La sera del 10 aprile 1936 cadde, nei pressi della Cascina Caldarona, il generale di Brigata Aerea Gian Mario Beltrami, ai comandi di un Caproni Ca.100, durante l'atterraggio al Campo della Promessa. Erede di una famiglia di militari di Carriera piemontesi e savoiardi, che avevano partecipato fra l'altro alla Campagna di Crimea ed alle guerre d'indipendenza, il Generale era figlio di Carlo, Tenente Generale e Ispettore di Artiglieria, e fratello minore del sottotenente Carlo, caduto alla battaglia di Adua. Pilota durante la guerra 1915-1918, pluridercorato, aiutante di Campo del Re dal 1927 al 1930, Gian Mario Beltrami aveva comandato in seguito gli aeroporti di Gorizia e Torino, ed infine la Brigata Aerea che aveva la sua sede logistica al Campo della Promessa di Lonate Pozzolo. Alla Sua memoria è stata conferita la Medaglia al Valore aeronautico, dopo la seconda guerra mondiale è stato dato addirittura il Suo nome all'Aeroporto di Torino, oggi noto come aeroporto di Caselle. Sul luogo dell'incidente è stato posto un monumento, che qui vediamo raffigurato in una cartolina commemorativa, assieme allo stemma del 7° stormo B.N. di stanza al Campo della Promessa, da lui comandato ("Aude per Tenebras" era il suo motto):
Il signor Cesare Barzaghi, che ringrazio molto, mi ha fatto avere un testo edito dalla moglie del general Beltrami per ricordare a suo figlio Vanni « i ricordi della carriera di aviatore del suo Papà, e perchè, nel di lui esempio, si informi al dovere e all'onestà », come recita testualmente la dedica. In quel che segue ne pubblicherò alcuni stralci, scritti nel tipico italiano anni trenta, che ci restituiscono il clima di un tempo passato.
Nato a Roma il 20 gennaio 1893 da genitori piemontesi, con essi partiva per Torino dopo un anno di vita, ed a Torino restava sino alla nomina a sottotenente d'Artiglieria: figlio di militare (il padre generale di artiglieria anche lui, combattente nel 1856 in Crimea), fratello del sottotenente Carlo Beltrami morto ad Adua nel 1896, si sentiva sin da ragazzo attratto verso la vita militare. In principio l'idea fu contrastata dalla madre che, vedova da poco, piangeva la morte del figlio ad Adua e di un altro figlio morto a 19 anni a Torino; ma seppe convincerla e, per essere maggiormente sicuro di entrare nella R. Accademia, non dava gli esami del primo corso di ingegneria opponendo all'affetto materno la sua tenace immutabile decisione.
Sottotenente nel marzo 1913 e destinato al 27° Artiglieria a Milano, passava nel maggio 1915 al 2° gruppo del 42° Artiglieria in zona di guerra. Seguito un breve corso di osservatore dall'aeroplano alla Scuola di Nettuno era destinato alla IIIa Armata, precisamente alla 2a e 3a squadriglia di aviazione per artiglieria al campo di Gonars. Nel disimpegno del pericoloso compito di osservatore d'aeroplano diede numerose prove di coraggio, e di eccezionali virtù militari quali appaiono dalle seguenti dichiarazioni di Superiori e compagni.
Commoventissima la lettera del suo comandante di squadriglia, dalla quale la sua nobile figura emerge in una luce sfolgorante.
« Macerata, 2 febbraio 1937
Caro piccolo,
Sempre che io ricordi il tuo babbo, una amorosa commozione mi invade come se Egli fosse stato il più giovane dei miei fratelli; ma l'incalzare dei ricordi cambia la mia pietà in maschia ammirazione. Ed ai miei occhi Egli mi riappare come lo conobbi in un giorno del settembre, dell'anno di guerra 1915 quando io giunsi sul campo di aviazione di Medeuzza colla 3a squadriglia d'aviazione per artiglieria. Mi venne incontro sorridente e festoso perché io portavo al combattimento nuove armi ed Egli, destinato alla 3a Squadriglia, aveva nuove forbite macchine da guidare all'azione. Io ti dico che la sua allegria non era una posa ma espressione genuina di eroismo, dovere, amore di Patria. Papà tuo era di statura alta più del comune, occhi chiari, capelli biondi ricciuti, semplice nei modi e buono; tanto buono che io gli volli subito bene. Noi vecchi ufficiali reduci dalle guerre libiche, per quei giovani che le scuole in fretta ci mandavano, mascheravamo con arcigno viso il fraterno amore che ci spingeva invece a stringerceli al petto. E nei giovani soldati ed ufficiali ardenti di amor Patria come il tuo babbo, noi anziani trovavamo nuova sorgente di forza, nuove promesse di fede e la sicurezza nella Vittoria che conquistammo dopo lungo soffrire. Tuo babbo aveva da poco passati i vent'anni quando io l'ebbi accanto; era un ragazzo, ma un ordine di entrare in combattimento lo trasformava in uomo serio, tranquillo calcolatore della difficoltà da vincere e senza mai battere ciglia andava sereno a sfidare il pericolo. In quell'epoca L'aviazione era all'infanzia, il nostro apparecchio era il monoplano, Parasol-Macchi, di poca velocità ed autonomia ed era quanto la Patria, nel suo improvviso generoso sforzo, poteva darci. Con tutto ciò il tuo babbo volava sicuro e tranquillo, sembrava volesse fondere la sua potente volontà alla macchina imperfetta e farla pulsare coi battiti del suo cuore forte e saldo.
Compì cosi tanti e tanti voli senza mai contarli, ch'Egli non concepiva contar l'ora di azione come una partita di dare ed avere. Ed i suoi ritorni erano festosi, solo lamentava di non avere un velivolo migliore per fare di più. Mai parlava dei pericoli corsi, li sapevamo dopo motto tempo, e solo per qualche breve accenno nei nostri conversari. Solo una volta fece grande festa perché tornò al campo con l'apparecchio forato per aver attraversata una zona d'intenso tiro aereo nemico, e diceva di essere contento che i colpi nemici erano stati tutti solo a lui diretti. Conoscendo la mia preoccupazione per ardimenti che io giudicavo inutili, seppe contenere il giovanile ardore colla calma ragionata, il che lo fece osservatore perfetto, ed io potei proclamarlo ottimo osservatore in cielo ed in terra senza tema di smentite.
Per queste sue qualità di carattere professionale, e per il suo valore personale, ebbi il gradito piacere di farlo decorare del suo primo nastro azzurro e donargli una piccola medaglia a ricordo della 3a Squadriglia osservazione per artiglieria Parasol-Macchi in zona di guerra.
Ma poiché L'austriaco spesso ci bombardava dal cielo ed un giorno ci tenne sotto il fuoco dei suoi cannoni, lasciammo il campo di Medeuzza per quello di Gonars, ove il tenente Beltrami continuò nella sua preziosa opera fino a che non si staccò da me perché fu nominato capo osservatore della 4a Squadriglia. Ma eravamo sempre vicini e sempre in maggiore intimità fino alla sua promozione a capitano e nomina a comandante di Squadriglia. Ognuno di noi seguì il proprio destino; combattemmo in zone diverse di guerra, e solo dopo tanti anni che io avevo abbandonato le armi lo rividi al seguito di S.M. il Re, come aiutante di campo, e fu per me una gioia! Un anno prima della Sua dipartita, mi scrisse di questioni tecniche di aviazione con competenza di comandante: il fanciullo del 1915 era ormai un distinto capo, un tecnico stimato al quale la Patria tutto poteva chiedere, ed Egli gli donò la vita. Il tuo Papà, il generate d'aviazione Mario Beltrami è presente!
Mi stringe un nodo al la gola, mi vengono le lacrime agli occhi, ma io vinco la mia commozione. Rivedo il tuo babbo, bello, alto, biondo ricciuto, gentile e sereno nel paradiso degli Eroi della Patria.
Ti bacio
G. MAUREL
già Comandante della 3a Squadriglia Aviazione
d'Artiglieria in Guerra »
Promosso tenente si meritava la prima Medaglia di bronzo al valor militare.
« In voli di ricognizione compiuti per eseguire aggiustamenti di tiro, incurante del fuoco nemico rimaneva lungamente su ristretta zona, dirigendo il pilota e dimostrando calma e coraggio. Riuscì sempre nel mandato affidatogli rivelando batterie avversarie e scendendo a quote molto basse. Ebbe parecchie volte l'apparecchio colpito. Carso, luglio-dicembre 1915 »
Di un fatto mi accennò una volta: in un volo col Parasol-Macchi si avvitava alla quota di 2.000 metri ed ebbe salva la vita perché per mera fortuna l'apparecchio si rimetteva da solo in linea di volo a soli 500 metri dal suolo.
Il capitano A. Zocca scrive:
« Ricordo con esattezza che ogni volta si presentava un'azione di particolare importanza e di più grave pericolo era sempre lui, il Comandante della vecchia gloriosa 44a Squadriglia che partiva, affidandosi alle fragili ali del piccolo Gaudron o a quelle traditrici del trimotore. Così esegui innumerevoli ricognizioni in condizioni avverse di cielo e di offese nemiche: diversi importantissimi tiri di artiglieria. »
Seconda Medaglia di Bronzo al valor militare.
« Quale comandante di una squadriglia di aeroplani d'artiglieria, riservando per sé con sicuro abituale ardimento le ricognizioni più difficili e più pericolose, seppe infondere e man tenere vivo con l'esempio lo spirito di abnegazione negli osservatori e nei piloti del suo reparto ricavandone un ottimo rendimento e vantaggio dell'azione di fuoco dell'Artiglieria. Rientrò varie volte al campo con l'apparecchio seriamente colpito dal fucile e dal cannone nemico. Carso, marzo settembre 1916. »
Tra le ricognizioni di particolare importanza e pericolo quella eseguita coi due monitori inglesi « Comte » e « Pinkton », i quali nottetempo si portavano sin presso la costa nemica ed eseguivano importanti tiri sul campo di aviazione di Prosecco. I nostri apparecchi furono molto bersagliati ed anche quello dell'allora tenente Beltrami fu colpito ripetutamente.
Medaglia d'Argento al valore Militare.
« Esempio costante di attività aviatoria nonostante la molestia di idrovolanti nemici e larga distesa di mare che lo separava dal proprio campo, si manteneva in un aeroplano in volo per ben tre ore e mezzo sul cielo di Prosecco per regolare un tiro nostro sul campo di aviazione e sul paese riuscendo nell'intento in modo ammirevole. Cielo di Prosecco, 24-5-1917. »
Data la mancanza di notizie esatte sulla posizione delle prime linee nostre e di quelle nemiche, la mancanza di collegamenti e l'incertezza sulle intenzioni avversarie, alto valore ebbero due ricognizioni eseguite sulla fronte dal M. Santo al Mare da due Comandanti per aviazione di artiglieria. Approfittando della quota e delle semioscurità del tramonto, sfruttando la perfetta conoscenza della zona, i due osservatori rilevarono le vampe che si sprigionavano rabbiose numerosissime dietro le linee Austriache e individuarono le nuove posizioni arretrate delle batterie nemiche dopo il ripiegamento. Gli apparecchi atterrarono al buio col solo aiuto di falò improvvisati con stracci e paglia. Ma la sera del 9 agosto S. A. R. il Duca d'Aosta e il comandante di artiglieria d'Armata avevano la chiara nozione sul nuovo schieramento assunto dalle artiglierie nemiche. (Tenenti Porro e Beltrami).
L'opera del cap. Beltrami in guerra emerge dalle motivazioni colle quali fu decorato di una medaglia d'argento, due di bronzo e due croci di guerra. Tutti i comandi di artiglieria non si stancarono di rilevare la serietà e l'intelligenza con cui fu impiegata la squadriglia ed i risultati ottenuti. Ne è esempio l'encomio del VII Corpo d'Armata così concepito:.
« Al Comando del V gruppo Aeroplani
31 Maggio 1917
Prego codesto comando di voter fare a mio nome un vivo encomio at capitano Beltrami Sig. Mario per la intelligente e valorosa opera prestata con lodevole modestia e sollecitudine nel portarsi ad osservare le nostre linee e quelle avversariet raendone fotografie, e nell'osservare i tiri di grossi calibri molto avanti nel territorio nemico sia di giorno che di notte. Reputo il giovane Ufficiale per la sua perizia e per l'arditezza e per lo zelo, meritevole di particolare distinzione. »
Il 25 settembre 1917 iniziava il corso di S. M. a Verona da dove chiedeva di essere subito rimandato al fronte dopo Caporetto. In una ispezione sull'argine del Piave al Ponte della Priula restava due volte ferito di scheggia di granata al ginocchio destro alle ore 16 del 12 novembre 1917. Per 4 giorni venne spostato da un'ospedaletto all'altro seguendo la ritirata e finalmente inviato all'Ospedale di Imola. 18 mesi di degenza ospedaliera di cui 10 di immobilità assoluta.
Nel 1919, ultimato il servizio come osservatore d'aeroplano cosi brillantemente disimpegnato durante la guerra, rientro al 27° Regg. Artiglieria da Campagna. Di questo periodo rimane traccia nel lusinghiero rapporto rilasciato dal Comandante di Reggimento:
« Ho avuto al 27° Reggimento Artiglieria da me comandato l'allora Capitano Beltrami dal Settembre 1919 al Settembre 1921. In realtà l'allora Capitano Beltrami è sempre stato effettivo al 27° Reggimento di Artiglieria, sia da Tenente, sia da Capitano, fino al Gennaio 1924, eccetto il periodo dal Settembre 1919 al Settembre 1921 in cui è stato effettivamente presente al Reggimento, nel resto dell'altro tempo è stato comandato fuori e precisamente prima in Aviazione, dopo alla Scuola di Guerra.
Mentre è stato presente al Reggimento ha ricoperto la carica di Aiutante Maggiore, essendomi di valido aiuto nei tempi burrascosi dell'immediato dopoguerra. Negli ultimi tempi della sua permanenza al Reggimento ha comandato una batteria: cambiamento, questo, da aiutante maggiore a comandante di batteria, dovuto al fatto che, preparandosi per la scuola di guerra, ho voluto agevolarlo lasciandogli più tempo disponibile ritenendolo meritevole di riuscire nell'intento, onde portare le sue belle doti di cervello, di animo e di cuore ai sommi gradi della carriera, sicuro che sarebbe stato vantaggioso ed utile in qualunque servizio fosse destinato.
Nell'ambiente reggimentale era amato da tutti senza distinzione, da chi stava sopra di lui e da chi stava sotto di lui. La sua cordialità, la sua educazione, la sua rara qualità di gentiluomo perfetto e di ufficiale intelligente, gli avevano creato intorno un'atmosfera di simpatia, ammirazione e fraternità che non e mai venuta meno anche quando passando in Aviazione si e allontanato dal Reggimento e dall'Arma e che sussiste tuttora in tutti quelli che l'hanno conosciuto e che rimpiangono dolorosamente la sua immatura fine.
Il Generale Ispettore di P. A. A.
Gen. di Div. E. CAPUANO »
Dal 27° Regg. Artiglieria da Campagna nel 1921 il capitano Beltrami entrava alla Scuola di Guerra di Torino e il seguente rapporto mette in luce quali risultati abbia conseguiti col suo studio e la sua intelligenza.
« Il Cap. Beltrami dopo aver superato brillantemente nell'estate del 1921 gli esami per l'ammissione ai Corsi di Integrazione presso la Scuola di Guerra di Torino, frequentava nei bienni 1921-22 e 1922-23 i costi stessi. Fino dai primissimi tempi trascorsi alla Scuola quale Ufficiale allievo il Cap. Beltrami riesce a farsi immediatamente distinguere. Robusto, svelto, buon marciatore, bel cavaliere, finemente educato, distinto nel tratto, ha bella presenza e portamento militare signorile. Tale il suo ritratto fisico, come viene descritto nelle di lui note personali a cui devono aggiungersi le sue bellissime qualità di mente e di carattere, il suo alto amor proprio e l'elevatissimo sentimento militare.
Particolarmente competente nelle questioni relative all'impiego strategico e tattico di quella che era allora L'Aeronautica del R. Esercito, molto pratico del servizio di artiglieria, Arma presso la quale aveva trascorso il periodo precedente la ammissione alla Scuola di Guerra, il Cap. Beltrami diventa un elemento prezioso per la soluzione dei vari problemi relativi alla collaborazione del mezzo aereo con gli altri mezzi bellici, rivelando un'intelligenza vivace, sveglia e geniale.
Dotato di parola facile, propria, convincente, il Cap. Beltrami ha spesso L'ambito incarico di intrattenere gli Ufficiali del suo Corso sui complessi problemi che già si profilano circa la necessità imperiosa dell'organizzazione di una forte Arma Aerea da affiancare a quella terrestre e marittima per costituire un sicuro presidio del Paese.
Alle esposizioni orali compiute in aula o durante le istruzioni tattiche, il Cap. Beltrami fa seguire sovente studi e scritti su problemi aeronautici che tanto lo appassionano, e che affronta con serietà di propositi e non comune senso pratico, dimostrando fin da allora doti indiscusse di scrittore militare di alta competenza, di spiccata intelligenza, di vasta cultura.
Classificato alla fine del primo anno di Corso tra i primissimi Ufficiali allievi, il Cap. Beltrami trascorre l'estate dell'anno 1922 in servizio presso un'arma diversa da quella di provenienza, comandando a Milano una compagnia del 7° Reggimento di Fanteria. Anche durante questa breve permanenza presso altra Arma e con un incarico completamente diverso da quello esplicato fino allora, egli fa rifulgere le sue qualità morali e professionali, che unite alla sua larga cultura militare e alla sua particolare distinzione ed educazione, lo fanno largamente apprezzare da colleghi e superiori.
Nell'ottobre 1923 il Cap. Beltrami inizia il secondo Anno di frequenza alla Scuola di Guerra. Non appena viene comunicata a coloro che già avevano appartenuto alle formazioni d'aviazione di guerra l'invito a far parte della costituenda forza aerea, il Cap. Beltrami, cui gia arrideva una brillantissima e sicura carriera presso lo Stato Maggiore del R. Esercito, non esita un istante e domanda di far parte dei nuovi ruoli della R. Aeronautica costituita in data 28 marzo 1925.
Anche nel secondo anno di studio il Cap. Beltrami non cessa dall'attirare su di sé l'alta considerazione dei propri Superiori e dei colleghi tutti. Durante questo periodo di lavoro, man mano che le questioni studiate si presentano più complesse ed importanti, egli diventa un ricercato, efficacissimo collaboratore, un distinto studioso delle questioni aeronautiche, soddisfacendo in pieno alla fiducia in lui riposta dai superiori per le brillanti conclusioni e per il disinteressato, imparziale impegno sempre posto nell'affrontarle e net risolverle. Sara sempre un assai onesto, capace, affezionato collaboratore ». Cosi lo definisce, nel concludere le di lui note caratteristiche il Comandante del Corso, che gia in precedenza ne aveva esaltata la non comune armonia delle pregevoli qualità fisiche, intellettuali e morali.
L'estate del 1923 è trascorsa dal Cap. Beltrami presso il Reggimento Savoia Cavalleria, ed in questo periodo, pur occupandosi delle questioni relative all'impiego tattico di quell'Arma, partecipa con l'incarico di Capo di S. M. di una Divisione di manovra, alle manovre con i quadri di Corpi d'Armata, confermando le sue doti di intelligenza e facendosi apprezzare per la sua vasta cultura.
Compiuta ormai la frequenza presso la Scuola di Guerra, Gian Mario Beltrami, allora nominato Comandante di Squadriglia, prima di poter rientrare presso la forza armata prescelta e prediletta, deve ancora superare un ulteriore esperimento per l'idoneità al servizio di S. M. presso lo Stato Maggiore Centrale del Ministero della Guerra, in cui rimane per tutto l'anno 1924, effettuando tra i vari incarichi anche quello di Ufficiale di collegamento fra i due Stati Maggiori del R. Esercito e della R. Aeronautica.
In questo incarico particolarmente delicato e difficile, il suo carattere serio, leale, sensibile, la sua rapida percezione, la sua profonda disciplina, sono altamente apprezzati da coloro che hanno motivo di avvicinarlo. La sua competenza e la passione posta per affrontare i problemi che importantissimi e di estrema urgenza si presentano nel momento in cui si deve dar vita e forza al nuovo organismo aeronautico, ne fanno un elemento molto apprezzato dalle più alte Autorità Militari che in lui ripongono sempre illimitata fiducia e altissima stima, presagendo il suo luminoso avvenire di Ufficiale tra i più colti e distinti che abbia finora potuto vantare la Regia Aeronautica.
Col grado di Maggiore dell'Arma Aeronautica, era poi all'ufficio di S. M. per il collegamento colla R. Aeronautica a Roma e Segretario particolare di S. E. Bonzani che sinceramente l'amava come un figliuolo.
Nel 1927 S. M. il Re si degnava volerlo come suo aiutante di campo e in tale servizio restava sino al 1° febbraio 1930. Nessun premio migliore poteva essergli dato per la sua infinita sincera devozione a Casa Savoia sempre tenacemente e fortemente sentita in tutta la famiglia sua; tre anni e mezzo velocemente passati di cui egli sempre ne parlava con 1'entusiasmo devoto di fedele piemontese. In un periodo di servizio in gita a Napoli con S. M. il Re scriveva alla madre:
« S. A. R. il Duca d'Aosta è stato molto buono con me: mi ha fatto parlare della mia carriera, della guerra, ecc. Ciò che mi ha fatto più piacere e stato che quando sono andato ad ossequiarlo, mi ha accolto amabilmente: "Oh, Beltrami, io ero buonissimo amico di suo padre". »
Anche durante il periodo trascorso come aiutante di campo di S. M. mantenne viva l'attivita di volo e prese parte alla Crociera compiuta da 35 idrovolanti Savoia nel Mediterraneo orientale dal 5 al 20 giugno 1929 sul percorso Brindisi, Atene, Costanza, Varna, Odessa, Costanza, Costantinopoli, Atene, Taranto. Terminato il servizio romano, destinato a Gorizia alla ricognizione vi restava per un anno e mezzo e passava poi a Torino allo stormo caccia. Ed a Torino si compiva il suo più gran desiderio: la nascita di un figlio. E per questo piccolo quanti sogni, dolorosamente, dopo soli 3 anni e mezzo, delusi.
Un periodo romano di un anno, poi di nuovo l'Alta Italia: a Milano prima come Capo di S. Maggiore alla I° Zona ed al Comando della 4a Brigata; poi, comando di soli 3 mesi e mezzo stroncato per incidente di volo notturno.
« La notte del 10 aprile sul campo di Lonate Pozzolo trovava morte gloriosa iniziando, solo a bordo, il ciclo di addestramento notturno della Brigata da lui comandata. »
Così di notte, in una prova di volo a lume di stelle, scendendo al campo di Lonate Pozzolo, perse la vita. Lasciava scritto per il suo piccolo in una lettera alla moglie:
« ...Accanto a lo rimane, mio orgoglio e mia speranza, continuità del mio nome e della tradizione di rettitudine e di labohosità che mi ricollega a mio padre, il nostro Vanni. A te il sacro compito di educare e guidare il nostro piccolo sulla strada dell'onore e del lavoro. Egli deve sapere ed aver sempre presente che suo padre, come il nonno, si sono sempre rallegrati, alla resa dei conti, di aver saputo rimanere onesti veramente, materialmente non solo, ma anche davanti a quelli che hanno saputo farsi strada con altri mezzi. Una, la convinzione che deve essere in lui; che l'uomo vale in quanto onestamente e appassionatamente lavora. Sino a che egli non abbia una sua occupazione ed a questa si prepari, tale lavoro deve essere lo studio. »
Così recita il telegramma del Ministero del'Aeronautica, Segreteria Tecnica, che annunzia l'avvenuta disgrazia:
« 526R AEROPORTO PUNTO ORE 20,50 APRILE 10 APPARECCHIO CA100 MM 55926 MOTORE FIAT A50 MM4637 PILOTATO GENERALE BELTRAMI MARIO PARTITO VOLO ADDESTRAMENTO NOTTURNO PRESSO AEROPORTO NON RIENTRAVA CAMPO PUNTO EFFETTUATO RICERCHE VENIVA RITROVATO APPARECCHIO ZONA BOSCHIVA 800 METRI CIRCA NORD AEROPORTO PUNTO PILOTA DECEDUTO PUNTO VELIVOLO PRESUMESI PRECIPITATO BASSA QUOTA DURANTE MANOVRA RIENTRO CAMPO PUNTO APPARECCHIO FUORI USO PUNTO
COL. MARINI »
Ed ecco come si esprime "Ali d'Italia" dell'aprile 1936:
« Ancora una volta il destino ha voluto provarci come nell'Arma aeronautica non esistano distinzioni di grado, di tempo e di luogo davanti al dovere; come nel compimento di esso sia necessaria in ognuno le più complete dedizioni di sé. La fine del generate Beltrami avvenuta la notte del 10 aprile all'inizio di un'esercitazione di volo notturno degli stormi di cui egli era il comandante, ci dà questa dolorosa conferma in tutta la sua tragicità. Tre medaglie al valore, diverse decorazioni italiane ed essere, dicono della sua carriera di comandante. Ma + sopratutto la sua fine che sintetizza il sentimento del soldato sempre al posto di combattimento più avanzato. L'aviazione italiana ha perso net momento in cui più si afferma il suo altissimo valore militare e politico uno dei suoi alti Capi, più valorosi e geniali. La sua memoria ha tutta la nostra commossa venerazione. »
La perdita del generate Mario Beltrami, perdita quanto mai dolorosa ed immatura, reca un fiero lutto nell'aviazione italiana. Figura di primo piano negli ambienti aeronautici, ben nota in Roma, appartenente a famiglia di nobili tradizioni militari, di cui alcuni membri fecero generoso sacrificio di sé stessi alla Patria, tempra adamantina, aviatore di vaglia che aveva dedicato i più bei anni della sua vita al volo ed all'esaltazione del volo, costituzione vigorosa e prestante, combattente valoroso, ufficiale di vasta e profonda coltura, il generate Beltrami, non poteva trovar fine che al posto del dovere: il destino l'ha ghermito alla testa della sua brigata al pilotaggio del suo velivolo monocomando, mentre dirigeva una esercitazione notturna dei suoi reparti da bombardamento.
Dalle sue note personali e dai rapporti che si riferiscono ai vari servizi, questi giudizi mettono sempre più in luce le sue doti eccezionali:
« Suo marito è caduto valorosamente alla testa e ad esempio dei propri aviatori. Avevo per suo marito un'alta stima; robusto, svelto, buon marciatore, bel cavaliere finemente educato, distinto nel tratto con portamento militare signorile. Modesto, ecco ciò che più vale e sarebbe sempre stato un assai onesto, capace, affezionato, illuminato collaboratore. Avrei sempre voluto averlo come mio dipendente.
Gen. U. TESTA »
L'ultimo periodo dell'attività di Comandante del Generate Beltrami è sintetizzato nel rapporto che il suo Comandante di Zona S. E. Tedeschini Lalli stillava, cogli occhi ancora umidi di pianto per la dolorosa perdita del valoroso ufficiale ed ottimo amico:
« La nostra conoscenza risaliva at 1925 quando l'allora Maggiore Gian Mario Beltrami era stato chiamato dalla particolare fiducia del Sottosegretario di Stato al Ministero. Mansioni diverse non poterono, allora, avvicinarci più del normale; ma nelle relazioni di ufficio e attraverso gli scritti con i quali il coltissimo Ufficiale propagava per l'Arma, in lucida forma, la sua dottrina e la sua fede, io ebbi modo di ammirarne la preparazione, la competenza ed in specie la perseveranza sempre devota alla inflessibilità morale ed al dovere.
Destinazioni susseguenti ci allontanarono, finché nel 1935 ebbi la fortuna di averlo mio Capo di S. M. al Comando della 1a Zona Aerea. Qui conobbi a fondo quel Suo complesso di qualità superiori di mente, di animo, di azione che costituivano il lievito e la spinta della Sua opera quotidiana, come gia avevano disposto il Suo spirito all'offerta più alta. In ogni settore di attività, durante un considerevole periodo di lavoro comune, Egli mi fu collaboratore ed amico prezioso; ovunque Egli mi offri il Suo acuto ed equilibrato giudizio; in ogni circostanza o vicenda, dalle più semplici alle più complesse, fece sentire l'influenza della Sua profonda attenzione e del Suo esame retto ed imparziale. .
Sul finire del 1935 il Comando di una Brigata Area della Zona si rendeva vacante. Egli, pur col rammarico di dovere interrompere la nostra diretta collaborazione, mi chiese insistentemente di esservi assegnato. Resomi interprete del Suo desiderio presso l'Autorità superiore, ottenni per Lui la nuova destinazione. Autentico Soldato, Egli preferiva al Comando sedentario la vita del Campo, dividere con i Suoi uomini, in ogni ora della giornata, l'asprezza della fatica, dedicare all'azione diretta il Suo illuminato indirizzo. Certo anche l'accentuata complessità e mole di un lavoro costruttivo, necessario ad un Reparto di recentissima formazione, lo allettava del fascino che soltanto prova chi sul lavoro impernia la propria ragione di vita; chi cerca di fissare al di fuori della propria piccola umanità l'utile e non caduca impronta della propria opera; chi rifiuta di circoscrivere al vantaggio ed al piacere personale la mira della propria esistenza.
Assunto il Comando della IVa Brigata Aerea il Generate Beltrami perseguì, senza soste, questi principi e questi ideali. Egli offri con la continuità di una dedizione personale spinta, in ogni circostanza oltre il dovere, esempio costante di che cosa possa una piena consapevolezza dell'indirizzo e delle responsabilità di comando. Alla ripresa dei voli notturni dell'anno 1936, iniziando alla testa dei Suoi Stormi il ciclo di addestramento, trovava la morte.
Della fine che tanto prematuramente doveva troncare quella nobile esistenza, il Generate Beltrami aveva palesato sereno presentimento in un recentissimo scritto: " Nessun sacrificio - Egli ebbe ad esprimere - potrà essere troppo duro, nessuna dedizione troppo gravosa, per essere degni dell'alto dovere che ci e assegnato per il maggiore potenziamento della nostra Arma" (Rivista Aeronautica n. 4, Aprile,1936).
Una cosi completa coscienza del dovere fecondamente professata ed intimamente nutrita, un siffatto presentimento che pure non valse a far vacillare l'austerità e la volontà del Soldato, non costituiscono invero un normale retaggio; e sono sufficienti ad elevare - anche più della morte che ha coronato la diuturna offerta - la memoria del Caduto nella nostra ammirata riconoscenza.
Gian Mario Beltrami ha scritto nella storia della nostra Aeronautica una pagina che non può né deve cadere in oblio. Con lo studio, col prestigio, con la fede illuminò ed elevò la Sua opera considerata missione: nell'offerta suprema idealizzò, al di fuori ed al di sopra della vita, la grande virtù dell'esempio. Gian Mario Beltrami non e morto! Egli vive in quanti Lo conobbero, ne ebbero ammirazione e potranno cercare di imitarne il nobilissimo cammino.
Generale G. TEDESCHINI LALLI »
S. E. il Generate di Squadra Aerea Felice Porro, che era legato da sincera fraterna amicizia, ha sintetizzate le preclari doti dell'amico nelle seguente lettera che sarà per te un prezioso documento al quale t'ispirerai per mantenere alto il nome glorioso che ti fu lasciato in retaggio:
« Vanni caro,
Queste pagine di ricordi e di giudizi sulla figura e sulle opere del Tuo Papà dovrai leggerle e rileggerle negli anni avvenire man mano che ti farai uomo. Da ragazzo riceverai da esse le prime impressioni che formeranno la base dei tuoi sentimenti filiali; da giovanotto ricercherai, con più profondità di pensiero, il carattere, le idee, le forme di attività svolte da tuo Padre, sentirai la nostalgia di non averlo al tuo fianco confidente ed amico, consigliere e guida.
Da uomo tornerai su quelle pagine nei momenti di dubbio e di stanchezza morale e troverai conforto, forza ed incitamento nei ricordo dei carattere adamantino e diritto di Lui, nella rievocazione delle sue doti elevate di soldato e delle sue rare capacita di lavoro e di studio.
Come il Suo testamento, cosi queste pagine debbono essere i documenti sacri che ti accompagneranno per tutta la vita, il tuo Vangelo di amore e di pensiero, le tavole della tua legge di dovere e di onore. Caratteristica dei Suo carattere fu la dirittura senza incertezze, l'onestà delle idee e degli atti, la purezza dei Suo amore per le armi e per il dovere. Al servizio sacrificava tutto con naturalezza e spontaneità, al lavoro dava, senza soste e senza restrizioni, la Sua attività piena, fervida, appassionata.
Sentiva L'orgoglio dei Suo nome per le vecchie tradizioni di famiglia e per le nuove ch'Egli creava colle Sue opere. Attraverso la lettura dei giudizi dei Suoi Comandanti e dei Suoi compagni lo devi penetrare nei sacrario della Sua memoria, comprendere lo spirito che ha animato la Sua vita di soldato e di Capo, ammirare la luce della Sua intelligenza e della Sua cultura, la passione ed il fervore di tutta la Sua, attività.
Un giorno mi hai chiesto se ero molto amico del tuo Papà. Ti ho risposto che sarei stato anche amico tuo; e tale mi auguro di essere realmente. Il poter darti appoggio e consiglio, esserti vicino come un fratello maggiore ogni qualvolta lo mi cercherai sarà per me il modo di rendere il miglior tributo alla Sua memoria.
Tu sei e sarei sempre per tutti gli amici ed i compagni di volo di Tuo Padre "il figlio dei Generale Beltrami". Il pensiero di Lui ci mette sull'attenti, L'affetto per Te ci fa aprire le braccia per accoglierti sul nostro cuore.
FELICE PORRO, Maggio 1937 »
Ecco la motivazione della medaglia d'argento alla memoria che il 4 aprile 1937 veniva da S. E. il Capo dei Governo consegnata a te suo erede:
« Aviatore di preclari virtù, esaltò con la fede, elevò col prestigio la propria missione. Generale comandante una Brigata Aerea iniziando alla testa dei suoi stormi la ripresa di un ciclo di addestramento notturno vi trovava la morte. Con l'offerta suprema coronava una vita inspirata al dovere costantemente informata dalla nobiltà dell'esempio.
Lonate Pozzolo, 10 aprile 1937. »
Così si chiudono le memorie scritte dalla madre del general Beltrami per suo figlio Vanni. Io ho pensato di cercare alcune notizie sull'aereo con cui si è schiantato, e per questo ho chiesto aiuto all'amico ingegnere Sandro Degiani, un vero esperto in materia. Ed ecco cosa mi ha fatto sapere. Il Ca. 100 era uno splendido biplano della Caproni nato nel 1928 come aereo di facile pilotaggio e bassi consumi, ed è rimasto operativo come aereo scuola fino al 1968 (mica male come carriera!). Eppure non si affermò subito: dopo le prove del concorso per aereo da turismo del gennaio 1928, la commissione ne aveva annunciato la bocciatura! Chiamato affettuosamente "Caproncino" è stato prodotto su licenza anche in Brasile, Perù e Bulgaria. Il 25 febbraio 2007 si è conclusa un mostra interattiva con il suo nome a Trento, negli stabilimenti Caproni, protagonista un esemplare di Ca. 100 appena restaurato. Ne esistono tuttora cinque al mondo più due copie ricostruite. Quattro sono in Italia (ecco le collocazioni: uno al Museo Aeronautico Caproni di Taledo, Trento; due di proprietà di Giordano Gavazzi, presso l'Aeroclub di Como; uno in corso di restauro di proprietà del Museo dell'Aeronautica Militare) Italiana di Vigna di Valle) ed uno è in Arabia saudita, presso il muso di Riyad. Montava un motore Isotta Fraschini Asso da 130 Hp (o un Colombo S 63 da 100 Hp); aveva 10 metri di apertura alare e pesava a vuoto 520 Kg (la metà di una Fiat Punto). Poteva raggiungere i 180 Km/h e una quota di 4500 metri. Robusto e versatile, di facile pilotaggio e modesti consumi, il Caproncino riproponeva la formula del De Havilland DH. 60 Moth con fusoliera in legno rivestita in compensato, ma con la caratteristica velatura Caproni, con l'ala superiore più piccola di quella inferiore. La sua autonomia era di 600 Km. Fu utilizzato anche per alcuni importanti raid aerei: nell'aprile 1931 Vittorio Beonio Brocchieri compì il raid Milano-Baghdad e ritorno, cui fece seguire in ottobre-novembre 18.000 km di volo fino al Sudan e ritorno, e nel luglio-agosto 1934 effettuò il Roma-Irkutsk-Roma di 17.000 km. Al 31 luglio 1943 la Regia Aeronautica ne aveva ancora 241; dopo l'armistizio molti vennero requisiti dalle forze armate tedesche ed avviati alla demolizione. Alcuni restarono in uso ben oltre la seconda guerra mondiale: gli ultimi furono impiegati dall'Aero Club di Como per la scuola idrovolanti, perchè dal Ca. 100 venne derivato un bell'idrovolante. Esiste un bel libro illustrato di Tracy Hancock dedicato al velivolo, il cui titolo è "Caproni Ca. 100", per la serie Ali D'Italia Mini.
Il Comitato Recupero Reperti del Campo d'Aviazione della Promessa, del quale si vede a fianco lo stemma, e del quale fanno parte tra gli altri Cesare Barzaghi, Franco Bertoni, Marco Cuccu, Giuseppe Curreli, Ambrogio Milani e Rino Garatti, è nato spontaneamente nel 2005, in virtù dell’Amore di alcuni volontari lonatesi per la gloriosa storia della loro cittadina, che può vantare come poche altre di avere dato i natali alla “nascente” Aeronautica Italiana. Non a caso, uno degli obiettivi del Comitato è quello di far apporre all’ingresso del paese sotto il cartello di benvenuto anche la scritta “Qui è nata l’Aviazione Italiana”. Ebbene, questo Sodalizio (che ringrazio molto per il lavoro svolto) ha tra l'altro ritrovato e restaurato il monumento eretto nel 1936 a memoria del Generale Gian Mario Beltrami, poi andato parzialmente distrutto e poi scomparso; esso è stato ricomposto presso il Parco delle Rimembranze di Lonate Pozzolo ed inaugurato sabato 14 aprile 2007 con una cerimonia commemorativa, cui hanno partecipato varie rappresentanze militari e i membri della Associazione Arma aeronautica (AAA), oltre al figlio del Generale, professore universitario di Chirurgia, al nipote Gian Mario, docente di Ingegneria, ed alla nipote Cristiana, esperta di restauro. Il Ten, Colonnello Ciorra, Comandante del 2° Deposito dell'Aeronautica Militare Italiana di Gallarate, ha inviato alla cerimonia una rappresentanza di avieri in servizio, mentre il presidente dell'A.A.A. di Como Luigi Cantarone ha organizzato un sorvolo con un aereo d'epoca Ca.100. Il riposizionamento è stato deciso per evitare che il nuovo monumento facesse la fine del primo, nel sito del quale, non di facile accesso in mezzo alla brughiera, è stata posta una stele di granito con una targa ricordo. Ecco una recente fotografia del monumento, ricostruito e integrato delle sue parti mancanti:
Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.
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