul lavoro degli schiavi e i cash crop esportati in Europa come il tabacco, lo zucchero e il cotone.
Saranno gli aristocratici del sud a dominare gli Stati Uniti di questa TL e questa predominanza del sud significa che ci vorrà più tempo perché la schiavitù venga abolita, magari avverrà negli anni ’80 o ’90 dell’800, non più tardi, perché gli Stati Uniti saranno economicamente dipendenti dall’Inghilterra per via del fatto che esporteranno cash crop in cambio di beni prodotti in Inghilterra.
A causa di questa predominanza economica gli Inglesi riusciranno a fare pressioni sugli Americani perché aboliscano la schiavitù, che i proprietari terrieri sostituiranno semplicemente con un sistema di apartheid simile a quello del Sudafrica, dopotutto fu quello che fecero gli Afrikaner quando ebbero bisogno di lavoratori neri poco costosi ma gli Inglesi li costrinsero ad abbandonare la schiavitù.
Gli aristocratici del sud che domineranno la politica americana vorranno colonizzare l’America centrale e i Caraibi per ottenere nuove terre per farne stati schiavisti, come fecero nella nostra TL, ma non ci riusciranno, perché le nazioni centroamericane saranno protettorati inglesi.
In questa TL gli Stati Uniti saranno economicamenti dipendente dagli Inglesi, e questo vuol dire che non lo faranno per paura di far infuriare l’Inghilterra, che potrebbe chiudere loro i rubinetti.
Senza l’arroganza derivata dall’essere la più grande potenza industriale e senza una buona marina, gli Stati Uniti non inizieranno mai la Guerra Ispano-Americana, e non conquisteranno mai Cuba e le Filippine agli Spagnoli.
Cuba otterrà l’indipendenza dalla Spagna dopo una lunga e brutale guerriglia, mentre i Giapponesi conquisteranno le Filippine.
A proposito dei Giapponesi, essi si industrializzeranno comunque senza che gli Americani, guidati da Matthew Perry, li istighino a farlo.
Gli Inglesi, noti per la loro diplomazia delle cannoniere, ad un certo punto faranno probabilmente una cosa molto simile, scatenando così la stessa risposta.
La fine del 19° secolo sarà un’epoca d’oro per gli Stati Uniti, a causa della direzione che presero i commerci all’epoca.
L’Europa si stava industrializzando e aveva bisogno di cibo, e questa era l’epoca migliore per essere una nazione agricola.
Lo abbiamo visto in America Latina, dove nazioni come l’Argentina e il Brasile sfoggiarono ottime prestazioni, ed è per questo che nella nostra TL, nel 1900, l’Argentina sembrava eccellere rispetto agli Stati Uniti, perché era in euforia a causa degli alti prezzi dei prodotti agricoli.
Sarà anche un’era di forte aumento dell’emigrazione, la forte crescita dell’economia americana porterà ad un bisogno di maggior popolazione, un qualcosa che è successo anche nella nostra TL in America Latina col Brasile e l’Argentina e negli Stati Uniti.
Quando scoppierà la Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti sosterranno immediatamente gli Inglesi, dato che saranno economicamente dipendenti da essi.
Questo non porterà molti vantaggi all’Inghilterra, perché gli Stati Uniti non avranno molto da offrire in termini di industria, ma la Prima Guerra Mondiale non sarà molto diversa, il Kaiser perderà e ci saranno gli stessi effetti.
La Prima Guerra Mondiale distruggerà l’economia statunitense nello stesso modo in cui distrusse quella dell’America Latina.
L’abbassamento degli standard di vita e il collasso del sistema globale fecero crollare i prezzi dei prodotti agricoli, spezzando la schiena a quelle nazioni.
Nella nostra TL gli Stati Uniti erano una potenza sia industriale che agricola, e riuscivano ad affidarsi ad una quando l’altra falliva, e questo gli permise di avere successo in qualsiasi crisi economica.
Nella trappola caddero anche nazioni troppo industrializzate come la Germania e l’Inghilterra, che patirono la fame durante le guerre, e quelle troppo agricole come l’Argentina e il Brasile.
Le economie puramente agricole andarono malissimo nel XX secolo, videro la loro economia collassare dopo la Prima Guerra Mondiale, non recuperarono durante la Seconda Guerra Mondiale e stagnarono per il resto del secolo.
L’Argentina passò dall’essere una delle nazioni più ricche della Terra all’avere enormi baraccopoli permanenti intorno alle città principali e questo sarà il destino degli Stati Uniti in questa TL.
Senza la ripresa americana e la sua gestione dell’economia mondiale dopo la Prima Guerra Mondiale, gli anni ’20 vedranno un enorme crollo economico mondiale.
Non ci sarebbe nessun paese con un’economia funzionante che possa recuperare dai debiti dopo la Prima Guerra Mondiale, e così il valore dell’economia mondiale crollerà, la Grande Depressione durerà dieci anni di più.
L’inizio della Seconda Guerra Mondiale non sarà molto diverso, Hitler e i suoi amici saliranno comunque al potere e muoveranno comunque guerra al resto del mondo.
Proprio come nell’ultima guerra gli Stati Uniti si uniranno all’Inghilterra, perché saranno economicamente dipendenti da essa.
Gli Stati Uniti non saranno in possesso delle Filippine, e i Giapponesi non attaccheranno Pearl Harbor, ma le relazioni americane con gli Inglesi faranno sì che gli Statunitensi combatteranno comunque contro i Giapponesi.
In Europa la Seconda Guerra Mondiale finirà con uno stallo, perché gli Stati Uniti non riusciranno a vincere la Battaglia dell’Atlantico, a continuare l’enorme campagna di bombardamenti che paralizzò l’industria tedesca e a dare agli Alleati vaste quantità di equipaggiamenti grazie alla Legge Affitti e Prestiti.
Questo significa che gli Alleati non riusciranno mai a tornare sul continente durante la Seconda Guerra Mondiale e che senza l’aiuto americano il fronte russo si impantanerà in una situazione di stallo.
Nessuna delle due parti riuscirà a prevalere sull’altra e intorno al 1950 le due potenze firmeranno un trattato che probabilmente disegnerà un confine che darà gli stati baltici e quella che era la Polonia alla Germania, riportando i confini della Russia a quelli precedenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Gli Alleati lanceranno comunque un’offensiva in Nordafrica, conquistandolo, ma non avranno l’industria per invadere l’Europa continentale e firmeranno un trattato di pace con la Germania Nazista.
Russi e Tedeschi si odieranno gli uni con gli altri e terranno grandi eserciti sui loro confini, che probabilmente diventeranno un teso punto di infiammabilità come quelli tra l’India e il Pakistan del nostro mondo.
La guerra nel Pacifico fu vinta quasi interamente dagli Americani, e questo vuol dire che degli Stati Uniti più deboli e meno industrializzati non riusciranno a sconfiggere il Giappone.
Il Giappone diventerà la principale potenza asiatica, e governerà su una regione che va dalla Manciuria alla Nuova Guinea.
Inoltre, un’America meno avanzata non riuscirà a sviluppare la bomba atomica che nella nostra TL pose finalmente termine alla guerra.
I Giapponesi non riusciranno a conquistare tutta la Cina semplicemente per via delle sue dimensioni e della popolazione, di conseguenza ad un certo punto firmeranno un trattato negli anni ’50 che gli darà il terzo orientale della Cina.
Dato che i Sovietici saranno l’unica nazione che potrà raggiungerlo, il Partito Comunista cinese dominerà comunque la Cina libera.
Visto che non riuscirà a vincere la guerra, non otterrà gli aiuti americani e si ritroverà con una Germania Nazista aggressiva proprio al di là del canale, l’Inghilterra abbandonerà le sue colonie molto più lentamente, dato che saranno l’unica cosa rimastale.
Con i Giapponesi in Birmania e senza l’energia per sedare una rivoluzione indiana, gli Inglesi abbandoneranno comunque l’India, ma combatteranno di più nelle colonie africane.
Nella nostra TL la ricchezza degli Stati Uniti creò insoddisfazione nei riguardi dell’impero in Inghilterra, perché gli Americani erano molto più ricchi e non avevano colonie e mostravano un altro modo di fare le cose.
In questa TL gli Inglesi terrebbero duro, perché saprebbero che senza le loro colonie sarebbero una nazione di poco conto.
L’equilibrio di potere in Eurasia e Africa sarebbe multipolare, con la Germania, la Russia, l’Inghilterra e il Giappone in competizione per il potere e l’influenza, e tenterebbero di danneggiarsi l’un l’altro.
In America le cose andranno di male in peggio, il XX secolo fu terribile per quasi tutte le economie fortemente agricole.
Con i prezzi dei prodotti agricoli bassi gli Stati Uniti saranno alla disperata ricerca di un po’ di tregua, ed è qui che si svilupperebbero le dittature.
In America Latina, negli anni dai ’30 ai ’50, i leader come Vargas in Brasile e Perón in Argentina tendevano ad essere dei populisti il cui programma era riportare le ricchezze ai poveri, e dopo il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli possiamo aspettarci lo stesso negli Stati Uniti, dove la sequela di fallimenti e depressioni risulterà nell’elezione o nel colpo di stato di un leader demagogo.
Essi tendevano anche ad essere pessimi, in generale gestivano male l’economia e la spingevano ancora più nella povertà e fuori sincrono con l’economia mondiale.
Questo è quello che succederà agli Stati Uniti di questa TL, con gli Stati Uniti che scivoleranno senza speranza dietro le principali economie del mondo, quella tedesca, quella inglese e quella giapponese.
Le nazioni latinoamericane in realtà erano democratiche prima dei fallimenti economici del 20° secolo, basta guardare al Cile e all’Argentina, ebbero più guerre civili dell’America e avevano tensioni di classe e una base economica più deboli, ma ciononostante erano più democratiche, in questa TL gli Stati Uniti potrebbero essere simili per tutto il XIX secolo.
Con i fallimenti economici ad opera dei gentiluomini del sud le tensioni razziali, dopo la fine della schiavitù, saranno molto peggiori negli Stati Uniti di questa TL.
Dopo la fine della schiavitù la successiva segregazione, la versione dell’apartheid di questa TL, impiegherà molto più tempo a finire.
L’economia allo sbando risulterà in molti giovani neri disoccupati e arrabbiati che andranno ad ingrossare le file delle Pantere Nere.
Aspettatevi rivolte razziali nel sud ad opera dei neri, che senza un forte governo centrale avranno bisogno di decenni per essere sedate, un po’ come l’insurrezione delle FARC in Colombia o quella del Sendero Luminoso in Perù.
In America Latina le dittature erano quasi tutte di destra e portarono ad enormi tensioni di classe che sfociarono in contro-movimenti Comunisti che avevano la loro base fra i contadini senza più nulla.
Nella nostra TL arrivarono raramente al potere, perché gli Americani sostenevano sempre la destra contro di essi e spostavano l’equilibrio in suo favore.
In questa TL negli Stati Uniti vedremo questo, con i contadini che sostengono gli insorti Comunisti di sinistra contro gli altri contadini e gli aristocratici, che sosterranno una dittatura di destra.
Gli Stati Uniti probabilmente vedranno diversi colpi di stato e guerre civili tra questi gruppi, con le Pantere Nere che renderanno le cose ancor più divertenti.
Tutto ciò fa parte del processo generale che ebbe luogo durante il XX secolo in gran parte dei paesi dell’America Latina, dove l’ex aristocrazia coloniale perse il potere in favore dei generali di destra e dei contadini di sinistra.
Gli aristocratici mantenevano una rigida oppressione di classe, ma mantenevano la legge e l’ordine piuttosto bene, mentre l’introduzione nel potere delle classi più basse risultò in più tensioni e in scontri sulla politica vera piuttosto che su quale vino francese bere e come impadronirsi delle risorse delle terre.
Questo è quello che successe in America quando i proprietari terrieri aristocratici persero il potere.
I Russi sosterranno i movimenti Comunisti di sinistra, mentre gli Inglesi, che avranno forti legami con la morente aristocrazia, e i Nazisti, che odieranno il Comunismo, sosterranno la destra.
Mi piacerebbe concludere con un finale felice simile a quello al quale si sta avvicinando l’America Latina nella nostra TL, dove le dittature di destra e Comuniste hanno perso e sono state sostituite da democrazie, ma queste democrazie sono state modellate quasi per intero sugli Stati Uniti e il mondo che hanno creato, e quindi se uccidi tutti i tuoi polli poi non avrai più uova, di conseguenza gli Stati Uniti rimarranno afflitti dalla povertà e con una dittatura sostenuta dai Fascisti fino al presente.

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Come la California venne quasi divisa in due (e se fosse successo)

Texas e California! Due giganti all’interno degli Stati Uniti! Entrambi più grandi in termini di economia e dimensioni di molti stati indipendenti, entrambi con idee opposte con, beh, lo sapete, delle eccezioni, e sono sicuro che entrambi gli stati semplicemente adorerebbero se l’altro fosse più piccolo o fosse diviso.
Ecco perché userò l’approccio centrista definitivo e parlerò di entrambi, solo non nello stesso video, questo si è rivelato più lungo di quanto pensassi.
Ci sono stati momenti, nella storia di entrambi questi stati, nel quale essi sarebbero potuti essere divisi, e per questo video voglio concentrarmi sulla California e su come poco prima della Guerra di Secessione Americana lo stato andò più vicino che mai al dividersi in due.
La California viene spesso descritta come un monolito uniforme, ma non lo è.
Oggi a volte viene proposto che la California settentrionale se ne vada per la propria strada, il nord a maggioranza conservatrice vuole separarsi dal sud liberale.
Cosa abbastanza divertente, simili sentimenti venivano espressi negli anni ’50 dell’800, solo che i partiti e le regioni erano invertite.
Prima che la California meridionale diventasse l’incubo distopico che è oggi, era la patria poco popolata di un miscuglio di ex coloni spagnoli che si trovavano lì dall’epoca della Nuova Spagna, chiamati Californio, e di Statunitensi del sud arrivati dal Texas e dall’Arizona.
Entrambi questi gruppi disprezzavano con forza il nuovo afflusso di immigrati e yankee che arrivavano nello stato, soprattutto a San Francisco, ed entrambi volevano separarsi dalla California, primo per via di vere ragioni economiche, e secondo a causa della schiavitù.
Negli anni ’50 dell’800 ci fu una proposta ufficiale, e non si trattava di una delle inefficienti petizioni di cui sentiamo parlare oggi, ma di un vero e proprio movimento all’interno della California meridionale guidato dal senatore dello stato Andrés Pico.
Un po’ come molti Californio influenti egli possedeva dei ranch, e pensava che San Francisco non rappresentasse gli interessi dei proprietari di ranch come lui.
Il suo piano era dividere la California al 36° Parallelo, tutto quello che si trovava a sud di quella linea sarebbe diventato un territorio completamente nuovo, un territorio chiamato Colorado.
Sì.
Il Colorado al quale state pensando all’epoca non era nemmeno un territorio, quel nome si applicava solo al fiume che scorreva sul confine orientale della California meridionale, il Colorado al quale pensiamo non esisteva ancora sulle mappe, il territorio era diviso tra lo Utah e un lunghissimo Kansas.
E quindi, perché la California meridionale non si separò? Il voto fallì? No, la votazione ebbe successo, venne perfino firmata dal Governatore e poi mandata a Washington per l’approvazione, l’unico problema è che era la Washington del 1860, e il Distretto di Columbia stava affrontando altri problemi.
Questo voto rimase nel limbo grazie alla crisi della guerra, e nel caos il movimento venne semplicemente nascosto sotto il tappeto.
I Californiani del sud cercarono alcuni decenni dopo di dividersi, ma non ottennero mai più slancio.
Alla fine arrivarono le ferrovie e portarono nel west più persone che mai, seguite da Hollywood, e nell’arco di 50 anni l’intera regione cambiò per sempre.
E se in una TL alternativa questo voto avvenisse semplicemente alcuni anni prima, anche solo uno o due anni? In realtà potrebbe avere le possibilità di farcela.
Diciamo che in un 1857 o 1858 alternativo il voto avviene e arriva a Washington, dove entrambe le camere e il presidente sono Democratici.
James Buchanan dà il via libera e il Partito Democratico a favore della schiavitù lascia passare il voto, la California viene divisa e il territorio del Colorado diventa un’entità a sé stante.
Il Colorado incontra il suo primo grande ostacolo grazie a tutta quella cosa della guerra di secessione.
Vi ricordate quando vi ho parlato dell’elemento a favore della schiavitù? Beh, quelle simpatie erano piuttosto profonde.
Quando i Confederati aprirono il fuoco su Fort Sumter il pubblico di Los Angeles e di gran parte della California meridionale invase le strade agitando la bandiera con l’orso e festeggiò, ma a causa della sua piccola popolazione le tendenze secessioniste vennero rapidamente stroncate dalle truppe federali arrivate da nord.
Un po’ come col Missouri o il Kentucky della nostra TL il pubblico aveva certi sentimenti, ma non si ribellò mai con successo, perciò il periodo schiavista della California meridionale verrà messo alla prova ma non durerà molto.
Se il territorio cercherà di secedere dall’Unione fallirà, cosa non certo scioccante, le truppe californiane e federali scenderanno per rendere sicura Los Angeles, ma anche se esso verrà occupato non verrà riassorbito.
La California non può semplicemente riprendersi il Colorado se lo vuole, il Colorado adesso è un territorio federale, i cittadini del Colorado dovranno votare di nuovo per unirsi alla California, cosa che a questo punto la popolazione non sarebbe così ansiosa di fare, e la California, non volendo ritrovarsi col problema di incamerare un altro territorio, sapendo che la sua popolazione diventerebbe di nuovo sua cittadina e potrebbe cacciare col voto quelli che li hanno costretti a riunirsi, penso che sia più probabile che entrambi gli stati si allontanino l’uno dall’altro, perciò cosa succederà poi al territorio ed eventualmente stato del Colorado? Passando al periodo postbellico, il Colorado rimane come era, i Californio hanno un loro territorio che sarà una piccola unica parte del 19° secolo dove gli Ispanici hanno un grande potere politico, anche se si tratta di ricchi ranchero proprietari terrieri, ma sarebbe un posto dove il vecchio colonialismo spagnolo si mescolerebbe con la falsa aristocrazia del sud.
C’è una scomoda alleanza tra questi due gruppi, a causa dei precedenti storici immagino che non finirà bene per i Californio, ma prima che i meridionali possano implementare completamente le loro politiche la ferrovia che connette est ed ovest viene completata e arrivano gli yankee.
Le ferrovie cambiarono la costa ovest dalle fondamenta, fino a quel momento la California fu un’isola lontana migliaia di chilometri dalla costa, il viaggio durava sei mesi e le comunicazioni avvenivano tramite i cavalli.
Adesso, con i treni non erano solo i cercatori d’oro ad arrivare ad ovest per arricchirsi, ma erano persone e famiglie normali.
Los Angeles rimase rurale perfino nel 20° secolo, ma avrà sempre quel bel clima mediterraneo, e nel 20° secolo i registi vorranno sfuggire a Thomas Edison.
OK, e quindi ecco il problema: il Colorado, o California Meridionale, avrà sempre un influsso di settentrionali, Los Angeles e San Diego sono semplicemente zone di troppo valore.
Le stesse persone che volevano che il Colorado diventasse un territorio indipendente diventeranno una minoranza una volta arrivato il 20° secolo.
La California meridionale non è cresciuta grazie alle politiche dello stato, è cresciuta perché il clima era ottimo.
Il Colorado presto diventa uno stato, vede comunque lo stesso influsso di persone, le industrie cinematografiche prendono lo stesso il controllo e trasformano la cultura.
Il Colorado potrebbe venire associato allo stesso immaginario che abbiamo nella nostra TL quando sentiamo la parola Socal.
Il moderno Colorado avrebbe un importante problema con le sue forniture d’acqua nel caso la sua popolazione crescesse come nella nostra TL, portando il Colorado ad essere molto dipendente dal sostegno californiano quando inizieranno ad avvenire le frequenti siccità.
Al di fuori di questo, il moderno Colorado, dal punto di vista finanziario, non soffrirebbe, per farla breve sarebbe un piccolo stato molto ricco, non semplicemente a causa delle sue città costiere, ma anche grazie all’unica cosa di cui tutti si dimenticano riguardo la California: non ha mai smesso di essere uno stato petrolifero.
La maggior parte dei prosperi giacimenti petroliferi della California sono nel sud, certo, molti si trovano al largo, ma senza le stesse decisioni politiche di Sacramento forse il piccolo stato è più indulgente riguardo alle trivellazioni offshore, e le permette anche dopo l’incidente del 1969.
Le linee su una mappa sono importanti, influiscono su dove vivono le persone, da dove vengono raccolti i dollari delle tasse e dove vanno le risorse, e influiscono sulle persone che eleggiamo per gli incarichi, perciò, OK, ecco la parte che stavate aspettando, la politica.
La lotta politica tra zone rurali e urbane è stata una costante da quando è iniziata la democrazia, dalle economie jeffersoniana ed hamiltoniana ad oggi.
La California storicamente ha sempre avuto a che fare con questa in un modo o nell’altro, negli anni ’50 dell’800 c’era il sud rurale in competizione con un relativamente urbanizzato nord, oggi le cose si sono praticamente invertite, e la stessa retorica di 150 anni fa sta iniziando ad emergere di nuovo, ma in una TL alternativa la divisione esiste già.
California e Colorado potrebbero essere identiche in termini demografici e politici, ma è il modo in cui viene tracciata la linea sulla mappa che influenza chi arriva al potere.
La California storicamente è sempre stata politicamente mista, perfino nel 2020 Trump ottenne 4 milioni di voti in quello stato, l’equivalente dei voti che ottenne in Louisiana, Alabama, Arkansas e Oklahoma messi insieme.
La California senza il sud diventerebbe uno Swing State e questo cambierebbe drasticamente il modo in cui si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, dato che durante la notte delle elezioni la California non sarà una vittoria garantita per i Democratici, la California invece diventerà una delle chiavi per la strada verso la Casa Bianca di qualsiasi presidente.
Pensate ad essa come alla Virginia: un ex stato rosso che adesso è uno swing state.
Le linee sulle nostre mappe sono state determinate quando la popolazione era una frazione di quella che è oggi, tenetelo in mente quando parlo della California negli anni ’50 dell’800, non sto parlando di una popolazione di milioni di persone, sto parlando di una popolazione di centinaia di migliaia di persone, solo alcune migliaia di persone un secolo fa avrebbe potuto cambiare drasticamente la storia politica della nazione, il tutto per motivi ai quali nessuno oggi pensa davvero.
Anche se la divisione della California sarebbe potuta avvenire attraverso un processo democratico, ci fu un’altra divisione pianificata all’epoca, ma questa non sarebbe stata decisa dal popolo, oh, no, sarebbe stata decisa dal governo come punizione.
Ho detto che avrei parlato di un Texas diviso, però il Texas non si sarebbe mai diviso di sua spontanea volontà, ma sarà per un’altra volta.

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Come la Guerra di Secessione Americana divenne quasi una guerra mondiale (e se fosse successo)

Quando generalmente la Guerra di Secessione Americana entra nella discussione storica, viene vista come un evento piuttosto localizzato, vale a dire che si considera che il suo impatto non abbia avuto grandi ripercussioni al di fuori del continente fino allo scoppio della Grande Guerra o addirittura fino alla Guerra Fredda.
Questa prospettiva è comprensibile, dato che gli Stati Uniti preferivano distanziarsi dagli affari europei, e ufficialmente nessuna potenza straniera intervenne nella guerra, anche se, detto questo, c’erano beni e interessi stranieri in Nord America, dalle ambizioni territoriali alle dipendenze economiche, eppure per qualche motivo non venne intrapresa nessuna azione, oppure furono talmente insignificanti da essere svanite dalla memoria comune.
Per capire quanto andò vicino la Guerra di Secessione Americana ad espandersi in un conflitto molto più ampio, dobbiamo fare alcuni passi indietro e indagare per questa TL sui decenni immediatamente precedenti e successivi alla guerra civile: torniamo indietro dal 1861 al 1853, non negli Stati Uniti ma all’estero, in Europa.
Le tensioni stanno salendo tra le potenze rivali Inghilterra e Russia.
Fin dalla fine delle Guerre Napoleoniche la Francia era stata erosa, e la Russia sembrava pronta a sostituirla come egemone guida del continente.
Il Regno Unito si opponeva fortemente a questo, dato che mentre la Francia si trovava proprio oltre la Manica, la Russia, anche se non era una minaccia per il Regno Unito vero e proprio, mirava ad espandersi direttamente più in profondità nei territori coloniali inglesi di importanza strategica in Asia.
Ora, la Russia stava costruendo una marina, una che avrebbe dovuto sfidare quella inglese e preparare la strada ad un’era di dominio russo in Europa e in Asia, ma prima che questo potesse accadere la Gran Bretagna, col sostegno dell’appena ricostituito impero francese, intervenne rapidamente e distrusse la marina russa nel Mar Nero durante quella che divenne nota come Guerra di Crimea, mandando di fatto in frantumi le speranze della Russia di diventare una potenza globale e amareggiandola nei confronti dell’occidente.
Questa sconfitta degradò la posizione della Russia in Europa e la fece ritrovare bisognosa di alleati affidabili, specialmente dopo che il suo alleato austriaco l’aveva tradita non fornendole assistenza durante la guerra, lasciando la Russia alla mercé di Inghilterra e Francia.
Praticamente ogni nazione europea con qualcosa da perdere temeva i Russi e preferiva che rimanessero arretrati al punto da non avere la capacità di annettere con la forza grandi porzioni dell’Europa centrale e del Vicino Oriente.
Un’eccezione era la Prussia, un ex membro dell’ormai dissolta Santa Alleanza tra essa stessa, l’Austria e la Russia.
I Prussiani, che avevano l’ambizione di unire gli stati tedeschi sotto il loro dominio e a spese di Francia e Austria, pensavano che la Russia fosse un attore prezioso in questi eventi, non come vero e proprio alleato, ma come non-aggressore affidabile.
I Prussiani erano fiduciosi di poter fare le loro acquisizioni da soli, ma solo se nessuna importante potenza rimanesse coinvolta dalla parte dei suoi oppositori.
La Russia, amareggiata con l’Austria per il suo tradimento e con la Francia per la sua percepita aggressione nella Guerra di Crimea, avrebbe permesso alla Prussia di espandersi senza ostacoli.
Tra i Prussiani, specialmente il Primo Ministro Otto von Bismarck, c’era la sensazione che la Prussia, per orgoglio nazionale e senso di solidarietà, dovesse unificare la Germania da sola per non apparire una conquistatrice spalleggiata da una nazione straniera o uno stato debole dipendente dall’aiuto esterno.
Questo fattore portò in pratica Bismarck a cestinare una proposta invasione di Austria e Francia nell’estate del 1863 che avrebbe potuto benissimo portargli tutte le terre che desiderava e che altrimenti avrebbe impiegato quasi un altro decennio per conquistare.
I Prussiani incentivarono legami amichevoli con la Russia aiutandoli a sopprimere una ribellione polacca nel 1863, e fu dopo molti rimproveri di Napoleone III, che simpatizzava con la Polonia e aveva tentato di forgiare un’alleanza anti-prussiana con l’Austria, che la Russia fece la sua proposta di invasione.
La Francia preparò i suoi eserciti e fortificò i suoi confini, ma il Regno Unito scoraggiò fortemente l’azione e l’Austria cestinò l’alleanza, asserendo che il sostegno francese nella conquista di territorio prussiano non avrebbe fatto che danneggiare la sua immagine fra gli stati tedeschi, e così non ci fu alcuna grande guerra in quel momento, ma alla fine la Prussia si prese con la forza le terre in possesso dei Francesi e degli Austriaci che desiderava, senza l’aiuto della Russia.
La Russia cercò potenze possibilmente amichevoli e capaci anche oltre l’Europa, e di queste forse la più importante furono gli Stati Uniti, un paese col quale la Russia sentiva di condividere un legame di affinità.
Anche quello statunitense era un impero terrestre di discendenza europea, anche se spesso era isolato dalle politiche europee e manteneva un’animosità storica nei confronti della Gran Bretagna.
La Russia credeva che pochi altri paesi potessero sfidare l’egemonia inglese quanto gli Stati Uniti, e che ancora meno potessero comprendere le motivazioni russe come potevano fare gli Stati Uniti.
Fu per questo motivo, per l’attuale lotta dell’Unione contro la Confederazione e per il potenziale in aumento dello scoppio di una guerra in Europa, che la Russia mandò la Flotta del Pacifico e la Flotta del Baltico nell’Unione nel 1863, temendo che se fossero rimaste dov’erano l’Inghilterra e la Francia avrebbero potuto bloccarle e distruggerle come avevano fatto con la Flotta del Mar Nero.
Le flotte russe fornirono l’indispensabile servizio della protezione della costa occidentale statunitense e del pattugliamento delle acque del nordest.
Perché questo fu più importante di quanto possa sembrare in superficie lo vedremo tra poco.
Andando avanti fino all’Ottobre del 1861, pochi mesi dopo che era scoppiata la Guerra di Secessione Americana, Francia, Regno Unito e Spagna invasero il Messico per far sì che pagasse un grosso debito, piazzando gli stivali sul terreno a Dicembre dello stesso anno, ma solo qualche settimana dopo, nel 1862, Spagna e Regno Unito si ritirarono dall’impresa dopo essere arrivate ad una risoluzione con il Messico.
La Francia però si rifiutò di andarsene, rimanendo determinata a occupare completamente lo stato messicano e a dominarlo tramite un governo fantoccio, anche nonostante i tentativi di persuasione della Gran Bretagna a ritirarsi.
La Francia vide l’impegno degli Stati Uniti nella guerra civile come un’ottima opportunità di ricominciare gli sforzi coloniali nelle Americhe, e avrebbe utilizzato un Messico soggiogato per facilitare ulteriori annessioni.
Anche la Spagna si avvantaggiò di queste circostanze per rioccupare la Repubblica Dominicana.
Le ambizioni di una ripresa coloniale erano anche sull’agenda spagnola, dal sostenere la Francia nella colonizzazione dell’Indocina, all’estorcere concessioni al Marocco, al perseguimento di una reintegrazione volontaria dell’America Latina nell’impero.
I Confederati ribelli di fatto impedirono all’Unione di intervenire in Messico.
L’Unione si opponeva fermamente agli sforzi della Francia, e senza dubbio si sarebbe dimostrata una grossa minaccia per il Messico francese se ne fosse uscita vittoriosa.
I Confederati però erano assolutamente disposti a negoziare con la Francia, e sembravano un partner molto più ricettivo.
Il sud inoltre aveva una gran quantità di cotone da offrire alla Francia, del quale essa aveva bisogno per alimentare la sua industria tessile, e l’assenza di esso a causa del blocco dell’Unione portò a quella che è nota come Cotton Famine sia in Francia che in Inghilterra.
Sfortunatamente per la Confederazione, l’Unione minacciò una dichiarazione di guerra contro qualsiasi potenza europea che avrebbe cercato di sostenere o addirittura riconoscere la Confederazione, costringendo la Francia ad astenersi dall’intervento diretto.
La Francia pensava di avere i mezzi per combattere efficacemente l’Unione, ma temeva quello che avrebbe significato per l’Europa l’investimento in una campagna americana su larga scala, dato che la Francia era troppo preoccupata che l’Austria invadesse l’Italia per riacquisire i territori persi di recente, che la Russia potesse invadere i territori Ottomani e i Balcani, sconvolgendo l’equilibrio del potere europeo, e che la Prussia potesse invadere la stessa Francia.
Per questi motivi la Francia non si mosse per sostenere direttamente i Confederati, a meno che il Regno Unito non avesse fatto lo stesso, dividendo la responsabilità fra i due.
La Gran Bretagna, come la Francia, aveva ricevuto missioni diplomatiche dal sud, e dipendeva anch’essa dal cotone del sud per gran parte della sua industria tessile.
Inoltre l’Inghilterra vedeva come una cosa molto utile l’indebolimento degli Stati Uniti e il trattare i Confederati come una specie di sicario attraverso il quale rinsaldare il suo controllo sul Nord America.
L’Unione e le capacità statunitensi in ascesa nel complesso erano certamente una minaccia per la Gran Bretagna, o perlomeno presto lo sarebbero diventate, e c’era una forte sensazione tra molti in Gran Bretagna che gli Statunitensi, con la loro storia e il recente afflusso di immigrati irlandesi, odiassero ferocemente gli Inglesi.
Viceversa gli Statunitensi avevano sensazioni simili riguardo l’Inghilterra, l’ambasciatore statunitense in Russia scrisse: “Sperano nella nostra rovina, sono gelosi della nostra potenza, non gli interessa né del sud né del nord, odiano entrambi”.
C’era anche una sensazione all’interno del governo inglese di un’ipocrisia dell’Unione, asserendo che non c’era differenza tra la secessione della Confederazione e la secessione delle colonie originarie dal dominio inglese.
I politici del sud non erano più d’accordo con il governo dominato dal nord, perciò dovevano essere liberi di perseguire un governo alla propria maniera, proprio come avevano fatto le Tredici Colonie.
Questo paragona causò molto sdegno nel pubblico del nord, e incitò ulteriore ostilità che impedì a Lincoln di approcciarsi alle relazioni estere con calma e pazienza, dato che temeva che una cosa del genere adesso potesse apparire debole agli occhi del comune cittadino dell’Unione.
Questo quasi risultò in una dichiarazione di guerra inglese in seguito a quello che divenne noto come Incidente del Trent, proprio un mese prima dell’intervento europeo in Messico, quando l’Unione arrestò illegalmente due diplomatici Confederati a bordo di una nave inglese in rotta verso l’Europa, un’altra mossa ipocrita che fece fare paragoni tra l’Unione e la politica inglese di catturare i soldati statunitensi per arruolarli nelle Guerre Napoleoniche.
Questo stesso problema portò all’epoca gli Stati Uniti ad iniziare la Guerra Anglo-Americana.
L’Unione però rilasciò i diplomatici e la guerra fu evitata, ma come disse il Primo Ministro Lord Palmerston, se il conflitto fosse iniziato la Gran Bretagna era in una forma migliore che mai per infliggere un colpo indimenticabile agli Stati Uniti.
Quello che impedì all’Inghilterra la partecipazione completa e una reazione ostile fin dall’inizio fu una manciata di vantaggi che aveva l’Unione su di lei, che, anche in caso di vittoria, avrebbero avuto costi drammatici per l’Inghilterra sul lungo termine.
Prima di tutto c’era la questione del commercio: abbiamo parlato dell’importanza del cotone del sud nel Regno Unito e in Francia, e come pur con tutti i tentativi di sostituire la Confederazione con altre fonti di cotone la Cotton Famine ci fu comunque.
Questo fattore economico può sembrare un buon motivo per sostenere i Confederati contro quella che sembra essere un’Unione relativamente inferiore, ma anche se i Confederati fornivano prezioso cotone all’Europa, l’Unione era responsabile di coltivazioni alimentari essenziali, senza le quali la Gran Bretagna si sarebbe potuta ritrovare in una vera carestia.
Basta dire che questa non sarà una guerra nella quale entrare a casaccio, ma se l’ostilità dell’Unione minacciasse il dominio inglese in Nord America e nell’Atlantico? Anche se l’Inghilterra rimarrà fiduciosa che la Confederazione otterrà la vittoria, si stima che date le circostanze di un intervento e le richieste del conflitto, la popolazione praticamente senza pari dell’Unione e l’estensione delle difese inglesi nella regione, vedremo una ritirata dell’Unione dal sud seguita da una conquista unionista del Canada che né l’Inghilterra né la Francia riusciranno a respingere e nella quale i Confederati probabilmente non saranno disposti a rimanere coinvolti.
Ci si può aspettare che l’intera flotta mercantile inglese venga distrutta o mandata in rovina dalla marina dell’Unione molto capace.
Le nuove corazzate saranno incapaci di avvicinarsi alle coste dell’Unione, impedendo un’efficace campagna di cannoneggiamenti, e gli inverni freddi e il ghiacciamento delle acque canadesi impediranno ogni difesa efficace della regione dei Grandi Laghi.
La Gran Bretagna, incapace di fornire un affidabile supporto navale al Canada, lascerà che la colonia sottopopolata e male addestrata sia una facile preda dell’Unione.
Si deciderà poi che nel caso debba essere dichiarata guerra, la migliore speranza dell’Inghilterra sarà prendere una posizione offensiva fin dall’inizio, distogliendo soldati dell’Unione che altrimenti verrebbero utilizzati sul fronte canadese.
L’obiettivo sarà invadere il Maine e il New England a est, mentre un’altra forza prenderà la California e l’Oregon a ovest.
La costa occidentale degli Stati Uniti, praticamente indifesa, diventerà poi una pedina di scambio nel caso l’Unione occupi con successo il Canada.
Qui è dove entrerà in gioco la Flotta del Pacifico russa.
Alla fine la Russia non ebbe bisogno di usare la sua marina per difendere l’Unione, la Francia decise di non sostenere la Confederazione senza la Gran Bretagna, la Spagna decise di non sostenere la Confederazione senza la Francia e la Gran Bretagna lasciò che la sua decisione dipendesse dal successo di un uomo, il generale Confederato Robert Edward Lee.
Gli Inglesi rimasero impressionati dal successo del sud nella Seconda Battaglia di Bull Run, e si sentivano piuttosto sicuri della vittoria Confederata, ma, per rimanere senza dubbi, decisero che il coinvolgimento dell’Inghilterra sarebbe stato determinato dal seguente successo o fallimento del Generale Robert Edward Lee.
Lee stava conducendo il sud ad un’apparente vittoria, ma non molto dopo il successo a Bull Run la fortuna gli voltò le spalle.
I piani, gli organici e i movimenti di Lee trapelarono all’Unione per mezzo di una copia perduta dell’Ordine Speciale 191.
Quello che seguì fu uno sforzo bellico declinante che scoraggiò qualsiasi partecipazione europea, ma se questo cambiasse? E se l’Europa si ritrovasse trascinata nel conflitto americano, trasformando la guerra civile in una grande guerra? La domanda successiva è quando e perché, dato che sembra che ci sono alcuni modi in cui la guerra avrebbe potuto intensificarsi, ma i due POD ovvi sono sicuramente l’Incidente del Trent e la Campagna del Maryland di Lee.
Anche se la seconda è meno un’opportunità per una guerra europea e più una dimostrazione finale di sostegno alla Confederazione una volta che questa ha essenzialmente vinto la guerra, possiamo presumere che l’intervento straniero assuma caratteristiche più diplomatiche, riconoscendo ufficialmente la Confederazione e chiedendo all’Unione di accettare le condizioni per la pace, così da porre fine allo spargimento di sangue e riaprire i mercati americani all’Europa.
Affrontando la minaccia di un intervento europeo e non vedendo alcun rallentamento da parte dei Confederati, Lincoln è costretto ad accettare la secessione del sud a malincuore dell’Unione e ponendo fine al dominio dell’Unione sul continente.
L’espansionismo era motivato dai politici del sud e Democratici, che vedevano nell’acquisizione di più terre coltivabili un modo per arricchire la loro economia agricola.
Per i politici del nord l’espansione verso ovest a basso costo permetteva l’accesso al Pacifico, così che il commercio marittimo sarebbe stato facilitato.
La loro economia e cultura era radicata molto più in profondità nel commercio e nell’industria, che incoraggiavano entrambi la colonizzazione della costa orientale e dei Grandi Laghi, ma non così tanto delle regioni dell’interno.
Ci si aspettava che la California e l’Oregon avrebbero attirato più coloni in futuro, anche se i territori nel mezzo avrebbero impiegato più tempo ad essere abitate e sviluppate adeguatamente.
Per questo motivo, e a causa di un crollo economico postbellico, è improbabile che l’Unione acquisti l’Alaska dalla Russia, che potrebbe invece venderla alla Gran Bretagna.
È probabile che anche il Territorio di Washington e le Hawaii vedranno l’integrazione nella sfera coloniale inglese in futuro, mentre gli Stati Confederati si espanderanno per includere il Kentucky, il Missouri, il Maryland e il Territorio del Nuovo Messico, con l’acquisizione del Maryland che costringerà l’Unione a spostare la sua capitale a Filadelfia.
In alternativa possiamo presumere che l’Europa si ritrovi trascinata nella Guerra di Secessione Americana più bruscamente e senza l’assicurazione che una delle due parti possa vincere.
L’Incidente del Trent raggiunge un punto d’ebollizione quando Lincoln si rifiuta di rilasciare i diplomatici Confederati.
L’Inghilterra applica immediatamente ritorsioni e lancia le sue invasioni contemporanee del New England e della costa occidentale.
A quel punto la Francia, la Spagna e il Regno Unito stavano invadendo congiuntamente il Messico, e questa dichiarazione di guerra costringerà il Regno Unito a ritirarsi in anticipo, lasciando la Spagna e la Francia da sole e rendendo meno probabile il ritiro della Spagna, dato che la Francia potrà adesso persuaderla a continuare a combattere in cambio di acquisizioni coloniali, affermando che se la Confederazione vincerà le colonie spagnole produttrici di zucchero nei Caraibi saranno un probabile bersaglio per l’annessione, perciò la Spagna potrebbe voler rinforzare la sua posizione nella regione.
I francesi, vedendo ancora i Confederati come il loro cuscinetto contro l’intervento statunitense in Messico, li sosterranno finanziariamente e militarmente una volta che la Louisiana sarà minacciata.
La Russia, in risposta all’aggressione inglese contro l’Unione, manderà la sua Flotta del Pacifico verso la costa occidentale, dove sarà già in corso l’occupazione inglese.
La Gran Bretagna troverà una buona dose di sostegno dai secessionisti della regione, che erano disconnessi dal conflitto principale e che altrimenti non avrebbero avuto alcuna possibilità di ribellarsi.
C’erano ovviamente quelli nella California meridionale che desideravano unirsi alla Confederazione, ma c’erano anche quelli nell’estremo nordovest che volevano creare una repubblica indipendente sul Pacifico, per non parlare di alcune tribù native che si opponevano al dominio dell’Unione.
Queste fazioni serviranno come governi fantoccio dell’Inghilterra sul continente mentre essa è impegnata in combattimento con la flotta e le difese costiere russe.
L’Unione adesso si ritroverà con le sue risorse sotto sforzo quando il New England richiederà la diversione di risorse terrestri e navali contro gli attacchi inglesi e la Francia molesterà continuamente i vascelli dell’Unione lungo la costa meridionale.
È chiaro che il sostegno russo da solo non contrasterà gli sforzi congiunti di Francia e Regno Unito, e così, mentre le due sono preoccupate all’estero, la Russia farà entrare la Prussia nella lotta e inizierà a minacciare l’Austria e l’Impero Ottomano.
Queste invasioni scateneranno una reazione frettolosa di Francia e Gran Bretagna, permettendo all’Unione di riguadagnare terreno nel nord e lanciare una campagna contro il Canada.
Nel frattempo i Confederati continueranno ad avere la meglio sul fronte meridionale.
La Russia riuscirà ad invogliare l’Italia e la Grecia ad unirsi alla guerra contro l’Austria e gli Ottomani con la promessa di generose acquisizioni territoriali, rivolgendole contro gli ex alleati Francia e Inghilterra, le cui mani saranno semplicemente troppo impegnate per gestire con efficacia entrambi i teatri di guerra.
I Confederati, però, sono vicini alla vittoria, il sostegno europeo ha impedito all’Unione di logorare il sud, permettendogli di catturare Washington in tempi brevi.
Nonostante questo, però, l’Unione potrebbe resistere, costringendo la Gran Bretagna a invocare un armistizio e chiedere la fine della guerra in Nord America.
Il sud si è chiaramente dimostrato degno di ottenere l’indipendenza, e se lasciato a continuare la guerra da solo a questo punto, probabilmente emergerebbe comunque vincitore.
L’Unione è riuscita a ottenere con la forza la resa del Canada dopo aver occupato i suoi centri abitati principali sui Grandi Laghi, lasciando l’Inghilterra a mantenere solo piccole strisce di terra lungo le coste.
Verrà deciso che gli Stati Confederati e le repubbliche del Pacifico verranno riconosciuti come indipendenti dall’Unione, e in cambio la Gran Bretagna cederà essa le province canadesi di Ontario, Québec, Nuovo Brunswick e Nuova Scozia.
La repubblica del Pacifico sarà essenzialmente un governo fantoccio dell’Inghilterra.
La Terranova e il Labrador saranno ancora un importante crocevia per il commercio inglese con l’America, e l’Alaska russa, visto che i suoi insediamenti principali sono già stati occupati dal Regno Unito, vedrà l’annessione a quello che rimane del Canada, che d’ora in poi sarà noto nel complesso come Columbia Britannica.
In Europa l’Austria verrà costretta ad arrendersi, perdendo molti territori a favore di Russia, Italia, Romania, Serbia e l’appena creato Impero Tedesco.
Il territorio Ottomano nei Balcani verrà occupato interamente da una coalizione sostenuta dalla Russia formata da Serbia, Romania e Grecia, anche se il territorio Ottomano in Vicino Oriente rimarrà quasi intatto.
La Gran Bretagna, ora con la marina libera, riuscirà a farsi coinvolgere nel Mediterraneo, ma a questo punto potrà essere fatto poco per rimettere in sicurezza i Balcani.
Anche così, la marina inglese sarà pesantemente usurata e stanca, e rischierebbe solo la distruzione totale se tentasse di spingersi troppo oltre.
La marina francese sarebbe ancora preoccupata dal Messico, mentre le sue forze di terra respingeranno un’invasione tedesca.
L’Imperatore Napoleone III metterà a grande rischio sé stesso scegliendo di guidare di persona le armate francesi, ma fortunatamente per lui la Prussia non sarà al livello della Guerra Franco-Prussiana della nostra TL, anche se, detto questo, la Prussia avrà comunque la meglio fin quando non verrà finalmente ottenuta la pace.
Alla Prussia postbellica verrà permesso di mantenere le sue conquiste territoriali, ma si rifiuterà di esercitare l’autorità sull’Alsazia e la Lorena, accontentandosi di annetterle in circostanze differenti.
Gran parte del territorio dell’Impero Ottomano verrà diviso tra Francia, Inghilterra, Grecia e Russia in base alle rivendicazioni strategiche e alle zone d’occupazione del momento, dando poco spazio alla Russia per annessioni dirette, ma parecchio al suo alleato Grecia, che ora garantirà alla Russia facile accesso al Mediterraneo dopo che avrà anche ricevuto il suo diritto di ricostruire la Flotta del Mar Nero, anche se l’Inghilterra tenterà ancora di riottenere il favore della Grecia e allontanarla dalla Russia.
L’Austria rimarrà con un territorio ridotto e divisa tra sfera austriaca e ungherese.
Gli Austriaci verranno relegati a potenza europea secondaria ora che la Prussia domina la Germania e la Russia domina i Balcani.
L’investimento dell’Imperatore Napoleone nel Nuovo Mondo ripagherà parecchio, visto che è riuscito non solo a soggiogare il Messico, ma che è anche costato al Regno Unito un’importante risorsa nell’Atlantico a causa della perdita del Canada orientale.
Anche se la collaborazione francese con la Spagna e gli sforzi spagnoli per un nuovo impero coloniale finiranno in seguito alla Rivoluzione Spagnola del 1868, la Francia otterrà comunque un potente alleato nella regione grazie alla Confederazione, che procederà ad annettere le colonie caraibiche spagnole nel loro momento di massima vulnerabilità.
L’equilibrio del potere globale, le alleanze e le sfere d’interesse cambieranno drasticamente, lasciando il mondo in uno stato molto diverso anche se forse non meno instabile di quanto non fosse nel nostro mondo.
Si può solo immaginare come queste nazioni adesso riorientate interagiranno e cresceranno nei decenni successivi e dove le lascerà il loro percorso all’inizio del secolo.

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Morte o libertà: una storia alternativa delle rivolte di schiavi negli Stati Uniti

In una discussione chiamata Le Tre Guerre Sante, l’autore e storico Howard Zinn discusse di come gli Stati Uniti si rifiutano di ascoltare le critiche su certe guerre come la Guerra d’Indipendenza Americana, la Seconda Guerra Mondiale e, cosa più importante per questo video, la Guerra di Secessione Americana.
Ora, il fulcro dell’argomentazione di Zinn è che in pratica non esiste una guerra buona, e nemmeno un esito buono come la fine della schiavitù ne vale la pena.
Adesso, ci sono alcuni problemi con l’argomentazione di Zinn: l’autore e giornalista Ta-Nehisi Coates, in un articolo del 2012 per l’Atlantic, lo critica per aver preso la sua posizione “la guerra è cattiva”, al punto da affermare che secondo lui alla schiavitù avrebbe dovuto essere semplicemente permesso di continuare per evitare la guerra.
Inoltre egli fa notare che Zinn ha ignorato i tentativi di risolvere la crisi pacificamente nei decenni che condussero alla Guerra di Secessione Americana e che gli ultimi disperati tentativi di Abraham Lincoln di fare ciò vennero rigettati dagli schiavisti.
Comunque, durante la discussione, Zinn disse la seguente cosa: “Sapete, forse avrebbero potuto esserci delle rivolte di schiavi che avrebbero distrutto la struttura schiavista del sud, distrutta in una guerra d’attrito, non una grande sanguinosa guerra di massa, ma una guerra d’attrito e guerriglia, e raid alla John Brown”, e questo, miei amici ucronisti, mi ha fatto pensare: una rivolta di schiavi avrebbe potuto porre fine alla schiavitù negli Stati Uniti? Salve a tutti, sono Matt Mitrovich, lo storico alternativo.
In questo video parlerò delle rivolte di schiavi negli Stati Uniti e di come avrebbero potuto cambiare la storia.
Come al solito partiremo dal contesto storico: nonostante quello che gli pseudostorici della Causa Persa della Confederazione e i troll di Twitter che fanno il cosplay dei generali Confederati potrebbero dirvi, alla gente non piaceva essere uno schiavo.
Ne viene fuori che fare per tutta la vita un lavoro che ti spezza la schiena per qualcuno che potrebbe vendersi i tuoi figli in qualsiasi momento solo per fare un dollaro veloce non è esattamente il sogno americano.
Di conseguenza gli schiavi trovarono dei modi per resistere, alcuni lavoravano il più lentamente che potevano o facevano finta di essere malati per non lavorare.
Ovviamente gli schiavisti trovarono modi per mantenere in riga gli schiavi utilizzando punizioni violente, come le frustate, le mutilazioni o i marchi a fuoco, e dato che avere uno schiavo era molto più economico che pagare un lavoratore e il commercio di schiavi faceva sì che arrivassero sempre rimpiazzi nei porti del sud, la morte era sempre un’opzione.
A queste condizioni non meraviglia che molti schiavi cercarono una fuga permanente dalla schiavitù.
Per gli schiavi statunitensi questo poteva voler dire scappare negli stati abolizionisti, nella Florida Spagnola o in Canada.
Gli schiavi a volte fuggirono oltre le linee inglesi durante la Guerra d’Indipendenza Americana o la Guerra Anglo-Americana.
Ci furono anche ammutinamenti sulle navi negriere come quello dell’Amistad nel 1839, e ovviamente ci furono le ribellioni conclamate.
Ora, è difficile sapere quante rivolte di schiavi ci furono negli Stati Uniti, dato che la conservazione dei dati e la ricerca storica al riguardo non è stata delle migliori.
Come afferma l’Enciclopedia Britannica, negli Stati Uniti il mito dello schiavo contento è stato essenziale per la preservazione della peculiare istituzione del sud, e la documentazione storica delle ribellioni era frequentemente offuscata da esagerazione, censura e distorsione.
Questo significa che gli schiavisti preferivano far finta che la schiavitù avesse un’influenza civilizzatrice sugli schiavi, rendendoli troppo docili per ribellarsi, e che i ribelli erano rare eccezioni.
La ricchezza e la potenza posseduta dagli schiavisti faceva anche sì che gli schiavi ribelli fossero ritratti nei giornali come criminali che volevano solo saccheggiare, stuprare o uccidere, perfino dopo che gli schiavisti furono sconfitti nel 1865 questo mito suprematista bianco continuò per poter ritrarre gli Afroamericani come dei sempliciotti che non avevano l’inventiva per poter fare qualcos'altro di diverso dal servo, perché come puoi convincere gli altri che la schiavitù è una cosa buona se uomini, donne e bambini sono disposti a morire piuttosto che essere schiavi per solo un altro giorno in più? La verità è che ci furono circa 250 rivolte di schiavi con 10 o più partecipanti dal tempo delle primissime colonie americane all’inizio della Guerra di Secessione Americana.
Di fatto la prima rivolta di schiavi registrata in quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti avvenne nel 1526, quando gli schiavi africani si ribellarono nella colonia spagnola di quella che oggi è la Carolina del Sud.
Altre famose rivolte di schiavi includono la Ribellione della Costa Tedesca del 1811, dove quasi 500 schiavi ribelli marciarono su New Orleans bruciando le piantagioni sulla loro strada prima di essere fermati dalle forze combinate di truppe federali, milizie locali e volontari provenienti dall’aristocrazia delle piantagioni locale.
Secondo la rivista dello Smithsonian l’obiettivo della ribellione era creare uno stato nero sul Fiume Mississippi, una cosa che avrebbe davvero fatto arrabbiare l’occidente.
E poi c’è la rivolta del 1831 di Nat Turner, che prese il nome dal predicatore schiavo nero che, dopo aver apparentemente ricevuto visioni da Dio organizzò e guidò una ribellione di schiavi in Virginia.
Anche se non fu grande come la Ribellione della Costa Tedesca del 1811, almeno 60 bianchi rimasero uccisi nella rivolta e molti schiavi neri vennero liberati.
Ci furono inoltre delle ribellioni pianificate che vennero sventate prima che potessero partire, alcuni esempi includono la Ribellione di Gabriel del 1800 o la ribellione di Denmark Vesey del 1822.
Sembra che ognuna avrebbe dovuto coinvolgere migliaia di schiavi, e i partecipanti alla rivolta di Denmark Vesey avevano pianificato di conquistare Charleston, nella Carolina del Sud, mentre se la Ribellione di Gabriel avesse avuto successo sarebbe terminata con la cattura di Richmond, in Virginia, e il sequestro dell’allora governatore e futuro presidente James Monroe.
Era stata anche pianificata una bandiera per la Ribellione di Gabriel, sulla quale c’erano le parole “morte o libertà”, un deliberato riferimento alla famosa frase “Datemi la libertà, o datemi la morte!” detta dal rivoluzionario statunitense Patrick Henry.
Immaginate di vederla sventolare su una Richmond catturata da degli Afroamericani che combattono per la loro libertà! Ovviamente non si sa di che colore fosse questa bandiera, ma come ha fatto notare Steven A. Knowlton nel suo documento del 2013, Il Simbolismo Contestato nelle Bandiere delle Rivolte di Schiavi del Nuovo Mondo, i colori bianco, rosso e nero erano quelli che apparivano più di frequente nelle ribellioni degli schiavi.
Se devo essere onesto, però, nessuna di queste rivolte raggiunsero i suoi obiettivi immediati di porre fine alla schiavitù o creare una nazione nera indipendente.
Ci furono vari fattori del perché accadde questo, per esempio, se guardiamo ad Haiti, che è stata l’unica nazione fondata da una rivolta di schiavi riuscita, vediamo un luogo con una percentuale più alta di schiavi neri rispetto ai coloni bianchi.
Negli Stati Uniti, però, questa percentuale era molto più bassa, anche in regioni dove gli Afroamericani erano la maggioranza, e mentre ad Haiti le truppe necessarie per sedare la rivolta dovevano essere inviate da oltre l’Atlantico, dove in Europa stavano infuriando le Guerre Napoleoniche, negli Stati Uniti le rivolte di schiavi potevano essere soppresse da milizie statali, volontari locali e, in casi rari, truppe federali.
All’inizio il numero e i tipi di armi disponibili per gli schiavi ribelli era limitato ad accette, asce, coltelli e vari oggetti contundenti, che erano molto più comuni delle armi da fuoco, e quelle armi da fuoco che erano disponibili erano moschetti monocolpo che impiegavano parecchio tempo per la ricarica, specialmente se non hai l’addestramento per utilizzarle.
Ora, ad essere onesti, alcuni schiavi ribelli erano veterani dei conflitti nelle loro patrie, ma l’esperienza di combattimento in Africa probabilmente non ti prepara ad affrontare una linea di fanti armata e disciplinata che è stata schierata contro di te, e una volta che queste rivolte venivano sedate iniziava la rapida e brutale rappresaglia dei bianchi che temevano un’altra Haiti.
Dopo essere stati sottoposti ad un processo spettacolo gli schiavi ribelli venivano giustiziati, a volte tramite impiccagione, rogo o decapitazione, con le teste mozzate che venivano infilzate su dei pali in luoghi pubblici per intimidire le popolazioni nere schiavizzate e libere.
Spesso centinaia di schiavi che non si erano ribellati venivano uccisi in violenti attacchi ad opera di bianchi in preda al panico.
Vennero fatte passare anche delle leggi che limitavano la capacità dei neri schiavi e liberi di spostarsi liberamente, riunirsi, imparare a leggere o scrivere o persino praticare la loro religione senza la supervisione dei bianchi, così che imparassero un’interpretazione della Bibbia Cristiana a favore della schiavitù, e che fosse stato fatto questo ha un certo tipo di senso, dato che gli schiavisti non volevano degli schiavi istruiti che credessero in cose intangibili come la libertà, volevano qualcuno che lavorasse e producesse figli che lavorassero, e facesse tutto questo senza lamentarsi fino a quando non morisse.
Ora, ad essere onesti, a volte gli stati considerarono di abolire la schiavitù dopo una rivolta degli schiavi.
La Virginia considerò di fare davvero questo dopo la ribellione di Nat Turner, ma ovviamente non lo fece, e l’abolizionismo non fu mai una posizione popolare negli stati schiavisti, di fatto gli schiavisti rimproveravano gli abolizionisti di incitare le rivolte degli schiavi.
In verità, però, molti degli abolizionisti, indipendentemente dalla loro razza, non appoggiarono mai del tutto la violenza, e avevano addirittura sentimenti misti riguardo alla Rivoluzione Haitiana.
Cerano delle eccezioni, la più famosa delle quali era John Brown, il cui raid del 1859 contro l’arsenale di Harpers Ferry doveva rubare armi che avrebbero dovute essere utilizzate in una rivolta di schiavi, ma l’abolizionista medio cercava soluzioni non violente per porre fine alla schiavitù, come diffondere letteratura abolizionista o aiutare i politici contrari alla schiavitù a venire eletti, e anche se ho detto che nessuna di queste rivolte riuscì a raggiungere i suoi obiettivi prefissati questo non significa che non abbiano contribuito alla fine della schiavitù negli Stati Uniti.
Le rivolte, le reazioni brutali, le proteste e gli schiavisti che le andarono a sopprimere ispirarono, nonostante tutto, gli abolizionisti ad insegnare agli Stati Uniti i mali della schiavitù.
Uno dei modi per farlo erano i festeggiamenti per l’1 Agosto, che celebravano l’abolizione della schiavitù nell’impero britannico.
Imitavano deliberatamente le celebrazioni del 4 Luglio, così da mettere in contrasto i differenti standard di libertà negli Stati Uniti, e quando più persone nel nord abbracciarono l’abolizionismo i politici iniziarono a prendere nota, e un'idea un tempo radicale divenne improvvisamente normale.
E quando gli schiavisti si ribellarono a loro volta, dando il via alla Guerra di Secessione Americana, quasi 200.000 Afroamericani presero le armi per porre fine alla schiavitù una volta per tutte.
Ma se un’importante ribellione di schiavi, o una serie di esse, convincesse gli Stati Uniti a porre fine alla schiavitù senza Lincoln, Fort Sumter o Gettysburg? Prima di andare più in profondità in questa ucronia, un avvertimento veloce: rispondendo a questo particolare e se? non sto cercando di insinuare che gli Afroamericani siano responsabili del fatto che la schiavitù è durata quanto è durata, la resistenza dei neri alla schiavitù è uno dei motivi principali per i quali la schiavitù è finita nella nostra TL, sto semplicemente esaminando se la Guerra di Secessione Americana fosse inevitabile o meno, o, modificando certi fattori, se una rivolta di schiavi avrebbe potuto porre fine alla schiavitù negli Stati Uniti al suo posto.
Detto questo, non penso che una grande rivolta di schiavi, o una serie di rivolte, potrebbe influenzare abbastanza gli Stati Uniti da far abolire la schiavitù.
Ci sono dei precedenti storici per questa idea: l’Inghilterra abolì la schiavitù nella nostra TL dopo che dal 1831 al 1832 scoppiò in Giamaica una rivolta di schiavi nota come Guerra Battista.
A quanto sembra vi parteciparono fino a 60.000 schiavi, e anche se non ebbe successo, la brutalità mostrata dai coloni nel punire i ribelli scatenò nel Regno Unito un'indignazione che erose l’opposizione all'abolizionismo e allo Slavery Abolition Act 1833, perciò un possibile POD per questa TL è una Ribellione di Gabriel che non viene scoperta prima che parta, perciò vedremo la cattura di Richmond, oppure potremo far sì che la Ribellione della Costa Tedesca del 1811 conquisti New Orleans.
Cosa abbastanza interessante, la rievocazione del 2019 di questa rivolta, che è stata organizzata dall’artista Dredd Scott, è finita con i rievocatori ribelli che conquistavano New Orleans, ma sì, anche se una rivolta di schiavi che riuscisse a conquistare una città importante alla fine potrebbe essere sconfitta dalle truppe, dai cannoni e dalle navi federali in arrivo, sarà molto più difficile da insabbiare o sminuire delle rivolte di schiavi della nostra TL, perciò, anche se queste rivolte alternative non avranno successo, potrebbero comunque ispirare altre ribellioni.
Chiaro, rivolte, ribellioni e rivoluzioni sono affari sanguinosi, un po’ come nella nostra TL ci saranno reazioni violente da parte dei bianchi preoccupati di una ripetizione della violenza della Rivoluzione Haitiana, perciò, anche se non rimprovero nessuno perché tiene un basso profilo per proteggere sé stesso e i suoi amati, questo non significa che verranno impedite future rivolte.
Il problema della repressione intensa è che invece di distruggere la volontà di resistere non fa che farla crescere, e questo perché la gente che pensa di non avere nulla da perdere tende a scatenarsi, un po’ come fecero gli Ebrei che vivevano nel ghetto di Varsavia nel 1943, e quindi, con le ribellioni che aumenteranno di dimensioni e frequenza, il movimento abolizionista potrebbe prendere una strada diversa come risposta.
Come ho detto prima, la maggior parte degli abolizionisti voleva una fine non violenta della schiavitù, ma c’erano delle eccezioni.
Come disse una volta l’abolizionista nero Henry Highland Garnet: “Fareste meglio a morire tutti, morire immediatamente, piuttosto che vivere da schiavi e lasciare in eredità la vostra miseria ai vostri posteri. Se volete essere liberi in questa generazione, ecco la vostra unica speranza. Ma per quanto voi e tutti noi possiamo desiderarlo, non c’è molta speranza di redenzione senza lo spargimento di sangue. Se dovete sanguinare, che tutto il sangue scorra subito. Meglio morire da uomini liberi che vivere da schiavi!” E così in questa TL forse ci sono più Garnet e Brown là fuori che non solo incoraggiano le ribellioni degli schiavi, ma le assistono direttamente.
Più abolizionisti potrebbero comprare armi o razziarle dalle armerie, e non solo consegnarle nelle mani degli schiavi ribelli, ma anche addestrarli a usarle, potreste addirittura vedere dei neri liberi desiderosi di andare a sud per fare questo.
Dopo l’adozione del Fugitive Slave Act del 1850 della nostra TL molte comunità nere formeranno milizie armate per impedire ai cacciatori di schiavi di riportare gli Afroamericani alla schiavitù, perciò i membri di gruppi simili potrebbero essere usati come consiglieri per aiutare le rivolte di schiavi nel sud.
E anche se in una battaglia aperta gli schiavi ribelli potrebbero essere in svantaggio, la guerriglia è sempre un’opzione.
Gli schiavi ribelli e i loro sostenitori abolizionisti militanti potrebbero creare basi nelle zone disabitate per lanciare attacchi contro gli schiavisti vicini.
Per esempio, la Great Dismal Swamp, in Virginia, un tempo era la casa di migliaia di schiavi fuggiti, e nella nostra TL il piano finale di Nat Turner e dei suoi compagni era scappare lì.
In questa TL alternativa, però, potrebbe essere una piattaforma di lancio per dei raid per attaccare le piantagioni e liberare altri schiavi.
Di conseguenza non c’è bisogno di un’enorme rivolta che ponga fine alla schiavitù come in Fuoco sulla Montagna di Terry Bisson, ma aumentare la loro frequenza potrebbe rendere l’abolizione della schiavitù molto più plausibile in questi Stati Uniti alternativi.
Come detto prima, la Virginia considerò di porre fine alla schiavitù dopo la ribellione di Nat Turner, e in questa TL alternativa essa e altri stati schiavisti potrebbero farlo davvero, potrebbero perfino essere incoraggiati a fare così dai leader dei Democratico-Repubblicani e poi dei Democratici.
Nella nostra TL, gli stati schiavisti del sud tesero ad essere il centro del potere di questi partiti politici, perciò una serie di rivolte di schiavi sempre più grandi potrebbe far sì che la gente perda la fiducia nella loro capacità di gestirle e faccia guadagnare elettori a Federalisti, Whig e Repubblicani, incoraggiando così una fazione antischiavista anche tra i primi Democratici.
Questo potrebbe accadere anche mentre il movimento abolizionista sta cercando un certo supporto negli stati abolizionisti.
Vedete, per sedare o contenere le rivolte degli schiavi servono le truppe federali, e allora gli stati abolizionisti potrebbero stancarsi di mandare i loro giovani a morire per difendere le piantagioni degli schiavisti, e perciò faranno sempre più pressione sul governo federale per porre fine alla schiavitù.
Potreste addirittura vedere soldati che tornano a casa dopo aver soppresso una rivolta di schiavi, e, dopo aver visto la brutale rappresaglia degli schiavisti, decidere di saltare la prossima festa del 4 Luglio e partecipare invece alle celebrazioni dell’1 Agosto, i politici locali se ne accorgeranno e la pressione per porre fine alla schiavitù crescerà.
Chiaro, le rivolte di schiavi provocarono violenze razziali anche negli stati abolizionisti, ed è probabile che questo accada anche in questa TL alternativa, ma non penso che questo impedirà necessariamente la spinta pubblica in tutta la nazione a sostegno dell’emancipazione, perciò cosa accadrà agli Stati Uniti dopo questa fine alternativa alla schiavitù? Beh, dovremmo ricordare che qui la schiavitù non finirà per un qualche genere di obbligo morale, ma per la paura di nuove rivolte.
Aggiungete a tutto questo le idee suprematiste bianche che venivano utilizzate per giustificare la schiavitù e probabilmente avremo degli Stati Uniti post-schiavitù simili a quelli della nostra TL ma che non hanno visto la ricostruzione, perciò avremo un sud degli Stati Uniti dove i neri sono tecnicamente liberi ma sono oppressi da una versione delle Leggi Jim Crow.
Quanto a lungo durerà questo sistema di Apartheid è un’incognita, ma in seguito potrebbe comparire un movimento per i diritti civili, anche se questo non potrà beneficiare del XIV e XV Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America.
Questi emendamenti nacquero dalla Guerra di Secessione Americana, e le loro garanzie di giusto processo, eguale protezione e diritto di voto indipendentemente dalla razza furono importanti fondamenta legali per il movimento per i diritti civili, ma non sono sicuro se in questa TL alternativa verranno promulgati o meno.
In alternativa potremo vedere futuri peggiori per questa TL alternativa: nella nostra TL molti meridionali si opposero all’emancipazione per paura che questa avrebbe causato una guerra razziale.
Anche se queste paure si dimostrarono infondate, in una TL alternativa dove ci sono rivolte di schiavi più grandi e più frequenti queste paure potrebbero essere ancora viste come ragionevoli da parte degli ex schiavisti, perciò potremo vedere tentativi di trasferire gli ex schiavi altrove, come in Liberia, che nella nostra TL venne creata come patria per gli ex schiavi statunitensi, o nei territori occidentali, in maniera simile a come le nazioni native americane vennero trasferite ad ovest con la forza per fare spazio ai coloni bianchi.
È difficile sapere con certezza come si evolveranno gli Stati Uniti in questa ucronia, ma c’è una cosa che ho capito mentre realizzavo questo video: ho iniziato questo video condividendo i pensieri di Zinn sulla Guerra di Secessione Americana, e anche se immagino di poter concordare con l’idea generale che la guerra è cattiva, non sono d’accordo sul fatto che debba essere evitata ad ogni costo, anche se questo significa permettere alla schiavitù di durare più a lungo negli Stati Uniti.
Penso che la schiavitù sarebbe probabilmente finita con una guerra, perché il fatto che la gente preferisce morire piuttosto che essere schiava per un solo giorno in più raramente o mai fece fermare gli schiavisti dal mettere teste mozzate sui pali e gli fece chiedere “siamo noi i cattivi?” Essi invece mentirono sulla bontà della schiavitù, e affermarono che sarebbe finita di propria iniziativa mentre si scatenavano contro chi era in disaccordo.
Potete citare le critiche alla schiavitù che scrisse qualche politico del sud nel suo diario o i tentativi abortiti fatti a malincuore per abolirla, ma ci volle comunque una guerra per porvi fine.
In questa ucronia immagino che ci sarà comunque una guerra, solo che in questa gran parte dei combattimenti sarà responsabilità degli Afroamericani, e quindi, anche se Zinn forse ha ragione sul fatto che la schiavitù sarebbe potuta finire dopo rivolte di schiavi più grandi e più frequenti, sembra certamente implicare che questo sarebbe stato un esito migliore per gli Stati Uniti se meno bianchi avessero dovuto combattere e morire.
Secondo la mia umile opinione sarebbe meglio se gli Statunitensi, indipendentemente dalla razza, si unissero per sconfiggere le istituzioni malvage come la schiavitù piuttosto che permettere all’ingiustizia di continuare.

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E se la Russia si fosse tenuta l'Alaska?

Nel ‘500, nelle terre settentrionali dell’Eurasia centrale, il Granducato di Mosca si dimostrò una forza determinata e fortemente espansionista che sconfisse lentamente ma con successo gli stati successori turchi di quella che una volta era l’Orda d’Oro fino a quando non diede vita a quello che sarebbe diventato noto come lo Zarato di Russia, un impero con lo sguardo rivolto ad est verso ulteriori espansioni.
Il tutto mentre in occidente la Spagna aveva introdotto all’Europa le vaste terre del Nuovo Mondo, rendendo questo periodo un’era di colonialismo non solo per la Russia ma anche per tutta l’Europa.
Nel 1650 le potenze europee occidentali avevano fatto le loro rivendicazioni in America, mentre i Russi si erano espansi in Asia fino alla costa del Pacifico.
Armato con la conoscenza del Nuovo Mondo e avendo apparentemente raggiunto il punto più ad est dell’Eurasia, lo Zar Pietro il Grande, poco prima della sua morte, ordinò di investigare sulle terre oltre la Kamčatka per una potenziale colonizzazione e sviluppo.
Presto nella capitale tornarono racconti di diverse isole e di un immenso continente, occupato da una quantità di volpi, lontre, castori e martore, la cui pelliccia era piuttosto preziosa, soprattutto fra i Russi, che avevano cacciato fino all’estinzione molti dei loro animali da pelliccia.
L’espansione della Russia verso est si dimostrò una porta sul retro unica e conveniente per arrivare al Nord America, offrendole una terra rimasta intoccata dagli altri imperi europei.
Era un’opportunità eccellente per asserire ulteriormente il suo ruolo nel Pacifico e trarre profitto da quella che presto divenne famosa come la patria delle migliori pellicce del mondo, portando molta attenzione sul nuovo territorio da parte di ambiziosi cacciatori e trapper russi.
Ma la sola raccolta delle pellicce non era il piano originale della Russia per la regione: lo Zar Pietro sperava che la regione nordorientale oltre l’Eurasia avrebbe potuto rivelarsi un’affidabile rotta marittima settentrionale per collegare l’occidente altamente popolato della Russia con le sue terre orientali non ancora sfruttate, dando ai Russi anche un rapido e facile accesso al Pacifico.
L’Alaska, assieme all’Estremo Oriente siberiano, doveva essere la porta d’accesso personale della Russia da una parte del suo impero all’altra, ma, ahimè, la spedizione non riuscì a tornare indietro nella capitale, costringendo la Russia a fare affidamento a lunghi viaggi su terra e attraverso l’Atlantico.
Anche se questo sforzo iniziale fu insufficiente, l’attrattiva di pellicce preziose rimase, e calamitò un’ondata di coloni in quello che allora era semplicemente un nuovo avamposto dell’Impero Russo, un avamposto che come presto vedremo verrà considerato dal governo imperiale come sempre più ingombrante.
La colonizzazione dell’Alaska, una volta iniziata, fu estremamente lenta e limitata, dato che come abbiamo detto i motivi della Russia e il suo approccio alla colonizzazione non erano gli stessi delle nazioni dell’Europa occidentale.
I Russi possedevano già un’enorme porzione di terre ricche di risorse sulle quali fare affidamento.
La Russia non era un paese relativamente piccolo come l’Inghilterra o l’Olanda, e anche se questi paesi possedevano un accesso al mare più affidabile, non avevano i territori e la manodopera che le colonie oltremare compensavano.
I Russi non avevano bisogno di questo, ma piuttosto cercavano acquisizioni puramente strategiche.
Se l’Alaska avrebbe potuto diventare la Gibilterra della Russia in una rotta marittima settentrionale allora avrebbe potuto avere valore, ma come semplice colonia di cacciatori di pellicce passava facilmente in secondo piano rispetto a territori più tattici, soprattutto quelli che avrebbero potuto garantire alla Russia l’accesso al commercio con le potenze occidentali e la Cina.
A questo proposito sembra importante menzionare che i Russi considerarono anche le Hawaii come potenziale colonia, che erano di piccole dimensioni ma possedevano incredibili opportunità per diventare un centro del commercio nel Pacifico, ma come conseguenza della sua storica crescita basata sulla terra, la Russia non aveva le capacità navali per difendere ragionevolmente una colonia hawaiana dagli Stati Uniti o dal Regno Unito, e la leadership russa lo sapeva perfettamente.
È per questo che furono create piccole colonie in California ma furono abbandonate poco dopo, quando divenne chiaro che alla fine avrebbero portato ad una disputa con gli Stati Uniti, che i Russi vedevano come un potenziale futuro alleato.
Perciò le colonie vennero fondate a basso costo, utilizzate fin quando rimasero redditizie e vendute una volta diventate sconvenienti, e questo fu anche il caso dell’Alaska, solo su scala molto più grande.
Detto questo, anche se il governo della Russia imperiale vedeva l’Alaska come meno importante di altri territori, questo non impedì al governo locale dell’Alaska e alla Compagnia Russo-Americana di tentare di rendere la regione una parte dell’Impero Russo duratura e di valore, ma sfortunatamente l’Alaska affrontò continue difficoltà per tutta la sua esistenza sotto il dominio russo.
La popolazione di cacciatori e trapper fece poco per sviluppare qualcos’altro che non fossero i lucrativi prodotti locali e le risorse utilizzabili, lasciando che la colonia dipendesse in gran parte dalla madrepatria.
La fragilità di questa esistenza sarebbe stata dimostrata in un’occasione in cui quasi tutte le navi con i rifornimenti destinate all’Alaska colarono a picco prima che potessero raggiungere la colonia, portando ad un periodo di ristrettezze e quasi carestia che costrinse l’Alaska a grattare il fondo del barile di quello che poteva acquistare dalle Hawaii e dalla California.
Non fu fino agli anni ’30 dell’800, sotto la guida di un nuovo governatore e direttore, che l’Alaska iniziò sforzi riusciti per sviluppare condizioni di vita sostenibili, ma rimase comunque fortemente dipendente dalla sua economia basata sul commercio delle pellicce, anche se la popolazione animale era scesa a livelli bassissimi.
Qualche tempo dopo fu stipulata la pace con le tribù native, con uno dei governatori che utilizzò un’eclisse come parte della sua strategia negoziale, minacciando di rubare la Luna per sempre nel caso i nativi avessero continuato i loro attacchi agli insediamenti russi.
Iniziò finalmente a sembrare, dopo un inizio lentissimo, che l’Alaska si stesse liberando del suo modello economico per niente pratico per diventare una colonia autosufficiente piccola ma gestibile, ma appena le cose iniziarono ad apparire ottimistiche la Russia combatté e perse la Guerra di Crimea, lasciandola con un grande debito di guerra da pagare e diversi problemi interni da risolvere.
Dato che l’Alaska veniva vista come uno spreco di risorse della madrepatria con pochi ricavi, data la vicinanza della colonia ai possedimenti in Canada della rivale Gran Bretagna e data l’incapacità generale della Russia di difendere in modo adatto la regione, l’impero trovò finalmente un motivo per separarsi dalla colonia.
C’era anche la sensazione crescente che anche se l’Inghilterra aveva affermato di non essere molto interessata all’Alaska e non aveva neanche conquistato quel territorio, un giorno probabilmente lo avrebbero fatto gli Stati Uniti, e la Russia, nonostante tutti gli sforzi per sviluppare quella regione, alla fine si sarebbe ritrovata senza nulla.
E così, considerate le condizioni passate, presenti e future, l’Alaska alla fine venne venduta agli Stati Uniti nel 1867.
La Russia fu semplicemente felice di fare qualche soldo in più con la vendita e di minacciare potenzialmente la posizione del Regno Unito in Nord America dando agli Stati Uniti un’altra risorsa strategica.
Nelle menti di molti all’interno del governo imperiale ci si era semplicemente sbarazzati di qualcosa di inaffidabile e costoso prima che diventasse una perdita di denaro ancora peggiore, ma qualche decennio dopo iniziò una corsa all’oro nel vicino Yukon e nella stessa Alaska che avrebbe incoraggiato un aumento di arrivi nella regione, aiutando la creazione e lo sviluppo di diverse città.
Questo boom di risorse anticipò la successiva scoperta del petrolio e di altre risorse preziose che adesso appartenevano agli Stati Uniti.
Ma se tutto questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Russia non avesse mai venduto l’Alaska? Generalmente parlando, la Russia non aveva bisogno di vendere l’Alaska, ma optò per fare questo perché pensava fosse una mossa strategica, che fosse un’opzione più praticabile venderla piuttosto che continuare a buttare soldi nella colonia solo perché questa ad un certo punto le venisse sottratta da qualche potenza straniera semplicemente perché non poteva essere destinato un numero ragionevole di uomini alla protezione dell’Alaska senza compromettere qualche altra iniziativa russa, e questo potrebbe proprio essere quello che vedremo manifestarsi in questa TL.
L’espansione in Asia centrale o rallenterà o si fermerà del tutto, molto probabilmente la regione verrà conquistata ad un ritmo più lento, visto che i Russi, sebbene respinti dalla regione in passato, avevano diversi vantaggi, inclusa una posizione più strategica in Uzbekistan per poi invadere il Turkmenistan, che in seguito permetterà un’invasione più tranquilla dei territori rimasti.
Anche il ruolo della Russia nei Balcani non verrà ostacolato significativamente dal mantenimento dell’Alaska, dato che nel complesso la gestione della colonia aveva già una bassa priorità.
L’unico impatto importante che potrebbe avere l’Alaska sulla politica estera russa dell’epoca ci sarebbe solo nel caso in cui venga invasa e sarebbe necessario deviare delle risorse per difenderla attivamente, cosa che potrebbe anche non accadere, visto che i Russi probabilmente penseranno che non ne varrà la pena.
Quando si considera la situazione in Alaska è importante considerare anche che cosa stava accadendo in Siberia orientale all’epoca: anche questa regione stava incontrando difficoltà di colonizzazione, e stava facendo meglio solo per via della sua connessione geografica con la Russia, anche se soffriva comunque degli stessi problemi dell’Alaska di scarse risorse, bassa popolazione e dipendenza dalle potenze straniere.
Proprio come nel caso dell’Alaska il governo imperiale esitava ad intraprendere azioni a causa dei rischi finanziari e delle poche prospettive finanziarie percepite riguardo quella regione, ma le crescenti richieste e proposte motivarono presto l’inizio di azioni che risultarono in quella che sarebbe stata la costruzione della Transiberiana, una ferrovia che avrebbe visto l’insediamento di milioni di Russi occidentali in Siberia e nell’Estremo Oriente.
In questa TL anche l’Alaska beneficerebbe di questi maggiori insediamenti, vedendo una popolazione russa più piccola ma comunque importante mettere bottega all’interno delle sue terre.
Questo flusso di visitatori e coloni in Alaska aumenterebbe verso la fine degli anni ’90 dell’800, quando la Corsa all’Oro del Klondike e del vicino Yukon farà sì che molti insediamenti costieri e dell’interno dell’Alaska diventino tappe importanti e basi operative per diversi cercatori d’oro.
Questa nuova enorme popolazione sposterà poi la sua attenzione sull’Alaska ad inizio ‘900, quando verrà scoperto l’oro nell’allora piccola città di Nome.
Sarà durante queste corse all’oro che il Canada e gli Stati Uniti potrebbero mettere alla prova la sovranità della Russia sull’Alaska, ma è improbabile che tutto questo risulti in un grande conflitto.
Anche se il Canada inglese era certamente più capace della Russia di spostare le sue forze nello Yukon, e gli Stati Uniti possedevano la superiorità numerica nella regione, considerata la natura poco popolata dell’intera area uno sforzo del genere potrebbe essere considerato più fonte di problemi che di guadagni.
Dobbiamo anche considerare che se l’Alaska rimane in mani russe probabilmente attrarrà molti più cercatori russi che nel nostro mondo, appianando potenzialmente le disparità in un conflitto Russo-Americano o Russo-Canadese.
I Russi avevano anche cercato con forza di mantenere relazioni amichevoli con gli Stati Uniti, che a loro volta non volevano farsi nemici la Russia, dato che questa poteva minacciare gli interessi americani in Asia e nel Pacifico.
Questo equilibrio nelle relazioni Russo-Americane implica che qualsiasi conflitto tra i due verrà disinnescato prima che possa diventare una guerra in piena regola.
Le innovazioni della Transiberiana e delle nuove tecnologie rompighiaccio per le navi, e il picco di interesse da parte dei cercatori d’oro russi e statunitensi nelle ricchezze dell’Alaska creeranno una tempesta perfetta di condizioni che faranno progredire gli insediamenti dell’Alaska.
La colonia presto vanterà una popolazione di diverse migliaia di abitanti e ospiterà alcune industrie in espansione.
Il rinnovato interesse della Russia nel Nord America la motiverà a stringere relazioni più amichevoli con gli Stati Uniti, che sosterranno lo sviluppo della Russia di una flotta per difendere l’Alaska.
La flotta russa dell’Estremo Oriente si dimostrò estremamente vulnerabile e limitata, spesso dovette essere rinforzata dalla lontana Flotta del Baltico.
Questa sarà una questione che interesserà gli Stati Uniti, perché questi riconosceranno la Russia come un ostacolo alle ambizioni giapponesi nel Pacifico che li distrarrà dalle contese Hawaii e Filippine, sulle quali anche gli Stati Uniti avanzavano rivendicazioni.
Nel caso la Russia dovesse ritrovarsi in un conflitto navale col Giappone sarebbe in grande svantaggio, e cosa ancora peggiore potrebbe cedere ai Giapponesi un punto d’appoggio in Nord America se questi riuscissero ad occupare l’Alaska, e gli Stati Uniti, sebbene amichevoli nei confronti della Russia, si rifiuteranno di farsi coinvolgere in una guerra tra i due, perché preferiranno manovrare Russi e Giapponesi per farli andare l’uno contro l’altro.
Per impedire che la Russia venga schiacciata dalla marina giapponese in ascesa e impedire così un Pacifico dominato dal Giappone, gli Stati Uniti agiranno da partner logistico e tecnologico dei Russi, un po’ come fece la Gran Bretagna col Giappone dopo l’Alleanza Anglo-Giapponese.
Questo partenariato si dimostrerà molto importante una volta che arriverà la Guerra Russo-Giapponese, quando, colti con la guardia abbassata da un assedio preventivo giapponese di Port Arthur, i Russi riusciranno a contare sulla loro piccola ma presente Flotta dell’Alaska per alleviare la pressione posta sulla flotta dell’Estremo Oriente, evitando di prendere una cantonata mandando la Flotta del Baltico in un viaggio lungo diversi mesi per fare la stessa cosa solo per arrivare dopo che Port Arthur era già caduta.
La Flotta del Baltico potrebbe essere inviata comunque e arrivare in ritardo proprio come nel nostro mondo, ma perlomeno la Flotta dell’Alaska le avrà fatto guadagnare tempo, permettendo alla fine alla Russia di respingere l’invasione giapponese e ottenere la vittoria.
La sconfitta del Giappone manterrà la Russia un suo potente rivale nel Pacifico, ostacolando parecchio le mire espansionistiche giapponesi e distruggendone il morale, polarizzando le politiche del Giappone e lasciandolo più vulnerabile nei decenni successivi.
L’Alaska adesso ha iniziato a dimostrarsi non solo una promettente fonte di risorse, ma anche una base d’operazioni strategica nell’Estremo Oriente.
Il suo ruolo importante nel prevenire quella che avrebbe potuto essere una disastrosa sconfitta durante la guerra motiva la Russia ad espandere le sue capacità navali nella regione e a sfruttare i vantaggi dei porti liberi dai ghiacci appena acquisiti in Corea.
Nella nostra TL, dopo la distruzione quasi totale della sua marina, la Russia iniziò la ricostruzione delle sue flotte, che all’epoca dello scoppio della Prima Guerra Mondiale non era ancora stata completata.
In questa TL vedremo partire un’iniziativa simile, ma per rinforzare la marina, non sostituirla del tutto.
Anche se il maggior valore dell’Alaska e dei nuovi territori acquisiti in Asia inizieranno a spostare la concentrazione della Russia sull’Estremo Oriente, i suoi investimenti nei Balcani saranno ancora una parte importante della sua agenda, e una volta che la Serbia verrà minacciata dall’Austria-Ungheria, i Russi si ritroveranno legati al conflitto imminente.
Anche se la Russia sarà in una forma migliore, la guerra sarà comunque un colpo tremendo per i Russi, che alla fine chiederanno allo Zar Nicola II di fare un passo indietro.
Quello che seguirà sarà una Guerra Civile Russa molto simile a quella della nostra TL, con i Bolscevichi concentrati nell’occidente industrializzato e l’Armata Bianca dell’Ammiraglio Kolčak che occuperà il resto dell’oriente.
Sfortunatamente non sembra esserci alcun motivo perché il destino dell’ex Zar Nicola II e della sua famiglia reale sia diverso da quello del nostro mondo, ma anche se lo Zar morirà la Russia imperiale terrà duro, dato che i maggiori investimenti nell’Estremo Oriente e in Alaska doteranno l’Armata Bianca di risorse aggiuntive con le quali continuare a combattere.
Detto questo, la mancanza di una leadership coesa alla fine si dimostrerà fatale per l’Armata Bianca.
Quando diventerà chiaro che i Bolscevichi hanno messo Kolčak alle corde in Siberia occidentale, la leadership Bianca nell’Estremo Oriente e nel sudovest evacuerà e si raggrupperà lontano dalla Russia continentale.
Nel nostro mondo molte di queste forze rimaste fuggirono ovunque poterono, ritrovandosi sparse da Parigi a Shanghai, ma stavolta esiste un santuario, un pezzo di Russia al sicuro dalle mani Bolsceviche, l’Alaska.
La sua disconnessione dalla Russia continentale e la sua vicinanza a potenze amiche la renderanno un luogo ideale dove recuperare.
Verrà considerata un’invasione dell’Alaska, ma verrà ritenuta troppo rischiosa, dato che fare intrusioni nel continente nordamericano potrebbe facilmente scatenare una reazione più aggressiva di Stati Uniti e Canada, sempre ammesso che si riesca a sbarcare sulle coste, che i Bianchi hanno senza dubbio rinforzato per farne la loro ultima fortezza, concentrando tutte le loro forze rimaste.
E così l’Alaska Bianca sopravvivrà e la guerra civile si concluderà.
L’influsso di Russi Bianchi rifugiati in Alaska raggiungerà livelli senza precedenti, al punto che se non fosse per le infrastrutture e le industrie create durante l’era della corsa all’oro carestia e sovrappopolazione sarebbero un problema devastante, che però rimarrebbero gestibili.
Verranno incentivate l’espansione degli insediamenti e ulteriori esplorazioni dell’interno dal governo militare provvisorio tramite dei sussidi monetari e in risorse.
La Nuova Russia avrà un inizio difficile, ma avvierà rapidamente una ricostruzione grazie al suo vicino statunitense, che, temendo che le condizioni di vita povere possano condurre i Russi Bianchi ad accettare il dominio sovietico, sarà più che felice di aiutare in qualunque modo possibile, concedendo sostegno finanziario, partecipando direttamente alla costruzione di nuove ferrovie e condividendo tecnologie navali ed aeronautiche per rendere più semplice percorrere l’ambiente accidentato.
A parte gli ostacoli relativi alle risorse e allo sviluppo, la nuova popolazione dell’Alaska sarà politicamente molto divisa, incarnando quasi tutto lo spettro della politica russa tranne l’estrema sinistra.
Monarchici, Repubblicani, Costituzionalisti, Liberali e Socialdemocratici saranno tutti rappresentati, anche se di tutti loro saranno gli elementi più conservatori a dominare la politica, ma la ristrutturazione sarà comunque benvenuta, dato che il governo locale ne avrà bisogno per soddisfare i bisogni della sua nuova popolazione.
Il ruolo del governatore dell’Alaska verrà adattato perché acquisti molte delle caratteristiche di una presidenza che supervisioni gran parte della politica.
Nel frattempo la monarchia verrà restaurata, col cugino di Nicola II, il Granduca Kirill Vladimirovič, che salirà sul trono.
Il Granduca in precedenza aveva sostenuto il Governo Provvisorio Russo e sembrava che si fosse accontentato di rendere la monarchia più parlamentare fino a quando ai Romanov fosse stato permesso di rimanere sul trono, sembrava addirittura entusiasta di adottare perfino alcuni aspetti dell’ideologia Socialista se questo gli avesse permesso di ottenere maggiore favore tra il pubblico, ma molto probabilmente adesso sarà relegato ad un ruolo simbolico.
I principali alleati della Nuova Russia negli anni seguenti saranno gli Stati Uniti, il Canada e l’Inghilterra.
Il Giappone è in una posizione unica, perché anche se proverà risentimento verso quella che percepirà come una continuazione del governo imperiale a causa degli eventi della Guerra Russo-Giapponese, i Sovietici saranno un pericolo più chiaro e presente.
Nonostante le loro vedute anticomuniste congiunte e la vicinanza, per loro sarà molto difficile stringere un’alleanza.
I Giapponesi sarebbero felici di sbarazzarsi dei Comunisti e restituire la Russia europea al dominio Bianco, ma con l’Alaska che è diventata importante com’è i Russi molto probabilmente vorranno preservare l’intero impero così da avere accesso alle terre dell’Alaska, creando una grande disputa sulle rivendicazioni russe e giapponesi nell’estremo oriente.
Alla fine questo conflitto d’interessi costerà ad entrambi gli stati un potente alleato contro il loro nemico condiviso.
Quando la Nuova Russia si stabilizzerà per rivolgersi alle vite dei cittadini medi così che la popolazione non abbia più paura per la sua sopravvivenza, promuoverà di nuovo l’ideale della riconquista della madrepatria persa.
Questa ideologia irredentista diventerà incredibilmente prevalente tra la prima generazione di giovani nati e cresciuti in Alaska.
Molti dei loro genitori si saranno già stancati del conflitto che hanno visto, ma questi nuovi Russi ancora audaci e coraggiosi conoscono solo le storie della grandezza che è stata perduta per colpa di un nemico veramente malvagio.
La cultura anticomunista dell’Alaska e il nazionalismo crescente, accoppiati con i frammenti del Socialismo non Bolscevico che sono fuggiti nella colonia, potrebbero far nascere quello che nel nostro mondo era noto come Solidarismo, un’ideologia che dava importanza alla responsabilità collettiva della cooperazione fra le classi in base ai principi Cristiani di altruismo e carità, bilanciando al contempo anche i diritti e le libertà dell’individuo affinché questi non diventasse uno strumento dello stato, ma una parte volontaria e attiva di un’identità più grande.
Questo movimento crescerà in sordina e diventerà importante intorno agli anni ’30, quando la Grande Depressione colpirà in modo particolarmente duro le industrie dell’Alaska perché sono ancora vulnerabili e dipendenti dall’economia statunitense.
Le circostanze difficili che all’inizio hanno creato la Nuova Russia, seguite dal tumulto della depressione, costringeranno in pratica il governatore, che è in carica già da tempo, ad assumere poteri quasi dittatoriali per assicurare che vengano eseguite soluzioni economiche rapidamente e senza dibattiti e burocrazia.
Il rapido miglioramento della situazione economica della Germania e la sua posizione anticomunista potrebbero incoraggiare la Nuova Russia a fare sondaggi per un’alleanza tra essa e la Germania, specialmente in seguito alla formazione del Patto Anticomintern, che sembrerà un preparativo tedesco per un’operazione congiunta contro l’Unione Sovietica, ma, come col Giappone, compariranno diversi conflitti d’interesse.
Prima di tutto unirsi al Patto Anticomintern vorrebbe dire non solo allinearsi con la Germania, ma anche con il Giappone, cosa che reintrodurrebbe le rivendicazioni giapponesi contestate che dovrebbero essere risolte.
In secondo luogo il patto avrebbe una minaccia implicita agli interessi del Regno Unito, e il comando navale dell’Asse dovrebbe principalmente prepararsi ad una reazione inglese nel caso scoppiasse una guerra nel prossimo futuro.
La Nuova Russia perciò esiterebbe a pestare i piedi al suo alleato, a meno che ovviamente la Gran Bretagna non diventi troppo amichevole con l’URSS.
Le preoccupazioni su come verranno stilate le alleanze e la minaccia di essere potenzialmente circondata da nemici porteranno la Nuova Russia ad un bivio.
Da una parte potrebbe essere posta enfasi sul mantenere l’Alaska autosufficiente sostenendo al contempo la Germania e il Patto Anticomintern per eliminare finalmente l’Unione Sovietica.
Non ci si aspetterà alcuna conquista territoriale, ma ci sarà la possibilità di mettere i bastoni fra le ruote al Giappone e diventare il principale alleato della Germania in oriente, il problema sarà poi risolvere le dispute territoriali con la Germania ad occidente.
In alternativa la Nuova Russia potrebbe rafforzare la sua relazione storica con gli Stati Uniti e stabilire così un’alleanza nordamericana indipendente, estraniando il Canada da una probabile futura guerra tra l’Inghilterra e la Germania.
Nel caso la Nuova Russia dovesse allearsi con l’Asse sarebbe in una posizione particolarmente vulnerabile una volta che gli Stati Uniti e il Canada entreranno in guerra, perciò potrebbe optare per essere semplicemente di sostegno ma non partecipare attivamente ai combattimenti.
Comprensibilmente questo inasprirà le relazioni Alaska-Americane, che però verranno ristabilite durante la Guerra Fredda, quando l’Alaska servirà come prezioso alleato strategico e ideologico.
Oppure l’Alaska potrebbe voltare le spalle al caos che sta per scoppiare in Europa e ristabilire per il momento la sua forza e la sua partnership con le potenze americane, così da riprendere la Russia continentale non in un momento di vulnerabilità, ma una volta che essa sarà pronta.
Storicamente è stata questa la strategia russa, acquisizioni lente e strategiche, non conflitti ad alto rischio/alto rendimento.
È per questo motivo e per varie dispute con le ambizioni dell’Asse che la Nuova Russia rimarrà vicina agli Stati Uniti e tenterà di tenere il continente fuori dalla guerra, anche se alla fine cederà dopo l’Attacco a Pearl Harbor, assumendo un ruolo cruciale nel teatro del Pacifico e impedendo in seguito ai Sovietici l’occupazione dei territori settentrionali giapponesi.
Dopo la guerra il Giappone verrà spartito fra gli Stati Uniti e l’Alaska, con la Manciuria Esterna, la Corea del Nord, l’Hokkaidō e Sachalin che verranno direttamente annesse all’Impero della Nuova Russia, mentre la Corea e tutte le isole giapponesi a sud dell’Hokkaidō finiranno sotto l’influenza statunitense e ci si aspetta che diventeranno risorse preziose nella futura Guerra Fredda.
Quando la Russia cedette l’Alaska, lo fece poco prima che la regione avesse davvero un’opportunità per decollare, ma in un mondo dove questo non accade mai l’Alaska, grazie alla scoperta delle sue risorse, a una maggiore connessione con gli Stati Uniti e una maggiore importanza strategica, riesce a stare al passo in periodi in cui l’Impero Russo era a corto di successi.
La Guerra Russo-Giapponese, nonostante in questa TL i suoi cambiamenti territoriali vengano brevemente annullati, ha aiutato a preservare il prestigio russo e ha gettato le fondamenta per ulteriori sviluppi a oriente che poi faciliteranno un grande esodo di Russi anti-Bolscevichi verso un porto sicuro oltre lo Stretto di Bering.
Esso permetterà alla Russia di sopravvivere e non annegare nella marea Rossa fino a quando non sarà di nuovo il momento di mettere piede sulle spiagge del continente e rivendicarlo ancora una volta.

Alaska! Il grande e bianco nord! Casa degli orsi, della seconda metà del film dei Simpson e dell’arco di asservimento vincolato di Francis.
L’Alaska, rispetto ai suoi compagni continentali è un gigante, è vasta e molti dei suoi territori sono poco popolati, e perfino nel nostro mondo moderno del 21° secolo dotato di elettricità, cibo e tutto il resto l’intero stato ha una popolazione più piccola di quella di Indianapolis.
Oggi diamo per scontato che l’Alaska sia statunitense, ma 150 anni fa la storia era diversa, durante la Guerra di Secessione Americana era territorio russo, e il suo acquisto da parte degli Stati Uniti non fu visto come una cosa così impressionante come l’Acquisto della Louisiana, ma solo come l’acquisto di una terra congelata lontana migliaia di chilometri dal cuore degli USA.
Quindi, e se in una TL alternativa la Russia non vendesse l’Alaska agli Stati Uniti? E se invece si fosse tenuta quella terra e avesse mandato coloni oltre lo Stretto di Bering proprio come fece in Asia orientale? Conoscete il programma, prima di tutto il contesto: la Russia vendette l’Alaska agli USA perché dopo la Guerra di Crimea i Russi preferirono concentrarsi sui loro possedimenti in occidente invece che sull’oriente.
L’Alaska non era molto redditizia, perché le lontre erano state uccise tutte ed era più una piccola raccolta di forti piuttosto che una colonia vera e propria, specialmente considerando la distanza del cuore della Russia dal Nord America lo Zar la considerava uno sforzo per il quale non ne valeva la pena.
Dato che gli Inglesi avevano combattuto contro la Russia durante la guerra, quel era il modo migliore di irritarli se non vendere un pezzo di terra che si trovava a fianco al Canada agli Statunitensi? I Russi sospettavano che ci fosse l’oro in Alaska, ma non aprirono mai davvero delle miniere, e dopo 30 anni dall’acquisto venne trovato l’oro e cominciò una corsa verso il nord.
È tutto qui, davvero.
Il contesto è finito.
Perciò in questo scenario alternativo non c’è affatto bisogno di un evento drastico perché la Russia non venda l’Alaska.
Vendere quel posto fu un capriccio dello Zar, quindi in questa TL semplicemente non lo vende.
Lo so, è sconcertante.
Come parecchi territori russi rimane inutilizzata e sotto traccia, ma è ancora ufficialmente russo.
Per tutto il 19° secolo viene ufficialmente chiamata America Russa e continua ad essere usata per la caccia alle balene e per far sembrare un vasto impero ancora più grande sulle mappe.
La volontà di cedere o meno quel territorio è di qualunque autocrate sarà al comando, ma più a lungo i Russi staranno lì e si cementeranno sulle coste, più sarà difficile per loro cederlo.
Le corse all’oro sono sempre interessanti, perché non si tratta solo di un mucchio di sporchi e sudati minatori che partono e provano a diventare ricchi, si tratta di un mucchio di sporchi e sudati minatori che partono e creano il sostrato per una città o due.
È successo in Colorado, è successo in California ed è successo anche in Alaska, cambia dalle fondamenta la cultura di un territorio, visto che spesso i nativi vengono semplicemente cacciati.
Stavolta sarà una miscela di Russi, Canadesi, Statunitensi, Siberiani, tutti che arriveranno sulla costa dell’Alaska per arricchirsi, e un po’ come quello che è accaduto in Messico, quando si tratta di Statunitensi che arrivano nella tua terra, il governo locale diventa poco amante di questo afflusso di popolazione.
Siamo onesti, se i Russi si fossero tenuti l’Alaska, è molto probabile che se sarà mai scoperto l’oro essi saranno superati di numero da un’ondata di Statunitensi in arrivo, e quei minatori desidereranno che la loro nuova casa entri a far parte della loro vecchia casa.
La Russia deve bilanciare in modo che ci siano meno Americani in Alaska, ma non vorranno neanche incorrere nelle ire di Inghilterra e Stati Uniti, sui quali fanno affidamento per i rifornimenti nella regione.
Se la Russia manderà truppe oltre lo stretto di Bering per rafforzare i suoi confini queste rischieranno di morire di fame semplicemente per tenere lontani i minatori.
L’Alaska non fu mai la migliore delle imprese per la Russia, ed essa non aveva le capacità navali per assicurarsi che rimanesse parte dell’impero, se non l’avesse venduta agli Stati Uniti alla fine l’avrebbe persa.
Ma questo è noioso, rendiamo le cose un po’ più interessanti! La regione rimane in qualche modo sotto il suo controllo alla fine del secolo, e anche se non sarà l’area di maggior successo continuerà semplicemente ad esistere come punto d’appoggio in Nord America.
Una piccola quantità di colonie e forti sono diventati vere e proprie città di dimensioni decenti, forse la corsa all’oro vedrà arrivare alcuni Statunitensi, ma tutto quello che faranno sarà creare una miscela delle culture americana, inuit e russa.
E poi scoppia la Prima Guerra Mondiale! La Russia diventa un’alleata del Regno Unito nella Grande Guerra, la precedente competizione e i battibecchi sulla Crimea sono una cosa del passato.
L’Alaska non viene davvero coinvolta nel conflitto, ma rimarrà ben fornita di risorse grazie ai rifornimenti ora controllati dai Canadesi e dagli Statunitensi neutrali, fino a quando non scoppierà la Rivoluzione Russa.
Detto questo, l’America Russa si ritrova all’interno di un impero che sta crollando consumato dalla guerra civile, perciò dividiamo lo scenario in due sezioni.
Scenario 1: l’Alaska da sola.
Secondo me questa è la situazione più realistica, non credo che la popolazione dell’Alaska avrà la propria rivoluzione Bolscevica, e se l’avrà probabilmente sarà sedata dai vicini dell’Alaska, e anche se non lo facessero l’Armata Rossa non riuscirà ad attraversare lo Stretto di Bering per provare a prendere l’Alaska.
Le navi inglesi e statunitensi interromperanno l’accesso allo stretto e l’Alaska praticamente si separerà dal resto della Russia.
Nella nostra TL l’Armata Bianca venne messa in rotta e distrutta, ma i frammenti rimasti del vecchio regime e dell’esercito si riorganizzeranno nell’America Russa, dichiarandosi gli ultimi discendenti dell’Impero Russo, siano essi una repubblica o quello che più gli aggrada.
L’Armata Bianca in realtà non aveva un nucleo di credenze, ma comunque sia l’Alaska diventerà un rifugio anticomunista, l’ultimo bastione della Russia presovietica.
Vedrà la creazione di un nuovo impero? Alcuni Romanov sfuggiranno alle purghe sovietiche? O forse diventerà una repubblica a causa delle influenze nordamericane? Per le nazioni capitaliste d’Europa il governo dell’Alaska sarà il vero stato russo, dato che il governo sovietico non venne riconosciuto fino agli anni ’30.
Per i Sovietici l’America Russa sarà uno stato canaglia che va distrutto, l’ultimo bastione del vecchio impero, ma non avranno le risorse per eliminarlo.
La situazione nell’Artico nel corso del 20° secolo potrebbe diventare molto simile a quella tra la Cina e Taiwan, solo che Taiwan avrà le dimensione della quasi interezza degli Stati Uniti continentali.
Durante la Guerra Fredda lo Stretto di Bering diventerà la regione più contesa del mondo.
Con la scoperta del petrolio a metà del 20° secolo questo stato vedrà un boom economico quando il mondo si industrializzerà sempre di più.
Per il Nord America l’America Russa sarà un po’ come il Qatar dell’Artico.
Potrebbe o potrebbe non essere una monarchia, ma ha una piccola popolazione, e i profitti derivanti dal petrolio miglioreranno gli standard di vita di tutta la sua popolazione.
Le vecchie città che punteggiano la costa si trasformeranno grazie ai ricavi del petrolio.
Per distinguersi drasticamente dalle loro controparti sovietiche potrebbe esserci una nuova rivitalizzazione dell’architettura ed estetica presovietica.
Quando alla fine i Sovietici crolleranno ci sarà un dibattito su se l’America Russa dovrà riunirsi col resto del vecchio paese, ma 70 anni di separazione saranno duri da superare, e il collasso economico dello stato sovietico negli anni ’90 renderà questa prospettiva solo meno attraente.
L’America Russa rimarrà il veleno della Russia continentale, e sappiamo tutti come vede Putin le regioni che una volta facevano parte della Russia.
Scenario 2: i Sovietici si prendono l’Alaska.
Questo è meno realistico, non so davvero come i Sovietici riusciranno a conquistare l’Alaska, ammesso che ci provino, ma è più stravagante, quindi perché no? Immaginiamo che l’esercito sovietico riesca in qualche modo ad arrivare in Alaska e conquisti quel territorio, oppure che ci sia una rivoluzione Bolscevica anche in Alaska che si allineerà naturalmente con l’Armata Rossa, per un colpo di fortuna l’Alaska finisce semplicemente in mano ai Sovietici, non state troppo a pensarci.
Magari quei porti costruiti in precedenza permetteranno ai Sovietici di avere più che una presenza navale nella regione per poter rispondere agli Statunitensi, agli Inglesi e al resto del Nord America.
Proprio come in una partita a Risiko il nemico ha un piede in Alaska e gli avversari non possono avere il bonus continente.
Immagino che Stalin capirà l’importanza geopolitica che potrebbe avere l’Alaska, i Sovietici non erano estranei al ripopolamento di aree strategiche tramite le deportazioni, e l’Alaska russa non farà differenza.
I Sovietici costruiranno città completamente nuove da zero solo per asserire la loro influenza, sarà piuttosto interessante immaginare la bellezza incontaminata dell’Alaska contrastare con le città industriali dell’era Stalinista.
Penso che per il pubblico statunitense tutto questo renderà la paranoia della Paura Rossa degli anni ’20 ancora più estrema, l’Alaska sarà un’ombra che aleggia sulla sua testa.
Considerando la stanchezza postbellica e l’inevitabile collasso finanziario, per i decenni successivi non verrà fatto molto riguardo l’Alaska sovietica, e penso che voi abbiate capito dove voglio arrivare: la Guerra Fredda.
Questa diventerà una delle aree più contese del pianeta, in questo scenario alternativo i Sovietici avranno un territorio che si estende verso sud dal quale potrebbero colpire la costa occidentale degli Stati Uniti col loro arsenale nucleare appena creato, anche prima dell’invenzione degli ICBM i Russi potrebbero semplicemente volare sugli Stati Uniti.
Tenete in mente che la Crisi dei Missili di Cuba scoppiò perché i Sovietici avevano risposto alla mossa degli Stati Uniti, che avevano piazzato dei missili in Turchia, gli USA non tollerarono neanche il possesso di missili da parte di un alleato sovietico, immaginate se i Sovietici avessero dei propri equipaggiamenti militari, aerei e missili, stazionati lungo la costa dell’Alaska.
Questa breve situazione che si concluse quasi con la distruzione del genere umano si estenderebbe per tutta la durata della Guerra Fredda.
L’Oceano Pacifico settentrionale diventerà una zona calda, con le flotte statunitensi delle Hawaii e le flotte sovietiche dell’Alaska che pattuglieranno costantemente le loro rispettive acque.
Gli Stati Uniti e il Canada si ritroveranno uniti a pattugliare uno dei confini terrestri più lunghi del mondo.
Ci sarà paranoia riguardo gli infiltrati sovietici o a qualsiasi incursione nel nord del Canada poco popolato, potrebbe prendere piede una normalità statunitense molto più conservatrice quando il paese entrerà in una mentalità da bunker.
Qualsiasi movimento di sinistra che nascerà, in particolare, diciamo, nel Nordovest Pacifico, verrà immediatamente bollato come un’infiltrazione Comunista da parte dei Russi dell’Alaska.
La piccola striscia di terra dell’Alaska che si protende verso sud verrà vista come un tentacolo che potrebbe raggiungere gli Statunitensi e ghermirli.
Un paese così abituato a non essere influenzato perfino dagli affari globali più importanti ora si troverà faccia a faccia col suo più grande rivale geopolitico per oltre quattro decenni.
Quando verrà scoperto il petrolio, questa risorsa verrà immessa nel sistema sovietico tramite trivellazioni in mare aperto, e quando i Sovietici alla fine collasseranno, ammesso che non saremo già morti tutti, questa si trasformerà in una risorsa russa.
Oggi il sistema petrolifero dell’Alaska sarà controllato da oligarchi, e l’Alaska verrà vista come l’occhio di Putin sugli Stati Uniti.
Il cambiamento principale derivante da entrambi questi percorsi è che il Nord America non è la fortezza isolata della nostra TL, ma un singolo cambiamento della mappa altera completamente il modo di guardare a loro stessi degli stati Anglo-Americani.
Porterà alla paura, e il non sapere cosa potrebbe accadere dopo porta ad un sacco di cose folli.
Ora, le specifiche esatte di questo scenario non sono molto importanti, come avrete potuto capire tutto ciò è solo stravagante, ma ecco la mia opinione: tutto questo sarebbe stato possibile se i Russi avessero semplicemente pensato che valesse la pena tenersi l’Alaska.
Quello che oggi consideriamo il 49° stato avrebbe potuto essere il veleno degli Stati Uniti del XX secolo.
L’area sarebbe la patria di un popolo slavo Ortodosso che in pratica ha fatto espandere la sua patria fino in Nord America.
La geopolitica è determinata dalle linee sulle mappe, molti dei problemi che vediamo oggi hanno semplicemente le loro radici nei capricci di imperi del XIX secolo che non esistono più.
Le linee vengono rinforzate da popolazioni in crescita, se i Russi avessero investito un po’ più di manodopera nell’Alaska e questa non si fosse concentrata esclusivamente sulla caccia, si sarebbe potuta presentare un’opportunità per cambiare potenzialmente il futuro del Nord America e del mondo del XX secolo, anche se all’epoca nessuno lo sapeva e la vendettero al loro futuro rivale solo per fare dispetto ad un rivale temporaneo nelle guerre degli anni ’60 dell’800.

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Che cos'è il Deseret?

Che cos’è il Deseret?
Il Deseret fu un proposto stato americano fondato nel 1849 da coloni Mormoni.
Era incentrato intorno al Gran Lago Salato, ma i confini dello stato proposti includevano Utah, Nevada e grandi porzioni del sudovest degli Stati Uniti, inclusa la California.
Non prese mai davvero piede, perché il popolo statunitense non approvò mai davvero il Mormonismo, infatti ci fu una breve guerra contro i coloni Mormoni nel 1857.
Parte del problema è che gli Statunitensi disapprovavano la poligamia, ovvero che un uomo potesse sposare più di una donna.
Perché le donne non vogliono mai più di un marito?
Devo davvero rispondere a questa domanda?
Scusa, per favore, continua.
Il Deseret alla fine si rimpicciolì fino a diventare quello che è l’odierno Utah, la Chiesa Mormone abbandonò la poligamia intorno al 1890 e oggi i Mormoni sono una parte accettata della cultura statunitense, infatti di recente abbiamo visto Mitt Romney candidarsi alla presidenza, e lui è anche un Mormone.
Cosa ha a che fare il Deseret con la storia alternativa?
Potete vedere il Deseret in un sacco di TL dove il Nord America è balcanizzato, quelle TL dove gli Stati Uniti non si formano mai davvero e ci sono diversi stati-nazione più piccoli in tutto il continente.
Tra questi stati-nazione vedrete quasi sempre uno stato Mormone di solito chiamato Deseret o a volte Utah.
Esso compare in molte ucronie originali sul web o cartacee, incluse la serie Emberverse di S. M. Stirling, Russian Amerika, e perfino il gioco da tavolo/videogioco Crimson Skies ha uno stato Mormone, adesso non ricordo se si chiama Deseret o Utah però c’è, e quindi è un tropo molto popolare.
È plausibile?
Certo, la concentrazione di Mormoni intorno al Gran Lago Salato dà alla regione un’identità davvero unica rispetto ad altri luoghi del paese, infatti la Chiesa Mormone ha un’influenza davvero significativa sul governo dello stato, perciò sarebbe assolutamente possibile vedere uno stato Mormone in qualche TL dove gli Stati Uniti non si formano o si frammentano.
Allora come sarebbe un Deseret indipendente?
Beh, ad essere onesti il Deseret sarà molto probabilmente un paese senza sbocco sul mare, con un clima relativamente arido, sarà circondato da vicini ostili che non approvano la sua religione e per via del fatto che non apparterrà ad una federazione più grande come gli Stati Uniti avrà ancora meno motivi per abbandonare certe pratiche religiose impopolari come la poligamia.
Qualunque non Mormone che potrebbe ritrovarsi a vivere in questo luogo potrebbe trovare molta difficoltà ad avere dei diritti, sarà una teocrazia, e se non sei della stessa religione non sarà un bello stato dove vivere se non sei un maschio Mormone.
Questo è uno scenario molto pessimista.
E forse un po’ controverso, voglio dire, è davvero difficile prevedere dove andrà una storia una volta che inizia a divergere.
Insomma, è assolutamente possibile che in un futuro collasso degli Stati Uniti quello Mormone diventi uno dei pochi governi funzionanti della regione e riesca davvero a conquistare molti territori, forse perfino parti della California.
Con queste terre coltivabili potrebbe diventare molto ricco, e forse, dovendo governare grandi popolazioni di non Mormoni, potrebbe riformarsi abbastanza da creare una sorta di democrazia su accordo che protegge i diritti dei non Mormoni e diventare uno stato abbastanza di successo nel sudovest degli Stati Uniti.
È possibile? In molti modi tutto è possibile, è il dibattito su cosa è probabile che causa i problemi principali.
Perciò quale scenario è più plausibile?
Lo ripeto, è difficile dirlo, ma probabilmente sarà un qualcosa a metà fra i due scenari che ho suggerito.
Probabilmente rimarrà comunque senza sbocco sul mare, probabilmente sarà ancora a maggioranza Mormone, ma probabilmente saprà che dovrà commerciare con i suoi vicini per ottenere delle ricchezze che non potrà trovare nei suoi territori.
Questo significa che la poligamia prima o poi finirà? Non ne ho idea, ma presumo che alla fine terminerà, forse no, ci sono paesi nel mondo che oggi hanno la poligamia, perciò è possibile vedere una nazione poligama in Nord America fino ai giorni nostri.
Lo ripeto, non ne ho idea, ma di solito è la poligamia il punto caldo quando si parla nel bene o nel male delle ucronie Mormone.
Il Deseret è un tropo o un cliché?
Il tropo è una cosa buona e il cliché è una cosa cattiva, in questo caso vado per il tropo.
Per quanto il Deseret sia stato utilizzato un sacco è ancora relativamente plausibile e si possono ancora creare storie interessanti, ma mi piacerebbe che la gente fosse più creativa al riguardo.
Ricordate, la Chiesa Mormone in realtà è nata nel New York, e i Mormoni alla fine si sono ritrovati nello Utah.
Questa è un’enorme distanza da percorrere, e lungo tutta la strada hanno stabilito comunità e provato a trovare un posto da chiamare casa, penso che sarebbe un’interessante lettura e una svolta unica nel tropo vedere un Deseret spuntare magari, fra gli altri luoghi, nell’Illinois o nell’Iowa.
Detto questo, assicuratevi di fare le vostre ricerche, perché non si sa mai che piega può prendere la storia, e a meno che non siate istruiti su quello che è successo davvero non riuscirete mai a fare buone ucronie.

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Dieci dittature americane ucroniche

Oggi voglio fare qualcosa di pauroso, e visto che nel mio paese è un anno elettorale, perché non discutere di qualcosa di cui hanno paura tutti gli Statunitensi amanti della democrazia? Un dittatore! Nel grande schema delle cose l’America è stata piuttosto fortunata con i suoi presidenti, la maggior parte, se non tutti, hanno seguito alla lettera la legge e si sono fatti da parte pacificamente quando il loro incarico è terminato.
Certo, gli Stati Uniti hanno avuto dei presidenti che si sono spinti oltre i confini di quello che gli era permesso, come Abraham Lincoln e Franklin Delano Roosevelt, ma ad essere onesti hanno governato in periodi piuttosto drammatici come la Guerra di Secessione Americana e un’orribile depressione economica, perciò si possono comprendere, se non addirittura perdonare, tutte le misure che hanno preso per tenere il loro paese insieme.
Cosa più importante, entrambi gli uomini citati erano comunque limitati dai contrappesi del governo americano e dovevano rispondere della volontà del popolo partecipando a regolari elezioni.
In qualità di ucronisti, però, dobbiamo chiederci: e se un dittatore arrivasse al potere in America? Io ho scelto i miei cinque scenari che avrebbero potuto portare ad una storia alternativa simile.
Se siete pronti, facciamo un viaggio in alcune distopie americane.
1) La Cospirazione di Newburgh.
Nel Marzo del 1783, prima ancora che finisse la Guerra d’Indipendenza Americana, l’Esercito Continentale quasi eseguì un colpo di stato, alla cui testa c’erano soldati infuriati per il fatto che non gli era stato pagato quanto promesso.
Solo un appassionato appello del futuro primo presidente George Washington impedì all’esercito di guidare un golpe contro il governo della nuova nazione.
Oggi si dibatte su quanto fosse seria questa cospirazione, ma presumendo che la situazione fosse pessima, se Washington non fosse intervenuto in tempo l’esercito avrebbe potuto marciare su Filadelfia, allora capitale degli Stati Uniti, e installare Horatio Gates, il generale della Guerra d’Indipendenza Americana che si era preso il merito della vittoria della Battaglia di Saratoga al posto di Benedict Arnold e aveva cospirato più volte per rimuovere Washington dalla sua posizione di comandante dell’esercito.
Alcuni storici suggeriscono che fu lui il principale responsabile della Cospirazione di Newburgh.
Se il governo di Gates sarebbe sopravvissuto o meno è una domanda senza risposta, ma la domanda più importante è se sopravvivrà o meno l’America.
I cospiratori stabilirebbero un pessimo precedente riguardante le ingerenze dei militari nel governo, le repressioni, tutta la violenza e gli spargimenti di sangue che si porteranno dietro saranno una costante nella storia americana.
2) L’Imperatore Aaron Burr.
Aaron Burr è uno dei padri fondatori, anche se fu la pecora nera del gruppo.
Veterano della Guerra d’Indipendenza Americana, venne quasi eletto presidente nel 1802 a causa di un ghiribizzo della costituzione americana dell’epoca nonostante si fosse candidato come vicepresidente di Thomas Jefferson.
La sua carriera politica, comunque, finì quando uccise in duello il suo rivale Alexander Hamilton nel 1804.
Burr era però un uomo molto ambizioso, a quanto pare mentre era ancora vicepresidente iniziò una cospirazione con dei proprietari di piantagioni, politici e ufficiali dell’esercito per impadronirsi di parti o di tutto il Texas e la Louisiana, così da creare una nuova nazione e forse persino invadere il Messico.
Sembra perfino che sondò gli Inglesi perché sostenessero e riconoscessero la sua impresa, ma alla fine Burr fu arrestato e processato per tradimento nel 1807, anche se non venne mai incarcerato.
Però ci si può chiedere cosa sarebbe successo se Burr, un uomo che aveva sogni di conquista ed era assolutamente disposto ad uccidere i suoi rivali, venisse eletto presidente nel 1801.
Probabilmente non sarà affatto disposto ad abbandonare la sua brama di potere e potrebbe rubare una pagina dal manuale di Napoleone, un altro ambizioso conquistatore.
Forse nascerà un impero americano guidato dalla dinastia dei Burr.
La democrazia sopravvivrà? Forse, ma a costo del sangue e della sofferenza di molti.
3) Il Cerchio d’Oro.
Negli anni ’50 dell’800 la società segreta nota come i Cavalieri del Cerchio d’Oro propose di espandere il numero degli stati schiavisti americani tramite l’annessione del Messico, dell’America centrale e degli stati attorno al Mare Caraibico.
Questi nuovi stati schiavisti avrebbero monopolizzato le forniture mondiali di zucchero, tabacco e cotone, aumentando così il potere della classe alta di proprietari di schiavi del sud nel governo federale.
Le crescenti agitazioni contro la schiavitù convinsero i Cavalieri che l’opzione migliore per gli stati schiavisti era secedere e formare una propria confederazione, cosa che provarono a fare e che fallì dopo la Guerra di Secessione Americana, distruggendo i sogni di un impero schiavista del sud, ma in una TL alternativa i Cavalieri potrebbero convincere gli Americani che la soluzione migliore è espandersi verso sud.
Quest’America sarebbe dominata da una classe alta aristocratica composta da proprietari di grandi piantagioni che ammasserebbero le ricchezze del paese e che rispetterebbero la Costituzione solo a parole.
Gli stati abolizionisti, inferiori di numero, non riuscirebbero ad opporsi all’espansione della schiavitù, perché non c’è neanche bisogno di dire che in questa America gli Afroamericani avranno ancora meno diritti e posso ipotizzare che in questa TL la schiavitù non finirà.
Per peggiorare ancora le cose, questa empia nazione espansionista potrebbe perfino esportare il suo marchio del dominio in giro per il mondo.
4) Il Business Plot.
Nel 1933 il maggior generale dei Marine in pensione Smedley Butler testimoniò davanti al Congresso che era stato avvicinato da ricchi uomini d’affari che avevano un piano simile a quello della Cospirazione di Newburgh: chiesero a Butler di guidare un esercito di veterani della Prima Guerra Mondiale insoddisfatti per organizzare un colpo di stato contro il Presidente Roosevelt.
Questi uomini d’affari avevano paura che le politiche Socialiste di Roosevelt avrebbero distrutto gli Stati Uniti, perciò era necessario fermarlo.
Se la congiura avesse avuto successo, Butler sarebbe diventato un dittatore col titolo di Segretario agli Affari Generali e avrebbe governato una nuova America Fascista.
Le accuse di Butler vennero largamente liquidate come una bufala, e nessun processo venne intentato contro gli accusati.
Anche gli storici moderni liquidano il Business Plot, anche se bisogna ammettere che qualche tizio di Wall Street arrabbiato potrebbe aver parlato di un colpo di stato, ma non se ne fece mai nulla.
Inoltre non aiuta il fatto che le poche persone che all’epoca credettero a Butler diedero la colpa ai… Ahh, finanzieri Ebrei, che stavano lavorando con i Fascisti europei per distruggere l’America.
Inoltre, in un paese in cui la maggioranza dei suoi cittadini crede ancora che dietro l’uccisione del Presidente Kennedy ci sia qualcun altro oltre a Lee Harvey Oswald, sorprende vedere quanto la gente liquidò velocemente il Business Plot, come se l’idea che la ricca élite di un paese che cospira coi militari per abbattere un governo di sinistra non sia plausibile, perché è ovvio che non è mai successo in nessuna nazione durante tutta la storia mondiale.
5) Il Presidente a Vita Richard Nixon.
Richard “Tricky Dick” Nixon è l’archetipo del politico corrotto, il che in realtà è una vergogna.
Mettendo per il momento da parte le sue azioni durante la Paura Rossa e lo Scandalo Watergate, come presidente ha ottenuto risultati piuttosto impressionanti: ha posto fine alla Guerra del Vietnam, ha aperto la Cina al commercio, ha portato ad una distensione con l’Unione Sovietica, fece mettere in pratica la desegregazione nel sud e ha creato l’Agenzia Statunitense per la Protezione dell’Ambiente.
Questa non è esattamente l’opera di un aspirante dittatore reso folle dal potere… Ma c’era un lato più oscuro di Nixon, come il fatto che spiava i suoi oppositori politici o che rovinava le carriere dei presunti Comunisti, e questo mette Nixon sulla lista degli aspiranti dittatori.
Perfino la cultura popolare ha sfruttato quest’idea, con film come Ritorno al Futuro – Parte II, fumetti come Watchmen e serie televisive come Futurama, e forse hanno ragione.
Nixon sotto molti punti di vista è simile a Burr, erano entrambi politici in carriera che non abbandonarono il potere facilmente.
Se lo Scandalo Watergate non fosse mai avvenuto, Nixon avrebbe trovato un modo per aggirare il limite di mandati stabilito dal 22° Emendamento della Costituzione e rimanere alla Casa Bianca fino alla morte.
La pace nel mondo e la prosperità in patria avrebbero reso gli Americani compiacenti e gli avrebbero fatto chiudere un occhio sugli sporchi trucchi usati per limitare le loro libertà.
Beh, queste sono le mie cinque dittature americane preferite, ammetto che alcune sono più plausibili di altre, ma sono state inventate per spaventare la gente e forse ricordare agli Americani quanto siano andati vicini alla tirannia.
Per fortuna la maggior parte degli Americani non è così stupida da permettere di far prendere il potere a qualcuno con scarso rispetto per la democrazia, che rifiuta di partecipare a delle elezioni e di accettarne i risultati o che minaccia di buttare i suoi oppositori in galera, giusto? Giusto?!

Nel 2016 caricai il mio primo video di Halloween, e siccome era un anno elettorale lo incentrai su qualcosa di cui tutti gli Statunitensi amanti della liberà dovrebbero avere il terrore: un dittatore americano.
Ora è il 2020, e l’America si reca di nuovo ai seggi per decidere chi sarà il suo presidente per i prossimi quattro anni, perciò penso sia il momento per ricordare ancora una volta cosa c’è in ballo se l’America perde la sua fede nella democrazia.
Salve a tutti, sono Matt Mitrovich, lo storico alternativo, e buon Halloween a tutti là fuori su internet! Andiamo avanti con queste spaventose speculazioni, mentre discuto di altri cinque modi per creare una dittatura americana.
1) La costituzione di Hamilton.
Alexander Hamilton è un padre fondatore poco noto che ha ottenuto nuova popolarità grazie ad un musical di Broadway campione d’incassi sulla sua vita, ma sapevate che Hamilton forse non era così appassionato alla democrazia? Il 18 Giugno 1783, mentre serviva come delegato del New York nella Convenzione di Filadelfia, l’allora 32enne Hamilton propose una sua costituzione per gli Stati Uniti d’America, una che avrebbe dato importanza, secondo le sue stesse parole, a “stabilità e permanenza”.
Modellata sul governo inglese, il potere legislativo sarebbe stato diviso fra un’assemblea di membri eletti con un mandato di tre anni e un senato i cui membri sarebbero stati scelti da degli Elettori e avrebbero servito a vita, ammesso che non avessero commesso reati.
Il ramo esecutivo sarebbe stato guidato da un Governatore, sempre scelto dagli Elettori e che sarebbe rimasto in carica a vita ammesso che non avesse infranto la legge, e che avrebbe avuto un potere di veto assoluto sulle leggi.
Inoltre avrebbe dovuto esserci una corte suprema formata da 12 Giudici, che sarebbero sempre rimasti in carica a vita, anche se non è chiaro come sarebbero state risolte le situazioni di parità.
Inoltre, secondo la costituzione, gli stati sarebbero stati aboliti e sostituiti da nuove entità che avrebbero avuto poteri limitatissimi.
A quanto pare Hamilton parlò per sei ore su questo piano, ma non fu mai oggetto di dibattito, infatti i delegati rimasero scioccati da esso, ed Hamilton in seguito venne accusato di essere un monarchico o, ancora peggio, un traditore che voleva che gli Inglesi tornassero a dominare l’America, cosa che forse era un po’ ingiusta.
Hamilton scrisse la maggior parte de Il Federalista, una raccolta di articoli e saggi che promuovevano la costituzione che alla fine venne adottata, mentre altri, come il biografo di Hamilton Ron Chernow, hanno ipotizzato che Hamilton stava solo cercando di spingere i delegati ad accettare una proposta di costituzione più moderata.
In realtà egli non prese mai la sua idea così sul serio, ma una volta che un’idea è partita è difficile farla tornare indietro.
Magari la costituzione non viene mai adottata e le cose si fanno più caotiche per gli Stati Uniti, e all’improvviso l’idea di Hamilton non sembra così folle.
E come sarà quest’America con un potere federale ancora più potente? Un Governatore che resta in carica per tutta la vita sarebbe essenzialmente un monarca eletto, e non essere legato a delle elezioni o all’opinione pubblica vorrebbe dire meno burocrazia, sarebbe veramente facile per qualcuno in questa posizione abusare del suo potere.
In America potrebbe nascere una nuova classe nobiliare che passerà i titoli di Governatore, Senatore, Elettore e Giudice a eredi scelti da essa, la democrazia e la libertà potrebbero perdere di qualsiasi significato mentre una nuova aristocrazia prenderà il potere e distruggerà chiunque si opporrà ad essa.
E se fosse Alexander Hamilton a diventare Governatore? Sarà una buona scelta? Beh, secondo Chernow, in un’intervista al Time del 2015, probabilmente no.
Anche se Hamilton possedeva una brillante mente economica, Chernow ritiene che Hamilton avesse un giudizio politico tremendo e avrebbe reagito in modo eccessivo a qualsiasi attacco contro di lui.
Di conseguenza, Hamilton che ottiene un potere illimitato in questa America alternativa potrebbe certamente fare un macello.
Chissà, magari ci sarà una seconda rivoluzione, con Thomas Jefferson nel ruolo di Robespierre, quello sì che sarebbe un musical che vorrei vedere!
2) Il Compromesso Crittenden.
Sì, sto infrangendo il mio solito divieto di ucronie sulla ribellione degli schiavisti, ma prima che essi dettero il via alla guerra ci fu un ultimo disperato tentativo di impedire i combattimenti da parte dell’anziano senatore del Kentucky John Jordan Crittenden.
Il 18 Dicembre 1860 Crittenden propose sei nuovi emendamenti alla costituzione che tra le altre cose garantivano la schiavitù negli stati schiavisti, permettevano alla schiavitù di espandersi nei territori occidentali a sud del Parallelo 36° 30’ Nord, costringevano il governo federale a promulgare leggi sugli schiavi fuggitivi, e, cosa più importante, includevano un emendamento che affermava che nessuno di questi emendamenti poteva essere respinto.
Anche se il compromesso si rivelò popolare tra i sudisti esso venne respinto dai Repubblicani, che all’epoca includevano il Presidente Eletto Abraham Lincoln, che si opponeva a qualsiasi espansione della schiavitù ad occidente.
Dopo che il compromesso venne battuto al Senato, Crittenden tornò a casa nel nativo Kentucky, e, cosa che va a suo credito, affermò che il Kentucky dovesse rimanere nell’Unione.
Ora, si può discutere del fatto che il Compromesso Crittenden fosse costituzionale o meno, dato che è difficile affermare che un documento progettato per essere emendato non possa essere emendato, con tutta probabilità forse il Compromesso Crittenden avrebbe evitato qualsiasi conflitto visto che la schiavitù era troppo importante per il sud perché questi la limitasse o vi ponesse completamente fine di sua spontanea volontà, e se non mi credete andate a leggere il Discorso della Pietra Angolare di Alexander Hamilton Stevens, o i vari Decreti di Secessione, o controllate addirittura l’Emendamento Corwin, che fu una proposta Repubblicana per evitare la guerra.
Ciononostante, se si fosse raggiunto un compromesso, si sarebbe trattato, come disse Adam Serwer nel suo articolo del 2017 per l’Atlantic, “di un compromesso sulla persona dei neri”.
Inoltre, se fosse sopravvissuto alla prova del tempo, avremmo potuto ottenere una TL come quella che ha immaginato l’autore Ben H. Winters nel suo romanzo del 2016 Underground Airlines.
In questo romanzo un assassinio in anticipo del Presidente Eletto Lincoln sciocca la nazione al punto che nordisti e sudisti si dicono d’accordo sul Compromesso Crittenden per impedire ulteriori spargimenti di sangue.
Avanti veloce fino al presente e la schiavitù esiste ancora nel Profondo Sud, ed è così importante per l’economia che perfino le condanne globali o il fatto che il Texas sia uno stato abolizionista indipendente de facto non bastano a far diventare abolizionista l’opinione pubblica.
Milioni di Afroamericani sono costretti a lavorare in mega-piantagioni possedute non dall’aristocrazia del sud, ma da gigantesche corporazioni che si avvantaggiano dei bassi costi del lavoro per vendere beni economici in tutto il mondo.
In questa America la vita dei neri vale poco, gli abolizionisti vengono visti come dei terroristi e chiunque tenti di riformare il sistema può aspettarsi di essere ucciso da un “patriota”, eppure quello che fa più paura della TL di Winters è di come getti luce su una verità poco conosciuta di qualsiasi dittatura, ovvero che se sono lì per durare non possono essere un male per tutti.
Per esempio, i bianchi nell’America di Underground Airlines in generale stanno bene, e non vedono alcun motivo del perché debba cambiare qualcosa.
Essi stanno a loro agio, non sono le loro libertà ad essere portate via, perciò a chi importa se dei neri stanno soffrendo? E quindi accettano un compromesso che rende i loro compagni americani nient’altro che proprietà di corporazioni senza volto e le loro vite sicure, sapendo che il colore della loro pelle li proteggerà.
Eh, eh, eh, grazie a Dio non è per niente come nella nostra TL!
3) William Dudley Pelley e la Legione d’Argento d’America.
È difficile prendere questo gruppo sul serio, perché sembra che usino la L di Loser, perdente, ma la Legione d’Argento d’America, nota anche come Camicie d’Argento, era un’organizzazione di Fascisti americani modellata ad imitazione dei Fascisti di Mussolini, e fu fondata dal mistico e scrittore Wiliam Dudley Pelley, che è stato descritto da Matt Ryman di Timeline come un L. Ron Hubbard Nazista.
Nel 1934 essa dichiarava di avere 15.000 membri, soprattutto sulla costa ovest, e alcuni storici hanno perfino ipotizzato che potrebbe aver ricevuto fondi dalla Germania.
Per quanto riguarda Pelley, che si definiva il “Capo” della Legione, pensava di poterla guidare per creare una teocrazia Cristiana in America dalla quale sarebbero stati esclusi i Comunisti, i Cattolici, gli Ebrei e i non bianchi.
O, detto in altri termini, il buon vecchio razzismo americano! Pelley corse per la presidenza nel 1936 come candidato di un terzo partito, il Partito Cristiano, ma rischiò di vincere solo in uno stato e racimolò solo un paio di migliaia di voti.
In seguito la Legione andò in declino e scomparve del tutto dopo che l’America entrò nella Seconda Guerra Mondiale, lo stesso Pelley venne arrestato nel 1942 e passò diversi anni in prigione.
In seguito dedicò il resto della sua vita agli UFO, ma nonostante rimasero sulla scena politica solo per breve tempo, Pelley e la sua Legione divennero così ben conosciuti che perfino Sinclair Lewis menzionò Pelley per nome nel suo romanzo del 1935 Qui non È Possibile, la storia di una conquista Fascista dell’America.
Potete far sì che Pelley si impadronisca degli Stati Uniti anche nel videogioco della Paradox Hearts of Iron IV.
Anche se la Legione d’Argento d’America non sembra una grave minaccia, gruppi come questo esistono ancora, come i Proud Boys, e questo può far pensare a cosa sarebbe potuto accadere se fosse riuscita a impossessarsi degli Stati Uniti.
Come suggerisce lo storico Bradley W. Hart, un’America così mal gestita dopo l’inizio della Grande Depressione e non trascinata nella Seconda Guerra Mondiale dall’Attacco a Pearl Harbor, potrebbe vedere le politiche estremiste diventare sempre più popolari.
Potremmo vedere i Comunisti tenere raduni nelle città americane, cosa che farà sostenere i Fascisti come Pelley alle ricche élite, il cui Partito Cristiano dominerà gli stati occidentali.
Presto la Legione d’Argento d’America, con l’aiuto di un numero di volontari tedeschi sospettosamente grande, verrà schierata nelle città per combattere i Comunisti, sebbene verranno presi di mira anche molti Democratici e Repubblicani.
Ciononostante la gente avrà troppa paura di una rivoluzione in stile Bolscevico per curarsene, e Washington non riuscirà o non vorrà agire, facendo perdere la fiducia nei loro leader alla gente.
Sentendo che è arrivato il suo momento, Pelley radunerà attorno a sé i Fascisti americani e farà marciare la sua Legione su Washington, prendendo il controllo del governo, e gli stati, alla ricerca disperata di qualcuno che faccia qualcosa per il caos e l’economia in difficoltà, si adegueranno.
Così finisce l’esperimento degli Stati Uniti con la democrazia, e le nazioni dell’Asse hanno un nuovo potente membro.
4) Huey Pierce Long.
Huey Pierce Long, noto anche come Kingfish, fu governatore e poi senatore della Louisiana.
Per alcuni un populista e per altri un aspirante dittatore, Long era unico fra i politici del sud dell’epoca, perché evitava le questioni razziali o gli appelli all’eredità del sud, e si rivolgeva invece alle preoccupazioni economiche della classe operaia povera dello stato, cosa che fece sembrare la sua vittoria una reazione della gente contro le grandi imprese e l’establishment politico.
In qualità di governatore allentò il controllo della burocrazia e chiese ai politici di donare parte del loro salario alla sua campagna elettorale.
Si faceva vivo di persona nella legislatura di stato per bullizzare i rappresentanti fino a quando non votavano come voleva lui, usò perfino le sue guardie del corpo per attaccare e rapire i giornalisti mentre denunciava i loro “giornali bugiardi”.
Long è stato anche accusato di aver usato mazzette e brogli elettorali per raggiungere i suoi obbiettivi, ciononostante, anche se Long ammassava potere, restituiva comunque qualcosa al popolo, incluso la modernizzazione della rete stradale della Louisiana e il miglioramento dell’istruzione pubblica.
Long venne poi eletto Senatore della Louisiana nel 1930, ma non assunse l’incarico fino a due anni dopo, quando finì il suo mandato da governatore.
Durante quel periodo utilizzò perfino la Guardia Nazionale per impedire al suo Tenente Governatore di dichiararsi Governatore.
Da senatore Long ottenne notorietà nazionale durante la Grande Depressione grazie alle sue critiche al New Deal del Presidente Franklin Delano Roosevelt.
Diversamente da molti dei critici di Roosevelt, però, Long pensava che il New Deal non avesse osato abbastanza, e al suo posto egli propose un’enorme redistribuzione della ricchezza nel suo programma Share Our Wealth.
Divenne anche un fervente isolazionista che pensava che le guerre nelle quali avevano combattuto in precedenza gli Stati Uniti fossero andate solo a beneficio di Wall Street.
Long ebbe un tale impatto sulla politica nazionale che divenne il terzo uomo più fotografato d’America dopo Roosevelt e qualcuno di cui parleremo dopo.
Roosevelt considerava Long addirittura uno degli uomini più pericolosi d’America (l’altro era il Generale Douglas MacArthur) e pensava che se il suo New Deal non avesse risolto la Grande Depressione gli Americani si sarebbero rivolti a persone come Long perché li salvassero.
Di conseguenza Roosevelt fece tutto il possibile per screditare Long, incluso ordinare al fisco di indagare su di lui e negare i fondi federali alla Louisiana.
Nel frattempo, Long considerò l’idea di correre per la presidenza nelle elezioni del 1936, ma fu assassinato nel 1935.
Ciononostante ci ha lasciato un breve assaggio di quello che avrebbe fatto se fosse stato eletto presidente nel suo libro I Miei Primi Giorni alla Casa Bianca, che includeva una proposta per i membri del suo gabinetto, con Roosevelt come Segretario della Marina… Che immagino sia un bel premio di consolazione per il tizio al quale hai sottratto la Casa Bianca? Nondimeno Long ha lasciato una forte eredità, visto che diverse delle sue idee si sono fatte strada fino ad arrivare nei futuri programmi del New Deal, e la sua ascesa ha ispirato altri politici come il futuro presidente Lyndon B. Johnson.
Gli storici comunque sono stati critici nei suoi confronti, con David Kennedy che ha detto che il mandato di Long come Governatore della Louisiana è stata la cosa più vicina ad una dittatura che l’America abbia mai visto, e sì, qualcuno ha definito Long una versione di sinistra di Trump, ma si potrebbe anche dire che fu una versione primitiva di Bernie Sanders, almeno in termini di tendenze politiche.
Long fa la sua apparizione come presidente anche in molte ucronie, inclusi il romanzo Amerikan Eagle di Brendan DuBois e la storia breve Kingfish di Barry N. Malzberg.
Si pensa anche che abbia ispirato Sinclair Lewis quando creò il dittatore che arriva al potere in Qui non È Possibile.
Ma Long avrebbe potuto essere eletto presidente? Forse se Roosevelt non fosse più riuscito in qualche modo a fare il presidente e il suo successore non avesse portato avanti il New Deal Long sarebbe riuscito ad assicurarsi la nomination Democratica nel 1936.
Oppure Long potrebbe correre come candidato di un terzo partito, sottraendo abbastanza voti a Roosevelt perché nel 1936 vinca un Repubblicano, riprovandoci nel 1940 dopo che i Repubblicani falliranno la loro gestione della Grande Depressione.
O forse potrebbe correre come candidato di un terzo partito e vincere in abbastanza stati da impedire a qualsiasi candidato di ottenere la maggioranza nel Collegio Elettorale, così che il risultato debba essere deciso dalla Camera dei Rappresentanti.
Se eletto presidente Long eserciterebbe il controllo sul paese più o meno nello stesso modo in cui esercitò il controllo sulla Louisiana, ogni burocrate sarebbe legato a lui, gli amici e la famiglia di Long otterrebbero posizioni di potere e i suoi oppositori sarebbero ridotti al silenzio.
La gente verrebbe tenuta calma dai suoi programmi Share the Wealth, contenta di ottenere un po’ di sollievo dalla Grande Depressione anche se le fondamenta democratiche dell’America stanno venendo erose, e quando scoppierà la Seconda Guerra Mondiale l’isolazionista Long probabilmente terrà gli Stati Uniti fuori da essa, e forse addirittura commercerà con le potenze dell’Asse anche se i loro eserciti staranno devastando il Vecchio Mondo.
Forse in qualche distante angolo del multiverso Long è stato eletto presidente: a quanto pare nel 1938 un sociologo si imbatté in alcuni ragazzini di una parte povera della Louisiana che affermavano che non solo Long era vivo, ma che addirittura era presidente! Semplice ignoranza o il sociologo era finito in una TL alternativa? Sta a voi deciderlo.
5) Charles Lindbergh.
Ricordate quando ho detto che Huey Pierce Long era il terzo uomo più fotografato d’America negli anni ’30? Beh il secondo uomo più fotografato d’America era Charles Lindbergh, che spunta fuori spesso quando si tratta di potenziali dittatori americani, specialmente quando si parla del romando del 1997 K is for Killing di Daniel Easterman e del romanzo del 2004 Il Complotto contro l’America di Philip Roth e del suo adattamento della HBO del 2020.
Ma chi era Charles Lindbergh? Beh, era un famoso aviatore che a 25 anni compì il primo volo transatlantico in solitaria senza tappe tra New York e Parigi nel 1927.
Questo gli fece ottenere diversi premi e il Time Magazine lo nominò primo Uomo dell’Anno nel 1928.
Fu anche un inventore, e creò cose come un orologio che facilitava la navigazione ai piloti e una pompa che rendeva possibili gli interventi al cuore, aiutò perfino il pioniere della missilistica Robert Goddard a trovare fondi per le sue ricerche.
E poiché sono sicuro che salterà fuori nei commenti se non ne parlo, suo figlio Charles Augustus Lindbergh Jr. venne rapito e ucciso nel 1932.
A causa del circo mediatico scatenatosi intorno al fatto, Lindbergh e la sua famiglia fuggirono in Europa dall’America e non tornarono in patria fino al 1939.
Lindbergh aveva comunque un lato oscuro, credeva nell’eugenetica e pensava che gli uomini bianchi dovessero cercarsi donne con buoni geni ed evitare di mischiare il loro sangue con gli inferiori.
Inoltre Lindbergh espresse vedute filotedesche nei suoi scritti e discorsi, e vedeva Hitler come la miglior difesa dell’Europa contro l’Unione Sovietica, che temeva avrebbe spazzato via i bianchi in Europa.
Sostenne persino diverse teorie della cospirazione antisemite, come i vecchi stereotipi che gli Ebrei controllano i media e il governo.
Diventò un portavoce dell’America First Committee, un’organizzazione isolazionista che provò ad impedire il coinvolgimento americano nella Seconda Guerra Mondiale e che attrasse isolazionisti come il futuro presidente Gerald Ford e perfino qualche simpatizzante Fascista.
Divenne perfino amico dell’industriale e famigerato antisemita Henry Ford.
Alcuni hanno difeso Lindbergh affermando che le sue credenze erano comuni fra gli Americani dell’epoca, e che nonostante le sue simpatie Naziste nel profondo era un patriota che pensava che rimanere fuori dalle guerre all’estero fosse nei migliori interessi del suo paese, eppure c’erano molti Statunitensi che all’epoca non condividevano queste idee e ci furono reazioni ai discorsi antisemiti di Lindbergh, inclusa la rimozione dei suoi libri dalle biblioteche e la ridenominazione di strade dedicate a lui.
Oh, no! Qualcuno avrebbe dovuto dire ai nostri nonni che la Cancel Culture è un male! Ma Lindbergh sarebbe potuto diventare un dittatore americano? L’unica sicurezza è che un sondaggio del 1939 scoprì che solo il 9% degli Americani voleva Lindbergh come presidente, ma io non liquiderei del tutto questa possibilità.
Alcuni membri dell’America First Committee volevano che corresse per la presidenza, e usando la sua popolarità avrebbe potuto riuscire ad ottenere supporto nel Midwest, dove i suoi discorsi a favore dell’America First, anticomunisti e antisemiti erano popolari.
Potrebbe contare sul sostegno del suo amico Ford e magari unire gli Americani contro la guerra e filotedeschi sotto un’unica bandiera.
Avrebbe potuto perfino riuscire ad ottenere la nomination Repubblicana nel 1940 come mezzo per impedire a Roosevelt di ottenere un terzo mandato in carica senza precedenti, e come sarebbe un’America sotto il Presidente Lindbergh? Nonostante le sue simpatie Naziste penso che avrebbe tenuto fuori gli Stati Uniti dalla Seconda Guerra Mondiale in Europa e si sarebbe rifiutato di fornire armi a entrambe le parti, dato che aveva parlato contro la Legge Affitti e Prestiti di Roosevelt per fornire armi agli Alleati.
Questo potrebbe voler dire che l’Inghilterra non sarà in grado di resistere da sola alla Germania e chiederà la pace, permettendo alla Germania di concentrarsi completamente sull’Unione Sovietica.
Considerato quanto era anticomunista Lindbergh, la mia ipotesi è che permetterà ad alcune spedizioni di armi di raggiungere la Germania per mantenerla nella lotta.
E che dire del Giappone? Beh, considerando che Lindbergh nella nostra TL pensava che la politica dell’America nelle Filippine sarebbe stata un invito alla guerra, la mia opinione è che gli avrebbe concesso l’indipendenza il prima possibile, o altrimenti che non si sarebbe fatto nemico il Giappone, quindi niente embargo contro di esso come nella nostra TL, il che significa che sarà libero di muovere guerra in tutta l’Asia orientale.
Lindbergh perseguiterà gli Ebrei e i sospetti Comunisti in America un po’ come avvenne nella Germania Nazista? Forse no, dato che nella nostra TL, dopo aver visitato un campo di concentramento, Lindbergh sembrò disturbato da quello che era avvenuto, ma forse questo Lindbergh alternativo avrà un ripensamento, forse sentirà il bisogno di una Soluzione Finale in America, e un omicidio industrializzato di uomini, donne e bambini si farà strada nella patria dei coraggiosi.
E queste erano altre cinque dittature ucroniche.
Forse rifarò questa cosa nel 2024, ma per adesso spero di aver perorato la mia causa di quanto può essere fragile la democrazia negli Stati Uniti.
Non è garantito che il mio paese rimarrà per sempre libero, perciò dovremmo rimanere in guardia da coloro che cercano di distruggere la democrazia.
Spero che i miei compatrioti americani lo terranno in mente quando si recheranno ai seggi per questa elezione e tutte le altre elezioni che si spera si svolgeranno dopo di essa.

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Diamo spazio anche alla proposta di Enrico Pizzo:

Verso la fine del 1890 il capo della polizia di New Orleans venne ucciso in un attentato. Poco prima di morire indicò i Degos, italiani, come autori dell'attentato.
Nei giorni successivi decine di italiani vennero arrestati e 19 di loro processati per omicidio.
Data l'inconsistenza delle prove gli imputati furono tutti assolti scatenando le ire dei notabili della città.
Il sindaco di New Orleans scrisse una serie di articoli sui giornali locali per incoraggiare la popolazione al linciaggio. L'operazione ebbe successo, un gruppo di 150 notabili assaltò la prigione uccidendo gli italiani.
Il governo italiano reagì alla notizia richiamando il proprio ambasciatore a Washington, mentre " l'ambasciatore statunitense a Roma venne dichiarato "Persona non Grata". La Regia Marina inviò in crociera nell'Atlantico 23 navi, allarmando l'amministrazione USA che poteva contare solo su 4 navi moderne.
Il regno di Spagna, preoccupato per il movimento indipendentista di Cuba finanziato dagli USA, offri al governo italiano la possibilità di usare i porti di Cuba come base, ed anche la Gran Bretagna offrì assistenza militare all'Italia nel caso di guerra.
La questione venne risolta con un indennizzo in denaro offerto dall'amministrazione USA alle famiglie delle vittime e affidando ad imprese italiane i lavori per le celebrazioni dei 400 anni dalla scoperta dell'America.
Ma se si fosse giunti alla guerra?

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E ora, il contributo di feder:

Lo Stato del Deseret

Bandiera dello Stato di Deseret

Nome ufficiale: Stato della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (State of the Church of Jesus Christ of Latter-day Saints)
Presidente: profeta Russell M. Nelson
Concilio dei Dodici Apostoli: M. Russell Ballard (presidente dell'Assemblea dei Settanta), Jeffrey R. Holland, Dieter F. Uchtdorf (ex presidente dell'Assemblea dei Settanta), David A. Bednar (presidente dell'Università di Deseret e del sistema educativo ecclesiastico-nazionale), Quentin L. Cook, (ex presidente dell'Assemblea dei Settanta), D. Todd Christofferson (ex presidente dell'Assemblea dei Settanta), Neil L. Andersen (ex presidente dell'Assemblea dei Settanta), Ronald A. Rasband (ex presidente dell'Assemblea dei Settanta), Gary E. Stevenson (vescovo in capo del culto), Dale G. Renlund, Gerrit W. Gong (primo apostolo di discendenza asiatica), Ulysses Soarses (primo apostolo di discendenza latina).
Fondazione: 1862, con l'atto di secessione unilaterale voluto da Young; 1849, con la mozione votata dal Congresso; tradizionalmente, annunciato con la visione rivelata dall'arcangelo Joseph Smith il 6 aprile 1830.
Abitanti: 9.453.780
Superficie: 1.456.307 km²
Densità: 6,49 abitanti pop./km²
Capitale: New Jerusalem (314.484 abitanti)
Città importanti: Ephraim, Nephi, Milford, Bounty, Beaverdorf, Rapture, Cedartown, St. George City, Christfield, Price
Confini: Stati Pacifici d'America a ovest, Stati Uniti d'America a est, Stati Confederati d'America a sud, Canada a nord
Lingue: ufficiale è solo l'inglese, se scritto con l'alfabeto deseret; sono parlate anche il tedesco (e varianti coloniali) e le lingue hopi dei nativi americani
Religione: cristiana, 93% (81% di rito mormone, 7% di rito protestante, evangelico, battista o luterano, 4% di rito cattolico, 1% di rito ortodosso), non affiliati, 5% (atei e agnostici), 2% altro (islam e buddhisti)
Motto: Scegli il giusto! (Choose the right!)
PIL: 186.414.128.224 $
Tld: .de
Prefisso: +851
Targa: DET

Odierno territorio del Deseret

Geografia: il Deseret è per lo più costituito da un terreno desertico caratterizzato da aride catene montuose intervallate da grandi e brulle vallate, che cedono il passo a nord verso i più meridionali appannaggi della grande foresta boreale. A meridione, il tipico paesaggio, costituito da piccole catene montuose e suoli accidentati abbrustoliti dal sole, viene a essere man mano dominato dall'arenaria rossa, roccia friabile scavata dall'acqua e dal vento. Questa è la zona più calda e scarsamente abitata del Paese. La popolazione si concentra invece intorno alle coste dei grandi laghi, che punteggiano l'ombelico della nazione.
Economia: tramite una forte compartecipazione pubblica, lo Stato ha garantito la stabile, seppur lenta, crescita dell'economia mormone nel corso dei secoli. Ad oggi il Deseret, che all'incirca cinquant'anni fa ha applicato le prime liberalizzazioni economiche, è un centro di trasporti, istruzione, informatica e ricerca, estrazione mineraria, e una destinazione turistica molto importante per le sue bellezze naturali. Secondo le stime degli economisti, quello mormone è il secondo Stato con la più rapida crescita in America, dopo gli PSA. Un forte investimento in scuola, salute e sicurezza (le armi sono bandite nel Paese fin dalla sua proclamazione) ne fanno uno dei migliori Paesi in cui vivere, dati i bassi tassi di criminalità e inquinamento.
Cultura e società: il Deseret è uno degli Stati più religiosamente omogenei del mondo, superato solo dal Giappone, dall'Iran sciita, dall'Arabia saudita e da Città del Vaticano. Di conseguenza, la nazione è incentrata intorno alla Chiesa mormone, che ne ha dominato la vita politica fin dalla fondazione e solo di recente ha iniziato a cedere il controllo teocratico esercititato sugli apparati dello Stato in favore della società civile. La cultura è, tuttavia, ancora quella di una società chiusa, dedita alla costruzione di un paradiso in terra, tanto dolce quanto isolato. La poligamia è legale; sono illegali l'omicidio del consenziente, il sacrificio del feto, la sodomia (relazioni omosessuali), la blasfemia e, fino al 2002, l'eresia (professione di confessioni non riconosciute con accordo riferito allo Stato). Gli abitanti sono sparuti e conservatori. Il tasso di immigrazione è uno dei più bassi mai registrati nell'epoca contemporanea.
Politica e istituzioni: il Deseret è organizzato secondo lo schema del sacerdozio. Tutti gli abitanti (fino al 1979, solo gli uomini) appartenenti alla fede, al compimento della maggiore età, sono ordinati in vari uffici del sacerdozio, venendo inquadrati nello schema della Chiesa. Non sono retribuiti per il loro servizio ecclesiastico ed hanno una loro vita privata e una occupazione al di fuori della Chiesa; piuttosto, si può dire che con quest'atto giuridico, gli abitanti ricevano il riconoscimento dei diritti attivi altrove connessi al possesso della cittadinanza. Si fa comunque grande distinzione fra coloro che praticano attivamente il sacerdozio e coloro che non lo fanno: i primi sono intitolati all'elezione del Concilio dei Dodici Apostoli, cioè l'organo di governo dello Stato e il concilio di amministrazione della Chiesa (lo stesso organo, ad esempio, nomina i vescovi), che elegge a sua volta il Presidente-profeta (doppia carica). Tutti gli altri (di fatto, i laici) partecipano al solo voto dell'Assemblea dei Settanta, camera bassa della nazione che formula le proposte di legge, poi valutate dagli Apostoli. Naturalmente, anche l'Assemblea dei Settanta elegge un proprio Presidente: la funzione, meramente organizzativa, ricopre ugualmente un certo lustro all'interno del Paese. Inon-mormoni non hanno diritto di voto, ma godono della protezione della Chiesa. La giustizia è appannaggio della legge ecclesiastica, che è anche legge di Stato.

Storia: normalmente, si fa risalire l'epopea mormone alla rivelazione del primo profeta, donata in quel di New York, USA, a Joseph Smith. Questi, raccolta la parola di Dio nei suoi scritti, si mise a capo di un vasto movimento di popolo, che sostenendo un ritorno alle origini del cristianesimo, annunciò l'inizio di un lungo esodo verso l'inesplorato ovest. Fayette, Kirtland, Carthage: la marcia dei mormoni sembrava inarrestabile, guidata dalla loro operosità e dallo zelo religioso. Una prima battuta d'arresto s'avvertì con l'assassinio del profeta Smith in Illinois, subito elevato a martire. L'efferato omicidio convinse le alte sfere della Chiesa dell'assoluta necessità di fuggire da quella civiltà americana malata, che opprimeva i veri credenti. Brigham Young fu così scelto come secondo profeta, e a lui toccò il compito di condurre la confraternita oltre la fosca frontiera americana, fondando nel 1847 la sua nuova Gerusalemme sulle sponde del Grande Lago Salato.
La Chiesa, artefice del grande popolamento di una zona semidesertica e fino ad allora del tutto disabitata, si fece da subito promotrice del tentativo di fare del territorio da sé controllato uno Stato all'intorno dell'Unione. Il Congresso, dapprima dubbioso, fu alfine convinto prima dallo svolgimento delle ostilità contro il Messico, laddove i mormoni offrirono un cruciale supporto a livello logistico e di risorse, umane e materiali. Peggio: quando anche il Texas manifestò l'interesse di entrare nell'Unione, il Congresso, già litigioso, si spaccò. Coloro che sostenevano l'ingresso di California e Deseret (antischiavisti) erano infatti tacciati di agire tale manovra nella sola ottica di muovere la bilancia di potere che divideva Stati schiavisti e antischiavisti. Fu così che il ricco Texas venne diviso in due, lungo le linee della conquista, in maniera tale da riequilibrare il disavanzo di potere fra i due schieramenti.
Ma non sarebbe durata a lungo. Nel 1860, come da copione, scoppiò la guerra civile, lasciando i vasti territori occidentali senza una guida o una direzione ben precisa, che non fosse quella mormone. Non particolarmente voglioso di impiegare i suoi fedeli al servizio di una capitale che, a suo giudizio, aveva ancora mancato di corrispondergli i crediti dovuti alla guerra contro i messicani, di lì a poco il profeta Young proclamò la secessione di New Jerusalem dall'Unione, sulla falsariga di quanto precedentemente fatto dai confederati. Ovviamente, da Washington piovvero fulmini e saette, ma Young aveva giocato bene le sue carte. Dapprima, il profeta siglò un'intesa strategica con i confederati; poi si mise sotto la larvata protezione della Gran Bretagna, cui concesse la retrocessione dai confini settentrionali di un intero parallelo. Abbandonata a sé stessa dal governo, anche la California, protagonista di una straordinaria espansione, decise di intraprendere da sola la propria strada, sfilandosi dal campo confederato un anno e mezzo dolo. Impegnato su un largo fronte e, soprattutto, senza l'appoggio dell'Ovest, Lincoln fu infine costretto a gettare la spugna quando l'audace puntata offensiva del generale Grant arrivò a cingere d'assedio la città stessa di Washington. Parigi e Londra si offrirono come mediatrici al tavolo di pace, che vide ristretti gli Stati Uniti a meno di un quarto del territorio che avevano occupato alla fine della guerra messicana. I confederati, in particolare, continuarono con lo schiavismo, stringendosi in una politica di forte espansionismo che li condusse ad attaccare più volte il Messico e la Spagna in alleanza con Napoleone III, a cui così, finalmente, riuscì il disegno di mettere un suo pupazzo sul trono del paese latinoamericano.
Il Deseret, invece, continuò la sua politica di stretta neutralità, allontanandosi dalle ripetute guerre che scoppiavano fra l'Unione e la Confederazione, come dalla profferta di acquisto russa dell'Alaska, che gli Stati Uniti, ricoperti di debiti fino al collo, avevano dovuto rifiutare. Non a caso la nazione porta fino ad oggi l'orgoglioso titolo di Svizzera delle Americhe, oltre a quello di Alveare Eletto. Young sarebbe poi morto nel 1877, dopo aver inaugurato l'indipendenza e la prosperità del suo culto, avviato a uno stabile sviluppo. La seconda rivoluzione industriale comunque, non toccò che di strascico il paradiso mormone, che sarebbe rimasto a lungo una nazione rurale. Solo nel dopoguerra, con il declino sempre più vistoso della potenza britannica, il Concilio dei Dodici decise di varare una propria politica industriale, con lo scopo, restando competitivi sul mercato internazionale, di salvaguardare in autonomia la propria indipendenza. Gli effetti furono misti: se il Paese conobbe una rapida crescita, la società attraversò un rapido cambiamento, con la classe operaia sempre più distante dalle vecchie vie dei mormoni. Il movimento femminista, in particolare, scosse alle fondamenta il funzionamento della società immaginata da Smith. Nel 1931, donne e proletari si riunirono nella cosiddetta Comunità di Cristo, allora clandestina, che si proponeva una rilettura del libro sacro di Mormon alla luce della modernità, sfidando per la prima volta il monopolio detenuto dalla Chiesa ufficiale sulla vita pubblica. L'ondata rivoluzionaria, comunque, rifluì: con lo spettacolare assassinio, avvenuto nel 1937, di Heber J. Grant, primo profeta ad essere nato dopo l'esodo in occidente, l'organico della Chiesa si convinse dell'assoluta necessità di porre in essere delle riforme, pena la perdita di controllo dello Stato che essa stessa aveva creato.
George Albert Smith, nipote alla lontana di quello stesso Smith che aveva fondato il movimento mormone, si rivelò l'uomo adatto per questo compito. Durante la lunga presidenza di questo e dei suoi successori David O. McKay e Joseph F. Smith, la Chiesa impiegò la politica del bastone e della carota, da un lato combattendo spietatamente il terrorismo, dall'altro imbarcandosi in un lungo processo di concessioni agli operai e al gentil sesso che terminò con le liberalizzazioni sociali di fine secolo. Il disegno dei nuovi mormoni era semplice, e parallelo, per certi versi, a quello che contemporaneamente stava venendo portato avanti nella Cina di Deng Xiaping: il potere politico sarebbe rimasto alla Chiesa, ma quello economico doveva essere diffuso, nel tentativo di cooptare gli industriali al mantenimento dello status quo. Si consentì il libero commercio, l'immigrazione regolamentata (seppur come cittadini di serie B) e alle donne venne finalmente riconosciuta la parità di genere: la poligamia veniva ora a essere un attributo di entrambi i partner, se così era voluto. Anche il divorzio, sotto pressione delle confessioni evangeliche, venne riconosciuto. All'alba del nuovo millennio, lo Stato mormone iniziò il proprio travagliato percorso di riavvicinamento alla comunità internazionale, simbolicamente rappresentato dal viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II a Nuova Gerusalemme, avvenuto nel settembre del 2000. I mormoni accettavano così di entrare a far parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, seppur con la qualifica di Stato osservatore, similmente allo status pontificio; in seguito, il Deseret entrò addirittura a fan parte della NAFTA, organizzazione di libero scambio del continente americano. Nell'atto di aprire finalmente i confini con i Paesi confinanti, a dicembre 2014, il presidente e profeta Thomas S. Monson pronunciò le fatidiche parole:
"Nel nostro passato c'è la diffidenza, la separazione. Molti secoli di sdegno, di crudele conquista, di schiavismo, di razzismo, hanno diviso il continente baciato da Colombo. Ma nel nostro futuro, nel segno augusto di quell'eroico uomo, può esserci l'amicizia, la cooperazione. Questo starà ai nostri figli deciderlo. Per conto mio, non posso che augurare a tutti gli amici, gli americani in ascolto: buon santo Natale. E che Dio possa benedire tutti i cristiani, tutte le pecore del suo variopinto gregge."

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C'è anche la domanda di Andrea Coco:

Secondo voi, quali PoD sono necessari perchè il Canada diventi una grande potenza mondiale?

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Cui risponde di nuovo Federico:

Un buon POD sarebbe la scoperta da parte di Henry Hudson del Passaggio a Nord-Ovest (basterebbe che la Piccola Glaciazione tra il 1350 e il 1850 sia meno fredda, giusto per far passare Hudson, e il mancato ammutinamento della sua nave), il Canada subisce una massiccia immigrazione e cresce esponenzialmente, venendo unificato dagli inglesi. Tuttavia per essere una superpotenza che si rispetti deve essere anche autonoma, quindi probabile indipendenza dal Regno Unito, ma quando? Nel 1812 con l'appoggio USA? Oppure, come pensavo io, nel 1870 con Louis Riel?

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