LEGGERE E SCRIVERE A LONATE

(da "La Nona Campana", maggio 1998)

 

Insegnare "a leggere, scrivere e far di conto", questo e il compito che, sin dalla sua istituzione avvenuta a Lonate nei primi decenni dell'Ottocento, la scuola elementare si assunse nei confronti delle nuove generazioni. Si iniziò con le classi prima e seconda, obbligatorio era però frequentare solo la prima; ancora nel 1883 frequentavano la classe seconda solo 16 maschi e 10 femmine. Inoltre, già in classe prima, oltre la metà degli alunni e delle alunne abbandonavano le lezioni a partire dal mese di aprile, perché dovevano aiutare i genitori e i nonni nel lavoro nei campi o nel disbrigo di piccole faccende domestiche.

Tuttavia, dalla fine del sec. XIX, l'alfabetizzazione andò lentamente migliorando. Già nel 1901 erano disponibili nove aule scolastiche: sei a Lonate, due a Sant'Antonino, una a Tornavento, quest'ultima di proprietà Parravicino. Qui vi era una sola maestra, che insegnava nelle classi Il e III dalle ore 9 alle 12, mentre nel pomeriggio, dalle 14 alle 16, seguiva i ragazzi e le ragazze della classe I.

Nel 1905 si affittò a Lonate un locale per la classe IV maschile e nel 1907 le scuole aprirono l'11 ottobre nell'edificio di contrada Borgo (oggi via Roma 13), però le classi femminili si limitavano alla terza. Nel 1908 Giuseppe Rosa era l'unico bidello, in carica dal 1892; nel 1909 risultava finalmente in funzione la IV femminile.

A causa dell'aumento della popolazione, nel 1910 la classe III femminile venne sdoppiata in due sezioni e 12 alunni della IV maschile furono aggregati alla IV femminile. Nel 1911 a Sant'Antonino esistevano le prime tre classi, tutte miste. A Lonate, nel 1913, alla classe III si iscrissero 78 maschi e 74 femmine, motivo per il quale fu necessario istituire la terza mista (oltre 50 alunni per classe!).

Nel 1912 le scuole elementari lonatesi occupavano i locali dell'ex Albergo Ticino, in contrada Borgo, ma, secondo una legge emanata l'anno prima, essi non risultavano più idonei ad utilizzi scolastici. L'amministrazione comunale decise pertanto di costruire il nuovo edificio scolastico, ancora oggi occupato dal plesso di via Dante, su un progetto allora all'avanguardia; gli alunni vi entrarono nell'ottobre del 1915. La palestra, prevista sull'area dell'attuale campo sportivo, non venne realizzata a causa dello scoppio della guerra. Infine, dal 1920, anche a Lonate fu possibile frequentare in paese la classe quinta.

Sebbene dal 1915 le scuole elementari si fossero trasferite da via Roma (allora "contrada Borgo", ove le scuole elementari erano suddivise tra l'Albergo Ticino e un caseggiato posto all'inizio della contrada) nel nuovo edificio di via Dante, la classe quinta venne istituita su iniziativa del Comune solo con l'anno scolastico 1920/21; fino ad allora i pochi fortunati che potevano frequentare la quinta dovevano farlo presso le scuole elementari di Ferno, ove tale classe era tenuta da Teresa Ferrario, una suora canossiana lonatese.

Come insegnante della V, stipendiata dal Comune, venne scelta la sig.na Maria Bottini, cui venne affidata una classe mista, composta da ragazze e ragazzi nati negli anni 1909, 1910 e 1911. Dal 1 gennaio 1922 anche la classe quinta divenne statale, insegnante Rina Andreoni.

A quei tempi le classi erano molto numerose, anche di oltre cinquanta alunni. Dalla seconda elementare gli alunni diminuivano, sia per abbandoni dovuti al fatto che alunni tra i maschi in primavera aiutavano i genitori nei lavori dei campi, sia soprattutto perché non rare erano allora le "bocciature". Si dava anche il caso di alunni che ripetevano per due o tre volte la stessa classe. Sebbene delle elementari di quel tempo è rimasta l'immagine di una scuola in cui si imparava a "leggere, scrivere e far di conto", basta rileggere il programma di "aritmetica e geometria per la III classe elementare" di quegli anni per convincersi di come i programmi di allora non fossero di poco conto:

Numerazione parlata e scritta entro 10000 - Calcolo mentale sulle quattro operazioni (entro il 100) - Esercizi scritti sulle quattro operazioni dei numeri interi e decimali (nella moltiplicazione uno dei fattori, e nella divisione il divisore, non devono avere più di tre cifre; l'altro fattore e il dividendo non devono averne più di cinque) - Esercizi pratici sulle misure metriche (lunghezza, capacità, peso e valore) - Nozione intuitiva e disegno a mano libera delle principali figure geometriche piane.

Oltre che leggere e scrivere e fare i conti, le materie di studio erano religione, storia, geografia, geometria e ginnastica; frequente era anche lo studio a memoria di poesie. Nelle belle giornate, ginnastica si svolgeva nel cortile della scuola, poiché ancora non era stato costruito il "campo sportivo". Frequenti erano le passeggiate fino ai boschi dei Monte Castano e lungo le carrarecce dei campi, per osservare i lavori agricoli e i diversi tipi di piante, oggi sconosciute alle nuove generazioni: frumento, segale, avena, miglio, granoturco, patate, zucche, saggina, gelsi, viti, sambuchi, e i più comuni fiori di campo, quali fiordalisi, papaveri, ecc.

1923: la classe IV mista di S. Antonino Ticino, con l'insegnante Maria Bottini

1923: la classe IV mista di S. Antonino Ticino, con l'insegnante Maria Bottini

 

Nell'edificio di via Dante le classi maschili occupavano il piano terreno, mentre quelle femminili si trovavano al primo piano. Nelle aule già vi erano la luce elettrica e i termosifoni del riscaldamento centralizzato, alimentato con carbone e legna. L'arredamento delle aule era costituito da una cattedra di legno per l'insegnante e da banchi pure di legno a due posti, con sedile ribaltabile, per gli alunni (nello scrittoio, fisso, vi erano due fori, nei quali venivano inseriti i calamai dell'inchiostro nero); una lavagna di ardesia, montata su un telaio girevole, sorretto da un piedistallo di legno (dietro la quale, di sovente, venivano mandati per castigo gli alunni più indisciplinati); sulle pareti, il crocifisso, i ritratti del re e della regina, le carte geografiche della Lombardia e dell'Italia.

Si andava a scuola dal lunedì al sabato, tranne il giovedì, che era festivo (di tale giorno di vacanza è rimasta traccia nel detto canzonatorio: Ta sé andài a scörä al giüidì?), al mattino dalle 9 alle 12 e al pomeriggio dalle 14 alle 16. Dalle 16 alle 17 le maestre tenevano, per quanti lo desideravano e avevano la possibilità di pagarselo, un "doposcuola" per lo svolgimento dei compiti.

Le bambine dovevano indossare un grembiule nero con colletto bianco; i ragazzi portavano una blusa nera, sopra i pantaloni corti. Non tutti potevano permettersi un paio di scarpe: ancora si ricordano scolari che, dalla Cascina Gelata, venivano a scuola con zoccoli di legno, anche nelle giornate invernali con la neve! Anche le maestre indossavano in classe un grembiule nero.

L'anno scolastico iniziava il 1 ottobre, festa di S. Remigio, e terminava a giugno inoltrato. Le vacanze natalizie erano comprese tea l'antivigilia di Natale e l'Epifania; quelle di Pasqua tra il giovedì santo e S. Angelo; festivi erano anche il 28 ottobre ("marcia su Roma"), il 4 novembre, S. Ambrogio, il 21 aprile ("Natale di Roma"), il 3 maggio (S. Croce), il 24 maggio.

In prima elementare si iniziava con i puntini, le aste, i quadratini e i cerchi...; poi si passava alle lettere dell'alfabeto (a, con il disegno dell'aeroplano, b con quello della bandiera tricolore e cosi via). Anche con tale metodo tradizionale, alla fine del primo anno di scuola gli alunni sapevano leggere e scrivere e numerare fino a 100.

Ogni anno vi era un libro di testo ("sillabario") diverso, mentre di quaderni ne bastavano due, uno a righe, l'altro a quadretti, evidentemente con diversa rigatura a seconda delle classi. In un astuccio di tela cerata o di legno si portavano inoltre la cannuccia e i pennini, per scrivere con l'inchiostro, una matita nera e una gomma, il temperamatite (chi poteva) e una cannuccia metallica per poter utilizzare anche i mozziconi delle matite, infine poche matite colorate per i disegni. Indispensabile era la carta assorbente, per asciugare la scrittura fresca di inchiostro, allorquando si voltava pagina o si chiudeva il quaderno. A Sant'Antonino, nel 1923, due maestre (Ida Catellani e Maria Colombo) bastavano per le prime tre classi delle elementari, mentre Maria Bottini insegnava nella classe IV, che era mista a motivo del ridotto numero di alunni. Nella frazione di Tornavento vi era una sola maestra (la signora Pagliano) per le prime tre classi, che erano tutte miste; la quarta non esisteva. Le lezioni per le classi seconda e terza si svolgevano al mattino, mentre gli alunni della classe prima frequentavano la scuola solo al pomeriggio.

 

Anni Quaranta: consegna della medaglia d'oro al merito scolastico alle maestre Ida Catellani (seduta al centro della foto) e Rosa Tognella (alla sua sinistra). In piedi, in primo piano da sinistra: ing. Pietro Giulio Bosisio, sindaco; dott. Camillo Piccinelli, medico condotto; dott. Attilio Foschi, veterinario; Tiberio Brusatori

Anni Quaranta: consegna della medaglia d'oro al merito scolastico alle maestre Ida Catellani (seduta al centro della foto) e Rosa Tognella (alla sua sinistra). In piedi, in primo piano da sinistra: ing. Pietro Giulio Bosisio, sindaco; dott. Camillo Piccinelli, medico condotto; dott. Attilio Foschi, veterinario; Tiberio Brusatori.

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

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